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May 03, 2015

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Achille Lelli
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09/03/10

VERSO LA CITTa’ METROPOLITANA Firenze 27 febbraio 2010 - legambiente

La Piana FI-PO-PT nella dimensione europea Guido Sacconi

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Come sta l’UE e a quali nuove strategie sta pensando (Europa 2020)

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La crisi ha colpito duro

PIL -4% nel 2009, il peggior risultato dagli anni ‘30

Produzione industriale -20%, ritorno al livello degli anni ’90

Disoccupazione:

– 23 milioni di disoccupati

– 7 milioni di disoccupati in più in 20 mesi

– tasso di disoccupazione previsto al 10,3% nel 2010 (ritorno al livello degli anni ‘90)

– disoccupazione giovanile superiore al 21%

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L’Europa deve reagire per evitare il declino

Il potenziale di crescita è stato dimezzato dalla crisi

se non interveniamo, il decennio si concluderà con una crescita economica molto bassa

L’invecchiamento della popolazione accelera

la popolazione in età lavorativa diminuirà di circa 2 milioni di persone entro il 2020

il numero di ultrasessantenni aumenta a una velocità doppia rispetto a prima del 2007

La produttività rallenta

due terzi del nostro divario di reddito con gli USA sono dovuti alla bassa produttività

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Cambiare il paradigma dello sviluppo: tre linee d’azione

Una crescita basata sulla conoscenza e sull’innovazione

Innovazione

Istruzione

Società digitale

Una società inclusiva con alti tassi di occupazione

Occupazione

Competenze

Lotta alla povertà

Crescita verde: un’economia competitiva e sostenibile

Lotta al cambiamento climatico

Energia pulita ed efficiente

Competitività

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Una crescita basata sulla conoscenza esull’innovazione

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Una società inclusiva con alti tassi dioccupazione

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Crescita verde: un’economia competitiva e sostenibile

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Regioni e città: quattro sfide principali

Vulnerabilità alla globalizzazione

Vulnerabilità demografica

Vulnerabilità ai cambiamenti climatici

Vulnerabilità energetica

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Note: Index based on estimated productivity, employment rate, high education rate and low education rate in 2020. Source: Eurostat

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09/03/10 Note: Index based on the estimated share of people aged 65 and over in total population, share of working age in total population and population decline in 2020 Source: Eurostat

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Note: Index based on change in population affected by river floods, population in costal areas below 5m, potential drought hazard, vulnerability of agriculture, fisheries and tourism, taking into account temperature and precipitation changes. Source: Eurostat, JRC, DG REGIO

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09/03/10 Note: Index based on regional energy consumption by households (incl. private transport), estimated energy consumption by freight transport, industry, services and agriculture, national carbon intensity, national energy import dependency. Source: DG TREN, DG REGIO.

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Riassumendo

Le regioni con un minor numero di sfide simultanee sono relativamente vicine al centro geografico dell’UE ma sono anche a sud di Spagna, UK, Irlanda, Danimarca Svezia, Finlandia e Lituania

La maggior parte delle regioni intensamente colpite (3 o più sfide) si trova nell’Europa meridionale e sulle coste dell’Europa occidentale e centrale

La Toscana (e in genere le regioni italiane) si trovano in questa fascia

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Ri-orientamento e coordinamento delle politiche

L’interazione delle varie sfide considerate è ovviamente assai complessa e differenziata

Le proiezioni fotografano tendenze in atto e non tengono conto delle capacità di risposta e di adattamento

Già nel ciclo programmatorio che è in corso (2007-2013) alcuni SM ed alcune regioni hanno mirato in questa direzione i loro piani di sviluppo affidando alle aree metropolitane il ruolo di volano

Ora si apre il dibattito sulle politiche (e sulla governance) multilivello che vanno adottate per il periodo 2014-2020

* “Lisbona2” * Governance economica * Politiche di coesione

* Bilancio * Programma Quadro R&S

Due considerazioni politiche

E’ consigliabile stare tempestivamente dentro questo dibattito (e non ci siamo!)

Bisogna starci ponendosi una domanda-chiave: qual è – ambiziosamente ma realisticamente – il nostro posto nel mondo?

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Una buona tematizzazione“Tre proposte per rilanciare l’industria toscana” – Riccardo Varaldo – La Repubblica 31.01.2010

Denuncia dei “limiti di una industrializzazione concentrata lungo la valle dell' Arno, con l' esclusione di gran parte della cosiddetta Toscana interna, che ha portato ad una regione fortemente dualistica. Da un lato con una sua parte nord-orientale intensamente urbanizzata, connotata da una presenza diffusa dell' industria e dipendente dalle sue vicende. Da un altro con una parte restante che si sviluppa prevalentemente a sud nelle provincie di Siena, Arezzo e Grosseto, che mantiene un basso livello di urbanizzazione complessivo ed una prevalenza dell' agricoltura, dove il territorio rimane una risorsa strategica ma con scarse ricadute economiche ed occupazionali. Il superamento di questo dualismo è uno dei primi obiettivi di una strategia di riequilibrio territoriale in cui c' è da giocare la carta della green economy, con la Toscana interna che può ricoprire un ruolo chiave per un nuovo modello di sviluppo sostenibile”.

“Questa linea di pensiero e di azione sconta una logica di discontinuità dove i canoni della crescita endogena - basata sulla conoscenza, sulla creatività e sul capitale umano qualificato - devono coniugarsi con l' obiettivo di attivare un processo di accumulazione che orienti le scelte strategiche verso nuove attività con forti radicamenti nel contesto artistico - culturale, scientifico-tecnologico, ambientale - paesaggistico e imprenditoriale proprio della Toscana e capaci di attrarre talenti e capitali dall' esterno”.

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IRPET

Rapporto sul territorio 2010

Un buon quadro analitico

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Rete di città? Mi domando

se – anche per ragioni di scala - la scelta strategica da adottare non sia quella della Toscana come rete di città

se sia questo il modello più in grado di tenere insieme competitività, coesione sociale e sostenibilità ambientale

se non si debba dare priorità alle politiche locali e regionali integrate e coerenti con questo obbiettivo

se non sia in questo ambito che va ridisegnata la missione dell’area fiorentina e della città metropolitana da strutturare finalmente su basi razionali,

se prendere di petto la sua saturazione, adottando l’opzione “espansione zero” e disegnando un modello di mobilità efficiente e sostenibile, non possa essere il primo motore da accendere per far decollare il nuovo sviluppo regionale

Solo domande. Le risposte agli altri relatori

Grazie per la pazienza