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PERIODICO della FIDAart N.2 - Febbraio ANNO 2015 FIDAart
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FIDAart N.2 2015 Annalisa Filippi

Jul 23, 2016

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Paolo Tomio

Rivista di arte e cultura
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In copertina: Annalisa Filippi, il III giorno, 2008, tecnica mista su tela, dittico 100x65 e 100x30 cm

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Copyright FIDAart Tutti i diritti sono riservatiL’Editore rimane a disposizione degli eventuali detentori dei diritti delle immagini (o eventuali scambi tra fotografi) che non è riuscito a definire, nè a rintracciare

Intervista ad un artista Annalisa Filippi

News dal mondo

pag. 4

pag. 5

pag. 6-19

Muse, un anno dopoPolitiche culturali

pag. 24-25

Editoriale

Simmetria della Bellezza Il viso simmetrico - 1° parte

L’arte della satira

pag. 22-23

pag. 20-21

3D Body Scanning

Mercato dell’arte? Norman Rockwell

Paavali Heikkilä

FIDAartsommario02Febbraio 2015, Anno 4 - N.2

NORMAN ROCKWELL

NORMAN ROCKWELL

NORMAN ROCKWELL

NORMAN ROCKWELL

Omaggio a NORMAN ROCKWELL

pag. 30

pag. 28

pag. 32

pag. 31

pag. 29

“Saying Grace”, 1951

“American Style”, 2014

“The young lady with the shiner”, 1953

“Walking to church”, 1953

“The Gossips”, 1948

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EDITORIALE

L’ARTE DELLA SATIRA

La satira, così come si fà in Francia, è roba per palati forti, assolutamente impensabile in Italia per ragioni storiche, culturali, politiche e an-che per un innato conformismo e opportuni-smo degli italiani che hanno sempre applicato il principio del tirare a campare. Con le oppor-tune eccezioni, la satira nostrana si autoregola e si autocensura preventivamente, anche per paura di cause milionarie. Non è così in Francia, paese nato da una rivoluzione, abitato da “cit-tadini”, sede di una cultura laica, libera, multi-culturale, da sempre aperta a tutte le opinioni e idee. Ovviamente non è il paradiso ma non è neanche il Paese di Pulcinella o, come dicono i francesi dell’Italia, il Paese di Macchiavelli.Questo per dire che una rivista satirica come Charlie Hebdo, che non ha certo avuto sempre vita facile, non poteva che nascere in Francia. Questo settimanale, infatti, nato dalle cene-ri della rivista satirica Hara Kiri (sottotitolo “Journal bête et méchant”, stupido e malvagio), è politicamente scorretto, caustico, corrosivo ma anche volgare e aggressivo nei confronti del Potere: il Potere politico, economico, milita-re, culturale ma anche il Potere delle religioni, in particolare di quelle monoteiste. E, in questa

sua battaglia per applicare la libertà di pensiero e di parola garantita dalla Costituzione, tutti i colpi sono buoni, anche quelli bassi e scorretti. Sui limiti della satira c’è un dibattito che si tra-scina da sempre, secondo i controllori e i censo-ri dovrebbe essere più educata, meno offensi-va, innocua, cioè diventare un’altra cosa. I suoi limiti sono difficilmente definibili a priori o ridu-cibili a regolette da applicare meccanicamente: quello che per alcuni è un delitto di lesa mae-stà, per altri è semplicemente l’applicazione del libero pensiero figlio dell’Illuminismo francese e occidentale.Non esiste, dunque, un confine charo alla prati-ca della satira? Sì, esiste ed è ciò che stabilisce la legge scritta ma anche la legge non scritta. Ad esempio, in Francia un politico evita di denun-ciare un vignettista satirico (come, ad esempio, fece D’Alema nei confronti di Forattini), perché gli elettori, anche i suoi, non apprezzerebbero questa censura da parte di chi incarna il potere. Ti hanno preso per il sedere? Vabbè, stai zitto e te lo tieni, tanto hai altri modi per vendicarti. Diverso, invece, è il caso delle religioni e dei loro “fedeli” molti dei quali, sentendosi porta-tori della Verità, non accettano la satira, tan-to meno quella greve e (per loro) blasfema di Charlie Hebdo che, infatti, si definisce “journal irresponsable”. L’Occidente ha imparato dopo secoli di guerre di religione che è insensato uccidere e morire per una “fede”, ma questa consapevolezza e sensibilità culturale è antro-pologicamente diversa tra i diversi popoli. Non capire questo, significa giocare con il fuoco in nome di una propria personale concezione di satira. Arrogarsi il diritto di schernire e offende-re il Dio o il Profeta di miliardi di persone, non è certo il modo migliore per portare avanti un dialogo “illuminista” con le altre culture.

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POLITICHE CULTURALI

MUSE, UN ANNO DOPO

Il primo anno del Muse è stato un successo: oltre 700mila visitatori e 1° museo italiano del 2014 nella valutazione de Il Giornale dell’Arte.Un numero largamente superiore a quanto previsto e anche alle più rosee speranze del museo. Le ragioni sono le più varie: un edificio avveniristico dell’architetto più celebre d’Italia, un museo delle scienze d’avanguardia che piace a grandi e piccini perché s’impara giocando e si gioca imparando, servizi moderni e di qualità (coffee-shop, ristorante), la vicinanza al centro storico facilmente accessibile dai turisti estivi e anche invernali dei mercatini, i parcheggi ampi e gratuiti, i grandi spazi verdi esterni.Insomma, un pacevole tour culturale per trenti-ni, turisti, famigliole, studenti, scolari ecc.Il Muse ha emesso un comunicato stampa in cui spiega con orgoglio i risultati ottenuti, allegan-do uno studio con i dati al 16 novembre 2014.Dei 700mila visitatori non è chiaro quanti siano i paganti però, nella tabella “Entrate Proprie”, si vede che le Tariffe di ingresso hanno reso 1.800.000 €, mentre il Shop Muse 750mila. Inoltre, sommando progetti UE (650mila), at-tività educativa (610mila), sponsor (250mila), affitti (210mila), consulenze (160mila), il Totale delle Entrate arriva a € 4.460.000.Nel suo primo anno di vita il Muse riuscito a in-troitare 4,460milioni di euro con i propri mezzi.I dubbi nascono leggendo il capitolo successivo della relazione, intitolato “Impatto economico a favore del territorio dall’apertura del museo” in cui compaiono 3 voci: Impatto diretto, Impat-to fiscale (diretto e indiretto) e Impatto indotto per un importo totale di 50.850.000 Euro.Cosa sono questi cosiddetti “Impatti”?Impatto Diretto: € 10.800.00 consistente nelle

Spese per “netti buste paghe” dipendenti, col-laboratori, aziende, appalti. Vale a dire Uscite.Impatto fiscale diretto: € 2.900.000. Consiste nelle Spese per IVA, IRES, IRPEF, IRAP relative alle voci precedenti. Anche queste, Uscite.Impatto indotto: € 32.150.000. Si tratta di una Stima dell’impatto economico sul territorio, ge-nerato dall’apertura del museo comprendente: ospitalità (26.000.000), auto (2.000.000), shop-ping (1.000.000), bar, ristoranti (1.500.000) ecc. Impatto fiscale indiretto: € 5.000.000. Cifra sti-mata delle accise relative alle precedenti voci dell’Impatto indotto, versate in Trentino.In conclusione, le ENTRATE ammontano a Euro 4.460.000 mentre le USCITE a € 13.700.000 (€ 10.800.00 di stipendi più € 2.900.000 di tasse).Perché, per indicare le Spese, si usa il termine “impatto”, che contabilmente non esiste? Forse perché, sottraendo a € 13,700 milioni di Uscite, i 4,460 milioni di Entrate, si ottiene come risultato un Passivo di 9.240.000 di euro che dovrà essere ripianato dall’Ente Pubblico? Per quanto riguarda, invece, i 32 milioni di “im-patto indotto” (più gli altri 5 milioni di tasse), stimati empiricamente dal museo, sono un’otti-ma notizia perché, se confermati, dimostrereb-bero che investire in cultura paga.

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Intervista a ANNALISA FILIPPI

In basso: Dai icaro, voliamo, 2007tecnica mista su tavola, 49x100 cm

A sinistra: Le grandi ali, 2007, tecnica mista su tela60x50 cm

Annalisa Filippi è una giovane che possiede tutte le credenziali da artista: Scuola d’arte, Accademia di Belle Arti, Accademia di Salisburgo, corso di perfezionamento in incisione a Urbino. E, tanto per gradire, laurea triennale in canto lirico. Tanta voglia di fare e tante cose da dire: la padronanza delle tecniche e un linguaggio personale già riconoscibile in cui si intuiscono future potenzialità tutte da esplorare. Il suo segno è libero ed è padrone dello spazio della tela, sia in quelle di grandi dimensio-ni, sia nei piccoli quadri allineati in lunghe sequenze di metamorfosi delle forme. In questo suo “naturalismo organico”, Annalisa mantiene sempre uno stretto legame con la tradi-zione alta della pittura, come se il costante riferimento alla figura umana fosse necessario alla sua ispirazione. In questo suo metodologia consolidata, spesso però irrompe un linguaggio informale che decostruisce e contesta una struttura compositiva organizzata introducendo stimolanti e im-prevedibili sviluppi di libertà irrazionale. Solo dopo aver trasferito di getto l’idea con il carboncino, l’artista passa al colore che diventa così, complementare e conclusivo: il segno è nervoso, energico seppur abbozzato con linee leggere che alludono a temi o soggetti successivamente definiti e rita-gliati nello spazio mediante le ampie e veloci campiture liquide. I dipinti sono popolati da figure umane distinguibili o da organismi vagamente antropomorfi che, galleggiando in atmosfere fantasmatiche, vagamente gotiche e inquietanti, si trasformano in pure forme astratte. L’insieme è sempre caratterizzato dal movimento, da un vortice dinamico che spri-giona una vitalità e una volontà narrativa cui forse non è estranea anche un’armonia musicale inte-riore.

Paolo Tomio

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Oltre lo sguardo, guardo, 2014, tecnica mista su tela, 130x164,5 cm

Quando e perché hai cominciato ad interessarti all’arte e dedicarti alla pittura?

Per me disegnare è sempre stato un naturale linguaggio per esprimermi fin da bambina, così la scelta del percorso scolastico mi ha portata a frequentare l’Istituto d’arte Alessandro Vittoria a Trento, poi l’Accademia di Belle arti a Venezia, all’estero l’Accademia estiva di Salisburgo e l’Ac-cademia estiva di Urbino per l’approfondimen-to dell’incisione artistica.

Quali sono state le correnti artistiche e gli artisti

che più ti hanno influenzato?

L’arte mi affascina in tutte le sue forme, anche quelle più lontane dalla strada che ho intrapre-so, tutto può essere stimolante per una mente creativa.

Nel corso della tua carriera, hai conosciuto arti-sti locali o nazionali?

Ho avuto il piacere di conoscere John Baldessa-ri in occasione della sua mostra presso Palazzo delle Albere di Trento e Giulio Paolini presso l’Accademia estiva di Salisburgo.

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Conosco molti artisti locali con i quali ho avuto occasione di esporre in diverse collettive e con alcuni sono nate delle preziose collaborazioni.Mi piacerebbe ricordare qui anche figure di spicco dell’arte trentina che non ci sono più ma che, in un modo o nell’altro, hanno avuto un ruolo importante nel mio percorso: Mariano Fracalossi, Remo Wolf, Marcello Pola e Mauro De Carli.

Dopo gli inizi figurativi, quando e perché hai co-minciato a sviluppare un linguaggio astratto?

Il percorso di indagine del reale ad un certo punto diventa stretto e senti la necessità di an-dare oltre, in profondità.Nei miei lavori la traccia di partenza rimane comunque l’indagine sul corpo, il movimento, i volumi. L’elaborazione con il colore, le cam-piture nette, il gioco del positivo - negativo mi permettono poi di giungere a soluzioni che ten-dono all’astratto.

Come definiresti il tuo linguaggio? Quali sono, secondo te, le caratteristiche che ti rendono ri-conoscibile?

Non è facile e credo nemmeno necessario defi-nire e categorizzare ciò che si fa; penso che per fare questo sia necessaria una decantazione, una certa distanza per cogliere l’evoluzione di un percorso artistico.

In basso: Il sogno di Icaro, 2007, tecnica mista su tavola, 60x50 cm

In alto: Il dubbio, 2008, tecnica mista su tavola, 119x94,5 cm

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In basso: Narciso, 2009, tecnica mista su tela145x200 cm

Oggi, cosa ti interessa e cosa non ti piace dell’ar-te contemporanea?

Il mondo dell’arte contemporanea è veramente vasto e ricco di proposte. La sfida più interes-sante è entrare dentro l’opera per cogliere il concetto che l’artista voleva esprimere; non è mai facile e mai scontato. Quello che mi piace meno dell’arte contem-poranea oggi è che l’artista si “sporca” poco le

Sicuramente la mia ricerca per ora è caratteriz-zata dalla figura umana, dal corpo come conte-nuto e contenitore che si definisce nello spazio.Il colore, forse, può essere una nota di ricono-scibilità: la tavolozza oggi è caratterizzata dalla gamma dei colori caldi, prediligendo il rosso e l’ocra. Sento una forza attrattiva per queste to-nalità.

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Landscape, il paesaggio che ho in mente, 2013, tecnica mista su tela, polittico, 7 pezzi 40x40 cm

In basso: Ricordi di un vicolo cieco (1 e 2), 2011, tecnica mista su tela, dittico, cad 120x85 cm

mani, delegando spesso a terzi la realizzazione della sua idea.

Quando inizi un nuovo dipinto hai già in mente un tema, un soggetto o ti muovi senza vincoli predeterminati?

Di solito lavoro a delle serie legate ad un tema, ad un soggetto perché mi piace approfondire,

indagare una stessa realtà che offre opportuni-tà a volte inaspettate. “Il colore della madre” ad esempio è uno de-gli ultimi cicli legati al tema della Madre Terra, al corpo femminile, alla simbologia del vaso contenente e contenitore. Questo ciclo è stato

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Il colore della madre, 2013, tecnica mista su tela, dittico, cad 60x50 cm

esposto presso le splendide sale di Villa Palla-diana Sesso Schiavo a Vicenza nel 2013.

Si intuisce spesso la figura umana in quasi tutte le tue opere, anche in quelle apparentemente astratte. Senti il bisogno di rimanere ancorata a elementi concreti?

Semplicemente il tema suggerisce gli elementi, molto spesso l’indagine sulla figura traspare. È un bellissimo gioco di svelato ma non ancora detto.

Esegui sempre prima uno schizzo a carboncino, veloce ma ben visibile, per poi procedere con il colore?

Il processo prevede la preparazione della tela che viene bagnata, strizzata, colorata a terra e poi asciugata. In verticale traccio poi una serie di segni con fusaggine o matitone dentro i quali si nasconde la figura che ho in mente. È solo nella fase di stesura delle campiture piene di nuovo in origgontale però che decido cosa sve-lare o coprire col colore. Alla fine, dove sento necessario, intervengo con uno o più punti di gessetto che spesso contrastano con la campi-tura che li accoglie.

Nella maggioranza dei tuoi lavori predominano i colori delle terre, ocra, marrone, bordeaux: perché questa riluttanza ad usare i colori fred-di?

Non è una riluttanza verso i colori freddi; sem-plicemente quando devo scegliere i colori delle campiture che andranno a definire le forme, si

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crea una tensione positiva con le tonalità calde, i colori della terra. È un’attrazione profonda, vi-scerale.

So che sei laureata in canto lirico e canti in un gruppo vocale: vedi dei punti di contatto tra la tua pittura e la musica?

In tutto il mio percorso, note e colore si con-taminano e si completano, sono spesso neces-sarie le une alle altre. Approfondire il percorso musicale qualche anno fa mi ha aperto davve-ro un mondo incredibile. Questo connubio tra suono, pensiero e immagine si è concretizza-to nell’ultimo ciclo “De Humana proportione”,

Stelle ingiuriose, 2011 tecnica mista su tela, trittico, cad 70x30 cm

ospitato presso le sale di Palazzo Libera di Villa Lagarina nel 2014, nato dalla stretta collabo-razione con il compositore Paolo Longo; brani musicali nati in un dialogo molto intenso con le mie opere.

Ritieni di rappresentare nelle tue tele concetti o emozioni?

Ogni lavoro per me rappresenta parte di un percorso, un ciclo, un tema che ho affrontato; ciò che ho messo dentro quel segno, quel co-lore, quelle forme vorrei arrivasse a chi guar-

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da. Credo sia necessario per chi si pone davanti all’opera “prendersi” del tempo per scoprire e far affiorare ciò che il quadro racconta.

Qual è la tecnica artistica che utilizzi principal-mente nella tua attività?

Una tecnica pittorica rapida, veloce. L’idea na-sce sulla tela: l’inaspettato, il qui e ora di una macchia, di un segno sono le condizione neces-sarie perché ciò che dipingo si impregni di ener-gia: forme, segno e colore deve rispondere a ciò che sto cercando in quel momento.

Hai frequentato anche altre le tecniche artisti-che?

Amo l’incisione (calcografia e xilografia). Sono

tecniche che mi hanno sempre affascinato; ri-cordo interi pomeriggi intrisi di inchiostri e pas-sione a sperimentare nei laboratori dall’Accade-mia. Un processo, quello dell’incisione lungo e complesso, che a differenza della pittura, si ri-vela solo nel momento in cui, dopo il passaggio sotto il torchio, con religiosa attenzione separi il foglio dalla matrice. Oltre alla pittura mi affascina molto anche la scultura, mi stimola molto l’idea della tridimen-sionalità.

Segui la “politica culturale” trentina? Pensi che si possa fare di più o meglio per il settore arti-stico?

A dire la verità non seguo molto la politica cul-turale locale, sono convinta che le opportuni-tà vadano cercate ed inseguite dentro e fuori i confini della propria regione.

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In madre, 2013, tecnica mista su tela,polittico, 4 pezzi 24x24 cm

Comunque penso che la proposta artistica tren-tina potrebbe essere più vivace se ci fosse la possibilità di accedere con maggior facilità a spazi dedicati.

Cosa manca al Trentino per poter essere più presente sul mercato esterno?

Non ritengo di avere gli elementi sufficienti per

poter dare una risposta a questa domanda.

Cos’è la bellezza? E’ un valore che ricerchi o è subordinato ad altri valori?

Più che bellezza, armonia, quella sensazione

Or un laccio un ardore, 2004, tecnica mista su tavola, dittico, 40x60 e 40x40 cm

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che provi quando tutti gli elementi rispondo-no perfettamente a un’idea, quando senti che puoi allontanarti da ciò che hai realizzato per-ché l’opera ha vita propria.

Chi è l’artista?

Colui che ha la capacità di cogliere, sentire, in-terpretare quello che ancora non è visibile e lo sa tradurre attraverso il proprio linguaggio pit-

torico, musicale, poetico…

E, per finire, cosa è per te l’arte?

È uno spazio altro, dove si possono scoprire mondi, espressioni, connessioni sempre diver-se.

Metamorfosi, 2012, tecnica mista su telapolittico, 4 pezzi 20x50 cm

Al mio ben, 2003, tecnica mista su tela, 60x60 cm

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Annalisa Filippi Nasce a Trento il 10/07/1976 Nel 1995 si diploma Maestro d’Arte applicata presso l’Istituto Statale d’Arte A. Vittoria di Trento. 2000 Diploma in Pittura con R. Guarneri e E. Finzi presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia.Nel 1999 Corso di specializzazione in Composizione artistica ed iconografica per la Liturgia - l’Arcidiocesi di Trento organizzato dalla IUAV di Venezia.2000 frequenta l’Accademia Internazionale d’Arte di Salisburgo: corso dell’artista Giulio Paolini.2003 Abilitazione Ssis all’insegnamento in Storia dell’Arte e disegno ed Educazione Artistica 2007 Corso di perfezionamento in incisione artistica presso KAUS di Urbino con M.Guadagnino e G. Turria2013 Laurea Triennale in canto lirico presso il conservatorio Bonporti di Trento.1995 Espone alla mostra collettiva dei giovani artisti Bevilacqua la Masa di Venezia Realizza il mosaico parietale Armonie per il Teatro comunale di Albiano, (Tn) Selezionata al concorso di pittura Felice Casorati (TO)1999 Selezionata al concorso d’incisione di Musummano Terme; Selezionata al concorso d’incisione Il Bisonte di Firenze Vince il premio Associazione Incisori Veneti alla Biennale d’incisione contemporanea Premio Tiepolo2000 Entra nell’Associazione degli Incisori Veneti Collettiva Enigmi della matrice di Mirano (VE) Vince il 5° premio Biennale di Pittura di Volano (TN) Vince il 2° premio al concorso Nazionale di grafica e umorismo In vino veritas di Siena.Frequenta il Lanesateliers in Kunsterlhause a Salisburgo2001 Espone alla collettiva Aspetti dell’incisione oggi a Gaiarine (TV) Collabora alla performance dell’artista Solacow presso il Padiglione Italia alla Biennale di Venezia

Lavora con l’artista americana Flora Viale nell’ambito di Eventi magici mezza estate a Sarnonico (TN) 2003 Copertina mensile Trentini nel Mondo, Copertina libro Una cometa in prestito, ed. Ancora Espone alla collettiva Magnificat presso il Museo Diocesano di Trento UCAI 2003, Mosaico parietale per il parco di Albiano, (TN)Opera musiva Terra - fuoco presso le Cantine vinicole La-Vis in Val di Cembra 2004 Prima personale, Galleria d’arte moderna e contemporanea Fogolino, TrentoCollettiva Più unione per l’Europa- tra fertili utopie e realtà a Sarajevo Premiata per opera d’arte per l’Istituto Arcivescovile per sordi di Trento. Selezionata alla Biennale di Incisione Italiana Contemporanea, Premio Tiepolo 2005 Collettiva Artisti per l‘utopia europea a Torre Mirana, TrentoCollettiva Mimose e spine presso la sala Guido Polo di Borgo Valsugana (Tn)Personale presso lo spazio Il Simposio, TrentoCollettiva Trentino 2005, Arti visive con il gruppo Alunni delle Muse a Palazzo Trentini, Trento Collettiva Il viaggio presso sede vescovile di Trento, gruppo artisti UCAIE’ selezionata al concorso Pagine bianche d’autore Vince il concorso nazionale di scultura per scuola elementare di Meano, Trento2006 Personale presso la biblioteca Civica, Mart di Rovereto (Tn) Collettiva La montagna incantata, Alunni delle Muse, Andalo (Tn)Collettiva 40esimo corale Canezza, sala Maier, Pergine Valsugana Collettiva giovani artisti, Galleria Village Bussolengo Collettiva Il volto umano della Repubblica, Palazzo Trentini, Trento 2007 Collettiva Femina Domina Femina Giovo, TrentoPersonale Icaro e altre storie, Sala Maier, Pergine Valsugana (Tn)Personale Le tue ali Centro culturale, La Fonte di Caldonazzo TnPersonale Icaro e altre storie, Boscolo Hotel, Vicenza Collettiiva e performance ARTinMOTION, Polifun- zionale Trento 3°premio concorso per opera d’arte scuola elementare di Susà di Pergine, Tn2008 Personale Diventare Mondo Circolo culturale

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FIDAart copertina del N.2 2015

Periodico di arte e cultura della FIDAart

Curatore e responsabile

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Tutti i numeri 2012-2013-2014

della rivista FIDAart

sono scaricabili da:

www.fida-trento.com/books.html

Tutti i numeri 2012-2013-2014

della rivista FIDAart

sono sfogliabili su:

http://issuu.com/tomio2013

FIDAart

Bertolt Brecht, MilanoPersonale D’immenso Grand Hotel, TrentoSelezionata al concorso nazionale Federculture per giovani artistiCollettiva Spazi Federculture, p.zza Cavour 17, RomaPersonale d’incisione Nero Pieno, Gall.Fogolino TN2009 Collettiva To s-wear, Cram di Mezzocorona (Tn)Selezionata al concorso per opera d’arte pubblica Caserma Vigili del fuoco, Gardolo, TRENTO2010 Personale Di bianco e forme rotonde, Galleria Mac, MilanoCollettiva Il lavoro, Palazzo della regione, gruppo artisti UCAI, TrentoCollettiva Circa Diem, centro di ricerca Microsoft, Cosbi Povo (Tn)Collettiva EQUIPE SHOW, Vart Festival dell’arte, Mezzocorona, TNCollettiva Focus on Italian Art, Rosso Cinabro, ROMA2011 Personale Alabastro color cenere Galleria Mac, Milano2° premio concorso “Opera musiva” Autostrada del BrenneroCollettiva RenArt, Sala Thun, Torre Mirana, TrentoPersonale Nel Segno, presso La Colombara, Sandrigo, VI Personale In un fiorito prato, Sala Légat, Volano Tn2° premio concorso per opera d’arte, Dambel Tn 2° premio concorso per opera d’arte “Istituto Geometri Pozzo” Trento 2012 Realizza l’opera musiva Luce presso Casa di Riposo di Lisignago Collettiva Fondente, Expo Cantine Rotari, Mezzocorona, TrentoPersonale Foyeur Palanaunia, Fondo Tn2013 Collettiva Biennale del disegno e dell’acquarello, Castello di Levizzano, Castelvetro, MDPersonale Il colore della Madre, Villa Sesso Schiavo, Sandrigo, VICollettiva In Risonanza presso MART di Rovereto con l’opera Landscape, Il paesaggio che ho in mente2014 Personale De Umana Proporzione, Palazzo Libera, VillaLagarina Vince il concorso per il Teatro di Pergine Valsugana TN con l’opera Oltre lo sguardo, guardoPersonale Confine Uomo, Spazio espositivo di Lazise1° premio al concorso per la Palestra Sant’Orsola Terme TN con l’opera EurekaLocalità Maso Grillo 20/c Pergine Valsuganacell. 349.6020526; [email protected]

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MERCATO DELL’ARTE ?

NORMAN ROCKWELL (1894-1978) SAYING GRACE, 1951, olio su tela, 109x104 cm (vedi a pag.30). Stimato 15-20 milioni di dollari, è stato venduto nel 2013 a Sotheby’s New York per 46.085.000 $, pari a 33,9 milioni di euro. L’asta lo colloca oggi tra gli artisti con le quota-zioni più elevate al mondo. Nato nel 1894 a New York, Norman Rockwell è stato l’illustratore-pittore più popolare e più amato dagli americani; ovviamente, molto meno dalla critica “colta”, la quale non apprez-zava la sua pittura figurativa troppo narrativa e sentimentale, definita ”Rockwellesque”. Dotato di una “mano” prodigiosa, Rockwell fre-quenta varie scuole d’arte e già a 19 anni dise-gna le sue prime copertine per la rivista dei Boy Scout. Nel 1916, all’età di 22 anni, crea la sua prima copertina per la prestigiosa rivista Satur-day Evening Post: un sodalizio che durerà fino al 1963, 47 anni durante i quali dipinge 320 co-

pertine, ognuna eseguita ad olio su tela, in cui raffigura una galleria di “personaggi”, ognuno dei quali con la propria personalità, caratteristi-che fisiche e psicologiche. Norman Rockwell è nelle arti visive un po’ quel-lo che è stato il regista Frank Capra nel cinema: rappresenta il mondo non così com’è ma come voleva (e vorremmo) che fosse e, proprio per questo, in fondo, piace a tutti. Non c’è mai vio-lenza, sesso, droga, e neanche la morteNel 1939, si trasferisce con la famiglia ad Arling-ton, un villaggio nel Vermont da dove comincia a raccontare la provincia. Rockwell descrive la vita della gente comune in modo “dickensiano” poiché vi ritrova i valori in cui crede: semplicità, spontaneità, comunità e anche quella felicità che, secondo il suo analista Eric Erickson, dipin-se ma non riuscì ad avere in vita a causa della depressione di cui soffrì sempre.Personaggio solitario, riservato ed estraneo all’ambiente e alle mode artistiche, è stato si-curamente uno dei migliori e più acuti artisti e illustratori del suo tempo: la sua capacità per-sonale di raccontare in ogni tavola delle sto-rie complesse, sia dal punto di vista pittorico-espressivo, che da quello dei contenuti, allo stesso tempo, dotate di un ottimismo di fondo e un bonario humor, lo rendono unico. A partire dal 1963, lavora per 10 anni per Look Magazine, affrontando con la consueta sensibi-lità anche questioni sociali quali i diritti civili, la povertà, il razzismo, la segregazione. Una sua tela, simbolo del movimento per i diritti civili, raffigura Ruby Bridges, una bimba afro-ameri-cana di sei anni, mentre, difesa dalla folla da quattro agenti, si reca in una scuola pubblica di soli bianchi, a New Orleans il 14 nov 1960. Il muro dietro di lei è imbrattato dall’insulto raz-zista “nigger“, le lettere ”KKK“ e gli schizzi di un

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Sopra: NORMAN ROCKWELL, modella del dipinto in bassoSotto: “The Problem we all live with”, 1964, olio su tela, 92x148 cm

NORMAN ROCKWELL

pomodoro. Nel 2011, il Presidente Barak Obama ha voluto far esporre il dipinto alla Casa Bianca. A destra, la piccola modella, uno dei tanti abitanti del posto che il pittore utilizzava sempre per eseguire le sue illustrazioni perfette: i soggetti di ogni dipinto sono stati, infatti, persone reali fotografate in più di 20mila scatti.Grande ritrattista, Rockwell ha raffigurato la “sua” America per più di 60 anni continuando fino all’ultimo ad essere uno degli artisti più prolifici e apprezzati del Paese. Ogni sua immagine, dalla più retorica a quella leggera, ironica o critica dei costumi della società, nonostante fossero destinate ad essere riprodotte su una pagina, è stata dipinta ad olio: un piccolo capolavo-ro di sintesi tra intelligenza, perfezione tecnica e capacità artistica.“Saying Grace”, ad esempio, una copertina del «Saturday Evening Post» per il giorno del Ringraziamento (pagata all’epoca 3.500 dollari e donata dall’artista ad un amico), vale mille parole: una “provinciale” con il nipote al ristorante che prega, prima del pasto, sotto lo sguardo stupito dei presenti.L’altro dipinto, “The gossips” (vedi a pag.31), consiste in trenta arguti ritratti di coppie di persone (modelli trovati tra amici e conoscenti dell’artista) men-tre spettegolano tra loro. Ogni faccia esprime un carattere!Nonostante il grande successo e la celebrità goduti in vita, il cruccio di Rock-well è stato quello di essere considerato un “illustratore” e non un artista tout court ma oggi, finalmente, anche i critici più severi, sono oramai co-stretti a riconoscerglielo.

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PAAVALI HEIKKILÄ 3D BODY SCANNING

Tutti conoscono l’aneddoto secondo il quale Michelangelo Buonarroti, contemplando la sua scultura finita del Mosè, abbia esclamato «Per-ché non parli?» picchiandone il ginocchio di marmo con il martello. Grazie al realismo delle forme e al virtuosismo anatomico, la statua ap-pariva anche al suo autore talmente perfetta da sembrare viva.Il sogno di tutti gli scultori di realizzare l’ope-ra perfetta vagheggiata da Michelangelo, si è concretizzato grazie al lavoro e agli esperimenti sviluppati fin dagli anni ‘90 dal finlandese Paa-vali Heikkilä. Cresciuto in pieno clima astratto, lo scultore ha sempre rifiutato i linguaggi dei colleghi che avevano abbandonato il tema della figura umana perché interessati alla distruzione o alla decostruzione delle forme. Heikkilä, in controtendenza, ha impegnato tut-ta la sua ricerca a modellare sculture di uomini

e donne quanto più possibile uguali alla realtà. Lo scultore, infatti, dopo un primo inizio più ce-ativo dal punto di vista specificamente artistico ha progressivamente indirizzato i suoi interessi verso un iperrealismo sempre pèiù spinto. Il grande salto è avvenuto con lo sviluppo delle tecnologie informatiche le quali hanno rivolu-zionato gli strumenti offerti a chi voglia ottene-re un certo tipo di risultati mirati alla massima verosimiglianza. I lavori di Paavali sono stati fa-voriti dalla prossimità con i laboratori di ricer-ca di una nota azienda finlandese desiderosi, a loro volta, di verificare sul campo, le potenziali-tà dei prodotti che stavano sviluppando segre-tamente negli anni 90. Tra questi, i sistemi di scansione tridimensionale ad una risoluzione 3D fino a 0,1 mm e un’accuratezza di 0,003 mm, di oggetti di grandi dimensioni come il corpo umano (vedi immagini in basso). In particolare,

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PAAVALI HEIKKILÄ

la possibilità di acquisire contemporaneamente alla forma tridimensionale anche l’immagine a colori dell’oggetto scansionato, ha consentito di produrre una texture che, applicata automati-camente al modello tridimensionale, permette di ottenere un modello virtuale identico all’ori-ginale e assolutamente realistico. La seconda fase di questo processo creativo è stata resa possibile a seguito dello sviluppo di stampanti 3D ad alta definizione, a colori e sempre più grandi, che hanno dotato il “body scanning” di uno strumento straordinario per riprodurre perfettamente l’oggetto scansiona-to. La scultura in scala reale dell’immagine a de-stra, dimostra come il passaggio dalla scansione al “prodotto finale”, garantisca una qualità dei dettagli assolutamente unica. E’ prevedibile che tutto ciò non potrà non avere delle conseguenze sulle future concezioni della scultura che, probabilmente, tenderà a suddivi-dersi sempre più in due tendenze: da una parte un’astrazione ancora maggiore con la perdita di qualsiasi relazione con le forme conosciute e, dall’altra, un ritorno ad una nuova figurazione favorita dalle capacità di queste nuove tecnolo-gie piegate ad una ricerca artistica di cui ancora non si conoscono le potenzialità.E’ certo che, almeno per ora, il fascino di un’as-soluta perfezione mai vista finora, aprirà le por-te ad una creatività tutta da inventare anche perché si associa sempre il concetto di “imper-fezione” alla aleatorietà propria della manuali-tà dell’artista. Il dibattito sarà con chi ritiene le macchine sempre inferiori allo spirito umano, libero, unico e, soprattutto, irripetibile, dimen-ticando che si era detta la stessa cosa dei com-puter che giocano a scacchi. Ma poi, l’uomo ha inventato macchine che imparano dai loro errori, modificando progressivamente i propri

“comportamenti” in corso d’opera. Non è improbabile pensare che, in futuro, sarà facile introdurre in modalità random, del tutto casuale e imprevedibile, anche quelle piccole imperfezioni che si ritengono specifiche di un lavoro umano manuale. Da quel momento, ogni singola opera realizzata dalla macchina sarà diversa dall’altra e, perciò, dotata dell’aura dell’unicità. Come sempre, ciò che conta non è la tecnica, ma il risultato finale.

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SIMMETRIA DELLA BELLEZZA - 1° parte STORIA DELL’ARTE

IL VISO SIMMETRICO

Da sempre esiste un dibattito su pregi e difetti della simmetria. Da molti ritenuta innata nella mente umana, prima ancora che nella cultura, ha subìto attacchi pesanti con l’irruzione della modernità nelle arti, nell’architettura, nella mu-sica ecc., al punto che il critico e storico Bruno Zevi, nei suoi saggi a sostegno dell’architettura “organica”, era arrivato a definire l’uso della simmetria indice di omosessualità.Eppure, è evidente che gran parte del mondo è basato sulla simmetria delle forme per ragioni che non sono estetiche ma strutturali. L’uomo, il mondo animale, minerale e vegetale presen-tano infiniti casi di simmetria semplice o com-plessa proprio perché garantisce risultati con il massimo dei benefici e il minimo dei costi.Quando viene al mondo, la prima cosa che il bambino vede è il viso della madre (e del padre, quando c’è) e quella forma simmetrica sarà il suo imprinting per tutta la vita: una figura in cui la parte sinistra della faccia è uguale e simme-

trica rispetto alla parte destra.Almeno, questa è l’impressione quando osser-viamo il viso di chi ci sta di fronte - anche il no-stro allo specchio - perché in una visione gene-rale noi cogliamo l’organizzazione “geometrica” generale dell’insieme evitando di analizzare e confrontare i singoli elementi. Eppure, ad una verifica più attenta e approfondita consenti-ta da un semplice artificio tecnico, scopriamo spesso con stupore, come la faccia delle perso-ne non sia poi così simmetrica ma che, anzi, le due metà che la compongono, siano talmente diverse da dar vita a due nuovi individui con ca-ratteristiche somatiche, ma anche psicologiche, assolutamente diverse.La funzione di corrispondenza, di coordinamen-to e di equilibrio di due parti simmetriche è visi-bile molto bene anche nel viso umano. Lo studio di questo fenomeno si esegue con un semplice fotomontaggio, tagliando un’immagine lungo il suo asse di simmetria verticale e rimontandola scambiando le due metà: unendo A con A e B con B, ottenendo rispettivamente AA e BBRispetto alla foto originale del viso, che è una simmetria bilaterale, si ottengono così due nuo-ve facce che sono due “simmetrie speculari”, in cui una parte, come in uno specchio, è l’imma-gine riflessa dell’altra. I due volti ottenuti, per-fettamente simmetrici nel senso tradizionale della parola, non assomigliano più all’originale, ma neppure si assomigliano tra loro. Rispetto all’originale, i due nuovi volti hanno perduto l’orientamento spaziale. Il simpatico esperimento di accoppiare le due metà del viso con sé stesse, condotto sull’im-magini di una nota e bella attrice, Angelina Joly, mette in luce quanto il concetto di simmetria sia illusorio. Il viso originale della Joly (vedi in alto a sinistra) è molto regolare e quasi perfet-

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STORIA DELL’ARTE

tamente simmetrico, almeno all’apparenza. Una volta sottoposto alla trasformazione, dà vita a due Angeline entrambe molto simili e re-golari ma comunque diverse: la prima, di una bellezza dolce e morbida, l’altra, algida e al-tezzosa, con un taglio dell’occhio decisamente penetrante e inquietante. Anche la forma del naso, pur discostandosi poco da un lato all’al-tro, contribuisce a restituire due identità: non proprio un angelo e un diavolo, ma sicuramente due caratteri diversi che sembrano spiegare le due anime che convivono nella stessa persona.Forse, analizzando separatamente i tratti soma-tici asimmetrici che convivono nella stessa fac-cia, si potrebbero comprendere le molte perso-nalità che esprimono la complessità interiore. Ad esempio, confrontando le tre Joly, l’originale e le sosia - due alter ego che albergano nello stesso corpo e nella stessa psiche - i risultati pur non eclatanti, comunque, sono tali da incuriosi-re e stupire l’osservatore. Senza scomodare concetti come quelli del Dop-pelgänger, il gemello maligno, oppure psicana-litici del conscio condizionato dall’inconscio, qualche dubbio potrebbe nascere sulle molte “facce” - esteriori ed interiori di una persona.

Gli stessi dottor Jekyll e mister Hyde sono la metafora di due soggetti opposti compresenti nel medesimo individuo: uno normale, razio-nale e sostanzialmente innocuo, il secondo un brutale assassino privo di freni inibitori. D’altronde, cos’è la schizofrenia se non lo sdop-piamento della personalità di cui, in qualche modo, tutti noi soffriamo. E chi, mentendo, nega questo fenomeno psichico, pensi a sé stesso mentre sta guidando nel traffico!Tutti due i nuovi visi, però, possiedono una pe-culiarità che si percepisce soprattutto a livello inconscio: sono troppo simmetrici, troppo per-fetti e, come tali, inespressivi e inverosimili e, perciò, troppo poco “umani”. L’eccessiva per-fezione attira ma non piace, è noiosa perché meccanica, aliena o, peggio, divina. Non è un caso che la Joly abbia spesso svolto il ruolo del-la Superdonna proprio per questa sua bellezza statuaria classica esagerata.Ovviamente queste simulazioni sulle “immagi-ni” delle persone, non hanno nulla di scientifico e non dimostrano nulla se non che le apparen-ze ingannano e pochi sanno comprendere, ra-zionalmente, il linguaggio segreto che il corpo trasmette.

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News dal mondo

NORMAN ROCKWELL

NORMAN ROCKWELL

NORMAN ROCKWELL

NORMAN ROCKWELL

Omaggio a NORMAN ROCKWELL

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pag. 32

pag. 31

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“Saying Grace”, 1951

“American Style”, 2014

“The young lady with the shiner”, 1953

“Walking to church”, 1953

“The Gossips”, 1948

Febbraio 2015, Anno 4 - N.02

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NORMAN ROCKWELL, SAYING GRACE, 1951 olio su tela, 109x104 cm, venduto Sotheby’s, 2013 New York, $ 46.085.000 (33,9 milioni di euro)

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NORMAN ROCKWELL, THE GOSSIPS, 1948, olio su tela84x79 cm, venduto Sotheby’s, 2013, New York

$ 8.453.000 (6,2 milioni di euro)

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30NORMAN ROCKWELL, THE YOUNG LADY WITH THE SHINER (black Eye), 1953, olio su tela, 86x76 cm

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31NORMAN ROCKWELL, WALKING TO CHURCH, 1953

olio su tela, 48x46 cm, Venduto Sotheby’s 2013 New York, 3.245.000 dollari (2,38 milioni di euro)

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QUOTA DI ISCRIZIONE PER L’ANNO 2015

E’ stata mantenuta la quota d’iscrizione di euro 50.00 Il versamento dovrà essere effettuato con la causale: ISCRIZIONE ANNO 2014

IMPORTANTE

Per ragioni fiscali e contabili, TUTTI i versamenti (ad es. l’iscrizione, la quota annuale, par-tecipazioni a mostre o eventi FIDA ecc.) dovranno essere effettuati sul conto corrente della FIDA-Trento: Volksbank-Banca Popolare dell’Alto Adige - Piazza Lodron 31 38100 Trento IBAN: IT47 B058 5601 8010 8357 1214 752 NB! INSERIRE SEMPRE LA CAUSALE (es. iscrizione 2014)

Poiché questo Conto Corrente dovrà essere utilizzato sempre, si consiglia di stamparlo e di tenerlo sul computer in una cartella FIDASegretario-tesoriere: Nadia Cultrera - [email protected]

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MEMORANDUM

PAOLO TOMIO, Omaggio a NORMAN ROCKWELL“American Style”, 2014 fine art su tela, 90x63 cm

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