a cura di don Renzo Riflessioni, fatti, iniziative e curiosità delle Parrocchie di Cles, Mechel, Rallo, Pavillo, Nanno, Tassullo, Tuenno. Anno 3; n. 7 — ciclostilato in proprio — Ufficio Parrocchiale Cles — dicembre 2016 Unità Pastorale di Santo Spirito Tu sei un cercatore di Dio? Nel profondo del cuore ne senti il bisogno? Ebbene, sì! Sappi che Dio cerca te con gran nostalgia perché sei suo figlio e desidera tanto abbracciarti. Ha pensato di raggiungerti mediante suo Figlio, il Nato da Maria. E’ adesso ancora il suo Natale, il suo ingresso nel tempo perché a te ed a quanti gli vanno incontro si vuol manifestare. E’ Natale: è Festa grande e non anzitutto per le luci e i mercati ma perché ci è dato di scoprire un Fratello che ci ama da Dio. Si fa Piccolo per togliere a noi la paura di accostarlo. A noi tende le mani per stringerci a sé col calore di un Bimbo. Ci chiama ad andare per una strada nuova anche se faticosa: la strada della Pace, della Giustizia, della Frater- nità, del suo stesso Amore. E’ Natale: Dio a noi tende le mani per stringerci a sé
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E’ Natale: Dio a noi tende · Il cenone di Natale sei tu quando sazi di pane e di speranza il povero che ti sta al fianco. ... E’ in gioco il bisogno di vita e la minaccia di
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Transcript
———–——————————————— Ecclesia ————————————————
a cura di
don Renzo
Riflessioni, fatti, iniziative e curiosità delle Parrocchie di
Anno 3; n. 7 — ciclostilato in proprio — Ufficio Parrocchiale Cles — dicembre 2016
Unità Pastorale di Santo Spirito
Tu sei un cercatore di Dio?
Nel profondo del cuore
ne senti il bisogno?
Ebbene, sì!
Sappi che Dio
cerca te con gran nostalgia
perché sei suo figlio
e desidera tanto
abbracciarti.
Ha pensato di raggiungerti
mediante suo Figlio,
il Nato da Maria.
E’ adesso ancora
il suo Natale,
il suo ingresso nel tempo
perché a te ed a quanti
gli vanno incontro
si vuol manifestare.
E’ Natale: è Festa grande
e non anzitutto
per le luci e i mercati
ma perché ci è dato
di scoprire un Fratello
che ci ama da Dio.
Si fa Piccolo
per togliere a noi
la paura di accostarlo.
A noi tende le mani
per stringerci a sé
col calore di un Bimbo.
Ci chiama ad andare
per una strada nuova
anche se faticosa:
la strada della Pace,
della Giustizia, della Frater-
nità,
del suo stesso Amore.
E’ Natale: Dio a noi tende
le mani per stringerci a sé
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Natale sei tu (testo raccolto in un’omelia
di papa Francesco)
Natale sei tu, quando decidi di nascere di nuovo
ogni giorno e lasciare entrare Dio nella tua anima.
L’albero di Natale sei tu quando resisti vigoroso
ai venti e alle difficoltà della vita.
Gli addobbi di Natale sei tu quando le tue virtù
sono i colori che adornano la tua vita.
La campana di Natale sei tu quando chiami, con-
greghi e cerchi di unire.
Sei anche luce di Natale quando illumini con la
tua vita il cammino degli altri con la bontà, la pa-
zienza, l’allegria e la generosità.
Gli angeli di Natale sei tu quando canti al mondo
un messaggio di pace , di giustizia e di amore.
La stella di Natale sei tu quando conduci qualcu-
no all’incontro con il Signore.
Sei anche i re magi quando dai il meglio che hai
senza tenere conto a chi lo dai.
Il regalo di Natale sei tu quando sei un vero ami-
co e fratello di tutti gli esseri umani.
Gli auguri di Natale sei tu quando perdoni e rista-
bilisci la pace anche quando soffri.
Il cenone di Natale sei tu quando sazi di pane e di
speranza il povero che ti sta al fianco.
Tu sei la Notte di Natale quando umile e coscien-
te ricevi nel silenzio della notte il Salvatore del
mondo senza rumori né grandi celebrazioni; tu sei
sorriso di confidenza e tenerezza nella pace inte-
riore di un Natale perenne che stabilisce il regno
dentro di te. Un buon Natale a tutti colori che as-
somigliano al Natale. (a cura di Anna Maria)
MEZZA GIORNATA
FRA ANGELI E STELLE Ritiro d’Avvento della Pastorale della Salute
A Trento, nella chiesa del Seminario, tutto inizia con
la lettura di alcuni passi del cap. 1° dell’ Apocalisse.
Ma sì, proprio quell’ ultimo libro della Bibbia, libro
misterioso, pieno di creature impossibili che non ho
mai avuto il coraggio di affrontare seriamente e che
sembrano appena uscite dalla letteratura fantasy che
piace tanto ai nostri ragazzi.
Sentite: “ vidi 7candelabri d’oro e in mezzo Uno simi-
le a un figlio d’uomo … teneva nella sua mano de-
stra 7 stelle …” ecco, ci siamo, cosa vorrà dire? Ma è
subito l’ autore, S. Giovanni stesso, che ci viene in
aiuto e ci spiega: “ il senso nascosto delle 7 stelle …
e dei 7 candelabri d’oro è questo: le 7 stelle sono gli
angeli delle 7 Chiese e i 7 candelabri sono le 7 Chie-
se”.
Ringraziamo S. Giovanni per la spiegazione ma ancora
non ci basta e allora ci prende per mano don Piero Rat-
tin: “ il personaggio simile a figlio d’uomo è il Signore
Gesù” ma le stelle ? “stelle, ecco cosa sono le nostre
Comunità per il Signore, stelle nella sua mano calda e
forte e sono come angeli i responsabili delle nostre
Comunità” e i candelabri d’ oro?
sono proprio le 7 Chiese a cui S. Giovanni scriverà
quanto gli detta il Signore , ma oggi?“ Oggi sono le
nostre Chiese, le nostre Comunità !!”
Ma come? Le nostre assemblee così malandate, così
povere di fedeli e di preti, con sempre meno Messe e
tanta fatica per trovare anche solo chierichetti e sacri-
sti?
Queste sarebbero candelabri d’ oro e stelle sul palmo
della mano destra del Signore? Proprio così! Le no-
stre Comunità, così come sono, non sono abbandonate
perché in mezzo a loro c’è il Signore, c’è quel Figlio
d’uomo che si aggira fra i nostri banchi, nelle nostre
strade, nelle case e nelle campagne del nostro paese.
Egli anima e rincuora e al suo passaggio cresce il Be-
ne, l’Amore, le Opere belle, di cui noi neppure ci ac-
corgiamo.
Da quella volta del 1° Natale, Lui continua a venire fra
noi ma noi non ce ne accorgiamo perché siamo rimasti
voltati indietro, abbiamo lo sguardo fisso solo su quel-
lo.
E’ bello quel Natale, lo abbiamo abbellito con alberi
scintillanti e statuine dolcissime ma … come sarebbe
bello che imparassimo anche a guardare con attenzio-
ne al Gesù presente fra noi, al tanto Bene intorno a
noi, che ci sfugge perché siamo troppo occupati a fare
i nostri piagnistei sui tempi andati e le nostre nere pre-
visioni sul futuro!
E il salmo n° 41: “ Perché ti rattristi anima mia, Perché
su di me gemi? Spera in Dio, ancora potrò lodarlo!...” Paola
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Auguri dalle sorelle Cla-
risse di Borgo
Quest’anno ci incamminiamo verso la grotta di Betlemme alla luce che il giubileo della mi-sericordia, indetto da papa Francesco, ha dif-fuso e lasciato in tutta la Chiesa. Giunti alla grotta, la notte di Natale i nostri occhi, illumi-nati da questa luce, si poseranno sul Bambino di Betlemme e potranno riconoscere e con-templare la misericordia di Dio che si fa car-ne, che si fa visibile. Il segno semplice e inno-cente del Bambino nelle braccia di sua Madre sarà lì a ricordarci che siamo venuti al mondo
per amare ed essere amati (s. Teresa di Cal-cutta). Non c’è altra realtà, al di fuori di que-sta, che dia ragione ai desideri più veri, pro-fondi e belli della nostra umanità. Se voglia-mo, questo contempleremo e celebreremo la notte di Natale. Davanti alla grotta non sare-mo soli. Nessuno è escluso dalla misericor-dia, tantomeno i rifugiati, i terremotati, i po-veri, i disoccupati, gli anziani, i malati, che il Signore accoglie con predilezione. Tutti sia-mo convocati a Betlemme. E la luce della misericordia, fattasi visibile nei tratti del Bambino, ci darà di vedere e capire meglio i tratti gli uni degli altri. Insieme alla miseri-cordia, un’altra parola si fa carne la notte di Natale: la parola fratelli. Fratello è il nome ve-ro di coloro che incontriamo sulle strade della vita. Lasciamoci illuminare dalla luce di Na-tale, perché le parole misericordia e fratelli di-ventino la realtà da capire, desiderare e do-mandare, per ognuno di noi e per il nostro mondo. È il dono che ci viene incontro dalle braccia del Bambino di Betlemme tese verso di noi.
SECONDO ANNUNCIO
“Un passaggio fondamentale per chiunque è
l’esperienza affettiva nelle diverse stagioni della
vita.
Ogni essere umano avverte dentro di sé un biso-
gno di relazione, di amicizia e di amore.
L’amore è l’irruzione di una gratuità di cui si
ha assolutamente bisogno e che non si può af-
fatto meritare; costituisce un venire nuovamente
al mondo, un essere generati a una nuova iden-
tità nella linea della reciprocità.
Nello stesso tempo l’amore è lo spazio umano
più vulnerabile: i distacchi, le perdite affettive, i
fallimenti matrimoniali, i tradimenti
nell’amicizia sono indescrivibilmente dolorosi.
Siamo nel cuore di una domanda di senso, che
ha a che fare con un’esperienza pasquale.
E’ in gioco il bisogno di vita e la minaccia di
morte.
Tutto questo costituisce una potenziale soglia di
fede, che conferma l’importanza di alcuni pas-
saggi pastorali: l’educazione affettiva dei giova-
ni, la ricerca vocazionale anche in vista di spe-
ciali consacrazioni, i percorsi di preparazione al
matrimonio e l’accompagnamento degli sposi,
l’attenzione e la prossimità a situazioni di perso-
ne separate o divorziate.
L’esperienza del generare riguarda il tempo del-
la vita nel quale si diventa papà e mamme. In
realtà, in tale esperienza accade una duplice na-
scita: quelle di un figlio e quella di una donna e
un uomo che dal figlio sono generati appunto
come padri e madri. Nella nascita di una crea-
tura, ne rinascono diversamente altre due.
In tale occasione, la questione del senso si affac-
cia in modo forte, sia come eccedenza poiché la
vita è un dono del quale non ne possediamo la
sorgente, sia come difetto in quanto un bimbo è
fragile, esposto alla cura degli altri.
Anche il tempo successivo dell’educazione dei
figli pone continuamente in questione lo stesso
dinamismo. Non per nulla fin dall’antichità
l’educazione è stata associata proprio all’idea
del parto. Infine, anche la tensione tra generare
e lasciar partire, che va ben oltre il periodo ado-
lescenziale, è esperienza di crisi, di ridefinizione
costante, di acconsentimento.
Tutto questo diviene soglia possibile di fede, per-
ché un bambino con la sua semplicità e il suo
abbandono può far emergere interrogativi esi-
stenziali assopiti, può risvegliare nell’adulto at-
teggiamenti dimenticati, quali la fiducia, il senso
di figliolanza, la gratuità, la grazia; può far ri-
scoprire la paternità di Dio e l’atteggiamento di
essere figli che dipendono da lui anche quando
siamo nel pieno delle forze. Tale consapevolezza
anima la speranza: essa suppone un futuro da
attendere, da preparare, da desiderare.
Per questo il riscoprirsi figli, nell’esperienza del-
la genitorialità, mette allo scoperto l’autenticità
della propria vita e la rinvia alle sue ragioni più
profonde e vere. (Fratel Enzo Biemmi: Cles, 06.11.2016)
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ECUMENISMO E DIALOGO
Sul cammino dell’unità, non della separazione
. Ma occorre dire che loro non considerano più il pa-
pa come l’anti-Cristo. Vescovi luterani vengono a
Roma e chiedono una foto con il papa. Le cose sono
cambiate, tuttavia c’è ancora molta resistenza verso
la giurisdizione universale del papa». Molta speranza
viene riposta in quella «conversione del pontificato»
avviata da Francesco: «Lui vuole dare più libertà,
non autonomia ma più responIl card Kasper in vista
dell’anniversario dei 500 anni dalla Riforma aveva
pubblicato un breve saggio sulla figura di Lutero
(Martin Lutero. Una prospettiva ecumenica, Querinia-
na 2016) giunto rapidamente alla seconda edizione.
Su quegli stessi temi, legati anche alla storica comme-
morazione che ha visto papa Francesco due giorni in
Svezia, ha risposto ad un’intervista di Gerard
O’Connell apparsa sul numero in uscita (30 ottobre)
della rivista dei gesuiti America.
La commemorazione ecumenica del 500° anniversa-
rio della Riforma protestante nel 2017 può diventare
occasione per festeggiare il fatto che i cristiani non
sono più «sulla via della separazione, ma su quella
dell’unità» ribadisce fin dalle prime battute, come già
affermato nel testo citato: «Le questioni dottrinali
non sono l’unica cosa importante per l’ecumenismo,
altrettanto importante è l’ecumenismo fatto di rap-
porti di amicizia e fiducia,» e la profonda sintonia con
Bergoglio emerge ancora una volta: «è esattamente
questo il carisma di Francesco». Qual è il significato
del viaggio a Lund?, chiede il giornalista. «La Fede-
razione luterana mondiale (L.W.F.) è stata la prima
con cui abbiamo iniziato il dialogo dopo il Concilio
Vaticano II. Il dialogo con i luterani – a mio avviso –
è il dialogo più avanzato che abbiamo. La prima
grande conseguenza di ciò è stato l’accordo sulla que-
stione della giustificazione, e ora penso che il tempo è
maturo per avere una simile carta su Chiesa, Eucari-
stia e ministero».
Una prospettiva di apertura e fiducia già espressa nel
testo su Lutero (con riflessioni che sembrano aver
posto le premesse anche per successive affermazioni
di papa Francesco): «In principio Lutero aveva buo-
ne intenzioni. Non voleva creare una nuova Chiesa,
voleva riformare tutta la Chiesa, voleva il rinnova-
mento della Chiesa universale, a partire dalla Bibbia.
Oggi, noi chiamiamo la “nuova evangelizzazione”». E
ancora un riferimento all’esperienza fatta al Pontifi-
cio Consiglio: «Lutero è una personalità complessa,
in lui stesso si è verificata una profonda evoluzione.
Nel dialogo con i luterani, e soprattutto con la
L.W.F., abbiamo cercato di discutere di tutti questi
problemi e quindi non siamo più nella posizione del
XVI secolo. Il mondo è cambiato, la Chiesa è cambia-
ta, i luterani sono cambiati. Abbiamo cercato di per-
venire a una interpretazione ecumenica di tutto que-
sto attraverso il dialogo, e ora siamo molto più vici-
ni».
Fondamentale per Kasper sono i rapporti d’amicizia:
«Abbiamo camminato insieme e condiviso come vivia-
mo le nostre rispettive fedi. Tutto ciò ha creato un
clima di fiducia in cui si possono individuare le solu-
zioni» (ad esempio sul nodo della
“giustificazione”, ndr).
Ma il cardinale ricorda anche tutto il lavoro compiuto
e i (tanti) passi in avanti, come quello dell’ottobre
1999, quando papa Giovanni Paolo II aveva approva-
to l’accordo sulla giustificazione, uno dei punti cen-
trali della Riforma, e come conseguenza in Germania
avevano raggiunto un accordo anche sul riconosci-
mento reciproco del battesimo (imitati poi da altre
Chiese locali).
O le nuove sensibilità riguardo alla figura del papa:
«C’è stata una serie infinita di discussioni e dialogo
sulla questione del papatosabilità, ai vescovi e alla
Chiesa locale. E da entrambe le parti c’è un riavvici-
namento».
È in questo contesto che – secondo Kasper –
l’incontro a Lund è molto importante: se le questioni
dottrinali non sono l’unica cosa importante per
l’ecumenismo, il carisma di Francesco è fondamentale
per instaurare e consolidare amicizia, stabilire rap-
porti personali e relazioni di fiducia, camminare in-
sieme anche per affrontare, da cristiani uniti, le sfide
dei nostri giorni. «Tutto questo può aiutare molto».
«Considero Lund un passo importante in questo co-
mune cammino verso l’unità. Lund non può chiudere
questioni teologiche, ma può aprire la strada a un
nuovo documento sul ministero, l’Eucaristia e la
Chiesa, o almeno aiutarci ad andare oltre. Dà soste-
gno importante al nostro dialogo, perché si costruisce
la fiducia, e senza fiducia non possiamo risolvere e-
ventuali problemi».
«So che a Buenos Aires Francesco aveva ottimi rap-
porti con i luterani, e vuole andare avanti. Non è uno
specialista del dialogo teologico, è vero, ma per lui
l’ecumenismo è sinodalità, significa camminare insie-
me. Crede nel processo dove il tempo ha la preceden-
za sullo spazio». A questo riguardo Kasper ricorda
come il Movimento verso l’unità non sia soltanto un
processo teologico, bensì un processo di vita, esatta-
mente il «camminare insieme» di Francesco, anche se
questo può sconvolgere alcuni «cattolici ultra-
ortodossi» andati in crisi perché, a loro avviso, il papa
non può rinunciare a qualcosa della dottrina e della
tradizione cattolica, come esistono anche ultra-
ortodossi luterani che temono qualcosa di simile in
termini di tradizione luterana. «Ma non esiste questa
paura». «Sono passati i tempi in cui per i cattolici Lu-
tero era l’eretico e per i luterani il Papa era l’anti-
Cristo, ma da Giovanni XXIII tutto questo è cambia-
to». Anzi già prima – ricorda il cardinale – si era ma-
nifestato un grosso cambiamento tra gli storici cattoli-
ci come Joseph Lortz, e Hubert Jedin, l’esperto del
concilio di Trento: essi erano giunti alla conclusione
che Lutero all’inizio aveva buone intenzioni. Oggi
cattolici e protestanti storici hanno più o meno la stes-
sa comprensione della Riforma. Benedetto XVI ha
riconosciuto tutto questo quando ha visitato Erfurt
nel 2011, e ha elogiato Lutero come «un uomo appas-