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s i i i 1 i l l À. ,(à 1 FILOLOGIA ITALIANA STTJDI DI FILOLOCN MALIANA Periodico amuale ISSN 0392-5110 DIBETTORX RESPONSABIII Rosama Bettarini Caea Editrice Le Lettere Costa San Giorgio n.28 50125 - Fireue AIBONAMEI1ITI LICOSA Via Dua di Calabria n.1/1 50125 - Fireue c.c.p. n.343509 e-mai] : [email protected] w.Iiosa.mm per l'Italia: ?2,30; per l'estero 87,80 iiubboor-"rto s'intmde rimovato se non disdetto entro il 31 dicembre di ogni mo I i j ,'> 1 r r I i + I l l t , L I I ) * l I I I I LE LETTERE FIRENZE MMI STUDI DI BOLLETTINO DELL'ACCADE,MIA V OLUM E ANNUALE DELLA CRUSCA LIX
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Due manoscritti della «Tullia» di Lodovico Martelli

Mar 22, 2023

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Page 1: Due manoscritti della «Tullia» di Lodovico Martelli

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FILOLOGIA ITALIANASTTJDI DI FILOLOCN MALIANA

Periodico amuale ISSN 0392-5110

DIBETTORX RESPONSABIII

Rosama Bettarini

Caea Editrice Le LettereCosta San Giorgio n.2850125 - Fireue

AIBONAMEI1ITI

LICOSAVia Dua di Calabria n.1/150125 - Fireuec.c.p. n.343509e-mai] : [email protected]

per l'Italia: € ?2,30; per l'estero € 87,80iiubboor-"rto s'intmde rimovato se non disdetto entro il 31 dicembre di ogni mo

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Page 2: Due manoscritti della «Tullia» di Lodovico Martelli

STUDI DI FILOLOGIA ITALIANA

DIRETTORE

Rosanna Bettarini

COT,{ITATO DI DIREZIONE E REDAZIONE

AIdo lllenichetti Alessandro Pancheri (red.) Harald Weinrich

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LE LETTEREFIRENZE

Page 3: Due manoscritti della «Tullia» di Lodovico Martelli

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DOMENICO DE ROBERTIS

Gionseme possia voglia con savere;ond'io so' ferma far ciò che me Piace,né penso che fra noi sia già mai pace'.

Tucta-benigna la Ragion favella:nlo te co"nfesso ben ch'all'umano usoNatwa ci ha producte tutte cose;ma tu sè appiouata tanto fellache in tristo fine tien' colui renchiusoche vol che senza me in lui rePose.

Onde chi tucto pò sì me desPusèa far sì che del re fusse 'l rèame,la marca del marchese,e far che 'l marabesese stia contento e taglie del legnamee a tener ciascun in suo devere.Ma che me val, che a'ppochi so'in calere?'

E io stava co'fosse in abbasiae 'ntese avia le done triPlicandola lor ragione, e ben l'avia notata.Vidde la Volontà che con resiaandava suo parlar suffisticando,ch'era dal vero in tucto variata.Non me fei meraviglia se stracciataavia la vesta dietrotenera como 'l vetro,che 'I suo fin pwe a mal sempre se stende.Ma guella che più splendecontàva l'esser suo con Yero metro,e sempre la sua fine è ben laudata:

118 però sua vesta fu derieto ornata.Canzon, se trovi a cui el tu' dir piaccia

fatene alegra e conta tua matera;121 non te celare a chi te vole odire.

Ma se alcun per te voglie la faccia,non pigliar tu contesa troPPo fera,

724 né nulla cosa mectere a mentire.Ma se d'alcuna scusa besognasse,

126 puoi dire allor che'l tuo factor sognasse.

6 oro dal - 13 derieto - 29 uole la - 34 creò la bella luce e cielo e tcrra - 36 né trop-po né poco - 42 contai [?] - 53 Ha [?] elpatiente - 58 Allomo le - 62 necessita -'62

".io che - 71 alhrbàdiert" - 72 til pegola - '77 iordata - 96 tiene coluy- 99

chel reame fusse deìre - 103 suo ueuere --104 uale che - 110 intucta - 117 benc

laudata - 214 De nulla

DI]E MANOSCRITTI DELLA .TULLIA, DI LODOVICO MARTELLI*

GIi studi letterari dedicati al primo Cinquecento fiorentino si sono giusta-mente concentxati o sugli autori 'maggiori', o su fenomeni 'collettivi' comela questione della lingua, senza entrare rea^Imente nello specifico dei lettera-ti, seppur 'minori', in essi coinvolti; questo mancato approfondimento haperò portato alla inevitabile ripetizione di luoghi comuni è alla acritica cita-zione dei dati raccolti dalla storiografia letteraria sette-ottocentesca (dalCrescimbeni al Tiraboschi soprattutto) e di inizio secolo, a scapito della cor-rettezza delle deduzioni che se ne sono toatte. Un caso signficativo è quellodi Lodovico Martelli, poeta molto celebrato nella prima metà del Cinque-cento (tanto più per la morte immatura, che lasciava rimpiangere opere benmaggrori), che viene diligentemente citato in ogm ercursuE che tratti la po-lemica fiorentina sulle proposte del Trissino o la nascita della nagedia involgare, ma sempre con una certa approssimazione, sia riguardo alla sraproduzione letteraria (che viene in genere alvicinata a partire dall'edizionepostuma re ime uolgari, del 1533, a cura di Giovanni Gaddi - nella gualenon è però possibile escludere la presenza di interventi esterni - o dall'edi-zione giuntina delle sue Opere, del7548 - descripta dalla stampa del Gad-di1), sia riguardo alla sua biografia (con sviste più o meno clamorose, finoaìla rru.i1t"u Oropugnazione di tesi opposte, con un ambiguo oscilla^re fra l'o-stilità e la partigianeria nei confronti dei Medici). Il recupero del mano-scritto Rossiano 918 (XI 68), di cui ho trovato menzione nell'inventario ma-noscritto della Biblioteca Rossiana consultabile presso la sala cataloghi dellaVaticana, e del ms. 16062 (M 131; M 249) dellaBiblioteca Nacional di Ma-drid, contenennla Tullia del Martelli2, è l'occasione per alwiare una serie di

* Ringruio Simone Albonico per avere incoraggiato e seguito questo lavoro.I Per un'malisi delle due stmpe del 1533 e del 1548 (e di diversi esemplri delle stesse) rinvioall'rticolo tre <Rime, di Lodovito di Lorem Martel/i rmentemente pubblicatà suì LXII volme degli*Atti dell'Ateneo di scieue, Lettere ed Arti di Bergmo, (2001, ma reìativo alÌ'mo accademico 1998-99), alle pp. 208-26, in cui sono riassunti i risultati dello studio delle rime del MartelÌi sulla base delleprincipali testimonime mmoscritte e a stampa del XVI secolo che ho condotto per la mia tesi di lau-rea (discussa nel 1998 con Cesae Bozzetti presso l'univereità di Pavia). Nell'articolo davo mche uaprima ricosquzione della biografia del Martelli, che ho puialmmte rivisto nel corso delÌe rimrche perquesto-lavoro; ho comuque ritenuto opportuno ripropome qui alcme note e mnclusioni, p", co-pl"-tezza di discorso.

- - ' .P"B fg4ia del Martelli è uscita, re mi fa, u'edizione a cua ù Frmcesco Spera (LudovicoMartelh, Tullia,Torino, Edizioni RES, 1998), condotta sulla base della prima edizione-a stampa della

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Page 4: Due manoscritti della «Tullia» di Lodovico Martelli

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118 tr,IARIA I-INAZZI DUE MAT\OSCRITTI DELLA .TULLIA, DI LODOVICO MARTELLI '179

Il manoscritto R

R è un manoscritto cartaceo del XVI secolo', infolio, di 82 carte moder-namente numerate a matita nell'angolo in alto a destra a partire dalla secon-da carta (la prima carta è bianca), costituito da: un fascicolo iniziale duer-no privo di segnatura (mancante di una carta); un fascicolo guaterno segna-to A e un fascicolo sesterno segnato B (in realtà entambi quinterrri in origi-ne: per un errore di impaginazione il foglio As-0, che doveva trovarsi all'in-terno del fascicolo A, è stato posizionato all'esterno del fascicolo B, per cuil'ordine esatto delle carte secondo Ia numerazione a matita dowebbe essere,

[I], 1-6, 77,22,7-70, 12-27,23-81); sei quinterni segnati C-H (l'ultimofascicolo mancante della carta finale). Le carte, in discreto stato di conser-vazione (sono presenti macchie di umidità nei bordi superiore ed esternodelle carte), sono state rifilate sia in basso sia di lato, di conseguenza è venu-ta a mancare un'antica numerazione situata al centro del margine inferiore(di cui traspare qualche traccia in alcune carte). Il manoscritto, calligraficoma privo di decorazioni (in previsione di miniature o colorazioni alle cc. B v.,28 v. e 50 v. mancano le iniziali per i rv. 238,771 e'1472s - seguo Ia nume-razione dei versi dell'edizione Spera), contiene da c. 3 r. a c. 81 r. la trage-dia di Lodovico Martelli, scritta in media su 15 righe per pagina, precedutaalle cc. 7 r.-2 r. da una dedica del padre dell'autore, Lorenzo Martelli, alduca d'Urbino Francesco Maria della Rovere (della quale fornisco la tra-scrizione in appendiceu), su 21 righe per pagina, e a c.2 v. dd titolo *TUL-LIA I Di Lodovico Martelli, e dall'elenco degli interlocutori.

La dedica di R fornisce un numero notevole di in{ormazioni relative siaalla stesura della tragedia da parte di Lodovico sia alla rea)izzaziore del

.La Bibliofilia,, XXII,7920-27, pp.154-68. Sono di questo puere Cim e Guavelli (cfl Vittorio Cim,infoduzione a Amibal Cxo, Scrittt scehi, Milano, Valludi, 1912, p. xv n., ed Enrico Caravelli, /11Idillio di Teocito tradotto da Annibal Caro, .Aewmu, LXIX, 1995, pp. 555-91, a p. 558).

a Nel codice sono presenti quatro diverse filigrme, con m'mcora (es.r c. [t]), un angelo (es.: c.17), u pesce in un cerchio (es.: c. 78) e u uccello in m due cerchi concentrici (es.r c. 52), dello stes-so tipo di quelle raffigurate nel Briquet rispcttivmente ai nmeri 444, 673,72224 e 72420, tt*e rle-vate in carte di Fireme del 1529 (1530 per la 12420; la 613 e la 12420 sono presentirelle Consuhe e

Pratiche consenate all'Archivio di Stato di !'irenze).s Si tratta delle lettere iniziali dei cori del I e del II atto, e, in mmcmza del terzo coro, del fV atto:

al v 238 (lettera g) il resto del verso, che comincia con Ia lettera *V, (per a maiuscola), è leggermen-te sposlato verso destra rispetto alì'allinemento dei versi; al v. 771 (lettera q) e il v. 1472 (lettera r)il resto del verso, sempre a partte dalla lettera «Y» (per u maiuscola), è allineato con quelli sottostm-ti (e al v 1412, sul margine sidstro, effettivamcntc è presente la lettera guida, scritta però, con uT.,,maiuscola € putata, come awiene per le iniziali dei personaggi, con le quali è ellettivamente allinea-ta; più a sinistra è presente la sigla dell'interlmutore, .Ch.,, di mmo del copista). Invece al v. 1 (let-tera o, a c. 3 r.) l'iniziale è presente, in linea con gli altri capoversi, ma scritta m po'più grmde e conm tratto più marcato.

6 I criteri di ùascrizione, in questo come negli altri casi, sono consenativi; in generale sono inter-venuta a sciogliere le abbreviuioni, distinguere u/0, tomalvzte le grafie y e j, rendere & con et, e

mmodemue l'uso delle maiuscole e della punteggiatua.

riflessioni in primis suÌ testo della tragedia, e poi sulla biografia del poeta

fiorentino. I#atti il detto manoscritto Rossiano (siglato d'ora innanzi R) e ilmanoscritto madrileno (d'ora in poi M), entrambi databili come vedlemo a

cavallo fra secondo eterzo decennio del XVI, offrono una redazione legger-

mente diversa dalla stampa del 1533 (siglata da ora in poi B): con la lorotestimonianza è possibile no.r ,olo migliorare in diversi punti la lezione della

tragedia rispetto al testo tramandatoci da B, ma anche, soprattutto.graziealti dedica'presente in R, definire meglio le circostanze relative alla sua

genesi, sulle quali invece nulla si ricava dalla stampa." I.rnu.rritutlo? va precisato che di B si hanno non due edizioni, una a Ro-

ma e l,altra a Venezia, bensì due emissioni: i fascicoli relativi all'introduzio-ne, alle rime e alle alffe opere (dalle stanze alla Tullia) sono identici, fatte

salu" alcrrne minime differenze per interventi effettuati nel corso della tira-tura, mentre a cambiare è solo il colophon, per cui una parte dei volumirisulta edita a Roma da Antonio Bladò, mentre l'altra (una minoranza diquelli di cui ho notizia) è attribuita all'editore Yeneziano Melchiorre Sessa;

tra l'altro, anche se in entrambe Ie emissioni i privilegi di stampa sono a

nome del Ses§a7 i caratteri tipografici rimandano alla tipografia romana

(come confermano anche la cuiaiell'edizione da parte di Giovanni Gaddi e

i'esistenza di una lettera di Aanibal Caro che da Roma promette di inviare

al Varchi copie delle rime del Martelli non appena saranno stampate3)'

tragcdia all'interno del volme Le rime uolgai dcl 1533 Nell'intr-oduzione Sp"f , tl': ha,curato

-àh" l.dirion" dell'Anrigone di Luigi Ata-"mami pcr la stessa coìlana - lomiscc la biografia del

\,[anelli recuperando Ia m"aggior pan""dellc fonti anìiche e modeme- e anafizza il contesto culrurale in

cui questi op'erò, nell,ambiio"della rirascita del genere tragico a Firenzc; prosegue poi con una detta-

gliatl letturà dci vari episodi della't'ul?a, mettendo in evidmza vari procedimerti strunurali e_stilisti-

il 1d"llo sp"rirnertalisqìo metrico alla ricerca di simmetrie, dal rapporto con Ie fonti clasiche alla dila-

tazìone clie permette all'autore di reimpiegàre, cimentandosi con essi, tutti i temi tragici possibili), sot-

tolheando Jome tramite questa .composiia operazione (...) che punta a un rifacimento del testo mti-co, ma inserendo di volta ir volta m eiemcnto originale, (ivi, p. xrx), il Mutelli riesca mche ad attua-

lizzue la vicenda c a propagmdare I'ideologia poÈtica ottimatizia, con .m riuso totale del genere nelle

sue complesse e mottàpli'cl impliczioni di !'"re' 1ivi, p. xxlx)' Purtroppo p-erò la presentuione della

figura dàl Martelli vicrie falsatà da un errore di inquadrìmcnto cronologico, Sp-m si attiene infatti alla

eiara datazione proposra- ra gli a1ri, nella Letteiatura Eincadi- e indica il 1503 come amo di nasci-

ta di Lodovico e,'conscguenteÀente, il 1531 come ùmo di monc (ivi, pp' vl e vll n ) ,. ^, Cfn Amibal Caio, Lettera familiari, edizione cririca con irtroduzione e note di Aulo Creco,

Firenzc, Le lvlomier, 195?, n" 4 (vol. l, pp. 10-12): .Gli Martelli, subito saramo stampati, vc limm-derò, e statene 5igs6»; Ia i"tt"." è d"1 pii,to ..iro 1533 (primo sabato di Quaresima) Sarebbe da

apprcfondire il ruolo cÉe Amibal Cuo, in quegli mni segretuio.del Gaddi, potrebbc aver,awto nella

ràccolta dei testi e nella cua dell'edizione àel"volume d;l Nlarteili, come feòc nel caso delle rime del

Nlolza nel 1547 (su incarico di Alessudro Famese, che gli mmda [e opere voìgari del Molm trmite ilfiglio Cmillo: pa.te di queste cùte sono con tutta prob;bilità que[e finìtc, dopo alteme vicendc,,alla

Bflioteca Esteàse di Moàena, Raccolra Molza-Viù Vltlta; e al quelle dcl Cuidiccioni (che gli spedisce

um silloge delle sue rime fra senembre e novembre 1539, in cui il Caro ripoma le sue motazioni -discusse

-con l'autore duante il soggiomo in Romagna dal dicembre dello stesso mo - e che invia poi

al Domenichi per I'ediziorre del triF* pri^o del 15"a5): cfr. Stcfmo Bimchi, Un manoscitto aytografo

d.i rime di francesco Maria Moka eà una piccoln mcolta a stampa del 1538, 'Fi]ologrre C.ritica"

XVII, 1992, pp. ?3-82, e Fortmato Rizzi,lntorno a un codice parmense delle oRimen del Uuidtcctont'

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Page 5: Due manoscritti della «Tullia» di Lodovico Martelli

120 MARIA FINAZZI DL,T] NI{]{OSCRITII DEI,LA .TULLIA, DI LODOVICO MARTELLI 721.

tro di Lorenzola con il Della Rovere risale quasi certamente alla secondametà del 7528: Lorenzo era comrnissario fiorentino presso Frangois de

Bourbon, conte di Saint-Pol, che, giunto troppo tardi per fronteggiare Erichvon Braunschweig, era comunque rimasto in Lombardia e il 22 agosto avevariunito il suo esercito con quello veneziano capitanato dal duca di Urbino's;vista l'impossibilità di affrontare Antonio De Ley'va, rifugiatosi a Milano,per I'impraticabilità delle strade, i due decidono l'assedio di Pavia, che vieneattaccata e vinta il 19 settembre 1.528: il 22 settembre 7528 LorenzoMartelli manda un dispaccio ai Dieci di Balia dal campo del Saint-Pol sottoPavia'6 in cui descrive l'ingresso dei collegati a Pavia «con poco danno e conlaude grande (...) del duca d'Urbinou'7. In seguito sia iI Saint-Pol sia il DellaRovere sono impegnati in diverse imprese fra Piemonte e Lombardia; conl'accordo di Barcellona del 29 giugno 7529,h cui Carlo V accordatosi conClemente VII ottiene la promessa della corona imperiale in cambio dell'in-tervento per restaurare iI governo dei Medici a Firenze, il duca di Urbinoresta al servizio della repulblica di Venezia, mentre Lorenzo, rientrato aFirenze dopo la disfatta dell'esercito francese'8, sovrintende all'allestimento

" Raccolgo qui aÌcue notizie riguudmti la biografia di Lorenzo di Niccolò Martelli (nato il 6 ago-sto 1460) negli mni della seconda repubblica, il 22 maggio 1527, dopo Ia cacciata dei Medici, è elettocapitmo di Pistoia; alla fine di settembre delìo stesso mo è impiegato, in sostituione di RaffaelloGirolami, come comissuio generale presso l'esercito della lrga di franesi e venezimi; nel maggio1528 raggiunge l'esercito di Frmgois de Boubon, conte di Sailt-Pol, inizialmente mmdato in Italia daFrmcesco I per ostacolre la discesa di Erich von Bramchweig, e lo segue fino alla rotta di Lmdrimodel 21 giugno 1529; tomato a Firenze, è mo dei tre omissari generali per la difcsa della città diFireroe e riferisce dello stato dei preparativi alla Pratica del 26 settembre (per la sua relazione cfn PioCalo Falletti, ,4ssedio di Firenze. Contibuto. Palemo, Gimone e Lmmtia, 1885, vol. I, pp. 106-8),oltre ad avere l'incarico, stmdo aÌ Litta, di sowintendere alla demolizionc delle fabbriche attomo allacittà a scopo dilensivo (cfr. Pompeo Litta, Fam@lie celebri d'ltalia,Milano, Ferrario, 1833, fmc. XXVIII,dispensa 42); il 10 dicembre viene eletto fra i Dieci di Libertà e Pace, o Dieci di Balia; alla fine del 1530,dopo la capitoluione di Firenze, viene bandito dalla città e relegato dapprima per tre anni .nel vicria-to di Mugello e di Sm Giovmi,, e poi, dal 1533, con senteua del duca Alessmdro, ua Montesperto[in Valdeìsa, (cfr. Benedetto Yucli, Storiafiorentina, con aggimte e conezioni di Lelio Arbib, Fireue,Società. editrice delle Storie del Nudi e del Vrchi, 1838-41, vol. II, pp. 528 e 532). Ricordo inoltre chcil dirio monimo, relativo all'assedio ù Fireue dal febbraio all'agosto 1530, contenuto alle cc. 114-73del ms. IVlagliabechimo XXV 555 - incluso da Michele Lupo Gentile nella rassegna delle fonti (allorainedite) usate dal Varchi per redigere la sta Stoia forentmc, e pubblimto nel 1932 da Umberto Dori-ni - viene dai due studiosi, principalmente sulla base della nota .L. Mu., apposta dal Vuchi nei suoiestratti, concordemente attribuito al nostro Lorenzo Mutelli (cfr. Michele Lupo Gentile, §al/e fonti ine-dire della Storiafnrentina di Benedetto Varchi,.Sttdi storici>, XIV, 1905, pp. 421-?1, in particolarepp. 426-28, poi confluito in Michele Lupo Centile,,9ul/e/onti della "Storiaforentinao di Bened,etto Yar-cài, Srzma, Costa, 1906, e UmbertoDoriri, Diario d'incerto del 1529 e 1530 per I'assedio di Firenze,nRivista storica degli Archivi Toscani,, ry, 1932, pp. 30-45 e 740-52).

15 Loremo mmda un dispaccio ai Dieci di Balia il 23 agosto 1528 (Archivio di Stato di Fireue [diqui in avmti ASF], Dieci di Balia, Responsiae,137, c. 34; cfr. Frmcesco Guicciardini, Storia d'Italia,Torino, Einaudi, 7977, p. 7966 n.).

'6 ASF, Dieci diBalia, Responsiue,733" c.34 (cfr Cuicciudini, op. cit., pp. 7969-70 n.).'? Ivi, p. 1970.

" La preseroa di Loremo a Fircnze almeno per il mese di agosto è mnfemata da u pmso di malettera di Donato Gimotti a Piero Vcttori (inviato come comissuio generale presso l'esercito della

manoscritto da parte di Lorenzo: in primo luogo l'affermazione «una tlage--

dia che egli compose sopra la mort; di Servlo Tulllo poco jnnanzi che.egli

partisse & Fir"rrr",, pÉ.*"tt" di datare definitivamente la composizione

àell,opera al periodo ànteriore alla fuga del Martelli da Firenze,_ togliendo

validità alle osservazioni di quanti hanno sottolineato Ia personale Palteci-pazione dell,autore per ula tèmatica dolorosa dell'abbandono della patria,

à.lil i;g" e dell,esil'io,, (temi che ritornano anche nelle rime del Martelli,

ma in maniera genericamònte petrarchesca, a parte il sonetto che, credo non

a caso, chiude iu ,u""oltu curàta dal Gaddi in B, e in cui, po-co prima del

sacco di Roma, il poeta dà l'addio alla patria: non è improbabile infatti che,

se non tutte, almeno la maggior parte delle rime raccolte dal Gaddi siano da

;;n;;;r" .r"l p"rio,ln fio.Jitno della vita di Lodovicoe); inoltre il titolo

Tullia, c}re si fa risalire al varchilo, è da attribuire con ogni probabilità

all'autore in personarl.

Quanto aile circostanze che hanno portato alla trascrizione di R, e che

possono perrnetterne una datazione, Lorenzo afferma:

L'animo mio era, ex.mo Duca, di redurre insieme tutte lbpgrj di Lodovico mio figliuolo

per fare di quelle un solo volume et consecrarlo al nome di V.ra Ex.tia, si come ro gta rn

Lombardia Le haveva promesso di fare; et quantunque con ogni studio mi sia sforzato di

-nào".." a fine questà mio desiderio, nonio.pe.òìattto pot-rrto.operate che tutte quel-

l" ul-e.,o che egli lasciò nella nostra città habbi potuto fare venire a lucel',.

Queste parole hanno un senso se antecedenti alla,stampa del 1533:-il mano-

sic.itto àndrebbe dunque collocato tra il 1528 (dopo la morte di Lodovico

Martelli) e il 1533 (prima del periodo in cui-e':a T pltpllu{one, con l'au-

silio di Lor"roo,lu àtrmpu di iutre le opere di Lodovicol3). Il primo incon-

' Ms. R, c. 1 n-v.

' Nlaneili. Tullia, ed. Spera, p. xxll; così mche l'Arimi, che nelle pagire dedicate alla.Tulla cm'ca Ia composizion" d.Uu r.àg"di'"'dl un nfurore, originato..dall'ororè di catmrofi da lui soffene da

vicino (il s'acco di Roma e la"mone deì veneraro Alfoiso d'Avalos)" (cfr. Marc^o_Arimi. Tm classicismo

e ^anàrismo.

Il teatro tragico àii Cinq,"""nto,Furue,.Olsclrki' 197a'pp' 9?-113'.gui in particola-

re p. 97): il Sacco di RoÀa a*e*. àopo .ht il Manelli laTiò Firenze; qumto l]ft:*^s'l,f:::confondé Fcrmre, marchese di Pescara e mariro di Vittoria Coloma, morto nella battrg,a dr rana

del 1525, e AÌfonso, marchese del Vasto e presuto protettore di Lodovico'o La quasi totie m*"*, di .if".i*àti

"rpli"iti u p..tonaggi o awenimenti rende ardua la data-

zione dei testi contenuti nella stmpa B.

'0 Cfr. lvlartelJi, Tullin,ed Spera, p. vlll.,, Lorenzo scrive che .L. tiug.diu è chimata fullia dal nome della {igliuola di Serio Tullio ct

moglie di Lucio Tarquinio, (ms. R, c. 1 v.).u Ivi.ls Nella dedica del Gaddi al rudilale Ippoìito si legge in-fatti: otenendo io-grm pute de Ie opere

sue et di sua propria -m scritte, p.o"*ri à- Lorenrol"ro padre che per ciò fÀre m'accomodasse de

f "fo" "f,"

.fi."Jro di lui si trcvario, 1",*f" q, c [w] r.-u). Se Loreuo fosse stato a conosceroa di

qu".a p.og;,'ro non awebbe esordito àichia;mdo il Àuo intento, mancato, di raccogliere tutte le opere

del figlio, o almeno quelle rimaste a Fireue.

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Page 6: Due manoscritti della «Tullia» di Lodovico Martelli

122 MARIA FINAZZI

delle difese della città in previsione dell'assedio da parte degli eserciti impe-riale e papale guidati dall'Orange. L'accenno di Lorenzo alla umalignità de'tempi nimici alla sza bella patriar te mi sembra sia da riferirsi a Firenze as-sediata: quindi la realizzaziore del codice ebbe luogo quasi sicuramente at-torno al 1529-1530'zo, tanto più che Lorenzo manifesta la preoccupazione dinon far passare troppo tempo dalla promessa fatta 'sul camPo' al Della Ro-vere. Non so se poi, tenendo anche conto del successivo confino di Lorenzoin Mugello, il manoscritto sia stato effettivamente inviato o consegnato alduca di Urbino.

Il manoscritto M

M, che purtroppo ho potuto visionare solo in una riproduzione su foto-copie da microfilm2t (in diapositiva a colori solo il frontespizio e altre duecarte), è un manoscritto membranaceo probabilmente del secondo-terzodecennio del XVI secolo, di mm 230x140, di 56 carte anticamente nume-rate in alto a sinistra per 55, essendo stato ripetuto due volte il numero31 (la numerazione è stata aggiunta quando erano già caduti dei fram-menti dal margine esterno delle carte e manca il numero su c. 1; nelseguito dell'articolo faccio sempre riferimento alla numerazione correttadelle carte), costituito da cinque fascicoli quinterni segnati a-e (ma sullecarte del primo fascicolo Ia segnatura a non è stata riportata), più un ter-nione segnato f. Il manoscritto non è in buono stato di conservazione:mancano frammenti marginali delle carte (nell'ultimo fascicolo le lacuneriguardano anche parti dello specchio scrittorio), e in alcune carte l'in-chiostro è quasi se non del tutto scomparso. A causa della legatura molto

Lega in Lombudia dopo il trattato di Barcellona: cfr. Varchi, Srorinf.orentina..., vol. II, p. 30, e, perle istruzioni dei Dieci in concomitrya con il conferimento dell'incuico, in data 18 luglio 1529, ms.

Additional 10280 della British Library cc. 35 r--37 v), scritta il 14 agosto 7529t .Et al presente mioccorre fmi intcndere che Loreuo Martelli non ha scritto fsegno non decifran) per comissione delmagishato; ma venendo qui u huomo lparola in cifra], credo pochi giomi poi che voi partisti, con let-tere a Lorcuo, egli le rispose, et in oltre prese quello altrc assunto, et se ben mi ricordo, ne chiese licen-tia ad mo del magistrato, e I'hebbe, e non per altro se non per quella occasione, (Donato Gimotti,Lettere a Piero l/e1tori, pubblicate sopra gli originali del British Museum da Roberto Ridolfi e CecilRoth, Fireroe, Valìccchi, 1932, p. 63; aIà t.*. II e III il facsimile della lettcra, ms. Add. 70277 '

c-

53 r.-v). Dalle parole del Gimòtti, sebbene si rileriscmo ai fatti più che altro per alìusione, si dedu-ceihc Lorenzo deve essersi occupato da Fireme di qualche pratica o relzione che era invece di mm-petenza del Venori; quest'ultimo, giustmente preoccuPato da questa prevaricazione, se ne è lmenta-to con il Ciamotti, segretuio dei Dieci, oltre che suo mim, che prowede invece a rmsicurdo dellaIiducia del .magrstrato, nei suoi confrcnti.

'" Ms. R, c. 1 r.

'0 Né le fiÌigrme contraddicono questa ipotesi: vedi nota 4.2! II mmoscritto ò citato nel quarto volume dell'lter italicum del Kristeller (a p. 573).

DUIi N,IANOSCRIT'fI DI'I,I,À .TULI,IA, DI LOI)O\TICO }TARTIiI,I,I 123

P

stretta 22 nel recto di molte carte non è possibile leggere le sigle degli interlo-cutori, trascritte sul margine interno. La scritturà è calligràfica,"molto cu-rata, disposta su 22 righe per pagina. Nel recro di c. 1 è"presente una cor-nice di pregevole- fatrura, decorata realisticamente, in stilà fiammingo, confiori e insetti; all'interno del cerchio della o maiuscola iniziale (decoiata dadue perle) è pre..ente l'impresa del fulmine (un fascio di fiamme e quattrosactte poste in decusse, per dirla con il Bascapè) su fondo blu; nel ma-rgineinferiore lo spazio per lo stemma è rimasto bianco (dalla riproduzione ìronsembra essere stato successivamente abraso); ci sono poi deimotivi a spira-le ù colore alterno bhr e oro a riempire gli spazi delte righe ,o,

"op.à du

scrittura. Il manoscritto contiene da c. 1 i. "

ò. s5 v. la tràgedia del ùarelli;a 9. 56 r' è presente la didascalia, in lettere capitali (stàndo al Kristellerscritte in oro), «pidsss la rragedia I di M. Lodovilco Marltellli I intitolata ITulll-ila,,.a cui segue.l'elenco aegli interlocqtori. Il'codice, che ,r".r.r" o.qoi-sito dalla Real Biblioteca ,òl 774'1,, proviene dalla Biblioteca àelcondestable de castilla, che potrebbe averlò acquistato durante uno dei suoidiversi soggiorni in Italia fra 1586 e 161,2,3.

Per guanto riguarda la datazione del manoscritto ci si dcve innanzituflo ri-fare al]'analisi della scrittura e della decorazione della prima carta (nel ten-tativo di identificare copista ed eventuali dedicatario e dìstinatario). Ìl testo èstato redatto in un corsivo2'*o-ltg simile a quello di Ludovico aegh Arighi,ma sulla base della datazione della composiiione della Tullia ricXvata d"alladedica di R e delle poche notizie biografiihe che si harmo sul'Arrighi (scom-parso, almeno documentariamerfic, all'a)tezza del sacco di Roma[l'attribu-zione di -l\tl al copista vicentino sarebbe da escludersi; si potrebbe forse pe.r.a-re a qualche allìevo o imitatore, anche se non si ha confà.-a dell'esistàza diuna bottega con collaboratori a questa altezza cronologica2s. La decorazionedel frontespizio d'a-lna parte sembra riunire ur,a serie'di elementi di ascen-denza fiamminga e veneta: il bordo con fiori e insetti (ritratti con realismo,

, ",Q""Y fatto non p€mette di appulde l'assoluta assenza di eventuaìi richimi disposti in verti-cale, denaglio che potrcbbe essere significativo a-lla Iuce di quanlo dirò più avmù sulla srafia deìmanosoitto: tipico dei mmoscritri dell,Amighi è inlatti mche talc tipo di riìhimo3 Per la biblioteca del Condestablc cfr. José Maria l-cmdndez Pomx, Manuscrtlos del 14 conde-stable de castilla en la lliblioteca Nacional, «I{clmmtica», xvIII (1967), pp. g9-10g e Greeorio deArdrés, lo biblioteca manuscritq der condestable Juan I'ernande) de yerasco (f16rs), .c,i^i^*bibliogrificos,, a0 (1980), pp. s-22 (ap.1z, n' 105 nellirventuio dei beni fattoiare dai co.destabrenel corso del 1608, ora ms. 24850 deili Biblioteca Nacional: .Tragedia de T"lia,escito io;A;no, con iluminaciones, con cubiertas de cart6n, tasado en s ducad"os,; e a p.22,n' 5t nell,ei"nSo d"immscritti provenienti daÌla Bibìioteca del Condestable e comprad dalla Rìal Blbliotem .en la casa,del Duca di Uzeda nel 1741, ora ms. 19,128: oTomo rotalado, Tul?atagedia, en ftJ;;;;;;h.Cuarto atravesado,, eatrmbi identifimti con il ms. 16062).2' caraneristici.-per fre qualche esempio, ìa preseroa di s ìunga e cona e il loro accostmeoro inparo_le con doppia s, I'altemwa neÌl'uso di u e u a inzio parola, i Èattini obliqui al termine delle mtee delle gmbe, alcune-z con doppio svolzzo, il lmgo tratto ricurvo della q mairscola.6 Per nolizie sulì'ativirà del copisa-tipogralà mi sono awalsa dell'articolo di Cula Mazzderi,L'ultimo manoscritto delle oùime, di'Ciouan' Ciorgio ,l,rissino, in per Cesare Boruetti. Studi di lettera-

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Page 7: Due manoscritti della «Tullia» di Lodovico Martelli

124 NLdRIA FI\AZZI

perfino con l'ombra, su r-m fbndo dorato, tt trornpe-l'oeil particolare e ano-malo un grillo

- o ula cavaìlctta? - nel bordo inferiore), secondo lo stile

dclle Fia:rdre nella scconda rnetà del Quattrocento, veri-ne ripreso in area vene-ta già sul finire del secolo, e da qui diffuso nel resto d'Italia, fino a Roma e alregno di Napoli (congiuntamente al gusto per i codici "all'arÉica"; e una"colonia" padovana, rappresentata da Bartolomeo Salvito e Gaspare daPadova, era attiva a Roma a cavallo dei due secoli). Purtroppo Ia scarsità distudi sulla mir-riatura italiana di questo periodo (studi che tendono a non occu-parsi del periodo successivo all'affcrmazione della starrìpa a caratteri mobili)non aiuta a trova-re dci riscontri, e rende di{ficili eventuali identificazioni(tenendo anche conto dcl fauo che questi elemcnti, oÌtre che orrnai di rtoda,standardizzal.i e realizzali in serie a scopi commcrciali, non crano spesso operadel rnaestro miniatore, ma dei suoi collaboratori)

- .

Se questi elementi ci portano in anròiente romano-veneto, fra secondo e

terzo decenrrio dcl XVI sccolo, acquista una certa importanza la principalecaral.teristica testuale di M, che anticipo qui rispetto alla colÌazione dei tretcstirnoni: Ia presenza alle cc. 32 r.-33 l'. di B1 versi, assenti invece negli altriclue testimoni: i primi 66 versi, disposti in urra canzone di sei stanze27, sono

il coro del III atto, mentre i successir.i 15 vcrsi, clivisi in cinque battute fraTullia e il Coro, costituiscono l'attacco del IY atto (ne do la trascrizione inappendice). Rimando per:ò ogrf ipotesi e valutazione sull'origine di NI alconfronto testuale completo dei trc testimoni.

Collazione dei testimoni (Il, M, B)

Passando alla collazione della stampa con i due manoscritti (per B mi so-

no ar.valsa dell'esemplare G. 1,0946 conscrvato alla British Library di Lon-dra e dell'esemplare Palatho 2.4.1.19 della Bibliotcca Nazionale di Firenze),

nu-a ef.bLogia italiand, tctra di Sirnone Albonico, Andrea Coorboni, Ciorgio Panizza e Claudio Vela.

\Iilano, Nlondadori, 1996, pp. 309-4.1.

'2o Per infonrrazioni sull'argonelto rirnando a: La miniqtura itoliena tro Cotico e Rinascimento,Atti del II congresso di storiq delLa miniatura italiana,ltircnzc. Olschk:i. 1985; Christopher De Flamel,A History of llluminated ù[anuscriptr, London, Phaidon, 199* (in particolare il cap. vttt); Liturgia in

Jigura. Codici liatrgici rinascirnenktLi della Biblioteca Apostolica l'aticana. a cura di Ciovanni Nlorelloe Silvia Nladdalo, Roma, Bibliotcca Apostolica Vaticana" Edizioni De Luca, 1995; c The Painted Page.

lktlian llenaissance Book lllurnirntion 1450-1550, erìitcd by Jorrathan J. C. Alexarxler. Nlurich-NewYork, Prcstcl, 7997; La miniaturu a Padoca dql lledioero ul Settecento, a cura di Ciovana BaldissinNIolÌi, Ciordana Cunva Nlariarù, Federica'loniolo, Modcna, Panini, 1999. \ronoi segnalare iloltre lavicinmza dcll'irnpiiuro decorativo del frontespizio di N[ con il gusto estetico del mirriaturista fcrrareseNlattco da Nlilmo, che lavortì per I'arnbiente medìceo dclla Rorna papale (realizzudo codici per LeooeX c il lururo Cletìente VII) e che eollaborò con l'Arrighi (vcdi AngcÌa DillonRtssi, Ltna serie di ritrat-Li niniati per Leorte À, Firenze, Arn:rud, 199,1, c le riproduzioni alle pp. 2.1 e 29 tratte dai rnss. Pluteo35.43 c Pluteo 16.18 della Biblioteca N{crJicea-Laurtnziana).

" La cauzone declamata dal Coro, che corrtpiutge un'inconsolabile'lìllia I)er lLr presunta morte diLucio, ha uno scherna netrico (ABCABCìcDdEE) che ricalca. a parte la sostit uzione dei due sctJenui

DLiE NLdNOSCRTTI DILLA -'I'LLLIA, DI LODOVICO il,IAR'|ELLI 125

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in R e M trovano conferrna le correzioni congetturali che Fra:rcesco Spera,nella sua edizione della Tull.ia, ha introdotto sul testo di BT. Va però riieva-to che entramli i copisti, che peraltro stanno realizzando copie càlhgrafiche,sono piuttosto trascurati in diversi luoghi: fu{atti sono presenti numcrosi versiipermetri2e; errori nell'indjcazione di alcune battute; errori d'anticipo o di

della frontc con due endecasillabi, quello deìla canzote 268 del canzoniere di petrarca(lrbCAbCcDdEE), rot a caso planctus per la mortc di Laua.

'?3 Cfr. Nlartelli, Tullia, ed. Spera, p. 91: Nota al testo (1ter questa edizione della Tutlia ve{i nottr2). A causa di due rcfusi invece i w 1408 e 204'1 nell'edizione Spera sorro ipermetriì va perfantr) recu-perata la lezione, corrctta, di B: .ch'ei mi chiedrà novelle del mcschino,, al v t.{08, e ncié no1 è sern-pre ben l'esser pic1e5q,, al r'. 2044. Qumto ai w. 1912-43 -L. Ohimè lasso, ohinèl I T. Tu hai di rncpietate»- che, in nota, spera propone di unire ir un unico nendccasillabo, (!), in modo da non inler-rompere la sequenza di tre settenari e un endecasilla.bo chc va, a eccezione dei vv 1988-90, dal y 1927al r'. 2006, in R e M essi sono trascritti comc due versi c non come due emistichi dello stesso verso (quin-di del v 19-I2)" condividendo la lettura del Gaddi. Aggiungo inoltre una precisazione in meriro alla notadi spera, a proposito del verbo incischiare (a| v. 7796: .ircischiando,, éioè tagliurrando; questo verboè usato dal Nlartelli mche nella prima egloga presente nella stampa B, Paicete liete himai I'herbenooelle, ai w. 47 -48: .Già non rì chieggio" o Dio, che 'l cor m'incisihi I co i velerosi strai, che 'l focomanche,): §ccondo quiltoriporta Spera la prima attestazione segnalata nel GDI,1è rur passo di Nicolòdegli Agostini, coevo del Martelli; ora, n RW 83,7 c'è "incischi,, nel significato, seÉpre secondo ilGDtr{ di 'addolorare', 'tormentare'. Già santagata, nel suo comrnento al Òanzonie.re, ri§ora ra dcfini,zione del CDLI rta scnza condividerìa apertamentc: in effetti nel contesto petrarchcsco ben si adattc-rebbe il s:ignificato di 'tagliare' o 'ferire'.

" Raccolgo in nota, per non appesmtire ilutìlmente l'elcnco degli erori dei teslimoni, la serie dciversi ipermetri per mancata apocope davmti a consonante (ipermctria grafiea): i[ primo gru|po è deiversi ipcmctri in R, ma conerri in NI e B; il secondo dei versi ipermetri in NI. maìorrcttiilR e B; ilterzo dei versi ipemctri in R e B, ma coretti in M; e il quuto dci versi iperruetri in R e N{, ma corrct-ri in B: alla citazione del verso di volta in volta ipcnnetro seguc, fra pucntesi tondc, Ia lezionc corret-ta relativa al tennine in corsivo, insierne ad annotaziorÌi particolari lnel tcrzo e quàrto gmppo cito ilverso secontlo la lczione di R):

a) ipemetri in R: v 72: nNon dlre d'haver di me conteza a pieno, (ctir); v. 727: «Che era stata co-gone c.he

_servio in al1s" (cagion); v. 133: uEt come aerne che la {ortura scorge» (aaura); v 1l}9: .pcr

beatoetdiuino subitoeletto» (ditit);v.150: uPresal'occasione cheI'empioÌarto, (occaslon);r,- 151:*Fea /oro piìr dextro, e ùmautenente dieroo, (lor); v. 'lB7: .I miei pen.sreru sicurmcnte ulriir" 1p",sier'): v. 200: uEt che de'-s,oi p-ensiei g1à s'era accorto» @ensier,); r.. 223: .Odo di toi parlari cottanto scorno» Qtarlar); v.265: .con allcntarle ily'eno ptrfida et {era» (fren); v. 292: "ch'ià mi confor-ti., ancoro che.-i tuoi consigli, (M: ancor; l): unchor); v. 392: -Ogni unico pensiero post,ho in oblio,Qtensier): r'. 421: .Finite il mole" che rni fa gir piangendo, (mal);-v. 433:.Se ,l t"-pà è quello clrc voichiamate mone, (quel); u 468: "Et egli è rcle, ch'oeni salute spero , (tctl); v. 497: nporta-il t;rnto dolo,re, fin ch'ci s'annulle, (dolor):v.572: «C6a1s 6lÌi nsn gradisce i Aenl del Ciclo, (6en,); r: 582: .Sì cliiosapessi i /oro pensiei ascosi, (lor); v. 676: nlo non vo' piìt tacere, pu. troppo taccio, (tacer); v. 966:"nt a quei son simile. Se 'l mio marito, (B: simil in NI è presentc mche uni varianrc per ilvcrsionc);r'. 980: .I' ho ben anco ahn pensiei nel core, (pensier'); v 1001: "chiamardo i citiatÌini dclla suatcrru, (cittadin'); v 1145: *ilIorti,cIrctt crearo, che tradit'hai, (M: crear; in B siamo in presenza divariante); r. 1 164: "Hoggi devota al cielo, ch'i miei spaventi, (ciet); v. 7209:.Et ur che ifiresrren gìimostra a fi1s, (forestier); v. 12lJ'*: .Nel contar le cagioni di nostra fuga, (cagion'): v.13dz, "I corrfì,'ì p,rrlcrr clr udiri^n'lrai (\l:porl«rl in B i pre-'rrr,. una rariurre): u. l+t2, "['t'jurru liera i.rr lrruril'eurpiaRegina,(t'uor);v.1739:.DevotatrenteidolciàonorzdiBacco,(tLonor'i;*1B1B,"Et.orolt"ragioni_tat:er mifexs" (ragion'); v. 1825: .Et tu,carofratello,se denrr,all,alma, (fiatct);v.1Bg9:

"Chequesto honore a /oro non si cour-ir:ne " (kr); v. 1917: "Tt solo sei dc' miei martln pictos o, (nnrtir,); v.2232: .Se gìi inirnici mici s'armono, che fmo, (arman).

_ - b) ipcrmetri in il{: v-. 874: ulo son venutay'rre per saper quale, (/or); v 950: nNlorto per altre rzoal,ch'ei non pqde, (rnoz').

c) ipemetri in lì e B: v 1251: .A i rabbiosipezsrerl di questa 1p1[a, (pensàr,).

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Page 8: Due manoscritti della «Tullia» di Lodovico Martelli

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'126 NLTRIÀ I'INAZZI

ripetizione; piccole sviste30. Per quanto riguarda I'indicazione dei personaggia fianco delle battute (di solito con l'iniziale del nome, puntata, sul marginesinistro) sono diverse le inesattezze di R dolrrte a distrazione del copista, che

anticipa Ia uT.n per Tullia dal v. 110 al v. 109, dimentica di segnalare al v.

1314 la «D. » per Demarato, u vv. 1.927 e 2223 la uL. u per Lucio (da cui laprima lezione al v. 1.929: vedi nota 32), al v. 2235 la uN., per il Nunzio, e

attribuisce erroneamente, con una uD., accanto al v. 2070, i versi uPrima che

'l sol col dì da noi si parta, I Awai negli occhi oscura notte eterna» a

Demarato3l. Inoltre, ripete il v.'1897, già scritto nell'ultima riga di c.66 r.,nella prima riga del verso della stessa carta, e pone erroneamente (comevedremo oltre) a c. 73 v. la didascalia uManca il Choro,, sul margine destro,preceduta da due trattini orizzontali a segnalarne l'inserimento dopo il v.

2104: n vari luoghi del manoscritto sono poi presenti delle correzioni, madata la natura 'minima' degli interventi è difficile stabilire se siano stateeffettuate dal copista nel corso della trascrizione o in fase di revisione deltesto (è presente almeno un intervento su rasura), o se siano da atrribuire adaltra mano coeva o successiva32. Per quanto riguarda M, va ricordato innan-

d) ipemetri in R e M: v. 73r *Né dell'alta cagione per ch'io m'uccisi, (cagion); v 150: .Presa l'oc-carcne che l'empio fatto» (occasion); v 212: .Ch'ei n'havessc dal Crelo segno felice, (Ciel); v. 494: ,llnosho stato il Cielo, ch'i soli Iddii, (Cd; in B è presente mche ma vuialte); v. 542: .Hor s'micodestino ne f.eo pria vaghi' (desrrz); v. 569: .Che gli spirti gentrà s'mmo allhora, (gentu)1v.731: "Lacui morte è de' buoni vita et mercede, (buon); v. 743; .Mando al sepolchro loro" bench'ei sim viii,(lor); v.775:.Et riprende i rrrori ch'a lui son tolti, (rnror); v l$§; «Per lo peso le rreno, che Ia'mper-fstts" (terren)1 v. 1073: .Ma se per altrui zanl perdessi il regno, (man);v.1099' oHor saresti signo-rl di questa tena» (s$nor'); v. 1 149: .Quella vita e i martii, ch'a noi dati hai, (martir); v. 1738: .Diquesti smti doru, per cui si libmo, (don). Un'ipemetria comune ai tre testimoni, risolvibile però consinale{e, si ha al v. 1410 (cito R): .Lassa, che deggio io fu, altro che sempre,.

30 Per indicue la ef congiuzione il copista di R usa sia una specie di segno '&', sia la lettera e se-

guita dalla lettera I (con e scritta tra l'altro in tre modi diversi); a questa varietà di comportmento so-

no dorute le imprecisioni del mmoscritto al v. 130 .& l/a dico il condusse a tmta altezza, (in M e B:

Ella),aLv.732.&m dalornodritoegìietsuamadre, (inMeB: Era),alv.326 "&/mioferopren-1s, (in M: D'l;imB:I/), al v. 613 .& ragionmo in casa amesi ognhora, (in M e B, Df - tutte legateforse alla trascrizione dei capiversi prima della scrittura dei versi - e al v. 1813 (vedi Errori di R).

31 Al v. 2310 il restauo del margine intemo della carta ha coperto I'indicuione dell'intervento diRomolo.

' Perlopiù si tratta di conezioni grafim-Iinguistiche o di piccole sviste; riporto prima la lezione dibase, e poi il risultato della mnezione, che, dove non altrimenti specficato (e a parte varimti grafico-lin-guistiche), risulta in gmere allineato con il testo di M e B: v. 205: sancte > sante (in M manca); v. 301:ascoltare > arcoltarle (con / aggimta nell'interlinea; ia !1 «ss6hs6»); v 835: alrui > a'llui; v.928 mar'tio > martiro (con r aggimta nell'interlina); v. 941: aggiugne > aggiunge (cot titults n*rirto sulla u ed

e scritta su rasm di ne);v.7246: .D'ocio di povertade, in cui'l bisogno, > D'ocio et (con el aggiutonell'interlinea con segno d'inserimento); v. 1268: .Sì ch'a Nemmo vtoro, et uno a 1s pfisSl» fipeme-tro....-o forse, in m primo tempo: etuno aPhebo)> unoa te Phebo (inM: "et 6e aphsl6»); v. 1467:«Et rendete /a vita, > k; v. 7625: sarò > serò; v. 763& fino > fne; v. 7929, Donne > Donna; v. 7937:hareste > haareste (mn a aggimto nell'interlinea; in B: (hilste,); v 7967, Mosso > Messo;v.7967, hare'ste > haurestc (con, aggimta nell'interlinea;in B: .hueste,); v. 7992: aengo > uegno1y.2006: .Emo ilnon spemto Lucio nostro, [ipometro] > non isperato; v. 2063: Dall' > A/' (in B: .A ì', ma plurale); v2092: chiudem > chiudete; v. 2734: distmgga > distrugga; v.2798: dia > dee (in M e B: «le»); v 2799:di noi > de' rei (in M: .di noi,); v. 2216: core > corto; v. 2225: Hauran > IIa»rà; v. 2253: ne > non; a.2297: Tbmpra > Tempre (in M e B: .Tempm,); v. 2303, m > òn (on m tiluhu, per bene); v. 2306:

zitutto che il cattivo stato di conservazione del manoscritto (che arriva nel-l'ultimo fascicolo alla perdita dei marginì), ortre ai limiti posti au".iproa"-zione, rende incerta se non impo_qsibil1 la lettura di diveisi passi, *Àt

" la

legatura piuttosto stretta nasconde spesso re sigle degli interlàcut# p".ti "amargine interno dal lato del recto; stando cosi Ie co-se, si possono sàgnalare

con-u-n-certo^grado di certezza solo l?errato posizionamento della ut., p",Lucio al v. 38 invece che al v. 87 (entram-bi i versi iniziano con uBen sei,)i lalT^.1rzr_q"_Xj uT., pe1 Tullia at v. 1351, e l,anticipo della uT., p". ii .,r.

1968 al v. 1,967_;passando agli interventi correnori, M è morto pulito,iue sorigli interventi rileva-bili, uno, apqarentemente di altra mano, al v. 1169, e uno,forse currenti caldmo) al v. t9B9 (veù Erroi di M e nota'51).

_. NSSli elenchi che seguono ho raccolto prima i luoghi in cui il testo di R oY " I gr"sgnta degli errori, rispetto alla iezione

"o.i"tta rispetrivamente di

M e B, R e B, R e M; e poi i casi in cui sono in errore R e M a fronte della le-zione corretta diB, oR e_B afronte diM, o M e B a fronte di R33 (intuttele tavole, in presenza di lievi divergenze grafiche nei due testimonì ri,nitinella stessa colonna, riporto le leziòni con"correnti, eventuaLnente sepa-rateda una barra obliqua).

DUE IVIANOSCRTTI'I DELLA .'|LILLIA" DI LODOVICO MARTELLI

MeBRomol

127

Errori di Rw. 17-18 Hebbe Roma da Dio, perch,ei fu rege

Et diede a Roma sua le leggi e ,l nùne[errore d'anticipo]

w. 447-43 Sì, nelle cose che si puonno in unoVolger d'ochio operàr; et a quello anco quelt, / quellcSi dowebbe pensar non picòiol tempo

v. 624 Io non spero dar lor tanta pietate da[errore d'anticipo]

w.647-49 N. Piaccinti, Tullia mia, sueste parole.T Come poss'io lodar pariar sì ieo?N. O Tullia, o Tullia, idhor vor,ai lodarli lodarle

w.978-79 Colle mani et col ferro. Hor son oalesiQuei noeosi pensier' ch'aprir si plonno nascosi

v. 7157 Tifia concessa il dir, che fia ben poco concesEo

v. 1395 D'esser regina amor di questa terra ancor/ anchor

teme > tema; aÌ v. 195 è stata aggimta e poi cmcerata ma a sopra ana e d.i .divine»; ar v 315 è stataerasa map erroneamente trscritta prima di «mieir; al v. 639 è stata ersa |m S eronemente Dosta a

X],".i1l."Lr:r-l_].,9?a c'a ,1a7 pn1'1 4{up U .pom, (foree ,".idro J ;;t;;;;;;i;;ff

".vuò e stata mceUata @n due hartini obriqui ma parentesi chiusa, emuement" poat u Éo" ,"i-; ,l ,.942 il copista ha scritto .Forse udirisarumo sermlo i $Nd p;gfu,,

" .."r*oi è stuto poi

"*.lu"tocon ua linea orizzontale; al v. 2202 è stata cmceilata u-ia-p eiloriemerte s"ritt" pri-, a'.J puar",; utv. 2286 *vedo, è stato sowascritto ma non si riesce a decifrue Ia lezione sotostmte.

- , s Pu inciso, il testo della tragedia all'intemo del volme delle opere del Martelli del 154g condi-ude turb grì emori di ts rrme quelli ai w.254, A77, lZS4, 1470, 7à92,7922,1992 e 22t4.

Page 9: Due manoscritti della «Tullia» di Lodovico Martelli

'128

w. 1725-26

v. 1813

v. 1837

v. 1857

Y.7866

Y.1922

v. 2009

Y.2043

v. 2083

w.2097-98

vn.2223-24

y.2230

v.2273yY.2297-98

v. 73

\\,.204-6

MARIAFINAZZI

Dal capo a i piei di bianche bende adorne,Et corònato della sagra fronde

Et non mi valse il consigliarlo, et'l dirgliil

Poscia che mortohawà questi occhi chiusi

Che per darmi mercé temqrùtafuste

Togli a questila noiosa luce

Iipometro]ll,taso, etfascia me muscoso fonte3t

Et segue i tuoi lamenti, che noi semo

Io mantegno pze tate ou'ell'è bella36

Dateli sz la meritata morte

Et per la via già sentoDi trionfar delli avversarii nostri

Poi che costei saputo ha le noaelle"Del suo morto marito, Per la terra

[errore d'anticipo]

Ritrahola plebe alla tua morte intentars

DeI disleal, che quel gli tolse, l'alma

Temp re l' alto furor, dandone segno 3'

AltoSignor, della sza salda voglia

Errori di M

Di dell'altra [cagion] perch'io m'uccisi

Lo temesse et odiasse, come quello

[manca]'o

coronate

e

morte

fusti/fostiquesti occhi / quest'occhi

lascia

segui

pietate ou'esser debbe /pietà dou'esser debbe

sol

seù70

la nooella

Yisto ho / Yist'ho

et l'alma

Tempratua

ReBNé.,. aha

Che delle sancte (B: de lclsante) lcggi et della (B: de

lla) PaceEt

Ch'aguagliosse pure (B: pur)luna

v.377-78

v. 458

v. 610

v.654

v.724

v. 819

vv. 884-87

v. 1B3B

v.894

v.929

v. 956

v.7096

v.1113

v.7168

v.7769

v 1185

v.7201

v.7407

v.1622

v,1767

w. 1802-7

DL]I' NLA.NOSCRITTI DI!LLA -TUI,LIA, DI LODOVICO MAR'fELLI

Ma si passan tutt'altri i miei martiri,

![a perch'io pianga, oimè, parli e sospiriLerrore cll npehzlonej

Mostri felice augurio et di buon voli

Anzi pur crudeltà la tiene in vitaChe vada a terminar l'ardin impresa

Ma pur gelat-a tema, et tu tel vedi

A' bassi regni, et forse

Et come fora estrema tua salute[manca]"

Che ti facesse un dì nadre beataDi nuova stirpe. Hor fammi certa adonque

Io non so folle a lamentarmi, et vani

Che per ben operat di voi fur morti

Et che per non poter a//empie mani

Fin che saluo da i nemici il regno

Ch'ei non potea nega.r cà'ei figli d'AncoIerrore di ripetizione]

Varii, quantipzon nascerne aì mondoIipometro]Tupia]{3 s'io ti vedessi rz'sperar volta

Ogni humiltate, ogni impromessa/ore

Ciran in alto in questa parte e 'n quella

Né mancherà che serà. tanto ardito

Rendi vita novella

Che tu mostrasti, et promedendo desti

Quel ch'è saldo voler di Giove homai,[mancano]

s

't29

Che

co'/ co iPerordin

Peru'

Prender potresti ancor (B:

lanc ho r) nuo u o co ns orte

conti'2

son

da'coll'/ con l'fu salao

ch'i / che i

puon mai

a

foraGirati

chi

Prendi

promettendo

A cui non piace che tu tornifin Roma".

Lucio, senza cangiar puntolsua uista,

Spogliò la bianca aeste, et

fuscì foreDell'(B: De l')alto tempio

ldestinando homai

come chc,

Càe del publico ben nemico fusse

w. 311-13 Giunger potrebbe altruiImanca]

Delle minori mie tante fatiche

I

3r Scritto el, uon & (vedi mche nota 30).s LalezimdiBquisrebberfrontercontroilcorretto<fonte,diReM(vediolne:ErroridiB);

l,enore di R nello stess6 verso, con .fasciao al posto di .lascia,, Ia pensue alla presema di una- quaì-

che imperfezione negli mtigrafr, forse conelataì u cmbimento di lezione (da notre che in R le voci

del veibo lasciare sono sempre scritte con -ss-).s6 La lezione di R deriva probabilmente da una enata decifruione dell'mtigrafo, forse poco chiuo.3' Cfr. lavriante di R al v 2236.s In R è forse rimmto il residuo di una diverea lezione contenente ua voce del verbo alrane (con

grafia latineggimte)." ., In onl"dne il copista aveva scritto .Tàmpra,, poi coretto in "Tempre, (vedi nota 32).

'o Lacma per saut du méme au méme (da 'delÌe' a «deh).

{ Lacua per soat du méme au méme (da -ute a -orte).l'z Cfr. la variante di M al v- 72.s Il copista aveva scritto nTu s'io ti vedessi u' sperr volta,, e poi quella che serùra essere m,al-

tla mmo è intervenuta a coneggere I'enore (e la conseguente ipometria) soivendo //rc nell,interllnea.r{ Lacma per saat du mème au mème (da *homai,= al v. 1'802 a .homai, al v 1B06).

Di finir gli anni suoi per viva forza

Ardi le membra mie, sì come indegne

Page 10: Due manoscritti della «Tullia» di Lodovico Martelli

DTJE MANOSCRITTI DELLA .TULLIA, DI LODOYICO MARTELLI

Perch'a lor voglie consertir non volse

Non èfnir di doglia,Ma radice di penaIl finir gli anni suoi per fero sdegno

Ierrore d'anticipo]

Cose picciola parte

Con due ministri fidi; et di quei l'unoBadar deveva a i sagrifici intento,I'laltro afrenar con una sacra vergaLa gente ardita, che non desse impaccio[errore di ripetizione]

v. 1B0B Et perch'io era quell'amico, quella[errore d'anticipo]

v.7922 Il vaso, et lascia me mtscosofronteil

w. 1987-90 Et con voi parla. T. Tu sei Lucio adunque?

[L.] Poss'io senza sospettoDi questo (dimme) aprirti questeslIl nome e 'l pensier mio?

Cho vegno a darti pace Che

Ov'ella elegga o loco, o ferro, o laccio

Et le vittime occise, e i santi altariIerrore ù ripetizione]

131130

v.7974v.1924v.'1.944

v.2029v.2766y.2199

v.2272v.2242

v.2246v.2266v.2268,r.2292

w.32-33

v.254V. JI I

w. 586-87

r.v. 607-8

v.779v. 836

MARIA FINAZZI

Et vada in parte u' più veder non deggia?

O Giove eterno, rio

Donna, troPPo emPio PattolVd vorranno provar le forze mie

Fate ooi donne homai

Se la pena di noi gL Porta gioia

Né prenderete voi tosto costei

Hor voi, nobili donne, humilrnente

Iipometro]Sommo Giove, aÌto fattor del tutto'u

Et non porre in oblio I'oltre impromesse

Et Ie vittime uccisi a i santi altari

Contenda al popol lzo sì fatto scempio

Errori di B

De' vashi augelìi, anzi che fuor se 'n vegna

Di chirisi abàrghi a travagliar la gente

Zostro doglia infinita

Che perch'io parli, oimè, panghi et sospiri

Accompagnato da gelata tema,

Che m;Éàme.sa oèl cor certe Parole

Deh- oerché non finir miei giorni allhora?

Nor'iodria l'aLma allhora àmaro cibo

[errore di ripetizione]

Libero dal governo

t*i fattace credenza, aana e 'nferma

[infrazione della rima]

no 'leterno rio

petto

NonFateui

de' reias

Non

hwnilemente

O sommo

abe

uccise / occise

suo

ReM

De'/ostraa'

pianga'8

han

ohimè l'

Libera

fatlaci (M: fallace\ credenze,

luaru e 'nJerme

v,1254

w. 1639-41

v.7692

w. 1709-72

v.1992

v.22"14

v.2268

w.2307-2 N'ha dato il Cielo. C. O che soave luceYiùio scender tra noi da I'alto Cielo.

ErroridiReMvv.232-33 [manca]

consentir

fme

Così

affrenar

de' suoi amici quello /de' suoi amici quelli

fonte

foco / fuocoa

Yed'

B

Ch'interrompeano i nostri

v. 910 Mipuneresti a torto' poi che'l Cielo puniresti

v. 933 Chieder vendetta humilmente al Cielo humilemente

Iipometro]v. 1011 Et da lui domandato il sogno disse lzi

w. 10?0-71 Siate ministri homai del morir mio''- iÀ*""""t'e Etsequesta"rgfrfOil"

fate di tanti mali il minorlmale'

Se Per voi moro, a voi la cura resta

.5 Alche se in R .de' rei, è sowascritto su 'di noi' (vedi nota 32)'

.6 Nel mmoscritto -*", r'à]ri" a"iì".ro " ""rr"

alt damo fisico aì mugine della carta' ma dal

"orfrortolo. t" righe superiore Iini"'iàt" 'i

ti"u" "o spuio sufficiente per.lmola S'

'7 Ouesto enore viene conetto nella tavola degli 'Enori corsi' a c' Xt v' di B'

" I]a lezione di B va però conena in pianghi' - -r-^ ^,, -:,, La lacua in B di due ""J-t.u it v'107b e i] v. 1071 è spiegabile conil saut du méme au mème

(da .Siate, a .Fate,); "r.tra"."i

*ip*mmento dell'autort o '.''i

itt"*"nto da pane dell'editore'

Vatti altei§Ohimè, con cui favello? Ohimè, chi m'ode?

v. 286 Giunge poi peta, etfa s'ei sape avante sia

v. 904 Stata (M: Lo star) con Servio sta ch'io viva Stan ... siiIancora

w. 961-63 Et che le dolci tue false paroleHawian con lui più forza, al qual più pianoStato sempr'è 'l cammin [M: camin] ch'al

lmal condtce cielffacilior)

w. 1163-65 L'anime sciolte elmeno! Io farò forzaHoggi devota al Ciel, ch'i miei spaventiTorni dolce et amica sicurtades Torni'n

s Vedi nota 35.5' Ma in R è presente ma vuiante (vedi oltre, fra le rielaboruioni sintattiche), mente itr M sem-

bra che la lezione di base sia (questo,, poi conetta in .queste, mn un ratto ricwo.52 La mmcma del v 232 è giusdfica.bile con il saut du mème au mème, se pensimo a ua gra6a

dell'interiezione con à (da .Ch'intenompemo, a .Ohimè», per conhxione tra Ch e Oh seguada in e im).53 Per la precisione nella stmpa si legge nTomin,, seua separazione fra le due prole.

Page 11: Due manoscritti della «Tullia» di Lodovico Martelli

N,IARIA FINAZZI DUE N!,A.NOSCRìTTI DELI-A "TTILLIA, DI LODOVICO MARTEI,I,I 133

I'uso da parte del Martellis6), a passaggi dal singolare al plurale, a vere e

proprie riela-borazionitt. Ho raccolto i vari esempi per tipologie, in alcunicasi riportando quindi in due tempi varianti che si trovano nello stessoverso (con Ie parentesi quadre segnalo l'eventuale correzione della lezioneoriginale di R, di M o di B, secondo quanto indicato negli elenchi prece-denti); per ogni tipologia ho poi elencato, qualora vi fossero, prima casi dilezioni singolari in ogni testimone, poi i casi in cui R varia rispetto a M e B,i casi in cui M varia rispetto a R e B, infine i casi in cui B varia rispetto aM e R (per lievi divergenze grafiche nei testimoni della stessa colonna valequanto premesso alle tavole degli errori):

du'/due (al v.217); i1io; su'/sue (al v.845); su'/suo (al v. 954); e, per u fatto solo graÀa: ch'n e ch'l(rispettivmente ai w. 380 e 1034 di R); dic'io (aI v 466 diB); d'nimica (al v 658 diB); ch'nfiammar(al v. 1281 di R); conosc'io (al v 1888 di B). Ane vrimti 'sospette', perché riconducibili a una diversascpruione delle pmle, sono (la prim lezione è di R e M, Ia seconda diB): ch'ei/che (nw. 429, 445 e

900), di mostrar/dimostrar (al v. 7060), olt'o/obra (a-l v. 1868) e per ch'ei/perché (al v 164). Da notarein M l'omissione della À nelle esclmuion ahi e ohimè e le scrittrue cÀ'el, ch'en e s'en.

$ Ivi, p. vn.s7 Preferisco lasciare in nota alcuni dei casi meno significativi che, riducendosi alla semplice sosti-

tuzione di ua singola lettera o della vocale finale di parola, se non rientrano pienmente fra gli erro-ri, non possono nemche essere considerati vere vuimt| e sono da attribuire a barali accidenti o svi-ste in fase di trascrizione (per R e M) o di composizione (per B), per qumto risulti difficile distingue-re Ie lezioni originali da quelle non 'genuine'ma plausibili; ho raggruppato prima i luoghi in cui M e Bconcordmo a fronte di ma dilferente lezione di R, poi i luoghi in cui R e B concordmo a fronte di M,e infine i luoghi in cui R e ùl concordmo a fronte di B:

a) R us M e B: v. 329: *Il mrital mor co'smti nodi, (con); v- 7543: uond'io aiueo in speme,(vireua);v. 1713:.AJ sagrificiosmtoch'ei yslss" (aoleua);v. 1923-25: «Famipetxa chestilla,lOGiove, etemo rio lChe momormdo inviti, (str7le).

b) M zs R e B: v. 76: .Del mio buon padre et de mia madre pia, (di); v. 778: n// mio primo mari-to non voleva, (E 'l); v.259: nDi mutu fato, ai lasso, il Ciel ne sforza, (lasse); v.326, *E 7 mio feropmnter ([E]l / Il); v. 373: .Lassa, i pianti e'sospiri et le puole, (i); v 399: .Et s'io deoea esser pùdoma in 161a" (deueua); v 600: .Che non mostra la notte stelle;a s;sle, (r7); v 683 .Io ti dirò, mavonei ben che questo, (/o 7); v 736: «A dme aita,far grarf.orza alCisls» (etfar); v.740; «I rei nemi-ci, et sé nel regno ln pace, (e 'n); v. 802: .Il somo Cielo in quel segno le diede, (gzel); v. 856: *Mi-naccimdo et pregmdo d'acquetarti, (ad)iv. 7289: rQumt'ha che voi partisti da Coryntho, (dr); w.1352-53: oA tuo grave martir non può mai pena I Giu.ge. poche parole; ascolta, peggio, Qtuon); v.

1364:.Etnonsicguichinonwolpiugermeco, (stia);v.7366:"Etodirainoaellepercostei"(noael-Ia);v.7379:.PreguilCielo,ofucosa chefia, (sia); v. 1385:.HavercompagniÀ osìtristipimti,(compagne); v. 1390: *Del motor delle stelle. Hor srono udite, (fiano);t 1392: oRagionu de i mieiscomi, et sma vedfie» (rtan); y. 1490: nEt per le vene j polsi, (e i); v. 7497: oTioppo s'è udito, donne,(o donne\ v. 1631: .Vicina sia, s'io scorgo suoi sembianti, (i suoi); v. 1645: .Io vegao, o Lucio, io te-gro" (Lucio); v.1658: .!-arebbe mcor d/ tmti affmi nostri, (de ); I 7663: oChe questo hoggi per luichieder gli fisys?» (questi);v.1682: oBcco chh mio mal grado, (che);v.7904: «Abmdonata inpian-d et in sospiri" (pianto); v.2008: "Torniti r mente gìi passati mali" (Torninti).

c) BusReM:v.58:"Etfa'senòianted'havergrmlsis»(sembiant[hw.78-79:.Etd'altridonimchora, e r'liquor'sacri I Spugerò d'ogn'intomo, cì lagrimmdo, (er); v 159: .Et usarsi ifaoor'de ifidi amici' (ilfauor); v. 178: .E 'l mio primo muito non psfuao (uoleaa); v 194: *Si puote opril peracquistarsiwregno, (racquistarsi); v 407: .Di tun'altrc d.evea,alireavetlar6, (derrua); w. 590-91: .I ps16ri rim.dii, ho detto cose I Che le piaghe dcl cor pungono assain Qtungano); v 1074: *Et glimieifigli etyoisareste q6sl5i, (sarete);v 1140:.4 chifurpiacagionditmtemorti» (fu);v.7743:.Doua dc Dio nemim, et de i mortali' (d1iw.7486-87:.Tu vedi, o Giove, qumto I A grm torto siperde" (perda);w.1533-34, .Ch'ad o/rra è stato il duolo I Cagion dimorterea, (altre);v.1758,,Que-slohorsigodeinl'usurpaloimpero, (Qzesti);v 1841:.Manon enagià.quelche sid)6srts» (gzei);

732

v. 864

w. 1670-77 Ch'ei si riposi in pace; et quando ei (M: quan-' [d'ei) fusse

Dollavversario suo contento, plÙe De I'

v. 1681 Dee far di me sì dolorosapresa preda

\n. l77\'7g Volgendo gli occhi da man dritta in giro'' -

Et f;a"iossY I à rnar. dritta et s'assise destrail

[errore di riPetizione]

w. 1B1B-19 Et con alte ràgion' tacer mi fece

flr mi condussle in solitario loco. Poi

[errore di riPetizione]

w. 1856-62 Già di te non mi doglio, amica spada'

(...J'hoppo sarei beato se del sangrre

Del^tiranno crudel machiata (M' macchiata)lfusse fussi

w.2203-5 T Come tùqueste indegne quelle

De' tuoi giusti Parenti'R. O Peste iniqua-et grave

[errore d'anticiPo]

ErroridiReB M

Non dee chi come tz la schifa (B: schiva) te

[et fugge

ErroridiMeBv. 1908 Anima belln, hor come

lfacilior)

R

folle

w.'1978-79 Et questo è'lmio morire, martire

Ch'io l'ho davanti, e'l chiamo, ei non

[risPonde.

Per quanto riguarda le varianti, tralasciando que\le di natua meramen-

t. Eraficas e Ie;iù generiche oscillazioni linguistiche, vocaliche o conso-

;J;il d;;ip'"'f.i;tfrrol proua./pruoaa, disio/disio, seraitute/seraitude,'"Jiiir/r,tilir,

,opra/toi* (peraltro presenti anche all'interno di uno stesso

;;"rt"r;;;l;;ltri agli 81 versi presenti in \l f1a il v' 1411 e il v' 1412' i tre

;il;;i;;nta"no alcune differenre di lezione: si va da semplici inver-

;;;?;;"posito delle quali spera sottolinea una certa moderazione nel-

s. Ma in B siuno alche ir preseroa di una varimte (vedi olte, fra le riela-borzioni,sintattiche)'

." à"Àulo "o-*qr" ,irt"tiÀÀ"rt" lu diversità di comportamento de.i due tstimoni (ma seua ten-

a"*" ,irifr*i,-ri *.iJt" i"f"tti " *u

""ao ,ì

"**, di questi fenomeni all'intemo dei singoli testimo-

ni) rizuardo sia all'apocope dd;;;;;;x"'-pttp*i'i#"ttlt"late afa i' co'/co i (u w .458 e.986)'

ìlifr"iG y: n.s I ì zdrl,,ì" va" t. *i ̂" i iai v.v,

-3ls e t824)' ne /re i'l

r";,i iP'#{# : lh;',iftA " iSrz;, nel pronome pereonale eYei (al v 1854)' nelle v«

uuo,/uuoi (a),v 670), nelt.aggemi"à'pr]r"*ìràlrr;,, uoi (u*.1465. 1809 e 2061)" e dell'anicolo plua-

il'd'"p" i|.;ù#ion" "'[ri ;. iffi;ilgi .iu-" !U'ion. o aferesi (e,entuai) per sinaìefe. ad es :

Page 12: Due manoscritti della «Tullia» di Lodovico Martelli

734 M,{RIA. FINA.ZZI

inversioni:

R MeB

v. 503 Ah, di' parole honeste: ei son pur qu.egli pur son

v.2015 Lieti et altei insieme Altei et lieti

v. 2078 Ch'hoggi far dee di lui giusta vendetta dee far

M

v. 491 Più che non è per sé l'antigua etate

v. 758 Fatno temer cosfei quel ch'è securo

v.966 Et a guei simil son. S'el mio marito

v. 2280 Orrde tremar tu fai la teta e 'l Cielo

B

v. 86 Di mefalsa novella Porti seco

v. 123 E:ifu pur padre. oimè, del mio marito

v. 176 D'octosa et ail pace, e'l suo marito

v.377 Cheperch'ioparfi,oimè, lpianghfletsospiri

v. 918 Gk spirti egregi a'aalorosi gesti

singolare per plurale (o viceversa):

R

v. 1990 llnome e'Pensier'miei?

v.2063 fAll)alma altera come brutto spiace

v. 2105 Getta soPra la soglia

'r.2236 Od ei non hLan queste noaelle odite

B

v.7327 Il confuso parlar ch'udito n'hai

varianti formali della stessa parolas:

ReBper sé non è

costei temer

son simil

tufai tremar

ReMFalsa di me

purfuDi ail pace otiosa

pianga,.. parliA i ualorosi gesti i sPirti egre-.

l,8.

MeBe'l pensicr min

All'(B: A l')alme altere

le soglie

auesta nouelln odita (B: u-ldita)

ReMI confusi parlar' ch'uditi

v.1864:.Sciogliguest'almahomaida/tristolaccio' (del);v'7979:'Ch'ioI'hodavanti'e'lchiamo'etnon risoonde, (ei\;v-2731: 'f*"*àp'""' disiata mone?' Qcresta;'nM il passo è iÌleggibite); v'

2300, .'C. Hor u.di, hor odi! L. l'oltobeato segno' ('41to)'

$ Per qumto rigu*au i ooJa,"giiioliio'"t.oi' a"i'"ati a c' 2 v' di R' a c' 56 r-di M^e^3 c-'11?

u. ai s,-riÌ"àir.o dEU, fo*u fo,q uiio n S "o"tro

Tarq uinb n Re M (come ai w L2

1' 1085' 1 1 10'

ii,»+,\igs;2048);el.indicu;"';i:s;;",inMeBafronteù.servioTulÌio,inR,edi.Romoìo,in B, a fronte di "Romulo, in R e M.

DIJ'E MANOSCRITTI DELLA 'TI,JLLIA' DI LODOYICO MARTELLI

R

v 217 Et mi promisse di tornarci, tosto

v. 487a5e L'afilitte uccelle che co'dolci pianti

v. 581 Pv deaenesti oprar con tue parole

v. 1002 Che gli desseno aiuto; et fu più[presto

v. 7793 Et egli il fero. In questa il sacerdote

v. 1840 Sbramar le fere et gli rapaa uccelli

v.7967 Yoim'haareste più caro assai

MBpromesse promise

Cl'afflitti uccelli -60

deueresti oprar deuresti operar

dessino dessero

essi

ucelli

haaresti

-61augelli

hareste

[ch'il vaso6'z

R MeBv.158 Quantibastaro astabilirse ilregno, stabilirsi,r.228 Ov'io desse novelle a i vecchi occisi dessi

v. 410 Hawò di tanti altrui dalrrl et ruine roaine

v. 475 Tullia, nonparlu'oz più, ch'io vedo fore parliam

v.661 Fusse cagion ch'iom'acquetasse homai acquetassi

v. 7729 Et usurpasti il regno a lor malgrado usuÌpaste

v. 7742 Che tu rimiri el Sole et chiami Giove ilv. 7266 Et pregar Phebo, che ne dessi un segno desse

v. 7537 Ch'i" hauesse già mai dal dì ch'io nacqui hauessi

v.2179 Pria ch'iopofesse pur formar parola potessi

v.2245 l-)alte promesse, ond'ho sperato et spero impromesse

M ReBv. 48 A i tuoi desii più che maif.rssi amico fusse

v.224 Che s'ei non/zssi ch'io attendo ancora fussev.289 Che vieni a consolarme in tante pene consolarmi

v. 309 Ch'a noi doglia, a tefora alta ruina roaina

v.667 .Fzssi cagi<in ch'io m'acquetassi homai Fusse

v. 900 Vuol ch'ei se'n uada inanzi tempo al Cielo aadi

v. 936 Et tu vedrai, se qua se fa ritorno si

v. 1040 Et gran segrro ne diè l'rzcel di Giove augel

v. 1075 Et gui mrsse in silentio le sue labbia. mise

5" Indico con l'aggimta di lettere dell'alfabeto i veni in più presenti in R e M: i tre versi dopo il v.487 diventmo 487 a, 487b e 487c, menùe in due versi dopo il v. 1 070 sumo 1 070a e 1 0?0b.

@ Vemo assente in B.61 Vriute in B.6' Con u inserita nell'interlinea (vedi nota 32).

135

Page 13: Due manoscritti della «Tullia» di Lodovico Martelli

136

v. 1094

v.7223

v.7253

1-v.1308-9

v.7695v.7729

v. 1780

v. 1839

v.2096

v. 12

v. 53

v.159

v.772v.174v.207

v.272

v. 375

v. 455

Y.476

v. 505

1.572v. 650

Y. 7BB

v. 817

v.1099

Y. l72B

v. l2B7

v.7293

v. 1305

Y.1391

v. 1528

v.2049

v. 2058

v.2066

MARIAFINAZZI

Con destra morte i suoi giomifnimo

A tue giuste domande- Et fato, et voglia

El giusto Padre mio trasser di vita

Dimmi serlza temer quel che ne sai'

D. Nlsszn ama chi pòrta empia novella'

Ch'ei finirà i martir', ch'io lengo in vita

Col commune favor del PoPol tutto

Et pose infra le corna/orre et sale

Sren ù sì fatto honor, et ch'io devessi

Hot hauren noi salute

B

Et quello è 'I colle, ovel'alpestre Cacco

Et oadia anima sciolta a i bassi reg:ri

Et usarsi i favor' de i fidi amici

Sposatefummo, et come volse iI Cielo

Furon contrarie menti insieme accolte

Et ch'ei feo sì, che r.oi perdemo speme

Sarcte dunque voi donna quell'una

Nel disfogarsi aPPieno

Anzi ch'ei aegni afat. certa et secura

Venir la tua nodice, c'holocausti

Appagar doaerrebbe ogl'altra offesa

Tu non àaresti Parte in sì bel regno?

Che più temPo non 6ia, credemi" taci

Quinci par poi che i sogru habian dietto

Di aendicarse, et trasmutare il danno

Hor sareste sig:nor' di questa terra

Llun de l'altro/acesse micidiale

Chi ch'ei si sia, qualunche in lei s'accoglie

Saprestemi toi dir vera novella

Piacciati, signor mio, di non far forza

L'empie voci nemiche altere et liete

Andiam tutte in disParte

Mi costrinse pregando ch'io uenlssi

lo non chieggio mercede al spirto sciolto

Ben donar g/i Potresti sePoltur

finimmoA i tuoi gittsti dimandi

ilDhnmenNessun

tegno

comune

farroSinn

haorem

ReM

alpestro

aadi

uSarse

fu^oFuro

perdemmo

adonque

disfogarse

aegna

nutrice

d.eaerebbe

hauresti

credimi

haggtan

aendicarsi

saresti

facessiquabnque

Saprestimi

Piacciti

inimirhe

Andian

aenisse

chiedo

li

DI]E MANOSCRTMI DELLA.TULLU, DI LODOYICO MA,RTELLI 737

v.1235 O la paura anchor g/l tiene a freno liy.2281 Per le mutate forme, et per g/l amori U

varianti lessicali:

R

v.7968 Esser non può rnol vano

v. 1996 È quel ch'ol mio partire

v.2078 Ch'hoggi far dee di bi giasta vendetta

vv.2374-75 Questo è vano fi:ror, non da Dio rnosso

Denn'a'tuoi petti, furibso volgo!

MeBgià

a mia partita

piena

messo

v.72

v.470

v.428v.628

v.7220

M ReBNon dir d'haver di me certezzaa a pieno conteza / contezza

Hawò di tant: miei danni et rovine altrui

Che può sola adempir opro sì degna pruoDa

Mai non fu quanto hor meco, né più sag$a sì

Preghiamo il Ciel ch'a te dia gratia6t eterta gioia

B ReMv. 645 Tu 'mpetreresti anchor da lor piemte, mercede

v. 848 Fora somma pietate il chieder peggio giasta

v. 1038 Non si può prevederne il come e'l quando o

v.7295 loho sentito dir Lucio Tarquino. udito

v-t.7779-20 Et che i santiliqrori in punto furo, sagri/ sacriPoi che Ie luci dela santated.a faci.,, sacra

vv.7825-26 Et tu, caro fratel, se dentro a l'almaSpirto ti vive di pietà sol uno pur

rielaborazioni sintattiche e altri fenomeni grammaticali:

Rìv. 609 Che l'ha stancata et satia, el

lror l'ancide

M

c'hor

B

et c'hor

v. 2044 Z't non è sempre bene esser pietoso Ché ... bene esser Ché .,. ben l'esser

v.2798 Questapiacer gli dee6 Quesn ... dia Questo ... dia

4 Anche se alla lue dell'enore di M al v 887 si potebbe pensùe a ma confusione fra. on e ertrella lettua dell'mtigrafo di M (malogmente in M ci sono ripetute confirioni paleografiche fra co eo, e e u, da imputue alle watteristiche grafiche dell'mtigrafo).

a Resta il dubbio che si ratti di u'alna svista paleografica di M (vedi nota precedente).6 Alche se in R .dee' sembra souascritto ss .dix, (vedi nota 32).

Page 14: Due manoscritti della «Tullia» di Lodovico Martelli

138

R

w.576-19 T. I-lun m'è nemico et faltro è sì lontano

òh'io ,"*o di morir prima ch'ei torni'

N. fu lhai fatto nemico' et l'alro- è lunge

Per sua troppa fereza et tropPo sdegno'

w. 586-87 Accompagnato da gelata tema'

Che m'han messo nel cor certe Parole

v. 875 È It tu" mente, et poi tornermi in casa

w.978-79 Con le mani et col ferro' Hor sqn palesi

Gli nascosi pensier' ch'aprir si puonno

w. 1835-36 L'alma, poi che col corpo andar non puote

Ov'egli è nato' et u' tornar dee solo

v:v.7927-28 Come soffr'io già maiI-?udir sì rei lamenti?

w. 19BB-90 Poss'io senza sosPetto

Di queste donne aPrirti.^

Il nàme e' Pensier' miei?

w.2025-26 Ch'alteramente Parla .Col mio caro fratel, colmo di grota

vv. 2081 -83 Trahetel dentro prestam e.ntel et uoi'

Senz'udir sue Parole,Dateli [sol] Ia meritata morte'

v. 2118 Che gli ha facti avanzar /a fera impresa

v.2122 Sguarciati i membri miei di sangue sozzi'

v.2716 QueI che ne mostra in sogno animo puro

M

v. 5 Di che mostravi haver den'ro desio

v.276 Toman l'herbette verdi e i fior'novelli

v. 499 Deh, non mi chiamar figha' o vecchia amica

w. 681-82 T. Poche parole altere imprese spesso

H*foui f*" altrui; dimmi quel Poco'

v. 765 Della madre et del padre' Perché deggio

v. 954 Ch'ei conobbe il suo oprar vano fallnce

v.7268 Sìch'aNettunnountoro? etuno aPhebo

v. 1603 .4À, cittadini amici

v. 1893 Arderò /e sae membra, e'n questo vaso

M,{RIA. FINA'ZZIDIJ'E M,{I{OSCRITTI DELLÀ .TLTLLL{, Dl LODOVICO MTIRTELLI 739

Seraio

ohimè

ReM

ch'io seròet fortemisera soln

ascobarlea

ia taccio

e'lal

I n ahra forma trans matata?lCome

L'dilitte uccelle (M: Gl'afil;t-ti uccelli) che co' dolci piantiAnnuntiandone amica pi-

lmaueraNe danno gioia, o come quel-

lla tri"sta

lCietl ch'i (M: che i)

postd

ch'io

perch'io

alte diuine

ch'a sua uoglia il ... i mem-

lbialtruiAddio, Tarquinio, a iaeder-

lne altroue

a'Col fallir aostro la uentura

laostra

ch'io

crear, che

tolta

MeB

L'un t'

m$§a

dentro

Quei

itornar

Udir

dimmi/ (dimme)6

§ì

pel / pe 'lanima pura

ReBtanto

Tbrnano herbette

Non mi chiamar Più

fattoHor perché

etfallnce

uno (B: un) a te6'

oquesu ... Picciol

v. 2013

v.2779

w.35-36

v.279

v. 301

v. 368

v. 430

v 455

w.486-88

// re parlando: o voi

Oimè, /ossa, oimè

B

Dimmi quel che dir dèi, che forte et fidoCompagno haura'mi a terminar tue imprese

Sì ch'io mi truovo qui misera et soln

È lo.o op.*", etl'ascoltare è r.nlla

Hor s'io t'offendo, taccia etpiengo teco.

Prender l'occasione, i/ loco e 'l tempo

Anzi ch'ei vegni a far, certa et secura

Come non t'have per pietate il CieloMutata in abra forma, come quella

Che, petra, in petra eternamente piange?

Il nostro stato il Cred i soli Dii

Ch'io renda gratie a chi m'ha posto in doglia

I-iesser nel mondo; hor poi càe pur ci sono

Et perché so ch'assai salute han seco

ìy'oz son messi di Dio, come si dice

Et noi fa liete. O luci alte et diaine

Pria che /o spirto queste membre lasci

AI

i»i

v.494v. 507

v. 510

v. 589

v. 809

v.844v. 897

oo Ma con un erore in B e ua corezione M (vedi nota'32)'

" ;;;il'p;;à "r," i, n il ;"p,;;;;;; *da probabilità, aveva inizia.lmente scritto (et utro a'

cmellato poi «et» e inserito '"' "t''U" #-ft fra 'a^' e 'Phebo' (vedi nota 32)'

v. 1073 Ma se per I'altrui rrtan' perdessi il regno

v. 1085 A Dio, caro Tarquino, a riaederne

vv. 1100-1 Ma come fanno i rei, tolto ne haveteA noi ogni pietate, et a aoi il regno

vv. 1135-36 Ma che bisogna pur càe vanamentSpenda tante parole? Et Sole, et Luna

v.7745 Morti, che i crearo, e, tradit'hai

v. 1570 Ch'eit'ha nbolaia

s [n R la seconda I è stata aggimta nell'interlinea (vedi nota 32).

Page 15: Due manoscritti della «Tullia» di Lodovico Martelli

DIJT] MAÀIOSCRITTI DELI-A.TULLIA, DI LODOVICO MARTELLI

siderando che diverse varianti minime potrebbero avere un'origine 'acci-dentale', e non essere il risultato di consapevoli e volontari interventi del-l'autore o di chi per lui6e, si tratta di individuare quale sia la successionedelle serie di varianti. Sulla base di una sommaria analisi linguistica e

delle ragioni interne al testo, ci potrebbe essere un movimento corretto-rio di uniformazione che va dai manoscritti a B: ai w. 486-88, 1840 e2723 si ha infatti l'eliminazione della forma uccelliluccelle (vr. 1840 e4B6b) e del sostantivo rapaci (v.2123), che vengono soppressi o sostituiticon l'aulico augelli (uniformandosi ai vv. 32, 459, 1040 e 2271).Confermano questa ipotesi, tanto per fare qualche esempio, l'wo di piena(al v. 2078, ma anche in M: cfr. lo stesso sintagma, piena aendetta, alv.1,'177) e di somma (al v. B4B) invece di giusta (togliendo una connota-zione morale poco consona alle azioni di tutti i protagonisti, vincitori ovinti che siano), e, con una rinnovata sensibilità grammaticale, I'elimi-nazione della forma non palatalizzata del pronome di terza personamaschile singolare in dativo li (al v. 2066) e di forme verbali quattrocen-tesche come p romisse/promesse (al v. 211.), deueresti./deaeresti (al v. 581;ma al v. 505 douerrebbe anche inB), desseno/dessino (al v. 1002) e delledesinenze -e per la I e -i per la III persona singolare del congiuntivoimperfetto (ai vv. 1128 e2049 di R e M, e ai w. 228,661.,1266,1537 e2119 del solo R, e 48,224 e 661 del solo M) 70. Fa invece eccezione la pre-senza in B delle forme: aadia (al v. 53, comunque di contro a aadi inR eM; al v. 654 aadia anche in R e M), aegni (aI v. 455) e pianghi (al v. 377),con desinenze del verbo al congiuntivo presente che appartengonoaìl'ambito antico e toscanoTl (però la desinenza della prima persona sin-golare in -i è presente anche in altri luoghi: vedi la formapossl aiw.679

- ma in M upossa» - e745, al v. 790 alla terza persona singolare e al

v. 1951 alla seconda); credemi (al v. 650); nodrice (alv. 476, a fronte diquattro occorrenze della forma nutrice ai w. 506, 657,752 e 1344); qua-lunche (al v. 1287); e del sintagma santi liquori (al v. 1719, controsacri./sagi liquori dei w. 78 e 2260). Si tratta però di riscontri minimi,davanti a un testo che presenta oscillazioni grafiche e linguistiche in tuttii testimoni; e, comunque, elementi fiorentini o toscani sono presenti nella

6'q Vedi nota 57.70 Per il pronorne cfr. Chino Chinassi, Il uolgare letterario nel Quattrocento e le Stanze d.el

Poliziano, Fireue, Le Monnier, 1957, p. 30, e Fredi Chiappelli, Studi sul tinguaggio detMachiauelli, Firenze, Le Monnier, 1952, p. 27; per tutte le fome verbali cfr. Gerhard Roh-lfs,Crammatica storica della lingua inlianaè dei sioi dialetti,Torito, Einaudi, 1968, e dspettiva-mente: § 566 per il rafforzmento del tema nel passato remoto, § 600 per il condizionale presente

in_ lrr-, e § 560 per le desinenze del congiuntivo imperfetto; Chiappelli, op. cit., pp. 2&e 30; eGhinassi, op. cir., pp. 41-43.

. " Rohìfs, op. cit., § 555-56. Sull'oscillazione della prima e della terza persona singolare del con-giutivo, cfn mche Ghinassi, op. cit., pp. 41-42, e Chiappelli, op. cit., p. 29.

't41L40

w. 1786-93

v.1817

vv.2723-24

w.2266-67

MARIA FINAZZI

v. 7720 Poi chele luci de la santa teda

v.1749 ?z sci quel sol, per cui si teme et spera'

w. 1778-79 Volgendo gli occhi da man dritta in giro'Baiciandisi la destra; indl s'assise

Poscla svelse con mano infra Ie corna

Velli. et quei pose ne le fiamme ardenti'l/olto ooi'in vàr lo sol che d'oienteSortiau, aìlhora, dal caPo a la coda

Uì adunco coltel condusse, et /eceA ouelle dar da'duoi ministri morte,Iniitandosli a far l'antica usanza:

Ei così feÉ. In qucsta il saccrdote

Saldo pensier d,i più r,ort star tra' vivi

Destinati a sbramar fere et augelli'Io so che deggio andar molt'anni errando

Deh,non porre in oblio l'alte impromesse

Che'm'ha-fatte per te Ia terra e 'l Cielo

Et

Et

Et baciossi la man ldestra)let

Et poi

Et uobo ... che in (M: ch'in)

poiIece lorEt inaitosliEt egli (fr, essi) ilpensiero di

rapacich'io

Etfatto

Nonostantevariindizidianol'impressionechesial'antigrafo.,dellar.;;;;;-q";l1o d"i **otcritti non do"""u"o essere sempre di facile let-

tura, non ct sono errori congiunlivi ^o

separativi comuni ai tre testimoni

i;;;h;." casi come i w' 198"9 e21'g},insieme *1"':pqT l:?:tii*:*ìir"

"orr"rioni presenti in R ai vv' 7268 e 2199'".potrebbero l*.P:X1i*

alla presenza didoppie lezioni nel o negli antigrafi e a una sorta dr clllrra-

zione delle lezioni nei tre diversi testim-oni): pèr quanto rig"3t* gli,erro-

ri "o-""i a R e M, è di un certo peso l'errore di ripetizione in K e M. aI v'

tZZS, urr"t. ,. lu io*igiiunza paieografica -di

dritio e destra ne facilita ìa

paiÉ.""ii"ìia ir..rro ait.o.to pet t'""ot".d'anticipo di queste al posto di

iulrTtu ulv. zsòs); qrunìo al v: 904, è probabile che l'antigrafo di M con-

t'enesse eià Ia lezionà «si6», da cui iltentativo di correzione con «Lo star»?

ma ciò ion esclrde che in R il usia' possa essersi-generato autoromamen-

te, anche per ripetizione del ufia' contenuto nel verso precedente' ran-

*Lnti ,ro, *i pàiono ,rffi"i."ti a stabilire l'esistenza di un antigrafo co-

muneidueerroriaiw.g63el6sT.Lapresenzadilacuneintuttiitestiliu *"rr"urrza del v. 232 in R, dei rv' 205,232,312, BB5 e 1803-6 in

M,;;;i;;. 1070a e 1070b in B - garantis.ce però che nessuno deriva

àil*u*""," da uno degli altri due pei trasmissione verticale'-^-ii-rupp-,o

fra i malnoscritti e la stampa-può quindi,essere.indagato

,oliurto"rrtlu base delle varianti: pur tenÀndò conto della possibile pre-

r""r. ai doppie lezioni negli aniigrafi, verso le quali i tre testimoni

Dotrebbero .r..rri .o*ft,,,ii i" maiiera diversa (senza comunque esclu-

àere l'iporesi di una collazione fra esemplari o redaziont drversr,' e con-

Page 16: Due manoscritti della «Tullia» di Lodovico Martelli

jlI

:

I

MARIA FDIAZZIDUEMANOSCRITTIDELLA..TIJLLIÀ.,DILODOVICOMARTELLI,I4S

paragonandosi, prima di citare Niobe, a Procne che trasformata in usignolopiange la morte del figlio lti. In R il Martelli ha quindi ripreso l'intero passosofocleo, esplicitando il significato dell'espressione u Ar,òE dyyei"og, : l'usigno-lo infatti non ha solo la connotazione negativa del lamento nothrno e inin-terrottoT ma anche quella positiva legata all'anmrncio della primavera, secon-do l'interpretazione, che viene da Omero, Odissea, XIX 518-19, rr:lgata dagliScholia: *rò òè Aòg dylel.og iitr. tò Èag o1po,lver» ?5. Il paragone è stato poicassato in B in guanto nella perifrasi ul-lafflitte uccelle che co' dolci pianti I

Annuntiandone amica primavera I Ne danno gioia», usata per indicare gliusignoli, è presente un lessico che effettivamente stona con il contesto tragi-co?6. Nella taduzione latina dell'E/ettra di Sofocle realizzata nel 1527 daAìessandro Pazzi de' Medici il passo sopra menzionato viene reso con:

Is fatuus quem patrisIndignum letum haud aetemumUrit. Nimirum mea mens probatPerpetuos gemitus avis illusDum ver nunciat almumFlentis It1,n, superisgue puto paremTe, Niobe, facta silex quaeLacrymas fundere nunquam desinis ".

Qui compare esplicitamente l'usignolo che annuncia la primavera, sullascorta degli Scholia, e proprio a questo passo potrebbe essersi inizialmenteispirato il Martelli: la traduzione dell'Elettra da parte delPazzi, terminatasicuramente all'inizio del 1527 (come confermano la dedica manoscritta aClemente VII e una lettera del Bem-bo scritta nel febbraio 1.52778), alryenne

'5 .Lespressione'messaggero di Zeus'perché indica la primavera, (Scholia in Sophoclis tragoe-dias oetera, ed. Peu:rs N. Papageorgius, Lipsiae, Teubner, 1888, ad Soph. E/. 149). Questa interpreta-zione è accolta mche in nmerosi comenti modemi (come Sophocles, Electra, ed. J. H. Kells,Camlridge, University Press, 1973, p. 91: la primavera introduce l'mo nuovo che è consacrato a Zeuscome tutte le stagioni); per ua diversa letnrra del passo, commque attestata negli Scholia, cfi. l. C.Kamerbeek, The Plays ofSophocles, vol. V, Leiden, Brill, 1974, p.38.

'6 AI mito di Filomena e Prmne il Martelli ha dedicato mche u ciclo di tre soretti: Freschi collifioriti, apiche aalli, Chi potesse oedere il bel paese, Ma poi ch'a far itorno a noi s'inaia, stmpati inordine consecutivo in B (c. 17 r.-v): nei primi due testi si fa esplicitmente riferimento al .Rosignuol,,nentre nel terzo viene nominata direttamente nFùomela,, secondo la versione latina del mito che inver-te le metmorfosi delle sorelle (con Filomela trasfomata in usignolo e Procne in rondinc).

t .Sciocco colui che non si affligge in etemo per la turpe morte del padre. Il mio animo approvainvece i lmenti inintenotti di queìl'uccello che pimge Iti mmcimdo l'alma primavera, e consideropri agli dei te, o Niobe, che, mutata in pietra, non cessi mai di versue lacrime,; Biblioteca Nuionaledi Fireme, ms. II. w. 8, c. 9 r. (questo e il ms. 372 della Biblioteca Clmsense di Ravema sono le mi-che testimonime che io conosm della traduzione del Puzil per il mmoscritto fiorentino cfr. Gia-nmdrea Piccioli, Cli Orti Oricellai e le istùwioni drammaturgbhe fiorentine, in Contributi dell'Isti-tun di Filologia Moderna - Seie Storia d.el teatro, vol. I, Milmo, Vita e Pensiero, 1968, pp. 60-93, ap. 87 n.).

78 Ivi per la lettera; Ia dedica, a c. 4 r.-v del ms. II. rv. 8, è datata 5 aprile 1527. Tra l'eJtro, iì 1'

742

nroduzione tragica di questo periodo, nata, ad esempio -rrel caso di un

'^iI" "rg"ai"g?"i" ft"tliìi"",'lr"*ti'aro f azzi de' Medici' proPrio in

reazione al Trissino turrl-n"-r.'ir Martelli, nonostante la_polemica lingui-

;il;;;ì iài+, a qu'ìto "t'L

più si avvicina al vicentino?2)'

se si prendono invece in cànsiderazione varianti di maggior peso, di tipo

cioè redazionul", a i"'"gJlì"-iu *uggiore-ricinanza delélezioni del testo

tradito dai due *",o'"i#i''ìtp"ii" ?"q"tuo q*lu stam-pa {anche a' fronte

delle coincidenze ora dt ii;';"it";i*'-b-ia e 875' ora ù M' come ai I'v' 5'

4gg- lilgs e 2013, """ Bi,;;i;ial punto diwista stilistico si può notare

,n mislioramento nel t"il'atfÌ" tot'pu ul '' 1 1-01 '

con I'eliminazione della

Iil:,,,il;à:i;r;;,*;il "'"-"i'". rzst, dove il riferimento alle odue

Decorelle» è reso con maggiore chiarezza attraverso iI dimostrativo uque[-

lJ"i;;;"",i;. Bri ""iffi?;;;;t.* "ti*i,u'o quello che si poteva leg-

'fl",:"-'ffit*$1*:fl*"i'$H;*;',i"*;l"T:;:,iliJ'"'-J"?.':

ouindi ordinare r" .u.""iilnl a.ri. ,"ri""ai è però determinante il caso dei

H.';d;48,;ù.1;;;'"";'ù ioto'*u'ioni utili a stabilire un legarne

ilJ* ,;;ti" ."" ir p"-r' "tit" versi in pù presenti in R e in M al para-

sone con Niobe viene ;ffil;;;i" tmiri*ai* con ur'-afflitte uccelle che

:;j':;l pi""J t e""#;i;r'dF "'*ca primavera I Ne danno gioia'-(w'

4k6a-86c,cito il tcsto di R)' Ora' come mettein evidenza anche Spera"' in

cruesto passo il frl".t.ffi'iillnit au "i"i"o .l'Elettra

di Sofocle' e in partico-

[["iid;i;;"ì;;;i;;,. à crisotemi (sostiruita oui dalla Nutrice); nel rlia-

logo con il Coro "r" p*i"aIT" t"i""'""" Crisotelmi' ai w' 145-52' Elettra

esclama:

I

I

l

L

NrlroE òòE tdrv oi'xtgdr5^

oiYouévrovlovérDv ènùd0etqL;eTli errè vj d otovòeoo' dqapev qqévog'

& "Ituv, oilv "Ituv ò)'oqr'rqercrq

SPvtg dtu!oPéva, Atòg dYle)'og'

'lò lcrw)'ti-Ptrlv N'P", oà ò'futoYe véPo ùedv'

&t' èv tdqrP 'rerQo[(P'oioi, òoxgtetE"'

,, cfr. Anronio sorella, La traged.ia,* f-*:,: deLla lingua italiana' a cura di L seriami e P

Trifone. vol. l, Torino, fi'"'ai' iSil' Pp '168-6g'e i nmeio'si rinvii deila Tullia dla Sophonisba e

ella 'sorella' fiosmanda eleneti d;1;""tt;;;;J nelle note alla sua edizione delle due tragedie (Tec-

trò rIpI Cinouecen o' tomo l, t-;'ig'da'lthl*o-Napoli' Rireiardi' 1988)'- ì cf.. Mrn"ui , Tullia-, ed. spera, pp. x!'ll-xvll . . _ .-^-ic mono. ouuto a me, il mio animo

,,"*;'"To}",;:'ffi ilI":'.T'r:T;::#:Tt;XUTi'J[tr;;;iil'ì";"riÈ*''Niobeinre-lice. che nelta tua tomba di."."ì:""pi';;:?"";;..ì". ,i ".".ia..

i"-."*u d.u' (sotocle,Tragedie

efiammenti,a cura di c*'a" '"'i'n#'uv"i"*i1t""tì"

r"ti"o' u*r' 1982' pp' 538-39)'

Page 17: Due manoscritti della «Tullia» di Lodovico Martelli

MARIA FLNAZZI744

cruindi quasi in contemporanea con la composizione della Tullia' realizzata

da Lodovi"o prima di f"""ìtt"ii'""'e nel àese di aprile' Si rinsaldano così

i rapporri del Martelli "ott 'qf""u"a'o Pazzt' come sottolineato anche da

lìp:ll!,!1.i,r',:r:::'.*ii#t*l*;;ffi i*f"*-',il:i:t"i:*Idi sperimentazrone metnca^":::.:1";,:;:;,L;;;iJ;nàecasi[abo,".ìI àiru ototu e dell'uso della strofa dr tre seftena:

Tornandoin-finealladifferenzapiù-macroscotti'cafraitestideitretesti-moni, in M è presente ";;;;;'"

di 66 '"'si' 'Je''titu da altri 15 versi' col-

Iocata dopo iI v. 1411, d;";;;;;; R c B fanno ril.'i" i-t lll atto (vedi la tra-

scrizione-in upp.,,aitt;' it' n ii ""pi"'' a c' 50 r" ha lasciato la parte infe-

riore della carta in ri*tà'aìp"i{ù;;'i""t di nÒhoto" e in B' a c' 143 t'

sotto «CHORO.' a p'"'lià"tl-aiJu'"utiu oQui manca'' In R e in B manca

cruindi il coro d"l IIL;;;-tl N-;1" inizià con Ia batuta del Coro' al v'

1412. *Trrttu lieta vien i''à' t't-piu Reginao'.mentre in M è presente il coro

;iffi;;;;iriv uoo;;;;;'i1; b#uta di.rullia uNon vosliate riporre

incerta speme»' P'i'"";;;;;iù;'*=l sulla natura del III coro di M'

vorrei affrontare una qt'L'tio"" che rigriarda un altro dei cori della tragedia'

il quarto. Nella-dedlcJ;;i";;;;t'f"o R Lorenzo segnala in{atti che uil

terzo et quarto af'o'o not t'o po*to ritrovare'sol e in R è effettivamente pre-

sente Ia segnalazione t+f'"rtt" "l'i""tu il Cho'o" Tu]lSd1"ulia-è^p'o1tasrrl marsine destro di "l'7i "',inserita

fr1.i w, 21'04 e 2105' in una poslzro-

l:#*il rr, il"rr" .*ro ,"p**e gli atti.-spera{a, direi giustamcnte,

#;." tli; "o" u Lutt"tu àtl St"ii"oto -d'v'

7626' dopo una canzone

declamata da Tirllia, *;h";;;ff"tivamente in B' come in M e in R non c'è

nessuna indicazione #;;;d"';i' tt*"a"i1 toiu'iooe di continuità fra i

versi, come sempre u*ili" a inizio atto in tutri e tre i testimoni (si può solo

febbraiol52TilPuzifummdatocomeambasciatoreaVenezia,elìrimasemchesottolarepubblica,*",*'3X3,:,1*t;

soluziooe è adouata latP.y:i^\it'tf.q::::^:::::!fr"(;;:Y'l?;,i,# **

,l"ll'trdào re (w. 151-215) " o'"iài)'*" 6 ;0,-"i' "'ii ai*iti cori della Dido in Cartagine' dove

il Pazziintroduce *"r'" i '"'Jlli'iii;:i;t;;;" 1ri5 r9 1"'"^"'" al solo Martelli): cfr' Alessmdro

Pazzi de'Medici, L e trasedte;:tu;;;";"c;; ;-À: s"r1tg"À; Romamoli Dall'Acsua' 1B87' pp'

3+-35e1?2-?3,eMartelìi'firlL'ed Spera'p'xu;'epiùuu*Ép'*I::tnmèdeno^ch-elo^scrino-

i"';;;il;.;;;;;11rg,;g*t$#XIn jmlf Af *fl_J"#"!i'È:?iff !ir:.Eduzione in latino ProPno oa ;

delPazzi,sarebbeperòopp"ffià;;;;*"p"i*ut""ùtJÀìn1aà'alniluoghidellauagediaEp*i^",ti andrebbe r"*"

"'"''Tìì #pffi!';"ì#,-i11'.:'*r:m*'f:f;;fi,li$i:i,T"it"lJ

r*,i*l*':::#*.11$*Hi"I:r;*1{;tffi t'Ià+àf,ilry;S-:{f .1",i,:IÉdichiara di avere anto 'assr<

[rtt#:!l;e**ia'#*"Jiffi iii]T.'HÈHi?;:Ì;r;ffi y:##ffidans le théàtre itoru, a, li"Tiiià,\n irÀtirr" ai t"ritture: testi, qenei' modelli nel Rinascimento' a

cura di Gimcrlo *-*.*il'i'niiiti;"ir-.., n'*", a,Lì"i,isaz, pp. 55?-604, in panicolue

oo.569-74 e577'78\'" to M..n," 2t'

DUE MANOSCRITTI DELLA. "TT,'LLIA, DI LODOVICO MARTELLI 145

notare che in B, essendo la battuta del Semicoro, il nome "SEMICHORO.,è scritto per esteso al centro della riga, come avviene nel caso del coro del Ie deI II atto con "CHORO.,); e di fatto manca il coro del IV atto, mancan-za che è sfuggita, che io sappia, a tutti gli editori e commentatori della tra-gedia, a partire dal Gaddi81. Ora, la presenza del verbo uedo all'inizio del v.

21.04, come all'inizio delv. 1.626, fa pensare che il copista di R abbia fattoconfusione nel momento in cui ha scritto la didascalia: da ciò si ricava cheil suo inserimento a c. 73 v. non è stato fatto in fase di trascrizione, ma inun secondo momento, probabilmente su suggerimento di Lorenzo.Nell'antigrafo di R, così come nella copia in mano al copista di M e al Gaddi,non doveva quildi esserci nessuna indicazione chiara a proposito della divi-sione fra IV e V atto e della marcanza del relativo coro.

Tornando al coro del III atto, potrebbe essere opera dello stesso Martelli,e guindi ci troveremmo di fronte a una redazione dell'opera in stadio piùava;azato rispetto a guella di R e ù B, reahzzata nei mesi successivi al Saccodi Roma e non pervenuta a Firenze/Roma prima del 1531/1533; oppuepotrebbe essere apocrifo, redatto da un alno autore per completare il testodella tragedia, non ultimata dal Martelli. Ora, è risaputo che nel 1531 Clau-dio Tolomei invia da Roma a Vittoria Colonna una copia della trageùa delMartelli; nella lettera di accompagnamento dichiara di avervi composto «rm

coro (...) per comandamento dello illustrissimo cardinal de'Medicir, a sup-plire guello mancante (e quindi, per inciso, anche per la copia in mano suavale il discorso appena fatto per gli antigrafi dei tre testimoni a proposito delquarto coro); vale la pena riportare il testo dell'intera lettera, datata 7 apri-le 1531:

Disideravo mandarvi Escellentissima Signora qualcuna de le mie ciancie, non già pervoglia ch'io habbi, ch'elle sian vedute, o perch'io le stimi punto di ciò degre; ma per nonesservi discortese: ché ben sarei rozzo, s'io non m'ingegnassi di sodisfarvi, poi che contanta humanità me le domandate. Ma rivolgendomi tra quelle poche cosette, ch'io taloraper fuggire ozio ho composte, non vi ho trovata opera finita; né m'è parso di potervi perancor mandar cosa, se non imperfetta, e indegna di venirvi dinanzi. Nondimeno io misforzarò infra non molto tempo mandawi una operetta in difesa de la lingua nostra con-

s' Delle alee edizioni antiche della Tullia,guella delle Opere, Firenze,Bemrdo di Giuta, 1548,ricalca la stampa del 1533, come pue quella delTe Rime, Lucca, Sebastiano Domenico Cappuri, 1730.Da quest'ultima derivmo poi le due edizioni nel terzo volume del Teatro italiano antico (la primaLondra,lma Livomo, Tomaso Masi e compagni], 1786, e la seconda Milmo, Società tipografica deiClassici ltalimi, 1809). Nell'edizione Spera il IV atto viene fatto finire con la mone di Tirl-Jia O ricet-to infelice ùw. 7536-625, che, come rileva lo stesso Spera, adotta, mche se sema rime, lo stesso sche-ma dei versi della cmzone 126 di Petruca, il cui schema metrim è usato in ori del Tlissino edell'Almmi, oltre che del Rucellai; inolte i cori del I e del II atto sono costituiti da cmoni; nes-sun'altra ossenazione yiene fatta da Spera al riguudo, sicché dobbimo dedume, e silentio, che secon-do lui la cauone di Tullia ai w. '1535-625 svolga la frruione di coro. Escluderei questa soluione per-ché, oltre a essere piuttosto strmo che aI Coro si sostituisca un personaggio, così il IV atto risulta anchemolto più breve degli altri (123 versi, seguiti dai 91 della mone di Tullia).

Page 18: Due manoscritti della «Tullia» di Lodovico Martelli

1,46 MARIA FLNAZZI

tra i biasimatori di lei, de la quale havendo perduto nel Sacco di Roma il secondo libbro,che quasi era finito, non ho mai ripresa questa fatica di rifarlo, pur aspettando, che lafortuna mi volesse almeno usar questa cortesia di farmelo ritrovare. Ma poi ch'ella nonne fa segno m'ingegnarò con nuova fatica ristorar questo poco danno.-In-questo mezzofo comeioloro che non havendo modo di spender del suo, spendeno de l'altrui; così io vimando una rragedia di M. Lodovico Martelli, giovene fiorentino, il quale se la fortunainvidiatrice de laaltrui virhì, non havesse così tosto tolto al mondo, haverebbe forse conalto grido fatto risonare il nome suo. Ma perché ne parlo io, e ne parlo I vo], la quale sète

stata da lui con maravigliosi, e ùvini concetti, celebrata, e consolata? Manca a questatragedia un coro, che 'l poeta non fece, il quale per comandamento de lo IllustrissimoCaidinal de Medici, Signor mio, sono stato cbsuetto comporlo, e quasi roca anatrella mison posto a paragon del soave canto del cigno. Ma pur così come egli è ve lo mando,, spe-

rando che sè bennon vi sodisfarà I'opera, almeno non vi dispiacerà il disiderio che ho diobbedire, quanto io posso a colui, che tanto benignamente me l'ha comandato. Di Romaa li VII. d'Aprile À,{DXXXle.

Suggestionati dalla lettera del Tolomei, si potrebbe addirittura ipotizzarcche il manoscritto madrileno sia proprio guello inviato dal Tolomei alla Co-lonna nel '1,537; e in effetti non contraddicono questa ipotesi la provenien-za di M (il Condestable oltre che per lungo tempo a Milano, soggiornò nelregno di Napoli durante il governo del Duca di Osuna don Pedro Gir6n perconto di Filippo II83), le possibili datazione elocahzzazione della scrittrrae delÌa decorazione, la presenza di un coro che si potrebbe considerare apo-crifo sulla scorta della dedica di R; ma mancano prove positive che la con-fermino, tanto più considerata l'assenza delle insegne della Marchesa diPescara. In ogni caso il Tolomei è l'unico a cui, escluso il Martelli, su basedocumentaria può essere positivamente attribuita la composizione degli 81versi aggiunti alla Tullia inM.

Il confronto delle lezioni induce quindi a considerare il testo di R ed Manteriore a queUo di B; resta da vedere che valutazione dare delle due serie

di varianti: potrebbero essere due redazioni d'autore, oppure essere il risul-tato dell'intervento del curatore del testo (presumibilmente il Gaddi per B,Lorenzo Martelli per R, e forse il Tolomei per M

- certo i primi due parto-

no da carte dell'autore, anche perché Lorenzo non aveva rifiutato la sua col-Ia-borazione al Gaddi). Ora, da quanto emerge dalla dedica di R e dal pocoche sappiamo sulla storia editoriale di B, si può ragionevolmente supporreche, essendo stato lasciato il testo incompleto a causa dell'improwiso allon-tanamento dell'autore da Firenze, della tragedia dovesse esistere e forse cir-colare un numero veramente limitato di copie manoscritte (a parte eventua-li abbozzi o redazioni precedenti o parziali); e comunllue in casa Martellidoveva trovarsi una copia, proba.bilmente autografa, e probabilmente con-

8' Claudio Tolome| De le lettere ... lib. sette,yenezia, Giolito, 1547, cc. 37 v-3B r.N Cfr. Femandez Pomm, op. cit., p. 90, e de Ardrés, op. cit., p. 6.

DUE MÀNOSCRITTI DELLA .TIILLIA, DI LODOWCO MARTELLI 't47

tenente correzioni e fors'anche doppie rezioni (non necessariamente atte-stante l'ultima redazione uscita diri *J id i".;;--r";;Jr""ià."rrodeve aver sceho, fra B.^T *_:qi po;;di;p;*e, il testo migliore): da gue_sta copia, attorno al 1529-1s30,Lor.*o fà t ar.e R, senza perfezionare iItesto, visto che è lui stesso a segnarare nerta dedica di n r" *.l.#""al ,rrr"rifinitura:

Quanto alle alue cose' io credo cenarnente che se egli fino ad hoggi havesse ra sua vitaprolongata, n'haria pure r."i "*iut", ,i;;; è;;,";;" di qua.runque artro componiro-re. Nondimeno quatà elta è t" t,il;"lrt;;;;d*Jrii, fr.,i; v, sappiendo

".*o,qr"r,-§":Sl*'cosa,

anchora che imperfetta, p";ìh-;;; che E,a;ffi;;L ,t""r*."

Poi, verso il 1532-1SJ3, il,$a{di,intraprende l,edizione di tutte Ie opere delMartelli, come racconta nella a.A"" JiÈ,---"'Ho preso questo assunto di raccogliere et divulgare crrrari;he, er ;;;i; o; ;h" i; r",,";; ";il ffi i[""?.: Xf:':":ff fltr" ,ii trfl :: r,.flI:le ossa,mi sono ingegnato quanto ho p"rr;,";5À;;;iare il nome suo con queste chartestesse, dove non mancho saldo s,intagiia p.. f"r;;;;;"."1;;;i;';1il;:i""ir..scorza di peregrini **.1_"gil:1,3r."à" i"1.." ia.te.de le ;p;;;;dj"#;."pria man scrirte, procurai con Lorenzo suo padrl che'per ciò fare m,accomodasse de l,ar-tre che appresso di Iui si trovano_,-re qrai^Éità-",Ln grandissima faticha in buonoessere ridone, pensai dedicart" , vor..à ilG. ; R;; Stfi;il;;; q"Ji#i"ìir*_ratione Lorenzo non soro fu contentissimo, -" r^.t"i*" m grandissimo beneficio. comequelto che a suo padrone

" u l,idol; j;t;;;ilfi;il;:"noscea

dedicarsiss.

Non.so.se^per il testo dera Tunia egri possedesse già una copia, o se invecene abbia fatto richiesta a Lorenzo, irr.'i" ,ìi*r" può avergri fornito o |an-rigrafo di R o una sua copia (diversa d" iii : "

cioè il testo nella mieliorvesre che esli possedevo - " io.r. a*n abÉozri dr l;;;;; ìi:i ,"?a ,fTolomei, còme abbiamo visto, invia da R"r"; r;"l'""pi; iliri?;:il .Vittoria Colonnas6. Lodovico perciò, ,. -ui;;;rru recato con sé a Roma un

8'Ms.R,c.2rs Stampa B, c. [wì r.-v8o

Questa der roromei è rra.ar*o la prima segnaJazione dera fortma posruma dere opere derManelli' che iniziarcno ad avere ma maggio.e circoiuione proprio aÌrora (mche ra prima edizione dima sua opera risare ar 1531): rer qumta-sia r, d.di"" dirlì"e[o per ir mmoscritto Rossimo, sia ra

iifli,ti:T$ ffi,l:;'ilxfi hli...lp:ji"t$:i,hffi#il.,".Jxr *"i:S *lrsciate a Fireme, sottolinea 'che sempre si truova chi da irrik--u .o.ro, o per godere soro de*artrui fati-che' quelle si dilena occurtare' rms. Ì,. r ..lt -l"iìi éiial,""on rir.ri."oto alra produione suc-ccssiva aì 1527, affema: .conciàsiaché in sr;:il:d;;#"J.i'ru.. ruo, che ner Regno di Napori sitrovava, quasi cigno che vicino a ,la .ort. u.rru n"t aro."*,*l ao rcezza maggiore,lasciasse (secondoche io ritraggo) .ellissimi er nerfctrissùni

"r,pr,*"",t,iilq"rlì, *r*o a hora, o per inviùa o ocravuitia di coloro che li teneorio. "oo ho *ui polrìoi"lìà".""*

"rre re stmze da rui farre in consola_tione de ta lttustris Signori ù pesca.", G;;;iì-,;j*r^rj. ù?p**rue mche trattasi di ua sort&

Page 19: Due manoscritti della «Tullia» di Lodovico Martelli

1,48 MARIA FL\AZZI

esempla.re delìa tragedia (come aveva f"Ig p:l.P. nGeorgrca" su ct1i 111va

ffi."#, ild; ;r#àil;;;""" aa càaai_87). non aeve invece averìa

portata fino al regno d' ù;;'u,;; t;l'!*i""' il manoscrtto non deve aver

avuto circolarione, perchJ it putÉt" del Tolomei' ocosì vi mando una trage-

dia di M. Lodovico MJ;jil; à;"ene fiorendno' 88' danno I'impressione'che'

almeno nella sua .o..ia"".llio"",-il testo-dovesse essere ignoto all'ambiente

napoletano (mentre """-""i!{9fìesto doveva essere in pottttto del cardi-

naie lppolito, che richiede àl Tolomei la composizio"e dèl coro mancante)'

ii:ì;"'##';;iA;d,i;i;i ,*i "onuboratori,

fra cui il Caro), il testo viene

invece revisionato e tott*o (senza-aggi'rngervi il coro che il Tolomei ha

inviato alla marchesa dt É.àj;;i-U"ilr.,il."i'**"nto, oltre che esplicita-

mente dichiarato nella itdi;;;1, ào'e fm l'altro iI Gaddi' anche sulla base

del fatto «che mentre f i Nft""Utf '*sse pochissime sue compositioni si vid-

ds19r, ricorda come

buona parte d'esse, ne' suoi primi anni partorite' notfossero anchora non tanto da lui

stare limate, ma certe qr*i'r"iff"iì,1 ..rI" qr.ff. "n"

J"rine ne' suoi primi ardori erano

niù tosto per esercitarsi tt;à'à"tì;"i;"'ì'iìopt"'" di maggior pregio che perché queìli

'suoi scritti si leggesseros',

trovaconfermanellasituazionetestualedellerimeediteinB:nellatradizio-ne manoscrittu, p", q*liio" "sàì^'

t"* infatti presenti delle varianti di

lezione rispetto ut ."'to-ilil, ;H;;",Tlla stess'a direzione (e cioè' di un

;;;;.;i;;gu.'*"*to hli testo) delle -vlt'uIlti inhodotte nella trage-

diaeo. Comunque, per quu"to non sia da escludere che i1 Gaddi possa essere

effettivament" ".ta'u'o1i]"t*ttà'-g'a rrcl 1'52.7 o negli anni successivi' di

*i;;ph,"1",,*":f fl:"I.TfJ:il:,,T,#::ffi ffi J:o#ff#X'ii""i"Hffi,ffi1im";; "À

a"i^'r,u;o andrebbe messa a testo la

redazione a; n, "ornt-qo"tfu

che offre le maggiori garanzie $ penyyrtà'

lasciando in apparato i" i"ì"ti"tt; di M' q ii-'""ttt" otigi"e' sia Ie variarti

di B, che per quanto p;;;i;;;t"no iI rischio di essere spurie: a meno che

di luogo omune, ricomente nelle prefuioni: la stessa osseruazione si ritrova' per esempio' neUa pre-

messa det Blacto ail,edizione ;i"d;;;;;;p;; 1"'irn" deca rti Tito Liuio, it cui si dia che i testi

.erano venuti nond.immo "

ril'ui;"i; i.iti. r d,rr1 avui de la loro utilità et irvidiosi de t'altmi' a

mal srado di loro ascosi gu *"à'*"' Éi i"l q*uti gelosi irmamorati le lor bellezze non mostravÙo'

rNic;lò Machiave ttt, oi"oni"'i'i$'o"io;"'t;;;;"8-i'i* Liaio'Roma' Blado' 1531' c A' r')'

' u' Stampa B' c. [nt] v" Toloàei, oP cit ' c' 37 v'

; Ì':TX.",J;.:rt*],J.va poi notato che esisto:9 div.e:::iI:?:::111:fl{3"*: ilìì: *:',yl"o.nell.ipotesi che Loa"r." "OO,liàlfo*ì,

p".ia"ir*l mateia-li poetici aìl'irtemo delìa tragedia' c'è

dunque m nuovo elemento "i;;#d'*ff;r-ì.ì d"u" ,,"r.. il-. di B aì periodo precedente ['e-

siìio.

DLIEMANoScRITTIDELLA.TIILLIA.,DILoDovtcoMARTELLI L49

nuovi testimoni o nuovi elementi non permettano di chiarire la responsabi-lità del coro di M e delle varianti portate da B.

Notizie biograf,che

Sul primo coro della Tullia, esiste un contributo importante e finora tra-scurato nell'arrùito degli studi relativi alla lirica cinquecentesca: un artico-lo di H. Colin Slim, uscito nel secondo volume degli Atti del Convegno In-ternazionale di studio del 1980 relativo a uFirenze e Ia Toscana dei Medicinell'Europa del '500r, che, nonostante gualche imprecisione, offre una del-le ricostruzioni più ricche e dettagliate della biograJia di Lodovico Martelliel.Lo SIim dà notizie di due testimoni del madrigale Quante lagrime aimèquanti sospii che costituisce la prima stanza del primo coro della Tullia:lastampa Il terzo libro de madrigali di Verdelotto,Yenezia, O. Scoto, 1537 (ap. 13) e il ms. y. L. 11. B della Biblioteca Estense di Modena (alle cc. 29 v.-30 v.). Nel suo articolo confronta le leggere differenze di lezione fra i tretestimoni (i due appena citati e l'edizione delle Rime del Martelli del 1533)e ipotizza una collaborazione fra il Martelli e Filippo Verdelot, maestro dicappella nel bat[istero di San Giovanni e nel Duomo di Firenze dal 1523 al7527 e2, sottolineando come

precisely during the same years that Florence's poets and scholars sought to revive andto recreate Greek tragedy, Florence saw the birth of the madrigal. It may well be thatFlorence also heard at this time an experimental collaboration between her leading resi-dent madrigal composer? Verdelot, and her leading resident poet, Martelli. Together, theymay have pondered one of the most inniguing passages in Aristotle's Poetlcs: the musi-cal role for tlle chorus in tragedye3.

Un'ipotesi interessante, a proposito della quale va ricordato un altro fatto:ftale Rime del Martelli stampate nel 1533 a Roma sono presenti anche duemadrigali, Chi non fa proua amore (a c. 5 r.) e Sì suaae è l'inganno (a c.14 v.), che in realtà furono composti da Niccolò Machiavelli come intermez-zi della commedia Clizia, and.ata in scena il 13 gennaio 1525 in casa diIacopo Falconetti, e riutilizzati per la rappresentazione delJ;a Mandragolainprogramma a Faenza nel gennaio 1526%. Ebbene, questi due madrigali, in-

" H. Colin Slim, Un coro della nTullia» di Lodooico Martelli messo in muica e attribuito a Ph;lippe lterdelot,in [irenze e la Toscana dei Medici nell'Eur'opa del'500,11, Musica e spettacolo, Scienredell'uomo e della natura, Firenze, Olschki, 1983, pp. 487-571.

" Sulla via del Verdelot e i suoi rapporti con Fireme vedi H. Colin Slim, A Cilt of Madrigats andMote*, Chicago md London, The University of Chicago Press, 7972, pp. 47-65.$ Slim, Un coro..., p. 511.e Come ho già riportato nel.l'articolo citato a nota 1, in guesta occasione Machiavelli composeappositmente per la mtante Barbera Salutati degli intemezzi (m prologo e cinque .l:uoni,) che

Page 20: Due manoscritti della «Tullia» di Lodovico Martelli

150 NIAIìLd FINAZZI

sieme agli altri composti per la Clizia, sono presenti nel ms. musicale CaseMS-VM i57B M91 della Newberry Library di Chicago che contiene anchealcune rime del Martelli - Con I'angelico rlso (rielaborazione di una poesialatina del Pontano, Cum ri.des michi), Ultimi miei sospiri e Donna che sete

fra le donne belle -

tutte, tranne la seconda, con musiche composte dalVerdelotet.

Passando guindi alla biografia del Martelli, una certa confusione sugli e-stremi anagrafici ha spesso finito, come ho già accennato, col falsarne l'in-quadramento cronologico: nei vari studi che tratteggiano anche solo breve-mente la figura del Martelli, l'anno di nascita viene fatto oscillare fratl7499e il 1503, e l'anno di morte, di conseguenza, fra il 7527 e il 1531. All'Ar-chivio di Stato di Firenze è fuvece conservata ula testimonianza della nasci-ta del poeta: nel Libro delle Tratte, in cui si iscrivevano tutti i cittadini fio-rentini intenzionati a ricoprire cariche pubbliche, accanto al nome Lodovicodi Lorenzo Martelli è registrata la data 31 marzo 1500'q6. Di conseguenza ilMartelli upuò, nella sua formazione, aver freguentato gli stessi arnbientiintellettuali, di uTiissino, Rucellai e Pazzirn', come dimostra d'altra partela sua produzione letteraria (tra l'altro all'appena quindicenne LodovicoMartelli è dedicato il secondo volume di grammatica greca edito a Firenzenel 1515 da Eufrosino Bonini, per Filippo Giunta, mentre il primo fu dedi-cato a Luigi Alamanni). Sulla base delle didascalie presenti in due mano-scritti (iI ms.2731 della Biblioteca Riccardiana e il ms. Antinori 161 della

inviò a Francesco Guicciudini con ua lettera di accompagnmento datata 3 gemaio 1526, in sosti-tuzione degli ittermezzi origilui (cfr. Niccolò Machiavelli, Lettere a Francesco l/ettoi e a FrancescoCuicciardini, a cura di G. Inglese, Milmo, Rizzoìi, 19B9, pp. 338-43: probabiìmente alla fine la recitanon fu realizzata); due delle «cmoni», a chiusura del secondo e del quarto atto, ermo però le stesse

che chiudevmo il primo e il quarto atto della Clizia (di nuovo c'è la musica del Verdelot); è questaseconda serie di .cmoni" che figua nelle modeme edizioni della Mandragola (dalla edizioneCmbiagi del 1782-83 in poi), ma non nelle mtiche, motivo per cui Ridolfi nella sua edizione dellaMand.ragola le ha pubblicate a parte mettendo inoltre in dubbio che simo opera del Machiavelli (cfr.La Mandragola di N. Machiauelli per la prima Doba restituita alla sua integrità, a cura di RobertoRidolfi, Firenze, Olschki, 1965, p. 47). Sulla vicenda e sulla collaborazione del Verdelot col Machiavellivedi mche la ricostuzione di Shn, ,4 Gift..,, aJle pp. 93-100. Visto che la composizione della Cliziarisale al gemaio 1525 ed è mteriore a.ll'edizione delle rime del Martelli (tmto più che la testimonim-za più recente, il codice di Colchester scoperto da Beatrice Corigm, risale all'autumo dello stesso m-no. cfr. An Unrecorded Manuscript of Machiaoelli's ,La Clizia,,.La Bibliofilia,, LX[I, 1961, pp. 73-87), dobbimo mmtenere l'attribuione dei due madrigali presenti fra le rime del MartelÌi aIlVlachiavelli e suppone che i due testi si tovassero tm le cùte del Martelli e non siano stati riconosciu-ti come apocrifr dal Gaddi e da.l padre, forse perché autografi; la loro preseua tra le carte del poeta sipuò spiegue con il fatto che il Martelli riprende gli schemi metrici di questi madrigali (schema nonpetxarchesco) e li riutilizza in sette testi.

% Ultimi miei sospm'è invece musicata da Jhm Gero: per le prime attestazioni in am-bito musica-le di questi testi cfr. Slim, I Gift.-, pp. 86-87 e 207 -74. Ati testi del N{artelli musicati dal Yerdelot,ma non presenti nel rc. della Newberry Lùrary sono Donne che di belleaa e Quando haoeràf.n amor-

% Cfr. ASE, Tratte,87, c. 454; la stessa data è riporteta dall'Arimi, che però non indica nessuafonte (cfr Arimi, op. cit., p. 9B).

e? Contruimente a qumto si legge in Martelli, Tullia, ed. Spera, p. u.

DT]I MANOSCRIT-TI DELLA (TI]LLIA, DI LODO!.ICO ÀtrA.RTELLI 151

Biblioteca Medicea-Laurenziana di Firenze, che contengono ra trascrizionedel Tiionfo della pace,,,acui vanno p..Julgirr,i il ms. Chigian oL.vI.2S7,altro testimone del Trionfo, ",

p". iu st"rii ootiriu, la anonima Vita di M.Benedetto Varchi contenuta nÉl ms. pulatl.ro 66ss) lo Slim ritiene che ilMartelti sia stato «ulear.ty -""hr"J.;;;ì.r, p.i".i.,ìi.ffir' *.Mugello' ee. In effetd questà spiegherebbe ia r,ru ur.".rru fisica da,e riunio-ni degli 9rri oricenari e gir.tifiche..Àr.lir**.nto del,Arcivescovo diFirenze, Niccolò Ridolfi ({ q"4. ir u"".rii'""eva com,nque dedicato raRisposta atta Epistota dei TTisino "1"

ii".-i"i 1làn), l'i"]* ,"'"ilhn"_ria al procedimento siudiziario iniziato u-rro "*r.o dagli otto di Guardiaper I'omicidio da tui 'commesso

nena prima setlimana di apriJe der 1527100.La presenza del Marteri a Firenze t i;;; ;;p"gna-bile negri anni succes-

$ N'el ms' chieiilo L' yr 231, il testo der rionro derh pace,are cc. 25 v-26 v, è preceduto daradidmcaria: .cmon"e di rndovi* rrd.ì,r, iiii""iffifrf,"l[no a*r.o-pagnia del ctuesa*Iia .m_no MDXXII' (per guesro mmoscrino vedi nota r0l). treua'vira der vuchi del ms. ps-ladno 66,;dita dalMilanesi, si ìegge: .Lodovico Mmelli deno il piormir-o,'ffi. ft_" nu* ;;;rrg-A;#;::i" ".,in q.ue'tempi fuorusciro, più che alcm

"1"; d.il.-"#i,i;#ì* /qp'* n'u'i'di.-ron.'a"r no-" * rrn".i-", .rì liii*iìj'.:?ffiTffirffiTfr'fiH'rx}:1;che, de' primi mici suoi. che n'-no.stirnrnìfr.;;,ii;#Jtri.j Mrterl ir piovmino, e ciovm riatdstaBusini, i duoi morimo, r,^ avauti rasr"ar" a"fiiìiàa."ìT",|ì"ii*,ii

.r,ro., ogco di poi in Fireme» (trauita di Benedetto lorchi scri*a da cir n*rii, rl^ìiiìà]è*""; u,r**i, ll n-giJ.ir, ir:;s?, pp.347-61 e 414-31. a.,e no. 35.5_56 "

129). It i;;;;l_. iriTlrr sull.attrùuione di quesra biorrafiadel vrchi al Busini. orcoon"rdo-invee il ";;;;#'e,1g** (cfr. Umbeno piotri,Benàdeao

^*!: ""P:,,::: dei ruà u*p^o,ri*-.,br."ùJdzl, pp. i-"2',.1." JLm' Un coro"" D' 4gg g n. gg6pl6 che si trani ef?enivmente de,a casagr.ia der Mugero, po-trebbe essere la stessa zona in c"i t" poi'rarJiio Lo*à'..r rizs. Dubito però "ìr"

qr.rt, ,iu I"'.o.-retta inrerpretuione ù chiesoolia, mt "

i" -nriJ"*ior.'à.rì" pi,i estesa didascaha àel ms. chisimo(vedi nota precedente). isnota"ano srr",. ai* ìir.,ì[;;;;i:n. ara cornpagrùa crre probabir-nren-te rea-lizzò il cmo c*"u"ul"."o, o""orerebbe m riscono, "ì "*" a,*anivio sia per la professione reri_c.'i*d"JlYT:q,sia per le r".l.rni*" "uiiri;à;""d ;;evale a Fireroe.r cr quuro nqutrda u Drocedimeoro giudiziuio cfn ASE, ono di Guudia, parrrt e diriberatio_ni'filzan" 197;rettifioinoa"'"rr"ur"Jio"""ìilr"riu'i,tiri,a

coro...,p.489n.(ragrafiaderdocu_mento è molto inegolre e in d,,e pmti quasi indecifrabilef-.*1 *ii ,p.iti, 1527 lprefati domini Ocroordinati et seruatisiervmrtis * ori"rto drJio ;;;;;;#;enra arcepraverunr querelm cooo.aI Lodovicum L'de Manenis r r.rl F-";;;;il'#H;::il: | [ut?] comparemr cita[rioni?r». Lanotizia delta inibito.ia a fruo.eid Man"[i;";" :";;:l["ilìr, ,"". at Fiorhi, che ierò non citancssua fonte (cfr. vinorio Fionfi,.cri anni gloi"ìiiiaià."i;)iit, in Da Dante ar MananL studi cn_lrc,, a cua di Ciovmi Artonio.Venturi, f"-vir, iip"g.#" Sr". f,11 1928, pp.15-g4, a p. 5g n.).segnalo inolne che nei due inventui rerativi ai ;".'.sEr d.griòìà di prarica si fa riferimento per duevolre a u non mesrio orecisaro loao"i"o-trl"n."uii;"""id;?H;" con turra proba.bilità con Lodovicodi Ciovm Frmcesào *tane,ir, ""tt"""i" i"ìi. .LdrJ::;ilissuie,, in ua lettera det ? setrem_bre 1523 a Riniero Loni a rfanr6vs, si accenna "tty-a"tu aitoìovico ÀIaneri a Mmtova (ASE, otoùPrarca' Inguioni e commissarie., reg. 16, ;. ,r,;fr. ài$ia"u, mogistrature der!,età' repubbti-cana. o,o di pratica. I: Leoo,ioni e io^^'*roii, i*#", 6i*i*r, u,87, p.7.4);nella serie delle,ffi;:;*::,:'l'r"Im.rÌ"" b";;;à;[ ò;; dr p",?,,H'l'roaor", Ài,.;xii';;;;#.;,-

r;*:,»iur*rumi,i$,,'""'iffi:*ffif f :ilflif*tg{Jtr*ft},#*}"iil Martelfi fu sostiruitoia Bano]omeo a.i vr.ai"i, a"nJ*urir* "r. Carteggi dere maststrature der_t età repubbticana. otto di pratica,It, M;r;ir;,i;;i òì.ìr,r",ìsr6, pp. 982_84 e 1016_17).

Page 21: Due manoscritti della «Tullia» di Lodovico Martelli

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1,52 MA,RIA FINAZZIDL'E MÀ\OSCRITTI DELLA.TL]LLIA, DI LODOVICO I,IARTELLI 153

Un po'più problematica è la questione della data e del luogo di morte, e

di dove Lodovico trascorresse g1i ultimi mesi della sua vita. A questo pro-posito può essere utile ripercorrere le notizie sulla biografia del Martelli viavia accumulatesi nella storiografia letteraria a parlire dal Settecento: il Cre-scimbeni, nelf'Istoria scrive che ulasciò di vivere in età d'anni xxiii [src] Lo-dovico Martelli gentiluomo fiorentino, il quale ricowatosi giovanetto nellacorte del Principe di Salerno, quivi nel crescer della sua gloria, mancogli layita l'anno 1533 (o come altri vuole l'amo 7527)r1os, mente r,ei Comenta-ri, dopo aver emendato il uxxiii, in u28, già nella seconda edizione dell lsto-ria, propende per il 1533, sulla base della lettera di dedica del Gaddi a B, eriporta il giudizio del Mellini in cui l'età del Martelli al momento della morteè stimata udi venti otto anni»106; il Tiraboschi, introducendo la testimo-nianza della citata lettera del Tolomei, opta così per il 1527'0? e considera

16 GiovmiMuio Crescimbeni,Z'utoiadellauolgarpoesm, Roma, LucaAntonio Chracu, 1698,p. 105. Come sospetta mche il Croce non vorei che si fosse creata ua confusione fra il nostro Lodo-vico e Vincemo (di Alessmdro) Martelìi, che fu effettivamente a Salemo e alla corte del Smseverino(Benedetto Croce, Poeti e scrittori del pieno e del tad.o rinascimento, Bri, Lateza, 1958, vol. I, p.285): nella dedica a Fenante Smseverino (datata Pisa,20 aprile 1563) dell'edizione postuma delle ri-me e lettere di Yinceuo stmpata dai Cimti a Fireue, il curatore, Baccio Martelli, scrive *che [Vil-ceuo] non si potette tutto due alle Muse, ma il più tempo consmò ne' serigi di V. E. lllustrissim,,né essendo stato possibile .ch'egli s'andmse da giovmetto provedendo et mmdo di quelle scieue etarti, le quali ommo et aggrmdiscono grmdemente la poesia,, tutte le sue composizioni, per gumtomodeste, derivuono comunque dalla sua sola «inclination naturale (...) la guale non è nuova, persoma gratia de' cieli, nella nostra casa, (c. [n] v.), mme dimostra I'esempio, tra gli .alcmi altri de'nostri ne'quali si videro mmifesti segni di questo nobil frutto spusivi dalla nx1g12,, di .M. Lodovico,(cc. [u] v-[tu] r); di quest'ultimo però non meroiona ma pui, mche se breve, attività presso lo stes-

so principe (mi, l'introduzione di Lodovico con u generico .chi non sa,, c. [n] v., e i.l successivorichimusi a rm «openione, che non fu solo sua, .6 fu in que' tempi che e' visse de' più di quegliche cognobbero quella vivacità d'ingegnio et quella mravigliosa e stupenda inventione', c- [m r.], sem-brmo escludere mche un personale rapporto fra i due). Ricordo poi che, stmdo all'.A.mmirato, mcheFenmte fu tra i prigionieri di Filippino Doria dopo la battaglia di Capo d'Orso (cfr. Scipione Am-mirato, Delle famiglie nobili napoletane, I, Fireue, Giorgio Muescotti, 1580, p. 14 della sezione dellefmiglie).

'06 Cfr. Crescimbeti, Comentari.,. intorno alla sua Isnriq della volgar poesia, vol. II, parte I, Ve-nezia, Bmegio, 1730, pp. 366-68, e Domenico Mellini, Descnzione dell'entrata della Regina Giovannad,Austria in Fireme,Firenze, Giunti, 1566, cap. 2, p. 19.

10' Girolmo Tiraboscli, Stoia della letteratura italiana, Modena, Società Tipografica, 1779, tomoVII, parte I-lI, pp. 16-17 (e Milmo, Dalla Società tipografica dei Classici italimi, 1824, tomo VII, pp.1672-73). E stata sempre del tutto trasruata la dedica delìa prima stampa postma di rime del Mar-telli, effettivmente piuttosto rua, che nel settembre 1531 Frmcsco Sa.lmoni indiriza a Gio-vadrmcesco della Stufa con queste parole: «Laonde - giutemi alle mmi le Strue et alcme Caronidi Lodovico di Loreuo Martelli che fu veramente ma chimissima stella fra gl'ingegni della Vostra città,composte da esso mchor giovinetto, e quasi acerbo, fra l'empito degl'morosi assalimentl opera (s'eg)iha dall'intendenti accuato riguardo) di bellissimo stile, fiorita vaga dolce et degria seua dubbio d'u-scir con poche nella luce degli huomini - per difendere dall'ingordigia del tempo la sua memoria, poi-ché morte n'haveva ad tmta indignitade sì per tempo involato il corpo, deliberai non so se prima di§tmpùle o di drizzule & voi, come a mlui a cui uou si potevmo sema ingiuia non dirizzale, si per-ché ù troppo il valete et io lo deggio; sì mche per le molte convenevolezze che si veggiono essr state txavoi et l'Autor d'esse, come è l'esser d'ma patria, d'uo ordine, d'ma età et d'm piacere in seguire i più

sivi alla fallita congiura contro il cardinale Giulio de' Medici che causò Ia

;ilffi'ddiiò;:; t"r* gilaiiinizio der 7524'0': lo comprovaro la.Rj-

.soosta al Trissino'o', h';;i;""i"nza dell'an-onimo biografo.del Varchi a

#ffi; à;ffi';;" h;;;;à;p; t,esiìio di Luisi Alamanni103, la nascita

i:i," # #;r; ;.;"i;;;etto' varchi, o*, la sua"coil ab oraiz one con i l. ver -

d;ffi; t-."pp; ; Al;;;i; opi'"i dei M"di"i e Niccolò Machiavelli'

1o1 ll Tionfo della Pacedi Lodovico Martel[' dedicato a Clemente VII' è darato 1523 e 1524 nelle

didascalie di due mmoscritti ign;"; ò.'§-s;;i*" i.r," ha ediro il testo. nel voltme canti cama-

scialeschi del Rinascimento,u"n:ilt;;; fià%";; ''!to' utili"mdo'la stmpa Tulti i Trionf''

Carri. Mascherate o ,or,i Cr*irià^àiiiri ""a"rit'* f*n i....- Fn"*". Giwti, i559' il ms' 2?31

detra Biblioteca Riardiana ù ifi;::'ii ;;. ir. itii. ia, s,llt'{;'sl ul b74. delìa Biblioteca Nuio-

nale di Firenze; a questi e "t

t;J;J;; citati 'a poi àggiunfi iI t' Coo* Soppr' 504' della Bi-

blioteca Medicea-Laueuima;ìì;;;;ì; pp. Z+-Z'e),..ii["Uvamente il m' Chigimo L' VI 231

della Biblioteca Vaticma, "" d;;;;;il à!' a'"ti""r 161 «t"lìt Biblioteca Medicea-Lauemima

di Fireroe. cc. ? r.-g . Lu "u*or" po*"Lb. *"h. essere stat& comDosta per i festeggimenti del cu-

nevale del 1524, tre mesi dop" rfli""#r"""p"""n"Jaii ia *""*lre'1523 Ìtrovardoii all'i" i"io di feb-

braio si siustifica Ia doppia tarii'i#"a"irf--"' ancora 1523 t""ondo ìo stile fiorentino)' oppm'

stando aùa data presente "d *'lìf;lì:;i;;?'iì;'id;;";aò so'o

'iportate' in ua scrittua male

allineata e un po'frettolosa, soltanto le prime due stwe)' per il "metale del 1525; propenderei per

ta orima ipotesi, an"t "

." , .".,i*(i"ai§ iJ; 1Gùl:6id'ogoi u],'o or"re e d'ogni lido I qui smc-

"iÀa. se

,n viene; | " ." Fior"-],\ul tl,"'f, ii;* f i'Ct*"n*'p"t,ot , scelt'ha pei nido') non offre

"i"-i"ti "titi . *" piir precisa contestualizzuione'

,* purtroppo non h" -.";";ì;ì;;;;oì*ior" d.firitiu" la suestione del rapporto fra l'opera

del Martelli.e il contro'erso zr'i;;;';';;;;'";tomo alla nost"n linma' a causa dell'mcora inerta

datuione e amibuion" ai qut""'"J"n-o' to-Lqut' p"t f'amibu'iooe àel Drcorso al Machiavel'li e ua

sua datuione mt"""a"o," ,u" i'..T*T;i;;;;;r;;i; pane del Martelli, e per alcuni imponmti rilie-

vi sulle discussioni ["gtn"d";;;;'t"-i' "-li"'tt dotentino .umte l'àstate del 1524' cfr' Crlo

Dionisotti. Macàia ,"Iti " l' ti's;;i;;li'i'*-ii"'ni"'ellerie"toino' Einaudi' 1980' e I'introduio-

ne a Niccolò Machiaveui, Db"T;l'i;;;;;-;it"'"iìri" tirg""''a cura di Paolo Trovato, Padova' An-

tenore. 1982. Per ma bibtiogrifiì pìl ***" sull'ugomùto u"A il **to volume della §torm della

rcurratara itariano, no-u, sal#.làt',"", ìsrà, "

p". x6 (in pÙticoiare, Antonio sorera, Magm [z-

sua e commedia n"t llo"niou"iii','"p"àr., 6f..nlii'S90, e brnetla CmtelÌmi Pollldo.,, Doppia bina'

ho nella ouestione ,ttriUrtira,'rir' iiiiit^ir" a"i prt^i^C*quecento. in L'attribmione: teoria e pra-

tica. storia dell'arte, muicotolii4";;";;;*'e'# del Seminario di Ascona' 30 settembre-S ottobre

1992, a cura di Ot urio n"ro-ii'C;i""'ò"*;,'ilJ-Boston Berlin, Birkhàuser,7994,pp 323-46)'

l|] y§yJJ#,:i,ografie uronime che ci sono gimte' vrchi dopo Ia morte del padre' awenuta neÌ

semaio del 1524, si mise ad esercitare la professioàe patema' *' ooi ti d"di"ò tutto alìe lenere toscme'

taducendo da,e odi di o.*i"':';"r";;;;;i,l"u,i rt,l**i i, Le[a evidesa con questi lavori, attor-

no al 1525, Vuchi on"-. t,rrlffi"t"ìf;-a "" + alri, di Ni;lò Machiavelli e diLodovico Martelli'

:ffi,'""#à;;; .ìà"'p^.;";;p*; il;T' i!'1'919n" Y*cti' I-tHercotano' edizione critica a

rua di Antonio so."ur, p"."-1, i;f,."ril i'"u1u*Jr*riìe, 1995., p. 20 n.). stmdo invece a quello che sai-

ve l'uonimo biografo det 't'?t"*" Ai;;;;;;;"b# aver awto luogo nel 1527 (comuque

prima della parteu^ a"r mu*"rii i.ù irli" iJr"r"ar"relli), * il vuchi, naù nel 1503, aveva venti-

àinque aml, '[il Vanhi] 'i '"il;;;;;;;;1u"" c111*'r [de'Puzil' o pre perché a ciò Io

incimvano i cieli, aaiocché egli déise saggio dello i'g"goo 'uo

i' onoi facoltà di dire' eisendo di XXV

mi. a comporc sonetti ed dft rlai"* tiu"^i to'"'Li-" uoltantlo oie di Omtio e canzone di Thullo di

Iatino nel nìruo pulu fr"J;;;;;;;;i;#1d"' e .cmì

amoncimente' che veme desiderio a

Nimolò Macbiavegli già r"".hi;:;; i;àJ.o-ti#"U a""" ilPioumi"o (...) di mnoserlo, onde ne seguì

ooi omdissima mistade ptti"ì";;";;;;;;t loi "

Lodo'i"n' la male e' manteme sincermmte

infi-io alla morte sua; e da Niccolò fu sempre acctr€zzato " ututn toteheluolo' (la oim di Benedetn

ItarchL.." oo.355-56); d'altrai*" *À"'if fi"'i"i 'ileua

mo sfasametto"rli du" ami rispeno all'età del

i,;:#;tfil;;;1"H;il;G;;^àii-' paìu''" 66 (cfr' Fiorini' op' cir'' p 78 n')'

Page 22: Due manoscritti della «Tullia» di Lodovico Martelli

154 N'IA.RIA FI\AZZI DL]E MAN'OSCRITTI DELLA .TULLIA" DI LODOYICO MARTELI-I 155

della già citata vita del Varchi probabilmente sfuggito ai più a causa del /ap-sus per cui il poeta fiorentino viene indicato come nlorenzo Martelli ilPiovaninor, un passo dell'Hercolano, la dedica di Lorenzo, e soprattuttoun'affermazione del Giovio. Nell'anonima biografia del Varchi - anche se

potrebbero esserci dei dubbi sulla corretta interpretazione dei riferimenti -la morte del Martelli viene fatta risalire al periodo uavanti l'assedio dellacittà nostrar "6, che com'è noto iniziò nell'autunno del1529.Netl'Hercolano(per quanto I'opera sia stata scritta a partire dal 1560) il Varchi scrive che:

Messer Giovangiorgio compose poi e stampò sì alcuni DrlbAr7 grammaticali, co' quali s'in-gegnò di rispondere al Pulito di messer Claudio, e sì un dialogo intitolato il Castellnno,nel quale risponde, mq per mio giudizio, con poco fondamento e debolissima ragione,alla Risposta del Martello, il qual Martello, perché si morì nel Regno, o più tosto fu fattomorire molto giovane, non fu a tempo a leggerlo, non che a rispondergli, come si dee cre-dere che harebbe fatto e conseguentemente tolto a me, il quale suo amicissimo fui, quel-la fatica, la quale hor prendere mi conviene'r?.

Le due opere del tissino, a cui si riferisce il Varchi, furono entrambe pub-blicate nel 7529 (i Dubbi grammaticali in particolare uscirono nel mese difebbraio insieme alla ristampa, per i tipi di Tolomeo laniculo, dell'Epistolade le lettere nuouamente aggiunte ne la lingua ialiana). Se, come affermail Varchi, la morte impedì a Lodovico di proseguire il suo 'dibattito' con ilTrissino, essa deve essere stata anteriore o tutt'al più contemporanea a.ll'u-scita delle due stampe. Inohe, mi sembra che la stessa promessa di Lorenzoal duca di Urbino di raccogliere le opere del figlio, così come è formulatanella dedica di R, presupponga la morte di Lodovico, altrimenti non si spie-ga perché il padre avrebbe dovuto interporsi fra le opere e la persona del fi-glio.nell'omaggiare il duca.

E però di fondamentale importanza il passo del secondo libro del Dialo-gus de uiris etfoeminis aetate nostraflorentibus,chetrattaDe uirk literis il-lustibus, in cui Paolo Giovio, scrive:

Sicuti etiam per hos dies apud Caesarem Feramosca in Campania Martellium Florenti-num in ipso aetatis flore occidisse audivimus, quo nemo in amatoriis lusibus blandiusatque subtilius lascivivit, nemo Heroica attigit gratius atque limpidiusl'8.

Non solo l'ambientazione del dialogo, che vede come interlocutori del GiovioAlfonso d'Avalos e Giovanni Antonio Muscettola, ma anche la sua stesura (aparte la probabile duplice revisione, entro il 1529 e attorno al 1535) ven-gono definitivamente collocate da Ernesto Tiavi"e tra il Sacco di Roma (e la

116 Vedi nota 98.t" Yuclrj, DHercolano..., p. 929- Cfr. mche Slim, Un coro..., p. 490 n.r13 Paolo Giovio, Opera,IomoIX: Dialogi et descriptiones, a cura di Emesto Travi e Mriagrazia

Penco, Roma, Lùreria dello Stato,7984, p.247.ttq Ivi, p. 158, e rinvii. Vecce ambienta più precismente il dialogo nel novembre 7527 (cfr. Culo

Lodovico fratello di Vincenzo, probabilmente sulla base di un'errata inter-

Dretazione della dedica #;; i; B;"cio Martelli all'edizione posruma. delle,*ffiil'd;; nì;;;;"^.;"d;, fedetissimo servidore, del principe di

àil;J;; tt Gi.rgo"rré';. iL Litta'r, identificano esplicitamente il ryrinctpe

di Salerno con Ferrante S;;;;"' A modifìcare il quadro interviene nel

1915 il Pellegrini con un;;;;i"-t"fi" stanze dedicate 'lla battaglil q C.T"

d'orso"': nell'aggiunge;; ;il;"ianza del ms' II' vlrt' 27 (Magl' V['

àZ"A àai, i,ifi?i"""h"rt"nale di Firenze a quella dell'edizione del 1571

all,interno del primo ,"I;;'i;h tcielta di stànze di dirtersi autori toscani

;;;;d, A.*.stino Ferentilli, con{erma l'attribuzione delle suddette stanze a

ffi"ffiìi;;;;ìùi;;;;i;;;;i" di Arronso d'Avaros e ne posticipa ra

morte almeno all,estate àel ilz8, qo"r," nottzia, accolta dal croce"t, viene

;;;;;;;;; d. SIim, M' ùartelll"j t Sp"'u' mentre non viene neanche citata

,lil Éorini. che anzi afferma che:

una prova anche più decisiva dolla lettera dcl Tolomei alla Marchesana di Pescara' in

rlata'tlel Vll d'aprile VfoxitXfJ"J "'t'ì-Làaoti"o Martelli morì nel 152?' poco dopo il

#;",iiilo;;, ,i;;;.1 ;;;,I.i,ùì"*À, aeiv_a."hi."h" si legge a c. 43v del cod. II'

B" 141 della Bibl. Narionaiiar"r."r.Iri", ii,'.42"-rteii, etiom- Medlées post funera Martis'

I imoia crudeli fata deder"'nf,ci l-'tti" 1or"t aut armis qui iam defendàre p:osseL I ltaliam,

'"';:;''i;r;;;;bfii,on ^odi'"'l"uìn'o'tÉ

diciouunni de; Medici' cui qui si allude' awenne

iI 30 novembre 1526'1^'

Ora, se torniamo alle testimonianze piir antiche' oltre alla lettera del

T"I;;;, ; p.tt" Ja vrìiimi Jitprg'*"àu del Varchi e alla generica indi-

cazione del Gaddi "h",';;A;;ti'"t"ti*l$o-i.del viver 51e" il Martelli si

;;; lli n"gno ai Nupàii"", vannò' presi in considerazione il passo

delicatistudùed,unavogliainmuvietinprocuaelapublicaetcsaìibertà,dichesemprevicalsesì vivmente. Sendom awiso cbl';i;;; ":;;t "'gion

di moho appago h'aver nel vostro T|:f'**"essilio ompagnia l" t"*oti" "i!'uti-tu

p**t-ai "otui

che-vi fuvivmdo congiuto per tmti rispet-

d" ricevete donque "on

tott" "igiio

q'"tà *io bti"ut 'udore'

non come libtto pi"t"nt"' *" "ome

debi-

I Hi;;:t;i;;;; ù*'au' s?"']i'ià*oii'i""'iu' tuero Pincio' 1531' cc A' v-tu r')'

:: [f'Éil?,]13;is Ginguené, sroria dera g_ueratura itariand,traduzione di Benedetto Perotti,

*'"ff'J'#::{1"i.'Ui'.:;:'Ji"'};:l; l'}:;f,;,o .n"r contog' desti.lp:.cti de.i documenti

a"u.e,ài'i'uiliiu, *1. r, tuJ. vìi'i,'rri* g*"aogico, all'tuchivio di stato di Firenze).

ltr Cfr Guslielmo p"lue*i,'i"''0ff*ài;ì'A-Cifo a;O"o descritm poeticamente da un testimone

orulore^À AS(Lxxllr (19ls)' pp 38t-422 ^- ^^uz 6L.3"n"6"aao Croce, op cit, vol- l' pp zl+-6v.'

'o cfr. Mrio M".telh, r#;;;'t"L'#i"ài i*Lian1' lnria e geosrafia'rt' L'età modema'l'

Torino. Éurudi, 1988, pp 25-201, alìe pp 1-a7-54 su.Lodouco','r Fioriri! op. cir., p. Zf nlif,àìo.,"'*" la data di *o't" d"l Medici' che nel testo è riferita al 30

.dicembre,). Effettivmente, ii f:;#'iG":ht *to"i lu morte del letterato Lodovico Manelìi con

mrella del condottiero Ci**'i aì; Utaiti p* oo"1t" una spieeazione nella concomitarua o dei due

a'wenimenri o del periodo * "'fì""ti"t"fl quindi mche petll Manelli verso il mese di novembrc'

;;dfi;;;;^x";"à 119;, e oel pemmere di mo stato di crisi a Fireue'

"5 StmPa B, c' [ttt] v

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Page 23: Due manoscritti della «Tullia» di Lodovico Martelli

1,56 NL{RI.\ FINAZZI

conseguentefugadelGiovioalschia)elalib^erazionedeldedicatario'Gio-,un Matteo Giberri,

" "i"i.ì"ìrìs *i ggio 7527 e il 1B febbraio 1528 (e co-

ffi;#,;il"àtu" r"à'eì'u a Cup;"a'o."o'q"Aqo l'Avalos u:'": f1t'o

prigioniero dui g"no'e"j- fi" " I'informazione del Giovio è corretta (e non

lreio elementi "t. t" tol'ttu;d"",;;;Più che fra tutte le fonti antiche è

ouella più vicina sia cronologicamente sià geograficamente all'awenimento

:;:ffi Jò,' i"d";;-il;1ii "", pra e.s;re i,a,.,tore delle stanze dedicate

ailà battaglia di Capo dìO*;' i;td: "otì

og* fondamento l'ipotesi del suo

servizio presso Alfons" ;';à;;, ;;"i hir dito adito l'articolo del Pellegrini;

anzi, visto che Ie unictri ""il'i" 'certe' tramandateci da fonti dell'epoca' il

varchi e il Giovio,.""o "iì"ioaovico awebbe lasciato Roma in compagnia

di Cesare Fieramosca e che sarebbe morto Presso di lui' e' fatto non secon-

dario, che nelle stanze ;ù;;; Vittoria'Colonna egli cita come' u'] 6io

;;;il;6.t"c.ff 5,,i,#.ìigi*m,,1;ffl ;ll::1ffifi,J:il",ili::,ff[HT:l'b,:"il'a'r'é"""à", "o" 'i 'i' "u"i'*"to

di"Firenze già aI

sesuito del Fieramoscr, "irà che l'ambascial^ore di carlo v era passato di lì

;:;#; ;ì'O'ili; ;#ffi ;;;';-À ;*u."0 - " p artire dar m aggio 1 52 7

si sia fermato in uno àiift"àrl-"ri' f"*igri'.nlttà*o"u in Campania'21'

entrando probabitmenà;;;;;" con Vilttoria Colonna e' fors'anche' con

il suo circolo di letter# laà"" . rr"r,ia fr,a il 1527 e il 1528122; e che lì sia

morto tra la fine di q"JU;t""" " il"i'lo del 1528 in circostanze poco chia-

re,*. E per finire, ,"*ria"à *urros"ritto Rossiano: se nella giustificazione

uàaoar.'au Lorenzo per la mancanza dei cori:

Per qucllo che io imagino, egli quando finì la vita sua non gli haveva composti' perché

richiedendo la materia ""h:$ il;r;ìt' ;ì;; ;;r" che non"permetteva allhora la fortu-

yecoe, vitarin colonna und paoln Giouio, nel catalogo Yiuoia colonna, Dichtein und Muse Miche'

ranselos, a cua di syr"i" r"rirl]i,Li"r,'fui"r, sr.i."lrs et,pl. itz-r+1. La Théraurt, suua scorra del

p.àopo, discute la O"*tl,"'t"JliÉH#là." à"i-ì"L"ar';l.j".lo"oro.É con Ciovm Frmcesco Mu-

scettoja, fratello di Giovami An;ffiìff" il;tift'""f1' IJn Cénacle humaniste de la Renaissance

autour de Yittoria colonna;;à";i;à;"ài;";;'!'i'e"e' samoni Antiquariato' 1968' pp 363-64 e

m.).'""'i. Cfr. SIim, Un corc...1p.489 e n. (e rirvii al Sanudo)

,,, , Fraglia rif"rt"c" cfe è;#;iì;;;;", irggi. ta empo del Borbone il 25 muzo 1527

(dooo aver inudlmente ,"n,u. aì"."Jprf".i u ro." d""il"'i^p".ot"i"-ì" Eattato di pace mn il pontefr-

àe), pa..^ l'estate di *'u'#Jli"iiilili" è;ìil "

N'rig"-' r; Cmpmia); ul'*i"o di odet de

Foix. visconte di Laurec. "i':"g"" dt N;;;ii'-'i*u" *.'"'o t^ d"*ut' si'ns"tdo a Manfredonia nel

mwo 1528, e pot a Nupoti 'luffi;;l;;'"ii;;r.tugtiu .*,1"",11 cioo d-orso (ch Niro Fuaglia,

Ettore e ta cua Fieramosea,;ilTn;; '*;;;;ì;;;";""" ';t"i"i*""' Il' 1B?z' Pp' 647-?0e' e III'

iiiià, ppl ià:is9, i. p*itol*" III'^PR' a98-504)'. -i- ^-:^12a. olrre che dere sranze a rei dedicate,th' 'A r^lfo,,t" questa ipotesi Io Slim pona la tesÙmmÙ

di una leftera di Niccoìò a, e,"jlil, i*^".L ù.ì,"iii " Vittoria Coloma, del 22 giugno 1544' in cui

Nicolò fa riferimenro " 'l',ff;;;;; ttl;'rrviù' che.'quel poverin di Lodovico sao cugino» ie avev&

manifestato ("f. vino.i" Coù'inl',"ò;;;'8gt''u ""' di È-*-o F"t"to e Giuseppe Miiller' con Sup-

otemento a cua di O"-"..""i1r'i,Iir.ff;i;;;., reOZ, p. +4i," Sri^,lJn corc...,pp' 490-91 n')'. ls Stmdo alla testimooiwa del Vr.hi, .non ,e,,a so,pe,ione,ù ueleno, che per mgiooe di doma

DUE TtrA.NOSCRITTI DELI-A "TUI,IJA, DI LODOVICO NIA.RI'EI,I,I 1.57

na della città nostra, volle più tosto lasciargli indieuo che comporgli in maniera che egli

alla libertà dell'animo suo non satisfacesse'2',

dobbiamo leggere urt'awersione di Lodovico verso il regime mediceo, ciò

porterebbe ad anticiparne Ia morte all'inizio dell'estate - dandogli però iltempo di comporre le stanze per Vittoria Colonna, e sempre che guesta fosse

la situazione politica fiorentina meno consona al suo animo (oltre che aguello del padre125).

Il Martelli rimane effettivamente un personaggio sfuggente, soprattuttose si cerca di decifrarne l'orientamento politico (per quanto tentennamentie contraddizioni non possano dirsi rari in un periodo ù così grande confu-sione per Ia storia della penisola italiana, e di Firenze in particolare, soprat-tutto a causa della varietà dei protagonisti e dell'elevato numero degli inte-ressi in gioco), anche se è vero che sul giudizio su di lui molto ha gravato nelnostro sècolo la decisa asserzione del suo ingresso al seguito di Alfonso d'A-valos e della sua celebrazione dell'Impero nelle stalze di Capo d'Orso. Maanche eliminando questa imputazione, resta da conciliarc il fatto che, fug-gito da Firenze per aver ucciso una delle guardie di palazzo Medici (standoal Roth durante uno degli scontri provocati soprattutto dai più giovani che,

all'awicinarsi dell'esercito del Borbone, chiedevano l'organizzazione dellamilizia"u), si rifugia tra gli imperiali al seguito di Cesare Fieramosca, e nonrientra in patria durante il periodo repubblicano, andando contro la tradi-zione di famiglia (con il fratello Niccolò direttamente coinvolto nei prepara-tivi della congiura del maggio 752212', e iI padre variamente impiegato nel

stato dato gli fosse, (Vuchi, Sroiafiorentina..., vol. I, p. 117). Nella dedica a B il Gaddi lamenta 'cÀeIa fortrma g/l ha tolto il poter due conveniente sepolchro a quelle ossa, (stmpa B, c. [tv] r.). Mi stm-bra invece piuttosto sospetto il riferimento alla corte del principe di Salemo, diffusosi a panire dallastoriografiisettecentesca (vedi nota 105). Resta poi da chirire come sia nata l'attribuzione a Lodovicodelle stue per la battaglia di Capo d'Orso (e certo è singolue la diceria registrata dal Vuchi, cioè che.molti scioccmente credessero, che egli fatto dire stuùosmente d'esser morto, lmgo temPo vivesse e

forse mcora, secondo alcui di loro, viva,: ivi, p. 118).r'?{ Ms. R, c. 2 r.

'% Ricordo infatti che il Gaddi, a proposito della scelta di dedicare l'edizione delle rime di Lodo-vico al cudinale Ippolito, comenta: .de la qual mia deliberatione Loreroo non solo fu contentissimo,

ma la ri@vette in grmdissimo beneficio, mme quello che a suo padrone e a l'idolo del suo figliuolo le

conoscea dedicarsi, (stmpa B, c. [tv] v.).

"u Cfr. Cecil Roth, L'ultima repubblica fiorentina, Firenze, Vallecchi, 7929, p. 46: *Per qualche

giomo, giunta la notizia che il Borbone aveva traversato gli Appemini, la città fu tenuta so§sopra dài

clmori di guesti giovmi, e frequcnti furono gli scontri fra le truppe dei Medici e la plebe. In uo diquesti, rimaie mortnlmente ferito il grovme Giulimo de' Gondi; ma, dall'altra prte, fu uccisa, e impu-nemente, ma delle gurdie di paluzo, da Lodovico Manelli, il poeta".

"' Cfn Cesre Ctastt, Documenti della congiara fatta contro il cardinale Ciulio de' Medici nel1522, "Ciomùe storico degli fuchivi Toscmi,, m, 1859, pp. 121 e se88', con le dichiuazioni diNiccolò Martelli al processo cui fu sottoposto a Civitavecchia il 1? giugno 1526 mentre era prigionierodel papa (il 20 maggio 152?, dopo la cacciata dei Medici da Fireue, verrà rruulÌato il bmdo per ribe.ì-

lione a suo carico: cfr. Vuchi, Stora fiorentina..., vol. I, p. 169).

Page 24: Due manoscritti della «Tullia» di Lodovico Martelli

158 N,lARIA IIINAZZI

governorepubblicanoeconfinatoalrientro.deiMedici).Certo,èdifficilecontinuare a sostenere '";"#t;;;

;; M;;i; M"ttelli' che descrive Lodovico

come una

nersonalità, sopraltuttoT fortemente impcgnata n"ella lotta oolitica' dalla parte dell'oli-

'#il#*lffi :[il::f :#f; H#t.*";il::#ffi i-*:1rum{-1iliil':'iili5f ìi:il:,";iil;;1;;f ,,,,'pT;;;e;1",t*m::ti[iHi.t:ì]il"#l,:"]ffi,,*e di un Jacopo Nardi -, Pe

Llil' l'r.'"I*"i,fq aoJ ch e fu orusci i i' ribel li ;

e prosegue Poi col ribadire che:

hHtT'::ffi ilì:il#l;,'*.urm,l$i#i"*i:"."'Tfr""fr::i"il'*'ìflil"ffi:li;"ì."" ;;i;;;,

-

J"rraig-til-di u'"tnd""'u tr'ecentesca' continua ancora' com

vede, a conùapporre ,r #"li*""bi"ìàr-i hr""tt"i al siovane rampollo ottimatizio

I.rr,ovico di Lorenzo ur.lirl""irJ"riì*pr"r,,a evide,ite, non.soro tumultlu^l-:rco-

eliosa consapev olezza ditrtT'i ttiit Éì;d;" titotttt'a"tto t;ngua letteraria' ma anche e

ionranutto ribolte la p"rril,ìliàìììt.^'ii^"Ài, ""il, air.'. aai' lingua, sa dr difendere5a".:i'H:;;;;;;;"

; 'torr"';:ii*ia-;r"'"' i'"'e e della sua ideologia r'8'

D'altra parte lo SIim commette un errore.di.interpretazione (o' perlome-

,", "u :'J ;"Yt;;.";#'"t ;;ù; ;' conclusioni ) quan do af f erma ch e :

Whilc [his] father and his brother shared Republican srT npathies and suffered for t'hem'

Lodovico apparentlv "pd;;;ti""iù;Àtiu'i'j tr'"it udi'"'Lnt'' His vouthful comparrions

includcd Giovanni Ctddi ili;;;tìtatì'" v"ttr'i f i Martcllit patrons included car-

dinar Niccolò Ridolfi (boà lft MJiilil*l t ), l, *.tt ,' tÉ" vorrg Ipporiro de'

Medici lauded ut tt'" t'op" oi'ntt"ì"" i" u po"- *'itt"t' about 1525'

assiungendo che uMartelli also praised Clemenr VII in a poem variously

dli"d à', 7s24 and 1d;::1'1;"ril'r""' "tir;'r"nio di Clemente VII ci può

anche essere ,r,. opffi*"'""; [*t' ai di't',,;u dalle azioni del fratello

Niccolò, che appena due anniprima aveva meditato di eliminare il cardina-

le ora assurto a capo della Chiesa; qu.anto ai suoi protettori' non si tratta

certo delle p"..o.rdira"pìi*d;Il;;il u'U'irr"r.ro della famigtia Medici: il car-

ll ||#,"U;?l-l'...,'X;.133r0,"*, p:iò,'"q:i:^ridate proposte dalo srim: per'ra cruone a

Clemenre VII redi qr*,o np.l"",o uUu;;iu iOf , tu.* ,n" Orni"'a"tiit se I'humilbà e'l pianto'deù-

cata a Ippolilo, ,itutt Lu""" itàit-Ul"-tnte al 1527' come suggeriscono i vv 79-84 'Ror"è l'alto sostegno

.he ne fea I non tuggir combaill'a""ì'rtti Jr i*o' 1*i a"'q*i gperr gloria et salurel l::l:'"1"'*il.il;;ild?; t.*

'r piii'#ì +*; s;;à *"1"f i;Xt5;H:JJ[t\ffiXTil"*';i;;iijii

if,*iis.:**i*#,ff :';TÉJJ"J'd;:tg;;"tl;"#;ililà;vadaarav'rediquesm intemreruionel. f." fA*'ii",riii,i.tì"",'.*f,"i a"ai."tir"'ù'*tUi;t Rinrc ( ") to Ippoliro ir 1533'

Caddi reminds tte C-du*ì ;"";;r'i;i"J * ,r,.-t r" *r'* rp!r"ri..*1At"l il tri"giiio' that is befo-

re lppolto's crdina]ate 'o

r*1i'1ì'iti6' i't':'i"irj ** rppàirtà'l 'seridore" (ivi' p' 491)'

DLE \,lANOSCRIl"ll DELLA "'1'ULLIA, DI LODOVICO MI\RTELLI 159

dinale Niccolò Ridolfi sarebbe diventato un punto di riferimento dei fuoru-sciti al termine della repubblica, mentre Ippolito - inviato a Firenze primadella repubblica dal neoeletto Clemente VII - con l'ascesa di Alessandro sisarebbe legato agli esuli, guidati da Filippo Strozzi,nel tentativo di far cade-re il tiranno e di contrastare la politica del resto della famiglia Medici; pernon parlare di Benedetto Varchi, che se pure sperimentò per un anno la cortedel cardinale Gaddi (un anticipo, ma di ben altro livello, del suo futuro ser-vizio presso Cosimo de' Medici), tuttavia era in guegli anni un fervente re-pubblicano, come ben illustrato negli studi del Fiorini e del Pirotti. D'alnaparte lo stesso Machiavelli (che restò sempre fedele al suo ideale repubbli-cano) vede sotto rma luce più che positiva il governo di Firenze da parte diGiulio de'Medici, e tanto più, per ùrla con il Dionisotti, si trova a celebra-re Ia unuova e piena felicità di Firenzer'30 nel momento in cui il cardinalediventa pontefice. E qui non posso non portare l'attenzione su un fatto fino-ra trascurato: nella Tullia il Martelli manifesta effettivamente una comunio-ne di vedute con il Machiavelli, anima delle discussioni degli Orti Oricellari(e punto di riferimento nella vita culturale e politica fiorentina anche dopola chiusura degli Orti, tanto più grazie al ritrovato favore dei Medici); e

quand'anche egli non sia stato presente alle discussioni sulla storia rom:ula,certo nella sua opera più 'politica' è tutt'uno col Machiavelh del Pincipe,nelle modalità in cui viene espresso il messaggio politico che affida alla suatragedia (compostaprirzo della nascita della seconda repulblica), come il-lustrerò più avantit3', e col Machiavelli dei Discorsi, nella scelta dell'argo-mento e soprattutto nel taglio che viene dato alla vicenda dell'ascesa al tronodi Tarquinio il Superbo. Lo Spera nota giustamente che unella narrazionelatina [di Livio] Tullia appare», insieme a Lucio Tarquinio, «un personag-gio profondamente negativo, tanto da essere definita 'ferox', da essere accu-sata di 'cupiditas' e 'audacia', da essere additata come l'anima nera di tra-dimenti e violenze per mera brama di poterer, e che uinvece Martelli pre-senta in prospettiva positiva l'uno e l'altror 1321 cioè, per dirla con le paroledi Lorenzo al duca d'Urbino:

Quantunque nelle orecchie di ciascuno, che delle romane historie ha notitia, risuoni Ser-vio Tirllio essere stato uno virtuoso principe et Lucio Tarquinio crudele et cattivo (...) lapresente tragedia il contrario dimostrol33.

È ,n".o, uil rapporto con il testo latino risulta superficiale, poiché offre solola base della vicenda»; ma questa non è solo semplicemente «struttutata sul-

's Dionisotti, op. cit., p.299.r31 Comincio però col notare la ricorreua nella Tullia di temiru ento commi, ma assai significa-

tivi all'intemo dell'ideologia machiavellica, come fauor, popolo, amici, principe, rooina.13' Martelli, TuIIia,ed. Spera, p. x.t3s IVIs. R, c. 1 v

Page 25: Due manoscritti della «Tullia» di Lodovico Martelli

160 MARIA FINAZZI

l'imitazione abbastanza fedele dell'intreccio delf'Elettra'tsa: il punto di vista

; q".U;;à;ato dal Machiavelli ""1-Il9tt1t" la vicenda nel terzo libro dei

*ài ll"r-r; sopra la prima deca di iito Liuio, ',el

c-apitolo in cui si illu-

sftano i pericoli in cui può incorrere un principe che ha usurpato il potere

,."r" pja disfarsi dei legittimi pretendènti"s. Il discorso merita forse di

"rr.r. iipr"ro in altra ,"dà"u, ,"u -i tl*it9-a osservare che a quest'altezza

"."""fÀgi". entrarìbe le opere politiche del Machiavefti g9{ey3ng.d1lla sola

circolaÀne manoscrina, Éntro una ristretta cerchia di amici (dagli Orti Ori-

cellari ad alcuni Medici - e il Martelli piange la morte di cosimino in ben

due canzoni e celebra due Medici, Ippolito é Gl'lio-Cltmente VII, in altre

duer3t); e che se a questo sommiamo la p-resenza fra le rime del Martelli dei

due madrigali usati come intermedi delle commedie del Machiavelli, e le

Jfinita fuila Risposta del Martelli e il Discorso scritto in difesa della lingua

'' Martel.li, Tullia,ed. SPera, P- x.rrs Vale la pena di';porti" ìjirt..o passo, da Drcorsr, III, iv ("Non uiue sicuro un principe in uno

prt""ip"i,- iiii ,ioonb coloro che ne'sono stati spogliatio): .La morte di Tuquinio Prisco cmata

dai fieliuoli di Anco. e t" .o.t" di S*io Trllo c.rs.à da Trquinio Superbo, mostra guanto diffrcil

# ffiffi;* ;p"à;; ;;;"1 ..g"o e -quello

lasciare vivo, mcora chi cercassi con merito guada-

À*rif". S ued".ì ci*" T-quinio P"risco-fu ingmato da puergli possedere uygl yen3 qllndiannen-

il,;;d.glt;o dato daì Éopolo e confemat-o dal Senatò; né èredette cUe ra n-S|,ry[!i-!t"i 3::t:se'tanto 1o"sdegno ch,e, non ur".roro a contentrsi di quello che si contentava tutta Koma. ts be*oi"1il ;h;;;, credendo potere-con nuovi meriti guaàagnusl i figliuoli ù kqtry: PTf.{j*'qomto al"p.imo, si può awertire ogni prilcipe che non viva mai- sicuro del suo principato lrnche uvo-

no coloro che ne sono stati spogli":ti i»*à U secondo, si può ricordae 1 fgu -pgtente che nai ie

i.giJ" """"hi"

fu.ono ""o""ù.i"

da' bàneficii nuovi; e tmto meno, q"yt: il b*:fr"t ll::*.:ì"*;"-.h" ;";;;i; Ia ingiuia. E srua dubbio Serio Tullo fu poco prudente a credere "lt]

fiqlt:YtTuquinio fussono paziànti a essere generi di colui di chi e'giudicavmo dovere essere re. t questo appr-

il'd"l;;g; Jàoto g.*a" ,àr".olu*"^t".,tt'-'id"i qi coloro a chi,si a9ne1t1il r9en3' ma di

qo"lli * "É

e'non si mp'etta; come fu nella moglie di Tuquinio.giwm:' fiqìiu:li dl -t"T:;^'i-T'"'

Àorr" du questa rabbia'. "ont

o og.i pi"tà put.ilu *o""" il tgii: ::i* { t"^e " tòr8li la,vitre il

*gno; tmtà "timava

più essere reginache figliuoìa di re, (cito^dall'edizione dei. l)*coril sopra la Pnma

ii"o'ar nn ma, uil*o, Rt ro-liigg+, .,.il",u da Germro Sasso e Giorgio Inglese). E queste sono le

narole che Tullia rivolee ,x, o;;;;;;ili* ttzs'M" Et usurpm"te il à4o l loi maìgrado l

ì,,lor lo ri diede il buoi popof di Ro^r, lSe non poi che'l timor vi fee con doni lPlacare.il volgo, e

a"--a*gfiil ."g"", i É".ifre vi fuo, e .ono, "

,** s"*p.e.l Nemici i padri.e I'altra nobiltate,.- _;

p"i i"a.o] roto "o*"

Florimi, nell'individuue il iigrificato storico della ripresa di m Senere

t"tt".*io "o-"

la txagedia regolue, ne as'oci la foma alJspuio sociale- del "po19re'.-e. il contenuto

ii;.ia"" a i"a"gr.e f, *enti"dei prircipi attraverso lo smminto alto della tragedia' (Piem Florimi'

I;",;;1";^;i Li;;;. It rlialogo' cuttu'rale nel primo cinquece_nto, Napgli, Liguori editore, 1981, p.

36), e co-e Garavelli, """"*ufiào

brevemente all'esperieua degli Orti Orimllui' *nl::j!:^:*d"deilimtichità interpretata come stmento di uione sul presente appue evidente soprattutto nel ctro

dell,Antigone del1,Àlu-*i' restauo della tragedia classica,-nel mèÙo degti sciolti trissinimi, a ceìare

m pu$ola politica arti-medicea' (GuavÙ, op' cit', p' 556.n')',3, Sono dedicate ultu -o.t" À iosimo RucJllai le cwoni Quando l'alma.g.entile e Deh, pe,rché

n'noi uriiti o gentil'alma;e a Cle*ente VII e a Ippolito, rispettivamente, Ie già citate cmzori Molti

e molt,anni son-che questa nosim (Trianfo della paie) e bonÀa del ciel se I'humiltate.e 'l pianto' l{isembra inoltre che neUa ,"o.

"gtogu del"Martet[i Em'n ella stagion, che il sol più rcalda - ai w. 89-

3"*n"1.*,"it*ìfli'-ff:,#;,:m'":I':: LiX:^l"#i.Ì::T":ifl:l;::TlT:,1':flfi,i1iJ,"",xjitI-ialno fortma, d"' -"r r"i."*"u, iNro," g"tti

"t p'aesi a cercar spinser - sia da leggcrsi u dupli-

ce riferimento alla morte di Cosimo e alì'esilio di Luigi Alamami'

DLIE MANOSCRITTI DELLA .TULLIA, DI LODOVICO MARTELLI 1,67

fiorentina (amrnesso che la sua attribuzione al Machiavelli sia valida,3s), lavicinanza del Martelli agli stessi arnbienti in cui operò il Machiavelli fra lafine degli anni Dieci e iprimi anni venti è praticamente certa,

" ,rru toro

personale- frequentazione, se non una -roro

più attiva colaborazion., fr"tto-sto probabile anche se ancora da verificare,rr.Però, se è vero che il Marteli si ailontana (ir che comunque non imprica

necessariamente il concetto {i fuga) da una Firenze urr"or" -ìdi"ea, è airchevero che non vi fa ritorno nel peiodo repubblicano , e, anzi,si pone al servi_zio di.un capitano dell'esercità spagnolà. La sua fuga da É#;;;r;;i."-q",g.d NToI,-agli inizi ai maggio, col Fieramosca; è doìruta all,avanzaredel-l'esercito del Borbone (e la peste che colpisce Firenze nel luglio-agosto del1527 ron deve aver favorito gli eventuali propositi di .i";;i;;;,;i;;;*_te l'imperatore si_pone definitivament" .oitrà ra sua città ,oio u p*ti."'durtuattato di Barcellona, quando ne vende Ia libertà in cambio a.u';ir"*or.-:.,:,1:9_r,t""e

d3l papa (e se Firenze è nella Lega,rimane sempre in una po-::1.": d-r secondo piano, anche ge-1c{ Sll scontri fra imperiali-e collegati re_stano ben al di luori dei confini della Toscana). Tornandà a leggere l^"Tuilia,con lo Spera, si può notare come l,ultima stanza del ,".ordo""?.o f*. nZ _

40)

serve, quindi, a Martelli pe,r un'inserzione ideologica, per cominciare ad attaccare Ia ooli-uca popolare e preparare i[ terreno a ben più tendenziosi messaggrl che si espliciterannonella conclusione dell'opera,.o;

cosa che awiene ai ,v. 1130-34 e nena parte finare deila tragedia, guandol'invenzione di una sommossa popolare '

è l'occasione creata dal Marterli per s-owapporre alla vicenda un più trasparente messag-gio ideologico a favore dell'alleanza fra il'detentore del potere."grl" " sii "rai-"ti,

-

con una ucalcolata larvata atttalizzazione, che trova il suo curmine nellaulezione (...) resa universale dal Coro conclusivor'",.

%1e1d9 presente che il comportamento del|aristocrazia fiorentina nelperiodo della seconda rep:]bblica è-piuttosto vario - gh otrirn";

"lr;;pp;tenevano alla cerchia degri amici dèi Medici ,r"rgo.ro".[ortanati; guerii?esi opponevano alla politica di egemonia medicJa vogliono p.O .iiu." t"ripresa.della politica demagogicipopolare della primà r"puÉb[."; in sene_rale poi le classi borghesi sò da un laio diffidanoiei G.;di, d"li;É;";;"

18 Yedi nota 102.13' Mi chiedo inoltre se l'accostmento dei loro due nomi da parte derl,monimo biografo del varchi(vedi nota 104) sia da considerasi casuale.

li ftlaneUi, Tullia, ed. Spera, p. xrx."' Ivi, pp. xx e xxvtr-x-rix.

Page 26: Due manoscritti della «Tullia» di Lodovico Martelli

1,62 MARLA, FINNZZI

impegnate a limitare gli spazi del governo popolare - e, soprattutto, allaluce dell'ideologia politica che proprio in guei mesi il poeta fiorentino anda-va affidando alla sua tragedia, si può benissimo far rientrare Lodovico -che sem-bra comun![ue più interessato a]la letteratura (e al compiacimentodi quelli che sono i suoi protettori) che alla politica - nel gruppo degli ari-stocratici moderati che al governo del popolo awebbe preferito una colla-borazione non fittizia dei nobili con il signore. Da questo punto di vista èsignificativo che proprio nel 1527 componga una canzonel{2 in cui chiamain soccorso di Firenze un rappresentantè dei Medici, il giovane Ippolito, per-fettamente in linea col messaggio affidato a Romolo negli ultirni versi dellaTullialr3.Inoltre, in più luoghi ebbe parole di rimostranza contro le azionidegli eserciti stranieri in ltalia, e di quello imperiale in particolare, colpevo-le del tanto esecrato Sacco di Roma; e il suo atteggiamento a questo propo-sito emerge chiaramente nelle stalze dedicate nientemeno che a YittoriaColonna, la vedova del marchese di Pescara Ferrante d'Avalos: già nel con-solare la nobildonna napoletana della acerba morte del marito, sottolineacome a questi sia stato così risparmiato ciò oCh'ei devea sopportar sotto laluna | (Et suo mal grado esser del fallo a parte) | Onde molto potea divenirbruna I Quella chiarezza, che dagli altri il parte,1", vale a dire la vergognadel Sacco della Città Santa, in merito al guale, da imperiale, avrebbe avutouna partè di responsabfità; poi, dopo aver descritto i peggiori orrori che es-seri umani possano commettere contro altri esseri umarri, indica guelli chesono i veri responsa.bili della turpe impresa: quel opio vincitore, che uPiange(...) et non si gloria I Anzi biasma anzi a Dio questa vittoria,, e l'altro utalch'hor teme et tace, I Fuor di speranza homai di miglior arni», a cui, si noti,nBen venne 'l mio signor portando pace I Per distornar gli antiveduti dannir,se solo ula fortuna altera, non gli avesse uChiuse l'orecchierlts (riabilitan-do, con I'accenno al tentativo di pacificazione da parte di Cesare 'Fieramosca, uno dei suoi protettori, ancorché ambasciatore e capitalo alservizio dell'imperatore ).

Può essere a questo punto significativo il paragone con le vicende del con-

'{'z Vedi nota 129.

'$ Yv.2372-22:.Dall'alte cme de' celesti Dei I Vedut'avemo il tuo sfrenato ardire, I Popolo insa-no; or non sai tu che Dio lHa la cua de'regi e degli 'mperi? | Quest'è vmo fuor, non da Dio messo IDentro a'tuoi petti, furioso volgo! | Io soo figlio di Marte, e sono il padre | Di quesm tera, e vegno adirti mme I Oggi non dee seguir guena tra voi. I Non conumtate al buon voler di Ciove, I Ch'ei non vimoslTi quanto fuato puote. I Lrcsate Lucio omai nel regno in pace, I Fin che ne 'l traggia destinato gior-

1" Lodovico Mattelli, Staw a yittoia Colonna,88, 3-6 (stmpa B, c. 110 v.).1r5 Martelli, Sranze, 119 (stmpa B, c. 115 v.). Anche Alfonso d'Avalos si era apertmente rfiuta-

to di partecipile aI Sacco della Città Smta, e .fu con chiam testimonio della sua sincerità. da quellaimpzzata milizia bmdito dal campo come ribelle,; riuscì poi a "cavar fuori di Roma, e richimue dinuovo alÌ'ordine i suoi soldati solo sotto la minaccia dell'e*rcito frmcese che avwava verso il regnodi Napoli (c{r. Scipione Àmirato, Dellefamighe nobili napoletane,ll,Firenze, Amadore Massi da For-Iì, 1651,p. 108).

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terraneo? e praticamente coetaneo, Benedetto varchi: come già sottorineatoprima, nei suoi anni giovanili il V;il;;"r"prtlti.*o, à^" lo erano igiovani che frecruentr"va a-Firenzf-""ì*,i'J'."*izio der Gaddi nel 152g(dopo essersi a-,ontanato du rir";";";lr"rJl.u" pesre), Io segue addirit-tura presso Ia corte oontificia, u o*ieto "lorì n"[r,"iJ* ,-"*il'cr"_ff ::", H;- fi i; j :.*f ";;i

; ;;q"t,,Ill"a,*, a Firenze, ; p"i, -.,u,

_

d.u;;ì";,6#;.rfl []JX":ir5;,ffi*:mi:1r"1Ì.ril;lr*;era ooppo tenace osserv€tore delle propriJ opioiorl ;;ù;;;; i.ii'lii;irriri"del 1529 torna a Fire:ze, doue partecipa alie attività della milizia. salvoandarsene dalla città all,inizio ;"I;;".;;.".riuo, gr*ao gli sconhi conle truppe imperiari si fanno più concreti- sJJì."pot

"ube esseie stato ir per-corso di Lodovico. che, creiciuto i" ,, urr,ì"rte fortemente antimedìceo(per lamiglia e per freguentazioni), ,". f;.;; _ nonosrante l,indole pocorranquilla, se dobbiamo sta.e .l girdirì; i"f Vr."ru ,;-_ priì..

"#lia"razione e alla conciliazi""" (""diiTriori;il;;.r" at papa Medici) perchéIa sua carriera letteraria era intanto gi; irririrt. sotto il nume di membridella famigiia Medrci (dJ Ri;+É; i;;ù,""1 con Ie dovute riserve giàespresse sopra), dopo l,incauta impresà'dell,i.rlio a "pÀ. [*"-if*r.rli"- lorse accidentale,

" ,iT momdnto * g.*a. tensione per la città _ diuna guardia dei Medici non è necessariaÀente un attentato contro iI rororegime) approda ne''ambiente

"d;;;i.-. .u. cesare Fieramosca,aggi,agendosi oalla schier".di q""i I;;;;#;;", all,estero, si a-bituavanoassai rapidamente alla vita di coite,,;. il;;";;ril" ,plr,t;;1fi.;;;"(fl._:[ìfilT:,ii:"fi1?#Y,li""'" *'oi"+i. à *o*à i"t"*",ì. u iàf"-

DUE MANOSCRJTTI DELLA .TULLIA, DI LODOVICO MARTELLI 163

Manu Flvazzl

r* Ptotti, op. cit.. D. Z.r.? Fiorini, op. cit.. o. g0

,.rri.ch"nestigmatùzalamatrcanzadi'cervello, e.Iemezza,(vilchi,stoiaforentina...,vol.l.

-- "' Questi i temini con cui il Cert.i; Àac^;,,- :r _^__ -t'esordio della dedica di B 1*.0"'§.*91 descrive il.raPporto di Lodovico. con il cadiraìe Ippolito nel-

p^:lt:1ry il'r-M,s(,,ft :;iH.{i€ij:È}i;ILffi H:*'.Tf; ;:l*:",':m::",ruxj. it.,:_*T3l,:,"i:rTff'tffii'.f,:,r":"",fJf*l.tni"*UT".i::t:T.,d:*;;;i,:#J",'o;1"(stmpa B, c. [lrl n). §urlu ne lascEse non poca testimoni-arza,

,", frIf:'rt 'rT {.oiflu ' n'**" o"tla repubblica at principato. stoia e coscieua poritica, Toi-