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L’Editoriale
Il parere di associazioni e medici: “E’ un diritto che deve
essere esercitato anche in Italia” Vi spieghiamo come funziona la
legislazione
Buco nero per il giornalismo mondiale sulla vicenda della
ragazza olandese. Si riaccende, però, il dibattito sulla libertà di
scelta
un universo di notizieSMOCil O
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EventiFilm, mostre ed eventi danon perdere!
continua 2
di Michela Trada
n°LXVI 13/06/2019
Editore: il Cosmo SRL via degli Oldoni 14, Vercelli. Direttore
responsabile: Michela Trada
Testata giornalistica registrata presso il Tribunale di
Vercelli
CASO NOA/EUTANASIA: SE UN LIKE VALE PIU’ DELLA VERITA’
La valorizzazione del talentoC’è solo un periodo dell’anno in
cui rimpiango enormemente la mia vita da studentessa: quello delle
vacanze estive. Nei giorni scorsi ho avuto la fortuna e l’occasione
di portare la mia bimba in pisci-na, in uno dei quei centri
sportivi frequentati da adolescenti e fami-glie. “Quanto li
invidio” mi sono ritrovata a mormorare tra me eme. Quanti di voi,
in fondo, non han-no lo stesso mio identico pensiero? Niente
stress, centro estivo, i primi amori e poi a casa a far la pappa e
la nanna da mamma e papà. Si criticano sempre i giovani, si dice
che non rappresentino questa so-cietà perché “ai nostri tempi si
che c’erano altri valori”. Eppure sono così belli i teenagers da
osserva-re da vicino: sono puri, sfrontati, ardenti. Ieri per tanti
sono inizia-ti gli esami di terza media, alcuni temono il count
down per le fati-diche prove scritte della maturità. Quante cose
sono mutate sul fron-te scolastico nell’ultimo decennio, tanto ci
sarebbe ancora da fare. Pensate come sarebbe bella una scuola che
valorizzasse il talento anziché ambire alla standardizza-zione e
all’omologazione. Quando siamo carenti in qualcosa si lavora per
colmare la lacuna anziché am-bire al potenziamento del proprio
cavallo di battaglia. Chissà con quale spirito si affronterebbero
in-
terrogazioni e compiti in classe se questo concetto venisse
definiti-vamente ribaltato; pensate poi a quanto sarebbe efficace
racconta-re la nostra storia attraverso testi-monianze e dibattiti.
I dinosauri, in fondo, non si offenderebbero a rimanere nel
mesozoico ancora un po’; mutano i tempi, ma l’in-segnamento non
evolve, anzi: alle volte si tende a promuovere con più facilità per
non dover affron-tare l’ira funesta del genitor chioc-cia. Non è
vero che i nostri gio-vani sono diversi, siamo noi che siamo
rimasti fermi; fermi rispet-to all’innovazione tecnologica che non
viene fruita correttamente, fermi rispetto alle logiche
dell’oc-cupazione e della globalizzazione. Gli esami per un 13enne
o 18enne sono sempre esami e poco impor-ta se i voti sono espressi
in ses-santesimi, in centesimi o se fanno cumulo i crediti
formativi: buona prova ragazzi, andate e conqui-state il mondo
senza farvi fermare ed etichettare da un numero o da un
giudizio.
SportRiviera d’Africa:
lo sport come linguaggio universaledi Deborah Villarboito
pag.15
\
Dove ti “parcheggio” il pargolo? Lo stress da fine scuola dei
genitori
a pag.7
RubricaQuando al Grande
Fratello arriva la filosofia
di Elisabetta Testa pag.12
di Elisa Torsiello pag.11
RubricaBella addormentata: L’eutanasia narrata da marco
bellocchio
Dall’Inghilterra ecco la Magna Carta in mostra per gli 800 anni
del Sant’Andrea vercellese
Sua maestà l’economia: una settimana tra minibot, stime di
crescita e tassazione
di Fabiana Bianchi pag.8
“Fratellini” convertitevi a Bosso
di Giorgio Simonelli pag.6
Siamo nell’epoca in cui i grandi titoli contano più
dell’esattezza delle storie che descrivono. Il lavoro del
giornalista si sta trasfor-mando per la maggiore ad una corsa alle
visualizzazioni e agli ac-cessi sulle edizioni online delle testate
grandi o piccole che siano. Qualcuno potrebbe dire che capitava la
stessa cosa nel momento in cui bisognava vendere copie. La
differenza è che forse le noti-zie si verificavano un po’ di più.
Le fake news non esistevano, al massimo erano qualche scherzo o
cantonata di redazione. Ora l’essere i primi a dare una notizia
prevale sulla veridicità dei con-tenuti, tanto con click si possono
aggiungere rettifiche.
http://www.il-cosmo.comhttps://www.facebook.com/Il-cosmo-348656968877320/https://il-cosmo.com/?p=12082
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trebbe essere ricondotta al fatto che, tendenzialmente, le
persone sopra una certa età tendono a diffondere maggiormente le
fake news, come dimostrerebbe uno studio americano di qualche mese
fa, che però è stato contestato, tra le altre cose, perché prende
in consi-derazione solo la diffusione di articoli veri e propri, e
non tiene conto delle fake news che girano, per esem-pio, con
alcuni meme.
Al di là di ciò, rimane sconvolgente come i giornalisti
preferiscano copiare ed incollare piuttosto che veri-ficare la
correttezza del contenuto che stanno diffon-dendo. Una professione
che si sta snaturando per via del “commercio” delle informazioni
stesse, poiché val-gono di più migliaia di commenti e condivisioni
piut-tosto che la dignità umana e la verità.
L’uomo ha il diritto di vivere e anche quel-lo di morire. Deve
avere la possibilità di scegliere liberamente e in un modo
tute-lato dalla legge. Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione
Luca Coscioni e promo-tore della campagna Eutanasia legale, ci
chiarisce alcuni punti su questo tema che in Italia vede ancora
resistenze.
Perché l’eutanasia in Italia dovrebbe di-ventare legale e un
diritto sancito dalla legge?Perché ciascuno dovrebbe essere libero
di decidere fino alla fine della propria vita, ed essere aiutato a
farlo nelle migliori con-dizioni, sia in termini di assistenza che
di cure palliative.
Medici ed eutanasia: non si crea un con-trasto tra il dovere
della tutela della vita e la volontà del paziente sul suo fine
vita? I medici hanno il dovere di aiutare i pa-zienti, rispettando
la loro volontà. Non c’è contraddizione tra rispettare la volontà
di curarsi e quella di lasciarsi morire. Spesso, la stessa persona
che ha lottato per curarsi a un certo un punto decide di non volere
più accanirsi.
pagina 2
Attualità L’ultimo caso eclatante riguarda la vicenda di Noa
Po-thoven. Un pacchetto perfetto: stuprata quando era bambina, non
ha superato il trauma, muore a 17 anni a causa dell’eutanasia che
in Olanda è legale. Tutto il nero e il tragico che spinge il mondo
al like, alla condi-visione e al commento incontrollato.
Quello che mi fa prendere le distanze dal mondo gior-nalistico
italiano (ma in questo caso anche internazio-nale) è la corsa
scorretta allo scoop. Invece di saltare gli ostacoli, verificando
vicenda e fonti (siamo nell’e-poca della comunicazione veloce,
dell’inglese diffuso, dell’Europa con confini meno duri), colleghi
e colle-ghi hanno preferito buttarli giù, a costo di pagare con la
penalità dell’incompetenza, il primo posto per aver piazzato la
notizia sul web. Non solo Italia a cadere nella buca: Stati Uniti,
Canada e Spagna ci hanno fatto compagnia. L’eutanasia sia legale ha
spinto molti gior-nalisti e commentatori a saltare alla conclusione
che si sia trattato di eutanasia; il fatto che la stessa Pothoven
avesse in effetti richiesto l’eutanasia (che però le era stata
negata) ha complicato le cose. Il caso solleva que-stioni sulla
rapidità con cui alcune notizie sbagliate, false o fuorvianti, si
diffondono, rimbalzando anche su testate rispettabili, e su come
una storia irresistibile – per i clic che genererà, per i dilemmi
più ampi a cui rimanda – spinga a volte ad abbassare la
guardia.
Repubblica aveva titolato “Olanda, stuprata da bambi-na ottiene
l’eutanasia a 17 anni”; La Stampa “Stuprata da piccola, a 17 anni
ottiene l’eutanasia in Olanda”; il Foglio “Olanda, eutanasia su una
minorenne depres-sa.” Gli articoli sono stati modificati, e
Repubblica ha pubblicato anche una nota di chiarimento. Sono
cadu-ti nella trappola anche importanti media internazio-nali, che
però hanno tutti pubblicati rettifiche (succes-
sivamente il Daily Beast ha anche cancellato l’articolo).
Un’altra questione sollevata è, appunto, la necessità di rettifiche
chiare e tempestive. L’Italia meriterebbe poi un discorso a parte,
visto lo spazio, particolarmente ampio, dato a questa notizia
distorta, e il modo radical-mente diverso con cui i media vecchi e
giovani l’hanno affrontata. Infine, dalle ricostruzioni si nota una
cate-na interessante che procede per livelli di inaffidabilità: la
notizia sbagliata è partita da fonti inaffidabili (i ta-bloid
inglesi), è stata ripresa da media semi-affidabili (Newsweek) e da
lì è finita su giornali generalmente molto affidabili (il
Washington Post). Difficilmente un giornale di alto livello si
sarebbe fidato di un tabloid inglese come fonte primaria, ma visto
che la notizia era stata ripresa da testate di livello buono,
seppure non eccelso, si sono fidati.Un dato interessante è che in
Italia c’è stata, sulla vicen-da di Noa Pothoven, una sorta di
frattura generazio-nale. I media giovani, o che si rivolgono a un
pubblico relativamente giovane, hanno affrontato la questio-ne
dell’errore in modo molto più diretto ed esplicito rispetto ai
media tradizionali, che si sono per lo più limitati a correggere il
tiro degli articoli dove si era parlato di eutanasia. Il Post, per
esempio, ha dedicato un approfondimento alla diffusione di questa
notizia sbagliata. Lo stesso hanno fatto altri. Vice ha pubbli-cato
un articolo intitolato “Il caso di ‘eutanasia della 17enne
olandese’ è stato raccontato nel modo sbaglia-to”. Su Open, Davide
Puente ha firmato il pezzo “No, Noa non è morta di eutanasia”. Poi
c’è Esquire: “La storia di Noa Pothoven non è quella che avete
letto”. Infine Fanpage: “La morte di Noa Pothoven: “Non è stata
eutanasia. Si è lasciata morire di fame e di sete”. In questo caso,
insomma, la divisione nell’approccio dei media si è basata, più che
sul divario “alto-basso”, sulla distinzione “giovane-vecchio”.
Questa dicotomia po-
di Deborah Villarboito
Il caso di Noa Pothoven ha messo in luce come anche un disagio
emotivo o mentale possano legittimare una richiesta di euta-nasia.
C’è differenza tra scegliere la morte assistita quando si ha una
condizione fisi-ca irreversibile da quando si ha una gran-de
sofferenza nell’ambito della psiche?La differenza sta nella
reversibilità della malattia. Con patologie di tipo fisico (ad es.
malattie degenerative come la SLA) ad oggi c’è la certezza della
non-reversibilità. In caso di patologie di natura psichica, questa
certezza ci può essere solo in casi limite, ed è infatti ciò che
accade nell’ap-plicazione dell’eutanasia legale in Olanda e in
Belgio.
Chi può decidere se l’eutanasia sia neces-saria o meno e
accettare la richiesta del paziente?L’eutanasia non è mai
“necessaria”. La de-cisione è quella se la persona si trova o no
nelle condizioni per accedere all’eutana-sia su sua richiesta. E le
condizioni sono quelle di malattie irreversibili e sofferenze
insopportabili. Su questo, i pareri medici sono indispensabili, ma
non è il medico a decidere che è “necessaria”, è semmai il paziente
a decidere che è opportuna per sé.
Eutanasia e suicidio: sono sinonimi o han-no
differenze?Certamente evocano situazioni diverse, ma non bisogna
nemmeno perdersi nella terminologia. L’eutanasia implica un aiu-to
a morire nel modo più vicino a come la persona vorrebbe. La parola
“suicidio” non include l’idea di aiuto, a meno che si intenda
suicidio medicalmente assistito.
Perché in Italia si tende a ritenere negati-va una libertà di
scelta sul fine vita?Gli italiani sono favorevoli. L’ultimo
son-daggio Swg dice che lo sono al 93%. Il pro-blema è del ceto di
potere, politico o re-ligioso che sia, istintivamente portato ad
arrogarsi di decidere per gli altri.
Dare la possibilità a tutti di scegliere di morire attraverso un
diritto e una tutela della legge, non potrebbe trasformarsi in
legittimazione del suicidio per motivi che vanno oltre a quelli
medici?Fare una legge significa esattamente por-re limiti e farli
rispettare. Se riteniamo che non sapremo far rispettare i limiti,
diven-ta inutile discutere di leggi. Ciò significhe-rebbe
rinunciare in partenza ad essere uno Stato di diritto.
Si arriverà in Italia ad una normativa che regoli il fine
vita?Sì. Ci siamo già arrivati con la legge sull’in-terruzione
delle terapie e del testamento biologico. Otterremo anche la
legalizza-zione dell’eutanasia, perché con l’allun-gamento del
tempo del morire, dovuto al progresso tecnologico, aumenta anche la
pressione sociale per la libertà di scelta, per non restare
ostaggio di macchine e te-rapie anche quando non le possiamo più
sopportare.
Cappato: “L’Eutanasia deve essere una libera scelta di
tutti”
di Deborah Villarboito
https://il-cosmo.com/?p=11993https://il-cosmo.com/?p=12006
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L’Olanda è stata l’apripista e pioniere sul tema dell’eutanasia.
Nel 2002 sono stati infatti i Paesi Bassi i primi a le-galizzare
l’eutanasia diretta e il suici-dio assistito. L’Olanda fu anche la
pri-ma nell’approvazione del “protocollo di Groningen”
sull’eutanasia infantile. Non tutti gli Stati europei hanno fatto
gli stessi passi.
Il Belgio è stato il primo Paese a segui-re l’esempio
dell’Olanda. Nel 2003 ha legalizzato l’eutanasia e nel 2016 l’ha
estesa ai minori. In Lussemburgo, dove è stata legalizzata nel
marzo 2009, que-sta pratica vale invece soltanto per gli adulti e
per i pazienti in condizioni di salute considerate “senza via
d’uscita”. La Svizzera prevede sia l’eutanasia at-tiva indiretta
(assunzione di sostanze i cui effetti secondari possono ridurre la
durata della vita), sia quella passiva (interruzioni dei
dispositivi di cura e di mantenimento in vita), sia il suicidio
assistito. Il Paese elvetico dà anche ai cittadini stranieri la
possibilità di sce-gliere il suicidio assistito, come succes-so nel
2017 nel caso di Fabiano Anto-niani, conosciuto anche come dj
Fabo.
La Francia ha introdotto con la legge Leonetti del 2005 il
concetto di dirit-to al “lasciar morire”, che favorisce le cure
palliative. Nel 2019, nel Pae-se transalpino è tornato alla ribalta
il caso di Vincent Lambert, il tetraplegi-co in stato vegetativo al
centro di una decennale battaglia legale, diventato
pagina 3
Intervista
simbolo del dibattito sull’eutanasia in Francia. In Gran
Bretagna, dove l’in-terruzione delle cure a certe condizioni è
autorizzata dal 2002 e si è introdotto anche il concetto dell’aiuto
al suicidio “per compassione”, dal 2010 le sanzio-ni sono meno dure
che in passato. In Portogallo sono vietate sia l’eutanasia passiva
sia quella attiva, ma è consenti-to a un comitato etico di
interrompere le cure in casi disperati. La Svezia ha le-galizzato
l’eutanasia passiva nel 2010, tollerata anche in Germania,
Finlandia e Austria su richiesta del paziente. In altri Paesi, come
Danimarca, Norvegia, Ungheria, Spagna e Repubblica Ceca il malato
può rifiutare le cure o l’accani-mento terapeutico.
L’eutanasia resta invece illegale in Ir-landa e in Italia. Dj
Fabo, Eluana En-glaro, Piergiorgio Welby e, prima an-cora, Elena
Moroni sono i casi simbolo che hanno a più riprese negli anni
su-scitato il dibattito sul fine vita nel no-stro Paese. Nonostante
la prima pro-posta di legge sul tema risalga al 1984, non c’è
ancora una norma che regoli la questione. Nel settembre 2013, una
proposta di iniziativa popolare, volu-ta dall’Associazione Coscioni
e firmata da più di 100 mila persone, è stata de-positata alla
Camera. Il punto chiave è la depenalizzazione del reato di
euta-nasia volontaria. Il testo che invece è diventato legge è
quello sul testamento biologico: entrato in vigore nel gennaio
2018, stabilisce la possibilità di “espri-
mere le proprie volontà in materia di trattamenti sanitari “in
previsione di un’eventuale futura incapacità di au-todeterminarsi”.
Il 24 ottobre 2018 la Corte Costituzionale ha invece deciso di
rinviare al 2019 il proprio verdetto sull’aiuto al suicidio, in
relazione alla vicenda di Dj Fabo, chiedendo un in-tervento del
Parlamento per colmare quello che è stato definito come “un vuoto
legislativo”.
Per quanto riguarda la situazione legi-slativa italiana, il
ricorso all’eutanasia attiva non è in alcun modo normata e, anzi, è
assimilabile all’omicidio vo-lontario. Nei casi in cui si dimostri
il consenso del malato, si tratta del re-ato di omicidio del
consenziente e le pene vanno dai 6 ai 15 anni di carce-re.
Dall’altra parte però, la sospensio-ne delle cure, cioè il
principio su cui si basa l’eutanasia passiva, è considerata un
diritto inviolabile in base all’artico-lo 32 della
Costituzione.
A differenza dell’eutanasia, nel suici-dio assistito il medico
non compie in prima persona l’atto necessario per porre fine alla
vita e alle sofferenze del malato. In questo caso, il medico si
li-mita a fornire al paziente i mezzi utili a compiere questo
gesto, senza inter-venire direttamente. È considerato un reato
dalla legge italiana ed è equipa-rato all’istigazione o aiuto al
suicidio. Nel novembre 2017, però, il tribunale di Milano si è
pronunciato in maniera nuova sulla questione, stabilendo che non si
può ostacolare la volontà di chi vuole recarsi all’estero per
ottenere il suicidio assistito. La sedazione pallia-tiva continua
profonda non porta alla morte del paziente ma ha lo scopo di
ridurre o abolire la percezione del do-lore provato dalla persona.
Quest’ulti-ma viene addormentata continuando a respirare
autonomamente fino all’e-ventuale perdita di coscienza, che può
essere continuativa fino al decesso na-turale.
Il Senato, il 14 dicembre 2017, ha ap-provato la legge sul
cosiddetto “testa-mento biologico” che stabilisce la pos-sibilità
di “esprimere le proprie volontà in materia di trattamenti
sanitari, non-ché il consenso o il rifiuto rispetto ad accertamenti
diagnostici o scelte tera-peutiche e a singoli trattamenti
sanita-ri”. In questo modo, ogni maggiorenne capace di intendere e
di volere, può di-sporre, “in previsione di un’eventuale futura
incapacità di autodeterminar-si”, le proprie volontà.
Eutanasia: la cartina geografica del diritto di scelta sul fine
vita
di Deborah Villarboito
https://il-cosmo.com/?p=12000
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Si parla spesso della volontà dei pazienti sul fine vita. Ma
come si devono compor-tare i medici di fronte a queste richieste?
Il dottor Maurizio Benato, componente del-la Consulta Deontologica
della Federazio-ne Nazionale degli Ordini dei Medici Chi-rurghi e
degli Odontoiatri (FNOMCEO) ci spiega come i medici affrontano il
tema dell’eutanasia
L’eutanasia in Italia: come affrontano il tema attualmente i
medici?Per eutanasia intendiamo l’azione o l’omis-sione, compiuta
da un terzo, deliberata-mente intesa alla soppressione di una vita
umana allo scopo di porre fine alle sofferen-ze in condizioni di
inguaribilità o di prossi-mità alla morte. L’eutanasia è pertanto
una condotta che si situa innanzitutto sul piano delle intenzioni.
C’è da dire che in assenza di sofferenza, perfino i più accaniti
fauto-ri dell’eutanasia riconoscono il venir meno del presupposto
fondamentale per rendere legittima la richiesta di buona morte. In
Ita-lia l’eutanasia non è legalizzata come avvie-ne in alcuni Paesi
Europei. I medici italiani sono vincolati al loro codice
deontologico che garantisce la rispettiva libertà del me-dico e del
paziente nell’alleanza terapeutica quale unico luogo, tempo e
strumento ido-neo a dare risposte proporzionate, condivi-se e
legittime all’interno di scelte che non prevedono l’eutanasia come
non prevedo-no trattamenti futili, sproporzionati e ab-bandoni
delle persone più fragili.
Nel caso in cui diventasse regolamentata e consentita per legge,
come impatterebbe l’eutanasia con la deontologia medica? La
regolamentazione normativa dovrebbe assicurare ad ogni coscienza il
singolare ri-pensamento etico in grado di delineare il confine di
quanto è lecito e di quanto è il-lecito. È di fatto la richiesta di
un’opzione di coscienza dentro l’articolato della legge che fonda
il suo principio sugli aspetti mo-rali ai quali l’obiettore in
definitiva si rivol-ge per sottrarsi ai comandi della stessa. In
mancanza di una norma specifica dentro la legge, il codice
deontologico prevede la l’obbiezione “contra legem” comunemen-te
denominata “clausola di coscienza” che costituisce invece la vera
essenza dell’atto oppositivo di chi le compie, perché’ non ha
efficacia esimente per il medico. In questo specifico caso è
doveroso precisare che il medico rimane esposto alle eventuali
san-zioni civili e penali anche se l’obiezione ri-mane lecita su di
un piano etico-professio-nale.
Eutanasia attiva e passiva: le differenze e quale potrebbe
essere applicata dalla co-munità medica?L’eutanasia attiva consiste
nel determinare o accelerare la morte mediante il diretto
in-tervento del medico, utilizzando farmaci le-tali, mentre il
suicidio assistito, di cui oggi si parla per una eventuale
normazione, indica l’atto mediante il quale un malato si procu-ra
una rapida morte grazie all’assistenza del medico: questi prescrive
i farmaci necessa-ri al suicidio su esplicita richiesta del
pa-ziente, e lo consiglia riguardo alle modalità di assunzione. In
tal caso viene a mancare l’atto diretto del medico che somministra
in vena i farmaci al malato. Attualmente in Italia, per il codice
penale l’eutanasia attiva è paragonabile all’omicidio volonta-rio
o, nel caso in cui sia stato il malato a chiedere la propria morte,
all’omicidio del consenziente. Il termine eutanasia passiva è
utilizzato per indicare la morte del malato determinata dalla
sospensione dei farmaci, o dall’astensione del medico dal compiere
degli interventi che potrebbero prolungare la vita stessa.
Diritto alla vita e accanimento terapeutico: ci sono casi in cui
l’eutanasia o l’interruzio-ne di cure è lecita o la scelta migliore
per il paziente?I grandi principi che guidano, sotto il profi-lo
etico deontologico, il moderno esercizio professionale sanciscono
l’obbligo indero-gabile in capo ad ogni medico di tutelare la
salute e la vita, non consentono al medico di discriminare per
nessuna condizione e nessuna ragione i pazienti, consegnano alla
volontà informata e quindi consapevole del singolo paziente capace,
il diritto a sceglie-re o non scegliere se attuare o sospendere i
trattamenti diagnostico-terapeutici. Per quanto riguarda la
contrarietà dei medici all’eutanasia, ricordo che la stessa nostra
Costituzione e la Convenzione europea per i diritti umani escludono
il presunto diritto di morire e delimitano il diritto
all’autode-terminazione nel perimetro di scelta fra la vita e la
morte.
Deontologia medica e volontà del paziente: cosa può decidere il
paziente in merito al proprio corpo e vita quando si parla di
eu-tanasia?È chiaro che il diritto all’autodetermina-zione
rappresenti, ad un tempo, una for-ma di rispetto per la libertà
dell’individuo e un mezzo per il perseguimento dei suoi migliori
interessi. Il diritto si sostanzia non solo nella facoltà di
scegliere tra le diver-se possibilità di trattamento medico, ma
consapevolmente anche di interromper-la ed è conforme al principio
personalisti-co che anima la Costituzione Italiana. Una dignità
dell’individuo dal significato onto-logico e non costituita quale
somma di di-ritti, per cui esprimere il proprio consenso nella
scelta tra il diritto di vivere e il dirit-to
all’autodeterminazione di morire toglie sicuramente valore alle
altre esistenze che non possono esercitare questo diritto.
pagina 4
Attualità
di Deborah Villarboito
Medici ed eutanasia: “Deve esserci la possibilità di scelta
anche per loro”
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https://il-cosmo.com/?p=11988
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pagina 5
Silvia Roggiani: “Risultati oltre le aspettative per il Pd”
Ballottaggi comunali: 8 a 7 per il centrosinistra, ma cade
Ferrara
di Alessandro Pignatelli
di Alessandro Pignatelli
Il secondo turno delle elezioni comunali ha regalato al
centrosinistra e al centrodestra gli stessi motivi per esultare o
per deprimersi. Quasi. Silvia Roggiani, segretaria per i Dem a
Milano Metropolitana, spiega perché nel Pd c’è di che essere felici
dopo le amministrative: “Perché ci davano per morti e invece, non
solo siamo ancora vivi, ma abbiamo raccolto molto positivi”.
I democratici sono “un’alternativa storica a chi governa oggi.
Già al primo turno aveva-mo preso diversi capoluoghi, la tendenza
si è mantenuta dopo il secondo turno, dopo i ballottaggi. La Lega
pensava di sbaragliare in tutta Italia, anche sull’onda del
successo otte-nuto da Matteo Salvini alle Europee, ma non è stato
così”. Ci sono alcune spine, la rosa non è solo bella e profumata:
“Fa male aver perso
Il Centrosinistra, alla fine, conquista 14 capoluoghi di
provincia, il Centrodestra 12 e il Movimento 5 Stelle 1. Questo
l’esito complessivo delle Comunali, consideran-do il primo turno e
i ballottaggi. Insomma, il Pd ha tenuto, la Lega ha però espugnato
feudi come Ferrara (rossa da 69 anni) e Forlì. Il modo migliore per
poter dire ‘ho vinto io’ sia da una parte sia dall’altra.
Se dopo il primo turno eravamo 6 a 5 per il centrosinistra, i
ballottaggi hanno ul-teriormente ampliato il margine di van-taggio.
L’alleato di Governo della Lega, il Movimento 5 Stelle, ha ottenuto
il Comu-ne di Campobasso, l’unico in cui si pre-sentava al secondo
turno. Partiamo però proprio da Ferrara, dove nel dopoguer-
per esempio Ferrara o Rozzano, qui nel Mila-nese, dove il Pd
vinceva da tanto tempo. Molti cittadini hanno votato per un
cambiamento”.
Il Pd sta tornando, insomma, dopo alcuni mesi di confusione: “Ma
io ci tengo a dire che abbiamo portato a termine la scorsa
legisla-tura, pur cambiando alcuni uomini, tra cui il premier, che
da Renzi è diventato Gentiloni. E sono stati anni in cui sono stati
portati a casa tanti risultati importanti. Per l’Italia, non per il
Pd”.
Silvia Roggiani parla a ruota libera, natural-mente, di Milano:
“Qui la maggioranza è co-esa, non ci sono stati litigi. C’è
un’alleanza larga, ma sono stati ottenuti anche risultati per lo
sviluppo economico e produttivo di ri-lievo, senza lasciare
indietro nessuno. Il che significa che è possibile governare e fare
del bene, garantendo anche l’inclusione. Non solo dei migranti, ma
delle fasce più povere della popolazione”. Milano laboratorio
nazionale, dunque? “Perché no? Abbiamo portato avan-ti anche
battaglie come quella sull’ambiente. E’ vero che è aumentato il
biglietto dei mez-zi pubblici a 2 euro, ma abbiamo gli abbona-menti
tra i più bassi e soprattutto è nato il bi-glietto unico integrato,
che aiuta propria chi è in condizioni meno agiate. Utilizzare i
mezzi pubblici, che a Milano funzionano bene, signi-fica usare meno
la macchina e quindi aiutare il pianeta”.
A Milano, come a Torino e a Roma, il Pd è stato il primo
partito: “Non si può parlare di partito della Ztl. Il Partito
Democratico è stato
ra c’erano stati solo sindaci di sinistra. A interrompere il
monopolio ci ha pensato Alan Fabbri con il 56,8% dei consensi.
Modonesi si è fermato al 43,2%. Matteo Salvini ha parlato di
“risultato straordi-nario”. L’altra ‘rossa’ che sbiadisce è Forlì,
da 50 anni al centrosinistra. A espugnare il forte è stato Gian
Luca Zattini (53,1%), battuto Calderoni (46,9%).
Livorno dopo cinque anni di Cinque Stel-le torna alla sinistra
per merito di Luca Salvetti (63,3%), Romiti ottiene il 36,7%.
L’altra città che era governata dai pen-tastellati, Avellino, va
alle Liste Civiche di Gianluca Festa (di area progressista), con il
51,5%, contro il candidato ufficiale del Pd, Cipriano, 48,5%. Le
buone notizie per Nicola Zingaretti e i suoi proseguono con Prato
(Matteo Buffoni 56,1%, Spa-da 43,9%), Reggio Emilia (Luca Vecchi
63,3%, Salati 36,7%), Cesena (Enzo Lattu-ca 55,7%, Rossi 44,3%) e
Cremona (Gian-luca Galimberti 55,9%, Malvezzi 44,1%). A Verbania,
dopo un appassionante testa a testa, prevale il centrosinistra con
Sil-via Marchionini (50,6%) contro Albertel-la (49,4%). Il
centrosinistra toglie Rovigo al centrodestra grazie a Edoardo
Gaffeo (50,9%), per Gambardella (49,1%).
Il centrodestra toglie agli avversati Ver-celli (Andrea Corsaro
54,8%, Maura Forte
il primo in tutti i municipi e anche a Milano Metropolitana, con
il 29 per cento dei consen-si. Quello che ci deve portare a una
riflessio-ne più profonda è capire come dare anche alla provincia
sempre più opportunità”.
Dunque, riassumendo, Roggiani fa due conti: “Alle Europee
possiamo parlare di un vincito-re netto, ossia la Lega, diventato
ormai partito nazionale. Anche per merito di una campa-gna
elettorale che ha fatto leva sulle paure del futuro, sulla voglia
di sicurezza dei cittadini. Dobbiamo dare le stesse risposte che
hanno saputo dare loro, naturalmente con modalità diverse”. Per le
Amministrative, invece, è sta-ta tutta un’altra storia: “Non c’è un
vincitore, bisogna chiarirlo. Ma il centrosinistra è anda-ta oltre
i risultati sperati, oltre le aspettative. C’è stata la riconferma
di sindaci uscenti e Co-muni che ci hanno dato fiducia per la prima
volta. Nei centri in cui abbiamo perso, dobbia-mo analizzare le
cause. Comune per Comune. Perché la gente ha voluto cambiare?
Questa è la domanda da porsi. Mi preme sottolineare una cosa,
infine: quando qualcuno dice che la gente vota guardare alle
persone, fa del male ai partiti, a tutti. Le amministrative degli
ulti-mi anni dimostrano esattamente il contrario”. Altrimenti
Matteo Salvini e il centrodestra si sarebbero dovuti prendere tutta
l’Italia, cosa che non è accaduta. Anzi.
45,2%) e Biella (Claudio Corradino 51%, Gentile delle Liste
Civiche 49%). Confer-ma poi Foggia (Franco Landella 53,3%,
Cavaliere 46,7%) e Ascoli Piceno (Mar-co Fioravanti 59,3%, Celani
Liste Civiche 40,7%). Roberto Gravina, a Campobasso, sfonda con il
69,1% contro il candidato del centrodestra D’Alessandro (30,9%). A
Termoli vittoria netta, invece, del cen-trodestra. A Potenza,
ancora centrodestra con Mario Guarente (50,3%), per Valerio
Tramutoli, Liste Civiche, 49,7%.
Nicola Zingaretti così ha commentato i risultati: “Belle
vittorie e belle conferme. Grazie a tutte e a tutti, grazie a chi
ha com-battuto. L’alternativa a Salvini c’è ed è un nuovo
centrosinistra. E siamo solo all’ini-zio”. Ricordiamo anche
brevemente come era andato dove il Sindaco era uscito già dal primo
voto. Il centrosinistra aveva confermato Firenze, Bari, Bergamo,
Mo-dena, Pesaro e Lecce. Il centrodestra ave-va confermato i primi
cittadini di Perugia e Urbino, espugnando Pavia, Pescara e Vibo
Valentia.
Intervista
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Attualità
pagina 6
Davvero una domenica bestiale, quel-la del 9 giugno, per gli
spettatori della tv italiana, una giornata piena di sor-prese. Si
comincia all’ora di pranzo con l’esordio della nazionale femmi-nile
di calcio ai mondiali di Francia. La squadra ci è arrivata avvolta
da un alone di simpatia. Forse per il fatto che le ragazze, a
differenza dei loro colleghi maschi, non hanno gli in-gaggi
milionari e sono rimaste finora fuori dal circo
mediatico-divistico, la loro inattesa presenza al mondiale ha
suscitato notevole interesse. Ma i tre milioni e mezzo che seguono
l’esor-dio contro le più forti australiane, tra-smesso in diretta
dalla Rai e da Sky, vanno oltre ogni previsione. Chissà se tra loro
c’è anche Tavecchio che quan-do era presidente della Federazione si
era espresso in modo non proprio ca-rino nei confronti del
movimento del calcio femminile. Poi succede che la partita
bellissima, giocata ad alto li-vello tecnico e agonistico finisca
con il più incredibile degli happy end e al-lora la festa è
completa e chi ha messo
l’evento nel suo palinsesto se la gode alla grande.Alla sera
invece la sorpresa è meno clamorosa ma non meno significativa. Ce
la regala Ezio Bosso che su Rai 3 ha organizzato, con l’orchesta
della Eu-ropa Filarmonica, una serata un po’ inpegnativa, sia per
la durata, sia per i contenuti: la quinta e la settima sinfo-nia di
Beethoven. Ebbene, le tre ore e mezza del programma intitolato CHE
STORIA E’ LA MUSICA sono state se-guite da più di un milione di
italiani. La televisione di alta qualità e cultura ha conquistato
la prima serata, esul-tano il giorno dopo i dirigenti del ser-vizio
pubblico. Vero, ma forse bisogna aggiungere qualche osservazione.
La prima riguarda il tipo di televisione culturale che il fortunato
e bel pro-gramma rappresenta. Non è certo la tv di divulgazione
culturale classica, quella per intenderci, che ci viene pro-posta
con successo da Alberto Angela. Si tratta si qualcosa di più
complesso e innovativo, coerente con la linea che il direttore
Coletta ha dato alla rete, che di Giorgio Simonelli
“Fratellini” convertitevi a Bossounisce alto e pop, Beethoven e
Roby Facchinetti, e che si ispira non tanto alle formule
divulgative tradizionali alla Angela (Piero o Alberto) ma
piut-tosto all’idea di tv culturale realizza-ta molti anni fa da
Beniamino Placido nelle sue indimenticabili serate dedi-cate a
Garibaldi, Manzoni o Marx. Un esempio sublime di tv, dimenticato
per anni e che ora forse qualcuno ha deciso di rispolverare.
Seconda os-servazione, un po’ più problematica, non per guastare la
festa ma per trar-ne il maggior vantaggio: un milione di spettatori
per le sinfonie di Beethoven sono tanti. Ma chi sono quegli
spetta-tori? Gente acculturata, con alto livel-lo sociale ed
economico. Insomma la tv di buon livello culturale è destinata a
chi quel buon livello già lo ha rag-giunto. Qui sta il problema
grave della televisione e della società oggi. Esisto-no due mondi
separati, i seguaci di Ezio Bosso e quelli di Barbara D’Urso (per
semplificare), élites e popolo (per sempilificare ancor di più) che
vivono separati, che non hanno punti di con-tatto e travasi da uno
all’altro. La vera sfida della divulgazione culturale in tv, e sono
certo che a Rai 3 lo sanno, ora è un’altra, gigantesca: aprire un
varco nel pubblico del GRANDE FRATEL-LO per portarlo da Bosso. Non
tutto e subito, certo, ma progressivamente e quando uno, dieci,
mille dei quattro milioni di “fratellini” scoprirà che an-che con
Beethoven ci si può divertire al-lora la festa potrà cominciare
davvero.
Schermaglie a cura di Giorgio Simonelli
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https://il-cosmo.com/2019/06/13/fratellini-convertitevi-a-bosso/
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pagina 7
Attualità
Al mio segnale, scatenate l’infer-no. Quel segnale in questo
caso è la campanella che comunica la fine della scuola. Ai genitori
dun-que restano più di tre mesi da or-ganizzare nel dettaglio. Sì,
perché non si è più negli anni Sessanta in cui moltissime mamme
potevano godersi mesi di villeggiatura con i figli. Oggi la maggior
parte della madri lavora e, di fronte alla chiu-sura della scuola,
spesso precipi-ta in crisi. E non va molto meglio per le mamme che
non lavorano ma che non possono permettersi ferie lunghissime.
Gestire il tem-po in una città afosa con bambi-ni a casa da scuola,
soprattutto se piccoli, non è facile.
Se la soluzione “low cost” dei non-ni sta diventando sempre meno
praticabile perchè spesso si trova-no ancora in età lavorativa,
dun-que impossibilitati a fare da “baby sitter”, non rimane
scansando soluzioni di ripiego che scegliere un centro estivo. Ma i
costi non sono accessibili per buona parte dei nuclei familiari.
Anche se la scelta nelle città è così ampia da lasciare l’imbarazzo
della scelta: corsi di teatro, full immersion in fattoria, giornate
multisportive. La maggior parte di questi cen-tri, però, è
decisamente costosa e non tutte le famiglie possono per-mettersi
una tale uscita di dena-ro. Soprattutto se si ha più di un figlio.
Possono bastare però un giardino, qualche amico di scuo-la e tempo
libero. Estate significa aria aperta (anche se pioviggina, è
nuvolo, fa caldo, ci sono le zan-zare), relax e, soprattutto,
grande
libertà. Quindi, terminato il cen-tro estivo o in altri momenti
del-la giornata se la mamma è a casa, sono consigliati tour
esplorativi-nei parchi cittadini alla ricerca di quella che
potrebbe essere l’oasi migliore per godersi relax e bam-bini
insieme.
In casa i bambini sono più capric-ciosi e con il caldo la
situazione non tende certo a migliorare. I momenti più critici
possono di-ventare quelli dei pasti: l’inappe-tenza dei piccoli è
un grande clas-sico del periodo estivo. Mangiare fuori casa è una
soluzione. Si in-tende preparare pranzi rapidi e freschi,
gustandoseli all’ombra di un albero o prima di visitare una mostra
cittadina. Basterà farcire del pane con insalata e mozzarella
fresche, riempire contenitori take away con insalata di riso,
pomo-dorini, frutta fresca estiva taglia-ta a pezzettoni e
infilzata su uno stecco da spiedino. Questo tipo di opzione può
andare benissimo anche per la cena, anticipandola e organizzando un
aperitivo en plein air, invitando anche amici con bambini e
godendosi sempli-cemente il terrazzo, il balcone o il giardinetto
vicino a casa. Per le mamme che non lavorano ma re-stano in città,
è importante non perdere di vista lo spirito estivo. Assolutamente
vietato chiudersi in casa: questo tipo di reclusione non gioverebbe
né alla mamma, né ai piccoli di casa. Dunque, via libera alle corse
nei parchi, alla bicicletta, ai pattini ma anche a innumerevoli
nuotate nelle pi-scine cittadine. Meglio scegliere
di Deborah Villarboito
Dove ti “parcheggio” il pargolo? Lo stress da fine scuola dei
genitori
strutture non enormi e poco di-spersive, perché anche la mamma
possa godersi movimento, relax e guadagnarsi una meritata
ab-bronzatura. Il caldo, quindi, non deve essere una scusa per
rima-nere in casa. Le mamme che esco-no e socializzano sono anche
più rilassante e meglio disposte con i figli. Inoltre, si può
approfittare di questo periodo per rimetter-si in forma correndo o
nuotando con i bambini.
E poi, soprattutto quando si tra-scorre tutta la giornata con i
figli, è importante delegare almeno un paio di serate al mese a una
baby sitter e uscire con il partner per una serata tutta estiva
trascorsa a ballare o per godersi un aperitivo “a due”. E i compiti
delle vacan-
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Attualità
pagina 8
I fatti della settimanaSua maestà l’economia: una settimana tra
minibot, stime di crescita e tassazione
Operazioni anti-mafia e terremoti nella magistratura: la
settimana di cronaca
Giovedì 6 giugno i due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo
Salvini si sono incontrati per la prima volta dopo le elezioni
europee. La nota congiun-ta dei rispettivi partiti parla di un
incontro «utile, positivo e cordiale». I due ministri, fanno
sapere, intendono riavviare il dialogo con l’Europa met-tendo al
centro gli italiani. Uno dei temi più cal-di è l’abbassamento delle
tasse. «Servono misure straordinarie e nessun aumento delle tasse
per lo sviluppo dell’economia – osservano - I maggiori incassi
dell’Irpef e dell’Iva quasi dell’8 per cento e la diminuzione della
disoccupazione rispetto al 2018 nei primi quattro mesi di
quest’anno ci dico-no che siamo sulla buona strada».Venerdì 7
arrivano cattive nuove da Bankitalia: le stime di crescita per la
nazione nel triennio 2019-
Cinquanta arresti: è il bilancio della ma-xi-operazione di
giovedì 6, condotta dalla procura antimafia di Bari. Partendo da
San Severo, in provincia di Foggia, gli inqui-renti hanno lavorato
su dieci diverse pro-vince per smantellare tre clan. Le accuse a
vario titolo sono di associazione di tipo mafioso, associazione
finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, spaccio di droga,
estorsione e tentata estorsione, lesioni per-sonali, tentato
omicidio, danneggiamento e reati in materia di armi, con le
aggravanti delle finalità mafiose.Nella notte tra giovedì e
venerdì, a Pavone Canavese, in provincia di Torino, un ten-tativo
di furto è finito in tragedia. Il pro-prietario di una tabaccheria
ha sparato, uccidendo un moldavo di 25 anni. Sono in corso gli
accertamenti per stabilire in quali condizioni sia stato esploso il
colpo mor-tale.Sabato 8 è emersa un’orribile storia di vio-lenza ai
danni di una ragazzina. In provin-cia di Ragusa, una donna è stata
ferma-ta dalla polizia con l’accusa di avere fatto prostituire la
figlia di 13 anni. Insieme alla donna sono stati fermati anche
quattro “clienti”, due italiani e due marocchini. Tra di loro anche
un 90enne. Secondo la rico-struzione degli inquirenti, la donna
avreb-
2021 sono state tagliate. Se in precedenza era atte-so un
aumento del pil dello 0,6% per il 2019, ora si attende solo uno
0,3%. In calo anche le stime per l’anno prossimo: dallo 0,9%
iniziale si è passato allo 0,7%. Per il 2021, si attende il calo di
un deci-mo di punto. Fra le cause principali, «la maggior debolezza
della domanda estera osservata negli ultimi mesi e il protrarsi di
condizioni di elevata incertezza rilevate nei sondaggi presso le
impre-se».Sabato 8 al centro della discussione politica ci sono i
cosiddetti minibot. Si tratta di “surrogati” di titoli di stato,
infruttiferi e privi di scadenza. Sono inoltre destinati alla
circolazione cartacea, a differenza dei normali titoli di Stato.
Proposti dal-la Lega per saldare i debiti arretrati della pubblica
amministrazione, hanno invece ottenuto parere contrario dal
ministro dell’Economia Giovanni Tria, dal presidente della Bce
Mario Draghi e da Confindustria.Tria è il protagonista anche delle
pagine politiche di domenica 9. «Abbiamo un negoziato e un dia-logo
con la Commissione Ue — ha affermato a margine del G20 finanziario,
tenuto in Giappone - sono sicuro che troveremo una soluzione
per-ché il governo italiano è solito rispettare le regole di
bilancio dell’Ue. Proveremo a dimostrare che il nostro programma le
rispetta». Per quanto ri-guarda il deficit, Tria stima una cifra
intorno al
be fatto prostituire la ragazzina in cambio di soldi, un posto
dove dormire o generi come birra e sigarette.Domenica 9, in
conseguenza al caso delle nomine che travolto il Consiglio
superiore della magistratura, si è aperta una spacca-tura
nell’Associazione nazionale magistra-ti. Al centro della questione
le mancate dimissioni di quattro componenti auto-sospesi dal
Consiglio. Si sono sviluppate quindi diverse “correnti”, tra chi
chiede la loro rimozione e chi invece chiede che riprendano le loro
funzioni. Il presidente Pasquale Grasso si è dimesso dalla sua
ca-rica.Lunedì 10 una fuga di gas ha causato un’e-splosione al
municipio di Rocca di Papa, nella zona di Roma. Sedici persone sono
rimaste ferite. Tre di loro, fra cui il sindaco Emanuele Crestini,
sono stati trasportati al Centro Grandi Ustioni di Roma. Fra i
feriti anche tre bambini, che frequentano la scuola dell’infanzia
adiacente. La fuga di gas sarebbe stata causata dalla rottura di
al-cune condutture durante dei lavori. È stata aperta un’indagine
per disastro colposo e lesioni gravi o gravissime colpose.Martedì
11 si è tornati a parlare dell’atten-tato che nel 1992 costò la
vita al giudice Paolo Borsellino e a cinque agenti della
sua scorta. La procura di Messina, infatti, ha iscritto nel
registro degli indagati due magistrati. L’ipotesi è che i due
togati, in concorso con tre poliziotti, abbiano depi-stato le
indagini sulla strage di via D’Ame-lio. Sono stati disposti degli
accertamenti tecnici su vecchie registrazioni contenenti le parole
di un pentito.
di Fabiana Bianchi
di Fabiana Bianchi
2,2 o 2,1%.Lunedì 10 sono arrivati i risultati dei ballottaggi
per l’elezione del sindaco. Nei 16 comuni capo-luogo di provincia
si sono registrate sette vittorie per il centrosinistra, altre
sette per il centrodestra, una per il Movimento 5 Stelle e
l’affermazione di una lista civica. Fra i “cambi di rotta” più
signifi-cativi c’è quello di Ferrara: amministrata dal
cen-trosinistra fin dal dopoguerra, per la prima volta ha eletto un
sindaco leghista.Martedì 11 il Consiglio dei ministri ha approvato
il decreto sicurezza bis. «Tra le finalità – spiega il ministro
dell’Interno Matteo Salvini - lotta all’im-migrazione clandestina,
al centro anche del comi-tato per l’ordine e la sicurezza che si è
svolto sta-mattina e registra notevoli passi in avanti; c’è un
capitolo cui tengo particolarmente che inasprisce le sanzioni per
chi agisce con caschi, bastoni o mazze contro le forze dell’ordine;
c’è l’assunzione di 800 uomini e donne di personale amministra-tivo
per gli uffici giudiziari, per 28 milioni di euro, per eseguire le
pene dei condannati in via defini-tiva che sono 12mila solo a
Napoli e provincia».
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Rubrica
Rubrica
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La polvere sui libri a cura di Fabiana Bianchi
La tempesta del secolo di Stephen KingStephen King si presenta
con quest’opera nella veste di sceneggiatore. La storia, infatti, è
nata in primo luogo, vent’anni fa, come miniserie tele-visiva. In
seguito, ne è stata pubblicata la versio-ne scritta, sempre sotto
forma di sceneggiatura. Pur cambiando veste, però, il re
dell’horror non ha ceduto terreno: “La tempesta del secolo” ,
esattamente come i suoi romanzi, presenta tutti gli ingredienti per
rimanere a lungo nella mente e nell’animo del lettore, come sanno
fare solo le opere d’arte più riuscite. Questa sceneggiatura,
infatti, rispecchia appieno il tipo di horror raffi-nato a cui ci
ha abituato King, in cui il vero mo-stro abita l’interiorità
dell’essere umano medio ed è quindi sempre in agguato, appena sotto
la superficie di apparente normalità delle cose.L’ambientazione si
presenta fin da subito clau-strofobica e lo diverrà ancora di più
nel corso del racconto. La vicenda, infatti, è ambientata
sull’isola di Little Tall (già nota agli amanti del re per avere
dato i natali a Dolores Claiborne), nell’imminenza di una tempesta.
La piccola comunità che la abita, dunque, è consapevole che di lì a
breve i contatti con l’esterno saranno pressoché impossibili. In
questa atmosfera già inquietante fa la sua apparizione Andre
Linoge, che mostra subito la sua natura malvagia ucci-
dendo a bastonate un’anziana residente. Linoge non tenta nemmeno
di discolparsi e viene in-carcerato. Mentre l’intera popolazione
dell’isola si prepara a rifugiarsi nel municipio per sfuggi-re alla
tempesta, la creatura che è approdata tra loro inizia a lasciare
trapelare le sue ignobili ca-pacità. I suoi poteri sovrannaturali
gli permet-tono di conoscere i peggiori segreti delle per-sone, che
lui rivela pubblicamente allo scopo di fomentare liti se non
addirittura omicidi. Lo fa per un motivo preciso: c’è una cosa, in
partico-lare, che vuole dagli abitanti di Little Tall.Malgrado la
forma inconsueta, in questa sceneg-giatura si ritrovano le
caratteristiche che hanno fatto grande King. La costruzione e il
coinvolgi-mento nella storia di un’intera comunità, opera a sua
stessa detta estremamente impegnativa, ricordano capolavori del
calibro di “Cose pre-ziose”. L’atmosfera claustrofobica riporta
alla mente i corridoi terrorizzanti dell’Overlook iso-lato dalla
neve in “Shining”. L’orrore non è mai scontato né “sbandierato”, ma
serpeggia sapien-temente. King prende per mano il lettore e gli fa
conoscere un personaggio in apparenza dolce e posato. Il lettore si
identifica facilmente, lo vede uguale a sé. L’impressione continua
anche nel momento in cui si scopre un segreto spiacevole di Fabiana
Bianchi
di Fabiana Bianchi
Una “piccola” organizzazioneInfanzia e organizzazione: un
connubio possibile? I bambini, per loro natura, sono l’incarnazione
della spontaneità. Ma indi-rizzarli dolcemente verso alcune forme
di organizzazione adatte alla loro età li aiute-rà a rendersi più
autonomi e a ottimizzare il tempo. Un bambino abituato a gestire
gli impegni in modo ordinato sarà un adulto più organizzato e
dunque meno stressato.Il primo passo, ovviamente, arriva
dall’e-sempio: se i genitori abituano fin da piccolo il bimbo a
seguire delle routine e lo fanno a loro volta, per lui o lei sarà
più naturale ini-ziare a farlo. Instaurare delle routine aiuta
anche a ridurre (anche se magari non a eli-minare!) il rischio di
capricci: se il bambino per esempio sa che a una certa ora si va a
dormire, sarà più portato a darlo per scon-tato e meno incline a
metterlo in discussio-ne. Spetterà poi ai genitori rendere la
routi-ne più gradevole, per esempio dedicando ai bimbi un momento
da trascorrere insieme leggendo una storia.Già dai primi anni di
vita è possibile dare piccole abitudini ai bambini, per esempio
quella di riordinare i giocattoli usati. La cosa migliore è
predisporre diversi conteni-tori suddivisi per categorie, in modo
che il bimbo possa iniziare a capire il concetto di
classificazione. I contenitori devono esser-
gli accessibili, così che possa occuparsene in prima persona,
seppure aiutato. A secon-da dell’età del bimbo, inoltre, gli si
possono affidare alcuni piccoli incarichi domestici: già dai due o
tre anni, è possibile per esem-pio chiedergli di aiutare i genitori
a ritirare la spesa, buttare qualcosa nella spazzatura o mettere i
vestiti sporchi nel cestone del bucato. Il bambino,
inevitabilmente, qual-che volta sbaglierà: fa parte del suo
percor-so di crescita. I genitori, però, dovrebbero evitare di fare
il lavoro al posto suo, magari dicendogli che non è capace: occorre
invece correggerlo, incoraggiarlo e, a lavoro com-piuto,
complimentarsi.È essenziale, infatti, che il bimbo sia
pro-tagonista della sua stessa organizzazione: non è un pacco
postale, che va gestito passi-vamente come se fosse un’altra
incombenza a cui badare. È una piccola persona: il fatto che muova
i suoi primi passi in autonomia è una soddisfazione per lui e per
gli altri.Le routine, per quanto possibile, devono essere rese
divertenti. Possono diventare un’importante occasione di stare
insieme per genitori e figli. Per esempio, al momen-to di preparare
i vestiti per il giorno dopo, i genitori possono scegliere insieme
al bim-bo cosa mettere, magari offrendogli due o tre opzioni
preparate in anticipo secondo la
stagione e l’occasione. Anche la stessa pia-nificazione può
diventare un momento da trascorrere insieme: per i bambini più
pic-coli si potranno fare magari dei cartelloni colorati con le
routine più semplici, come le piccole incombenze domestiche o le
cose da fare prima di andare a dormire e sveglian-dosi alla
mattina. Mettere per iscritto le cose è importante: anche noi
adulti tendiamo a dimenticarcene! Vederle scritte o disegnate
aiuterà i bimbi a memorizzarle meglio. Con i bambini più grandi,
che vanno già a scuo-la, si possono creare dei veri planner
setti-manali, in cui indicare i momenti dedicati ai compiti, quelli
per lo sport o i loro piccoli impegni come eventi e gite. È
fondamenta-le, ovviamente, che i bambini si ritrovino comunque una
buona quantità di tempo li-bero. Se il planner del bimbo diventa
più af-follato di quello dei genitori, qualcosa non va e sarà
meglio rivederlo. Questo tipo di pianificazione sarà utile anche a
insegnare ai piccoli che gli impegni presi vanno rispet-tati: per
esempio, se non ci sono motivi va-lidi, non si saltano gli
allenamenti sportivi e non si dà buca al compleanno dell’amico
all’ultimo minuto.
Dal Caos al Cosmo a cura di Fabiana Bianchi
del personaggio: del resto, chi non ne ha? Chi nella vita non ha
fatto qualcosa di cui non va propriamente fiero? Si parla pur
sempre di cose più o meno piccole, non certo di serial killer o
cose del genere. Il lettore, che si è ormai identi-ficato, rimarrà
così inquietantemente spiazzato quando quel personaggio che
potrebbe essere lui stesso cade nella follia e compie atti
racca-priccianti. Linoge è il mostro conclamato, quel-lo da cui
tutti stanno alla larga. Gli altri nascon-dono il mostro dentro di
loro e fanno molta più paura.
https://il-cosmo.com/?p=12065https://il-cosmo.com/?p=12073
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pagina 10
Rubrica
Rubrica
In questi giorni, più o meno in tutte le scuo-le materne ed
elementari, è partita l’onda del ‘Che regalo facciamo alle
maestre?’. E anco-ra: ‘Meglio il regalo di classe o singolo?’. Le
chat di WhatsApp sono come impazzite, pie-ne di messaggi che
neanche Babbo Natale il 24 dicembre. Genitori preoccupati,
sollevati, arrabbiati, che hanno proposto, che hanno risposto, che
hanno messo soldi. E poi, fi-nalmente, il grande giorno è arrivato:
la rap-presentante di classe ha fatto l’acquisto. In-somma, dal
regalo alle maestre non si sfugge, è una tradizione.
Eppure, io mi son letto con interesse e ridendo una notizia di
cronaca: una maestra che non era stata omaggiata di un regalo a
fine anno, neanche una cornicetta con dentro la foto di classe, ha
dato fuori di matto. Se l’è presa con i bambini, rimproverandoli e
dicendo chia-ramente che la colpa era dei genitori. Ovvio. Solo che
a casa in lacrime ci sono andati poi i suoi alunni, mica mamma e
papà. Ci deve essere rimasta proprio male, signora maestra!
Ai miei tempi non ricordo se si facesse o meno in regalo. So che
ci alzavamo tutti in piedi quando entrava in classe, che la
saluta-vamo appunto con un rigoroso ‘Buongiorno
signora maestra’ e che le davamo del lei. Guai a sgarrare. C’era
lei e solo lei per tutti e cinque gli anni delle Elementari, per
quattro ore al giorno, dal lunedì al sabato. Oggi ci sono più
maestre, addirittura insieme nella stessa ora, cambiano ogni anno,
si dà del tu e addirittura ci sono studenti che dicono loro ‘Ti amo
ma-estra’.
Ok, ma torniamo a noi. Sotto all’episodio di cronaca che ho
letto, c’erano naturalmente un sacco di commenti. Mi ha colpito uno
di questi, di una donna che diceva: “Ma il rega-lo alle maestre è
una tradizione meridiona-le”. Mi sono documentato e no, non è così.
Il regalo alle maestre lo fanno ad Aosta come a Taormina, passando
per Perugia e Roma. Che possa essere nata al Sud, può darsi, di
si-curo ha unito il nostro Stivale. Oggi non puoi esimerti dal fare
un presente, pena gli insulti e le battutine degli altri genitori.
Così come non puoi non essere sulla chat di classe. Non puoi fare
il regalo personale, ma devi mette-re la quota. Sono assolutamente
inutili frasi del tipo: “Perché dobbiamo farle il regalo se fa solo
il suo lavoro, stipendiata?”. Non appro-derete a nulla.
Ah, non sto dicendo che vi dovete leggere le
Benvenuti al Centro
Bufale cosmiche
Il regalo alla maestra unisce l’Italia
di Alessandro Pignatelli
Per un caso come questo è quasi eretico parlare di bufala.
Dietro, infatti, c’è un piccolo capolavoro di satira. Quella del
ministro Kyenge che avrebbe voluto dare cani e gatti degli italiani
in pasto agli im-migrati è una vicenda ormai entrata nel-la storia
della comunicazione italiana. È superfluo dire, visto che ne stiamo
par-lando in questa rubrica, che no, Cécile Kyenge non ha mai
proposto davvero di sfamare gli immigrati con cosciotti di
la-brador. La notizia risale al 2013 e porta la firma di “Lercio”,
una delle più note pubblicazioni online di satira, peraltro
apprezzata anche a livello internaziona-
le. Lanciato negli ultimi mesi del 2012, un anno dopo il portale
pubblicò l’in-dimenticabile “pezzo” satirico. Kyenge, attualmente
eurodeputata, fu ministro per l’Integrazione sotto il governo Letta
fra la primavera 2013 e l’inizio del 2014. Ancora oggi,
tristemente, è uno degli esponenti politici maggiormente presi di
mira dai veri “bufalari”, che le attri-buiscono falsamente le
citazioni più im-probabili e le peggiori nefandezze. Ler-cio ci
rise sopra inventandosene a sua volta con l’ormai famoso titolo
«Kyen-ge shock: “Prendiamo cani e gatti degli italiani per sfamare
gli immigrati”». Sa-rebbe stato sufficiente aprire il link per
rendersi conto dello scherzo: secondo l’autore, la citazione
sarebbe «riportata da un’intervista a porte chiuse origliata da un
portantino che poi l’ha raccontata alla moglie dall’autorevolissimo
sito tut-tiicriminidegliemigrati.com». L’articolo prosegue con la
cronaca dell’«incontro con una famiglia rom disagiata con solo 2
Mercedes di cui una incinta», a cui sarebbe stata assegnata una
villa cin-quecentesca. La ministra sarebbe inter-venuta alla
cerimonia di assegnazione facendosi trasportare da
un’eliambulan-
za dell’ospedale pediatrico “Madonna delle Faccine Tristi”.
Insomma, bisogna mettersi d’impegno per prendere sul se-rio un
articolo di questo tipo. Eppure, a fronte delle migliaia di
condivisioni di-vertite, ce ne furono altrettante se non di più
indignate per l’inesistente proposta della ministra, spesso
corredate di com-menti irripetibili. Insomma, la “notizia” di
Lercio ha fatto ridere. Ma all’epoca di-mostrò anche un fenomeno
destinato a crescere negli anni e con l’uso dei social network:
molti, troppi utenti condivido-no dei testi senza leggerne il
contenuto e credono a qualunque improbabile sto-ria. In ogni caso,
quella di Lercio rimane una pagina importante della storia della
satira italiana. La satira vera, non quella che nasconde solo il
razzismo striscian-te di chi ha poca fantasia e ancor meno senso
dell’umorismo.
di Fabiana Bianchi
Kyenge, le brioche al popolo e i cani ai profughi
centinaia di messaggi che seguono alla fatidi-ca domanda: “Che
compriamo alla maestra?”. No, assolutamente. Potete cliccare su
‘letti tutti’ e rispondere semplicemente: “Per me va bene”. Vi
sarete risparmiati un lavoro che ini-zia più o meno il 20 maggio
per terminare a giugno inoltrato. Da Nord a Sud. Non scrive-te che
è un’usanza del Mezzogiorno, qualcuna potrebbe darvi della
‘pezzente’ perché fai tan-te storie per mettere 10’ euro.
https://il-cosmo.com/?p=11980https://il-cosmo.com/?p=12069
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pagina 11
Rubrica
Era il nove febbraio del 2009 quan-do Eluana Englaro, tra
proteste e ad-dii sommessi, dopo 17 anni passati in coma vegetativo
morì a Udine per case naturali sopraggiunte a seguito
dell’in-terruzione della nutrizione artificiale. Un caso, il suo,
non solo dall’enorme portata mediatica, ma anche giudizia-ria e
politica. Tanto si è scritto e tanto si è dibattuto sul caso Eluana
Englaro. Eutanasia, testamento biologico, libero arbitrio: il nome
della giovane continua a campeggiare tra le pagine di cronaca,
eletto a manifesto del diritto di sceglie-re autonomamente se e
quando staccare quella eventuale spina. Il nome di Elua-na, oltre a
risuonare nelle nostre case in seguito alla recente vicenda della
17enne olandese Noa Pothoven, lasciatasi mo-rire di fame dopo aver
convissuto per anni con una forte forma di depressione scaturita a
seguito di una violenza, nel 2012 ispirò anche uno dei film più
toc-canti e coraggiosi di Marco Bellocchio: “Bella Addormentata”.
Mente lucida e audace creatore del no-stro cinema, Bellocchio
affronta l’attua-lità indagandola non dal suo interno, ma
attraverso un campionario di per-sonaggi chiamati a dar voce agli
effetti e risonanze mediatiche e personali che tale caso ha
suscitato nelle loro vite e, in pars pro toto, in tutta la nostra
società. Senza speculare sul paradigma mani-cheo, ma in maniera
poetica e delicata, Bellocchio narra dolori, timori, tituban-ze che
si addensano attorno a una tema-tica come l’eutanasia, supportato
anche da uno spettro di personaggi eterogenei che si fanno
portavoce di questioni e ri-flessioni introspettive. Il caso di
Eluana diventa dunque per il regista di Bob-bio linfa vitale
attorno a cui sviluppare eventi differenti, ma tutti più o meno
correlati al nucleo originale scaturito dal fatto di cronaca. Le
ultime ore di vita della ragazza sono mostrate di sfuggita e
indirettamente su schermi televisivi su cui si rincorrono dibattiti
politici e no-tizie flash dei telegiornal. È una società dominata
dalla transmedialità quella in cui viviamo e Bellocchio non ha
paura di ricordarcelo; il mondo dell’audiovisivo sfoggia il potere
di modellare il nostro pensiero, di smuovere i nostri ideali,
ep-pure il cineasta non si arroga il diritto di elevarsi a
portatore della verità asso-luta. Sebbene quello che abita
l’univer-so del suo “Bella Addormentata” sia un affresco corale,
Bellocchio non intende emulare lo stile di Robert Altman; non cerca
insegnamenti od opposizioni di pensiero. Offre spunti di
riflessioni, in-put umani nascosti dietro le storie dei propri
personaggi. Sono loro, con le loro idiosincrasie, paure e
fragilità, il cuore dell’opera, riverberazioni di una società
perennemente divisa in fazioni dicoto-miche. Fautori di questi
mondi sono dunque un senatore del PdL (Toni Servillo) chia-mato a
votare in parlamento una legge che non riesce a far sua, sua
figlia, Ma-ria (Alba Rorhwacher), attivista del Mo-vimento per la
vita che si reca a Udine per manifestare davanti alla casa di cura
dove si trova Eluana, Roberto (Miche-le Riondino) e suo fratello
minore dalla personalità disturbata, schierati su un versante più
“laico”, un’attrice (Isabelle Huppert) sconvolta dopo che la figlia
è sprofondata in uno stato vegetativo tan-to da trascurare l’altro
figlio aspirante attore, una tossicodipendente autole-sionista
(Maya Sansa) salvata da un ri-soluto medico (Pier Giorgio
Bellocchio) la cui premura va ben oltre i limiti im-posti dal
proprio mestiere.
Bellocchio è un autore con un occhio al presente e uno passato,
quello più per-sonale e autobiografico ambientato tra il paese di
Bobbio e Piacenza (“I pugni in tasca”, “Vacanze in Val Trebbia”) e
quello nazionale, condivisibile dall’Ita-lia intera. I racconti che
ne scaturiscono, anche quando prendono le mosse dalle pagine di
cronaca, riescono sempre ad ammantarsi delle vesti di sogno e
irre-altà. Sono eventi drammatici, a volte ri-legati nell’anonimato
oblio (“Vincere”) o capaci di sconvolgere l’Italia intera
(“Buongiorno Notte”, “Il Traditore”) ac-colti dalle mani di
Bellocchio con atten-zione e grazia, e restituiti indietro nelle
forme di fiabe. Con un tocco di onirico, anche nella “Bella
Addormentata” (e come molto prima di lei ne “L’ora di reli-gione”)
Bellocchio torna ad interrogarsi sul senso delle nostre scelte
quotidiane allestendo una scena teatrale suddivi-sa in quadri
differenti e tutti dominati da attori che interpretano i propri
per-sonaggi come se si trattassero di attori improvvisati
all’interno di uno spetta-colo intitolato “vita”. C’è chi poi
attrice lo è veramente come il personaggio in-terpretato da
Isabelle Huppert, la quale rinchiusa nella sua illusoria
convinzio-ne di portare a termine la propria pièce teatrale, affida
alla parola una potenza creatrice e salvifica che nella vita reale
non ha. “Svegliati”, “vattene” sono ordi-ni evanescenti. Non
modificano la situa-zione, non aprono gli occhi, non salvano la
vita. E così Rosa, come Eluana per 17 anni, non sarà altro che una
“bella ad-dormentata” nell’attesa che qualcuno le ridia la vita.
Anche a costo di toglierglie-la.
di Elisa Torsiello
Pensieri in 16:9BELLA ADDORMENTATA: L’EUTANASIA NARRATA DA MARCO
BELLOCCHIO
a cura di Elisa Torsiello
https://il-cosmo.com/?p=12059
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Rubrica
Sembra incredibile: non ci credo nemmeno se lo vedo. Eppure è
ac-caduto realmente. Qualche giorno fa nella casa del Grande
Fratello è arrivata la filosofia. Un lampo di cultura, fulmineo,
nel buio del trash italiano. I ragazzi della Casa sono monito-rati
dalle telecamere 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Il reality, condotto
da Barbara D’Urso, è considerato uno dei momenti più trash del
palinse-sto, ma, forse, non è così vero. Qualche giorno fa le
telecamere hanno ripreso una conversazione avvenuta tra tre
coinquilini: Tay-lor Mega, Gianmarco Onestini e Michael Terlizzi,
che aveva come oggetto proprio la filosofia. La filosofia quella
vera, quella che si studia sui banchi di scuola e che ti rimane
addosso tutta la vita. La filosofia, quella che ti spacca il
cervello perché non la capisci, ma quando finalmente ci riesci ti
senti bene, arricchito nel profondo di te stesso.
“Chi era quel filosofo che cercava l’uomo?”, si sono chiesti i
gieffini. Non era Socrate, non era Nietzsche. Colui che cercava
l’uomo era un greco, era Diogene di Sinope (412 a.C. – 323 a.C.).
Considerato uno dei fondatori della corrente Cinica, veniva anche
chiamato il Socrate pazzo o il Cinico. Una sera Dioge-ne uscì con
in mano una lanterna e furono in molti a chiedergli che cosa stesse
facendo. “Cerco l’uo-
mo”. Sì, ma non stava cercando un uomo nello specifico, un
esse-re particolare, bensì l’essenza uni-versale dell’uomo. Diogene
cerca-va l’uomo che vivesse in accordo con la sua stessa essenza,
ovvero rispettando la sua natura, in modo genuino. Il Socrate pazzo
è passato alla sto-ria per essere stato un uomo ge-nuino, semplice:
un uomo che si comportava allo stesso modo sia in società che da
solo. Defecava in pubblico, compiva atti sessuali in pubblico,
insultava i suoi interlo-cutori e… viveva in una botte! Il gieffino
Terlizzi, però, spiega in un live come sia difficile spiegare
realmente che cosa si intenda per essenza, soprattutto per quanto
ri-guarda l’essenza dell’uomo. Taylor Mega, sconvolta, professa il
suo amore per Socrate e il suo celebre “so di non sapere”, carpe
diem e panta rei.
Terlizzi, però, va avanti e spiega come il suo interesse per la
filo-sofia sia nato sui banchi di scuo-la, così come quello di
Gianmarco Onestini. La filosofia lo affascina, anche quella che
tende alla mate-matica, come quella di Leibniz.
Diogene di Sinope cercava l’uomo nella sua spontaneità, nella
sua natura più genuina e semplice ed è forse quello che anche i
concor-renti della Casa si trovano a dover fare, volenti o nolenti.
Anche loro,
come Diogene, vivono in una sor-ta di botte – metaforica,
allegori-ca – alla ricerca della loro essenza. E a chi gli diceva
“tu non sai nulla eppure fai il filosofo”, Diogene ri-spondeva che
aspirare alla saggez-za fa parte della filosofia. Perché la
filosofia è ovunque, an-che nella Casa del trash. Perché, come ci
ha insegnato Diogene, non è obbligatorio essere filosofi per fare
filosofia.
Perché anche il sole penetra nelle latrine, ma non ne è
contaminato…
di Elisabetta Testa
Quando al Grande Fratello arriva la filosofia: alla ricerca
dell’uomo, tra Diogene di Sinope e il trash
Prendila con filosofia a cura di Elisabetta Testa
https://il-cosmo.com/?p=12077
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RubricaIl ruggito di Leonetti a cura di Franco Leonetti
nuova consapevolezza, è questo il fattore più importante che
serviva per ricaricare la tifoseria di nuove speranze. Le prime
le-zioni del metodo Mancini, a un anno dal suo sbarco a Coverciano,
si sono dimostra-te indubbiamente efficaci, finalmente la fase
difensiva è tornata ad essere un vanto per il nostro calcio, e se
la difesa fa il suo dovere e l’attacco segna, beh il resto vien da
sé, con una mediana che sa tenere bot-ta, ha qualità e segna anche.
Il capolavoro del ct fino a questo momento, e in attesa di test
sempre più rilevanti, riguarda la men-talità vincente. L’Italia
propone calcio, va a prendersi il risultato e sa procurarsi le
occasioni costruendo la vittoria, tenendo il pallone e cercando di
riconquistarlo il pri-ma possibile, una volta perso il possesso.
Concludendo, in pochi avrebbero pensato ad una Nazionale così in
alto in classifica dopo solo un 12 mesi di cura Mancini, ma tutte
le altre componenti, appena elen-cate, depongono assai a favore del
nuovo selezionatore. La vittoria ai danni della Bosnia allo Stadium
di Torino per 2-1, re-cuperando il vantaggio avversario contro
vecchie conoscenze come Dzeko e Pjanic, sa di pre-sigillo alla
qualificazione. Oggi la nazionale azzurra guida la classifica del
girone J a punteggio pieno, 4 successi in altrettanti match, un
bottino importante e che profuma di Europei, anche se i giochi
Un’Italia così negli ultimi anni non l’ave-vamo proprio mai
vista. Era ora, insomma, che gli azzurri invertissero la rotta dopo
la delusione cocente e la vergogna del 2018. I ragazzi chiamati da
Mancini stanno ri-creando entusiasmo tra i tifosi, la cura del
nuovo ct funziona con poche ricette: di-fesa solida, calcio
offensivo e giovani im-portanti che stanno maturando a suon di
prestazioni. La Nazionale di Mancini piace e vince. Due gol alla
Finlandia, sei al Lie-chtenstein, tre alla Grecia. Il gruppo
ca-pitanato dal nuovo ct è a punteggio pieno nella classifica di
qualificazione ai prossimi Europei, torneo che Mancini vorrebbe
vi-vere da protagonista, immettendo nei suoi ragazzi ancora un po’
di spregiudicatezza. Non è una squadra perfetta questa Nazio-nale,
ma quando mai nel calcio si rasenta la perfezione, ad Atene
l’Italia ha domi-nato in lungo e in largo, tre reti nel primo
tempo, poi nel secondo si è fermata un po’ accontentandosi, anche
in vista della gara seguente a Torino con la Bosnia che pote-va
essere un vero e proprio match ball per arrivare agli Europei del
prossimo anno. E così è stato. Questa azzurra è una compagi-ne che
gioca, non prende gol e vive un mo-mento di grande ardore,
accompagnato da risultati nettamente positivi. L’ Italia del
“Mancio” sta dando ampia prova di aver staccato col passato e aver
assunto una
di Franco Leonetti
La Nazionale di Mancini veleggia verso gli Europei
a direttore generale, dovrebbe essere il turno di Giampaolo, il
tecnico abruzze-se, ex Sampdoria, è favoritissimo per prendere il
posto di Gattuso. Semplici rimane a guidare la Spal, De Zerbi resta
al Sassuolo, Andreazzoli, ex Empoli, è vicino alla panchina del
Genoa, ufficial-mente Fonseca siederà alla guida della Roma,
Mihajlovic ha rinnovato e pro-lungato con il Bologna, la Sampdoria
ha virato su Di Francesco invece di Pioli. Sul fronte mercato
giocatori incomin-ciano a materializzarsi le prime mos-se, il
Napoli ha messo sotto contratto il terzino Di Lorenzo, ex Empoli,
reduce da una stagione brillante in serie A, e mira James
Rodriguez, non riscattato dal Bayer di Monaco: Ancelotti lo
cono-sce bene, avendolo allenato a Madrid. La Juve ha preso
Demiral, 21enne di-fensore turco del Sassuolo, giovane di grande
presente e luminescente futuro, ci prova per Pogba e non molla la
pista Chiesa, con il giocatore la società bian-conera ha già
l’accordo, ora tocca alla Fiorentina discutere con Paratici.
Can-celo ha richieste dal Manchester City, mentre Benatia potrebbe
rivelarsi un clamoroso cavallo di ritorno in quel di Torino,
Cellino, presidente del neopro-
mosso Brescia, allontana ogni vellei-tà sul gioiello Tonali,
affermando che non lo venderà nemmeno per un’of-ferta folle. Icardi
attende di conoscere il suo destino, ma pare proprio che il futuro
possa essere distante da Conte e dai suoi compagni in nerazzurro,
ri-schia molto anche Nainngolan, giunto sotto il Duomo solo un anno
fa e an-cora con tre anni di contratto. L’Inter di Marotta lusinga
Bruno Fernandes, ultimo anno allo Sporting Lisbona e vecchia
conoscenza del calcio itali-co per la sua militanza con Udinese e
Sampdoria, mentre Barella è sempre più vicino ai nerazzurri.
Veretout della Fiorentina piace al Napoli, ma ha ri-chieste sia
dall’Italia che dall’estero. Il Torino preme per avere Bogdan,
di-fensore centrale del Livorno, in entrata sono arrivate due
conferme importan-ti: i riscatti di Djidji e Ola Aina, mentre i
granata incassano 6, 5 milioni di euro dalla Turchia, Ljajic è
stato riscattato dal Beşiktaş.
L’estate del calcio, anche in Serie A, è sinonimo di
calciomercato: da ora in avanti tutte le squadre proveranno a
migliorare i rispettivi organici, attra-verso acquisti e cessioni
nel corso della sessione estiva. L’apertura formale del
calciomercato in Italia è fissata per lu-nedì 1 luglio. Di fatto il
calciomercato è sempre aperto, con possibilità di por-tare avanti
trattative in ogni momento, ma il deposito e la ratifica dei
contratti presso la Lega Serie A saranno possibili solo dopo
l’apertura ufficiale della ses-sione. Mentre la chiusura estiva
giun-gerà lunedì 2 settembre. A differenza dello scorso anno,
quando le trattative si chiusero prima dell’inizio della Serie A,
la fine della sessione è stata nuova-mente spostata dopo le prime
giornate di campionato. Ma in questo periodo tengono banco le
panchine, soprattutto quelle di Juventus e Milan. Per i bian-coneri
la situazione di stallo continua, questa potrebbe rivelarsi la
settimana decisiva con un duello chiaro: se Guar-diola si libera
dal vincolo onerosissimo del City arriva lui a Torino, altrimenti
Sarri sarà la soluzione, non resta che at-tendere ancora qualche
giorno. Al Mi-lan, invece, con la conferma di Maldini
di Franco Leonetti
Mercato al via tra panchine e rinforzi
non sono ancora stati fatti, visto che non siamo nemmeno giunti
al giro di boa delle sfide. Mancini e i suo ragazzi, torneranno
dopo l’estate, esattamente il 5 settembre con la sfida all’Arnenia,
seguita tre gior-ni dopo dalla trasferta in Finlandia. Con
l’autunno che si ergerà a giudice supremo, decidendo il destino di
questa nuova Ita-lia che ha riconquistato fiducia e passione degli
aficionados.
https://il-cosmo.com/?p=12093https://il-cosmo.com/?p=12095
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Sport
nomi che ormai il grande pubbli-co ha imparato a conoscere, come
la Bonansea, goleador della prima partita, ma anche il portiere
Giu-liani, la capitana Sara Gama, o an-cora Rosucci, Guagni,
Girelli e Sa-batino, solo per citarne alcune. Le azzurre,
ovviamente, non parto-no con i favori del pronostico, ma come
dimostrato dal match contro le forti australiane, possono
di-ventare una sorta di sorpresa, di mina vagante della contesa,
pron-te a togliersi tante soddisfazioni, scalando la classifica. Le
azzurre sono state sorteggiate in un giro-ne di ferro con Brasile e
Giamaica e con l’Australia, cliente proibitivo ma battuto
all’esordio. Le ragazze affronteranno la Giamaica venerdì 14
giugno, mentre chiuderanno il raggruppamento martedì 18 giu-gno
contro il temibilissimo Brasile della leggenda Cristiane, in gol
con una tripletta nella gara di debutto. Insomma, il Mondiale è
entrato nel vivo per le azzurre, che devo-no conquistare la seconda
fase con due gare importanti. Accederanno agli ottavi di finale le
prime due di ciascun girone e le quattro miglio-ri terze
classificate, obiettivo che le donne del ct Milena Bertolini
pos-sono raggiungere, giocando con umiltà e brio, senza farsi
prendere da timori e paure per l’eco che la manifestazione crea.
Forza ragaz-ze azzurre, tutto il mondo del cal-cio nostrano fa il
tifo per voi.
Pronti via, le azzurre al debutto mondiale stendono l’Australia
con una doppietta di Barbara Bonan-sea. Un successo storico,
insperato e galvanizzante. Una competizione prima sognata, ora
felicemente re-ale, che regala brividi ed emozioni che inebriano le
ragazze e i tanti ti-fosi che hanno imparato ad amare il calcio a
tinte rosa. La Nazionale femminile guidata da coach Mile-na
Bertolini, ha subito stupito tutti con una vittoria all’esordio
ottenu-to nel recupero, tanto importante quanto ulteriore
distillatore di en-tusiasmo. La selezionatrice è riu-scita a
riportare le maglie della na-zionale tricolore ad un campionato del
Mondo dopo tanti anni, l’Italia non era presente alla competizio-ne
iridata dal lontano 1999. L’edi-zione appena partita, che si svolge
dal 7 giugno al 7 luglio in Francia, rappresenta l’ottava edizione
uffi-ciale del torneo, con la nazionale degli Stati Uniti campione
in cari-ca. Si tratta della prima edizione di un campionato
mondiale di calcio femminile nel quale viene utilizza-to il video
assistant referee (Var) che già nelle prime partite ha avuto il suo
bel daffare, due gol annulla-ti giustamente all’Italia, entrambi
per off side, lo stanno a testimo-niare. La rosa azzurra è formata
in gran parte da giocatrici che mili-tano nella Juventus,
bi-campione d’Italia in due anni di vita, ma an-che il Milan è
fortemente rappre-sentato, con convocazioni anche per giocatrici di
Fiorentina, Roma, Atletico Madrid e Chievo Verona. Nelle 23 ragazze
convocate ci sono
di Franco Leonetti
Il Mondiale delle azzurre di calcio
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https://il-cosmo.com/?p=12097
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Sport
zo si occupa della preparazione dei ragazzi. «La squadra cambia
di anno in anno, ci sono dei ri-chiedenti asilo che sanno giocare,
perchè nel loro Paese di provenienza militavano già nelle varie
serie, altri lo faceva come lavoro altri per hob-bie. Si hanno
ragazzi dai 18 anni fino ai 30 che arrivano dalla Nigeria, dal
Senegal, dalla Costa d’Avorio, dal Mali, dal Camerun, dalla Guinea»
spiega Hajiba.
Progetto nasce e continua per lo spirito di inte-grazione: «Il
calcio è l’unica cosa che bene o male unisce tutti. È una lingua,
un po’ come la musica. Riviera d’Africa nasce per far vedere che
questi ragazzi sanno fare anche altro, che sanno giocare a calcio,
rapportandosi anche alle altre squadre della zona – continua la
dirigente - Per questi ra-gazzi è una competizione, una cosa che
riescono a fare loro. Sono richiedenti asilo che aspettano
qualcosa, mentre giocare a calcio li impegna su-bito e lo fanno per
loro stessi. È un’attività che a loro piace tanto perchè alla fine
non è diversa da come la facevano nel loro Paese. Dona a loro un
filo conduttore: è una cosa che hanno iniziato
a fare e che possono portare avanti. Viene visto come l’unico
momento di svago in cui riescono a fare un’attività già
incominciata nel proprio pa-ese». Altra particolarità della squadra
è quella di essere composta da giocatori di nazionalità, lingua, e
religioni diverse. La comune passione per lo sport in questo caso
diventa il collante e il modo di capirsi comune.
Non tutte le squadre del campionato accol-gono però bene i
calciatori di Riviera d’Africa. «Lo scorso anno abbiamo subito
insulti razzi-sti e ci sono state delle risse. Abbiamo resistito e
quest’anno l’abbiamo vissuto molto meglio. Dopo quattro anni si
sono integrati e anche le altre squadre hanno capito che sono delle
perso-ne normali che giocano a calcio, anche se fisica-mente più
forti di costituzione e il loro modo di giocare è un po’ diverso
rispetto alle squadre che incontriamo, ma quest’anno dobbiamo dire
di essere stati davvero integrati – spiega - Ci hanno sempre
accolto come qualsiasi squadra, tranne in pochi casi. Più si va
avanti nel tempo più il progetto viene accettato, diventando una
squa-dra come le altre».
Non solo la difficoltà nel far riconoscere la squa-dra a causa
della sua particolare formazione, ma anche del suo dirigente.
Hajiba Amaouch è una delle poche donne del campionato a rico-prire
un ruolo dirigenziale: «Anche questa cosa è stata vista
diversamente e a volte non molto bene, anche dagli altri allenatori
e dirigenti che non si sono risparmiati commenti sessisti e offe-se
– conclude - Dai miei ragazzi però, ho sempre ricevuto solo
sostegno e rispetto, come se fossi una sorella maggiore da
ascoltare».
Riviera d’Africa è la squadra composta intera-mente da
richiedenti asilo che giocano nel cam-pionato CSI della regione
Piemonte. Lo scorso anno si sono classificati secondi in serie A e
a li-vello regionale, oltre che per i risultati sportivi anche per
Fair Play, a premio del buon compor-tamento dimostrato in campo.
Quest’anno han-no vinto sia il campionato sia la coppa e sono
arrivati primi in tutte le competizioni. Ora sono ancora in gara
per il titolo regionale e domenica 16 giugno ci sarà la finale. La
squadra è stata fon-data nel 2015-2016 e come detto è formata
esclu-sivamente da richiedenti asilo che fanno parte dei diversi
centri della cooperativa VersoProbo in zona Lago, in provincia di
Novara e conta cir-ca 25 ragazzi tesserati. È iscritta, dall’anno
della sua fondazione, al Centro Sportivo Italiano ed era stata
inserita nella serie B. Il primo anno la squadra ha dato subito i
primi risultati vincendo il campionato. Nel 2016-2017 sono stati
inseriti nella serie A per diritto.
Hajiba Amaouch è la giovane dirigente della squadra che con
l’allenatore Stefano Accomaz-
Tre giorni di gare al Foro Italico racchiusi in questo video con
le interviste in esclu-siva al Presidente della Word Taekwon-do
Federation Chungwon Choue e ai ra-gazzi della Nazionale Italiana.
Tutte le emozioni di una gara mondiale al Grand Prix di Taekwondo
di Roma 2019.
di Deborah Villarboito
Riviera d’Africa: lo sport come linguaggio universale che va
oltre le differenze
Grand Prix di Taekwondo di Roma 2019
di Deborah Villarboito
https://il-cosmo.com/?p=12049https://vimeo.com/341987211https://vimeo.com/341987211
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Sport
ternazionali. Tre dei suoi lanci si attestano sui 32 metri, con
la migliore misura fissata a 32,90.
Martina Caironi (Fiamme Gialle) fa cifra tonda firmando il
record del mondo T63. I suoi 5 metri netti valgono 9 centimetri in
più rispetto al salto del primato degli Eu-ropei di Berlino, che la
proiettano già in avanti nonostante sia solo l’inizio di stagio-ne.
Nella categoria T38 arriva la migliore prestazione mondiale
dell’ungherese Luca Ekler con 5,51, mentre Francesca Cipelli
(Veneto Special Sport), quarta agli Europei in terra tedesca,
aggiunge tre centimetri al primato tricolore che già detiene con un
salto da 4,06. La campionessa iridata T11 Arjola Dedaj (Fiamme
Azzurre) atterra a 4,51, la stessa misura dell’ultimo salto del-le
Paralimpiadi di Rio e un risultato mol-to incoraggiante al rientro
in pedana dopo la gravidanza. I lanci mettono in evidenza tra gli
italiani Christian Lella (Polisportiva Luna e Sole), nuovo
recordman del peso F20 con 10,45 e Stanislav Ricci (France-sco
Francia), autore di un ottimo 42,77 nel giavellotto F63. Il bronzo
mondiale e nu-mero uno europeo del peso F33 Giuseppe Campoccio
(Paralimpico Difesa) termina invece la sua gara con una prestazione
di 11,49. Ma sono gli indiani Sumit Sumit e Sandeep Sandeep a
festeggiare a Grosseto
Grosseto festeggia la conclusione di tre giorni di gare con
altri due record mon-diali. Gli Italian Open Championships, che
hanno coinvolto 361 atleti di 40 pa-esi del mondo, chiudono con un
totale di 10 primati iridati e numerose prestazioni di altissimo
livello tecnico internazionale. Una delle soddisfazioni più grandi
arriva dalla pedana del getto del peso F62. More-no Marchetti
(Paralimpico Difesa) torna a gareggiare dopo due anni in una
competi-zione ufficiale e fissa il nuovo limite mon-diale a 8,74
dopo un primo lancio da 8,54. Nel salto in alto T64 risultato
incredibile del veterano giapponese Toru Suzuki, clas-se 1980, che
sigla il nuovo primato iridato di 1,91. In chiave femminile Daniela
Pier-ri (La Galla Pontedera Atletica) realizza la migliore
prestazione mondiale e italiana di 95 centimetri in attesa di
omologazione a fine anno. In pista sui 200 metri primeg-gia
Giandomenico Sartor (Veneto Special Sport) che si conferma
recordman tricolore nella corsa in carrozzina T54 con un crono di
26.65. Tra i deambulanti la pluridecora-ta Oxana Corso (Fiamme
Gialle) corre in 33.72 nella categoria T35, mentre il bronzo
europeo T47 Riccardo Bagaini(Sempione 82) si esprime in 23.52. Il
debutto stagio-nale di Assunta Legnante (Anthropos Ci-vitanova) nel
disco F11 lascia ben sperare per i prossimi appuntamenti agonistici
in-
di Deborah Villarboito
Fispes: gli Azzurri medagliati nell’atletica e nel calcio a 7
portano in alto il tricolore
i nuovi primati iridati di giavellotto, rispet-tivamente con
60,45 (F64) e 65,80 (F44). La giapponese Erina Yuguchi ha fatto
regi-strare il nuovo record mondiale per la ca-tegoria T61 (21.08).
Oxana Corso (Fiamme Gialle) si esprime in 16,01. Tra gli uomini
Simone Manigrasso (Fiamme Gialle), tre volte a medaglia a Berlino,
torna in gara dopo un infortunio e batte gli avversari in 11.60. Il
mezzofondo regala a Laura Dotto (Oltre Onlus) la migliore
prestazione ita-liana dei 1500 T20 (5:26.20), mentre per la corsa
in carrozzina il primatista trico-lore e bronzo continentale Diego
Gastaldi (Sport No Limits) conclude gli 800 T53 in 1:49.96.
A Barcellona, al 14° International CP Foot-ball Trophy l’Italia
del Calcio a 7 si piazza al terzo posto con quattro punti
conquista-ti. La Scozia si aggiudica il torneo a pun-teggio pieno
davanti all’Irlanda del Nord (9 punti). Il cammino degli Azzurri in
terra spagnola non inizia nel migliore dei modi. La prima partita
contro l’Irlanda del Nord termina 1-0 a favore degli avversari:
l’Ita-lia sconta l’imprecisione di gioco sotto la porta, mentre gli
irlandesi sanno mettere in rete l’unica occasione buona. Nel
se-condo incontro finito con un sonoro 6-0, la Scozia fa girare
palla in modo perfetto, mostrando tutta la sua esperienza tecnica
in campo. Nella sfida contro il CP United la formazione azzurra
agguanta il pareggio di 2-2 con gol delle due promesse Nicco-lò
Guicciardi e Federico Proietti, 16 anni, i più giovani della
Nazionale. È però nell’ul-timo match che l’Italia trova fiducia nel
suo gioco per battere la Catalogna 2-0 con doppietta del solito
Guicciardi. Gli Azzurri entrano subito in partita e, nonostante la
stanchezza degli incontri precedenti, gua-dagnano la prima vittoria
al torneo, riu-scendo a tenere il risultato sotto controllo fino
alla fine.
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Sport
se Nadal nel 2020 supererà l’eroe gre-co in termini di fatiche
vittoriose. Per impedirglielo i disorganizzati organiz-zatori del
torneo francese potrebbero trarre ispirazione da quelli del Giro
d’Italia del 1930 che pagarono Alfredo Binda per non prendervi
parte data la sua manifesta superiorità sugli avver-sari.
Fabio Fognini è ufficialmente il primo top-10 italiano del
tennis dopo qua-rant’anni, ma è anche il più anziano di tutti a
diventarlo per la prima volta. Tolti infatti Rod Laver e Ken
Rosewall, che quando il computer Atp produsse la prima classifica
nel 1973 avevano rispettivamente 35 e 38 anni - e che nelle
classifiche non ufficiali stilate dai giornalisti comunque fra i
top-10 dimoravano da decenni… - nessuno aveva fatto il primo
ingresso nel re-cinto dei migliori a 32 anni e poco più di due
settimane. Fabio strappa il re-cord di anzianità a Jurgen Melzer,
che il primo accesso lo ottenne a 29 anni e 254 giorni, sul podio
Kevin Anderson (29 anni e 147 giorni). Fabio è il terzo
Nadal festeggia il dodicesimo titolo a Parigi scavalcando
Djokovic nella Race to London. Fognini primo italia-no in Top 10
dopo più di 40 anni. Cosa si può chiedere di più?
Nella Smorfia napoletana il numero 12 simboleggia il soldato.
Un’immagine perfetta per rappresentare un gioca-tore quasi sempre
implacabile nell’a-dempimento del suo primo dovere: la conquista
“manu racchettata” del Ro-land Garros. Nadal ha vinto il 62 per
cento dei game complessivamente di-sputati nelle sue dodici finali:
248 su 400. La terra rossa per le sue carat-teristiche rende più
difficili le sorpre-se. La lunga durata delle partite e la minore
pre