FOCUS ECONOMIA TOSCANA CGIL TOSCANA | FOCUS ECONOMIA TOSCANA 03 2012 | IRES TOSCANA TOSCANA CGIL ! Occupazione/Disoccupazione ! Avviamenti ! Mobilità ! Cassa Integrazione Guadagni ! Cassa Integrazione in Deroga ! Produzione Industriale ! Export ! Redditi ! Consumi ! Credito Approfondimento economico sindacale della CGIL Toscana a cura di IRES Toscana. In collaborazione con Dipartimenti Attività Produttive e Mercato del Lavoro CGIL Toscana e Fisac Toscana
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FOCUS ECONOMIA TOSCANA - BORGHINOLIVORNO Riformismo&Lavoro · CGIL TOSCANA | FOCUS ECONOMIA TOSCANA 03 2012 | IRES TOSCANA | Slide 6 Con l’aggravarsi della crisi in aumento le persone
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! Occupazione/Disoccupazione! Avviamenti! Mobilità! Cassa Integrazione Guadagni! Cassa Integrazione in Deroga! Produzione Industriale! Export! Redditi! Consumi! Credito
Approfondimento economico sindacale della CGIL Toscana a cura di IRES Toscana. In collaborazione con Dipartimenti Attività Produttive e Mercato del Lavoro CGIL Toscana e Fisac Toscana
Non ci vorremmo accodare al coro delle voci sulle difficoltà della nostra economia. I dati negativi che Banca d'Italia e ISTAT diffondono, ormai quasi giornalmente, rischiano di farci sprofondare, purtroppo, nel luogo comune.Non possiamo però nemmeno evitare di prendere atto e cercare di analizzare queste negative tendenze dandone una lettura articolata che consenta di capire quali ricadute si possono avere sull'economia toscana.Questo terza uscita di Focus/Economia/Toscana conferma ulteriormente l'allineamento della nostra regione alle tendenze declinanti dei dati nazionali. C'è da chiedersi se le misure di austerità invocate dai vertici monetari internazionali che sacrificano, al di la del prevedibile, la vita degli italiani, porteranno a dei miglioramenti misurabili empiricamente nei prossimi mesi. O se non esistano delle strategie di uscita che infrangano il pensiero unico dei mercati e dei ragionieri. Perché non puntare su alcune soluzioni alla francese? Sarebbe interessante cimentarsi nella valutazione di politiche alternative a quelle monetariste cercando di quantificarne i risultati. Potrebbe essere materia di confronto con i nostri interlocutori. La Toscana, in linea con le tendenze nazionali e con quelle regionali esaminate nei mesi scorsi, si mantiene sostanzialmente nel campo dei numeri negativi prolungando la fase recessiva.Nel primo trimestre del 2012 il tasso di disoccupazione, (8,4%) è di nuovo in salita proseguendo nella tendenza dei trimestri precedenti con una disoccupazione maschile al 7,5% (limite mai raggiunto negli ultimi 20 anni) e una disoccupazione femminile al 9,6% (limite mai toccato dal 2000). Aumentano significativamente (+20%) le iscrizioni alle liste di mobilità nel primo trimestre 2012, con punte in alcune province superiori al 40%. Continua la crescita degli iscritti complessivi alla mobilità che ormai sono in Toscana prossimi alle 50.000 unità.Il ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni si riduce leggermente rispetto al dato cumulato dello scorso anno ma si presenta in crescita rispetto al l'inizio dell'anno in corso con un aumento dell'ordinaria e straordinaria, cosa questa che sembra far emergere nuovi focolai di crisi.L'analisi dei tracciati della CIG in deroga mostra un preoccupante allargamento della forbice fra sospensioni e reintegri che prospetta una strutturale e progressiva riduzione di posti di lavoro dopo il periodo di utilizzo della cassa integrazione. La produzione industriale presenta una diminuzione del 4,2% su base annuale. Un dato peggiore di quello che si poteva prevedere. Quasi tutti i settori presentano performances negative. Il ritorno alla situazione pre-crisi (spesso evocato e stimato anche nei nostri lavori) si presenta ormai come un miraggio.L'export toscano, anche nella rilevazione di questa ultima nostra uscita, si presenta come l'unico dato positivo anche se condizionato da fattori non sempre apprezzabili, come la vendita di oro.Una valutazione integrata dei dati sulla produzione e quelli sull'export ci portano a dover affrontare le conseguenze di una economia che nei prossimi anni potrebbe essere incardinata, come fattore trainante, sul potenziale legato alle esportazioni e alle conseguenze che ciò potrebbe comportare in assenza di una forte domanda interna. I dati relativi ai redditi segnano infatti un arretramento dei trattamenti lordi privati in otto province su dieci.Calano i consumi di tutte le tipologie di prodotto e in tutte le dimensioni di vendita.L'analisi del credito mette in evidenza, fra le altre cose, una tendenza in aumento dei tassi di interesse a fronte di una riduzione dei volumi di prestito: Meno destinatari di prestiti e maggior costo del denaro.
A peggiorare questi dati contribuirà l'azione del governo con i tagli lineari previsti dalla spending review.
Il Direttore Fabio Giovagnoli Il Presidente Emanuele Berretti
ANNO 2012 (I TRIMESTRE)ANNO 2012 (I TRIMESTRE)ANNO 2012 (I TRIMESTRE)ANNO 2012 (I TRIMESTRE)
2012 % sul totale 2011 % 20122011
Tempo Indeterminato 20.087 11% 23.299 -13,79%
Tempo determinato 82.771 46% 81.864 1,11%
Apprendistato 6.522 4% 6.829 -4,50%
Lavoro interinale/somministrazione 14.835 8% 20.056 -26,03%
Lavoro intermittente 17.363 10% 10.171 70,71%
Lavoro occasionale 3.256 2% 3.342 -2,57%
Lavoro domestico 9.590 5% 8.981 6,78%
Lavoro a progetto / co.co.co 14.202 8% 14.485 -1,95%
Tirocinio 2.661 1% 3.372 -21,09%
Associazione in partecipazione 1.447 1% 1.286 12,52%
Altre forme 6.147 3% 5.482 12,13%
Totale avviamenti 178.881 100% 179.167 -0,16%
Cresce il lavoro precario.
a cura di Franco Bortolotti
Nel primo trimestre del 2012 gli avviamenti al lavoro sono leggermente diminuiti (-0,2%); il problema maggiore è però la composizione interna: a molti contratti a tempo indeterminato o con un certo grado di tutela si sostituiscono lavoratori avviati con contratti maggiormente precari. Se nel complesso gli avviamenti sono diminuiti di 300 unità circa in tutta la regione, quelli a tempo indeterminato sono però diminuiti di 3.200 unità (-13,8%), quelli di apprendistato di 300 unità (-4,5%), quelli di lavoro interinale o in somministrazione circa di 5.200 unità (-26%. Al contrario aumentano gli avviamenti di lavoro domestico (di circa 600 unità, +6,6%), di lavoro intermittente di 7.200 unità (+70,7%), il lavoro a tempo determinato di 900 unità (+1,1%). La ricollocazione dei contratti dello spettacolo nella voce “altre forme” cambia leggermente la comparabilità con le tavole diffuse nei precedenti numeri di Focus.
ANNO 2012 (I TRIMESTRE)ANNO 2012 (I TRIMESTRE)ANNO 2012 (I TRIMESTRE)ANNO 2012 (I TRIMESTRE)
2012 % sul totale 2011 % 20122011
Agricoltura 19.462 11% 19.463 -0,01%
Industria manifatturiera ed estrattiva 25.231 14% 27.734 -9,03%
Costruzioni 8.644 5% 9.787 -11,68%
Commercio e riparazioni 15.757 9% 15.339 2,73%
Turismo e ristorazione 30.407 17% 26.432 15,04%
PA, istruzione e sanità 28.949 16% 28.419 1,86%
Utilities 930 1% 842 10,45%
Finanza e immobiliari 1.498 1% 1.508 -0,66%
Trasporti e magazzinaggio 5.373 3% 6.422 -16,33%
Servizi alle imprese 13.498 8% 15.691 -13,98%
Servizi alle persone 12.117 7% 10.555 14,80%
Servizi alla conoscenza 7.375 4% 7.924 -6,93%
Famiglie 9.612 5% 9.019 6,58%
Altri 28 0% 32 -12,50%
Totale avviamenti 178.881 100% 179.167 -0,16%
Crollo degli avviamenti nei settori delle costruzioni, trasporti e servizi
a cura di Franco Bortolotti
Una sommaria analisi degli avviamenti per settore distingue alcuni settori con notevole incremento degli avviamenti, almeno +10% sul primo trimestre 2011 (Turismo e ristorazione, Utilities, Servizi alle persone), altri con moderato incremento (fra il 2% e il 7%: commercio e riparazioni, famiglie e pubblica amministrazione), l’agricoltura stabile, altri con leggeri decrementi (finanza e immobiliare, servizi alla conoscenza), l’industria manifatturiera con il -9% di avviamenti, e tre settori con un pesante decremento di almeno il -10%: edilizia, trasporti e magazzinaggio, servizi alle imprese.
Torna a crescere la CIG,si aggravano le crisi aziendalia cura di Franco Bortolotti
Il dato cumulato del primo semestre 2012, oltre 23 milioni e 340mila ore, è sì leggermente inferiore (del 4%) al primo semestre del 2011, ma mostra una netta dinamica ascendente, dovuta adesso non più alla sola cassa in deroga, ma anche alla ripresa, soprattutto a partire dallo scorso maggio, della cassa ordinaria
e straordinaria: dunque non più solo lo “strascico” di gravi crisi occupazionali aziendali irrisolte, ma anche il riemergere di crisi che sembravano superate.
Edilizia e commercio di nuovo in difficoltàa cura di Franco Bortolotti
La diminuzione di circa un milione di ore di cig concessa nei primi sei mesi del 2012 non deve trarre in inganno, poiché negli ultimissimi mesi si manifesta invece una tendenza alla ripresa di questo ammortizzatore sociale, che emergerà con più nettezza nei prossimi mesi. Nei primi sei mesi tende a ridursi la Cig nel “sistema moda (meno 1,4 milioni di ore), nella metalmeccanica (circa 300mila ore in meno) e nei trasporti (circa 250mila ore in meno); cresce però il ricorso alla cassa integrazione nel commercio (500mila ore in più), nell’edilizia (circa 200mila ore in più), e, per cifre più modeste, in quasi tutti gli altri settori. Si ha cioè un ramificarsi della crisi, specialmente nei settori più dipendenti dalla domanda interna, sulle cui performances si va dispiegando l’impatto delle misure restrittive nazionali ed europee. Infatti sono l’edilizia, il commercio e gli altri settori della “filiera-casa” (lapideo, vetro-ceramica, legno e mobilio) i settori in cui il ricorso alla cassa integrazione raggiunge livelli che non si erano verificati neanche negli anni peggiori della recente crisi.
ORE DI CASSA INTEGRAZIONE GUADAGNI PER ANNO E SETTOREORE DI CASSA INTEGRAZIONE GUADAGNI PER ANNO E SETTOREORE DI CASSA INTEGRAZIONE GUADAGNI PER ANNO E SETTOREORE DI CASSA INTEGRAZIONE GUADAGNI PER ANNO E SETTOREORE DI CASSA INTEGRAZIONE GUADAGNI PER ANNO E SETTOREORE DI CASSA INTEGRAZIONE GUADAGNI PER ANNO E SETTOREORE DI CASSA INTEGRAZIONE GUADAGNI PER ANNO E SETTOREORE DI CASSA INTEGRAZIONE GUADAGNI PER ANNO E SETTORE
Stabile l’incidenza sul dato nazionale, cresce il commercio scende il comparto Tac.a cura di Franco Bortolotti
Complessivamente l’incidenza della cig toscana sul totale nazionale è nella media degli ultimi anni: il 4,5%, in ascesa rispetto al 2011, ma in diminuzione rispetto ai due anni precedenti. Sembra in particolare che cominci a migliorare l’incidenza nel comparto TAC (che pesa per il 7,1% contro l’8-9% degli anni
precedenti), ma sale in particolare l’incidenza nel settore commerciale (nei primi sei mesi dell’anno corrisponde al 4,9% del totale nazionale, livello mai raggiunto).
Le ore autorizzate sono pari a 30.000 posti di lavoro. A cura di Franco Bortolotti
Mentre i dati del primo trimestre del 2012 segnalavano una riduzione fino a 25mila dei posti di lavoro equivalenti costituiti dalle ore di Cig, nel totale cumulato dei primi
sei mesi l’ammontare in posti equivalenti della Cig erogata è risalito in prossimità delle 30mila unità, di cui circa 8mila nel metalmeccanico, poco più di 5mila nel Tac e poco meno di 5mila nell’edilizia. La media delle persone poste in cassa integrazione equivale dunque al 2,6% dell’occupazione dipendente regionale, ma con incidenze fino al 4,1% in provincia di Pistoia, al 3,4% in provincia di Arezzo, al 3,2% in provincia di Massa-Carrara (le province con minor incidenza relativa di cassintegrati sono Grosseto (1,6%) e Pisa (1,8%). Livorno, Arezzo, Lucca, Pisa, sono le province in cui la Cig sta più rapidamente aumentando rispetto al dato del primo trimestre dell’anno. L’incidenza assoluta maggiore di cassintegrati si ha invece a Firenze (circa 8mila), a Arezzo (oltre 3500) e a Pistoia (oltre 3mila).
POSTI DI LAVORO EQUIVALENTIPOSTI DI LAVORO EQUIVALENTIPOSTI DI LAVORO EQUIVALENTIPOSTI DI LAVORO EQUIVALENTIPOSTI DI LAVORO EQUIVALENTIPOSTI DI LAVORO EQUIVALENTI
SETTORI Arezzo Firenze Grosseto Livorno Lucca M. Carrara Pisa Prato Pistoia Siena Totale
A Firenze oltre un terzo del ore di CIG del settore metalmeccanico.Dei 6 milioni e mezzo di ore di cassa integrazione nel comparto metalmeccanico, oltre un terzo (2,2 milioni) riguarda la provincia di Firenze, e circa un milione ciascuna e
province di Livorno ed Arezzo. Le ore di cassa integrazione del sistema moda (oltre 4 milioni) sono concentrate nelle province dell’area vasta centrale: Prato (quasi 1,3 milioni di ore), Firenze (oltre 900mila) e Pistoia (oltre 750mila). Le difficoltà del settore edile riguardano soprattutto Firenze (oltre un milione di ore), Arezzo (quasi 500mila ore) e Siena (oltre 350mila). Il settore lapideo e dei minerali non metalliferi vede due punti di crisi, con circa 500mila ore di Cig concesse, a Pisa e Siena.
ORE CIG PER PROVINCIA E SETTORE ORE CIG PER PROVINCIA E SETTORE ORE CIG PER PROVINCIA E SETTORE ORE CIG PER PROVINCIA E SETTORE ORE CIG PER PROVINCIA E SETTORE ORE CIG PER PROVINCIA E SETTORE
SETTORI Arezzo Firenze Grosseto Livorno Lucca M. Carrara Pisa Prato Pistoia Siena Totale
La CIG nelle Aree Vaste, cresce nella Meridionale e diminuisce nella Centrale e Costiera.a cura di Franco Bortolotti
Le ore di cassa integrazione sono diminuite di circa 600mila unità, rispetto al primo semestre 2011, nelle aree vaste Costiera e Centrale, e sono per contro aumentate (di oltre 250mila) nell’area vasta della Toscana Meridionale. Nel comparto metalmeccanico la Cig aumenta nell’area vasta meridionale
(soprattutto ad Arezzo) e diminuisce nelle altre due zone. Nel sistema moda (o Tac) la cassa integrazione diminuisce ovunque, ma in particolare nelle aree vaste Meridionale e Costiera, dove si dimezza. Nell’edilizia la situazione di maggiore criticità pare espandersi dall’area centrale alle altre due aree vaste.
2012 (I semestre)2012 (I semestre)2012 (I semestre) 2011 (I semestre)2011 (I semestre)2011 (I semestre)
Centrale Meridionale Costiera Centrale Meridionale Costiera
A Lucca e Siena i maggiori incrementi. A cura di Franco Bortolotti
Un riepilogo delle variazioni registrate nei primi sei mesi dell’anno rispetto ai primi sei mesi del 2011 evidenzia come le province con maggiori incrementi siano Lucca (+83%) e Siena (+45%), dove le variazioni con segno + della cassa integrazione riguardano praticamente tutti i settori. Meno ingenti, ma significativi, gli incrementi delle province di Firenze (+9%, soprattutto metalmeccanica ed altri settori) e Massa Carrara (+16%, soprattutto altri settori e edilizia). Ad Arezzo la dinamica della cig (-4%) coincide con quella media regionale (ma qui il metalmeccanico vede un aumento delle ore integrate). Migliorano invece i dati di Prato (-11%, si riduce soprattutto la Cig nel Tac), Livorno (-16%, si riduce soprattutto la cig nei trasporti), Grosseto (-23%, il dato positivo si deve soprattutto al Tac) e Pistoia (-27%, con la riduzione della cig nel metalmeccanico), e soprattutto Pisa (-45%, con una diminuzione di cig in quasi tutti i settori). Va detto che alcuni di questi “miglioramenti” (pensiamo a Grosseto e Pistoia in particolare) rispondono però solo alla scansione temporale della concessione della cig ad alcune grandi aziende in crisi, che magari continuano ad utilizzare cig concessa in precedenza, ma non sono uscite dallo stato di difficoltà.
VARIAZIONI 2011/2012 (I semestre) DELLE ORE DI CIG PER PROVINCIA E SETTOREVARIAZIONI 2011/2012 (I semestre) DELLE ORE DI CIG PER PROVINCIA E SETTOREVARIAZIONI 2011/2012 (I semestre) DELLE ORE DI CIG PER PROVINCIA E SETTOREVARIAZIONI 2011/2012 (I semestre) DELLE ORE DI CIG PER PROVINCIA E SETTOREVARIAZIONI 2011/2012 (I semestre) DELLE ORE DI CIG PER PROVINCIA E SETTOREVARIAZIONI 2011/2012 (I semestre) DELLE ORE DI CIG PER PROVINCIA E SETTOREVARIAZIONI 2011/2012 (I semestre) DELLE ORE DI CIG PER PROVINCIA E SETTOREVARIAZIONI 2011/2012 (I semestre) DELLE ORE DI CIG PER PROVINCIA E SETTOREVARIAZIONI 2011/2012 (I semestre) DELLE ORE DI CIG PER PROVINCIA E SETTOREVARIAZIONI 2011/2012 (I semestre) DELLE ORE DI CIG PER PROVINCIA E SETTOREVARIAZIONI 2011/2012 (I semestre) DELLE ORE DI CIG PER PROVINCIA E SETTOREVARIAZIONI 2011/2012 (I semestre) DELLE ORE DI CIG PER PROVINCIA E SETTORE
SETTORI Massa Carrara Lucca Pistoia Firenze Livorno Pisa Arezzo Siena Grosseto Prato Totale
Il consumo di ammortizzatori in derogaa cura di Enrico Fabbri
Può essere interessante rapportare il
numero delle unità produttive che
hanno utilizzato la CIGD con il
numero di unità produttive presenti
nel territorio di riferimento. Il dato,
infatti, fornisce una misura di quanto
il contesto produttivo territoriale
utilizzi la cassa in deroga
indipendentemente dalla numerosità
delle unità locali presenti in quel
contesto.
Tab. 2 Distribuzione territoriale unità produttive imprese ricorrenti alla CIGD rapportate al n. delle unità produttive presenti nel territorio provinciale (dati relativi al periodo 1/1/2012- al 1/06/2012).Tab. 2 Distribuzione territoriale unità produttive imprese ricorrenti alla CIGD rapportate al n. delle unità produttive presenti nel territorio provinciale (dati relativi al periodo 1/1/2012- al 1/06/2012).Tab. 2 Distribuzione territoriale unità produttive imprese ricorrenti alla CIGD rapportate al n. delle unità produttive presenti nel territorio provinciale (dati relativi al periodo 1/1/2012- al 1/06/2012).
Il consumo di ammortizzatori in derogaa cura di Enrico Fabbri
L’area vasta con il numero maggiore dei reintegri è quella “metropolitana” seguita dall’area “centro meridionale” e, infine dall’area “della costa”. La Provincia in cui i reintegri sono più numerosi è Prato, seguita da Arezzo e Pistoia. Le Province in cui le % di reintegro sono, invece più basse sono Massa Carrara, Lucca e Grosseto.
Tab. 3 Distribuzione dei cassaintegrati in deroga per Provincia ed area vasta (dati relativi al periodo 1/1/2011- al 1/06/2012).Tab. 3 Distribuzione dei cassaintegrati in deroga per Provincia ed area vasta (dati relativi al periodo 1/1/2011- al 1/06/2012).Tab. 3 Distribuzione dei cassaintegrati in deroga per Provincia ed area vasta
Il consumo di ammortizzatori in derogaa cura di Enrico Fabbri
Come si è fatto per le unità
produttive, anche per i lavoratori si è
rapportato il numero dei
cassaintegrati relativi al periodo di
riferimento con il numero degli
occupati presenti nel territorio (cfr.
tabella successiva). Dai dati in nostro
possesso, la Provincia in cui i
lavoratori sono maggiormente
soggetti al ricorso alla CIGD (rispetto
alle dimensioni del tessuto
occupazionale) è Prato (3,7%),
seguita da Pistoia (3,1%) e Arezzo
(3,0%). Le Province in cui, invece, il
ricorso alla CIGD è più contenuto
sono Grosseto (1,0%) e Livorno
(1,2%).
Tab. 4 Distribuzione territoriale dei lavoratori in CIGD rapportati al n. degli occupati presenti nel territorio provinciale (dati relativi al periodo 1/1/2012 - al 1/06/2012).Tab. 4 Distribuzione territoriale dei lavoratori in CIGD rapportati al n. degli occupati presenti nel territorio provinciale (dati relativi al periodo 1/1/2012 - al 1/06/2012).Tab. 4 Distribuzione territoriale dei lavoratori in CIGD rapportati al n. degli occupati presenti nel
Il grafico mostra l’andamento degli ingressi e delle uscite dalla CIGD cumulati inerenti il periodo che va dal gennaio 2012 al giugno 2012. La “forbice” tra ingressi e uscite si è andata progressivamente allargando in virtù sia di un graduale ampliamento della platea dei cassaintegrati, sia a causa di una crescente dilatazione del periodo di permanenza in cassa integrazione (si veda di seguito).Infatti, la permanenza media in cassa integrazione in deroga nel periodo considerato è stata di 92 giorni. Si tratta di un ulteriore segnale del peggioramento della congiuntura economica: la durata media della CIGD, infatti, è passata da 69 giorni del dicembre 2011 a 75 giornate del marzo 2012, fino ad arrivare ai livelli odierni.
Graf. 1 Valori cumulati degli ingressi e delle uscite dalla CIGD dei lavoratori (periodo 1/1/2012 – 1/6/2012)
Dai dati esposti nei grafici, emerge che la maggior parte dei lavoratori collocati in CIGD appartiene alla classe d’età centrale (26-49), seguono gli over 50 e – infine – gli under 25. Si consideri, tuttavia, che le più alte percentuali di reintegro caratterizzano i lavoratori più giovani (39,8%), le più basse, invece, sono associate agli over 50.
0
2.500
5.000
7.500
10.000
12.500
15.000
17.500
20.000
-25 26-49 50-
5.993
14.499
1.367
N. Lavoratori in CIGD
0%
10%
20%
30%
40%
50%
-25 26-49 50-
33%35%
40%
% di Reintegri*
Distribuzione dei cassaintegrati in deroga per classi di età e % di reintegri(dati relativi al periodo 1/1/2012- al 1/06/2012)
* % di reintegro si definisce come il rapporto tra il numero dei reintegrati e cassaintegrati appartenenti alla medesima classe.
Aumentano le imprese che richiedono la durata massima
a cura di Enrico Fabbri
Nel grafico i lavoratori autorizzati alla cassa in deroga sono stati disaggregati in base a classi che definiscono la durata del periodo di CIGD. I dati esposti in tabella 5 mostrano che in tutte le Province, la maggioranza dei lavoratori collocati in cassa integrazione ha ottenuto l’autorizzazione ad una sospensione / riduzione dell’orario di lavoro per un periodo compreso tra 91 e 120 giorni. Il dato fa riflettere soprattutto alla luce delle recenti variazioni normative regionali sulla fruizione della CIGD che impongono alle aziende di consumare almeno il 50% delle ore di cassa integrazione richieste per poter ottenere ulteriori, future, autorizzazioni. Dunque, se in passato si è ipotizzato che il ricorso massivo al più ampio periodo di CIGD autorizzabile (120 giorni) potesse nascondere un trasferimento del rischio di impresa a carico dello Stato (si richiede il massimo autorizzabile indipendentemente dalla effettiva necessità di CIGD da parte delle imprese), attualmente tale ipotesi appare poco coerente con le condizioni normative che impongono – appunto – l’effettiva fruizione di almeno la metà delle ore di CIGD richieste.
Graf. 2 Distribuzione % dei lavoratori in CIGD in base alla durata del periodo di CIGD autorizzato (dati relativi al periodo 1/1/2012 - al 1/06/2012).
Periodo 1/1/2012 - al 1/06/2012 Nell’Area Costiera il maggior utilizzo.
a cura di Enrico Fabbri
I soggetti posti in mobilità in deroga dal 1/1/2012 al 1/06/2012 ammontano a 1.014 unità. Attualmente l’universo dei mobilitati – ai sensi della DGR n. 831 del 03/10/2011 – è costituito da:• Gli apprendisti licenziati che non rientrano
nella normativa di cui all’art. 19 della Legge 2/2009;
• I lavoratori subordinati ammessi al trattamento di mobilità ex 223/91 o di disoccupazione ordinaria che hanno esaurito il suddetto trattamento nel corso del 2011/2012 e che maturino il diritto alla pensione nei 12 mesi successivi;
• I lavoratori con contratto a tempo determinato o somministrato licenziati / cessati nel corso del 2011/2012 esclusi dal trattamento di mobilità ex l. 223/91 e dal trattamento di disoccupazione ordinaria.
L’area vasta che alimenta di più la mobilità in deroga è quella della costa, seguita dall’area della metropolitana e – infine – da quella centro meridionale. A livello provinciale, le maggiori frequenze sono associate a Firenze (23,8%), seguita da Massa Carrara (13,4%) e Lucca (11,0%), mentre i numeri più bassi si registrano a Grosseto (5,4%), Pistoia (5,9%) e Siena (6,3%).
Lucca e Massa Carrara le province con più mobilità in deroga in rapporto ai lavoratori
a cura di Enrico Fabbri
Come si è fatto con i cassintegrati in deroga, anche con i lavoratori in mobilità, si è operato un confronto con gli occupati. Dai dati esposti in tabella 9 il maggior numero di mobilitati in deroga (in rapporto al numero degli occupati) si registra a Massa Carrara (0,25%), seguita da Lucca (0,12%). Tutte le altre Province si posizionano su valori tra lo 0,08% e 0,09% (quest’ultimo valore caratterizza anche l’indice regionale), tranne la provincia di Pisa che registra un indice leggermente migliore (0,07%).
Tab. 9 Distribuzione territoriale dei lavoratori in mobilità rapportati al n. degli occupati presenti nel territorio provinciale (dati relativi al periodo 1/1/2012 - al 1/06/2012).Tab. 9 Distribuzione territoriale dei lavoratori in mobilità rapportati al n. degli occupati presenti nel territorio provinciale (dati relativi al periodo 1/1/2012 - al 1/06/2012).Tab. 9 Distribuzione territoriale dei lavoratori in mobilità rapportati al n. degli occupati presenti nel territorio provinciale (dati relativi al periodo 1/1/2012 - al 1/06/2012).
Interessante è anche la disaggregazione per classi di età dei lavoratori in mobilità in deroga: i giovani (classe d’età -25) costituiscono la maggioranza dei soggetti che fruiscono di tale istituto. Ciò è dovuto alle caratteristiche che – fino a pochi mesi fa – determinavano la normativa regionale, in base alla quale la mobilità in deroga poteva essere attivata solo a favore degli apprendisti. I recenti cambiamenti normativi (cfr. DGR n. 831 del 03/10/2011) hanno esteso la platea dei potenziali percettori: ciò spiega l’avvicinamento alla classe degli under 25 dei soggetti appartenente alla classe d’età centrale (26-49).
Infine, la tabella seguente disaggrega i lavoratori per genere: come emerge dai dati, le femmine prevalgono sui maschi.
Adesso tutte le tipologie di settori sono su indici negativi, a partire dai settori tradizionali (in calo del 4,5% sullo stesso periodo del 2011); i settori “moderni” perdono il 3% e quelli “intermedi” il 3,2%. Accanto all’industria meccanica in senso stretto (+2,8%) solo il settore della lavorazione dei minerali non metalliferi (+1,9%) mantiene variazioni intertrimestrali positive, mentre la dinamica di alcuni settori si avvicina pericolosamente al -10%: tessile e abbigliamento (-9,9%), metallurgia e prodotti in metallo (-8,6%), legno e mobilio (-8,1%). Anche due settori che fino allo scorso trimestre riportavano modesti progressi produttivi, come il chimico e farmaceutico e il conciario-pellettiero-calzaturiero, nell’ultimo periodo perdono circa il 2% rispetto al primo trimestre 2011.
Dati al Primo Trimestre 2012a cura di Franco Bortolotti
L’export toscano cresce circa del 14%, contro il +5,5% medio nazionale. In tre province, Lucca, Pistoia e Siena, le esportazioni sono diminuite, ma meno di quanto siano diminuite le importazioni. Come avviene da molto tempo, la crescita è trainata dalla provincia di Arezzo (+56%), il cui dato è spinto dal settore dei metalli preziosi, nel quale però la crescita del valore del fatturato esportato (circa 400 milioni in più) non comporta una analoga crescita del valore aggiunto (anzi, in contrazione). Altre province in forte crescita dell’export sono Grosseto (+19%) e Massa-Carrara (+30%, favorito dagli investimenti Nuovo Pignone), mentre le altre province registrano dinamiche positive ma modeste. Il contraddittorio dato aretino spiega comunque solo metà dell’aumento delle esportazioni metalmeccaniche regionali (+800 milioni circa). Le esportazioni del sistema moda sono cresciute di circa 140 milioni di euro, e quelle degli “altri settori manifatturieri” di quasi 40 milioni.
Cresce il peso dell'export toscanoa cura di Franco Bortolotti
Il peso sull’export nazionale è passato in un anno circa dal 6% al 7%, ma sempre soprattutto sulla base del già citato export di metalli preziosi aretini. Grazie alla sua composizione interno (spostata verso la filiera pelle) il TAC toscano vede anch’esso una crescente incidenze sulle esportazioni TAC nazionali (dal 17,2% del
primo trimestre 2010 al 18,2% del primo trimestre 2012), mentre continua il declino relativo dell’altra industria manifatturiera (il cui peso esportativo sul totale nazionale passa nei due anni dal 7,3% al 6,5%. E’ interessante la crescita delle esportazioni di servizi culturali, tecnici e mediatici, che adesso pesano per il 5,4% sul totale nazionale.
Cresce l’export per il settore metalmeccanicoa cura di Franco Bortolotti
Nell’arco degli ultimi due anni (I trimestre 2010 e I trimestre 2012), per effetto delle dinamiche già citate, l’export metalmeccanico passa dal 37% al 43% dell’export regionale, a scapito dell’altra industria manifatturiera (dal 33% al 28%).
1,6%
33,9%
26,8%
37,7%
industria metalmeccanicaindustria TACaltra industria manifatturieraagricoltura e pesca
Nel comparto metalmeccanico la crescita dell’export, come abbiamo notato, riguarda essenzialmente Arezzo (+763 milioni). Abbiamo notato come tale dato
dipenda dall’export di metalli (+695milioni), ma anche dal resto del comparto locale (+65). Le esportazioni massesi sono poi cresciute di 75 milioni e piccoli
incrementi riguardano anche Livorno, Prato e Pistoia, mentre sono notevoli i ridimensionamenti dell’export metalmeccanico fiorentino (-60 milioni) e lucchese (-20).
L’import metalmeccanico è diminuito ovunque, salvo Arezzo, ma soprattutto a Livorno, Massa e Pisa.
Le province maggiormente coinvolte nella filiera pelle sono quelle che registrano i maggiori incrementi dell’export del Tac: Firenze (+103 milioni), Arezzo (+32) e Pisa
(+11).
Per quanto riguarda gli “altri settori manifatturieri”, incrementi di un certo significato (da 7 a 20 milioni in più nel trimestre) concernono Firenze, Grosseto, Livorno,
Massa, Pisa e Prato, mentre a Pistoia e Arezzo ci sono le contrazioni più significative (intorno a -10 milioni di euro di esportazioni).
In questo numero prendiamo in esame la distribuzione provinciale dei redditi da lavoro dipendente o pensione relativa all’anno 2010 come deriva dalla base informativa regionale delle dichiarazioni dei redditi presentate attraverso il modello 730 presso le strutture regionali del CAAF CGIL. L’obiettivo di mettere a fuoco le differenze principali in termini di reddito lordo e imposte esistenti tra le province toscane e tra i principali profili del dichiarante al fine di osservarne la consistenza, la variabilità e le dinamiche.A differenza del precedente numero (FocusEconomia 2/2012) che si occupava di dinamiche salariali, questo numero prende in esame tutte le dichiarazioni presentate presso i centri CAAF. Il reddito lordo e le imposte in esame sono quindi quelle relative a tutti i dichiaranti, indipendentemente dall’eventuale stabilità del lavoro che lo ha originato. Unica limitazione di trattamento è quella relativa alle dichiarazioni congiunte per la posizione del coniuge dato che non essendo necessario dichiarare il datore di lavoro (ovvero il sostituto) non è possibile trattare le relative informazioni associandole ad un settore.Per ulteriori specifiche e definizioni sui dati che vengono trattati in questo articolo si veda il precedente numero di FocusEconomia 2/2012.
Tavola 1. Numero di dichiarazioni, reddito lordo e imposte medie per provincia di residenza del dichiarante e settore. Anno 2010Tavola 1. Numero di dichiarazioni, reddito lordo e imposte medie per provincia di residenza del dichiarante e settore. Anno 2010Tavola 1. Numero di dichiarazioni, reddito lordo e imposte medie per provincia di residenza del dichiarante e settore. Anno 2010Tavola 1. Numero di dichiarazioni, reddito lordo e imposte medie per provincia di
PENSIONI SETTORE PRIVATOSETTORE PRIVATOSETTORE PRIVATO SETTORE PUBBLICOSETTORE PUBBLICOSETTORE PUBBLICO
ProvinciaNumero
dichiarazioniReddito lordo
medioMedia delle
imposteNumero
dichiarazioniReddito lordo
medioMedia delle
imposteNumero
dichiarazioniReddito lordo
medioMedia delle
imposte
AR 9.707 17.452 2.947 7.865 21.593 3.804 2.587 27.311 5.815
FI 35.310 19.421 3.592 29.679 23.860 4.666 9.725 29.005 6.513
GR 7.745 17.575 2.957 3.748 22.253 4.086 1.762 28.424 6.265
Altre province 751 20.553 4.265 1.200 25.516 5.651 504 31.381 7.781Totale 108.317 18.710 3.342 89.994 23.128 4.369 30.560 28.672 6.396
La situazione nel 2010. A cura di Gianni Aristelli
Le circa 229.000 dichiarazioni osservate sono sostanzialmente equiripartite fra lavoro dipendente e reddito da pensione, con una maggior prevalenza dei redditi da pensione nelle province di Grosseto e Siena. La distribuzione provinciale delle dichiarazioni rispecchia abbastanza fedelmente la distribuzione della popolazione residente delle province. A livello complessivo i valori medi di reddito lordo sono più contenuti per i pensionati con un valore medio di 18.710 euro, seguiti dai 23.128 euro del settore privato e dai 28.672 del settore pubblico. I valori delle imposte sono coerentemente crescenti quanto maggiore è il livello reddituale.
Ad Arezzo le minori differenze di generea cura di Gianni Aristelli
Un’analisi di genere sul reddito lordo dimostra la sistematicità delle differenze a favore del genere maschile in ciascuna provincia. L’istogramma presenta il valore medio assoluto (ovvero in euro) della differenza reddituale degli uomini rispetto a quella delle donne per ciascun settore e provincia. Ovviamente, trattandosi di valori medi, l’attenzione è centrata sulla generalità del fenomeno, e non si esclude certo vi siano situazioni in cui il salario di alcune donne sia superiore a quello di alcuni uomini.Si nota che la differenza minima è rilevabile per il settore pubblico della provincia di Arezzo (circa 2.700 euro), mentre la massima per i redditi da pensione della provincia di Livorno (circa 7.100 euro).Interessante poi è l’analisi del settore: in generale sono pensionati e/o lavoratori del mondo privato quelli che dimostrano le differenze di maggiore intensità, ma nelle province di Lucca, Pisa e in parte Pistoia sono i lavoratori del mondo pubblico quelli con gli scarti maggiori.
0
2.000
4.000
6.000
8.000
AR FI GR LI LU MS PI PO PT SI
Grafico 2. Scarti reddituali per genere, settore e provincia. Differenziali medi assoluti uomo-donna
Nel settore privato le maggiori differenzea cura di Gianni Aristelli
Anche l’analisi della provincia di nascita del dichiarante (italiana/estera) del reddito lordo da lavoro dipendente dimostra la sistematicità delle differenze a favore dei nati in Italia in tutte le province e settori. L’istogramma presenta il valore medio assoluto (ovvero in euro) della differenza reddituale dei lavoratori italiani rispetto agli stranieri per ciascun settore e provincia.Si nota che la differenza minima è rilevabile per il settore pubblico della provincia di Grosseto (circa 600 euro), mentre la massima per i redditi conseguiti nel settore privato della provincia di Firenze (circa 6.600 euro).Interessante poi è l’analisi del settore: in generale sono lavoratori del mondo privato quelli che dimostrano le differenze maggiori, ma nelle province di Arezzo, Massa Carrara e Pistoia la situazione si inverte.
0
1.750
3.500
5.250
7.000
AR FI GR LI LU MS PI PO PT SI
Grafico 3. Scarti reddituali per cittadinanza, settore e provincia. Differenziali medi assoluti italia-estero, reddito lordo
A Firenze i redditi più elevati. A Prato le minori differenze per fascia di età.a cura di Gianni Aristelli
Il grafico 4 mostra la concentricità dei valori di reddito lordo nel settore privato su base provinciale al variare della classe d’età del dichiarante. In ogni provincia il valore medio del reddito è sistematicamente crescente al crescere dell’età del lavoratore/dichiarante di un valore dell’ordine dei 4.000 euro fra una classe d’età e la successiva.È interessante notare le forti relazioni esistenti tra i valori delle tre classi d’età. Nel caso delle province di Arezzo e Grosseto ad esempio i valori di reddito medio sono fra le più basse qualunque sia l’età del lavoratore rispetto alle altre province, viceversa i casi di Firenze e Lucca. Particolare è il caso della provincia di Prato per la quale le due classi d’età 36-50 e 51-65 mostrano valori medi di reddito molto ravvicinati.
Grafico 4. Reddito lordo per settore privato, provincia di residenza e classe di età del dichiarante. Anno 2010
Nel pubblico minori differenze tra le fasce di età.a cura di Gianni Aristelli
Anche il grafico 5 mostra la concentricità dei valori di reddito lordo nel settore pubblico su base provinciale al variare della classe d’età del dichiarante. In ogni provincia il valore medio del reddito è sistematicamente crescente all’aumentare della classe d’età del dichiarante.A differenza del caso del settore privato però le differenze, in particolare fra le prime due classi d’età, sono di intensità maggiormente variabile. Nel settore pubblico infatti accade con maggior frequenza che i livelli reddituali siano prossimi qualunque sia l’età del dichiarante, anche se non manca il caso (come quello della provincia di Lucca) in cui la distribuzione somiglia a quanto visto in precedenza per il settore privato.
Grafico 5. Reddito lordo per settore pubblico, provincia di residenza e classe di età del dichiarante. Anno 2010
Pensione minima lorda mediamente sotto i 10.000 !a cura di Gianni Aristelli
L’analisi dei valori medi di reddito sintetizza e semplifica l’analisi dei livelli reddituali, ma al contempo non consente di apprezzare le differenziazioni esistenti nei vari contesti. Il grafico 6 presenta la variabilità dei redditi lordi attraverso le barre raffiguranti la deviazione standard dei valori rispetto alla media. Si tratta di una misura media delle oscillazione che i valori assumono rispetto alla media.Osserviamo allora i livelli reddituali dei singoli dichiaranti coprono una banda di valori mediamente compresa tra circa 10.000 euro e quasi 50.000. I redditi da pensione minimi sono in molte province inferiori ai 10.000 euro, quelli del settore privato generalmente sono di poco superiori, mentre quelli del settore pubblico sono generalmente prossimi ai 15.000 euro. D’altro canto i valori massimi sono invece rappresentati per il settore delle pensioni da valori oscillanti tra 25 e 30.000 euro, sui 35.000 euro per il settore privato ed infine tra i 40 e 45.000 per il settore pubblico.Nel confronto provinciale poi si notano le stesse differenze riscontrate in precedenza, ovvero valori sistematicamente più bassi in talune province (ad esempio Arezzo e Prato) e più elevati in altre (ad esempio Firenze e Lucca).
0
12.500
25.000
37.500
50.000
AR FI GR LI LU MS PI PO PT SI
Grafico 6. Variabilità del reddito lordo per settore e provincia
Variazioni negative nel lavoro privato.a cura di Gianni Aristelli
Nel 2010 rispetto al precedente anno i redditi a livello provinciale hanno subito modeste variazioni. In tavola 2 vengono presentati gli scarti assoluti (ovvero in euro) dei redditi medi tra il 2010 e il 2009.Si nota che per le pensioni e per il settore pubblico la variazione sia di
reddito che di imposte è stata di segno positivo (con l’unica eccezione del settore pubblico di Livorno) anche se estremamente e generalmente contenuta.Viceversa per il settore privato si sono evidenziate non poche criticità, con variazioni negative dei valori medi anche elevate come nel caso delle province di Massa Carrara e Livorno.
In controtendenza le province di Arezzo e Siena con variazioni positive.
PENSIONIPENSIONI PRIVATOPRIVATO PUBBLICOPUBBLICO
PROVINCIA Reddito lordo
medio
Media delle
imposte
Reddito lordo
medio
Media delle
imposte
Reddito lordo
medio
Media delle
imposte
AR 322 91 201 85 290 74
FI 416 129 -188 -56 167 18
GR 140 55 -169 -71 502 191
LI 344 100 -682 -207 -23 8
LU 292 75 -374 -91 328 196
MS 333 119 -854 -234 326 95
PI 303 101 -22 -4 210 20
PO 343 98 -211 -35 360 103
PT 298 96 -159 -41 454 147
SI 149 43 303 117 246 92
Totale 328 100 -148 -35 266 77
Tavola 2. Variazioni medie assolute del reddito lordo e delle imposte per provincia di residenza del dichiarante e settore. Anno 2010 rispetto al 2009
L’analisi dei redditi svolta a livello provinciale ha consentito di mettere a fuoco differenze e situazioni specifiche di ciascuna provincia, le cui motivazioni vanno cercate senz’altro nel complesso intreccio di situazioni storiche, economiche e sociali che caratterizzano il nostro territorio.E’ importante segnalare che i redditi medi dei lavoratori privati, nel 2010, calano rispetto al 2009 in otto province su dieci. In questo contesto è interessante conoscere le differenze allo scopo di facilitare e stimolare le politiche di intervento per la tutela del valore sociale del reddito e la garanzia di sostanziale parità di trattamento dei lavoratori e pensionati.Anche in questo senso quindi, oltre che interventi decisi e mirati sul mercato del lavoro e sulla tutela delle pensioni, è auspicabile un’attenta riflessione sui temi del prelievo fiscale e della condizione economica per l’accesso ai servizi che potrebbe fungere da sistema di bilanciamento degli squilibri esistenti.
Variazioni tra il primo trimestre 2012 e primo trimestre 2011
Vendite al dettaglioSettore alimentareNon AlimentareProdotti per casa (es. mobili), elettrodomesticiAbbigliamento e accessori
Calano i consumi
Il calo dei consumi riguarda tutte le tipologie e tutte le dimensioni di vendita.Le vendite di prodotti per la casa ed elettrodomestici subiscono un vero e
proprio crollo, in forte flessione nell’ultimo trimestre anche le vendite di abbigliamento e di prodotti non alimentari.
ANDAMENTO DEL NUMERO DI AFFIDATI PER FASCE DI GRANDEZZA DI FIDO NEL SETTORE BANCARIOANDAMENTO DEL NUMERO DI AFFIDATI PER FASCE DI GRANDEZZA DI FIDO NEL SETTORE BANCARIOANDAMENTO DEL NUMERO DI AFFIDATI PER FASCE DI GRANDEZZA DI FIDO NEL SETTORE BANCARIOANDAMENTO DEL NUMERO DI AFFIDATI PER FASCE DI GRANDEZZA DI FIDO NEL SETTORE BANCARIOANDAMENTO DEL NUMERO DI AFFIDATI PER FASCE DI GRANDEZZA DI FIDO NEL SETTORE BANCARIOANDAMENTO DEL NUMERO DI AFFIDATI PER FASCE DI GRANDEZZA DI FIDO NEL SETTORE BANCARIOANDAMENTO DEL NUMERO DI AFFIDATI PER FASCE DI GRANDEZZA DI FIDO NEL SETTORE BANCARIOANDAMENTO DEL NUMERO DI AFFIDATI PER FASCE DI GRANDEZZA DI FIDO NEL SETTORE BANCARIOANDAMENTO DEL NUMERO DI AFFIDATI PER FASCE DI GRANDEZZA DI FIDO NEL SETTORE BANCARIOANDAMENTO DEL NUMERO DI AFFIDATI PER FASCE DI GRANDEZZA DI FIDO NEL SETTORE BANCARIOANDAMENTO DEL NUMERO DI AFFIDATI PER FASCE DI GRANDEZZA DI FIDO NEL SETTORE BANCARIO
Fidi in migliaia di ! > da 30 a 75 da 75 a 125 da 125 a 250
ANDAMENTO DEL NUMERO DI AFFIDATI PER FASCE DI GRANDEZZA DI FIDOANDAMENTO DEL NUMERO DI AFFIDATI PER FASCE DI GRANDEZZA DI FIDOANDAMENTO DEL NUMERO DI AFFIDATI PER FASCE DI GRANDEZZA DI FIDOANDAMENTO DEL NUMERO DI AFFIDATI PER FASCE DI GRANDEZZA DI FIDOANDAMENTO DEL NUMERO DI AFFIDATI PER FASCE DI GRANDEZZA DI FIDOANDAMENTO DEL NUMERO DI AFFIDATI PER FASCE DI GRANDEZZA DI FIDOANDAMENTO DEL NUMERO DI AFFIDATI PER FASCE DI GRANDEZZA DI FIDOANDAMENTO DEL NUMERO DI AFFIDATI PER FASCE DI GRANDEZZA DI FIDOANDAMENTO DEL NUMERO DI AFFIDATI PER FASCE DI GRANDEZZA DI FIDOANDAMENTO DEL NUMERO DI AFFIDATI PER FASCE DI GRANDEZZA DI FIDO
Fidi in migliaia di euro -> da 30 a 75 da 75 a 125 da 125 a