3 | 2011 Ordine Provincial e Medici Chirurghi e Odontoiatri Milano Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art.1, comma 2 DCB Milano) ANNO LXIV LUGLIOSETTEMBRE INCHIESTA Quale futuro per i giovani medici? • Giancarlo Roviaro: come superare la crisi vocazionale dei chirurghi? • Il pericolo di detenere un’arma • Quando lavorare diventa difficile
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Giornale ordine medici milano -luglio-settembre 2011
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5/10/2018 Giornale ordine medici milano -luglio-settembre 2011 - slidepdf.com
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TrimestralePoste Italiane SpA – Spediz. In abbonamento postaleD.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1,comma 2, DCB Milano
Dati generali relativi all’OrdineConsiglio DirettivoPresidenteUgo GarbariniVice PresidenteRoberto Carlo RossiSegretarioSalvatore G. AltomareTesoriereAngiolino BigoniPresidente OnorarioRoberto AnzaloneConsiglieri
Leandro Aletti, Gianpiero Benetti,Francesco M.A. Brasca, Valerio Brucoli,Dino Dini, Claudio Gatti,Giovanni Campolongo,Luigi Di Caprio, Raffaele Latocca,Maria Grazia Manfredi, Luigi Paglia,Massimo Parise, Giordano P. Pochintesta,Ugo G. Tamborini, Maria Teresa Zocchi
Commissione OdontoiatriPresidenteValerio BrucoliSegretarioErcole RomagnoliComponentiDino Dini, Claudio Gatti, Luigi Paglia
Collegio Revisori dei Conti
PresidenteGiovanni CantoComponentiLuciana Maria Bovone, Paola PifarottiTito Pignedoli
Anno LXIV - 3/2011 Luglio-Settembre
Editoriale All’insegna del caos InchiestaQuale futuro per il giovani medici? 4Maria Cristina Parravicini
IntervistaPiù formazione e investimenti 10Federica Barberis
Storie di medici
Tre giovani, tre storie diverse 14Maria Cristina Parravicini
IntervistaChirurghi, come superare la crisi vocazionale 18
Pierluigi Altea
AttualitàIl pericolo di detenere un’arma 22Carlo Alfredo Clerici
Medicina del lavoroQuando lavorare diventa difficile 24
Giuseppe Leocata e Giovanna Castellini
Finestra sull’odontoiatriaGestione delle fratture coronali e radicolari 30Luigi Paglia e Claudia Caprioglio
Storia della medicinaOspedali Militari di Riserva 34Dario Cova e Ugo Garbarini
IntervistaPartire dalle parole… non dette 40
Tiziana Azzani Dario
Finestra sulla medicina sportivaNon tutti gli sport sono uguali 43Ugo Monsellato
Corsi ECM 49
In libreria 53
Notizie 55
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C on grande soddisfazione dei pochi lettori di questo Bollettino,questo numero non avrà quelloche, con una certa presunzionechiamano editoriale.Volevo parlare ancora dei CReG,
e così avevo titolato il pezzo.Leggi e norme in Italia hannola prerogativa di essere lette einterpretate in mille modi, hanno, inuna parola, il pregio della confusione.Perché tu non capisci niente, sidirà da sinistra o da destra mentreio, che mi credo l’ermeneuta delleleggi, non posso ammettere svarioniinterpretativi e strumentali.Da destra, il coro di lamenti di
medici che, come il sottoscritto,non possiedono il dono di unQI elevato e che vedono inquell’ormai famoso acronimoun altro mezzo di persecuzionesulla medicina convenzionata.Dagli illuminati di sempre, illuministidella convenzione, futuristi dellamedicina pubblica, assessori dellasanità in pectore, politici di razza
non solo vengono il disprezzo per [bollettino OMCeOMI] 3/2011 LUGLIOSETTEMBRE
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EDITORIALE
All’insegna del caos
gli ignoranti cronici ma anche leingiurie e la richiesta di punizione per lesione del Codice Deontologico (!).
Anche questa vicenda, cometante altre, ci ricorda il visto da
destra e da sinistra del grandeGiovannino Guareschi. Nell’Italiadei Comuni, dei quartieri e deisestieri ci si accapiglia su tutto.Non è il mezzo per controllarela spesa controllando i medici,anzi togliendo loro la potestà dicurare i propri assistiti ma, voilà,il sorvegliato a vista è il pazienteimpaziente, il paziente cronicoinosservante, colpevole di non seguire
le aggiornate terapie, oggi, dei propricuranti, domani, del gestore.È a lui che vengono tirate le orecchie.Ed ecco il rimedio, è il provider, ilgestore che si prenderà cura di luicui, oso supporre, invierà cartolinerosa precetto che gli ricorderanno, pena sanzioni, con uno scadenzarioscolpito nella pietra, che il giorno x deve fare questo, il giorno xx
quest’altro e via cantando.
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Quindi di che si lamentano i medicise viene loro sottratto gran partedel loro lavoro, tenendo contodel numero di cronici chegrava nelle loro liste?
Ai numerosi Colleghi che, preoccupati,intasano la nostra posta elettronicaraccomandiamo di aspettare fiduciosiil risultato della fase sperimentale. A quelli che ci insultano per il nostrocatastrofismo, rivendichiamo,ancora una volta (sembra ditornare agli anni’60), il nostro dirittodi esprimere le nostre opinionifelicissimi, nel caso di specie, di
riconoscere che avevamo sbagliato.
Vasilij Kandinskij,
Alcuni cerchi, 1926,
Guggenheim Museum,New York
Nel momento di dare alla stampail mio scritto, arriva la manovrafinanziaria anche questa scrittaapparentemente in italiano manecessitante di uno strumentodecrittatore: poca chiarezza
molta confusione, messaggi diminaccia. Una faticosa lettura delcapo XIV sembrerebbe escluderel’abolizione dell’Ordine come, alcontrario, i mezzi informativi hannoampiamente scritto e detto.Le manovre correttive dovrebberoesserci e dovrebbero consentire,deburocratizzando, un più facileaccesso alla professione.
Suppongo si tratti di abolire
l’esame di abilitazione, di validarel’autocertificazione (!) e altre amenità per favorire la concorrenza.Non posso, a questo punto, nonricordare la famosa Legge Bersaniche abolì lacci e laccioli soffocanti la
pubblicità sanitaria, consentendo, in pratica, che solo potenti e intoccabilisocietà di servizi, inondassero, conogni mezzo, il mondo sanitariocon la peggiore pubblicità, promozionale, comparativa e nonraramente mendace e lasciando,isolato e impotente, il libero professionista a guardia del suostudio vuoto a fronte degli affollati
supermercati della Medicina.
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Nessuno, fino a qualche anno fa, si sarebbe posto unadomanda come questa, ma oggi anche i dati forniti sia alivello nazionale che regionale mostrano buchi sempre piùgrandi negli organici di tante specialità
ome Ordine dei Medici
di Milano – ricorda
Roberto Carlo Rossi,
Vice Presidente – noi
constatiamo che diversi colleghi che
si laureano in Medicina e si affacciano
alla professione, per molti lunghi anni,
pur lavorando, ricoprono mansioni
anche molto impegnative, ma per
compensi decisamente miseri. Non sitratta di un problema nuovo, ma la mia
impressione è che il numero dei lavori
sottopagati, come pure l’entità delle
cifre che questi colleghi percepiscono,
stia diventando preoccupante; conosco
colleghi che lavorano a dieci euro lordi
l’ora, come dire la remunerazione
di una collaboratrice familiare. Va
poi osservato che a fronte degli
scarsi guadagni, spesso il peso delle
responsabilità è molto grande: turni
di notte pesantissimi, magari in Case
di Cura per pazienti molto abbienti in
cui, se durante il giorno l’assistenza
è perfetta, durante la notte un gran
numero di degenti viene lasciato
nelle mani di un neolaureato che può
avere delle difficoltà a seguire dei
quadri complessi, e soprattutto viene
pagato in maniera assolutamente non
decorosa.
Esiste poi il problema relativo a
quelli che io chiamo impropriamente
“gettonasti”; si tratta di colleghi
che hanno un contratto libero-
professionale con delle grosse/
medie strutture ospedaliere. Quello
che colpisce è che questo fenomeno
investe non solo le piccole realtà tipo
Case di Cura, ma anche diversi grossi
ospedali. Ad esempio, in Lombardia,è relativamente frequente l’usanza
di fare contratti libero-professionali
a colleghi che vanno poi a ricoprire
incarichi molto delicati come il medico
di Pronto Soccorso, trovandosi
a percepire uno stipendio lordo
appena decente, ma con fatturazione
della prestazione su cui devono poi
pagare il 20% di ritenuta d’acconto,
la previdenza, etc. Se consideriamo
che, vista la delicatezza dei lavori
che fanno, questi Colleghi devono
anche stipulare un’assicurazione
particolarmente robusta, alla fine, non
gli rimane attaccato niente e i soldi
che percepiscono sono nettamente
insufficienti per una vita dignitosa.
Tutto questo fa sì che io sia veramente
preoccupato come Vicepresidente
dell’Ordine, sia pensando alla tutela
del cittadino, sia alla tutela etico-
deontologica della professione. Infatti,
io credo che un medico che viva
questa condizione, sia un medico
demotivato, un medico che corre il
rischio di livellare al basso l’assistenza
al paziente, non per sua colpa, ma per
le pessime condizioni in cui lavora: è
poco protetto dalla struttura, guadagna
quattro soldi, si deve pagare la
previdenza… e poi è ricattabilissimo.E tutto questo è molto grave in quanto
è ovvio che il collega che è assunto
nel senso vero della parola gode di
giuste tutele contrattuali e quindi non
vive quella condizione di ricattabilità
del collega che viene assunto con
un contratto libero-professionale e,
proprio per questo, vive una situazione
di precarietà. Se un medico si deve
occupare di sbarcare il lunario, volente
o nolente, nella necessità di fare altro,
sarà stanco e demotivato. Tutti questi
aspetti si ribaltano poi sull’assistenza
che viene erogata al cittadino e, se
pensiamo che spesso queste situazioni
si verificano nei Pronto Soccorsi,
si capisce perché bisogna essere
preoccupati».
«Fatte queste considerazioni –
prosegue Rossi – ritengo che
bisognerebbe avere il coraggio civile,
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Formazione post laurea«È il momento in cui i nodi vengono al
pettine per i giovani medici – dichiara
Trapani che prosegue. – La tendenza che
si sta consolidando è quella di offrirecontratti a tempo determinato o rapporti
di lavoro che alimentano un vero e proprio
regime di precariato; ciò per consentire alle
Aziende Sanitarie di risparmiare e restare
nei budget assegnati. L’errore concettuale è
proprio quello di non investire sui giovani,
che rappresentano invece il futuro del
sistema sanitario nazionale. Il momento
attuale infatti vede l’adozione di contratti
libero professionali molto flessibili,
della disoccupazione/sotto-occupazione
giovanile trattenendo i migliori, anche se in
alcune regioni c’è il blocco delle assunzionie in altre ci sono difficoltà economiche;
quando infatti il sistema scoppierà, le
regioni, a fronte dei pensionamenti, prima
o poi dovranno assumere qualcuno (salvo
affidare tutto ai privati), con il rischio di
privilegiare la quantità a scapito della
qualità.
Il S.I.G.M., per evitare il ripetersi di
questi fenomeni, punta sulla corretta
programmazione, quali-quantitativa, del
fabbisogno di professionalità specialistiche
e specifiche di medicina generale. In
risposta alla prospettiva di una carenza di
professionalità mediche, il Ministero della
Salute, dopo aver concordato col MIUR
un incremento dell’offerta formativa delle
Facoltà Mediche, applicato in itinere nel
corrente anno accademico, ha adoperato
l’unico strumento di cui dispone a tal
proposito, predisponendo al punto 1.6
“Risorse Umane del SSN” dello schemadi Piano Sanitario Nazionale (PSN)
2011-2013, l’innalzamento dell’attuale
contingente dei contratti per la formazione
specialistica dei medici, pari a 5000, che si
può realizzare solo attraverso un aumento
delle risorse», peraltro in recepimento delle
esigenze prospettate dalle Regioni negli
ultimi tre anni. Il nostro Segretariato, pur
riconoscendo la validità di tale iniziativa,
ritiene che sia indispensabile, al contempo,
dotare da subito gli Assessorati Regionalidella Sanità di strumenti ulteriori, utili a
esercitare una piena governance della
dotazione di professionalità mediche,
superando il ricorrente stato emergenziale,
e magnificando la dimensione regionale
alla luce delle innovazioni introdotte dalla
devoluzione in ambito di Sanità. Il S.I.G.M.
ha avanzato nelle sedi Istituzionali la
proposta di istituzione di un Osservatorio
Nazionale sulla Condizione Occupazionale
contratti limitati a sei mesi, uno o due
anni al massimo, mentre si registra una
sola assunzione a tempo indeterminato a
fronte, mediamente, di tre pensionamenti.
Siffatta gestione delle risorse umane,oltre a non dare stabilità esistenziale ai
giovani medici che hanno affrontato
enormi sacrifici e investimenti per la loro
formazione, crea l’effetto paradosso di non
favorire il trasferimento delle conoscenze
tra i professionisti più attempati, che
presentano un prezioso bagaglio di
esperienze, e i giovani». Trapani ricorda
inoltre che «Stato e regioni dovrebbero
porgere maggiore attenzione al fenomeno
Nato dalle radici del S.I.M.S., Segretariato Italiano Medicie Specializzandi, si pone all’attenzione della comunitàmedica come realtà associazionistica (no profit) il cui scopoè dare un contributo qualificante alla formazione dei giovanimedici, ai profili etici e sociali della professione medica,alla crescita intellettuale, professionale, deontologica dellenuove classi mediche. Obiettivo del S.I.G.M. è di affermareun modello di medico che abbia padronanza della propriaprofessione in ogni condizione, oltre i confini geografici eculturali, aprendosi al confronto con le realtà assistenzialiinternazionali senza trascurare il miglioramento del
contesto nel quale opera. In quest’ottica il Segretariato offre ai propri iscritti servizi in
termini di formazione, occasioni di lavoro e perfezionamento in Italia e all’estero, di accessoalla ricerca scientifica, curando una corretta informazione e formazione sugli aspettitecnico-legislativi e intervenendo attivamente e criticamente sulle politiche sanitarie,professionali e previdenziali. Il S.I.G.M. ha inoltre prodotto il primo “Manuale del GiovaneMedico” con tutte le informazioni per quanti si affacciano alla professione, e la rivista sulweb “Capsula Eburnea” che pubblica articoli scientifici originali su argomenti di medicina,biomedicina, biotecnologie mediche, scienze motorie e psicologia medica. Il Segretariatoha anche realizzato la rivista “Giovani Medici”, periodo di informazione a carattere tecnicoprofessionale per giovani medici e professionisti della sanità a distribuzione nazionaleL’assetto organizzativo del Segretariato, ramificato sul territorio in sedi locali e provinciali,prevede un’articolazione in Dipartimenti autonomi ma coordinati da un direttivorappresentativo delle differenti specificità. Attualmente il Segretariato è presente in 27 sedidistribuite sul territorio nazionale. Il S.I.G.M., da Statuto, ha individuato la FNOMCeO e gliOrdini Provinciali dei Medici e Odontoiatri quali referenti istituzionali e modelli organizzativicui ispirarsi. Inoltre, i responsabili del Segretariato curano la gestione della moderazionedel Forum dei Giovani Medici, spazi tematici a libero accesso e luoghi di incontri virtuali(www.giovanemedico.it).
CARTA D’IDENTITÀ DEL S.I.G.M.
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Dal contratto libero professionale del giovane neo-specializzatoin Chirurgia Generale, alla penuria di pazienti per l’Odontoiatra,alla farmacista… se non c’è la bottega di famiglia
Il chirurgo«I contratti di lavoro che ci vengono offerti
dalle aziende ospedaliere lombarde – dichiara
A. D., neo-specializzato in Chirurgia
Generale e attualmente con un contratto di
collaborazione a termine in una struttura
universitaria lombarda – sono di tipo libero
professionale, cioè come consulenti esterni;
mi risulta però che la Regione Lombardia
abbia intenzione di tramutarli in contratti
con assunzione a tempo determinato. Tra
l’altro i contratti libero professionali spesso
prevedono solo lo svolgimento di alcune
specifiche attività: ad esempio un giovane
medico può essere assunto in un reparto di
chirurgia limitatamente al Pronto Soccorso,
vedendosi così preclusa la possibilità
di svolgere l’attività di reparto e di sala
operatoria, limitando quindi enormemente
la sua crescita professionale. Accade perciò
che, arrivati al termine della specialità, si
resti per almeno tre o quattro anni in una
situazione precaria, con un contratto libero
professionale semestrale o annuale che non
prevede tutele quali maternità, malattia e
ferie. Questo tipo di situazione spesso si
perpetua per diversi anni, rimandando il
raggiungimento di una solida preparazione
chirurgica spesso sino oltre i quarantacinque
anni circa. Dopo tanta attesa diventa quindi
difficile lasciare spazio ai più giovani!».
«La realtà libero professionale, come tipo di
contratto – prosegue A.D. – non da nessundiritto, nel senso che si dovrebbe lavorare
per 40 ore la settimana, ma in realtà non è
così e ci si ritrova regolarmente a lavorare
per 60-70 ore la settimana, alla mercé delle
necessità dell’ospedale nella speranza di
arrivare prima o poi a un’assunzione vera e
propria, come avviene per qualsiasi laureato
quando fa uno stage. Ma la differenza è che
noi abbiamo alle spalle sei anni di specialità,
con tempi che si dilatano, dai venticinque
anni degli altri laureati, ai nostri 32/33 anni.
Quanto poi alla remunerazione, i contratti
professionali hanno una scarsa incidenza
sulle casse dell’ospedale perché lo stipendio
è inferiore rispetto a quello di un’assunzione
a tempo indeterminato. In realtà il paragone
non è tanto sul tipo di contratto, quanto se
mai si relaziona alle ore effettivamente svolte
durante il giorno/settimana; spesso infatti si
verifica che il tempo giornaliero si dilati alle
9/10 ore, alle notti e ai weekend senza termini
di confronto con altre professioni».
«Anche la qualità della vita per chi sceglie
la chirurgia – sottolinea A.D. – risulta essere
molto condizionata dai carichi di lavoro che
sono maggiori rispetto ad altre specialità.
Aspetto, questo, che a sua volta si riflette
sul numero sempre più scarso di giovani
che decidono di intraprendere il percorso
della chirurgia. Se quindi una volta c’era la
corsa a fare il chirurgo, oggi questa corsa
sta rallentando per una serie di ragioni che vanno dai carichi di lavoro e responsabilità
che si riflettono sulla qualità della vita, al
sistema vigente in Italia che di soddisfazioni
personali ne elargisce pochine e, non ultimo,
ai contenziosi medico-legali che a loro volta
hanno il loro peso sulla qualità stessa del
lavoro. Io per esempio, come del resto i miei
colleghi, nello svolgimento della professione,
in particolar modo quella di Pronto Soccorso,
mi trovo molto spesso a praticare la
cosiddetta medicina difensiva».
Quanto alla scelta della specialità, secondo
A.D. «molti giovani, quando si trovano
a prendere la decisione sulla specialità
da intraprendere, basano la scelta
anche sull’idea che nella professione del
chirurgo venga a mancare il rapporto
medico- paziente. In realtà, a mio avviso,
è esattamente il contrario nel senso che
il rapporto che il chirurgo instaura con il
paziente è sì più breve, ma estremamente
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Farmacia di avviare una attività in propriocon l’apertura di una parafarmacia, come
previsto a suo tempo dal Decreto Bersani,
R.R. ritiene che «sicuramente creare la
concorrenza permette di aumentare il
numero dei posti di lavoro; d’altro canto
non so dire se questo tipo di soluzioni possa
mettere in crisi altre realtà, cioè la farmacia
nella sua accezione storica, perché il bacino
di utenza, numericamente, rimane lo stesso.
Certamente la presenza delle parafarmacie
nelle grandi città ha consentito una buona
concorrenza sui prezzi dei farmaci da banco,
nello stesso tempo però sarebbe impensabile
una parafarmacia in realtà urbane di
dimensioni modeste perché non avrebbe
sufficienti margini di guadagno. Inoltre, per
un giovane che dalla sua ha la sua laurea e le
sue scarse o nulle possibilità di investimento,
la parafarmacia potrebbe rappresentare
una soluzione, se non altro perché i costi di
avviamento non sono neanche lontanamenteparagonabili a quelli di una farmacia che
resta una chimera».
Ma di fronte alla “chimera”, la farmacia,
quella con la F maiuscola, quali gli auspici di
R.R.? «Non è una domanda facile perché, in
base a quello che mi è dato sapere, la realtà
ci dice che per comperare una farmacia
ci vogliono tantissimi soldi e, per chi non
ha questa fortuna ed è costretto a fare un
investimento, magari a lungo termine,
il rischio potrebbe essere rappresentato
da liberalizzazione delle licenze, con la
conseguente possibilità che apra un’altra
farmacia, a una distanza inferiore ai 200 metri
attualmente previsti; questo evidentemente
comporterebbe una caduta del proprio
fatturato e l’impossibilità di rientro
nell’esposizione patrimoniale».
Scartato o momentaneamente accantonato
per una ragione o per l’altra il lavoro
autonomo, non rimane che vedere se la
soluzione apparentemente più logica, cioè
quella del lavoro come dipendente in una
farmacia, vada bene così come è. «Sono un
po’ diviso su questo aspetto. Al momento,
avendo acquisito una buona esperienza,
mi piacerebbe pensare di potermi mettere
in proprio. Ma se lo volessi fare, dovrei
ricorrere a un prestito…e se ci dovesse essere
la liberalizzazione? Il rischio è quello che ho
espresso poc’anzi, anche se l’impossibilità
di vedermi proiettato in una realtà mia si
scontra con il mio desiderio di libertà. Nello
stesso tempo mi metto nei panni di chi ha
voluto rischiare stando alle vecchie regole
previste almeno nelle città (200 m. di distanza
tra una farmacia e l’altra , n.d.r.)».
Se il problema dei giovani neolaureati
oggi è quello di guadagnare ai limiti della
sopravvivenza e della dignità professionale,
R.R. dichiara: «se guardo ai giovani farmacisti
che si affacciano oggi al mondo del lavoro
credo che faranno fatica per un po’. Se invece
guardo alla mia realtà, rispetto soprattutto
ad amici e conoscenti, mi posso ritenere
“fortunato” e non perché la retribuzione
sia particolarmente congrua, ma perché è
certamente superiore alla media rispetto ad
altre professioni, anche se non è certamente
proporzionale ai guadagni di una farmacia.
Alla luce della mia esperienza, consiglierei
comunque a un giovane che si appresta a
iscriversi all’università di optare per Farmacia
perché il lavoro che facciamo è di grande
soddisfazione professionale: basti pensare
al rapporto umano che si viene a creare con
tanti clienti!».n
LIBERA PROFESSIONE: QUANDO I CONTRATTICAPESTRO NON HANNO ETÀ
G. L. T. cinquantadue anni, medico di base e libero professionista, riferisce che «mi è stato propostodi prestare la mia opera libero professionale presso una Casa di Riposo con un tariffario, ad aliquotaoraria, pari al 30% in meno rispetto a quella di un infermiere. Si tratta di una situazione a cui è difficileporre rimedio perché tanti colleghi la subiscono come una ovvietà. Ed è questo l’aspetto che più miaddolora. Sarebbe auspicabile infatti che tutti i colleghi si impegnassero se non altro nella difesa delladignità professionale, perché non si tratta solo del loro lavoro, ma della dignità di tutta la categoria giàpesantemente tartassata da una serie di decreti, in primis il decreto Bersani che ha tolto il tariffarioesponendoci ai “ricatti”, soprattutto da parte dei privati il cui fine ultimo è il solo profitto. Da qui lamancanza di scrupoli nel proporre tariffari mortificanti». Sulle ragioni per cui un infermiere percepisce unatariffa oraria pari al 30% in più rispetto a quella di un medico, G. L. T. aggiunge: «a mio avviso la ragionerisiede nel fatto che è più difficile trovare infermieri che medici per cui, davanti alla logica di mercatodella domanda e dell’offerta, le strutture private (soprattutto quelle per anziani) si adeguano. È evidente
che una situazione come questa è il medico per primo a doverla rifiutare: nella realtà mi trovo da solo adaffrontarla». «Quello che mi amareggia – prosegue G. L. T. – è che gli altri colleghi, quelli che accettanopiù o meno supinamente questa situazione, non sono giovani neo-laureati ma colleghi della mia età chelavorano nella Casa di Riposo come me da vent’anni. Di colleghi giovani infatti non ne ho mai visti, sia pergli effetti del numero chiuso alla Facoltà di Medicina, sia perché, magari giustamente, hanno altri interessi.Restano i colleghi extracomunitari che, per necessità, accettano qualsiasi compromesso».Quanto alla tariffa oraria, G. L. T. ricorda che «se prima le aliquote erano “dignitose”, nel corso degli ultimidue anni si è verificato un picco in discesa grazie al menzionato decreto Bersani. Vista quindi l’impossibilitàdi un’azione corale con i colleghi a tutela della nostra dignità professionale, ho deciso di presentare unesposto all’Ordine dei Medici perché intervenga. Le strutture private fanno ovviamente i loro interessi, mal’Ordine deve tutelare la dignità professionale che è un patrimonio di noi tutti. Il mio esposto all’Ordinesi rifà alla mia esperienza personale in una Casa di Riposo di Milano; vorrei però aggiungere che sono aconoscenza di situazioni altrettanto discutibili che riguardano strutture private convenzionate di Milano incui lavorano dei colleghi con contratti non solo annuali, ma anche bassi sotto il profilo retributivo, con tutto
quello che questo comporta in termini di incertezza per il posto di lavoro e la qualità della vita».
5/10/2018 Giornale ordine medici milano -luglio-settembre 2011 - slidepdf.com
Abbiamo chiesto a Giancarlo Roviaro le ragioni che hannoportato questa disciplina a divenire meno attrattiva e lesoluzioni proposte da chi nel 1991 realizzò in anteprimamondiale un intervento oggi considerato il “gold standard”in oncologia
ttualmente negli USA
più di 500 ospedali non
hanno chirurghi nei loro
staff e gli abitanti di 925 contee non hanno
accesso locale alle cure chirurgiche. I
chirurghi degli ospedali periferici stanno
diventando progressivamente più vecchi, e
allorché vanno in pensione, pochi giovani
chirurghi hanno intenzione di sostituirli».
Solo le parole pronunciate nell’ottobredel 2009 dal Presidente dell’American
College of Surgeons, all’inaugurazione del
Congresso di questa che con oltre 80.000
fellows è la più grande società scientifica del
mondo. La situazione italiana, per fortuna,
fa sapere Giancarlo Roviaro, professore
Ordinario di Chirurgia e direttore della
Scuola di Specializzazione in Chirurgia
Generale dell’Università Statale di Milano,
una delle più importanti d’Italia, non è così
drammatica, anche se i segnali non sonoincoraggianti. Basti pensare che a Milano,
peraltro una delle realtà più felici per la
chirurgia italiana, quest’anno all’esame
di ammissione hanno partecipato solo 35
candidati: un numero in progressivo calo
rispetto al passato. Quali sono le ragioni
di questa disaffezione? Quali conseguenze
porterà? Lo abbiamo chiesto a chi la
chirurgia la pratica da tempo e proprio
quest’anno festeggia un’importante
ricorrenza (vedi box) che dovrebbe far
riflettere, soprattutto i giovani, sul valore e
sull’utilità sociale di questa professione.
Professor Roviaro, perché i giovani
oggi sembrano meno interessati alla
chirurgia rispetto ad un tempo?
È difficile dirlo. Certamente, alla base
di questa disaffezione vi sono fattori
socioeconomici, ambientali e culturali. Laprofessione del chirurgo non è più vista
come «economicamente attraente»: per
questo vengono preferiti corsi di laurea
con periodi di studi più brevi, che possano
garantire un inserimento più rapido nel
mondo del lavoro, che non prevedano turni
così stressanti e impegni lavorativi che assai
sovente scardinano il menage famigliare.
Nelle regioni del Nord Italia, i giovani
sono più attratti da facoltà che gravitano
nel mondo economico o del terziario:Economia e commercio, Ingegneria,
Giurisprudenza etc. Nelle regioni del Sud,
invece, la professione del medico e anche
quella del chirurgo hanno ancora una
loro attrattiva, sebbene non sia facile poi
per un giovane trasferirsi al Nord. Tra le
cause che contribuiscono a determinare
questa disaffezione, poi c’è sicuramente la
medicina difensiva, sviluppatasi in questi
anni anche in relazione alla criminalizzazione
in generale della sanità italiana (la cosiddetta
«malasanità»). Nessun giornale però
riporta le decine di migliaia di interventi
eseguiti quotidianamente con successo nei
vari ospedali d’Italia, nessuno si ricorda
che l’OMS pone l’Italia, dopo il Canada,
al secondo posto come livello sanitario. I
mass–media sono solleciti nel riportare con
enfasi e drammaticità qualunque evento
letale possa verificarsi, soprattutto in
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Lo festeggia il prossimo autunno il professor Giancarlo Roviaro che nell’ottobre del1991, agli albori della chirurgia mininvasiva, con i suoi collaboratori eseguì in anteprimamondiale, in toracoscopia, una lobectomia polmonare per cancro del polmone el’asportazione di un timoma. Pochi giorni dopo l’intervento (eseguito dunque senzatoracotomia e senza stereotomia), i pazienti furono dimessi. Ai collaboratori Roviaro
raccomandò di tenere segreto il fatto: voleva prima confrontarsi con alcuni colleghistranieri. Invece, la notizia trapelò, fu trasmessa dal Tg1 e pubblicata in prima pagina sulCorriere della Sera, suscitando particolare interesse e sorpresa nel mondo chirurgico.Dopo pochi giorni, la ripresa televisiva di quegli interventi fu presentata a Chicago,all’American College of Surgeons, il più importante congresso di chirurgia al mondo. Il videosuscitò sorpresa, interesse, congratulazioni per l’abilità tecnica, ma superata questa fase,la comunità scientifica internazionale, e soprattutto quella italiana, definirono l’intervento“assurdo, pericoloso, non valido da un punto di vista oncologico”. «Erano affermazionigravissime – ricorda Roviaro – che avrebbero dovuto fermarci nel proseguire la nostraattività, ma, supportati da pochi colleghi europei e statunitensi, decidemmo di continuarenella nostra esperienza e, dopo due anni, in Texas presentammo la prima consistentecasistica di questi interventi. Eravamo giovani, pieni di entusiasmo, ci sembrava di esplorare
un mondo nuovo, con tante prospettive, pieno di novità. Le ostilità nei confronti di questotipo di chirurgia, soprattutto per quanto riguardava il cancro del polmone, durarono quasi10 anni: nel frattempo pochi altri centri nel mondo iniziarono questo tipo di chirurgia,ormai convinti della sua validità. Fino a non molti anni orsono la nostra casistica fu la piùcospicua nel mondo, finché all’inizio del 2000 anche i chirurghi statunitensi e giapponesiadottarono questa tecnica nel trattamento del cancro del polmone in stato iniziale». Nel2009 e nel 2010 i congressi della S.T.S. (Society for Thoracic Surgery), dell’AATS (AmericanAssociatione for Thoracic Surgery) in un amplissimo studio policentrico, stabilirono che lalobectomia toracoscopia per cancro del polmone iniziale era l’intervento “gold standard” eche tutti i parametri (complicanze, mortalità, sopravvivenza) erano superiori alla lobectomiaconvenzionale.
UN IMPORTANTE ANNIVERSARIO
PER LA CHIRURGIA ITALIANA
Il professor
Giancarlo Roviaro
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con il riconoscimento della professione alivello europeo è stato ipotizzato l’arrivo di
chirurghi stranieri in Italia, anche se questo
non è ancora avvenuto. Accade invece il
contrario. D’altronde, i salari dei chirurghi
in Francia, Germania e in altri Stati europei
sono almeno due–tre volte quelli italiani,
risultando dunque di interesse per i giovani
chirurghi.
Cosa si sta facendo per arginare il
fenomeno? Come andrebbe affrontata la
questione?
Si è fatto poco o pressoché nulla. È
mancata una programmazione per il futuro,
pur sapendo che moltissimi chirurghi
presto andranno in pensione, lasciando
gli ospedali orfani di importanti bagagli
professionali e culturali. Oggi finalmente
qualcosa si sta muovendo, o almeno pare,
ma con i tempi biblici che occorrono in
Italia per modificare situazioni costituite,ho serie perplessità che tutto ciò possa
verificarsi in breve tempo. La costante
riduzione numerica delle nuove leve può
essere arginata solo da una maggiore
responsabilizzazione degli specializzandi, fin
dall’inizio della loro attività, ma soprattutto
da una riduzione drastica del contenzioso
medico–legale e della criminalizzazione
della categoria in genere. Non mancano
in alcuni Paesi europei esperienze positive
in questo senso. Recentemente il Ministrodella Salute e la Regione Lombardia
stanno prendendo in considerazione la
possibilità di attribuire una certa autonomia
agli specializzandi, dopo il 3° anno di
specializzazione. Sarebbe già qualcosa, ma
sono bizantinismi che dimenticano che la
parola «chirurgo», significa «colui che lavora
con le mani» e che la borsa di studio di
cui gode lo specializzando è per «chirurgo
in formazione», cioè per un medico
generazionali attualmente esistenti nei vari
reparti, dando ai giovani chirurghi maggiore
consapevolezza del proprio operato e del
proprio ruolo. Dopo la laurea, io ero ungiovane assistente chirurgo, oggi nei reparti
questi laureati, professionisti abilitati alla
professione, sono spesso definiti «studenti
di Chirurgia» o genericamente e in modo
limitativo “specializzandi”.
C’è tuttavia una nota positiva da
segnalare: i giovani che oggi,
nonostante tutto, accedono alla Scuola
di Specializzazione in Chirurgia
Generale sono particolarmente motivati. È vero?
Sì, è vero. Il giovane laureato in Medicina
e Chirurgia fa una scelta motivata,
responsabile ed è pieno di entusiasmo. E
debbo dire che questo entusiasmo dura
e aumenta in tutti i sei anni della Scuola. I
nostri giovani specializzandi ruotano nei
vari ospedali lombardi e stranieri della rete
formativa della scuola: i giudizi espressi nei
loro confronti dai primari degli ospedali, i
laureato e abilitato che sta acquisendo una
formazione chirurgica, e che merita pari
dignità, fiducia e responsabilità di quella
di cui gode nel resto d’Europa. Oggi,nella situazione legislativa attuale, sono
molto più numerose le attività proibite
allo specializzando di quelle concesse.
Quarant’anni orsono, invece, quando mi
laureai ed entrai nel novero degli assistenti
volontari che il Direttore della Clinica
Universitaria selezionava tra quelli che
frequentavano il reparto, partecipavo alle
guardie, alla sala operatoria, alla vita di
reparto: tutto ciò ovviamente avveniva
sotto diretta responsabilità del Direttore esotto la supervisione dei suoi collaboratori
più anziani. Ma allora non esisteva la
drammatica situazione medico–legale di
oggi, presente in nessun altro Stato europeo.
Credo che lo specializzando dovrebbe
tornare ad essere il «giovane assistente
chirurgo» del passato, con mansioni
di volta in volta attribuite in funzione
dei livelli tecnici conseguiti. In questo
modo si colmerebbero realmente i vuoti
È difficile dirlo, anche dando uno sguardo alla storia più recente. Negli anni ‘90 la chirurgiasubì mutamenti che nessuno avrebbe potuto prevedere. Interventi complessi, possibili solomediante ampie incisioni, laparotomiche o toracotomiche, cominciarono ad essere eseguiti,grazie al supporto di attrezzature sofisticate e a telecamere miniaturizzate, con incisioni dipochi millimetri. «All’inizio, l’establishment della chirurgia tradizionale - spiega GiancarloRoviaro - si oppose fortemente a questa nuova tipologia di chirurgia, che sconvolgeva tuttii canoni della pratica chirurgica. Ma la storia ha sempre dimostrato che le idee davveroinnovative sono inarrestabili». Quale sarà il futuro della chirurgia? «Non lo so – dice Roviaro– sono però convinto che dopo quanto avvenuto in questi ultimi decenni (oggi la quasi totalitàdelle colecistectomie, delle plastiche antireflusso, degli interventi per obesità, degli interventiper pneumotorace e per biopsie polmonari, e molti altri interventi, sono eseguiti con tecnica
mininvasiva e nella maggior parte dei casi sarebbe impensabile eseguirli diversamente), lanostra immaginazione e la nostra fantasia siano troppo limitate per poter prevedere il futuro.La genetica, la biologia, l’ingegneria molecolare ed altre scienze affini potrebbero introdurremetodiche e scoperte così importanti che i nostri successori, all’idea di come e perchéoperavamo certe patologie, soprattutto tumorali, potrebbero finire per sorridere».
COME SARÀ LA CHIRURGIA DI DOMANI?
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Giuseppe Leocata, dirigente medicoGiovanna Castellini, Medico del lavoro e Psicologa
entrambi presso: Centro Stress e DisadattamentoLavorativo - Unità Operativa Medicina del Lavoro 2 –Direttore Prof. Giovanni Costa - Ospedale MaggiorePoliclinico Milano - Fondazione IRCCS Cà Granda
Quando lavorare diventa difficile
F
Un angolo per affrontare lo stress occupazionalee le situazioni di svantaggio nei luoghi di lavoro
ino agli anni ’80 risultava
relativamente semplice la
distinzione tra quelle che
erano le competenze specialistiche
del medico del lavoro e le attribuzioni
dei clinici e dei medici di medicina
generale: per certi versi, infatti, i rischi
strettamente correlati all’ambiente
e all’attività di lavoro rimanevano
confinati ai luoghi e alle ore trascorsedal singolo soggetto nella propria
occupazione. Negli ultimi anni, in
relazione ai cambiamenti sia nella
società in termini di rapporti tra le
persone sia nel mondo del lavoro sia
nella relazione tra uomo e lavoro, gli
aspetti correlati ai disturbi della sfera
psichica e psico-somatica sono diventati
pervasivi e si possono presentare in
modo acuto o anche cronicizzarsi dando
luogo anche a vere e proprie patologie
e possono determinare situazioni
che condizionano la vita del singolo
individuo, le relazioni in azienda e quelle
nell’ambito extra-lavorativo.
Il punto di partenza per un approccio
corretto a questi aspetti individua il
benessere organizzativo negli ambienti
di lavoro sia come uno degli aspetti
critici nell’ambito delle problematiche
della salute dell’uomo che lavora
all’interno di ogni sistema organizzato,
particolarmente nei periodi di crisi
economica, sia come un obiettivo
il cui raggiungimento rappresenta
l’espressione globale della protezione
del lavoratore.
Lo Stress lavoro-correlato
Lo stress lavorativo è stato definito
già nel 1999 dal NIOSH 1 come «uninsieme di reazioni fisiche ed emotive
dannose che si manifesta quando
le richieste poste dal lavoro non
sono commisurate alle capacità,
risorse o esigenze del lavoratore»,
quindi il prodotto dell’interazione
dinamica fra la persona e il contesto
organizzativo e sociale in cui questa
lavora, costituendo la risultante di un
rapporto distorto tra le sollecitazioni
imposte dal compito/ruolo e le capacità
dell’operatore (in termini di “risposta”
psico-fisiologica, comportamentale,
operativa) a farvi fronte. L’Agenzia
Europea per la Salute e la Sicurezza sul
Lavoro, successivamente, nel 2000 ha
indicato le “aree chiave” da indagare
come pericoli 2, nel corso della analisi
del “contenuto del lavoro” e del
“contesto del lavoro”. I pericoli insiti
nel “contenuto del lavoro” sono stati
individuati come segue: a) ambiente
e attrezzature di lavoro (problemi
inerenti disponibilità, mantenimento,
utilizzo e manutenzione/riparazione di
attrezzature di lavoro e ausili tecnici);
b) disegno del compito lavorativo
(monotonia e ripetitività del lavoro, cicli
di lavoro brevi, lavoro frammentato e
senza scopo identificabile, sottoutilizzo
delle attitudini e capacità individuali,incertezza); c) carichi e ritmi di lavoro
(eccesso/difetto del carico psico-fisico,
scarso controllo sui ritmi, tempo
insufficiente per eseguire il lavoro);
d) orario di lavoro (turni, orari di lavoro
senza flessibilità e pause, imprevedibili,
protratti). Le “aree chiave” da verificare
nell’ambito del “contesto del lavoro”.
sono: a) organizzazione del lavoro
(scarsa possibilità di comunicazione,
bassi livelli di sostegno per la risoluzione
dei problemi e crescita personale,
mancanza di definizione degli obiettivi
aziendali), b) ruolo nell’organizzazione
(ambiguità o conflitto di ruolo,
responsabilità), c) carriera (incertezza
e immobilità di carriera o eccessiva
mobilità, retribuzione bassa, precarietà
nell’impiego, basso valore sociale
attribuito ad attività svolta), d) controllo/
libertà decisionale (partecipazione
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di lavoro». Nell’ordinamento giuridicoitaliano, la prova di “avversatività
lavorative” / “illeciti” sono a carico
del lavoratore e, qualora egli non sia
in grado di fornire prove ritenute
giuridicamente valide, non può partire
la sua tutela giudiziaria.
«Secondo gli insegnamenti della
Suprema Corte di Cassazione, in
generale, il mobbing si verifica
allorché il datore di lavoro tiene
una condotta sistematica e protratta
nel tempo, che concreta, per le sue
caratteristiche vessatorie, una lesione
dell’integrità fisica e la personalità
morale del prestatore di lavoro,
garantite dall’art.2087 del Codice Civile.
Recentemente, la Suprema Corte ha
precisato che in mancanza di una
specifica normativa, il mobbing non
può trovare una tutela penale; infatti,
nel nostro codice penale nonostante
“una delibera del Consiglio d’Europa
del 2000 che vincolava tutti gli Stati
membri a dotarsi di una normativa
corrispondente, non c’è traccia di una
che determinano quelle che sono
definite “Costrittività organizzative”
nella circolare Inail n. 71/2003, come diseguito illustrato.
Vengono definiti “costrittività
organizzative” tutti gli atti e le azioni
che comportano conseguenze chiare e
rilevanti sulla posizione lavorativa e sulle
possibilità di svolgimento del lavoro del
soggetto coinvolto; esempi di questo
tipo di azioni sono: marginalizzazione
della attività lavorativa; svuotamento
delle mansioni; mancata assegnazione
dei compiti lavorativi, con inattività
forzata; mancata assegnazione
degli strumenti di lavoro; ripetuti
trasferimenti ingiustificati; prolungata
attribuzione di compiti dequalificanti
rispetto al profilo professionale
posseduto; prolungata attribuzione di
compiti esorbitanti o eccessivi anche
in relazione a eventuali condizioni di
handicap psico-fisici; impedimento
sistematico e strutturale all’accessoa notizie; inadeguatezza strutturale e
sistematica delle informazioni inerenti
l’ordinaria attività di lavoro; esclusione
reiterata del lavoratore rispetto ad
specifica figura incriminatrice per
contrastare tale pratica persecutoria
definita mobbing. Sulla base del dirittopositivo e dei dati fattuali acquisiti la
via penale non appare praticabile”
(Cassazione Penale Sezione VI, 26.06.09,
n.26594). Tuttavia, occorre anche
osservare che esistono nel nostro
sistema penale già una serie di reati
nei quali possono essere ricomprese,
di volta in volta, le più gravi condotte
mobbizzanti come, ad esempio,
maltrattamenti, ingiuria, diffamazione,
lesioni, violenza privata, estorsione. In
giurisprudenza italiana tutta la partita
si gioca, quindi, in ambito civile e non
penale a meno che non si imputi una
persona fisica specifica» 3.
L’INAIL e la denuncia di malattiaprofessionale da mobbing eda “costrittività organizzative”L’Ente Assicuratore, ai fini del possibile
riconoscimento di una sospetta malattiaprofessionale, prende in considerazione
sia la “Tabella delle attività mobbizzanti
e dei relativi effetti” proposta da Heinz
Leymann sia una serie di fattori/azioni
AZIONI MOBBIZZANTI EFFETTI SU
la dirigenza non dà possibilità di comunicare, il lavoratore viene zittito, si fanno attacchi verbaliriguardo le assegnazioni del lavoro, minacce verbali, espressioni verbali che respingono, ecc.
possibilità della vittima di comunicareadeguatamente
i colleghi non comunicano affatto più con il lavoratore o la dirigenza proibisce esplicitamente di
comunicare con lui, isolamento in una stanza lontano dagli altri, ecc.
possibilità della vittima di mantenere
contatti sociali
mettere in giro voci sul conto della vittima, azioni di messa in ridicolo, derisione circa eventuale
handicap o della appartenenza etnica o del modo muoversi o di comunicare, ecc.
possibilità della vittima di mantenere sua
reputazione personale
non viene assegnato alcun compito o solo dei compiti insignificanti, ecc. situazione professionale della vittima
si assegnano incarichi pericolosi di lavoro o si fanno minacce di lesioni fisiche,
molestie sessuali, ecc.su salute fisica della vittima
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Luigi PagliaIstituto Stomatologico Italiano MilanoResponsabile del Dipartimento
di Odontoiatria Infantile
Claudia CaprioglioLibero professionista
Gestione delle fratture coronalie radicolari
I
Vengono presentate le linee guida della IADT (InternationalAssociation Dental Traumatology) per la diagnosie il trattamento delle fratture coronali e/o radicolaridi elementi permanenti
n generale il corretto
trattamento delle lesioni
traumatiche dentali deve
basarsi sull’utilizzo di appropriate
procedure di indagine e di approccio
al caso clinico che si possono così
sintetizzare.
A) Esame clinico: le informazioni
che devono essere raccolte derivanodall’osservazione attenta del quadro
clinico e della dinamica che ha
generato il trauma. Particolare
interesse deve essere dedicato
alla zona colpita dal trauma e alla
valutazione dell’estensione dello stesso
ad elementi dentali e strutture di
supporto vicine.
È importante sin dalla primissima
osservazione valutare quale sia il grado
di interessamento dei tessuti duri edi supporto per poter predisporre un
piano di trattamento che sia rispettoso
delle modalità di guarigione biologica
dei tessuti interessati.
Una corretta pianificazione del
trattamento deve infatti tenere in
considerazione sia l’entità del trauma
dal punto di vista quantitativo
(estensione del trauma) che qualitativo
(tessuti interessati).
B) Esame radiografico: l’Rx
endorale viene usata di routine e sono
raccomandate più angolazioni.
- Rx-periapicale
- Piano occlusale superiore e/o
inferiore
- Rx-extraorale
- Ortopantomografia e MCT
Rx-periapicale. Questa indagine
radiografica è essenziale perdeterminare anche lo stadio di
formazione radicolare e prevede
diverse angolazioni per ogni singolo
dente traumatizzato, secondo una
proiezione standard.
L’Rx-extraorale è utile se si associa
la dislocazione di un frammento
dentario (frattura corono-radicolare
con lacerazione labiale o della mucosa
orale). L’ortopantomografia è indicata
ogni volta si sospetti di una fratturadei mascellari o venga riscontrato un
problema dell’articolazione temporo-
mandibolare (traumi multipli).
La micro-craniotomografia (TAC
combine) è estremamente utile nella
diagnosi delle fratture radicolari,
specie se oblique; la ricostruzione
3D permette al clinico di definire
con grande precisione la tipologia e
l’estensione della lesione traumatica.
C) Esami strumentali:
- Esami fotografici
- Test di sensitività pulpare
La raccolta delle immagini del viso
e dell’area traumatizzata e delle
sequenze cliniche va effettuata. Le
fotografie dovrebbero essere ripetute
ai controlli sempre con le stesse
proiezioni e lo stesso ingrandimento
per facilitare la comparazione.I test di sensitività pulpare sono
importanti per determinare
estensione del trauma, lo stato del
livello riparativo e la predicibilità di
complicanze.
Esistono diverse procedure, ognuna
delle quali ha una propria sensibilità,
specificità e precisione.
I test pulpari rappresentano una
controversia: si sono proposti stimoli
meccanici, stimoli termici, test elettricie fluometria laser-doppler (LDF).
I test iniziali eseguiti subito dopo una
lesione traumatica frequentemente
danno risultati negativi: tali risultati
potrebbero solo indicare una
mancanza transitoria di risposta
pulpare dovuta allo shock traumatico.
Controlli di follow-up sono necessari
per porre una diagnosi sullo stato
pulpare definitivo. Come sopra
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all’osso basale; sono comuni riscontrimobilità e dislocazione del segmento
fratturato. Spesso si riscontra una
incongruità del rapporto occlusale
dovuto al disallineamento del
segmento alveolare fratturato.
La risposta al test di sensitività è in
relazione al quadro clinico.
Riscontri radiografici: le linee di
frattura possono trovarsi ad ogni
livello, dall’osso marginale all’apice
radicolare. L’indagine panoramicapuò essere di grande aiuto nel
determinare il corso e la posizione
delle linee di frattura.Questa deve
contenere i condili mandibolari per
poterne valutare l’ integrità.
Trattamento: riposizionare ogni
segmento dislocato e poi fissare
gli elementi dentali in modo da
stabilizzare il segmento fratturato
per 4 settimane.
Conclusioni
In molte situazioni cliniche emerge
l’importanza di un approccio
multidisciplinare alla traumatologia
dentale. Chirurghi, ortodontisti,
endodontisti, protesisti collaborano
in sinergia nella cura del medesimo
paziente, che solitamente si presenta allo
studio scosso, impaurito e con il dolore.
L’equipe odontoiatrica deve mostrarsi
pronta ad affrontare l’emergenza;la velocità d’azione,la rapidità
l’organizzazione e la collaborazione tra i
membri del team, nonché la competenza
di ognuno dei professionisti giocano un
ruolo fondamentale nell’esito finale e
quindi nella risoluzione ottimale del caso
al fine di recuperare funzione, estetica
ed autostima. In queste situazioni il
riferimento a linee guida riconosciute è
indispensabile.n
Bibliografia1. Flores MT, Andreasen JO,Bakland LK, Feiglin B, Gutmann JL,Oikarinen K, et al. Guidelines for theevaluation and management of traumaticdental injuries.Dent Traumatol 2001; 17:1-4; 49-52;145-8;97-102.2. Flores MT et al Guidelines for themanagement of traumatic dental injures.I Fractures and luxation of permenant teeth.Dental Traumatology 2007; 23: 66-71.3. Glendor U. Epidemiology of traumaticdental injuries – a 12 year reviewof literature. Dent Traumatol 2008; 25:19-31.4. Hecova H et al. A retrospective study of 889 injured permanent teeth.Dental Traumatology 2010;26: 466-475.5. Zadik Y, Maron Y, Levin L. Dentalpractitioners knowledge andimplementation of the 2007.International Association of DentalTraumatology guidelines for managementof dental trauma. Dental Traumatol
2009;25:490-493.
TEMPO 4 SETT. 6-8 SETT. 4 MESI 6 MESI 1 ANNO 5 ANNIFrattura coronale non complicata C (1) C(1)
Tabella 2. Procedure di monitoraggio per elementi dentali permanenti fratturatie fratture alveolari (Tratto da International Society of Dental Trumatology)
S= rimozione dello splintaggioS(*)= rimozione dello splintaggio in fratture del terzo cervicaleC= esame clinico e radiografico
RISULTATI FAVOREVOLI RISULTATI NON FAVOREVOLI
1
Asintomatico; risposta positiva ai testpulpari; sviluppo radicolare continuonei denti immaturi. Continuare allaprossima valutazione.
Sintomatico; risposta negativa ai test pulpari; segnidi periodontite apicale; sviluppo radicolare noncontinuato nei denti immaturi; è indicato il trattamentocanalare.
2
Risposta positiva ai test pulpari (falsinegativi possibili fino a 3 mesi). Segnidi riparazione tra i segmenti fratturati.Continuare alla prossima valutazione.
Risposta negativa ai test pulpari (falsi negativipossibili fino a 3 mesi). Segni clinici di periodontite.Radiotrasparenza adiacente alla linea di frattura. Èindicato il trattamento canalare solo fino alla linea difrattura.
3
Risposta positiva ai test pulpari(falsi negativi possibili fino a 3 mesi).Nessun segno di periodontite apicale.Continuare alla prossima valutazione.
Risposta negativa ai test pulpari (falsi negativipossibili fino a 3 mesi). Segni di periodontite apicaleo riassorbimento esterno. È indicato il trattamentocanalare.
FINESTRA SULL’ODONTOIATRIA
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Scuola di Via TrevisoScuola di Via MorosiniScuola di Via Del VignolaScuola di Via G. RomanoScuola di Viale BrianzaScuola di Pzza SiciliaScuola di Via GentilinoScuola di P.zza Bandiera
Scuola di Via SondrioScuola di Via A. CostaScuola di Via BorgognoneScuola di Via GalvaniScuola di Viale LombardiaCollegio delle R. Fanciulle
che presentano abitudini viziate -morsicatura del labbro o di oggetti,
onicofagia, tic nervosi, serramento
e bruxismo- spesso associate ad
alterazioni dell’occlusione, deglutizione
atipica e respirazione orale a loro volta
correlate, secondo Laura Bertelè, e
secondo uno studio condotto con
lei e Antonio Busato su 120 pazienti,
alla presenza di scoliosi. In questi
soggetti, la terapia ortodontica, anche
se apparentemente può sembrare lasoluzione più appropriata, è in realtà
spesso da evitare almeno fino al
completamento della fase evolutiva
di crescita. Ovviamente non si può
essere categorici con decisioni simili,
ma il soggetto, qualora l’ortodonzia sia
inevitabile, va seguito e monitorato di
volta in volta con molta attenzione. È
sempre auspicabile invece identificare
un intervento finalizzato innanzituttoall’elaborazione di strategie e
comportamenti che permettano
l’eliminazione delle abitudini viziate,
e in secondo luogo dedicato ad
esercizi specifici per ripristinare le
corrette funzioni, tra cui respirazione,
deglutizione e fonazione.
Questo ovviamente vale anche per i
pazienti non portatori di scoliosi, ed
equivale metaforicamente a togliere
il piede dal freno prima di schiacciarel’acceleratore! Tornando alla voce,
essa si sviluppa parallelamente alla
verticalizzazione del bambino e una
buona emissione vocale accompagnata
da un atto fonatorio corretto aiuta a
rilassare i muscoli periorali, oltre che
aggiungere una componente ludica
dell’uso dello strumento primordiale
che ognuno di noi ha sempre a
disposizione. n
IL SORRISO DEL DENTISTA
SE ARTE E PROFESSIONE SI FONDONO
Mi accoglie con un sorriso che è lo stesso che condivide con i suoi pazienti.Giulia Faggioni è una giovane odontoiatra che sente l’importanza, prima ancoradi prendere in mano gli strumenti di lavoro, di entrare in relazione con il pazientee di trasmettere la sua positività.«È sempre più importante costruire un dialogo con i propri pazienti. È una esigenzamia di medico per capire le situazioni che mi si pongono davanti: il paziente non è solo segnie sintomi ma è anche tutto il contesto in cui vive e tutto quello che vive. È un’esigenza delpaziente per affrontare più positivamente e con relax la seduta senza sentirsi “toccato oviolato” in una parte così intima come la bocca. Ingredienti essenziali per costruire un dialogosono l’ascolto, la comprensione dei gesti e della mimica e la complicità con un linguaggio,
soprattutto con i più piccoli, alla loro portata. Con i bambini mi piace inventare o farmiraccontare una storia, ridere con loro, imitare la voce di un cartone animato, canticchiare conloro. Accolgo e rispondo alle loro provocazioni in modo giocoso perché voglio che capiscanoche sono pronta a giocare con loro e che di me si possono fidare. Sono comportamenti chenascono dal mio bagaglio personale e che attingono dalla mia seconda passione, quella peril teatro. Non mi è dunque difficile coinvolgere i miei piccoli pazienti e sciogliere in loro lapaura di sentire male. Essere complice per me significa anche renderli partecipi di quello chesto facendo e quindi mostrare loro gli strumenti, spiegare gli interventi e quando necessariocondividere con loro delle esperienze, compresa la mia esperienza di paziente. Certo percostruire un dialogo serve tempo, ma solo con il tempo potremo riuscire a costruire unrapporto profondo e duraturo».
Giulia Faggioni
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come la pratica sportiva e l’attività fisica diminuiscano man mano che si
scende da Nord a Sud: il Nordest è la
ripartizione geografica con la quota
più elevata di persone che praticano
sport (39%), mentre il Mezzogiorno si
caratterizza per la quota maggiore di
sedentari. La ricerca scientifica ha ormai
inconfutabilmente dimostrato che la
vita sedentaria sia causa di numerose
patologie, valorizzando contestualmente
il ruolo dell’attività fisica in tutte le
fasce d’età della nostra popolazione e
richiamando le istituzioni sulla necessità
di promuoverne la diffusione.
Malattie come ipertensione arteriosa,
obesità, dislipidemie, diabete mellito,
sindromi dispeptiche, sindromi ansioso
depressive e neoplasie sono sempre
più diffuse sia per l’allungamento della
vita media nel nostro paese, ma anche
per la diffusione di abitudini di vita non
FINESTRA SULLA MEDICINA SPORTIVA
[bollettino OMCeOMI] 3/2011 LUGLIOSETTEMBRE
43
43
Ugo MonsellatoSpecialista in Medicina dello Sport -
Docente Scuola dello Sport CONI - LombardiaNon tutti gli sport sono uguali
N
È necessario ripensare la normativa vigente per laformulazione del certificato di idoneità alla pratica sportiva;così come in futuro l’azione del MMG dovrà prevedere un correttoorientamento del paziente verso l’attività fisica a lui più consona
corrette: sedentarietà, cattive abitudini
alimentari, stress ecc.
Gli effetti positivi di una regolare attività
fisica sono molteplici, come ad esempio:
• la riduzione del rischio di morte
improvvisa,
• la riduzione del rischio di infarto o di
malattie cardiache,
• la riduzione del rischio di sviluppare
tumori del colon,
• la riduzione del rischio di sviluppare ildiabete tipo 2,
• la prevenzione o la riduzione
dell’ipertensione arteriosa,
• la prevenzione o la riduzione
dell’osteoporosi,
• il minor rischio di sviluppo di dolori
del tratto lombare della colonna
vertebrale,
• la riduzione dei sintomi di ansia,
stress, depressione e solitudine,
• la prevenzione dei comportamenti a
rischio derivanti dall’uso di tabacco,
alcol, diete non sane e atteggiamenti
violenti,
• calo del peso corporeo con
diminuzione del rischio di obesità.
Nello studio del Medico di Medicina
generale e di Pediatria arrivano
richieste di certificazione di stato di
buona salute dagli utenti per le esigenze
più varie e l’emissione di questo
certificato rappresenta talvolta per il
medico una fonte di preoccupazione
non da poco. Quali sono le motivazioni
che spingono gli assistiti alla richiesta
del certificato di stato di buona salute?
Certificato di stato di buona salute
in ambito scolastico
Tali richieste fatte dalla scuola sono
sottoposte a una specifica normativae vengono rilasciati gratuitamente
per gli alunni che svolgono attività
fisico-sportive organizzate dagli organi
scolastici nell’ambito delle attività
parascolastiche (extrascolastiche),
che partecipano a gare e campionati
caratterizzate da competizioni tra
studenti in orario extracurricolare,
che partecipano ai Giochi Sportivi
Studenteschi nella fase Provinciale e
Regionale.
Tale certificazione che riguarda giovani
utenti non rappresenta in genere
problematiche particolari: un’accurata
anamnesi e una corretta visita
consentono l’emissione del certificato
senza particolari rischi.
Frequenti sono invece le irregolarità
e/o l’abuso delle richieste; per esempio,
nella scuola elementare, essendo i
Giochi Sportivi Studenteschi limitati
5/10/2018 Giornale ordine medici milano -luglio-settembre 2011 - slidepdf.com
Odontoiatria clinica: presentazionedi case report a cura degli iscritti
all’Ordine Provinciale dei Medici Chirurghie degli Odontoiatri di MilanoSabato 19 novembre 2011
Istituto Suore Orsoline – Via Lanzone 53 – Milano
Sono previsti interventi della durata di 12 minuti con 3 minuti di discussione. Diversi colleghi hanno già aderito.Coloro che intendono partecipare sono pregati di inviare entro il 15 ottobre 2011 alla mia personale casella di posta
elettronica ([email protected]) un breve curriculum, titolo della relazione, un breve abstract e non più di 4 immagini a bassarisoluzione, significative del materiale che si vuole presentare. Sarò così facilitato nell’organizzare la giornata, riunendo le
relazioni per argomenti (chirurgia, conservativa ecc.).Claudio Gatti - Referente Aggiornamento Professionale degli Odontoiatri
SCHEDA DI ISCRIZIONE
L’iscrizione al Corso può essere effettuata via e-mail all’indirizzo [email protected] inserendo nella mail tutti i datirichiesti nella scheda sotto riportata. N.B. Si specifica che l’adozione di tale modalità comporta l’implicita autorizzazione
da parte dell’Ordine al trattamento dei dati ivi inseriti e che tali dati potranno essere cancellati o rettificati a Vostrarichiesta ex art. 7 D. Lgs. 196/2003. Le dichiarazioni di seguito rese sono autocertificazioni e come tali assoggettateal D.P.R. 445/2000 e alle sanzioni ivi previste. Qualora il medico non avesse indirizzo e-mail potrà inviare la scheda
di seguito riportata tramite fax al n. 031/990453.
Luogo e data di nascita............................................................................................................................................................................................
Iscritto all’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri di......................................................................................................................................
Consenso al trattamento dei dati personaliIl trattamento dei dati personali che La riguardano viene svolto nel rispetto di quanto stabilito dalla Legge 196/2003 sulla tutela dei dati personali. Si raccomanda
di compilare la scheda di iscrizione in tutte le sue parti, compreso il codice fiscale, indispensabile al fine di ottenere l’attribuzione dei crediti formativi.qAccetto
Luogo e data di nascita............................................................................................................................................................................................
Iscritto all’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri di......................................................................................................................................
Previdenza: legittime aspettative e diritti acquisitiClamore e preoccupazioni per gli Amministratori delle Casse previdenziali deiLiberi professionisti dopo le due sentenze della Cassazione per il riconoscimento
agli iscritti delle previsioni regolamentari di calcolo delle pensioni col principio
del pro rata temporis. Il lavoratore stipula una specie di contratto col proprio ente
previdenziale: a fronte del versamento contributivo alla Cassa di previdenza,
questa riconosce determinate regole nelle modalità di calcolo della futura
prestazione. Il cambio delle regole non può dunque inficiare quanto stipulato:
è un diritto acquisito, non una legittima aspettativa. Solo dal momento del
cambiamento con nuove regole deve decorrere una diversa modalità di calcolo,
anzianità, contributiva ecc. Certamente per l’Amministratore sarebbe più
comodo correggere tutta la vita contributiva, ma ciò inficerebbe le aspettative
del lavoratore, incidendo su diritti acquisiti e pattuiti con un tacito accordo:
…per i contributi che ti ho versato, tu mi hai promesso e garantito queste
prestazioni, se cambi mi avvisi e solo da questo momento decorreranno le nuove
regole… Un’altra considerazione: basta col dare le colpe ai pensionati degli
eventuali dissesti economici delle Casse previdenziali; i pensionati non sono
colpevoli delle cattive gestioni amministrative per spese improprie o per inerzie
nell’attuazione di provvedimenti correttivi ( a questo proposito quanto incide
la spesa amministrativa nella gestione?). Basta dunque nel creare il conflitto
intergenerazionale coi giovani: i veri colpevoli sono gli Amministratori che non
hanno saputo fare esatte previsioni attuariali o sono stati inerti, per vari motivi,
verso vere riforme e ora pretendono di togliere soldi ai pensionati per colmarei vuoti per le future pensioni. Inoltre, come mai le vecchie casse pensioni della
pur con aliquote contributive più basse, erano fortemente attive (i patrimoni sono
poi serviti a ripianare i deficit vari di altri enti) nel giusto tournover, comprese le
pensioni anticipate (c.d. di anzianità), utili per nuovi posti di lavoro per i giovani?
Perché dunque debbono essere i pensionati o pensionandi a pagare gli errori di
queste politiche previdenziali?
Marco Perelli Ercolini
Vice Presidente Vicario Feder.S.P.eV
A proposito di malasanità
Ha colpito l’opinione pubblica l’episodio,
avvenuto recentemente, nella Cardiologia
dell’Ospedale di Rho: VincenzoCapacchione, cardiologo, 49 anni, alle
6 del mattino di sabato è chiamato per
un’emergenza cardiologica. Non sta
bene, ha un dolore al petto, ma corre
nella città ancora deserta per raggiungere
nel più breve tempo possibile la sala
di emodinamica essendone, oltre che
il responsabile, il reperibile di turno. Il
paziente, un 70enne, ha in corso un infarto
miocardico, le sue condizioni sono gravi. La
procedura, un’angioplastica di salvataggio,
appare complessa e dura più del solito.
L’operatore è sofferente ma nulla traspare
ai presenti sino a quando, finito con
successo l’intervento, il medico si accascia.
Invano viene soccorso dagli astanti che
non possono che constatarne il decesso.
Toccanti le parole di un suo collega: non si è
comportato da grande medico ma da vero
medico. Si deve morire perché la gente
sappia che la sanità non è solo “mala” ma
soprattutto “buona”?
Senza arrivare alle soglie del sacrificio,
aggiungo che questo è o dovrebbe essere il
comportamento del medico, grande o vero
che sia. Chi ha scelto questa professione
sa, o dovrebbe sapere, che è un lavoro,sicuramente intellettuale, ma anche e
soprattutto fisico, defatigante, senza orari.
Il dott. Capacchione non è unico e voglio
pensare che la gran parte dei medici, senza
arrivare a quel punto di sacrificio, conosca
la sacralità della propria professione
che non deve essere distrutta da norme,
convenzioni, disposizioni la cui pedissequa
osservanza serve solo a svilire quella che
un tempo era la più bella tra le professioni.
Ugo Garbarini
CENTRO STUDI SO WEN
XXXVIII Corso Quadriennale di Agopuntura e Medicina Tradizionale Cinese secondo gli Standard
Formativi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità
FORMAZIONE D’AULA ELEARNING TUTORING PRATICA CLINICA ASSISTITA
SEDI DI MILANO BOLOGNA ROMA L’AQUILA NAPOLI PALERMO
Lezioni teorico-pratiche svolte nei fine settimana, da Novembre a Giugno. Monte ore quadriennale: 1600 ore (550 ore di teoria in
formazione d’aula e a distanza – 120 ore di esercitazioni cliniche – minimo 80 ore di pratica clinica negli ambulatori scolastici e negli
ospedali convenzionati – 550 ore di studio personalizzato verificato – 300 ore di elaborati) pari a 64 Crediti ECTS (European Credit
Transfer and Accumulation System). Esami di merito annuali interni. Docenti accreditati presso il Centro Collaborante OMS per
la Medicina Tradizionale dell’Università degli Studi di Milano. Al termine del primo e del secondo biennio esami presso il Centro
Collaborante dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per la Medicina Tradizionale dell’Università degli Studi di Milano con rilasciodi Certificazione di Conformità della Formazione in Agopuntura e MTC agli standard dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
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Forse chi crea aiuta gli altri a comprendere meglio il grande progetto di Dio e forse per questo i creativi e gli artisti, catturano tutti noi con le loro opere. A
Milano ha aperto al Palazzo dell’Arengario ristrutturato, un nuovo spazio che
raccoglie opere emblematiche del XX secolo. L’Arengario, costruito fra le due
guerre, progettato da Portaluppi, Muzio, Magistretti, Griffini e decorato sulla
facciata da bassorilievi di A. Martini, divenne nel corso degli anni sede di uffici
comunali. La necessità di trovare una collocazione alle opere del XX secolo,
venne indiv iduata, su suggerimento del curatore M. Teresa Fiorio all’Assessore
Carruba, in questo Palazzo. Si diede quindi il via alla Pubblicazione del
Concorso vinto dal Gruppo Rota nel 2001. I lavori iniziarono nel 2007 e finirono
nel 2010 coinvolgendo 3500 m2 dell’Arengario e 2000 m2 dell’adiacente Palazzo
Reale. All’inizio del percorso sulla moderna rampa elicoidale, si incontra la
grande opera di Pelizza da Volpedo “Il Quarto Stato”. Questa tela dipinta
fra il 1892 e il 1902, fu fortemente voluta dalla Cittadinanza Milanese che la
acquistò grazie a una pubblica sottoscrizione. Per questa ragione la sensibilità
dell’Amministrazione Comunale ha voluto che l’opera fosse installata prima
del percorso museale, affinché chi lo desidera, possa ammirarla senza pagare
il biglietto. Subito dopo, infatti, si entra nelle sale del museo dedicate alle
Collezioni Jucker, Boschi Di Stefano, alle sale monografiche, alle sale collet-
tive dove si ammirano una serie di capolavori assoluti: Picasso, Boccioni, De
Chirico, Morandi, Carrà, Melotti, Burri, A.Martini e tanti altri, tutti capaci di
raccontare, con la loro arte, la storia artistica di quegli anni e il dialogo con
la città. Si giunge poi a Lucio Fontana al quale è stato riservato il salone della
torre dove è installata una struttura al neon visibile, grazie anche alle pareti a
vetro, dalla Piazza del Duomo sottostante. Altre sale offrono un percorso nelle
nuove figurazioni dal Realismo esistenziale alla Pop Art.Le opere esposte sono più di 400 e, pur essendo state quasi tutte già in
mostra alla Villa Reale di via Palestro, in questa sede prendono vita nuova,
come alleggerite da un respiro interiore, attirando la nostra ammirazione e
offrendoci un puro godimento spirituale. L’allestimento poi, seguendo l’ordine
cronologico, permette di capire meglio le temperie che hanno attraversato i
movimenti artistici del ‘900.
Durante il percorso museale, alla modernità dell’edificio si unisce il piacere di
godere attraverso le pareti a vetri, il panorama che offre: ora una parete del
Palazzo Reale, deliziosamente gotica con finestre ogivali trilobate, mai vista
prima perché prospiciente un vicolo inaccessibile, ora il duomo con le sue
guglie che par di poter toccare, ora la piazza con la sua bella pavimentazione
dalla quale si eleva il monumento a Vittorio Emanuele II, ora piazza Diaz e la
ardita fiamma del Monumento ai Carabinieri. Insomma, da vecchia milanese
che aveva vissuto gli anni d’oro dell’Arte in questa Città, sono molto orgogliosa
di veder tornare in essa, l’interesse e la considerazione per la Cultura che si era
un po’ appannata.
Tante ristrutturazioni: il Campus dell’Università Bocconi nella sua parte nuova,
il Portello con i suoi nuovi edifici e la collina artificiale, la Stazione Centrale,
l’Hangar Bicocca e le sue colossali Torri Celesti di Anselm Kiefer, oltre al
restauro di quella meraviglia che è la Chiesa di S.Maurizio, fanno di Milano,
non solo la capitale della moda, ma anche una città in grado di offrirsi al turista
senza sfigurare.
Giovanna Marazzini
Segretaria Sezione AMMI Milano
“Il quarto stato”,Giuseppe Pellizzada Volpedo, 1896-1902,Museo del Novecento,Milano
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