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GIULIO M. FACCHETTI
NOTE ETRUSCHE (II)
0. Introduzione
Il presente articolo raccoglie una serie di osservazioni e
riflessioni relative a diversi temi recentemente emersi o
riproposti nel dibattito sulletrusco e costituisce cos una sorta di
prosecuzione di Facchetti 2003,1 da cui il titolo Note etrusche
(II).
Ritengo necessario insistere preliminarmente sul sistema di
indica-zione del grado di affidabilit delle interpretazioni da me
proposte. A partire da Frammenti p. ho infatti sempre sottolineato
limportanza di esplicitare, per letrusco, oltre alleventuale
interpretazione, anche un giudizio di affidabilit della stessa,
graduato in certezza, probabili-t e possibilit (queste ultime due
qualifiche marcate rispettivamente con ? e ??).2 Ribadisco la
scelta delle cui conseguenze mi accollo lonere e che ancora mi pare
valida e utile per levare un po della confusione che si raggruma
attorno agli studi linguistici sulletrusco perch molti autori
citano le mie proposte interpretative prescindendo completa-mente
da questo elemento essenziale.
1. ipa3
partire da Morandi lidentificazione vulgata di ipa come ca-so
zero di un pronome relativo-interrogativo (e anche ma non solo di
congiunzione dichiarativa in neoetrusco, secondo la vecchia idea
di
1 Rispetto a Facchetti , vorrei segnalare due sviste nellultima
riga di p. in-vece di posposizione -i I si legga posposizione -i II
nella terza riga di p. invece di citata posposizione I si legga
citata posposizione II. Inoltre, alle pp. 218-219, ho mancato di
segnalare la possibilit che il zusa di Ve X.1, invece che una
for-ma nominale, possa essere, considerato il contesto, piuttosto
una forma verbale in con-giuntivo (da cui si potrebbe avrere:
zusaua zusa i profumi? profumino?.
2 In precedenza avevo impiegato i diacritici < > e <
?>. 3 Queste riflessioni su ipa e inpa (v. infra, 2) sono state
sollecitate dalla lettura di
Agostiniani 2009.
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224 Giulio M. Facchetti
Torp4 che ho resuscitato in Frammenti, p. 15, nt. 41)5 stata
posta in dubbio, proponendo di identificarvi un pronome indefinito
significan-te stesso/medesimo che presenterebbe una connessione
genealogica con lat. ipse).6
parte questultima osservazione che deriva dai preconcetti di
Morandi sulla classificazione genealogica delletrusco, la nuova
idea si basa fondamentalmente su un nuovo testo frammentario
arcaico di Veio (]e ipac turuce che, bench qualitativamente
pesante, resta quello che un testo frammentario, quantunque
lintegrazione di Morandi appaia come la pi naturale. Perci, pur
conoscendo il caso, non lho affatto considerato decisivo in altri
lavori es. Appunti, p. 67 s.) per via di questo forte handicap
essenziale.
Si potrebbe per esempio trattare del pronome
relativo-interrogativo X ha fatto/scritto ci e chi lha donato?) cio
indovi-na chi, in tono scherzoso.7
Oppure si potrebbe trattare di una forma pronominale ampliata
con -c, semplice variante di ipa (come certo per il pronome
relativo, per animati, an ~ anc)8 o implicante una non meglio
precisabile altera-zione semantica.
ovvio che si tratta di speculazioni, ma esse servono a
dimostrare che sullo stesso piano si pone lintegrazione-traduzione
di Morandi c]e ipac turuce X ha ato e lo stesso ha dedicato.
Tra laltro Wylin, nel riprendere la questione di ipa, ha
respinto la nuova proposta di Morandi (ipa = stesso, perch risulta
inapplicabile
4 Torp 1902, p. 16 s.; cfr. Olzscha 1968, p. 297 s. 5 Cfr.,
ancora di recente, Rix 2004, p. 959 (e fanu lavtn precus ipa thus?
has decided the
Precu family that come pure p. e fanu lavtn precus ipa murzua
thus the family Precu established, that the urns per entrambi v.
Frammenti, p. 15 ); p. 964 (ipa ama naper XII that there are naper
unit of square measure v. Frammenti, p. 13 s. ).
6 Morandi 1987, p. 90. 7 Cos come ipas ikam di chi ipas) mai
(-m) questo (ika-? sul vaso arcaico Fa .. 8 Non affatto scontato
che in c finale in ipac si debba riconoscere la congiunzione -
c: il segmento c finale potrebbe essere parte integrante della
forma, come in anc variante di an (in Vc 1.64 e 1.93 anc si trova
nellidentico contesto di an in Vc 1.92) e in ananc (LL X, 11) e
ininc (LL XI, f. gostiniani .
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Note etrusche (II) 225
nella notevole iscrizione di San Manno Pe 5.2.9 A sua volta
Maras, pronunciandosi invece a favore dellipotesi di Morandi, ha
cercato di superare questa difficolt suggerendo di tradurre il
brano (di Pe 5.2) ipa murzua cerurum ein heczri come non devono
essere riutilizzate le stesse urne e gli stessi manufatti.10 Questo
tentativo di Maras presup-pone una traduzione di hecz- come
riutilizzare, mentre le attestazioni di hec- indicano piuttosto
porre, di cui hec/-z/s-11 sembra una forma intensificata perci
buttare, rovesciare o simili12 e, comunque, nel Liber Linteus
ripetutamente riferita a liquidi (come il vino [vinum] o lacqua
i]), il che respinge evidentemente lipotesi di riutilizzare. Anche
Colonna 2007b tenta con alcune precisazioni, non prive di
in-certezze di rendere plausibile una traduzione di ipa come stesso
in questo passo di Pe 5.2,13 senza per riuscire a superare
lobiezione enucleata in Wylin 2000, p. 293.
Colonna, come gi Wylin e Maras, non tiene conto del dato
morfo-logico di cerur-um traducendo fictiliaque Wylin fictiliaque
Maras e i manufatti. nzitutto tutti e tre commettono un errore non
trascurabile
9 Wylin , p. s. Con linterpretazione di ipa nel senso di lo
stesso, rimangono due interpretazioni possibili dellenunciato,
ambedue per piuttosto assurde. Nel primo caso ipa si troverebbe in
funzione di soggetto di heczri, in modo tale che la sintassi renda
la frase attiva con murzua cerurum in funzione doggetto. La
traduzione sa-rebbe allora: lo stesso non ha da mettere le urne n i
fictilia nella tomba della famiglia Precu. La seconda soluzione
possibile sarebbe che ipa sia usato in funzione aggiuntiva
dipen-dente da murzua cerurum (= le stesse urne e i fictilia. Ma
anche in questo caso la tradu-zione mi pare piuttosto assurd[a]:
ipsae urnae fictiliaque ponenda non sunt in sepulcro fami-liae
Precu. Ad abundantiam dovremmo precisare che la prima delle due
possibilit con-siderate da Wylin (necessitativo in -ri + soggetto
in caso zero) una costruzione sintatti-ca non attestata in etrusco
(cfr. Rix 2004, 4.4.2.3).
10 Maras 2002, p. 222. 11 Su un morfema verbale -s- intensivante
v. Wylin 2000, p. 312 (cfr. gi Pfiffig 1969,
p. 143). 12 Cfr., di recente, Giannecchini 1998, p. 292 ss.; Rix
2004, p. 964, es. n. (27) C, traduce
hecz- con spruzzare, evidentemente non tenendo conto del
possibile rapporto con hec-. 13 Colonna b, p. , nt. il divieto
delliscrizione di San Manno sar da in-
tendere eaedem urnae fictiliaque (atque antea) ponenda non sunt,
con riferimento a sepolture preesistenti, che non dovevano essere
ricollocate nella tomba ristrutturata, se di questo realmente si
tratta.
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226 Giulio M. Facchetti
considerando il termine come un plurale di oggetto inanimato.14
In real-t, se si trattasse di alcunch di inanimato, si dovrebbe
piuttosto consi-derare cerur- un termine al singolare in -r (come
naper o tenur, nomi, ri-spettivamente, di piccola e grande unit di
misura di superficie, oppure come caper tipo di contenitore plurale
caper-va). Tuttavia il confronto con lattestato car-u, che nel
contesto di occorrenza funziona come parti-cipio (passato attivo)15
di car- fare, costruire,16 rende molto verosimile il riconoscimento
di una struttura morfologica cosiffatta:
cer- -u- -r- costruire17 PARTICIPIO PASS. ATT. PLUR. ANIM.
In base a questa constatazione ho proposto uninterpretazione in
Frammenti, p. 15, nt. 44 che mantiene una piena validit:
Pe 5.2
e fanu lautn precus ipa murzua cerurum cos (fu) decretante la
famiglia Precu: che i repositri dei fondatori18 ein heczri tunur
clutiva zelur [----]r non si debbano rovesciare: le singole19
olle20 (e) il doppio21 [...]r
14 Infatti in etrusco il morfema -r(a-) marca del plurale degli
animati, mentre -(/c)va del plurale degli inanimati questultimo
omesso con i numerali, come definiti-vamente dimostrato in
Agostiniani 1993.
15 Frammenti, pp. 94-98. 16 Frammenti, p. 10, nt. 21. 17
Lalternanza car-/cer- di questa radice, generalmente ammessa (cfr.,
per es., Wylin
, p. , si inserisce nellmbito di un processo fonetico cui si fa
cenno in Appunti, p. 97. Dato per che la variante car- compare
allinizio della stessa iscrizione careri da costruire, non escluso
che questo caso di a/e permetta individuare un parallelo
morfologico, in cui lalterazione vocalica sembra funzionale
piuttosto che articolatoria clan (< *clana figlio clena-r figli
= car-u che ha fatto cer-u-r- che hanno fatto.
18 Nominativamente indicati nella prima parte delliscrizione. 19
Il suffisso -ar/-ur (qui tun-ur, da u(n) uno, zel-ur da zal due per
i moltiplicativi
stato identificato in Agostiniani 1997a. 20 Sp 2.4 (vaso; V sec.
a.C.): mi kluti kunas io sono il recipiente di Kuna. 21 Cfr. ILS,
8109: d. m. M. Aurelio Augg. lib. Elpideforo eo vivo concessit
locum duplicem,
sarcofagum intrantibus part. dextra L Arruntius Felicissimus;
ILS, 8110: P. Aelius Venerianus hoc vas disomum sibi et Felicitati
suae posuit ecc.
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Note etrusche (II) 227
Questo modello ermeneutico presuppone il riconoscimento di una
banale endiadi
murz- -ua cer- u- r- -um repositorio22 PLUR. INANIM. costruire
PART. PASS. ATT. PLUR. ANIM. e
cio i repositri e i resti dei costruttori = i repositri dei
fonda-tori, con un riferimento ai titolari della cella scavata
nella parete sud del grande ipogeo di San Manno, sopra il cui
ingresso incisa Pe 5.2, che esplicita, nella prima parte,23 il nome
degli stessi titolari esclusivi (Aule e Larth Precu, figli di Larth
e della Cestnei).
La prescrizione di questa legge sepolcrale sembra pertanto
consi-stere non in un generico divieto di profanazione dei
repositri funebri, bens nella specifica proibizione di spostare o
riunire i resti (almeno quelli dei fondatori della cella), al fine
di ridurre lo spazio occupato o di riutilizzare i sarcofagi.
Le epigrafi funerarie latine presentano esempi di un certo
interesse per un confronto con il nostro documento:
CIL VI 27593 ita ne quis ubi ego conquiesco comburat aut cineres
suas ponat CIL XIV 166 neque heres meus neque herediue meorum neue
cuiquam liceuit in ea aede ponere neque corpus neque ossa CIL IX
984 in quem induxi sarcofagum in quem dum receptus fuerit corpus
meum numquam ullo liceat accedere neque aperire et uexare ossa mea
neque filius neque nepotes neque de adfinitate ullus
Tornando alla trattazione principale di ipa, aggiungeremo per
completezza che la traduzione altro di Wylin non certamente
riso-
22 Per mur repositorio da mur- dimorare, v., ad es., S ., . 23
V. Appunti, p. 21.
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228 Giulio M. Facchetti
lutiva, perch delle tre prove offerte24 solo la prima ha un
certo ri-lievo, sul piano del confronto con possibili testi
paralleli latini, mentre la seconda una semplice proposta di
interpretazione alternativa (non necessariamente migliorativa di Fa
. e la terza si fonda sullesame di un testo arcaico frammentario e
non dirimente.
Ma linammissibilt della proposta di Wylin provata dalla recen-te
pubblicazione delliscrizione di Ramatha Spesias -515 a.C.
cir-ca),25 che fornisce una nuova occorrenza di ipa che, secondo
leditore, confermerebbe in modo verosimilmente definitivo, il
valore di pro-nome di pronome dimostrativo corrispondente a lat.
idem.26
ramaa spesias sa[ni]ce ui stali i laris armas[ii]nas putua zi
ipa ve[l]iinasi urice laricesi zuuna
Lanalisi di Colonna b comporta uninterpretazione necessa-
riamente limitata dalle forti incertezze sul piano lessicale) di
questo tipo:
Ramatha Spesias fece san- qui nello stal- come scrive (zi) Laris
Armasiinas, il putu-;27 la stessa (Ramatha) rese ur- lo zuuna per
Larice Veliinas
Colonna b, p. nt. , reputa inapplicabile lipotesi di Wylin
(ipa = altro a questo nuovo testo, il che risulta piuttosto
ovvio e con-divisibile. Nella stessa nota, oltre al necessario ma
insufficiente cenno al problema di far calzare ipa come stesso in
Pe ., di cui abbiamo detto, si afferma altres che questa nuova
epigrafe sepolcrale determi-nerebbe la caduta delle interpretazioni
di ipa come pronome relativo-
24 Wylin 2002, pp. 293-295. 25 Colonna 2007b, pp. 170-177. 26
Colonna 2007b, p. 175. 27 Epiteto analizzato come put-u- = colui
che pone, offre o simili Colonna b, p. .
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Note etrusche (II) 229
interrogativo (Rix, Cristofani, Facchetti) [e] congiunzione
dichiarativa Facchetti, limitatamente alletrusco recente.
Vorrei per sottolineare che, mentre le nuove traduzioni proposte
stesso o altro incontrano ostacoli praticamente insuperabili in
te-sti-chiave (Pe 5. per stesso e liscrizione di Ramatha Spesias
per al-tro, lidentificazione di ipa come pronome
relativo(-interrogativo) o congiunzione dichiarativa non solo
risulta calzante in tutti i contesti in qualche misura
intelleggibili, ma sorretta da molti elementi positivi.
Va osservato che il modello interpretativo di Colonna 2007b
rende in verit ridondante o superflua la presenza di putua il
disponente, o meglio quello che ha disposto, poich traduce zi come
una voce verbale alla terza persona: egli scrive, in base al
presunto paralleli-smo con Cr 0.4. Questo fatto ci conferma nella
convinzione che il lemma zi/c corrisponda invece a un sostantivo
significante docu-mento per le ragioni esposte in Appunti, p. 106
s. (sicure attestazioni di impiego come sostantivo, come sulla
tavola di Cortona, nessuna at-testazione certa come voce verbale,
tanto meno di III persona singola-re) qui implicato nel sintagma
putua zi esprimente latto dispositivo.
Sorvolando sulle vecchie considerazioni combinatorie fatte
emergere da Torp in poi, per concentrarci proprio sulle pi recenti
scoperte, in particolare sulla stessa notevole iscrizione di
Ramatha Spesias, constatiamo che la sua struttura testuale, lungi
dallo smentire il valore (anche) di congiunzione dichiarativa di
ipa, delineabile in al-tri contesti, al contrario lo conferma e lo
rafforza.
Si consideri soltanto questo semplice ma certo significativo
schema di corrispondenze intertestuali:
e fanu lautn Precus ipa (Pe 5.2) e fanu aec lavtn Pumpus ipa (Ta
5.6)
Velina satena ipa (cippo di Perugia) Laris Pulenas lucairce ipa
(Ta 1.17)28
28 Per il caso di lucairce ipa ordin che del rotolo di Laris
Pulenas Ta ., per cui v. Frammenti, p. 93) bisogna ricordare che la
radice verbale lucair- un hapax, da molto tem-
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230 Giulio M. Facchetti
Laris Armasiinas putua zi ipa (Colonna 2007b)
Ci si domanda com possibile che cos tanti ipa ricorrano dopo
verbi che, secondo vecchi indirizzi ermeneutici (non confutati, ma
an-zi corroborati dalla ricorrenza parallela in testi evidentemente
pre-scrittivi, come dimostra anche limpiego della particella e
cos,29 in-dicano unazione di disporre, come fan-, sat-en-, a-,30 e,
specialmen-te ora, put/- sul cui significato si ricavano notevoli
indizi anche da diversa indipendente documentazione, come ricordato
dallo stesso Colonna 2007b (p. 175)?
Perci, con ipa come congiunzione dichiarativa, avremo:
Ramatha Spesias fece san- qui nello stal-, (sic)come31/secondo
quanto Laris Armasiinas dispose per iscritto(:)32 che (egli) aveva
reso ur- lo zuuna per Larice Veliinas33
Risulterebbe dunque che, secondo una precedente disposizione
(te-
stamento? donazione?), Laris Armasiinas (verosimilmente il
titolare o uno dei titolari della tomba) aveva ur-ato lo zuuna a
favore di Lari-ce Veliinas, con ci implicando che Ramatha Spesias
compisse unazione (san-) in un certo contesto (stal-, nellmbito del
sepolcro (ui).34
po connessa con il concetto di esercitare un comando o simili
anche sulla base di una pre-sunta connessione con la glossa
etr.-lat. lucumo re cfr. Pfiffig , pp. , .
29 Agostiniani-Nicosia 2000, p. 96 s.: il vero significato di
e/t, ivi delineato per la prima volta, unaltra acquisizione
francamente fondamentale recuperata da Agosti-niani allermeneutica
dei testi etruschi cfr. Wylin , p. , in cui la particella
esa-minata ancora come un elemento formante locativi, secondo la
vulgata precedente).
30 Forse sat- e a- sono radici in qualche modo coincidenti o
correlate (la difficolt maggiore per unomologazione lalternanza s-
/ -, frutto di errore?). Per sat- e a- cfr. Pfiffig 1969, p. 301;
per fan- v. ad es. Pfiffig 1963, p. 25.
31 Cfr. le accezioni di ingl. as, coordinating comparative
particle corrispondente appunto ad etr. i (v. Rix 2004, p.
963).
32 Letteralmente come Laris rmasiinas colui che ha disposto lo
scritto 33 Una traduzione alternativa di veliinasi laricesi sarebbe
nella tomba di La-
rice Veliinas, che non sembra per adatto al contesto. 34 Cfr.
epigrafi latine come ILS, 8299: Aelia Doris comparauit sibi et T.
Aelio Onesimo li-
berto suo ex donatione Sex. Coeli Fortunati iunioris monomentum
Vibianum quod ex gradu he-
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Note etrusche (II) 231
Purtroppo al momento non siamo in grado di precisare il senso di
molti termini-chiave (san-, stal-, ur-, zuuna) e neppure conosciamo
i rapporti di affinit o parentela fra i tre individui menzionati
nel do-cumento il che ci preclude una comprensione pi profonda del
conte-nuto complessivo. Se davvero si legge, come pare, urice, un
verbo al preterito, allora zuuna dovrebbe intendersi come
sostantivo ( rec. *ipan) costituisce in verit un punto molto debole
sul piano dellanalisi morfologica ed sicuro che in miei pre-cedenti
lavori non ho dato il giusto rilievo al forte carattere dubitativo
della questione, n ho cercato di rifletterci adeguatamente
(Frammenti, p. 15, nt. 41; Appunti, p. 67).
Il problema stato ora complessivamente riconsiderato in
Agosti-niani 2009.
Le osservazioni relative alla fonotassi di inpa ivi formulate,
anche sulla base di dati combinatori statistici dirimenti, sono
originali e dav-vero fondamentali per fissare un punto fermo nel
processo di rianalisi della questione sotto una luce pi accurata e
scientifica: in breve si deve riconoscere un confine di morfema tra
in- e -pa.
reditario possederat, ecc.; ILS, 8091: Baebia Victoria fecit
sibi et Antonio Timocrati eq. R., mari-to suo, libertis
libertabusque utrorumque posteris eorum, concessam sibi partem
monumenti a Corneliis Zotico et Epictetiano et Corneliam Draucen
porticum cum aediculis suis et cubiculum quod est supra
memoriam.
35 Qui, eventualmente, nel senso di heredis institutio? 36
Frammenti, p. 14 s., nt. 40. 37 Cfr. Appunti, p. 73. 38 V., molto
recentemente, Rix 2004, p. 956 s.
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232 Giulio M. Facchetti
Questa constatazione determina lesclusione di inpa dal paradigma
di ipa, a rettifica di quanto io e altri autori avevamo scritto
sullargomento.
Vorrei per riesaminare qui brevemente i tre documenti in cui
ap-pare inpa (TC; Po 4.4; OA 3.9), per cercare di studiarne il
senso alla lu-ce della nuova, ora attendibile, analisi
morfologica.
La defixio di Monte Pitti (Po 4.4) sembrava rappresentare, per
lequazione inpa = lat. quem/quos, una testimonianza abbastanza
de-terminante, essendo cos schematicamente riducibile:
due antroponimi inpa apicun apintas dieci antroponimi ces zeris
ims e mutin aprensais inpa apicun apintais ceusn inpa apicun iluu
apicun ces zeris titi etria lautnita
Lidea che la formula apicun apinta(i)s39 esprima lazione del
ma-ledire si basa su indizi oggettivi e importanti.
Dati combinatori. 1. Essa ripetuta due volte in una defixio (e
non altrove); inoltre apicun ripetuto da solo altre due volte. 2.
La ripetitivit intratestuale e la ridondanza interna del
sintagma,
costituito da due termini con la stessa radice (ap-), si
addicono ot-timamente a designans della funzione fondamentale del
testo (una maledizione). 40
Dati morfosintattici. 3. Che apicun si debba analizzare come una
forma verbale (tema
ampliato dalla radice ap-, in base a un modulo gi ben noto:
nome
39 Per un modello interpretativo di questa e altre formule di Po
4.4 v. Appunti, p. 99 s. 40 Cfr. ILS, 8753: adiuro te demon
quicunque es et demando tibi adiuro te ut
perficeatis iam iam cito cito
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Note etrusche (II) 233
verbale in -ic/u41 con suffisso verbalizzante -(V)n-42
praticamente indiscutibile.
4. Che apicun si possa analizzare come una forma di prima
persona (come uso nelle defixiones greche e latine)43
sorprendentemente del tutto compatibile, sul piano morfologico, con
un altro caso, in-dipendentemente eruito, di possibile prima
persona con pronome implicito dal contesto (intendo il nunen delle
preghiere del Liber Linteus individuate da Rix44 e la differenza
tra passi ripetuti pe-dissequamente e passi variamente perifrasati
un punto argomen-tativo davvero notevole e certamente oggettivo ),
oltre che con al-tri casi di verbi certamente di prima persona e a
marca zero come mi capi), esaminati in Appunti, p. 98 ss.
5. Dato che il nome dei deficti apre liscrizione e il nome-firma
della defigens chiude il testo risulta abbastanza naturale
lindividuazione di un ordine dei costituenti OVS, con unaltrimenti
nota topica-lizzazione delloggetto che il destinatario e il
fulcro-scopo essen-ziale dellatto magico, rispetto allordine non
marcato delletrusco SOV. Dato etimologico.
6. Ci sarebbe, infine, uno studio45 condotto, indipendentemente,
su significato ed etimologia di afna/apna, che indurrebbe a
ritenere il termine come la designazione di un oggetto connesso a
un atto di consumazione di alcunch di pregevole, non per in quanto
ri-sultante dal prestito di lat. damnum (< *dapnom), come pensa
Co-
41 Appunti, p. 97, nt. 20. 42 Appunti, p. 101; Rix 2004, p. 957.
43 Cfr. ILS, hunc ego aput uostrum numen demando deuoueo
desacrifico uti uos
eum interemates interficiates intra annum Dite pater Rhodine
tibei commendo uti semper odio sit M. Licinio Fausto Rufas Pulica
defico in as tabelas; 8752: denuntio personis infra scribtis
Lentino et Tasgilo ut adsin ad Plutonem adiuro te demon qui-cunque
es et demando tibi ex anc ora ex anc die ex oc momento ut adiuro te
per eum 8754: excito [t]e demon qui ic conversans trado tibi os
equos ut deteneas illos
44 Rix 1991, p. 681. 45 Colonna 1984.
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234 Giulio M. Facchetti
lonna, ma piuttosto come formazione indipendente creata (con il
suffisso -na) su una base etr. ap- consumare? o simili,
eventual-mente, in qualche modo e a qualche livello cronologico,
che non in-teressa qui approfondire, connessa per contatto con lat.
(e/o ie. *)dap-.
In tale prospettiva, riconsiderata lintera struttura del testo
la se-conda parte della formula, dopo la seconda serie di dieci
nomi, mol-to pi articolata e molte parole sono incomprensibili, ma
aperta e chiusa, prima del nome della defigens, da ces zeris,
sicuramente un sin-tagma concordato in ablativo e molto
verosimilmente per non dire senza dubbio da tradurre secondo questo
rito,46 lipotesi di indivi-duare in inpa un elemento pronominale
(fungente da oggetto) con re-ferenza anaforica sembrata tuttaltro
che debole e infondata. sorta cos lidea di ricollegare inpa con ipa
(altrimenti identificato, da Torp in poi, come un pronome: v.
supra, 1) e soprattutto in considerazione del fatto che lattesa
forma dellaccusativo, in quanto pronome, sareb-be *ipan, la cui
regolarit si supposto essere stata in qualche modo perturbata.
Per, grazie ad Agostiniani,47 oggi conosciamo il preciso
rapporto tra an (pronome relativo per animati o umani) e in
(pronome relativo per inanimati o non umani) punto fermo
irrinunciabile, che pu essere applicato anche allinterpretazione di
in-pa (dove -pa una particella di significato non stabilito).
La conclusione di gostiniani su Po . che in una prospet-tiva del
genere, linterpretazione tradizionale di inpa come pronome pare non
avere spazio, dato che la referenza anaforica di inpa, se fosse un
pronome, dovrebbe trovarsi nei due nomi che precedono, sa-rebbe cio
una referenza animata: ma ci in contraddizione con la forma del
supposto pronome, che quella di un inanimato (in quanto collegato
allinanimato in e, infine, che parrebbe di poter affermare
46 Cfr. Frammenti, p. 53, nt. 306; Appunti, p. 42. 47
Agostiniani-Nicosia 2000, p. 100.
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Note etrusche (II) 235
che il valore di congiunzione, per inpa, sia da ritenere
preferenziale. ci, nello stesso studio, si aggiunge una possibile
alternativa natu-ralmente, niente esclude che gli elenchi dei nomi
siano, come talvolta si riscontra nelle defixiones, fuori della
struttura sintattica, e che perci inpa abbia di nuovo, se pronome
la funzione di oggetto, ovviamen-te inanimato.
Questa duplice e alternativa linea di interpretazione (inpa =
con-giunzione/avverbio oppure proprio? la qual cosa risulta
condivisibi-le, e, anzi, considerato il testo della defixio Po 4.4,
mi pare che la se-conda opzione sia forse da preferire: inpa =
proprio? (-pa) la qual cosa (in-,48 vale a dire proprio? il quale
elenco/gruppo di persone.
La validit delle proposte ermeneutiche di Appunti, p. 99 s.
(apicun apinta(i)s io consumo avendo consumato o con questa
consumazione rimane sostanzialmente invariata
- inpa = congiunzione/avverbio ethre Velsu figlio di Larth e
Larth Velsu parimenti?? (= inpa io consumo ecc.
- inpa = proprio? la qual cosa ethre Velsu figlio di Larth e
Larth Velsu, il quale (gruppo di persone) appunto? io consumo
ecc.
Passando poi alle attestazioni nel testo rituale della Tegola di
Ca-pua (TC), osserviamo in via preliminare che i due passi
contenenti in-pa sono, come in linea di massima tutti i brani dello
stesso lungo do-cumento, ricchi di segmenti difficili od
oscuri.
Io vorrei attenermi a due punti-chiave, emergenti o consolidati
dallo studio di Cristofani49 (per quanto vari punti possano ora
essere aggiorna-ti, specialmente sul piano delle conoscenze
grammaticali) e determinanti per qualsiasi approccio ermeneutico
alla TC: il testo diviso in dieci se-zioni corrispondenti ai dieci
mesi dellantico anno lunare e, allinterno di ogni mese, subsezioni
temporali si riferiscono a feste o preghiere da de-stinare a questo
o a quel dio secondo determinate modalit.
48 Per neoetr. in come accusativo (< *inn [cfr. itani- >
itan > (e)tn questo/quello, ac-cus.] < inni), omonimo del
nominativo in, v. Appunti, p. 66.
49 Cristofani 1995.
-
236 Giulio M. Facchetti
In TC 8-17 si descrivono i rituali del II mese, apiras- aprile
con le subsezioni esso organizzato in questo modo:
1. iveitule ilucve apirase leamsul ilucu cuiesu perpri etc.
nelle feste delle idi? di aprile la festa cuiesu di Lethams si
deve
compiere? ecc. 2. celutule apirase uniali turza esace etc. nel
giorno della Terra in aprile nel tempio di Uni turza esace ecc. 3.
apertule aes ilucu etc. nel giorno aper la festa di phe ecc.
In TC 18-19 si descrivono i rituali del III mese, anpili- maggio
con le subsezioni esso organizzato in questo modo:
1. iveitule ilucve anpilie laruns ilucu hu etc. nelle feste
delle idi? di maggio celebra?? la festa di Larun ecc. 2. tiniantule
leamsul ilucu perpri etc. nel giorno di Tinia la festa di Lethams
si deve compiere? ecc.
Il primo brano con inpa (TC 15) contenuto nella subsezione 3. di
aprile, mentre il secondo brano (TC 19) si trova compreso nella
subse-zione 1. di maggio.
In realt per il primo brano TC pu restare il dubbio circa
loggetto di acas, che, data la grande difficolt ermeneutica posta
da quanto precede inpa e da quanto segue acas, non
soddisfacentemente risolvibile n in base a Cristofani 1995, p. 93 n
in base a Wylin 2000, pp. 164 s. e 295.
Diversamente il secondo brano (TC 19) posto proprio in chiusura
della subsezione 1. di maggio, perci acasri (ultima parola della
subse-zione) deve per forza reggere qualche elemento
precedente.
In base a questi dati, considerata la struttura analoga di TC 15
e 19, non si affatto legittimati, come crede Wylin, a escludere
leventualit che acas(-) possa reggere inpa in entrambe le
occorrenze, anzi il secon-do caso costituisce un sicuro appiglio
per lanalisi del primo, ma piut-tosto secondo quanto pensava
Cristofani (inpa = pronome):
-
Note etrusche (II) 237
inpa vinai acas (TC 15) la qual cosa appunto? fa nella vigna50
inpa [..]an acasri (TC 19) la qual cosa appunto? si deve fare
(come) [..]an
Ovviamente oggi non possiamo pi confondere inpa nel paradig-
ma di ipa (come credeva Cristofani), ma dobbiamo riportarlo a
quello del relativo in, e quindi inpa nel testo di TC dovrebbe
fungere da accu-sativo (anche nel contesto della costruzione con il
necessitativo in -ri), come nel caso della defixio Po 4.4.
nche in questo caso, per, linterpretazione di inpa come
con-giunzione/avverbio, quantunque mi paia meno verosimile, non si
pu comunque escludere del tutto, specialmente se in TC 19 si
dovesse in-tegrare [it]an questo in accusativo.
Per quanto concerne, infine, loccorrenza di inpa in OA 3.9,
concor-do pienamente con lanalisi di Agostiniani 2009, in cui si
prende atto che, nonostante le notevoli precisazioni di Maras,51
questo documento, al presente, non offre, per lattribuzione di un
valore grammaticale e semantico ad inpa, nessun elemento
positivo.
Resta infine da considerare la forma arcaica inpein, ricorrente
come hapax in Fa X.2 (675-650 a.C.) e usualmente posta in
connessione con inpa52 (o comunque con il paradigma di ipa).53
50 Lanalisi morfologica *vin-na- > vina- vigna legittimata da
quella di etr. vinum certamente vino come vin-um, ci che risulta
dalle stringenti argomentazioni conte-nute in Agostiniani 1998,
studio che ignorato o trascurato in De Simone 2007 in cui questa
linea interpretativa di vina- (lemma ricorrente anche nel testo
della Tabula Corto-nensis) viene perci contestata con un
ragionamento viziato ab origine e dunque invali-do. De Simone 2007,
del resto, si inserisce in una serie di scritti dello stesso autore
tesi a difendere disperatamente (si veda per es. la trattazione del
termine tarians, riletto ad hoc come **tariansi, forma che proprio
la -- rende impossibile, ma qui non entro in particolari
lincresciosa ermeneusi della Tabula Cortonensis condotta in De
Simone 2000, al quale ultimo articolo, per dissipare qualche
confusione, penso si sia reso ormai inevi-tabile replicare (in
altra sede) nei dettagli.
51 Maras 2002. 52 Cfr. Pfiffig 1969, p. 106. 53 Rix 2004, p.
955.
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238 Giulio M. Facchetti
Rettificando questa linea interpretativa siamo ora indirizzati a
re-putare inpein una formazione eventualmente, anzi probabilmente,
analoga a in-pa, da collegare quindi al pronome relativo per
inanimati in: in-pe-in, senza per che la recuperata struttura
morfologica possa chiarire il senso del termine ignoriamo il valore
dellelemento -pe-, al pari di -pa).
Ugualmente le parti interpretabili o parzialmente interpretabili
del non troppo facile contesto non paiono aggiungere nulla di
sicuro alle nostre conoscenze su inpein.
Uninterpretazione, abbastanza ipotetica, fondata
sullapplicazione ad inpein del valore di proprio? la qual cosa
sopra suggerito per in-pa), risulterebbe come segue:
Fa X.2
mi aliqu : auvilesi ale spuraev[-]alia : io (sono) ci che stato
donato ad Auvile; dona ??
inpein : mlerusi : ateri : mlauta : ziue proprio la qual cosa?
da/per (il) mleru- ?? la (cos(ett)a) buona stata iscritta
mlata : ana : zinace il buon Ana lha prodotta
Cio, a un dipresso io sono loggetto donato ad uvile lo dona il
buon na ha prodotto proprio? quella (cos(ett)a) buona che da/per
(il) mleru- ateri stata iscritta.
Qui non si in presenza della solita formula mla mlakas,54 in cui
mla buono, in caso zero, si riferisce alloggetto donato e mlakas
del buono, in genitivo, attributo del donatario: si ha invece un
mlau-, articolato (-ta e in caso zero, riferito alloggetto donato
come mostra senza dubbi il verbo ziue stato iscritto e un mla-,
parimenti articolato (-ta) e in ca-so zero, attributo dellartefice
na delloggetto stesso.
54 Agostiniani 1981.
-
Note etrusche (II) 239
La stessa opposizione mlau(-) / mla/c- si ritrova in Cr 6.2,
dove ugualmente la forma con -u(- riferita alloggetto donato,
mentre quel-la senza -u(-) riferita a un individuo (qui il
destinatario del dono).
Cr 6.2 (625-600 a.C.) mini zinace aran arunzina mlau mlacasi mi
ha prodotto ran Arunzina; una (cos(ett)a) buona/bella per una
buona/bella persona
Con ogni verosimiglianza questo morfema -u- va identificato con
il
suffisso derivativo (valutativo) -(i)u-55 che ricorre anche nel
prenomi arcaici aranu e laru.56
Circa Fa X.2 restano comunque aperti tutti i gravi problemi
concer-nenti proprio il contorno di inpein, vale a dire ci che lo
precede e ci che lo segue. La sequenza spuraev[-]alia non
facilmente analizzabile (bisogna separare spura citt/popolo o
spurae?); quanto a mlerusi, a prescindere dal senso di mler-u-57
(che poi un appellativo riferito ad uvile che precede, o che
cosaltro?,58 non del tutto certo che il mor-fema del pertinentivo
-si marchi il ruolo del beneficiario piuttosto che quello
dellagente cio mlerusi ziue stato iscritto per o da? mle-ru-.59 La
disambiguazione si realizzava ovviamente sul piano delle
co-noscenze referenziali extratestuali, ma probabilmente anche in
rapporto al termine ateri che segue, su cui per, allo stato
attuale, non saprei
55 Cfr. Pfiffig 1969, p. 165 s. 56 Foneticamente si osservi la
possibilit di riscontrare (almeno in et arcaica) un
passaggio *Ch+ju > Chu per spiegare lallomorfia del suffisso
in questione. 57 Cfr. Frammenti, p. 26, nt. 109 per un tentativo di
analisi di mler- come ml-er-, in un
possibile rapporto con ml-a/c- buono, per i suffissi -ac/- e
-er-, v., ad es., zil-ac- / zil- praetura zil-a praetor e cap-er
contenitore cap(i)- prendere, contenere.
58 Per es. Colonna 2003, p. 346, considera mleru- e ate- come
altri idionimi da Mleru per te la cosa bella sta scritta, la cosa
bella na ha fatto, la quale soluzione forse la preferibile lunica
perplessit sarebbe il non chiaro rapporto tra uvile e te lultima
parte della traduzione la cosa bella na ha fatto non per
accettabile per-ch mla-ta, con il pronome-articolo enclitico -ta
non pu fungere da oggetto, perch ci aspetteremmo la marca
dellaccusativo -tan.
59 Cfr. le iscrizioni citate ad esempio in Appunti, pp. 23 e
25.
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240 Giulio M. Facchetti
neanche se sia da reputare una forma verbale (necessitativo in
-ri) o nominale (con locativo/strumentale -i o posposizione -ri a
favore di?.
Perfino la parolina ana, qui da me sperimentalmente analizzata
come prenome, potrebbe invece essere da identificare come la forma
arcaica di an, il pronome relativo per gli animati, che risulta con
grande verosimi-glianza attestato (come ana, appunto) in Fs 1.5 (e
forse in Fs 6.1, se non si tratta anche in questultimo caso del
prenome di un omonimo artefice.
3. etera
In Facchetti 2002 ho trattato ampiamente del lemma etera e, di
fronte alle due interpretazioni che hanno prevalso nelle indagini
pi recenti (in-dicazione di una categoria sociale o indicazione di
una classe det, ho raccolto e individuato alcuni elementi
innovativi (per esempio i rapporti con hilaruna) che segnalano la
prima opzione come maggiormente plau-sibile, almeno sul piano della
probabilit (supra, 0), perci etera varrebbe appartenente a classe
sociale inferiore?, plebeo?, cliente? o simili.
Uno studio di poco posteriore, Benelli 2003, ha per ripreso il
dos-sier di etera, ritenendo di poter confutare in toto la
fondatezza dei pre-cedenti filoni ermeneutici.
La nuova proposta di Benelli 2003 comporta, in sintesi, che si
debba postulare una base *eter come probabile denominazione di
qualche tipo di spazio consacrato p. , da cui i derivati etera
(
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Note etrusche (II) 241
2. la presenza della sequenza lautneteri o lautn eteri intesa
come com-posto con lautni che per certo era un termine assimilabile
a lat. li-bertus, come risulta da bilingui etrusco-latine.61
Benelli 2003 intacca entrambi i questi due capisaldi,
specificamente
precisando che:
1. lidea che etera sia accompagnato da elementi onomastici in
geniti-vo sarebbe in realt un abbaglio infatti accertato che a
Perugia perfettamente normale luso del cosiddetto nominativo in -s,
ov-vero delle forme di gentilizio apparentemente declinate al
genitivo anche quando la formula onomastica nel suo insieme al
nomina-tivo p. un fenomeno tipicamente meridionale e solo
sporadi-camente presente al nord, tranne che a Perugia, dove molto
fre-quente da ci deriverebbe che etera non si accompagna a
geniti-vi, ma a regolari formule onomastiche, rendendo ormai
insoste-nibile vedere in etera un vocabolo indicante dipendenza
p.
2. non sarebbe legittimo reputare lautneteri come un termine
composto indicante qualcosa a met strada tra lautni ed etera p.
dato che la maggior parte delle testimonianze epigrafiche mostra un
se-gno di interpunzione o una andata a capo tra lautn ed eteri p. ,
da qui la necessit di considerare lautn eteri come un sintagma (cos
gi Leifer 1931), il cui primo elemento (lautn significa famiglia.
Il fatto , per, che lobiezione mossa da enelli al punto .
risulta
non fondata: questo lascia in piedi il primo dato combinatorio
fondamen-
propose il significato di filius minor, anche per suggestione
del greco, mentre Deecke in un primo momento tradusse etera
senzaltro con Sclave il testo prosegue con una dettagliata
ricostruzione complessiva delle ipotesi ermeneutiche sviluppate
attorno a etera.
61 Cfr., ad es. enelli , p. Deecke richiama quindi la menzione
di penesti etruschi da parte di Dionigi di licarnasso ipotizzando
che questo termine venisse impiegato per indicare uno strato della
popolazione subalterno, ma dotato di propri di-ritti La definizione
lautn eteri secondo Deecke andrebbe quindi riferita a lautni
elevati alla condizione di etera.
-
242 Giulio M. Facchetti
tale per sostenere la probabilit (e sottolineo questo termine)
che etera, perfino a prescindere dalla questione di lautneteri, sia
un appellativo qua-lificante lappartenenza a una classe subordinata
che poi anche la con-clusione di Facchetti 2002: etera = plebeo?,
cliente? o simili.
Secondo Benelli 2003 iscrizioni come:
Pe 1.763 lar . vipi2s varnas 3etera
Pe 1.1032 vel : veleis 2etera
sarebbero traducibili, allincirca, come Larth Vipis Varnas
sepoltura etera Vel Velcheis sepoltura etera insomma etera non
reggerebbe una precedente formula onomastica in genitivo, ma la -s
marcherebbe qui il nominativo (di nomen ed, eventualmente,
cognomen), secondo luso prevalentemente meridionale.
Questo tipo di ragionamento, che Benelli mutua e adatta da
prece-denti lavori di Leifer e Rix, funziona nella misura in cui si
consideri soltanto il gruppo di testi in cui compare etera, e lo si
combini con losservazione generale sulla frequenza dei nominativi
in -s a Peru-gia. La natura combinatoria di questo procedimento
ermeneutico non per affatto svolta in modo completo n preciso.
Non pu certo sfuggire o essere sottaciuto il fatto che nel
gruppo dei cinque sarcofagi dei Vipi Varna, provenienti dalla tomba
della stessa famiglia, vale a dire:
Pe 1.759: l vipi varna Lauchmes Vipi Varna Pe 1.760: au vipi
varna l ule Vipi Varna figlio di Lauchmes Pe 1.761: la vi(pi) varna
velural Larth Vipi Varna figlio della Velthurei Pe 1.762: vipi .
cai . var[na62 Cai Vipi Varna Pe 1.763: lar . vipi2s varnas
3etera
62 Laffidabile integrazione del cognomen Var[na] (senza -s) si
inferisce dal nomen Vi-pi (senza -s) che precede e dal confronto
con gli altri casi.
-
Note etrusche (II) 243
solamente quello contenente etera presenterebbe la cosiddetta
marca-tura -s del nominativo. Si consolida qui palesemente il
sospetto che la presenza di tali -s sia invece determinata proprio
da etera e che costi-tuisca la marca del genitivo con la
conseguente traduzione Larth, ete-ra di Vipi Varna,63 e si noti
lulteriore peculiarit della trascrizione in extenso del prenome
Lar, a differenza di tutti gli altri casi).
Tale sospetto diventa una prova quando si constata che lo stesso
fenomeno si ripete anche per il gruppo di sarcofagi della famiglia
Tite Petruni:
Pe 1.404: aule . tites . petrunis . velus .{t .} 2etera64 Pe
1.407: ls . tite . patruni . ls . casprial Laris T. P. figlio di
Laris e
della Caspri Pe 1.408: ve . tite . petruni . ve . aneinal .
spurinal . clan Vel T. P. fi-
glio di Vel e della neinei figlia della Spurinei Pe 1.409: ls .
tite . petruni . velus . clantial . Laris T. P. figlio di Vel e
della Clanti Pe 1.410: la . tite . petruni . ve . clantial Larth
T. P. figlio di Vel e
della Clanti Pe 1.411: ve . ti(te) . petruni . la . capznal Vel
T. P. figlio di Larth e
della Capznei Pe 1.412: ls . tite . petruni . ls . vesta(rcnal)
Laris T. P. figlio di Laris e
della Vestarcnei
in cui, come si vede, su sette formule onomastiche di componenti
ma-schili della stessa famiglia, soltanto nel caso di Pe 1.404 si
ha Tites Pe-trunis, marcato con -s, che non sar dunque da reputare
al nominativo, ma al genitivo e dipendente da etera ule, etera di
Vel Tite Petruni, come avevo gi appropriatamente sottolineato,
bench con un diverso scopo, in Facchetti 2002, p. 229, cui rimando
per altri particolari. Il pa-
63 Cfr., singolarmente, il caso di Pe 1.477: larsiu . varnas .
lautni Larsiu, liberto di Varna.
64 Pe 1.403 (aule . tites 2petrunis .) va evidentemente con
1.404, come Pe 1.405 con 1.406.
-
244 Giulio M. Facchetti
rallelo con il caso dei Vipi Varna collima anche per
lindicazione in ex-tenso del prenome Aule, a differenza di tutti
gli altri casi.
Tanto basta per dimostrare la permanente validit del primo dato
combinatorio fondamentale ossia leffettiva esistenza di casi del
tipo Tizio etera di Caio.65
Queste riflessioni forniscono altres una risposta implicita a
unargomentazione collaterale di enelli , secondo cui nelle
iscrizioni funerarie che contengono etera le formule onomastiche
dei defunti sono quelle usuali per i liberi p. si sono invece
rile-vate precise e ricorrenti peculiarit non casuali presenti
negli epitaffi con etera, rispetto a quelli dei non-etera.
La constatazione che esiste un caso in cui di due fratelli (Pe
1.806 e 8 uno solo contraddistinto da etera p. non pu formare una
valida obiezione alle interpretazioni tradizionali n supportare in
qualche modo le nuove proposte di Benelli, perch non abbiamo
ele-menti per inferire a priori che la qualit di etera fosse
necessariamente e irrevocabilmente estesa a tutti i componenti di
una famiglia (senza considerare leventualit che lindicazione
potesse essere implicita66 oltretutto il nome di famiglia dei
fratelli in questione, Venete, potrebbe denunciare unorigine
straniera, fatto di per s sicuramente non in-compatibile con
lascrizione a una classe sociale con diritti pi limita-ti).67
I casi in cui lindicazione etera compare semplicemente, senza
esse-re collegata a un elemento onomastico in genitivo, e perfino
quelli in
65 Cfr. lomologia con il formulario di lautni liberto per es.
nel sepolcro dei Cai Thurmna, tutti i titoli funerari riferentisi a
personaggi maschili presentano la forma urm(a)na (Pe 1.883, 884,
887, 888, 892), mentre nella formula onomastica del liberto si
trova indicato urmnas, ovviamente un genitivo (Pe 1.889 cai creice
urmnas lautni Cai Creice liberto di Thurmna il lautni indicato qui
con il gentilizio del patrono [cfr. an-che, ad es., Pe . e
laggiunta del cognomen Creice Greco, che allude palesemente alla
sua origine etnica).
66 Tale apriorismo potrebbe anzi rivoltarsi contro la stessa
proposta di Benelli, se-gnalando come stranezza il fatto che la
sepoltura di un fratello verrebbe qualificata come etera e quella
dellaltro no tanto pi se si ritiene, come enelli , che esistesse
perfino lindicazione di famiglia eteri lautn eteri]).
67 In effetti un altro Venete qualificato come etera (Pe
1.808).
-
Note etrusche (II) 245
cui il termine vistosamente separato dalla formula onomastica
cui si riferisce (es. Pe 1.202 e Pe 1.934 + 1.1277), saranno
semplicemente ser-viti a qualificare la sepoltura o il suo
occupante allinterno di una de-terminata tomba gentilizia, al fine
di distinguere deposizioni di etera con diritto di ammissione da
quelle di effettivi appartenenti alla gens titolare.
Passando poi alla questione di lautn eteri o lautneteri, come
sopra accennato Benelli 2003 attribuisce un ruolo cruciale al
fattore della tra-scrizione (orto)grafica della sequenza,68 ci che
determinerebbe labbandono dellanalisi di lautneteri come ununica
parola composta e quindi anche il venir meno dellargomentazione .
sul significato di etera. Pertanto Benelli reputa lautn eteri un
sintagma (come gi Leifer da tradurre, allincirca famiglia
pertinente a *eter eteri sarebbe unaggettivo in -i (formato come
lautni liberto su lautn famiglia, praticamente sinonimo di etera
(aggettivo in -ra, sempre su *eter: *eter-ra > etera).
Veramente la formulazione di enelli un po pi complicata Etera
dovrebbe quindi essere inteso come eter-ra pertinente a *eter, e
qualifica la tomba p. Eteri quindi di nuovo pertinente a *eter, non
con valore aggettivale come etera, ma piuttosto nel senso di
cosa/persona pertinente a *eter in enunciati che hanno
probabilmen-te come soggetto lautn famiglia Gli enunciati lautn
eteri possono essere considerati ellittici della copula oppure
privi di un altro verbo facilmente intuibile (per il lettore
etrusco) dal contesto, evidentemente formulare; eteri pu quindi
essere alternativamente predicato o ogget-to rispetto a lautn. Va
tenuta presente anche la possibilit, come mo-stra liscrizione ET,
Ta 1.182, che il derivato nominale in -i possa svol-gere funzioni
di aggettivo (sui lavtni = tomba familiare in questo senso lautn
eteri potrebbe indicare famiglia pertinente a *eter p. , il che d
conto della conclusione che Gli enunciati lautn eteri so-no pi
difficili da spiegare p. .
68 enelli , p. la maggior parte delle testimonianze epigrafiche
mostra un segno di interpunzione o una andata a capo tra lautn ed
eteri.
-
246 Giulio M. Facchetti
Va premesso che il sussistere dellargomentazione . esistenza di
formule del tipo Tizio etera di Caio costituisce gi da sola la
prova che etera funge da appellativo indicante dipendenza (sociale
o familiare). Dunque anche se lautn eteri fosse davvero un sintagma
(come credeva Leifer e crede ora Benelli) verrebbe meno un indizio
importante ma non essenziale per cercare di precisare il valore di
etera (cio il suo rapporto-omologia con il termine lautni liberto.
E, come palese, questa eventua-le constatazione non ostacolerebbe
in nulla lidea che etera possa indicare lappartenente a un ceto
sociale inferiore, poich tale appartenenza risul-terebbe
semplicemente attribuita tanto a individui quanto a interi gruppi
familiari (lautn eteri sarebbe cio una famiglia composta da
etera).
Nondimeno, anche su questo punto, alcuni dati combinatori
salien-ti69 non vengono adeguatamente vagliati da Benelli.
Largomento della separazione anche con interpunzione tra lautn e
eteri nella maggior parte enelli , p. delle iscrizioni, lun-gi dal
meritare la sopravvalutazione di cui abbiamo fatto cenno, anzi
smontabile abbastanza facilmente.
Prima di tutto abbiamo il titolo magistraturale zileteraias.
Esso compare scritto due volte sul famoso sarcofago delle mazzoni70
non c dubbio che si tratti di un unico termine,71 composto dalle
basi zil- fare giustizia, atto di giudicare72 ed etera:
zil- -etera- -ia- -s fare giustizia etera AGG. GEN.
69 Sulla priorit di questi dati combinatori salienti o eclatanti
nellindagine erme-neutica dei testi etruschi abbiamo insistito a
proposito di ipa (supra, 1) e a proposito delle serie di epitaffi
dei Vipi Varna e dei Tite Petruni (in questo stesso paragrafo).
70 Per uninteressante spiegazione della duplice redazione
dellepitaffio, v. Agosti-niani 2007.
71 Questo certo non si pu neanche ipotizzare unanalisi zil
eteraias guida zil) del (-s) gruppo degli etera (etera-ia- ,
presupponente uno slittamento semantico di zil atto di
giudicare/guidare > guida, nel senso di leader, come forse in AT
1.171: zil-c parcis amce e fu guida? del par- = patriziato?, perch
laccordo con la formula onomastica cui riferito il titolo
presupporrebbe il genitivo (cio *zil-s o simili) e non il caso
zero.
72 Frammenti, p. 28.
-
Note etrusche (II) 247
cio di colui che relativo al giudicare/dirigere gli etera, del
magi-strato degli etera.
Orbene, nella prima redazione dellepitaffio Ta . troviamo la
sequenza zileteraias (comunque non dirimente perch tutto il
docu-mento presenta scriptio continua) mentre nella versione
successiva (Ta 1.51), un testo con interpunzioni, troviamo scritto
zil : eterai(a)s.73
Insomma, siamo di fronte alla testimonianza inequivoca di un
ter-mine composto (peraltro proprio con etera che presenta,
nellatto di redazione grafica, uninterpunzione disgiungente i due
morfemi lessi-cali della composizione. Questo dato di fatto, a
prescindere dalla spie-gazione,74 sufficiente per non ammettere
largomento-chiave di Be-nelli contro lautneteri.
Esistono per anche prove in positivo che inducono a continuare a
reputare anche lautneteri un unico vocabolo composto.
La prima proprio un altro di quei dati combinatori salienti di
cui si diceva.
Tutte le testimonianze di lautn . eteri, lautn eteri o
lautneteri (un solo caso di lautneterie)75 sono raccolte in Benelli
2003, p. 210 s.
73 Lintegrazione della -a- non pone problemi (cfr. Agostiniani
2007, p. 93), ma que-sto elemento interessa solo marginalmente il
nostro ragionamento.
74 Si rammenti, ad es., che in etrusco il fenomeno della
composizione lessicale , al-meno a giudicare dal materiale
disponibile, poco sviluppato; inoltre si confrontino in inglese
(lingua con alcuni caratteri morfologici tipologicamente analoghi a
quelli delletrusco casi come la grafia antiquata sun-set, rispetto
al normale sunset.
75 Se non un errore di lettura, poich il testo deriva da
tradizione incertissima (Benelli 2003, p. 218), potrebbe
testimoniare (come tratto conservativo) la forma origina-ria del
suffisso aggettivale -i, che compare in lautn-i liberto, da lautn
famiglia. Un suf-fisso etr. -ie > -i ben noto come formante di
gentilizi (sorto nel processo di acclimata-mento di gentilizi [o di
prenomi] latino-italici in -io-: in generale, per la corrispondenza
tra latino-italico -o- ed etr. -e, cfr. Agostiniani 1995): non
escluso che esso possa aver travalicato il dominio dellonomastica
per diventare produttivo in altri settori. Esclude-rei invece
confronti con un caso come u poni! e ui sepolcro v. ad es.,
Appunti, p. 98: ui < *u-ti?), ma la questione si collega alla
possibile esistenza di antiche basi verbali in -i (cfr. il ui-u
della Tabula Cortonensis), segmento che sembra poter cadere di
fronte a suffisso vocalico, in variet meno conservative (cfr. u-u
in AT 1.41), ma tutta la questione probabilmente pi complessa di
quanto ci permettono di capire i dati frammentari di cui disponiamo
(cfr. etr. capi- prendere arc. capi, rec. capi, cap-e]; heci- porre
arc. hece-ce; rec. heci, heci-a, hec-ce, hec-e]; v. Appunti, p.
108).
-
248 Giulio M. Facchetti
Escludendo Cl 1.462 (in cui lautn2eteri compare isolatamente),
Ar 1.10 (in cui uno scioglimento la(r) . eteri hasti puiac Larth
Eteri e la moglie Hasti mi pare pi verosimile di la(utn) . eteri
ecc.) e Vc 1.60 (in cui il termine eteri ricorre in un testo
complesso dopo una lacuna, per-ci lintegrabilit di lautn] dubbia),
questi epitaffi si possono classi-ficare secondo la formula
onomastica del titolare:
- formula bimembre maschile in nominativo (gentilizio mai
marcato
con -s): AS 1.233; Pe 1.896; Pe 1.1071; Ar 1.52; - formula
bimembre maschile in nominativo (gentilizio mai marcato
con -s) con (prenome) patronimico o (gentilizio) metronimico in
ge-nitivo: AS 1. 454; Cl 1.1990 = 1991; Cl 1.2682 (spezzato); Pe
1.871; Pe 1.899; Pe 1.1225;
- gentilizio femminile in nominativo con (gentilizio) gamonimico
in genitivo: Pe 1.1209.
Si tratta dei formulari onomastici pi usuali negli epitaffi
etruschi;
essi sono quasi tutti maschili (tranne il caso di una donna,
Salvi [moglie] di Precu, qualificata come lautn . eteri provengono
dallEtruria setten-trionale e sono flessi al nominativo, cio al
caso zero (eventualmente ac-compagnati da ulteriori specificazioni
in genitivo , cio patronimico, metronimico o gamonimico), senza mai
la marcatura s del nominativo (tipicamente meridionale, ma, come
visto, diffusa anche a Perugia).
Tutti presentano la qualifica lautn(.)eteri(e), che, secondo la
nostra visione, sarebbe un appellativo, parimenti concordato in
caso zero con le formule onomastiche dei titolari dellepitaffio,
mentre, secondo la visione di Benelli 2003, sarebbe un enunciato
svincolato dalle formule onomastiche stesse.
Lunico documento anomalo di questa serie di epigrafi
Pe 1.649 [la]r cutus eres [la]utn eters
-
Note etrusche (II) 249
in cui, come si vede, al posto dellusuale lautn(.)eteri si legge
[la]utn eters. Secondo Benelli questa nuova formula ([la]utn eters)
sarebbe una mera variante del solito lautn(.)eteri.76 Se osserviamo
le unit onoma-stiche, tuttavia, notiamo che il gentilizio, unico
caso tra tutti quelli considerati, marcato con la -s ed seguito dal
prenome del padre in genitivo scritto per esteso. La variazione
della sequenza lautn(.)eteri (qui [la]utn eters coincide
casualmente con la variazione del formu-lario onomastico,
comportando in entrambi i casi la comparsa del morfema -s.
La considerazione di questo semplice dato, nellmbito dellintero
dossier di documenti dei lautn(.)eteri, induce evidentemente a
inferire che qui siamo di fronte a un fenomeno di accordo e che,
quindi, la se-quenza lautn(.)eteri, di cui lautneters il
genitivo,77 da reputare un ter-mine composto, vincolato alle unit
onomastiche che precedono. Perci Pe . sar da tradurre Larth figlio
del lautneteri ethre Cutu.
Sul piano morfologico lautneteri perci un composto il cui primo
componente forse da mettere in diretta connessione con lautni
liber-to lautn-eter-i, una sorta di etera-liberto, ma i dettagli
sfuggono, come parrebbe suggerire il morfema derivativo -i (qui
impiegato in modo esclusivo) che sarebbe mutuato proprio da
lautn-i, ma non si pu nemmeno escludere quantunque mi paia meno
plausibile leventualit che tale lautn- recasse proprio il
significato di famiglia, gens e che dunque il lautn-eter-i, fosse
una sorta di etera di famiglia, nel senso che eventuali oneri di
ossequio o vassallaggio fossero dovuti a un intero gruppo, pro
indiviso, piuttosto che a un singolo in-dividuo; ma queste sono
pure speculazioni che tentano di sopperire alla nostra carenza di
informazioni).
Sempre nellmbito strettamente morfologico, la proposta di enelli
2003 (p. 217) di considerare etera derivato da un eventuale *eter
(etera <
76 enelli , p. Il rapporto fra *eter ed eteri probabilmente lo
stesso che le-ga lautn a lautni: con il suffisso -i si forma un
lessema derivato; una traccia del suo pos-sibile significato si
trova nelluso concorrente del genitivo eter.
77 Per *lautneteris > lautneters cfr. casi come Velurus
/Velurs; Penas / Pens; Tinas / Tins; Tarminass (< *TarminasVs
).
-
250 Giulio M. Facchetti
*eter-ra, con suffisso aggettivale, come cvera < *cver-ra)
non scorretta, ancorch tale *eter non sia mai attestato (eters non
ne il genitivo, ma la seconda parte di un composto, come sopra
mostrato, ed eter-ti- non ne la forma locativale, come si vedr tra
poco. Daltra parte nel composto lautn-eter-i la sequenza -eter-
potrebbe rappresentare tanto -eter(a)-, con cancellazione della
vocale finale, quanto questo presunto *eter, pi o meno in analogia
con quanto si detto per il primo elemento lautn(i)-). Non si per
legittimati a sostenere che il rapporto tra etera ed *eter lo
stesso che lega cvera a cver p. , almeno sul piano semantico.
In-fatti, mentre vero che I contesti sintattici di cvera e cver
sono perfet-tamente intercambiabili, il che fa pensare a una
differenza semantica quasi irrilevante p. , lo stesso non pu dirsi
assolutamente per ete-ra ed *eter, dato che questultimo termine,
addirittura, non mai attesta-to, ma viene solo postulato in base a
unattendibile analisi morfologica. Quanto alleventuale significato
di *eter, se tale vocabolo mai esistito in etrusco, possiamo
soltanto supporre, in una prospettiva referenziale, che esso vada
ricercato in qualche elemento peculiare del rapporto di dipendenza
che sostanziava lo status di etera.
Una conferma della natura originariamente aggettivale78 di etera
(e dunque un indizio in pi a favore dellanalisi *eter-ra si trae
dallepigrafe
Pe 1.328 ui : etera velus : aneis : [e]ntinates
in cui palesemente etera qualifica la sepoltura (la traduzione
certa-mente tomba etera di Vel nei entinate e non il personaggio
depo-sto, il che comporta che etera, riferito a individui come
aggettivo so-stantivato, poteva anche essere impiegato propriamente
come aggetti-vo ovviamente per tomba etera si deve intendere tomba
di condi-
78 Per il suffisso -ra, v. Appunti, p. 52. Per la recente e
notevole iscrizione mi fuflunu-sra (aggettivo in -ra formato sul
teonimo Fufluns Libero, acco, v. Colonna (bench io non escluderei
lidea che -ra marchi qui semplicemente lappartenenza io sono un
oggetto bacchico o simili.
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Note etrusche (II) 251
zione etera, per segnalare, come gi ribadito, il diverso diritto
di im-missione in un complesso sepolcrale). Nei casi in cui il
termine etera fisicamente separato dallindicazione onomastica,79 il
suo specifico re-ferente (individuo o sepoltura) restava
imprecisato, senza che la fun-zione comunicativa fondamentale
patisse alcuna menomazione.
Un parallelo perfettamente calzante (almeno sul piano
morfologi-co, se non esattamente su quello semantico) rappresentato
proprio da lautni liberto, aggettivo sostantivato formato con -i
(probabilmen-te < -ie) su lautn famiglia in Ta .80 si legge il
sintagma ui . lavt-ni tomba familiare.
Per quanto concerne, infine, il Liber Linteus, etera vi ricorre
una sola volta in un punto difficile (X, 22) e praticamente
inutilizzabile. La forma eter-ti- si legge per due volte nella XII
colonna; di essa ho trat-tato in Facchetti 2002, p. 234, nt. 38, in
termini che considero ancora pienamente validi.
Atteso che eter-ti- compare, con lannessa congiunzione enclitica
-c in un identico sintagma, una volta flesso al locativo, una volta
in caso zero:
hilarune etertic care (LL XII,3) hilaruna etertic cara (LL
XII,8)
lidea che eter-ti- possa analizzarsi come forma di locativo (di
*eter o etera, con posposizione -ti) in entrambi i contesti
romperebbe vistosa-mente la simmetria sintattica (espressa da -c),
considerato che la testa certamente cara, mentre il primo termine
altrettanto sicuramente un aggettivo in -na. Il dato sintattico
implica perci che anche in eter-ti- si debba riconoscere un
aggettivo (e un suffisso -ti per aggettivi ben noto, come mostrato
in Facchetti 2002, ibidem). Ci permette di comprendere
perfettamente la struttura morfosintattica dei due enun-ciati, cos
come lomografia, rispetto al caso zero, di eterti-c nella
fles-sione al locativo (morfema -i):
79 Ad es. Pe 1.934 + 1.1277 (v. Benelli 2003, p. 210). 80 V.
Appunti, p. 97.
-
252 Giulio M. Facchetti
hilarune etertic care < *hilaruna-i eterti-i-c cara-i Molto
probabilmente, come mostra la ripetitivit, qui siamo di
fronte a un formulario ufficiale e tradizionale (forse indicante
lassemblea dei possidenti? e dei plebei?, il che spiegherebbe anche
limpiego di un diverso aggettivo sempre derivato da eter(a) in un
passo (LL XII, 5) non formulare, in cui pure si riscontra la
concomitan-te presenza di hilaruna:81
mu hilaruna tecum etrini raccogli il tecum padronale? con
(quello)82 plebeo?
(dunque, al contrario di hilaruna, laggettivo eterti- era
verosimilmen-te pi antiquato rispetto al pi usuale etrin-).83
4. aura Giannecchini b si pone lobiettivo di dimostrare che
linterpretazione tradizionale di etr. aura tomba, ipogeo sarebbe
sbagliata e di illustrare quali ragioni sosterrebbero piuttosto,
per lo stesso vocabolo, il significato di casa.84
81 Per la questione di hil e derivati, per cui in Facchetti 2002
ho proposto interpreta-zioni (hil proprio? hilar proprio? aggettivo
ampliato, propriet? aggettivo sostanti-vato appropriare?, fissare
la propriet? verbo, funzionanti in tutti i contesti, senza necessit
di traslazioni semantiche) che, pur con aggiunte originali, si
rifanno a vecchie linee ermeneutiche e che ora come allora ritengo
probabili (nel senso tecnico precisato supra, in 0), segnalo, di
recente, il riferimento di Wylin 2007, p. 122 s. (relativo a hilar)
e anche larticolo Colonna a sul cippo di Tragliatella
specificamente pp. -106) la cui proposta hil recinto non per
supportata da nuovi elementi probanti stato di frammentariet del
cippo di Tragliatella, difficolt ermeneutiche per i cippi di
Fiesole, semantica di termini come elen[, cil e puratum, ecc.).
82 Letteralmente in mezzo a quello. 83 Laggettivo etr-in-, da
*eter(a)+in, formato in perfetta analogia con esn-in mattu-
tino, che da esan mattina v. Facchetti , p. , nt. . 84 Un altro
termine etrusco per casa, dimora o simili cio u/c-) stato
indivi-
duato, mi pare fondatamente, da Maggiani 2001, p. 103 s.
Identificazione gi accettata in Facchetti 2003, p. 208, contro un
mio precedente tentativo ermeneutico (Appunti, p. 21
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Note etrusche (II) 253
In effetti bisogna ammettere che la prova bilinguistica85 del
con-fronto di *e(i)tva aura con le attestazioni di aeterna domus (e
simili), ar-ricchita delle implicazioni cronologiche e culturali
(che si sviluppano in un procedimento di indagine assai lineare e
trasparente),86 costitui-sce un argomento considerevole che, mi
pare, ha il principale scopo e risultato di indirizzare la ricerca
non completamente a modificare, quanto piuttosto a raffinare le
nostre conoscenze sulla semantica di un termine importante come
aura.
Molto condivisibile , a questo proposito, la focalizzazione (p.
71 s.) sul rapporto tra significato e referente, non sempre
adeguatamente valutabile, o valutato, nel campo delle Restsprachen
e delletrusco in particolare.
Ammesso perci che il significato-base casa per aura sia da
con-siderare, stabilmente o probabilmente recuperato, va tenuto
tutta-via presente come dato assolutamente certo (ci che ovviamente
presupposto anche da Giannecchini) che lo stesso termine pu avere
come referente anche un sepolcro.
Secondo lo stesso Giannecchini b limpiego metaforico
atte-nuativo) di aura individuabile non soltanto nel sintagma
*e(i)tva
s.), e applicata in studi successivi. Adiego ha aggiunto il
confronto, non banale, con lat. tug-urium.
85 Per il concetto v. Giannecchini 2003b, p. 86, n. 97. 86 Si
rimarca che il tipo di tomba etrusca a forma di casa (di cui
proprio San Manno
dove si trova Pe . etve aure notevole esponente, verosimilmente
derivante da influsso orientale. Lespressione aeterna domus ricorre
frequentemente nellepigrafia latina come designazione metaforica
della sepoltura e, ci che pi importa, essa atte-stata nelle
iscrizioni di et tardo-repubblicana, un periodo, quindi,
relativamente pros-simo a quello del sarcofago di rnth lethna T . o
delliscrizione di S. Manno a Perugia II sec. a.C. p. . La
denominazione del sepolcro per mezzo di metafore abitative dimora,
camera etc. pu essere pervenuta agli Etruschi attraverso i loro
rapporti con il vicino Oriente, ed in particolare con Fenici e
Cartaginesi. Il mondo etru-sco, infatti, si candida a pieno titolo
a mediatore tra lItalia e lOriente p. . Lasserto si fonda su una
vasta e dotta trattazione di come lespressione dimora eterna, quale
metafora attenuativa di tomba, sia rinvenibile nellepigrafia del
modo greco e semitico nonch su una serie di altre considerazioni di
carattere sociolinguistico e culturale (pp. 79-87).
-
254 Giulio M. Facchetti
aura inteso come casa eterna, ma, ammissibilmente, anche in base
al contesto, senza aggettivi.87
Sulla scorta di queste osservazioni vorrei per segnalare il mio
dissenso con Giannecchini 2003b, nella parte in cui afferma che la
tradizionale interpretazione aura tomba si attaglierebbe poco o per
niente al contesto del cippo di Perugia, il cui carattere di
transazio-ne commerciale oggi confermato dal ritrovamento della
Tabula Cortonensis p. . Il punto viene meglio ribadito ed
esplicitato a p. 87 s.
Semplicemente vorrei notare che, nel contesto del cippo,
linterpretazione casa non funziona meglio di sepolcro, tanto che
Giannecchini lascia aperte varie possibilit di spostamenti
semantici del lessema casa oppure famiglia oppure propriet,
sostanze, be-ni,88 ci che mostra che non c niente, nel testo del
cippo di Perugia, che possa in qualche modo avvalorare
lintepretazione aura casa e accezioni eventualmente connesse).
questo punto, comunque, riprendendo lobiezione originaria di p.
, Giannecchini completa ribadendo che In ogni modo attraverso
lidentificazione di aura come domus, verrebbe definitivamente
eliminato dal contenuto del Cippus Perusinus un riferimento funebre
che mal si accorda colla riconosciuta funzione commerciale di
questo documento. Tra laltro la lettura funeraria come lex
sepulchri) del Cippus Perusinus, consapevolmente o meno, dipendeva
dalloccor-renza della forma aura p. e n. 103).
Tuttavia lanalisi del cippo di Perugia come lex sepulchri, in
senso stretto, ha cominciato, dopo Pfiffig 1961, ad essere
abbandonata in Manthe 1979 (che per le questioni linguistiche
dipende soprattutto da Pfiffig) e io, in Frammenti, non lho
ovviamente mai nemmeno presa in
87 Giannecchini b, p. commentando S . Qui troveremmo, comunque
un valore di aura come lat. sedes, semit. byt casa, sepolcro.
88 Altre accezioni di aura e connessi applicate da Giannecchini
b sepolcro senza aggettivi p. , confraternita, setta p. e n. ,
cella p. , camera p. , tempio p. , n. , patria p. , n. . Il
significato di tomba, sepolcro si applica invece univocamente e
senza problemi in tutti i contesti.
-
Note etrusche (II) 255
considerazione. Ma anche lidea che il cippo contenga una
transazio-ne commerciale89 o che abbia riconosciuta funzione
commerciale non condivisibile.
Non siamo infatti qui in presenza di un contratto, o qualcosa di
simile (e questa la differenza basilare rispetto alla tavola di
Cortona), ma di una sentenza arbitrale come mostra molto bene il
confronto bi-linguistico (messo in luce per primo da Pfiffig
1961):90
[t]eurat (tanna) NN1 ame NN1 arbiter var NN2 NN3-s lele caru ex
compromisso inter NN2 et NN3
Per i dettagli rimando evidentemente a quanto ho scritto in
Fram-
menti, p. 10 s. e in Appunti, p. 95 s. La formula latina posta
in apertu-ra di tutte le sentenze arbitrali (private) romane che ci
sono pervenute.
Per quanto concerne, poi, il contenuto del cippo di Perugia un
con-fronto calzante, che pu aiutare a spiegare meglio il mio punto
di vi-sta sulla questione, rappresentato dalla sententia
Senecionis, in cui un funzionario imperiale91 dirime una
controversia tra privati concernen-te la validit di alcune vendite
relative a immobili parzialmente occu-pati da sepolcri (e perci
costituenti locus religiosus incommerciabile) e parzialmente liberi
(solum purum):
CIL X 3334 Senecio cum consilio collocutus dixit: necessarium
fuisse inspec-
tionem aedificiorum et loci, de quibus apu[t] me actum est, re
ipsa manifesta-tur. Cum igitur aedificia solo puro posita
deprehenderim neque ullo se-pulchro superposita uel coniuncta,
apparet uenditionem eorum iure facta, ideoque ad Aelium Rufinum
militem ex causa emptionis pertinere uidetur.
89 Ovviamente transazione usato in Giannecchini b, pp. e , n. ,
in senso atecnico.
90 Cfr., ad es. CIL IX, e lestratto-compendio di arbitrato
(relativo a iura se-pulchri) trascritto in ILS, 8363.
91 Il fatto che nel testo del cippo di Perugia decida un arbitro
scelto dalle parti non perturba il parallelismo.
-
256 Giulio M. Facchetti
Loci uero siue agri, quem adiacentem aedificis Aelius Abscantus
pater Rufini ab heredibus Patulci Diocletis aeque mercatus est, cum
habet plurima et di-spersis locis sepulchra, ius per uenditionem
transferri ad emptorem non po-tuit: set cum pater Rufini et postea
Rufinus, quamquam non iure facta emp-tione, semper in
possessione{m} fuerint, nullo iure eum locum uindicare sibi Patulci
possunt. Plane cum in re praesenti inspexerim [cippum, ubi nomen]
erasum Patulci dicunt, remanere [tamen uestigia scripturae]
exprimentia haec uerb[a
Dal quale documento, a prescindere dalle mie ipotesi
interpretati-
ve, risulta evidente come la menzione di sepolcri in atti vlti a
dirime-re controversie immobiliari sono del tutto spiegabili e
normali e che aura con tomba come significato o come referente nel
cippo di Pe-rugia non affatto un implausibile riferimento
funebre.
In pi vorrei aggiungere che la possibilit che aura, nel cippo di
Perugia, significhi o abbia referente tomba, a differenza di casa,
tro-va un non trascurabile appiglio intratestuale nella parola,
articolata in locativo con posposizione, municlet nel *muni(ca,
altrimenti vistosa-mente presente in molteplici contesti funerari e
tombali.92 Insomma, anche nel caso di un significato-base aura
casa, tale municlet (e forse altri dettagli che per sono meno
sicuri e meno valutabili) costituisce un adeguato elemento
contestuale per determinare il senso metaforico di sepolcro anche
senza aggettivi).
Sempre in rapporto al cippo di Perugia rimane da trattare la
que-stione di uruni domestico, servo, secondo Giannecchini b, p.
s.
Premetto che lanalisi che Giannecchini offre di lautn famiglia,
in rapporto allie. *leudh-, con cui risulta manifestamente
correlato, con-tiene chiarimenti innovativi e utili per spiegare,
ad esempio, la -n di lautn;93 lanalisi di lautni liberto come
laut-ni94 ugualmente possibile
92 Per il recupero del significato di muni(s)- come area sacra
designante sul cippo di Perugia il locus religiosus, ossia
sepolcrale, rimando a Frammenti, pp. 23-26, ma questi dettagli non
sono determinanti.
93 Se lautn il derivato di un antico prestito nominale *laut,
esso potrebbe essersi formato con il morfema -na che traspare
nellobliquo lautnes(-cle) < *lautnas-icle. La
-
Note etrusche (II) 257
(quantunque forse meno plausibile di quella come lautn-i, che
abbia-mo contemplato supra, in 3).95
Sul modello di lautn famiglia / lautni liberto sarebbe sorto,
se-condo Giannecchini, aura casa / *aurani domestico, servo. Di
tale forma ricostruita (*aurani) ricorrerebbe la variante uruni nel
cippo di Perugia.
Qui, oltre a non essere ben chiaro perch poco prima, nello
stesso documento, compaia aura, senza il postulato passaggio -au-
> -u- in posizione protosillabica, nulla, nel contesto di
ricorrenza, permette di sostenere un tale significato anzi lanalisi
testuale di Giannecchini 2003b si rivela in questo punto poco
adeguata.
Certo afuna uruni non pu significare un domestico degli fu-na p.
con omissione della marca del genitivo96 poi, lidea che zeri si
possa esaminare come forma verbale necessitativa p. , avreb-be
richiesto prove o indizi del fatto che ze- una radice verbale e,
so-prattutto, una spiegazione in rapporto al vocabolo zeri rito che
ricor-re, concordato con il dimostrativo (i)ca, in accusativo (ecn
zeri nel testo del Liber Linteus) e in ablativo (ces zeris in Po
4.4).97 Inoltre la constata-zione che in zeriuna si debba
riconoscere un unico termine deriva da Roncalli 1985, unico studio
finora pubblicato contenente un accurato e
caduta della vocale finale, inquadrabile in fenomeni di dileguo
di vocali finali proprio delletrusco predocumentario ... si
potrebbe spiegare con una perdita di trasparenza morfologica, dopo
che il termine *laut scomparso dal lessico ed il derivato laut-n
non stato pi riconosciuto come complesso, altrimenti il morfema
-na, come di norma, avrebbe superato gli effetti dellapocope
Giannecchini b, p. cfr. Rix , p. , 12).
94 Giannecchini 2003b, p. 95. Per -ni, cfr. sac-ni- su sac-
consacrare?. 95 Non escluderei neanche la possibilit di *lautn-ni
perch il mantenimento della
geminata in confine di morfema (Giannecchini 2003b, p. 95, n.
143) mi sembra accertabi-le solo con morfemi flessionali (inni:
accusativo -ni) o lessicali (tanna: posposizione o congiunzione o
avverbio -na) e non con morfemi derivativi (Tina Giove <
*Tin-na; anra Ilizia < *an(u)r-ra).
96 Ovviamente ci dovrebbe essere scritto afunas di funao
*afunauras degli fu-na.
97 Cfr. Frammenti, p. 43, n. 306; Appunti, p. 42.
-
258 Giulio M. Facchetti
completo esame delle oggettive spaziature dei termini del cippo
di Pe-rugia.98
In conclusione, quindi, intendo dire che la notevole proposta di
Giannecchini 2003b (aura casa non esclude che il referente di aura
nel cippo di Perugia possa essere un sepolcro e la questione di
uruni marginale rispetto al ragionamento principale sullermeneusi
ca-sa.99
Relativamente a tale ermeneusi (per i dettagli si rimanda
ovviamen-te a Giannecchini 2003b) reputo tuttavia utile
sottolineare che laffermazione per cui il senso di sepolcro per
aura sarebbe ricavato pressoch esclusivamente dalliscrizione di S.
Manno dove aura com-pare in associazione sintagmatica con etve e
lautne-cle uniscrizione
98 Lanalisi di quel passaggio del testo del cippo, esperita in
Frammenti, pp. 53-56, per quanto non contenga pretese di certezza
(come chiaramente segnalato dai diacritici, per cui v. supra, 0), d
conto, senza aporie, di tutti gli aspetti lessicali e
morfosintattici.
99 Risultano ugualmente marginali altre postulate attestazioni
di aura presentanti alterazioni fonetiche (ar- e ur-: Rix 2000, p.
206, 14), come arei (LL III, 19) / artei (LL III, 12), in preghiere
del Liber Linteus, che Giannecchini 2003b, p. 91 s. reputa, invero
piuttosto dubitativamente, interpretabile come a(u)r(a)-tei nella
cella, nel tempio, nella domus della confraternita o simili, ma il
contesto non di alcun aiuto e perfino la correzione di arei in
artei tra laltro non concordo col ritenere -tei una forma
ar-caizzante [p. 92] della posposizione -te: cfr. Frammenti, p. 31,
n. 152; Appunti, p. 36 e n. 83, 44, 77 [per (-)tei locativo recente
del pronome ita, distinto da -te-i, posposizione tar-doarcaica
ampliata]), ancorch molto probabile, non certa (non si sa, cio, se
non si debba piuttosto correggere al contrario), senza considerare
anche qui la necessit di po-stulare un passaggio aur- > ar-, per
cui risulterebbe sospetta, o comunque non ben chiarita, la
compresenza di aur- nello stesso Liber Linteus. A proposito del
sintagma cepen aur sacerdote funerario Giannecchini b suggerisce
linterpretazione rito domestico o simili, favorendo per cepen il
senso di rito, senza menzionare il filone er-meneutico tradizionale
sacerdote cfr. Trombetti , p. s. Pallottino , p. gostiniani b, p.
Maggiani , p. Wylin , p. che lunico a potersi conciliare bene con
le occorrenze nei cursus honorum (cfr. Agostiniani 1997b, p. 7),
senza contare che in AT 1.61 si legge la sicura variante (con
articolo enclitico) cep-ta, di cui nel Liber Linteus abbiamo la
forma del plurale cepar, presentante il morfema per gli animati -r.
Credo che i (due) contesti di occorrenza, nel Liber Linteus (LL
VII,15 e 22), non permet-tano di far emergere per aur- un sicuro
senso specifico, (v., ad es., Appunti, p. 70.) bench loccorrenza LL
VII, sia preceduta nel dal termine murss, genitivo (o ablativo) di
murs-, abitualmente designante lurna, il repositorio da una radice
mur- dimorare, restare.
-
Note etrusche (II) 259
funebre p. non mi pare offrire un quadro completo dei sostegni
basilari dellinterpretazione tradizionale (aura tomba, ipogeo.
Mi sembra invece che si possano individuare dati combinatori di
un certo peso infatti non solo il contesto di Pe ., in s, a
suggeri-re, abbastanza naturalmente quella possibile soluzione, ma
altre-s la presenza, nella documentazione etrusca, di un sintagma
del tutto analogo a aure lautnescle, che presenta per al posto di
aura una pa-rola che sicuramente significa tomba e cio ui), vale a
dire ui lavtni di Ta 1.182. A ci si aggiunge un ulteriore possibile
confronto:
aure lautnescle (Pe 5.2) ui lavtni (Ta 1.182) nel aura
gentilizio tomba gentilizia
pennaaurus (Pe 4.1) uis eca penuna (Pe 1.948) cippo del aura100
questo il cippo della tomba.
Confronti non banali se si rammenta, appunto, la grande rarit di
aura (cos come di pen(u)na) nella documentazione (si noti altres
che in Pe 4.1 aurus ricorre senza aggettivi).
A questi dati combinatori salienti si potrebbe accostare una
testi-monianza indiretta, cio letteraria: la descrizione dei ludi
Tauri(i) o Taurei fornita principalmente da Festo (ed. Lindsay, p.
478 s.), cui ac-cennano anche Varrone, Livio e Servio.
I Pauli excerpta di Festo recitano:
Tauri appellabantur ludi in honorem deorum inferorum facti.
Instituti autem uidentur hac de causa. Regnante Superbo Tarquinio
cum magna inci-disset pestilentia in mulieres grauidas, quae fuerat
facta ex carne diuendita populo taurorum, ob hoc dis inferis
instituti et Tauri uocati sunt.
100 Per il genitivo aurus v. Giannecchini 2003b, p. . Per
linterpretazione di Pe . rimando a Frammenti, p. 52. Dopo aurus si
legge la sequenza anr, sicuramente da inte-grare: come genitivo di
gentilizio anr(us) (Thanru effettivamente attestato in Sp 0.4) per
chi crede che aura significhi o abbia come referente sepolcro ;
come anr(s) della dea Thanr, secondo Giannecchini b, p. , che opera
uno spostamento semantico di aura in familia, nel senso di
confraternita, oppure in sacello o simili.
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260 Giulio M. Facchetti
Il testo originale di Festo cos integrabile: Tau[ri ludi
in]stituti dis inferis ex li[bris fatalibus101 Superbo]
Tarquinio
regnante cum magna incidisset pestilentia in mulieres grauidas
fetu, si facti sunt ex carn[e diuendita populo] taurorum
immolatorum; ob [hoc ludi Tauri] appellati sunt et fiunt [in circo
Flaminio,102 ne] intra muros euocentur d[i inferi], ecc.103
La tradizione qui riflessa, a prescindere dalle assurde
pseudoeti-
mologie, presenta espliciti riferimenti a Tarquinio il Superbo,
come creatore dei ludi Taurii, e a una destinazione degli stessi
agli di inferi; Cortsen per primo li cit per rafforzare
linterpretazione di etr. aura come tomba.104
Si pu ovviamente concordare sullopportunit di non
sopravvalu-tare una notizia letteraria come questa, tanto pi
scivolosa poich la trasformazione in una sorta di glossa si pu
operare solo tramite un procedimento congetturale supplementare (i
testi non dicono affatto che Taurii significa funerari, sepolcrali
n che laggettivo latino formato su una parola etrusca).
Giannecchini 2003b, appunto, reim-piega questa stessa notizia sui
ludi Taurii come sostegno per la propo-sta aura = casa.105
101 Servio, ad Aen, 2, 140: nam hostia quae ad aras adducta est
immolanda quae sterilis autem est taurea appellatur: unde ludi
Taurei dicti, qui ex libris fatalibus a rege Tarquinio Su-perbo
instituti sunt propterea, quod omnis partus mulierum male cedebat.
Alii ludos Taureos a Sabinis propter pestilentiam institutos
dicunt, ut lues publica in has hostias verteretur. Il rife-rimento
allorigine sabina risaliva forse a Varrone.
102 Varrone, De lingua Latina, 5, 154: Item simili de causa
Circus Flaminius dicitur, qui circum aedificatus est Flaminium
Campum, et quod ibi quoque Ludis Tauriis equi circum metas
currunt.
103 I restanti lacerti alludono a unalternativa e ancora pi
inverosimile spiegazione etimologica di Varrone.
104 Cfr. Trombetti 1928, p. 110. 105 Giannecchini b i sacra
domestici, cio familiari, sono anche riti fune-
bri, connessi con divinit infere p. posta la base aur-, si pu
pensare anche ad altri valori collegati non solo domestico, o anche
familiare, ma pure patrio. Infatti la voce aura potrebbe aver
subito una deriva semantica affine a quella di lat. domi, tanto
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Note etrusche (II) 261
Vorrei aggiungere un altro appunto sulla questione di e(i)tva.
Se-condo Giannecchini b La soluzione dellenigma ermeneutico
co-stituito da aura dipende dallinterpretazione di e(i)tva, con cui
aura forma un sintagma nominale in Pe . p. , il che una legittima
ipotesi di lavoro.
Atteso che le osservazioni106 vlte a giustificare lindistinzione
tra eitva ed *etva, correttamente considerati come varianti di un
unico termine, sono pienamente accettabili, dopo una rassegna delle
iscri-zioni in cui esso compare,107 Giannecchini 2003b (pp. 73-75)
imposta un interessante excursus sullo stesso vocabolo. In esso,
oltre a dimo-strare che e(i)tva a buon diritto da reputare un
aggettivo qualitativo, e che le vecchie proposte interpretative
grande Pallottino, Olz-scha),108 nuovo Olzscha, Rix, nobile,
distinto Pfiffig sono da ri-gettare, si conclude che Il candidato
pi forte, almeno tra quelli fino-ra proposti, a costituire il senso
di eitva proprio eterno p. . Inoltre, visto che laggettivo e(i)tva
ricorre in epitaffi di et recente (II sec. a.C. e che limmaginario
etrusco ellenistico tende a concepire vieppi la sepoltura come una
permanenza duratura nella realt ul-tramondana, come una dimora
perpetua p. , allora lermeneusi eterno di Pfiffig per e(i)tva si
giustificherebbe pienamente anche sul piano storico-culturale p.
.
Questa certamente una valida ipotesi, bench Giannecchini 2003b
tenda a segnalarla, gi in quella fase del ragionamento, come
qualcosa
in casa che in patria, cfr. ingl. home. In questo caso, dunque,
i ludi Taurei potrebbero essere assimilati a quelli che a Roma sono
i ludi Romani p. , n. .
106 Giannecchini 2003b, p. 72, n. 4. 107 Segnalo lespunzione dal
dossier di r . eitvi scriture 2arnalitle pumpus, che,
secondo Giannecchini 2003b (p. 72), andrebbe meglio segmentata
come ei tviscri ture (che presenterebbe la particella negativa ei
ed una forma verbale necessitativa tvisc-ri). La proposta notevole,
anche se la divisione eitv-i scriture (< *scritura-i nelleitv-
*scrituraconsentirebbe di riconoscere una marcatura di accordo con
-itle che segue (arnal-itle pumpus in quello di rnth Pumpu. In ogni
caso non si tratterebbe di una forma flessa di eitva, ma di un
*eitv/u, altrimenti ignoto.
108 Vorrei sottolineare la necessaria esclusione di e(i)tva
grande, che avevo in pre-cedenza recepito, indicandola per come
solo possibile (Frammenti, p. 99, n. 594) o pro-babile (Appunti, p.
21).
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262 Giulio M. Facchetti
di acquisito.109 Veramente, oltre ai significati finora proposti
scelti da Giannecchini per lexcursus su e(i)tva, se ne sarebbero
forse potuti considerare altri (gi o non ancora proposti).
Per esempio Giannecchini b, rigettando il significato di nuo-vo,
rileva linsensatezza di una formulazione del tipo avendo
qua-druplicato la nuova camera Semmai dovremmo aspettarci la
vecchia camera Steinbauer , daltronde, ha proposto, sulla base di
consi-derazioni piuttosto sensate, unaltra ipotesi per vecchio in
etrusco, ovvero la forma leine p. e n. . parte il fatto che
largomentazione di Steinbauer in merito a l(e)ine non mi sembra
mol-to fondata,110 perch dovremmo accantonare cos rapidamente lidea
che e(i)tva possa aver significato antico, vecchio o simili?111
Concludo le mie annotazioni supplementari con linteressante
ipo-tesi (avanzata da Giannecchini 2003b, p. 89 s.) che in
109 Lespressione dovr essere interpretato p. indica certezza,
com anche esplicitato dallincipit del passaggio successivo Una
volta recuperata lermeneusi di eitva eterno p. .
110 Cfr. lo stesso Giannecchini 2003b, p. 88, n. 104. 111 Tra le
proposte per e(i)tva non valutate in Giannecchini 2003b si d,
infatti, il caso
di Trombetti , p. s., che pensava a bello sulla base del
confronto con gr. vero, genuino v. anche -, mic.
e-te-wo-ke-re-we-i-jo [Etewoklewehios] e lesichiano , ). Ora, a
prescindere dalla generica e inadeguata proposta di Trombetti
bello, laccostamento di queste parole greche, in rapporto alle
accezioni usuali di vero, genuino e a quanto detto su nuovo e
vecchio, potrebbe indirizzare, per etr. e(i)tva, verso il senso di
originario?, antico?, pristino? che si atta-glierebbe molto bene ai
contesti pi accessibili: AT 1.96: eitva tamera arvenas avendo
quadruplicato la camera originaria? Pe . cehen ui hiniu etve aure
laut-nescle careri questa sede sotterranea nel sepolcro gentilizio
originario? (era) da costruire. Un nesso etimologico con i termini
greci la cui origine indeuropea non pe-r molto sicura) non
naturalmente necessario per sostenere che il significato di
origi-nario? e simili molto adeguato sul piano combinatorio,
tenendo presente che in en-trambi i casi esplorabili molto
difficile e non utilizzabile, ad es., Pe . [-]lusver et-va ca
[s]purane carei costei svolgendo? pubblicamente? il pristino?
[e]lusver v. Appunti, p. oppure costei con pubblica? azione? il
pristino? [e]lusver abbiamo dei rifacimenti (ampliamenti) di un
primitivo ipogeo una proposta originario?, anti-co? che si potrebbe
qualificare come probabile v. supra, 0).
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Note etrusche (II) 263
Pe 1.948: uis eca penuna cai vels cais ares lautni
comunemente interpretato come questo il cippo della tomba Cai,
liberto di Vel Cai Thare pose,112 si debba ritenere ares piuttosto
ununit lessicale che un termine onomastico cognomen del
patrono).
Tale scelta alternativa verrebbe preliminarmente consigliata da
due fattori: a) il cognomen are- risulterebbe un hapax; b) questo
sareb-be lunico caso di formula trimembre impiegata per designare
il pa-trono.
Come termine lessicale ares analizzabile quale ablativo (-es
< -a-is) di una variante di aura, *ara appunto, in conseguenza
al passag-gio -au- > -a- in posizione protosillabica attestato
nel neoetrusco di area perugina e nord-orientale.113
Inoltre il sintagma ares lautni, circa libertus ex domo, se si
applica a a(u)ra il significato di Giannecchini, troverebbe un
sostegno vera-mente notevole nel confronto bilinguistico con
formule latine (ex domo libertus; libertus ex familia e simili).
Tale confronto, aggiunto a quello fondamentale con aeterna domus,
di cui s detto, costituisce certamen-te un ulteriore non secondario
appoggio per lermeneusi aura casa.
In questo documento il recupero del collegamento con aura si
ot-tiene attraverso un duplice passaggio: a) separazione di ares
dalla formula onomastica; b) riconoscimento di ar(a) come variante
di aura. Il secondo passaggio ammissibile (in rapporto alla
riconoscibi-lit di unomologia con le formule latine ex domo
libertus ecc.) soltanto se si ritiene attendibile lermeneusi casa
per aura; in caso contrario permanendo nella convinzione che
sepolcro sia il significato basilare di aura), non resterebbe che
tornare a individuare in are- ununit onomastica.114
112 V., ad. es., Frammenti, p. 52. 113 Rix 2000, p. 206, 14. 114
vero che are- hapax come cognomen (ci che comunque non
costituirebbe un
reale impedimento data lovvia frammentariet della
documentazione, tuttavia un ar(V)- sta certamente alla base del
gentilizio ar-nie- (Vt 1.85; cfr. Vel-nie- [Po 2.17] da
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264 Giulio M. Facchetti
Accenno soltanto, infine, alla plausibile (ri)lettura eve : aure
in Ta 1.158 (al posto del totalmente dubbio zev : a[--] di ET)
recuperata in Giannecchini a, che per, a causa dellattuale oscurit
del conte-sto, non pu fornire dati per lermeneusi dei due termini.
Credo che Giannecchini 2003a (p. 373 s.) abbia ragione reputando
che si possa giustificare foneticamente eve come variante di etve,
e parimenti (p. che allinizio di T . si debba riconoscere eavai-i
nelleava-115 (locativo pi posposizione). In tal caso, tuttavia,
atteso che arc. eava- non pu conciliarsi con la forma pi risalente
di etva, cio eitva (Pech Maho, AT 1.96), resterebbe il dubbio