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Resoconti Parlamentari — 14229 Assemblea Regionale Siciliana
IX Legislatura 396“ SEDUTA 5 Marzo 1986
RESOCONTO STENOGRAFICO
396* SEDUTA(Pomeridiana)
m e r c o l e d ì 5 MARZO 1986
Presidenza del Vicepresidente VIZZINI indi
del Vicepresidente GRILLO
I N D I C EPag.
Commissioni legislative:(Comunicazione di riGhieste di parere) .
. . 14229(Comunicazione dì parere reso) . . . . 14230
Disegni dì legge:(Annunzio di p re se n ta z io n e )
.................................... 14229(Comunicazione d'invio
alla competente ccMnmissio- ne
legislativa)...............................................................
14229
«Provvedimenti per TcdOizia abitativa» (1009 - 113 -207 - 308 -
580 - 795/A) (Discussione):
PRESIDENTE. . 14231, 14243. 14247, 14249, 14252, 1425414255,
14259, 14261, 14262
FASINO (DC), Presidetìtedella commiKsìone e relatore. 14231,
1424614253
COLOMBO (PCI) . . . 14234, 14245. 14250, 14252PAOLONE (MSI-DN) .
. . . . . 14237, 14244MERLINO (DC) . . . 14238, 14244, 14250,
14263RISICATO (PCI) . .............................................
14239CARDILLO (PRI) . . . 14240
Assessore per ì lavori pubblici . . 14241, 14251GRILLO ( D C )
............................................. 14243, 14245. 14246LA
RUSSA (DC) . . ......................................... 14262
Interrogazioni:( A n n u n z i o )
...............................................................
14230
La seduta è aperta alle ore 17,35.
MACALUSO, segretario, dà lettura del processo verbale della
seduta precedente che, non sorgendo osservazioni, s ’intende
approvato.
Annunzio di presentazione di disegno dilegge.
PRESIDENTE. Comunico che in data 5 marzo 1986 è stato presentato
il disegno di legge; «interventi a favore dell’Istituto superiore
di giornalismo di Palermo» (1156), dagli onorevoli Alaimo,
Trincanato, Plumari, Amata, Ga- nazzoli, Davoli, Grillo, Pullara,
Rosane, Brancati, Valastro, Macaiuso, Avola, Cusima- no, Aiello,
Mezzapelle, Coco, Chessari, Piccione Nicolò, Stornello, Taormina e
Mantiene.
Comunicazione di invio di disegno di legge alla competente
commissione legislativa.
PRESIDENTE. Comunico che in data 5 marzo 1986 è stato inviato
alla competente commissione legislativa «Questioni istituzionali,
organizzazione amministrativa, enti locali territoriali ed
istituzionali», il disegno di legge:
«Provvedimenti per la ricerca scientifica in Sicilia» (1148), di
iniziativa governativa.
Comunicazione di richieste di parere da parte del Governo alle
competenti commissioni legislative.
PRESIDENTE. Comunico che in data 4 marzo 1986 sono pervenute da
parte del Governo
Hesncotiii, f. 1932 (5(X))
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Resoconti Parlamentari 14230 ■ Assemblea Regionale Siciliana
IX Legislatura 396“ SEDUTA 5 Marzo 1986
le richieste di parere, inviate alla Commissione legislativa
«Industria, commercio, pesca e artigianato», in data 5 marzo
1986:
— Schema di direttive per l’attuazione delle disposizioni di cui
all’articolo 46 della legge regionale 31 dicembre 1985, numero 57
(780);
— Proposte e studi anno 1986 - Articolo 38 legge regionale
numero 96 del 1981 (781);
— Legge regionale numero 1/1984 - Piano di interventi per
finanziamenti infrastrutture consorzi Asi - Anno 1986.
Comunicazione di parere reso dalla competente commissione
legislativa.
PRESIDENTE. Comunico che in data 27 febbraio 1986 è stato reso
dalla competente corn- missione legislativa «Lavori pubblici,
urbanistica, comunicazioni, trasporti, turismo e sport» il seguente
parere in ordine al comune di Porto Empedocle; Istanza deroga
indici di densità, legge regionale 12 giugno 1976, numero 78
(754).
Annunzio di interrogazioni.
PRESIDENTE. Invito il deputato segretario a dare lettura delle
interrogazioni presentate.
MACALUSO, segretario:
«Al Presidente della Regione; all’Assessore per il territorio e
l’ambiente; all’Assessore per i beni culturali ed ambientali e per
la pubblica istruzione; all’Assessore per la sanità; per conoscere
se non ritiene opportuno intervenire urgentemente nei confronti del
comune di Mania- ce che pare abbia appaltato i lavori per la
realizzazione del cimitero comunale su un’area che dista poche
decine di metri dal Castello Nelson, in territorio del comune di
Bronte e di proprietà dello stesso che lo ha acquisito con i fondi
della legge regionale numero 80 del 1977.
Risulta quanto meno sorprendente che se esiste una disposizione
per la quale non può essere eseguita alcuna trasformazione
urbanistica ad una distanza inferiore a duecento metri dal
cimitero, lo stesso non valga per la costruzione del cimitero ad
una distanza equivalente da dove esiste un’opera che presenta
notevole interesse storico-monumentale e che si avvia a
diventare un centro culturale-turistico con un programma che sta
sviluppando il comune di Bronte d’intesa con l’Università di
Catania.
Se da un lato è necessario che il comune di Maniace realizzi al
piu presto un’opera igienico- sanitaria indispensabile come il
cimitero, è altrettanto necessario che ciò avvenga in una zona che
non si trovi in prossimità di costruzioni vincolate dalla
Soprintendenza ai Monumenti ed appartenenti al patrimonio di un
altro comune.
Se non ritiene opportuno disporre immediatamente un accertamento
da affidare alla Soprintendenza dei Monumenti, aH’Ufficio del Genio
Civile ed aH’Ufficio del Medico Provinciale per evitare che si
realizzi un’opera di interesse sociale quale il cimitero, che però
contrasti con la esistenza di un’altra opera di interesse
artistico».
(L’interrogante chiede la risposta scritta con urgenza)
(1479).
L e a n z a S a l v a t o r e .
«All’Assessore per la cooperazione, il commercio, l’artigianato
e la pesca, in riferimento alle recenti polemiche per la
designazione del Presidente della Camera di Commercio di Catania,
che dovrebbe possedere i requisiti di competenza e di adeguata
professionalità, se non ritiene opportuno procedere intanto
all’insediamento della Giunta esecutiva, scaduta da oltre dieci
aiuti (è stata nominata nel 1971), con alcuni componenti
dimissionari da tempo, per cui spesso non si tengono le riunioni di
giunta camerale per la difficoltà di raggiungere il numero
legale.
11 Prefetto di Catania, sulla base delle designazioni delle
associazioni di categoria, con decreto numero 3275 del 20 giugno
1985, trasmesso all’Assessorato regionale alla cooperazione,
commercio, artigianato e pesca per la emissione del decreto di
insediamento, ha provveduto infatti alla nomina della Giunta
camerale» .
(Gli interroganti chiedono la risposta scritta con urgenti
(1480).
L e a n z a S a l v a t o r e - P e t r a l ia .
PRESIDENTE. Le interrogazioni ora annunziate sono state già
inviate al Governo.
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Resoconti Parlamentari - 14231 - Assemblea Regionale
Siciliana
IX Legislatura 396“ SEDUTA 5 Marzo 1986
Discussione del disegno di legge «Provvedimenti per l’edilizia
abitativa» (1009 - 113- 207 - 308 - 580 - 795/A).
PRESIDENTE. Si passa al secondo punto dell’ordine del giorno:
discussione di disegni di legge.
Propongo di cominciare dal disegno di legge «Provvedimenti per
l’edilizia abitativa» (1009 - 113 - 207 - 308 - 580 - 795/A), posto
al numero 2.
Cosi resta stabilito.Invito i componenti la quinta
Commissione
a prendere posto al banco alla medesima assegnato.
Dichiaro aperta la discussione generale. Ha facoltà di parlare
il relatore, onorevole Fasino.
FASINO, Presidente della Commissione e relatore. Signor
Presidente ed onorevoli colleghi, anche se brevemente desidero
illustrare nel complesso questo disegno di legge, che credo
risponda ad una esigenza fondamentale nell’ambito della nostra
Regione: soddisfare, almeno in parte, quel diritto all’abitazione
che, anche se non espresso esplicitamente in nessuno degli articoli
della nostra Costituzione, tuttavia si evince da una serie di
articoli che riguardano la dignità del cittadino, la sua
possibilità di formarsi una famiglia, e quindi di avere una casa,
avere ambienti igienici dove vivere e dove lavorare e per
conse^enza anche \m habitat nel quale questa casa sia inserita in
maniera adeguata; diritto all’abitazione che, ripeto, non è
esplicitamente menzionato, ma che tuttavia, oltre che da una
normativa generale, si ricava in maniera piuttosto chiara
daU’articolo 47 della Costituzione, laddove si dice che è possibile
destinare una parte del risparmio popolare al soddisfacimento del
bisogno abitativo.
Questo significa che in sostanza, nell’attività dello Stato e
nell’attività della Regione, quando si immettono nella possibilità
delle finanze dei privati agevolazioni all’acquisto o alla
fruizione comunque di abitazioni, si risponde ad una esigenza
generale che trova un riscontro nella nostra Carta costituzionale.
Nel caso specifico, poi, della nostra Regione devo dire che questo
dise^o di legge risponde anche ad uno dei progetti strategici che
sono stati approvati da questa Assemblea nel 1982, che sono stati
poi ripresi nello scorso anno in sede di Commissione finanza e
programmazione e poi in Aula. Questo quadro di riferimento della
pro
grammazione regionale è stato ulteriormente aggiornato dal
Governo presieduto dall’onorevole Nicolosi. Il progetto strategico
cui ci riferiamo è l’attivazione e la qualificazione del corpo
sociale in maniera tale da rifondare un rapporto uomo, società e
natura. In questo progetto strategico il progetto prioritario
dell’abitazione risponde ad una delle esigenze fondamentali.
Attraverso questo nostro disegno di legge facciamo capo da una
parte ad una istanza prevista sia pure implicitamente dalla Carta
costituzionale, dall’altra ci inseriamo in un progetto prioritario
che è previsto dal quadro strategico relativo all’attivazione e
alla qualificazione del corpo sociale.
Quali sono le difficoltà che oggi si incontrano in questo
settore, dove pure oltre che lo Stato, la cui legge 457 però è in
via di esaurimento, la Regione ha ampiamente legiferato? Nei
contributi che la Regione ha dato soprattutto attraverso l’attività
delle cooperative e attraverso una legge, la piu antica, forse, che
ancora è in vigore nella nostra Regione, la cosiddetta legge 12 che
ha consentito una molteplicità di interventi da parte dei comuni
nel settore della edilizia abitativa. Però — e questo è il punto di
fondo affrontato da questo disegno di legge — noi abbiamo sempre
provveduto per cittadini che hanno, come abbiamo visto, un certo
diritto all’abitazione, ma il cui reddito è poco elevato (un tetto
massimo di reddito familiare molto basso, 12-14 milioni all’anno);
vi sono cittadini che con l’inflazione, praticamente, anche a
guadagnare 20-30 milioni aH’anno, tuttavia oggi non possono
considerarsi abbienti, bensì cittadini che riescono a stento a
sbarcare il lunario, magari a mettere da canto un piccolo
risparmio, secondo le tradizioni soprattutto delle nostre genti
meridionali ed isolane. Ecco, noi ci siamo voluti indirizzare in
primo luogo a questi risparmiatori il cui tetto massimo di reddito
va dai 14 ai 40 milioni, in maniera tale da venire incontro a
questo desiderio, che poi in parte è anche un diritto
all’abitazione cosi come l’abbiamo fino adesso illustrato.
La novità del disegno di legge per questa prima parte non è
soltanto relativa ai destinatari dei mutui ma è anche attraverso la
strumentazione con la quale si è voluto da parte del Governo e
della Commissione realizzare questo incontro tra la pubblica
Amministrazione e il cittadino stesso; lo strumento di mediazione
non è pili l’Amministrazione regionale ma è invece costituita dai
due istituti tesorieri della Regio-
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Resoconti Parlamentari
DC LEcasLATURA
— 14232 —
396“ SEDUTA
Assemblea Regionale Siciliana
5 Marzo 1986
ne cui noi demandiamo tutte le operazioni, non soltanto di
verifica delle condizioni soggettive per potere ottenere i mutui,
ma anche la verifica delle condizioni oggettive (cioè le dimensioni
della casa, il valore della casa, la valutazione deU’immobiie che
si deve acquistare, il censo di questi cittadini che abbiamo voluto
dividere in tre categorie con situazioni leggermente diverse, ma
adeguate alle loro possibilità di reddito), riservandosi,
ovviamente, la pubblica Amministrazione semplicemente il dovere di
creare una graduatoria anch’essa di facile realizzazione perché
basata semplicemente sul risultato di una operazione aritmetica, il
quoziente che nasce dalla divisione del reddito per il numero delle
persone a carico, quoziente che consente una graduatoria di meriti
di povertà, m un certo senso o comunque di minore povertà, e quindi
di maggiore preferenza nell’ambito dell’assegnazione dei
finanziamenti della legge stessa.
Questo primo titolo della legge che, vorrei dire, è il piu
originale, consente anche una articolazione per destinazioni
territoriali, in un certo senso. Qui noi dobbiamo sottolineare la
volontà, che è stata concorde tra tutti i membri della commissione
e il Governo: non si possono distribuire più fondi, dare mutui
secondo un concetto di capillarità assoluta, perché questo
significa disaggregare in rivoli piccolissimi delle somme che non
gioverebbero ad alcuno. Noi abbiamo voluto aggredire l’esigenza di
abitazione nei centri medio-alti, in primo luogo, non trascurando
gli altri centri minori, questo va chiarito, ma dando una
preferenza che è sostanzialmente nell’ordine del 70 per cento, 5()
per cento ai capoluoghi e del 30 per cento ai comuni con più di
venticinquemila abitanti, perché proprio in questo tipo di
insediamenti territoriali maggiormente esiste l’esigenza
dell’acquisto dell’alloggio da parte di ceti medi, che sono poi, in
genere, sempre lavoratori dipendenti, ma ci riferiamo in maniera
particolare a quel ceto impiegatizio, a quel ceto medio, al
burocrate, al piccolo commerciante, al lavoratore autonomo che si
mantiene ancora in una fascia di reddito che certamente non è
elevata.
Caratteristica dunque di questo primo titolo è l’offerta, con i
criteri che io sono andato rilevando, di una quota di capitale di
finanza regionale che supera uno degli ostacoli che si sono
incontrati neiracquisto di alloggi da parte dei ceti medi. Questo
ostacolo non è soltanto quello dell’alto tasso di interesse sui
mutui, che
noi ovviamente riduciamo, ma nasce da un’altra situazione: gli
istituti bancari in genere, e in maniera particolare i due nostri
istituti tesorieri, non possono mettere a disposizione dei mutui
fondiari cifre al di sopra di un certo plafond, che è determinato
da una loro organizzazione interna, da calcoli che le banche fanno
per cui si stabilisce una certa quota per il credito agrario, per
esempio, una certa quota per il credito fondiario, una quota per il
credito industriale, e COSI via. Abbiamo voluto mettere a
disposizione delle banche delle sonune notevoli, 600 miliardi di
lire, 300 per ciascuno dei due istituti tesorieri, in maniera da
superare, parzialmente certamente, questa difficoltà della scarsa
disponibilità di fondi da destinare al credito fondiario.
E tuttavia questa intelaiatura del disegno di legge che stiamo
esaminando non sarebbe stata completa se accanto ad una provvidenza
che è notevole — si tratta di mutui che possono arrivare sino
all’intero valore deU’immobìle e comunque non possono superare
certamente gli 80 milioni — non avessimo previsto anche che possono
essere destinati non soltanto all’acquisto della prima casa di
nuova costruzione, ma anche all’acquisto della prima casa che sia
stata già usata, in maniera tale da mettere in circolazione anche
presso i costruttori onesti e trasparenti, sotto tutti i profili,
dei ricavati da reimmettere in circolo attraverso costmzione di
altre case nuove. Si tratta anche di potere con questi fondi
ripristinare, ricostruire, ammodernare immobili che hanno una certa
vetustà in maniera tale da valorizzare anche un patrimonio che già
esiste. Non siamo ancora nell’edilizia di recupero, c’è un
patrimonio edilizio che ha 20-25 anni e che, naturalmente, ha
bisogno di ammodernamenti in ordine ai servizi e ad altre esigenze
che la civiltà moderna, se vogliamo anche un certo consumismo però
meno efferato di altri, comporta. Non potevamo, dicevo, trascurare
cittadini che hanno un reddito da 14 milioni in giù, e per questi
la Commissione ha proposto un programma triennale di costruzione di
alloggi popolari, che riguarda sempre i grandi e medi centri, che
consente anche in parte di risolvere il problema delle conurbazioni
perché per i centri di Palermo, Catania e Messina questo programma
triennale riguarderà non soltanto la cerchia urbana, ma anche i
centri che sono conurbati con i tre capoluoghi.
Il programma va realizzato attraverso un sistema più efficiente
di reperimento delle aree,
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Resoconti Parlamentari — 14233 — Assemblea Regionale
Siciliana
IX Legislatura 396* SEDUTA 5 Marzo 1986
perché abbiamo indicato per i singoli comuni interessati la
possibilità, ove i piani di zona siano esauriti, di servirsi di
strumenti piu semplici, che sono i programmi costruttivi. Questi
devono essere adeguati all’intero finanziamento triennale in
maniera da non ricorrere ogni volta a forme diverse di applicazione
di norme urbanistiche o ad espropri particellari. H programma di
fabbricazione dovrà riguardare il fabbisogno del programma
triennale, che comprende le somme che dall’Assessorato sono state
poste a disposizione dei singoli centri: gli espropri da parte
degli Istituti delle case popolari devono comprendere tutti i
terreni che sono necessari alla realizzazione del programma
edilizio. Facendosi carico di un inconveniente che si è
costantemente ripetuto in Sicilia, abbiamo previsto nel disegno di
legge che, accanto alle somme necessarie alla costruzione di questa
edilizia popolare, vi siano, contemporaneamente, somme destinate
non soltanto alla destinazione delle pertinenze, ma anche alla
sistemazione delle opere di urbanizzazione primaria. Devo ricordare
che, essendo stato chi parla assessore ai lavori pubblici la
bellezza di trent’anni fa, il primo piano di edilizia popolare, che
è stato fatto con la cosiddetta legge Romita, assegnava alla
Sicilia 25 miliardi di allora, che sembravano una cifra
astronomica, e, con altri 25 miliardi della Regione, comprendeva,
accanto ai finanziamenti per le case popolari, finanziamenti per le
opere di urbanizzazione. Il mio successore poi modificò questo
piano, ma l’idea è antica perché abbiamo visto quali guasti questi
grossi complessi di edilizia popolare hanno creato nel corpo
sociale, quando sono stati costruiti senza contemporaneamente
risolvere i problemi dell’uibanizzazione. Questo è uno dei mali che
accompagnano l’applicazione della «457», come l’Assessore sa, e per
la quale è opporne (almeno molti di noi in rapporti ufficiali con
il Governo nazionale l’hanno chiesto), se si deve ulteriormente
finanziarla, modificandola, che si preveda esplicitamente una
quota, una somma destinata alle opere di urbanizzazione.
Il terzo titolo, onorevoli colleghi, e mi avvio alla
conclusione, riguarda l’edilizia da re- cuperare. Quest’Assemblea
nel maggio 1981, su iniziativa del Governo di allora, approvò una
legge molto articolata in materia, che non ebbe facile applicazione
perché effettivamente vi erano dei passaggi obbligati, delle
graduatorie troppo complicate, per cui i comuni hanno ri
nunziato a servirsi dello strumento che la Regione aveva posto a
loro disposizione. Le somme che allora furono stabilite per queste
operazioni sono andate in perenzione. Noi abbiamo ripreso questo
problema dell’edilizia da recuperare e non soltanto nei centri
storici, ma in generale dovunque i comuni ritengano di individuare
le aree di recupero e successivamente i piani relativi. La novità
parziale contenuta in questo disegno di legge è che si possa
intervenire attraverso concessioni singole per opere di
manutenzione ordinaria, straordinaria, per le opere di recupero e
per la ristrutturazione edilizia — certamente non quella
urbanistica, in maniera tale da evitare il dovere del conven-
zionamento con il comune perché molti cittadini rifuggono da questa
operazione, e da ottenere lo sganciamento da qualsiasi altra
normativa urbanistica che ostacoli una effettiva e rapida
liquidazione delle somme che stiamo mettendo a disposizione per
potere recuperare una parte di questa edilizia — il che consente
obiettivamente anche un risparmio di somme perché in genere questa
edilizia degradata si trova in quartieri che sono già fomiti delle
opere di urbanizzazione primaria e i quartieri piu antichi anche
delle opere di urbanizzazione secondaria, almeno le scuole e le
attrezzature parziali di verde. Si tratta, quindi, di rimettere in
circolo un patrimonio edilizio, e con una modica spesa (ampiamente
incentivata peraltro, come prevediamo nel nostro disegno di legge)
perché i mutui coprono il cento per cento della spesa, perché gli
interessi arrivano al massimo al cinque per cento, perché per la
manutenzione ordinaria si parla di un contributo, di un mutuo di
venti milioni, e per il resto di un mutuo di 50 milioni anche qui
diviso per i comuni capoluoghi e per i comuni con oltre 15 mila
abitanti, perché per i comuni minori esistono altre provvidenze,
ivi comprese quelle della «457».
L’ultimo titolo, onorevoli colleghi, comprende una serie di
norme intese a risolvere problemi particolari che si sono rilevati
nel corso dell’applicazione della normativa di ordine vario che
questa Assemblea, e anche lo Stato, ha varato nel corso dell’ultimo
decennio. Sono norme che hanno come unico punto di riferimento,
anche nella loro varietà, il tipo di provvedimento che noi stiamo
esaminando: quello della edilizia abitativa al servizio dei
cittadini meno abbienti. Anche queste norme riguardano cittadini
che si sono venuti a trovare in circostanze
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Resoconti Parlamentari - 14234 Assemblea Regionale Siciliana
IX Legislatura 396“ SEDUTA 5 Marzo 1986
che hanno impedito la risoluzione di problemi parziali che si
sono evidenziati. Abbiamo voluto inserire in questo processo
graduale, che abbraccia i ceti medi, i ceti popolari, l’edilizia
convenzionata, l ’edilizia degradata, una norma che serva ad
incentivare direttamente e indirettamente la ripresa dell’attività
edilizia nella nostra Regione. Non abbiamo voluto in questa
occasione ridurre gli oneri di urbanizzazione, perché i comuni
hanno già entrate cosi modeste che non è possibile aggredire questo
aspetto della fiscalità urbanistica, ma abbiamo ridotto del 50 per
cento — e la riduzione è notevole — gli oneri di costruzione, in
maniera tale che questo complesso di provvedimenti, che ha una
certa sua rapidità di applicazione e di esecuzione e che non può
essere tacciato in nessun caso di attività cosiddetta clientelare
perché è costruito su dati assolutamente obiettivi, sia nella
ripartizione delle somme sia nei destinatari delle provvidenze,
possa non soltanto soddisfare al diritto-dovere della abitazione
cosi come nasce dalla Costituzione repubblicana che noi abbiamo e
dal nostro quadro di riferimento in materia di edilizia, ma anche
alla economia della nostra Regione, dando indirettamente un largo
incentivo con la immissione di capitali, con la possibilità di
nuovo lavoro nell’attività di recupero, ad un settore che
notoriamente è in crisi, come disgraziatamente testimoniano non
solo a Palermo ma anche altrove i vari cortei di edili disoccupati
che chiedono impiego e lavoro.
COLOMBO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
COLOMBO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, anch’io
brevemente, certamente piu brevemente dell’onorevole Presidente
della Commissione che ha dovuto illustrare il disegno di legge,
vorrei non lasciare passare inosservato — almeno per quanto
riguarda il giudizio del nostro gruppo — questo disegno di legge,
che riteniamo importante, atteso che giunge soltanto a fine
legislatura aH’apprOva- zione. La prima domanda che viene spontanea
è perché un disegno di legge di questa portata su un problema come
quello della casa, con tutti gli aspetti che qui sono stati
sottolineati ed illustrati dal Presidente Fasino, giunge a fine
legislatura malgrado il fatto che i primi disegni di legge in
materia fossero presentati già dalla fine del 1981. Appunto per
iniziativa comuni
sta, con i disegni di legge numero 113 del dicembre 1981 e
numero 217 del febbraio 1982, furono affrontati e posti i problemi
di un intervento diverso della Regione in materia di edilizia
abitativa e della casa. Malgrado dall’81 ad oggi siano stati
presentati successivamente, nel 1982, nel 1983, disegni di legge da
parte del Governo, questo disegno di legge arriva soltanto oggi, a
fine legislatura.
Uno dei motivi per cui in Commissione non si è riuscito in tutti
questi anni a discutere di questo provvedimento che oggi invece
siamo in grado, come Commissione, di sottoporre all’attenzione
dell’Aula, è il fatto che il Governo della Regione sia nelle
proposte del 1982 sia in quelle del 1983 non aveva brillato di
fantasia ed era questa una impostazione che la Commissione aveva,
non dico rifiutato, ma quanto meno non accolto. Cioè, il Governo si
era in tutti questi anni posto soltanto il problema di integrare
con le proprie risorse i finanziamenti previsti dalla «457»,
intervenendo quindi nel modo classico della «457», aumentando gli
stanziamenti a disposizione degli Istituti autonomi case popolari
per destinare gli alloggi a quelli che vi hanno diritto oggi a
norma di quella legge, per aumentare la dotazione a favore
dell’edilizia convenzionata per le imprese e per le cooperative. E
noi abbiamo detto: sino a quando invece non si prende in
considerazione da parte del Governo la necessità di discutere un
provvedimento che dia innanzitutto la possibilità di accesso alla
proprietà della casa a quei ceti che sono esclusi dall’attuale
normativa nazionale, fino a quando non si prenderà in
considerazione la possibilità di interventi particolari verso
lavoratori dipendenti, è inutile pensare di riservare le risorse
regionali ad incrementare le somme rese disponibili dalla
«457».
Finalmente, soltanto nel giugno 1985 il Governo, attraverso un
proprio disegno di legge, entra in questo ordine di idee. Dal
giugno 1985, sbloccata la situazione, si è discusso ed io credo che
il disegno di legge che oggi viene sottoposto all’attenzione di
quest’Assemblea sia un provvedimento importante, innovativo. Non
ripeterò le considerazioni e le illustrazioni fatte dal presidente
Fasino, vorrei sottolineare soltanto alcuni aspetti che non devono
sfuggire per vedere, non dico la sua possibilità di applicazione in
altri settori, ma almeno lo sforzo che abbiamo fatto in
Commissione, che è quello di uscire da una serie di canali rigidi
entro i qua-
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Resoconti Parlamentari - 14235 Assemblea Regionale Siciliana
IX Legislatura 396“ SEDUTA 5 M arzo 1986
li abbiamo operato in tutti questi anni. Per esempio, la maggior
quantità delle risorse della Regione sono state destinate alle
cooperative abitative. Stava determinandosi una situazione in cui
la cooperazione abitativa, fatto volontaristico, diventava un fatto
obbligatorio per la gente per accedere ai finanziamenti regionali e
per acquisire il diritto alla proprietà della prima casa. Non era
piu un fatto volontaristico, ma una strada obbligata, e si
continuava su questa strada senza guardare la realtà deU’edìIizia.
Noi abbiamo un patrimonio edilizio abitativo costruito e non
utilizzato che è immenso, in Sicilia. E, al di là del fatto che
dietro il patrimonio edilizio costruito e non utilizzato esistono i
proprietari, esiste un volano delle economie, esiste una quantità
delle risorse siciliane che sono bloccate e congelate, si può
pensare di andare indefinitamente a costruire del nuovo quando le
case costruite rimangono inutilizzate? È una domanda che ci siamo
posti.
La terza questione che ci siamo posti nell’affrontare questo
argomento è di non inventare un altro di quei macchinosi meccanismi
che stentano sempre a partire, per cui leggi che durano tre anni
non entrano neanche in vigore entro i tre anni della loro durata.
Questo lo vorrei sottolineare perché con questo spirito abbiamo
lavorato in Commissione, e credo che su tale questione
l’Assessorato cui viene demandata l’applicazione deve impegnare
tutte le sue forze per non svuotare questi contenuti: il disegno di
legge, nel suo primo titolo, questa è una novità, supera la
convenzione con le banche, perché noi sappiamo che, se ci fossimo
affidati ad una convenzione con le banche per gestire questa legge,
ne avremmo parlato fra due anni, perché una convenzione fra la
Regione e le banche non è mai intervenuta prima di due anni dalla
proposta di convenzione. Ed allora sono state qui inserite norme
per superare la necessità del convenzionamento, in maniera tale che
le banche accettino le condizioni della legge: da una parte c’è la
Regione che legifera, dall altra parte c’è la banca che accetta, e
il rapporto diventa bilaterale. Questo ci farà risparmiare anni di
tempo.
La seconda questione è la graduatoria, di estrema semplicità,
basata su un unico elemento: il rapporto del reddito familiare
diviso per 1 componenti il nucleo familiare, anche per impedire che
quella certificazione che invece in molte leggi si richiede (lo
stato di bisogno, lo stato dell’alloggio abitativo: se è igienico,
se
non è igienico, se è sovraffollato, se è in coabitazione e cosi
via) comporti non solo la far- raginosità ma proprio l’invito a
produrre certificati o dichiarazioni sostitutive che per acquisire
punteggi portano a dichiarare il falso.
L’altra novità della legge, al titolo II, è che esiste una norma
— io mi riferisco soltanto alle cose che sono novità e sulle quali
credo che poi il modo di operare dell’Assessorato inciderà rnolto —
in base alla quale per le grandi città di Palermo, Catania e
Messina si darà luogo, attraverso decreto dell’assessorato, a degli
interventi sovracomunali. Io credo che sia un esperimento da fare e
che ci fa superare tutta la questione sulla quale da anni
discutiamo: i piani di zona comprensoriali, consortili,
intercomunali e COSI via, per affrontare i quali ci vorrebbero anni
e anni. Io credo che il fatto che per decreto si possa stabilire
che il programma relativo a Palermo, Villabate, Ficaraz- zi. Isola
delle Femmine, Monreale, Altofonte, cioè per i paesi della cintura
di Palermo, è un programma di intervento unitario che riguarda
tutti questi comuni, — e questo al di là di dove si va ad ubicare
la singola costruzione di alloggio popolare — e che quindi darà
luogo ad un’unica graduatoria di interventi, sarà positivo, e lo
stesso per Catania, dove oramai la città è tutt’uno con i paesi
della cintura. Io credo che sarà un sistema che potrà snellire le
procedure e farci superare il problema di queste grandi città, la
inesistenza delle aree, e di andare a recuperare aree nella fascia
di questi comuni; ci fa superare un altro problema, quello che ogni
volta la residenza deve essere li, nel luogo di abitazione o nel
luogo in cui si lavora come se, lavorando a Palermo, ovvero ad
Isola delle Femmine, non si potesse abitare a Monreale.
Sono le rigidità dell’attuale normativa, noi abbiamo la
possibilità di sperimentarne un superamento attraverso una
legislazione nostra regionale che ci consenta, appunto, di
individuare soluzioni, e verificarne la bontà. A mio avviso, questo
disegno di legge che discutiamo, è U presupposto per una revisione
di tutta la legislazione in materia di edilizia economica,
popolare, sovvenzionata e convenzionata che certamente non è
pensabile di fare in questo fine legislatura ma che è necessario
fare, sicuramente, all’inizio della prossima legislatura.
Sulla base di questa esperienza, dell’applicazione di queste
norme contenute al titolo I e al Titolo 11, io Credo che verranno
fuori anche
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Resoconti Parlamentari 14236 - Assemblea Regionale Siciliana
IX L egislatura 396“ SEDUTA 5 M a r zo 1986
dei risultati che ci potranno guidare sulle cose da fare.
Insomma, signor Presidente è onorevoli deputati, questo disegno
di legge ha rilevanza non solo perché interviene in uno dei settori
(quello dell’edilizia abitativa) che è di portata fondamentale, che
è di grande interesse, ma perché la gente attende, da molto tempo,
questo intervento; e lo attende in particolare quella parte della
cittadinanza che dagli interventi pubblici nell’edilizia abitativa
è stata finora esclusa. Mi riferisco a coloro i quali detengono un
reddito superiore ai 14 milioni o che sono lavoratori dipendenti e
il cui reddito non sfiigge all’imposizione fiscale. Troverete qui,
in questo disegno di legge, nel titolo I, che il reddito da lavoro
dipendente viene abbattuto del 15 per cento per la determinazione
della graduatoria, e nel titolo II, che le case popolari che si
vanno a costmire sono destinate a lavoratori dipendenti e sono
assegnate in locazione con patto di futura vendita.
SCIANGULA, As.yess'ore per i lavori pubblici. Con possibilità di
riscatto.
COLOMBO. Cioè una sorta di leasing, questo anche per
suggerimento di qualche componente della Commissione. Questo perché
ed era la impostazione originaria della nostra proposta fatta fin
dal 1982, in Italia tutti gli interventi in materia di edilizia
economica e popolare vengono fatti sulla base dei contributi pagati
dai lavoratori dipendenti, i quali, pur essendosi sciolta la
Gescal, cioè la Gestione case ai lavoratori, del 1963, continuano
in via transitoria a pagare contributi trattenuti sulle loro buste
paga, che sono superiori, questi contributi versati dai lavoratori,
all’insieme delle somme che lo Stato riserva anno per anno alla
«457». Cioè nel 1984, secondo gli ultimi dati in mio possesso, i
lavoratori dipendenti hanno versato a norma di questa legge, che
continua in via transitoria a essere applicata, aH’incirca 1.800
miliardi l’anno di contributi. Lo Stato ne ha speso non ptó di
1.7(X). Ci sono lavoratori, tutti i lavoratori dipendenti, del
pubblico impiego e delTimpiego privato, impiegati ed operai e cosi
vìa che pagano e non hanno diritto di fatto alla casa, perché poi
del loro reddito, quello che risulta dalla dichiarazione del
modello 101 rilasciato, non può sfiiggire neanche una lira; e basta
che arrivi un lavoratore indi- pendente e dichiari sotto giuramento
che gua
dagna 4 o 5 milioni l’anno e il lavoratore dipendente viene
tagliato fuori dalle graduatorie utili degli Istituti case
popolari.
Abbiamo voluto farlo per questo, per ridare attraverso questo
«privilegio» ai lavoratori dipendenti un minimo di giustizia, nel
senso che ai lavoratori che finanziano i piani di intervento di
edilizia economica e popolare venga riservato un minimo di alloggi
popolari costruiti. Io credo che quando andremo a rivedere, quando
andrà a rivedere la prossima Assemblea, come spero che farà, la
legislazione in materia, noi dovremo riformulare tutti i criteri
che stanno alla base della formazione della graduatoria, perché U
principio che in questa legge vogliamo affermare è che i lavoratori
dipendenti non possono essere quelli che pagano e poi non ricevono;
e questi principi vengono anche trasferiti in una nostra normativa
che ci consenta di rendere piu giusta la legislazione esistente.
Questo disegno di legge recepisce gran parte delle nostre proposte,
l’abbiamo votato in Commissione, abbiamo contribuito alla sua
stesura, alla sua elaborazione, contribuiremo, se è il caso, qui a
difenderlo nella sua impostazione, come ho già visto che è
necessario perché sono stati presentati alcuni emendamenti che
intendono travolgere alcuni principi posti da questo disegno di
legge. Vi faceva riferimento l’onorevole Fasino poc’anzi, quando
diceva che gli interventi in materia di edilizia abitativa devono
tenere conto del fabbisogno abitativo e non della quantità di gente
che abita in un territorio, a prescindere dal fabbisogno
quantitativo.
Nell’articolo 1 abbiamo proposto una certa ripartizione,
attraverso la quale l’intervento si va a concentrare di piu nei
capoluoghi e nei centri superiori a 25 mila abitanti, meno negli
altri. Questo non è un capriccio, perché in questi centri il
rapporto abitanti-abitazioni in proprietà va al di sotto del 50 per
cento rispetto al rapporto che esiste fra abitanti e abitazioni in
proprietà nei comuhi inferiori a 20 mila abitanti; quindi noi non
possiamo, quando parliamo del diritto aH’abitazione in proprietà,
non tenere conto di questo rapporto fra numero di abitanti di un
territorio e abitazioni in proprietà che esistono. Nei comuni al di
sotto dei 20 mila abitanti mediamente in Sicilia il 64 per cento
degli abitanti ha la casa in proprietà.
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Resoconti Parlamentari — 14237 — Assemblea Regionale
Siciliana
IX Legislatura 396“ SEDUTA 5 Marzo 1986
Presidenza del Vicepresidente GRILLO
Nei capoluoghi di provincia, questa percentuale scende soltanto
al 25 per cento, queste sono le cose di cui dobbiamo tenere conto.
Ritenere che si possa continuare in tutti i campi, all’infinito, a
legiferare prò capite senza tenere conto di nessun dato oggettivo è
una delle cose che dobbiamo impedire, e credo che dobbiamo
difendere questa impostazione perché, ripeto, è un disegno di legge
importante, innovativo per certi punti di vista le cui innovazioni
devono essere portate sino in fondo e sperimentate perché vadano al
di là di questo disegno di legge, per la modifica alla legislazione
sull’edilizia economica e popolare che è necessaria in Sicilia.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l’onorevole Paolone. Ne ha
facoltà.
PAOLONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, parlerò molto
brevemente anch’io perché è necessario che questo disegno di legge
venga approvato nel piu breve tempo possibile. Sono soddisfatto che
finalmente il disegno di legge sia arrivato in Aula per l
’approvazione, ma non è possibile non rilevare alcune cose in
ordine ad esso per la rilevanza, per l’importanza che il nostro
Gruppo attribuisce a questo disegno di legge, nel quale ci sono
diverse novità. Questo aspetto che esamineremo tra poco non può
comunque esimerci da alcune considerazioni sul problema della casa,
sul vecchio problema della casa che è vecchio ma che resta attuale,
intendo questa aspirazione, questo riconoscimento all’uomo del
diritto ad avere la sua casa.
E vecchio ed è nuovo, ed in questo momento drammatico, anche per
la vergognosa speculazione, a volte clamorosa, avvenuta intorno a
questa materia attraverso il comparto della cooperazione e dei
consorzi di cooperatori. Era tempo, e noi non possiamo non
riconoscere che si è arrivati in ritardo, ma finalmente si è
arrivati. E il Governo e le forze di maggioranza si sono resi conto
che non era possibile attendere ancora, e non si può non
riconoscere che, quando le battaglie vengono condotte con grande
insistenza, alla fine finiscono col dare i loro frutti. E il frutto
è statò la decisione di condurre in porto questo disegno di legge
che opera su novità, dicevo prima, notevoli. La prima è che non
solo viene considerata la possibilità di
accedere alla casa da parte di quei cittadini che sono in una
condizione di reddito assolutamente limitato, ma che è giusto che
questa stessa possibilità e questo stesso diritto vengano
riconosciuti a quei cittadini che hanno un reddito che supera
quello, minimo, che consente di partecipare alle cooperative.
Questo disegno di legge opera per entrambe le categorie.
E previsto un intervento per consentire che coloro i quali sono
al di sotto del reddito di 12 milioni possano accedere alla casa
costruita pagando l’ottanta per cento dell’equo canone, però hanno
la possibilità di riscattarla, perché dopo vent’anni possono
comprarla. Questo significa che gradatamente sarà consentito a
questi cittadini di accedere a questo diritto, ed era importante
che ciò avvenisse, anche per le considerazioni che già qualche
collega ha fatto qui in precedenza circa i contributi che vengono
pagati.
L’altro obiettivo del disegno di legge è consentire a cittadini
che hanno un reddito fino a 40 milioni di accedere anch’essi al
mutuo per la casa. Questa di concedere un mutuo fino a 80 milioni
per acquistare la prima casa, distribuito cosi: per le fasce dai 14
ai 24 milioni di reddito, mutui venticinquennali al tasso del 4 per
cento di interesse; per i cittadini con un reddito dai 24 ai 34
milioni mutui ventennali con un tasso del 5 per cento di interesse;
ai cittadini con un reddito da 34 a 40 milioni mutui quindicennali
con un tasso del 6 per cento di interesse, è una scelta certamente
ragionata e intelligente.
Devo dare atto all’onorevole Fasino, presidente della
Commissione, che se a volte non offre spazi quando si mette certe
cose in testa, altre volte, quando delle cose è convinto, è uno
stakanovista: i disegni di legge li fa arrivare in porto.
Non c’è niente di perfetto ma questa sarà una legge fatta
certamente bene, perché non tiene conto solo di un aspetto del
problema, le case nuove, ma tiene conto anche del vecchio, dei
patrimonio edilizio esistente: ossia dà la possibilità al cittadino
di recuperare una casa attraverso un intervento per la manutenzione
ordinaria fino a 20 milioni, e per la manutenzione straordinaria
fino a 50 milioni; il che significa riportare intere famiglie
dentro le città in quelle costruzioni vetuste, abbandonate, che si
vanno logorando, e, quindi, non disperdere ricchezza. Questi
aspetti del disegno di legge sono estremamente importanti perché
contribuiscono
Ke.ioconlì, f. 1933 (.SCO)
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Resoconti Parlamentari — 14238 Assemblea Regionale Siciliana
IX Legislatura 396“ SEDUTA 5 M arzo 1986
a riaprire il mercato che si era veramente bloccato:
permetteranno non solo di recuperare il vecchio, non solo di
accedere all’acquisto di case già costmite, ma di riaprire
prospettive di lavoro a coloro i quali sono impegnati in questo
settore. Faranno ritrovare un nuovo incentivo; saranno un volano
che non solo farà progredire le attività economiche, e quindi
l’occupazione, ma aumenterà il patrimonio immobiliare edilizio
dando risposta alle tante attese che ci sono.
Il disegno di legge si divide in quattro parti: la prima agevola
l’acquisto, come dicevamo, della prima casa, a seconda del reddito,
con un mutuo massimo di 80 milioni; la seconda si occupa della
costruzione di case per coloro i quali dispongono di un reddito
minore di 12 milioni, i quali, pagando un fitto inferiore all’equo
canone riescono a riscattare la casa e ad acquistare la proprietà
entro venti anni; la terza interviene nel recupero; la quarta mette
in luce alcuni aspetti che sono latenti nella legislazione
regionale da tanto tempo. Questa sera stiamo per definire un
disegno di legge molto importante, che riapre il discorso casa in
termini diversi: dopo tanto denunziare quanto è avvenuto in altri
settori dell’edilizia, finalmente qualche cosa di importante è
venuto fuori.
Questo disegno di legge è importante per un’altra ragione, e noi
riteniamo di doverla pubblicamente dichiarare: gli aspetti della
clientela, gli aspetti della pericolosità delle tentazioni sono
certamente emarginati. Anche i criteri di distribuzione delle somme
nell’arco del triennio sul territorio, considerato il territorio
nella sua esatta fotografia di bisogni, di esigenze, ossia il 50
per cento per le città capoluogo, il 20 per cento per città
superiori a 25 mila abitanti, il 30 per cento per i rimanenti
comuni è una novità estremamente importante. Anche l’avere
individuato un meccanismo attraverso il quale è possibfle
consegnare agli istituti di credito tutta la parte relativa
all’istruttoria tecnica circa gli aspetti dell’abitazione, il
valore dell’abitazione e le procedure relative, lasciando invece
alla Regione la titolarità del compito di determinare le
graduatorie in base a criteri obiettivi che tengano conto del
rapporto tra il reddito e il nucleo familiare costituisce un
ventaglio di considerazioni e di scelte che, a nostro avviso, fanno
di questo un buon disegno di legge, che avrà il nostro voto
favorevole, cosi come ha avuto il nostro impegno e il nostro voto
favorevole nelle fasi di elaborazione, nel corso della
discussione in sede di Commissione di merito. Era quanto
volevamo dichiarare pubblicamente in Assemblea, augurandoci che di
qui a qualche momento il disegno di legge possa trovare la piena
approvazione.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l’onorevole Merlino. Ne ha
facoltà.
MERLINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il mio
intervento a nome della Democrazia cristiana, sarà di poche,
pochissime parole; è per riaffermare un concetto piu che per
illustrare o esprimere giudizi o considerazioni sugli articoli di
questo disegno di legge, peraltro già illustrati dal Presidente
della Commissione.
Tradizionalmente la casa ai cittadini è stata assegnata, tutte
le volte che i cittadini non sono in condizioni di accedere
direttamente al mercato con i loro mezzi, attraverso due canali:
uno, quello dell’intervento diretto della mano pubblica (lo Stato,
la Regione, gli enti locali); l ’altro, quello del sistema
cooperativistico. Ambedue hanno portato, al lume dell’esperienza
ormai di decenni — talvolta, per esempio, nella città di Messina,
all’esperienza di cinquanta anni, sessanta anni dal dopo terremoto
— alla considerazione che sia l’uno, sia l’altro intervento che
abbikmo detto, portano a gravi inconvenienti. Il patrimonio
edilizio pubblico, costruito per l’assegnazione a cittadini,
generalmente si trova in pieno stato di disfacimento soltanto dopo
pochi anni. Noi parliamo oggi di risanamento di quartieri costruiti
soltanto da trent’anni, e ciò in aperto contrasto con la vocazione,
l ’aspirazione alla proprietà della casa che è presente nella
cultura, nella filosofia dei cittadini della nostra Regione, e in
generale del Mezzogiorno d’Italia e deU’intero Paese. Da noi la
casa non è un bene di consumo, ma è un fatto prevalentemente
affettivo. Gli inconvenienti delle cooperative sono ancora pili
gravi, sono all’ordine del giorno, ne abbiamo parlato tanto in
questa stessa Aula: le cooperative hanno creato uno spreco, un
sottobosco, una mancanza di funzionalità nelle opere,
neirassegnazione, che è stata notata e criticata in tante
occasioni.
L’uno e l’altro sistema, infine, affidano tutto il sistema di
realizzazione della casa per i cittadini a stmtture la cui
professionalità non è certamente collegata al problema. Noi siamo
favorevoli, la Democrazia cristiana è orientata
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Resoconti Parlamentari 14239 Assemblea Regionale Siciliana
DC Legislatura 396“ SEDUTA 5 Marzo 1986
a favore della casa come bene individuale, realizzata comunque
per essere data in proprietà ai cittadini, e siamo quindi per una
decisa inversione di tendenza che consenta finalmente di realizzare
case per lavoratori dipendenti o non dipendenti che siano loro date
in proprietà, in un mercato libero che metta in movimento anche i
meccanismi di natura economica che sono connessi alla costruzione
della casa. Signor Presidente e onorevoli collegi, non è che il
disegno di legge possa essere considerato un grande passo avanti; è
però un primo tentativo su una strada giusta, e perciò viene
salutato da noi come una inversione di tendenza; dimostra una certa
capacità di comprendere il problema in termini nuovi, pone
finalmente le fondamenta di un modo di legiferare che ci auguriamo
piu ampio per Tavvenire. Su queste nuove basi, che sono quelle che
corrispondono alle aspirazioni e alla razionalità, alle aspirazioni
dei cittadini e alla razionalizzazione del sistema, sarà da noi
valutato positivamente.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l’onorevole Risicato. Ne ha
facoltà.
RISICATO. Signor Presidente, quando nel dicembre 1981 ormai
lontano ho presentato con gli onorevoli Ganci e Damigella il
disegno di legge numero 113 che si trova incorporato nel testo
licenziato dalla Commissione, ci proponevamo di raggiungere due
obiettivi: anzitutto quello di dare la possibilità di acquistare
una casa a chi non aveva un reddito abbastanza basso da potergli
consentire l’accesso all’assegnazione di una casa popolare, e non
l’aveva d’altra parte abbastanza alto da potersi permettere
l’acquisto a condizioni di libero mercato; l’altro obiettivo era
quello di rendere agevole l’accesso all’intervento creditizio della
Regione mediante procedure estremamente agili e snelle che
prevedevano l’inversione dei tempi e delle procedure abituali, nel
senso che i controlli dovevano seguire e non precedere l’erogazione
del finanziamento, naturalmente con la previsione di adeguate
sanzioni per chi di queste procedure avesse abusato.
Nel presentare il proprio disegno di legge il Governo,
sostanzialmente, per la parte che oggi è racchiusa nel primo titolo
del provvedimento, ha accolto l’una e l’altra impostazione, il che
da un punto di vista personale può essere motivo di compiacimento,
tuttavia nella formulazione pratica dell’intervento vi sono delle
so
stanziali divergenze che meritano qualche considerazione.
Intanto vorrei rilevare come fra i criteri di preferenza
nell’assegnazione siano stati del tutto trascurati quegli stati di
fatto in relazione ai quali era maturata la nostra iniziativa, vale
a dire Timminente esecuzione di una massa ingente di sfratti, di
procedure esecutive, che poi attraverso diversi provvedimenti
legislativi è stata piu volte rinviata e che oggi per una singolare
coincidenza è di nuovo imminente, con la ovvia conseguenza che una
massa considerevole di persone si troveranno quanto prima nella
necessità di lasciare la casa in cui abitavano senza riuscire a
trovarne un’altra sul mercato delle locazioni e con notevole
difficoltà a trovarne una sul mercato delle vendite. Non accordare
una precedenza a chi vive queste esperienze drammatiche, a mio
parere, sarebbe sommamente ingiusto, COSI come una preferenza
dovrebbe essere accordata alle giovani coppie e a coloro i quali si
trasferiscono da una località all’altra per motivi di lavoro.
Qualche osservazione meritano anche le procedure previste dal
disegno di legge. Purtroppo non è stata accolta qui la proposta
contenuta nel nostro disegno di legge numero 113 di invertire i
termini delle procedure amministrative. Forse questo non era
neppure facilmente attuabile, rientrava in una visione un po’
utopistica o del tutto pessimistica del funzionamento
deH’Amministrazione regionale. Sta di fatto, tuttavia, che la
procedura contenuta nel disegno di legge oggi in discussione appare
eccessivamente pesante, abbastanza macchinosa, e suscita
conseguenti preoccupazioni per quanto concerne i tempi di
erogazione di questi mutui. E voglio ricordare che i precedenti in
materia non autorizzano alcun ottimismo, né per quanto concerne il
mutuo di 30 milioni che è stato erogato in Sicilia, in esecuzione
di legge nazionale, con un ritardo di anni, né per quanto riguarda
il cosiddetto buono-casa «Nicolaz- zi», anch’esso in corso di
erogazione senza che siano stati materialmente concessi i primi
buoni- casa, per quanto sia passato qualche anno dal momento in cui
la legge relativa è entrata in vigore.
A parte questi due rilievi vorrei anche esternare un’altra
osservazione: il testo dà la sensazione, alla lettura, di una
frettolosità nella stesura, di un mancato approfondimento di alcuni
aspetti esecutivi, cosa forse inevitabile data l’urgenza di
licenziare il disegno di legge e sottoporlo all’Aula. Ma
naturalmente questa fretto-
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Resoconti Parlamentari 14240 — Assemblea Regionale Siciliana
DC L eg isla tura 396" SEDUTA 5 M a r zo 1986
losità poi si traduce da un lato, magari in qualche insulto alla
lingua italiana come nell’articolo 12 del testo che mi auguro venga
formulato in termini diversi, ma, piu sostanziosamente, nel mancato
coordinamento fra le varie parti, con il conseguente pericolo di
problemi di interpretazione che potrebbero ritardare l’applicazione
della legge. Farò un paio di esempi specifici: ad esempio
nell’articolo 4 si prevede che i mutui sono assistiti da ipoteca di
primo grado a favore dell’Istituto di credito erogante, il che mi
sembra un controsenso visto che il mutuo viene erogato direttamente
dalla Regione mediante un proprio fondo di rotazione di modo che
l’ipoteca dovrebbe garantire il credito della Regione e non il
credito dell’istituto bancario che non anticipa e non eroga un bel
nulla.
Potrebbero sorgere problemi anche dal fatto che non sia prevista
una revisione periodica dei parametri di reddito con il rischio di
paralizzare l’applicazione della legge a causa dell’inflazione
monetaria.
Mi fermo qui per non appesantire il dibattito, ma credo che
questi aspetti vadano riconsiderati perché nel suo complesso il
provvedimento merita un giudizio positivo. È una legge importante,
molto attesa, viene incontro ad esigenze sociali assai diffuse e
quindi concordo anch’io sulla necessità di approvarla rapidamente,
ma, nell’approvarla, vorrei raccomandare al Governo e alla
Commissione di migliorarne gli aspetti che si prestano a qualche
rilievo critico.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l’onorevole Cardino. Ne ha
facoltà.
CARDILLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il disegno di
legge alla nostra attenzione ha molte positività. Devo purtroppo
notare che è stato presentato già nel 1982. Son dovuti succedere
fatti estremamente gravi per farci rendere conto che il problema
della casa è un problema di civiltà, è un problema di stabilità
democratica, è un problema di indifferibile soluzione, per la
difesa della libertà. Mi congratulo col Governo, per questo
progetto di legge. Ho visto che è stato istituito un fondo presso
la Regione. La legge numero 95 per le cooperative prevedeva,
allora, un fondo presso rircac, cioè un fondo di rotazione, un
autofinanziamento. Invece, in queste condizioni, la banca
interviene con un lieve compenso, mi pare lo 0,50 per cento, per le
spese di gestione. Certo, in questo modo, con un fondo di ro
tazione e di autofinanziamento, i 40 miliardi spesi il primo
anno, gli altri nel secondo anno e COSI via determineranno
automaticamente la possibilità di investire, di potere accontentare
gli eventuali soggetti che rientrano nelle graduatorie e che hanno
quindi la speranza di ottenere il mutuo. Questo disegno di legge
interviene anche dopo i fatti che abbiamo visto per quanto riguarda
le cooperative: criteri piu o meno attuati in base a leggi, riserve
che si prestavano a delle situazioni del tutto particolari; si
potrà vedere che in alcune cooperative presentate ci sono molti
nominativi di persone che avevano già la casa e che, pertanto, i
cosiddetti «riservatati», nel momento in cui la cooperativa viene
finanziata, hanno la possibilità di cedere l’iscrizione ad altri.
Per quanto riguarda i cosiddetti «riservatati», per quanto riguarda
le cooperative, per ciò che è successo. Assessore Piacenti, si deve
dedurre che è stata incentivata la corruzione. Invece qui c’è una
graduatoria, e graduatoria significa che anche se le somme sono già
erogate (nulla impedisce che se ne possano erogare altre), il
cittadino sa quando avrà diritto alla casa, senza bisogno che ci
siano riservatati di comodo i quali, nel momento del finanziamento
della cooperativa, si ritirano per dar posto a chi ha bisogno della
casa.
Questo è un fatto estremamente positivo.Certo bisogna
individuare insieme aU’Asses-
sorato un organismo agile che possa costituire questo fondo e
che lo possa gestire. Le commissioni che esamineranno le domande
dovranno avere una responsabilità del tutto particolare,
trattandosi di un problema sul quale molto si specula e si è
speculato e noi lo vediamo in che modo si specula.
Io non so, ancora non lo so, lo devo vedere, se i criteri
stabiliti in Commissione, dopo un anno e mezzo, possano essere
validi, questo è tutto da vedere. Secondo i criteri stabiliti dalla
legge, con quei famosi riservatati e i titolari, titolari spesso e
sovente non. aventi diritto alla casa, le cose sono andate come ho
detto. Il problema sta in questi termini: noi dobbiamo fare le
leggi in modo che non si prestino assoluta- mente a degli equivoci,
che non ne nascano situazioni disdicevoli per l’immagine della
Regione.
I criteri debbono essere fissati per legge, perché, possiamo
documentare di cooperative che hanno presentato la domanda otto,
dieci anni fa, onorevole Sciangula, che hanno il terreno, che hanno
tutti i requisiti e che purtroppo so-
-
Resoconti Parlamentari 14241 Assemblea Regionale Siciliana
IX Legislatura 396» SEDUTA 5 Marzo 1986
no superate spesso da cooperative istituite otto mesi fa perché
quei famosi criteri indicati dalla Commissione erano stati male
recepiti, anche se, ammetto, erano di difficile
interpretazione.
È chiaro che questo problema, onorevole Presidente, onorevole
Assessore, merita una discussione particolareggiata in Aula.
Certe cooperative sono state costituite dieci anni fa, con
terreno e con tutto, e per un cavillo, perché il presidente non era
o non è pre- notatario, la cooperativa viene scartata.
Questo disegno di legge non si presta a questi fraintendimenti,
perché (l’ho letto attentamente) indica tre fasce di graduatorie a
seconda delle popolazioni. Ogni cittadino che ha presentato la
domanda e che si trova in quelle condizioni sa a che punto è, e
informandosi presso gli uffici dell’Assessorato potrà sapere che
possibilità avrà con i fondi a disposizione, e non è detto che
questi fondi, se ci sono moltissime domande, non possano essere
aumentati; ripeto, il diritto alla casa è un diritto sacro per
tutti.
Non credo che in questo modo ci possa essere speculazione. In
quel modo sì, invece, e quando in un convegno a Venezia ebbi a dire
che le somme allora venivano gestite dall’Ircac con un fondo
particolare di rotazione, perché entravano ed uscivano
contemporaneamente, ci fu la ribellione delle banche. Con questo
progetto di legge evitiamo soci prenotatari, soci supplenti, soci
in aspettativa, soci in aspettativa di ben altro, onorevole
Assessore, di ben altro. I fatti ultimi ci hanno dato alcuni esempi
clamorosi. Ritengo che alla questione delle giovani coppie ovvero
dei rimpatriati si poteva dare una maggiore attenzione, ma
comunque, questo disegno di legge, non solo dal punto di vista
programmatico ma anche dal punto di vista della qualific^ione della
Regione — perché non si presta, a prima vista, a nessuna
possibilità di speculazione di terzi — lo consideriamo
positivamente, e preannuncio che il gmppo repubblicano voterà con
piacere a favore.
SCIANGULA, Assessore per i lavori pubblici. Chiedo di
parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SCIANGULA, Assessore per i lavori pubblici. Signor Presidente,
onorevoli colleghi, io sarò estremamente breve, brevissimo,
interessa
to come sono a che si passi all’articolato e all’approvazione
della legge. Non ho niente da aggiungere alle cose che il relatore
e gli onorevoli colleghi della quinta Commissione hanno detto. Dico
soltanto che questo disegno di legge viene in Aula in un momento
particolare, viene subito dopo l’approvazione di due leggi
fondamentali, quella che istituisce l’ente intermedio e quella per
il credito agrario, che rappresentano fattori di novità nella
legislazione regionale, questo disegno di legge rappresenta una
novità nella legislazione regionale, questo disegno di legge
rappresenta una novità addirittura nella legislazione nazionale ed
europea, è un wìicum.
Sono previsti, per la soluzione della crisi, della grave crisi
abitativa che noi vogliamo aggredire, schemi e strumentazioni
estremamente nuovi, che si muovono nel segno della trasparenza, nel
segno della chiarezza e nel segno dell’efficienza, e che
contemperano l’esigenza che abbiamo di accelerare la spesa con il
soddisfacimento del bisogno abitativo. Su questo disegno di legge
si è realizzata l’unanimità delle forze politiche in Commissione, e
mi sia consentito di rivolgere un ringraziamento a nome mio
personale e del Governo all’onorevole Fa- sino. Presidente della
Commissione lavori pubblici, per l ’impegno e la dedizione che ha
dimostrato. E stata un’occasione, una esperienza che mi ha
gratificato e che mi ha arricchito dal punto di vista culturale ed
umano, gliene debbo pubblicamente dare atto.
Debbo dare atto a tutta intera la Commissione e non soltanto ai
rappresentanti dei partiti di maggioranza — era ed è loro dovere
sostenere l’iniziativa del Governo — ma soprattutto ai
rappresentanti dell’opposizione, e specifica- mente all’onorevole
Colombo e all’onorevole Paolone, del contributo costruttivo che
hanno dato per realizzare aH’intemo del disegno di legge il meglio
che poteva essere realizzato, con competenza, preparazione e
serietà. Questo disegno di legge viene all’esame deH’Assemblea
regionale con il sigillo di una valutazione unanime di tutta la
commissione e, consentitemi, sull’onda dell’entusiasmo. Abbiamo
legiferato su una materia estremamente complessa e difficile
trovando stmmentazioni nuove con intuito e fantasia. Da questo
disegno di legge ho già ricevuto particolari gratificazioni, la piu
importante è quella che tutte le regioni d ’Italia ne hanno
richiesto copia all’Assessorato. Io ho detto ai miei collaboratori
di aspettare che questo
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Resoconti Parlamentari — 14242 Assemblea Regionale Siciliana
IX Legislatura 396“ SEDUTA 5 Marzo 1986
disegno di legge diventi legge, perché se ha una paternità, a
mio modo di vedere, essa appartiene all’Assemblea regionale
siciliana.
Questo provvedimento lascia delle buone, ottime cose che stiamo
realizzando in questo scorcio di legislatura; cose che ci faranno
certamente recuperare di fronte alla pubblica opinione siciliana le
ragioni di una nuova partecipazione alla vita politica della
Regione, alla vita dell’Assemblea, che sostanzialmente ciascuno di
noi si è impegnato ad affrontare in termini di efficienza e di
trasparenza. Non mi soffermerò sugli aspetti tecnici del disegno di
legge, voglio invece sottolinearne la filosofia: esso si rivolge a
tutti i cittadini siciliani, ma soprattutto a quella parte dei
cittadini siciliani che non ha mai avuto la possibilità di accedere
non soltanto alla proprietà della prima casa ma anche e soprattutto
all’assegnazione dell’alloggio popolare, preoccupandosi però di
dare una risposta a tutte le categorie.
Al primo titolo noi abbiamo impegnato la complessiva somma di
600 miliardi per l’acquisto in proprietà della prima casa, ma ci
siamo nello stesso tempo preoccupati, nel titolo secondo, di dare
una risposta ai lavoratori dipendenti che (diceva bene l’onorevole
Colombo) sono peraltro coloro che attraverso la propria
contribuzione finanziano i programmi casa che si sono realizzati
nel nostro Paese nell’ultimo decennio e nei decenni precedenti.
Al titolo primo diamo la possibilità dell’accesso alla proprietà
della prima casa a tutti i cittadini, lavoratori autonomi,
lavoratori dipendenti, professionisti, permettendo però nel titolo
secondo, attraverso un intervento integrativo finanziario della
Regione di 300 miliardi, la costmzione di alloggi popolari con
possibilità di riscatto da assegnare ai lavoratori dipendenti.
Sono, a mio modo di vedere, novità che certamente non contrastano
con la filosofia della cooperazione. La cooperazione è un momento
particolare e importante della vita della nostra società, però
mancava nella legislazione nazionale e regionale questa terza
parte; c’era l’edilizia sovvenzionata per rassegnazione di alloggi
popolari a lavoratori in termini di locazione, e c’era l’edilizia
agevolata convenzionata che assicura la proprietà della prima casa
ai lavoratori a particolare reddito attraverso la cooperazione; noi
completiamo la trilogia attraverso il finanziamento per l’accesso
alla proprietà della prima casa a lavoratori singoli attraverso
mutui individuali. In buona sostanza, ci avviamo
a realizzare un momento estremamente importante non soltanto di
questa legislatura ma della vita della Regione. L’unico rammarico è
quello di non avere potuto supportare questo disegno di legge con
una dotazione finanziaria superiore a quella prevista, anche se le
finanze della Regione con questo disegno di legge sopportano un
onere estremamente inportante. Siamo nell’ordine di 900 miliardi e
piu.
Però, ecco, abbiamo detto tutti in commissione, nel dibattito
politico che si è sviluppato, che dovrà vedersi attraverso la
partecipazione dei cittadini ai bandi di concorso quale è grosso
modo la domanda per potere, successivamente, legiferare con nuovi
opportuni investimenti. Queste considerazioni volevo rassegnare
alla vostra valutazione senza orpelli, senza eccessiva
enfatizzazione del lavoro che abbiamo fatto, ma con una
considerazione che ci è dovuta: ci presentiamo al vaglio e
all’apprezzamento del voto dell’Assemblea con l ’orgoglio di avere
realizzato un provvedimento legislativo che, a mio modo di vedere,
non solo rappresenterà una svolta nell’intervento regionale nel
settore, all’interno della problematica della casa, ma
rappresenterà una svolta in direzione del nuovo modo di governare
le vicende complessive della società siciliana che vogliamo
perseguire.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale.
Pongo in votazione il passaggio all’esame degli articoli.
Chi è favorevole resti seduto; chi è contrario si alzi.
(È approvato)
Invito il deputato segretario a dare lettura dell’articolo
1.
MACALUSO, segretario:
«T it o l o I
Norme per il conseguimento della proprietà della prima casa
Articolo 1.Al fine di agevolare il conseguimento della
proprietà della prima casa, l’Assessore regionale per i lavori
pubblici è autorizzato ad istituire un fondo di rotazione a
gestione separata di lire 600.000 milioni per la concessione di
mutui individuali.
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Resoconti Parlamentari 14243 — Assemblea Regionale Siciliana
IX Legislatura 396’ SEDUTA 5 Marzo 1986
L’Assessore regionale per i lavori pubblici, di concerto con
l’Assessore regionale per il bilancio e le finanze, ripartisce in
parti uguali il predetto fondo agli istituti tesorieri della
Regione i quali attraverso le proprie sezioni di credito fondiario
provvedono, anche in deroga alle disposizioni legislative e
statutarie, agli adempimenti relativi alla concessione ed
erogazione dei mutui, alla riscossione delle rate ed al recupero
coattivo di quanto dovuto dai mutuatari inadempienti.
Il fondo di cui al primo comma è impiegato:
a) quanto al 50 per cento, per mutui da concedersi nei comuni
capoluoghi di provincia;
b) quanto al 20 per cento, per mutui da concedersi nei comuni
non capoluoghi di provincia con popolazione superiore a 25 mila
abitanti;
c) quanto al 30 per cento, per mutui da concedersi nei restanti
comuni.
Determinata la distribuzione del fondo per le tre suddette
fasce, l’Assessore regionale per i lavori pubblici programma
l’assegnazione delle somme su base provinciale, tenendo conto:
per la fascia a, del numero degli abitanti del comune capoluogo
in rapporto alla popolazione complessiva degli abitanti dei comuni
capoluoghi;
— per la fascia b, del numero degli abitanti dei comuni non
capoluoghi di provincia con popolazione superiore a 25 mila
abitanti, in rapporto al numero di abitanti dei comuni siciliani
con popolazione superiore a 25 mila abitanti;
~ psr la fascia c, del numero degli abitanti nei comuni con
popolazione inferiore a 25 mila abitanti, in rapporto al numero
complessivo degli abitanti dei comuni isolani con popolazione
inferiore a 25 mila abitanti».
Presidenza del VicepresidentevizzBsri
PRESIDENTE. Comunico che sono stati presentati 1 seguenti
emendamenti dal Governo:
dopo il primo comma aggiungere «AI fon- o } ‘-'il al presente
articolo si applicano le di
sposizioni della legge 25 novembre 1971, numero 1041»;
al secondo comma sopprimere «anche in deroga alle disposizioni
legislative e statutarie»;
— dagli onorevoli Grillo ed altri:
sostituire tutto il terzo comma con il seguente: «L’Assessore
regionale per i lavori pubblici programma l’assegnazione delle
somme su base provinciale in rapporto alla popolazione dei singoli
comuni».
GRILLO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GWLLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, a me pare che la
formulazione di questo terzo comma dell’articolo 1 possa portare,
anzi porti certamente, a disparità piuttosto notevoli. C’è una
ripartizione che a me sembra teorica e preconcetta, che non tiene
conto delle necessità effettive determinate soprattutto dalla
popolazione, se questa ripartizione dovesse essere, anche con la
discrezionalità che può essere lasciata all’Assessore, applicata.
Io ritengo che nel momento in cui il 50 per cento è riservato
soltanto ai capoluoghi di provincia, mentre il 20 per cento va ai
comuni non capoluoghi con popolazione superiore a 25 mila abitanti,
si creano delle situazioni di enorme disparità; noi possiamo avere
capoluoghi di provincia con un numero di abitanti minore di quello
che comuni non capoluoghi di provincia invece hanno. II comune di
Acireale, il comune di Marsala ed altri comuni che indubbiamente
hanno una popolazione superiore a quella di alcuni capo- luoghi di
provincia potrebbero facilmente, in una ripartizione del solo 20
per cento, venire penalizzati in rapporto alle esigenze effettive,
in rapporto alla popolazione, in rapporto alla necessità delle
abitazioni che non consente di poter proporzionare e calibrare
nella maniera pili appropriata la distribuzione del fondo.
Potrebbero determinarsi delle sperequazioni molto gravi in danno
proprio di comuni popolosi che non potrebbero piu avere adeguato
finanziamento per l’appropriato numero di case, mentre ci sono —
come dicevo — capoluoghi di provincia che per la loro minore entità
di popolazione, la minore esigenza, potrebbero avere necessità
minori. A me sembra, peraltro, che una ripartizione rapportata alla
popolazione, divisa sempre per provincia, ma rapportata alla
popolatone dei singoli comuni, dia anche una obiettiva, piu facile
e piu certa ripartizione che
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Resoconti Parlamentari — 14244 - Assemblea Regionale
Siciliana
IX Legislatura 396“ SEDUTA 5 Marzo 1986
eviti quelle sperequazioni di cui sono particolarmente
preoccupato.
PAOLONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PAOLONE. Signor Presidente, io non condivido assolutamente
quello che dice l’onorevole Grillo. Se lo si vede solo sotto il
profilo numerico, il problema ha senso, porselo, non lo ha piu
quando si considera quello che è l’aspetto, l’importanza,
l’interesse, la funzione che svolge un capoluogo rispetto ai
comuni.
Il capoluogo raccoglie su di sè una serie di problematiche, che
non possono essere...
GRILLO. La problematica è quella effettiva, non quella apparente
o teorica.
PAOLONE. Peraltro il 25 per cento risponde anche numericamente
alla percentuale dei comuni che hanno tra i 25 e i 30 mila
abitanti, che percentualmente sono intorno al 20-21 per cento. I
capoluoghi hanno un indice, come rapporto di popolazione, del 35-39
per cento.
Quindi, si tratta di dare questa percentuale in piu in ragione
di quello che rappresenta il capoluogo, sul quale gravitano tutti i
fattori della vita di una provincia. Non avviene lo stesso in un
grande centro, che magari ha una popolazione maggiore o pari a
quella di un capoluogo, ma non svolge la stessa funzione. Peraltro,
ove mai ci fossero questi problemi, all’interno di quella
percentuale è chiaro che determinate situazioni che esistono
possono essere affrontate. La questione non regge, ciascuno di noi
sa peraltro che anche se guardiamo il numero di abitazioni in
proprietà, la percentuale è diversa tra i cittadini che vivono nel
capoluogo e i cittadini che vivono negli altri centri, anche se
grandi. La scelta è stata fatta dopo averla molto considerata in
Commissione, e si è arrivati a questa conclusione; quindi
l’onorevole Grillo, se per una questione di bandiera, da marsalese,
da provincialotto di Marsala...
GRILLO. È una questione obiettiva.
AVOLA. I capoluoghi in tutte le leggi sono stati sempre
agevolati a discapito dei comuni piu piccoli.
PAOLONE. Ed è giusto, perché svolgono un rublo diverso. Nel
capoluogo si concentrano mille problemi diversi, si concentrano
mille aspetti della vita della provincia e per ciò stesso i
capoluoghi hanno necessità di essere considerati diversamente.
AVOLA. La sproporzione è enorme, 70 contro 20!
PAOLONE. Non è assolutamente cosi; se ci sono alcune esigenze
particolari che vanno prese in considerazione all’interno del
tetto, possono essere benissimo soddisfatte. Quindi, per quello che
mi riguarda e che riguarda il nostro Gruppo, noi siamo
assolutamente contrari all’emen- damento. Nella nostra provincia vi
sono comuni di 50 mila abitanti, di 55 mila abitanti, e all’interno
di quel tetto trovano il loro soddisfacimento le esigenze abitative
di quei comuni. Certamente non si verifica quello che si verifica
nel territorio del capoluogo, dove avvengono cose incredibili. Mi
sembra che richiamare questo aspetto sia persino superfluo.
Onorevole Grillo, le cose stanno cosi, stanno proprio in questi
termini, quindi lei potrebbe anche ritirare l’emendamento
evitandoci di votare contro.
MERLINO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MERLINO. Signor Presidente, vorrei chiedere all’onorevole Grillo
se egli ha fatto il conto di quanto spetta prò capite agli abitanti
dei comuni capoluogo e agli abitanti dei comuni della seconda
fascia, tenuto conto di questa ripartizione. Io ritengo, cioè, che
non siano svantaggiati i comuni minori, anzi avvantaggiati.
Applicando l’emendamento proposto dall’onorevole Grillo i comuni
non capoluoghi di provincia verrebbero ad avere meno. Per questo
gli chiedo se ha fatto il conto, perché il 50 per cento va diviso
fra una popolazione di piu di due milioni di abitanti, il 20 per
cento va diviso fra una popolazione che è di 400-500 mila
abitanti.
GRILLO. Con i numeri lo dovete dimostrare!
MERLINO. Comunque domando se ha fatto i conti e se ci può
riferire sulle variazioni che deriverebbero per questi comuni in
rapporto al-
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Resoconti Parlamentari - 14245 • Assemblea Regionale
Siciliana
IX Legislatura 396^ SEDUTA 5 Marzo 1986
remendamento proposto, dove invece il discor- so va in crisi;
per le finalità che l’onorevole Grillo si prefigge, potremmo anche
prenderlo in considerazione, però non è questo lo strumento,
probabilmente c’è un equivoco. Ma anche cosi, se in tutti i comuni
della Regione allargassimo il finanziamento per le prime case con
questo tipico modo innovativo, ci sono ambienti, zone della Regione
siciliana, dove la richiesta di questo intervento non è sentita,
non è necessaria. Esistono alcune centinaia di comuni dove, in
effetti, la richiesta è inesistente e quindi mettere a disposizione
fondi ingenti sarebbe del tutto inutile. Io credo che il disegno di
legge soddisfi quanto richiesto dall’onorevole Grillo e quindi
soltanto per equivoco se ne chiede la variazione. Per questi motivi
io credo che si potrebbe soprassedere all’esame dell’emendamento,
perché il fine che si propone è già praticamente raggiunto con la
precedente dizione, che solo apparentemente lo contraddice con quel
50 e 20 per cento: la percentuale è già rapportata alle
popolazioni.
PRESIDENTE. Il parere della Commissione?
MERLINO. Negativo.
GRILLO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GRILLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, se fossi convinto
di quello che qui sosteneva l’onorevole Merlino non avrei
presentato 1 emendamento e non avrei comunque difficoltà a
dichiararmi subito soddisfatto e a ritirarlo, ma questo
convincimento purtroppo non ce 1 ho, e non posso averlo perché è
sostenuto con valutazioni e motivazioni che totalmente non
condivido e che non sono certamente tali da poter contrapporle al
dato obiettivo che qui ponevo. Non accetto il discorso che è venuto
a fare l’altro componente della Commissione, onorevole Pacione,
perché sostenere il principio che c’è una priorità di carattere
generale del capoluogo, anche se il capoluogo non ha nessuna
esigenza, e che invece il grande centro, per non avere la fortuna
di essere capo- nogo dev’essere continuamente penalizzato,
specialmente su un problema cosi' delicato quale e quello
dell’abitazione, mi pare che non ab- la assolutamente senso. Se noi
teniamo conto 1 quella che è la condizione del capoluogo piu
piccolo della nostra Sicilia e del comune piu grande non
capoluogo, vediamo una sproporzione gigantesca che non ci può
assolutamente consentire di dare credito né ingresso alle
argomentazioni dell’onorevole Paolone. Non posso in conseguenza
dare il mio assenso a queste due valutazioni che hanno fatto i
componenti della Commissione, le trovo invece in cosi stridente
contrasto che mi fa supporre che la mia valutazione, che non giuro
che sia esatta, sia piu vicina al vero di quella dell’onorevole
Merlino. Se egli mi dimostrasse con i numeri che, in riferimento al
totale degli abitanti dei capo- luoghi di provincia ed al totale
degli abitanti dei comuni superiori a 25 mila, esiste quel rapporto
di maggiore vantaggio che lui sostiene, allora gli darei ragione;
ma dalle mie sommarie valutazioni a me pare, onorevole Merlino, il
contrario, perché se noi sommiamo — e sono parecchi — i comuni
superiori a 25 mila abitanti e li rapportiamo non soltanto alla
prima ma alla terza fascia, io, ripeto, non l’ho fatto, non avevo i
dati per poterlo fare, mi auguravo che l’avesse fatto la
Commissione, mi pare di aver ragione. Se anziché darmelo come dato
ipotetico, di pormelo come interrogativo, la Commissione avesse il
dato preciso, sarei piu tranquillo e mi adeguerei senz’altro alla
vostra proposta, ma, insisto, con i dati alla mano. Se questi dati
ci sono, io non ho ragione di insistere sul mio emendamento.
COLOMBO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
COLOMBO. Signor Presidente, con i dati del censimento del 1981
alla mano, sui quali dati la Commissione ha lavorato, posso
affermare che se un vantaggio la Commissione nella distribuzione ha
voluto fare, l’ha voluto fare rispetto ai capoluoghi ed ai comuni
superiori a 25 mila abitanti, appunto perché, come abbiamo detto il
Presidente nella sua relazione e gli altri nel corso della
discussione generale, li si concentra il maggiore fabbisogno
abitativo. Esattamente: nei capoluoghi ci sono 1.736.686 abitanti,
pari al 36 per cento circa degli abitanti della Regione; nei comuni
superiori a 25 mila abitanti ci sono circa 1.040.000 abitanti, pari
al 21 per cento degli abitanti. Ora, come vede, il fatto che noi
abbiamo voluto distinguere è per garantire che alla fascia dei
comuni superiori a 25 mila abitanti vada quella percen-
Resoconti, f. 1934 (500)
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Resoconti Parlamentari — 14246 — Assemblea Regionale
Siciliana
IX Legislatura 396* SEDUTA 5 Marzo 1986
tuale arrotondata al 20 per cento perché, se la diluiamo in
tutta la provincia, nessuno la può garantire. Fare le graduatorie
diverse per i ca- poluoghi, per i comuni superiori a 25 mila
abitanti è il modo per garantire che a questi comuni capoluoghi o
superiori a 25 mila abitanti non venga sottratta una lira da questa
percentuale, da questa parte degli investimenti, mentre in una
graduatoria complessiva è una lotteria. Senza dubbio nei comuni
inferiori a 25 mila abitanti è meno presente quella parte di
popolazione, di cittadini cui questa legge si vuole rivolgere, che
sono invece concentrati nei centri maggiori. Si potrebbe
aggiustare, portare il 20 al 22 per cento ma il criterio di
divisione fra capoluoghi, comuni superiori a 25 mila abitanti e gli
altri, io non lo modificherei, pena i risultati; nel momento di
applicazione della legge, rischieremmo di vanificare la certezza da
dare a questi comuni.
PRESIDENTE. Onorevole Grillo, lei pensa che la risposta
dell’onorevole Colombo, per quanto offerta a titolo personale, sia
sufficiente?
GRILLO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GRILLO. Mi dispiace, sono rammaricato di ritornare qua alla
tribuna, non è credo, ortodosso, ma i dati portatimi daU’onorevole
Colombo dimostrano che la mia preoccupazione non era infondata,
perché se ai capoluoghi di provincia con il 36 per cento della
popolazione diamo il 50 per cento, già è la misura della
sproporzione...
PAOLONE. È giusto dare il 50 per cento.
GRILLO. Se ai comuni superiori a 25 mila abitanti (con il 21 e
piu per cento) lo stesso onorevole Colombo obiettivamente
riconosceva che sarebbe utile fare qualche aumento, e diamo invece,
secondo la legge, il 20 per cento, si conferma la mia
preoccupazione; con una aggravante: che noi possiamo trovarci, nel
caso di Caltanissetta in rapporto a Gela, o di Marsala in rapporto
a Trapani, o di Ragusa in rapporto a Modica, in situazioni
paradossali, dove una penalizzazione e un vantaggio deriverebbero
proprio da questa difformità di valutazione.
Aggiungo un’altra considerazione, che non so a quali altre
conseguenze potrebbe portarci. Nel momento in cui —- questo ritengo
che possa essere lasciato alla discrezione dell’Assessore, se cosi
è vorrei non sbagliare — poi si farà la subripartizione, che cosa
avverrà? Che in una provincia come quella di Trapani, nella quale i
comuni della fascia dei 25 mila abitanti sono numerosissimi perché
abbiamo Marsala, Mazara, Castelvetrano, Alcamo e via di seguito che
non sono capoluo^i di provincia, ma sono nella fascia superiore ai
25 mila abitanti, dato che c’è stata una prima ripartizione per
provincia, ed una sub ripartizione per comuni, c’è il pericolo che
questi comuni non prenderanno piu niente, perché nella ripartizione
rientrano tutti nella stessa fascia.
FASINO, Presidente della Commissione. Non è una ripartizione per
provincia.
GRILLO. Io mi auguro che non sia cosi e che possa sbagliare io,
nel non vedere esattamente il congegno, ma devo dichiarare che la
precisazione fatta non mi convince affatto. Vorrei sperare comunque
che perlomeno si volesse rivedere la percentuale, nel senso che ha
detto l’onorevole Colombo.
PRESIDENTE. Nessuno chiede di parlare sugli emendamenti del
Governo?
SCIANGULA, Assessore per i lavori pubblici. n primo lo mantengo,
il secondo lo ritiro.
FASINO, Presidente della Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FASINO, Presidente della Commissione. Signor Presidente per
quanto riguarda il primo emendamento pregherei di considerarlo come
articolo aggiuntivo alla fine del disegno di legge. Poi, in sede di
coordinamento, può tornare al primo articolo, perché non ho
sottomano il testo e non vorrei che con questo riferimento si
complicassero ulteriormente le cose.
Chiedo di rinviarlo alla fine dell’esame del disegno di legge
per avere il tempo di leggere il testo della «1041».
SCIANGULA, Assessore per i lavori pubblici. Va bene.
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Resoconti Parlamentari - 14247 - Assemblea Regionale
Siciliana
IX Legislatura 396“ SEDUTA 5 Marzo 1986
PRESIDENTE. Si dà atto del ritiro del secondo emendamento.
Accantoniamo U primo emendamento.
FASINO, Presidente della Commissione. Facendone un articolo a
parte.
PRESIDENTE. Che sarà oggetto di determinazione successiva.
Pongo in votazione Femendamento Grillo.Chi è favorevole resti
seduto; chi è contra
rio si alzi.(Non è approvato)
Pongo in votazione l’articolo 1.Chi è favorevole resti seduto;
chi è contra
rio si alzi.(E approvato)
Invito il deputato segretario a dare lettura dell’articolo
2.
MACALUSO, segretario:
«Articolo 2.
La concessione del mutuo è finalizzata alla costruzione o
all’acquisto di alloggi aventi le caratteristiche deH’edilizia
economica, con superficie utile netta non superiore a metri
quadrati 130.
Il limite di superficie di cui al precedente comma è aumentato
del 30 per cento nel caso di acquisto deU’alloggio locato al
richiedente o se trattasi di alloggio realizzato anteriormente al
1970; lo stesso limite è aumentato del 50 per cento per gli alloggi
realizzati anteriormente al 1950.
La costruzione della prima abitazione deve essere realizzata in
lotti di terreno assegnati al richiedente neil’ambito dei piani di
zona o dei programmi costruttivi, ovvero in terreno di proprietà
del richiedente ricadente in zone destinate ad edilizia
residenziale o in espansione dell’aggregato urbano».
PRESIDENTE. Comunico che è stato presentato dal Governo il
seguente emendamento:
all’ultimo comma sostituire «piani di zona» con «piani di zona
previsti dalla legge 18 aprile 1962, numero 167».
Il parere della Commissione?
FASINO, Presidente della Commissione. Favorevole.
PRESIDENTE. Lo pongo in votazione.Chi è favorevole resti seduto;
chi è contra
rio si alzi.(È approvato)
Pongo in votazione l’articolo 2 nel testo risultante.
Chi è favorevole resti seduto; chi è contrario si alzi.
(E approvato)
Invito il dqjutato segretario a dare lettura dell’articolo
tre.
MACALUSO, segretario:
«Articolo 3.Il mutuo può coprire sino al cento per cento
del prezzo di acquisto o del costo di costrazio- ne
dell’alloggio e delle eventuali spese per interventi di
ristrutturazione, adeguamento o rifacimento degli impianti e dei
servizi da eseguirsi nell’alloggio sempreché esso sia stato
realizzato anteriormente al 1970.
L’importo massimo del mutuo è stabilito in lire 80 milioni per
ogni unità abitativa».
PRESIDENTE. Lo pongo in votazione.Chi è favorevole resti seduto;
chi è contra
rio si alzi.(£■ approvato)
Invito il deputato segretario a dare lettura dell’articolo
4.
MACALUSO, segretario:
«Articolo 4.I mutui sono concessi alle seguenti con
dizioni:a) per la durata di venticinque anni ed al
tasso di interesse del 4 per cento annuo, per la fascia di
reddito familiare imponibile compresa fra i 14 e i 24 milioni;
b) per la durata di venti anni ed al tasso di interesse del 5
per cento annuo, per la fascia di reddito familiare imponibile
superiore a 24 milioni e fino a 34 milioni;
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Resoconti Parlamentari 14248 — Assemblea Regionale Siciliana
IX L eg isla tura 396* SEDUTA 5 Marzo 1986
c) per la durata di quindici anni ed al tasso di interesse del 6
per cento annuo, per la fascia di reddito familiare imponibile
superiore a 34 milioni e sino a 40 milioni.
In caso di costruzione le erogazioni sono effettuate in corso
d’opera in relazione a stati di avanzamento e sulle somme erogate
sono dovuti i medesimi tassi previsti dal comma precedente.
I tassi d’interesse come sopra stabiliti sono applicati anche
per il periodo di preammortamento dei mutui e sono dovuti dai
mutuatari alle scadenze del 30 giugno e del 31 dicembre di ogni
anno e sino all’inizio dell’ammortamento.
I mutui sono scomputati mediante rate semestrali costanti
posticipate, comprensive di capitale e di interessi, scadenti il
primo gennaio ed il primo luglio di ogni anno.
Gli interessi di cui al primo conuna scino comprensivi di ogni
altro onere accessorio.
Gli istituti mutuanti pongono a carico dei mutuatari, per i
pagamenti ritardati rispetto alle scadenze contrattuali, interessi
moratori in misura pari a quella prevista per il credito
fondiario.
I mutui sono assistiti da ipoteca di primo grado sull’immobile
fmente delle agevolazioni e sulle relative pertinenze, che si
iscrive a favore dell’istituto di credito erogante.
In caso di mancato pagamento da parte dei mutuatari di almeno
due rate di ammortamento, l’istituto inizia le azioni coattive di
recupero, informandone l’Assessorato regionale dei lavori
pubblici.
Qualora, a procedimento esecutivo concluso, le somme assegnate
non fossero sufficienti a coprire l’intero debito del mutua