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Sommario Pag. 1
Africa e Affari
Rivista mensile sul continente del futuro
Novembre 2016
Afr
ica
e A
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/ ann
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num
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ovem
bre
2016
/
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ISS
N 2
465-
2490
Approfondimenti e interviste verso la Conferenza sugli
investimenti di Tunisi
Egitto
La strategia Eniper le rinnovabili
Agricoltura
Il cacao del Ghanaalla scoperta di Modica
Intervista / Laura Frigenti
Una cooperazionestrutturata e vincente
#Tunisia2020Un Paese in marcia per diventare hub di sviluppo in
cinque anni
Focus / Nord Africa
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Africa e Affari Pag. 2
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Indice
4
5
6
9
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11
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14
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24
24
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Editoriale
Focus, tuNIsIA
A cinque anni dalla rivoluzione, sfide e risposte
Un governo giovane e un obiettivo: riforme
Un nuovo codice sugli investimenti apre ai privati
Energia eolica e solare per il futuro
Intervista / Yassine Brahim
Tunisia 2020: ecco la road map
Discriminazione positiva come chiave di sviluppo
Turismo, una sofferenza che dura da tempo
La storia della Germanetti
Intervista / Raimondo de Cardona
Morsettitalia, i pendolari del Mediterraneo
EquILIbrI
Aics, missione ad Addis Abeba
Intervista / Laura Frigenti (Aics)33
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38
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42
44
46
48
50
30
31
DENtro LAFrIcA
Energia / Strategia Eni per le rinnovabili in Egitto
Agricoltura / Il cacao del Ghana e il cioccolato di Modica
Industria / Boeing sceglie il Marocco
Infrastrutture / Ferrovie, inaugurata la Addis Abeba/Gibuti
Commercio / Export italiano in Marocco a doppia cifra
Economia e finanza / Sudafrica fuori dalla tempesta?
Sviluppo / Pi cooperazione con il Centrafrica
VIAGGIArE IN AFrIcA / Tunisia, in rally tra le meraviglie
del deserto
AppuNtAmENtI
Blue Sea Land, Expo nel segno di dialogo e affari
Intervista / Giovanni Ottati (Assafrica)
37
47
8A
frica e Affari
Pag. 26
I fattI dI ottobre 2016
rwanda
GIbUtI
Gabon
reP. CentrafrICana
Costad'avorIo
CaPo verde
Ex ministro degli Esteri Franck Emmanuel Issoze Ngondet forma
nuovo governo
Combattimenti nel nord, decine le vittime prima dellintervento
dei caschi blu
Rimpasto di governo dopo allargamento maggioranza
presidenziale
Esteso per tre mesi lo stato demergenza nel Sinai del Nord
Attacchi e sabotaggi nella regione meridionale del Pool
Elezioni parlamentari: riaffer-mazione per il partito del primo
ministro uscente Benkirane
Referendum per adottare modifiche costituzionali
Tensione tra ex ribelli tuareg e governo su composizione Autorit
di transizione nel nord
Presidente Fonseca rieletto al primo turno capo dello Stato
reP.ConGo
nIGer
eGItto
MaroCCo
MaLI
4
22
1
3
ZaMbIa
Leader dellopposizione arrestati con laccusa di pratiche
sediziose
Parziale rimpasto di governo, accorpati alcuni dicasteri e
soppressi altri
Il Giappone vuole espandere la pro-pria base militare, aperta
nel 2011
KenYa
etIoPIa
tanZanIa
MadaGasCar
Dispiegamento di truppe al confine con la Somalia per aumen-tare
sorveglianza
Dichiarato lo stato de-mergenza per sei mesi
Comincia il trasloco degli uffici governativi da Dar es Salaam
alla capitale Dodoma
Siccit, appello dalla Fao per gli allarmanti livelli di
malnutrizione
I fatti del mese
Pag. 274321
sudafricaIl governo notifica allonu ritiro dalla Corte penale
internazionaleIl governo di Pretoria ha notificato ufficialmente
alle Nazioni Unite la decisione di ritirare la propria adesione
allo Statuto di Roma e quindi ritirarsi dalla Corte penale
internazionale (Cpi). I nostri doveri relativi alla risoluzione
pacifica dei conflitti erano troppe volte incompatibili con lw
strade seguite dalla Cpi, ha detto il ministro degli Affari esteri,
Maite Nkoama-Mashabane, specificando che luscita diventer effettiva
trascorso un anno dalla notifica al Segretario generale dellOnu.
Secondo diversi osservatori altri Paesi africani potrebbero fare lo
stesso.
niger e Guinearoma apre nuove ambasciate a niamey e ConakryIl
governo italiano ha approvato lapertura di due nuove ambasciate nel
continente africano, a Niamey in Niger e a Conakry in Guinea.
Se-condo la Farnesina, unambasciata a Niamey assicura allItalia un
rilevante vantaggio opera-tivo, alla luce delle dinamiche che
interessano il Sahel, con ripercussioni sotto il profilo della
sicurezza in Italia e in Europa, e del ruolo svol-to dal Niger per
la stabilit regionale. Lapertura di unambasciata a Conakry
conseguenza del rinnovato dinamismo della Guinea e delle
potenzialit di sviluppo della cooperazione.
repubblica democratica del Congorinviate ad aprile 2018 le
elezioni generali, critiche dallopposizioneLa decisione di
posticipare le elezioni generali, previste per questo dicembre,
stata appro-vata dalla Corte Costituzionale. A suggerire il rinvio
stata la Commissione elettorale nazionale indipendente (Ceni) per
consentire la revisione della lista degli aventi diritto al voto e
superare gli ostacoli logistici e finanziari esistenti. Aspre
critiche sono giunte dalloppo-sizione, secondo cui il rinvio
autorizza di fatto lattuale presidente Joseph Kabila a rimanere al
governo oltre il termine di quello che dovreb-be essere il suo
secondo e ultimo mandato.
MozambicoUna donna scelta alla guida del ministero
dellenergiaDopo la rimozione improvvisa di Pedro Con-ceio Couto
dallincarico di ministro delle Risorse minerarie e dellEnergia, il
presiden-te Nyusi ha nominato al suo posto Letcia Deusina da Silva
Klemens. Gi presidente del consiglio damministrazione della banca
Mil-lennium Bim e a capo dellAssociazione delle donne daffari e
delle imprenditrici del Mozam-bico (Femme),da Silva Klemens
ritenuta una stretta alleata dellex presidente Armando Guebuza e di
Alberto Chipande, membro del Comitato centrale del Frelimo.
26
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anno 4 numero 9 novembre 2016
Direttore responsabileMassimo Zaurrini
Direttore editorialeGianfranco Belgrano
Hanno collaborato: Cline Camoin, Ilenia Cassetta, Klaus Eisner,
Claudia Quadruccio, Maria Scaffidi, Ernesto Sii, Giuseppe Taibi,
Michele Vollaro
Progetto graficoAntonella Belgrano
PubblicitMaria [email protected]
EditoreInternationalia SrlRegistro degli Operatori di
Comunicazioneiscrizione del 26/04/2013numero 23474
Questa testata registrata al Tribunale di Roma (n. 232 del
28/12/2015)ISSN 2465-2490
Stampa: PressUp srl
Chiuso in redazioneil 25 ottobre 2016
...................................................
Per informazioniInternationalia Srlvia Val Senio 2500141
Romatel. +39.06.8860492tel. +39.06.92956629fax
[email protected]
una copia 15 euro
Sommario Pag. 1
Africa e Affari
Rivista mensile sul continente del futuro
Novembre 2016
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9 / n
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N 2
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2490
Approfondimenti e interviste verso la Conferenza sugli
investimenti di Tunisi
Egitto
La strategia Eniper le rinnovabili
Agricoltura
Il cacao del Ghanaalla scoperta di Modica
Intervista / Laura Frigenti
Una cooperazionestrutturata e vincente
#Tunisia2020Un Paese in marcia per diventare hub di sviluppo in
cinque anni
Focus / Nord Africa
In copertina, unelaborazione grafica dedicata al Focus di questo
numero
Africa inascoltatama non pi paziente
Dismettere i panni del subalterno. Sono accomunate da questo
concet-to due notizie che a ottobre hanno fatto molto discutere. La
prima il rapporto di Amnesty International che denuncia luso di
armi chimiche da parte del governo sudanese in Darfur. La seconda
che il Sudafrica ha avviato le procedure per uscire dalla Corte
penale internazionale (Cpi/Icc). Il rapporto di Amnesty ha fatto il
giro del mondo e ha conqui-stato le prime pagine di molti media
internazionali. Nessuna traccia per si trovata nei giorni
successivi della reazione del governo sudanese, che accusa Amnesty
di aver fatto il gioco dellunico gruppo ribelle ancora in attivit e
che continua a rifiutare i negoziati di pace, ma soprattutto della
indiretta smentita sui presunti fatti contenuti nel rapporto da
parte della Missione delle Nazioni Unite in Darfur (Unamid). Unamid
ha detto senza giri di parole che nessuno dei suoi 20.000 uomini
presenti sul posto stato contattato da Amnesty e che in nessuno dei
centri sanitari gestiti si presentato qualcuno con ferite causate
da armi chimiche. In attesa di capire e verificare ulterior-mente i
contenuti della denuncia di Amnesty, quello che appare chiaro che
nel racconto africano lOcciden-te decide di dare spazio solo a
quelle voci che confermano le proprie idee e, a volte, i propri
pregiudizi. Sulla stessa linea donda anche la scelta del Sudafrica
di avviare le procedure
per uscire dallo Statuto di Roma e lasciare la Cpi. Una scelta
che tradu-ce in fatti le critiche espresse nei mesi scorsi
dallUnione Africana e da qua-si tutti i Paesi del continente,
stanchi di veder giudicati solo casi africani e ormai convinti che
la Cpi non sia altro che uno strumento neocolonia-le per portare
avanti agende nascoste di Paesi ben pi potenti. Piegare i diritti
umani o la giustizia a logiche politiche, per, non un danno solo
per i Paesi africani (non pi dispo-nibili a essere visti come
subalterni e in cerca di una nuova dignit sugli scenari
internazionali) ma anche per tutti quelli che allimportanza dei
Di-ritti Umani o della Giustizia credono in maniera vera e
profonda.In questo concetto di voglia di emersione rientra in
maniera diversa la Tunisia, Paese a cui dedichiamo questo numero
della rivista. Alla fine di novembre Tunisi ospiter una grande
conferenza sugli investimenti, considerata un punto da cui
ripartire dopo la fine della transizione politi-ca e dopo gli
attentati che nel 2015 hanno messo in ginocchio lindustria
turistica. La Tunisia non ha pagato soltanto il costo diretto di
quegli attentati; ha pagato anche unatten-zione mediatica andata
spesso oltre linformazione. stata dipinta come un luogo da evitare,
quando in realt stata vittima di azioni cruente come Parigi e
Bruxelles in Europa. Ma nessuno, giustamente, ha mai scritto di
evitare Francia e Belgio.
[di Massimo Zaurrini e Gianfranco Belgrano]
InfoAfrica accanto alle Piccole e medie impreseAfrica e Affari
un mensile frutto del lavoro quotidiano portato avanti ormai da
anni dalla redazione di InfoAfrica, agenzia di stampa specializzata
in servizi di informazione economica e politica relativi allAfrica.
InfoAfrica stata oggetto di una grande rivoluzione che lha
trasformata di recente da strumento a disposizione di grandi
imprese e istituzioni a strumento con costi sostenibili anche per
piccole e medie imprese, ovvero il fulcro economico dellItalia.
Uno-perazione resa possibile da un complesso lavoro tecnico che
consente adesso di acquistare da una singola notizia allintero
notiziario. Un modo per rendere questo prodotto disponibile anche a
chi ha le spalle meno grosse ma che ha probabilmente interessi
molto specifici in Africa come le Pmi. Per conoscere le tariffe e
saperne di pi: www.infoafrica.it
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Sommario Pag. 5
Focus Focus A cinque anni dalla rivoluzione, tante sfide e molte
risposte da dare pag. 6 Focus Un governo giovane e un obiettivo:
avviare le riforme pag. 9 Focus Un nuovo codice sugli investimenti
apre le porte ai privati pag. 10 Focus Energia eolica e solare per
il futuro della Tunisia pag. 11 Focus Intervista / Yassine Brahim
pag. 12 Focus Tunisia 2020, ecco la road map pag. 14 Focus
Discriminazione positiva: questa la chiave di sviluppo pag. 15
Focus Turismo, una sofferenza che dura da tempo pag. 16 Focus La
storia della Germa-netti pag. 18 Focus Intervista / Raimondo de
Cardona pag. 20 Focus Morsettitalia, i pendolari del Mediterraneo
pag. 22
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Africa e Affari Pag. 6
A cinque anni dalla rivoluzionetante sfide e molte risposte da
dareSuperata la fase di transizione politica e i momenti pi bui di
insicurezza, Tunisisi mette in marcia per elaborare strategie che
facciano ripartire economia e mercatooccupazionale. Fondamentale
secondo molti il coinvolgimento del settore privato.
di Ernesto sii
tunisia / quadro economico
A cinque anni dalla rivoluzione, leconomia della Tunisia ancora
fragile. La crescita c ma non sembra sufficientemente forte per
riuscire a intaccare fenomeni quali la disoccupazione, la povert e
lineguaglian-za. Tuttavia molti segnali di speranza arri-vano
soprattutto dalla politica tunisina che appare realmente
determinata ad affronta-re in maniera congiunta le sfide che
atten-dono il Paese. Recentemente il presidente tunisino ha
convocato un governo di uni-t nazionale sostenuto da tutti i
principali partiti e dalla societ civile che ha portato alla fine
di agosto 2016 alla nascita di una compagine governativa di scopo
in cui tut-te le maggiori forze del Paese sono presen-ti. Una
risposta con cui la politica intende
dare un nuovo slancio alle riforme necessa-rie per rafforzare la
sicurezza, migliorare il clima degli affari e far ripartire la
crescita.
Recenti sviluppi economiciLeconomia tunisina ha mostrato un
signi-ficativo rallentamento nel 2015 a causa delleffetto combinato
di forti tensioni so-ciali e di alcuni gravi attentati
terroristici, che hanno messo in ginocchio a lungo lin-dustria del
turismo, fondamentale per il Pa-ese. La crescita ha segnato appena
lo 0,8% (contro il 2,3% del 2013 e 2014), facendo registrare dei
cali notevoli nel manifatturie-ro, nel minerario (petrolio, gas, e
industrie dei fosfati) e nel turismo. I dati del primo semestre
2016, tuttavia, indicano una certa
Avenue Habib Bourguiba, il cuore di Tunisi / InfoAfrica
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Focus Pag. 7
inversione di tendenza e un moderato mi-glioramento delle
condizioni economiche.Nei primi due trimestri del 2016, lecono-mia
tunisina cresciuta, rispettivamente, dell1 e dell1,4% su base
annua. Questa nuova tendenza riflette il miglioramento delle
prestazioni allinterno delle industrie manifatturiere e nei settori
diversi dal com-mercio, che hanno mostrato un incremento,
rispettivamente, del 2 e del 3,3% (su base annua) nel 1 semestre
2016.Tendenza opposta per agricoltura e pesca, e per le industrie
non manifatturiere che nei primi sei mesi dellanno hanno subito,
in-vece, una contrazione del 2,8 e dello 0,8%. Nel settore
turistico, gli arrivi di visitatori nel primo semestre del 2016
sono diminuiti del 25% rispetto allo stesso periodo dello scorso
anno. Va comunque ricordato che le difficolt nel settore turistico
sono comin-ciate allinizio del secondo trimestre 2015 (alla fine di
marzo 2015 si consum il grave attentato al museo del Bardo di
Tunisi) e che limpegno mostrato delle istituzioni nel rispondere
alle sfide sulla sicurezza interna sta gradualmente riportando la
Tunisia a prendere il posto che le spetta tra le mete turistiche
del Mediterraneo. Un segnale ine-quivocabile il ritorno, ai primi
di ottobre 2016, delle navi da crociera nel porto di Tunisi. La
nave da crociera tedesca Europa ha attraccato il 6 ottobre 2016 al
porto di La Goulette, il porto turistico di Tunisi, e le autorit
del settore tunisine hanno fatto sapere che a dicembre e a gennaio
sono at-tese altre 10 navi da crociera (vedi il box a
pagina 8). importante sottolineare infine che le importazioni di
macchinari e attrez-zature e di materie prime sono aumentate del
10%, come anche il fatto che i miglio-ramenti fatti registrare sul
fronte della sicu-rezza interna stanno favorendo e sostenen-do il
ritorno degli investimenti.Turismo e investimenti sono fondamentali
anche per far tornare a crescere le riserve di moneta pregiata, la
cui continua erosio-ne sta portando a un deprezzamento del dinaro
tunisino. Nel mese di giugno 2016, le riserve estere sono state
stimate in 6,5 miliardi di dollari, pari a 3,5 mesi di
im-portazioni.Il tasso di disoccupazione rimane elevato e fissato
ufficialmente al 15,4%. La mancan-za di un lavoro formale colpisce
in partico-lare le donne (22,6%), i laureati (31,2%)
e i giovani (31,8%). Linflazione invece contenuta (4%) grazie a
una politica mone-taria che rimane prudente.
PrevisioniMa se il quadro economico attuale risente ancora del
periodo negativo che la Tunisia sembra intenzionata a lasciarsi
alle spalle, le previsioni indicano una graduale ripre-sa nel
prossimo biennio. Secondo lultimo rapporto della Banca Mondiale,
lecono-mia locale crescer del 2% nel 2016 gui-data da un aumento
del consumo pubblico (10,1%), a sua volta trainato dallentrata in
vigore degli aumenti salariali per gli statali e dal ritorno alla
crescita degli investimenti (+4,5%).Nel medio termine, la crescita
economica dovrebbe innestare unaltra marcia e, sem-pre secondo le
prudenti stime della Banca Mondiale, leconomia tunisina conoscer
una crescita del 3 e 3,7%, rispettivamente, nel 2017 e 2018, in uno
scenario che unisce laccelerazione delle riforme strutturali, il
miglioramento della sicurezza a livello na-zionale e regionale (in
particolare un inizio di normalizzazione in Libia), una maggiore
stabilit sociale, e un moderato aumento della domanda
esterna.Migliora anche il tasso dinflazione, secon-do gli esperti
del Fondo monetario interna-zionale (Fmi), che prevedono un livello
del 3,7% nel 2016 e del 3,9% nel 2017, contro il 4,9% nel 2015. La
popolazione tunisina lamenta un aumento generale dei prezzi che
nella vita quotidiana pesa molto. Per alcuni generi di prima
necessit, tra cui beni ali-mentari, i prezzi sono triplicati negli
ultimi cinque anni.Anche il deficit di bilancio dovrebbe
miglio-rare rispetto al 2015 e raggiungere l8%, contro l8,9% nel
2015, mentre per il 2017 la previsione del 6,7%.Secondo le
prospettive diffuse a settembre
15,4%
2%
Il livello di disoc-cupazione. Lindice aumenta per donne e
laureati
Il tasso di crescita del pil per il 2016 secon-do le stime
elaborate dalla Banca Mondiale
Turismo, agricolturae manifatturierochiamati a spingere
Via di ingresso a Sidi Bou Said / InfoAfrica
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Africa e Affari Pag. 8
dalla Banca centrale di Tunisi, leconomia tunisina incamminata
verso un ritorno graduale ai livelli di crescita pre-2015. In base
alle proprie stime, la Banca centrale, escludendo il settore
agricolo, si aspetta una crescita del pil che potrebbe arrivare al
2,6% durante lanno in corso e al 3,4% nel prossimo anno, contro il
+0,3% del 2015.Il ritorno ai valori positivi di crescita mo-tivato
dallaumento della produttivit delle imprese esportatrici, in
particolare nel set-tore chimico, dei fosfati e dellenergia. Tutti
settori che, per motivi differenti, nel 2015 avevano subito un
arresto. Sempre secon-
do listituto di credito nazionale tunisino, il 2017 dovrebbe poi
sancire definitivamente linversione di tendenza sia nel settore
tu-ristico che in quello agricolo. Lagricoltura nel 2016 ha subito
le conseguenze di con-dizioni meteorologiche particolari legate al
fenomeno del Nino, che ha portato a una inconsueta scarsit di
piogge, ma certa-mente destinata a rimanere uno dei settori
fondamentali, soprattutto in termini di po-sti di lavoro.I
principali rischi per le prospettive eco-
nomiche della Tunisia, secondo la Banca Mondiale, restano legati
allalto livello di disoccupazione giovanile, ai possibili
disor-dini sociali e alla sicurezza, tanto interna quanto
regionale. Gli economisti interna-zionali ritengono che per
contrastare questi rischi sia fondamentale stimolare il settore
privato, ritenuto un partner imprescindibile per rilanciare il
Paese, la crescita e la crea-zione di occupazione.
Il 2017 dovrebbe sancire definitivamentelinversione di
tendenza
Dopo gli attentati del 2015, a La Gouletteritorna una prima nave
da crociera
La nave da crociera tedesca Europa ha attraccato lo scorso 6
ottobre a La Goulette, il porto turistico di Tunisi. Si tratta del
primo ritorno di unimbarcazione da crociera dallattentato al museo
nazionale del Bardo, gioiello della capitale tunisina. Europa una
nave di lusso che dopo lo scalo tunisino si diretta in Algeria,
Marocco e Spagna. Dei 310 passeggeri, 196 hanno deciso di scendere
a Cartagine, a Sidi Bou Said e al mercato della Medina di Tunisi.
Lo ha annunciato Mu-stapha Jabeur, il direttore generale del
terminal di crociera di La Goulette, aggiungendo che a dicembre e a
gennaio sono attese altre 10 navi da crociera. una buona notizia
per le agenzie di viaggio, per il settore turistico in generale e
per lartigianato del nostro Paese ha aggiunto il responsabile. Il
turismo tunisino afflitto da una grave crisi legata agli
atten-tati. Il 18 marzo 2015, il museo del Bardo fu preso dassalto
da terroristi che uccisero 22 persone.
La nuova Tunisia vista da Afef Jnifen
[Africa e Affari ha incontrato Afef Jnifen a Milano, in
occasio-ne del Roadshow (vedi pag. 14) di presentazione della
Confe-renza Tunisia 2020. Le abbiamo chiesto della nuova
Tunisia...]
Nella Tunisia del dopo 2011 si respira aria di libert, di
de-mocrazia e di cammino verso una nuova era, un cammino gi
cominciato. Chiunque ha pregi e difetti, noi abbiamo un bel Paese,
abbiamo ospitalit, abbiamo la gente che vuole lavo-rare, una
Costituzione che fa invidia a moltiSiamo cos vicini che a volte lo
dimentichiamo. Basterebbe leggere la storia e i tanti episodi di
incontro fra Italia e Tuni-sia: durante il fascismo moltissimi
italiani trovarono riparo in Tunisia, molti ebrei italiani di
Livorno vennero da noi, Gari-baldi stesso visse per diversi mesi in
Tunisia... C un legame che resta vivo anche nel nostro linguaggio.
Una marea di cose che ci legano, una sensibilit molto simile.
Conclusa la transizione politica, conta molto dare risposte
con-crete alla gente e alle esigenze della vita quotidiana,
partendo dal lavoro. Questo conta tantissimo per dare stabilit
sociale.A causa degli attentati abbiamo avuto una flessione nel
turi-smo, ma successa una cosa incredibile: sono arrivati
tantis-simi russi e algerini e tutto andato benissimo. Ora spero
che tornino presto anche gli italiani!.
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Focus Pag. 9
un governo giovane e tecnicocon un obiettivo: avviare le
riformeLo scorso agosto a Habib Essid subentrato il 41enne Youssef
Chahed che ha potutovarare un esecutivo sostenuto da un ampio
fronte parlamentare. Il neo primo ministroavr il compito di seguire
e implementare varie riforme, con un occhio alla sicurezza.
di maria scaffidi
tunisia / quadro politico
Avvicendamenti di governo, due parlamenti, grandi co-alizioni.
La Tunisia del dopo Ben Ali ha sperimentato tutto quello che prima
non aveva conosciuto. Resasi indipendente dalla Francia nel 1956,
fino al 2011 la Tunisia ha avuto due soli presidenti: Habib
Bourguiba, il padre dellindipendenza, e Zine al Abidine Ben Ali,
che esautor lo stesso Bourguiba nel 1987 con un gol-pe di velluto.
Negli ultimi due anni, la Tunisia si dotata di una nuo-va
Costituzione e Habib Essid stato il primo capo di governo a essere
nominato dopo lentrata in vigore di questa Carta fondamentale. In
precedenza, Ennahda, il partito islamista moderato che aveva vinto
le prime elezioni, aveva dovuto cedere lo scettro nella seconda
tornata elettorale a Nidaa Tounes, la formazione gui-data
dallattuale capo di Stato Beji Caid Essebsi. Ma proprio la necessit
di allargare lo spettro di sostegno necessario per far passare una
serie di riforme ha por-tato al voto di sfiducia nei confronti di
Essid e alla no-mina di un nuovo capo di governo. Cos dallo scorso
agosto la guida del Paese stata as-sunta da un giovane, il 41enne
Youssef Chahed, un fi-glio dellalta borghesia progressista tunisina
che non ha legami diretti con il vecchio governo di Ben Ali. Lo
stesso Essebsi daltra parte rappresenta il legame con il vecchio
Bourguiba (scomparso nel 2000) di cui era stato consigliere e pi
volte ministro. Un passaggio di timone ideale quello tra Essebsi e
Chahed, che consente un salto a pie pari degli ultimi 30 anni, ma
allo stesso tempo senza scossoni. Di scossoni la Tunisia non ne ha
bisogno. Paese da cui sono partiti migliaia di combattenti
jihadisti in dire-zione dei vari fronti caldi di questi anni, la
Tunisia ha subito la violenza degli attentati di matrice estremista
e ne ha sperimentato i contraccolpi economici. Gli at-tentati a
Tunisi e alla spiaggia di Sousse del 2015 han-no colpito
pesantemente unindustria che fino al 2010 dava lavoro a oltre
400.000 persone (la Tunisia conta 11 milioni di abitanti)
contribuendo al 7% del prodot-to interno loro e a circa il 20%
delle rimesse in valuta. La Tunisia deve recuperare il gap nel
settore turisti-co - importante soprattutto in termini
occupazionali - e deve avviare riforme in grado di attrarre i
capitali stranieri. Un amalgama la cui malta data dalla ne-
cessit di garantire sicurezza anche rispetto a quanto sta
avvenendo nella vicina Libia. Non sono pochi gli osservatori che
prospettano per la Tunisia un futuro da piattaforma logistica
quando servir avviare la ri-costruzione della Libia. Ma sul fronte
manifatturiero, sullo sviluppo ulteriore dellagricoltura e
sullenergia che a Tunisi si aspettano il vero valore aggiunto. La
conferenza sugli investimenti in programma a fine novembre di
questanno a Tunisi rappresenter quindi un giro di boa importante
insieme al nuovo codice de-gli investimenti approvato dal
Parlamento a settembre e in vigore dal 2017. Una legge pensata dal
governo precedente, ma approvata alla luce di una compagine di
governo adesso allargata. Lo scorso 26 agosto, infatti, il neo
primo ministro Chahed - il settimo capo di governo dalla caduta di
Ben Ali - ha potuto varare il suo governo grazie non soltanto ai
voti di Nidaa Tounes, ma anche di Ennah-da, dellUnione patriottica
libera, di Afek Tounes e del blocco Al Horra: in termini di voti,
Chahed ha cos rac-colto 167 preferenze, con cinque astensioni e 22
voti contrari (su 194 deputati presenti). Una maggioranza
qualificata per rimettere il Paese lungo la corsia dello
sviluppo.
Chahed (a sinistra) con il capo dello Stato Essebsi
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Africa e Affari Pag. 10
un nuovo codice sugli investimentiapre le porte agli investitori
privatiApprovato dal Parlamento lo scorso 17 settembre dopo mesi di
discussioni, il codiceprevede la creazione di un Consiglio
superiore per gli investimenti, semplificazioni,riduzione del
carico fiscale per i progetti infrastrutturali, una tassazione
unica al 15%.
di cline camoin
riforme
Il Parlamento tunisino ha adottato lo scor-so settembre il nuovo
codice sugli investi-menti, un documento voluto per aiutare a
rilanciare leconomia locale facilitando laccesso al mercato
tunisino agli investitori internazionali.LAssemblea dei
rappresentanti del popolo (il Parlamento di Tunisi) ha adottato il
testo sabato 17 settembre con 114 voti a favore, 14 astensioni e 4
contrari, a circa due mesi dalla grande conferenza internazionale
sugli investimenti convocata il 29 e 30 novembre.Le riforme
introdotte dal nuovo codice pre-vedono tra laltro la creazione di
un Con-siglio superiore per gli investimenti, una semplificazione
delle pratiche amministra-tive, una riduzione dei tempi per le
forma-lit, una riduzione delle tasse per i grandi progetti di
infrastrutture, una tassazione unica al 15% per tutte le aziende
installate in Tunisia ad eccezione del settore delle
te-lecomunicazioni, o ancora facilitazioni per
il trasferimento allestero del capitale delle aziende che vanno
a operare nel Paese. Agli investitori stranieri sar anche
consentito possedere beni immobiliari.Il mercato tunisino ha perso
attrattiva a partire dalla rivoluzione del 2011, seguita da un
periodo di instabilit politica e di vio-lenze, inclusi gravi
attentati attribuiti al ter-rorismo internazionale.Alcune parti del
codice rispondono alle ri-chieste dei creditori, in particolare il
Fondo monetario internazionale, in cambio del so-stegno al governo
di Tunisi per far ripartire la crescita economica.La stesura del
codice stata lunga e oggetto di molte controversie. Nato
inizialmente an-che prima della caduta del presidente Zine el
Abidine Ben Ali, il progetto di codice stato contestato da una
parte dellopposi-zione perch considerato eccessivamente liberale.
Il codice sugli investimenti entrer in vigore il 1 gennaio
2017.
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Focus Pag. 11
La sicurezzadeterminanteElisa Salazar, direttrice di Icea
Tunisi: cresce la fiducia dopo le tragedie del 2015
Ice
Speriamo che sia un testo che vada incon-tro alle aspettative:
questo lauspicio di Elisa Salazar, direttrice dellufficio tunisino
di Ice, lAgenzia per la promozione alleste-ro e
linternazionalizzazione delle imprese italiane, incontrata nel suo
ufficio di Tunisi lo scorso settempre. Lapprovazione del codice -
spiega Salazar - stata travagliata e molti interlocutori locali,
tra cui la no-stra camera di commercio italo-tunisina, si sono
attivati per cercare di fare pressio-ne per ottenere cambiamenti.
Se la Tunisia vuole proporsi come meta dinvestimenti deve avere una
normativa favorevole, men-tre quello che era venuto fuori
inizialmente non sembrava esattamente cos. In questo momento
secondo Salazar, al di l degli aspetti burocratici, per gli
investi-tori la remora maggiore la sicurezza. La Tunisia deve dare
la sensazione di essere un Paese sicuro. Il governo si attrezzato
per presidiare meglio il territorio, le forze di sicurezza si sono
mosse, hanno imposto provvedimenti che hanno consentito di agi-re
contro possibili atti di terrorismo o sem-plici atti di vandalismo.
In realt non molti imprenditori hanno abbandonato, la mag-gior
parte degli italiani ha deciso di rimane-re, e dopo un periodo di
relativa tranquilli-t la fiducia potr tornare pienamente. Secondo i
dati Ice, linterscambio della Tunisia prevalentemente realizzato
con i Paesi dellUnione Europea che nel 2015, in termini di
importazioni, hanno pesato per il 55,7% mentre nelle esportazioni
circa il 75%. Per Paese, linterscambio dominato dalla Francia con
una quota del 17,80% del totale delle importazioni tunisine,
seguita dallItalia con il 14,9% e, in terza posizione con l8,4%,
dalla Cina, che ha scavalcato la Germania, quarta con il 7,3% (ma
terza destinazione dellexport tunisino). Le esportazioni della
Tunisia verso lItalia sono state di 5093,6 milioni di dinari
tuni-sini (circa 2291,8 milioni di euro) con un saldo a favore
dellItalia pari a 817 milioni di dinari (circa 367,6 milioni di
euro).
Energia eolica e solareper il futuro della tunisia
Uno dei cinque pilastri del Piano Tunisia 2020 attinente alla
Green economy ovvero a uno sviluppo declinato in chiave
so-stenibile in tutte le sue componenti a partire da quelle
energe-tiche. Secondo uno studio elaborato da Laure Detoc, strategy
energy analyst di RES4Med - associazione che riunisce imprese,
istituti di ricerca e universit impegnate nella promozione delle
energie rinnovabili nei Paesi del Mediterraneo orientale e
meri-dionale ma che di recente ha lanciato anche un programma per
lAfrica subsahariana - la Tunisia ha grandi potenzialit per lo
sviluppo di eolico e solare, che se sviluppate possono consen-tire
al Paese di raggiungere gli obiettivi in tal senso posti per i
prossimi 15 anni. Nel 2013, la Tunisia aveva una capacit installata
di 243 MW di energia dalleolico e 66 MW dallidroelettrico. Ma la
com-binazione sole-vento che dovrebbe riservare le sorprese
migliori a fronte per di unespansione della rete nazionale, in
particola-re a partire dal 2020. Fino ad allora lattuale rete in
grado di assorbire nuovi progetti, ma fra cinque anni servir
espanderla ed anche per questo motivo che la Tunisia ha cominciato
a pensare a un nuovo cavo di connessione con lItalia.Per il
prossimo futuro - si legge nel documento di RES4Med che Africa e
Affari ha potuto leggere in anticipo e che sar presentato alla
Conferenza di Tunisi di fine novembre - la Steg (la Societ tunisina
dellelettricit e del gas) ha gi pianificato lo sviluppo di 300 MW
di energia eolica e di 60 MW di ener-gia solare. Tuttavia, la
Tunisia spera che i progetti finanziati da investitori stranieri
giochino un ruolo importante in questo particolare ambito. Proprio
per attrarre investimenti dallestero, il governo ha fi-nalizzato il
nuovo quadro legale allinterno del quale si muo-veranno gli
investitori. Lultimo gradino da superare riguarda lelaborazione di
una tariffa energetica per i progetti sulle fonti rinnovabili.
Lobiettivo fissato da tempo raggiungere con le rinnovabili una
quota del 30% della produzione energetica nazionale entro il
2030.
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Africa e Affari Pag. 12
La tunisia ripartir anche con lItaliaper una crescita
inclusivaAfrica e Affari ha incontrato lex ministro dello Sviluppo
economico, uno dei padri del codice sugli investimenti. Secondo
Brahim Italia e Tunisia hanno davanti grandi spazi di cooperazione
in pi settori, favoriti anche da vicinanza geografica e
culturale.
di Gianfranco belgrano
Intervista / Yassine brahim
La legge sugli investimenti appro-vata dal Parlamento stato uno
dei progetti su cui si impegnato lex ministro dello Sviluppo,
dellInvesti-mento e della Cooperazione interna-zionale Yassine
Brahim. Per capire fino in fondo questa nuova legge - ci dice a
margine della manifestazione Blue Sea Land ospitata di recente a
Mazara del Vallo - dobbiamo par-tire dalla situazione odierna di
par-tenza, con un codice di incentivi per gli investimenti del
1993, pertanto invecchiato, emendato a pi ripre-se, con 130 decreti
relativi... in altre parole diventato illeggibile. Da qui uno dei
primi obiettivi nella defini-zione di una nuova legge consisteva
nel semplificare e chiarire, tenendo conto soprattutto
dellevoluzione delleconomia tunisina nellultimo ventennio.
Presidente del partito Afek Tounes (di tendenza social liberale),
Brahim ha lasciato da agosto il suo incarico alla guida del
ministero, ma il suo partito comunque rimasto allin-terno della
coalizione che sostiene il governo di Youssef Chahed. Di fatto
considerato uno dei padri di questa legge che da gennaio regole-r
gli investimenti in Tunisia.
Presidente, in Tunisia il 40% degli investimenti ancora oggi
rappre-sentato dallo Stato o da aziende pubbliche vero e fino a
poco tempo fa - so-prattutto negli ultimi anni dellera Ben Ali - il
nostro Paese era anche sottoposto a una cleptocrazia al-quanto
chiusa in termini di concor-renza. Per cui, uno dei vettori
prin-
cipali di questa nuova legge di fa-cilitare laccesso al mercato,
incenti-vando la competizione tra operatori privati tunisini, ma
anche stranieri, in tutti i settori in cui la Tunisia aperta
allestero. Per questo motivo, abbiamo ridotto il numero dei
per-messi necessari per poter esercitare tale o talaltra attivit in
modo da consentire agli investimenti la mas-sima libert.Abbiamo
anche concesso diritti e adeguato le nostre leggi in termini di
norme anticoncorrenza, di leggi di apertura, di procedimenti
arbi-trali presso istanze internazionali per gli stranieri.Allo
stesso tempo nel campo del trasferimento tecnologico sono sta-te
massimizzate le possibilit per assumere stranieri da parte delle
imprese, in particolare a livello diri-genziale, al fine di
facilitare il trasfe-rimento delle tecnologie e spingere la Tunisia
verso un profilo di hub economico e non di uneconomia a basso costo
per gli investitori.Dopo quelli dellaccesso al mercato e dei
diritti e libert, il terzo pilastro della legge riguarda gli
incentivi e la gestione degli investimenti.Nella fattispecie, la
legge prevede unistanza che si impegner - io la chiamo unit di
guerra contro la burocrazia - a eliminare pi au-torizzazioni
possibili e nel caso di unautorizzazione obbligatoria, im-partire
un preciso tempo di risposta. Questistanza funger da garante per
gli investitori: se unamministra-zione non rilascia lautorizzazione
entro il limite previsto, lesito viene considerato positivo e il
richiedente
legittimato a inoltrarsi nella prassi successiva.
Altri obiettivi?Il secondo obiettivo associato agli incentivi -
come in Italia o in tutta Europa nelle regioni pi svantag-giate -
di incoraggiare gli investitori ad andare incontro alle regioni pi
arretrate. In Tunisia, 7 milioni degli 11 milioni di abitanti
vivono nelle zone costiere mentre le regioni pi svantaggiate sono
quelle occidentali e meridionali, cio quelle pi lon-tane dal mare.
Da un lato, lo Stato investe nello sviluppo delle infra-strutture,
dellelettricit, della logi-stica per collegare i porti con strade e
ferrovie migliori - anche perch le coste cominciano a risentire
dellim-patto ambientale - e attrae dallal-tro gli investimenti
nellentroterra e
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Focus Pag. 13
nel sud del Paese cos da generare lavoro direttamente in quelle
regio-ni perch lo sviluppo locale si riveli pi veloce di quello
delle zone co-stiere ma soprattutto si colmi un gap abissale. Altro
elemento fonda-mentale linnovazione. La Tunisia si inserisce nella
globalizzazione e la sua economia deve essere competiti-va. Alcune
industrie tunisine comin-ciano a dimostrarsi molto avanzate nel
campo tecnologico, farmaceuti-co, o anche biotecnologico. Voglia-mo
incoraggiare queste industrie e questi servizi. Le filiere
economiche saranno incentivate dalla nuova leg-ge. Se le risorse
naturali disponibili, sia la pietra che i prodotti agricoli a
seconda delle regioni, saranno svi-luppate in loco, lo Stato
interverr attraverso incentivi.Infine, la formazione: lo Stato sar
presente in materia di soft-skills, formazione dei dirigenti o
forma-zione dei giovani. Quali saranno i passi che concreta-mente
verranno attuati dal governo e i suoi tempi per rendere operativa
la legge?La legge stata votata il 17 settem-bre scorso. Siccome il
Parlamento
aveva impiegato troppo tempo per adottarla - era stata
sottoposta a ottobre del 2015 - avevamo gi preparato i decreti di
applicazione, i quali sono pronti. Tutta la proce-dura legale c e
il codice entrer in vigore in quanto legge a partire dal 1 gennaio.
Naturalmente, abbiamo inserito articoli di transizione affin-ch gli
individui che hanno investito ora possano avvalersi degli stessi
vantaggi. Dopo di ch, a partire dal 1 gennaio 2017, ogni
investimento verr effettuato ai sensi della nuova legge.Sta di
fatto che tutte le istanze di go-verno previste saranno
gradualmen-te istituite, dopo lassunzione del personale richiesto e
limpostazione dei diversi uffici nelle regioni. sta-to preparato un
piano triennale in modo da fornire la massima garan-zia agli
investitori.
In partenza, la legge sar avviata in modo pi o meno
centralizzato nei grandi distretti, poi si diffonder nelle 24
regioni della Tunisia.
LItalia attualmente il secondo partner commerciale della
Tunisia, dopo la Francia. Ci sono almeno 800 imprese italiane che
operano in Tunisia. Questa legge potr aprire strade nuove per una
presenza pi forte dellItalia?Questo lobiettivo ricercato. Cre-do
che lItalia possa fare molto di pi oggi con la Tunisia e viceversa.
Con la sua vicinanza geografica, lI-talia il secondo partner della
Tu-nisia. Inoltre, lItalia un Paese pi decentrato rispetto alla
Francia. La Tunisia era una colonia della Fran-cia, pertanto
naturale che essa sia ad oggi il primo partner, anche per inerzia
della storia. Ma con lItalia molto pi decentrata e la Tunisia
avviata in un processo di decentra-mento abbastanza forte, nasce
una vera opportunit per fare ancora di pi tra la Tunisia e
lItalia.Questa stessa prossimit si tradur-r sul piano economico, in
quanto il futuro in economia sono gli spazi comunitari,
lartigianato, la piccola industria, la specificit locale. Le
tendenze sono anche questo e non necessariamente le grandi
industrie o le grandi specialit. Con la tecnologia diventa facile
esportare la creativit locale global-mente e se esiste per di pi un
vero legame storico - ed esistono profon-di legami storici per
esempio tra la Sicilia e alcune regioni della Tunisia - il legame
economico pu farsi an-cora pi forte.
Quali possono essere secondo lei i settori nei quali lItalia pu
collabo-rare di pi con la Tunisia? Ci sono una moltitudine di
settori per lItalia. Sul piano agricolo, la Tunisia deve recuperare
il suo ri-tardo, c molto da fare. Anche se ambiamo
allautosufficienza ali-mentare, rientriamo pi nel campo di
unagricoltura sociale che di une-conomia. Invece la Sicilia ha
com-piuto molti progressi in campo agri-colo nellultimo ventennio.
Quando parlo di agricoltura, intendo la terra ma anche la gestione
di uffici, tutta la tecnologia intorno alla gestione delle risorse.
Certo la Tunisia pi sviluppata rispetto ad altri Paesi
africani, ma ha anche fatto passi in-dietro nel corso dello
scorso decen-nio a causa della mancanza di mezzi e innovazioni.Poi
il campo dellenergia non af-fatto da sottovalutare. Lagricoltura
italiana ha sviluppato processi di riutilizzo dei rifiuti, mentre
la Tuni-sia molto indietro, e anche in quel campo, con le
tecnologie e linno-vazione, ci sar una quantit di op-portunit di
investimenti in Tunisia, sia per le biomasse che per le energie
rinnovabili. Qui si assiste allo svi-luppo delleolico e del solare
mentre la Tunisia ha appena iniziato. Solo il 3% della nostra
energia proviene dalle rinnovabili. Con lobiettivo che ci siamo
posti di raggiungere il 12% entro il 2020 e il 30% entro il 2030,
le opportunit saranno tante per le imprese che sceglieranno di
impiantarsi in Tunisia.Poi c sia in Francia che in Italia tutto
quel che rientra nel campo dellartigianato, della specificit
lo-cale. LItalia conosciuta nel mon-do intero per questo aspetto ed
in questottica che diventa interessan-te la prossimit inter-citt e
inte-regione. Anche la Tunisia possiede uninfinit di specificit e
una parte di storia in comune. Ma seppur nu-merosi, i nostri
creatori non com-mercializzano bene i loro prodotti. Non
dimentichiamo poi lindustria: siamo un Paese con 11 milioni di
abitanti e con delle esigenze, cos come nellambito delle
esportazioni, e soprattutto nelle regioni dellen-troterra dove ci
sono delle zone of-fshore interamente defiscalizzate, in cui lo
Stato si fa carico di tante spe-se sia per il tessile che per i
prodotti farmaceutici e tecnologici. Le opportunit possono nascere
dai giovani. Bisogna ricordare che se let media in Italia di 44
anni, in Tunisia di 31 anni. Questa gioven-t rappresenta un forte
potenziale capace di rivelarsi produttivo anche per unarea pi vasta
del mercato tunisino in quei settori.Al di l di questo, nei settori
del tu-rismo e dei servizi, la Tunisia pu ormai avvalersi della
presenza e della competenza di catene interna-zionali che operano
nel Paese ormai da qualche tempo. Stiamo passando a un turismo di
lusso pi lucrativo, con un valore aggiunto maggiore. Infine c la
filiera marittima, tutto quel che gira intorno al mare.
Sul piano agricolosi deve recuperareun grosso ritardo
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Africa e Affari Pag. 14
tunisia 2020,ecco la road mapAppuntamento il 29 e 30 novembre a
Tunisi dove si terr una Conferenza internazionale sugli
investimenti legati ai grandi progetti.
piani di sviluppo
Un piano di sviluppo sociale ed economico inclusivo e
sostenibi-le, da costruire con il contributo della comunit
internazionale: questa la base di riferimento del Piano di sviluppo
2016-2020 che sar al centro di una Confe-renza internazionale in
program-ma a Tunisi il 29 e 30 novembre. Il piano, usando le parole
dei promotori delliniziativa - tra
cui linvestment banking Arjil & Associes, la tunisina Comete
En-gineering e la Africa Communication Events - intende migliorare
lattrattivit delleconomia tunisina e rafforzare il ruolo del
settore privato nella crescita economica del Paese. Scopi che il
governo tunisino si prefigge di raggiungere con una serie di
riforme strutturali (alcune gi avviate) e con una raccolta di 60
miliardi di dollari. Allinterno di questa cifra, 25 miliardi
saranno destinati a progetti di societ statali o a partecipazione
pubblica. Obiettivo finale quello di una crescita che proceda a un
ritmo del 4% allanno con la contemporanea creazione di 400 mila
posti di lavoro. Cinque sono i pilastri individuati per il piano gi
denominato Tu-nisia 2020: buon governo, riforma della pubblica
amministrazione e misure anticorruzione; transizione da un Paese
low-cost a un hub economico; sviluppo umano e inclusione sociale;
raggiungimento di ambizioni regionali; la green economy quale
pilastro dello svi-luppo sostenibile. Il piano prevede la
realizzazione di un centinaio di progetti che saranno per lo pi
indirizzati da un punto di vista finanziario attraverso
public-private partnership (Ppp).
Il roadshow a milanoPassati cinque anni (dalla caduta dellex
presidente Ben Ali, ndr) la Tunisia ha completato la sua
transizione politica. Non stato semplice ma oggi sentiamo il
profumo della libert ed bellissimo. Adesso per che la transizione
politica conclusa, dobbiamo avviare un parallelo processo economico
e il Paese pronto ad accogliere investimenti stranieri: davanti a
una platea composta essenzial-mente di imprese, lo scorso 20
ottobre a Milano, il nuovo ministro tunisino dello Sviluppo,
dellInvestimento e della Co-operazione Mohamed Fadhel Abdelkefi ha
portato il messaggio del suo Paese in casa di quello che il secondo
partner commerciale per un invito diretto alle imprese italiane a
partecipare alla Con-ferenza di fine novembre. Lappuntamento di
Milano, nella Sala Pirelli del Palazzo delle Stelline, non ha
deluso i rappresentanti tunisini che gi erano stati a Washington e
in altre ca-pitali europee per un roadshow che do-vrebbe poi
concludersi con unultima tappa in Medio Oriente. Soddisfazione
stata espressa dal ministro, dal presi-dente di Utica (la
Confindustria tunisi-na) Chakib Nouira, e da Mourad Fradi,
commissario generale della conferenza.Parlando in italiano - cos
come Nouira e il nuovo ambasciatore di Tunisi a Roma Moez Sinaoui -
Fradi ha sottolineato limportanza di avere pi imprese italia-ne in
Tunisia e ha criticato un approccio mediatico che costato molto al
suo Pa-ese in termini di immagine e a fronte di una realt diversa
da quella reale.Info sulla conferenza e sul Piano Tunisia 2020:
www.tunisia2020.com
Ambasciatore Sinaoui: C una percezione del mio Paese da
cambiareDa pochi giorni insediatosi nella rappresentanza
diplomatica di Tunisi a Roma, Moez Sinaoui pronuncia il suo primo
discorso pubblico da ambasciatore a Milano, in occasione del
Roadshow dedicato alla Confe-renza di novembre.Lo fa nella capitale
economica italiana e questo quanto meno simbolico di quello che
potrebbe essere il passo della Tunisia con lItalia nei prossimi
anni. La Tunisia chiede investimenti, vuole pi Italia bench lItalia
sia gi il secondo partner commerciale subito dopo la Francia.C una
percezione del mio Paese da cambiare - dice alla platea partendo da
un aneddoto - vogliamo far passare il messaggio di una Tunisia come
luogo sicuro e in movimento. Non stata una sfida facile, tuttavia
il mio Paese ha avuto la saggezza di scegliere la via della
concertazione. Purtroppo gli attentati del 2015 ci hanno
danneggiato, ma da allora sono stati fatti molti sforzi contro
terrorismo e reti criminali.La Tunisia - ha detto ancora
lambasciatore - oggi un modello politico-sociale per il Medio
Oriente e per lAfrica, stiamo lavorando perch diventi anche modello
di sviluppo economico. Per raggiungere questo obiettivo ci siamo
dotati di un nuovo codice per gli investimenti e in Parlamento in
discussione un pro-getto di legge sulleconomia.
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Focus Pag. 15
Discriminazione positiva,sar questa la chiave di sviluppoSecondo
lAgenzia per la promozione degli investimenti esteri, nei prossimi
10 anni le istituzioni tunisine concentreranno l80% degli
investimenti pubblici nelle regioni pi disagiate per abbassare il
divario esistente e trainare cos il mercato occupazionale.
di cline camoin
Fipa / beligh ben soltane
Basato su un approccio partecipativo, il nuovo piano di sviluppo
tunisino 2016-2020 mira a trovare soluzioni alle due principali
difficolt riscontrate dalla Tunisia da tanto tempo: la
disoccupazione, che colpisce il 15% della popolazione attiva, in
particolare i giovani diplo-mati e laureati, e il divario nello
sviluppo tra le diverse regioni della Tunisia.A spiegare nei
dettagli le componenti di questo piano di sviluppo stato Beligh Ben
Soltane, Direttore mar-keting internazionale della Fipa, lAgenzia
per la pro-mozione degli investimenti esteri, incontrato da Africa
e Affari presso la sede della Fipa nel moderno quartie-re del
Centro Urbano Nord della capitale, Tunisi. La base del piano il
concetto della discriminazio-ne positiva nei prossimi anni: circa
l80% delle risorse del bilancio dello Stato saranno dedicate alle
regioni pi svantaggiate spiega Ben Soltane, precisando che la
strategia articolata attorno a cinque assi principali. Il primo
consiste nellinstaurare la trasparenza nella gestione degli affari
pubblici e lottare contro la corru-zione, che costituiva un freno
allo sviluppo. In ognuna delle regioni svantaggiate sono stati
ascoltati i respon-sabili locali e sono stati individuati progetti
precisi. Dirigenti amministrativi, imprenditori, societ civile,
popolazione, la maratona delle trattative ha coinvolto tutti per
giungere a un consenso. Il secondo asse, spiega Ben Soltane,
consiste nel cam-biare limmagine e la percezione della Tunisia per
quan-to riguarda il suo modello di sviluppo. Vista dallester-no, la
Tunisia essenzialmente un Paese turistico, e negli ultimi tempi
anche descritto dai media come un Paese esportatore di terroristi.
Dobbiamo ribaltare questi schemi. Altra percezione da cambiare,
quella che vede la Tunisia come Paese in cui le imprese euro-pee
possono venire per sfruttare la manodopera, arric-chendosi sulle
spalle dei tunisini. Vogliamo migliorare la qualit nella catena di
produzione. La qualit tuni-sina - sottolinea lesponente della Fipa
- molto rico-nosciuta in Africa e godiamo di un capitale di
simpatia considerevole nella regione subsahariana. Il terzo asse
quello che aiuter le aziende tunisine a internazionalizzarsi:
sostenerle sul piano logistico, fi-nanziario, assicurativo,
amministrativo e condividere le esperienze positive, in tutti i
settori.
Il quarto riguarda laiuto alle regioni per concretizza-re le
ambizioni di sviluppo, cominciando da un inve-stimento pubblico.
Dobbiamo dare il massimo alle regioni pi svantaggiate, almeno per i
cinque o dieci prossimi anni sostiene ancora Ben Soltane. Il quinto
e ultimo asse quello che riguarda leconomia verde: lambiente
tunisino si sta degradando, stato trascurato, e per questo dobbiamo
fare molti sforzi e incoraggiare alcuni settori in questo
senso.
Beligh Ben Soltane / InfoAfrica
A Milano lufficio italiano della FipaFar conoscere meglio la
Tunisia e organizzare programmi di visita molto specifici per le
im-prese. Questo uno dei compiti pi significativi assunti
dallufficio di Milano della Fipa. Siamo a Milano dal 1991 - dice
Zied Lahbib, direttore della rappresentanza in Italia della Fipa -
e ogni anno portiamo una ventina di aziende italiane in Tunisia. I
settori che pi degli altri attraggono in questo momento le aziende
italiane sono la-groindustria, il tessile, il calzaturiero,
lautomoti-ve, laeronautica. La Fipa di Milano ha sede in via
Maurizio Gonzaga, 5: tel. 02.809297, e-mail
[email protected]
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Africa e Affari Pag. 16
una sofferenza che dura da troppoper resort turistici e hotel di
lussoPrima la rivoluzione e la fase di instabilit poi gli
attentati, hanno infertoun duro colpo allindustria dellospitalit.
Il direttore del Carthage Thalasso Resortesprime una posizione
comune a molti operatori ma crede in una prossima ripresa.
di cline camoin
turismo
Albelwahib Khechini il direttore com-merciale del Carthage
Thalasso Resort, uno dei pi lussuosi alberghi della costa di
Cartagine-La Marsa, a due passi da Tunisi. Costruito su 2000 m2,
lhotel dispone di 236 camere, di un centro di talassoterapia - il
Maya Thalasso - e di 12 sale congres-suali, motivo per cui molto
apprezzato dalla clientela daffari.Nel corso di una visita del
complesso a 5 stelle, Khechini risponde ad alcune do-mande sulle
difficolt riscontrate dal set-tore alberghiero e turistico in
generale, gi motore delleconomia, insieme allagricol-tura, e
primaria fonte occupazionale.
Direttore, come stanno andando le attivit al Carthage Thalasso
Resort?Negli ultimi cinque anni il settore del turi-smo ha
registrato un calo importante legato soprattutto al mercato
europeo. Abbiamo perso molti visitatori a causa degli attentati di
Sousse e del museo del Bardo. Ma a par-te gli attentati, ci ha
danneggiato molto la copertura mediatica che stata fatta degli
eventi. Abbiamo sofferto tanto, non solo per la drammaticit di
quanto avvenuto, ma anche per la maniera con cui queste vi-cende
sono state enfatizzate a oltranza dai media. Purtroppo il messaggio
che arriva al grande pubblico non quello dei turisti che
Unimmagine del Carthage Thalasso Resort / InfoAfrica
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soggiornano qui e si trovano bene allinter-no delle nostre
strutture, ma quello della violenza e del rischio attentati. Riceve
visitatori italiani? Ed europei?Gli italiani sono totalmente
assenti, ma ci auguriamo, con i progressi in atto dal pun-to di
vista della sicurezza, di riallacciare i rapporti con i tour
operator italiani, fran-cesi, inglesi. La Tunisia molto vicina e la
porta aperta per i turisti italiani, la sicu-rezza c e possono
venire a visitare e a in-vestire senza problemi.Le nostre autorit
hanno un ruolo impor-tante da giocare in questa partita, dobbia-mo
essere in grado di dimostrare allUnione Europea e alle ambasciate
presenti qui sul posto, che le condizioni sono di nuovo buo-ne per
il ritorno dei turisti.
Una stagione salvata dai russi e dalla vicina AlgeriaAlgerini e
russi hanno salvato a sorpresa la stagione turistica della Tunisia
con una presenza massiccia che ha reso meno pesanti le assenze di
italiani e francesi. Se-condo dati forniti dal ministero delle
Finanze, alla fine del mese di agosto di questan-no le entrate del
settore turistico sono ammontate a 1,594 miliardi di dinari, in
calo di 216 milioni rispetto al 2015 e di 712,4 milioni rispetto al
2014. Ad abbassarsi stato anche il dato sulla media delle notti
trascorse in hotel dai turisti (-16,5%) e il numero degli ingressi
(-1,6%)Nonostante il calo, la situazione sarebbe stata peggiore se
mezzo milione di russi (rispetto ai 46 mila dellanno precedente)
non avesse deciso di scegliere la Tunisia come meta delle proprie
vacanze e se il numero delle presenze algerine non fosse salito del
35%. In calo invece le presenze dai pi tradizionali mercati
europei: note-vole quello registrato per lInghilterra (-92,3%),
significativo quello di italiani (-21,4%), tedeschi (-52,6%) e
francesi (-23,8%). Per il prossimo anno le stime correnti
suggeriscono che la situazione dovrebbe mi-gliorare anche grazie a
un incremento nellafflusso dei tunisini residenti allestero.
Lestate del 2016, fortunatamente, ha visto nuovi arrivi, una
grande mano, infatti, ci stata data dal turismo algerino che in
qual-che modo ha salvato la situazione. Cosa sta facendo il governo
per sostenervi?Il governo presente e cerca di garantir-ci sicurezza
e stabilit. Siamo un albergo daffari, che riceve molti eventi,
molti or-ganizzati da ong internazionali. Oggi stesso abbiamo un
congresso organizzato dalle Nazioni Unite (il 21 settembre 2016,
ndr), e questo un buon segnale, a testimonianza che la sicurezza
presente.Dallo scorso maggio comunque abbiamo notato un netto
miglioramento: se il 2016 si concluder senza particolari problemi,
il 2017 dovrebbe essere lanno della ripresa per il comparto
turistico.
Sidi Bou Said, vicino Tunisi / InfoAfrica
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Africa e Affari Pag. 18
La storia della Germanetti Transport Internatio-nal comincia nel
1927 a Bra con il trasporto di due merci essenziali per le aziende
e la gente del tempo, il carbone e il sale. Dopo il consolida-mento
in Piemonte e in Italia, i primi mezzi della ditta a conduzione
familiare sbarcano sulle coste nordafricane nel 1930, dando inizio
alle attivit oltre confine.Circa quindici anni fa, la Germanetti
decide di investire in maniera massiccia in Tunisia, operando una
svolta che ha portato lazienda a diventare leader sul posto nel
proprio settore e a fare della Tunisia la propria prin-cipale base
allestero.La Tunisia un trampolino di lancio per qualsiasi azienda.
Le porte sono ancora aperte per della sana competizione, della sana
concorrenza dice un convin-to Francesco Germanetti, che Africa e
Affari incontra negli uffici della Germanetti Tunisie Srl. La
filiale locale del gruppo, di cui Germanetti amministratore unico,
ha a disposizione unarea di 15.000 m2 di superficie nella zona
industriale di Rades, il porto commerciale di Tunisi, vicino al
ponte che collega la zona nord della Tunisia alle principali
autostrade verso il sud. La scelta di investire in Tunisia stata
determinata da fattori significativi per qualsiasi azienda
desiderosa di tentare lesperienza dellinternazionalizzazione:
ser-vita benissimo rispetto ad altri Paesi del bacino Me-diterraneo
- spiega Germanetti - e con la svalutazione del dinaro tunisino il
peso della manodopera, peraltro qualificata ed efficiente, molto
interessante. Fatti due conti, non so quanto sia conveniente
delocalizzare in Bangladesh o in Cina o in India Prendendo
lesem-pio della moda, qui si pu trovare la rapidit di cui il
settore ha bisogno. La merce che si carica il venerd, si spedisce
il sabato e il luned siamo in consegna su tutta la Tunisia. anche
molto interessante per le aziende esportatrici la possibilit di
lavorare sotto dogana.A chi teme che linvestimento in Tunisia sia
rischioso a causa dei problemi di sicurezza verificatisi nel
passato recente, Germanetti risponde raccontando la propria
esperienza: Soprattutto uno stato il problema che abbiamo avuto con
la rivoluzione, il 14 gennaio del 2011: quel giorno, che ha segnato
la caduta del gover-no di Ben Ali, stata attaccata la zona
industriale, ed essendo la prima azienda che si trovava sulla
strada, i nostri magazzini sono stati attaccati per primi. I pi
di cline camoin
facinorosi - ricorda il dirigente - hanno rubato molte cose, tra
cui i computer ma non sono stati toccati n server n centralino:
Volevano incendiare tutto, cera-no migliaia di persone qui
allinterno. Ma finito quello, finito tutto. In pochi giorni ci
siamo rimessi allopera, lavorando nel cortile. Siamo stati
attaccati il venerd e il marted siamo ripartiti con 40 export. Ci
siamo rim-boccati le maniche, grazie a tutto il personale e
abbia-mo ripreso le attivit. Tra la concorrenza qualcuno ci dava gi
in ginocchio, ma questo ci ha dato una grande forza per fare in
fretta ed essere pi competitivi. Quanto al popolo tunisino, non ha
nulla a che vede-re con gli attentati subiti, anzi li condanna
fortemente, essendo lontani anni luce dalla voglia di crescere, di
andare avanti, di cercare di crearsi una collocazione, un futuro
nel Mediterraneo sostiene ancora Francesco Germanetti. Dopo la
cacciata del precedente regime nata la democrazia, lasciando spazio
inizialmente a un periodo di lassismo e di eccessiva libert. Poi
hanno tirato il freno a mano, hanno chiuso determinate por-te
aperte e sono andati avanti. Ora c sicurezza, sono presenti molti
poliziotti per vigilare e fare in modo che tutto funzioni osserva
lamministratore.Con circa 400 dipendenti complessivi, tra lItalia e
le sedi allestero, la Germanetti fa parte delle 800 aziende
italiane stabilmente impiantate in Tunisia. Il prossimo obiettivo
la ripresa delle operazioni anche con la Li-bia, fino a sei mesi fa
servita proprio attraverso la sede tunisina.
Francesco Germanetti / InfoAfrica
Dal piemonte alle coste nordafricane,una storia cominciata 90
anni faI primi mezzi della Germanetti Transport International sono
sbarcati in Nord Africanel 1930: oggi lazienda italiana leader nel
proprio settore e gestisce unareadi 15mila m2 nella zona
industriale di Rades, il porto commerciale della capitale.
storie / Germanetti
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Sommario Pag. 19
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Africa e Affari Pag. 20
La Tunisia vista dalla residenza dellAmbasciatore italiano,
Rai-mondo de Cardona, un Paese che sta stringendo i denti per
risol-levarsi, ma anche un Paese che resta un importante partner
com-merciale dellItalia e con il quale il governo di Roma si sta
impegnan-do a collaborare in questa fase di sviluppo e di
transizione.
Ambasciatore, qual lo stato attua-le delle relazioni bilaterali
tra lItalia e la Tunisia?LItalia il secondo partner com-merciale e
direi in generale il secon-do partner della Tunisia. Guardan-do ai
dati numerici, noi abbiamo un interscambio di circa 5 miliardi e
mezzo lanno, cio il 16% dellin-
terscambio tunisino; la Francia al 22% e la Germania all11%
circa. La nostra collocazione nel grande panorama della partnership
com-merciale costituita dallUnione Eu-ropea - con lUe si forma l80%
dellinterscambio tunisino - figura stabilmente al secondo posto,
anche per quanto riguarda gli investimen-ti. Sono presenti societ e
aziende con impianti produttivi, con unat-tivit ampia e articolata
in molti settori, a partire dal manifatturiero, poich la Tunisia
tradizionalmente una base manifatturiera.
Il collocamento dellItalia variato negli ultimi cinque anni,
dalla rivo-luzione del 2011 fino ai vari atten-tati terroristici
subiti dalla Tunisia?
Relativizzando e mettendoci a con-fronto con gli altri partner
concor-renti, direi di no. In senso assoluto invece direi di s,
perch le attivit commerciali ed economiche si sono senza dubbio
contratte subito dopo la caduta del regime di Ben Ali. La
transizione ha comportato inevita-bilmente una difficolt nel far
girare la macchina amministrativa e quin-di leconomia in generale
del Paese.Se parliamo di investitori italiani, questi sono rimasti.
I numeri delle presenze stabili in Tunisia sono pi o meno gli
stessi di cinque anni fa. Calcoliamo circa 800 societ a ca-pitale
italiano, di cui alcune con im-pianti produttivi, altre sono societ
di servizi. Si stima che tra 50.000 e 60.000 tunisini lavorino per
queste societ, che danno pertanto un con-tributo importante
alloccupazione. Certamente, fino alla transizione il Paese cresceva
tra il 4 e il 6% lan-no, dopo la transizione per vari mo-tivi, tra
cui gli attacchi terroristici che hanno provocato il crollo del
turismo, leconomia molto rallen-tata. Non entrata in recessione nel
2015 solo grazie al grande contri-buto dellagricoltura, che andata
molto bene. Ora ci troviamo davan-ti a uneconomia in affanno, il
go-verno del neo primo ministro Yous-sef Chahed ha messo in cima
alle priorit il rilancio delleconomia e noi siamo al fianco della
Tunisia in questa importante sfida.
Come si sta preparando lItalia alla grande Conferenza sugli
investi-menti che si terr il 29 e 30 novem-bre 2016 a Tunisi?
siamo al fianco della tunisia in questa fase della sua
storiaLambasciatore italiano a Tunisi ricorda le difficolt
attraversate dal Paese e sottolinealimpegno dellItalia e il
contributo del governo di Roma in termini economicie di sostegno
politico. Per gli imprenditori un messaggio: da qui la Libia pi
vicina.
di cline camoin
Intervista / raimondo de cardona
Raimondo de Cardona, nella foto al centro
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Focus Pag. 21
Siamo al fianco della Tunisia in que-sta operazione. Il
sottosegretario di Stato Vincenzo Amendola stato qui il 5 e 6
settembre, ed stato il pri-mo rappresentante di governo stra-niero
a far visita al nuovo governo Chahed. Ha assicurato il forte
im-pegno dellItalia a sostenere la con-ferenza. Ci proponiamo da un
lato di reperire risorse supplementari da destinare alla Tunisia -
abbiamo gi un pacchetto di cooperazione su-periore ai 300 milioni
di euro, ma vorremmo incrementarlo - e dallal-tro di stimolare il
comparto privato nazionale affinch grandi aziende
interessate allinternazionalizzazio-ne siano pronte a venire e a
parte-cipare alla conferenza di novembre. I tunisini auspicano di
coinvolgere 1200-1400 aziende straniere. Sono numeri ambiziosi e
noi siamo pronti a fare la nostra parte per dare un contributo
importante.
Pensando agli imprenditori italiani, cosa offre la Tunisia
rispetto ad altri mercati?Consiglierei agli imprenditori di ve-nire
qui in Tunisia e dedicare il tem-po necessario a un
approfondimen-to vero. La Tunisia viene presentata dai media
internazionali e non solo italiani come un Paese problemati-co per
via delle vicende attraversate, soprattutto lanno scorso. La logica
contemporanea dei media fa s che levento clamoroso occupi pi
spa-zio di tutto il resto. La Tunisia molto vicina, a unora da
Roma, unora e mezza da Mila-no, ben collegata. opportuno poi
analizzare a fondo i nuovi provvedi-menti normativi, che sono
estrema-mente favorevoli agli investimenti esteri, e prendere
contatto con gli uffici istituzionali, con il cosiddetto Sistema
Italia, che qui in grado di fornire tutte le informazioni
neces-sarie. Il governo Chahed ha iniziato il proprio mandato con
una politica dinamica, mirata allintroduzione di riforme incisive,
che, ne sono con-vinto, agevoleranno pi che in pas-sato le aziende
straniere.
I tunisini vedono di buon occhio una maggiore presenza di
investi-menti stranieri?Il governo Chahed sta dando pro-va di
grande coraggio in questo senso. consapevole della necessi-t di
aprire la Tunisia alle aziende straniere. La protezione di
interessi di parte, localizzati, non pu essere una strategia
vincente nel lungo ter-mine. Se ne rendono conto, il Paese in
difficolt, le tensioni sociali sono in aumento, tutto questo
rischia di produrre una situazione ingestibile. Linvestimento
straniero deve essere riproposto in una chiave ancora pi favorevole
che in passato.
Quali sono i settori in cui il Made in Italy trova pi spazio?Il
settore manifatturiero uno dei pi significativi, ricordiamo per
esempio che la Benetton ha in Tuni-sia la sua principale base di
produ-zione. Ma i settori interessanti sono un po tutti: le
costruzioni, lagricol-tura, il commercio, lenergia.La Tunisia poi
unimportante
porta daccesso verso altri mercati nordafricani. Se i prossimi
sviluppi in Libia lo consentiranno, si potr avere accesso al
mercato libico, che promette molto bene per lavvenire. Le grandi
commesse che si vanno profilando in Libia potrebbero in-dubbiamente
essere favorite da una triangolazione con la Tunisia.
C spazio sia per le Pmi che per le grandi imprese?La Tunisia
rappresenta una base produttiva molto interessante, ha una
prevalenza di piccole e medie imprese nazionali, per una serie di
caratteristiche, tra cui la legge sulle societ offshore e per certi
versi la vicinanza, e quindi la facilit di con-tatto, con lItalia.
C ovviamente spazio anche per le grandi aziende, come nel caso di
Eni, presente qui da oltre 60 anni e in fase di espan-sione verso
il sud del Paese. Todini, Ansaldo e Colacem sono altri nomi di
grandi aziende italiane stabilmen-te presenti qui in Tunisia.
Cosa direbbe per rassicurare chi si fa condizionare un po troppo
dai media nei confronti della Tunisia e per questo motivo rinuncia
magari a venire? un Paese estremamente tranquil-lo, in cui
purtroppo in due occasioni nel 2015 ci siamo svegliati
improv-visamente accorgendoci che i turisti erano sotto attacco.
stato un trau-ma per tutti noi che abbiamo vis-suto quelle giornate
drammatiche ed stato un trauma per i tunisini, caratterialmente
miti e accoglienti. Chiunque viene qui se ne accorge subito, non un
Paese in cui si av-vertono tensioni, un Paese con una societ
serena. Trovarsi trascinati nel dramma del terrorismo un fatto
traumatizzan-te. Ma non lo si avverte certo nel-la vita quotidiana.
Oggi si avverte piuttosto una maggiore consape-volezza
dellimportanza di battere questo fenomeno, tradottasi anche
nellimpegno delle forze di sicurezza che nellultimo anno hanno
ottenu-to considerevoli risultati.
Le imprese italianedanno lavoro a 60 mila persone
Paese tranquillopurtroppo colpitoin due occasioni
A Gammarth lItalia delleconomia del mareSi svolta con un grande
successo di pubblico e sod-disfazione degli operatori in-tervenuti
la prima edizione dello Yacht Med Festival Blue Tunisia Lazio
International, te-nutosi tra il 12 e il 17 ottobre scorsi nella
Marina del porto di Gammarth, in Tunisia.A darne notizia la Regione
Lazio, ricordando che la mani-festazione nata su iniziativa del
sistema produttivo laziale, nellambito delle politiche di
in-ternazionalizzazione adottate dalla stessa Regione e attuate da
Lazio Innova.Alla manifestazione erano presenti le principali realt
tunisine e italiane legate alle-conomia del mare: Utap, Api, Cepex,
Apia, Fipa, Utica, mi-nistero tunisino del Commer-cio, dei
Trasporti e degli Affari locali, Camera di Commercio
tunisino-italiana, Camera di commercio di Latina. Oltre 100 gli
espositori, 40 gli stand per le aziende laziali, centinaia gli
incontri b2b e istituzionali.
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Africa e Affari Pag. 22
morsettitalia,10 anni in tunisia:pendolari del mediterraneo
Morsettitalia nasce nel cuore di Milano, come societ
specializzata nella distribuzione di morsetti elettrici.Fondata nel
1972, dopo circa 10 anni, forte dellesperienza maturata, sviluppa
una sua propria gamma di dispositivi di connessione, morsetti
appunto, per quadri elettrici, com-ponenti non molto appariscenti
ma non per questo poco importanti, atti a collegare tra loro 2 o pi
fili elettrici. Trascorrono pi o meno 20 anni di crescita e
affermazione sul mercato italiano quando, al giro di boa del
millennio, MORSETTITALIA inizia un lento ma continuo processo di
trasformazione sia organizzativa che commerciale.Avevamo intuito
che la globalizzazione in atto ci spingeva a guardare oltre gli
italici confini: la sfida commerciale era ed planetaria. La parola
dordine: INTERNAZIONA-LIZZAZIONE.Si apriva cos per noi in quegli
anni il primo sbocco internazionale negli USA, mercato non facile
ma ghiotto di Made in Italy. E gli Stati Uniti sono ancora oggi il
nostro pi impor-tante mercato di riferimento.Ma la competizione in
atto, soprattutto con le tradizionali multinazionali tedesche e/o
con le new entry cinesi e turche, ci obbligava a ripensare anche il
processo produttivo.Proprio loccasione di un confronto con un
grosso concorrente cinese (confronto risolto a cena...in perfetto
stile italiano) ci dava lo spunto per ridefinire le nostre
strategie e ripen-sare il nostro lavoro.Ristrutturata lazienda in
outsourcing, abbiamo puntato sempre pi a custodire e far cre-scere
il nostro know-how, potenziando la parte tecnica, puntando ad
innovare e imparare, a mettere a frutto poi nuove idee e
conoscenze, competenze e abilit, fino a depositare numerosi
brevetti.Delocalizzare parte del processo produttivo stato il passo
successivo, logica conseguen-za per poter competere con una
concorrenza che gi aveva spostato le produzioni fuori dallEuropa e
comunque poteva e pu vantarsi di mirate politiche industriali
nazionali tali da mettere a chiunque il turbo!La Tunisia nel 2006
stata cos per noi, oltre che casuale opportunit, obiettivo
strategico.Morsettitalia nel Mediterraneo diventa cos MIMED (MI nel
Mediterraneo), ma anche, letto dalla sponda opposta, Montage
Industriels Mditerranens.Di quei primi anni nel Maghreb vorremmo
ricordare soprattutto laffascinante scoperta del popolo tunisino
sia dal punto di vista lavorativo che umano e gli emozionanti
viaggi aerei mensili in compagnia di occasionali compagni di
viaggio, imprenditori e manager italiani, coi quali condividere
fatiche, successi, esperienze e sogni! E ancora, la
ristruttura-Pu
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Focus Pag. 23
zione dellimmobile, lorganizzazione del processo di
lavora-zione, lelemento femminile. Tutto con uno sguardo
partico-lare alle risorse umane: uomini e donne tunisini senza i
quali non ci sarebbe stata, come di consueto, nessuna impresa!E
poi, per una prossimit umana che ha radici molto lontane nel tempo
e che unisce le genti nel Mediterraneo, lincontro di due culture ma
di una sola umanit: siamo tutti pesci dello stesso mare.Ma ecco
alcuni dati curiosi ma interessanti sul Mediter-raneo, per
sottolineare la vicinanza tra le due sponde, cos come noi abbiamo
imparato ad osservarle e a viverle, da entrambi i punti di vista:
vicinanza logistica, culturale e stra-tegica: 167 km di mare che
non dividono- Sul Mediterraneo viaggiano ogni giorno 2 mila
traghetti, 2 mila navi commerciali e 1.500 cargo.- Ogni anno sul
Mediterraneo passano 10 milioni di croceri-sti e vengono
movimentati 20 milioni di container.- In superficie lacqua del
Mediterraneo si rinnova ogni 80 anni, ma ne occorrono 7 mila per un
ricambio completo.La Tunisia oggi ovviamente cambiata, soprattutto
dopo la rivoluzione dei Gelsomini o Primavera Araba, durante la
quale non abbiamo comunque sofferto particolari problemi. Anzi
siamo stati tra quelle molte realt dove i tunisini stessi hanno
presidiato i posti di lavoro per tutelarli e difenderli.Tunisia
oggi un paese di circa 11 milioni di abitanti, con moltissimi
giovani ormai anche scolasticamente preparati, alle prese con un
faticoso processo di democratizzazione che accompagna quello non
meno impegnativo di sviluppo eco-nomico. Ma la Tunisia ci sta
riuscendo e ci riuscir grazie innanzitutto al suo popolo e, perch
no, allaiuto della co-munit internazionale.Freedom House, secondo
il suo rapporto Freedom in the World 2015, classifica la Tunisia
come uno stato politi-camente libero, unico caso nel mondo arabo!
Nel 2015 il Quartetto per il dialogo nazionale tunisino ha ricevuto
il premio Nobel per la pace per essere riuscito a trovare un
accordo tra i partiti d'opposizione e per aver redatto una
costituzione dal carattere democratico, prima costituzione che
sancisce la libert di culto e la libert della donna nel mondo
arabo.E Morsettitalia oggi?Ci piace definire Morsettitalia come una
piccola multinazio-nale mignon, con un fatturato export nel 2015
pari al 75% e un aumento delloccupazione in Italia di circa il
20%.Una multinazionale tascabile dalle profonde radici Made in
Italy, con una storia e uneredit culturale tipicamente ita-liane,
che, grazie anche alla sua componente tunisina, pu competere su
tutti i mercati proponendo prodotti di qualit, con una gamma
composta oggi da 4 famiglie di prodotti, con molte soluzioni
innovative.Morsettitalia quindi come realt oggi con una forte
voca-zione allinnovazione e allinternazionalizzazione, ma anche a
conservare le proprie radici tipicamente italiane di eccellenza,
qualit e, perch no, bel-lezza, cercando di essere portatrice non
solo di Made in Italy ma anche e soprattutto di Brand Italia.
MORSETTITALIA SPAVia F. Santi 13/1 - 20037 - Paderno Dugnano
(MILANO)[email protected].
02 9919911Fax 02 91082022
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Africa e Affari Pag. 24 Africa e Affari Pag. 24
missione ad Addis Abeba per lAicscon attenzione
allagricoltura
La direttrice dellAgenzia italiana per la cooperazione ha preso
parte al primo Forum internazionale sugli investimenti
nellagroindustria organizzato da Unido. stataloccasione per fare il
punto sui progetti condotti dallItalia e sui parchi
industriali.
di michele Vollaro
cooperazione
stata la prima visita a una sede estera, quella che nella prima
settimana di ottobre ha portato la direttrice dellAgenzia italia-na
per la cooperazione allo sviluppo (Aics) Laura Frigenti ad Addis
Abeba. Due giorni intensi, occasione non soltanto per parte-
cipare al primo Forum internazionale sugli investimenti
nellagro-industria promosso dallOrganizzazione delle Nazioni Unite
per lo sviluppo industriale (Unido), ma an-che per incontrare i
principali attori dello sviluppo in Etiopia e visitare alcuni
proget-
EquILIbrI
Lintervento di Laura Frigenti ad Addis Abeba
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Equilibri Pag. 25
ti sviluppati con fondi della stessa Agenzia. La visita, dopo
con un saluto a tutto lo staff dellufficio di Addis Abeba,
cominciata con un incontro con il viceministro etiopico delle
Finanze e della Cooperazione econo-mica, Ahmed Shide, che ha
espresso forte apprezzamento per il sostegno dellItalia ai piani di
sviluppo nazionali, ed proseguita al complesso della Commissione
economi-ca delle Nazioni Unite per lAfrica (Une-ca) con il Gruppo
dei donatori presenti in Etiopia, composto da 29 Paesi riuniti per
assicurare un coordinamento efficiente in tutti i settori dello
sviluppo e una copertura capillare delle necessit della
popolazione.Frigenti intervenuta alla sessione di aper-tura del
Forum sugli investimenti ponendo laccento sullimportanza di
contribuire nel settore dellagricoltura, per il potenziamen-to e la
modernizzazione delle necessarie in-frastrutture e per lo sviluppo
della catena di creazione del valore.Negli ultimi tre anni in
collaborazione con Unido e Fao - ha detto la direttrice dellAics -
abbiamo sostenuto il ministero dellIndu-stria etiopico nella
realizzazione dei primi
quattro parchi agroindustriali nel Paese e in particolare il
parco agroindustriale nella regione di Oromia. Questi quattro
parchi integrati attireranno investimenti per 700 milioni di
dollari nei prossimi cinque anni: nostra intenzione contribuire
alla prepa-razione delle necessarie infrastrutture e allo sviluppo
della catena di creazione del valo-re nel settore dellagricoltura,
in particolare dei piccoli agricoltori.Tra i progetti visitati da
Laura Frigenti nel corso della sua missione anche la visita a un
cluster produttivo nel distretto di Yeka, ad Addis Abeba, che
riunisce 173 micro e piccole imprese del settore della pelle e
della produzione di scarpe. Finanziato e sostenuto dalla
Cooperazione italiana, las-sistenza tecnica a questo progetto si
inse-risce nel quadro di uniniziativa promossa dalla stessa Unido
per garantire supporto diretto alle Pmi etiopiche attive nella
pro-duzione di calzature e altri prodotti in pelle, identificando
oltre a quello di Yeka anche altri due cluster, nei quartieri di
Merkato e Kirkos, sempre ad Addis Abeba. Dello stesso cluster fanno
anche parte le impren-ditrici del Lomi Group, unassociazione di 10
donne che producono prodotti in pelle e accessori che erano esposti
alla Fashion
Week svoltasi proprio in quei giorni nella capitale etiopica.
Nel corso della sua mis-sione la direttrice dellAics ha anche
incon-trato i rappresentanti delle organizzazioni non governative
italiane presenti nel Paese e che collaborano direttamente con
lufficio di Addis Abeba. In questoccasione, le ong hanno illustrato
le attivit svolte, sottolineando i successi ottenuti e le criticit
riscontrate, in un col-loquio in cui stata data particolare
rile-vanza alla collaborazione con il governo sia a livello locale
sia regionale.
I primi quattro parchiattrarranno investimentiper circa 700
milioni
Stato demergenza in Etiopia
Il governo di Addis Abeba ha dichiarato lo scorso 9 ottobre lo
stato demergenza per una durata di sei mesi per far fronte a
unon-data di proteste antigovernative nelle regioni di Oromia e
Amhara. Tra le misure previste figurano restrizioni al movimento
dei diplo-matici, coprifuoco notturno nei pressi delle principali
istituzioni economiche come par-chi industriali e centrali
elettriche, maggiori poteri alle forze di sicurezza e limitazioni
alle manifestazioni pubbliche. Lo stato de-mergenza definisce fuori
legge qualunque riunione e manifestazione tenuta senza per-messi e
concede alle forze di sicurezza il di-ritto di detenere e
perquisire sospetti senza alcun ordine preventivo della
magistratura. Le misure prese dal governo seguono una serie di
manifestazioni che hanno interes-sato in particolare oromo e
amhara, le due principali etnie dellEtiopia, durante alcune delle
quali sono stati registrati scontri e re-pressioni cruente da parte
delle forze di si-curezza con un numero imprecisato di morti.
Uno dei progetti finanziati dallItalia / InfoAfrica
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Africa e Affari Pag. 26
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