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 L’ARCHIVIO «ERIK PETERSON»  ALL’UNIVERSITÀ DI TORINO Saggi critici e Inventario Edizioni dell’Orso  A cura di Adele Monaci Castagno
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El archivo de Erik Peterson

Oct 09, 2015

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Recopilación Universidad de Torino
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  • LARCHIVIO ERIK PETERSONALLUNIVERSIT DI TORINO

    Saggi critici e Inventario

    Edizioni dellOrso

    A cura diAdele Monaci Castagno

  • Collana di Studi delCentro di Scienze Religiose

    diretta daADELE MONACI CASTAGNO

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  • Il riordino e la catalogazione dei fondi archivistici, oggetto di questa pubbli-cazione, sono realizzati con il sostegno della Compagnia di San Paolo.

    Il volume pubblicato anche sul sito del Centro allindirizzo:http://www.unito.it/unitoWAR/page/centri2/X033/X033_il_centro1

  • LArchivio Erik PetersonallUniversit di Torino

    Saggi critici e Inventario

    a cura di

    Adele Monaci Castagno

    Edizioni dellOrso

    Alessandria

  • 2010Copyright by Centro Interfacolt e Interdipartimentale di Scienze Religiosevia Giulia di Barolo, 3/A 10124 Torinotel. 011.6703822e-mail: [email protected]

    Edizioni dellOrsovia Rattazzi, 47 15121 Alessandriatel. 0131.252349 fax 0131.257567

    Realizzazione editoriale ed informatica di Arun Maltese([email protected])

    vietata la riproduzione, anche parziale, non autorizzata, con qualsiasi mezzo effet-tuata, compresa la fotocopia, anche a uso interno e didattico. Lillecito sar penal-mente perseguibile a norma dellart. 171 della Legge n. 633 del 22.04.41

    ISBN 978-88-7694-260-2

  • INDICE

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    81

    85

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    245

    I PARTE: ERIK PETERSON E LA SUA EREDIT

    A. Monaci Castagno, Il Fondo e la Biblioteca Erik Peterson

    G. Filoramo, Erik Peterson. Cenni biografici

    B. Nichtweiss, Straniero nel mondo: la ricezione delloperadi Erik Peterson nella cultura contemporanea

    R. Alciati, Il Fondo Erik Peterson allUniversit di Torino

    II PARTE: ARCHIVIO ERIK PETERSONa cura di Paola Lombardi

    Nota archivistica

    Inventario (1848-1999). Schema di ordinamento

    Inventario Fondo Erik PetersonInventario Fondo Matilde BertiniInventario Fondo Franco Bolgiani

    Indice degli antroponimi dellInventario

    Indice dei nomi

    V

  • I PARTE: ERIK PETERSON E LA SUA EREDIT

  • In veste di presidente del Centro di Scienze Religiose a cui afferisce laBiblioteca Erik Peterson toccato a me lonere e lonore di presenta-re i risultati di un lavoro avviato sotto la presidenza precedente di Ste-fano Piano, con la collaborazione di Giovanni Filoramo.

    Grazie ad un contributo della Compagnia di San Paolo stato pos-sibile mantenere un impegno preso nel lontano 1963 da Franco Bolgia-ni che, in una relazione presentata alla IV Conferenza Patristica di Ox -ford1, individuava nellinventario degli inediti di Erik Peterson uno deiprimi compiti da assolvere per facilitare lo studio dellopera dellinsignestudioso di cui essi rappresentavano una parte pregiata e consistente.

    Prima di questo inventario, oltre alla presentazione sommaria fatta-ne da Bolgiani che, stampata sotto forma di dispensa universitaria, eb-be una circolazione presumibilmente molto limitata, esiste soltantoquello di Barbara Nichtweiss in appendice al suo studio ormai classicodedicato alla biografia intellettuale di Peterson2. Era un primo utilissi-mo inventario, ma che la stessa studiosa si augurava di vedere quantoprima affiancato da una: wissenschaftlich umfassende und adquateBeschreibung.

    Ci sembrato opportuno far precedere lInventario da alcuni contri-buti che dessero al lettore italiano alcune chiavi interpretative del signi-ficato culturale della figura petersoniana e della presenza a Torino, unacitt in cui Peterson non ha mai insegnato, di documenti cos impor-tanti che lo riguardano.

    I saggi di Giovanni Filoramo e Barbara Nichtweiss, pur con intentidiversi il primo dedicato ad un profilo biografico dello studioso, il se-

    IL FONDO E LA BIBLIOTECA ERIK PETERSON

    ADELE MONACI CASTAGNO

    1 Mai pubblicato negli Atti, ma riportata in F. Bolgiani, Storia del Cristianesi-mo, Torino 1965, pp. XXIX-XXXV.

    2 B. Nichtweiss, Erik Peterson. Neue Sicht auf Leben und Werk, Freiburg 1992,p. 904.

    1

  • 3A. FB 1.2, fasc. a.

    condo alla ricezione del suo pensiero in vita e successivamente conver-gono nellindividuare come tratto caratteristico la sua inattualit nonsolo ora, a mezzo secolo dalla morte, ma anche in vita, fin da quandopartecipava da protagonista alla vita culturale e accademica tedesca de-gli anni 20 e 30 del secolo scorso come dimostra la rete di contatti econfronti anche duri con personalit quali A. von Harnack, K. Barth,R. Bult mann, C. Schmitt. La ricostruzione della Nichtweiss mette benein luce come la difesa della propria libert spirituale ancorata ad unaprofondissima cultura teologica, filologica e storica lo avessero reso nel-le diverse fasi della sua vita un uomo inadatto a militare o a fondareuna scuola, alieno dalle sintesi dogmatico-sistematiche allora di moda,un promeneur solitaire, come lebbe a definire Karl Barth3, un uomofuori posto in qualunque luogo che realizzava prima di tutto nellapropria vita quellessere straniero nel mondo che gli sembrava espri-mere la vocazione autentica dellannuncio cristiano come annuncio del-la fine e della vera patria, unica bussola per lagire e il pensare controogni subordinazione della teologia ad altro da s.

    Unestraneit che non significava affatto disinteresse o isolamentodal mondo, ma piuttosto premessa, spiritualmente sentita e cultural-mente motivata, di distacco critico da esso. Scorrendo linventario dellelettere soltanto ricevute che occupano diciannove faldoni dellintero ar-chivio, ci si pu rendere conto della ricchezza dei contatti, dellampiezzadei suoi interessi culturali, della stima e considerazione che egli ebbe ne-gli ambienti scientifici. Peterson intrattenne rapporti epistolari non spo-radici con i principali studiosi del tempo nelle scienze religiose: H. vonBalthasar, K. Barth, Y. Congar, P. Kahle, J. Danielou, J. Maritain, C.Schmitt e tantissimi altri. Ci auguriamo che la piena disponibilit e con-sultabilit di queste corrispondenze possa servire ad accrescere la cono-scenza anche di queste importanti personalit.

    Un altro tratto specifico dellopera di Peterson fu il tentativo di supe-rare labisso fra lo storico e il teologo e, se la sua opera presente neldibattito contemporaneo soprattutto in questa seconda veste in partico-lare con il suo Monoteismo come problema politico e i Trattati teologici,egli ebbe lambizione di acquisire una perfetta padronanza del propriooggetto anche da un punto di vista storico ed forse su questo secondoversante, meno conosciuto, che il fondo conservato nella BibliotecaE.Peterson d una testimonianza impressionante. Il pensiero corre su-

    2

    Adele Monaci Castagno

  • 4 Si veda il piano di pubblicazione in E. Peterson, Theologie und Theologen,hrsg. von B. Nichtweiss, Bd. 9/1, 656-658. Lezioni di Peterson redatte in italiano epubblicate sono a mia conoscenza soltanto: E. Peterson, Giudaismo e Cristianesi-mo: culto giudaico e culto cristiano, in Rivista di Storia e Letteratura Religiosa1 (1965), pp. 397-391 che riproduce A. EP 36.7.21 fino al foglio n. 20 (numerazio-ne risalente allA.) di un testo recante il titolo: Giudaismo e Cristianesimo. Unal-tra lezione in: M. Rizzi, Erik Peterson e la teologia politica: attualit e verit diuna leggenda (con un inedito petersoniano), in Rivista di Storia e LetteraturaReligiosa 32 (1996), pp. 95-122. LAppendice (pp. 118-122) contiene: E. Peter-son, Il problema politico nel giudaismo e nel cristianesimo antico.

    bito al suo immenso schedario: 50 cassetti (nellattuale sistemazione) dischede di carta sottile fittamente scritte a mano relative ai termini greci,toponosmatica greca, onomastica greca, termini latini, toponomasticalatina, onomastica latina, bibliografia, soggettario. La diffusione dellebanche dati digitali lha reso soltanto in parte obsoleto; per quanto ri-guarda i temi di ricerca prediletti quali la storia della liturgia, la gnosi, lastoria dellascetismo, lapocalittica, lermetismo, la storia della liturgia,la letteratura apocrifa, i rapporti fra giudaismo e il cristianesimo delleorigini esso pu rivelarsi ancora uno strumento prezioso per la vastit diletture in lingua originale anche di testi frammentari e poco noti. Tutta-via anche i manoscritti riservano delle sorprese da questo punto vista.Peterson pubblic relativamente poco e gran parte del suo immenso la-voro di scavo conflu in lezioni, conferenze, appunti, scritti di altra na-tura rimasti inediti che accompagnarono unattivit di insegnamentopi che trentennale, dalle lezioni tenute a Gottinga nel 1920 sulla storiareligiosa dellellenismo fino alle lezioni tenute allUniversit Cattolicadel Sacro Cuore di Milano allinizio degli anni 50. Una parte di questomateriale di carattere pi eminentemente storico gi disponibile per glistudiosi in quanto stato pubblicato e sar pubblicato negli Au-sgewhlte Schriften, ivi comprese tradotte in tedesco una scelta dibrani tratti dalle lezioni che Peterson scrisse in lingua italiana4. Linven-tario sotto la serie Lezioni e Minute offre ora un quadro completodellentit degli inediti in lingua tedesca e italiana e, almeno per quantoriguarda questultima, ci auguriamo che questo stimoli, oltre allinteres-se degli studiosi che potranno consultarli pi facilmente, anche la ricer-ca di una soluzione pi favorevole alla diffusione in ambito italiano del-la conoscenza di E. Peterson come storico delle religioni del mondo an-tico.

    Sono studi ricchi di spunti di ricerca e risultati originali. Sono anco-

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    Il Fondo e la Biblioteca Erik Peterson

  • 5 A. FB 1.2. a (tr. dal francese di A. Monaci).6 A. EP 36. 7.20 a partire dal f. 73. 7 Cos definito dallo stesso Peterson lo scopo di questa serie di lezioni: A. EP

    36.7.24 f. 18 Testimonianza di F. Bolgiani in Una biblioteca specializzata per gli studi sto-

    rico-religiosi. Identit e funzione, in occasione del rinnovamento della sede, Tori-no 1994, pp. 31-43, 40-43.

    9 Citato nel contributo di Alciati, alla p. 65.

    ra valide le parole che F. Bolgiani scriveva a O. Culmann nel 1963 a pro-posito di questi inediti: Lo spoglio delle carte di Peterson appena co-minciato ci riserver interessanti sorprese. (). La ricchezza di infor-mazione moltiplicata dalla vivacit infaticabile dei collegamenti, deicontrasti, delle intuizioni, di brevi notazioni entusiaste o ironiche; que-sto che in definitiva si celava dietro la sua erudizione e che lo spingeva,in ogni senso, a raccogliere indizi anche tenui, ma guidati da interessiteologici vivissimi e sempre intelligenti5. Sono sicura che contributi an-cora attuali aspettano di essere scoperti, per esempio, nelle centinaia difogli fittissimamente annotati dedicati agli scritti apocrifi6, alla lettera-tura patristica, ai culti egiziani nellellenismo e nei primi secoli dellIm-pero romano7.

    Nel terzo terzo contributo che accompagna linventario, Roberto Al-ciati ricostruisce le circostanze che spiegano la presenza nellUniversitdi Torino di una Biblioteca intitolata ad Erik Peterson. Sono vicende ingrandi linee gi conosciute e raccontate anche da colui che ne fu testi-mone e protagonista: Franco Bolgiani8, ma qui per la prima volta espo-ste a partire dalla documentazione di archivio che stato possibile indi-viduare e analizzare. Nei documenti relativi allultima fase piuttostoconcitata delle trattative per la vendita del fondo, non si fa mai riferi-mento allinsieme delle carte oggetto di questo inventario; al centro visono soltanto i libri e le famose Zettelkasten. Lunico che vi fa cenno un amico di antica data di Peterson, Th. Klauser che, in un estremo ten-tativo di aggiudicarsi lo schedario, fa unofferta e si dichiara disponibilea occuparmi inoltre dei manoscritti lasciati dal povero nostro amicoErik cio di fare un elenco e di dire se per caso c ancora qualche cosache meriterebbe una pubblicazione9. Dal tenore di tale riferimento sicapisce che non attribuiva molta importanza a queste carte, anzi loffer-ta di occuparsene considerata un valore aggiunto allofferta in denaro.

    possibile che la loro entit si sia rivelata con chiarezza soltanto nel

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    Adele Monaci Castagno

  • 10 F. Bolgiani, Erik Peterson e il giudeo cristianesimo, in G. Filoramo C. Gia-notto (a cura di), Verus Israel, Brescia 2001, pp. 339-374, p. 373.Cfr anche E. Pe-terson, Theologie und Theologen, Bd. 9/2, hrsg. von B. Nichtweiss, Wrzburg2009, p. XXII con qualche dettaglio in pi.

    11 Mai pubblicata in quanto confluita nel suo articolo: Dalla teologia liberalealla escatologia apocalittica: il pensiero e lopera di Erik Peterson, in Rivista diStoria e Letteratura Religiosa 1(1965), pp. 1-58.

    12 Ora pubblicate, per la maggior parte in E. Peterson, Theologie und Theolo-gen, cit., pp. 485-539.

    momento in cui Franco Bolgiani si rec a Roma per alcuni giorni persovrintendere alle operazioni relative alla spedizione dei libri e delloschedario ed grazie a lui che tante carte poterono essere recuperate. cos che egli stesso ha ricordato pi tardi quella circostanza: Non sarinutile ricordare (sc. a proposito del Nachlass manoscritto) che esso ri-schiava di andare confuso con materiale di poco conto e chi scrive, conil concorso della dott.ssa Giovanna Vallauri, lavor direttamente() araccogliere anche i frammenti di manoscritti lasciati sparsi dopo la mor-te di Pe terson e confinati ormai in un solaio10. E, in effetti, alcuni foglidelle lezioni e conferenze di Peterson conservate nellArchivio sembranoproprio frutto di un amorevole collage di pezzi di carta piuttosto mal-conci.

    Nei fascicoli raccolti nel Fondo Bolgiani possibile seguire le vicen-de dei primi quattro anni della presenza dei manoscritti petersoniani aTorino; sono anni intensissimi in cui vengono gettate le basi di tantiprogetti e viene fondata la Biblioteca Erik Peterson. Nel settembredel 1963, come ho gi accennato, Franco Bolgiani viene invitato atenere una relazione nel IV Congresso patristico di Oxford concernenteuna prima descrizione del Nachlass manoscritto. Nel marzo dellannosuccessivo, divenuto professore Ordinario di Storia del Cristianesimo,pronuncia la sua prolusione dedicata appunto alla figura di Peterson11.Nellarco di quegli anni gli diviene sempre pi chiara limportanza deimanoscritti petersoniani e matura il progetto di scrivere unampiamonografia su Peterson. A questo scopo compila un questionario dainviare ai colleghi e amici di Peterson nel tentativo di recuperare ricor-di, episodi, valutazioni che lo aiutino a mettere a fuoco maggiormenteil proprio oggetto di studio. Riceve risposte autorevoli e importanti12 edalle lettere che scrive per chiedere o ringraziare si delinea un progettoscientifico articolato: vuole far tradurre o ritradurre in italiano i tratta-

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    Il Fondo e la Biblioteca Erik Peterson

  • 13 In una lettera a Klauser dell8 novembre 1963 (A.FB.1. 2.b).14 Lettera del 3 giugno 1963 a O. Culmann (A.FB. 1. 2.a).15 Lettera a Klauser dell8 novembre 1964 (A.FB.1. 2.b).16 Alcune trascrizioni in A.FB.2.2; 2.3.17 In una lettera a Maritain del 24 febbraio 1963 (A.FB. 1.2.b): Perch mi so-

    no reso conto che la sostanza e anche il procedimento delle ricerche di Petersonsono prima di tutto ed essenzialmente teologiche e vanno, prima di tutto, capitenella loro prospettiva teologica.

    18 Lettera a Don Bussi del 14 luglio 1963 in A.FB. 1.2. a. 19 Citata nel contributo di Alciati, alla p. 74.

    ti di carattere teologico13; progetta di pubblicare parte degli inediti ri -guardanti la patristica nella Collezione Verba Seniorum della casaeditrice Studium14, pensa per questo ad una collaborazione conqualche studioso o editore tedesco15. Intanto studia e appunta in parti-colare alcune lettere di Peterson16. Il lavoro da compiere gli si precisaprogressivamente in tutta la sua complessit: si tratta di interpretarecentinaia e centinaia di fogli scritti in un minutissimo corsivo gotico didifficilissima lettura e soprattutto di farsi una robusta competenzasulla teologia tedesca contemporanea17, un ambito di studi fino a quelmomento poco frequentato e per il cui approfondimento egli stessoavverte essergli dostacolo la sua preparazione e sensibilit di storico18.

    Per quanto tenesse a queste ricerche, esse tuttavia non potevano cheoccupare una seconda linea rispetto al progetto audace concepito origi-nariamente dal suo maestro Michele Pellegrino, docente di Letteraturacristiana antica e da l a poco, Arcivescovo di Torino: costituire, a parti-re dai libri di Peterson e dal suo schedario, allinterno di unUniversitStatale, una Biblioteca dedicata agli studi storico-religiosi che fosse unpunto di riferimento visibile per lo sviluppo di quegli stessi studi. Pro-getto totalmente condiviso anche da Bolgiani che cos scrive alla figlia diPeterson: La Biblioteca sar sempre di pi come speriamo un cen-tro vivo di studi storico-religiosi, ci che mi pare anche il modo miglio-re per onorare con i fatti la Memoria di Suo Padre19.

    Questo compito richiese nel corso degli anni una dedizione semprepi esclusiva, a partire dal 1 novembre del 1963, giorno in cui Bolgianidivenne professore ordinario di Storia del Cristianesimo presso la Fa-colt di Lettere di Torino e sostitu Michele Pellegrino nella direzionedella Biblioteca, direzione che tenne fino al 1999, e, a partire dal 1965,quando fu fondata la Rivista di Storia e Letteratura Religiosa di cui fufondatore e direttore fino al 2001.

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    Adele Monaci Castagno

  • 20 Lettera a Don Bussi del 14 luglio del 1963 (A.FB.1.2.b).

    Dopo il lungo saggio dedicato a Peterson nel primo numero della Ri-vista, il progetto della monografia su Peterson dovette essere accanto-nato, ma, credo, con molto dispiacere e con la speranza coltivata perlungo tempo di riprenderlo in prima persona, perch non ricordo chenessuno dei giovani studiosi che si stavano formando sotto la sua guidafra la fine degli anni 60 e nel decennio successivo venisse incoraggiatoad occuparsi di questi progetti. Pertanto i manoscritti di Peterson per unlungo periodo non ebbero modo di essere riproposti allattenzione deglistudiosi. Sullo sfondo di queste circostanze forse si comprende meglioquanto dice Barbara Nichtweiss a proposito della sua sorpresa nelloscoprire nel 1986 la ricchezza del fondo Peterson ignorata perfino inGermania da quei pochi che scrivevano su Peterson.

    La storia successiva del fondo archivistico e il ruolo da esso recitatonella rinascita petersoniana gi narrata benissimo proprio dalla stu-diosa tedesca e sarebbe superfluo tornare sullargomento; merita piut-tosto aggiungere qualche parola sugli sviluppi successivi della Bibliotecache lanno prossimo festegger i suoi primi cinquantanni di vita.

    Sotto la guida di Bolgiani che la resse fino al 1999, la Biblioteca sisvilupp come estensione del nucleo fondante di Peterson e delle ricer-che da lui maggiormente coltivate. Anche per affinit di interessi, Bol-giani riconobbe in esse il carattere proprio (della Biblioteca), cio, quel-lo di essere strumento particolarmente dedicato allo studio delle originicristiane, del giudeo-cristianesimo, delle antiche eresie, della gnosi, delmanicheismo, della patristica in genere, delle religioni, infine dei movi-menti religiosi del tempo del Nuovo Testamento e dellet subapostoli-ca20. Pur tra mille difficolt, la Biblioteca raggiunge ora i 40.000 volu-mi e anche se, nel tempo, si dovuto rinunciare agli acquisti in alcune se-zioni ove i libri di Peterson erano numerosi per esempio la teologia, lamistica, la storia dellarte e larcheologia gli ambiti ricordati in quellalettera costituiscono ancora le sezioni pi intensamente coltivate, per fe-delt alla vocazione originaria da parte dei diversi Presidenti che si sonoavvicendati negli anni, ma anche perch quegli ambiti sono ancora assi-duamente studiati dagli allievi di Bolgiani e, ormai, anche dagli allievi diquelli, cosa che richiede un aggiornamento continuo degli strumenti dilavoro e rende viva la Biblioteca.

    Nellarco di questi decenni la Biblioteca Erik Peterson ha cambia-to pi volte figura giuridica per adeguarsi ai successivi cambiamenti le-

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    Il Fondo e la Biblioteca Erik Peterson

  • 21 Queste vicende sono narrate da V. Zangara, La storia della biblioteca, inUna Biblioteca, cit., pp. 11-15, pubblicazione pro manuscripto curata da GiorgioCracco, allora presidente della stessa Biblioteca.

    gislativi e per mantenere la sua specificit e autonomia. LAteneo Tori-nese, nelle diverse fasi, ha sempre riconosciuto e assecondato tale richie-sta: da Biblioteca di studi storico-religiosi, con il varo dei Diparti-menti, divenne nel 1985 Biblioteca interdipartimentale di Scienze reli-giose21. In seguito, quando un riordino delle Biblioteche universitarierese impossibile rimanere in quella situazione, con lappoggio del Retto-re, Rinaldo Bertolino, venne costituito nel 2002 un Centro interfacolte interdipartimentale di Scienze religiose, allinterno del quale incar-dinata giuridicamente la Biblioteca, trasferita nel frattempo in un belle-dificio storico che le consente di disporre, oltre che a saloni per la con-sultazione e lo studio, anche di una sala aulica intitolata a Michele Pel-legrino per attivit didattiche e convegni. Le Facolt Giurisprudenza,Lettere, Scienze politiche, Scienze della formazione collaborarono an-che per varare una Laurea specialistica interfacolt di Scienze Religioseche ha come punto di riferimento per la didattica proprio il Centro e laBiblioteca e che, sotto la presidenza di Giovanni Filoramo e ClaudioGianotto, stata attiva fino allanno accademico 2009/2010, ma prestoverr riproposta con un nuovo ordinamento. Nel 1998 venne costituitalAssociazione degli amici della Peterson che, insieme ad altre iniziati-ve di carattere scientifico, da pi di dieci anni organizza, i Luned dellaPeterson. Si tratta di otto-dieci incontri annuali in cui vengono presen-tati libri recenti e significativi di argomento religioso, spaziando dalle-poca antica al contemporaneo, dalle religioni del mondo classico alle al-tre tradizioni religiose, dallapproccio di tipo storico, a quello sociologi-co, antropologico o letterario. Il Centro, da parte sua, potendo riceverefinanziamenti da enti privati, riuscito nel tempo a organizzare eventi oiniziative scientifiche come questa, appunto, dedicata alla pubblicazionedellArchivio e che inaugura la Collana di Studi del Centro.

    Mentre questo libro viene consegnato alla stampa, sta per essere ap-provata la Riforma universitaria che ridisegna profondamente il ruolodei Dipartimenti e delle Facolt: siamo dunque alla vigilia di altre pro-ve aggravate dal tragico taglio dei finanziamenti: speriamo che latten-zione e la stima che hanno sempre circondato la Biblioteca Erik Peter-son riescano ad allontanare, anche questa volta, quella che si profila al-lorizzonte come una tempesta perfetta.

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    Adele Monaci Castagno

  • 1. Cenni introduttivi

    Qualche anno dopo la morte di Erik Peterson, avvenuta ad Ambur-go il 26 ottobre del 1960, in un lungo e impegnativo articolo inaugura-le uscito sul primo numero di una nuova pubblicazione scientifica, laRivista di Storia e Letteratura Religiosa, che aveva la sua sede nellaBiblioteca Peterson, era stata fondata da un gruppo di studiosi cattoli-ci dellUniversit di Torino e nelle sue linee programmatiche di storiareligiosa si richiamava esplicitamente al modo di fare storia religiosadel Peterson, Dalla teologia liberale alla escatologia apocalittica: il pen-siero e lopera di Erik Peterson1, Franco Bolgiani che allepoca era ti-tolare della cattedra di Storia del Cristianesimo e tanta parte avevaavuto nelle vicende che avevano portato alla fondazione della Bibliote-ca sottolineava con vigore limportanza e lattualit del pensiero delteologo tedesco. A suo dire, la genuina esperienza religiosa che ne stavaalla base, tormentata e drammatica, testimone della crisi di un certoprotestantesimo, era nel contempo, e pi in profondit, testimonianzadelle tensioni profonde, vitalmente contraddittorie, che nei secoli ave-vano caratterizzato la storia del cristianesimo, teso, da un lato, a incar-narsi nel mondo per confrontarsi, alla luce dellesperienza di fede dicui i credenti erano portatori, con i suoi problemi e la sua cultura, in-cline, dallaltro, come insegnava la storia della Chiesa, a mondanizzarsie a perdere in questo modo di vista la sua vocazione escatologica.

    Sono passati cinquantanni, e questa osservazione di fondo non hacerto perso dimportanza; daltro canto, evidente che la situazioneculturale e religiosa radicalmente cambiata. Il pensiero teologico e re-ligioso di Peterson, formatosi nel clima di profonda crisi della Germa-

    ERIK PETERSON. CENNI BIOGRAFICI

    GIOVANNI FILORAMO

    1 RSLR I (1965), 1-58.

    9

  • 2 Oltre che dallarticolo di Bolgiani la breve ricostruzione biografica dipendeda B. Nichtweiss, Erik Peterson. Neue Sicht auf Leben und Werk, Herder, Frei -burg Basel Wien 1994.

    3 Die Kirche aus Juden und Heiden, Pustet, Salzburg 1933; tr. fr. Le mystre desJuifs et des Gentils dans lEglise, prface de J. Maritain, Descle de Brouwer, Paris1935.

    nia tra le due guerre, pare, almeno a prima vista, molto lontano daiproblemi e dalle questioni che tormentano il nostro tempo. Forse, per, proprio in questa inattualit che risiede la sua importanza. Vi , inparticolare, un punto chiave della sua riflessione teologica, che ne spie-ga la costitutiva inattualit e, dunque, il permanente potenziale critico.Esso pu essere riassunto in una formula: la riserva escatologica, ilfatto che per lui lannuncio cristiano essenzialmente annuncio della fi-ne, che, di conseguenza, i cristiani devono essere presenti in questomondo come pellegrini (paroikoi), secondo il modello di Abramo(Gen 12,1), perch la loro vera patria la Gerusalemme celeste de-scritta nellApocalisse canonica. Di qui una posizione fortemente criti-ca verso la modernit che costituisce una costante del suo pensiero teo-logico. Le brevi note biografiche che seguono mirano, senza alcunapretesa di originalit2, a fornire al lettore ignaro della vicenda terrenadel Peterson alcune coordinate fondamentali, che lo aiutino a coglierela complessit di questa figura originale di studioso delle origini cristia-ne e, prima ancora, di teologo appassionatamente in cerca della verit. indubbio, infatti, che il Peterson stato, a suo modo, un testimonedella verit. Nel 1933, nella introduzione alla traduzione francese diDie Kirche aus Juden und Heiden3, il suo amico Jacques Maritain scrive-va di lui: Questo esegeta un uomo, e di che qualit generosa; questoprofessore di teologia ha delle antenne che non sono quelle di un pro-fessore, ma di unanima sempre alla ricerca del polline impalpabile del-la verit.

    2. Esperienze giovanili

    Erik Peterson Grandjean nacque il 6.7.1890 ad Amburgo e mor nel-la stessa citt il 26.10.1960. I suoi antenati erano di provenienza svede-se per parte di padre e francese per parte di madre. Il bisnonno era emi-grato nel 1814 da Gterborg, in Svezia, ad Amburgo, dove aveva spo-

    10

    Giovanni Filoramo

  • 4 Zeuge der Wahrheit, Hegner, Leipzig 1937 (in Theologische Traktate, KselVerlag, Mnchen 1951, p. 185= Erik Peterson Ausgewhlte Schriften, Bd. I,Echter Verlag, Wrzburg 1994, p. 105-106).

    sato una amburghese ed aperto con alterno successo unazienda com-merciale (tabacco e merci coloniali). Il figlio, Adolfo, nel 1877 avevafondato unimpresa di terapia meccanica che il padre di Erik, Gio-vanni (22.6.1861 23.10.1945), aveva trasformato in uno studio orto-pedico. Sia il nonno che il padre di Erik sposarono donne francesi: ilsecondo si spos con Jules Agns Caroline Grandjean (27.12.1867 18.8.1943), la madre di Erik, nata ad Amburgo, ma discendente da unanobile famiglia ugonotta.

    Il giovane Erik crebbe con due fratelli pi piccoli, Hans e KarlHeinz, in Blankenese, un quartiere che si trova nella parte occidentaledella citt, a testimonianza della discreta situazione sociale di tipo bor-ghese della famiglia. Di questo periodo non si posseggono testimonian-ze dirette, ma solo accenni occasionali nei suoi diari, lettere, pubblica-zioni, testimonianze personali successive sue e di amici e confidenti.Per leducazione del giovane Peterson importante risult la figura dellamadre, mentre con il padre, religiosamente agnostico, i rapporti dovet-tero essere piuttosto tesi.

    Le notizie a disposizione non aiutano a capire la successiva opzioneteologica compiuta dal Peterson al momento di scegliere gli studi uni-versitari. Amburgo era allepoca una citt luterana, dove la religioneera vissuta piuttosto formalisticamente. N Peterson sembra aver rice-vuto particolari stimoli religiosi dalla famiglia. In uno scritto del 1937,Zeuge der Wahrheit4, contenuto un breve ma significativo raccontoautobiografico. Quando era bambino, egli scopr in una cesta di libridel nonno una bibbia. Aprendola, lo sguardo gli cadde sul cap. 6 del-lApocalisse, l dove si parla dei quattro cavalieri. Quando egli ebbe ter-minato di leggere il brano si allontan impaurito, con limpressione diessere penetrato in un segreto che non avrebbe dovuto violare. Se sipensa allimportanza che la dimensione apocalittica e il testo stessodellApocalisse canonica hanno avuto nel suo pensiero, nonostante lastilizzazione del ricordo, non si pu non rimanere colpiti da questacoincidenza. Nel complesso, come se un velo fosse stato posto dallostesso Peterson su questo primo periodo della sua vita, in cui egli do-vette confrontarsi, probabilmente in modo conflittuale, con la figuradel padre, che non sembra daltro canto aver inciso sugli aspetti pi ca-

    11

    Erik Peterson. Cenni biografici

  • Giovanni Filoramo

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    ratteristici della sua personalit. Quello che appare evidente che Pe-terson crebbe in un ambiente religiosamente indifferente o che, comun-que, non influenz in modo significativo laspetto centrale della suapersonalit: la ricerca di unautentica esperienza religiosa.

    Dai Diari si apprende di una conversione che egli avrebbe avuto aventanni, la sera del 7 luglio 1910, quando era a Strasburgo, dove eraentrato in contatto con ambienti pietistici. In un piccolo foglio egli de-scrive questa esperienza di rinascita che si concreta come manifestazio-ne del Figlio unigenito da parte del Padre tramite lo Spirito Santo:Come sono lieto, come sono felice, perch da oggi sono nato. Da oggi,il 7 luglio 1910 (un marted), data la mia nuova vita . Si tratta certa-mente di unaffermazione sincera, ma che, nel contempo, riprende i ti-pici moduli, propri del pietismo, delle esperienze religiose di rinascitatramite lincontro interiore col Cristo. In ogni caso, levento va tenutopresente per capire come il giovane Peterson che allepoca, come ciaccingiamo a vedere, studiava in una facolt teologica protestante adifferenza di molti suoi compagni di studio, fosse alla ricerca di une-sperienza religiosa autentica che gli era sino ad allora mancata.

    3. La formazione universitaria

    Dopo aver frequentato il locale Gymnasium, Peterson studi la teo-logia evangelica nelle universit di Strasburgo (1910), Greifswald(1911), Berlino (1911/12), Gottinga (1912/13) e Basilea (1913). Nelcomplesso, luniversit di Strasburgo non sembra aver lasciato su di luiun influsso particolare; pi importante il fatto che egli sia entrato incontatto con i circoli pietistici presenti in questa citt, come testimoniala sua conversione. Nel semestre passato a Greifswald egli conobbeCarl Stange (1870-1959), un teologo che aiut Peterson nei suoi anni distudente, fra laltro era stato chiamato a Gottinga nel 1912 favoren-dolo attraverso borse di studio e altre forme di sostegno, ma soprattut-to influenzandolo con la sua riflessione teologica su due punti impor-tanti: nella critica alla teologia liberale allora dominante e nella ricercadi un concetto di realt (Wirklichkeit) adatto a sfuggire ai limiti diuna prospettiva idealistica e a dare ragione della concretezza deglioggetti di fede. Questultimo un tema importante per la teologia diPeterson, in quanto rimanda alla necessit di credere in unaRivelazione che abbia come oggetti delle realt concrete e non dellesemplici idee. Il semestre successivo Peterson decise di passarlo aBerlino, per ragioni che ignoriamo. Nella locale universit insegnava

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    Adolf von Harnack, la figura dominante della teologia liberale. Pe ter -son decise di non segui re i suoi corsi per timore di cedere al fascinodella sua personalit e del suo pensiero: una conferma indiretta masignificativa della sua po sizione critica verso la teologia liberale. Dopoaver passato un anno a Gottinga, Peterson trascorse infine un semestrea Basilea, su invito di un allievo di A. Deissmann, Otto Schmitz, unprofessore di otto anni pi anziano che era stato chiamato nella localeFacolt di teologia. Fra gli altri professori che lo hanno influenzato inquesto periodo di formazione universitaria merita ricordare ancheKarl Heim (20.1.1874-30.8.1958) per la sua inclinazione verso il pieti-smo e per il suo realismo teologico, che lo portava a rifiutare ogniforma di demitizzazione (le potenze del Male erano una realt, non unsimbolo). Inoltre, decisivo doveva risultare il rapporto con una orga-nizzazione studentesca di impronta pietistica, la Deutsche ChristlicheStudentenvereinigung.

    Dopo lesame di teologia (1914) e un breve periodo come militare,egli lavor come Stellv. Inspektor nello Stift teologico di Gottinga,nel contempo preparando la sua dissertazione (1915-1919). Essa si in-seriva nella tradizione della Scuola tedesca di storia delle religioni cheaveva nella cittadina tedesca il suo centro pi importante, e aveva cometitolo Heis Theos. Epigraphische, formgeschichtliche und religionsgeschi-chtliche Untersuchungen (con Nathanael Bonwetsch e Walter Bauer co-me responsabili scientifici). Questo pregevole lavoro, col quale si abilitnellestate del 1920, dopo la sua pubblicazione nel 1926 lo fece conosce-re internazionalmente.

    Dal 1920 al 1924 Peterson insegn a Gottinga come Privatdozent instoria della chiesa ed archeologia cristiana, poi a Bonn in qualit diprofessore ordinario di storia della chiesa e Nuovo Testamento. Nel1929 chiese un anno di congedo. Lanno successivo, nella notte di Na-tale, si convert a Roma al cattolicesimo. In questo decennio molto in-tenso, caratterizzato dalla sua presa di distanza dalla teologia liberale,egli entr in contatto con autori, gruppi e movimenti di pensiero moltodiversi (pietismo, Kierkegaard-Renaissance, teologia dialettica, feno-menologia della religione di Max Scheler, ReligionsgeschichtlicheSchule, circoli cattolici, movimento liturgico), che testimoniavano la vi-vacit del mondo religioso cristiano, protestante e cattolico.

    4. Il contesto religioso e culturale

    Peterson si formato come studioso e teologo in un periodo cruciale

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    della storia della Germania e della sua cultura: unepoca di crisiprofonde, che la Grande Guerra, con il suo esito negativo, non far cheaccentuare. Nelle facolt teologiche protestanti era ancora dominantela teologia liberale nelle sue diverse correnti, che aveva trovato in A.Harnack il suo rappresentante pi autorevole. In particolare, a Gottin-ga Peterson era entrato in contatto col neoliberalesimo della Scuola diStoria delle religioni, che aveva tra i suoi protagonisti lo studioso del-lAntico Testamento H. Gunkel (1862-1932), lo studioso del Nuovo Te-stamento W. Bousset (1865-1920) e lo storico della cultura E. Troeltsch(1865-1923), professore di filosofia nelle universit di Heidelberg e diBerlino. Scopo prioritario della scuola neoliberale era quello di dimo-strare lenorme distanza che si era venuta a creare tra la teologia prote-stante di Lutero, pensatore ancora del Medioevo, e il protestantesimocome principio ispiratore dellet moderna. Nellindirizzare le sue ricer-che soprattutto sulla problematica del rapporto tra religione e storia,essa utilizzava i metodi delle nascenti scienze delle religioni, proceden-do allanalisi dei testi secondo la storia dei generi letterari. In conse-guenza di tale orientamento, la teologia viene per lo pi a ridursi alla-nalisi filologica e storica dei testi biblici e a uninterpretazione storico-sociologica del cristianesimo come idea e come fatto sullo sfondo e co-me derivazione dal mondo religioso dellellenismo. in questo ambien-te che il Peterson si formato, mutuandone i metodi e i problemi dianalisi del cristianesimo delle origini sullo sfondo del pi generalemondo religioso ellenistico-romano.

    La fine della guerra coincise con la fine della teologia liberale e delKulturprotestantismus che laveva caratterizzata. La rivoluzione del 9novembre 1918 e la conseguente abdicazione di Guglielmo II diederoorigine alla Repubblica di Weimar e alla sua democrazia liberale. Crol-lava in questo modo quel confessionalismo territoriale su cui per secoli,a partire dalla tregua di Augusta del 1555, con lapplicazione del prin-cipio cuius regio eius religio, si erano retti i rapporti tra stato e chiesee che nel 1817 aveva portato alla Preussische Union, che collegava levarie chiese territoriali, di cui il re prussiano (dal 1871 Kaiser) era ilsummus episcopus. Per tutto lOttocento il Kulturprotestantismus erastato una sorta di religione civile dello Stato prussiano, situazioneche veniva a cessare definitivamente con la fine della Guerra. La nuovacostituzione repubblicana, infatti, emanata l11 agosto 1919, sanciva lapiena libert di credenza e di coscienza per tutti i cittadini dello stato(art. 135); affermava che non esiste alcuna chiesa di stato, ma ognisociet religiosa ordina ed amministra i propri affari nei limiti definitiper tutti i cittadini dalla vigente legge (art. 137); prevedeva anche, in

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    uno spirito di compromesso tra vecchio e nuovo, contributi statali pertutte le chiese, riconoscendo la propriet e gli altri diritti della chiesaed associazioni religiose (art. 138). Una conseguenza di tutto ci fuche lappartenenza a questa o quella confessione ecclesiastica non co-stituiva pi un privilegio e non forniva pi una garanzia per il godi-mento dei diritti civili e politici. La chiesa protestante che Peterson ave-va conosciuto nella sua giovinezza entrava in una crisi irreversibile.

    Dopo alcuni secoli di fedele connubio tra trono ed altare le chieseprotestanti si venivano infatti a trovare allimprovviso, per la primavolta nella loro storia plurisecolare, isolate dallo stato, abbandonate ase stesse e ridotte ad enti di diritto pubblico (Krperschaftten ffentli-chen Rechts). Diventava, di conseguenza, estremamente urgente ritro-vare una nuova identit di chiesa promuovendo un processo di profon-da riforma dellorganizzazione ecclesiastica, onde essere in grado diconfrontarsi con uno Stato che si avviava verso un regime separatista,ma anche di resistere alla concorrenza sempre pi minacciosa delle or-ganizzazioni socialiste e comuniste. comprensibile che questa situa-zione abbia favorito, in certi casi, un sentimento nostalgico verso il pas-sato monarchico alimentando, nel contempo, forti sospetti, quandonon una vera e propria animosit, nei confronti della nuova Repubbli-ca e della sua forma di democrazia, vista come una crescente minaccia.

    Contrastando spinte isolazioniste secolari, le chiese protestanti deci-sero dunque di reagire a questa pericolosa situazione promuovendo il25.2.1922 a Wittenberg, attraverso una riunione delle 28 chiese regiona-li, una Lega delle chiese evangeliche tedesche (Der Deutsche evangeli-che Kirchenbund). I suoi scopi erano molteplici: a) realizzare una strettae durevole unione tra le chiese regionali al fine di difendere e rappresen-tare gli interessi comuni; b) alimentare la coscienza complessiva delprotestantesimo tedesco; c) impegnare le energie congiunte a sostegnodella visione religioso-morale della riforma tedesca. In sintesi, alla basedella Lega vi era lesigenza di fare quadrato per confrontarsi con le va-rie spinte; si aliment perci un forte spirito nazionalistico che favoris-se i rapporti tra le varie chiese: essa intendeva impegnarsi nella forma-zione dello spirito nazionale, fondato su una certa interpretazione dellariforma, rivendicando la libert di intervento nel sociale attraverso le-ducazione, lassistenza, la politica e il culto.

    Mentre le chiese protestanti cercavano nuovi motivi di riunificazionesul piano politico-giuridico, esse conoscevano nel contempo una pro -fonda crisi teologica come conseguenza del sorgere impetuoso di unanuova corrente teologica, la teologia dialettica. Lesito disastroso dellaGuerra aveva, infatti, smascherato i falsi ottimismi che avevano domi-

  • nato let guglielmina, la quale aveva posto al centro della sua attenzio-ne lazione progressista delluomo. Nel pensiero teologico, al posto del-luomo religioso animato da ideali etici e da preoccupazioni sociali, su-bentrava ora lassoluta Parola di Dio, che con la sua rivelazione gettain una crisi permanente lindividuo, costringendolo alla decisione. Que-sta nuova prospettiva teologica contestava al contempo il vangelomarxista dei socialisti religiosi; lappiattimento sulla cultura dominan-te della teologia liberale illusa dallevoluzionismo fino ad allora domi-nante che laveva portata nel baratro della Guerra; lambiguit dellacosiddetta teologia degli ordini della creazione, che estendeva il domi-nio della volont di Dio dalla condotta spirituale alle condizioni mate-riali, sostenendo di conseguenza che non pu essere affermata alcunaautonomia, in senso metafisico, delle realt umane nei confronti del vo-lere divino, come voleva invece la classica dottrina politica dei due re-gni.

    Il comune pensatore di riferimento dei teologi che si ritrovavano inquesta corrente era il filosofo danese Sren Kierkegaard (1813-1855),sia per la sua contestazione del pensiero dialettico e sistematico di He-gel, cui il filosofo danese contrapponeva le categorie della scelta e dellapossibilit; sia per il riconoscimento di una libert umana non pre-ga-rantita e quindi dellattesa, da parte di essa, della grazia di Dio per ac-cedere alla salvezza; sia, infine, per la definizione della rivelazione comeparadosso. Ribaltando le posizioni della teologia liberale, e attraversoun ritorno e un rinnovamento della teologia della Riforma, la teologiadialettica sosteneva la radicale alterit di Dio nei confronti delluomo,la contrapposizione irriducibile tra religione e rivelazione, il rifiuto del-le posizioni che identificano il cristianesimo col progresso culturale,nella convinzione che sia letica a fondarsi sulla dogmatica e non vice-versa. Al centro vi era la convinzione che la fede frutto non dellatteg-giamento religioso delluomo, ma dellazione salvifica di Dio che si rea-lizza nella crisi: nella consapevolezza, cio, dellinutilit di ogni risor-sa umana nellaccesso al Divino. La denominazione sinonimica di teo-logia della crisi deriva dalluso che di questo termine fa Karl Barth, adesignare il momento del capovolgimento della situazione umana pro-vocato dalla rivelazione. Nellinterpretazione dialettica del messag-gio evangelico la figura di Dio torna ad assumere nella teologia del pri-mo 900, con tratti di potente originalit, un rilievo assolutamente cen-trale: Dio Dio e nullaltro, intoccato e intoccabile, in nessun modoassimilabile a un idolo creato dagli uomini quale immagine sublimatadi s. Di qui la radicale messa in questione di certezze secolari; laccen-tuazione drammatica della limitatezza e della costitutiva colpa delluo-

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  • 5 Geschichte des Pietismus, Bonn 1880-1886: cfr. Nichtweiss, op. cit., pp. 87 sg.

    mo; linterpretazione della fede come contestazione di tutti i valori e leopere terrene, come scandalo e paradosso per le coscienze quiete e leanime belle, come imprevista e sconvolgente possibilit di rigenera-zione spirituale. Al nuovo movimento, che si suole fare iniziare con lapubblicazione nel 1919 del Rmerbrief, il Commento allepistola ai Ro-mani di Paolo da parte del teologo svizzero Karl Barth, aderirono ini-zialmente F. Gogarten (1887-1967), R. Bultmann (1884-1976), E.Brunner (1889-1966), R. Niebuhr (1892-1971), P. Tillich (1886-1965) eE. Thurneysen (1888-1974) che, con altri, fondarono nel 1922 la rivistaZwischen den Zeiten, per alcuni anni organo del movimento. Ma es-sa ebbe vita breve. Ladesione di Gogarten ai cristiano-tedeschi portgi nel 1933 alla sua soppressione e ulteriori diversit tra Barth, Brun-ner e Bultmann segnarono ben presto la fine ufficiale del movimento.Peterson, anche se mantenne una posizione critica verso le tesi princi-pali del movimento, ne condivise indubbiamente lo spirito di criticaradicale della teologia liberale e la comune matrice kierkegaardiana.

    5. Alcuni aspetti del pensiero di Peterson

    Il decennio che precede la sua conversione del 1930 doveva dun-que risultare decisivo nella formazione del giovane teologo. Di questaformazione merita sottolineare alcuni aspetti, che aiutano a compren-dere meglio la sua posizione di critica alla teologia dominante e, nelcontempo, a gettar luce sulle ragioni profonde che lo portarono a di-ventare cattolico. Il primo concerne il suo rapporto col pietismo. Essoha recitato un ruolo importante sia nella sua vita sia nel suo pensiero.Si gi accennato ai toni pietistici della sua conversione e ai rapporticon docenti che, in opposizione alla teologia liberale, si richiamavanoal pietismo e alla sua peculiare ortodossia e realismo. Nelle sue lezio-ni sul pietismo Peterson dipende dallopera fondamentale di A.Ritschl5, che egli riprende cambiandola per, caratteristicamente, di se-gno. Il pietismo, con la sua inclinazione verso lascesi e le esperienzemistiche, era stato interpretato come una permanenza, in seno al prote-stantesimo luterano, di un corpo estraneo di origine medievale, una di-mensione cattolica riemersa nel corso del XVII secolo, ma che nonrappresentava il vero cuore del luteranesimo, che aveva rotto con lasce-

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    Erik Peterson. Cenni biografici

  • si extramondana. Per Peterson, invece, il pietismo non un corpo estra-neo: non esiste un protestantesimo puro. Piuttosto, il pietismo riprendee sviluppa un elemento fondamentale, la dialettica tra mistica e sensodi colpa presente gi in Lutero. Inoltre, ai suoi occhi il pietismo era lu-nica corrente in seno al protestantesimo che non aveva disgiunto il pro-blema della santificazione personale da quello della grazia (secondo unmodello che ricordava indubbiamente un analogo processo in atto nelcattolicesimo del XVII secolo).

    Il secondo aspetto riguarda la critica al cristianesimo borghese ealla cultura del tempo, condotta da un punto di vista tipicamente apo-calittico, che ricorda per certi aspetti la critica intransigente cattolica,per altri la Lebensphilosophie e la cultura della crisi che caratterizzanola Germania del periodo della Grande Guerra. I mali in cui il mondoborghese precipitato sono frutto del peccato; dietro di essi alloperalAnticristo; anche il naturalismo e il materialismo sono rifiutati inquanto espressione di questa azione diabolica. Per uscire da questa cri-si il credente Peterson si richiama alla sua fede in Cristo, visto non co-me un modello etico, ma come Dio incarnato.

    Il terzo aspetto concerne la centralit, nella formazione culturale ereligiosa del Peterson, del pensiero di Kierkegaard (conosciuto attra-verso la traduzione in tedesco delle opere condotta allinizio del Nove-cento). A ci egli era indotto sia dalla sua critica al cristianesimo bor-ghese e alla Chiesa luterana che lo rappresentava sia dalle sue inclina-zioni pietistiche. Non solo, infatti, lo stesso Kierkegaard era cresciutoin unatmosfera pietista (lo era il padre, un commerciante), ma concettifondamentali della sua opera come realt o esistenza si radicavanoin questa esperienza, comprovata dalla rinascita che il filosofo dane-se aveva vissuto e interpretato come il punto focale della propria esi-stenza. Anche altri aspetti della vita di Kierkegaard, come la rotturacon la fidanzata, costituiranno per Peterson un elemento di riflessione,in quanto lo rimandavano allesigenza della decisione (Entscheidung)in nome di una vita orientata in senso etico e religioso. Di fatto, la Re-naissance kierkegaardiana stata un fenomeno importante della cultu-ra tedesca; n un caso che figure significative, con cui Peterson ha in-trattenuto rapporti di vera amicizia, come Karl Barth e Carl Schmitt,siano state profondamente influenzate dallesempio e dal pensiero delfilosofo danese. Barth, ad esempio, ha fatto ricorso alla tipica figurakierkegaardiana del paradosso, mentre per Schmitt risultata centralequella della decisione; quanto a Peterson, decisiva doveva risultare, an-che per ragioni caratteriali, quella della interiorit. Forse, per, linflus-so maggiore legato al rapporto tra fede e vita che sta al centro delle-

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  • 6 V. B. Jaspert, Mnchtum und Protestantismus. Probleme und Wege derForschung seit 1877. Bd. 1 Von Hermann Weingarten bis Heinrich Boehmer (=Regulae Benedicti Studia Supp. 11), Eos Verlag, St. Ottilien 2005. Bd. 2: VonKarl Heussi bis Karl Barth (= Regulae Benedicti Studia Supp. 15), Eos Verlag, St.Ottilien 2006, dove sono presentati figure e momenti significativi di questo inte-resse.

    sperienza del filosofo danese: la ricerca di una fede assoluta e ciosciolta da ogni legame mondano, e testimoniata dalla coerenza di vita,una testimonianza che portava a prendere delle decisioni radicali comequella di rompere il fidanzamento con Regina Olsen e, nel contempo,di criticare duramente la chiesa ufficiale nella persona del suo vescovoMartensen: una indipendenza di pensiero, una capacit di testimonian-za, una coerenza e fedelt alle proprie decisioni che dovettero colpire ilgiovane Peterson, influenzandone le scelte successive, dalla critica allachiesa luterana alla conversione al cattolicesimo. Un ultimo elementosignificativo di questo influsso merita di essere ricordato: la dimensioneeremitica di Kierkegaard, che non solo aveva sottolineato la radica-lit di una fede che singolare, affidata allistante, sempre in perico-lo, ma aveva guardato con simpatia al momento monastico della ricer-ca e della vita solitaria e ascetica. Anche Peterson si iscrive in questatradizione protestante che, a differenza di Lutero e del primo prote-stantesimo, ha guardato al mondo monastico e dellascetismo cristianocon occhio pi positivo6. N un caso che, prima della sua conversio-ne, Peterson abbia intrattenuto stretti rapporti di amicizia con monacibenedettini e, immediatamente dopo, egli abbia preso in seria conside-razione la possibilit di una scelta di vita religiosa, a quanto pare nel-lordine benedettino.

    Lelemento della solitudine del credente , paradossalmente, impor-tante per un altro aspetto centrale, e precisamente perch esso fa sorge-re lesigenza di trovare un radicamento nella comunit e cio nellaChiesa. Nella rilettura originale e audace che Peterson far del sorgeredella Chiesa primitiva, a differenza della tradizione cattolica che la le-gava al primato petrino e la fondava nel comando gesuano, essa si radi-ca nella realt della morte di Ges, nellangoscia che prende i singolidiscepoli, nella crisi radicale che investe gli apostoli e nella decisione dicredere nella risurrezione del Maestro: la Chiesa, dunque, come esitoparadossale della fede, e non lascito della predicazione del Ges terre-no. Questa idea di chiesa non viene da Kierkegaard, che polemicocon la chiesa del suo tempo, n ha a che fare con le conventicole pieti-

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  • ste, tanto meno con la comunit come campo dazione pastorale (laPfarrei). Lutero aveva tradotto ekklesia con Gemeinde: per Peterson,questo era sbagliato, perch la Gemeinde la comunit escatologica.Ma che cosa legava allora la comunit dei credenti in questo eone? Larisposta di Peterson lo porter a una visione cattolica: il sacramento(lelemento rituale), radicato nel dogma (lelemento dottrinale rivela-to).

    Unidea delle disposizioni danimo del giovane teologo e studioso data dal primo suo scritto a stampa, pubblicato nel 1919 sulla rivistaaustriaca Der Brenner che, riprendendo le pubblicazioni dopo laguerra, rinnovava il suo programma, proponendo leredit cristiana ebiblica come centro di una linea ideale che dalla sapienza cinese andavaa Kierkegaard, individuando in questa sapienza un possibile terrenodincontro tra gli uomini. Larticolo si intitolava Il cielo del cappellanomilitare (pi precisamente, del Parroco di guarnigione). Attraverso la fi-gura del cappellano militare il Peterson conduceva una critica sarcasti-ca alla chiesa luterana e alla sua politica belligerante, che aveva traditogli ideali pacifisti del Cristo. Il Parroco di guarnigione assurge ad em-blema di quella dipendenza delle Chiese territoriali dal potere politico,che aveva portato allassurdo della Guerra e alla crisi profonda che neera seguita in seno al luteranesimo tedesco, il cui secolare rapporto didipendenza con lo stato era entrato in una crisi irreversibile. Si aprivacos il problema, che accompagner Peterson nel decennio successivo,della natura e del ruolo della Chiesa nel protestantesimo.

    6. Le opere di Peterson

    Dal 1930 al 1936, e poi a partire dal 1946, Peterson conserv for-malmente in Germania un posto di professore onorario nella facolt difilosofia di Bonn, posto che per egli non esercit. Dopo la sua conver-sione, fino al 1933 visse a Monaco per spostarsi poi a Roma, dove sispos con unitaliana, Matilde Bertini, da cui ebbe cinque figli (1934-1940: quattro figlie e un figlio). Questa seconda parte della sua vita fucaratterizzata da crescenti difficolt economiche, che si acuirono nelperiodo di guerra. A partire dal 1937, il card. Mercati gli fece ottenereun incarico presso il Pontificio istituto di archeologia cristiana; nel1947 divenne professore straordinario in Patrologia, con attenzione aAntike und Christentum; nel contempo tenne lezioni e conferenze inaltre universit italiane e collabor con una serie nutrita di articoli al-lEnciclopedia Cattolica.

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  • 7 Cfr. i saggi raccolti in Frhkirche, Judentum und Gnosis, Herder, Roma 1959.8 Cfr. Die Kirche aus Juden und Heiden, cit.; Zeuge der Wahrheit, cit.9 Der Monotheismus als politisches Problem. Ein Beitrag zur Geschichte der

    politischen Theologie im Imperium Romanum, Hegner, Leipzig 1935.10 Das Buch von den Engeln. Stellung und Bedeutung der Heiligen Engel im

    Kultus, Hegner, Leipzig 193511 Marginalien zur Theologie, Ksel Verlag, Mnchen 1956.

    Gi in qualit di professore (Privatdozent) di archeologia cristiana aGottinga, Peterson aveva acquisito rapidamente un largo orizzonte diconoscenze patristiche e, a partire dal 1924 quando divenne professorea Bonn, anche esegetiche. A Roma Peterson continu i suoi studi spe-cialistici sullantichit cristiana che aveva iniziato con Heis Theos, for-nendo un importante impulso sia alla comprensione della gnosi, della-scesi e dellapocalittica antica, sia allo studio delle relazioni tra giudai-smo e cristianesimo7. In qualit di teologo si dedic poi a cicli di confe-renze e a pubblicazioni soprattutto nellambito germanofono con espo-sizioni di carattere critico di fronte alle ideologie, in forma di interpre-tazioni della Scrittura e della storia8. Nel 1935 apparve lo studio DerMonotheismus als politisches Problem9, discusso fino ai giorni nostrinellambito della teologia politica, il quale rappresenta altres la rotturadefinitiva con il suo ex amico Carl Schmitt. Nel medesimo anno il li-bretto Von den Engeln10 fonde lucidamente le dimensioni ecclesiali, po-litiche e mistiche della teologia di Peterson.

    Nel 1951 gli studi teologici dellanteguerra appaiono raccolti neiTheologische Traktate, mentre gli scritti meditativi e parzialmente enig-matici di Marginalien zur Theologie11 (1956) si addentrano maggior-mente nella profondit spirituale di un pensatore per il quale un esiliocristianamente motivato, nel mezzo del capitalismo e della tecnologiz-zazione, divenuto lunico modo di esistenza possibile. Non compitodi questo contributo una valutazione complessiva della sua produzionee del suo pensiero, che il lettore pu ritrovare nellimportante saggio diBarbara Nichtweiss, nel quale si tiene conto anche degli inediti sinorapubblicati e del complessivo dibattito che la nuova edizione delle sueopere ha suscitato soprattutto in Germania. Vale per la pena di osser-vare, in conclusione di questo schizzo biografico, come Peterson siastato essenzialmente e prima di tutto un teologo che, per svolgere que-sto compito, ha fatto ricorso a una solida base filologica (e archeologi-ca), ma anche esegetica, liturgica, canonistica. I suoi riferimenti cultu-rali sono stati vari e in parte contraddittori. Ha partecipato alla Kierke-

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    gaard Renaissance dellinizio Novecento; stato profondamente in-fluenzato dal pietismo; ha partecipato al dibattito teologico vivacissi-mo che si svolse in Germania nellimmediato dopoguerra e che portalla crisi della teologia liberale e al sorgere della teologia dialettica; inparticolare, grazie allamicizia con Carl Schmitt, entrato in contattoanche con il pensiero cattolico tedesco allepoca molto vivo. La sua ri-flessione teologica ha portato a una nuova valutazione del dogma e del-la dogmatica; i suoi studi hanno favorito la rinascenza patristica checonoscer il pensiero cattolico nel secondo dopoguerra; la sua attenzio-ne per le origini giudaiche del cristianesimo ha contribuito agli studi sulgiudeo-cristianesimo; non per ultimo, Peterson ha prestato una grandeattenzione allo gnosticismo, al manicheismo e allencratismo. Ma forseil suo contributo pi famoso rimane legato alla critica della teologiapolitica, a partire da una rivalutazione della dimensione costitutiva-mente politica della ecclesiologia antica.

  • I. Un rapporto dialettico con la cultura1. Resistenze contro la cultura2. Legami con la cultura

    a) Contatti nellambito della teologiab) Contatti con la filosofiac) Altri contatti con il mondo della produzione culturaled) Carl Schmitt

    II. Osservazioni sulla successiva ricezione di Peterson in Germania1) Dal 1960 al 19922) Dal 1992 a oggi

    a) Ledizione tedesca degli Ausgewhlte Schriften di Petersonb) Altre attivit per la riscoperta di Peterson

    III. Difficolt e occasioni dello studio di Erik Peterson1. Storicizzazione e attualit2. Storiografia e teologia3. Scuola teologica e originalit4. Conversione e significato ecumenico5. Luoghi allinterno e al di fuori del mondo

    Erik Peterson, Ausgewhlte Schriften (Wrzburg, Echter Verlag)

    Se ci si interroga sul significato culturale di Erik Peterson e proprioa questo scopo mi stato chiesto il presente saggio la risposta pu es-sere soltanto paradossale o quanto meno dialettica: si pu dire, da unaparte, che Peterson non abbia in modo diretto una rilevanza culturale e del resto non gli mai interessato averne e dallaltra, che straordina-riamente grande stato ed il frutto del suo percorso esistenziale per la

    STRANIERO NEL MONDO: LA RICEZIONE DELLOPERADI ERIK PETERSON NELLA CULTURA CONTEMPORANEA*

    BARBARA NICHTWEISS

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    * Traduzione del tedesco di Simone COSTAGLI.

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    vita sociale e culturale. Tali difficolt si ricollegano, innanzitutto, al pro-blema di come si definisce la cultura: la teologia e la Chiesa ne fannoparte oppure con questo concetto si intende un ambito esterno ad esse?Il problema, daltronde, trova le sue motivazioni anche nel rapporto am-bivalente mantenuto da Peterson con la cultura del suo tempo. A questoproposito seguiranno alcune osservazioni riferite soprattutto, ma nonsoltanto, al contesto tedesco della questione che, ovviamente, possonotrovare in questa sede unesposizione soltanto parziale1.

    I. Un rapporto dialettico con la cultura

    1. Resistenze contro la cultura

    La carriera scientifica e teologica di Peterson coincise, a partire dal1910, alla vigilia cio della prima guerra mondiale, con la fine delleradel cosiddetto protestantesimo culturale in Germania. Nelle struttu-re politiche del secondo impero dellera guglielmina, lo Stato dominavasulla Chiesa; il re di Prussia (dal 1871, anche imperatore) era il summusepiscopus delle chiese territoriali protestanti appartenenti alla UnionePrussiana, fondata nel 1871. La teologia del protestantesimo culturalesi adatt a questo schema: nella tradizione dellIlluminismo, le vociteologiche della borghesia istruita, a partire da Schleiermacher eAlbrecht Ritschl, si sforzarono di operare la sintesi tra la tradizioneriformatrice e i moderni ideali culturali. Il protestantesimo culturale,dalla forte impronta idealistica, con la sua tendenza orientata in mododeciso verso il progresso e il suo impegno per la persona etica e religio-sa era, in un certo senso, la religione civile dellimpero2.

    Nel 1918 questo sistema religioso di stato croll di fronte alla perdi-ta di credibilit degli ideali del protestantesimo culturale e, in senso pilato, di fiducia nelle conquiste della civilt moderna, che si ebbe nelletrincee della prima guerra mondiale. Allinizio degli anni Venti, la teo-logia dialettica, con al suo vertice Karl Barth, divenne promotrice diuna rivoluzione spirituale che non voleva pi avere gli uomini comepunto di partenza del pensiero teologico, quanto piuttosto Dio stesso,

    1 Per una trattazione pi estesa, si confronti Barbara Nichtweiss, Erik Peter-son. Neue Sicht auf Leben und Werk, Freiburg u.a. 1992, 19942.

    2 Cfr. Friedrich Wilhelm Graf, Kulturprotestantismus, in: Theologische Real -enzyklopdie (TRE), Bd. 20, pp. 230-243; 232 e 236.

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    il quale, con la sua rivelazione, precipita gli uomini in una crisi perma-nente. Anche Erik Peterson apparteneva a questa generazione dellatrasformazione radicale. Tuttavia, nel suo caso, la critica fondamentalealla teologia del protestantesimo culturale si era manifestata gi diecianni prima, come si pu leggere nel diario dei suoi anni di studio dellateologia evangelica: Guerra allanticristo cultura, che misura il divinoe lumano secondo quelli che sono i suoi parametri!. Questo si legge,ad esempio, in un appunto del 27 maggio 19113. In questa guerra, lostudente ventunenne attacc gi anche tutti gli altri elementi del gran-de processo di mediazione del protestantesimo culturale: lo storicismoe la categoria dello sviluppo causale4, la fiducia nella scienza, il libera-lismo, la politica della Chiesa5 e i compromessi tra cristianesimo eidealismo: Poich, dove c lEtica, c anche la Storia; ma dove c laStoria, c anche lIdealismo. Se, tuttavia, la dottrina della giustifica-zione significa la fine dellEtica, allora significa al tempo stesso lafine dellIdealismo, ma quindi anche, in un senso in qualchemodo positivo, la fine dello Storicismo, scriveva Peterson nellapriledel 19166. Poco tempo dopo, la sua critica incluse anche la stessa dot-trina protestante della giustificazione.

    Queste obiezioni di fondo nei confronti di unidea di cristianesimo,che fosse rivolta soprattutto verso unattiva trasformazione morale delmondo, si riflettono anche nella personalit e nellazione di Peterson.Lo si vede in modo evidente nel confronto con la figura di Adolf vonHarnack che, in qualit di studioso e teologo, pu essere preso comeil protestante culturale esemplare della sua epoca7. Peterson conobbepersonalmente Harnack nel 1926 e nel 1928 intrattenne con questi ilfamoso scambio epistolare su Chiesa e dogma, che egli pubblic nel1932, due anni dopo la sua conversione al cattolicesimo8. Nel 1951,Peterson scrisse per lEnciclopedia Cattolica la voce su Harnack, nellaquale egli, tra laltro, lo elogiava come grande organizzatore, pub-blicista estremamente produttivo e scrittore brillante, infine come per-

    3 Erik Peterson, Theologie und Theologen, Ausgewhlte Schriften (= AS) 9/2, p.14. Cfr. lelenco delledizione delle Ausgewhlten Schriften nellapparato.

    4 Ibid., p. 12, 17.5 Cfr. ibid. p. 13, 16.6 Ibid. p. 45.7 Gunter Wenz, Der Kulturprotestant: Adolf von Harnack als Christentums-

    theoretiker und Kontroverstheologe (= Mnchener Theologische Beitrge), Mn-chen 2001, p. 12.

    8 Ora in AS 1 (ThT), pp. 175-194.

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    sonalit dallo spiccato profilo umanistico9. Peterson, da parte sua, eratutto il contrario: sul piano organizzativo era del tutto incapace, e perquesto motivo accett molto raramente, e in modo limitato, compitiorganizzativi. La stesura di articoli gli risultava difficile ed era accom-pagnata spesso da scrupoli e disagi sia interiori sia esteriori, tanto chela sua opera pubblicata rimasta relativamente scarsa e dispersiva.Anche sul piano caratteriale le sfaccettature erano molte e contraddit-torie: da una parte, egli era molto sensibile e introspettivo, dallaltra,aveva il potenziale per esplodere in modo fragoroso, come previdecon esattezza Karl Barth gi nel 192110. Figlio di una famiglia borghe-se di Amburgo non benevola verso il cristianesimo, egli mut pi volteil proprio stile di vita. Da membro brillante di unassociazione studen-tesca di stampo pietistico divenne, innanzitutto, un eremita che feceil suo percorso di specializzazione con disposizione danimo monacale,in seguito libero docente e poi professore, un dandy nello stile deglianni Venti (i Golden Twenties), infine, dopo la conversione e il suomatrimonio con una donna romana, uno studioso totalmente rinchiu-so nella vita privata e oppresso dal peso del mantenimento familiare.

    Anche sul piano scientifico Peterson si differenziava da Harnack.Mentre ad Harnack, nella voce citata, imputava debolezze filologiche,uno dei punti di forza di Peterson era proprio la ricerca intorno allalingua dellantichit cristiana. A differenza di Harnack, Peterson ginel suo Heis Theos (presentato nel 1921 come Dissertation e Habilita -tion, poi amplificato e pubblicato nel 1926), si dedic dallinterno allostudio delle prospettive e degli errori della ricerca storico-religiosa.Intorno al 1920, a Gottinga, aveva dapprima aderito alla Scuola stori-co-religiosa rappresentata da Wilhelm Bousset e Richard Reitzenstein,per poi compiere, nel 1925, un repentino cambio di orizzonte che simanifest soprattutto nelle pubblicazioni sugli scritti mandei in rap-porto al Nuovo Testamento, allepoca oggetto di grande dibattito.

    Peterson e Harnack erano uniti nel prediligere la Chiesa antica: LaChiesa antica la mia vera moglie, tutto il resto non erano che concu-bine per me [in italiano nel testo, n.d.t.], cos Peterson, nellEn ci clo pe -dia Cattolica, riporta una dichiarazione resagli in privato da Har -nack11. Peterson studi con acribia e attenzione alcuni aspetti peculiari

    9 EC VI, coll. 1365s.10 AS 9/2, p. 181.11 EC VI (1951) col. 1365s. (in tedesco in AS 9/1, pp. 569-571).

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    della vita della Chiesa del primo cristianesimo e dei Padri, unitamenteai contesti giudaico e pagano, ma, soprattutto negli anni di studio inGermania, mise al centro della sua ricerca alcune questioni teologichedel Nuovo Testamento: il concetto di Chiesa, i sacramenti e la liturgia,la teologia e lesegesi delle Scritture, la mistica, lascesi e langelologia,la cristologia, il martirio, ecc. Tutti questi differenti ambiti tematicifurono da lui interpretati con coerenza alla luce di unescatologia vela-tamente apocalittica. Questa forma di escatologia era ci che dividevain profondit Peterson dal protestantesimo culturale, unescatologiache, a suoi occhi, aveva separato il cristianesimo antico dal contestoebraico e pagano circostante, ponendolo a una distanza critica dallapolitica e dalla cultura del mondo, del cosiddetto antico eone. Non acaso, il famoso concetto della riserva escatologica fu unautenticainvenzione linguistica di Peterson, che Ernst Ksemann, un uditoredella sua lezione sulla Lettera ai Romani (1925), ha pi tardi introdottonel dibattito scientifico.

    2. Legami con la cultura

    Tale concentrazione sullescatologia come sulla distanza del cristia-nesimo dal mondo non escludeva, ma al contrario includeva unosguardo attento sulle situazioni sociali e culturali della sua epoca. Incerte occasioni, egli si espresse pubblicamente e addirittura in mododiretto, su problemi scottanti del suo tempo riguardanti il rapporto trapolitica e Chiesa. La sua prima pubblicazione, una lettera degli ultimigiorni di guerra del 1918, esortava, nella situazione difficile dellaChiesa evangelica in quel momento di grande rivoluzione politica,allimpegno civile e al coraggio dagire12. In due lunghi articoli pub-blicati nel 1933 sulla rivista culturale cattolica Hochland, Petersondescrisse con dovizia di particolari la nuova evoluzione della Chiesaprotestante in Germania [titolo originale: Die neueste Entwicklung derprotestantischen Kirche in Deutschland, n.d.t]13. Fino in vecchiaia, fuattento e rimase up to date riguardo alle trasformazioni degli avveni-menti esterni e allo Zeitgeist14.

    12 Ristampato in AS 9/2, pp. 84-88.13 Ristampato in in AS 9/1, pp. 610-645.14 A tal proposito, si confrontino i ricordi di Paolo Siniscalco degli anni tra

    1956 il 1958 a Roma: AS 9/2, pp. 523-529, in particolare p. 527s.

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    Inoltre, disponeva di una cultura vasta niente affatto limitata al -lambito della teologia e della storia della Chiesa. Gi durante gli studiuniversitari non leggeva soltanto scrittori pietisti edificanti o Padridella Chiesa (in particolare Agostino) e opere dei riformatori prote-stanti (soprattutto Lutero), ma conosceva anche i classici tedeschi edeuropei, cos come molte opere filosofiche dallantichit fino allepocacontemporanea. Leggeva con passione, prima ancora che negli anniVenti diventassero di moda nella teologia tedesca, Dostojevskij, Scho -pen hauer, Nietzsche, Franz Overbeck, lo storico della Chiesa di Ba sileacritico nei confronti del cristianesimo e, soprattutto, Sren Kierke -gaard. Tempo dopo, ripensando al proprio disorientamento durantegli anni di studio universitari, cos scriveva: In questa situazione fata-le, ebbi come mentore spirituale soltanto Kierkegaard, che conoscevodal mio primo semestre, e la cui capacit di riflessione mi salv, forse,dai peggiori errori15. Il vasto orizzonte culturale, notevole soprattuttoper un antichista, stato sempre ammirato dalle persone che hannolavorato con lui. Peterson rifiutava per luso non mediato delle fontiletterarie e filosofiche per lo sviluppo della teologia praticato di conti-nuo non soltanto dal protestantesimo culturale del XIX secolo maanche dai teologi del XX secolo: Ci si immagina di annunciare la fedecristiana, e invece si insegna soltanto il sedimento della sapienza divarie generazioni, annotava in modo critico a questo proposito nel192216.

    a) Contatti nellambito della teologia

    Lorizzonte spirituale di Peterson si riflette anche nelle amicizie econoscenze appartenenti ad ambienti molto diversi, con le quali entrato in contatto nei diversi momenti della sua vita. Anche in questocaso, i contatti superarono i limiti dello scambio intellettuale con i col-leghi storici. Naturalmente, i compagni di strada di Peterson furonoinnanzitutto teologi di diversi indirizzi e confessioni. Nei suoi anni cat-tolici ebbe molti rapporti con teologi degli ordini monastici, soprattut-to benedettini, ma anche con rappresentanti e simpatizzanti della cosdetta Nouvelle thologie, come il domenicano Yves Congar, i gesuitiJean Danilou e Henri de Lubac, e infine Hans Urs von Balthasar.

    15 Appunto nello Album Professorum di Bonn (1926/27), AS 9/2, p. 465.16 AS 9/2, p. 185.

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    Alcune amicizie con teologi protestanti durarono addirittura dopo laconversione di Peterson, come, ad esempio, quella con il fenomenologodelle religioni olandese Gerardus van der Leeuw.

    Senza dubbio, la relazione pi interessante fu quella con i rappre-sentanti della teologia dialettica e soprattutto con Karl Barth. Lin -teresse reciproco dei due giovani teologi, accompagnato da una grandesimpatia, cominci con il loro primo incontro a Gottinga nel 1921,dove insegnarono entrambi fino al 1924. Presumibilmente, riconduci-bile soprattutto allinflusso di Karl Barth il fatto che il timido Peter -son, a partire dal 1924, trov il coraggio di rendere pubbliche le sueprovocatorie prese di posizione teologiche; due di queste uscirono nellarivista della teologia dialettica Zwischen den Zeiten. Barth e Peter -son erano daccordo nella lotta contro quello che Ernst Troeltsch avevadefinito come neoprotestantesimo, vale a dire la profonda riformula-zione della teologia riformatrice sotto legida dellIlluminismo. Fin dallinizio non erano per daccordo sulla questione se e fino a chepunto la Teologia dialettica sviluppata da Barth potesse essere la giustaricetta contro il neoprotestantesimo. Peterson rifiut con grande vee-menza il famoso commento di Barth sulla Lettera ai Romani nella ver-sione del 1922. Nel 1925, il dissenso di Peterson divenne pubblico nel-lopera Was ist Theologie?, indirizzato contro Karl Barth, RudolfBultmann e la loro interpretazione di Kierkegaard17. Questa difesa ap -passionata del dogma della Chiesa come presupposto imprescindibiledella teo logia cristiana provoc uno scandalo nella teologia protestan-te. Il fatto che Barth reag allattacco di Peterson con un sostanzialerifiuto, pur con unaccondiscendenza sorprendentemente notevoleverso i dettagli, dimostra come, alla met degli anni Venti, in lui fossegi avvenuta compiutamente la trasformazione da un pensiero piena-mente dia lettico verso uno di tipo pi dogmatico. In questo processoebbe una certa parte lintenso scambio tra Peterson e Karl Barth aGot tinga. Tra il 1923 e il 1924, il primo tenne un corso su TommasodAquino18, cui Barth assistette come il pi affezionato tra gli udi -tori19 e le cui tracce si intravedono nei suoi successivi primi abbozzi diuna dogmatica della Chiesa. Certamente non la prima volta che ledico scrisse Barth a Peterson il 15 ottobre del 1929, che a nessuno

    17 Was ist Theologie?, ora in AS 1 (Theologische Traktate), pp. 1-22.18 Testo ora pubblicato in AS 9/1, pp. 67-190.19 AS 9/2, p. 202.

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    dei colleghi incontrati dopo il mio trasferimento in Germania devotanto quanto a Lei, per tutte le traduzioni che ho dovuto fare e pertutta la resistenza che le ho dovuto opporre, interiormente come este-riormente20.

    b) Contatti con la filosofia

    Fu un desiderio spesso affermato da Peterson quello che la teologiasi dovesse concentrare su compiti suoi propri e sulle sue proprie forze.Detto questo, tuttavia egli non si barric nei circoli chiusi della teolo-gia. Al contrario, prefer praticare spesso lo scambio con rappresentan-ti di altre discipline. Per esempio, sia il suo pensiero sia la sua vita furo-no fortemente influenzati anche dal contatto con diversi orientamentifilosofici. In particolare, egli sent linflusso della fenomenologia, attra-verso la quale a Peterson fu aperto laccesso verso un mondo spiritua-le obiettivo21. Tra il 1912 e il 1913, Peterson assistette alle lezioni diEdmund Husserl a Gottinga, dove ebbe inoltre buoni contatti con ilcircolo dei suoi studenti, al quale apparteneva, per esempio, ancheEdith Stein. Fu inoltre molto amico del fenomenologo di GottingaHans Lipps. A Monaco, dove Peterson dal 1918 risiedette spesso perbrevi periodi e dove visse a lungo nei primi anni Trenta, fu legato aDietrich von Hildebrand. Conobbe personalmente anche Max Scheler,negli ultimi anni di vita di questultimo, cui nel 1928 dedic un toccan-te necrologio22. Gi nel 1926 cominci una corrispondenza traPeterson e Jacques Maritain che ben presto si trasform in una vivaamicizia; Maritain fu tra il 1945 e il 1948 ambasciatore presso la SantaSede a Roma, tanto che Peterson, in quellepoca, fece conoscenzaanche della moglie Raissa. Inoltre, Peterson fu stretto amico del filo-sofo cattolico Alois Dempf, allora molto conosciuto, del filosofo socia-le e economista Gtz Briefs, cos come di Karl Lwith, il quale, a causadella sua origine ebraica, emigr nel 1934 in Italia e a Roma (in seguitopoi in Giappone e negli Stati Uniti). Peterson era invece critico neiconfronti dellesistenzialismo di Heidegger e di quello francese; in que-sto caso, egli diagnosticava una preoccupante secolarizzazione deiconcetti centrali della teologia protestante23.

    20 AS 9/2, p. 285.21 Annotazione nellAlbum Professorum di Bonn (cfr. nota 15) AS 9/2, p. 466.22 Adesso ripubblicato in AS 9/1, pp. 559-561.23 Existentialismus und protestantische Philosophie (1947), AS 2 (Marginalien

    zur Theologie), p. 52.

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    c) Altri contatti con il mondo della produzione culturale

    Ai diversi gruppi coi quali Peterson ebbe contatti tra il 1919 e il1939 appartenevano, oltre a teologi e filosofi, anche studiosi di lettera-tura tedesca e letterature romanze, scrittori e giornalisti, poeti, artistifigurativi ed editori. qui possibile parlare in modo pi diretto soltan-to di pochi tra questi. Ad esempio, fu per lui unimportante persona diriferimento il lettore protestante della famosa casa editrice Beck diMonaco, August Albers, che riusc nel 1919 ad ottenere per la sua casaeditrice lepocale libro di Oswald Spengler Il tramonto dellOccidente;Peterson, del resto, non apprezz questa opera. Per la casa editriceBeck usc anche Die Kirche, lultimo scritto polemico del periodo pro-testante24. Particolarmente interessanti sono le lettere che Petersonscrisse a partire dal 1918 al critico culturale di Monaco TheodorHaecker; Haecker svolgeva un lavoro pionieristico in Germania cometraduttore di Kierkegaard e John Henry Newman e divenne, a partiredal 1921, dopo la sua conversione al cattolicesimo, una figura guidadella pubblicistica cattolica tedesca, e, pi tardi, della resistenza alnazionalsocialismo. Haecker pubblic, gi nel 1919, nella rivista di filo-sofia della religione Der Brenner, la parabola di Peterson intitolataDer Himmel des Garnisonspfarrers [Il paradiso del cappellano militare,n.d.t] e rivolta contro la glorificazione teologica della guerra25. Peter -son, inoltre, era legato in modo profondo alleditore Jakob Hegner, unebreo convertito al protestantesimo e poi al cattolicesimo, nella cuicasa editrice di Lipsia furono pubblicati tre tra i pi importanti trattatiteologici di Peterson: nel 1935 Das Monotheismus als politischesProblem [Il monoteismo come problema politico, Brescia, Queriniana,1983, n.d.t.]26 e Das Buch von den Engeln [Il libro degli angeli, Roma,Edizioni Liturgiche, 1989, n.d.t.]27; nel 1937 Zeuge der Wahrheit[Testimone della verit, n.d.t]28. Nel 1952, Peterson rese omaggio aHegner con una commovente lettera di auguri di compleanno29.

    Quando Peterson, dopo la sua conversione del 1930, non riusc a

    24 Ripubblicato in AS 1 (ThT), pp. 245-257.25 Ripubblicato in AS 2 (MTh), pp. 49-51.26 Ripubblicato in AS 1 (ThT), pp. 23-81.27 Ripubblicato in AS 1 (ThT), pp. 195-243.28 Ripubblicato in AS 1 (ThT), pp. 93-129.29 An Jakob Hegner zu seinem 70. Geburtstag, ripubblicata in: AS (MTh), p.

    139s.

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    ottenere alcuna nuova posizione in ambito accademico, furono soprat-tutto istituzioni e progetti appartenenti al cattolicesimo culturale aoffrirgli possibilit per conferenze e pubblicazioni. Diversamente dalprotestantesimo culturale del XIX secolo, il cattolicesimo era criticonei confronti della cultura dellepoca e della modernit in senso lato.In Germania llite cattolica pat lungamente di essere considerataarretrata e di non stare al passo col livello culturale della modernit econ gli sviluppi della politica. Allinizio del Terzo Reich, quindi, nonfurono soltanto intellettuali protestanti ma anche alcuni cattolici aintravedere, per lo meno in una breve fase, la possibilit di rinnova-mento per lunione, da tempo perduta, tra trono e altare sotto la formadi una Teologia del Reich. Peterson (come per esempio anche TheodorHaecker e Alois Dempf) si oppose fin da subito a simili tentazioni,svolgendo unimportante funzione di orientamento per i cattolici inGermania. La sua prima uscita pubblica come teologo cattolico ebbeluogo nellestate del 1932 in occasione della seconda edizione delleHochschulwochen salisburghesi30. Nella sua interpretazione dei capitolidal nono allundicesimo della Lettera ai Romani, che usc a stampa nelfebbraio del 1933 con il titolo di La Chiesa degli ebrei e dei pagani31 possibile vedere il pi convincente rifiuto della radice dellantisemiti-smo espresso dal cattolicesimo negli anni della presa di potere diHitler, anche se, da un punto di vista moderno, alcune formule deltesto possono fare difficolt32. Nellagosto del 1934, ad Heidelberg,durante un convegno dellAssociazione accademica cattolica, alloramol to numerosa per iscritti, Peterson interpret le lettere dellApo -calisse di Giovanni [Ap 2,13, n.d.t.] inserendo una manifesta allusionepolitica a quel trono di Satana che si trovava Berlino e ricevendo dalpubblico unaccoglienza entusiastica33. Questa associazione accademi-

    30 Queste Hochschulwochen, le settimane delluniversit, erano state pensate, apartire dal 1931, come progetto pilota per listituzione, lungamente pianificata diununiversit cattolica a Salisburgo. Anche se questi piani non poterono essererealizzati (nel 1962 fu fondata nella stessa citt ununiversit statale), le Hoch-schulwochen sono organizzate ancora oggi.

    31 Ripubblicato in AS 1 (ThT), pp. 141-174.32 Rudolf Lill, in: Kirche und Synagoge. Handbuch zur Geschichte von Christen

    und Juden, hrsg. v. K. H. Rengstorf / S. v. Kortzfleisch, Bd. 2, Stuttgart 1970, p.410.

    33 Queste esegesi dellApocalisse sono, dal 2004, pubblicate in due diverse ver-sioni: AS 4 (Offb.), cfr. anche a questo proposito lintroduzione di Werner Lser,p. XIII.

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    ca offr inoltre a Peterson lappoggio per lunghi viaggi per conferenzein tutta la Germania e, soprattutto dopo il 1936, per diversi interventisul tema dei martiri. Di fronte allimmagine cupa del Terzo Reich, lin-sistenza di Peterson sullo sfondo politico ed escatologico del concettodi testimoni della verit nel Nuovo Testamento e nella Chiesa anticasvilupp tutto la sua forza prorompente.

    Prima che questi e altri testi di conferenze fossero riuniti in alcunepiccole monografie, molti di essi erano stati gi pubblicati su Hoch-land, la pi importante rivista culturale cattolica dellepoca. Petersonmantenne contatti amichevoli fin dal 1928 con il suo editore di MonacoCarl Muth. La rivista fu posta sotto un severo regime di censura findalla presa del potere da parte di Hitler e molti dei suoi autori, comeTheodor Haecker, furono sottoposti a pesanti rappresaglie politiche.La rivista pot uscire fino al 1941, grazie soltanto a un efficace masche-ramento della sua critica al regime.34 Anche Peterson fu un maestro diquesto travestimento. Nello studio Christus als Imperator (1936) [Cristocome imperatore, n.d.t.]35 non abbandon una sola volta expressis verbisla cornice dellanalisi storica, pur fornendo allo stesso tempo una di-scussione critica del culto del Fhrer. Ancora nel 1940 Peterson riusc apubblicare una breve esegesi dai toni misticheggianti della Lettera aiFilippesi36. Tuttavia, il regime nazionalsocialista pun la scomoda atti-vit di conferenziere di Peterson con un blocco del trasferimento ban-cario della piccola pensione di professore, che rimase a lungo la unicafonte di reddito della sua sempre pi ampia famiglia a Roma.

    d) Carl Schmitt

    Negli anni Venti anche lo studioso cattolico di diritto costituzionaleCarl Schmitt faceva parte del gruppo di autori intorno alla rivistaHoch land. Tra il 1920 e il 1928, egli insegn a Bonn. Quando Peter -son, nellottobre 1924, ottenne il posto di professore di Storia dellaChie sa e di Nuovo Testamento nella stessa citt, conobbe personal-mente Schmitt. Cominci dunque uno stretto scambio amichevole che

    34 Cfr. su questo Konrad Ackermann, Der Widerstand der MonatsschriftHochland gegen den Nationalsozialismus, Mnchen 1965, su Peterson in partico-lare pp. 73-76 passim.

    35 Ripreso nel 1937 in Zeuge der Wahrheit; adesso in AS 1 (ThT), pp. 83-92.36 Apostel und Zeuge Christi, adesso ripubblicata in AS 2 (MTh), pp. 63-94.

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    si protrasse per molti anni, lasciando tracce nelle pubblicazioni dientrambi. Le categorie teologiche e gli ambiti di ricerca centrali diPeterson furono resi in certa misura pi precisi dal punto di vista giuri-dico e del diritto costituzionale attraverso il contatto con Schmitt, seb-bene si debba tenere in considerazione linflusso su entrambi del pen-siero di Kierkegaard. Da parte sua, Peterson mise a disposizione diSchmitt i risultati e le riflessioni della sua ricerca sullantichit (peresempio in riferimento al significato dellacclamazione)37. difficile daseguire nel dettaglio questa reciproca influenza degli anni 1924-28 dalmomento che si esercit in gran parte oralmente, nei frequenti incontrifra amici che avevano luogo pi volte durante la settimana. I due con-tinuarono a frequentarsi anche dopo il 1928, anno del trasferimento diSchmitt a Berlino, e nel 1932 fecero addirittura un viaggio insieme aRoma durante i giorni di Pasqua. Lascesa di Hitler nel 1933 caus nonsoltanto uno strappo allinterno dei circoli di intellettuali e amici diquegli anni, ma anche nei rapporti personali tra Peterson e Schmitt,che da allora cominci la sua carriera come giurista di riferimento delTerzo Reich. Il contatto diretto e lo scambio epistolare si rinvigoriro-no ancora una volta tra il 1936 e il 1938, interrompendosi quindi dinuovo per molti anni, dopo che Peterson critic radicalmente DerLeviathan (1938) di Schmitt38. In tutto il carteggio (che in ogni casosembra essersi conservato in modo soltanto frammentario) non vienemai discusso il trattato di Peterson Il monoteismo come problema politi-co (1935), n la sua tesi della liquidazione di qualsiasi teologia politi-ca, che abusa dellannuncio cristiano per giustificare una situazionepoli tica39. Eppure, stato proprio questo trattato che ha fatto s che sidiscutesse di Peterson dopo decenni di oblio.

    37 Cfr. a riguardo per esempio Uwe Hebekus, Enthusiasmus und Recht. Figura-tionen der Akklamation bei Ernst H. Kantorowicz, Erik Peterson und Carl Schmitt,in: Jrgen Brokoff / Jrgen Fohrmann (Hg.), Politische Theologie. Formen undFunktionen im 20. Jahrhundert (= Studien zum Judentum und Christentum), Pa-derborn / Mnchen / Wien / Zrich 2003, pp. 97-113.

    38 Cfr. il testo della cartolina del 13 agosto 1938 in Nichtwei, Erik Peterson,cit.,, p. 735 nota 119.

    39 AS 1 (ThT), p. 59.

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    II. Annotazioni sulla successiva ricezione di Peterson in Germania

    1) Dal 1960 al 1992

    Nel dopoguerra Peterson and in Germania soltanto una volta,nella primavera del 1951 per un ciclo di conferenze sul tema Il naziona-lismo nel cristianesimo antico40. Nello stesso anno, furono pubblicati inraccolta i Theologische Traktate, con i pi importanti contributi deglianni 1925-1937, e, cinque anni pi tardi (1956), il volumetto dei suoiMarginalien zur Theologie (entrambi per il Ksel-Verlag di Monaco).Soprattutto la ricezione dei Theologische Traktate lasci tracce nelleopere di numerosi teologi della generazione che si stava allora forman-do, sebbene in modo sporadico e sotterraneo. La persona e loperacompleta di Peterson non furono praticamente mai considerate conattenzione. Dopo che nel 1959 furono pubblicati presso la casa editriceHerder anche i pi importanti studi storico-scientifici di Peterson conil titolo Frhkirche, Judentum und Gnosis, le recensioni entusiastiche simischiavano gi ai necrologi per il loro autore morto nella citt nataleAmburgo nel 1960 dopo una grave malattia41. Per quanto mi consta, inGermania non si ebbe notizia del fatto che in Italia erano state poste lefondamenta per una ricerca pi ampia sulla vita, lopera e il significatodi Peterson, con la prima bibliografia su Peterson raccolta dal suo col-lega Pasquale Testini42 e con il pregevole ritratto biografico scritto daFranco Bolgiani43. Gli avvenimenti e le rotture del Concilio Vaticano IIostacolarono il possibile interesse per la figura di un teologo e di unostudioso che sembrava aver oltrepassato lapice della sua influenza inGermania gi negli anni Trenta.

    40 Testo in: Erik Peterson, Frhkirche, Judentum und Gnosis, Freiburg 1959, pp.51-63.

    41 I necrologi pi belli e personali furono a firma del suo successore alla catte-dra di Bonn (convertitosi a Roma nel 1953, sotto la guida spirituale di Peterson),Heinrich Schlier: Erik Peterson, in: Hochland 53 (1960), pp. 283-286; ripubblicatoin: id., Der Geist und die Kirche. Exegetische Aufstze und Vortrge IV, hg. vonVeronika Kubina und Karl Lehmann, Freiburg u.a. 1980, pp. 265-269, e quello diPaolo Siniscalco, La vita e lopera di Erik Peterson, in: Studium 58 (1962), pp. 1-6.

    42 Pasquale Testini, Erik Peterson (1890-1961), in: Rivista di Archeologia cri-stiana 37 (1961), pp. 185-199.

    43 Franco Bolgiani, Dalla teologia liberale alla escatologia apocalittica: Il pen-siero e lopera di Erik Peterson, in: Rivista di Storia e Letteratura Religiosa 1(1965), pp. 1-58.