Essere e tempo di Martin Heidegger Traduttore: Pietro Chiodi Curatore: Franco Volpi Longanesi 2005 Pagine: 638 1 marzo 2017 Essere e Tempo è diviso in due parti. La prima parte. L’interpretazione dell’Esserci in riferimento alla temporalità e l’esplicazione del tempo come orizzonte trascendentale del problema dell’essere. La seconda parte. Linee fondamentali di una distruzione fenomenologica della storia dell’ontologia sulla scorta della problematica della temporalità. La prima parte si suddivide in tre sezioni: 1 – L’analisi fondamentale dell’Esserci nel suo momento preparatorio. 2 – Esserci e temporalità. 3 – Tempo ed essere. Poi dice che La seconda parte è a sua volta tripartita…(pag. 56) Il problema è che la seconda parte non c’è, perché non l’ha mai scritta e non l’ha mai scritta perché, quando giunge alla fine della prima parte, si accorge che c’è un problema. Adesso, ve lo enuncio in modo spiccio, e cioè che in qualunque modo si dica dell’essere, questo essere è qualche cosa, non è niente e, allora, essendo qualche cosa è un ente, e questo gli è seccato moltissimo. La questione è che se lo pongo come qualche cosa, cioè lo entifico, mi cade la differenza ontologica, cioè l’essere diventa un ente. Lui tenta di risolvere la cosa, negli anni successivi, anche se non scriverà mai la seconda parte, ponendo l’essere non come ente ma come accadimento, come l’accadere (Ereignis). Non ponendolo più come un ente, come un qualche cosa che è, individuato, ma come un accadere, un evento. Ovviamente, anche questa soluzione comporta dei problemi, però… Infatti, tutto il suo lavoro dopo il 1927 è volto in questa direzione, cioè trovare una via per potere parlare dell’essere senza entificarlo. Ecco, allora, i vari rimedi, barrando l’essere, scrivendo Seyn anziché Sein, per dire che è l’essere ma non è l’essere, che però non risolve la questione. Cerca di risolverla in questi modi ma alla fine si accorge che non abbiamo le parole per dire l’essere così come lo intende lui, perché tutte le parole che abbiamo a disposizione sono comunque le parole che vengono dalla metafisica, cioè sono parole storiche, ci vengono da Platone, da Aristotele, e anche prima di loro. Quindi, non potendo non usare queste parole, cioè le parole della metafisica, ci troviamo a dire dell’essere ancora usando delle parole metafisiche. L’Introduzione, a pag. 13, è divisa in due capitoli. Nel primo capitolo, Necessità, struttura e primato del problema dell’essere. Qui c’è già in nuce ciò di cui si tratterà, cioè del primato del problema dell’essere. Primo paragrafo: Necessità di una ripetizione esplicita del problema dell’essere. Qui è tutto ciò di cui parlerà il libro, cioè la priorità del porre l’essere come problema, il