Top Banner
FRATELLI LEGA EDITORI FAENZA a cura di ANGELA DONATI L’ISCRIZIONE E IL SUO DOPPIO Atti del Convegno Borghesi 2013
22

Falsi epigrafici II

Feb 28, 2023

Download

Documents

Antti Kauppinen
Welcome message from author
This document is posted to help you gain knowledge. Please leave a comment to let me know what you think about it! Share it to your friends and learn new things together.
Transcript
Page 1: Falsi epigrafici II

FRATELLI LEGA EDITORIFAENZA

a cura di

AngelA DonAti

L’ISCRIZIONEE IL SUO DOPPIO

Atti

del Convegno Borghesi 2013

Page 2: Falsi epigrafici II
Page 3: Falsi epigrafici II

EPIGRAFIA E ANTICHITÀ

Collana diretta da ANGELA DONATI

35

Page 4: Falsi epigrafici II

© 2014 Fratelli Lega Editori, Faenza

ISBN 978-88-7594-116-1

Stampato nell’Ottobre 2014 dali.Pe. Litografia Persicetana, S. Giovanni in Persiceto, Bologna

Comitato scientifico:

Maria Bollini (Ferrara), Alain Bresson (Bordeaux - Chicago), Francesca Cenerini (Bo-logna), José d’Encarnaçao (Lisboa), Sergio Lazzarini (Como), Attilio Mastino (Sassari), Marc Mayer (Barcelona), Ioan Piso (Clui-Napoca), Gabriella Poma (Bologna), Antonio Sartori (Milano), Manfred Schmidt (BBAW - CIL), Livio Zerbini (Ferrara).

Page 5: Falsi epigrafici II

Presentazione ......................................................................................... p. 7

MArc MAyer i olivé, ¿Melius abundare? Razones y funcionalidad de la repetición de inscripciones ............................................... » 9

Antonio SArtori, Doppi reali, doppi fittizi, doppi ideali .............. » 31

Mireille corbier, Lo stesso e l’altro: le vite successive di un artefatto iscritto ........................................................................................... » 51

FrAnceScA cenerini, Il doppio nel doppio. Il caso dell’iscrizione dedicatoria del teatro di Leptis Magna ...................................... » 79

ekkehArD Weber, Iscrizioni onorarie molteplici. Il caso di T. Vario Clemente ....................................................................................... » 91

giuliA bArAttA, Ripetizioni e varianti epigrafiche ed iconografiche nelle serie ceramiche di Gaius Valerius Verdullus: il così detto «Vaso dello Zodiaco» ................................................................... » 109

AlFreDo vAlvo, Il «doppio» come ricompensa dei soldati valo-rosi ................................................................................................ » 157

giorgiA Proietti, ‘Veri e falsi’ nella memoria epigrafica di Maratona: il caso dell’epitaffio sul campo di battaglia ................................ » 165

AntonellA FerrAro, Da Padova a Cambridge. La fortuna di una falsa iscrizione di L. Aemilius Paulus Macedonicus .................... » 183

MArco buonocore, Marmora duplicata «antichi» e «recenti» ...... » 197

heikki Solin, Falsi epigrafici II ........................................................ » 227

MAriA letiziA cAlDelli, Dinastie di copie: il caso di una collezione perugina ........................................................................................ » 243

MAriA SilviA bASSignAno, Falsi e non falsi a Padova e Belluno ... » 269

INDICE

Page 6: Falsi epigrafici II

6 inDice

AlFreDo buonoPAne, Il lato oscuro delle collezioni epigrafiche:falsi, copie, imitazioni. Un caso di studio: la raccolta Lazise-Gazzola ......................................................................................... » 291

MArinA vAvASSori, Ad fidem lapidis ................................................ » 315

guiDo MigliorAti, DonAto FASolini, Nocturnus (CIL V, 4287): il doppio Attis-Plutone e Noctulius suo doppio ....................... » 331

SerenA zoiA, Il doppio del doppio: la produzione epigrafica in serie ............................................................................................... » 341

MAuro reAli, «Che serve, se non s’imita Nepote o Tullio?». Una polemica epigrafica settecentesca ................................................ » 357

giovAnni MennellA, Il vero e il falso da Roma a Bordighera ...... » 373

Attilio MAStino, rAiMonDo zuccA, Un nuovo titulus della cohors Ligurum in Sardinia e il problema dell’organizzazione militare della Sardegna nel I secolo d.C. .................................................. » 383

JoSé D’encArnAção, A inscrição e o seu duplo: o caso da flaminica Laberia Galla ................................................................................ » 411

Page 7: Falsi epigrafici II

Heikki Solin

FAlSi ePiGRAFiCiii

nel precedente convegno ho presentato uno sguardo genera-le su falsificazioni epigrafiche e sulla loro storia dall’antichità fino ai nostri giorni, con speciale enfasi sul Cinquecento e sulla perso-na di Pirro ligorio. il presente contributo è dedicato alla proble-matica dei falsi nei graffiti pompeiani e urbani, con uno sguardo su falsi lapidei campani. Ma inizio con un’interessante iscrizione urbana, spesso ritenuta falsa e del lazio pontino.

1. Iscrizione urbana genuina e non falsa norbana

Dìs Manibus Norbanae Tyche; vixit ann(is) LXXX, h(ic) s(ita) e(st); fecerunt 5 C(aius) Norbanus Felix l(ibertus) patronae benemeritae de se et M(arcus) Carvilius Agathopus tutor eius.

CIL Vi, 23066 (da Panvinio) cfr. p. 3528 = X, 892* (da ligo-rio). irreperibile. l’andamento del testo non presenta alcuna dif-ficoltà. Va solo rammentato che Henzen (CIL Vi, 23066) segnala nella riga 6 punti divisori tra tutte le parole (anche tra Bene e

* Paola Caruso ha rivisto il mio stile italiano: a lei va il mio ringraziamento più profondo. Falsi epigrafici, in L’officina epigrafica romana. In ricordo di Giancarlo Susini, Faenza 2012,

pp. 139-151.

Page 8: Falsi epigrafici II

228 heikki solin

MeRiTAe), mentre tutti gli autori antichi mettono il punto solo tra le due ultime parole: Se⋅eT (1).

Henzen (in CIL Vi, 23066) attinge unicamente da Panvinio, la cui trascrizione si trova nel codice metellianoVat. Lat. 6036 f. 103v (due volte) (2). Poiché, tuttavia, Panvinio a sua volta attinge da ligorio, Neap. l. 39 f. 147 (= p. 259), il quale è il primo te-stimone dell’epigrafe, Mommsen (CIL X, 892*) la considera un falso ligoriano, seguito da Huelsen (CIL Vi, p. 3582) (3). ligo-rio, e così anche Panvinio, non dice una sillaba della provenienza dell’iscrizione; l’unico che ne parla è il Volpi, il quale, citando schede Vaticane, la dice in Nymphaeo agro, qui Norbani antiqui pars fuit, repertum fuisse e aggiunge quod etiam inscriptionis exem-plar in aedibus Sancti Bernardi asservatum supra Nymphaeum aper-te confirmat (4). Ma la congettura del Volpi circa la provenienza dell’iscrizione si basa unicamente sul nome Norbana.

(1) invece Panvinio, in Matal, Cod. Vat. Lat. 6036 f. 105 mette un punto a fine riga 3, cioè dopo e. Deve trattarsi di una ‘libertà’ di Panvinio, perché egli dipende da ligorio, nella cui trascrizione non c’è punto.

(2) il testo viene riprodotto due volte, una volta in lettere maiuscole, però cancellato con un tratto obliquo che attraversa tutto l’exemplum, la seconda volta in lettere minuscole (solo i nomi propri sono resi con iniziali maiuscole).

(3) e anche da Bang nell’indice dei nomi gentilizi s. v. C. Norbanus Felix e Norbana Tyche, mentre M. Carvilius Agathopus manca del tutto. Ma i cognomi Felix e Tyche sono inclusi dell’indice dei cognomi senza ulteriori scrupoli (solo sotto Agathopus l’attestazione ha ricevuto il rinvio: cfr. p. 3528).

(4) J. R. vulPius, Vetus Latium profanum. Tomus tertius in quo agitur de Antiatibus et Nor-banis, Patavii 1726, p. 222. Volpi attinge da FabRetti 560, 72, che a sua volta attinge dalle schede Vaticane già ricordate. Rimane tuttavia incerto se si tratta proprio delle stesse schede Vaticane, in quanto Fabretti tace della provenienza della lapide. Comunque sia, la provenienza norbana sem-

Fig. 1. Da ligorio, Neap. l. 39 f. 147.

Page 9: Falsi epigrafici II

Falsi ePigRaFici ii 229

in base a queste testimonianze mi sembra ovvio che l’iscri-zione debba essere giudicata autentica e probabilmente urbana. nell’andamento del testo non c’è niente che possa dare adito a sospetti (5). il silenzio sulla provenienza nelle fonti (tranne in Vol-pi, la cui congetturale attribuzione norbana si basa sul gentilizio della donna) militerebbe piuttosto in favore di una provenienza urbana. il gentilizio Norbanus non solo è comune in epigrafi ur-bane in generale, ma la norbana era anche, fin dall’età tardore-pubblicana, un’importante gens senatoria, di cui si conoscono le proprietà terriere e che dovette possedere anche una servitù di qualche dimensione (cfr. per es. CIL Vi, 33472, 33849). Forse la nostra norbana Tyche era liberta o discendente di un liberto di un norbanus senatorio.

2. Appunti su falsi campani

Queste brevi note si concentrano su Capua. il primo posto tra i falsificatori di epigrafi capuane non era ligorio il quale, pur essendo oriundo di napoli, ha agito meno nella Campania e più a Roma e anche nel lazio. le poche false, che ligorio riporta nelle sue Antichità come capuane (CIL X, 426*-435*) (6), sono tutte manifestamente falsi, prodotti tipici di Pirro, che non pongono problemi in questo rispetto. il falsario per eccellenza nella zona capuana era Francesco Maria Pratilli (1689-1763), le cui false il Mommsen raccolse in CIL X, 446*-513* (una parte di esse non sono edizioni principi del Pratilli, ma da lui attinte da altre fonti). oltre a lui, degno di menzione è il canonico capuano Silvestro Aiossa (1609-1669), del quale non sono conservate collettanee autografe, ma le cui schede (che non sono di prima mano, bensì

bra invenzione del Volpi (se questa segnalazione non figurava già nella sua fonte, vale a dire nelle schede Vaticane da lui consultate). interpolazioni di tale genere non sono ignote nella produzione volpiana. Per quanto riguarda la forma del testo, in 6 dà con Fabretti BeneMeRenTi invece di BeneMeRiTAe di ligorio, e in 7 CAMiliVS invece di CARViliVS degli altri autori (anche Fabretti). Deve trattarsi di una trascuranza del Volpi.

(5) la menzione di M. Carvilius Agathopus come tutor di norbana Tyche corrisponde ad un usus anche altrimenti attestato nelle iscrizioni sepolcrali di gente comune (per es. CIL Vi 29398, in cui una donna libera riceve la sepoltura dal suo tutor che non sembrerebbe suo marito; cfr. inoltre per es. CIL Vi 19213. 26214). Quale che sia l’esatto senso di tutor nella nostra iscrizione (sembrerebbe trattarsi di una tutela in un senso più libero, non quella classica tutela muliebris, in cui la donna passava dalla tutela del padre a quella del marito), questa espressione si adatta al testo della nostra epigrafe aumentandone la possibile autenticità.

(6) CIL X, 430*-431* sono piuttosto falsi napoletani.

Page 10: Falsi epigrafici II

230 heikki solin

attingono da una fonte ignota) furono adibite da Alessio Simmaco Mazzocchi (CIL X, 440*-445*) e sono corrottissime; quelle inclu-se dal Mommsen nel novero delle false possono essere talora non false antiche, ma medievali, false o meno, come CIL X, 443* in ventre matris filius, piuttosto medievale o moderna.

Ma torniamo al Pratilli. il Mommsen (CIL X, p. 373) emette un severissimo verdetto su di lui, in sostanza giustificato, anche se troppo rude (7). in base a questo verdetto, egli giudica la mag-gior parte delle iscrizioni pratilliane, che non hanno una ferma Nebenüberlieferung attendibile, come false. e infatti, una buona parte di esse lo sono veramente, come è facile verificare. D’altra parte, per alcune di esse lo stesso Mommsen si vide obbligato ad aggiungere che l’iscrizione in questione sembrerebbe essere au-tentica (ad CIL X, 468*, 471*, 473*, 484*-486*, 489*, 495*, 499*-501*, 512*). Un ulteriore caso su cui vale la pena di soffermarsi qui, è CIL X, 497*da Pratilli, Della via Appia, p. 314 RVSTiCel-lA. A. l. eVHeMeRiA. SiBi / eT. A. RVSTiCello. eRoni ConliB. SVo / FeCiT, che sembra genuina (Fig. 2). Rusticell- è innocente errore di lettura per Rusticeli-; da notare che Rusticelii non sono attestati in Campania; da dove dunque Pratilli avrebbe ricavato questo gentilizio non comunissimo? e la forma eteroclita Eroni (per Eroti) compare sì a Capua, ma non sembra possa essere stata nota a Pratilli (8). Aulus come prenome dei Rusticelii: CIL Vi, 6932, 21941. Contro l’autenticità si potrebbe forse addurre il

(7) Bisogna ridimensionare l’immagine del Pratilli mero falsificatore delle iscrizioni antiche. Cfr. R. PalMieRi, Su alcune iscrizioni pratilliane, «MGR», 8, 1982, pp. 417-431; H. Solin, Corpus inscriptionum latinarum X. Passato, presente, futuro, in Epigrafi e studi epigrafici in Finlandia, a cura di h. solin (ActaiRF 19), Roma 1998, p. 93; id.,«Arctos», 47, 2013, p. 283.

(8) CIL X, 4057, 4238, 4262 emergono soltanto nell’ottocento; non sembra che Pratilli abbia potuto conoscere 4171, nota a partire dalle schede di Matteo egizio (1674-1745). la forma Eroni compare a Capua ancora in AEp 1982, 174 corr. ed «oebalus», 6, 2011, p. 122 n. 4.

Fig. 2.

Page 11: Falsi epigrafici II

Falsi ePigRaFici ii 231

fatto che delle altre tre iscrizioni riportate dal Pratilli nella stessa necropoli, due sembrano sospette (CIL X 482* e 507*), mentre la terza (CIL X 489* Plotia L. filia Posilla) potrebbe benissimo es-sere autentica (lo ha dovuto ammettere anche il Mommsen). Ma inserire fra le iscrizioni autentiche nello stesso luogo altre di sua mano non era un procedimento ignoto a Patrilli.

Alcune altre iscrizioni pratilliane sono state riabilitate grazie alla riscoperta del codice epigrafico del Mazzocchi ora nella Biblio-teca nazionale a Roma (Cod. V. E. 631), pubblicato dal Gamurri-ni nel 1901 (9). le estese analisi di Panciera, Palmieri, Solin (10), e altri, del codice mazzocchiano hanno portato alla luce parecchie iscrizioni che si sono rivelate autentiche in base alle nuove copie dirette fatte dal Mazzocchi, studioso degno della massima fidu-cia (11). Delle iscrizioni pratilliane pubblicate dal Mommsen tra le false sono state riabilitate grazie alla loro presenza nella Sylloge del Mazzocchi (oltre a quelle che già per Mommsen sembrava-no piuttosto genuine) iscrizioni come CIL X, 466* (ritenuta dal Mommsen corrupta potius quam falsa) (12), o 474*, la cui forma data dal Pratilli indusse Mommsen a pensare che si tratti di un fal-so, e questo senz’altro a ragione; tuttavia la trascrizione datane dal Mazzocchi f. 44 (p. 84 n. 77) in Gamurrini dimostra che si tratta di un’epigrafe autentica mal compresa dal Pratilli (13).

È comunque deplorevole che iscrizioni che appaiono del tutto impeccabili vengano collocate nella sezione delle false solo perché tramandate da autori accusati di essere grossolani falsari: tali epigrafi sono assenti dagli indici dell’edizione in questione, rimanendo in tal modo di difficile reperimento per gli studiosi.

(9) G. F. gaMuRRini, MemLincei 1901, pp. 75-111. (10) s. PancieRa, «epigraphica», 22, 1960, pp. 20-36 = Epigrafi, epigrafia, epigrafisti, i,

pp. 599-611; R. PalMieRi, «MGR», cit.; h. solin, «Arctos», 19, 1985, pp. 179-182 = Analecta epigraphica, pp. 238-241. inoltre per es. a. FeRRua, «RAAn», 42, 1967, pp. 1-32; g. guadagno, «Archivio storico Terra lavoro», 4, 1975, pp. 273-282.

(11) Sulla persona F. luise, DBI 72, 2008, pp. 612-614. (12) Mazzocchi f. 3. Sull’iscrizione vedi PancieRa, «epigraphica», cit. p. 23; PalMieRi,

cit. p. 420 sg. la trascrizione del gaMuRRini, p. 78 n. 2 è difettosa. (13) Vedi PancieRa,«epigraphica», cit. p. 23 sg. - l’edizione del Pratilli (Della via Appia, p.

290) M. FVFiVS. C. F. FAl……. di CIL X, 479*, che non ha incontrato il favore del Mommsen, non ha di per sé niente di scandaloso, e dalla copia del Mazzocchi, f. 87 (= GaMuRRini, p. 90 n. 166) risulta indubbia l’autenticità del frammento. Allo stesso modo sono da giudicare 481* = Mazzocchi, f. 4 (= GaMuRRini, p. 78 n. 5) e 498* = Mazzocchi, f. 174 (= GaMuRRini, p. 104 n. 340) e 508* = Mazzocchi, f. 175 (= GaMuRRini, p. 104 n. 343).

Page 12: Falsi epigrafici II

232 heikki solin

3. Graffiti urbani falsi o sospetti

Qui di sotto vengono riesaminati graffiti tracciati sulle pareti del cd. Paedagogium sul Palatino, che hanno elementi di falso o sospetto. Si trovano raccolti nell’edizione dei graffiti del Paedago-gium, nn. 1*-5* (14). Sulle pareti si trovano parecchi graffiti chia-ramente moderni; noi abbiamo accolto nell’edizione solo quelli che il primo editore delle iscrizioni graffite di questo complesso, luigi Correra, ha incluso nella sua raccolta (15), anche se alcuni di essi sembrano chiaramente recenti, come 5* bella Musa (il Cor-rera n. 120 lesse BellAMVS); da notare tuttavia che lo scrivente ha usato per u la forma classica V, di cui aveva sott’occhio innu-merevoli esempi sulla stessa parete. Anche 1* Natale (Correra n. 69) sembra chiaramente moderno.

Un interesse particolare riveste il graffito 5*: «croce mono-grammata e la scritta in Domino vibo» (16). Questo graffito sem-bra riunirsi ad altre contraffazioni osservate negli anni ’50 del se-colo scorso (17), e non c’è ombra di dubbio della sua falsità.

Problematico rimane invece il graffito 2* Ἀλεξαμενὸς / fidelis (Fig. 3). io ne avevo sostenuto la non autenticità; l’ho spiegato, pur con esitazione, opera di qualche erudito della metà dell’otto-cento (è stato osservato per prima da Carlo lodovico Visconti nel 1869) ispirato dal famoso graffito blasfemo Ἀλεξαμενὸς σέβετε θεόν (Graff. Pal. i 246). Questa è stata l’opinione più comune; lo scritto è stato dichiarato falso, perché soltanto il Visconti, e

(14) Graffiti del Palatino, raccolti ed editi sotto la direzione di V. väänänen, i: Paedagogium, a cura di H. solin e M. itkonen-kaila (ActaiR 3), Helsinki 1966.

(15) l. coRReRa, Graffiti di Roma, «Bull. com.», 21, 1893, pp. 245-260. (16) «RAC», 29, 1953, p. 91. (17) Vedi l. boRRelli vlad,«Boll. ist. centr. del restauro», 13, 1953, pp. 47-59.

Fig. 3.

Page 13: Falsi epigrafici II

Falsi ePigRaFici ii 233

nessun altro, l’aveva visto prima. Questo stato delle cose va ora un poco ridimensionato alla luce di nuove testimonianze. in pri-mo luogo ricordo l’informazione fornita dal paleografo francese Robert Marichal il quale afferma di aver visto il graffito ancora nel 1952 e di averne fatto un frottis, ma quando tornò sul posto di nuovo nel 1953 per fotografarlo, il graffito era scomparso (18). Purtroppo il Marichal non ha mai pubblicato la sua riproduzio-ne, e poi si dovrebbe anche considerare che un epigrafista della qualità dello Hülsen non era riuscito a ritrovare il graffito già nel 1903 (19).

ora, tuttavia, disponiamo di una testimonianza pregevole che a prima vista sembrerebbe militare in favore dell’autenticità del graffito. Ho trovato nel lascito di Giovanni Battista De Ros-si conservato nel Pontificio istituto di Archeologia Sacra nella scheda n. 18268 la seguente notizia (20): «exscr. in eodem ae-dium Palatinarum loco, inscripta parieti cubiculi prope aulam in qua superior inscriptio (il graffito blasfemo) reperta est. Has litteras attente examinavi comparavique cum recentibus scriptu-ris eidem tectorio incisis. De earum sincera antiquitate dubium movendum minime esse censeo, tametsi eas decennio post edi-tam Alexameni irrisionem in lucem venisse morosis indicibus suspiciosum possit videri. Tota (sic!) nempe paries his aliisque id genus litteris exarata humo et pulvere obsita erat et anno demum 1870 a Carolo Viscontio detersa est atque ita latentes scripturae apparuerunt. Alexameni tamen fidelis nomen iam inde a men-se octobri 1869 eo loco detexerat Henricus Stevenson, optimae indolis et spei adolescens (21). Delineatio a Viscontio edita ab archetypo parumper variat, maxime in prima littera v. 2, quae est e loco F».

Come si devono giudicare queste nuove testimonianze? en-

(18) R. MaRichal, nella recensione di Graffiti del Palatino, i, «Rel», 45, 1967 (pubbl. 1968), p. 162. nella recensione del mio successivo studio L’interpretazione delle iscrizioni parietali (vedi nota 19), in «Rel», 50, 1972 (pubbl. 1973), pp. 84-93, il MaRichal non tocca più la questione; come dunque sarà con la veridicità delle sue affermazioni?

(19) Sulla discussione circa l’autenticità o meno del graffito vedi H. solin, L’interpretazione delle iscrizioni parietali. Note e discussioni (epigrafia e Antichità 2), Faenza 1970, pp. 71 sg.

(20) Ringrazio l’amico Giorgio Filippi che mi ha trascritto il testo della scheda. (21) Ciò fu anche comunicato dallo Stevenson in una lettera scritta in francese mandata al

de Rossi in gennaio 1870: Cod. Vat. Lat. 14249 n. 35 p. 42 del monogramma graffito scoperta sul Palatino «dans la même chambre triangulaire où fut découvert le graphite d’Alexamenos». Cfr. P. saint-Roch, Henri Stevenson (junior) et Giovanni Battista de Rossi, «RAC», 74, 1998 (vedi la nota successiva), p. 316.

Page 14: Falsi epigrafici II

234 heikki solin

rico Stevenson (1854-1898), allora ancora giovanissimo (22), era attendibile come lettore di testi epigrafici, e la grande autorità del de Rossi a prima vista raccomanderebbe di non dubitare della sua asserzione. D’altra parte si sa che nel giudizio circa l’età di documenti paleocristiani del periodo anteriore alla metà del iii secolo de Rossi era a volte troppo ottimista, per cui si potrebbe sospettare anche del giudizio sull’autenticità di documenti attri-buiti a tale età. e poi l’osservazione del de Rossi circa il confronto del nuovo graffito con recentes scripturae incise sulla stessa parete va presa cum grano salis: se egli intende con le scritte recenti alcu-ni graffiti moderni come la firma di un certo M. (o H.?) Sicora / aus / Rahden, la enorme differenza nell’esecuzione e nella forma delle lettere tra queste firme scritte da unscrupulous tourists (23) e il nuovo graffito di Alexamenos fidelis è solo naturale e non dice ancora niente di una sua eventuale autenticità. in ultima analisi l’autenticità del graffito, con la documentazione alla nostra dispo-sizione, non è dimostrabile. Da una parte abbiamo l’autorevole testimonianza del de Rossi, peraltro non del tutto priva di dubbi, dall’altra ci si chiede come mai il graffito non fosse segnalato da nessuno tra la scoperta del graffito blasfemo nel 1856 e la più an-tica autopsia del nuovo graffito nel 1869; anche de Rossi che era in cerca proprio di memorie cristiane e che aveva per primo letto nella stessa stanza nel 1863 due graffiti nei quali si leggeva epi-scopus (Graff. Pal. i 193. 213), da lui spiegata come una beffa nei riguardi di un conservo ‘cristiano’; nella stessa problematica entra anche il graffito 3* [da tempo smarrito] che potrebbe riprodurre la forma di monogramma costantiniano e che si trovava vicinissi-mo a Graff. Pal. i 213 letto dal de Rossi, ma osservato per la prima volta soltanto dal Garrucci che lo pubblicò nel 1880.

4. Graffiti pompeiani falsi, sospetti o letti male

nel iV volume del Corpus berlinese si trovano raccolte le iscrizioni parietali pompeiane. nella classificazione è stata appli-cata con lo stesso rigore degli altri volumi la distinzione tra epigra-fi genuine e false o sospette, o semplicemente lette male. Questa

(22) Su di lui vedi Aa.vv., In memoria di Enrico Stevenson nel I centenario della morte (1898-1998), «RAC», 74, 1998.

(23) A detta di R. lanciani, Ruins and Excavations of Ancient Rome, london 1897, p. 188.

Page 15: Falsi epigrafici II

Falsi ePigRaFici ii 235

volta la bestia nera di turno è Raffaele Garrucci, il noto gesuita di origine napoletana, il primo a pubblicare un esteso corpus di graffiti pompeiani (24), precursore dell’eccellente edizione di karl Zangemeister uscita nel 1871 nel quadro del iV volume del CIL. Zangemeister relegò alla sezione dei falsi, sospetti o letti male pra-ticamente tutti quei graffiti che solo il Garrucci aveva letto. Que-sti testi contengono un disparato insieme di falsi chiari, sospetti, scarabocchi che non hanno alcun senso, ma anche graffiti che a prima vista sembrerebbero contenere un testo autentico da spo-stare senz’altro nella sezione dei ‘buoni’.

Ma non è il solo Garrucci cui Zangemeister abbia dato una strigliata, anche se le garrucciane costituiscono il gruppo di gran lunga più cospicuo nella sezione delle iscrizioni false e sospette. Dei graffiti di questa sezione ben 113 (n. 27*-139*) sono garruc-ciani, mentre dei graffiti pubblicati da Murr (1792) lo Zangemei-ster accettò soltanto quelli da lui stesso ritrovati, relegando il resto tra i falsi e sospetti (n. 3*-16*), tuttavia sottoposti a una certa iper-critica, in quanto almeno 3* e 12* si sono rivelati autentici (vedi qui di sotto) (25). lo stesso è successo con le trascrizioni di un altro tedesco, H. F. Maßmann (26): delle iscrizioni da lui lette lo Zangemeister ha accettato tra le genuine solo quelle viste anche da lui stesso o dal Mommsen (CIL iV, p. Viii); si deve tuttavia con-statare che mentre alcuni dei graffiti trascritti dal solo Maßmann (CIL iV, 19*-26*) possono bene rappresentare elementi autentici (19*-21*; vedi qui sotto), altre delle sue trascrizioni sono talmente corrotte che non si può dire se rappresentino graffiti autentici o no.

in seguito commenteremo uno ad uno alcuni dei graffiti relegati dallo Zangemeister tra quelli «lectionis falsae vel suspectae» (27).

(24) R. gaRRucci, Inscriptions gravées au trait sur les murs de Pompéi calquées et interprétées, Bruxelles 1854, di cui uscì una seconda edizione col titolo Graffiti de Pompéi. Inscriptions et gravures tracées au stylet recuillies et interprétées, Paris 1856. Sulla qualità del lavoro del Garrucci cfr. ZangeMeisteR, CIL iV, p. iX.

(25) Christoph Gottlieb von Murr (1733-1811) (su cui vedi e. MuMMenhoFF, Allgemeine Deutsche Biographie, 23, 1886, pp. 76-80): chRistoPhoRus theoPhilus de MuRR, Specimina antiquissima scripturae Graecae tenuioris seu cursivae ante Imp. Titi Vespasiani tempora. Ex inscriptio-nibus extemporalibus classiariorum Pompeianorum exhibet cum earundem exlicatione, norimbergae 1792. Cfr. ZangeMeisteR, CIL iV, p. Viii.

(26) Hans Ferdinand Maßmann (1797-1874) (su cui vedi W. scheReR, Allgemeine Deutsche Biographie, 20, 1884, pp. 569-571): ioannes FeRdinandus MassMann, Libellus aurarius sive tabulae ceratae in fodina auraria apud Abrudbanyam, oppidulum Transsylvanum, nuper repertae, lipsiae 1841.

(27) A dire il vero, lo Zangemeister solo di rado dice espressamente che il graffito in questione sia un falso moderno; così per es. di 24* egli constata che sia certamente stato scritto nostra aetate.

Page 16: Falsi epigrafici II

236 heikki solin

CIL iV, 3*. Senza dubbio genuino, ma non da leggere, come ritenne Zangemeister, QVAeSToR, bensì, come ha ben visto Mau, CIL iV, p. 460, confrontando 4278, fures for[as].

CIL iV, 12*. Zangemeister non ha capito bene l’andamento del testo, senza dubbio autentico. Confrontando 4839 e 4861 si legga senza esitazione φιλῶ ἧς ὁ ἀριθμὸς [---]α’ (l’ultimo segno del numero che riproduce il nome della beneamata sembra essere A, se diamo retta alla lettura di Murr). lo ha visto già Mau nelle aggiunte al CIL iV, p. 460 (28).

CIL iV, 18*. SCHolA, graffito tramandato solamente da Giovambattista Finati (29), potrebbe giudicarsi autentico di tra-dizione ineccepibile, nonostante la poca fama dell’autore come epigrafista.

CIL iV, 19*. VAliinTinVS e 20* RoMAnVS contengono due cognomi presentati in maniera ineccepibile, ambedue attesta-ti a Pompei, Romanus più volte (Valentinus in CIL iV, 698, 8413; AEp 1990, 185; Valentina in CIL iV, 4858, 4859, 8540, 9888, 10604a) (30).

CIL iV, 21*. Un caso interessante (Fig. 4). Sembra celarsi il nome Granius, scritto in caratteri greci, come in 6878, 6879. A giudicare dal disegno di 21* presentato da Massmann (p. 62 § 140) c’è una certa affinità della forme delle lettere con 6878, 6879, come l’uso di V al posto di o (ma rimane oscuro che cosa sia (M) che sta nel disegno prima del nome di Granius). Tuttavia può dif-ficilmente trattarsi della stessa iscrizione (6878, 6879 erano a Bo-scoreale da dove l’edizione di Zangemeister non aveva recuperato alcuna iscrizione parietale), e rimane anche molto incerto che si possa trattare della stessa persona (sarebbe sorprendente un Gra-nius pompeiano che firma con il suo nome a Boscoreale). Comun-que sia, sta di fatto che una certa affinità tra 21* e 6878, 6879 non può negarsi, cosa che anch’essa milita in favore dell’autenticità di 21* che inoltre si presenterebbe ineccepibile, in quanto prati-camente identico, per quanto riguarda la forma della scrittura, ai due graffiti di Boscoreale.

CIL iV, 27*-32*. possono tutti essere genuini e facilmente com-prensibili. 27* Νατάλιος altro non è che la forma greca di Natalis,

(28) Vedi inoltre H. solin, On the Use of Greek in Campania, in Variation and Change in Greek and Latin, edited by M. leiwo, h. halla-aho & M. vieRRos, Helsinki 2012, p. 102.

(29) G. Finati, in Museo Borbonico, 15, napoli 1856, p. 30 su tav. XXVii-XXX. (30) i due nomi attestati nel graffito sono stati accolti da Mau nell’indice dei cognomi.

Page 17: Falsi epigrafici II

Falsi ePigRaFici ii 237

così come si rendeva Vitalis in greco con Οὐιτάλιος / Βιτάλιος (la forma latina non può essere Natalius, in quanto questo è un nome tardo, del Basso impero munito del suffisso -ius) (31). 28* Natalis è del tutto regolare, da cancellare dalla sezione delle false e sospet-te, mentre 29* Natalus rappresenta una lettura erronea di Natalis. 30* Suavis non ha niente di sospetto. 31* Pinytus rappresenta il buon nome grecanico Πίνυτος, spesso attestato a Roma (32). in 32* iiQVillVS potrebbe celarsi il cognome Tranquillus (se n fu letto male come ii).

CIL iV, 33*-34* potrebbero celare il nome Diadumenus letto male. Diadumenus ben noto a Pompei: CIL iV, 2356, 2975, 3926.

nei graffiti greci 35*-41* saranno comprensibili 35* Mn-CToC (errore di scrittura o lettura per Μνῆστος); 36* ΔΙΑ (ini-zio di un nome grecanico); 39* ΑΠΡΑ (33) (si conosce un’Apra a Pompei: CIL iV, 2393).

CIL iV, 52*. AlCiMVS PYRR [---] è senza dubbio autentico e pienamente comprensibile. Cfr. CIL iV, 1944 Pyrrhicus Alcimo sal(utem), anche 1785 Alcimus [Pro]clo sal(utem), cui lo stesso Zangemeister si riferisce!

CIL iV, 56*. M AMPliATVS può essere autentico e lo stesso dell’omonimo ricordato nell’anfora CIL iV, 5762: olivas M. Am-pliati.

CIL iV, 61*. ΑΠΟΛΛΟΝΙΟϹ Α lo metterei tra le autentiche.

(31) Natalius -ia non è un nome comunemente in uso: CIL Viii, 25134 (Cartagine, crist.). Per quanto riguarda la forma greca Νατάλιος, compare in IG XiV, 1125 = Inscr. It. iV 1, 33 (Tibur) nel nome del console suffetto del 139, L. Minicius Natalis Quadronius Verus appunto nella forma Νατάλιος; invece in ISM ii 17 (Tomis) abbiamo forse a che fare con Natalius, vista la datazione dell’epigrafe alla fine del ii o all’inizio del iii secolo d.C.; allo stesso modo da giudicare IG ii2, 2132 (196-201 d.C.) e 2223 (circa 196-221 d.C.) Σάνκτος Ναταλίου (due ateniesi omonimi). in 27* non può essere presente il gentilizio Natalius, in uso soltanto nelle province galliche e ger-maniche, nel quadro dell’abitudine onomastica di formare nuovi gentilizi da comuni cognomi (quindi Natalis>Natalius).

(32) H. Solin, Die griechischen Personennamen in Rom, Berlin - new York 20032, p. 709 ne registra 7 attestazioni (e del femminile Pinyte 2 attestazioni).

(33) Ma cfr. l’osservazione dello Zangemeister prima littera formae est male ambiguae.

Fig. 4. Da Massmann.

Page 18: Falsi epigrafici II

238 heikki solin

il grecanico Ἀπολλώνιος compare con certezza a Pompei in CIL iV, 2462, per lo più nella forma Ἀπολλόν- (compare anche spesso nelle anfore ritrovate a Pompei, ma le attestazioni possono, alme-no in parte, riferirsi a non pompeiani).

CIL iV, 67*. l·BABBi sta bene. il gentilizio Babbius è atte-stato in Campania: CIL X, 2850, 4546, 3699 (e nella non lontana Aeclanum: AEp 1997, 394; cfr. anche Babbianus in lucania: Inscr. It. iii 1, 281).

CIL iV, 68*. CAlliTiCHe mi sembra autentico e di forma ineccepibile. lo stesso nome Callityche compare in CIL iV, 2997.

CIL iV, 70*. CiiRTA VAl, 72* CRiiSiMVS e 73* CRlSTVS = C(h)restus sembrano tutti ineccepibili; solo che in 73* è presente un errore di scrittura o lettura CRlS- per Cres-, facilmente com-prensibile. in realtà l’errore CRlSTVS presentato dal Garrucci corrobora l’indubitabile autenticità del graffito così tramandato.

CIL iV, 75*. M FÂVSTo sembra riprodurre un graffito au-tentico in modo ineccepibile. il cognome Faustus era popolare anche a Pompei; combinato con il prenome Marcus in 2419 M. Aquis(ius) Faustus. la combinazione prenome + cognome senza gentilizio non è fenomeno ignoto a Pompei.

CIL iV, 77*. FeliX / ATAMAS FeliX può benissimo essere tirato fuori e spiegato come felix / At(h)amas felix oppure Felix, / At(h)amas, Felix. il cognome Athamas è un buon grecanico, atte-stato a Roma e altrove nell’occidente (34).

CIL iV, 78* e 79*. Mostrano il cognome Firmus in due forme ineccepibili.

CIL iV, 80*. FloRVS può essere ritenuto elemento attendi-bile; lo stesso dicasi di FoRTVnATVS in 81*.

CIL iV, 82*. FVRVnCVle CoCio: non voglio difendere l’autenticità di questo graffito, al contrario mi sembra possa forse essere stato realizzato dal Garrucci in base a due elementi a lui noti dai graffiti pompeiani: furuncule in 1949 (= Graffiti de Pom-péi, p. 14) e ciocio in 2416 cfr. p. 223 (= Graffiti de Pompéi XX 1) (35). Anche Zangemeister sembra pensare a una pura invenzio-ne (mera hallucinatio) del Garrucci.

CIL iV, 83*. HAGiVS AMPeliS VA (V e A in nesso) può

(34) Vedi per es. H. Solin, Analecta epigraphica, Roma 1998, p. 219. (35) in 2416 va dunque letto ciocio (in base all’autopsia 2004 e 2006); così anche GaRRucci,

Graffiti de Pompéi, XX 1. Ciò non cambia comunque le cose, al Garrucci poteva benissimo essere presente un elemento cocio.

Page 19: Falsi epigrafici II

Falsi ePigRaFici ii 239

benissimo essere graffito autentico letto bene. Sia Hagius che Am-pelis sono nomi grecanici bene attestati nel mondo romano.

CIL iV, 86*-89*. A mio parere sono tutti autentici. – in 86* HeRCV / HeRCVlAn non c’è niente di sospetto. – 87* iAn-VARio / ViiRo pure è ineccepibile. Sia Ianuarius che Verus sono spesso attestati a Pompei. – 88* iAS è firma di Ias, nome femmi-nile ben noto a Pompei, spesso scritto con i montante come qui (CIL iV, 2174, 2231); altri casi 1379, la stessa 1384. 10662 (?). – 89* ΙΤΑΛΟϹ sta bene; Italus a Pompei CIL iV, 2953.

CIL iV, 96* = 3008 (dipinto, non graffito).CIL iV, 99*. MARTAliS sta naturalmente per Martialis. la

caduta di i in iato è fenomeno ben conosciuto a Pompei (36). non c’è motivo di dubitare della correttezza della trascrizione garruc-ciana.

CIL iV, 100*. riproduce il noto scioglilingua Menedemerume-nus, visto da Garrucci nel Museo Archeologico di napoli. Mostra una certa affinità con CIL iV, 1637, trascritto dallo Zangemeister nello stesso museo, per cui è stato recentemente proposto che si riferiscano allo stesso graffito (37), accostamento possibile anche se necessariamente incerto (38). Se si trattasse dello stesso graffito, il Garrucci l’avrebbe reso in modo veramente negligente.

CIL iV, 103*. MeSSiVS·M·l (?). Se inteso Messius M. l. (come fa Mau nell’indice dei nomi p. 745), disturba la mancanza del prenome del liberto (che dovrebbe essere Marcus) come anche del suo cognome. Ma sarebbe rendimento negligente del Garruc-ci o libertà dello scrivente?

CIL iV, 105*. MoDiÆ / FeliCiTeR potrebbe rendere in modo ineccepibile un graffito autentico. il gentilizio Modius è ben noto in Campania (CIL X, 1582, 1784, 1981, 2747, 2748, 4771).

(36) Cfr. V. väänänen, Le latin vulgaire des inscriptions pompéiennes (Abhandlungen der Deutschen Akademie der Wissenschaften zu Berlin 1958, 3), Berlin 19663, p. 40.

(37) P. kRuschwitz - v. l. caMPbell - M. nicholls, Menedemerumenus: Tracing the Routes of Pompeian Graffiti Writers, «Tyche», 27, 2012, pp. 94 sg.

(38) A giudicare dal disegno di 100* dato da GaRRucci, Graffiti de Pompéi2, p. 1 (il ren-dimento del graffito da parte di Zangemeister in 100* è meno preciso) e dall’apografo di 1637 eseguito da Zangemeister (tab. XX 7), nonché dalla foto pubblicata in A. vaRone, Titulorum graphio exaratorum qui in C.I.L. vol. IV collecti sunt imagines, Roma 2012, p. 308 sg., ci sono certe differenze nel rendimento della scrittura di 100* e di 1637: il primo tratto della M iniziale è molto più lungo in 100*, estendosi notevolmente sia verso l’alto che verso basso; la n ha in Garrucci una forma ‘normale’, mentre in 1637 il primo tratto scende chiaramente curvo; anche la D mostra due forme assai diverse. Va ancora rammentato che il disegno pubblicato dallo Zangemeister non è molto preciso, soprattutto nella parte finale; e della e che segue a D (scritta ii), indicata come perduta nel disegno di Zangemeister, si vedono i resti di ambedue dei tratti verticali.

Page 20: Falsi epigrafici II

240 heikki solin

CIL iV, 108*. nViilA: cfr. CIL iV, 2430 o curatores Nuelas et Barnaee, ecc. (lettura esatta, autopsia 2004), visto anche dal Gar-rucci (Graffiti de Pompéi Xi 4), che legge nVelA. D’una par-te Garrucci avrebbe voluto stabilire lo stesso nome qui (lui dice esplicitamente in XXViii 15 le nom NVIILA se trouve à la pl. XI, n. 4, ma d’altra parte 108* potrebbe rappresentare un autenti-co graffito concepito bene da Garrucci; Nuela è esplicabile come nome semitico (39). Forse Nuela in 108* era la stessa persona del curator in 2430.

CIL iV, 116*. PiTViTA Me TeneT rappresenta senza dub-bio un testo autentico (40). Cfr. CIL iV, 7080 gravido (che sta per gravedo) me tenet. la parola pituita significa, quando si riferisce ad un essere umano, l’umore del corpo pieno di muco o catarro (può significare anche una malattia delle galline e la gomma che cola dagli alberi) (41).

CIL iV, 118*. PYRRYiiCVS ioACTi potrebbe rappresen-tare tradizione sana. Confrontando 2155, 1. 6 Zangemeister (p. 460) propose di leggere Pyrrhicus … Acti? infatti si potrebbe pre-sumere che si tratti di C. Cominius Pyrrichus, uno dei protagonisti appunto di 2155 e un sostenitore del famoso attore Actius Anice-tus (42). Sulle pareti di Pompei appare spesso anche un (altro?) Pyrr(h)ic(h)us, la cui identità con C. Cominius Pyrrichus rimane aperta, come pure la possibilità che si celino sotto le firme di que-sto nome più persone (43).

CIL iV, 120*. Cfr. CIL iV, 3113 quisce (= quiesce). Potrebbe trattarsi di due trascrizioni dello stesso graffito?

CIL iV, 128*. SVASoR. Mau nell’indice dei cognomi e delle parole registra Suasor o suasor. Un cognome Suasor non è atte-stato, ma non sarebbe da escludere come elemento onomastico. il sostantivo suasor si potrebbe immaginare essere scritto da un

(39) Cfr. H. Wuthnow, Die semitischen Menschennamen in griechischen Inschriften und Papyri des vorderen Orients, leipzig 1930, pp. 83 sg. (Barnaeus era uno dei più popolari nomi semitici nel mondo romano).

(40) Ciò fu visto già da H. geist, Pompeianische Wandinschriften, München 19602, pp. 90 sg. n. 19.

(41) Cfr. M. RzePiela, ThLL X 1, coll. 2226 sg. s. v. pituita (ivi da aggiungere la nostra iscrizione).

(42) Sul quale vedi H. lePPin, Histrionen. Untersuchungen zur sozialen Stellung von Bühnenkünstlern im Westen des römischen Reiches zur Zeit der Republik und des Principats, Bonn 1992, pp. 191-194.

(43) le attestazioni nell’index cognominum di CIL iV, p. 752; aggiungi CIL iV, 10104e; H. solin, Zu pompejanischen Wandinschriften, in Studia epigraphica in memoriam G. Alföldy, hrsg. von W. eck, b. FehéR und P. kovács, Bonn 2013, 334 sg.

Page 21: Falsi epigrafici II

Falsi ePigRaFici ii 241

buontempone pompeiano. Tuttavia non sarei senz’altro favorevo-le alla sua presenza sulle pareti della città vesuviana.

CIL iV, 129*. SVCCiiSSVS sarebbe lettura possibile (accetta-ta anche da Mau nell’indice dei cognomi. in ogni caso Successus è uno dei più attestati cognomi a Pompei.

CIL iV, 130*. iVCVlA, spiegato dal Garrucci come SVCV-lA. Potrebbe trattarsi di un graffito autentico; sucula può essere la denominazione oltraggiosa di una donna, ‘porchetta’ (44), che appare a Pompei in CIL iV, 2013: Niycherate (= Nicerate), vana succula, con forma geminata espressiva. oppure abbiamo a che fare con il cognome Sucula, attestato a Pompei in CIL iV, 159 (altre attestazioni non mi sono note). Comunque sia, con sucula e Sucula si esprimeva più o meno la stessa cosa, un insulto verso una donna, magari una prostituta (la Nicerate di 2013 lo era cer-tamente).

CIL iV, 131*. M SVeTVM potrebbe indicare il cognome Mansuetus (così anche Mau nell’indice dei cognomi). Mansuetus compare a Pompei in CIL iV, 2483; Ma(n)sueta ad ercolano in CIL iV, 10568.

CIL iV, 134*. ViinVSTiVS / VAl. Con leggero emendamen-to ViinVSTVS si avrebbe la locuzione impeccabile Venustus, val(e), ma per chi consideri il nominativo invece del vocativo una pietra dello scandalo, legga Venustus val(eat). - non è possibile mantenere la lettura Venustius, giacché un tale cognome non è attestato (e anche se lo fosse, non sarebbe possibile a Pompei, trattandosi di una formazione dell’età imperiale inoltrata munita del suffisso -ius caratteristica dell’onomastica della tarda antichi-tà); esiste sì un gentilizio Venustius -ia, ma il suo uso è limitato alle province occidentali e settentrionali.

CIL iV, 136*. YMnVS iCC sembra ricordare un Hymnus (Hymn(---) nell’anfora ritrovato a Pompei CIL iV, 5619, la cui provenienza non si conosce), ma la parte finale è corrotta.

CIL iV, 140*-142*. Si tratta chiaramente di falsi, forse fab-bricati dall’editore Mazois, se non da lui ingenuamente accettati come testi autentici.

in questa sezione delle iscrizioni lectionis falsae vel suspectae si trovano ancora parecchi altri testi che possono essere resi com-

(44) Cfr. i. oPelt, Die lateinischen Schimpfwörter und verwandte sprachliche Erscheinungen. Eine Typologie, Heidelberg 1965, p. 51.

Page 22: Falsi epigrafici II

242 heikki solin

prensibili mediante leggeri cambiamenti del testo tramandato. in genere la soluzione scelta dallo Zangemeister di relegare in questa sezione graffiti chiaramente antichi, di cui non è possibile a prima vista recuperare un senso, solo perché non visti da lui stesso, ben-sì soltanto dai suoi predecessori Garrucci e altri, non è del tutto corretta; con lo stesso criterio si potrebbe esigere la collocazione tra i falsi e sospetti di altri testi trascritti dallo Zangemeister e da lui inseriti nell’edizione dei graffiti buoni. il fatto che nella sezio-ne delle iscrizioni lectionis falsae vel suspectae si possano trovare una quantità graffiti ‘buoni’, è stato notato anche da August Mau, l’editore del supplemento dei dipinti e graffiti nel quadro del CIL iV nel 1909, il quale ha inserito nell’indice della sua edizione pa-recchi di questi graffiti condannati dallo Zangemeister, senza pe-raltro dire esplicitamente trattarsi di graffiti ‘buoni’ (45); tuttavia il fatto che Mau li abbia inseriti nell’indice, mentre ne ha omesso altri chiaramente corrotti, fa pensare che egli li giudicava degni di essere considerati testi autentici di forma ineccepibile.

(45) Per es. 3* fures for(as) p. 759; 12* φιλῶ ecc. p. 762; 18* schola p. 764; 19* Valentinus p. 754; 20* Romanus p. 753; 27*-29* Νατάλιος, Natalis, Natalus p. 751; 30* Suavis p. 754; 32*[Tra?]nquillus p. 754; 33* e 34* Dadomenes (ma questo caso mi sembra sospetto); 52* Alcimus Pyrr[---] p. 747. 752; 54* cfr. p. 460 qui mi spe seducit amicum … vivere … pp. 755. 758. 764. 766; 56* M. Ampliatus p. 747; 60* Aristus(?) p. 748 (ma l’interpretazione resta incerta); 61* Ἀπολλόνιος p. 748; 67* L. Babbi p. 743; 68* Callityche p. 748; 70* Certa p. 748; 72* C(h)resimus e C(h)restus p. 748; 75* Faustus p. 749; 77* felix Atamas felix p. 748 e 749 (Mau intende Felix) 78*. 79* Firmus p. 749; 80* Florus e Fortunatus p. 750; 83* Hagius Ampelis p. 747 e 750; 86* Herculan(---) p. 750; 87* Ianuarius, Verus p. 750 e 754; 88* Ias p. 750; 89* Ἴταλος p. 750; 97* Lucretius Adama(s? –n?)tus p. 745 e 747 (l’interpretazione resta incerta); 99* Martialis p. 751; 100* Menedeme(rumenus) p. 751; 103* Messius p. 745; 105* Modia p. 745; 108* Nuela p. 751; 116* pituita me tenet pp. 758. 762. 765; 118* Pyrrhicus p. 752; 124* si qui … agetiudicium donavi terminu … pp. 755. 758. 760. 764 sg.; 126* Sositheus p. 753 (interpretazione incerta); 128* Suasor / suasor pp. 754. 765; 129* Successus p. 754; 130* Sucula p. 754; 131* M(an)suetus(?) p. 751; 134* Venustus (ma Garrucci ha VenVSTiVS) p. 754; 135* bel(l)issimus p. 756; 136* Ymnus p. 750.