1 Federico Fellini. Un’introduzione Marta Tibaldi (slide 1) PLEASE NOTE THAT THIS PAPER IS NOT EDITED! IT IS MADE AVAILABLE FOR READING AT THE JUNG,ASIA,AND INTERCULTURE CONGRESS IN TAIWAN In alcune favole, una delle imprese da compiere è quella di separare una grande quantità di semi mischiati alla rinfusa, facendone dei piccoli mucchi tutti uguali. Il protagonista, ma di solito si tratta di una protagonista, è lasciato solo in una stanza e deve compiere l’impresa in un tempo stabilito. Per chi di voi conosce la storia di Amore e Psiche del poeta latino Apuleio 1 , la prima prova cui Psiche è sottoposta da Venere è proprio quella di separare i semi: “dividi tutti questi diversi semi, sceglili a uno a uno e fanne tanti mucchietti, in bell’ordine, prima dì sera”. Psiche inizialmente si dispera, ma ben presto riceve l’aiuto soccorrevole di un gruppo di formiche, che dividono per lei i semi e le permettono di superare la prova. Quando Hao-Wei Wang mi ha chiesto di tenere una conferenza su Federico Fellini, inizialmente mi sono sentita come Psiche di fronte al mucchio di granaglie da separare. Fellini è un personaggio talmente ampio e complesso, sfaccettato e vario che scegliere cosa scrivere su di lui è come trovarsi di fronte a un mucchio di semi da separare. (slide 2) Al pari di Psiche, anch’io mi sono messa all’opera – certamente non disperata, quanto piuttosto curiosa di vedere in che modo la mia intuizione inconscia (le mie “formiche”) mi avrebbe aiutato a risolvere la prova. Ho pensato ai diversi aspetti di Fellini, ai suoi film, ai suoi disegni, al suo libro dei sogni, alla sua vicenda umana etc. e ho deciso di iniziare questa introduzione partendo da un evento recentissimo e significativo: la presentazione alla Mostra del Cinema di Venezia, il 12 settembre 2013, del film/documentario dell’ottantunenne regista italiano Ettore Scola, grande amico di Fellini, dal titolo Che strano chiamarsi Federico! Si tratta di un omaggio tributato da Scola all’amico più anziano di lui di una decina d’anni, a venti anni esatti dalla morte di Fellini, avvenuta a Roma nel 1993. Credo che il titolo che il giornalista italiano Eugenio Scalfari ha dato al suo commosso commento al film - Lacrime, rimpianti, grandi speranze: Scola ricorda Fellini e il nostro Paese - possa fare bene da traccia a ciò che voglio raccontare oggi: la storia di Fellini, ma attraverso di lui e i suoi film anche la storia dell’Italia, con tutti gli sconvolgimenti del tessuto sociale, culturale e rappresentativo dagli anni 1 Apuleio, Le Metamorfosi o L’asino d’oro, Rizzoli: Milano, 2005.
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Transcript
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Federico Fellini. Un’introduzione
Marta Tibaldi
(slide 1)
PLEASE NOTE THAT THIS PAPER IS NOT EDITED! IT IS MADE AVAILABLE FOR
READING AT THE JUNG,ASIA,AND INTERCULTURE CONGRESS IN TAIWAN
In alcune favole, una delle imprese da compiere è quella di separare una grande quantità di
semi mischiati alla rinfusa, facendone dei piccoli mucchi tutti uguali. Il protagonista, ma di solito
si tratta di una protagonista, è lasciato solo in una stanza e deve compiere l’impresa in un tempo
stabilito.
Per chi di voi conosce la storia di Amore e Psiche del poeta latino Apuleio1, la prima
prova cui Psiche è sottoposta da Venere è proprio quella di separare i semi: “dividi tutti questi diversi
semi, sceglili a uno a uno e fanne tanti mucchietti, in bell’ordine, prima dì sera”. Psiche inizialmente si
dispera, ma ben presto riceve l’aiuto soccorrevole di un gruppo di formiche, che dividono per lei
i semi e le permettono di superare la prova.
Quando Hao-Wei Wang mi ha chiesto di tenere una conferenza su Federico Fellini,
inizialmente mi sono sentita come Psiche di fronte al mucchio di granaglie da separare. Fellini è un
personaggio talmente ampio e complesso, sfaccettato e vario che scegliere cosa scrivere su di lui è
come trovarsi di fronte a un mucchio di semi da separare.
(slide 2) Al pari di Psiche, anch’io mi sono messa all’opera – certamente non
disperata, quanto piuttosto curiosa di vedere in che modo la mia intuizione inconscia (le mie
“formiche”) mi avrebbe aiutato a risolvere la prova. Ho pensato ai diversi aspetti di Fellini, ai
suoi film, ai suoi disegni, al suo libro dei sogni, alla sua vicenda umana etc. e ho deciso di iniziare
questa introduzione partendo da un evento recentissimo e significativo: la presentazione alla
Mostra del Cinema di Venezia, il 12 settembre 2013, del film/documentario dell’ottantunenne
regista italiano Ettore Scola, grande amico di Fellini, dal titolo Che strano chiamarsi Federico!
Si tratta di un omaggio tributato da Scola all’amico più anziano di lui di una decina
d’anni, a venti anni esatti dalla morte di Fellini, avvenuta a Roma nel 1993. Credo che il titolo
che il giornalista italiano Eugenio Scalfari ha dato al suo commosso commento al film - Lacrime,
rimpianti, grandi speranze: Scola ricorda Fellini e il nostro Paese - possa fare bene da traccia a ciò
che voglio raccontare oggi: la storia di Fellini, ma attraverso di lui e i suoi film anche la storia
dell’Italia, con tutti gli sconvolgimenti del tessuto sociale, culturale e rappresentativo dagli anni
1 Apuleio, Le Metamorfosi o L’asino d’oro, Rizzoli: Milano, 2005.
2
dal fascismo alla “neotelevisione”, che Fellini ha documentato intrecciando l’esperienza
onirica e visionaria alla riflessione consapevole, in un linguaggio filmico personalissimo,
profondamente soggettivo e barocco. Fellini in questo senso fu “un creatore che, inquieto, si
mosse fra il realismo e la modernità, la fantasia e la postmodernità.”2
Per gli analisti junghiani Fellini rappresenta anche una miniera di immagini e di simboli e
l’espressione artistica di una creatività inconscia libera e fluida. In questa introduzione cercherò
di mettere in evidenza, oltre al percorso esistenziale e artistico di Fellini, anche i punti di contatto e
le differenze tra il suo processo d’individuazione e quello di Carl Gustav Jung, il padre della
psicologia analitica.
1920-1959
Dalla nascita ai quarant’anni
(slide 3)
(slide 4) Iniziamo dunque dal principio. Federico Fellini nasce il 20 gennaio 1920 a
Rimini, una piccola città di provincia ndll’Emilia Romagna, dove trascorre l’infanzia e la
giovinezza, per trasferirsi poi nel 1939, all’età di 19 anni, a Roma. Il giovane Federico cresce e si
forma dunque in provincia negli anni del ventennio fascista (1922-1943), con tutto ciò che quegli
anni hanno potuto rappresentare in termini cultuali e sociali nell’educazione civile e
sentimentale di un giovane. In Amarcord Fellini darà testimonianza di questa esperienza in modo
personalissimo e creativo.
(slide 5) Fin da piccolo il giovane Federico è appassionatissimo di fumetti, che legge nel
Corriere dei Piccoli, il primo periodico settimanale italiano per ragazzi che pubblica strips. Come
egli stesso ebbe a dire, non si può capire il suo cinema né si possono avvicinare le sue immagini se
non si tiene conto della dimensione espressiva che nasce dai fumetti e dalle caricature, che per
Fellini furono il punto di partenza nella costruzione dei suoi personaggi. Scrive Fellini:
“Il mio cinema non nasce dal cinema: se devo riconoscere delle matrici, le identificherei
proprio nelle strisce americane. In alcuni miei film, non i primi, ho tenuto presente lo stile,
l’atmosfera, la dinamica bloccata nella rigidità, tipici del fumetto: Amarcord, ad esempio, non è
solo un omaggio all’infanzia, ma anche al mondo dei fumetti: è un film stilizzato, con
inquadrature fisse, pochi movimenti di macchina…”.3
(slides 6-7) Grazie alla sua abilità di disegnatore, nel 1937 il proprietario del cinema
Fulgor di Rimini commissiona a Fellini, all’epoca era diciassettenne, una serie di caricature di
2 N. Bou, “Nuovi spazi per sognare. La rappresentazione del desiderio nel cinema di Fellini”, in La
strada di Fellini. Sogni, segnacci, grafi, immagini e modernità del cinema (a cura di G. Frezza e I.
Pintor), Napoli: Liguori, 2012, p. 59.
3 F. Fellini, Fare un film. Con l’Autobiografia di uno spettatore di Italo Calvino, Torino: Einaudi, 1993, p.
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famosi attori americani per richiamare gli spettatori al cinema. Fellini in questi anni fa anche
caricature ai bagnanti sulla spiaggia di Rimini. L’anno successivo il popolare settimanale italiano
La Domenica del Corriere pubblica le sue prime vignette umoristiche. Ma Federico ha voglia di
lasciare Rimini e così nel 1939, a diciannove anni, si trasferisce a Roma. La sua partenza da
Rimini e il suo arrivo alla Stazione Termini di Roma saranno descritti, rispettivamente, nei film I
vitelloni e in Roma.
(slide 8) A Roma Fellini si mantiene facendo il vignettista e riesce a entrare nella
redazione del periodico politico umoristico il Marc’Aurelio, giornale con il quale collaborerà fino
al 1942. Intanto nel 1940 l’Italia fascista entra in guerra. Fellini ha iniziato a lavorare anche alla
radio per trasmissioni umoristiche e si sta sempre più affermando come sceneggiatore
cinematografico.
(slides 9–10–11) Durante la guerra, nel 1942, Fellini incontra Giulietta Masina, una
giovane studentessa e attrice dilettante di grande talento. Federico e Giulietta si fidanzeranno dopo
pochissimo tempo e si sposeranno l’anno successivo (1943). Diversissimi in tutto, formeranno
una coppia molto unita, che durerà tutta la vita. Federico confessa che “con la sua aria da folletto
Giulietta gli mette allegria”4
anche se Giulietta incarna certamente solo un aspetto
dell’immaginario femminile di Fellini. All’opposto ci sono infatti le cosiddette immagini
femminili “felliniane”, come l’amante di 8 ½ interpretata da Sandra Milo, la Gradisca di
Amarcord o le molteplici figure di donne disegnate nel suo Libro dei sogni.
Da un lato c’è dunque “Giulietta”, ovvero la figura ingenua che dà forma al rapporto
magico con il mondo, dall’altro ci sono le amanti, le prostitute, le donne esageratamente sessuate
che incarnano il desiderio maschile: entrambe sono fondamentali nell’immaginario felliniano e
rappresentano due modalità di accesso alla creatività visionaria di Fellini: più infantile e magica,
nel primo caso, piu adolescenziale e reale, nel secondo.
Nei suoi primi film – mi riferisco in particolare a Lo sceicco bianco, La strada, Le notti
di Cabiria - lo sguardo di Fellini si sofferma soprattutto sulla prima immagine femminile, quella
della ragazza ingenua, alle prese con una realtà ostile e deludente. Nei film della maturità
prevarranno invece le donne “felliniane”, in un alternarsi di avvicinamento e di allontanamento,
di desiderio e di paura. In termini junghiani potremmo dire che i film di Fellini mettono in scena la
sua immagine di Anima attraverso raffigurazioni opposte che vanno dalla ragazza ingenua alla
donna sessuata fino a diventare forme impersonali e disincarnate del femminile: si pensi alla
bambola meccanica in Casanova o all’immagine della luna nell’ultimo film La voce della luna.
(slide 12) Ma torniamo alla storia d’Italia. Il 25 luglio 1943 cade il fascismo,
inaugurando un periodo completamente nuovo nella vita sociale e civile degli Italiani. Fellini ne
sarà attentissimo testimone e nei suoi film descriverà il passaggio da un modo bonario di essere
alla volgarità degli anni della “neotelevisione”. Il 4 giugno 1944 gli alleati americani liberano
Roma: Federico ha ventiquattro anni e con alcuni amici disegnatori apre a Via Nazionale il
4 T. Kezich, Federico. Fellini, la vita e i film, Milano: Feltrinelli, 2010, p. 54
4
negozio The Funny Face Shop, dove fa le caricature dei soldati americani a Roma. Nel frattempo
Fellini continua a scrivere per il cinema, affermandosi come uno dei migliori sceneggiatori sulla
piazza di Roma. Sua, ad esempio, la sceneggiatura di Roma città aperta (1945) e Paisà (1946) di
Rossellini.
(slide 13) La vita di Federico però non è fatta solo di successi, di allegria, di denaro e di
divertimenti, ma anche di lutti e di prove. Pochi mesi dopo il matrimonio, Giulietta rimane incinta
ma abortisce quasi subito a causa di una caduta. Nel 1945, rimasta di nuovo incinta, dà alla luce
Federichino (Pierfederico), che muore dopo solo due settimane di vita. Si dice che questi
avvenimenti avvicinarono spiritualmente i coniugi, mettendo però una fine prematura al loro
rapporto fisico.
Federico intanto si cimenta nelle sue prime esperienze di regia. Nel 1951 firma con
Alberto Lattuada la regia di Luci del varietà e nello stesso anno inizia la lavorazione del suo primo
vero film da regista Lo sceicco bianco, che uscirà nelle sale nel 1952.
(slides 14-15) Lo sceicco bianco è una storia tutta giocata tra fantasia e realtà, nella quale
sono già riconoscibili alcuni temi portanti della poetica felliniana: la compresenza di illusione e
disillusione, la figura femminile dell’ingenua a confronto con un mondo materialistico e
disincantato. Il film, che è un capolavoro di costruzione scenica, ha un certo successo di pubblico,
ma è disdegnato dalla critica, che ancora non ha compreso la specificità del linguaggio felliniano.
Il film è già la rappresentazione dell’eccezionale capacità di Fellini di declinare insieme il
registro fantastico e immaginale con quello reale, in un sovrapporsi di piani originalissimo e
creativo.
Il riconoscimento ufficiale di Fellini regista e la sua fama dateranno soltanto dal 1953 –
Fellini ha trentatré anni - anno in cui vince il Leone d’argento al Festival del cinema di Venezia
con il suo secondo film I vitelloni.
(slide 16) I vitelloni è un film destinato a lasciare un segno indelebile nella storia del
cinema italiano. La storia ruota intorno a un gruppo di giovani di provincia, prigionieri del loro
piccolo mondo e incapaci di liberarsene. Soltanto uno, Moraldo, che rappresenta la coscienza
critica del gruppo e incarna lo sguardo di Federico – Moraldo è la prima di molte figure di
“doppio”, che Fellini costruirà nei suoi film - alla fine della storia troverà il coraggio di
fuggire. Fellini inizia a mettere in scena in modo fantastico la propria stessa storia e il suo sguardo
sulla realtà, creando personaggi maschili e femminili che di volta in volta incarneranno le sue
esperienze, le sue emozioni, le sue riflessioni.
(slide 17) Fellini ormai è già noto, ma il primo vero grande successo di pubblico lo ottiene
con il suo terzo film La strada (1954). (slides 18-19) Il film narra la storia dello zingaro Zampanò
che compra per pochi soldi Gelsomina, una ragazza ingenua che ha alcune caratteristiche
clownesche. Gelsomina diventa l’assistente di Zampanò che si esibisce per i borghi e i paesi
spezzando le catene con il torace. Durante il loro girovagare Zampanò e Gelsomina incontrano il
Matto, un funambolo che diventa amico di Gelsomina, facendole conoscere affetto e tenerezza.
5
Zampanò però lo uccide durante una lite. Gelsomina impazzisce, Zampanò nell’ultima scena del
film realizza ciò che ha fatto e si dispera. Nel film lo sguardo del regista s’identifica con quello
di Gelsomina, il contesto è quello della miseria dell’Italia del dopoguerra. Il film ha volutamente
una conclusione aperta, lasciando allo spettatore l’interrogarsi sulla possibilità di redenzione di
Zampanò.
In questo film si possono notare nuovamente alcuni elementi portanti della poetica
felliniana di questo periodo: la ragazza ingenua, simile a quella de Lo sceicco bianco, che è già
anche un clown, il Matto, un funambolo che si muove nell’aria, Zampanò che raffigura la miseria
materiale e morale e l’eventuale redenzione. All’epoca i critici vollero vedere nella storia di
Gelsomina e Zampanò una metafora del rapporto tra il maschio brutale e la donna umiliata e
sottomessa, ma Fellini ne contestò l’interpretazione: “Credo che il film l’ho fatto perché mi
sono innamorato di quella bambina-vecchina un po’ matta e un po’ santa, di quell’arruffato,
buffo, sgraziato e tenerissimo clown che ho chiamato Gelsomina e che ancora oggi riesce a farmi
ingobbire di malinconia quando sento il motivo della sua tromba”.5
La Strada vince il Leone d’argento a Venezia nel 1955 e fa conquistare a Fellini il primo
Oscar come migliore film straniero. A trentacinque anni il riminese e ormai è consacrato regista di
fama internazionale.
(slide 20) Nel 1955 Fellini gira Il bidone, un film nel quale alcuni giovani mettono in atto
un raggiro ai danni di ingenui contadini, e nel 1956 Le notti di Cabiria, la storia di una prostituta in
cerca dell’amore, con il quale vince il suo secondo Oscar. La strada (1954), Il bidone (1955) e
Le notti di Cabiria (1956) sono la trilogia che porta il regista oltre il neorealismo italiano - ovvero
al di là di quel cinema che raccontava storie delle classi marginali nel dopoguerra italiano –
proiettandolo verso la narrazione fantastica del suo rapporto con la realtà che lo circonda,
attingendo a piene mani alle immagini inconsce, ai sogni e alle fantasie spontanee.
In Italia le critiche al film sono estremamente favorevoli e c’è chi parla de Le notti di
Cabiria come del capolavoro di Fellini. Giulietta considererà Cabiria il personaggio della sua vita,
e il film le varrà a Cannes il premio quale migliore attrice. Fellini intanto vince il suo secondo
Oscar e ottiene di nuovo il plauso internazionale.
(slides 21-22) Le notti di Cabiria si inserisce in un momento della storia politica e civile
italiana molto particolare. All’epoca in Italia è infatti in atto un accesissimo dibattito sulla
necessità di abolire le case di tolleranza - dibatitto che sfocerà, grazie alla Legge Merlin del 1955,
alla chiusura delle cosiddette “case chiuse”. Fellini è chiamato dentro questa polemica suo
malgrado, infatti le intenzioni di questo come di tutti i suoi film, non sono politiche6, ma
esprimono piuttosto l’esigenza di raccontare in modo fantastico a una realtà in trasformazione.
5 F.Fellini, Fare un film. Con l’Autobiografia di uno spettatore di Italo Calvino, cit., p. 60.
6 Per una valutazione della dimensione politica dei film di Fellini si veda A. Minuz, Viaggio al termine