Edipress Communications - Torino - Periodico bimestrale - Poste Italiane Spa - Spedizione postale DI 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004 n. 46) art 1, comma 1,CB/Torino - (settembre/ottobre 2012) - N. 4 - Abbonamento 6 numeri 30 euro. Edipress Communications - Torino - Periodico bimestrale - Poste Italiane Spa - Spedizione postale DI 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004 n. 46) art 1, comma 1,CB/Torino - (settembre/ottobre 2012) - N. 4 - Abbonamento 6 numeri 30 euro. Anno V - settembre/ottobre 2012 - Prezzo di copertina 5,50 euro Periodico per la promozione dell’attività dell’Istituto Internazionale Conoscenze Tradizionali - ITKI UNESCO, Banca Mondiale sulle Conoscenze Tradizionali - TKWB, Premio Eco and the City Giovanni Spadolini, Distretti Energetici e Ambientali, Poli di ricerca, Rete delle Reti Angelo Vassallo, Osservatorio Europeo del paesaggio di Arco Latino. Carlo d’Inghilterra e Giovanni Spadolini, un’amicizia fondata su ideali comuni UNESCO, una nuova Convenzione Internazionale sul Paesaggio Al nastro di partenza il Premio Eco and the City Giovanni Spadolini
ENERGEO MAGAZINE (www.energeomagazine.com) è il periodico delle Comunità energetiche sostenibili che puntano ad una maggiore conoscenza delle attività di un mercato in forte crescita. La mission di Energeo Magazine è quella di raccontare le vicende, le storie e le notizie che animano l’intero territorio nazionale nell’ambito delle iniziative di promozione delle energie rinnovabili
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Anno V - settembre/ottobre 2012 - Prezzo di copertina 5,50 euro
Periodico per la promozione dell’attività dell’Istituto Internazionale Conoscenze Tradizionali - ITKI UNESCO, Banca Mondiale
sulle Conoscenze Tradizionali - TKWB, Premio Eco and the City Giovanni Spadolini, Distretti Energetici e Ambientali,
Poli di ricerca, Rete delle Reti Angelo Vassallo, Osservatorio Europeo del paesaggio di Arco Latino.
Carlo d’Inghilterra e Giovanni Spadolini,un’amicizia fondata su ideali comuni
UNESCO, una nuova Convenzione Internazionale
sul Paesaggio
Al nastro di partenza il Premio Eco and the City
Giovanni Spadolini
Campioni di sostenibilitàL’Abruzzo ha vinto l’edizione 2011
del Premio Eco and the City Giovanni Spadolini
Una Regione pronta per farti conoscere le sue realtà virtuoseSuperficie regionale: 10,794 Km65,1% area montana34,9% area collinare
4 province: l’Aquila, Teramo, Chieti, Pescara
305 Comuni
1.500.000 abitanti
Un terzo della Regione è parco nazionale e regionale:
Parchi nazionali: “Gran Sasso e Monti della Laga“,
“Abruzzo, Lazio e Molise e Majella”;
Parco Regionale: “Sirente Velino“.
Le aree protette sono di rilevante importanza ambientale e ospitano rare specie di flora e fauna, come l’orso bruno, il lupo e il camoscio.
E poi …l’Area Marina Protetta “Torre del Cerrano“ e oltre 25 riserve regionali naturali.
www.regione.abruzzo.it
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avuto un ruolo di primo piano nelle azioni di difesa del paesaggio e nei pro-
getti di riqualificazione dei territori agricoli.
Il nostro periodico è stato scelto dall’ITKI UNESCO e da tutti i partners che
hanno determinato il successo del recente evento di Firenze, concluso con
la declamazione della “Dichiarazione UNESCO sul Paesaggio 2012”, per
divulgare tutte le fasi che rappresenteranno le tappe di avvicinamento della
nuova Convenzione UNESCO sul Paesaggio.
L’iniziativa è stata sostenuta da un poderoso gruppo di lavoro, costituito da
organismi internazionali intergovernativi, associazioni nazionali non gover-
native, università e amministratori locali, che hanno messo in atto una
mobilitazione internazionale in difesa del paesaggio.
Un progetto che l’UNESCO vuole divulgare in tutto il mondo. Energeo è
stato scelto come partners privilegiato, insieme alla Fondazione Spadolini
Nuova Antologia, attraverso il Premio, per la divulgazione della Banca Mon-
diale delle Conoscenze Tradizionali, iniziativa sostenuta dal Principe di Galles,
S.A.R. Carlo d’Inghilterra, ambasciatore ufficiale.
Nel compito di ripensare con gli altri partners un nuovo modello di sviluppo
che includa cultura e tutela del paesaggio e dell’ambiente tra i parametri da
considerare come una priorità di un’azione di governo del territorio, ci affianca
autorevolmente il Tg2. Il modello di sviluppo che abbiamo alle spalle è stato
estremamente intensivo nell’uso delle risorse, nel consumo scellerato di
suolo. Siamo convinti che, in questo momento storico, sia necessario che
gli uomini tornino a essere abitanti del loro territorio, riprendano in mano la
questione ecologica della loro sopravvivenza, poiché l’identità è energia
costruttiva per la crescita della coscienza del luogo e per l’affermazione di
modelli di sviluppo fondati sulle peculiarità socioculturali, sulla cura e la
valorizzazione delle risorse locali, territoriali, ambientali, produttive e soste-
nibili e su reti di scambio complementari fra entità locali.
Solo così il cittadino si sentirà parte di una comunità e quindi avrà verso di
essa un comportamento sobrio, responsabile e consapevole.
È necessario un nuovo paradigma, che mostri l’indispensabilità di un muta-
mento epocale sul piano reale: culturale, sociale ed economico. Costruendo
delle identità comunitarie tese al bene comune e alla ciclicità della natura,
si può costruire un sistema che funzioni e che dia un futuro ai nostri figli.
T. R.
Energeo Magazine segna un’altra tappa importante nel percorso
editoriale avviato cinque anni fa.
Non è un’occasione celebrativa, come spesso accade, ma un
momento di ripensamento del giornale, alla luce dell’attualità riguardante le
politiche territoriali e ambientali dell’UNESCO che, tra l’altro, attraverso l’ITKI,
ha promosso la Banca Mondiale delle Conoscenze Tradizionali.
Negli anni scorsi abbiamo seguito passo dopo passo l’evolversi dell’iniziativa
europea Covenant of Mayors.
Allora come ora il territorio, quale realtà composita di un valore collettivo,
ha rappresentato il filo conduttore del nostro progetto editoriale.
Abbiamo sempre aderito alla nostra mission con puntualità, entusiasmo,
passione, tanto da ideare un Premio legato a questo progetto dell’UE.
L’idea era quella di dare un riconoscimeno ai Primi Cittadini virtuosi che
avevano aderito al Patto dei Sindaci, adottando un documento che impegna
le autorità locali e regionali a raggiungere e superare l’obiettivo europeo di
riduzione del 20% delle emissioni di CO2 entro il 2020. Un modo per lanciare
un’iniziativa a carattere internazionale coinvolgendo anche i Comuni e le città
europee. Oggi questa visione del Premio dedicato a Giovanni Spadolini,
fondatore del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, ideato dal nostro
giornale e promosso della Fondazione Spadolini Nuova Antologia che si
avvale dell’Alto Patronato Permanente del Capo dello Stato, con il sostegno
del Distretto delle Energie Rinnovabili, è apparsa leggermente superata, per
un rallentamento dell’iniziativa della Commissione Europea.
Non è diminuito, invece, l’interesse del nostro giornale verso il territorio, col
quale il legame è sempre più stretto.
“Il paesaggio è la rappresentazione materiale e visibile della Patria” (Bene-
detto Croce). “La Repubblica (...) tutela il paesaggio e il patrimonio storico
e artistico della Nazione” (Cost., articolo 9). Basterebbero queste due citazioni
per illustrare lo spessore degli argomenti di cui ci occupiamo.
In questa nuova avventura nostri alleati sono: Res Tipica, l’Associazione delle
Città di Identità Tipiche, l’UNPLI che raggruppa le oltre seimila Pro Loco
d’Italia, l’ITKI UNESCO e lo stesso UNESCO.
Energeo si propone di raccontare, attraverso il Premio Eco and the City
Giovanni Spadolini, l’Italia delle buone pratiche, i progetti volti alla valorizza-
zione dei patrimoni e dei beni culturali, alle associazioni o cittadini che hanno
Il territorio nel cuore
Il mondo cambia, Energeo si rinnova
Senatore Giovanni Spadolini. Val Venegia - Trentino “Dolomiti Patrimonio Umanità”.
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LA MEDAGLIA SPADOLINI 6 Spadolini, pioniere della tutela dei beni culturali e ambientali9 Incontro ravvicinato tra il Premio, la Covenant of Mayors e l’UNESCO10 Un Premio per dare speranza e fiducia al Paese11 Il Tema del Convegno 12 La Medaglia Spadolini per esaltare il valore della solidarietà13 Le categorie previste nel bando
ATTUALITÀ14 Alla ricerca del paesaggio perduto15 Dichiarazione UNESCO, uno strumento solenne e formale 16 Dichiarazione di Firenze sul paesaggio, 21 settembre 201218 Il paesaggio, una relazione tra le genti e l’ambiente19 La nuova visione del paesaggio: dal monumento alle genti 19 Un approccio dinamico, evolutivo, adattativo e multiculturale20 Perpetuazione dei paesaggi attraverso le conoscenze tradizionali 21 Perdita del paesaggio e collasso degli ecosistemi 22 Minacce, rischi e disastri 22 Conoscenze tradizionali per affrontare la crisi globale 24 UNESCO, Francesco Bandarin, l’uomo delle grandi sfide25 Un veneziano ai vertici dell’UNESCO27 Dopo tre giorni di fuoco, alla fine tutti d’accordo, ma quanta fatica28 In prima linea a favore del territorio30 Una convenzione internazionale sulla gestione sostenibile del paesaggio32 Mobilitazione internazionale in difesa del paesaggio36 Salvaguardia dei paesaggi italiani, vera risorsa nazionale
TKWB - LA BANCA DEL SAPERE38 Conoscenze tradizionali per affrontare la crisi globale 39 TKWB - Traditional Knowledge World Bank42 Una giornata particolare44 Convenzione UNESCO per il Paesaggio, il grande contributo del Principe di Galles46 Carlo d’Inghilterra e Giovanni Spadolini, un’amicizia fondata su ideali comuni47 Il principe dell’ambiente al servizio di sua maestà la terra
RETE DELLE RETI ANGELO VASSALLO48 In rete per non dimenticare 52 Insieme per salvare il paesaggio54 Una factory di idee innovative
Si ringrazia per il prezioso contributo Sua Altezza Reale il Principe Carlo d’Inghilterra
Consulente tematiche e sviluppo azioni:•DichiarazioneUNESCOsulPaesaggio•SistemidiScienzelocali,Tecniche e Conoscenze Tradizionali•BancaMondialeConoscenzeTradizionali (Banca del sapere) - TKWB•PietroLaureano,Presidente dell’Itki International Traditional KnowledgeInstituteUNESCO.
Comitato Scientifico:•AugustoMarinelli,giàMagnificoRettore dell’UniversitàdegliStudidiFirenze, Presidente della Giuria Premio Eco and the City Giovanni Spadolini.•Prof.GiovanniPuglisiPresidente CNIUNESCOeMagnificoRettore dellaLiberaUniversitàdiLingue eComunicazioneIULM.•DarioCarella,MdAMéritEuropeenne, FondationduMériteEuropeenne, Lussemburgo.•AndreaChiaves,progettistaemerito di impianti innovativi di cogenerazione e teleriscaldamento. •AlbertoChini,AssociazioneCulturale Padre Chini.•CarloFrancini,coordinatorescientifico dell’AssociazioneBeniItaliani PatrimonioMondialeUNESCO.•StefanoMasini,responsabileAmbiente e Consumi Coldiretti.•FabrizioMontepara,Presidente ResTipicaANCI.•DomenicoNicoletti, DocenteUniversitàdegliStudi ScienzeAmbientalidiSalerno.•BiagioLongo,managernelsettore energetico,affermatoesperto di comunicazione nel settore ambientale. •AngeloPaladino,Presidente dell’OsservatorioEuropeoperilPaesaggio diArcoLatino.•DipakPant,ProfessorediAntropologia eEconomia,fondatoreedirettore dell’UnitàdiStudiInterdisciplinari per l’Economia Sostenibile presso l’UniversitàdiCastellanza.•CarlinPetrini,fondatoreePresidente diSlowFood.•LuigiSpagnolli,PresidenteCommissione AmbienteANCI(AssociazioneNazionale Comuni Italiani). •PieroSardo,PresidentedellaFondazione SlowFoodperlaBiodiversità.•AlessandroVercelli,docentediEconomia eAmbienteUniversitàdiSiena.
Pubblicità Regione Abruzzo:fotografiediBrunoD’Amicis,RobertoMazzagatti,OsvaldoLocasciulli.
Gli articoli e le note firmate esprimono solo l’opinione dell’autore e non impegnano ladirezioneelaredazionediEnergeoMagazine.
Tutela della Privacy:EnergeoMagazinevieneinviatoinabbonamento postale. Il fruitore del servizio può chiedere la cancellazione o la rettifica dei dati ai sensi della Legge 675/96.
Prezzo di copertina: Euro 5,50Abbonamento a 6 numeri Euro 30,00
Diffusione on line:www.regione.abruzzo.itwww.comunitrentini.itwww.distrettoenergierinnovabili.it www.ecoandthecity.itwww.energeomagazine.comwww.edipress.netwww.ipogea.org/www.osservatoriopaesaggio.eu (in costruzione)
Il Premio Eco and the City Giovanni Spadolini ha dimostrato di avere una prorompente capacità di coinvolgere l’opinione pubblica nell’affrontare problemi di carattere e interesse collettivo. Lo ha fatto notare il Presidente della Commissione nazionale Italiana per l’UNESCO, professor Giovanni Puglisi, il quale, mettendo in risalto l’alleanza tra le due prestigiosi istituzioni, ha auspicato una proficua collaborazione anche per il futuro
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Categoria 1• Amministrazioni locali responsabili di politiche territoriali integrate e sostenibiliCategoria 2• Progetti di valorizzazione dei patrimoni paesaggistici e culturaliCategoria 3• Progetti di riqualificazione dei territori agricoli
Categoria 4• Settore privato ed imprese virtuose e innovativeInoltre cinque Sezioni Speciali:• Focus del Premio (40° Anniversario World Heritage List dell’UNESCO) • Padre Eusebio Chini, il religioso trentino pioniere della cultura della sostenibilità,
rivolta alle Associazioni di identità tipiche, Conoscenze Tradizionali e ai Saperi Antichi• Gestione Forestale Sostenibile• Gestione sostenibile degli acquedotti (Federutility)• Comuni che fanno parte dell’Associazione Nazionale Città del Vino
LE CATEGORIE PREVISTE NEL BANDO
In vincitori della passa edizione del Premio.
Per iniziativa della Fondazione
Spadolini Nuova Antologia,
i sindaci del “cratere” della
dell’Emilia, e delle province di
Rovigo e Mantova, riceveranno
la Medaglia Spadolini, il prossimo
dieci novembre. “La fase della
ricostruzione già avviata - dice
l’Assessore all’Ambiente della
Provincia Modena Stefano
Vaccari - deve diventare una
grande occasione per ripensare
il rapporto con il territorio ferito.
Vogliamo proporci come una
best practice sulla ricostruzione
post emergenza in chiave di
sostenibilità, in linea con gli
obiettivi del Premio”.
Alla vigilia della seconda edizione del Premio Eco and the City, la
Fondazione voluta dal grande statista fiorentino, ufficializza la con-
segna della Medaglia Spadolini (fuori concorso) ai paesi dell’Emilia
colpiti dal sisma. Il riconoscimento va ai Comuni con i Sindaci in testa, le
comunità locali e la loro composta capacità di reazione e di autorganizzazione,
protagonisti assoluti di questi primi cinque mesi. Si fa portavoce l’Assessore
della Provincia di Modena Stefano Vaccari e, con una certa emozione, ricorda:
“Già lo scorso anno abbiamo partecipato al Premio, confermando l’adesione
anche per questa edizione ma con parametri diversi, purtroppo”. Lo spirito
è rimasto quello di allora, quando la Provincia di Modena ha avuto un ruolo
guida per i sindaci del territorio che per primi hanno creduto nel programma
ambizioso dell’Ente ai primi posti nelle scelte sostenibili. I programmi erano
orientati per coniugare le esigenze di crescita e sviluppo sostenibile, con gli
ulteriori traguardi relativi alla pianificazione, programmazione, progettazione
secondo le migliori pratiche possibile sull’energia. Il sisma ha arrecato danni
a 18 Comuni: 200mila abitanti coinvolti, 24mila edifici danneggiati, 3200
imprese coinvolte in settori di eccellenza come il biomedicale, la meccanica
e l’automotive, l’agroalimentare, 23mila lavoratori coinvolti da percorsi di
trattamento integrativo, 12600 persone sfollate accolte in 48 campi e alber-
ghi, 30mila richiedenti l’autonoma sistemazione, 3 ospedali e 8 case protette
evacuate, 92 scuole e 84 impianti sportivi inagibili come 10 municipi, chiese
campanili a perdita d’occhio non ci sono più, 1700 persone bisognose di
assistenza sono state trasferite in altre strutture delle province vicine e della
Regione, danni per 10 milioni di euro ai sistemi di regimazione delle acque
superficiali. Un intero sistema istituzionale, economico e sociale messo a
dura prova e ancora impegnato a gestire la fuoriuscita dall’emergenza accanto
alla ricostruzione. “A partire da questi numeri ed elementi la fase della rico-
struzione già avviata - dice l’Assessore Vaccari - deve diventare una grande
occasione per ripensare il rapporto con il territorio ferito. Vogliamo proporci
come una best practice sulla ricostruzione post emergenza in chiave di
sostenibilità, in linea con gli obiettivi del Premio. La stessa Mr.s Margareta
Wahlströml, Rappresentante speciale del Segretario Generale dell’ONU per
la riduzione del rischio di disastri, che ci ha fatto visita nel mese di giugno,
dopo la visita a imprese e comuni si è congratulata con tutto il sistema
territoriale per la capacità espressa nel costruire pratiche di gestione e
risposta ai rischi anche in partnership col privato, economico e sociale.
Possiamo diventare una best practice solo se acceleriamo e se proponiamo
scelte che ci avvicinano all’Europa della sostenibilità ambientale ed econo-
mica, per scongiurare anche il rischio di aumento della povertà in quel ter-
ritorio”. Ed aggiunge: Ci sono scelte, competenze, saperi, idee e azioni già
in campo, da far dialogare e mettere in rete, ovviamente a partire dal ruolo
fondamentale delle comunità locali, con le loro istituzioni, i sindaci, i cittadini,
le imprese, le associazioni, i lavoratori, il terzo settore, ma con l’attenzione
e lo sguardo oltre i confini comunali ad un territorio più ampio. L’uso e la
tutela del paesaggio e delle risorse del territorio, lo stop al consumo di suolo,
come strumenti di conservazione e trasmissione della storia e cultura del
territorio”. Spiega: “Da noi la richiesta al Governo, al Parlamento perché
definiscano un piano nazionale e pluriennale per la messa in sicurezza e per
la tutela del territorio e paesaggio, per investire risorse ingenti nella preven-
zione dai rischi di varia natura”. E conclude: “Il conferimento della Medaglia
Spadolini ai nostri Comuni sarà anche un’occasione per dire grazie alla
Provincia Autonoma di Trento che eccelle anche nel modo di coniugare la
parola solidarietà”. In effetti il Corpo Permanente dei Vigili del fuoco della
Provincia autonoma di Trento è accorso in aiuto della popolazione dell’Emi-
lia, colpite dal terremoto, (come aveva fatto in Abruzzo e in occasione di altri
disastri) fin dalle ore immediatamente successive alla prima scossa sismica
avvenuta il 20 maggio di quest’anno. Nei primi giorni l’attività venne finaliz-
zata all’allestimento del campo di accoglienza, denominato “campo Trento”,
a San Felice sul Panaro, gestito dalla Protezione Civile. Per il protrarsi dello
sciame sismico la task force della Protezione Civile del Trentino mise in opera
l’ampliamento e la manutenzione del campo Trento. Successivamente avviò,
su richiesta del sindaco di San Felice sul Panaro, i sopralluoghi dei tecnici
per valutare l’agibilità degli edifici e per stimare l’entità dei danni generati
dall’evento sismico, concordando un programma di interventi di puntella-
mento di edifici privati e pubblici che si affacciano sulle vie principali della
zona rossa di San Felice sul Panaro. Molte altre azioni di solidarietà sono
stati effettuate per iniziativa della popolazione trentina che ha fatto realizzare
un edificio scolastico nel comune modenese. E poi un lungo elenco di rea-
lizzazioni come l’operazione Parmigiano che ha impegnato gli appartenenti
ai Corpi volontari dei Vigili del fuoco nel recupero di migliaia di forme di
formaggio dai magazzini del Consorzio del Parmigiano Reggiano. È in cantiere
la ricostruzione della Chiesa di Concordia sul Secchia che appartiene alla
Diocesi di Carpi, con l’oratorio attiguo e il campo di calcio, dove sono stati
avviati interventi urgenti di cerchiatura della cella campanaria e riparazione
delle lesioni murarie del campanile
della Chiesa di San Paolo. Tanto per
continuare a vivere in queste terre
esaltando il “valore della solidarietà”.
Non va dimenticato che, l’UNESCO,
che del Premio è un partner d’eccel-
lenza, nella recente declamazione
della Dichiarazione di Firenze sul
Paesaggio, ha indicato le linee guida
per una nuova Convenzione con una
risposta adattiva e partecipata ai rischi
e alle catastrofi. Il prossimo 10
novembre i Sindaci del “cratere”
della Provincia di Modena sono attesi
a Trento, dove verranno insigniti della
Medaglia Spadolini. Su indicazione
dell’A.N.C.I. (Associazione Nazionale
Comuni d’Italia), il riconoscimento
sarà conferito anche ai Comuni limi-
trofi all’epicentro, interessati da
numerose scosse di terremoto, delle
province di Rovigo e di Mantova.
Il Ministro degli Interni Annamaria
Cancellieri, avendo compreso l’alto
valore simbolico del riconoscimento,
ha accolto l’invito, formulato dai pro-
motori, a presenziare alla Cerimonia
Ufficiale di conferimento dell’ambito
Premio, le cui motivazioni e l’ispira-
zione sono legate al ricordo di Gio-
vanni Spadolini, fondatore del
Ministero per i Beni Culturali e
Ambientali in Italia, del suo impegno
culturale, politico, civile in una dimen-
sione italiana ed europea.
La Medaglia Spadolini per esaltare il valore della solidarietà
Come è stato evidenziato in molti degli interventi degli oltre trenta esperti internazionali convenuti a Firenze, sono
le culture, le conoscenze, le tradizioni, i gesti simbolici che danno forma al mondo che viviamo: siamo quindi tra-
sformati dal paesaggio che trasformiamo. Questo aspetto era già stato evidenziato nel 2003 nella Convenzione
UNESCO per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale (nel 2013 ricorre il decennale) che ha messo in
rilievo come “il patrimonio culturale immateriale, trasmesso di generazione in generazione, è costantemente ricre-
ato dalle comunità e dai gruppi in funzione del loro ambiente, della loro interazione con la natura e la loro storia, e
dà loro un senso d’identità e di continuità, promovendo in tal modo il rispetto per la diversità culturale e la creatività
umana”. Energeo affiancherà l’ITKI UNESCO in questo grande viaggio della conoscenza e della ricerca per promuo-
vere la Banca Mondiale delle Conoscenze Tradizionali di cui si è fatto portavoce Sua Altezza Reale il Principe Carlo
d’Inghilterra con uno stimolante video messaggio.
Dichiarazioni UNESCO, uno strumento solenne e formaleLo standard-setting, cioè la fissazione di norme e principi, costituisce una delle più importanti funzioni costituzionali
dell’UNESCO e comprende tre tipi di documenti:
• Convenzioni• Dichiarazioni• Raccomandazioni
• le Dichiarazioni adottate dalla Conferenza Generale UNESCO, sono uno strumento solenne e formale, adatto
per rare occasioni in cui sono enunciati principi di grande importanza.
Il convegno UNESCO di Firenze
si è concluso con quella che è
stata definita, in accordo con gli
oltre trenta esperti internazionali
intervenuti, “The Florentine
Declaration on Landscape”,
ovvero un documento volto
a promuovere la salvaguardia
dei paesaggi, quale elemento
integrato di uno sviluppo
sostenibile, rendendo possibile la
condivisione di informazioni e la
disponibilità delle competenze.
In questo modo si vuole
preparare la strada alla
redazione di una Convenzione
Internazionale sul Paesaggio
che, nel rispetto delle diversità
culturali dei vari paesi, sappia
integrare e rinforzare azioni
condivise per il paesaggio.
Il paesaggio e patrimonio immateriale sono intimamente legati, in quanto
sono i saperi, le conoscenze, le abilità delle popolazioni che hanno dato
e danno forma al paesaggio. E conseguentemente nel paesaggio, come
in un palinsesto in continua evoluzione, possiamo leggere le tracce di quei
racconti e di quelle memorie, possiamo scorgere i segni e le rappresentazioni
che costituiscono il fondamento dell’appartenenza a un luogo. Se n’è parlato
al Convegno internazionale UNESCO dal titolo“The International Protection
of Landscapes”, svoltosi dal 19-21 settembre a Firenze in occasione del 40°
anniversario della prima Convenzione Mondiale del Patrimonio. Il convegno,
organizzato dall’International Traditional Knowledge Institute (ITKI) UNESCO,
ha posto l’accento su quella che Pietro Laureano (Presidente dell’ITKI e
consulente UNESCO) ha definito una “nuova visione del paesaggio” che
sposta finalmente l’ottica “dai monumenti alle persone”. La cornice entro
cui si sono svolte le giornate di studio è, infatti, quella dell’evoluzione che
ha avuto negli ultimi quarant’anni il concetto di “cultural heritage”, a partire
proprio dalla Convenzione UNESCO sulla Protezione del patrimonio culturale
e naturale del 1972 che celebra quest’anno il quarantesimo anniversario.
Altro punto nodale evidenziato nel corso delle giornate di studio, è la neces-
sità di superare la mancanza di integrazione tra le varie convenzioni e i diversi
strumenti giuridici (anche in ambito UNESCO), relativi alla salvaguardia del
paesaggio. Spesso siamo, infatti, in presenza di strumenti che concentrano
il concetto di tutela su un singolo aspetto (ecosistemico, storico culturale,
ecc…), tralasciando la complessità e la multidimensionalità del paesaggio.
Il convegno si è quindi concluso con quella che è stata definita, in accordo
con tutti i presenti, “The Florentine Declaration on Landscape”, ovvero un
documento volto a promuovere la salvaguardia dei paesaggi, quale elemento
integrato di uno sviluppo sostenibile, rendendo possibile la condivisione di
informazioni e la disponibilità delle competenze, attraverso collaborazioni
efficaci. In questo modo si vuole preparare la strada alla redazione di una
Convenzione Internazionale sul Paesaggio che, nel rispetto delle diversità
culturali dei vari paesi, sappia integrare e rinforzare azioni condivise per il
paesaggio. Nel tempo, infatti è apparsa con sempre maggiore evidenza,
l’impossibilità di proteggere i “patrimoni culturali” separatamente dall’am-
biente in cui si trovano, ignorando i saperi e le pratiche che li hanno generati,
trascurando così i profondi legami esistenti tra “natura” e “cultura”.
Alla ricerca del paesaggio perduto
PietroLaureano,PresidenteITKIUNESCOillustrailprogettoaitantissimiospitinell’AnfiteatroAndrzejTomaszewski. Caratteristiche coltivazioni in altura con il sistema a terrazzo.
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• le Raccomandazioni Strumenti adottati dalla Conferenza
Generale che riguardano particolari
questioni sulle quali si invitano gli
Stati Membri ad adottare, nei loro
rispettivi territori, le misure legislative
necessarie, o altre misure che pos-
sono essere richieste in conformità
con la prassi costituzionale di ogni
Stato. Spesso, nell’uso comune, le
Raccomandazioni vengono denomi-
nate anche “Dichiarazioni”.
• Dichiarazioni universali UNESCO
in ordine cronologico a partire dalle
più recenti
- Dichiarazione Universale
sulla Bioetica e i Diritti Umani,
19 ottobre 2005.
- Dichiarazione concernente
la distruzione intenzionale
del patrimonio culturale,
17 ottobre 2003
- Dichiarazione Internazionale
sui dati genetici umani,
16 ottobre 2003
- Carta sulla conservazione
del patrimonio digitale,
15 ottobre 2003
- Dichiarazione Universale
sulla diversità culturale,
2 novembre 2001
- Dichiarazione Universale
sul Genoma Umano e i Diritti
Umani, 1997
- Dichiarazione sulla responsabilità
delle generazioni presenti verso
le generazioni future, 1997
- Dichiarazione dei principi
sulla tolleranza, 1995
- Dichiarazione Internazionale
sull’educazione per tutti
e quadro d’azione per rispondere
ai bisogni formativi di base, 1990
- Carta Internazionale
sull’Educazionefisica
e lo sport, 1978
- Dichiarazione sulla razza
e i pregiudizi razziali, 1978
- Dichiarazione sui principi
fondamentali concernenti
il contributo dei mass media
per rafforzare la pace
e la comprensione internazionale,
per la promozione dei diritti umani
e contro il razzismo, l’apartheid
e l’incitamento alla guerra, 1978
- Dichiarazione di principi guida
per l’utilizzazione
delle trasmissioni satellitari
per la libera circolazione
delle informazioni, la diffusione
di una maggiore istruzione
e scambi culturali, 1972
- Dichiarazione sui principi
della cooperazione culturale
internazionale, 1966
sulla protezione internazionale
dei paesaggi e, in particolare,
Sua Altezza Reale, il Principe
di Galles per suo stimolante video
messaggio;
• avendo esaminato e discusso
le sfide attuali;
• esprimendo la loro profonda
preoccupazione per il degrado
del paesaggio in tutto il mondo
a causa della rapida urbanizzazione,
l’industrializzazione e l’intensifica-
zione dei processi agricoli e altri
rischi e minacce causati
dal cambiamento globale;
• riconoscendo il paesaggio come
espressione del rapporto tra le genti
e l’ambiente che, nel tempo,
ha creato e tuttora crea condizioni
di vita armoniose e benessere;
• constatando l’importanza
del paesaggio come uno strumento
educativo per promuovere
la conoscenza e la consapevolezza
della diversità culturale, l’identità
e la responsabilità;
• considerando che il paesaggio
è un bene comune e che il diritto
al paesaggio è una necessità umana;
• consapevoli che non è possibile
proteggere i paesaggi ignorando
le conoscenze locali e tradizionali
che li hanno generati la cui perdita
distrugge un patrimonio di know-
how utilizzabile per soluzioni
appropriate e innovative;
• considerando che le risoluzioni
internazionali riconoscono intrinseci
aspetti del paesaggio, come la
gestione adattativa e un approccio
olistico tra elementi sociali,
economici ed estetici, come possibili
risposte alle sfide globali;
• tenendo conto della richiesta
delle comunità locali e dei rappre-
sentanti amministrativi di preservare
il paesaggio per migliori condizioni
di vita basate sulla condivisione
globale delle opportunità e comuni
obiettivi;
• ricordando la Dichiarazione di Rio
+20 “il Futuro che vogliamo” e la
revisione in corso degli Obiettivi
di Sviluppo del Millennio;
• prendendo atto delle numerose iniziative rivolte alla gestione del paesag-
gio a livello internazionale, nazionale e locale nel contesto dello sviluppo
sostenibile all’interno
del sistema delle Nazioni Unite;
• affermando l’importanza della salvaguardia e il miglioramento
dei paesaggi per:
- la qualità della vita quotidiana e l’identità culturale e per il miglioramento
del benessere;
- riconoscere il valore delle conoscenze e delle pratiche tradizionali come base
per armonici programmi tecnologici e innovativi;
- incoraggiare il rispetto dei luoghi
e processi decisionali che salvaguardano le comunità e i luoghi;
- promuovere opportunità di lavoro, la sicurezza alimentare, la tutela
dell’ambiente e la resilienza delle comunità;
- promuovere lo sviluppo sostenibile sociale ed economico, estendendo
i confini spaziali e le frontiere concettuali del paesaggio;
- incoraggiare programmi di partecipazione e dal basso verso l’alto insieme
a interventi basati sulla conoscenza locale;
- rinforzare le comunità e le istituzioni locali nei processi decisionali;
- promuovere il rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle comunità
di garantire il loro sostentamento, preservare le loro risorse, la loro identità
e le credenze;
- rispondere in modo adattivo e partecipato ai rischi e alle catastrofi;
- combattere la desertificazione, il degrado dei suoli e la siccità,
la preservazione della diversità biologica e mitigare gli effetti
del cambiamento climatico;
- salvaguardare, la diversità e il patrimonio materiale e immateriale;
- garantire la continuità da parte degli ecosistemi nella fornitura di servizi
alle comunità;
• richiedono alle agenzie intergovernative e i segretariati responsabili per i programmi delle Nazioni Unite, le convenzioni internazionali e le orga-nizzazioni non governative di:- rafforzare la consapevolezza globale sulla necessità di salvaguardare
e migliorare i paesaggi come elemento integrante dei processi
di sviluppo sostenibile;
- condividere le informazioni e rendere disponibili le competenze;
- stabilire partenariati efficaci;
• richiedono a questi organismi insieme ai Centri UNESCO e cattedre concernenti, di creare un Gruppo di Lavoro per favorire il coordinamento tra gli strumenti internazionali e programmi esistenti per promuovere politiche internazionali, nazionali e locali mirate al coordinamento della salvaguardia e il miglioramento dei paesaggi;• richiedono sostegno a iniziative immediate dei governi nazionali e locali per la protezione dei paesaggi comprendendo programmi di consapevo-lezza ed educativi e l’utilizzazione delle conoscenze tradizionali;• richiedono la realizzazione di un Forum internazionale nel 2013 per la salvaguardia dei paesaggi come strumento di sviluppo sostenibile, allo scopo di avanzare proposte per la riflessione sull’Agenda Internazionale per lo Sviluppo post-2015 e l’avvio del processo di creazione di rilevanti meccanismi internazionali.
Dichiarazione di Firenze sul paesaggio, 21 settembre 2012
Dichiarazione finale del Convegno internazionale UNESCO sul tema “La protezione internazionale dei paesaggi” tenutosi a Firenze il 19-21 settembre 2012 in occasione del 40° anniversario della Convenzione del Patrimonio Mondiale
I partecipanti al convegno, incluso
oltre 30 esperti di ogni paese e i
rappresentanti delle Agenzie delle
Nazioni Unite (UNESCO, FAO, UNCCD,
UNEP) organismi internazionali inter-
governativi, centri e associazioni
(ICCROM, EUI, UNU, ICOMOS, IFLA,
ICQHS, ITKI, IPSI, EHP), insieme con
organizzazioni nazionali e non gover-
native, università e amministratori
locali:
• ringraziando gli organizzatori
per aver convocato un convegno Le colline dell’Emilia Romagna.
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e formiamo noi stessi, realizzando quel patrimonio condiviso di identità
collettiva che chiamiamo comunità. In questo processo si costruisce il pae-
saggio che è al tempo stesso causa e conseguenza della realizzazione delle
società umane. Queste rappresentano e affermano se stesse attraverso la
sua percezione, la sua interpretazione e il suo valore. Così, nel paesaggio,
ambiente e cultura formano un tutto inscindibile. A causa della varietà delle
culture, non è possibile dare una definizione fissa e univoca del paesaggio.
Possiamo definirlo solo come una relazione: l’interazione operativa (culturale,
sociale e produttiva) tra i popoli e loro ambienti. Questa relazione si esprime
in forme diverse, nella varietà di culture e ambienti. Fino a quando persiste,
gli ecosistemi sono salvaguardati.
La nuova visione del paesaggio: dal monumento alle gentiLa tabella mostra l’evoluzione della Convenzione del Patrimonio Mondiale
dell’UNESCO verso la nuova visione del paesaggio:
Un approccio dinamico, evolutivo, adattativo e multiculturaleIl paesaggio introduce nel dibattito
sul patrimonio il tema del multicul-
turalismo e della diversità, i concetti
di evoluzione e di cambiamento e
nella strategia di conservazione il
concetto di gestione.
La Terra tutta è in continua metamor-
fosi: i fiumi incessantemente scolpi-
scono i pendii, incidono gli alvei e
riempiono le pianure. Le montagne,
a loro volta continuano a emergere,
offrendo nuovi strati, prima sepolti,
alle forze di erosione.
L’azione umana dirige, favorisce o
ostacola queste tendenze. Diffonde
o distrugge specie vegetali e animali,
contribuisce alla creazione di humus
o promuove la desertificazione.
Ma ogni azione, ogni creazione è
soggetta al processo fisico di entro-
pia ed esiste in uno stato di fragile e
dinamico equilibrio. Anche i monu-
menti, le loro strutture e materiali,
sono sottoposti a sollecitazioni dina-
miche: si espandono e si contraggono
con i cambiamenti di temperatura,
assorbono ed espellono l’umidità,
cambiano con il respiro dei venti,
l’alternarsi del giorno e della notte e
il variare delle stagioni. Ma è con il
paesaggio, per la sua condizione di
continua trasformazione stagionale,
Pietro Laureano, architetto,
esperto dell’UNESCO per le zone
aride, ideatore dell’ITKI UNESCO
e organizzatore del Convegno
internazionale UNESCO dal
titolo“The International Protection
of Landscapes”, nonché membro
del Comitato Scientifico di
Energeo, ci aiuta a capire quali
saranno le nuove tappe di questa
nuova avventura destinata
a cambiare la storia della
definizione del paesaggio e della
sua tutela, attraverso una nuova
Convenzione Internazionale
delle Nazioni Unite.
Il concetto di patrimonio culturale è una categoria in continua evoluzione
storica, soggetta alla revisione costante nel tempo. In quarant’anni dalla
convenzione del World Heritage, l’UNESCO ha compiuto una continua
riflessione concettuale e una quantità enorme di esperienze che hanno
coinvolto scienziati ed esperti di tutto il mondo. Dal considerare il patrimonio
come un’opera d’arte indipendente dal suo contesto, un risultato originale
di ingegno individuale, si è passati alla visione del monumento come un
risultato architettonico corale. Ancora nel XIX secolo i monumenti erano
isolati distruggendo l’ambiente circostante: si demolivano le mura della città
e si lasciavano solo le porte, si aprivano i punti di vista intorno a chiese,
palazzi nobiliari distruggendo la trama delle case popolari che erano intorno.
E’ ormai accettato da tutti che un monumento fa parte di un tessuto edilizio
e che senza di esso è mutilato. Così siamo giunti a considerare le città sto-
riche nella loro interezza e, in seguito, ad estendere il nostro interesse per
il territorio nel suo complesso fino al concetto di paesaggio.
La conoscenza e le risorse naturali sono intrinsecamente collegate in un
continuo processo storico di costruzione dell’ambiente. La natura, infatti,
diventa una risorsa grazie alla conoscenza. Noi stessi siamo parte della
natura, e accumulando e trasmettendo la conoscenza modelliamo la natura
I governi nazionali e locali dovranno sostenere le iniziative per la protezione del paesaggio
Il paesaggio, una relazione tra le genti e l’ambiente
I mille volti del paesaggio.
• Universalismo
• Definizione fissa
• Separazione tra natura e cultura
• Lista di eccellenza
• Valore eccezionale
• Tangibilità
• Staticità
• Monumento
• Approccio museografico
• Conservazione
• Autenticità
• Patrimonio
• Multiculturalismo and diversità
• Definizione adattata localmente
ed evolutiva
• Integrazione tra natura e cultura
• Tutti i paesaggi
• Vita di ogni giorno
• Tangibilità ad intangibilità
• Dinamismo
• Ecosistema
• Approccio sociale, evolutivo
e produttivo
• Prevenzione, gestione
e preservazione
attraverso il cambiamento
• Perpetuazione della conoscenza
attraverso le Conoscenza Tradizionali
• Beni comuni e genti
Convenzione del Patrimonio dell’Umanità
La nuova visione del paesaggio
Nellavigna,ierieoggi.
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sperato e protetto i loro ecosistemi. La creazione e la perpetuazione del
paesaggio nella sua dinamica evolutiva è realizzata grazie alla complessità
millenaria di conoscenze e tecniche che denominiamo sapere tradizionale.
Fino alla rivoluzione industriale, la modifica dell’ambiente avviene attraverso
conoscenza e tecniche che sono il risultato di una lunga esperienza collettiva.
Questa conoscenza è prodotta da persone e trasmessa alle persone da parte
di attori riconoscibili e competenti. È sistemica (intersettoriale e olistica),
sperimentale (empirica e pratica), tramandata di generazione in generazione
e ha un valore culturale. Questo tipo di conoscenza promuove la diversità,
valorizza e riproduce le risorse locali. Ogni tecnica non è un espediente per
risolvere un singolo problema, ma è un elaborato sistema, spesso multifun-
zionale, basato sulla un’attenta gestione delle risorse locali. Fa parte di un
approccio integrato (società, cultura ed economia), che è strettamente legato
a un’idea e una percezione del mondo che si materializza nel proprio pae-
saggio e che diventa un microcosmo concreto frutto di una cosmo visione.
Pertanto, la tecnica tradizionale è parte integrante di un insieme di collega-
menti e relazioni fortemente integrati e sorretti da un sistema simbolico e
di significati. Le conoscenze tradizionali sono prodotte e trasmesse all’interno
di una struttura culturale socialmente condivisa: costituiscono il sistema
della scienza e della conoscenza storica locale. Concepire le conoscenze
tradizionali come più di un semplice insieme di tecniche significa considerarle
nel quadro delle condizioni ambientali, produttive e culturali della società.
Queste mantengono un rapporto con la natura per mezzo di una serie di
modi di utilizzare le risorse che rappresentano la loro dimensione tecnologica
e sono parte integrante del sistema culturale. Grazie a queste conoscenze,
le popolazioni sono in grado di ottenere un numero crescente di risorse
senza esaurirle. I vantaggi aumentano, garantendo così migliori condizioni
di vita che possono portare a ulteriori modifiche positive.
Le comunità che vivono in armonia con le risorse possono durare per periodi
di tempo molto lunghi.
Perdita del paesaggio e collasso degli ecosistemiModernizzazione spinta, tecnologia
invasiva, iper-produttività e industria-
lizzazione dell’agricoltura determi-
nano la crisi del modello tradizionale.
A causa della povertà, perdita di
identità e migrazioni, culture tradi-
zionali stanno scomparendo con il
loro secolare patrimonio di cono-
scenze adeguate. La rottura della
relazione umanità-natura, determina
la scomparsa dei miti, delle narrazioni
e della conoscenza dei luoghi. L’idea
di paesaggio scompare, insieme con
la comunità che la ha generata, e
l’ecosistema collassa. Oggi per la
prima volta nella storia del pianeta, i
cambiamenti climatici si verificano a
causa dell’azione umana e in pre-
senza di fattori che rendono il riscal-
damento globale, con la creazione di
condizioni meteorologiche estreme,
un agente della catastrofe.
Crisi ambientali su larga scala, cau-
sate da eventi meteorologici estremi
e dall’innalzamento del livello dei
mari, avranno un impatto enorme
sociale e produttiva, che le necessità
del cambiamento permeano con più
forza le tematiche e le strategie del
patrimonio culturale. I popoli hanno
avuto a che fare con l’imprevedibilità
dell’ambiente e la variabilità del clima
fin dagli albori del genere umano.
Queste condizioni hanno forgiato
conoscenze localmente adattate in
grado di rispondere alle avversità con
tecniche appropriate per la raccolta
e la distribuzione dell’acqua, la pro-
tezione del suolo, il riciclaggio e l’uso
ottimale dell’energia. In passato le
condizioni di penuria e la variabilità
climatica hanno imposto una pro-
fonda conoscenza nella gestione
delle risorse e l’invenzione di tecno-
logie a basso costo e processi che
non erano distruttivi.
In climi e ambienti diversi, culture
incredibilmente tenaci sono state in
grado di utilizzare i materiali disponi-
bili a livello locale e le risorse rinno-
vabili. Hanno usato l’energia solare
e gli altri processi della natura: isola-
mento termico per la protezione dal
freddo e dal caldo; idrodinamica per
la raccolta e la distribuzione dell’ac-
qua, la conoscenza biologica per la
creazione di humus e di terreno col-
tivabile. Sono riuscite a controllare
la forza dei venti, ad usare la legge
di gravità e a sfruttare i minimi fattori
di umidità per innescare processi
interattivi autocatalitici per amplificare
fenomeni positivi. In questo modo
sono creati i paesaggi.
Perpetuazione dei paesaggi attraverso le conoscenze tradizionaliLe società che hanno promosso l’ar-
monia con l’ambiente attraverso una
concezione simbolica, narrativa e
giuridica del paesaggio hanno pro- TuaregdegliHoggargrandinomadidelSahara,Algeria. TerrazzamentiCinqueTerre-ManarolaRiomaggiore.
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meteorologici e, quindi, esporlo al disastro. È chiaro che la situazione è
dovuta alla cementificazione dei letti dei fiumi, alla costruzione in zone allu-
vionali, all’esodo dalle zone di montagna, all’abbandono delle tecniche tra-
dizionali di gestione dei boschi e di conservazione del suolo, alla creazione
di grandi dighe e all’emigrazione delle comunità.
La crisi globale è determinata dal modello di sviluppo che distrugge l’ambiente
e le competenze necessarie per la gestione e determina il cambiamento
climatico e il collasso degli ecosistemi. Jean Paul Trichet, Presidente uscente
della Banca centrale europea, ha ammesso che la crisi non è finanziaria ma
sistemica. La crescita economica è basata sulla rivendicazione della moder-
nità che le risorse naturali possono essere sfruttate come se fossero ine-
sauribili. In tutto il mondo, negli ultimi anni, l’equilibrio tra le risorse
ambientali disponibili fino alla fine dell’anno e delle risorse consumate è già
andato in deficit nel mese di settembre (Global Footprint Network).
In altre parole, tutte le risorse che la terra mette a disposizione per un anno
sono state consumate in soli nove mesi.
Nei restanti tre mesi, quindi, si attinge a capitale ambientale non rinnovabile
e si crea un deficit che non può essere ripagato: una insolvibilità verso la
natura. La crisi economica è la prova del fallimento di un sistema che è in
debito con l’intero pianeta.
Conoscenze tradizionali per affrontare la crisi globaleNon si può risolvere la crisi globale, che è economica, climatica e ambientale,
applicando i metodi che l’hanno provocata: tecnocrazia, spreco di risorse,
approccio indifferenziato per tutti i paesi, soluzioni top-down. Per affrontare
la crisi globale, è necessario un nuovo paradigma e studiosi, ricercatori,
organismi internazionali, operatori locali e associazioni hanno elaborato varie
strategie: lo sviluppo sostenibile, la green economy, una terza rivoluzione
industriale sulla base di fonti di energia alternative, emissioni zero, km zero;
la slow-economy, decrescita, design per la povertà, teorie di gestione armo-
nica degli ecosistemi.
Sono tutte proposizioni di grande attualità. In ogni caso ciò che va tenuto
presente è che lo sforzo per il cambiamento deve coinvolgere, in primo
luogo la conoscenza, e che le risposte non devono essere univoche e uguali
a livello internazionale, ma devono essere adattate ciascuna ai luoghi spe-
cifici e da questi avere origine grazie al patrimonio materiale e immateriale
della diversità culturale e delle situazioni locali.
I cambiamenti climatici, il collasso degli ecosistemi, i cataclismi, la fine della
civiltà sono condizioni che l’umanità ha dovuto affrontare numerose volte.
La sopravvivenza è stata assicurata dalla conservazione del sistema di cono-
scenze tradizionali.
Questo racchiude la saggezza dei luoghi e delle comunità, le antiche cono-
scenze dell’umanità, lo strato più profondo su cui la scienza moderna e la
cultura si sono sviluppate, le soluzioni locali che hanno permesso la creazione
e la gestione dei paesaggi sulla intera superficie del pianeta.
Esso permette lo sviluppo di soluzioni con un basso utilizzo di energia e di
risorse che sono in grado di adattarsi alla variabilità ambientale e di reagire
alle emergenze e catastrofi in modo flessibile e multifunzionale.
Oggi, mentre l’intero pianeta rischia il collasso ecologico, la conoscenza
tradizionale (vedi servizio a pag. 38)
mostra come interagire con l’am-
biente migliorando la sue risorse
senza esaurirle.
Essa utilizza qualità e tecniche, dif-
fuse su scala territoriale, che hanno
origine dall’impiego di materiali e
oggetti della vita quotidiana.
Si compone di elementi fragili che
sono soggetti all’attacco delle tra-
sformazioni di oggi.
Costituisce un valore apparente-
mente marginale nel pensiero domi-
nante ma è ancora il mezzo di
sussistenza per due terzi dell’umanità
e una riserva ingegnosa di soluzioni
e dispositivi per la produzione di
energia, risorse, riciclaggio per tenere
sotto controllo il microclima e per la
gestione del suolo.
“Documento introduttivo di Pietro Laureano per il convegno
The Internazional Protection of Landscapes”.
sulle aree extra-urbane e urbane già
rese esauste da un consumo iper-
trofico di risorse. La produzione si
basa sulla concentrazione della popo-
lazione in pianura e nelle zone
costiere, con l’abbandono delle aree
collinari e montane. I sistemi di mon-
tagna, non più protetti dalla intera-
zione umana, hanno perso la loro
capacità di assorbire acqua e di miti-
gare il clima. Frane, dilavamento e
inondazioni sono sempre più fre-
quenti, con effetti particolarmente
gravi sulle pianure e le coste, dove i
corsi d’acqua sono stati cementati,
contribuendo (insieme con l’urbaniz-
zazione), al consumo di suolo.
Non è consentito attribuire la respon-
sabilità di questi eventi a fenomeni
meteorologici imprevedibili.
Minacce, rischi e disastriPiogge torrenziali, trombe d’aria,
inondazioni improvvise, frane, disse-
sti idrogeologici e crisi idriche sono
stati a lungo annunciati da tutti gli
esperti e dalle Nazioni Unite.
L’aumento progressivo della tempe-
ratura media del pianeta a causa
dell’effetto serra, dovuto alle emis-
sioni di combustibili fossili di epoca
industriale, è un dato di fatto ormai
stabilito e comprovato da studi regio-
nali. Quando la temperatura sale,
aumenta l’energia in circolazione,
l’evaporazione, e il movimento di
masse d’aria che possono portare a
violente tempeste con forti piogge
e inondazioni lampo in inverno e
siccità e ondate di calore estremo in
estate. Questi eventi sono innestati
su una situazione di degrado del
suolo, abbandono dell’agricoltura
tradizionale, occupazione dello spazio
e creazione di grandi infrastrutture
che rendono l’ambiente non più in
grado di controbilanciare i fenomeni MarthaC.Fajardo,ex-presidenteIFLA. Jean-LouisLuxen,EuromedHeritageProgramme.
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È l’unico italiano, noto per la
sua competenza ed esperienza
internazionale, entrato a far parte
del team del direttore
generale dell’UNESCO,
Irina Bokova. Il responsabile
della Cultura UNESCO a Firenze
è apparso molto determinato a
portare a conclusione l’ultimo suo
progetto: una nuova Convenzione
Internazionale sul Paesaggio.
Sono venuti da tutto il mondo per ascoltarlo e per lanciare insieme la
sfida. Il direttore UNESCO Francesco Bandarin, nella sua relazione
conclusiva al Convegno di Firenze ha detto che questo è stato un
passo chiave nella strategia di protezione del paesaggio.
“Ora si comincia a fare sul serio” - ha dichiarato ai rappresentanti dell’IFLA
che più premevano per una dichiarazione ufficiale in favore di una nuova
Convenzione. Desireè Martinez, Presidente dell’Organizzazione non Gover-
nativa, che ha nella mission come priorità l’uso di alta tecnologia, computer,
banche dati per la gestione, l’intensificazione del programma per lo sviluppo
del Terzo Mondo, l’istruzione e la formazione, la conservazione e la conser-
vazione, controllo bibliografico, soltanto allora si è rasserenata.
Grazie al coinvolgimento dell’UNESCO è stato tracciato un percorso preciso
richiedendo la messa in atto di meccanismi formali previsti nel sistema delle
Nazioni Unite. Innanzitutto la dichiarazione di Firenze a cui deve fare seguito
la costituzione del Gruppo di Lavoro e nel 2013 la convocazione di un Forum
Internazionale. Qui cominceremo a contare gli Stati che aderiscono e veri-
ficare le possibilità concrete di un’azione coordinata.
Le Comunità le istituzioni, gli Organismi, gli Osservatori e le associazioni
interessate al paesaggio hanno un ruolo fondamentale nel partecipare ai
lavori messi in atto e promuoverne le azioni per realizzare una Convenzione
che sia partecipata e l’espressione di interessi che partano dall’identità delle
popolazioni e inneschino un processo dal basso verso l’alto.
Come è chiaramente emerso nel convegno e indicato nella Dichiarazione
non ci occupiamo di paesaggio per motivi estetici ma poiché il mantenimento
di questo rapporto identitario tra i popoli e l’ambiente è una garanzia per
affrontare le sfide globali, fronteggiare i rischi e le catastrofi, operare per la
sicurezza alimentare e mitigare gli effetti del cambiamento climatico.
Oltre agli Amministratori e agli esperti hanno partecipato al convegno i rap-
presentanti delle Agenzie delle Nazioni Unite UNESCO, FAO, UNCCD, UNEP
e numerosi organismi internazionali e inter- governativi insieme a centri e
associazioni come ICCROM, EUI, UNU, ICOMOS, IFLA, ICQHS, ITKI, IPSI,
EHP. Altre Agenzie si vanno aggiungendo a seguito delle azioni intraprese
come l’UICN la CBD e ICCUN.
I prossimi passi sono una riunione alla FAO che potrebbe prendere in mano
il processo di creazione di un piattaforma inter agenzie per la creazione del
Gruppo di Lavoro e la convocazione
del Forum Mondiale sul Paesaggio.
Non è stato facile nemmeno per il
direttore Francesco Bandarin mettere
a regime l’apparato che dovrà affron-
tare la nuova sfida.
Eppure era cominciata male la sua
trasferta a Firenze. Un violento tem-
porale ha costretto l’aereo di linea
su cui viaggiava, proveniente da
Parigi, ad atterrare all’aeroporto inter-
nazionale Galileo Galilei di Pisa, poi
una corsa fino a via dei Cerretani, in
pieno centro del capoluogo Toscano,
giungendo in tempo all’Auditorium
al Duomo, prima del termine della
Cerimonia Ufficiale. Con passo deciso
è salito sul palco ed ha salutato in
pubblico plaudente, senza mostrare
particolare stanchezza, prima della
full immersion dei lavori che sono
proseguiti per tre giorni, tra riunioni,
dibattiti, interviste.
Un sorriso per tutti, tanti si sono fatti
fotografare insieme, come dei buoni
amici, in particolare gli ospiti stranieri,
sempre con un sorriso. Ma chi è
Francesco Bandarin?
Un veneziano ai vertici dell’UNESCOVeneziano, ha 60 anni. Dal 15 novembre del 2009 fa parte del team del
direttore generale dell’UNESCO, Irina Bokova, con l’incarico di vice direttore
generale alla Cultura. Il professor Bandarin per mestiere protegge i luoghi
più belli del pianeta e tutela il paesaggio e l’ambiente e, all’occorrenza non
esita a bacchettare i sindaci, come ha fatto con Luigi De Magistris, lamen-
tando lo stato deplorevole in cui versa il centro storico di Napoli.
Spesso ha fatto sentire la sua voce, contro gli enormi cartelli pubblicitari che
deturpano i monumenti italiani, così come ha detto “basta” alle imbarcazioni
di grandi dimensioni che percorrono la laguna di Venezia (sua città natale e
Patrimonio dell’Umanità). Si è espresso anche contro il degrado dei monu-
menti che, in molte zone del Sud Europa, appare sempre più grave ed ha
ripetutamente denunciato il gravissimo stato di abbandono di Pompei.
È apparso molto determinato, insieme agli archeologi libici, a scovare il tesoro
di Bengasi. Nei mesi scorsi Francesco Bandarin ha lanciato un appello, per
non ripetere in Emilia l’esperienza dell’ Abruzzo, indicando il cambio di rotta
dell’UNESCO, con una risposta adattiva e partecipata ai rischi e alle catastrofi.
L’UNESCO, infatti, ha proposto, attraverso l’International traditional knowledge
institute (Itki), il “Patto per le popolazioni colpite dal sisma”.
Un protocollo che punta a dare “una risposta rapida, di qualità e partecipata
all’emergenza”, individuando “modalità” innovative di tutela del territorio
“cosi” da “dare nel mondo un’immagine un po’ diversa di un Paese che
mostra non pochi problemi”.
L’obiettivo è evitare, ad esempio, che la ricostruzione porti ad un eccessivo
consumo di territorio o vi introduca tipologie architettoniche estranee, pri-
vilegiando il recupero dell’esistente e salvaguardando gli assetti urbani.
Bandarin non è nuovo a cariche di alto livello: aveva già ricoperto l’incarico
di Direttore del Centro del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO dal 2000.
Il professore veneziano dal novembre 2009 è ai vertici dell’Organizzazione delle Nazioni Unite
UNESCO, Francesco Bandarin,l’uomo delle grandi sfide
Ci hanno riflettuto a lungo, hanno valutato, soppesato, senza conce-
dersi pause neanche di fronte al ricco Tradizional Lunch di prodotti
tipici del Trentino. Per non perdere ulteriore tempo gli esperti inter-
nazionali chiamati a svolgere il compito di stilare la “Dichiarazione finale del
Convegno Internazionale UNESCO” sul tema: “La protezione internazionale
dei paesaggi”, una pausa se la sono presa comunque, ma a una condizione:
non si sarebbe perso tempo per la discussione anche di fronte ad un pranzo
frugale. C’è stato un piccolo “fuori programma” puntualmente registrato da
Energeo. Tra il vociare dei numerosi ospiti, è stata imbandita per iniziativa
del volenteroso maitre, in fretta e furia, una tavola improvvisata dietro un
paravento sistemato in un angolo della sala ristoro dell’Auditorium, dove si
sono accomodati i commensali che si sono accontentati soltanto di piccoli
assaggi e di una sorsata di vino rosso, lontano da occhi indiscreti.
I volti erano comunque tesi. Lo sguardo stanco. Erano passati soltanto due
giorni dall’inizio dei lavori, ma bisognava fare in fretta, restavano solo 24 ore,
termine ultimo per declamare la “Dichiarazione UNESCO di Firenze sul
Paesaggio”. Altrimenti si sarebbe paventato un possibile rinvio con lo scon-
forto di tanti venuti da molto lontano, con una fumata nera definitiva.
Come in un conclave il padrone di casa Pietro Laureano avverte il disagio di
un piccolo gruppo di delegati, alla fine riesce a convincere anche l’autorevole
esponente dell’UNESCO Francesco Bandarin che aveva manifestato in tarda
mattinata qualche dubbio, creando
ulteriore suspense. Alla fine Banda-
rin ha scelto: “andiamo avanti…!!”
Un sollievo per Laureano, che, riflet-
tendo dopo quell’esperienza colle-
giale molto faticosa ha detto: “non
ci sono dubbi, i tempi per esprimere
questi concetti, assolutamente nuovi,
sono maturi. Possiamo procedere...”.
L’emozione non è mancata al
momento della declamazione del
documento UNESCO, che dovrà
aprire un nuovo percorso verso una
nuova Convenzione UNESCO sul
Paesaggio. L’uditorio, ha calorosa-
mente manifestato fiducia nei dele-
gati internazionali, ci sono stati lunghi
applausi e si sono udite entusiastiche
ovazioni : “Bravi!”
L.L.
Dopo tre giorni di fuoco, alla fine tutti d’accordo, ma quanta fatica
Aveva appena portato a compimento
l’esperienza molto impegnativa di
responsabile dell’Ufficio Progetti
Speciali per l’Agenzia per il Giubileo,
concluso con un grandissimo suc-
cesso. In precedenza aveva lavorato
per istituzioni pubbliche e private nel
campo del patrimonio edilizio, della
conservazione del patrimonio cultu-
rale, del patrimonio ambientale e
degli eventi culturali, così come nel
campo del design urbano e architet-
tonico nei paesi in via di sviluppo.
A Venezia ha compiuto la sua carriera
studentesca e universitaria: studente
del Foscarini e poi laureato in Archi-
tettura allo Iuav, ha ottenuto un
secondo diploma a Berkley in Piani-
ficazione Urbanistica e si è occupato
per anni di urbanistica nei Paesi del
Terzo Mondo, di cui è profondo cono-
scitore e per i quali ha studiato solu-
zioni urbanistiche nei centri storici e
nelle periferie lavorando con la Coo-
perazione italiana in molti paesi dell’A-
frica, dall’Angola, all’Algeria, al
Mozambico. Docente allo Iuav, attual-
mente in aspettativa, Bandarin ha
svolto nella sua carriera importanti
consulenze; tra queste, per il Con-
sorzio Venezia Nuova.
Vive da cinque anni a Parigi nel quar-
tiere Saint-Thomas d’Aquin, ma ha
casa a Venezia, città che ama pro-
fondamente, dove torna in ogni pos-
sibile occasione.
In qualità di Direttore del Centro del
Patrimonio Mondiale, Bandarin ha
favorito lo sviluppo di un vasta rete
di collaborazioni tra pubblico e privato
per la conservazione del Patrimonio
Mondiale, nonché lo sviluppo di centri
di categoria II a livello regionale, in
ogni parte del mondo. Il prossimo
Centro UNESCO (Categoria II) toc-
cherà a Firenze?
A dieci anni dalla Convenzione UNESCO per la salvaguardia del Patrimonio intangibile, complessa per la sua
dimensione e per i problemi legati alla sua protezione, qualcosa con la recente Dichiarazione UNESCO di Firenze
sul Paesaggio potrebbe cambiare ad esclusivo vantaggio del territorio. Lo sanno bene anche i sindaci virtuosi.
La riunione che avrebbe dovuto svolgersi lontana da occhi indiscreti.
IN UN MONDO CHE CAMBIA, LA NUOVA SFIDA DI ENERGEOEnergeo si propone di raccontare, attraverso il Premio Eco and the City Giovanni Spadolini, ideato dal nostro giornale e promosso della Fondazione Spadolini Nuova Antologia che si avvale dell’Alto Patronato Permanente del Capo dello Stato, l’Italia delle buone pratiche, i progetti volti alla valoriz-zazione dei patrimoni e dei beni culturali, alle associazioni o cittadini che hanno avuto un ruolo di primo piano nelle azioni di difesa del paesaggio e nei progetti di riqualificazione dei territori agricoli. Energeo è stato scelto dall’ITKI UNESCO per divulgare tutte le fasi che rappresenteranno le tappe di avvicinamento della nuova Convenzione UNESCO sul Paesaggio e della diffusione della Banca Mondiale delle Conoscenze Tradizionali, iniziativa sostenuta dal Principe di Galles, S.A.R. Carlo d’Inghilterra, ambasciatore ufficiale. Due progetti che l’UNESCO vuole divulgare in tutto il mondo.
Periodico per la promozione dell’attività dell’Istituto Internazionale Conoscenze Tradizionali - ITKI UNESCO, Banca Mondiale
sulle Conoscenze Tradizionali - TKWB, Premio Eco and the City Giovanni Spadolini, Distretti Energetici e Ambientali,
Poli di ricerca, Rete delle Reti Angelo Vassallo, Osservatorio Europeo del paesaggio di Arco Latino.
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Indicando chiaramente nome e indirizzo del versante, nonché la causale del versamento. L’abbonamento decorre dal ricevimento del pagamento. I numeri arretrati (8 Euro a fascicolo, 36 Euro ad annata, spese di spedizione comprese) sono acquistabili se disponibili con le stesse modalità di pagamento. I reclami per numeri non ricevuti vanno inoltrati ad Edipress Communications entro e non oltre 2 mesi dalla data di uscita del fascicolo non pervenuto.
Corso Re Umberto, 82 - 10128 TorinoTel. (+39) 011.588.34.28 - mobile 335.60.60.490 - [email protected] - www.edipress.net
Un motivo in più per abbonarti. Quanto basta per guardare lontano. Tutti insieme
Energeo Magazine: un giornale dalla parte del territorio
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Anno V - settembre/ottobre 2012
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ATTU
ALIT
À
ATTU
ALIT
À
Pietro Laureano, confrontandosi
con i vertici del mondo che
promuovono le Convenzioni
Universali, vede concretizzarsi
una sua idea e riceve consensi
da più parti, lettere di
congratulazioni, suggerimenti,
sostegno. Ora ha ottenuto anche
il sostegno del primogenito
della Regina Elisabetta, Principe
Carlo, per promuovere la Banca
Mondiale delle Conoscenze
Tradizionali. La sfida riguarda
una nuova Convenzione
Internazionale sul Paesaggio.
Il sistema delle Nazioni Unite, che si configura intorno al nucleo centrale
costituito dall’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), è articolato in
una decina d’istituzioni intergovernative, ognuna delle quali si dedica
ad un settore determinato dell’economia, della società e della cultura.
Ma, forse meglio ancora che nel loro fine, è nella loro maniera di raggiungere
questo fine che si afferra meglio come tali istituzioni armonizzino con il senso
dell’evoluzione generale della nostra civiltà. Esse effettivamente si propon-
gono di considerare i problemi di cui si occupano da un punto di vista uni-
versale e cercano di dare le soluzioni precise che essi richiedono, tenendo
conto dell’organizzazione dell’ umanità nel suo insieme. L’UNESCO - Orga-
nizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura - è
una di queste istituzioni specializzate. La sua creazione è avvenuta il 4
novembre 1946, a Parigi, dopo che una ventina di Stati avevano accettato
l’Atto costitutivo, redatto un anno prima a Londra, durante una conferenza
organizzata per invito dei Governi della Gran Bretagna e della Francia, cui
avevano partecipato i rappresentanti di 44 Paesi. Sembra semplice ma i
promotori della Dichiarazione internazionale sul Paesaggio di Firenze che fa
da preludio alla nuova Convenzione Internazionale sul Paesaggio, dovranno
interagire con quasi tutte le istituzioni intergovernative per raggiungere
l’ambizioso obiettivo. Nella fase attuale non si può capire se sarà l’UNESCO
a fare da apripista. Ci chiarisce le idee Pietro Laureano, il professionista che,
organizzando l’evento di Firenze, lo scorso settembre, ha fornito un’autentica
dimostrazione di capacità di tessere relazioni. “Non sarà proprio una pas-
seggiata, ma con l’impegno di tutti ce la faremo. Abbiamo sotto gli occhi le
recenti esperienze che hanno fatto i promotori della Convezione contro la
desertificazione e della Convenzione sulla Diversità Biologiche” - confida
Pietro Laureano, profondamente soddisfatto per questo suo progetto che
l’ha portato a confrontarsi con i vertici del mondo che promuovono le Con-
venzioni Universali, ricevendo consensi da più parti, lettere di congratulazioni,
suggerimenti, sostegno. Nel 1952, vennero avviate queste complicate
procedure dall’ONU, la prima sul diritto d’autore firmata a Ginevra il 6 set-
tembre, l’ultima che riguarda la qualità concernente l’alta specializzazione in
Europa, declamata a Lisbona l’11 aprile del 1997. Le più note sono quelle
che riguardano la lotta alla desertificazione, la tutela della diversità biologica
(o biodiversità), la Convenzione delle Alpi, la convenzione di salvaguardia del
patrimonio immateriale (emessa a Parigi nel 2003).
Tutte mirano, attraverso i protocolli
attuativi che comprendono principi,
norme, azioni, alla conservazione
degli ecosistemi, ed allo sviluppo
sostenibile nel suo complesso. Sono
state adottate quelle sui diritti
dell’uomo e sui Diritti Umani e sui
servizi agli studenti disabili, ed altre
ancora. In totale sono trenta, una
ogni due anni. La sede negoziale
dove la Comunità internazionale ela-
bora le nuove politiche di sviluppo è
l’ONU (Assemblea Generale,
ECOSOC /Commissione per lo Svi-
luppo Sostenibile).
L’Assemblea Generale delle Nazioni
Unite, nel settembre 2000 ha appro-
vato gli otto Obiettivi del Millennio,
probabilmente il più grande impegno
collettivo mai sottoscritto dalla comu-
nità internazionale a perseguire una
serie ben definita e verificabile di
scopi in un tempo preciso. Tra questi
figura in modo preminente la soste-
nibilità ambientale, che comprende
a sua volta l’integrazione dei principi
dello sviluppo sostenibile nelle poli-
tiche e nei programmi di governo dei
vari Paesi e l’inversione del trend
attuale di depauperamento delle
risorse. Ci saranno tra gli obiettivi
anche i contenuti della Dichiarazione
di Firenze? Lo vedremo. Pietro Laureano è appena ritornato da una missione,
sempre per conto dell’UNESCO, nel regno del Bahrain, snocciola dati e
progetti, sapendo di avere un’agenda già ricca di appuntamenti, già fissati
anche per il 2013. È un uomo del sud Pietro Laureano, nato a Tricarico, nelle
nobili terre della Lucania, abitata da un antico popolo Italico che gestiva gli
scambi tra le colonie della Magna Grecia. Si deve a lui se i Sassi di Matera,
il Parco del Cilento e del Vallo di Diano con i Siti archeologici di Paestum e
Velia e la Certosa di Padula sono stati riconosciuti Patrimonio dell’Umanità.
Ed è stato anche tra i promotori della iscrizione della Dieta mediterranea,
nata a Pioppi, frazione di Pollica nel Cilento, dagli studi del Dott. Ancel Keys
isc nella lista del patrimonio immateriale. È autore del progetto UNESCO
per la campagna di salvaguardia di Shibam e del progetto di restauro dell’o-
asi di Ighzer in Algeria. Architetto urbanista, ha insegnato presso le Facoltà
di Architettura di Firenze, Algeri e Bari. È consulente UNESCO esperto delle
zone aride, della civiltà islamica e degli ecosistemi in pericolo. Svolge la sua
attività nell’ambito dell’analisi, della pianificazione e della progettazione
urbanistica con specifico riferimento alle problematiche relative all’organiz-
zazione e gestione del territorio e al restauro architettonico per il recupero
dei beni culturali e ambientali. In particolare le sue ricerche e l’impegno
professionale hanno riguardato la lettura di sistemi territoriali in Italia e all’e-
stero per la proposizione di strategie di valorizzazione e amministrazione
urbanistica volte alla salvaguardia di insediamenti storici, archeologici e ambiti
territoriali da assumere nel patrimonio culturale dell’umanità. Con i suoi studi
nelle oasi del deserto, condotti durante l’attività pluriennale di architetto
urbanista nel Sahara e di insegnamento presso la Facoltà di Architettura
dell’Università di Algeri, ha dimostrato come queste non siano eventi spon-
tanei e casuali, ma il risultato di un’ingegnosa organizzazione dello spazio e
delle risorse idriche. Se guardiamo ancora il curriculum, potremmo dilungarci
per ore. È certo che Pietro Laureano gode della stima e dell’amicizia del vice
direttore generale UNESCO Francesco Bandarin e che conosce tutti i mec-
canismi per portare avanti questi impegni, utilizzando contatti con gli orga-
nismi internazionali ben collaudati. Insomma, siamo in buone mani.
Com’è organizzata la Rete piemon-tese?“I sette Osservatori del Paesaggio
del Piemonte, rappresentati dall’Os-
servatorio Biellese - Beni culturali e
Paesaggio, Osservatorio del Pae-
saggio Alessandrino, - Osservatorio
del Paesaggio dell’Ecomuseo dell’an-
fiteatro morenico di Ivrea, Osserva-
torio del Paesaggio dei Parchi del Po
e della collina torinese, Osservatorio
per la tutela attiva del paesaggio di
Langhe e Roero, Osservatorio del
paesaggio del Monferrato casalese
e Osservatorio del paesaggio per il
Monferrato e l’Astigiano sono nati
nella prospettiva di azione delineata
dalla Convenzione Europea del Pae-
saggio (CEP). Essi agiscono infatti in
materia di sensibilizzazione sulle
tematiche della conoscenza, salva-
guardia e valorizzazione del paesag-
gio. Hanno inoltre il preciso e comune
obiettivo di diffondere la CEP e la
sua effettiva attuazione.
Essendo l’impegno per la CEP il
denominatore comune i sette Osser-
vatori piemontesi hanno ritenuto di
sottoscrivere un Protocollo di Intenti
il 2 luglio 2009 a Villadeati (AL) per
la della Costituzione della Rete Pie-
montese. La Rete in questi primi anni
costituzione, grazie alle attività dei
singoli Osservatori ha portato avanti
attività di organizzazione a seminari,
workshop e incontri di studio su
tematiche specifiche inerenti il pae-
saggio, senza trascurare la forma-
zione per funzionari e tecnici delle
Pubbliche Amministrazioni. La Rete
Piemontese organizza, inoltre, visite
guidate di vario genere per la cono-
scenza diretta dei propri paesaggi e
realizza progetti di sensibilizzazione
Il Presidente dell’Osservatorio
del Paesaggio per il Monferrato
e l’Astigiano e Coordinatore
della Rete degli Osservatori del
Paesaggio del Piemonte ci aiuta
a capire come, dove, perché nel
nostro Paese sono stati costituiti
gli Osservatori del Paesaggio.
Essi sono espressione locale
della società civile e pertanto
luoghi privilegiati per favorire
un incontro tra esperienze e
sensibilità diverse in tema di
paesaggio e favorire sintesi
culturali e progettuali avanzate.
L’Osservatorio è il luogo dell’incontro tra il sapere esperto e il sapere diffuso di chi vive; e può portare all’attenzione delle comunità gli strumenti necessari per dare un volto culturale
alle proprie terre. Eppure gli osservatori di paesaggio non sono ancora molto diffusi in Italia, così come non lo è la Convenzione Europea del Paesaggio che li istituisce. Una contraddizione evidente, qual è il Suo punto di vista? “La Convenzione Europea del Paesaggio (CEP) prevede espressamente che
vengano avviate “procedure di partecipazione del pubblico, delle autorità
locali e regionali e degli altri soggetti coinvolti nella definizione e nella rea-
lizzazione delle politiche paesaggistiche”.
Si è infatti pienamente compreso come il paesaggio rappresenti un bene
culturale, ma anche un bisogno sociale, costituendo un preciso elemento
identificativo per chi vi abita.
La pianificazione del territorio deve sempre più chiaramente prestare una
costante e continua attenzione al paesaggio, valorizzando gli elementi di
singolarità, di identità e di equilibrio e prevenendo nel contempo le trasfor-
mazioni in quanto fonte di squilibrio e dissonanza. Però queste politiche non
possono avere carattere solamente difensivo, bensì devono richiedere una
forte tensione progettuale per rimuovere le ragioni strutturali del degrado e
perseguire nuovi e lungimiranti equilibri tra le diverse esigenze economico-
sociali e le specificità dei caratteri ambientali. Gli Osservatori del Paesaggio,
quali realtà “bottom-up”, cioè espressione locale della società civile, sono
indubbiamente un luogo privilegiato per favorire un incontro tra esperienze
e sensibilità diverse in tema di paesaggio e favorire sintesi culturali e pro-
gettuali avanzate. Rispetto ad una sempre più pressante esigenza di “qualità
del paesaggio”, l’Italia si sta gradualmente attrezzando per una nuova e più
efficace partecipazione della popolazione alla gestione territoriale.
Ad oltre dieci anni dalla sottoscrizione della Convenzione Europea del Pae-
saggio molta strada deve essere ancora percorsa, ma merita tuttavia sotto-
lineare un fervore culturale sulle tematiche del paesaggio, solo pochi anni
addietro impensabile. Anche la realtà degli Osservatori del Paesaggio, sia
pur ancora sporadica nel contesto italiano, ha peraltro visto di recente un
fiorire di nuove esperienze dal Piemonte, alla Campania, alla Liguria e di
“Gli Osservatori del Paesaggio, per il loro radicamento in specifiche realtà territoriali possono meglio di altre strutture ed organizzazioni cogliere realmente le peculiarità del patrimonio paesaggistico delle comunità locali, facendo emergere sentimenti di appartenenza e conseguentemente azioni concrete ed efficaci di salvaguardia attiva e valorizzazione lungimirante”
Salvaguardia dei paesaggi italiani, vera risorsa nazionale
di vario tipo, rivolti a scuole e al pubblico in generale. Sviluppiamo anche
progetti destinati a favorire l’integrazione tra conoscenze locali e saperi
esperti, attraverso iniziative editoriali”.
Nel nostro paese si realizzano progetti e programmi che sostengono iniziative di valorizzazione di aree e patrimoni immateriali inseriti nelle reti dei paesaggi culturali, parchi culturali, parchi letterari, distretti cul-turali evoluti, che mettono al centro della propria azione di tutela e valorizzazione la nozione di patrimonio. La recente Dichiarazione UNESCO di Firenze allarga ulteriormente la forbice sulla definizione del paesaggio. Qual è il suo punto di vista? L’UNESCO ha anticipato i tempi?“Sì, la recente Dichiarazione finale del Convegno internazionale UNESCO
sul tema “La protezione internazionale dei paesaggi” ha giustamente aperto
una seria riflessione su molti aspetti che coinvolgono direttamente la qualità
del paesaggio. Mi pare particolarmente interessante evidenziare l’enfasi
riservata soprattutto al riconoscimento del “valore delle conoscenze e delle
pratiche tradizionali come base per armonici programmi di sviluppo tecno-
logico e innovativo”. La gestione lungimirante soprattutto dei paesaggi agrari
di interesse bioculturale non potrà fare a meno di una conoscenza attenta
delle pratiche agronomiche tradizionali, così come della componente botanica
“cultivarietale” tipica di ogni realtà territoriale.
In questa prospettiva l’UNESCO sta effettivamente tracciando una via nuova
quanto mai proficua da percorrere nel campo della ricerca e delle azioni
concrete di salvaguardia, anche attraverso l’apprezzata e riconosciuta attività
dell’International Traditional Knowledge Institute”.
Siete pronti a questo cambiamento? Adesso vi tocca “osservare” in un altro modo?“Ritengo che gli Osservatori del Paesaggio per il loro radicamento in speci-
fiche realtà territoriali possano più e meglio di altre strutture ed organizzazioni
cogliere realmente le peculiarità del patrimonio paesaggistico delle comunità
locali, facendo emergere sentimenti più forti ed autentici di appartenenza e
conseguentemente azioni concrete ed efficaci di salvaguardia attiva e valo-
rizzazione lungimirante”.
Quali sono le vostre prospettive future di azione?“Indubbiamente sulla base del proficuo lavoro di coordinamento sin qui
realizzato in ambito piemontese, appare utile valutare un’estensione della
collaborazione al resto delle esperienze italiane per far fronte in modo più
vantaggioso alle tante e stimolanti sfide che il tema del paesaggio pone.
Tra le realtà attive fuori del Piemonte, merita ricordare presso la Certosa di
San Lorenzo in Padula, l’Osservatorio Europeo del Paesaggio di Arco Latino,
in Liguria l’Osservatorio del Paesaggio della Riviera dei Fiori (OSPARF) e in
Veneto l’Osservatorio del Paesaggio del Canale di Brenta e l’Osservatorio
del Paesaggio dell’Alta Marca Trevigiana. Nel 2013, un momento importante
di confronto sugli Osservatori del paesaggio, esteso all’intero contesto
europeo, si terrà a Firenze presso la Villa medicea di Careggi nell’ambito
delle attività della rete UNISCAPE (Rete delle Università europee operanti
per l’attuazione del campo della ricerca e della didattica della Convenzione
europea del Paesaggio)”.
T. R.MarcoDevecchi,PresidentedellaRetedegliOsservatoridelPiemonte.
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TKW
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DEL
SAP
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TKW
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SAP
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TKWB - Traditional Knowledge World BankTKWB (Traditional Knowledge World Bank) è la banca mondiale delle Cono-
scenze Tradizionali elaborata da IPOGEA per l’UNESCO. La validità delle
Conoscenze Tradizionali e l’uso di pratiche da esse derivate è affermata
ormai da diversi anni a vari livelli. Oltre all’UNESCO, molteplici organismi
internazionali ne hanno affermato l’importanza in studi e documenti - orga-
nismi quali l’UNCCD, l’ILO, l’OECD, la FAO, l’UNEP, la World Bank e la NATO.
Nel 2005 Pietro Laureano (IPOGEA) ha presentato il progetto di TKWB a
Nairobi alla Conferenza delle Parti, VII Sessione, della Convenzione sulla
lotta alla Desertificazione delle Nazioni Unite (UNCCD).
TKWB è basata sul web (www.tkwb.org), è di libero accesso a tutti e forni-
sce le informazioni relative all’inventario e diffusione delle conoscenze tra-
dizionali nel mondo. TKWB è un archivio dati ma anche una vera banca del
sapere: raccoglie e protegge le conoscenze storiche e promuove e certifica
le pratiche innovative basate sull’uso contemporaneo della tradizione. Costi-
tuita attraverso la metodologia SITTI, identifica le tecniche tradizionali con
icone di facile riconoscimento, visi-
vamente localizzate nelle aree di
appartenenza tramite la georeferen-
ziazione su Google Earth.
Attraverso una piattaforma informa-
tica di tipo wiki, TKWB si alimenta
continuamente di nuove informazioni
grazie al contributo degli utenti stessi.
Questo sistema “TKWB wiki-like” e
il sistema “TKWB on Google Earth”,
sono due modalità diverse per acce-
dere alle stesse informazioni, e si
può passare facilmente da un sistema
all’altro, in ogni momento, secondo
il tipo di ricerca che si vuole effettuare
(ricerca tematica o ricerca secondo
zone geografiche).
Il metodo di inventario delle tecniche
Oggi, mentre l’intero pianeta
rischia il collasso ecologico, la
conoscenza tradizionale mostra
come interagire con l’ambiente
migliorando la sue risorse senza
esaurirle. Essa utilizza qualità
e tecniche, diffuse su scala
territoriale, che hanno origine
dall’impiego di materiali e oggetti
della vita quotidiana.
Non si può risolvere la crisi globale, che è economica, climatica e
ambientale, applicando i metodi che l’hanno provocata: tecnocrazia,
spreco di risorse, approccio indifferenziato per tutti i paesi, soluzioni
top down. Per affrontare la crisi globale, è necessario un nuovo paradigma
e studiosi, ricercatori, organismi internazionali, operatori locali e associazioni
hanno elaborato varie strategie: lo sviluppo sostenibile, la green economy,
una terza rivoluzione industriale sulla base di fonti di energia alternative,
emissioni zero, km zero; la slow economy, decrescita, design per la povertà,
teorie di gestione armonica degli ecosistemi. Sono tutte proposizioni di
grande attualità. In ogni caso ciò che va tenuto presente è che lo sforzo per
il cambiamento deve coinvolgere, in primo luogo, la conoscenza, e che le
risposte non devono essere univoche e uguali a livello internazionale ma
devono essere adattate ciascuna ai luoghi specifici e da questi avere origine
grazie al patrimonio materiale e immateriale della diversità culturale e delle
situazioni locali. I cambiamenti climatici, il collasso degli ecosistemi, i cata-
clismi, la fine della civiltà sono condizioni che l’umanità ha dovuto affrontare
numerose volte. La sopravvivenza è stata assicurata dalla conservazione del
sistema di conoscenze tradizionali. Questo racchiude la saggezza dei luoghi
e delle comunità, le antiche conoscenze dell’umanità, lo strato più profondo
su cui la scienza moderna e la cultura si sono sviluppate, le soluzioni locali
che hanno permesso la creazione e la gestione dei paesaggi sulla intera
superficie del pianeta. Esso permette lo sviluppo di soluzioni con un basso
utilizzo di energia e di risorse che sono in grado di adattarsi alla variabilità
ambientale e di reagire alle emergenze e catastrofi in modo flessibile e
multifunzionale. Oggi, mentre l’intero pianeta rischia il collasso ecologico,
la conoscenza tradizionale mostra come interagire con l’ambiente
migliorando la sue risorse senza esaurirle. Essa utilizza qualità e tec-
niche, diffuse su scala territoriale, che hanno origine dall’impiego di
materiali e oggetti della vita quotidiana. Si compone di elementi
fragili che sono soggetti all’attacco delle trasformazioni di oggi.
Costituisce un valore apparentemente marginale nel pensiero
dominante ma è ancora il mezzo di sussistenza per due terzi dell’u-
manità e una riserva ingegnosa di soluzioni e dispositivi per la
produzione di energia, risorse, riciclaggio per tenere sotto controllo
il microclima e per la gestione del suolo.
P. L.
Il principio di funzionamento dei sistemi tradizionali si basa su una forte coesione tra la società, la cultura e l’economia
Conoscenze tradizionali per affrontare la crisi globale
Ilvino,nellastoriaenellamemoria.
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Anno V - settembre/ottobre 2012TK
WB
- LA
BAN
CA D
EL S
APER
E
è denominato SITTI, Sistema Icono-
grafico delle Tecniche Tradizionali e
Innovative. Questo sistema è stato
elaborato da IPOGEA per rendere
più facile l’identificazione delle tec-
niche e il loro uso.
Le icone sono raggruppate in 7 cate-
gorie: A) Silvicoltura, allevamento e
caccia; B) Agricoltura, C) Acqua; D)
Suolo e ambiente; E) Energia; F)
Architettura; G) Pratiche sociali, arte
e spiritualità. Ogni icona SITTI rap-
presenta una tecnica tradizionale.
Alle icone vengono associate schede
di approfondimento, compilate
secondo un medesimo formato che
ne permette la comparazione e la
informatizzazione.
Queste schede si possono visualiz-
zare sia all’interno del sistema
“TKWB wiki-like” sia cliccando sulle
icone georeferenziate su Google
Earth. Esistono quattro tipi di schede
di approfondimento per ogni tecnica.
ll primo tipo “definition of the tech-
nique”, fornisce una descrizione
generale della tecnica, avvalendosi
di testo, immagini e schemi.
La scheda di tipo 2 “local application
of the technique” fornisce la descri-
zione della variante locale di una
tecnica in un determinato luogo.
La scheda di tipo 3, “success sto-
ries”, descrive un progetto di suc-
cesso in cui è stata utilizzata o
restaurata una tecnica tradizionale. La scheda di tipo 4, “innovative techno-
logies and solutions”, illustra una soluzione innovativa che reinterpreta i
principi di una tecnica tradizionale alla luce delle nuove tecnologie.
In questa scheda è fondamentale il link all’azienda produttrice della soluzione
innovativa. In questo modo TKWB e le imprese produttrici si incontrano con
la domanda di pratiche e prodotti appropriati per la gestione dei paesaggi,
delle aree urbane e per la richiesta privata. La pubblicazione di un prodotto
su TKWB, adeguatamente vagliato da un gruppo di esperti, diventa un mar-
chio di garanzia. TKWB si configura sia come sistema esperto capace di
contenere, comunicare e elaborare conoscenze che come strumento fina-
lizzato allo studio di paesaggi ed ecosistemi complessi, poiché permette di
comprenderne l’evoluzione storica e di realizzare scenari previsionali alla
base dei processi di pianificazione.
Miriam Bruni
Raccoglitore di lumache in Sardegna.Sotto:l’interventodell’architettoMiriamBruni,Ipogea.
• Soluzione specifica
• Efficacia immediata
• Specializzazione
• Poteri dominanti
• Separazione
• Risorse esterne
• Conflitto
• Monocultura
• Uniformità
• Rigidità
• Manutenzione esterna
e necessità di capitali
• Internazionalizzazione
• Alto costo
• Tecnicismo e razionalismo
• Dipendenza
• Multifunzionalità
• Funzionale nel lungo periodo
• Olismo
• Autonomia
• Integrazione
• Risorse interne
• Simbiosi
• Sintesi e complessità
• Diversità
• Flessibilità
• Autoregolazione e a intensità
di lavoro
• Contestualizzazione
• Risparmio
• Simbolismo e significato
• Autopoiesi
Conoscenze moderne
Conoscenze tradizionali
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aree simili in Europa. Casa Nobrega,
sobria e al tempo stesso austera,
sede della Fondazione Maria
Nobrega, domina le altre abitazioni,
raccolte una accanto all’altra.
Il 16 maggio di quest’anno poteva
essere un giorno come l’altro. Invece
era un giorno speciale. I contadini
dalle facce grosse, gli occhi azzurri
e i capelli biondi non si sono allarmati
per quell’inconsueto via vai. Erano
intenti al lavoro della terra. In quel
luogo magico, nella quiete del borgo,
era atteso Sua Altezza Reale il Prin-
cipe Carlo d’Inghilterra. Il Principe
contadino, dopo una rapida visita al
villaggio, restaurato con tecniche
tradizionali, accompagnato dall’e-
sperto dell’UNESCO Pietro Laureano,
Presidente ITKI, da Elizabeth Tsaki-
roglou, Michael Carrington, Katherine
and Dan Dimancescu rispettivamente
Presidente, Direttore Generale e
sostenitori della “The Maria Nobrega
Foundation”, ha presenziato ai lavori
per mettere le basi alla Banca Mon-
diale delle Conoscenze Tradizionali
(Traditional Knowledge World Bank
- TKWB). Gli ospiti di Casa Nobrega
non si sono concessi nemmeno una
pausa per il lunch: i lavori sono pro-
seguiti attorno ad una tavola imban-
dita con prodotti locali, coperta da
una rigorosa tovaglia bianca, all’om-
bra del terrazzo della casa che si
affaccia sul pianoro, una splendida
veranda con vista sui boschi, lontani
da occhi indiscreti. Il fotografo di
Energeo era presente, ben mimetiz-
zato, per immortalare le varie fasi
dell’incontro: le foto sono state pub-
blicate sullo scorso numero del Maga-
zine. Sorpreso, ma non irritato, Lord
Michael Carrington, nel corso del
simposio UNESCO di Firenze, è salito
sul palco. Senza perdere la compo-
stezza e l’aplomp squisitamente
inglese, ha mostrato il periodico
“ficcanaso”che ha svelato l’enigma
di questa “giornata particolare”.
Energeo, infatti, ha seguito da vicino
le varie tappe della nuova iniziativa
dell’ITKI UNESCO. Il suo commento:
“Ma come hanno fatto i reporters di
Energeo a scattare queste foto?
Eravamo a casa mia? Magnifico
scoop. Li perdono!”. La grande
avventura della Banca Mondiale delle
Conoscenze Tradizionali sulla raccolta
e mappatura delle “Tecniche tradi-
zionali o sistemi di scienze locali”
era appena cominciata.
Pierpaolo Bo
Sul terrazzo di Casa Nobrega,
in Transilvania, il Principe Carlo
d’Inghilterra è stato immortalato
dal fotografo di Energeo insieme
all’esperto dell’UNESCO Pietro
Laureano, Presidente ITKI,
Elizabeth Tsakiroglou, Michael
Carrington, Katherine and Dan
Dimancescu rispettivamente
Presidente, Direttore Generale
e sostenitori della
“The Maria Nobrega Foundation”.
Una giornata storica,
in cui sono state messe
le basi per la costituzione
della Banca Mondiale delle
Conoscenze Tradizionali.
Le case di Archita, nel cuore del Transilvania Tarnava Mare, in Roma-
nia, sono tutte lì con i muri a secco sporgenti, allineate lungo le
strade di campagna, circondate da colline e foreste e casolari sparsi.
Il piccolo villaggio, pittoresco e incontaminato, restaurato con tecniche anti-
che, continua a mostrare la sua inconfondibile caratteristica architettonica
d’insediamento sassone sviluppatosi attorno alla chiesa fortificata, come si
addiceva ad un posto di frontiera in una terra di frontiera, comunque magico.
Qui verrà istituito il Centro Rumeno per le Conoscenze tradizionali o sistemi
di scienze locali. Questo paesaggio di eccezionale biodiversità, creato dagli
agricoltori nel corso di centinaia di anni, può solo essere conservato grazie
alla continua gestione tradizionale dei contadini oggi. Gli agricoltori, le comu-
nità locali, le università, le altre ONG e del governo a tutti i livelli, provano a
risolvere l’insieme dei problemi che minacciano la sopravvivenza di questo
paesaggio straordinario e delle piccole comunità agricole che vivono al suo
interno. Il salvataggio di questa zona è di grande importanza non solo per
se stessa - le specie e gli habitat, il sistema agricolo in armonia con loro, e
le condizioni di vita delle piccole comunità agricole che vivono lì - ma anche
per quello che possiamo imparare da esso circa salvataggio o il ripristino
Lord Michael Carrington, direttore generale della “The Maria Nobrega Foundation” interviene al simposio UNESCO di Firenze illustrando il ruolo strategico della Banca Mondiale delle Conoscenze Tradizionali sulla raccolta e mappatura delle “Tecniche tradizionali o sistemi di scienze locali”
Un video- messaggio è stato inviato ai relatori di fama mondiale intervenuti alla Conferenza di Firenze
(lingua originale inglese, traduzione Pietro Laureano)
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Il primogenito della Regina Elisabetta aveva espresso
al compianto senatore il desiderio di visitare
la “casa dei libri” di Pian dei Giullari, in occasione di una prossima visita
a Firenze, dove l’inscindibile binomio “paesaggio - cultura” è una concreta, palpabile realtà.
La tenuta di Highgrove, proprietà di Carlo d’Inghilterra nella contea del Gloucestershire, si raggiunge dopo un viaggio
di circa due ore da Londra. Cuore del complesso è una grande villa georgiana costruita nel ’700 da un nobile ugonotto
e poi acquistata nel 1980 dal Principe negli anni in cui era appena iniziata la vita matrimoniale con Lady Diana. La
villa è circondata da un giardino di ben 300 ettari, curati dal Principe con l’aiuto di un piccolo esercito di giardinieri.
Carlo d’Inghilterra e Giovanni Spadolini,un’amicizia fondata su ideali comuni
Un rapporto di reciproca stima
ha unito Carlo d’Inghilterra
a Giovanni Spadolini: fon-
dato sul comune amore per la tutela
del patrimonio artistico e ambientale,
per la cultura nel significato più ampio
della parola.
I loro incontri furono piuttosto fre-
quenti nella prima metà degli anni
Ottanta, allorchè Spadolini accolse
la giovane coppia reale (Carlo era
sempre accompagnato da Lady
Diana) come Presidente del Consiglio
dei Ministri e come Ministro della
Difesa nei governi presieduti da Bet-
tino Craxi: a Roma, La Spezia (a bordo
della nave scuola “Amerigo
Vespucci”), Firenze.
Non vi è dubbio che l’amicizia per-
sonale fosse favorita dalla forte soli-
darietà politica che univa l’Italia alla
Gran Bretagna, di cui Spadolini era
convinto fautore. Basta leggere le
memorie di Margaret Tatcher, la lady
di ferro primo Ministro inglese in quel
periodo, per rendersene conto: la
sua stima per lo statista fiorentino è
apertamente dichiarata. Spadolini - e
la Tatcher non lo dimenticava - non
aveva avuto esitazioni a collocare il
governo italiano in pieno appoggio a
quello britannico in occasione della
crisi delle isole Falkland, nel conflitto
Il Principe di Galles, uomo colto, misurato, austero, ha attraversato le
alterne vicende della vita senza lasciarsi intrappolare dalla malinconia.
L’erede al trono d’Inghilterra, fra gli innumerevoli impegni, ha trovato il
tempo per lanciare un forte messaggio al mondo sulla tutela dei paesaggi
e degli ecosistemi. “Per farlo - ha ricordato nel suo video-messaggio, ascol-
tato con molta attenzione nel corso del simposio UNESCO a Firenze -,
dobbiamo invocare il sostegno attivo del pubblico e il settore privato più in
generale, e questo inizia con una visione comune e una mobilitazione locale,
cose che possono essere indotte con l’educazione. Ci sono molte iniziative
che potrebbero essere lanciate per aiutare a preservare e beneficiare del
paesaggio, cose come i piani agro-ambientali, i programmi di gestione delle
risorse idriche, la promozione turistica, le reti di vendita dei prodotti, la legi-
slazione per salvaguardare e proteggere l’ambiente, l’istruzione e la innova-
zione tecnica, ma non dimentichiamo ciò che abbiamo già: le abitudini
tradizionali delle comunità che si sono tramandate per generazioni hanno
garantito un equilibrio tra l’umanità e la natura. Ma questi equilibri stanno
cambiando sempre più velocemente per gli aumenti della popolazione e l’
inarrestabile domanda di crescita e di sviluppo economico”.
Il Principe Carlo è un pioniere della tutela dell’ambiente e da anni cura per-
sonalmente la tenuta di Highrove nel Gloucestershire, dove ci sono alleva-
menti biologici e grande attenzione all’eco-sostenibilità. Il figlio maggiore
William optò per un matrimonio green con la Principessa Kate, cercando di
limitare i consumi, abbattere le emissioni di CO2 e mantenere un atteggia-
mento responsabile. La tenuta di Highgrove, proprietà del
Principe Carlo d’Inghilterra nella contea del Gloucestershire,
si raggiunge dopo un viaggio di circa due ore da Londra.
Cuore del complesso è una grande villa georgiana costru-
ita nel ’700 da un nobile ugonotto e poi acquistata nel 1980
dal Principe negli anni in cui era appena iniziata la vita
matrimoniale con Lady Diana. La villa è circondata da un
giardino di ben 300 ettari, curati dal Principe con l’aiuto di
un piccolo esercito di giardinieri.
A poche miglia si trova una fattoria chiamata Duchy Home
Farm, un paradiso della biodiversità: 600 ettari di terreno
coltivati a mais, orzo e frumento, oltre che con una cin-
quantina di varietà di ortaggi biologici. Sui prati pascolano
le pregiati bovini Aberdeen Angus, oltre a varie razze di
maiali originali inglesi e pecore delle isole Ebridi.
Non solo qui si respira l’aria delle
vecchie fattorie inglesi, ma questo
è il regno dell’ecosostenibilità e dell’a-
gricoltura biologica: banditi diserbanti
e pesticidi chimici, si innaffia solo
con acqua piovana filtrata e si con-
cima il terreno con compost derivato
dal riciclo degli scarti. Carlo coltiva
antiche specie di ortaggi e alberi da
frutto della tradizione britannica,
alcuni a rischio di estinzione. Anche
il paesaggio è stato sempre tutelato
negli anni, con il ripristino dell’archi-
tettura rurale e dei muretti a secco
in pietra locale. Insomma, è il trionfo
di una filosofia dell’ambiente di cui
il Principe del Galles è sempre stato
promotore e fervido sostenitore. The
prince who talked to plants, lo aveva
soprannominato la stampa inglese:
“il principe che sussurra alle piante”.
L.L.
esploso per l’occupazione da parte
dei militari argentini.
Ma torniamo ai comuni valori e sen-
timenti dei nostri personaggi.
Il vincolo personale si consolidò a
Firenze, nel corso di una visita alla
città compiuta da Carlo e Diana a
metà degli anni Ottanta. Ad acco-
glierli, Lando Conti (nella foto in alto),
il Sindaco repubblicano così legato
a Spadolini, caduto vittima delle bri-
gate rosse il 10 febbraio 1986. Mi
piace ricordarlo in questa sede,
accanto ad Angelo Vassallo e a quanti
sono caduti per avere operato corag-
giosamente per un’Italia migliore.
Ebbene, Spadolini - Ministro della
Difesa - accompagnò il Principe e la
consorte (ospitati durante il soggiorno
fiorentino da Lord Acton, a villa La
Pietra) nella visita a Palazzo Vecchio,
conclusa con una cena offerta dal
Sindaco. Niente cerimoniale, Lando
era fatto così, fiorentino puro, spon-
taneo e naturale. Davanti alla bistecca
alla fiorentina e al vino rosso del
Chianti i Principi furono accolti come
due giovani amici, ogni formalismo
si sciolse fra le battute e l’ilarità nelle
quali il Sindaco era maestro, con la
straordinaria capacità di mettere tutti
a proprio agio, accantonando piace-
volmente ogni etichetta.
Nondimeno Spadolini, seduto accanto
a Carlo, parlò di arte, di storia, di
letteratura. Rimase colpito dalle pro-
fonde conoscenze e dalla vastità degli
interessi culturali del Principe, sincera
e autentica vocazione. I due perso-
naggi, al di là della differenza di età,
erano fatti davvero per intendersi.
Tant’è che la sera stessa Spadolini
mi annunciò con soddisfazione ed
orgoglio il desiderio espresso dal
Principe di visitare la “casa dei libri”
di Pian dei Giullari, in occasione di
una prossima visita a Firenze.
Purtroppo le drammatiche vicende
seguite a quei momenti felici e spen-
sierati non consentirono di realizzare
quel progetto, così gradito al Profes-
sore, che avrebbe accolto nella “casa
dei libri” tanti capi di Stato e di
governo, nonché l’Imperatore di Giap-
pone: ma non Carlo. Chissà se il
Premio Spadolini Eco and City ed il
Patto per la nuova Costituente del
Paesaggio consentiranno all’erede
al trono d’Inghilterra di recarsi nella
casa-museo di Pian dei Giullari, sulle
colline fiorentine care a Michelangelo,
Guicciardini e Galileo, dove l’inscin-
dibile binomio “paesaggio - cultura”
è una concreta, palpabile realtà.
Cosimo Ceccuti
Fra lo statista fiorentino e l’erede al trono inglese si sviluppò negli anni ottanta un rapporto basato sui molti interessi culturali condivisi: dall’arte alla storia, dalla letteratura alla sensibilità ambientale
L’erede al trono di Inghilterra paladino della tutela dei paesaggi e degli ecosistemi
Il principe dell’ambiente al servizio di sua maestà la terra
Il saluto del Professore in omaggio all’ospite (afiancoilSindacodiFirenzeLandoConti),aPalazzoVecchio.
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di Angelo Vassallo e per riaffermare i valori, in cui egli fortemente credeva.
I temi della legalità, della tutela e della salvaguardia dell’ambiente e della
coesione sociale, condizioni essenziali per la crescita economica e civile di
una comunità, tanto cari al Sindaco-pescatore sono stati al centro sia del
prologo, sia della Cerimonia ufficiale d’apertura del simposio UNESCO,
organizzata dall’ITKI UNESCO, in occasione del 40°Anniversario della World
Heritage Convention UNESCO. Commovente, molto sentito e partecipato
il ricordo fatto dal suo successore Stefano Pisani, al quale è stata conferita
dall’UNESCO la Medaglia Michelangelo, per le buone pratiche del territorio.
“Il Sindaco Vassallo - ha detto - ci ha lasciato la volontà di essere il sud che
ce la fa. E noi vogliamo continuare sulla scia del suo insegnamento”.
A Pian de Giullari per la sottoscrizione
del Patto hanno fatto capolino, a
piccoli gruppi, i delegati provenienti
da tutt’Italia e numerosi relatori pro-
venienti da tutto il mondo accom-
pagnati da Pietro Laureano,
organizzatore del Convegno pome-
ridiano, rimasti meravigliati dal fascino
del luogo, nonostante la giornata
grigia e piovosa. Sullo sfondo la
cupola del Brunelleschi illuminata da
un raggio di sole. Gabriele Florindi,
Sindaco di Città Sant’Angelo e il suo
vice Fernando Fabbiani, in rappre-
sentanza di Regione Abruzzo (Meda-
glia Spadolini 2011) son arrivati per
primi ai cancelli della villa, poi gli altri
alla spicciolata. La Regione Piemonte
era rappresentata dal vice Presidente
Ugo Cavallera e da Roberto Cerrato,
Presidente dell’Associazione Pae-
saggio Vitivinicolo Langhe, Roero e
Monferrato, la Provincia Autonoma
di Trento, ed ancora i sindaci del
Consorzio dei Comuni Trentini, del
Südtiroler Gemeindenverband
Genossenschaft e del Friuli Venezia
Giulia (questi ultimi rappresentati
dall’ANCI e dall’UNCEM) aderenti
alla Carta di Primiero, attraverso i
delegati Marino Simoni, Stefano Luc-
chini (UNCEM) e Sergio Chinese,
Sindaco di Resia, in provincia di
Udine. I responsabili dell’Osservato-
rio Europeo del Paesaggio di Arco
Latino (Angelo Paladino e Domenico
Nicoletti), una delegazione di primi
cittadini (il Sindaco di Bari Michele
Emiliano è intervenuto in video con-
ferenza) che hanno sottoscritto il
manifesto “100 Sindaci per la Bel-
lezza e il Paesaggio”.
La città di Firenze era rappresentata
dal vice Sindaco Dario Nardella che
ha portato il saluto del Sindaco
Matteo Renzi, impegnato nelle pri-
marie del suo partito. La Toscana era
altresì rappresentata dai Sindaco di
Fiesole Fabio Incantasciato, Bagno
a Ripoli, Luciano Bartolini, Rosignano
Marittimo, Alessandro Franchi e dal
Co.Svi.G. che raggruppa 15 Comuni
La Rete delle reti a salvaguardia
del territorio e del paesaggio.
A Pian de Giullari per la
sottoscrizione del Patto,
finalizzato alla fondazione di
una “costituente per la bellezza
e il paesaggio” a salvaguardia
del territorio, erano presenti
delegati provenienti da tutt’Italia.
L’iniziativa ha rappresentato
un’importante occasione per
perpetuare il ricordo del Sindaco
di Pollica e per riaffermare
i valori, in cui egli fortemente
credeva. Temi di rilevante
attualità, che si inseriscono
nel dibattito internazionale
sui nuovi indicatori
di performance orientati
alla ricerca di nuovi strumenti
complementari (la qualità)
o alternativi al PIL (il paesaggio
e il territorio sono il migliore
investimento e possono
contribuire in modo significativo
a costruire il Pil del futuro).
Il 5 settembre 2010 veniva assassinato Angelo Vassallo (Medaglia Spa-
dolini 2011 alla memoria), il Sindaco-pescatore, impegnato per l’ambiente
e la legalità, per il riscatto e la valorizzazione del suo territorio.
Un agguato rimasto impunito, a distanza di due anni, le indagini non hanno
sortito alcun risultato. Il 19 settembre scorso, da Firenze è partita una grande
iniziativa a lui dedicata. Si tratta della Rete delle Reti per la tutela e valoriz-
zazione del paesaggio naturale e culturale italiano. In concomitanza è stato
sottoscritto un Patto per attivare un processo di aggregazione finalizzato alla
fondazione di una “costituente per la bellezza e il paesaggio” a salvaguardia
del territorio. Il progetto, promosso dalla Fondazione Spadolini Nuova Anto-
logia, attraverso il Premio Eco and the City e dall’Osservatorio Europeo del
Paesaggio di Arco Latino, è sostenuto dal giovane Sindaco di Pollica Stefano
Pisani e dal Sindaco di Bari Michele Emiliano, i due primi cittadini che hanno
lanciato un anno fa il manifesto “100 Sindaci per la bellezza e il paesaggio”,
al quale stanno aderendo tante altre municipalità dell’intero Paese e orga-
nizzazioni territoriali che operano a tutela del paesaggio e dell’ambiente.
La manifestazione, inserita come prologo dell’atteso evento planetario (19-21
settembre 2012) per la “proposta di tutela internazionale dei paesaggi”,
promosso dall’UNESCO, è stata ospitata in questo angolo suggestivo della
collina di Firenze ( Tondo dei Cipressi), tanto caro al fondatore del Ministero
per i Beni Culturali e Ambientali, nella “Casa dei Libri”. Perché la casa-museo
di Giovanni Spadolini, a Pian dei Giullari, è stata scelta per sancire il Patto
per la bellezza e il paesaggio ed accogliere il prologo del convegno dell’ITKI
UNESCO che avrebbe dato luogo alla “Dichiarazione di Firenze sul Paesag-
gio” che sarà diffusa dall’UNESCO in tutto il mondo? Le ragioni sono nume-
rose. Primo, la persona, Giovanni Spadolini, fondatore del Ministero per i
beni culturali e ambientali nel 1974, che impresse una svolta al concetto di
“ambiente”, unendo ai luoghi le persone, il territorio e lo sviluppo umano,
il “paesaggio” appunto. Secondo, l’ambiente, inteso come straordinaria
congiunzione fra bellezza della natura, arte e cultura. Terzo, ma non ultimo,
il comune intento e obiettivo che muove i partners: lo sviluppo sostenibile,
nel rispetto del territorio e delle identità tradizionali.
E’ il senso profondo del Premio Eco and the City Giovanni Spadolini, con
un’ambizione e una prospettiva internazionale, in sinergia con l’ITKI e l’U-
NESCO ed altri organismi nazionali ed internazionali intergovernativi e asso-
ciazioni nazionali e non governative.
L’iniziativa ha rappresentato un’importante occasione per perpetuare il ricordo
Verso un nuovo rinascimento nel ricordo di Angelo Vassallo
Il Presidente dell’ITKI UNESCO ha scelto la Fondazione Spadolini Nuova Antologia come partner privilegiato per la divulgazione della Banca Mondiale delle Conoscenze Tradizionali e della Convenzione UNESCO sul Paesaggio, un progetto che interessa il mondo intero
Gli interventi dovranno essere verificati in base alla sostenibilità e alla conoscenza locale, potenziando le comunità e
le istituzioni nei processi decisionali. Occorre promuovere il rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle comunità
al fine di garantire il loro sostentamento, preservare le loro risorse, la loro identità culturale e le credenze relative.
Un progetto della Fondazione Spadolini dovrà aggregare numerose realtà, sia pubbliche che private, agendo in
sinergia con il mondo della scuola, con le Associazioni (UNPLI, Res Tipica ANCI) e con il mondo dell’informazione.
Il Co.Svi.G. ha costituito con gli Enti di Ricerca un ponte, utilizzando la strut-
tura di Energea, tra gli enti pubblici e le imprese nell’ambito del trasferimento
dell’innovazione tecnologica.
La partecipazione al DTE (Distretto Tecnologico sulle Energie Rinnovabili
della Toscana) e al PIERRE (Polo sulle Energie Rinnovabili) consente a
Co.Svi.G. di avere un ruolo da protagonista nelle attività per la crescita di
competitività delle imprese toscane del settore.
Nel corso degli anni l’attività di Co.Svi.G. ha avuto come oggetto la promo-
zione e la realizzazione, di concerto con gli Enti Pubblici Soci, di progetti
coerenti con un programma di sviluppo sostenibile del territorio di propria
competenza. Tra i progetti di maggior successo il Parco Eolico di Monteca-
tini Val di Cecina (6 aerogeneratori Leitwind da 1,5 MW ciascuno) e l’assi-
stenza ai Comuni di Pomarance, Monterotondo Marittimo, Castelnuovo Val
di Cecina, Santa Fiora nelle fasi di progettazione e realizzazione di impianti
di teleriscaldamento geotermico che attualmente servono immobili per circa
1,5 milioni di metri cubi, con circa 5.000 utenze allacciate, per un beneficio
ambientale pari a circa 12.100 TEP risparmiate e circa 38.000 tonnellate di
CO2 non emessa ogni anno. Tra i progetti futuri sui quali il Consorzio sta
collaborando con i Comuni soci è opportuno ricordare lo sviluppo di reti di
teleriscaldamento per Chiusdino, Radicondoli, Monteverdi Marittimo e
Montieri. Alla luce della nuova normativa in materia di geotermia, Co.Svi.G.
è fortemente impegnato nella valorizzazione delle medie temperature e nella
promozione di una “filiera geotermica toscana” attraverso la realizzazione
di piccoli impianti geotermoelettrici utilizzanti il ciclo binario (ORC).
Con questa premessa appare logico credere che il progetto di laboratorio
viaggerà su gambe solide e, visti i risultati, sarà funzionale per far confrontare
tanti territori che hanno fatto scelte sostenibili diverse per promuovere l’e-
conomia green. Quando un territorio
progetta il suo futuro dichiara subito
la sua vera identità: è facile che il
nuovo modello di sviluppo adottato
possa essere confrontato con altre
realtà. Non soltanto per far conoscere
i propri luoghi per le caratteristiche
turistiche, ma anche per il raggiun-
gimento della consapevolezza di
applicare nuove formule sostenibili
nel rispetto dell’ambiente, della tutela
del paesaggio e del risparmio ener-
getico. Ecco perché in questi luoghi
suggestivi è nata l’idea di andare alla
ricerca dei territori virtuosi che hanno
una gran voglia d’identità.
Succederà anche il prossimo dieci
dicembre a Piancastagnaio, dove
sarà organizzato un convegno sul
tema “Il Calore della Terra, conoscere
per “capire” e condividerne l’uso”,
andando oltre i confini nazionali con
ospiti internazionali.
Anche questo significa fare “labora-
torio delle politiche dell’UNESCO”.
Geotermia e sviluppo sostenibile.
Tutela del pesaggio e risparmio
energetico. Ma anche ricerca e
scambio con altri territori virtuosi.
Il prossimo dieci dicembre a
Piancastagnaio, al convegno
sul tema “Il Calore della
Terra, conoscere per capire e
condividerne l’uso”, sono attesi
ospiti internazionali
In ogni occasione c’è sempre qualcuno che comincia per primo.
Il Co.Svi.G. (il Consorzio che unisce gli Enti e i Comuni dell’area geoter-
mica), alla soglia della ricorrenza dei primi 25 anni di attività, mette in
cantiere nuovi progetti per fornire un’offerta ancora più variegata di iniziative
sul territorio. Un comprensorio situato proprio nel cuore dell’Italia, tra le
province di Grosseto, Pisa e Siena, in un territorio che si riconosce nel
Distretto delle Energie Rinnovabili, caratterizzato dai suggestivi pennacchi
dei soffioni. In questo cantiere aperto di iniziative con un programma artico-
lato, dopo aver sottoscritto il “Patto per la Bellezza e il Paesaggio” e aderito
alla “Rete delle Reti Angelo Vassallo”, si vuole organizzare il primo “labora-
torio a cielo aperto delle politiche dell’UNESCO”, per animare occasioni di
incontri, dibattito, scambi con altri territori virtuosi aderenti alla Rete delle
Reti, e soprattutto adottando le politiche indicate dall’UNESCO.
Politiche che, oggi, sono ancora più attuali dopo la Dichiarazione Internazione
sulla salvaguardia del paesaggio, declamata lo scorso settembre a Firenze.
Il Consorzio, che ha fornito una serie di servizi come partner del “The Inter-
national Protection of Landscapes” promosso dall’UNESCO e l’ITKI (Istituto
Internazionale Conoscenze Tradizionali), prova ad adottare le linee guida che
sono emerse dal simposio internazionale .
Il Co.Svi.G. non è nuovo a questi primati. La Comunità del Cibo ad Energie
Rinnovabili rappresenta un caso unico ed emblematico a livello mondiale di
come si possa applicare il concetto di sostenibilità ambientale alla produzione
alimentare. “La cosa non sorprende, - dice il Presidente Piero Ceccarelli -
siamo abituati ad azioni di questo genere sul nostro territorio, in questo caso
i protagonisti sono un nutrito gruppo di imprenditori che hanno come prio-
rità l’utilizzo delle energie rinnovabili nei propri processi produttivi e la filiera
corta”. La Comunità del Cibo si caratterizza dunque per l’alta qualità e la
sostenibilità di produzioni agro-alimentari ottenute con sistemi innovativi.
A Torino, lo scorso ottobre, gli agricoltori “custodi della Comunità del Cibo
ad Energie Rinnovabili della Toscana”, insieme a Slow Food, hanno dato vita
alle iniziative di promozione della rete delle Comunità del Cibo e di Terra
Madre. È uno degli innumerevoli progetti, avviati nel lontano 1988, per dare
sostegno e vigore alle iniziative degli enti locali delle due aree geotermiche
toscane. Il Consorzio ha un ruolo di primo piano, come braccio operativo
della Regione Toscana, per lo sviluppo sostenibile, la valorizzazione delle
energie rinnovabili e delle tecnologie ambientali, attraverso la risorsa princi-
pale che è la geotermia.
Il Consorzio che unisce gli Enti e i Comuni dell’area geotermica ha un ruolo di primo piano nelle attività per la crescita di competitività delle imprese toscane
UN’ASSOCIAZIONISMO ISPIRATO AI VALORI DELLA COOPERAZIONEL’A.N.C.I. ha riconosciuto statutariamente (art. 32) il Consorzio dei Comuni Trentini quale sua articolazione istituzionale in Provincia di Trento. Il Consorzio dei Comuni Trentini (A.N.C.I. TRENTINO) è una Società Cooperativa costituita il 9 luglio 1996 alla quale sono associati la totalità dei Comuni (217) e delle Comunità (16).
Considerati gli scopi statutari, il Consorzio dei Comuni Trentini:
presta ai Comuni e alle Comunità ogni forma di assistenza anche attraverso servizi, con particolare riguardo al settore contrattuale, amministrativo, contabile, legale fiscale, sindacale, organizzativo, economico e tecnico;
esercita tutte le prerogative, compiti e funzioni atte ad assicurare al Consigliodelle Autonomie Locali ogni forma di assistenza, collaborazione e supporto;
rappresenta, difende e tutela gli interessi dei Comuni e delle Comunità intrattenendo, allo scopo, opportuni contatti con enti, istituzioni, uffici ed organi di ogni ordine e grado;
promuove e favorisce l’innovazione nei Comuni e nelle Comunità attuando iniziativee compiendo operazioni atte a favorirne l’ottimale assetto organizzativo, anche attraverso relazioni con enti di ricerca;
presta ai Comuni e alle Comunità ogni forma di assistenza per i problemi legati all’applicazione dei contratti provinciali di lavoro al personale dipendente; è presente con un proprio rappresentante nell’A.P.R.A.N. per la definizione degli strumenti contrattuali;
promuove e attua la formazione e l’aggiornamento professionale del personale dipendente dei Comuni e delle Comunità; attiva specifici interventi di formazione e aggiornamento per gli Amministratori comunali;
attua tutte le iniziative previste per il mantenimento della certificazione della gestione forestale sostenibile delle foreste di proprietà comunale secondo lo schema PEFC.
Consorzio dei Comuni TrentiniVia Torre Verde, 23 - 38122 TRENTO