Fisica I2
Fisica I 2
1 2 3 4 5 6 7 8 9
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Immobile Uno In movimento Principio/i Fini< Mol< Infini<
1
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5 6
7 8 9
Parte 1
Matrice dei principi Introduzione della discussione degli elea<
Parte 2
Prima cri<ca della tesi elea<ca che l’essere è uno
Parte 3
Cri<ca di teorie più recen< legate alla posizione elea<ca
Parte 1
Matrice dei principi Introduzione della discussione degli elea<
Parte 2
Prima cri<ca della tesi elea<ca che l’essere è uno
Parte 3
Cri<ca di teorie più recen< legate alla posizione elea<ca
È necessario che vi sia un solo principio o che ve ne siano mol<, e, se vi è un solo principio, che sia immobile, come dicono Parmenide e Melisso, o in movimento, come (dicono) i naturalis<, alcuni affermando che il primo principio è aria, altri che è acqua. Se invece i principi sono più d’uno, (è necessario che siano) limita< o illimita< di numero, e se sono limita< di numero ma più di uno, (è necessario che siano) o due o tre o quaRro o un qualche altro numero, e se (sono) illimita<, (è necessario che siano) o di un unico genere ma differen< tra loro per figura, come dice Democrito, oppure differen< per forma o anche contrari tra loro.
È necessario che: 1) vi sia un solo principio 2) o che ve ne siano mol<, 1a) e, se vi è un solo principio, che sia immobile, come dicono Parmenide e Melisso, 1b) o in movimento, come (dicono) i naturalis<, alcuni affermando che il primo principio è aria, altri che è acqua. 2) Se invece i principi sono più d’uno, (è necessario che siano) 2a) limita< 2b) o illimita< di numero, 2ai, aii, aiii, …) e se sono limita< di numero ma più di uno, (è necessario che siano) o due o tre o quaRro o un qualche altro numero, 2bi, bii, …) e se (sono) illimita<, (è necessario che siano) o di un unico genere ma differen< tra loro per figura, come dice Democrito, oppure differen< per forma o anche contrari tra loro.
Immobile Uno In movimento Principio/i Fini< Mol< Infini<
Svolgono una ricerca simile anche coloro che si chiedono quante sono le cose che sono. InfaW, cercano (di stabilire) se le cose prime di cui gli en< sono compos< sono una sola o molte, e se molte, (se sono) finite o infinite di numero, e quindi cercano (di stabilire) se il principio e l’elemento sia uno o mol<.
1) Svolgono una ricerca simile anche coloro che si chiedono quante sono le cose che sono. 2) InfaW, cercano (di stabilire) se le cose prime di cui gli en< sono compos< sono una sola o molte, e se molte, (se sono) finite o infinite di numero, 3) e quindi cercano (di stabilire) se il principio e l’elemento sia uno o mol<.
Indagare se ciò che è è uno e immobile, non è indagare la natura. InfaW, come lo studioso di geometria non ha più alcun argomento da avanzare contro chi elimina i principi (della geometria), ma (una simile discussione) per<ene a una scienza diversa (dalla geometria) o comune a tuRe, lo stesso vale per chi svolge un’indagine sui principi. InfaW, non si traRa più di un principio, se è solo uno e uno in questo modo. InfaW, il principio è di una o di alcune cose.
1) Indagare se ciò che è è uno e immobile, non è indagare la natura. 2) InfaW, come lo studioso di geometria non ha più alcun argomento da avanzare contro chi elimina i principi (della geometria), ma (una simile discussione) per<ene a una scienza diversa (dalla geometria) o comune a tuRe, lo stesso vale per chi svolge un’indagine sui principi. 3) InfaW, non si traRa più di un principio, se è solo uno e uno in questo modo. InfaW, il principio è di una o di alcune cose.
Indagare se (ciò che è) è uno in questo modo è come discutere una tesi qualsiasi, di quelle che vengono formulate tanto per discutere (come quella di Eraclito o di chi dicesse che ciò che è è un unico essere umano), oppure (è come) confutare un discorso eris<co, cosa che appunto sono entrambi i discorsi, sia quello di Melisso sia quello di Parmenide. InfaW assumono premesse false e sono inconcluden<. Quello di Melisso è piuRosto rozzo grossolano e non solleva difficoltà: data un’assurdità, tuRe le altre ne seguono. Ciò non è per nulla di difficile.
1) Indagare se (ciò che è) è uno in questo modo è come discutere una tesi qualsiasi, di quelle che vengono formulate tanto per discutere (come quella di Eraclito o di chi dicesse che ciò che è è un unico essere umano), 2) oppure (è come) confutare un discorso eris<co, cosa che appunto sono entrambi i discorsi, sia quello di Melisso sia quello di Parmenide. InfaW assumono premesse false e sono inconcluden<. Quello di Melisso è piuRosto rozzo grossolano e non solleva difficoltà: data un’assurdità, tuRe le altre ne seguono. Ciò non è per nulla di difficile.
Noi invece assumiamo che le cose che sono per natura, o tuRe o alcune, sono in movimento. Ciò è evidente sulla base dell’esperienza (epagoge). E non è opportuno confutare insieme tuRe (le obiezioni), se non quelle false che siano state derivate dai principi, mentre quelle che non sono tali, no, come per esempio è compito di uno studioso di geometria confutare la quadratura del cerchio sviluppata mediante segmen<, ma non quella di An<fonte.
1) Noi invece assumiamo che le cose che sono per natura, o tuRe o alcune, sono in movimento. Ciò è evidente sulla base dell’esperienza (epagoge). 2) E non è opportuno confutare insieme tuRe (le obiezioni), se non quelle false che siano state derivate dai principi, mentre quelle che non sono tali, no, come per esempio è compito di uno studioso di geometria confutare la quadratura del cerchio sviluppata mediante segmen<, ma non quella di An<fonte.
1) Noi invece assumiamo che le cose che sono per natura, o tuRe o alcune, sono in movimento. Ciò è evidente sulla base dell’esperienza (epagoge). 2) E non è opportuno confutare insieme tuRe (le obiezioni), se non quelle false che siano state derivate dai principi, mentre quelle che non sono tali, no, come per esempio è compito di uno studioso di geometria confutare la quadratura del cerchio sviluppata mediante segmen<, ma non quella di An<fonte. 3) Le tesi degli elea< non è derivata in maniera scorreRa dai principi da noi assun< (premessa implicta) 4) In qualità di fisci non dobbiamo confutare la tesi degli elea< (conclusione implicita)
TuRavia, sebbene non svolgano un’indagine sulla natura, costoro sollevano di faRo difficoltà rela<ve alla natura, e quindi forse è bene discuterle un poco. InfaW, l’indagine ha a che fare con la filosofia.
TuRavia, 1) sebbene non svolgano un’indagine sulla natura, 2) costoro sollevano di faRo difficoltà rela<ve alla natura, 3) e quindi forse è bene discuterle un poco. 4) InfaW, l’indagine ha a che fare con la filosofia.
2) gli elea< sollevano difficoltà rela<ve alla natura; 4) l’indagine (sulla tesi degli elea<) ha un valore/significato filosofico (e non è puro esercizio dialeWco); 3) è bene discutere la tesi elea<ca.
Parte 1
Matrice dei principi Introduzione della discussione degli elea<
Parte 2
Prima cri<ca della tesi elea<ca che l’essere è uno
Parte 3
Cri<ca di teorie più recen< legate alla posizione elea<ca
Poiché ciò che è si dice in mol4 sensi, il modo più appropriato per cominciare consiste nel vedere che cosa vogliono dire coloro che affermano che tu#e le cose sono uno
se cioè (vogliono dire che) tu>e le cose sono una sostanza o delle quan4tà o qualità, e ancora, se (vogliono dire che) tu>e le cose
sono un’unica sostanza, come un unico essere umano o un unico cavallo o un’unica anima, oppure un’unica qualità, come un bianco o un
caldo o qualcos’altro di questo 4po.
InfaG tu>e queste cose sono molto diverse tra loro ed è impossibile dirle.
InfaG, se ci sarà sia una sostanza sia una qualità sia una quan4tà, siano queste cose
separate l’una dall’altra o meno, allora le cose che sono saranno molte.
1) Poiché ciò che è si dice in mol< sensi, 2) il modo più appropriato per cominciare consiste nel vedere che cosa vogliono dire coloro che affermano che tu#e le cose sono uno, se cioè (vogliono dire che): 3) a) tuRe le cose sono sostanza o quan<tà o qualità; b) tuRe le cose sono un’unica sostanza, come un unico essere umano o un unico cavallo o un’unica anima, c) oppure un’unica qualità, come un bianco o un caldo o qualcos’altro di questo <po. 4) InfaW tuRe queste cose sono molto diverse tra loro ed è impossibile dirle. 5) InfaW, se (ci) sarà sia una sostanza sia una qualità sia una quan<tà, siano queste cose separate l’una dall’altra o meno, allora le cose che sono saranno molte.
Se invece tu>e le cose sono qualità o quan4tà, sia se la sostanza esiste sia se non esiste, si ha qualcosa di assurdo, se bisogna chiamare
“assurdo” ciò che è impossibile. InfaG, oltre alla sostanza, nessuna delle altre cose è separata. InfaG tu>e le cose si dicono
della sostanza presa come sostrato.
1) Se invece tuRe le cose sono qualità o quan<tà, 2) sia se la sostanza esiste sia se non esiste, 3) si ha qualcosa di assurdo, se bisogna chiamare “assurdo” ciò che è impossibile. 4) InfaW, oltre alla sostanza, nessuna delle altre cose è separata. 5) InfaW tuRe le cose si dicono della sostanza presa come sostrato.
1) tuRe le cose sono qualità o quan<tà 2) la sostanza esiste o non esiste 5) tuRe le cose si dicono della sostanza presa come sostrato 4) oltre alla sostanza, nessuna delle altre cose è separata 3) l’ipotesi che tuRo ciò che è sia qualità o quan<tà è assurda, se bisogna chiamare “assurdo” ciò che è impossibile.
Melisso invece dice che ciò che è è infinito.
Quindi ciò che è è una certa quan4tà. InfaG l’infinito fa parte della quan4tà, mentre è
impossibile che una sostanza o una qualità o un’affezione siano infini4 se non per
accidente/concomitanza, cioè a meno che non siano allo stesso tempo anche una certa quan4tà. InfaG il discorso (definitorio)
dell’infinito si serve anche della quan4tà, ma non della sostanza e neppure della qualità.
Se dunque (ciò che è) è sia sostanza sia quan4tà, allora è due cose
e non un’unica cosa.
Se invece è solo sostanza, allora non è infinito, e non avrà neppure alcuna grandezza. InfaG,
in tal caso sarebbe una certa quan4tà.
1) Melisso invece dice che ciò che è è infinito. 2) Quindi ciò che è è una certa quan<tà. 3) InfaW l’infinito fa parte della quan<tà, mentre è impossibile che una sostanza o una qualità o un’affezione siano infini< se non per accidente/concomitanza, cioè a meno che non siano allo stesso tempo anche una certa quan<tà. 4) InfaW il discorso (definitorio) dell’infinito si serve anche della quan<tà, ma non della sostanza e neppure della qualità. 5) Se dunque (ciò che è) è sia sostanza sia quan<tà, 6) allora è due cose e non un’unica cosa. 7) Se invece è solo sostanza, 8) allora non è infinito, 9) e non avrà neppure alcuna grandezza. 10) InfaW, in tal caso sarebbe una certa quan<tà.
1) Melisso invece dice che ciò che è è infinito. 4) InfaW il discorso (definitorio) dell’infinito si serve anche della quan<tà, ma non della sostanza e neppure della qualità. 3) InfaW l’infinito fa parte della quan<tà, mentre è impossibile che una sostanza o una qualità o un’affezione siano infini< se non per accidente/concomitanza, cioè a meno che non siano allo stesso tempo anche una certa quan<tà. 2) Quindi ciò che è è una certa quan<tà. 5) Se dunque (ciò che è) è sia sostanza sia quan<tà, 6) allora è due cose e non un’unica cosa. 7) Se invece è solo sostanza, 8) allora non è infinito, 10) se avesse una grandezza, sarebbe anche una quan<tà. 9) e non avrà neppure alcuna grandezza.
Inoltre, poiché anche lo stesso uno, come ciò che è, si dice in mol4 modi, si tra>a di
(svolgere una ricerca per) capire in che modo (gli elea4) dicono che il tu>o è uno.
InfaG, uno si dice il con4nuo o l’indivisibile o ciò il cui discorso (definitorio), quello rela4vo al 4 hen einai, è uno e iden4co, come per casa
e abitazione.
1) Inoltre, poiché anche lo stesso uno, come ciò che è, si dice in mol< modi, 2) si traRa di (svolgere una ricerca per) capire in che modo (gli elea<) dicono che il tuRo è uno. 3) InfaW, uno si dice il con<nuo o l’indivisibile o ciò il cui discorso (definitorio), quello rela<vo al 4 hen einai, è uno e iden<co, come per casa e abitazione.
Se dunque è con4nuo, allora l’uno è molte cose. InfaG, il con4nuo è divisibile all’infinito
1) Se dunque è con<nuo, 2) allora l’uno è molte cose. 3) InfaW, il con<nuo è divisibile all’infinito
Ma se l’uno è tale nel senso di indivisibile, allora nulla sarà di una certa quan4tà o di una
certa quan4tà, e ciò che è non sarà né illimitato, come dice Melisso, né limitato,
come dice Parmenide. InfaG, indivisibile è il limite e non il limitato (=ciò che è limitato/
dotato di limite).
1) Ma se l’uno è tale nel senso di indivisibile, 2) allora nulla sarà di una certa quan<tà o di una certa quan<tà, e ciò che è non sarà né illimitato, come dice Melisso, né limitato, come dice Parmenide. 3) InfaW, indivisibile è il limite e non il limitato (=ciò che è limitato/dotato di limite).
Ma se tu>e le cose che sono sono uno per il discorso (definitorio), come ves4to e indumento, allora
(coloro che affermano ciò) sostengono di fa>o la tesi di Eraclito.
InfaG, l’essere del buono e l’essere del caGvo saranno iden4ci, e anche l’essere del buono e
l’essere del non buono, e quindi saranno iden4ci buono e non buono, e essere umano e cavallo, e l’essere di una certa qualità e l’essere di una certa quan4tà, e quindi il discorso non sarà rela4vo al
fa>o che tu>e le cose che sono sono uno ma al fa>o che non sono nulla.
1) Ma se tuRe le cose che sono sono uno per il discorso (definitorio), come ves<to e indumento, 2) allora (coloro che affermano ciò) sostengono di faRo la tesi di Eraclito. 3) InfaW, l’essere del buono e l’essere del caWvo saranno iden<ci, e anche l’essere del buono e l’essere del non buono, 4) e quindi saranno iden<ci buono e non buono, e essere umano e cavallo, e l’essere di una certa qualità e l’essere di una certa quan<tà, 5) e quindi il discorso non sarà rela<vo al faRo che tuRe le cose che sono sono uno ma al faRo che non sono nulla.
1) Ma se tuRe le cose che sono sono uno per il discorso (definitorio), come ves<to e indumento, 3) l’essere del buono e l’essere del caWvo saranno iden<ci, e anche l’essere del buono e l’essere del non buono, 4) e quindi saranno iden<ci buono e non buono, e essere umano e cavallo, e l’essere di una certa qualità e l’essere di una certa quan<tà, 5) e quindi il discorso non sarà rela<vo al faRo che tuRe le cose che sono sono uno ma al faRo che non sono nulla. 2) allora (coloro che affermano ciò) sostengono di faRo la tesi di Eraclito.
riepilogo
tuRe le cose sono uno l’essere/ciò che è (to on) è uno
Poiché ciò che è si dice in mol< sensi, che cosa vogliono dire coloro che affermano che tuRe le cose sono uno?
1
Poiché uno si dice in mol< sensi, che cosa vogliono dire coloro che affermano che tuRe le cose sono uno?
2
1) tuRe le cose sono qualità o quan<tà 2) ciò che è è infinito (= ciò che è è una quan<tà) 2a) ciò che è è sia sostanza sia quan<tà 2b) ciò che è è solo sostanza
tuRe le cose sono qualità o quan<tà = ciò che è è qualità o quan<tà
(sia che la sostanza esista sia che non esista)
assurdo/impossibile
ciò che è è infinito ciò che è è una certa quan<tà ciò che è è sia sostanza sia quan<tà, ciò che è è due cose e non un’unica cosa ciò che è è solo sostanza ciò che è non è infinito ciò che è non ha grandezza
Poiché uno si dice in mol< sensi, che cosa vogliono dire coloro che affermano che tuRe le cose sono uno?
2
1) il con<nuo 2) l’indivisibile 3) uno per definizione: ciò il cui discorso (definitorio), quello rela<vo al 4 hen einai, è uno e iden<co, come per casa e abitazione
1) Se ciò che è è con<nuo, allora l’uno è molte cose. InfaW, il con<nuo è divisibile all’infinito. 2) Se ciò che è è indivisibile, allora nulla sarà di una certa quan<tà o di una certa quan<tà. 3) Se ciò che è è uno perché tuRe le cose hanno la stessa definizione, allora ciò che è non è.
tuRe le cose sono uno l’essere/ciò che è (to on) è uno ciò che è è molteplice ciò che è non ha qualità/quan<tà ciò che è non è
La cri<ca degli elea< sviluppata in Fisica I 2 è convincente? Funziona?
Oppure solleva dei problemi? Quali?
Parte 1
Matrice dei principi Introduzione della discussione degli elea<
Parte 2
Prima cri<ca della tesi elea<ca che l’essere è uno
Parte 3
Cri<ca di teorie più recen< legate alla posizione elea<ca
Anche i più recen< fra gli an<chi si agitavano perché non gli risultasse che la stessa cosa fosse allo stesso tempo una e molte. Perciò alcuni eliminavano l’è, come Licofrone, altri modificavano la forma dell’espressione, (dicendo) non che “l’essere umano è bianco”, ma che “(l’essere umano) biancheggia”, e non che “è camminante/in cammino” ma che “cammina”, per non rendere mol< l’uno con l’aggiunta dell’è, come se l’uno e ciò che è si dicessero in un solo modo. Ma le cose che sono sono molte o per la definizione (per esempio, l’essere per il bianco è diverso da quello per il musico, ma entrambi sono la stessa cosa; quindi l’uno è molte cose) oppure per divisione, come il tuRo e le par<. Ma già su questo punto costoro incontravano difficoltà e giungevano ad ammeRereche l’uno è molte cose – come se non fosse possibile che la stessa cosa è sia una sia molte, senza che ques< siano contraddiRori; infaW vi è sia l’uno in potenza sia quello in aRo.
Anche i più recen< fra gli an<chi si agitavano perché non gli risultasse che la stessa cosa fosse allo stesso tempo una e molte. Perciò alcuni eliminavano l’è, come Licofrone, altri modificavano la forma dell’espressione, (dicendo) non che “l’essere umano è bianco”, ma che “(l’essere umano) biancheggia”, e non che “è camminante/in cammino” ma che “cammina”, per non rendere mol< l’uno con l’aggiunta dell’è, come se l’uno e ciò che è si dicessero in un solo modo. Ma le cose che sono sono molte o per la definizione (per esempio, l’essere per il bianco è diverso da quello per il musico, ma entrambi sono la stessa cosa; quindi l’uno è molte cose) oppure per divisione, come il tuRo e le par<. Ma già su questo punto costoro incontravano difficoltà e giungevano ad ammeRereche l’uno è molte cose – come se non fosse possibile che la stessa cosa è sia una sia molte, senza che ques< siano contraddiRori; infaW vi è sia l’uno in potenza sia quello in aRo.
Anche i più recen< fra gli an<chi facevano si agitavano perché non gli risultasse che la stessa cosa fosse allo stesso tempo una e molte. Perciò alcuni eliminavano l’è, come Licofrone, altri modificavano la forma dell’espressione, (dicendo) non che “l’essere umano è bianco”, ma che “(l’essere umano) biancheggia”, e non che “è camminante/in cammino” ma che “cammina”, per non rendere mol< l’uno con l’aggiunta dell’è, come se l’uno e ciò che è si dicessero in un solo modo. Ma le cose che sono sono molte o per la definizione (per esempio, l’essere per il bianco è diverso da quello per il musico, ma entrambi sono la stessa cosa; quindi l’uno è molte cose) oppure per divisione, come il tuRo/intero e le par<. Ma già su questo punto costoro incontravano difficoltà e giungevano ad ammeRereche l’uno è molte cose – come se non fosse possibile che la stessa cose è sia una sia molte, senza che ques< siano; infaW vi è sia l’uno in potenza sia quello in aRo (l’uno è sia in potenza sia in aRo).
L’essere umano è bianco
L’essere umano bianco
L’essere umano biancheggia
Che cosa intendeva Parmenide sostenendo l’unità dell’essere (di ciò che è o di tuRe le cose)? Su quale basi si fonda una simile teoria?
Da quale <po di riflessione deriva? Qual è esaRamente il suo oggeRo?
La nozione di ‘essere’ così come è formulata da Parmenide sembra venire dal nulla come una meteora filosofica priva di anteceden< storici ma con profonde conseguenze storiche. Sarebbe difficile sopravvalutare l’influenza di questa nuova concezione (…). Ma da dove è venuta e come si è formata questa potente concezione? E come dobbiamo intenderla? Dal momento che non vi è nessuna chiara an<cipazione del conceRo di ‘essere’ nei predecessori di Parmenide, il nostro unico indizio è il materiale linguis<co che Parmenide aveva a disposizione: cioè l’uso del verbo ‘essere’ nel greco an<co. Così mi propongo di catalogare ques< usi nella speranza che una migliore comprensione di tale materiale possa contribuire a una migliore comprensione delle doRrine ontologiche di Parmenide, Platone e Aristotele (C. Kahn, The Verb ‘Be’ in Ancient Greek, HackeR 1973).