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Aug 25, 2020

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1. PREMESSA ............................................................................................................................................ 2

2. CARATTERISTICHE DELLA VARIANTE ................................................................................................ 3

2.1 QUADRO DI RIFERIMENTO E FINALITA’ ............................................................................................... 4

2.2 INFLUENZA DELLA VARIANTE SU AREE SENSIBILI E SUL PIANO PER L’ASSETTO

IDROGEOLOGICO DEL FIUME TAGLIAMENTO .......................................................................................... 6

2.3 DESCRIZIONE DELLA VARIANTE ........................................................................................................... 8

2.3.1 Estratto Zonizzazione PRGC VIGENTE ................................................................................... 9

2.3.2 ESTRATTO NORME TECNICHE DI ATTUAZIONE VIGENTI ................................................ 10

2.3.3 ESTRATTO NORME TECNICHE DI ATTUAZIONE MODIFICATE ........................................ 11

2.4 COMPATIBILITA’ CON LO STUDIO GEOLOGICO ALLEGATO ALLA VARIANTE GENERALE ............... 12

3. STUDIO IDROGEOLOGICO .................................................................................................................. 14

3.1 CARATTERIZZAZIONE GEOLITOLOGICA ............................................................................................... 14

3.2 CARATTERIZZAZIONE IDROGEOLOGICA DELL’AREA .............................................................................. 24

4. CONCLUSIONI ..................................................................................................................................... 37

5. ALLEGATI CARTOGRAFICI ................................................................................................................. 38

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1. PREMESSA

Il presente elaborato è stato redatto in attuazione all’art.9bis della Legge regionale 9 maggio 1988,

n. 27, “Norme sull'osservanza delle disposizioni sismiche ed attuazione dell' articolo 20 della legge

10 dicembre 1981”, allo scopo di evidenziare la compatibilità fra le previsioni della Variante n.66 al

PRGC del Comune di Codroipo e le condizioni geologiche del territorio. Come previsto dal comma

2 dell’art.9bis il presente elaborato è stato corredato da idonea cartografia in cui sono state

considerate le eventuali situazioni di pericolo e la destinazione ammissibile delle aree.

Nel caso in oggetto si tratta di una variante al PRGC del Comune di Codroipo finalizzata a

modificare le NTA del PRGC relative alla Zona D4 in modo che le modalità di estrazione e di

recupero ambientale siano compatibili con il progetto di coltivazione e di recupero ambientale

dell’area recentemente proposto dalla società esercente la cava (procedura di screening avviata in

data 10/07/2013).

Mediante la variante vengono modificate unicamente le NTA relative alla zona D4, il cui perimetro

rimane inalterato, senza interessare nuove aree.

La presente relazione che fa parte integrante della documentazione di variante, è stata redatta con

riferimento ai contenuti di cui all’art. 9bis comma 1 e 2, per consentire all’autorità competente di

verificare se la variante n. 66 possa ritenersi compatibile con le condizioni geologiche del territorio,

ai sensi degli art.10 e 11 della Legge regionale 9 maggio 1988, n. 27.

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2. CARATTERISTICHE DELLA VARIANTE

In riferimento ai criteri per il rilascio del parere geologico di compatibilità, di cui all’art. 10 e 11 della

Legge regionale 9 maggio 1988, n. 27, la variante viene di seguito descritta analizzando in

particolare:

- la compatibilità delle previsioni della Variante n.66 con i contenuti dello Studio Geologico

allegato all’attuale Variante Generale di PRGC;

- in quale misura la variazione delle NTA è compatibile con condizioni geologiche del

territorio;

- la pertinenza tra la variazione delle NTA proposta e la situazione idraulica ed idrogeologica

del territorio.

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2.1 QUADRO DI RIFERIMENTO E FINALITA’

La variante interessa le NTA della Zona omogenea D4 – costituita dai lotti interessati da attività

estrattive in esercizio. La Zona omogenea D4 è stata definita in ragione della presenza della cava

di ghiaia denominata “Parussini” sita il località Casale Loreto. La cava è del tipo “a fossa”, con un

approfondimento medio di 6.50 metri dal piano campagna, con prelievo di inerti ghiaiosi - sabbiosi,

calcarei, nell'ambito di coltri alluvionali sciolte.

La variante è finalizzata a modificare le NTA relative alla Zona D4 per attività estrattive in modo

che il progetto di coltivazione e di recupero ambientale della cava Parussini recentemente

proposto dalla società esercente la cava (procedura di screening avviata in data 10/07/2013) sia

conforme alla zonizzazione ed alla normativa urbanistica.

Le variazioni alle norme tecniche che vengono introdotte allo scopo di:

1- Introdurre una deroga ai limiti di estrazione per la cava di ghiaia denominata “Parussini” sita

il località Casale Loreto, considerato che la situazione idrogeologica in corrispondenza del

sito estrattivo è del tutto particolare in quanto fortemente influenzata dalle acque di sub-

alveo del fiume Tagliamento, molto prossimo all’area di cava;

2- Subordinare l’attività estrattiva svolta in deroga al recupero ambientale da realizzare con

innalzamento del piano di fondo cava fino alla quota di m 50.0 slm.

Mediante le modifiche alle NTA relative alla Zona D4, sarà possibile dar corso alla nuova proposta

di riordino della cava esistente, contestuale al suo ampliamento, per mezzo del quale, oltre al

riassetto ambientale dell’intero contesto, si conta di dare continuità all’intervento estrattivo.

In particolare, i punti salienti dell’intervento proposto sono di seguito riassunti:

1- Estrazione del materiale ghiaioso nell’area di ampliamento fino alla quota di m 47.0

slm:

Estrazione del materiale ghiaioso nell’area di ampliamento fino alla quota di m 47.0 slm.

Tale quota corrisponde a quella già definita nel progetto autorizzato;

2- Innalzamento del piano di fondo cava fino alla quota di m 50.50 slm a Nord:

L’area di cava esistente già recuperata al riutilizzo agricolo sarà innalzata formando un

piano inclinato, avente una pendenza del 3 ‰, caratterizzato da quote di m 50.5 a Nord e

di 50.0 a Sud. Anche nell’area di ampliamento l’innalzamento sarà finalizzato alla

formazione di due ampie aree sub-pianeggianti poste alla quota di m 50.50 nel settore Nord

e di m 50.0 nel settore Sud. Le due aree saranno raccordate da un piano a debole

pendenza (2‰) parallelo al piano su cui si dispongono le acque sotterranee in caso di

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massima escursione. Con il nuovo riassetto morfologico saranno del tutto scongiurati gli

eventi di sommersione delle aree recuperate in quanto, la quota di m 50.50 slm è superiore

alla massima quota mai raggiunta storicamente dalla falda freatica. Per l’innalzamento del

piano di fondo cava fino alle quote definite per il riassetto morfologico sarà utilizzato in

parte materiale derivante da scavi, definito “terre e rocce”, proveniente da siti esterni

mediante la procedura del D.M. 161/12 o analoga procedura definita dal quadro normativo

nazionale, ed in parte materiale fine limoso-sabbioso proveniente dall’impianto di

lavorazione della ghiaia.

3- Recupero delle aree di cava innalzate a prato stabile con presenza di alberi isolati e locali aree boscate:

Le aree recuperate del piano di fondo cava innalzato fino alla quota di m 50.50 nel settore

Nord, saranno recuperate mediante al formazione di vaste aree a prato stabile. L’aspetto

paesaggistico di queste aree sarà arricchito mediante la piantagione di alberi isolati e di

locali aree boscate. Le scapate perimetrali di raccordo tra il nuovo piano di recupero ed il

piano campagna originale, caratterizzate da un modesto dislivello, di soli 2-3 metri, saranno

caratterizzate da una doppia pendenza di 28° e di 15°. Le aree boscate delle scarpate

perimetrali e quelle localizzate del piano di fondo cava saranno entrambe realizzate

mediante la formazione di aree boscate a “latifoglie miste e salici”.

Pertanto, l’approvazione della variante condiziona in senso positivo le possibilità di riqualificazione

ambientale del sito.

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2.2 INFLUENZA DELLA VARIANTE SU AREE SENSIBILI E SUL PIANO PER L’ASSETTO

IDROGEOLOGICO DEL FIUME TAGLIAMENTO

Dal punto di vista della collocazione territoriale risulta che l’ambito di intervento ricade al di fuori

delle perimetrazioni delle aree naturali protette. L’ambito più prossimo è quello dell’ARIA n.8 del

Tagliamento che, delimitata ad Est dell’argine fluviale ricade ad una distanza di circa 150 metri

dalla Zona D4. L’ambito di tutela non verrà in alcun modo influenzato dalle modifiche proposte,

anzi vi sarà una sicura ricaduta positiva in quanto la modifica proposta permetterà lo sviluppo di

una progettazione esecutiva per il riassetto ambientale del sito estrattivo. Le altre zone vincolate

sono quelle delle risorgive dello Stella, definite sia come Area di Reperimento che come Ambito

SIC, le quali si collocano ad una distanza di circa 8 chilometri dall’ambito estrattivo. L’ambito cui

corrisponde la zonizzazione D4 ricade al di fuori delle Aree Naturali protette.

Il tratto considerato ricade al di fuori dell’area di pertinenza fluviale definita dal “Piano di Bacino del

Fiume Tagliamento - Piano Stralcio per la Sicurezza Idraulica del Medio e Basso Corso” approvato

in via definitiva dal Comitato tecnico nella seduta del 6 febbraio 1997 e adottato dal Comitato

Istituzionale nella seduta del 15 aprile 1998. Per quanto riguarda il bacino idrografico del Fiume

Tagliamento questo Piano stralcio fa seguito al “Piano stralcio per la sicurezza idraulica del medio

e basso corso del fiume Tagliamento” (AdB, 1998) e alle “Misure di salvaguardia finalizzate alla

definizione della portata di rispetto” (AdB, 2001).

Il Piano stralcio per la sicurezza idraulica del medio e basso corso del Tagliamento, che ha come

fine la mitigazione del rischio nel corso di pianura del fiume, ha previsto una serie di interventi per

mitigare la pericolosità del Fiume Tagliamento, riportando la perimetrazione delle aree pericolose e

di quelle a rischio in un’apposita cartografia. Così come si può constatare dalla figura riportata di

seguito, l’area oggetto di intervento non è compresa all’interno di aree perimetrate a rischio

idraulico.

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Il tratto dove è stato definito nel dettaglio il rischio idraulico tramite la cartografia di Piano inizia in

prossimità dell’abitato di Varmo, in sinistra idrografica, e di Camino al Tagliamento in destra. La

sezione cartografica comprende la perimetrazione e classificazione delle aree in relazione alla

pericolosità idraulica, le carte della pericolosità e del rischio geologico e la perimetrazione e

classificazione delle aree in relazione alla pericolosità da valanga.

Stabilito che la variante non determina problematiche di tipo ambientale nei confronti delle aree di

tutela si può affermare, inoltre, che i problemi ambientali connessi con l’attività estrattiva non sono

in alcun modo riconducibili alla variante in oggetto la quale è piuttosto tendente a favorire la

riqualificazione ambientale dell’intero comprensorio interessato dall’attività di cava.

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2.3 DESCRIZIONE DELLA VARIANTE

La variante ha per oggetto:

- la modifica delle NTA relative alla Zona D4.

In particolare la modifica riguarda:

1- Introdurre una deroga ai limiti di estrazione per la cava di ghiaia denominata “Parussini” sita

il località Casale Loreto, considerato che la situazione idrogeologica in corrispondenza del

sito estrattivo è del tutto particolare in quanto fortemente influenzata dalle acque di sub-

alveo del fiume Tagliamento, molto prossimo all’area di cava. Mediante la deroga si

consentirà che all’interno della cava “Parussini” il piano di estrazione raggiunga il massimo

approfondimento di m 47.0 slm.

2- Subordinare l’attività estrattiva svolta in deroga al recupero ambientale da realizzare con

innalzamento del piano di fondo cava fino alla quota di m 50.0 slm.

Si riporta di seguito, in estratto, la cartografia con la Zonazione del PRGC vigente, le norme vigenti e le norme modificate.

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2.3.1 ESTRATTO ZONIZZAZIONE PRGC VIGENTE

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2.3.2 ESTRATTO NORME TECNICHE DI ATTUAZIONE VIGENTI

Art. 15 - Zona omogenea D

E' costituita dalle aree destinate alle attività industriali, artigianali, estrattive e per produzioni

speciali.

Il P.R.G.C. distingue le seguenti sottozone:

omissis…

3) Zona omogenea D4

La zona omogenea D4 è costituita dai lotti interessati da attività estrattive in esercizio. In tale zona

è consentita la coltivazione di cave per l'estrazione di inerti ghiaiosi e sabbiosi, nonché la

dislocazione delle attrezzature tecnologiche pertinenti con detta attività; in questa zona il rilascio

della concessione edilizia per ogni iniziativa di modifica e di ampliamento dell'area di intervento è

subordinato all'autorizzazione della Direzione Regionale dell’Ambiente.247 La coltivazione dovrà

effettuarsi entro l’area autorizzata e definita dallo strumento urbanistico per una profondità

massima di scavo di 47 mt s.l.m. e comunque a m 1,50 sopra il livello di massima escursione della

falda freatica; le escavazioni dovranno essere condotte ad una distanza superiore a m 20 dal

confine con la strada comunale (Pozzo - Valvasone) e ad una distanza superiore a m 20 dai tralicci

dell’elettrodotto di proprietà delle Ferrovie dello Stato; tutta248 l’area interessata dall’intervento

verrà recuperata, a fine coltivazione, a prato stabile (magredo)249, riproponendo i temi del

paesaggio tradizionale con la presenza di siepi ed aree boscate; le quote finali del ripristino

dovranno garantire soluzioni di raccordo con l’andamento morfologico naturale e con le quote del

piano di campagna dei terreni circostanti; l’attivazione avverrà per tre250 lotti successivi:

l’ultimazione delle escavazioni nel lotto attivato consente di procedere all’escavazione nel lotto

successivo ed iniziare le opere di ripristino ambientale per la parte già escavata.

247 Modifica introdotta con la variante n.56 al PRGC (pubblicata sul BUR n.7 del 13.02.2013)

248 Modifica introdotta con la variante n.56 al PRGC (pubblicata sul BUR n.7 del 13.02.2013)

249 Modifica introdotta con la variante n.14 al PRGC (pubblicata sul BUR n.11 del 13.03.2002)

250 Modifica introdotta con la variante n.56 al PRGC in seguito a recepimento osservazioni/riserve

(pubblicata sul BUR n.7 del 13.02.2013)

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2.3.3 ESTRATTO NORME TECNICHE DI ATTUAZIONE MODIFICATE

In neretto la modifica proposta alle norme di attuazione del PRGC.

3) Zona omogenea D4

NellLa zona omogenea D4 è costituita dai lotti interessati da attività estrattive in esercizio. In tale

zona è consentita la coltivazione di cave per l'estrazione di inerti ghiaiosi e sabbiosi, nonché la

dislocazione delle attrezzature tecnologiche pertinenti con detta attività. La coltivazione dovrà

effettuarsi entro l’area autorizzata e definita dallo strumento urbanistico per una profondità

massima di scavo di 47 mt s.l.m. e comunque a m 1,50 sopra il livello di massima escursione della

falda freatica; le escavazioni dovranno essere condotte ad una distanza superiore a m 20 dal

confine con la strada comunale (Pozzo - Valvasone) e ad una distanza superiore a m 20 dai tralicci

dell’elettrodotto di proprietà delle Ferrovie dello Stato; l’area interessata dall’intervento verrà

recuperata, a fine coltivazione, a prato stabile (magredo), riproponendo i temi del paesaggio

tradizionale con la presenza di siepi ed aree boscate; le quote finali del ripristino dovranno

garantire soluzioni di raccordo con l’andamento morfologico naturale e con le quote del piano di

campagna dei terreni circostanti; l’attivazione avverrà per lotti successivi: l’ultimazione delle

escavazioni nel lotto attivato consente di procedere all’escavazione nel lotto successivo ed iniziare

le opere di ripristino ambientale per la parte già escavata.

3.1 Zona D4 Casale Loreto

Nella zona D 4 di Casale Loreto, dove è ubicata la cava denominata “Parussini”, posta a

Nord della strada comunale Valvasone-Pozzo, considerata la particolare ubicazione

dell’ambito estrattivo, prossimo all’argine sinistro del fiume Tagliamento, dove

l’oscillazione della falda è fortemente influenzata dalle acque di sub-alveo del fiume

Tagliamento, raggiungendo talora livelli assoluti rilevanti, normalmente seguiti da repentini

abbassamenti, è consentita, con finalità di recupero ambientale, in deroga alla norma

vigente su tutto il territorio comunale relativa al franco di m 1.50 sopra il livello di massima

escursione della falda freatica, l’estrazione del materiale ghiaioso fino alla quota di m 47.0

slm con la quota di recupero ambientale finale della cava a m 50 slm, quota che risulta

superiore a quella di massimo innalzamento storicamente raggiunta dalla falda. La

permeabilità del materiale utilizzato per l’innalzamento dovrà garantire un tempo

d’infiltrazione verticale superiore alle 55 ore.

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2.4 COMPATIBILITA’ CON LO STUDIO GEOLOGICO ALLEGATO ALLA VARIANTE

GENERALE

Lo studio geologico allegato alla vigente variante generale n. 22 del Comune di Codroipo, ha

analizzato nel dettaglio le problematiche geologiche del territorio elaborando anche una cartografia

di riferimento.

La cartografia geologica è servita individuare le problematiche geologiche definendo in prima

approssimazione la natura del sottosuolo, e le sue caratteristiche geologico-tecniche, la presenza

della falda, l’individuazione di aree esondabili o con particolari problematiche di rischio naturale.

Nella cartografia geologica la natura geolitologica del sottosuolo è stata distinta con riferimento alle

seguenti classificazioni:

- alluvioni sabbioso limose recenti;

- alluvioni ghiaiose recenti;

- bassure di risorgiva;

- alluvioni ghiaiose miste a sabbia nella zona di risorgiva (non ferrettizzate);

- alluvioni ferrettizzate prevalentemente ghiaiose dell’Alta pianura.

Analizzando la cartografia la zona di intervento ricade in ambito di alluvioni ghiaiose recenti.

La carta delle caratteristiche litologico tecniche del sottosuolo e dei punti di indagine ha individuato

le seguenti classificazioni:

- GSm- Ghiaie e sabbie limo-argillose;

- GMS- Ghiaie e sabbie con limo e argilla.

L’ambito interessato ricade in Zona GSm- Ghiaie e sabbie limo-argillose

La carta idrogeologica allegata allo studio geologico della Variante generale del PRGC ha distinto:

- le aree con falda a profondità > di 10 m dal p.c.;

- le aree con falda fra 5 e 10 m dal p.c.;

- le aree con falda fra 2 e 5 m dal p.c.;

- le aree con falda fra 0 e 2 m dal p.c.;

- aree poste a sud della linea delle risorgive con falda fra 0 e 2 m dal p.c.;

L’area di intervento ricade nell’area con falda fra 2 e 5 m dal p.c.

Nella carta della Zonizzazione geologico tecnica e dei rischi naturali sono state individuate le

seguenti classificazioni:

- Zone Z3;

- Zone Z4;

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- Zone esondabili del F. Tagliamento;

- Zone esondabili del T.Corno con lama d’acqua compresa tra 30 cm e 50 cm;

- Zone esondabili del T.Corno con lama d’acqua inferiore ai 30 cm;

L’ambito di intervento ricade in zona Z3, al di fuori di zone di esondazione. Secondo lo studio

geologico allegato alla Variante generale del PRGC, nelle Zone Z3 al di sotto del piano campagna

si rileva la presenza di sedimenti ghiaioso sabbiosi “densi o mediamente densi e sono quindi dei

buoni terreni di fondazione. Per quanto riguarda l’edificabilità in queste zone non sussistono

limitazioni particolari di natura geologica” si raccomanda comunque “prima dell’ubicazione delle

singole opere, soprattutto per quelle più impegnative, di effettuare un’indagine geologica di

superficie seguita eventualmente da un’indagine geotecnica puntuale” finalizzata ad individuare “la

potenza del terreno superficiale avente caratteristiche geotecniche scadenti” e la “posizione delle

falda al fine di ben valutare i suoi effetti negativi sulle opere di fondazione e sull’incremento sismico

locale”.

In linea generale non emergono problematiche geologiche connesse con l’attuazione della

variante tenuto conto che le modifiche introdotte ricadono in una zona al di fuori delle aree di

esondazione, in un ambito con terreni caratterizzati da ottima capacità portante, con la falda posta

ad una distanza dal piano campagna tra i 2 e i 5 metri. Quest’ultimo dato, in effetti, risulta quello su

cui porre la maggiore attenzione dal punto di vista delle possibilità estrattive.

Pertanto è stata approfondita l’indagine geologica allo scopo di verificare la compatibilità della

variante con le condizioni geologiche del territorio, in particolare con la situazione stratigrafica ed

idrogeologica.

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3. STUDIO IDROGEOLOGICO

Per la verifica della compatibilità della variante con la situazione geologica ed idrogeologica del

territorio è stata approfondita, con dati recenti, l’indagine stratigrafica e quella riguardante la

circolazione idrica sotterranea nei pressi dell’area di intervento.

3.1 CARATTERIZZAZIONE GEOLITOLOGICA

L’area di cava ricade all’interno del lembo sud – occidentale del settore centrale dell’alta pianura

friulana, costituito dalla fusione dell’ala sinistra della conoide del Tagliamento e delle conoidi minori

del T. Corno, T. Cormor e dell’ala destra della conoide del T. Torre. Recenti studi, che hanno

revisionato ed ordinato le precedenti conoscenze, hanno messo in luce che in quest’area la coltre

alluvionale quaternaria ha uno spessore superiore ai 400 metri in copertura su unità terrigene

oligoceniche-mioceniche che ricoprono a loro volta il tetto delle unità carbonatiche della

piattaforma friulana posto ad una profondità di circa 1900 metri.

Una descrizione dettagliata della stratigrafia che si rinviene nell’ambito territoriale all’interno del

quale si colloca l’area di cava è stata effettuata con il supporto dei dati stratigrafici reperiti

dall’analisi dei dati del Catasto Regionale dei pozzi per acqua.

L’analisi di dettaglio ha confermato la conformazione del materasso alluvionale nel territorio

circostante l’area di cava (pozzi 0440022 e 0440024, di cui vengono riportati nelle pagine seguenti

le stratigrafie) ed in un ambito anche più vasto che raggiunge l’abitato di Codroipo, costituito da

stratificazioni ghiaiose sciolte o cementate, con la presenza, entro i primi 60 metri di profondità, di

alcuni livelli argillosi, di cui uno, collocato alla profondità di circa 40 metri dal piano campagna che

raggiunge lo spessore di 3 metri.

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Ulteriori dati derivano dall’indagine geognostica effettuata nel 2004 da parte della società

esercente la cava effettuata tenendo conto delle prescrizioni della delibera della Giunta Regionale

del 12.12.2000, relativa alla salvaguardia delle acque sotterranee nel caso di estrazione in

prossimità o a contato della falda freatica.

In funzione della delibera sono stati realizzati 3 pozzi di cui i primi due della profondità di circa 50

metri, uno a monte dell’area di cava ed uno a valle allineati con la direzione di deflusso ricavata

dalle isofreatiche, ed un terzo, intermedio tra i primi due che ha raggiunto la profondità di 132 m.

Per rispettare le caratteristiche tipologiche previste dalla delibera i primi due piezometri, realizzati

allo scopo di individuare i parametri dell'acquifero freatico, sono stati realizzati a carotaggio

continuo, con una trivella modello FRASTE FS 400 A, con aste della lunghezza di m 3.00. Durante

l’esecuzione dei sondaggi, a seguito dell'estrazione dell'attrezzatura di perforazione, è stato

possibile effettuare direttamente il prelievo di campioni del substrato ghiaioso, individuando le

variazioni litologiche in corso di avanzamento. Per il sondaggio profondo le variazioni litologiche

sono state desunte, in corso d'avanzamento, dall'esame del liquido di circolazione della trivella a

distruzione di nucleo.

Di seguito vengono allegate le stratigrafie di ciascuno dei tre sondaggi mentre nell’estratto

planimetrico riportato alla pagine precedenti è indicata l'ubicazione georeferenziata dei singoli

piezometri. Nel complesso nell’ambito dei depositi alluvionali, forse per la vicinanza del sito

all’ambito fluviale, emerge una stratigrafia caratterizzata da notevole variabilità in senso verticale,

con la prevalenza di litotipi ricchi in frazione fine, a permeabilità ridotta rispetto alle ghiaia

grossolane che caratterizzano i depositi dell’Alta Pianura ubicati più a Nord.

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Le perforazioni eseguite hanno consentito un riscontro diretto di una serie di osservazioni molto

importanti:

1- al di sotto dell’area dell’ambito D4 si riscontra la presenza, a maggiore profondità, di più di

un livello argilloso; uno di questi livelli, ubicato ad una profondità media di circa 40 metri dal

piano campagna, è stato riscontrato sia nella perforazione intermedia, profonda, che in

quella di monte e di valle, denotando una notevole continuità;

2- neanche alla profondità raggiunta dal sondaggio più profondo, di 132 m dal piano

campagna, vi sono riscontri di livelli artesiani.

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3.2 CARATTERIZZAZIONE IDROGEOLOGICA DELL’AREA

Per la ricostruzione dell’andamento e dell’oscillazione della falda freatica nei dintorni dell’area di

cava ci si è avvalsi dei dati freatimetrici relativi ai pozzi regionali più prossimi all’area di cava.

Ulteriori dati sono stati ottenuti a seguito dell’installazione nell’ambito della cava di 3 nuovi

piezometri di controllo. Le caratteristiche dell’acquifero freatico superficiale sono state investigate

per via diretta mediante la perforazione di 2 pozzi terebrati a carotaggio continuo con recupero

delle carote, spinti fino ad una profondità di circa 20 metri, corrispondenti ad un approfondimento di

circa 12 metri all’interno dell’acquifero freatico in condizioni di medio impinguamento. I due pozzi

sono stati collocati uno a monte e l’altro a valle rispetto al perimetro dell’ambito estrattivo e le

caratteristiche del materasso ghiaioso costituente l’acquifero sono state desunte per mezzo

dell’accertamento diretto della stratigrafia nei primi 20 metri con l’estrazione continua delle carote,

con il successivo campionamento e l’analisi granulometrica del materiale, con la redazione di

alcune prove SPT, con l’esecuzione di prove di pompaggio in pozzo ogni 5 metri di profondità

finalizzate ad individuare la permeabilità dei terreni. I terreni costituenti la porzione più superficiale

dell’acquifero sono risultati composti da una miscela di ghiaie sabbiose-limose, talora argillose,

localmente cementate, dotate di una bassa permeabilità e da un notevole grado di addensamento

(Dr=0.8). Estendendo ulteriormente l’indagine geognostica, i pozzi sono stati ulteriormente

approfonditi al di sotto dei 20 metri dal piano campagna, questa volta completando il carotaggio a

distruzione di nucleo, fino a quando non è stato incontrato il primo livello argilloso sottoposto alla

perforazione più superficiale. Nel pozzo P1 posto a monte il livello argilloso è stato incontrato alla

profondità di m 44.0 dal piano campagna, mentre nel pozzo P2 posto a valle il livello argilloso è

stato incontrato alla profondità di m 42.20 dal piano campagna.

Per verificare se al di sotto dell’area di cava vi fosse la presenza di una falda artesiana, tra il pozzo

di monte P1 e quello di valle P2, è stata eseguita un’altra perforazione, anche questa a distruzione

di nucleo. Anche questa perforazione ha incontrato, alla profondità di m 44.50, il livello argilloso già

riscontrato sia nel pozzo di monte che in quello di valle, ma è stata comunque ulteriormente

approfondita in quanto ad di sotto di tale quota si era certi di non incontrare alcun livello artesiano.

Infatti, la perforazione è proseguita incontrando, al di sotto del livello argilloso, un potente banco

ghiaioso dello spessore di circa 30 metri. La perforazione è quindi proseguita fino alla quota di m

132 dove si riteneva di poter eventualmente individuare un livello artesiano, per analogia con la

collocazione di alcuni filtri in un pozzo ubicato in località Codroipo e segnalato dal Catasto

regionale dei pozzi per acqua. Contrariamente alle aspettative, a seguito della cementazione del

pozzo, misurati i livelli piezometrici all’interno dei tre distinti piezometri, il pozzo profondo si

caratterizzava per un livello piezometrico, sia puntuale che in fase di oscillazione, perfettamente in

linea con quello riscontrato nei pozzi di monte e di valle, riferito quest’ultimo alla falda freatica. Di

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conseguenza è stato possibile affermare che la perforazione profonda non ha riscontrato la

presenza di alcuna falda artesiana fino alla quota di m 132.0 s.l.m.

Mediante lo studio idrogeologico, quindi, è stato accertato che non vi sono falde artesiane

soggiacenti all’area di cava.

Per la valutazione dell’altezza del livello di falda ci si è avvalsi della cartografia ufficiale redatta dal

Servizio Idraulica della Direzione centrale ambiente e lavori Pubblici messa a disposizione dagli

Uffici tramite il portale Web della Regione.

Fig. 1 – Estratto della cartografia regionale che riporta i livelli massimi raggiunti dalla falda nel territorio considerato.

Dall’analisi delle cartografie si desume che in corrispondenza dell’area in esame in condizioni di

magra la superficie di falda raggiunge il livello minimo di 36.0 metri s.l.m., mentre in condizioni di

piena la falda freatica raggiunge la quota massima di 50.0 metri s.l.m. Di seguito si riporta un

estratto della cartografia, relativa ai livelli massimi e minimi, riguardante il contesto territoriale

all’interno della quale si colloca l’area di cava.

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Fig. 2 – Estratto della cartografia regionale che riporta i livelli massimi e minimi raggiunti dalla falda.

Nell’ambito territoriale interessato dalla variante il massimo innalzamento registrato dalla falda

freatica ha raggiunto la quota di m 50.0 slm, mentre le quote del piano campagna si attestano, nel

settore Sud attorno al valore di m 52.0 slm e di m 54.0 a Nord. Si confermano pertanto i valori già

indicati dall’indagine geologica allegata alla variante generale del PRGC che indicavano una

soggiacenza della falda compresa tra i 2 ed i 5 metri dal piano campagna.

Nel progetto autorizzato della cava “Parussini” l’estrazione è stata autorizzata alla quota di m 47.0

slm, quindi, ad una quota inferiore a quella storicamente raggiunta dalla falda freatica.

Analizzando la documentazione allegata al progetto autorizzato (anno 1996) si desume che la

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quota di m 47 slm era stata considerata sufficiente per garantire un franco dalla massima quota

raggiunta dalla falda di circa 1.50 metri.

Nell’ambito territoriale più prossimo all’area di cava, analizzando i dati di altezza della superficie

freatica si riscontrava, almeno fino a circa la fine degli anni 90’, il medesimo trend registrato in tutti

i pozzi presenti nell’Alta Pianura friulana, dove, dal 1967 al 90’, si registrava un progressivo

abbassamento della falda freatica. I valori di massimo innalzamento della falda sono stati registrati

nell’anno 1977 e seguenti e, pur non coincidendo con valori particolarmente elevati delle

precipitazioni, costituiscono i massimi storici di altezza della falda. In effetti, per entrambi i pozzi n.

028 e n. 030 più prossimi all’area di cava l’analisi dei dati freatimetrici evidenzia la presenza del

valore massimo di altezza della falda nel febbraio del 1977, mentre negli anni seguenti, e fino al

1996, si abbassano progressivamente tanto i valori medi che i valori massimi. Com’è possibile

verificare nei grafici riportati di seguito, la linea di tendenza risultante dall’analisi della serie storica

del periodo 1967-2008 evidenzia per il pozzo n. 28 un abbassamento del massimo storico

raggiunto dalla falda di 1.0 metri ogni 10 anni, mentre la linea di tendenza riferita al pozzo n. 030,

evidenzia un abbassamento, per il medesimo intervallo temporale di 10 anni, di circa 1.20 metri.

Tale osservazione veniva effettuata in sede di redazione del progetto autorizzato e, non avendo

parametri normativi di riferimento, venivano presi in considerazione i dati freatimetrici relativi a

circa 10 anni precedenti al 1996 (probabilmente la serie 1984÷1994, in funzione dei dati a

disposizione riferiti agli annali editi a quella data dalla Direzione regionale dell’Ambiente-Servizio

Idraulica).

Si riportano di seguito i grafici relativi all’oscillazione del livello di falda nei due pozzi regionali di

riferimento e il trend di abbassamento, sia per il periodo 1967-2008 che per il periodo 1986-1996.

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L’analisi di questa serie storica, riferita ad un intervallo temporale limitato, giustificata

dall’osservazione di “un progressivo abbassamento del livello di oscillazione massimo della stessa,

imputabile prevalentemente all’intensificarsi dello sfruttamento delle risorse idriche”, portava in

sostanza ad una sottostima delle quote che avrebbe potuto raggiungere la falda in condizioni di

massimo impinguamento. Pertanto, nel progetto autorizzato lo studio idraulico concludeva

affermando che “In base ai dati acquisiti emerge dunque come, al di là di eventi meteorici

eccezionali, nella zona oggetto di autorizzazione richiesta, lo specchio della falda più superficiale

non supera nel corso dell’anno la quota di 45.50 m s.l.m.”.

Prendendo atto del progetto autorizzato la Normativa relativa alle zone D4 del PRGC di Codroipo,

oltre a richiamare l’obbligo di autorizzazione da parte della Direzione Regionale dell’Ambiente,

imponeva una profondità massima di scavo di 47.0 mt slm, ed un franco di m 1.50 sopra il livello di

massima escursione della falda freatica, elementi tratti entrambi dal progetto autorizzato.

Alla luce dell’evidenza entrambi i parametri non possono essere rispettati, in quanto l’oscillazione

della falda ha invertito il trend di abbassamento che la caratterizzava tra gli anni 70’-90’,

raggiungendo nuovamente, a più riprese, quota assolute prossime a quelle del piano campagna

ed in particolare più elevate di quelle del piano di fondo cava.

Infatti, attorno all’anno 2000 circa, quando l’estrazione aveva già raggiunto per buona parte

dell’area autorizzata il piano di fine estrazione, hanno cominciato a manifestarsi fenomeni di

allagamento del piano di fondo cava, ad opera delle acque di sub-alveo del fiume Tagliamento il

cui argine, in effetti, nel settore Ovest dall’area di cava si colloca ad una distanza di soli 150 metri.

Dopo il posizionamento di 4 piezometri di controllo al perimetro dell’area di cava, le misure del

livello delle acque sotterranee sono state effettuate con continuità. Le misure locali del livello

freatico hanno evidenziato nel corso del dicembre 2008 valori assoluti anche maggiori di quelli

desunti dall’analisi effettuata a scala più ampia con i pozzi di controllo regionali, raggiungendo il

valore di 50.44 slm nel pozzo P1 posto a Nord.

Si riporta di seguito un grafico con i dati freatimetrici relativi ai pozzi di controllo posti al perimetro

dell’area di cava per il periodo 2005-2013. Si può notare come nel periodo che va dal 2005 al 2008

il trend che caratterizza l’acquifero si differenzia significativamente dal periodo successivo, dal

2008 al 2013, per avere le quote dei massimi più basse di almeno un paio di metri. In questo

intervallo di tempo di quasi un decennio, ci sono stati tre periodi significativi nei quali l’acquifero è

emerso: 2008, 2010 e 2012. Le quote assolute maggiori e il periodo più prolungato di emersione è

riferito al 2008. Nel 2005-2008 l’acquifero non ha mai raggiunto la quota di m 47.50, avvicinandosi

alla quota di m 47.0 del fondo cava in una sola occasione.

Nel periodo che va da giugno 2011 a marzo 2012 si è registrato un progressivo abbassamento

dell’acquifero, che ha raggiunto nel corso del marzo 2012 la una quota minima prossima ai 37.0

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slm. Nel corso del 2012 l’acquifero si è progressivamente nuovamente innalzato raggiungendo le

quote massime nel corso del dicembre 2012.

Mediante la doppia triangolazione tra i pozzi posti a Nord (P1) ed a Sud (P2) con il pozzo posto ad

Est (P3) e quello posto ad Ovest (Pozzo impianto), si è ottenuta una ricostruzione molto precisa

dell’andamento dell’acquifero locale, incentrata sull’area di cava. Analizzando i dati più recenti

dell’anno 2012 appena trascorso, sono state individuate le direzioni della linea rappresentativa

della direzione di deflusso dalle acque di falda, facendo riferimento alla disposizione assunta dalle

acque sotterranee ricostruita mediante le triangolazioni sopra descritte.

Tenendo conto della triangolazione tra i Pozzi P1 (Nord), P2 (Sud) ed il pozzo dell’impianto, posto

ad Ovest, si individua l’andamento delle acque sotterranee più prossimo al fiume Tagliamento.

Emerge, con evidenza, una direzione che si mantiene costantemente con andamento NO-SE, con

una direzione media rappresentata da un angolo di circa 150° Nord. Mediante questa

triangolazione è evidente l’origine di Sub-alveo delle acque sottoposte all’area di cava, che si

mantengono costantemente con la medesima direzione, indicando una chiara provenienza dal

Fiume Tagliamento.

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L’analisi dei dati più recenti mette in luce, quindi, una chiara origine di sub-alveo delle acque

sotterrane sottoposte all’area di cava la cui oscillazione è fortemente influenzata dal regime delle

acque superficiali del fiume Tagliamento.

Quale elemento di approfondimento aggiuntivo sul comportamento dell’acquifero che interessa

l’area di cava sono state recentemente effettuate delle misure topografiche per correlare il livello

delle acque sotterranee misurate ai piezometri con il livello raggiunto dalla tavola d’acqua quando

emerge al di sopra del piano finale di recupero. E’ stata anche posizionata un’asta graduata in

modo che queste misure possano essere effettuate continuativamente nel caso di emersione.

Misure topografiche per la correlazione del livello dell’acqua superficiale con quella sotterranea.

Dalle misure effettuate è risultato che la quota assoluta raggiunta dalla tavola d’acqua in condizioni

di emersione, che si dispone secondo un piano orizzontale, corrisponde al livello raggiunto

dall’acqua sotterranea nel piezometro di monte (P1). Contemporaneamente le acque sotterranee,

nelle aree in cui non emergono, continuano a mantenere il proprio andamento disponendosi

secondo un piano avente massima pendenza orientata indicativamente in direzione N-S, con un

dislivello di circa 2 metri tra il settore Nord e il settore Sud dell’area di cava.

Sulla base di questi elementi la società esercente la cava ha avanzato una proposta di riordino

della cava esistente, contestuale al suo ampliamento, per mezzo del quale, oltre al riassetto

ambientale dell’intero contesto, si conta di dare continuità all’intervento estrattivo. Mentre per

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quanto riguarda l’estrazione si conferma la quota di scavo di m 47.0 slm, la proposta di riordino per

l’area di cava esistente ed il riassetto ambientale per l’area di ampliamento prevedono

l’innalzamento dell’area di cava esistente che porterà alla formazione un piano inclinato avente

una pendenza del 3 ‰, caratterizzato da quote di m 50.5 a Nord e di 50.0 a Sud. Anche nell’area

di ampiamento l’innalzamento sarà finalizzato alla formazione di due ampie aree sub-pianeggianti

poste alla quota di m 50.50 nel settore Nord e di m 50.0 nel settore Sud. Le due aree saranno

raccordate da un piano a debole pendenza (2‰) parallelo al piano su cui si dispongono le acque

sotterranee in caso di massima escursione. Con il nuovo riassetto morfologico le aree interessate

dall’innalzamento non saranno più soggette ad eventi di sommersione in quanto la quota di m

50.50 slm dei settori settentrionali è superiore alla massima quota raggiunta dalla falda nell’area.

Come è stato spiegato nei paragrafi precedenti lo scavo a quota 47.0 slm, analogo a quello già

autorizzato, non rispetta il franco di 1.50 m dalla falda in quanto i due parametri sono incongruenti.

La modifica alle NTA di attuazione della zona D4 è finalizzata a consentire, unicamente per la cava

Parussini, l’estrazione in deroga al franco di m 1.50 dalla falda, confermando la quota di massimo

approfondimento a m 47.0 slm.

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4. CONCLUSIONI

La variante al PRGC del Comune di Codroipo è finalizzata a modificare le NTA del PRGC relative

alla Zona D4 in modo che le modalità di estrazione e di recupero ambientale previste dal progetto

di coltivazione e di recupero ambientale dell’area recentemente proposto dalla società esercente la

cava (procedura di screening avviata in data 10/07/2013) risultino conformi dal punto di vista

urbanistico.

Le variazioni proposte sono state analizzate con riferimento ai contenuti di cui all’art. 9bis comma 1

e 2, per consentire all’autorità competente di verificare se la variante n. 66, possa ritenersi

compatibile con le condizioni geologiche del territorio, ai sensi degli art.10 e 11 della Legge

regionale 9 maggio 1988, n. 27.

Nel corso dell’esame della Variante è stato verificato che non sono previste nuove perimetrazioni e

che non vengono coinvolti nuovi ambiti territoriali. Inoltre è stato valutato che non vi sono Piani di

settore ai quali fare riferimento in ragione della modifica delle NTA e, rispetto ai piani subordinati,

le modifiche introdotte non riguardano ambiti sottoposti a tutela.

Dal punto di vista della collocazione territoriale risulta che l’ambito D4, di cui si propone la modifica

delle NTA, ricade al di fuori delle perimetrazioni delle aree naturali protette e i problemi ambientali

connessi con l’attività estrattiva non sono in alcun modo riconducibili alla variante in oggetto la

quale è piuttosto tendente a favorire la riqualificazione ambientale dell’intero comprensorio

interessato dall’attività di cava. E’ stata evidenziata l’assenza di vincoli di natura storica, artistica

ed archeologica.

Le indagini geologiche hanno evidenziato, in corrispondenza dell’ubicazione dell’area di cava la

presenza di un substrato di natura terrigena, ghiaioso sabbioso. In riferimento all’idrografia

superficiale non sono emerse problematiche relative a fenomeni esondativi. Dai risultati di un

approfondito studio idrogeologico condotto in zona è stata escluso con certezza la presenza di

falde artesiane sottoposte all’area di estrazione. Da questo punto di vista la variante ha lo scopo di

favorire la definizione di interventi che possano portare ad un miglioramento del recupero

ambientale anche in ragione di una maggior salvaguardia della falda freatica.

Si ritiene quindi, alla luce delle valutazioni esposte con riferimento ai contenuti di cui di cui all’art.

9bis comma 1 e 2, che la variante n. 66 relativa alla modifica delle NTA della zona D4 in località

Casali Loreto, risulta compatibilie con le condizioni geologiche del territorio, ai sensi degli art.10 e

11 della Legge regionale 9 maggio 1988, n. 27.

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5. ALLEGATI CARTOGRAFICI

Si allegano,quale cartografia si supporto all’indagine geologica, i seguenti elaborati:

1- Cartografia Zonizzazione PRGC VIGENTE

2- Cartografia illustrativa del riassetto ambientale del sito estrattivo proposto dal progetto

sottoposto a procedura di screening dd.10/07/2013;

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Estratto Zonizzazione PRGC Vigente

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Estratto Planimetria dello stato finale proposto con il progetto sottoposto a procedura di screening

avviata in data 10/07/2013