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ANISH Kapoor nel Chiostro Santa Marta in Bergamo
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E.De Pascale, "Anish Kapoor nel Chiostro di Santa Marta a Bergamo", UBI Banca Popolare di Bergamo, Bergamo 2014

Feb 26, 2023

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ANISH

Kapoornel Chiostro Santa Marta in Bergamo

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Anish Kapoor.nel Chiostro Santa Marta

in Bergamo

a cura di/ curated by.Enrico De Pascale

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Arte come valore

Una comunità non si costruisce soltanto con le attività produttive, né con i com-merci, né con le attività terziarie; una comunità si costruisce, si evolve e si com-pleta anche attraverso la produzione di cultura, cioè di tutti quei valori immateriali legati al pensiero e alla creatività che trovano la loro attuazione nella progettazio-ne e nella produzione di un’opera d’arte.Per la sua vocazione mutualistica e per il proprio radicamento al territorio, la Banca Popolare di Bergamo si è sempre dimostrata attenta alla comunità con-tribuendo a mantenerne vivo il patrimonio artistico e le eccellenze culturali e non lesinando il proprio sostegno agli artisti che di questo territorio ne sono stata espressione nel susseguirsi dei decenni.Ma la sensibilità artistica si evolve ed anche la Banca Popolare di Bergamo si è adeguata con acquisti sempre più mirati ed attenti e con lo stesso spirito del passato si è giunti nel 2004 all’acquisizione della scultura di Anish Kapoor ed alla sua collocazione nel suggestivo Chiostro di Santa Marta recuperato, restaurato e negli anni valorizzato dalla Banca. Significativo esempio di pubblica fruizione del patrimonio artistico privato.

Giorgio FrigeriPresidente Banca Popolare di Bergamo

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Credo che l’acquisizione dell’opera di Anish Kapoor alla raccolta d’arte della Ban-ca sia stata un’operazione culturale assolutamente in linea con le tradizioni e i programmi dell’Istituto: che non è soltanto (come tutti sanno) una solida realtà finanziaria e un motore di sviluppo economico, ma è una vera e propria Istituzio-ne, che interpreta anche le tensioni ideali della nostra società.

La collocazione dell’opera in quel gioiello architettonico che è il Chiostro di San-ta Marta, anch’esso recuperato alla pubblica fruizione attraverso un sapiente e provvido intervento di restauro attuato in tempi ormai lontani dalla Banca, che ha avuto il merito di consolidarlo tra i beni culturali più insigni della nostra Città, ha voluto costituire, anche fisicamente, un ponte ideale tra il contemporaneo di oggi e quello di ieri, a suo tempo altrettanto innovatore da consentirci di goderne la bellezza e il fascino ancora adesso.

L’artista Kapoor, che ha calibrato l’opera sul sito specifico al quale fu fin da subito destinata, ha realizzato l’incanto di farla divenire a un tempo specchio – anche fisico – dell’ieri e dell’oggi con lo sguardo volto al domani.

Per la nostra Città, mi auguro che a questa operazione, che pare aver riportato un generale apprezzamento, ne possano seguire altre della stessa qualità ed efficacia.

Giuseppe CalviVice Presidente Fondazione Banca Popolare di Bergamo

Un ponte ideale tra passato e futuro

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Kapoor, uno dei grandi scultori contemporanei, ha molto amato l’Italia, come non poteva non essere, poiché l’Italia è una nazione dove l’arte abita naturalmente da millenni.Nato in un Paese, l’India, dove le arti vantano una tradizione altrettanto radicata, Ka-poor viene in Europa a studiare, a Londra, una delle città più “calde”, uno dei luoghi topici dell’arte d’oggi, ma non può sfuggire al fascino della penisola per la ricchezza della nostra eredità.In Italia Anish trova anzitutto amici, ammiratori, collezionisti. Trova una storia che lo affascina fin da subito, trova un passato incredibile che lui assume con intelligenza. Trova Lucio Fontana.Anche recentemente, in visita al suo studio di Londra, mostrando i suoi nuovi dipinti, straordinari, grandi, coinvolgenti, Kapoor mi spiega come questo suo tentativo sia ve-nuto pensando a cosa possa essere la pittura, oggi, dopo Fontana e Burri. Sì, proprio loro, assunti come paradigma ed emblema della pittura del XX secolo.Kapoor ha realizzato mostre importanti in Italia: alla Biennale di Venezia dell’89 dove vince un grande premio; a Napoli, al Madre, con l’opera tutt’ora in situ; ancora a Napoli, nel 1999, in piazza del Plebiscito con la Taratantara; alla Fabbrica del Vapore e alla Rotonda della Besana, a Milano; al Castello di Rivoli; alla GNAM di Roma con una personale di sette specchi; a Brescia, alla Galleria Minini con quattro mostre; alla Fondazione Prada; al Guggenheim di Venezia dove nel giardino si trova da anni una grande scultura simile alla nostra di Bergamo di cui qui stiamo tessendo le lodi.L’Italia per Anish Kapoor è anche una fonte di ispirazione per i materiali. Anni fa mi chiese di andare a Carrara e Pietrasanta per capire dove potesse creare nuove opere. Visito tutti, trovo alcuni laboratori straordinari dove Anish farà produrre, lavorare e poi trasferire a Londra per rifinirle, opere importanti. Con tutti i marmi che l’Italia offre, con le sue maestranze, con la tecnologia adatta alle sue superfici lisce troviamo infine proprio a Brescia un laboratorio molto moderno, con macchine sofisticate che permet-tono a Kapoor di realizzare opere altrimenti impossibili. Tra queste la nostra, che qui illustriamo: un grande blocco di granito nero durissimo, impossibile da scolpire se non con attrezzature molto avanzate. Quest’opera viene da una prima esperienza fatta per la mostra da me in Galleria a Brescia..Anish sceglie un blocco nero di 20 tonnellate, lo fa tagliare in due verticalmente. Immaginiate il blocco nella sua naturale ruvidità da cava, seppure regolare, comunque molto frastagliato all’esterno, con le due facce interne che si affrontano, perfettamen-te lisce, lucidate, lucenti. Ed in queste facce, allontanate l’una dall’altra di un tanto sufficiente a farci passare una persona, due parabole scavate dentro il marmo, lucide anch’esse.

Come piovuto dal cielo di Kubrick...

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Le pietre sono collocate all’ingresso della mostra come una porta e chi ci passa in mezzo si rispecchia sia nella superficie piana che nella parabola. Se proferisce parola, o canta, o grida, il suono gli verrà ripercosso, magnificato.Tutto questo darà a Kapoor la voglia (questa era stata la sua prima opera fatta a Brescia) di tentare altre forme, altre pietre, altri volumi. L’opera di Bergamo nasce in questo clima di prove, come quella del Guggenheim poco dopo. Un monolite di sei tonnellate, severo come una stele di Luxor, ieratico come un pezzo di una divinità con un bel contrasto tra l’esterno grezzo e la parabola lucidissima su un taglio grigio, solo segato. Piantato in un chiostro lombardo come fosse piovuto dal cielo di Kubrick...

Massimo Minini

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L’opera, un monumentale monolito rettangolare di granito nero, si erge nello spa-zio come un primordiale menhir, una misteriosa e sacrale presenza nel contesto dell’antico chiostro di Santa Marta. Il blocco presenta lungo i lati una superficie scabra e irregolare, lavorata con trapani e scalpelli, su cui la luce si impiglia senza riuscire a scorrere. Viceversa, la faccia rivolta verso l’ingresso del chiostro è liscia ma opaca esaltando per contrasto la lucentezza della grande cavità nera perfettamente circolare scavata al centro, nella parte superiore della superficie. In questo punto dell’opera la levigatura della materia ha trasformato la “pelle” della scultura in una conca specchiante, un grembo oscuro eppure luminoso in cui si riflette, capovolta, l’armoniosa sequenza del portico quattrocentesco (così come la sagoma di chiunque si soffermi davanti). In questo modo la scultura innesca un duplice movimento percettivo che risucchia lo spettatore in suggestivo quanto rapinoso effetto di mise en abÎme: da un lato, infatti, l’opera risulta compresa nell’architettura che la contiene –il quattrocentesco cortile dell’ex convento di Santa Marta-, dall’altro è lei ad accogliere quest’ultimo (e noi), come riflesso rovesciato, nella cavità nitida e rotonda simile a una grande pupilla. La cavità specchiante non solo registra l’ambiente con le sue mutazioni nel tempo, ma proietta nello spazio circostante bagliori e riflessi: l’opera, presenza imponente, si impone come mediatrice tra terra e cielo, affermando la propria unicità..Per Kapoor l’immagine riflessa costituisce l’altra faccia di quel sentimento astratto dello spazio profondo, insondabile e inquietante, che si è soliti ricondurre all’idea di Sublime, così come rappresentata da grandi artisti del passato più o meno recente: da Caspar David Friedrich a Mark Rothko, da Barnett Newman a Yves Klein a James Turrell. Kapoor ha dato espressione a questa concetto in moltissimi suoi lavori, alcuni dei quail recano l’eloquente titolo Void (Vuoto). “In tempi recenti la vicinanza, l’immagine riflessa hanno iniziato a giocare per me un ruolo molto importante: questo è ciò che io considero il sublime moderno: il “sè riflesso”, lo specchio. Nel momento in cui qualcosa ci affascina, ci rapisce come una vertigine, ci si trova nella condizione di contemplare e nello stesso tempo di precipitare nel vuoto. Ecco il sublime!”.

Enrico De Pascale - Curatore Collezione d’arte Banca Popolare di Bergamo

Anish Kapoor (Mumbay 1954)Untitled 2003granito nero, cm 260x170x45Collezione Banca Popolare di Bergamo

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Nato a Mumbay (1954) da padre indiano e madre ebrea irachena Anish Kapoor è uno dei più importanti autori della scena artistica internazionale. All’età di dician-nove anni, dopo aver vissuto due anni in Israele, si trasferisce a Londra per fre-quentare i corsi all’Hornsey College of Art e alla Chelsea School of Art. Nel 1979 torna in India, riscopre la cultura religiosa e le tradizioni artistiche locali e prende coscienza del proprio status di artista ibrido, all’incrocio tra Oriente e Occidente. Comincia la serie dei 1000 Names allusione ai mille nomi del dio Shiva, oggetti scultorei poggiati al suolo e ricoperti di pigmenti puri, in bilico tra l’astratto, il simbolico e il naturale, che suggeriscono un’idea di emersione e sconfinamento delle forme nell’ambiente che le contiene. Nel 1980 tiene la sua prima mostra personale a Parigi. L’anno successivo espone alla Lisson Gallery di Londra, fucina degli scultori della New British Sculpture (Rachel Whiteread, Richard Deacon, Bill Woodrow, Antony Gormley). Le sue sculture sono “messe in scena” di luoghi, che invadono e assorbono lo spazio visualizzando il primordiale dualismo tra maschile e femminile, anima e corpo, cielo e terra, pieno e vuoto, tangibile e immateriale. Sperimenta diversi materiali, dal granito al marmo di Carrara, dall’ardesia all’are-naria, realizzando una serie di importanti lavori di carattere installativo, come Void Field (1989) e Ghost (1998). Nel 1990 è invitato a rappresentare la Gran Bre-tagna alla XLIV Biennale di Venezia e consegue il prestigioso Premio 2000. Nel 1991 ottiene il Turner Prize, il più ambito tra i premi riservati agli artisti britannici emergenti. Inizia a lavorare con superfici riflettenti e ricurve creando opere co-stituite da specchi deformanti che annullano misteriosamente l’immagine (come in Double Mirror, 1997) o la risucchiano verso profondità vertiginose (Turning the World Upside Down, 1995). Gran parte della sua produzione consiste nella “materializzazione” del vuoto, reso tangibile o da una cavità che si riempie o da una materia che si svuota. Nel 2000, a Napoli, in Piazza Plebiscito, realizza Ta-ratantara, un’enorme doppia tromba in PVC rosso (51x32 metri) che è di fatto la messa in scena di un gigantesco vuoto. “Sono molto interessato al non-oggetto, al non-materiale. Ho fatto oggetti in cui le cose non sono quello che in un primo momento sembrano essere. Una pietra può perdere il suo peso o un oggetto in modo speculare può mimetizzarsi nei suoi dintorni da apparire come un buco nello spazio”..Nel 2003 crea My Red Homeland una monumentale installazione costituita da cera rossa disposta in una grande cisterna circolare. Un braccio metallico con-nesso a un motore spinge e schiaccia la cera, in un lento, incessante atto di

In Between. Tra Oriente e Occidente

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creazione e distruzione. L’artista considera il colore rosso come “un mezzo di investigazione emozionale”. “Rosso é il colore del sangue, della passione e delle emozioni, rosso il colore della carne, convertita in questo lavoro in cera e vasel-lina, materiali organici ma duraturi”. Al 2003 risale anche la gigantesca scultura in PVC rosso Marsyas, installata nella Turbin Hall della Tate Modern a Londra. Nel 2006 per il Millennium Park di Chicago realizza Cloud Gate, una grande struttura (18x9 metri) in acciaio inossidabile specchiante, posata direttamente al suolo, che pare caduta dal cielo, come “increata”. Simile a un enorme fagiolo l’opera cattura e riflette la vita che le si svolge attorno (il cielo, le nuvole, la luce, i passanti) in un incessante gioco di apparizioni, sparizioni, trasformazioni. Nello stesso anno presso il Rockefeller Center di New York installa la gigantesca scultura Sky Mirror, uno specchio circolare concavo-convesso che capovolge lo skyline della città portando letteralmente il cielo sulla terra. Insieme all’ingegnere Cecil Balmond per i Giochi della XXX Olimpiade di Londra ha progettato il nuovo braciere olimpico e la torre Arcelor Mittal Orbit , inaugurata nella primavera 2012. La torre, alta 115 metri, dipinta di rosso e subito ribattezzata la “nuova Tour Eiffel”, sviluppa un motivo a spirale che ricorda la forma del DNA e racchiude i cinque cerchi olimpici.

Enrico De Pascale

To reflectan intimate part of the red1981

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Risalente alla seconda metà del XV secolo, il Chiostro è quanto rimane dell’anti-co monastero domenicano femminile di Santa Marta, fondato tra 1335 e 1340 sull’area prospiciente il Prato di Sant’Alessandro, nel cuore della Bergamo bassa. L’annessa chiesa, anch’essa scomparsa, venne consacrata il 19 ottobre 1357. Soppresso dalla Repubblica Cisalpina, nel 1798 il monastero è trasformato in caserma. Nel 1910 l’intero complesso diviene proprietà del Comune di Bergamo che nel 1914 ne cede una parte alla Banca Mutua Popolare di Bergamo per con-sentire l’ampliamento della sua sede. Il Chiostro quattrocentesco, originariamen-te con pianta a “L” e costituito da un elegante portico sovrastato da una loggia, viene restaurato nel 1935 da Luigi Angelini. Sulla parete est vengono realizzati due graffiti illustranti la vecchia struttura della Fiera di Bergamo, demolita per la costruzione del nuovo centro piacentiniano, e la planimetria del convento di Santa Marta com’era nel XVIII secolo. Un nuovo restauro del Chiostro è realizzato nel 1991 dall’architetto Sandro Angelini. Nel 2004 è installata la monumentale scultura di Anish Kapoor, seguita nel 2011 dal Grande cardinale seduto, opera in bronzo di Giacomo Manzù.

Il Chiostro di Santa Marta

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A community is not only based on production activities, whether these be trading or tertiary activities; a community is constructed, evolves and is completed also through the production of culture, that is, all of the immaterial values connected with thought and creativity that are explored in the planning and production of a work of art.Thanks to its mutual vocation and roots in the community, Banca Popolare di Bergamo has always been attentive to the community, contributing to promoting the local artistic heritage and culture and offering its support for the artists that have embodied the area over the decades.But artistic sensibility evolves and Banca Popolare di Bergamo has also moved with the times with increasingly targeted and attentive purchases and, with the same spirit of the past, in 2004 it purchased Anish Kapoor’s sculpture and loca-ted it in the evocative Chiostro di Santa Marta, salvaged, restored and promoted over the years by the Bank. A fine example of privately-owned art that has been made accessible to the public.

Giorgio FrigeriChairman Banca Popolare di Bergamo

Art as value

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I believe that the inclusion of Anish Kapoor’s work in the Banca Popolare di Ber-gamo collection was a cultural operation completely in line with the traditions and projects of the Bank which is not only (as everyone knows) a solid financial entity and a driver of economic development, but also an indisputable Institution that interprets society’s trends.

By locating the work in the architectural jewel that is the Chiostro di Santa Marta, also restored to public use thanks to expert and appropriate restoration work carried out a long time ago by the Bank, who can take the credit for consolidating its status as one of our City’s most illustrious pieces of cultural heritage, a bridge, also physical in nature, has been created between the contemporary of today and the contemporary of yesterday, innovative to the extent that we can still enjoy its beauty and charm at present.

Artist Anish Kapoor, who tailored the work on this specific site, identified from the start, cast a magic spell to make it a mirror - also physical - of both yesterday and today, with its eyes trained on tomorrow.

On behalf of our City, I hope that this project, which appears to have enjoyed widespread appreciation, is followed by others of similar quality and efficacy.

Giuseppe CalviVice President Fondazione Banca Popolare di Bergamo

The ideal bridge between the past and the present

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Kapoor, one of the great contemporary sculptors, has always loved Italy, quite understandable given that the country’s artistic heritage goes back thousands of years. Born in a country, India, whose artistic traditions are equally deep-rooted, Kapoor came to study in Europe, heading for London, one of the hotbeds of contemporary art. However, the charm of Italy and the richness of our artistic he-ritage also attracted him. Anish had friends, admirers and collectors in Italy. The country’s history intrigued him straight away, an incredible past that he studied intelligently. It also boasted Lucio Fontana.Recently too, when visiting his studio in London, as he showed me his new pain-tings - incredible, large, engaging - Kapoor explained to me how this project stemmed from his consideration of what painting can be, today, after Fontana and Burri. Yes them, the paradigm and emblem of 20th century painting..Kapoor has held important exhibitions in Italy: at the Venice Biennale in ’89 whe-re he won a major award; in Naples, at the Madre, where his work remains; in Naples again, in 1999, with the Taratantara in Piazza del Plebiscito; at the Fab-brica del Vapore and the Rotonda della Besana, in Milan; at Castello di Rivoli; at the GNAM in Rome with a personal show of seven mirrors; in Brescia, at Galleria Minini with four exhibitions; at Fondazione Prada; at the Guggenheim in Venice, where for years the garden has hosted a large sculpture similar to our one in Bergamo whose praises we are singing here..Italy is also an inspiration for Anish Kapoor in terms of materials. Years ago, he asked me to go to Carrara and Pietrasanta to find a place where he could create new works. I visited them all and found a few amazing workshops where Anish would produce and work on important pieces that he would then send to London to finish. With all the marble Italy has to offer, its expertise, the technology suitable for its smooth surfaces, we finally found a very modern workshop in Brescia with sophisticated machines that enabled Kapoor to produce works that would have otherwise been impossible. Our work, which we illustrate here, is one of these: a large block of extremely hard black granite, impossible to sculpt without highly advanced tools. This work was produced during an early project done for my exhi-bition in the gallery in Brescia. Anish took a 20-tonne block of black granite and cut it in two vertically. Imagine the block with its natural roughness, straight from the quarry, yet regular, very jagged at the edges with the two inside faces placed opposite one another, perfectly smooth, polished, shiny. And in these two faces, just far enough apart for someone to pass in between, two parabolas carved into

Straight out of a Kubrick film...

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shiny marble. The stones were located at the entrance of the exhibition like a door and those who passed between were reflected in both the flat surface and the parabola. If you proffered a word, sung or shouted, the sound came straight back at you, but louder.All of this encouraged Kapoor (this was his first work in Brescia) to experiment with other forms, stones, volumes. The Bergamo work was produced during these experiments, like that of the Guggenheim shortly afterwards. A six-tonne mono-lith, as severe as a Luxor obelisk, as stately as a divinity with a beautiful contrast between the rough exterior and the shiny parabola on its grey cut base. Located in a Lombard cloisters as if it had come straight out of a Kubrick film...

Massimo Minini

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This monumental rectangular black granite monolith occupies the space like a primordial menhir, a mysterious and sacred presence in the ancient Chiostro di Santa Marta. The sides of the block have a rough and irregular surface that has been worked with drills and scalpels, on which light is trapped without being able to flow. Vice versa, the side facing the entrance to the cloisters is smooth but matte, highlighting, by contrast, the shine of the large, perfectly circular black cavity carved in the centre, on the upper surface. In this area of the work the smoothness of the material has transformed the “skin” of the sculpture into a mirror-like hollow, a dark yet luminous womb that reflects, overturned, the har-monious sequence of the 15th century portico (and anyone that stands in front of it). In this way the sculpture creates a dual perceptive movement that draws the spectator into an evocative and compelling mise en abyme effect: on one hand the work is part of the architecture that contains it - the 15th century courtyard of the former convent of Santa Marta - while, on the other, it is the work itself that hosts the latter (and us), upside-down reflections in the clean and round cavity that resembles a large pupil. The mirror-like hollow not only records the environ-ment and its changes over time, it also projects glints of light and reflections into the surrounding area. An imposing presence, the work is like a mediator between the earth and the sky, emphasising its uniqueness.For Kapoor the reflected image is the other side of the abstract sentiment of deep, unfathomable and disturbing space, which normally leads to the idea of the Su-blime, as represented by other great artists of the past and present: from Caspar David Friedrich to Mark Rothko, Barnett Newman to Yves Klein and James Turrell. Kapoor has expressed this concept in many of his works, some of which have the eloquent title of Void. “In recent times proximity, the reflected image have begun to play a very important role: I regard this as the modern sublime: the “reflection of oneself”, the mirror. When something intrigues us, it enraptures us, leaves us feeling dizzy, and we are able to both contemplate and to precipitate into the void. This is the sublime!”

Enrico De Pascale - Curator Art Collection Banca Popolare di Bergamo

Anish Kapoor (Mumbai 1954)Untitled 2003black granite, 260x170x45 cmBanca Popolare di Bergamo Collection

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Born to an Indian father and a Jewish Iraqi mother in Mumbai (1954), Anish Kapoor is one of the most important artists in the world. Having lived in Israel for two years, at age 19 he moved to London to attend courses at Hornsey College of Art and the Chelsea School of Art. In 1979 he returned to India, rediscovered the local religious culture and artistic tradition, and became aware of his status as a hybrid artist, at the crossroads between the East and the West. He began his 1000 Names series, an allusion to the thousand names of the god Shiva, sculptures resting on the floor covered with pure pigments, somewhe-re between the abstract, the symbolic and the natural, which suggest an idea of submergence and blurring into the environment that con-tains them. He held his first personal exhibition in Paris in 1980. The following year he exhibited at the Lisson Gallery in London, hotbed of the New British Sculptors. His sculptures are depictions of places, which invade and absorb their space, displaying the primordial dualism between masculine and feminine, body and soul, earth and sky, solid and void, tangible and immaterial. He has experimented with different materials, from granite to Carrara marble, slate to sandstone, creating a series of important installations such as Void Field (1989) and Ghost (1998). In 1990 he was invited to represent Great Britain at the XLIV Venice Biennial, where he was presented with the prestigious “Premio Duemila” award. In 1991 he won the Turner Prize, the most illustrious award for emerging British artists. He began working with reflective and curved surfaces, creating works made from distortive mirrors that mysteriously annul the image (as in Double Mirror, 1997) or drag it down to dizzying depths (Turning the World Upside Down, 1995). The majority of his work consists of the “materialisation” of the void, made tangible by either a cavity that is filled or a material that is emptied. In 2000 he created Taratantara, a huge double trumpet in red PVC (51x32 metres) which acts as a showcase for a huge void, in Piazza Plebiscito in Naples. “I am very interested in non-objects, non-mate-rials. I have made objects in which things are not what they initially seem to be. A stone can become weightless or a reflective surface can mimic its surroundings so it appears to be a hole in space”..

Between East and West

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In 2003 he created My Red Homeland, a monumental red wax installation positio-ned on a large circular platform. A metallic arm connected to a motor pushes and crushes the wax in a slow, incessant act of creation and destruction. The artist considers the colour red to be “a medium of emotional investigation”. “Red is the colour of blood, passion and emotions, red is the colour of the skin, converted into wax and Vaseline in this work, organic but long-lasting materials”. The huge red PVC sculpture Marsyas, installed in Turbin Hall at the Tate Modern in London, also dates to 2003. In 2006, for the Millennium Park in Chicago, he created Cloud Gate, a large structure (18x9 metres) in polished stainless steel positioned on the ground as if it has fallen from the sky, “uncreated”. Resembling a huge bean, the work captures and reflects the life around it (the sky, the clouds, the light, passer-sby) in an incessant game of appearances, disappearances and transformations. Also in 2006, he installed the giant Sky Mirror sculpture at the Rockefeller Center in New York, a circular concave-convex mirror that turns the city’s skyline upside down so the sky is literally on the ground. Together with engineer Cecil Balmond he designed the new Olympic brazier for the 30th Olympic Games in London and the Arcelor Mittal Orbit tower, unveiled in the spring of 2012. One hundred and fifteen metres high, the tower, painted red and immediately christened the “new Eiffel Tower”, has a spiral motif resembling a DNA helix and represents the five Olympic rings.

Enrico De Pascale

Motheras a mountain 1985

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Cloud Gate, 2004, Millennium Park, Chicago

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Dating to the second half of the 15th century, these cloisters are what remain of the ancient Dominican nuns’ monastery of Santa Marta, founded between 1335 and 1340 in the area facing the Prato di Sant’Alessandro, in the heart of Bergamo bassa. The annexed church, which also no longer exists, was consecrated on 19 October 1357. Suppressed by the Cisalpine Republic, in 1798 the monastery was transformed into an army barracks. In 1910 the entire complex became the property of the Municipality of Bergamo which in 1914 sold a part of it to the Banca Mutua Popolare di Bergamo in order to extend its offices. The 15th century cloisters, originally boasting an L-shaped plan and made up of an elegant portico topped by a loggia, were restored in 1935 by Luigi Angelini. On the eastern wall, there are two graffiti illustrating the old structure of Bergamo Trade Fair, demo-lished for the construction of the new Centro Piacentiniano, and the plan of Santa Marta convent as it was in the 18th century. The cloisters were restored once more in 1991 by architect Sandro Angelini. In 2004 the monumental sculpture by Anish Kapoor was installed, followed in 2011 by the Grande cardinale seduto, a bronze work by Giacomo Manzù.

Chiostro di Santa Marta

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Pubblicazione realizzata in occasione del 10° anniversario (2004-2014) della messa in posa, nel Chiostro Santa Marta a Bergamo, dell’opera di Anish Kapoor Untitled(Collezione Banca Popolare di Bergamo)

This publication was produced to mark the tenth anniversary (2004-2014) of the installation of Anish Kapoor’s Untitled work in the Chiostro Santa Marta in Bergamo(Banca Popolare di Bergamo Collection)

Uno speciale ringraziamento/a very special thanks to:Studio Anish Kapoor Londra, Galleria Massimo Minini Brescia, Impresa Zanoletti Bergamo

Crediti fotografici/Photo creditsMario Cresci, Peter Schultz, Studio Anish Kapoor Londra, Impresa Zanoletti Bergamo

Traduzioni/TranslationsYellowhub Milano

ArcelorMittal Orbit, 2012, Stratford-Londra

Page 31: E.De Pascale, "Anish Kapoor nel Chiostro di Santa Marta a Bergamo", UBI Banca Popolare di Bergamo, Bergamo 2014
Page 32: E.De Pascale, "Anish Kapoor nel Chiostro di Santa Marta a Bergamo", UBI Banca Popolare di Bergamo, Bergamo 2014