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DToscana092012

Mar 28, 2016

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L’INTERVENTO ..........................................9Ferruccio Dardanello

PRIMO PIANO

IN COPERTINA.......................................10Gianni Gori

RITRATTI ..................................................18Corrado Passera

GLI ASSETPER LO SVILUPPO ..............................22Giorgio Squinzi

SPENDING REVIEW............................26Andrea PieroniMatteo RenziRoberto Cenni

LIBERALISMO.......................................34Gaetano QuagliarielloGiovanni OrsinaVincenzo Olita

IL LINGUAGGIODELLA POLITICA .................................40Patrizia CatellaniKlaus DaviRenato Mannheimer

ECONOMIA E FINANZA

POLITICA ECONOMICA .....................46Enrico RossiVasco Galgani

ENERGIA .................................................50Uberto Canaccini

TECNOLOGIE.........................................56Alessio BrogiGiuliano CastoriMassimiliano BoggettiSonia Beccani

INNOVAZIONE.......................................66Massimiliano SorcinelliBelisario PiniGiorgio e Tito Bigagli

EXPORT ...................................................74Pierluigi Benaglio

STILE ITALIANO ...................................78Claudia D’ArpizioArmando Branchini Gioacchino AttanzioGaetano AielloRaffaello Napoleone Laudomia PucciPatrizia BambiRosanna MarziEugenio Alphandery

MADE IN ITALY.....................................98Martina CongeraFrancesco GiannoniGiuseppe FossatiCarlo Carmagnini Raffaele RimettiAndrea LazzeriAlessandro CasiniPhilippe ZecchettoAlberto Casini

MODELLI D’IMPRESA .......................116Francesco Santini Carla BasagniGabriele ZaniMaurizio BozziBarbara Biancalani

IL DISTRETTO TESSILE .................126Roberto MorgantiMassimo MilaniGiampiero LombardiAlessio NencioniValentina Hu Ying Chun

PRODOTTI ALIMENTARI .................136Simone Perzia

OSSIERTOSCANA

6 • DOSSIER • TOSCANA 2012

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TRADIZIONI TOSCANE ....................138Rubina Gianchecchi

ENOLOGIA ............................................140Patrizia Cencioni

CREDITO & IMPRESE ......................144Lo scenario toscanoEnnio DorisGiuseppe Guzzetti

TERRITORIO

LOGISTICA............................................152Bino Fulceri

TRASPORTI..........................................154Anna Sodi

MERCATO IMMOBILIARE ...............156Corrado Sforza FoglianiGli immobili di pregioJeremy Onslow-Macaulay Roger Coombes

EDILIZIA.................................................164Loris Zanfranceschi

RIQUALIFICAZIONE ..........................166Vito Riela

INTERNI ................................................168Lando Masi

MATERIALI ...........................................170Sergio Sacchetti

TURISMO ...............................................172Renzo IorioMaurizio MaddaloniBernabò BoccaCristina ScalettiPaolo CorchiaSirio Bussolotti

AMBIENTE

POLITICHE ENERGETICHE ............186Francesco Starace Tiziano Pieretti

RINNOVABILI ......................................190Leandro Lascialfari

GESTIONE RIFIUTI ............................192Nino Di Matteo

GIUSTIZIA

SEMPLIFICAZIONENORMATIVA.........................................196Luciana Breggia Massimo Giaccherini Carlo Poli

SANITÀ

TRAPIANTI ..........................................204Alessandro Nanni CostaIl sistema toscano

POLITICHE ANTIDROGA ................209Giovanni Serpelloni

COSMETICA ED ESTETICA ............214Cesare Sodini

MEDICINALI ERBORISTICI .............216Giorgio Sismondi

DISPOSITIVI MEDICI.........................218Luigi Salvadori

Sommario

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di Ferruccio Dardanello,presidente di Unioncamere

Proposte perla crescita

Dopo quattro anni di crisi, il tessuto produt-tivo del Paese appare chiaramente provato.Queste difficoltà si riflettono in maniera di-retta sull’occupazione che, secondo i primi

dati del sistema informativo Excelsior di Unioncamere eMinistero del Lavoro, quest’anno potrebbe ridursi di altre130mila unità. Il quadro che emerge dalla lettura delRapporto Unioncamere, diffuso in occasione della 10°Giornata dell’economia alla presenza del ministro delloSviluppo economico Corrado Passera, mette in evidenzail fatto che le manovre di finanza pubblica, indispensabiliper riportare i conti sotto controllo e riguadagnare la fi-ducia dell’Europa e dei mercati internazionali, quest’annoavranno un costo, in termini di recessione, molto elevato:-1,5% il calo del Pil che prevediamo quest’anno, con pic-chi intorno al -2% per quasi tutte le regioni meridionali. È chiaro che oggi il rigore non basta. Bisogna tornare acrescere, con interventi cantierabili nell’immediato cherilancino i consumi e attivino di nuovo la propensioneall’investimento.L’aspetto che abbiamo ben presente, dopo questi annicosì difficili, riguarda il fatto che i grandi mutamenti delloscenario geopolitico e le ricorrenti crisi del sistema eco-nomico-finanziario mondiale ci hanno fatti entrare inun’era nuova. Dobbiamo prenderne atto e smettere dicomportarci come se tutto, tra poco, dovesse tornare co-m’era prima. Non succederà. Se l’impresa si riorganizza

nel segno dell’efficienza, della qualità e dell’innovazione,anche le istituzioni - e le Camere di Commercio perprime lo sanno - devono fare lo stesso. Per questa ragione, abbiamo identificato cinque temi sucui lavorare e su questi abbiamo sviluppato le nostre pro-poste. Gli interventi che abbiamo ideato sono diversi etutti privi di oneri sul bilancio dello Stato; riguardano lasemplificazione, l’internazionalizzazione, gli investimenti,il credito, la diffusione delle imprese e il supporto al la-voro. Tra questi, la possibilità di ammortizzare gli inve-stimenti aggiuntivi delle imprese in tre anni per rilanciarelo sviluppo; un patto tra governo e Camere di Commer-cio per portare sui mercati internazionali altre 10mila im-prese nel prossimo triennio; una disciplina speciale cheimpedisca il fallimento delle aziende causato dai ritardinei pagamenti della Pa, ma anche la proposta molto con-creta - già affidata al Parlamento - di attribuire alle Ca-mere di Commercio il compito di rilasciare unacertificazione formale del credito tra imprese, esigibile insede giudiziaria con tempi rapidissimi. Per sostenere ladiffusione delle imprese, inoltre, proponiamo un rinviodei pagamenti Iva e Irap per i primi due anni di attivitàdelle nuove realtà mentre, in materia di lavoro, chiediamodi sostenere concretamente la riforma dell’apprendistatoin chiave europea, realizzando un sistema stabile di certi-ficazione delle competenze che, come in Germania, fac-cia perno sulle Camere di Commercio.

L’INTERVENTO

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IN COPERTINA

Le energie rinnovabili rap-presentano la sfida delGruppo Graziella,l’azienda aretina del fa-

shion fondata nel 1958 e cono-sciuta in molti paesi come unadelle più importanti realtà italianenel campo della gioielleria. Ac-canto al business storico, la societàha attuato strategie di diversifica-zione produttiva nel settore ener-getico con la creazione di “Gra-ziella Green Power” che dal 2010 aoggi ha realizzato più di 30 Mw difotovoltaico, tutti di proprietà, col-locandosi ai primi posti in Italiaper potenza installata. La società è inoltre titolare di quin-dici permessi di ricerca (il 10 percento del totale presentati nel no-stro paese) per lo sfruttamentodelle risorse geotermiche a mediaentalpia e sta realizzando impiantiper la produzione di SynGas dascarti di biomassa vegetale prove-nienti dalla lavorazione del legno odalla cura del verde pubblico, tuttocon tecnologie a zero impatto am-

bientale. «Utilizzando la più avan-zata tecnologia disponibile, checonsente di ottimizzare il rendi-mento di produzione di energiaelettrica anche in condizioni dibasso irraggiamento solare, saremoin grado di produrre ogni annocirca 20 milioni di kWh, pari alconsumo medio di 9.100 famiglie»afferma il presidente di GraziellaHolding Spa, Gianni Gori, che il-lustra la natura degli investimentinel campo della produzione dienergia da fonti rinnovabili e i fu-turi scenari di un’azienda fashionche nell’energia pulita e sostenibileha posto le basi della sua crescita.

A fine aprile la produzione èaumentata del 16 per cento ri-spetto alle stime, con un rica-vato aggiuntivo di 0.9 milionidi euro: l’ingresso nel compartodell’energia quale valore ag-giunto ha apportato al gruppoGraziella?«Non è stata un’operazione di tipofinanziario ma una diversificazionedi tipo industriale destinata a darci

in futuro un contributo ancora piùimportante, perché non vogliamocapitalizzare quanto già fatto, mainvestire ancora per internaziona-lizzare e continuare a crescere. Lecrisi reiterate del nostro businessstorico, ci hanno messo di fronte adue principali opzioni: difenderele nostre posizioni nel business je-wels, aspettando una ripresa deiconsumi e impiegando nel frat-tempo le nostre risorse in opera-zioni finanziarie, oppure seguire lanostra vocazione industriale, ricer-cando opportunità di businessdentro e fuori il nostro perimetroabituale. Credo che aver scelto laseconda strada, considerati i risul-tati fino ad ora acquisiti e le pro-spettive, sia stata un’ottima scelta».

A quanto ammonta la produ-zione energetica attuale?«Grazie ad un approccio molto di-namico, già nel 2011 abbiamo pro-dotto 9,2 milioni di kw con im-pianti a terra che diverranno 40milioni, sufficienti a soddisfare ilbisogno energetico di 20mila fa-

«Il dinamismo di Graziella Green Power ha fatto del business dell’energia, in un tempo molto

breve, il secondo fondamentale pilastro dei ricavi della Holding», afferma il presidente

Gianni Gori, che nel 2011 conta un utile di esercizio simile al comparto luxury

Elisa Fiocchi

LA DIVERSIFICAZIONE PRODUTTIVA COME STRUMENTO DI CRESCITA

10 • DOSSIER • TOSCANA 2012

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Gianni Gori, presidente di Graziella Holding Spa

Gianni Gori

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miglie nel 2012, anche grazie adinstallazioni sulle coperture di edi-fici industriali che abbiamo nelfrattempo realizzato. Questa se-conda modalità, anche se più one-rosa, ha dal punto di vista ecolo-gico il pregio di non occuparesuolo e di bonificare le coperturedegli edifici dall’amianto presente».

Oltre al fotovoltaico, su qualialtre fonti energetiche collocategli investimenti?«Nel 2012 abbiamo acquisito unasocietà che opera nel campo dellageotermia e costituito una societàche avrà il compito di sfruttare lebioenergie. Se devo fare un con-suntivo del grado di realizzazionedegli obiettivi che la holding si eraposta per il biennio, posso senz’al-tro dichiarare che la mia soddisfa-zione è ancora più grande, pen-sando che è il risultato di unabuona strategia e anche della ma-nagerialità e della competenza deimiei soci e collaboratori».

Quale pensa sarà l’impatto delQuinto Conto Energia sul set-tore e, nello specifico, sulla vo-stra attività?«Il futuro che si prospetta in Italiaper il fotovoltaico sarà caratteriz-zato da una sensibile diminuzionedella dinamica delle installazionidi nuovi impianti per effetto deimaggiori vincoli e delle riduzionedelle tariffe. Il fotovoltaico nonpotrà quindi più essere conside-rato, come in passato, una speciedi prodotto finanziario, piuttostouna vera attività industriale

IN COPERTINA

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❝L’Italia fu uno dei pochi detentorie utilizzatori di una propria tecnologiadell’atomo per produrre energia e mi piacepensare che, grazie alle nuove tecnologie,saremo di nuovo protagonistiin questa fase in cui la domanda di energiaoffre formidabili opportunità

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quando produrrà per il mercato oper un sistema d’efficienza ener-getica quando si tratterà di autoproduzione».

Quali aspetti non deve trascu-rare un’azienda italiana, affinchél’investimento in campo energe-tico possa avvenire con successo?«Per chi vorrà fare industria dafonti rinnovabili e vorrà crescere, siporranno le problematiche più ge-nerali di tutta l’industria italiana,come la necessità di internaziona-lizzazione, la dimensione aziendalee la capacità finanziaria. Per quantoci riguarda, vogliamo essere pro-duttori significativi di energia pu-lita da più fonti con più tecnologie,a partire dall’Italia, e non ci spa-venta l’eventuale successiva fase diinternazionalizzazione. Con Gra-

ziella Jewels, ad esempio, abbiamoa suo tempo accettato questa sfidae oggi proviene dall’estero più del90 per cento del suo fatturato».

Il nostro paese quale sfida do-vrà cogliere in futuro per mante-nersi competitivo?«Ritenendo prevedibile un au-mento rilevante e prolungato neltempo della domanda mondiale dienergia pulita, l’Italia non do-vrebbe perdere l’opportunità di es-sere fra i maggiori sviluppatori eutilizzatori di queste tecnologie emi riferisco non solo al fotovol-taico, ma anche al geotermico ealle biomasse. Alcuni decenni fa,prima di rinunciare, il nostro paesefu uno dei pochi detentori e utiliz-zatori di una propria tecnologiadell’atomo per produrre energia.

Mi piace pensare che, grazie allenuove tecnologie, si possa tornareprotagonisti in questa fase in cui ladomanda di energia offre formi-dabili opportunità».

Quali politiche mirate do-vranno confluire in questa dire-zione?«Per renderlo possibile occorre faresistema e in questo senso è evi-dente che università e ricerca, in-dustria e banche dovranno con-correre, mentre le istituzioni, siaall’interno che all’estero, dovrannopromuovere il formarsi di condi-zioni favorevoli. Il mercato internoha bisogno di una chiara politicad’indirizzo proiettata nel tempo daparte del potere centrale e di pro-cessi decisionali più snelli e rapidiin fase attuativa da parte delle am-ministrazioni locali. Mentre il si-stema bancario deve incrementareil ruolo di supporto alle impresemeritevoli, visto che occupiamo ilmondo dell’industria ad alta in-tensità di capitale».

Pur in una fase di contrazioneeconomica, su quali leve deve farforza il settore produttivo na-zionale?«Per fare sistema potremo ispirarcial modello dei distretti industriali

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FAMIGLIE SARANNO, SECONDO LE PREVISIONI,

QUELLE CHE L’AZIENDA RIUSCIRÀ A SERVIRE PER

IL FABBISOGNO ENERGETICO, PRODUCENDO

FINO A 40 MILIONI DI KW

20.000

❯❯

Gianni Gori

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IN COPERTINA

Graziella Group Spa è un'azienda italiana del fashionfondata nel 1958 con sede ad Arezzo. L’attuale

presidente onorario, Graziella Buoncompagni, si dedicò finda giovanissima alla creazione di gioielli in oro all’internodi un piccolo laboratorio, caratterizzati da uno stilepersonale e innovativo. Oggi il gruppo toscanorappresenta una delle più importanti realtà della gioielleriaitaliana nel mondo, grazie alla crescita costante suimercati esteri e al continuo rinnovamento dell’offerta alconsumatore nel rispetto di uno stile complessivoomogeneo dove gusto italiano e accuratezza dellarealizzazione raggiungono la perfetta sintesi. Da marzo2010, l’azienda ha intrapreso la strada delladiversificazione produttiva ottenendo ottimi risultati dicrescita nel settore energetico delle fonti rinnovabili.Graziella Green Power annovera oltre ai soci già presentinella holding anche figure tecniche con una precedente

esperienza nella progettazione e realizzazione di impiantifotovoltaici, geotermici e a biomasse.  La compagineeterogenea, che si contraddistingue per le sue capacitàfinanziarie, progettuali ed esecutive, ha permessoall’azienda di muoversi con un approccio dinamico sulmercato delle rinnovabili e di realizzare, in soli due anni diattività, più di 30 Mw di fotovoltaico, tutti di proprietà,collocandosi ai primi posti nel nostro paese per potenzainstallata. Il Parco Fotovoltaico "Malalbergo", con i suoi10.500 kW di potenza installata, rappresenta il fioreall'occhiello degli impianti posseduti dal gruppo ed è anchela più grande installazione fotovoltaica della Toscana.

www.gruppograziella.it

Tutto nacque da un gioielloLa sua storia si intreccia con l’evoluzione

del luxury e dello stile made in Italy

che il mondo ci invidia. Una base

che ha reso solido il gruppo toscano

e che oggi lo apre a nuovi orizzonti

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TOSCANA 2012 • DOSSIER • 15

che continuano ad essere una for-mula utilissima all’industria ita-liana. In Toscana, ad esempio, sa-rebbe auspicabile la nascita di undistretto delle energie rinnovabili,dal momento che esistono già im-portantissimi produttori di com-ponenti, università che stanno la-vorando sulle metodiche disfruttamento delle fonti e aziendecome la nostra che progettano im-pianti, istallano e producono ener-gia. L’integrazione fra le eccellenzedi questi operatori ne moltipliche-rebbe la forza competitiva».

Tornando invece al vostro bu-

siness tradizionale, la produzionedi gioielli, quali novità, inizia-tive e investimenti sono previstiper il futuro?«Per il biennio 2011/2012 Gra-ziella Holding si è posta due grandiobiettivi. Il primo è quello di rea-lizzare, nell’area di business sto-rica, una consistente brand exten-sion attraverso l’ampliamentodell’offerta di prodotto e aggiun-gendo alla linea Gold una lineaDiamonds, una Silver e infine unalinea Accessories che comprendeborse e cinture. Lo scopo di tale at-tività è rivolto all’acquisizione dinuovi consumatori e all’evoluzionedel profilo del brand da specialistadel gioiello in oro a interprete piùorganico del lusso made in Italy.Seguendo questa direzione, siamostati in grado di ampliare il peri-metro del business con altre mer-ceologie coerenti».

Quali margini di crescita siprofilano con l’avvio di questa

attività?«Questa decisione ha richiestomolto lavoro e investimenti ma lelinee programmate sono state rea-lizzate ed è già iniziata una fase dicollocamento a partire dai paesidove Graziella ha forte notorietà eposizioni leader nel mercato. Ciaspettiamo, con i tempi tecnici ine-vitabili, che i prodotti delle nuovelinee rafforzino la dinamica dellanostra crescita che nel 2012 è già adue cifre».

Qual è il secondo obiettivo?«Continuare a ricercare nuove op-portunità d’investimento indu-striale per le capacità finanziariedella Holding in aree di businessdifferenziante e con elevate capa-cità di crescita. Proprio da questastrategia d’intervento è nata la de-cisione di investire in Italia nelcomparto delle energie pulite, rea-lizzando prioritariamente impiantiper la produzione di energia elet-trica da fotovoltaico».

❞❯❯ ❝Lo scopo è far evolvere il brand,

da specialista del gioiello in oro a interpretepiù organico del lusso made in Italy

Gianni Gori

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SPENDING REVIEW

26 • DOSSIER • TOSCANA 2012

Consegnare ai cittadiniun nuovo ente con fun-zioni adeguate e capacedi produrre risposte ef-

ficaci, altrimenti sarebbe inutile farsopravvivere Province svuotate dicompetenze e, soprattutto, prive dirisorse. È la sfida imposta dal rias-setto delle Province stabilito dallaspending review estiva, come evi-denzia con chiarezza Andrea Pie-roni, presidente della Provincia diPisa e alla guida di Upi Toscana.«Il tema è questo: vogliamo che lenuove Province siano una sorta di“ectoplasma istituzionale”, ri-dando fiato a chi ne invoca l’abo-lizione, o cogliamo l’opportunitàdi renderle soggetti utili alla cre-scita sociale, alla competitività deinostri territori e alla tenuta di unequilibrio complessivo che le areeurbane, da sole, non sono in gradodi assicurare?».

Secondo la proposta del presi-dente Rossi, la riorganizzazionedovrebbe contemplare tre areevaste: Firenze (Pistoia-Prato), Pisa(Massa Carrara, Lucca, Livorno) eSiena (Arezzo-Grosseto). Lei cosane pensa? «Bisogna trovare un equilibrio traterritorio e funzionalità di un ente.E più gli enti sono grandi, più si ri-

schia di perdere il contattocon le comunità e si au-menta il divario tra citta-dini e istituzioni. Ma iltema dei nuovi confini do-vrebbe seguire la defini-zione di competenze efunzioni. Mi chiedo: la Re-gione vorrà avocarle tutte asé oppure lascerà alle nuoveProvince deleghe impor-tanti? Senza questa deci-sione, manca un elementofondamentale alla discus-sione. In altre parole, primail contenuto e poi il conte-nitore. Serve capire se la RegioneToscana voglia davvero valorizzaree dare spessore politico all’ente chela legge definisce di “area vasta”, ac-corpando a esso funzioni svolte daorganismi che non hanno rangocostituzionale, semplificando e ra-zionalizzando l’assetto istituzionalecomplessivo (Ato, consorzi, agen-zie), alla luce del fatto che funzionidi “area vasta” non possono util-mente essere frazionate sulla di-mensione comunale o su quelladelle unioni dei Comuni, moltovariegate e diverse tra loro».

Quali funzioni saranno attribuitealle Province che rimarranno?«La Provincia, da sempre, è l’ente

che si occupa del governo del terri-torio, delle infrastrutture e delle po-litiche per lo sviluppo economico».

È questo, quindi, il criterio perindividuare il nuovo assetto dellecompetenze.«Penso a un ente che si occupi diinfrastrutture, mobilità, ambientee assetto idrogeologico, ma anchedi politiche di area per la crescita,lo sviluppo, la competitività deiterritorio, incluse, quindi, le fun-zioni in materia di istruzione, altaformazione, poli per l’innovazionee trasferimento tecnologico alleimprese».

Ha denunciato il rischio che nel2013 le province toscane subi-

Province, pedine per lo sviluppo«Il tema dei nuovi confini dovrebbe seguire la definizione di competenze e funzioni».

È il monito di Andrea Pieroni, presidente dell’Upi Toscana, sulla delicata questione

del riordino delle Province e dei tagli alle risorse destinate agli enti locali

Francesca Druidi

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scano un default finanziario. Qualè la situazione e quali sono i ser-vizi che rischiano maggiormente?«Tutti i servizi ne risentiranno,nessuno escluso. Le cifre sono in-controvertibili. Ad esempio la miaProvincia, quella di Pisa, a partiredal 2010 per effetto dei tagli ai tra-sferimenti (6.800.000 euro) e allacapacità di spesa (10.700.000euro) ha registrato minori dispo-nibilità per 17.500.000 di euro.L’ultimo macigno, il decreto201/2011, con una riduzione deitrasferimenti di 3.100.000, ci hacostretto a predisporre una varia-zione di bilancio per riuscire a sal-vaguardare il piano di investimentiper quest’anno. La spending re-view ha dato il colpo di grazia allasostenibilità finanziaria dei bilanci

delle Province: 500 milioni di eurodi tagli nel 2012 e, soprattutto,1.000 milioni di euro in meno nel2013 saranno fatali. Per le Pro-vince toscane, ciò significa circa 50milioni di euro in meno nel 2012e 100 nel 2013. La gran parte deglienti vedrà azzerati i residui trasfe-rimenti e diverse Province sarannodebitrici dello Stato».

Ciò come si tradurrà nel concreto?«La riforma delle Province non puòavere luogo se cancelliamo la nostracapacità di erogare servizi stabilitiper legge. Poiché le spese vincolateper trasporti, formazione e stipendidei dipendenti non hanno spazi dimanovra, nel 2013 la capacità dispesa di gran parte delle Provincesarà azzerata. Per manutenzionidegli edifici scolastici, manutenzioni

stradali, carburanti, centri per l’im-piego, manutenzioni degli immo-bili, utenze di energia, acqua,telefono, ecc, già da quest’annomancherà circa il 75 per cento dellerisorse. È evidente che si tratta di untaglio di risorse, e non di un effi-cientamento della spesa, come ci sisarebbe aspettato. Parametrare il ta-glio ai consumi intermedi attesta difatto la volontà di non voler tenereconto né della razionalizzazione giàavviata e realizzata da parte di alcunienti, né dell’incapacità di indivi-duare quella ancora da fare. Un ta-glio così oneroso e assolutamentesproporzionato si traduce nell’im-possibilità di mantenere gli equili-bri di bilancio, mettendo in seriorischio anche il pagamento delle re-tribuzioni del personale».

Andrea Pieroni

TOSCANA 2012 • DOSSIER • 27

A sinistra, Andrea Pieroni,

presidente dell’Upi Toscana

e presidente della Provincia di Pisa

��

Penso a un ente che si occupianche di politiche per la competitivitàdel territorio, incluse le funzioni in materiadi alta formazione e poli per l’innovazione

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SPENDING REVIEW

28 • DOSSIER • TOSCANA 2012

«Le città metropoli-tane sono un suc-cesso dell’Anci e delCoordinamento dei

sindaci delle città metropolitane, edè una riforma strutturale dell’assettoistituzionale». Così, a inizio luglio, ilsindaco di Venezia Orsoni e quellodi Bologna Merola, rispettivamentecoordinatore delle città metropoli-tane e delegato agli affari istituzio-nali dell’Anci, avevano salutato l’ap-provazione della spending review daparte del Consiglio dei Ministri, poiconvertita in legge ad agosto. La scelta improcrastinabile diadottare soluzioni virtuose sulpiano dello snellimento dei livelliistituzionali - richiesta sollecitataanche dall’Europa - ha ispirato ildisegno di riordino delle province,con l’obiettivo di realizzare quantoera stato da decenni annunciato emai concretizzato: l’approdo versoun sistema composto da un nu-mero di province sensibilmente in-feriore a quello attuale, invertendodunque la tendenza al progressivo

Firenze,città metropolitanaLa “città del giglio” è destinata a sciogliere la propria Provincia

e a diventare a tutti gli effetti una delle dieci città metropolitane

italiane previste dal governo. Per il sindaco Renzi, la priorità

sarà identificare con chiarezza le funzioni del nuovo ente

Leonardo Testi

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Matteo Renzi

TOSCANA 2012 • DOSSIER • 29

lievitamento degli enti ammini-strativi intermedi, che si era veri-ficato nel corso degli anni. L’isti-tuzione delle città metropolitane siinserisce in maniera parallela econtemporanea al riassetto delleprovince, in attuazione della ri-forma del Titolo V della Costitu-zione. Le 10 città metropolitanepreviste - Roma, Milano, Torino,Venezia, Genova, Bologna, Fi-renze, Bari, Napoli e Reggio Cala-bria - “sopprimeranno” di fatto lerispettive Province e diventerannooperative entro l’1 gennaio 2014,salvo il caso in cui gli organi di go-verno siano in scadenza o prossimialla cessazione in data anteriore.

Nel caso in cui il capoluogo di re-gione diventi la città metropoli-tana, essa diventerà anche il Co-mune capoluogo di regione.Spetteranno alle città metropoli-tane le funzioni fondamentali delleProvince, tra cui si evidenziano lapromozione e il coordinamento

dello sviluppo economico e socialee la pianificazione territoriale edelle reti infrastrutturali. Faranno,dunque, capo a questi enti, teminevralgici come la mobilità, la via-bilità e l’organizzazione dei servizipubblici di interesse generale. Ilsindaco metropolitano è di diritto � �

In apertura,

il primo cittadino di Firenze,

Matteo Renzi

La città metropolitana deve essereal servizio del cittadino e non delle singolevisioni. La Città passa anche dall’aziendaunica dei rifiuti, dalla tramvia che arrivaa Campi e a Bagno a Ripoli

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30 • DOSSIER • TOSCANA 2012

il sindaco del Comune capoluogo,fino alla data di approvazione dellostatuto definitivo della città me-tropolitana, nel caso in cui lo stessopreveda l’elezione del sindaco e,comunque, fino alla fine del suomandato. Oggi sarebbe il primo cittadino diFirenze, Matteo Renzi, a rivestire ilruolo di sindaco metropolitano. Eproprio Matteo Renzi si posizionaal terzo posto, dopo De Magistrise Fassino, nella classifica dei sin-daci delle città metropolitane piùapprezzati, secondo lo studio Mo-nitorcittà Aree Metropolitane del-l’istituto di ricerca Datamonitor.Renzi si è dichiarato soddisfattodel provvedimento del governo,che ha recepito la proposta del-l’Anci sulle città metropolitane,raccontando di aver chiamato per-sonalmente Orsoni e gli altri vertici

Anci che hanno trattato con l’Ese-cutivo, per complimentarsi. Piùche mai incerta è però la situazionepolitica del “rottamatore”. A metàsettembre, il primo cittadino di Fi-renze ha, infatti, ufficialmenteaperto la sua campagna elettoraleper le primarie del Partito Demo-cratico e per la guida del Paese.Non ha intenzione di lasciare Fi-renze, ha affermato di recente, maal contempo ha ammesso: «L’ipo-tesi di Palazzo Chigi è molto arditae complessa. Ma è l’unica che po-trebbe portarmi via da Palazzo Vec-chio». L’obiettivo è, di fatto, inevi-tabilmente spostato, almeno per iprossimi mesi, sullo scenario na-zionale. «La città metropolitana –ha aggiunto Renzi – deve essere alservizio del cittadino e non dellesingole visioni, talvolta oniriche.La Città passa anche dall’azienda

unica dei rifiuti, per la quale cisiamo adoperati. Passa dalla tram-via che arriva a Campi e a Bagno aRipoli. E sarebbe interessante se ilParlamento attribuisse alla cittàmetropolitana due funzioni im-portanti: il potere urbanistico el’utilizzo dei fondi Ue». Del resto,Stato e Regioni possono ancora at-tribuire ulteriori funzioni alle cittàmetropolitane. Di fronte alle ipo-tesi che si stanno susseguendo circala nuova mappa delle Province to-scane, tra cui un’area metropoli-tana Firenze-Prato-Pistoia, Renziha le idee chiare: «Non sono affe-zionato agli schemi. L’area metro-politana è da sempre il continuumche va dal Valdarno fino alla Val-dinievole. Ma non mi interessano iconfini, sui quali adesso si pole-mizza, si decida anzitutto quali de-vono essere le sue funzioni».

� �

SPENDING REVIEW

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Roberto Cenni

TOSCANA 2012 • DOSSIER • 31

Dall’ipotesi della com-missione congiunta traConsiglio regionale eConsiglio delle autono-

mie locali (Cal) all’approvazione del-l’assemblea legislativa regionale: unaprocedura complessa quella dell’iterregionale di riordino delle Province.A commentare l’incerto scenario at-tuale è il primo cittadino di Prato,Roberto Cenni.

In generale, come valuta il rior-dino delle Province?«Se le Province sono enti da sop-primere, allora è giusto eliminarletutte. In questo modo si evita dientrare nel merito della discussione- spesso polemica e poco costrut-tiva - delle modalità di definizionedelle nuove Province».

Si tratta di una forma di resi-stenza culturale all’accorpamento?«Non sono soltanto campanilismi.Tutte le città sono fortemente pre-occupate per quello che sarà ilnuovo assetto organizzativo delloStato, del collocamento di organiquali prefettura e questura chel’ente provinciale si porta dietro.In questo senso, città come Pratonon possono permettersi di per-dere quei servizi che lo Stato ga-rantisce per la sua organizzazione.La nostra è la terza città del centroItalia e la seconda della Toscana enon intende abdicare a quello chepuò essere il suo ruolo guida. Lapartita importante si giocherà, indefinitiva, sul fronte dell’organiz-zazione dello Stato sul territorio esaranno molto importanti le deci-sioni che verranno prese».

Cosa pensa della proposta diriassetto territoriale del governa-tore Rossi?«Credo che si debba raggiungereun accordo con una proposta cor-

rispondente innanzitutto ai det-tami della legge. La proposta diRossi è completamente fuorviante,sbagliata e improvvida: la Regioneha sempre l’ultima parola ma nonpuò definire e indicare un progettoprima ancora che la commissioneappena formatasi inizi a lavorare.Nell’ambito della legge, poichéPrato è il capoluogo con il maggiornumero di abitanti, qualunque siala soluzione determinata, divente-rebbe capoluogo di provincia. Esa-minando, inoltre, ciò che com-porta far parte della cittàmetropolitana, è assolutamenteimpossibile per Prato accettare talecondizione, non utile ai cittadinipratesi. Non si comprende ancorala portata di un’appartenenza diquesto tipo, e la relativa perdita diautonomia su molti fronti. L’altraquestione che si pone è l’esigenzadi avere una provincia forte perpoter con pari dignità - Firenzecittà metropolitana, Prato capo-luogo di provincia - discuterequelle che sono le questioni im-portanti che riguardano l’area me-tropolitana».

Cosa si augura?«Auspico che la presenza dello Statoin una città come Prato sia maggior-mente rappresentata e non sfilacciatada una sottovalutazione della situa-zione della città e del distretto».

Verso un nuovo assetto dello StatoSi è subito acceso in Toscana il dibattito sui confini che assumeranno le nuove Province.

Il primo cittadino di Prato, Roberto Cenni, evidenzia come la diversa organizzazione

istituzionale sul territorio resti un grande punto interrogativo

Francesca Druidi

Roberto Cenni, sindaco di Prato

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36 • DOSSIER • TOSCANA 2012

LIBERALISMO

Oggetto di numerose di-samine ma disattesofino a oggi nei fatti, illiberalismo resta una

proposta tutta da decifrare perquanto riguarda il nostro Paese. «Il li-beralismo ha una grandissima fiducianella capacità della società civile difunzionare bene in maniera sponta-nea – evidenzia Giovanni Orsina,docente di storia presso la Liberauniversità internazionale degli studisociali Guido Carli e autore di diversisaggi – ma in Italia fiducia nella so-cietà non c’è mai stata. È semprestata diffusa la convinzione che lasocietà civile è immatura, arretrata, eche, quindi, vi sia bisogno di un

grande sforzo per farla crescere». Cosa ha frenato l’applicazione

dei principi liberali fino a questomomento in Italia?«Il nostro è un paese più a tradi-zione giacobina, con l’idea di unaclasse dirigente e di uno Stato cheimpongono alla società di funzio-nare in una determinata maniera.Anche il liberalismo che si è svilup-pato, quello del periodo pre-fascista,è di carattere interventista e statalista,dove la libertà non sorge dal bassoma si costruisce dall’alto. Poi nelcorso del Novecento si sono susse-guiti il fascismo e il comunismo, chedi liberale hanno naturalmente benpoco, e il cattolicesimo politico, che

di liberale avrebbe avuto molto, mache dagli anni Cinquanta in poi havisto prevalere una corrente non li-berale. De Gasperi era un cattolicopolitico fortemente liberale, Sturzoera un liberale con alcune caratteri-stiche ben precise; Fanfani e Moronon erano liberali, non saprei direquale dei due lo fosse di meno».

Nel contesto attuale di crisi, esi-stono i margini per una svoltamaggiormente liberale?«È molto difficile. L’Italia è un paeseche perde i treni della storia e il trenodella storia del liberalismo è transi-tato negli anni Ottanta. È statoquello il momento di grande for-tuna, almeno del liberalismo econo-mico: molti, infatti, all’idea di con-siderare Reagan e Thatcher deiliberali storcerebbero il naso. L’Italiaha perso quell’ondata, anzi in queglianni ha accumulato il proprio debitopubblico. Poi, in qualche modo, ha

Lo stallo dei partiti italiani in deficit di leadership può

rappresentare l’occasione per una rinnovata spinta liberale.

Ma a pesare, secondo il professor Giovanni Orsina, sono crisi

e globalizzazione: «La paura non aiuta il liberalismo»

Francesca Druidi

Un’amara liberalizzazione

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TOSCANA 2012 • DOSSIER • 37

Giovanni Orsina

acchiappato la coda di quel trenocon il 1994, ma quell’operazionenon è stata portata a compimento,non ha funzionato. Oggi, da un lato,l’unica strada che possiamo seguireper cercare di adattarci alla situa-zione a livello mondiale è quella di li-beralizzare, affrontando la competi-zione internazionale in una formapiù dinamica di quanto non sia statofatto fino ad ora, dall’altro lato lagente è atterrita».

Da cosa in particolare?«La parola globalizzazione, cheaveva un sapore buono a metàdegli anni Novanta, ha progressi-vamente perso il suo gusto piace-vole. Se, inizialmente, l’idea chel’Italia fosse coinvolta nei processidi globalizzazione suscitava spe-ranze, oggi genera più che altro ti-mori. Dopo quindici anni, ci sonostati prima l’11 settembre e poi lacrisi economica. Per l’opinione

pubblica il mondo è unposto pericoloso dalquale difendersi, noncerto un luogo di oppor-tunità. E la paura nonaiuta il liberalismo».

Non è ottimista sulfatto che possa esserciun cambio di rotta?

«Saremo costretti a compiere deipassi in termini di liberalizzazioneeconomica, ma non vedo nessunoche possa “vendere” agli italiani que-ste misure come azioni da adottarecon entusiasmo. Sono “pietanze” dafar ingoiare all’opinione pubblicacome una medicina amara piutto-sto che come un buon pasto».

Lei è direttore scientifico dellaFondazione Luigi Einaudi diRoma, che in un recente convegnoha lanciato una proposta alterna-tiva di riforma del finanziamentodei partiti. Di che cosa si tratta?«è una proposta che parte comunquedal presupposto che la politica è ne-cessaria. Nessun liberale afferme-rebbe il contrario, a meno che non sitrattasse di un esponente di estremadestra liberale (libertaria). La politicacosta ed è giusto che venga finan-ziata. Per un liberale il meccanismoprevalente di finanziamento deve es-

sere volontaristico, proveniente cioèdai cittadini e non dallo Stato. Laproposta è quella di un modello mi-sto con un piccolo rimborso-speseelettorale, mirato in maniera esclu-siva all’appuntamento con le urne,in ragione di un euro per voto e conforme di sgravio fiscale per chi, in-vece, intende finanziare liberamentei partiti. In quanto strumento delloStato, le elezioni resterebbero cosìsostenute da quest’ultimo, mentre ilfunzionamento della politica e deipartiti sarebbe ad appannaggio dellasocietà civile, aiutata in questo casodelle agevolazioni fiscali».

Quali sono le possibilità chequesta proposta venga recepita eaccettata dalla classe politica?«A parole possono essere tutti d’ac-cordo, nei fatti assolutamente no.Un modello di questo tipo costrin-gerebbe i partiti italiani a mettersi a“ribussare” alle porte e a cercare di re-cuperare il contatto e il dialogo coni cittadini per chiedere e ottenere fi-nanziamenti. Alcuni politici sonoesplicitamente contrari, come adesempio Violante, denunciando il ri-schio di consegnare la politica al con-trollo dei poteri forti. Chi si dice fa-vorevole a parole, poi nei fatti non loè davvero».

Nella pagina precedente, Giovanni Orsina,

docente e direttore scientifico della Fondazione

Luigi Einaudi di Roma

��

Saremo costretti a compiere dei passiin termini di liberalizzazione economica,ma non vedo nessuno che possa“vendere” agli italiani queste misure

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38 • DOSSIER • TOSCANA 2012

LIBERALISMO

“Società Libera” èun’associazione cul-turale tesa allo stu-dio e alla promo-

zione del liberalismo. L’annualerapporto sul processo di liberaliz-zazione della società italiana e lamarcia internazionale per la pacecostituiscono due delle sue princi-pali iniziative. Il direttore VincenzoOlita fa il punto sullo stato di sa-lute del liberalismo in Italia.

Qual è l’attuale situazione delnostro Paese?«Pessimo, perché se nel recentepassato c’è stata un’ubriacatura,quasi un abuso del termine libera-lismo, oggi invece si addossa a que-sta parte culturale responsabilitàche, in realtà, non ha. Negli anniscorsi, tutti si sono dichiarati libe-rali: D’Alema si è dichiarato un li-berale di sinistra; si è, inoltre, par-lato a lungo della rivoluzioneliberale che doveva avvenire a de-stra. Liberalismo è una paroladolce e suadente che significa tuttoe nulla, perciò tutti si sono riversatia capofitto su questo termine che èdiventato, di fatto, un’etichetta.Con la crisi internazionale, questatendenza si è attenuata. Al mer-cato, ai liberali, alla libera concor-renza, sono state attribuite colpeche non avevano. Non si tratta di

difendere a spada tratta il liberali-smo o il mercato, ma ci sono colpeevidenti della politica, non soloitaliana, che non ha saputo dareregole e certezze, e il mercato si ètrasformato in un non-mercato. Ilproblema, quindi, non è il libera-lismo, è che la politica si occupa ditutto in maniera spropositata,mentre dovrebbe concentrarsi supochi aspetti, stabilendo poche re-gole condivise».

Su quali temi si giocherà il futurodel liberalismo in Italia e non solo?«Il liberalismo andrebbe innanzi-tutto ridefinito. Società Libera ri-tiene che il liberalismo si basi es-senzialmente sul concetto dellacentralità della persona e della suaresponsabilità individuale. A ciò siricollega anche il tema dell’etica in-dividuale. Di fronte all’abusoodierno di questi termini, occorreriscoprire concetti quali responsa-bilità individuale, partecipazione atutti i livelli e cittadinanza. Viviamoin una società massificata, che soffrela mancanza di un’informazione se-ria e consapevole da parte dei mezzidi comunicazione, presupposto fon-damentale per una piena partecipa-zione. Oggi non è più sufficientelegare il concetto di cittadinanzaalla sola possibilità di voto alle urne;bisogna allargare la sfera della par-

tecipazione, anche, per esempio, at-traverso lo strumento referendario.Serve, inoltre, riportare la politicanel suo ambito. È preoccupante ilproblema della classe dirigente inItalia, di governance in generale: iltasso di credibilità si è molto ab-bassato. Del resto, io che ero in di-saccordo con la Prima Repubblicanon posso comunque fare a menodi riconoscere che, sotto il profilodella formazione politica, c’è un gapsostanziale rispetto alla Seconda Re-pubblica. Il fulcro resta comunquequello della libertà. Si pensi alla si-tuazione della libertà individuale inalcune aree del Mezzogiorno».

Contesti in cui la libertà dell’in-dividuo viene messa a dura provadalla criminalità organizzata.«Lo Stato ha perso in alcuni casi ilcontrollo del territorio, ad esempioin alcune aree della Campania e

Responsabilità, etica, cittadinanza. Temi centrali attorno ai quali andrebbe

ridefinito il liberalismo secondo Vincenzo Olita. Il direttore di Società Libera

annuncia la presentazione di un manifesto contro la criminalità

Francesca Druidi

Meno Stato, più partecipazione

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TOSCANA 2012 • DOSSIER • 39

Vincenzo Olita

Nella pagina precedente,

Vincenzo Olita, direttore

dell’associazione

Società Libera

Come in ambito economico,anche nel contrasto al crimineorganizzato la ricetta è meno Stato,con poche regole che consentanogrande efficacia

della Calabria. Diventa difficile in-vocare crescita e sviluppo quandomancano i presupposti di base. Daqui poi inevitabilmente ci si ricol-lega anche al discorso economico,ai motivi per cui le imprese stra-niere non vengono a investire e alledifficoltà degli imprenditori nelMeridione».

Come si potrebbero applicare iprincipi liberali per inseguire cre-scita e benessere?«Ritengo che occorra andare con-trocorrente rispetto a quanto si stafacendo. La ricetta è sempre lastessa: meno Stato, in particolareuno Stato che eserciti poche diret-trici di governance e non entri nelmerito della quotidianità dei citta-

dini. Se non immettiamo impor-tanti flussi di libertà individuale,non arriveremo alla crescita eco-nomica. Purtroppo, più il tempopassa e più si diffonde l’idea che c’èbisogno comunque e dovunquedell’intervento dello Stato. La si-tuazione in alcune zone del Paese è,invece, proprio da addebitare allasua onnipresenza. È in pro-gramma, a ottobre, a Salerno ilconvegno “Stato e criminalità”dove presenteremo un manifestoliberale sulla criminalità».

Quali i punti salienti?«La responsabilità dello Stato sulversante del crimine organizzato èpesante. Non è un problema di or-ganico: considerando il rapporto

numerico tra cittadini e presenzadelle forze di polizia, l’Italia è infattial primo posto nel mondo occi-dentale. Il nodo critico è che non sipuò contrastare in maniera radicaleil crimine organizzato solo con l’at-tività repressiva. Come in ambitoeconomico, la ricetta è meno Stato,con poche regole che consentanogrande efficacia; nel contrasto alcrimine organizzato auspichiamoun diverso ruolo dello Stato, ca-pace di affiancare alla necessaria re-pressione quotidiana un impegnoserrato sul fronte dello sviluppoeconomico e una vera e propria ri-voluzione culturale. Senza questainterconnessione, in Italia la lotta alcrimine è persa».

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40 • DOSSIER • TOSCANA 2012

IL LINGUAGGIO DELLA POLITICA

Il dilagare dell’antipolitica e lecondizioni critiche in cuiversa il Paese renderanno an-cora più cruciali le prossime

elezioni. A illustrare le strategie co-municative che potrebbero fare ladifferenza è Patrizia Catellani, do-cente di Psicologia sociale della po-litica e Psicologia dellacomunicazione presso l’UniversitàCattolica di Milano.

Come i politici dovrebberousare il linguaggio per raggiun-gere i propri obiettivi?«Il politico dovrebbe soprattuttocercare di dire con chiarezza aglielettori chi è, in cosa è simile a loroe, soprattutto, quali obiettivi con-divide con loro. Quanto al primopunto, un politico per diventareleader deve possedere un elementoche lo distingue dagli altri, che col-pisce l’attenzione e rimane chiara-mente impresso. Ora chel’affidabilità e l’onestà sono consi-derate caratteristiche cruciali, èprobabile che chi riesce a conno-tarsi come persona onesta e degnadi fiducia abbia maggiori possibi-lità di affermarsi. Vista la man-canza di stima nella classe politicanel suo insieme, chi non ne faparte o vi entra adesso ha dunquemaggiori possibilità di successo?Non necessariamente, perché lepersone hanno bisogno di tempo

per imparare a fidarsi. Potrebberiuscire qualcuno che sia nuovoalla politica, o conosciuto per altreragioni, ma che sia anche appog-giato da una personalità di cui giàci fidiamo. Ad esempio Monti, chepure godeva di un’ottima reputa-zione, è stato molto avvantaggiatodall’appoggio del presidente dellaRepubblica. Così ora chi che fosseappoggiato da Monti (oltre chenaturalmente Monti stesso)avrebbe sicuramente buone proba-bilità di successo».

E per quanto riguarda il se-condo punto, cioè il fatto che ilpolitico deve comunicare aglielettori la sensazione di essere vi-cino e simile a loro? «Bisognerebbe chiedersi se i nostripolitici adesso lo stanno facendo.Per quel che vediamo in televi-sione e leggiamo sui giornali, forsenon abbastanza. Pensiamo alleconcertazioni in atto per costruirele alleanze in vista delle prossimeelezioni. È naturale che, avvici-nandosi l’appuntamento eletto-rale, una parte consistentedell’attività politica venga dedicataagli intrecci e ai negoziati tra i di-versi leader, partiti e correnti, maquesti processi devono concludersientro tempi ragionevoli. In ognicaso, quanto accade non dovrebbeindurre nei cittadini l’impressione

di trovarsi di fronte a una politicadelle parole e non dei fatti o a po-litici che parlano solo tra loro enon con gli elettori. Non possiamopensare che alle persone interessisapere solo chi ha litigato con chi,è necessario capire che cosa i poli-tici hanno da proporci, che cosaintendono fare e quali obiettivi vo-gliono raggiungere. Insomma, ipolitici dovrebbero trasmetterel’idea che quello che stanno fa-cendo ha un valore, richiede unacompetenza specifica, è qualcosache altri non saprebbero fare conuguale risultato».

Quali differenze esistono tra illinguaggio dell’attuale classe po-litica e quello scelto dalle nuoveliste e movimenti civici? «Una prima differenza, almenofino ad ora, è l’uso massiccio, avolte quasi esclusivo, della rete daparte delle nuove liste e movi-menti. Internet è uno strumento

La comunicazione politica al tempo della crisi e del web 2.0. La docente

di psicologia politica Patrizia Catellani analizza i principali cambiamenti avvenuti

rispetto al recente passato, con lo sguardo rivolto al prossimo appuntamento elettorale

Francesca Druidi

La comunicazione dei fatti

Patrizia Catellani, docente di psicologia politica

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TOSCANA 2012 • DOSSIER • 41

formidabile e poco costoso perraggiungere un numero moltoampio di persone in poco tempo.Consente di comunicare in modofresco, forte e immediato. Pre-senta, tuttavia, anche dei rischi,perché le emozioni politiche e lapartecipazione che nascono onlinesono forti, ma rischiano di esseredi breve durata. Perché la passionepolitica rimanga tale è, dunque,essenziale che i movimenti svilup-pino in parallelo forme di vita po-litica condivisa, reale, direipienamente “fisica”. Un altro

aspetto che caratterizza al-cune delle nuove liste emovimenti è il ricorso aun linguaggio molto espli-cito, duro, tranchant, avolte anche offensivo. Inuna realtà di profonda in-certezza e instabilità comequella che viviamo oggi, lepersone, più ancora diquanto non facciano disolito, possono essereorientate a farsi convin-cere da discorsi “estremi”».

Quali sono gli aspetti fonda-mentali di acquisizione di con-senso per questi soggetti?«Innanzitutto chiarezza e univocità,evitando - nella comunicazione enei fatti - di suscitare l’impressionedi avere divisioni al proprio in-terno. Per i movimenti emergenti,più che per la politica tradizionale,è fondamentale la compattezza. Adesempio, nel Movimento 5 Stelle,che si è sviluppato così in fretta e inmaniera così estesa, è inevitabileche vi siano diverse anime e il ri-schio che si creino divisioni e fram-

mentazioni è sempre dietro l’an-golo. Movimenti di questo tipopossono entrare in una coalizionecon partiti tradizionali? Potrebbero,ma solo se riescono a dare l’impres-sione di non tradire la motivazioneper cui sono nati e di costruire alle-anze solo per poter agire politica-mente in modo ancora più efficace.Sia i movimenti sia i partiti tradi-zionali di coalizione, dovrebberonel caso saper comunicare in modoben chiaro che l’unità nella diver-sità è uno dei valori fondanti cuil’alleanza si ispira».

Quali saranno le parole chiavedella comunicazione elettoralenel 2013? «Nuova politica, rinnovamento,crescita, sviluppo, lotta alla disoc-cupazione, futuro per i giovani».

E quali istanze faranno presasugli elettori?«Ciò che andrebbe fatto in questomomento è un altro tipo di comu-nicazione, una comunicazione ba-sata su fatti, su dati, su proposteconcrete, con tempi e modalità direalizzazione».

Patrizia Catellani

Uno degli aspetti checaratterizza alcune dellenuove liste e movimenti èil ricorso a un linguaggiomolto esplicito

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42 • DOSSIER • TOSCANA 2012

VAGH LINDABSIL LINGUAGGIO DELLA POLITICA

Già proiettati verso lacampagna elettorale perle elezioni politiche2013, diventa interes-

sante andare a esaminare quelli chepotrebbero essere i fattori decisivinella comunicazione politica, allaluce delle trasformazioni avvenute inquesti anni nel panorama italianodei media e del clima di evidentemalcontento nei confronti dellaclasse dirigente. A dare una letturadell’attuale situazione è il massme-diologo Klaus Davi.

Se e in che modo l’uso di inter-net e dei social media ha influen-zato l’attuale comunicazionepolitica?«Ha inciso enormemente. I socialmedia sono diventati un canale dicomunicazione ma anche di verificadell’operato della politica, usati daipolitici e al contempo dagli elettori.Prima non esisteva un controllo cosìstringente. Con internet, invece, sipuò accedere alle delibere, ai soldispesi, a un bacino più vasto di in-formazioni. Oggi, attraverso il webe i social network, i cittadini pos-sono - anche senza la mediazionedei giornalisti - attivare dei mecca-nismi di pressione potenti. I newmedia hanno, inoltre, avvicinatoalla politica italiani che non anda-vano a votare».

Con la pesante crisi in attoe l’avanzare dell’antipolitica,quali sono i passi fondamen-tali che un politico dovrebbeseguire per comunicare inmaniera efficace?«Un politico è un testimonialdella propria politica. Predi-care tagli e sobrietà con unParlamento di sprechi già con-danna il politico alla poca cre-dibilità. È importanteinnanzitutto dare segnali chiari dalpunto di vista del comportamentopersonale e stabilire un rapporto difidelizzazione con l’elettorato: se at-tivi un blog rispondi; se riceviun’email rispondi, perché anchequesti aspetti contano. E poi occorreuno stile credibile: non serve pro-mettere la luna perché non ti vo-tano. Bisogna promettere cose reali,non sogni».

Ha modo di intervistare imembri della nostra classe poli-tica all’interno di “KlausCondi-cio”, la trasmissione che conducesu YouTube. Chi oggi tra i poli-tici sa utilizzare meglio le poten-zialità dei new media? Chi inveceboccerebbe?«Su internet funziona il messaggio di-retto rivolto agli elettori, insieme allaprovocazione e alla boutade. È unostrumento - scontato dirlo - usato

bene da Grillo, da Di Pietro e daimovimenti di protesta. Per quanto ri-guarda, nello specifico, le interviste suYouTube, funzionano bene quei per-sonaggi che parlano chiaro, in ma-niera netta: i De Magistris, leSantanchè, le Serracchiani, gli Strac-quadanio. YouTube è un canale doveè fondamentale emerga una fraseemozionale in grado di arrivare alpubblico e a cui si colleghi tutto il di-scorso. Internet, in generale, non amale mediazioni: Enrico Letta è un bra-vissimo politico, ma sul web sfonderàsolo in caso di gesti clamorosi. Pur-troppo non dice mai una frase cheresti in mente. L’iper-razionalità nonva bene, sul web bisogna saper un po’emozionare, anche con dei dati, deinumeri o degli aneddoti. Lo stile diun politico come Enrico Letta, fattodi sfumature, fatica a imporsi. La Dc,salvo qualche eccezione, con internet

Avere uno stile e una comunicazione chiari, attendibili e coerenti, anche sul piano umano.

Fidelizzare i propri elettori, mettendo a frutto anche le peculiarità dei new media.

Per Klaus Davi sono le strategie oggi vincenti per i politici italiani

Francesca Druidi

Credibilità prima di tutto

Klaus Davi, scrittore e giornalista

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TOSCANA 2012 • DOSSIER • 43

Klaus Davi

non avrebbe mai funzionato».In previsione delle prossime ele-

zioni politiche del 2013 verrà pri-vilegiato un medium piuttosto cheun altro?«Non si può prevedere ora. La tele-visione resterà importante, checchése ne dica, con talk show e confronti.Internet rappresenterà uno stru-mento di difesa ma anche di attaccoin campagna elettorale. Sarannosempre più rivalutate le radio e, inbase al sistema elettorale, conterà piùo meno la stampa locale».

Quali saranno, invece, le strate-gie utilizzate dai politici in cam-

pagna elettorale? «Anche in questo caso, impossibileprevederlo. Si può, usando il buonsenso, pensare a un marketing mixche impieghi tutte le leve, ma poi di-pende anche dallo stile del politico edel partito. Ad esempio, il Pdl, cheaveva un po’ sottovalutato la rete, staora investendo molto su internet.Un’altra variabile è rappresentata daisoldi che gireranno e non va escluso ilporta a porta. Questo discorso è, adogni modo, condizionato dal sistemaelettorale: se rimane quello bloccato,prevarranno i sistemi generalisti. Se cisarà la preferenza, internet rivestirà un

ruolo ancora maggiore. L’uso deimedia non va pensato in astratto, madeclinato in concreto».

L’elettorato da quale elementorimarrà più colpito?«Gli elettori andranno a vedere per-sino cosa i politici “hanno nelle mu-tande”, ossia conterà ogni aspetto. Epotendo misurare tutto, peserà la coe-renza del politico in questi cinqueanni. Poi naturalmente inciderannoelementi che variano da persona apersona. Le leve di marketing piùforte saranno, in generale, la coe-renza, l’attività svolta e, certo, inci-derà anche la comunicazione».

��

La televisione resterà importante, checchése ne dica, con talk show e confronti. Internetrappresenterà uno strumento di difesa ma anchedi attacco in campagna elettorale

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44 • DOSSIER • TOSCANA 2012

IL LINGUAGGIO DELLA POLITICA

Semplicità e chiarezza sono le parole d’ordine per far presa su un elettorato

in larga parte sfiduciato nei confronti della politica dei partiti. L’opinione di Renato Mannheimer

Francesca Druidi

È finita l’era del politichese

«Gli italiani ce lapossono fare,basta unire tuttele forze produt-

tive del paese». Frasi come questa,che campeggiano sui quotidiani op-pure rimbalzano dalla rete alla Tv,andrebbero evitate dai politici. Èl’opinione di Renato Mannheimer,noto sondaggista e presidente del-l’Ispo (Istituto per gli studi sullapubblica opinione). «Gli italiani cer-cano oggi messaggi chiari, non piùil politichese».

Qual è il problema più evidentesul fronte della comunicazionepolitica?«Si presenta un doppio nodo: da unlato, i politici continuano per lo piùa non offrire proposte chiare, sem-plici e concrete. E, dall’altro, c’è pro-prio un deficit di credibilità. Ipolitici non sono percepiti come cre-dibili perché in passato non hannosaputo mantenere le promesse fatte».

Rileva differenze tra “i tecnici” eil resto della classe politica?«Il governo tecnico è creduto di più,anche se è riuscito a raggiungeretutti gli obiettivi che si era prefissatoinizialmente. Si segnalano differenzedi stile piuttosto forti tra i messaggidei membri del governo tecnico -più diretti e precisi - e quelli dei po-litici tradizionali, maggiormentevaghi e indistinti. Basti prendere ad

esempio il caso della ri-forma elettorale: tutti i po-litici affermano che occorreuna riforma elettorale utileper il Paese ma senza en-trarvi davvero nel meritoperché, in realtà, non vo-gliono né parlarne né por-tarla a termine».

Nei recenti sondaggi, ilconsenso degli italiani neiconfronti del Movimento5 Stelle supera ormai lasoglia del 20 per cento.Che cosa convince?«Non è una questione di convinci-mento. È che il Movimento 5Stelle se la prende con i partiti. Ècosì grande la sfiducia nei con-fronti dei partiti tradizionali che icittadini o dicono che non vanno avotare - il 50 per cento in questomomento - o vanno in cerca diuna sponda che li rappresenti con-tro questi soggetti».

Quanto funziona oggi un lin-guaggio acceso?«Ha sempre funzionato. Ha co-minciato Bossi e ha subito avutosuccesso. In base alle analisi cheavevamo realizzato al tempo,emergeva l’apprezzamento versoun certo tipo di linguaggio un po’grezzo, perché riproduceva agrandi linee le conversazioni neibar sotto casa, trasmettendo una

sensazione di vicinanza all’eletto-rato. Bossi identifica un estremo diquesta tendenza, ma comunque unlinguaggio un po’ grezzo solita-mente aiuta. Ciò che conta dav-vero è la semplicità dei messaggi,come ha dimostrato il Berlusconidei tempi d’oro».

Quali strategie utilizzeranno ipolitici nella prossima campagnaelettorale?«Mi auguro per loro che saprannoessere più convincenti rispetto aquanto hanno saputo fare finora».

Su quali temi verterà la corsaelettorale?«La principale preoccupazione pergli italiani è il lavoro, anche per chiha il posto fisso. Chi saprà fare mag-giore presa su questo versante partiràcon un sostanziale vantaggio».

Renato Mannheimer, presidente dell’Istituto

per gli studi sulla pubblica opinione

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POLITICA ECONOMICA

46 • DOSSIER • TOSCANA 2012

Gli effetti dellarevisione dellaspesa pubblicarischiano di

minare i servizi essenzialidelle regioni. In Toscana,come nel resto d’Italia, i ta-gli operati dal governo co-stringono l’amministrazionea riorganizzare e razionaliz-zare la spesa: «Nel 2012 –spiega Enrico Rossi, presi-dente della Regione Toscana– ci siamo sostituiti alloStato e abbiamo sostenuto ilservizio di trasporto pub-

blico. Con la manovra contiamo di portare a unterzo del costo totale il contributo degli utenti».

Quali saranno gli effetti della spending re-view sul bilancio toscano?«La somma dei tagli operati dai governi Berlu-sconi-Tremonti e Monti impatta a regime percirca 400 milioni l’anno, solo per il trasportopubblico locale il taglio è di 170 milioni. Per il2013 si profila un vero e proprio tsunami, que-sti tagli sono insostenibili. Non per questo dob-biamo stare con le mani in mano. Non vogliamoessere quelli che mandano i conti fuori controlloo nascondono la polvere sotto il tappeto, né vogliamo essere i liquidatori dello stato sociale in Toscana».

Come intende muoversi la Regione per ra-

zionalizzare le risorse?«La Toscana la propria revisione della spesa la fada anni. Nell’ultimo triennio, per liberare risorseda destinare alle varie politiche di settore e almantenimento dei servizi, la Regione si è impe-gnata in un processo profondo di riorganizza-zione e razionalizzazione della spesa. Abbiamobloccato il turn over, centralizzato la spesa perbeni e consumi, dismesso uffici in affitto, ridottole auto blu, ridotte del 90 per cento le consulenze,gli enti e le fondazioni, siamo intervenuti sul-l’indebitamento regionale, sui costi della politica,abbiamo chiuso le sedi all’estero. Tutto questo ciha permesso di risparmiare circa 80 milioni. Mai tagli nazionali sono così imponenti che anchequesto sforzo, pur doveroso, non è sufficiente equindi dobbiamo intervenire in modo ancora piùstrutturale. Gli interventi che abbiamo decisoad agosto in tema di sanità e trasporto pubblicolocale vanno in una precisa direzione, quella del-l’equità e della tenuta del nostro welfare. Non vo-gliamo trovarci a fine crisi con uno stato socialemeno forte e inclusivo, sarebbe una perdita seccaper la Toscana. Vogliamo intervenire in tempo,facendo una scelta strategica per uscire da questomomento difficile con uno stato sociale in piedi,riformato e ristrutturato. Bisognerà anche dotarsisempre più di nuovi strumenti di lotta all’eva-sione e di verifica strutturata delle entrate».

Per quanto riguarda la sanità lei si è giàespresso riguardo i tagli operati dal governo.Quale sarà la situazione per quanto riguarda

Strumenti necessariper la tenuta del welfare

Enrico Rossi,

presidente della

Regione Toscana

L’ottimizzazione delle risorse a disposizione delle amministrazioni regionali

si è resa ancora più necessaria dopo i tagli previsti dalla spending review.

Enrico Rossi illustra gli ultimi interventi decisi ad agosto in tema

di sanità e trasporto pubblico

Nicolò Mulas Marcello

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TOSCANA 2012 • DOSSIER • 47

la Toscana?«Quello della sanità toscana è un sistema di qua-lità, sano, con i bilanci in ordine e, caso unico inItalia, certificati. Noi vogliamo non solo assicu-rare la sopravvivenza del sistema sanitario, il suomantenimento, ma anche garantirne lo sviluppoe il miglioramento qualitativo. La prima mossaè il riordino e la riorganizzazione: questo processoci restituirà un sistema meno costoso e allo stessotempo migliore. Contiamo di abbattere i costi del5 per cento, 250 milioni in termini assoluti, im-plementando la qualità. Abbiamo anche mossola leva della compartecipazione, ritoccando i tic-ket senza venire meno al principio di equità,cioè chiedendo di più a chi ha di più e salva-guardando le fasce più deboli della popolazione.Nel complesso gli utenti del servizio a cui chie-deremo di più sono circa 600mila. Agli altri 3milioni, che hanno un reddito Isee inferiore a36.000 euro, non chiederemo nessun sacrificio.L’operazione ticket porterà nelle casse regionali53 milioni di euro, ma a regime contiamo di arrivare a 80 milioni su base annua, introdu-cendo da gennaio l’Isee come unica forma di attestazione».

La Toscana deve fare i conti con i tagli delgoverno anche per quanto riguarda il tra-sporto pubblico. Come si sta muovendo laRegione su questo fronte?

«Il fondo nazionale per il Tpl è stato ridotto da2,55 miliardi a 1,6 miliardi di euro. E ancora leRegioni non hanno avuto dal governo centraleun euro di trasferimenti. Nel 2010 lo stato tra-sferiva alla Toscana per il Tpl 490 milioni l’anno,oggi 320. Mancano all’appello 170 milioni. Nel2012 la Regione si è sostituita allo Stato e ha so-stenuto il servizio. Con la manovra contiamo diportare a un terzo del costo totale il contributodegli utenti. Anche qui tutelando le fasce più de-boli, quelle con reddito Isee inferiore a 36.000euro, che non saranno coinvolte negli aumentidegli abbonamenti. Con questa manovra pos-siamo recuperare 5 milioni, a cui si aggiunge-ranno i 10 milioni che prevediamo in arrivo dagiugno del 2013 con la gara unica, il cui percorsoha preso ormai il via con la pubblicazione dell’avviso sulla Gazzetta ufficiale dell’Unioneeuropea del 22 agosto. Cito solo alcuni numeriin cui si può riassumere la nostra politica: 100 milioni di chilometri di rete garantiti con lariforma, 160 milioni di euro della Regione To-scana per i servizi di trasporto pubblico locale,1.000 nuovi autobus grazie ai 270 milioni dieuro della Regione per gli investimenti, 9 anni di contratto per dare stabilità al sistema. Una vera rivoluzione».

Enrico Rossi

1.000 I NUOVI MEZZI DELLA RETE DEL TRASPORTO PUBBLICOTOSCANO IL CUI ACQUISTO È STATO POSSIBILE GRAZIE AI 270 MILIONI DI EURO STANZIATI DALLA REGIONE

AUTOBUS

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L’instabilità dei mercati consolida ilclima di incertezza che caratterizzal’economia. La situazione delle im-prese toscane rispecchia l’intero sce-

nario nazionale: «Come abbiamo visto nella re-cente presentazione dei dati dell’Osservatorioregionale sulle società di capitali – spiega VascoGalgani, presidente di Unioncamere Toscana –una metà delle aziende è in una situazione di in-certezza, un quarto è in recessione, ma un altroquarto ha delle performance che ignorano lacrisi, grazie a innovazione, autofinanziamento ecrescita, al di là delle migliori aspettative».

Quali sono i settori che risentono di piùdella crisi economica? «Risente più della crisi chi non esporta, chi noninnova, chi non investe. L’edilizia è ai minimistorici, ma non certo per motivazioni interne alsettore. Anche il tessile e l’abbigliamento sonoin netto calo, con esclusione di chi è legato allegriffe o è in grado di esportare. Il commercio hacifre negative e la stessa grande distribuzione co-mincia a risentire della contrazione dei con-

sumi delle famiglie».Quali sono le previsioni per questa seconda

parte del 2012 e per l’anno prossimo? «Non si individuano elementi oggettivi in gradodi rovesciare rapidamente il trend negativo, an-che se siamo in una di quelle situazioni tipichein cui la gente non vede l’ora di darsi fiducia, diostentare coraggio e buttare alle spalle una dellecrisi più aggressive dalla storia. Sono convintoche anche a livello mondiale si aspetti da un mo-mento all’altro l’inversione di tendenza che di-pende da fattori da noi non controllabili. La cer-tezza sull’euro, ribadita dal governatore Draghi,mi fa ben sperare. Le previsioni per il 2013 di-pendono da questa inversione di tendenza, e sista parlando di due punti di Pil con segno piùo meno a seconda dell’input che ci si aspetta».

In che modo è impegnata Unioncamerenel supporto delle imprese del territorio ecosa devono fare le istituzioni per favorirel’economia toscana?«Non è certo questo il momento per fare da soli.Unioncamere Toscana si è messa da tempo a di-sposizione della Regione per supportare inizia-tive condivise per favorire l’export, la tutela deimarchi e dei brevetti delle nostre imprese a li-vello globale e i contatti diretti degli imprendi-tori con i mercati emergenti. Le istituzioni de-vono dimostrare all’opinione pubblica di poterrealizzare rapidamente performances virtuose, equindi risparmi effettivi, dando anche segnaliforti di stabilità politica; su quest’ultimo puntola campagna elettorale alle porte non facilita af-fatto questa dimensione di stabilità e concre-tezza, che è ciò che i mercati e gli investitori stra-nieri ci chiedono».

Servono segnali fortiIn attesa di un’inversione di tendenza dei dati economici,

Unioncamere Toscana si è messa da tempo a disposizione della

Regione per supportare iniziative condivise. Vasco Galgani analizza

il quadro toscano

Nicolò Mulas Marcello

48 • DOSSIER • TOSCANA 2012

POLITICA ECONOMICA

Sopra,

Vasco Galgani,

presidente di

Unioncamere Toscana

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50 • DOSSIER • TOSCANA 2012

ENERGIA

Negli ultimi dieci anni ha saputocomprendere, prima di tanti altri,le esigenze dei mercati in via disviluppo. E proseguendo su que-

sta strada, CEG Elettronica Industriale Spa, siconferma come uno dei marchi italiani più im-portanti e riconosciuti a livello internazionale,nell’ambito delle infrastrutture energetiche.Non più solo costruzione di gruppi statici dicontinuità, che rimane comunque il core busi-ness della società di Bibbiena Stazione, in pro-vincia di Arezzo, ma anche pacchetti completidi prodotti e servizi, nel settore elettrico, tali daconsentire una sempre maggiore potenzialità in-troduttiva nei confronti di grandi committenzeinternazionali. Il gruppo è da anni il fornitorepreferenziale delle più importanti società di in-gegneria e produzione, oramai in ogni parte delmondo. Con un notevole tasso di crescita e conun portafoglio ordini che già le garantisce, ad

oggi, un incremento minimo del 17 per centorispetto al precedente 2011, a sua volta cre-sciuto del 15 per cento rispetto al 2010. Que-sta importante realtà dell’economia casentinesesi appresta a effettuare ulteriori investimentistrutturali, dopo che alla fine dello scorso annoè stato inaugurato il nuovo insediamento pro-duttivo in Loc. Ferrantina Bibbiena (AR), checon i suoi 10mila mq. si va ad aggiungere ai13mila mq. della sede storica della società, inVia Nave, sempre a Bibbiena. Con questo ulte-riore potenziamento la CEG potrà puntare aun’ulteriore crescita e poter razionalizzare la suaorganizzazione interna. Soprattutto, la societàintende portare avanti nuove strategie al fine diconsolidare ulteriormente la propria competiti-vità oltre i confini nazionali. A parlarne è diret-tamente il suo amministratore, Uberto Canac-cini. «L’aumento del fatturato registratosi nelcorso del 2011 è certamente significativo, spe-cie se si considera il momento economico par-ticolarmente critico – sottolinea Canaccini –. Aquesto si aggiunga il fatto che, per il nostrotipo di attività, risulta assai difficile fare pro-grammazioni a lungo termine. Ma non pos-siamo dormire sugli allori, dobbiamo semprepensare a nuove strategie e puntare sulla crescita,non possiamo fermarci, chi oggi pensasse digalleggiare e vivere sul passato si sbaglia digrosso, occorre occupare nuovi mercati nelmondo e diventare sempre più azienda di rife-

Cresce considerevolmente il gruppo CEG, grazie soprattutto a una serrata politica

di internazionalizzazione e diversificazione produttiva. Le prospettive future della società,

direttamente dalle parole del suo amministratore, Uberto Canaccini

Filippo Belli

Dal Casentino, un modellodi sviluppo nel settore energia

Uberto Canaccini,

amministratore unico della

CEG Elettronica Industriale

di Bibbiena Stazione (AR)

www.cegelettronica.com

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TOSCANA 2012 • DOSSIER • 51

rimento nel proprio settore e per questo si devepensare al mondo come a un unico grandemercato».

Qual è stata, a suo parere, la strategia allabase di questa crescita?«Sicuramente l’internazionalizzazione della no-stra società. È stata la chiave fondamentale. Manon soltanto da quando è scoppiata la crisi. Daoltre 15 anni, abbiamo compreso che il mercatonon è più solamente quello italiano né tanto-meno quello europeo e, come è avvenuto per al-tre aziende italiane, senza l’aiuto da parte di isti-tuzioni varie, abbiamo iniziato a girare ilmondo, inanellando insuccessi, ma anche sco-prendo nuovi clienti, nuovi settori e prose-guendo nella nostra crescita».

A quali aree si riferisce?«Oltre al Medio Oriente, che rappresenta unodei nostri mercati storici,oggi la nostra atten-zione è concentrata su aree quali l’Est Europa,ci spingiamo fino a nazioni dell’ex Unione So-vietica, come Kazakhstan, Uzbekistan, Tur-kmenistan e la stessa Russia. Nel continenteAfricano, è da privilegiare la fascia del Maghreb,con particolare interesse ai nuovi investimentiprogrammati in Libia, ma anche Algeria e Tu-nisia sono paesi interessanti. Sempre in Africa,dobbiamo ulteriormente consolidare la nostrapresenza in Nigeria, Uganda e Sudafrica. Moltointeressante è il mercato Sudamericano, a talproposito penso che il Brasile rappresenti la

prossima grande scommessa da vincere. Si trattadi un Paese che punta moltissimo al suo svi-luppo, e questo processo verrà trainato anche daeventi come i campionati mondiali di calcio e leOlimpiadi. Il punto è semplice, si tratta di in-tercettare quell’esigenza di rinnovo infrastruttu-rale e tecnologico di questi territori».

Semplice, ma evidentemente non scontato.«Credo fermamente che un imprenditore, oggi,non possa lavorare con lo sguardo abbassato.Dobbiamo iniziare a osservare il mondo al di làdel nostro naso, specie in un momento di crisicome quello attuale. Se non c’è lavoro in Italiao in Europa, non significa che non ce ne sia daaltre parti. Sta a noi il riuscire a comprendere eprevedere le opportunità in tutte quelle aree incui è prevedibile e sostenibile uno sviluppo».

Per cui andare a vendere all’estero. Ma cosìnon si rischia di incontrare una forte concor-renza, da parte di produttori dislocati in paesilow cost?«Noi come CEG produciamo sistemi di conti-nuità destinati a grandi complessi industriali,realizzati custom, cioè seguendo integralmente lespecifiche tecniche di impianto, non siamo pro-duttori di gruppi di serie, pertanto la nostraconcorrenza è necessariamente qualificata e prin-cipalmente europea. È vero che alcuni nostriconcorrenti hanno delocalizzato le loro produ-zioni, in paesi dove potevano spuntare costi dimanodopera molto inferiori alla media euro-

❯❯

❝Oltre che sulla realizzazione di centrali elettriche, lavoriamo moltocon il settore Oil&Gas. Sta a noi riuscire a captare le opportunitàin tutte quelle aree in cui vi è una grande richiesta di prodottie di contenuto tecnologico

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pea, ma a mio parere questa strategia è superata.È già stato dimostrato che, comunque, i costiper seguire la qualità del prodotto e l’organiz-zazione produttiva a grandi distanze dalla sedeprincipale, a volte non compensano i bassi co-sti della manodopera. Certamente tutto questovale se vogliamo costruire prodotti di qualità epersonalizzabili. Se uno, al contrario, è interes-sato alla grande serie per uso civile, allora la vi-sione di insieme cambia radicalmente. Io credocomunque che stiano cambiano le politiche

complessive di mercato, non ci possiamo più li-mitare alla vendita dei nostri prodotti, perchéoramai è consolidata la strategia, da parte dellenazioni in via di sviluppo, di privilegiare i co-struttori locali, al fine di garantire una ricadutaeconomica e in maniera indotta un trasferi-mento tecnologico. In conseguenza di ciò, devecambiare la strategia dei produttori, non più cer-care di delocalizzare alla ricerca del minor costodi produzione, ma creare delle società con ca-pitale misto, residenti nelle aree interessate dallosviluppo, puntando ai benefici indotti dal fattodi risultare società residenti e formando perso-nale tecnico locale. Le nostre imprese devono es-sere in grado di fare parte di quel tessuto indu-striale locale e accompagnare la crescita dei paesicon maggiore tasso di sviluppo».

Alcuni suoi colleghi potrebbero contro-battere, però, dicendo che la delocalizzazionenon fa bene al nostro sistema.«Ma questa è una visione limitata. Non si trattadi smantellare il lavoro in Italia trasferendolo intoto all’estero. Si tratta, invece, di creare sinergie

La storia della CEG, azienda delsettore elettrico, è stata caratte-

rizzata in ogni sua tappa evolutiva dauna spiccata creatività progettuale,combinata con l’attitudine alla risolu-zione dei problemi e la tendenza adanticipare le esigenze del futuro.Queste caratteristiche distintive del-l’azienda si sono concretizzate in unacostante ricerca dell’efficienza dellesoluzioni proposte e si sono consoli-date in una posizione di importantefornitore per le più grandi società diingegneria e produzione del settoreenergia, sia italiane sia internazionali.Dalla fondazione nel 1976, l’azienda ècresciuta enormemente, fino ad ap-prodare nel 2003 alla costituzionecome società per azioni e alla nascita

nel 2008 di CEG Group. «Questa tra-sformazione societaria e l’interna-zionalizzazione – come spiega l’am-ministratore, Uberto Canaccini –,con lo sviluppo di vari punti di riferi-mento commerciali ha contribuito adare ulteriore slancio alle azionivolte a incrementare il nostro vo-lume d’affari, conquistando quote dimercato, sia in Italia che all’estero.E questo nonostante il momento direcessione complessiva». La produ-zione di CEG è veramente completa.La costruzione dei sistemi statici dicontinuità in corrente alternata econtinua, è arricchita da dispositiviper il controllo delle batterie stazio-narie e soluzioni dedicate per la ri-soluzione di qualsiasi problematica

di impianto. I prodotti di CEG sono ingrado di assicurare la continuità nel-l’alimentazione elettrica di utenzeprivilegiate e apparati di processo,installati nei grandi impianti indu-striali, quindi chimici e petrolchimici,centrali elettriche, gasdotti e piatta-forme off shore, raffinerie, oltre chenelle reti di telecomunicazione. Lespiccate doti manageriali della diri-genza della società hanno costruitonel tempo il successo di CEG, attra-verso investimenti mirati e graziealla capacità di raggruppare unostaff tecnico-ingegneristico chevanta una lunga esperienza nel set-tore elettrico e che si dimostra co-stantemente capace di interpretarele nuove esigenze del mercato.

UN’EVOLUZIONE GLOBALELa storia di un gruppo dall’anima spiccatamente internazionale.

Da una piccola realtà nata negli anni Settanta, alla grande Spa dei giorni nostri

ENERGIA

❯❯

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TOSCANA 2012 • DOSSIER • 53

e connessioni più solide con i committenti e ipartner stranieri. Non basta costituire una societàall’estero, bisogna anche produrre localmente. Soche può apparire come un paradosso, ma questoè il solo modo per garantire la sopravvivenza e losviluppo delle nostre aziende in Italia».

Come?«Creando un collegamento produttivo fra lasede principale in Italia e le altre società di pro-duzione all’estero. In altre parole, così come è ap-purato che dobbiamo vedere il mondo al pari diun unico mercato, allo stesso modo dobbiamoconsiderare le nostre aziende estere facenti partedi un unico gruppo produttivo. In questo modoin Italia produrremo sottoassiemi e componentiche saranno poi montati dalle società estere, lequali, localmente, completeranno la costruzionedei nostri sistemi producendo le parti meno pre-giate e tecnologiche. L’obiettivo, secondo me,deve essere rendere le nostre imprese centro ne-vralgico per l’innovazione e la qualità».

Quanto investite in ricerca e sviluppo?«Una parte considerevole dei nostri introiti.Vantiamo anche numerose collaborazioni conatenei italiani e stranieri. Certo, purtroppo inItalia risulta difficile creare connessioni con-crete tra realtà industriale e mondo universita-rio, questo è un gap che ci portiamo dietro datempo e che ci fa perdere punti in termini dicompetitività nel mondo. Sono anni che noi im-prenditori chiediamo una seria riforma da partedelle istituzioni e del Governo. A ogni modo iocredo moltissimo nel potenziale di questo mo-dus operandi. CEG, nel suo ambito, mira a di-ventare un punto di riferimento internazio-nale per tutti quei tecnici che voglionoosservare da vicino e approfondire le nostreinnovazioni. Mettendo anche in connessione,perché no, diverse università, italiane e stra-niere, creando un confronto empirico soste-nibile grazie alle nostre strutture ed eccel-lenze aziendali. Io vorrei che la nostra sedeprincipale in Italia diventasse nel tempo uncentro di eccellenza, dove si effettua ricerca,si producono nuovi sistemi e parti tecnologi-camente avanzate e vitali dei nostri gruppi, si

fa formazione a personale italiano ed estero,si organizzano convegni aperti a tutti gli ope-ratori esteri: società di ingegneria, clienti fi-nali, organi di governo. Quindi CEG dovràdiventare la capogruppo di un numero diaziende estere controllate, le quali si riferi-ranno a lei, garantendo un tasso di sviluppoper le società straniere e per la nostra aziendain Italia».

Dunque lei è più per il trasferimento tec-nologico che per il protezionismo del knowhow industriale?«È il mondo che ce lo chiede. Quando dicoche è importante aprire società direttamenteall’estero, lo faccio proprio perché i governilocali chiedono questo coinvolgimento daparte dei costruttori europei. È oramai unprocesso avviato, non possiamo opporci alprogresso, ma assecondare le scelte dei paesiin via di sviluppo. Io credo inoltre che questaaspirazione, da parte delle nazioni in via disviluppo, di poter contare su produzioni localie quindi avviare quel processo industriale dicrescita, che noi europei abbiamo vissuto apartire dagli anni Cinquanta, sia una aspira-zione giusta e legittima. È inutile opporsi atutto questo, temendo di poterci trovarenuovi concorrenti, il segreto sarà proprioquello di sapersi integrare nelle politiche disviluppo dei paesi esteri, facendone parte,dovremo in altre parole veramente diventarecittadini del mondo».

Uberto Canaccini

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54 • DOSSIER • TOSCANA 2012

ENERGIA

Lei ha più volte affermato che, al di làdella qualità dei vostri impianti, è il servi-zio a fare la differenza.«Certamente, è fondamentale essere dei par-tner ancora prima che dei fornitori. In qua-lunque parte del mondo dobbiamo rendercidisponibili per garantire assistenza, consulenzetecniche e per dare i nostri suggerimenti. Letecnologie e i sistemi che andiamo a installaresono altamente complessi. Il nostro piano diinvestimenti prevede di rafforzare il settoreservice, già a oggi molto sviluppato, con unnumero consistente di tecnici, disponibili a re-carsi in ogni parte del mondo per attivare i no-stri sistemi. Sempre secondo lo spirito di in-ternazionalizzazione, abbiamo un programmaper sviluppare uffici all’estero destinati al ser-vizio post vendita e per le attività di manu-tenzione programmata ai nostri gruppi».

Negli ultimi anni avete continuato a di-versificare l’offerta e i target di riferimento.Quali settori vi stanno garantendo le mi-gliori performance di business?«Oltre ai settori storici di interesse, come Oil

& Gas, Petrolchimico e Centrali elettriche,siamo molto interessati al settore ferroviario ea quello delle energie rinnovabili. Ma quelloche vogliamo fortemente è potenziare CEGGroup , sviluppare cioè un insieme di aziendeItaliane fra loro sinergiche, offrendo ai grandicommittenti internazionali pacchetti semprepiù completi di prodotti e servizi nei settorielettrico e meccanico. La nuova strategia dovràessere anche quella di proporre impianti chiaviin mano, non fermandoci più alla vendita dicomponenti facenti parte di impianti».

Nel 2013 la CEG festeggerà i suoi primidieci anni da Società per azioni. Quale bi-lancio può trarre?«Il passaggio alla SpA è stato fondamentale. So-prattutto, ha rappresentato la risposta alle esi-genze di crescita finanziaria e strutturale del-l’azienda. In questo periodo abbiamodecuplicato il nostro fatturato e abbiamo con-vinto sempre di più, cosa tutt’altro che scon-tata, il mondo bancario. Inoltre è stato un ri-conoscimento importante, dopo tanti anni disacrifici e duro lavoro, poterci proiettare in unmodello di azienda diverso, permettendoci dioperare pensando sempre in grande, con losguardo rivolto al futuro. Oggi sarebbe im-pensabile crescere senza concentrarsi sulla con-tinua ricerca di nuovi settori e mercati, ma so-prattutto senza comprendere le mutate erapide esigenze dei mercati mondiali».

❯❯

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TECNOLOGIE

56 • DOSSIER • TOSCANA 2012

Non è semplice valutare il danno eco-nomico che il mercato della con-traffazione causa all’industria ma-nifatturiera. Le stime possibili,

comunque, denunciano perdite di diversi mi-liardi l’anno per i legittimi detentori dei marchi.La capacità dell’industria del falso di realizzare ri-produzioni sempre più fedeli impone quindi unsalto di qualità per le attuali tecnologie di lotta allacontraffazione. È all’avanguardia in questo settoreuna società aretina, la Cabro. Questa, attraversoil lavoro dell’unità Nano Chemicals ha sviluppatouna soluzione che, sfruttando le nanotecnologie,potrebbe rappresentare una rivoluzione per i si-stemi anticontraffazione e non solo. A illustrare

i risultati dell’impegnativa attività di ricerca esviluppo della società il titolare, Alessio Brogi.«Sfruttando fluorofori a base di oro nanome-trico usati come pigmenti – in vernici, polimeri,inchiostri – abbiamo sviluppato un innovativo si-stema che combina l’anticontraffazione con latracciabilità, entrambe con un elevato livello di si-curezza».

Quali sono le caratteristiche che fanno dellavostra soluzione un prodotto potenzialmenterivoluzionario?«La sua maggiore virtù è la complessità tecnica,che lo rende difficilissimo da imitare, dato chesfrutta particelle di oro di dimensioni minori delnanometro. Inoltre, essendo invisibile alla lucenaturale, è combinabile con qualsiasi vernice,anche trasparente. Infatti, diversamente da altriprodotti fluorescenti, in assenza di stimolazionespecifica, risulta incolore. La sua presenza è rile-vabile esclusivamente sotto la sollecitazione diuna lampada a luce ultravioletta. Questo vuol direche possiamo applicare all’articolo da proteggereuna sorta di impronta digitale, verificabile facil-mente attraverso un apparecchio apposito, mapressoché impossibile da riprodurre, se non di-sponendo di una tecnologia avanzatissima».

In quali settori potrebbe trovare applica-zione questa tecnologia?«Può essere sfruttata in tutto il settore della moda,quindi abbigliamento, pelletteria, ma anche ac-cessori e ottica. E anche nell’automotive, in par-ticolare per prevenire il problema della contraf-

Lotta alla contraffazionecon le nanotecnologieL’avanguardia nella ricerca di soluzioni per arginare il mercato dei falsi è rappresentata

da un’impresa aretina. Alessio Brogi illustra il percorso di sviluppo che ha portato a una tecnologia

che rivoluzionerà il settore della tracciabilità

Valerio Germanico

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Alessio Brogi

TOSCANA 2012 • DOSSIER • 57

fazione dei componenti. Inoltre, le sue appli-cazioni non si fermano al contrasto ai falsi,ma includono anche altre funzionalità. Peresempio, in ambito biomedicale, abbiamo spe-rimentato le sue funzioni traccianti nell’esecu-zione di operazioni seriali che necessitano di ga-ranzie qualitative importanti. Un caso è quellodell’incollaggio degli aghi alle siringhe,un’azione che una macchina ripete milioni divolte e che deve completarsi senza che si creinobolle d’aria o fori. Aggiungendo il nostro oro-fluorescente alla colla è possibile verificare fa-cilmente se questa è stata distribuita omoge-neamente, individuando eventuali pezzi nonconformi agli standard di produzione».

Come siete arrivati allo sviluppo di que-sta soluzione?«Questo e gli altri prodotti nanometrici sonoil risultato di un lavoro di ricerca avviato circaquattro anni fa. Ma la nostra azienda lavoracon i metalli preziosi da 25 anni, io e il miosocio Giovanni Battista Castigli siamo partitiinfatti come realtà di appoggio per il settoreorafo aretino per il recupero dai cascami, at-tività che ancora oggi svolgiamo. Nel tempoperò abbiamo diversificato, lavorando moltosulla chimica dei metalli preziosi di una certa

complessità».Vi rivolgete solo al mercato nazionale o

anche a quello globale?«Oltre alla nostra attività in Italia, nel 2007abbiamo acquistato un colorificio in Germa-nia che produce colori per vetro, porcellana eceramica. Con questa acquisizione abbiamocompletato il listino dei nostri prodotti dedicatialla decorazione. A livello commerciale, il nostrofatturato è diviso a metà fra mercato interno edestero. All’estero siamo presenti soprattutto neipaesi dell’ex Urss e del Far East, ai quali forniamoper lo più prodotti per il settore decorativo».

Qual è la vostra politica di gestione dell’im-patto ambientale?«La formazione dei nostri collaboratori è impo-stata a porre al primo posto il tema del rispettodell’ambiente, in modo che né l’attività di ricercané la produzione abbiamo ricadute negative sul-l’ecosistema. Per questo motivo abbiamo adot-tato un sistema bottom up, che, partendo dalpunto di vista chimico, esclude l’uso di nano-polveri. Infatti ci siamo sempre dedicati a svi-luppare e produrre i nostri prodotti a partire dauno ione, manipolandolo dal punto di vistachimico, ottenendo così risultati tecnologicisenza aggredire l’ambiente».

In apertura, al centro, Giovanni Battista Castigli, titolare insieme ad Alessio Brogi della Cabro Spa

di Arezzo. In questa pagina, Alessio Brogi e la nanotecnologia anticontraffazione:

a sinistra alla luce solare e a destra alla luce UV

www.cabro.it

❞❝Con l’applicazione dell’orofluorescenzal’articolo è protetto da una sortadi impronta digitale

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TECNOLOGIE

58 • DOSSIER • TOSCANA 2012

Una filosofia aziendale orientata al-l’innovazione continua. È questa lapolitica che guida l’azione del Ca-valier Giuliano Castori, titolare

della Imball Center, azienda produttrice di im-ballaggi flessibili destinati principalmente aisettori alimentare, farmaceutico e cartario.Inoltre, la società si è specializzata nella pro-duzione di buste termiche. Come spiega Ca-stori: «La nostra attività produttiva è divisa fradue stabilimenti, entrambi nella provincia diLucca. Uno è dedicato alle bobine stampate elaminate, l’altro alla produzione di buste, ter-miche e non». Con una produzione comples-siva annua di film stampato che ha superato le2.300 tonnellate, Imball Center festeggia iltrentesimo anno di attività confermando untrend di crescita costantemente positivo, tantoche il valore di produzione previsto per la chiu-

sura del 2012 è stimato in 14,7 milioni dieuro.

Da quale tipologia di articoli è compostala vostra gamma?«La produzione principale è rappresentata dallarealizzazione di imballaggi plastici monofilm elaminati a duplice o triplice strato, destinati alconfezionamento automatico soprattutto diprodotti cartari – come fazzoletti e tovaglioli –, alimentari quali surgelati, pasta, biscotti, caffè,latticini. A questi articoli è stata affiancata, findal 1982, la produzione di buste termiche ingrado di favorire il rispetto della catena delfreddo durante il trasporto di alimenti freschi,surgelati, gelati, medicinali e termosensibili».

La vostra azione si sta concentrando sualcune categorie di prodotti in particolare?«Abbiamo puntato sulla produzione di bustetermiche con speciali tipi di chiusura, come laminigrip e le minigrip a cursore. Queste bustesono destinate prevalentemente al settore far-maceutico e possono essere dotate di doppiodiffusore flessibile di gel anche con valori eu-tettici variabili in base alle esigenze dei settoridi applicazione ai quali sono destinate. Indi-pendentemente dalle applicazioni, però, tuttele nostre borse termiche sono tracciate perlotto attraverso un sistema brevettato. Inoltre,nella stessa unità produttiva, abbiamo duenuovi impianti dedicati alla produzione dellebuste a soffietto “Y New”. Anche questo è unnostro brevetto, destinato prevalentemente alladistribuzione alimentare».

Quali sono i materiali e le tecnologie che

La direttrice lungo la quale si muovono i produttori di buste termiche e packaging è quella

dell’innovazione costante. Necessaria in un mercato di dimensioni europee e fortemente

competitivo. La tecnologia per l’imballaggio flessibile secondo Giuliano Castori

Valerio Germanico

L’innovazione è la sfida per la qualità

Giuliano Castori, titolare

della Imball Center Srl

di Diecimo (LU)

www.imballcenter.it

www.termika.us

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Giuliano Castori

TOSCANA 2012 • DOSSIER • 59

utilizzate nella vostra produzione?«Utilizziamo film di varia natura: dal polieti-lene a varie densità al polipropilene, al po-liammide, al poliestere, a tutti i materiali conbarriera Evoh per i prodotti ad atmosfera pro-tettiva, all’alluminio e altri. Il flusso produttivo,realizzato tramite un processo di stampa, la-minazione e saldatura, viene assicurato da im-pianti e attrezzature all’avanguardia, in spaziproduttivi efficienti e seguendo procedure dilavoro che coniugano l’esperienza trentennalecon il miglioramento continuo permesso dal-l’evoluzione tecnologica. Da qualche anno ab-biamo anche introdotto un sistema di auto-controllo igienico basato sulla metodologiaHaccp. Inoltre, dal punto di vista organizza-tivo, siamo certificati Iso 9001 fin dal 1999».

Quanto investite nell’innovazione tecno-logica?«Il parco macchine viene mantenuto sempreaggiornato, attraverso un continuo e velocerinnovamento. Proprio in quest’ottica, fra gliinvestimenti programmati abbiamo inseritol’acquisto di una seconda macchina per la la-minazione dei film. Questo ci consentirà di mi-gliorare e potenziare il nostro modo di lavorare,in linea con la previsione di una continua cre-scita della produzione e del volume d’affari».

Qual è il vostro mercato di riferimento?«I nostri prodotti sono destinati alla grande di-stribuzione organizzata e alle industrie di con-fezionamento dei comparti food, non food efarmaceutico. In questi settori, negli ultimianni, abbiamo incrementato la nostra presenza

sia sul mercato italiano, che su quello europeo.Per questo oggi, attraverso la distribuzione deinostri clienti e i confezionatori italiani ed estericon i quali lavoriamo, il nostro prodotto è pre-sente in tutti i paesi dell’Unione Europea».

Quali sono i vostri progetti per il 2012 eil medio periodo?«Le direttrici di sviluppo per l’anno in corso eper i prossimi sono innanzitutto legate al re-cente acquisto di un nuovo stabilimento conun’area coperta di circa 20.000 mq, nel qualespostare progressivamente tutte le attività pro-duttive in modo da riunificarle. Una volta ter-minato questo progetto, lo stesso darà unnuovo impulso alla nostra attività con van-taggi sia logistici sia operativi, consentendo al-l’azienda di disporre di tutto lo spazio neces-sario per lo sviluppo futuro».

VALORE DI PRODUZIONE STIMATO PER IL 2012.

IL DATO 2011 SI ATTESTAVA A 14,4 MLN,

CON UN INCREMENTO DEL 8,6% RISPETTO AL 2010

14,7 mln

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TECNOLOGIE

Si chiama “Progetto Hepburn” ed è lacarta giocata da Sebia, multinazionalefrancese operante nell’ambito dell’elet-troforesi. Il progetto persegue l’eccel-

lenza aziendale coinvolgendo i clienti nella rior-ganizzazione dei processi, malgrado un contestogenerale sempre più intricato. Da una parte, ladifficile congiuntura economica; dall’altra imutamenti in atto all’interno della sanità –diagnostica di laboratorio inclusa –, cui si ag-giunge l’annoso problema dei prolungati tempidi pagamento. Forte delle ottime performancedel 2011, questa realtà guarda al futuro a testaalta per concretizzare la vision, citata da Mas-similiano Boggetti, direttore generale di SebiaItalia: «Innovare per fare dell’elettroforesi la

tecnica di scelta del laboratorio di diagnosticaper la separazione e l’identificazione di bio-marcatori proteici».

In cosa consiste il “Progetto Hepburn” ecome viene attuato?«Abbiamo avviato questo progetto che vuolemigliorare l’organizzazione aziendale, ripen-sandola in maniera prospettica e innovativa.Tale iniziativa vede coinvolti, da una parte i col-leghi con le loro proposte innovative, dall’altraun gruppo di lavoro composto dai nostri ma-nager e da un numero selezionato di clienti, cia-scuno rappresentativo del segmento di mer-cato che serviamo e coordinato da dueconsulenti di organizzazione aziendale. Il “Pro-getto Hepburn” è uno strumento per dare voceai clienti, affinché possano essere sempre dipiù soddisfatti di noi».

Come si esprime la vostra azienda in nu-meri?«Nell’ambito di riferimento abbiamo un ruolodi leadership mondiale, con oltre 80 distribu-tori e 8 filiali. In particolare quella italiana, incui lavorano un gruppo di persone che hannouna lunga storia, sono motivate e fortementeorientate alla soddisfazione del cliente, si con-ferma da molti anni il partner scelto dalla mag-gior parte dei clienti pubblici e privati nazio-nali. Qui, infatti, le nostre tecnologie sono

Bilancio 2011 positivo per Sebia Italia,

che non si adagia sugli allori e affronta

un mercato in crisi, mettendo in campo

un progetto rivoluzionario,

di cui ci parla il direttore generale,

Massimiliano Boggetti

Roberta De Tomi

Massimiliano Boggetti,

direttore generale

di Sebia Italia, società

con sede a Bagno

a Ripoli (FI)

www.sebia.com

Il “Progetto Hepburn”, per l’elettroforesi

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TOSCANA 2012 • DOSSIER • 61

Massimiliano Boggetti

impiegate da oltre il 90 per cento dei laboratoridi patologia clinica».

Con quale finalità e quali prodotti vi pro-ponete sul mercato?«Sin dalla nascita Sebia ha ideato, costruito ecommercializzato sistemi di analisi all’avan-guardia tecnologica, utilizzati per la diagnosidi patologie quali le discrasie plasmacellulari(la più nota è il mieloma, un tumore del mi-dollo osseo), la sclerosi multipla, l’abuso al-colico cronico, le talassemie, le emoglobino-patie e infine per il diabete, test lanciatoproprio quest’anno».

A proposito di Italia: in che contesto statelavorando e come vi rapportate a esso?«In questi anni il mondo della Salute sta at-traversando un periodo critico, sia per la re-cessione economica, sia per il Governo che, afatica, sta attuando un cambiamento delle re-gole del mercato che consenta di garantire aicittadini una salute sostenibile, senza com-promettere la qualità dei servizi. Spesso que-sti provvedimenti si abbattono sulle soleaziende del settore già gravate da margini ri-dotti dalla forte competitività e ingiustamenteindebolite da tempi di pagamenti lunghis-simi. Malgrado tutto, a dimostrazione dellasua solidità e buona gestione, nel 2011 SebiaItalia ha realizzato il risultato di profitto mi-

gliore della sua storia».Quali altri riconoscimenti avete ottenuto

e cosa rappresentano per voi?«L’Abi (Associazione Bancaria Italiana) ci hasegnalato fra le aziende più solide in Toscanadell’anno precedente e la Camera di com-mercio di Firenze in collaborazione conl’Università di Firenze ci ha attribuito il giu-dizio di merito creditizio “Eccellente”, nel ri-spetto dei parametri di Basilea III. Per noiqueste sono ulteriori conferme, che ci sti-molano a migliorare».

Eccellenza, come si traduce in obiettiviconcreti? «Sebia, facendo leva sulla sua lunga tradizionedi ideazione, produzione e commercializza-zione di sistemi diagnostici basati sulla tecnicaelettroforetica, vuole continuare a essere il for-nitore di riferimento grazie a un servizio di ec-cellenza e all’introduzione nel mercato di pro-dotti innovativi».

❝Il mondo della salute staattraversando un periodo critico.Malgrado tutto, nel 2011 Sebia Italiaha realizzato il risultato di profittomigliore della sua storia

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TECNOLOGIE

62 • DOSSIER • TOSCANA 2012

Entro il 2020 il 33 per cento del-l'elettricità e il 25 per cento del-l'energia globale dovranno essereprodotti ricorrendo a fonti rinno-

vabili. È quanto ha espresso l’Ue che ha ancheinvitato i Paesi membri a sviluppare una tec-nologia che utilizzi l’idrogeno come accumu-latore/vettore di tale energia. È infatti impor-tante sottolineare che una società basatasull’energia rinnovabile è impossibile a menoche l’energia non possa essere conservata sottoforma di idrogeno. Il motivo di ciò è chel’energia è intermittente. Il sole non splendesempre. Il vento non soffia sempre. Ma seuna parte dell’elettricità che viene prodottaquando l’energia rinnovabile è abbondanteviene utilizzata per estrarre dall’acqua l’idro-geno e quest’ultimo viene poi immagazzinatoper poterlo utilizzare successivamente, la so-cietà avrà una fornitura continua di energia.La molecola d’idrogeno è infatti un vettoreenergetico molto promettente, soprattutto inrelazione al possibile e definitivo decollo delle

fonti energetiche rin-novabili, in quanto puòrappresentare la mi-gliore risposta allo stoc-caggio delle stesse. È suqueste basi che sta por-tando avanti il suo la-voro la ILT Tecnologie,società che opera nelsettore metalmeccanicoe impiantistico. «Graziea un’esperienza plurien-nale nella produzionedi gas tecnici – speci-fica il presidente e am-

ministratore Sonia Beccani – all'interno del-l'azienda si sono sviluppate varie linee dedicatealla produzione di generatori di idrogeno e os-sigeno a gas separati, unitamente al settoreparti calde per turbine». La produzione di generatori di idrogeno e os-sigeno per usi industriali in sostituzione deigas derivati dal petrolio come Gpl, metano oAcetilene è in piena espansione, sia in Italiache all'estero. «I molteplici usi consentono didifferenziare i mercati di vendita sia per settoreche per zona geografica. In questo caso la pro-duzione viene venduta direttamene sul mer-cato. Nelle linee produttive acciai speciali, iclienti sono di primo piano: Enel, Avio, Sie-mens General Electric, Nuovo Pignone. Intale ambito la concorrenza è costituita daaziende multinazionali, caratterizzate da costiorari elevati e poca flessibilità; per questo le di-mensioni ridotte della nostra azienda e la pro-fessionalità dei nostri tecnici, ci consentono diessere estremamente competitivi e realizzareottimi ricavi». L’azienda ha recentemente in-vestito in un settore particolare. «Abbiamodeciso di proporci come fornitori nel campo

L’Unione Europea ha invitato i Paesi

membri a sviluppare una tecnologia

che utilizzi l’idrogeno come

accumulatore/vettore di energia.

Gas ecologico per eccellenza da usare

in sostituzione dei derivati del petrolio.

Ne parla Sonia Beccani

Marco Tedeschi

Sonia Beccani

è Presidente

e amministratore delegato

della ILT Tecnologie

di Ponsacco (PI)

www.ilttecnologie.eu

Cresce la produzione di generatori d’idrogeno

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Sonia Beccani

TOSCANA 2012 • DOSSIER • 63

Aeronautico per quanto riguarda il Turbogas,mentre per il settore Idrogeno, stiamo realiz-zando impianti prototipo per la modularitàdell’energia elettrica prodotta dalle energierinnovabili,. In particolare alcuni progetti rea-lizzati in Danimarca, finanziati dal governodanese, paese dove l’energia eolica è già ab-bondantemente utilizzata. Il tutto con note-voli successi. Anche a seguito di questi inve-stimenti, nel 2011 c’è stato un aumento difatturato del 18 per cento e ci aspettiamo lostesso andamento nel 2012».Per quanto riguarda la produzione di gene-ratori di idrogeno, grazie all'attività di ri-cerca tecnologica della Divisione Piel, sonostati sperimentati e costruiti generatori ditipo economico. «Questi generatori eranoconosciuti agli inizi come “saldatrici ossidri-che” per lavori di saldatura, brasatura, taglioe riscaldo. Anche se elettrolizzatori di mediacapacità per la produzione d’idrogeno e ossi-geno esistevano già da tempo, il loro costo ela difficoltà di utilizzo li rendevano adatti al-l’utilizzazione solo nei laboratori di ricerca.La nostra azienda invece è riuscita a produrreuna serie di macchine robuste, economiche econ bassi costi di gestione e, grazie a tali ca-ratteristiche, utilizzabili anche nelle piccoleofficine. L'idrogeno è il gas ecologico per ec-cellenza e il suo utilizzo in sostituzione dei

gas derivati dal petrolio apporta enormi be-nefici alla salute dei saldatori (non più espo-sti a gas dannosi quali il monossido di car-bonio) e all'ambiente in quanto il residuodella combustione è il solo vapore acqueo. Lapossibilità di autoprodurre con facilità l'idro-geno e l'ossigeno sul posto di lavoro nel mo-mento stesso dell'utilizzo e nella massima si-curezza a costi bassissimi è un’innovazioneche ci ha consentito di acquisire una posi-zione leader nel relativo mercato». Per quantoriguarda invece la linea acciai speciali il rife-rimento va alle parti calde per turbine e in-dustria chimica. «Per “parti calde” per turbinemi riferisco alle camicie di combustione,curve e convogliatori dei gas ai rotori, nonchéaltre parti complementari degli impianti cuile turbine sono destinate. Contatti diretticon multinazionali che costruiscono turbine,ci hanno permesso di approfondire i pro-blemi d’impiego e di durata dei componentida noi prodotti, mettendo così a frutto la no-stra esperienza nel campo delle lavorazionidei metalli speciali».

❝La possibilità di autoprodurrecon facilità l'idrogeno e l'ossigenosul posto di lavoro nel momentostesso dell'utilizzo è un’innovazioneimportante

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INNOVAZIONE

In Italia, pur avendo fatto passi notevolinegli ultimi anni, è ancora visto conuna certa diffidenza, ma nel mondo,l’open source sta guadagnando terreno

sempre più rapidamente. Lo testimonia an-che una recente ricerca condotta dalla Li-nux Foundation in collaborazione con il Yeo-man Technology Group. Su un campioneselezionato di 1.893 imprese a livello mon-diale, utenti del sistema operativo, è emersoche oltre 8 aziende su 10 hanno accresciutol’uso di questa piattaforma. Una porzioneanaloga intende continuare a implementarel’utilizzo di Linux anche nel 2014, mentre undato simile si riferisce a coloro che prosegui-ranno il loro commitment verso il sistemaoperativo open source.Chi affonda le proprie radici nell’open source,è la InitZero, società operante nell’It, natadalla condivisione di diverse esperienze nel

settore, autrice di un progettoinnovativo che le ha permessodi arrivare all’Expo interna-zionale di Shangai 2012. «Con questo progetto, al-quanto complesso – spiegal’amministratore delegato,Massimiliano Sorcinelli – ab-biamo vinto insieme ad altre200 aziende il concorso “In-novatori per l’Italia”, indettodal ministero dell’Innova-zione. Per la sua elaborazioneabbiamo collaborato con al-tre due società. Nella fattispe-cie, il progetto prevede lascansione tridimensionale distrutture industriali tramiteun laser scanner. Queste in-

formazioni vengono tradotte in oggetti tridi-mensionali e importate su software AutodeskAutocad. Successivamente tutti i componentidella struttura industriale vengono catalogatisu database relazionale. Tutto questo con-sente, ad esempio, di catalogare, come ungrande Lego la struttura industriale e ne per-mette lo smantellamento e la ricostruzione inun altro luogo, in tempi rapidi e con preci-sione. Al momento non ha avuto alcuno svi-luppo a livello di applicazione concreta».Il progetto è l’ultima novità per la InitZero,che tra le attività sviluppa anche software sudiverse piattaforme, privilegiando soprattuttol’open source, terreno che molte realtà no-strane guardano con una certa diffidenza. «Si-curamente – precisa Sorcinelli – esistono an-cora realtà, anche importanti, in cui ladirigenza predilige i sistemi conosciuti e ancheper i server opta per i sistemi basati soprat-tutto su architettura Windows. In generale,però, e sempre più di frequente, riscontriamoche il cliente guarda prima di tutto all’effi-cienza del progetto e in rapporto a questo pa-rametro, dà la disponibilità a realizzare l’in-vestimento su un determinato tipo di sistema,piuttosto che su un altro. Dunque la sceltacade sull’open source, nel momento in cui

Un progetto innovativo presentato

da InitZero all’Expo internazionale

di Shangai 2012, ha dimostrato

il valore della creatività italiana

anche nell’informatica basata

sull’open source. Ne parla

Massimiliano Sorcinelli

Roberta De Tomi

La InitZero opera

nell’ambito dell’It

e ha sede ad Arezzo

www.initzero.it

L’informatica amplia i suoi orizzonti con l’open source

66 • DOSSIER • TOSCANA 2012

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TOSCANA 2012 • DOSSIER • 67

l’utente si accorge di ottenere concreti bene-fici grazie a tale applicazione, sia da un puntodi vista funzionale, che finanziario».L’innovazione, che è nel Dna del settore IT,ma anche dell’azienda, che ha sviluppato di-versi progetti, tra cui, uno, in collaborazionecon una grande azienda di Arezzo, è un pro-gramma gestionale per aziende tessili, e l’altroè un controllo satellitare per automezzi coninterfaccia web. Accanto a questa, vi sono at-tività di assistenza e sistemistica portate avantidalla InitZero per una committenza sia pub-blica che privata.«Abbiamo collaborazioni anche con la pub-blica amministrazione – prosegue l’ammini-stratore – sia per la gestione dei sistemi in-formativi che per lo sviluppo di specificheapplicazioni software. Abbiamo anche colla-borato all’informatizzazione della biblioteca diArezzo e sviluppato un programma per la ge-stione dei biglietti e delle prenotazioni di mu-sei e mostre».Nell’attività dell’azienda, molte luci, ma an-che delle ombre.«Nell’ultimo anno – precisa Sorcinelli – siamocresciuti sia in termini di personale, che di fat-turato, dunque il riscontro è sicuramente po-sitivo. Questo incremento è da attribuire auna serie di iniziative mirate che hanno datoi loro frutti: abbiamo infatti continuato a in-vestire nella formazione e a sperimentarenuovi sistemi di sviluppo software e nuove ar-

chitetture sistemistiche da proporre al mer-cato. Le difficoltà incontrate, invece, sonoquelle che ultimamente stanno conoscendo lamaggior parte delle imprese. La recessione haridotto il numero dei clienti attivi, sia perchéalcuni hanno chiuso l’attività, sia perché altririsentono in maniera particolarmente negativadella crisi, rendendo quindi più difficile la ri-scossione dei pagamenti. Malgrado ciò, siamogià al lavoro sul fronte dell’innovazione e peril futuro abbiamo deciso di investire nellosviluppo di applicazioni per il mondo mobile.In questo settore stiamo infatti ricevendosempre più richieste, in particolare relativead applicativi per tablet e smartphone e cistiamo strutturando per offrire anche questotipo di dispositivi».

Massimiliano Sorcinelli

❝Intendiamo investire nellosviluppo di applicazioniper il mobile. In questosettore stiamo infattiricevendo molte richieste

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INNOVAZIONE

68 • DOSSIER • TOSCANA 2012

«Nonostante il difficile pe-riodo economico, conti-nuiamo a sviluppare nuoviprodotti, i più importanti

dei quali coperti da brevetto, unica forma diprotezione della proprietà intellettuale a li-vello industriale». È con queste parole che Be-lisario Pini riassume la filosofia adottata dallaSteab, azienda che dirige da oltre quarant’anni,per affrontare un mercato incerto e incapace direagire. Con circa 20 nuovi prodotti immessinel settore accessori per uso industriale nel-l’ultimo biennio la Steab conferma ancora unavolta la sua reputazione di società innovatrice,e nel farlo presenta la linea che meglio simbo-leggia la capacità di innovare: la serie Paguro.

«Paguro è una novità fondamentale nel campodelle scatole di connessione IP68 – commentaBelisario Pini –. Si tratta di un prodotto chegrazie alle sue peculiarità di facilità di utilizzo,massima affidabilità e minime dimensionivanta un’eccellenza assoluta. Proprio a com-pletamento di questa serie, negli ultimi quat-tro mesi abbiamo lanciato quattro nuovi mo-delli, e nei prossimi sette mesi è prevista l’uscitadi altri cinque articoli di ultima generazione».

Cosa distingue Paguro dalle altre scatole diconnessione?«Al contrario delle altre scatole di connessione,che lasciano l’introduzione del materiale isolantealle competenze del singolo operatore, quelledella linea Paguro contengono un innovativo gelsiliconico che, al momento della chiusura, ga-rantisce un’ottima resistenza agli agenti chi-mici e una lunga durata. E queste sono solo al-cune delle sue caratteristiche più importanti.Tra le altre cose, Paguro presenta anche un ele-vato grado di protezione alla connessione dicavi per applicazioni in “outdoor”».

Quali sono i principali campi di applica-zione della serie?«Sicuramente, l’illuminazione esterna per usoresidenziale e civile e l’architettura urbana. Lesue performance stanno dando risultati moltobuoni, soprattutto in quanto permettono alproduttore del corpo illuminante di “chiudereil cerchio”, ovvero di creare un prodotto com-pletamente stagno a protezione IP68 del colle-

Dare sfogo alla capacità progettuale e produttiva e immettere incessantemente

sul mercato prodotti nuovi e all’avanguardia. Anche in periodo di crisi

e recessione. Belisario Pini racconta la sua esperienza

Emanuela Caruso

Paguro, la novità negli accessori industriali

Belisario Pini,

presidente del Cda

della Steab Spa

di Firenze.

Nelle altre immagini,

il brevetto Paguro

e alcuni interni

dell’azienda

www.steab.it

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gamento tra corpo illuminante e linead’alimentazione».

A livello di vendite come sta an-dando Paguro?«La diffusione di questa gamma di ar-ticoli sta procedendo molto bene,tanto che negli ultimi sei mesi del-l’anno in corso, nonostante una con-giuntura economica particolarmentesfavorevole, Paguro ha fatto registrareun aumento del più 37 per cento sullevendite in 42 diversi mercati verso cui desti-niamo le esportazioni».

In totale la Steab distribuisce i propri arti-coli in 55 paesi. Essere presenti in numerosimercati nel mondo vi ha permesso di attutiregli effetti della crisi?«Senza dubbio intrattenere rapporti con cosìtanti paesi internazionali ha attutito gli effettidella recessione, purtroppo però lo ha fattosolo in parte. Per esempio, anche se è aumen-tato il nostro fatturato in zone come la Russia,il Brasile e i Paesi Arabi, ciò non ci ha comun-que consentito di bilanciare le perdite che re-gistriamo in mercati d’esportazione tradizio-nali ma di importanza molto più elevata, è ilcaso di Spagna e Francia e dell’Europa Occi-dentale in generale. Considerando questi ele-menti, non ci stupisce il fatto di aver chiuso un

2011 con un fatturato calato del 3 per cento ri-spetto al 2010 e di notare un trend ancora ne-gativo anche per il primo semestre del 2012,che ha segnato un meno 6 per cento rispettoallo stesso periodo dell’anno precedente».

Di fronte a una situazione così difficileche tipo di misure strategiche ha intrapresola Steab?«Il Consiglio d’Amministrazione, di cui sono ilpresidente, ha deciso di intraprendere alcunemisure molto importanti per permettere alla so-cietà di mantenere la posizione di mercato. In-nanzitutto, è stato previsto un completo rin-novo dell’impianto di preparazione ealimentazione plastiche alle presse; in secondoluogo, è stato scelto di investire nella realizza-zione di un impianto fotovoltaico per lo stabi-limento e il magazzino. Lo scopo di queste

strategie è quello di rispondere agliostacoli posti dalla stagnazione del mer-cato attraverso nuove proposte, atten-zione specifica alle esigenze del clientee rinnovata sensibilità nei confrontidell’ecosostenibilità e del risparmioenergetico».Il cuore della realtà Steab è il ma-

gazzino. Perché?«Perché è nel magazzino che i granulidelle materie prime vengono conservatiin precisi vani codificati. Al momento

Belisario Pini

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❞ ❯❯

❝Le strategie messe in campodall’azienda per affrontarela crisi hanno riguardatoil rinnovo di alcuni impiantidi produzione e la realizzazionedi un impianto fotovoltaico

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dell’utilizzo, ogni granulato viene prelevato eimmesso in appositi essiccatori a setacci mole-colari, per poi essere inviato sotto vuoto alle va-rie macchine. Una volta prodotti nelle esattequantità, gli articoli vengono controllati e con-fezionati automaticamente, ciò significa che ilterminale d’imballaggio conta i pezzi di ognibusta, le buste in ogni scatola, e le scatole dellasingola spedizione».

A fronte di quanto appena detto, risultaevidente l’alto grado di automazione dei vo-stri processi. Quanto è importante automa-tizzare l’attività?«Per una realtà come la nostra moltissimo. Se ilprocesso produttivo è altamente automatizzatoe gestito da un sofisticato sistema informatico,l’attività si ottimizza e il margine d’errore si ri-duce a zero. Per queste ragioni la Steab non puòprescindere dall’utilizzo di tecnologie d’avan-guardia e dispone, di conseguenza, di apparec-chiature e strumentazioni tecnologiche di pro-gettazione di elevatissima qualità».

Parlando proprio di progettazione, comenascono i vostri prodotti?«La fase iniziale della progettazione prevedeun’analisi approfondita e accurata di quelle chesono le richieste del mercato in quel preciso pe-riodo. Tutte le richieste individuate vengonotrasmesse dall’ufficio di marketing direttamenteal sottoscritto, poiché ci tengo in modo parti-colare a redigere una prima idea risolutiva. Unavolta dato il via a un progetto, questo viene pas-sato all’ufficio tecnico, i cui esperti si avvalgonooltre che della loro competenza e professionalitàanche di strumentazione tecnologiche».

È l’ultima novità immessa sul mercato dalla società Steab e

fa parte dell’avanguardistica serie Paguro. Il prodotto si

chiama Micro Paguro ed è in grado di rispondere in maniera

efficace a più esigenze specifiche, tra cui il collegamento di

cavi da un driver a modulo Led, la protezione del

collegamento con grado IP68 e la necessità di rimanere

invisibile. Al momento dell’acquisto, insieme al connettore la

Steab mette a disposizione del bacino d’utenza anche gli

strumenti per la connessione, in particolare due morsetti

doppi per il collegamento di cavi in neoprene. Micro Paguro

è un prodotto disponibile in pronta consegna ed è possibile

acquistarlo in sacchetti singoli o in cartoni da venti pezzi, in

entrambi i casi la Steab provvede a personalizzare il

packaging in base al cliente.

Micro Paguro 5665:l’utimo nato della lineaconnettori

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INNOVAZIONE

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EXPORT

Q uello che sta portando leaziende italiane a dipenderesempre più dall’estero, soprat-tutto in alcuni settori, non èun fenomeno legato esclusiva-

mente alla congiuntura attuale. Come testi-monia Pierluigi Benaglio, responsabile areacommerciale dell’omonima azienda specializ-zata nella produzione di celle isotermiche ecoibentazioni secondo le norme Atp: «Oggi citroviamo di fronte a un mercato italiano com-pletamente in stand by. Rispetto a dieci anni fa,appena un terzo dei nostri allestimenti in ve-troresina e poliuretano espanso per il trasportodi merci deperibili viene assorbito dal mercatointerno. I mercati che ci garantiscono la quotapiù consistente del fatturato sono quelli di Sviz-zera, Germania e Austria». La necessità di rivolgersi all’estero non è stata

però un’esclusiva della F.lli Benaglio. «Il suc-cesso ottenuto dai primi produttori che hannopuntato sull’export ha fatto crescere la concor-renza. Questo ha reso l’approccio ai mercati piùcomplesso, dato che i paesi potenziali per la no-stra fascia di prodotto attualmente sono quellinei quali stiamo già operando. Infatti, la Spa-

gna, per esempio, ha una produ-zione interna con la quale un pro-dotto estero non riesce ancora acompetere. E un discorso analogo sipuò fare per la Francia. Guardandoall’Est europeo, poi, ci troviamo difronte a una richiesta di prodotto difascia più bassa. Per riuscire a com-petere con le produzioni locali inpaesi come Romania o Polonia è in-dispensabile delocalizzare la produ-zione in loco, altrimenti diventa im-possibile conciliare costi diproduzione e prezzi di vendita –questa strada è stata già intrapresa daalcune aziende italiane, che infattihanno trasferito parte della produ-zione in questi paesi».La scelta di F.lli Benaglio è quindi

Pierluigi Benaglio descrive il mercato

europeo della produzione

e commercializzazione di celle frigorifere

per veicoli e sistemi di coibentazione.

Un settore in cui l’importanza

dei mercati esteri è venuta via via

crescendo nell’ultimo decennio

Manlio Teodoro

La F.lli Benaglio Srl

ha sede presso

Capezzano Pianore (LU)

www.benaglio.com

Tecnologie di trasportoper la catena del freddo

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TOSCANA 2012 • DOSSIER • 75

stata quella di mantenere altoil livello di qualità e di con-servare i mercati in grado direcepire questa fascia di pro-dotto. «Negli ultimi cinqueanni abbiamo sviluppato unatecnologia dedicata alle cellefrigorifere per i camion e i vei-coli in genere. Poiché il nostroprodotto è destinato a mezzi di trasporto, laleggerezza diventa un dato importante, natu-ralmente mantenendo le prestazioni tipiche ditenuta del freddo e un’alta resistenza. Quindiabbiamo lavorato molto su questo aspetto per-ché specialmente nei veicoli di piccola e mediaportata diventa molto importante avere degliallestimenti leggeri che di conseguenza garan-tiscono risparmi energetici importanti. Natu-ralmente la nostra produzione si muove all’in-terno degli standard Atp, che regolamentano letecniche costruttive degli allestimenti isoter-mici e refrigerati destinati al trasporto di pro-dotti alimentari deperibili. Con l’introduzionedella regolamentazione Atp vi è stato un note-vole miglioramento delle prestazioni isotermi-che e frigorifere. Infatti il trasferimento di der-rate alimentari, in particolare di quelledeperibili, ha sempre posto problemi di con-servazione dei carichi che, proprio nella fase deltrasporto, incontrano uno dei punti più debolidella catena del freddo». La specializzazione di F.lli Benaglio è quella direalizzare celle personalizzate per ogni mezzo ditrasporto. «Tutti i veicoli hanno delle caratte-ristiche comuni, ma anche delle differenze.Quindi per ogni commessa lavoriamo sullespecifiche che di volta in volta ci vengono for-nite dal committente. Il progetto è seguito in-

ternamente lungo tutte le sue fasi e garantito daun sistema di gestione della qualità Uni En Iso9001:2008. Il nostro ufficio tecnico provvedealla progettazione delle celle attraverso un mo-derno Cad tridimensionale parametrico, checonsente, prima della produzione, di verificarela coerenza delle richieste del committente ri-spetto alle normative vigenti. La cella vienedunque prodotta interamente nei nostri stabi-limenti, con un sistema di incollaggio che rap-presenta il massimo della tecnologia e garanti-sce robustezza, leggerezza, massimi valori diisolamento termico e corrispondenza allenorme igienico-sanitarie». L’attività della società di Capezzano Pianorenon si limita però alla produzione di celle, macomprende anche altri servizi legati al freddo eai trasporti. «Uno dei nostri reparti è dedicatoalle coibentazioni dei furgoni di serie. Questadivisione si occupa di adattare quei mezzi dipiccole dimensioni che eseguono consegne acorto raggio, per lo più all’interno delle città.Oltre a questo, noi forniamo una serie com-pleta di servizi per tutto quel che riguarda i vei-coli frigoriferi, offrendo assistenza e anche lapossibilità di effettuare il rinnovo della certifi-cazione Atp. Questa revisione va eseguita ognisei anni e serve a garantire l’idoneità della cellafrigorifera al trasporto».

Pierluigi Benaglio

❝Rispetto a dieci anni fa, appenaun terzo dei nostri prodotti èassorbito dal mercato interno

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sono diventati ben 39. Il direttore della sedemilanese di Bain & Company, Claudia D’Ar-pizio, estende poi l’analisi a quella che vieneoggi chiamata “Greater China”: «Se conside-riamo anche Hong Kong, Taiwan e Macao, al-lora ci troviamo dinanzi a un mercato di 23,5miliardi di euro, con una crescita di quasi il30% nel 2011, il più grande dopo gli StatiUniti». E sulla scia della Cina, altri mercatiasiatici, tra cui Indonesia, Corea e Singapore,cominciano ad affacciarsi al mondo del lusso.

Quali altri fattori rendono così appetibileil mercato cinese?«I cinesi oggi comprano in Europa, nelle cittàd’arte e nei resort come le Hawaii. Oppure aDubai e in altre destinazioni del turismo dilusso, che accolgono in questo momento flussimolto importanti fuori dalla Cina. Se, quindi,aggiungiamo anche queste spese, il mercatoammonta nel totale a 35 miliardi di euro, il20% del consumo globale dei beni di lusso nelmondo. Ci si aspetta ancora una forte crescitadovuta a fattori demografici e al mercato dellecittà interne».

Perché la classe media cinese è il nuovoobiettivo dei marchi europei?«Nella crescita nei mercati emergenti c’è unapolarizzazione maggiore della ricchezza. InCina, dato l’ordine di grandezza degli aspettidemografici, l’allargamento del consumo dellaclasse media può portare a numeri gigante-schi. Non la chiamerei classe media nell’acce-zione europea, ma è chiaro che da questa na-

Nel giro di cinque anni la Cinapotrebbe avvicinarsi al primatodi potenza mondiale del lussoche oggi spetta agli Stati Uniti.

Secondo le stime della società di consulenzaBain & Company, la crescita registrata dai ci-nesi nel 2011 ha raggiunto un giro d’affaripari a 17,7 miliardi di euro e la terza posi-zione nel ranking mondiale dopo Usa e Giap-pone. Non è un caso poi, che per la loroestensione e per la crescita vertiginosa dellevendite, le terre cinesi siano diventate og-getto di investimento da parte delle piùgrandi aziende del lusso mondiale: nel 2005il marchio Louis Vuitton era presente in diecicittà della Cina mentre oggi le ha triplicate,i sei monomarca di Gucci dell’anno 2006

Cambiano i mercati e il profilo del consumatoreLo scacchiere del lusso richiede una comprensione delle dinamiche di consumo

molto più sofisticata del passato, tant’è vero che molte aziende spostano i centri

decisionali in Asia. Il punto di Claudia D’Arpizio

Elisa Fiocchi

Claudia D’Arpizio,

direttore della sede

Bain & Company

di Milano

STILE ITALIANO

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TOSCANA 2012 • DOSSIER • 79

Claudia D’Arpizio

zione verrà la più grande base di consumatorinel lusso».

In una panoramica generale, comestanno cambiando le logiche del mercatodel lusso tra Europa, Asia e Stati Uniti? «Gli Stati Uniti rimarranno il mercato piùimportante, anche se ormai maturo: i consu-matori di fascia alta stanno invecchiando,hanno 55-60 anni e le nuove generazionisono meno interessate a prodotti ostentativie richiedono valori diversi dal prodotto dilusso. Nel mercato americano, l’attuale sfidaè capire come modificare gli approcci delconsumatore nel passaggio alla nuova gene-razione di “echo boomers”, che hannoun’etica del consumo molto diversa dai lorogenitori».

Anche i consumatori asiatici stanno cam-biando?«L’Asia - e con questo termine mi riferisco an-

che a Corea, Singapore, Indonesia e Giap-pone - è sicuramente il mercato più interes-sante per crescita e trend. Il consumatore è piùgiovane di quello americano ed europeo, haalcune caratteristiche del consumatore classicodel lusso ma ha anche un’accezione moltopiù moderna. È giovane, dinamico, molto so-fisticato e ha la percezione di come la Cina siain una posizione di leadership verso il mondo.Il Giappone, benché in crisi, ha il consumopro-capite di beni di lusso più alto al mondoe anche qui assistiamo a un diverso approccio:dopo anni in cui i giapponesi copiavano lemodalità di consumo occidentale, oggi la gio-vane generazione è la più creativa che esiste almondo. Hanno meno soldi da spendere masono più esigenti e difficili da servire».

E il lusso italiano resta competitivo?«L’Italia rappresenta un mercato molto grandeper i consumi di lusso a livello locale, con unagrande sensibilità alla moda, e accoglie flussituristici interessanti che storicamente veni-vano dagli Stati Uniti e dal Giappone perchèi prodotti costavano di più. Ora sono ten-denzialmente cinesi, russi e mediorientali,con un’attenzione forte ai flussi in Indonesia,che rappresenta la nuova frontiera in Asia conmargini interessanti nei prossimi anni. Ancheil mercato brasiliano sta crescendo, ma è pe-nalizzato dai dazi molto forti, quindi, i pro-dotti occidentali hanno un differenziale altis-simo che arrivano fino al doppio o al triplodei prezzi europei».

18.1

USA Giappone Cina (HK e Macao)

Italia Francia Cina RegnoUnito

Germania Koreadel Sud

MedioOriente

Hong Kong

Russia

48.1

17.7 17.5

13.39.6 9.0 8.3

6.3 5.3 4.8 4.7

MERCATO DEL LUSSO MONDIALE - CLASSIFICA DEI PAESI (Valori in miliardi di Euro)

MLD

€ 40

€ 20

€ 10

Fonte: Bain & Company

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80 • DOSSIER • TOSCANA 2012

STILE ITALIANO

L’ormai consolidato traino dei mercatiBric apre enormi prospettive di cre-scita per i marchi italiani del lusso an-che nel 2012. L’incremento dei con-

sumatori provenienti dall’est Europa e dall’Asiaha spinto molti celebri marchi a investire su que-sti mercati, come testimoniano l’espansione inRussia di Prada, che ha inaugurato a Mosca il piùgrande negozio di tutto il Paese, e gli investimentidi Ferragamo in Cina, che hanno registrato unacrescita del 44 per cento. «I paesi emergenti sonoil futuro del mercato dell’alto di gamma» di-chiara Armando Branchini, segretario generaledella Fondazione Altagamma. Tra i big del mer-cato del lusso, l’Italia detiene un giro d’affari chevale 17,5 miliardi di euro, di cui ben 4 nella solacittà di Milano, preceduta dal Giappone, stabilea 18,1 miliardi, e dagli Stati Uniti, che restano ilprimo mercato al mondo per i beni di lusso con

48,1 miliardi e in forte ripresa(+15%) dopo due anni digrande incertezza.

Quanto il mercato del lussoitaliano sta beneficiando dellevendite di alta gamma neimercati Bric?«La parola Bric mette insiemerealtà molto eterogenee: se Rus-sia e Cina sono già mercati im-portanti, India e Brasile hannoinvece enormi potenzialità, maquote assolutamente marginali.Si parla molto, giustamente, deimercati emergenti e, conside-rando la congiuntura interna-zionale, la crescita a doppia cifradella Cina, ad esempio, è im-pressionante. Tuttavia, se consi-

deriamo la ripartizione dei consumi di altagamma nel mondo, vediamo che Usa ed Europala fanno ancora da padroni».

Il lusso italiano ha segnato valori impor-tanti anche nel settore automobilistico comeper Ferrari e Lamborghini. «La parola chiave in questo caso è una: esclusività.Siamo nell’iperuranio dell’absolute luxury, il lussoper pochissimi, che non conosce confini geogra-fici e che è incentrato sulla riconoscibilità assolutadel brand, e sulle indiscusse qualità e appeal. Unaltro settore affine in crescita è quello delle dueruote, che nonostante fronteggi un momentodifficile, nella gamma più alta vede aumentare le vendite, soprattutto in Usa e nei mercati asia-tici. Auspichiamo anche una decisa ripresa delsettore della nautica di alta gamma, che è statoquello che ha maggiormente sofferto della crisiiniziata nel 2008».

Le vendite online dei prodotti di alta gammasono previste in aumento del 20% annuo,fino a raggiungere gli 11 miliardi di euro nel2015. Che ruolo avranno nel futuro i socialmedia e le piattaforme di vendita online? «Tra breve la distinzione tra online e offline saràdiventata obsoleta. Non parliamo soltanto del ca-nale di vendita, dell’e-commerce, ma di tuttol’ambiente online, che diventerà l’ambiente na-turale in cui le marche dialogheranno con i con-sumatori, in cui questi ultimi si informeranno esi confronteranno sui prodotti e anche sulle stra-tegie di comunicazione delle aziende. Già oggi -ci dice il Digital Luxury Experience - più del 50%dei consumatori che acquistano un prodotto innegozio hanno svolto delle ricerche online, e,viceversa, più del 50% di chi acquista online haprima osservato e toccato con mano il prodottoin negozio».

La crescita a doppia cifra della Cina è impressionante ma «Usa ed Europa rappresentano

i due mercati più importanti al mondo nella ripartizione dei consumi di alta gamma nel mondo e

sono ancora riferimenti culturali». Ne parla Armando Branchini

Elisa Fiocchi

Italia, qualità esclusiva

Armando Branchini, segretario generaledella Fondazione Altagamma

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82 • DOSSIER • TOSCANA 2012

La proprietà o la gestione familiare rap-presentano l’assetto societario preva-lente tra le imprese del lusso, questoperchè il family business racchiude, per

le sue caratteristiche, fattori positivi che contri-buiscono a rafforzare la percezione di valore nelcliente, nei partner delle aziende e negli altri por-tatori di interesse. Secondo i dati dell’Osservato-rio Aub (Aidaf-Unicredit-Bocconi) e il Cam-bridge Institute for Family Enterprise, dal 2007al 2010 il Roe delle aziende familiari si è attestatosul 4,7%, contro il 2,1% delle aziende non fa-miliari, e il loro fatturato è cresciuto del 2,4%. Ilsegreto consiste anche nell’abilità di saper bilan-ciare la dimensione economica della competi-zione con quella simbolica. Gioacchino Attanzio,direttore generale dell’Associazione italiana delleaziende familiari, spiega le ragioni per cui la pro-prietà familiare si dimostra l’assetto meglio di-sposto a sacrificare i risultati economici nel breveperiodo per costruire valore nel futuro.

Quali sono i punti di forza delle aziende fa-miliari e le strategie attuate contro la crisieconomica?«Sicuramente nel caso specifico della crisi, leaziende familiari hanno una maggiore velocitàdecisionale e una migliore adattabilità alle si-tuazioni che in un contesto di forte discontinuitàe cambiamenti risultano premianti. La tendenzadi questo tipo di aziende a investire sull’innova-zione a tutto campo, non solo sul prodotto, e so-prattutto sull’internazionalizzazione, è stata raf-forzata e ha costituito in gran parte la strategiavincente su cui le aziende familiari hanno fattoforte leva per affrontare la crisi».

Analizzando l’assetto proprietario dei primidieci brand del lusso nella classifica di Mil-lward Brown nel 2010, emerge come l’80% sicaratterizza per una proprietà o gestione fa-miliare. Che correlazione esiste tra l’industria

Le imprese familiari protagoniste del mercato

Molte aziende del lusso italiano portano il nome

della famiglia, è il caso di Zegna, Ferragamo,

Prada e Armani, solo per citarne alcune.

«Queste imprese sono fondamentali nel

caratterizzare il mercato del lusso, specialmente

in Italia». E affrontano anche meglio la crisi

Elisa Fiocchi

Gioacchino Attanzio, direttore

generale di Aidaf, Associazione

italiana delle aziende familiari

STILE ITALIANO

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TOSCANA 2012 • DOSSIER • 83

del lusso e il family business in Italia?«Il senso del bello e la capacità di conferire qua-lità ai prodotti (il bello ben fatto) è una carat-teristica della cultura imprenditoriale che facapo al gusto e all’origine artigiana che impre-gna l’imprenditoria del nostro Paese. Ciò simanifesta nei modi e nella misura migliore nelfamily business, perchè fa parte dei valori so-ciali e familiari in generale e, quindi, si trovaanche nelle aziende di famiglia».

E quanto influisce la presenza delle impresefamiliari nel mercato del lusso in Italia?«È fondamentale nel caratterizzare il mercatodel lusso, particolarmente in Italia. Non a caso,quasi tutte portano il nome della famiglia comeZegna, Ferragamo, Prada, Armani, Cucinelli ealtre ancora, a dimostrazione che l’identifica-zione con una famiglia premia e in vari modiinfluenza il mercato».

Le imprese familiari sono pronte allo svi-luppo di piattaforme online come canale dibrand marketing e di e-commerce?«Un po’ tutte hanno cominciato, chi più chimeno, ad affrontare questo percorso, a volte peròcon molta prudenza o indirettamente. Direiquindi che la consapevolezza dell’utilità di que-sto canale, specie in tempi difficili, esiste».

I mercati esteri e le manifestazioni fieristi-

che, quali opportunità offrono in questo mo-mento alle aziende?«I mercati esteri sono fondamentali per il mer-cato del lusso. Centinaia di milioni di personenel mondo stanno entrando nel benessere eco-nomico e i prodotti di lusso per definizionesono “aspirazionali”. Poterne possedere almenoalcuni è una forte ambizione ed è il segno peri rispettivi ambiti sociali dell’appartenenza que-st’area. Per quanto riguarda le manifestazionifieristiche, costituiscono sicuramente in tantiPaesi uno dei migliori modi per farsi conoscere,ma le imprese del lusso sono giustamentemolto, molto selettive».

In riferimento ai percorsi di sviluppo diun’impresa del lusso, che tipo di investimentisono più opportuni?«Investimenti in innovazione dei prodotti, an-zitutto, e diversificazione. Inoltre, non bisognadimenticare gli investimenti nelle varie formedi comunicazione per mantenere alta e far cre-scere l’immagine del brand e dei prodotti. Par-lando di mercati stranieri, è fondamentale ade-guare i prodotti alle esigenze specifiche degliutilizzatori dei vari paesi e ciò comporta la ne-cessità di effettuare adeguate ricerche. Solu-zioni queste che sono sempre valide, ma inquesta fase lo sono ancora di più».

2,4%LA PERCENTUALE DI CRESCITADEL FATTURATO DELLE AZIENDEFAMILIARI DAL 2007 AL 2010

FATTURATO

80%LA PERCENTUALE DELLE PRIME DIECI MARCHEDEL LUSSO PER IMPORTANZA NELLA CLASSIFICADI MILLWARD BROWN NEL 2010

IMPRESA FAMILIARE

Gioacchino Attanzio

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84 • DOSSIER • TOSCANA 2012

paragone nel mondo che è ilmade in France, e probabil-mente nel passato le due capitalidel lusso sono state proprio Pa-rigi e Firenze». E se oggi siguarda con insistente interesseall’Asia, Aiello spiega perché ilruolo della Toscana e di Firenzecontinua a essere molto impor-tante nel mondo.

Quali peculiarità contraddistinguono oggiil mercato del lusso italiano?«L’Italia ha ridotto il suo peso nel mercato inter-nazionale, anche se rimane una piazza qualitati-vamente importante, molto esigente al pari, senon di più, di quella francese. Basti solo pensareche abbiamo architetti che disegnano negozi stu-pendi e vie del lusso intramontabili come via deiCondotti a Roma e via de’ Tornabuoni a Fi-renze. Siamo stati uno dei primi mercati europei,mai più ricchi della Germania, ma il nostro mer-cato del lusso in passato era anche il doppio diquello tedesco».

Qual è il successo del gusto fiorentino?«Il rispetto delle radici, il nostro lavoro è con-nesso al saper fare degli artigiani, è fatto dallostile della maison e dei vari stilisti che si sonosucceduti. È un gusto legato a un’identitàmolto particolare che è quella toscana: il lussodel bello. In questo settore siamo i più com-petitivi in assoluto».

Tra i segreti delle imprese toscane del set-tore c’è anche la proiezione internazionaledella marca: quale brand strategy è attuabilesui mercati dei paesi Bric?«Un elemento vincente in Paesi non più con-

ÈGucci il marchio di alta moda che allafine del 2012 compirà l’espansionepiù consistente in Asia, con un girod’affari complessivo di 3,143 miliardi

di euro e 376 negozi gestiti direttamente nelmondo. Un prestigio che deve le sue origini allatradizione artigianale delle terre toscane. Esatta-mente come per il brand Ferragamo, fa notareGaetano Aiello, professore della Facoltà di eco-nomia dell’Università degli studi di Firenze. «Sitratta di un’azienda totalmente italiana e quotatain Borsa, quindi non più solo in mano alla fa-miglia, ma che ha radici fiorentine intatte». Ledue aziende sono considerate i maggiori punti diriferimento regionale ma molti altri avanzano se-guendo questa scia di successo, ad esempio, Ste-fano Ricci, una maison fiorentina di abbiglia-mento maschile, ed Emilio Pucci, acquisita dalGruppo francese Lvmh ma che è rimasta a Fi-renze. «Il made in Italy ha solo un altro grande

Il successo di Gucci e Ferragamo parla di una qualità riconoscibile in tutto

il mondo. «Nella fascia alta di mercato siamo i più competitivi in assoluto».

L’analisi di Gaetano Aiello

Elisa Fiocchi

Gaetano Aiello,

professore della

Facoltà di economia

dell’Università degli

studi di Firenze

L’esclusività delle maison fiorentine

STILE ITALIANO

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TOSCANA 2012 • DOSSIER • 85

siderati emergenti, come la Cina, il Giapponee la Russia, è la presenza diretta sul territoriocon propri punti vendita, cioè l’internationalretailing. Nei momenti di crisi, dopo il 2007,le griffe ben posizionate in questi mercatihanno sofferto molto meno o per nulla. Pun-tare al retail richiede oggi investimenti moltoelevati, forse superiori a quelli di comunica-zione, ma rende molto. Infatti, tutte questegriffe si sono impegnate a essere presenti inRussia e in paesi emergenti come il Brasile el’India, il cui 10% della popolazione si puòavvicinare lentamente al mercato del lusso».

Come stanno cambiando i comporta-menti di consumo e di acquisto dei beni dilusso tra i giovani?«C’è un detto: “old luxury for the new con-sumers”, che significa che il vecchio lusso,fatto di marchi vistosi, è affascinante per inuovi consumatori, ciò accade, ad esempio,nell’area dei Bric perchè fa status, mentreper gli europei e i giapponesi che lo cono-scono da tempo, ci vuole un lusso tra le ri-ghe, meno visibile e senza eccessi».La democratizzazione del lusso può rap-

presentare una forma di sviluppo per le im-prese?«La questione è controversa perchè questofenomeno, inteso come la vendita di un pro-dotto a una larga platea, rischia di danneg-giare in alcuni casi l’immagine del marchio.Nel caso di Hermes, una griffe che è amata datutti, la parola democratizzazione è sempli-cemente un insulto. Tutto ciò per dire chenella piramide del lusso ne esiste uno di ver-tice immutabile, con i suoi marchi, e unabase che comprende altri marchi oppure se-conde linee, come nel caso di Versace eDolce&Gabbana, ma alcuni, come questi ul-timi, hanno eliminato il marchio accessibileD&G. Esistono tuttavia prodotti di lusso macon un valore meno elitario rispetto agli altri,ad esempio il profumo Gucci è sempre diGucci e rispetto ad altri costa di più, ma con200 euro lo posso comprare, non ha il valoredi una borsa. Lo stesso vale per gli occhiali dasole: questi prodotti sono un fenomeno moltointeressante per i giovani perché rappresen-tano una sorta di bridge, cioè il ponte che liavvicina al lusso».

��All’estero si attribuisce un valore molto più importante

di quanto noi stessi sappiamo riconoscere ad alcunibrand del lusso italiano, come Ferragamo e Gucci

10%LA PERCENTUALE DELLA POPOLAZIONEDELL’INDIA CHE SI STA AVVICINANDOAL MERCATO DEL LUSSO

INDIANI

Gaetano Aiello

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86 • DOSSIER • TOSCANA 2012

con cui esso viene realizzato, a diventare ele-mento caratterizzante dell’industria nazionalesenza eccezioni per quella toscana che seguel’andamento del Paese, e quando si distinguelo fa per una questione di settore. Ad esem-pio, i filati toscani sono tanto buoni quantoquelli biellesi e lo stesso vale per le calzaturedi pregio anche nel distretto delle Marche eper la pelletteria appannaggio più esclusivotoscano. Questi settori produttivi si confer-mano ancora oggi come trainanti, con saldiattivi molto importanti».

Quale ossigeno apportano al nostro Paesei mercati esteri in questa particolare fase? «Hanno un ruolo determinante per l’export elo dimostrano i dati relativi al Pil, che hamantenuto una crescita tonica negli ultimianni. Penso alla Cina, alla Russia e tutti queimercati emergenti dall’approccio dinamico.Contemporaneamente, però, non vanno di-menticati i mercati domestici, come l’Europae in particolare l’Italia, in cui la voce legata aiprodotti di qualità è strettamente connessa alsettore del turismo e di conseguenza agli ac-quisti che gli stranieri effettuano durante iviaggi. Cresce il turismo cinese, russo e bra-siliano e i relativi consumi, e chi di loro arrivain Italia non deve pagare alcun dazio né esi-stono barriere all’ingresso. Se l’Europa stasoffrendo in termini di consumi interni, re-gistra comunque performance significativeper la moda e il lusso grazie alle tante aziendequalificate».

Come già accaduto nel 2011, ancheper l’anno in corso saranno so-prattutto i paesi extra Ue a rive-larsi i mercati più ricettivi e dina-

mici del menswear italiano a supporto delleperformance settoriali. A sostenerlo, anchel’amministratore delegato di Pitti Immagine,Raffaello Napoleone, che nei mercati esteriindividua «la forza trainante per sostenere lamanifattura italiana». Sulla base dei risultatidell’indagine campionaria condotta da Si-stema Moda Italia presso un panel di aziendeoperanti nella moda uomo, permangono al-cune criticità relative ai consumi interni. Senel primo trimestre 2012 il fatturato esterosi mantiene ancora in crescita (+7,9 per centorispetto al primo trimestre 2011) quello ita-liano risulta, invece, pressoché fermo sui li-velli del medesimo periodo dello scorsoanno. Mentre la raccolta ordini effettuatamostra un incremento del 5,5 per cento nelmercato estero e una flessione del 4,7 perquello italiano.

In che direzione sta andando e quali ca-ratteristiche contraddistinguono l’attualemercato del lusso italiano e toscano? «È una fase economica molto complessa e laToscana è parte integrante di quel settoresolido rappresentato dalla moda italiana chesi caratterizza soprattutto per l’alta creativitàe l’indubbia qualità nel campo del prêt-à-porter e degli accessori. In questa fase eco-nomica è l’unicità del prodotto, e la qualità

In tempo di crisi, le aziende italiane della moda e del lusso concentrano

i loro investimenti sui mercati stranieri, com’è avvenuto a Mosca: «Abbiamo

raggiunto il record di 330 espositori». Ne parla Raffaello Napoleone

Elisa Fiocchi

Alla conquista di quotedi mercato estere

STILE ITALIANO

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TOSCANA 2012 • DOSSIER • 87

E le aziende italiane come stanno rispon-dendo alla crisi del settore?«La strategia è quella di aumentare le quotedi mercato internazionali rispetto al mercatointerno che sta invece contraendosi. Unesempio? A Mosca in occasione del Cpm,l’evento di riferimento per il mercato russodella moda, abbiamo raggiunto il record di330 espositori. Una delle risposte è proprioquesta, andare all’estero con mostre dirette oall’interno di mostre già consolidate cercandodi conquistare ulteriori quote di mercato».

Il British Fashion Council ha collocato laprossima edizione invernale delle sfilate ma-schili di Londra in sovrapposizione per duegiorni alle date già annunciate di Pitti Uomo83, che si terrà dall’8 all’11 gennaio pros-simi. Come ha accolto questa notizia?«Non condividiamo la sovrapposizione deidue giorni, anche se ci rendiamo conto che ilcalendario di quest’anno ha alcune limita-zioni oggettive dettate dalla vicinanza allefeste natalizie. Restiamo comunque in con-

tatto con l’organizzazione di London FashionWeek per trovare in futuro una soluzione chesia di servizio e utile a tutti gli operatori».

Quali strumenti di supporto chiedete alleistituzioni e al sistema moda italiano?«Spesso si guarda alle istituzioni come alla pa-nacea per risolvere tutti i problemi, ma inquesto caso il loro intervento sarà più com-posito e andrà a supporto delle aziende perfare in modo che siano agevolate nell’acqui-sire maggiore produttività. Ciò significa po-ter intervenire sullo statuto dei lavoratori,sulla settimana del credito e nei confrontidei paesi che hanno dazi doganali che impe-discono la crescita dell’export. Nel rapportodiretto tra Pitti Immagine e London FashionWeek si cercherà di utilizzare gli strumentipossibili, date le circostanze, come quello di coordinare al meglio l’addio delle sfilatelondinesi con l’avvio di quelle italiane. Sitratta di un’attività imprenditoriale doveognuno gioca la sua partita e il governo puòfare poco».

Sopra,

Raffaello Napoleone,

amministratore

delegato di Pitti

Immagine

��In Italia il mercato di fascia alta è strettamente connesso

al settore del turismo e, di conseguenza, agli acquisti che gli stranieri effettuano durante i viaggi

Raffaello Napoleone

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88 • DOSSIER • TOSCANA 2012

La storia della maison Pucci s’intersecasin dall’inizio con l’idea di eleganza e diesclusività che ancora oggi, dopo più disessant’anni di attività, continua a por-

tare avanti grazie alle sue collezioni. Emilio Puccidi Barsento, erede della nobile famiglia fiorentinadei Pucci, già durante gli studi inizia a disegnarei suoi primi abiti, molto influenzati dalla suaforte passione per la pittura, ma è nel 1947 cheinizia la vera e propria storia del marchio. ToniFrissel, fotografa della celebre rivista di moda sta-tunitense “Harper’s Bazar”, nota un completo dasci composto da fuseaux e parka disegnati daPucci per un’amica e decide di pubblicarli sullarivista, decretando l’immediato successo dell’in-tuizione dello stilista fiorentino. È così che lamaison prende forma, iniziando a delineare, col-lezione dopo collezione, gli stilemi che la rende-ranno famosa in tutto il mondo. Tessuti stampatidai colori vivaci, geometrie più o meno sche-matiche ma comunque coloratissime e stampejacquard fanno in modo che già negli anni Ses-santa Emilio Pucci venga definito il principedella stampa e del colore. Un marchio di fabbricache ancora oggi fa riconoscere un capo Pucci alprimo sguardo e che ha fatto innamorare dellacasa fiorentina, con sede a Palazzo Pucci in via de’Pucci 6, personaggi celebri e non di tutto ilmondo. Oggi l’eredità del gruppo è passata allafiglia di Emilio, Laudomia, che cura l’imma-gine complessiva della maison. È lei che conti-nua a diffondere la filosofia Pucci nel mondo, an-che oggi che il mercato è sempre più allargato einternazionale, cercando comunque di mante-nere fermi i due cardini della casa di moda: ele-ganza e qualità totale del prodotto, curando an-che il più banale dei dettagli.

Secondo la filosofia della maison cos’è illusso oggi?«Crediamo al valore della filiera italiana e al pro-dotto di lusso che è nella migliore tradizione delmade in Italy. Emilio Pucci è sempre stato moltolegato a questo concetto e crediamo che in unmercato vasto come quello odierno questo sia un

Laudomia Pucci porta avanti il nome della maison

fiorentina fondata dal padre che ha imposto con la

sua creatività, quasi per caso, la stampa e il colore

nel mondo, facendone un marchio di fabbrica

Teresa Bellemo

Geometrie, stampe e colore

STILE ITALIANO

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TOSCANA 2012 • DOSSIER • 89

segno distintivo molto importante che sottolineail valore aggiunto del prodotto».

Che tipo di esclusività chiedono e si at-tendono i nuovi mercati dei Paesi in via disviluppo?«Il lusso e la moda fanno sognare. Per questoogni cosa deve essere curata, dal servizio allaqualità, dalla creatività fino all’ultimo detta-glio del packaging. Bisogna sempre crearel’eccellenza».

La storia del marchio Emilio Pucci si per-cepisce in ogni sfilata. Quanto conta per voi illegame con il vostro passato e quanto conta,invece, il nuovo per concepire non soltantouna collezione, ma il brand nel suo insieme?«L’evoluzione della moda è congenita nel sistemastesso. È nostro dovere evolvere rispettando i

must del marchio nel loro insieme. La sfilata è ilmomento privilegiato - due volte l’anno - peresprimere questa evoluzione creativa».

Aumenta sempre di più il numero di stilistiche collabora con catene di fast fashion. Puòil lusso essere alla portata di tutti o è uno sna-turare la sua natura stessa?«Non ho una particolare affinità con il con-cetto di fast fashion e lusso, anche se ne ca-pisco il fascino».

Non crede che in questo ultimo periodo,soprattutto in Italia, si abbia un po’ timorea parlare di lusso? Come reagisce il mondodella moda?«Nella nostra percezione il lusso sta per creativitàe origini del “made in”, cioè di un’azienda che siesprime anche in maniera culturale».

��

L’evoluzione della moda è congenita nel sistema stesso. È nostro dovere evolvere rispettandoi must del marchio nel loro insieme

Laudomia Pucci

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90 • DOSSIER • TOSCANA 2012

L’evoluzione del comportamento delconsumatore è arrivata a delineare ac-quisti molto più personali, per questopiù trasversali. Si è perduta la necessità

di identificare l’eleganza con qualcosa di mono-tono, o meglio, monomarca. Sempre di più, in-fatti, si assiste a un acquisto diversificato, “cherrypicking”, come lo definì il sociologo GiampaoloFabris. Per questo il lusso e l’eleganza non pos-sono oggi essere unicamente accostati a un mar-chio in particolare, ma sono sempre di più attri-buti di un modo di essere, di scegliere. In questaevoluzione del gusto e dei costumi si inserisceperfettamente il successo del marchio PatriziaPepe. Nato nel 1993 dall’intuizione della coppiaClaudio Orrea e Patrizia Bambi, oggi è presentecon i suoi flagship store in tutta Europa, Repub-bliche baltiche comprese, Asia e Australia. Leprime collezioni erano dedicate soltanto allamoda femminile, ma successivamente si sonoaggiunti anche uomo, bambina, lingerie, home-wear e beachwear. La formula di Patrizia Pepe èpiù simile a quella del fast fashion che ai marchidel prêt-à-porter: invece dei due classici ordinistagionali, i negozi vengono riforniti per tutto

l’anno, con 40 collezioni, alle quali si aggiungonodue collezioni “main” e due “flash”. Un’offertapiù ampia, proprio per accontentare un’eleganzapiù trasversale. Ne parla Patrizia Bambi, direttorecreativo del marchio.

Cos’è il lusso oggi?«Credo che il vero lusso nella moda oggi sia l’ori-ginalità, l’unicità di un concetto di eleganza checoniuga raffinatezza e gusto personale creandouno stile unico. Le emozioni che ispirano il miolavoro di creativo permettono interpretazioni e ri-letture assolutamente inedite, svelando le sofisti-cate possibilità che intercorrono tra forma, ma-teria e colore. Nell’ultima collezione donna adesempio i codici della tradizione e dell’eleganzaclassica ispirano un guardaroba estremamentecontemporaneo e versatile, in cui sperimenta-zione e ricerca sartoriale conferiscono un signifi-cato assolutamente nuovo ad ogni capo, espri-mendo un equilibrio estetico che attinge semprein egual misura dal rigore e dalla sensualità, dalmaschile e dal femminile, dall’essenzialità e dalglamour».

Come coniugare lusso e ready-to-wear?«Non vedo i due concetti in contrapposizione tra

Il lusso di ogni giornoIl successo del marchio Patriza Pepe sta nel saper

coniugare la praticità del quotidiano all’eleganza dei

momenti importanti, grazie al ricercato minimalismo

delle forme e alla cura del dettaglio.

L’esperienza di Patrizia Bambi

Teresa Bellemo

Sopra,

il direttore creativo

Patrizia Bambi

STILE ITALIANO

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TOSCANA 2012 • DOSSIER • 91

loro. Il lusso è in sostanza espresso attraverso lapossibilità di essere unici e originali: oggi nell’ar-madio convivono capi elaborati provenienti dacollezioni ricercate e lussuose assieme a pezzi piùsemplici, che consentono abbinamenti menostrutturati ma al contempo più originali».

Cosa sta dietro il successo del made in Italy?«L’Italia, grazie a una tradizione artigianale chesi tramanda da secoli, è uno dei protagonisti in-ternazionali nel settore del lusso. La moda e ildesign italiani sono noti in tutto il mondo perla creatività, la ricerca e la sperimentazione sumateriali e lavorazioni, oltre che per la curadel dettaglio e della qualità. I nostri creativi e inostri artigiani danno vita a prodotti identifi-cativi e senza tempo, sono essi stessi sinonimodi lusso, pregio ed esclusività. Sono convintache il consumatore identifichi il lusso con unprodotto che abbia tali caratteristiche, indi-pendentemente dal brand».

Quanto internet può diventare un vettoreper i brand italiani?«Internet è già un vettore fondamentale per lamoda e lo sarà sempre di più in futuro per ilsuo carattere di immediatezza, per il suo lin-

guaggio intuitivo e per le eccezionali poten-zialità in esso racchiuse. Basti pensare al privi-legio di poter assistere in diretta a una sfilataonline, assaporarne l’allure, la raffinatezza e laspettacolarità, aspetti solitamente riservati sol-tanto allo spettatore “dal vivo”. In particolare,l’interattività è un fattore determinante dellasua affermazione come media d’elezione: gra-zie a internet l’utente ha la possibilità di sce-gliere un capo, apprezzarne le caratteristiche, illavoro dello stilista e tutti i passaggi che lorendono unico».

Come interagisce il marchio Patrizia Pepecon i nuovi mercati?«La diffusione dello stile di Patrizia Pepe nelmondo è un obiettivo costante: già presenti inEuropa, Russia, Cina e Giappone, abbiamo re-centemente rafforzato la nostra presenza al-l’estero, facendo ingresso nelle repubbliche balti-che e poi in Bulgaria, Repubblica Ceca, Cipro,Libano e, infine, in Australia. I nuovi mercati ap-prezzano molto lo stile Patrizia Pepe. Credo per-ché trovano vincente la formula stilistica con-temporanea e la possibilità di utilizzo da parte diun target trasversale».

Sopra, alcuni modelli

della collezione

primavera-estate 2012

Patrizia Bambi

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92 • DOSSIER • TOSCANA 2012

Dal 1926 l’azienda Marzi produce artigianalmente i cappelli che l’hanno resa famosa

in tutto il mondo. Tra i segreti del successo, l’ormai celebre “maglina di Firenze”

custodita gelosamente nei magazzini di famiglia

Teresa Bellemo

Il lusso non è necessariamente qualcosa diostentato e di appariscente. Anzi, moltospesso è proprio la discrezione e la giustamisura nella cura dei dettagli a diventare

simbolo di esclusività ed eleganza. L’aziendaMarzi, che dal 1926 produce ed esporta cap-pelli in tutto il mondo, è sicuramente uno diquesti simboli che ha costruito il proprio nomecon costanza, ma anche con la cura totale perogni manufatto firmato Marzi. Grazie a un’au-tentica passione per il cappello tramandata digenerazione in generazione, questa realtà è di-ventata una delle prime del settore nel nostroPaese. Oggi, la sfida lanciata dalla terza gene-razione della famiglia è realizzare un prodottodi alta qualità, che punta su una produzioneesclusivamente made in Italy, coniugando la-vorazione artigianale e ricerca stilistica. Per que-sto la progettazione è tutta interna all’azienda:

Rosanna Marzi gestisce il team stilistico dellaparte più classica e Paolo De Angeli è designerdella parte glamour. Marzi conta 350 puntivendita in tutto il mondo e 24.000 modelli di-visi in tre maggiori linee, tutte con due deno-minatori comuni: qualità e gusto.

Quanto il prodotto artigianale può legarsial lusso?«Il lusso è un valore intrinseco del prodotto, inquanto frutto essenziale della creatività indivi-duale. Lusso è disporre di una riserva della ce-lebre e ormai introvabile “maglina di Firenze”,una particolare paglia fiorentina utilizzata aiprimi dell’Ottocento per completare le misedelle giovani dame inglesi arrivate in Toscanadurante l’epoca dei Grand Tour. Noi la custo-diamo gelosamente nei magazzini e la usiamoancora per produrre cappelli decorati conpiume, penne, fiori e fili d’erba essiccati. Inol-

I cappellai delle principesse

STILE ITALIANO

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TOSCANA 2012 • DOSSIER • 93

Rosanna Marzi

C’è una percezione diversa del vostro pro-dotto a seconda del Paese in cui vi trovate?Quanto questo diventa importante nel pro-cesso creativo?«I cappelli Marzi Firenze sono da sempre sino-nimo di made in Italy e le nostre collezionievocano l’immagine di un prodotto di estremaqualità in tutte le vetrine internazionali: Harrodsa Londra, Neiman Marcus in America, Francket Fils a Parigi, Vakko a Istanbul e molti altri. Lanostra strategia è dunque continuare a seguire lestoriche linee aziendali e, parallelamente, mi-gliorare la nostra posizione sul mercato realiz-zando sempre un prodotto di nicchia. La ric-chezza delle nostre collezioni permette alcontempo di soddisfare il gusto e le esigenze deidiversi mercati stranieri, affinché i nostri cappellipossano incontrare le tradizioni e le culture in-ternazionali».

I vostri accessori sono indossati da donnedi tutto il mondo. Cosa ha in comune chi sce-glie il vostro marchio?«La donna che sceglie un nostro cappello amalo stile senza tempo e un’eleganza ricercata,atemporale e quasi aristocratica, senza tuttaviatrascurare i dettagli fashion di stagione. Donneche coltivano la passione per il costume, per unaccessorio particolare che è anche forma d’arte.Sono molti anche i vip del mondo dello spetta-colo e dell’aristocrazia mondiale che scelgono diindossare i nostri cappelli. Carolina di Monaco,con la sua allure semplicemente chic, adora icappellini più vezzosi mentre Hillary Clinton,protagonista della politica internazionale, li in-dossa per le occasioni meno formali. La Princi-pessa Maddalena di Svezia, per il suo debutto insocietà, ha sfoggiato un nostro cappello e laCorte d’Inghilterra predilige i modelli più sofi-sticati».

Può il lusso essere discreto?«Certamente. Caratteristica peculiare del lussoè l’essere elegante senza essere appariscente e laclasse dei nostri cappelli è sinonimo di discre-zione. Vestire è interpretare diversi stili senzamai cadere né nella banalità né nell’eccesso, matrovando il giusto equilibrio da personalizzarecon un accessorio fortemente riconoscibilecome il nostro».

tre, tutti i nostri cappelli sono interamente rea-lizzati a mano e le decorazioni rendono esclusivoe unico ogni modello. Un vero intreccio, fisicoe metaforico, tra lusso e artigianalità».

Il cappello fatto a mano ha necessariamentebisogno di una lunga lavorazione. Come sipone questo tipo di produzione con l’aper-tura a un mercato globale, quindi molto piùampio?«Con la proposta di un prodotto ricercato eparticolare che si differenzi dalla produzioneindustriale comune. La nostra azienda si avvaledi manodopera altamente specializzata con annidi esperienza alle spalle, su cui possiamo contareper la realizzazione dei nostri modelli anche inbreve tempo. Nel nostro organico ci sono figureprofessionali con competenze specifiche, che sicoordinano perfettamente tra loro: dalla pro-gettazione alla selezione dei materiali, dalla la-vorazione alla finitura del cappello».

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94 • DOSSIER • TOSCANA 2012

Eugenio Alphandery,

direttore e

comproprietario

dell’Officina

Il lusso non deve essere necessariamentequalcosa che si impone. Può essere ancheun allure, un qualcosa di percepibile sol-tanto a chi presta attenzione ai partico-

lari. L’Officina profumo farmaceutica di SantaMaria Novella confeziona prodotti di qualitàche incarnano perfettamente questo tipo dieleganza. Prodotti che vanno dalla cosmeticaai profumi, fino alle specialità alimentari, tuttifatti nei laboratori di via Reginaldo Giuliani,gli stessi che hanno visto nascere questa bot-tega quattro secoli fa. Una lunga tradizioneche ha reso i suoi prodotti famosi in tutto il

mondo, diventando il passepartout della veraclasse. Le materie prime sono le stesse, cosìcome le le erbe officinali si continuano a col-tivare direttamente, seguendo ancora i proce-dimenti artigianali appartenuti ai frati dome-nicani che hanno fondato nel 1221 la primaofficina. Oggi la produzione si avvale di tec-nologie all’avanguardia, senza però snaturarequella tradizione. La balsamite, ad esempio, èla stessa che si utilizzava nel 1600 per confe-zionare le famose pasticche e l’acqua SantaMaria Novella. Ne parliamo con Eugenio Al-phandery, direttore e comproprietario del-

Il profumo dell’eleganzaDa 400 anni l’Officina di Santa Maria Novella

confeziona i suoi prodotti che si sono affermati

nel mondo, rendendo una piccola officina di padri

domenicani l’apripista della profumeria mondiale.

Merito anche di un testimonial d’eccezione,

Caterina de’ Medici

Teresa Bellemo

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TOSCANA 2012 • DOSSIER • 95

Eugenio Alphandery

retta delle erbe officinali per arrivare al pro-dotto finito, in alcuni casi usando macchinaricreati appositamente per i nostri particolariprocessi produttivi. Ogni materia prima vieneselezionata e analizzata, così come i semilavo-rati e i prodotti finiti, nei nostri laboratori in-terni di analisi e controllo. Per me un prodottoartigianale si coniuga al lusso se lusso vuol direqualità. Se lusso vuol dire solo costoso e perpochi eletti, allora no».

Come si approccia l’Officina all’aperturae allo sviluppo di nuovi mercati?«C’è molto interesse verso questa ultracente-naria azienda e quindi molti ci contattano peraprire negozi in varie parti del mondo. Ab-biamo molti negozi in Europa, Stati Uniti,Giappone, Corea, Hong Kong, a cui si ag-giungono quelli gestiti direttamente dalla casa-madre: il negozio storico di via della Scala aFirenze, che è anche un museo, il negozio in-terno allo stabilimento, il negozio di Fortedei Marmi e adesso anche il negozio di Milano

l’officina.Quest’anno la vostra bottega compie

quattrocento anni. Come coniugare storia einnovazione?«Il termine bottega è appropriato, infatti an-ch’io considero una bottega questa aziendache compie quest’anno quattro secoli di inin-terrotta attività. Per me l’innovazione è indi-spensabile per poter proseguire nel tempo unlavoro come questo. Molto spesso le anticheaziende diventano musei che testimoniano unpassato prestigioso ma non hanno più possi-bilità di esprimersi nel futuro. Quindi tradi-zione e innovazione vanno a braccetto perpoter attraversare ancora tanti secoli».

Come e perché un prodotto artigianale,officinale si coniuga al lusso? «Credo che oggi si faccia un certo abuso delleparole lusso ed eccellenza. I nostri prodottisono particolari per le materie prime e per imetodi di lavorazione: sono fatti internamenteda noi. Spesso partiamo dalla coltivazione di-

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Ogni materia prima viene selezionatae analizzata, la nostra scelta è stata spesso quella di rinunciare alla quantità in favore della qualità

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96 • DOSSIER • TOSCANA 2012

in via della Madonnina. Entro l’anno apri-remo un negozio monomarca anche a Roma.La nostra scelta è stata spesso quella di ri-nunciare alla quantità per dare spazio allaqualità. Per noi è essenziale la formazione delpersonale, è molto importante che il nostrocliente abbia l’informazione giusta sul pro-dotto, sulla nostra storia e su tutto quello chefa dell’Officina un’azienda a carattere artigia-nale a diffusione internazionale».

Il vostro primo testimonial è stata Cate-rina de’ Medici. Qual è la donna che oggirispecchia la vostra idea di eccellenza?«Caterina de’ Medici è stata importantissima.Quando andò in sposa al re di Francia Enricodi Valois e si trasferì in quel Paese, vi portòtutte le cose che aveva commissionato ai frati

domenicani di Santa Maria Novella. Si diceaddirittura che un profumo, l’Eau de laReine, provenisse dai laboratori del convento.Dopo questo successo, i frati decisero nel1612, giusto 400 anni fa, di chiamare la lorobottega Officina profumo-farmaceutica diSanta Maria Novella. Il fatto che nel nomeabbiano anteposto il profumo al farmaco facapire che erano molto orientati verso l’effi-mero. Molte persone note usano i nostri pro-dotti e non voglio fare un torto a nessuno ci-tandone una piuttosto che un’altra. Devodire che la cliente tipo dell’anno 2012 è unadonna giovane, più colta che ricca, più intel-ligente che capricciosa, esigente ma fedele almarchio Santa Maria Novella, quasi a farloapparire uno stile di vita».

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L’Officina profumo farmaceutica di Santa Maria Novella celebraquest’anno i suoi quattrocento anni di attività ininterrotta, in nomedella tradizione e dell’innovazione

STILE ITALIANO

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MADE IN ITALY

98 • DOSSIER • TOSCANA 2012

«Se non ci fossero le esportazioni,avremmo chiuso sei concerie sudieci». A fotografare il settore du-rante l'assemblea generale che si

è svolta a fine giugno a Milano è Rino Ma-strotto, presidente dell'Unione nazionale in-dustria conciaria. Il settore ha chiuso il 2011con una produzione in crescita del 7,5 percento per un valore di 4,9 miliardi di euro e unexport in aumento del 10 per cento per 3,7 mi-liardi. Ma non sono mancate le difficoltà per ilcomparto che ha perso l'1,6 per cento delleimprese (1.309 l'anno scorso) e lo 0,9 per centodi addetti (17.996). Il quadro esposto dal pre-sidente Mastrotto è decisamente in linea con lasituazione raccontataci da Martina Congera,amministratore dellaGpm Borsetteria di Ca-lenzano, un’azienda cheha da sempre puntatosulla qualità dei prodottifinali; caratteristica che hapermesso di stringere col-laborazioni con i più pre-stigiosi marchi europeidel lusso.

In che modo riuscite a plasmare una ma-teria particolare come la pelle per arrivare aun risultato interessante sotto il punto di vi-sta del design?«La lavorazione della pelle è un insieme di ope-razioni che richiedono esperienza, conoscenzadei materiali, elevate capacità manuali e so-prattutto un’apertura continua a trovare le so-luzioni di realizzazione più originali. Le lavo-razioni si sono evolute in rapporto almutamento dei materiali e delle necessità di ap-plicare nuove soluzioni tecniche richieste daimutamenti delle forme e dell’estetica dei pro-dotti. Per soddisfare tali necessità e ottenere ilmassimo della qualità il nostro impegno èquello di utilizzare manodopera qualificata e

sempre aggiornata e ap-plicare un controllo qua-lità costante durante tuttele fasi di lavorazione chenon tolleri la minima im-perfezione. Le lavorazioniche effettuiamo nella no-stra azienda sono il taglio,la preparazione e il mon-taggio, oltre al controlloqualità materiali».

Quali cambiamentiha subìto l’azienda nelcorso degli anni?«Nonostante la crisi degli

La lavorazione della pelle tra esperienza e creativitàL’industria conciaria rappresenta una delle eccellenze targate made in Italy. Malgrado le difficoltà

del periodo è riuscita a chiudere il 2011 aumentando la produzione del 7,5 per cento.

Ne parliamo con Martina Congera, amministratore di Gpm Borsetteria

Nicoletta Bucciarelli

Martina Congera è amministratore della Gpm Borsetteria

di Calenzano (FI)

www.gpmborsetteria.com

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Martina Congera

TOSCANA 2012 • DOSSIER • 99

ultimi anni, la nostra azienda è riuscita a espan-dersi aumentando i volumi di lavoro, di risorseumane e contemporaneamente a modernizzarei processi lavorativi, rendendo la nostra offertacompetitiva in un mercato globalizzato».

Quali sono le ultime tendenze in fatto didesign?«Il nostro lavoro ci porta a confrontarci con di-versi percorsi progettuali legati ai diversi stilistidei brand che serviamo, quindi la nostra visualeè ampia e flessibile. Si passa dai prodotti piùclassici a quelli moderni che sperimentano siasotto il punto di vista dei materiali che delleforme. Una delle tendenze più interessanti èsenz’altro l’utilizzo dell’accessorio come ele-mento di rilievo e la creazione di forme strut-turate come piccole architetture».

In un’ottica di “riciclo”, tema molto at-tuale e su cui viene impostata la base della fu-tura economia, esiste un modo per recupe-rare gli “scarti” delle lavorazioni?«Il tema della sostenibilità coinvolge a catenatutta la filiera produttiva. Gli “scarti” della pro-duzione solitamente vengono riutilizzati perproduzioni di altro genere/livello – distrutti etrasformati in altri materiali – immagazzinati inattesa di poterli riutilizzare restituiti ai fornitoriche si preoccuperanno di trasformarli».

Quanto conta per un’azienda come la vo-stra trovarsi nel territorio fiorentino?«Il mondo moderno nel quale viviamo ha su-bìto forti cambiamenti che hanno portato alladelocalizzazione delle lavorazioni e delle pro-duzioni permettendo di produrre e trasformarele materie in modo slegato dalle tradizioni edalle risorse locali, ma questo spesso ha portatoa una flessione della qualità del prodotto finale.Per la nostra azienda essere radicata sul territo-rio fiorentino invece significa trovarsi in con-tatto con un background di tradizioni che com-prendono le lavorazioni dei pellami el’evoluzione delle tendenze dello stile perquanto riguarda strettamente l’area fiorentina ela produzione di materiali di altissima qualità,

tradizionalmente radicata nelle zone di S. Crocesull’Arno, dove ancora oggi operano tra le piùimportanti concerie italiane».

Che andamento del mercato state regi-strando?«Nel 2011 il nostro fatturato è triplicato e adoggi questo dato è stato confermato. Essendoun'azienda gestita da un team di giovani ma-nager, le idee non mancano. Come progetto abreve termine abbiamo intenzione di creare unnuovo centro taglio, acquistando macchinari al-l'avanguardia. In futuro inoltre ci piacerebberiuscire a realizzare una scuola di pelletteria al-l’interno della nostra azienda».

+200% NEL 2011 GPM BORSETTERIA HA TRIPLICATO

IL FATTURATO PUNTANDO MOLTO SUI MERCATI

INTERNAZIONALI

FATTURATO

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MADE IN ITALY

100 • DOSSIER • TOSCANA 2012

Con l’estate è stata presentata a Fi-renze la manifestazione internazio-nale della moda nella quale sonostate esposte le anteprime delle col-

lezioni primavera-estate 2013 di oltre mille branditaliani e internazionali. Il territorio fiorentino,anche grazie al Pitti, rappresenta da sempre unadelle più importanti vetrine per l’alta moda. Èqui, precisamente a Fucecchio, che ha sede la Tu-scania Industria Conciaria. «Firenze – spiegaFrancesco Giannoni, titolare dell’azienda-, è dasempre considerata la terra della moda, dellacreatività e dell’artigianalità. Per questo per noiè importante rimanere legati a queste radici.

Siamo rivolti al passato perché cerchiamo di nonperdere la tradizione manifatturiera del territorioe aperti al futuro per le continue innovazioni concui realizziamo i prodotti». In quest’ottica di apertura al futuro si inserisceanche una delle caratteristiche dell’azienda diFucecchio, ovvero la sua forte apertura ai mercatiinternazionali. «Un’apertura testimoniata da sva-riate iniziative e da vari progetti. La Tuscania par-tecipa infatti ogni anno ad almeno 4-5 fiere eu-ropee tra le maggiori del settore e 2-3 sui mercatiextra UE. Oggi il fatturato aziendale è ottenutoper circa l’80 per cento da mercati esteri. Uni-cità e qualità del prodotto, accompagnate dallaspinta all’internazionalizzazione sono semprestate le nostre principali caratteristiche distintive.Infatti se da un lato l’azienda si basa prioritaria-mente su una ricerca di contenuti continua-mente nuovi e in linea con quanto il mercato ri-chiede, dall’altro è innata la propensione afornire pellami di elevata qualità, ottenuti da unalavorazione unica, difficilmente definibile solo“artigianale”, per rispondere a esigenze diverse edi svariate tipologie di clienti. L’azienda ha poisempre puntato sul valore del made in Italy e in-tende sviluppare ulteriormente la propria co-municazione a proposito, basandosi sulla sicu-rezza di un processo controllato e certificato inbase alla norma Iso 9001». Tuscania Industria Conciaria ha puntato moltosulla peculiarità e la diversità del prodotto. «Ogni

Articoli caratterizzati da una forte tipicità, unita all’artigianalità e alla qualità proprie

del territorio fiorentino. Francesco Giannoni fa il punto sul settore alta moda,

sempre più apprezzato anche all’estero

Nicoletta Bucciarelli

Il fiorentino,culla dell’artigianato

Francesco Giannoni,

titolare della Tuscania

Industria Conciaria

con sede

a Fucecchio (FI)

www.tuscanialeather.it

www.tuscaniatart.com

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Francesco Giannoni

TOSCANA 2012 • DOSSIER • 101

articolo – precisa Giannoni –, per vincere oggi leconcorrenze del mercato, ha bisogno di essereunico e diverso. La produzione di articoli fanta-sia e imitazione rettile si è evoluta e costante-mente affinata tanto da permettere all’azienda dipresentare un campionario completo e adeguatoper le più esigenti richieste in linea con le ten-denze moda più innovative». Nuove tendenze che richiedono una forte crea-tività e una spiccata capacità d’interpretazione.«Certamente la creatività rappresenta una fettaimportante del risultato ma solo se unita alla ri-cerca tecnica. Oggi un prodotto per essere bencommercializzato ha bisogno di bellezza e unicitàma anche e soprattutto di qualità e garanzie tec-niche. Le nuove tendenze vengono interpretategrazie a una collaborazione attiva e costante trail nostro ufficio stile e il team tecnico e com-merciale. Gli imput che ci arrivano sia dagliuffici stile del settore, sia da una ricerca internache segue con meticolosa attenzione i cambia-menti socio-culturali del nostro tempo, vengonotraslati poi nei nostri prodotti».Prodotti che si collocano all’interno di una fa-scia medio-alta. «In particolare collaboriamocon le case di moda e le manifatture pregiate.Tra le griffes più famose possiamo citare Ar-

mani, Alviero Martini, Furla, Braccialini pernon parlare di quelli esteri come Coach, Lan-cel, Mulberry, Dkny». Mercati che sono sia nazionali che esteri. «Le areegeografiche maggiormente strategiche perl’azienda sono ad oggi sicuramente quelle esterecon particolare rilevanza delle piazze a più altasensibilità di contenuti moda. In particolare, sicontraddistingue il mercato europeo per la pre-senza delle maggiori griffes conosciute a livellointernazionale e quello americano. In ordine diimportanza i mercati più significativi sono quelloeuropeo, statunitense e asiatico». A breve anche la costruzione di una nuova sedeindustriale e logistica. «L’idea imprenditorialealla base di questo progetto – conclude Gian-noni –, è quella di compiere un drastico saltodi qualità, una “rivoluzione” interna nell’orga-nizzazione della conceria al fine di porre lebasi dello sviluppo dei prossimi anni, ovvero in-vestire in infrastrutture moderne e soluzioni tec-nologicamente avanzate».

❝Le nuove tendenze vengonointerpretate grazie a unacollaborazione attiva e costantetra il nostro ufficio stile e il teamtecnico e commerciale

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MADE IN ITALY

102 • DOSSIER • TOSCANA 2012

Èstata la continua ricerca del miglio-ramento nei processi di lavorazione,per raggiungere la massima qualitànella realizzazione del prodotto,

unita all’investimento in macchinari tecnolo-gicamente avanzati per l’ottimizzazione deitempi di lavoro, che ha permesso a GiuseppeFossati di salvaguardare e valorizzare l’arti-gianato toscano nel settore della pelletteria. Diquesto settore uno dei fiori all’occhiello èproprio l’azienda presieduta da Fossati, laDeipel, che ha sede nella frazione di Monte-bonello del comune di Pontassieve (FI) e chel’Eurispes, nel suo secondo rapporto sulle ec-cellenze italiane, ha collocato fra le primecento imprese nazionali. La produzione diDeipel è legata dalla metà degli anni Novantaalla produzione di borsetteria di altissima qua-lità per conto di un marchio di fama interna-zionale dell’alta moda fiorentina. A questa li-nea, da circa un decennio è stata affiancata laproduzione, sempre sotto la stessa griffe, an-che di cartelleria e valigeria. E questo ha por-tato alla costituzione di una società collegata:Deival.

Qual è stata la strategia che ha guidato lavostra azione imprenditoriale e che vi hapermesso di lavorare nel mondo del-l’alta moda?«La nostra strategia di sviluppo èsempre stata basata innanzituttosulla programmazione. Intesa comeil raggiungimento graduale di unobiettivo, cercando di non bru-ciare le tappe per la fretta divoler arrivare, bensì creandorapporti chiari e stabili, di

lungo periodo, con le persone e le aziende cheinteragiscono con noi. E questo anche nei ri-guardi dei nostri dipendenti interni e deigruppi esterni con i quali lavoriamo. Lo spi-rito imprenditoriale, secondo noi, consistenell’investire in azienda, nel migliorarla e met-terla in condizione di funzionare al meglio,mantenendosi al passo con i tempi per fare inmodo di soddisfare le richieste dei partner, va-lorizzando la professionalità delle risorseumane e facendo sviluppare le realtà più pic-cole che collaborano con noi».

Com’è organizzata la vostra produzione?«Entrambe le nostre aziende sono dotate diun reparto Campionario, dove avvengono siala fase di progettazione – eseguita con perso-nal computer e plotter –, sia quella di realiz-zazione di prototipi e campioni. Dopo la pro-

gettazione si passa al taglio delle pellie dei tessuti, questi passano attra-versano varie fasi – spaccatura,scarnitura, ritranciatura – che lirendono idonei per la fase di as-

semblaggio. Prima dell’imbal-laggio e spedizione, infine,viene eseguito il controllo

qualità. Presso Deival ab-biamo anche un repartoassemblaggio potenziato,

Una delle eccellenze della pelletteria

fiorentina per borsetteria, valigeria

e cartelleria. Giuseppe Fossati presenta

un modello imprenditoriale basato

sull’artigianalità che continua

a riscuotere successo fra le grandi

griffe della moda

Valerio Germanico

Una qualitàlegata al territorio

Giuseppe Fossati,

presidente

della Deipel Srl

di Montebonello,

Pontassieve (FI)

www.deipel.com

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Giuseppe Fossati

TOSCANA 2012 • DOSSIER • 103

sia a livello di personale che di attrezzature einoltre è presente un reparto riparazioni, nelquale confluiscono borse e valigie provenientida tutto il mondo – riceviamo molto spessoarticoli malridotti che dopo il nostro inter-vento ritornano nei negozi praticamentecome nuovi».

Eseguite tutte le lavorazioni internamenteo esternalizzate alcune fasi?«Abbiamo anche un indotto esterno, tuttoconcentrato in un raggio di 30 km dalla no-stra sede, formato da una serie di gruppi col-laudati in termini di sicurezza e affidabilitàper le varie fasi del processo produttivo. Que-sto schema di organizzazione del lavoro cipermette di avere un’ampia flessibilità sullevarie tipologie di produzioni da realizzare,che sono diverse, periodicamente, per forma,materiale e dimensione del singolo articolo,oltre che per volume di pezzi totali. Per coor-dinare queste realtà esterne, abbiamo messo adisposizione della filiera un tecnico di pro-

duzione che ha l’obiettivo di creare unagrande squadra compatta, che riunisca glisforzi delle singole imprese verso un’unica di-rezione: quella di realizzare un prodotto conil massimo della qualità e nei tempi di con-segna richiesti dal nostro committente».

Quali sono le prospettive e i progetti peril medio e lungo periodo?«La prima aspirazione è consolidare semprepiù i rapporti esistenti con il marchio per ilquale produciamo. Per farlo intendiamo la-vorare per rendere Deipel via via più effi-ciente e meritevole di continuare a essere unfornitore di primo livello. Per quanto riguardaDeival, siamo anche interessati a prendere inconsiderazione altre possibilità di produzionecon nuovi partner. Naturalmente la nostraprerogativa – che è quella che ha sempre ca-ratterizzato i rapporti con i fornitori – è la ter-ritorialità: vogliamo collaborare con gruppidella zona, che assicurino una produzionemade in Florence».

❞❝La nostra prerogativa è la territorialità:

vogliamo lavorare con gruppiche assicurino una produzionemade in Florence

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MADE IN ITALY

Cuoio artistico e pelletteria sono tra leattività artigianali che nei secolihanno reso grande il nome di Fi-renze nel mondo. Lo sa bene Carlo

Carmagnini designer, artigiano e imprenditore,attento alla tradizione ma alla continua ricerca dinuove linee, materiali e colori nella realizzazionedi borse e accessori in pelle. Grazie all’incontrocon la moglie e collaboratrice Eva Carmagnini,

Il futuro dell’artigianatomade in Florence

Carlo Carmagnini

svolge la sua attività

nello storico quartiere

di Santa Croce, a due

passi dalla chiesa

e dalla statua di Dante

www.adrimar.it

cinese, Carlo ha trovato nell’Estremo Orienteun mercato altamente ricettivo. «Gli orientalisono molto esigenti rispetto all’unicità e alla per-fezione del made in Florence – sottolinea CarloCarmagnini – se acquistano un prodotto arti-gianale made in Italy stanno attenti a ogni det-taglio, ogni pezzo deve essere impeccabile per nonessere contestato. Di fronte al grande marchiopassano anche sopra agli aspetti legati alla qualitàma quando si tratta di artigianato non transi-gono, e questa è una spinta per l’azienda a daresempre il massimo e a ricercare la perfezione inogni pezzo».

Quali sono le caratteristiche fondamentalidei vostri prodotti? «Un punto di forza dell’azienda sta anche nellacapacità di individuare rapidamente le tendenzenel mercato cinese e giapponese, di indovinare gliarticoli giusti in tempo reale e di soddisfare inbreve tempo le richieste grazie ad una produzionetutta interna. Oggi in Cina, come è già successoin passato in Giappone, si è perso un po’ di in-teresse per le grandi case di moda che finorahanno dominato il mercato. I consumatori piùattenti stanno cambiando gradualmente il lorogusto e sono adesso alla ricerca di oggetti magaridal marchio meno conosciuto ma dall’eccellentequalità dei materiali e manifattura artigianale.Ecco perché proponiamo pezzi unici, non ripro-ducibili, che puntino sulla manualità e l’espe-rienza degli artigiani nelle scelte di pelli di pri-

L’eccellente qualità dell’artigianato fiorentino raccoglie consensi da tutto il mondo.

In particolare da cinesi e giapponesi, attenti alla manifattura del cuoio artistico

e della pelletteria. L’esperienza di Carlo Carmagnini

Lucrezia Gennari

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Carlo Carmagnini

TOSCANA 2012 • DOSSIER • 105

m’ordine, conciate al vegetale e trattate soltantocon prodotti naturali».

Quali i prodotti sui quali puntate maggior-mente?«Prendiamo spunto dai prodotti del cuoio arti-stico fiorentino che hanno una fortissima at-trattiva sui clienti asiatici. In particolare, il taccoportamonete, usato già due secoli fa dai monacifiorentini e che prende il nome dalla caratteristicaforma a "tacco di cavallo", è uno dei nostri piùcelebri prodotti e piace moltissimo anche per lasua particolare realizzazione senza cuciture. Apartire dal modello tradizionale ho in seguito svi-luppato tre varianti che hanno riscosso un grandeapprezzamento: il tacco intrecciato, la conchigliae la mela. Ampia è la varietà di colori con cuivengono prodotti non soltanto i tacchi, ma an-che le borse e i portafogli. Tra le produzioni tro-viamo inoltre le calzature create su misura conuna grande gamma di modelli, soprattutto dauomo, e che richiedono una lavorazione diestrema abilità: per creare un paio di scarpe oc-corrono almeno 20 giorni di lavorazione».

La sua azienda è da anni presente sul mer-cato giapponese e, a partire dall’esperienzanel padiglione italiano dell’Expo Shangai2010, è presente anche in Cina. «Expo Shanghai è stata un’esperienza molto im-portante che ci ha permesso di affacciarci con unevento di grande visibilità sui mercati cinesi. Ilpadiglione italiano ha visto una delle più note-voli affluenze dell’Expo, oltre 70 mila spettatorial giorno, grazie anche all’animazione che avve-niva al suo interno. Le persone stavano in fila perore per vedere i maestri artigiani che realizzavanoi loro prodotti dal vivo. Lì abbiamo partecipato,in collaborazione con lo studio Anzilotti, al pro-getto Pinocchio World, un laboratorio scenicoproduttivo, in cui il pubblico veniva coinvolto inprima persona nel processo creativo e per il qualeabbiamo realizzato una linea esclusiva di abiti inpelle oltre portagioie e tacchi stampati a manocon l’immagine del famoso burattino. Nel 2011abbiamo anche partecipato alla mostra Dolce StilNovo presso il Museo di Belle Arti di Kao-shiung, con la possibilità di esporre alcuni nostriprodotti selezionati. Un evento che ha ulterior-mente rinforzato la nostra presenza in Cina e checi ha permesso di associare il nostro brand a unprogetto artistico - espositivo di ampio respiro».

Come vede il futuro dell’artigianato ita-liano in generale e fiorentino in particolare? «L’Italia possiede storicamente un patrimoniodi know-how che la rende tutt’oggi unica almondo e che non va assolutamente disperso.Penso che le aziende artigianali possano rappre-sentare un’importante opportunità di sviluppo edi occupazione per il nostro paese. Nonostantela crisi, infatti, il nostro è un settore in crescitacome testimoniano i progressi che la mia aziendasta facendo negli ultimi anni. Oltre ai quattro ne-gozi già presenti nel centro storico fiorentino, stoprogettando l’apertura di nuovi punti vendita inItalia e all’estero e di continuare a espandere ilmio marchio in Oriente con un nuovo concettodi marchio che valorizzi la creatività, la manua-lità e la comunicazione».

❞❝Penso che le aziende artigianali

possano rappresentare un’importanteopportunità di sviluppo e di

occupazione per il nostro paese

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106 • DOSSIER • TOSCANA 2012

Le nuove tecnologie stanno prendendosempre più piede anche in quei settoriin cui l’artigianalità ha tradizional-mente avuto un ruolo fondamentale.

Questo discorso è valido, per esempio, per le pel-letterie toscane che realizzano in conto terzi iprodotti e gli accessori destinati alle boutique ealle passerelle delle grandi griffe della moda in-ternazionale. Come spiega Raffaele Rimetti, ti-tolare della Ares Pelletteria di Figline Valdarno e

La tecnologia che esalta l’artigianalitàI mestieri antichi incontrano il mercato globale. La pelletteria toscana si evolve per rispondere alle

esigenze produttive e qualitative dei marchi che dominano la moda. L’esperienza di Raffaele Rimetti,

terza generazione di una famiglia di artigiani della pelle

Valerio Germanico

rappresentante della terza generazione di unafamiglia di pellettieri: «In base al tipo di do-manda che oggi riceviamo dai mercati – che cichiedono sostanzialmente di conciliare al mas-simo l’aspetto qualitativo con quello quantita-tivo –, il compito di un’impresa di pelletteria èquello di far coesistere l’artigianalità con la tec-nologia. Se questo è quello che richiede il mer-cato, ciò significa pure che mantenere un elevatostandard qualitativo, offrire servizi sempre piùaggiornati ed efficienti ed essere in grado di dareuna risposta in tempi brevi sono, in questo mo-mento, i punti fondamentali per la vita diun’azienda».

Quale importanza ha assunto, in questoscenario di mercato, la costituzione di AresEngineering?«Questa società, che abbiamo fondato que-st’anno, è stata costituita per offrire ai nostricommittenti un servizio di modelleria dedicatoed esclusivo, distinguendo fisicamente questoreparto da quello di produzione. L’obiettivo èquello di ottenere una gestione più accurata eattenta delle fasi produttive nei vari reparti, ne-cessità che è sorta nel momento in cui ab-biamo potenziato i nostri servizi di modelleria,prototipia e ingegnerizzazione del prodotto.Poiché i ritmi di lavoro dello studio tecnico ela progettazione del prodotto, ma soprattuttola realizzazione dei prototipi e dei campioni,sono completamente diversi da quelli della

Raffaele Rimetti, titolare della Ares Pelletteria Srl di Figline Valdarno (FI)

www.arespelletteria.com

MADE IN ITALY

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Raffaele Rimetti

TOSCANA 2012 • DOSSIER • 107

produzione, è stato importante scinderli, inmodo da conservare sia le tempistiche, sia laqualità del prodotto».

A questo proposito, in che modo si è apertoil 2012 per il vostro business?«Abbiamo registrato finora delle performancepiù che soddisfacenti. Infatti, per quel che ri-guarda il primo semestre, abbiamo quasi rad-doppiato i fatturati riferiti allo stesso periododello scorso anno. Lo consideriamo un risultatoimportantissimo, soprattutto dato il momentoeconomico – lavorando in conto terzi, siamoesposti anche alle più piccole oscillazioni deimercati. Questo risultato si inserisce inoltre inun trend positivo che conferma la nostra capa-cità di raggiungere con regolarità i traguardiprefissati, riuscendo a mantenere un andamentoin linea con quelle che sono le prospettive divendita per ogni stagione».

Con quali partner state registrando in que-sto momento i maggiori risultati?«Attualmente il nostro know how è a disposi-zione di un prestigioso brand internazionale,che ha creduto nelle nostre potenzialità e ci hapermesso, anche in un innegabile momento dicrisi del settore, di investire in nuovi macchinarie attrezzature, contribuendo così a rendere Aresun’azienda ancora più competitiva. Grazie allenostre tecnologie, infatti, fra gli altri, offriamo

un servizio di modelleria, anche in 3D, gestito dapostazioni Cad e di prototipia, oltre che natu-ralmente un servizio di ingegnerizzazione, cheprecede la campionatura e la produzione sia diarticoli carry-over che di borse particolari desti-nate ai défilé».

Una parte della vostra produzione vieneesternalizzata. Quale e per quale ragione?«La scelta di esternalizzare è stata dettata essen-zialmente dall’esigenza di avere una risposta piùpronta alle richieste dei nostri committenti. Mal’unica differenza fra le produzioni interne equelle esterne è rappresentata dal fatto che ilprodotto esternalizzato comprende gli articolicontinuativi, mentre all’interno produciamo lenuove collezioni. In vista dell’avvio di nuovecollaborazioni con altri committenti, prevediamoun ampliamento del nostro parco di collabora-tori esterni. Questo però implicherà anche unrafforzamento al nostro interno, con l’assun-zione di nuovi modellisti Cad/Cam dedicati allenuove produzioni e che saranno inseriti in AresEngineering».

❞❝Anche in un innegabile momento

di crisi del settore, abbiamo sceltodi investire in nuovi macchinarie attrezzature

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MADE IN ITALY

Come riporta chiaramente l’Anci(Associazione Nazionale Calzatu-rifici Italiani), il settore calzatu-riero italiano è caratterizzato da

aziende di piccola dimensione e con una spic-cata specializzazione produttiva. Per questesue caratteristiche intrinseche il sistema cal-zaturiero necessita di specifici servizi esterni,accessibili e qualificati per poter sviluppare almeglio i vantaggi dell’innovazione tecnolo-gica offerta dai vari centri, i quali a diverso ti-tolo supportano i processi di innovazione e di

trasferimento tecnologico.Nel sistema calzaturiero la Studio Collectionsdi Fucecchio si è inserita nel 2007 in seguitoad una ristrutturazione aziendale del calzatu-rificio Lazzeri costituito negli anni 50 dal-l’omonima famiglia. Oggi alla guida del-l’azienda ci sono i fratelli Luca e Andrea che,dopo essersi accuratamente spartiti i compitiall’interno dell’impresa, affrontano quotidia-namente il mercato mondiale.Come racconta Andrea, «nel corso di questianni abbiamo affrontato momenti in cui

siamo stati costretti a coinvolgere lavora-zioni esterne perché le nostre catene pro-duttive non riuscivano a soddisfare ap-pieno la domanda dei clienti. Abbiamopurtroppo anche affrontato periodi di re-cessione, ma per fortuna abbiamo sempremantenuto clienti di paesi con una buonasalute economica. Molti punti venditaun tempo a gestione familiare stannochiudendo o vengono rilevati da catene dinegozi monomarca: di fronte a tutto ciòla nostra azienda, con un’attenta ricercadi prodotti e di materiali eccellenti esenza esagerare con le ricercatezze stili-stiche, riesce tuttora a ritagliare una suaimportante fetta di mercato».E, a proposito di mercati, Andra Lazzerispecifica che «quelli di riferimento sonol’Italia, l’Estremo Oriente, la Russia equalche sporadico cliente in Europa o

Il mercato delle scarpe made in Italy ha subito un forte rallentamento a causa

della crisi, ma ancora resiste puntando su prodotti di qualità a un prezzo accessibile.

Ne parla Andrea Lazzeri

Martina Carnesciali

La scarpa di qualitàcerca nuovi mercati

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TOSCANA 2012 • DOSSIER • 109

negli Usa. In Europa al momento siamo ben in-trodotti sul mercato francese e del Benelux, mamiriamo a riaffermarci anche su quello tedescoche da alcuni anni abbiamo un po’ trascurato acausa del drastico rallentamento dei consumi.In generale, i nostri clienti sono importatori opiccole boutique che riescono ancora ad ap-prezzare il made in Italy».Ma non sempre è facile: «la globalizzazione de-gli ultimi anni ha sicuramente portato indubbibenefici, permettendoci di comunicare in tempibrevissimi abbattendo notevolmente i costi e itempi, ma ha anche cambiato molte dinamichedei mercati e oggi ci troviamo ad affrontareuna crisi economica mondiale».In certi campi, la giovinezza anagrafica non èsempre un bene; però, come dice Andrea, «laStudio Collections può vantare un’esperienzapluridecennale nel settore calzaturiero; infattigià il nonno Giuseppe aveva intrapreso l’attivitàche poi avrebbe caratterizzato tutta la famigliaLazzeri sin dal 1949, anno in cui aprì il primolaboratorio per la produzione di calzature a Fu-cecchio. La posizione strategica, nel cuore delcomprensorio del cuoio, permette di reperire imigliori pellami provenienti dalle qualificateconcerie di zona e di tenere stretti rapporti coni principali buying office di abbigliamento e cal-

zature di Firenze, che dista appena 35 km».Ma in cosa consiste, di preciso, la produ-zione della Studio Collections? RispondeLazzeri: «il nostro prodotto è sempre stato lacalzatura da uomo. Si tratta di una calzaturacurata ma attenta al contenimento del prezzoper poter aggredire anche mercati che hannominore potere d’acquisto. Nel corso degli ul-timi anni ci siamo indirizzati verso le scarpeda donna, aggiornando i nostri macchinariproduttivi, azione necessaria per mantenereelevata la qualità e la produttività del-l’azienda».Aspetto non da poco, la Studio Collectionsha brevettato una suola. «È basata sul con-cetto di un cuscino d’aria all’interno dellastruttura della suola stessa. L’aria è presente sututta la superficie di appoggio del piede e ga-rantisce maggiore comfort».Dai brevetti al futuro, il passo è breve: «nelprossimo futuro è nostra volontà mantenereben saldo il rapporto con il Giappone e da lì,attraverso Honk Kong, addentrarsi nel mer-cato cinese, partecipando a fiere del nostrosettore a Shanghai e Pechino. Il mercato ci-nese è orientato certamente sulle produzionilocali, ma il made in Italy è molto apprez-zato», conclude il titolare.

Momenti di lavoro

all’interno della Studio

Collections Srl di

Fucecchio (FI)

www.studiocollections.it

Andrea Lazzeri

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MADE IN ITALY

Nel primo semestre del 2012 la pro-duzione manifatturiera toscananon ha fatto registrare risultatiparticolarmente brillanti e, infatti,

nel solo trimestre iniziale dell’anno in corso èdiminuita del 4,2 per cento. Questa frenataproduttiva sembrerebbe dovuta all’indeboli-mento generalizzato degli indicatori di do-manda, che hanno segnato un meno 3,5 percento rispetto allo stesso periodo del 2011, ecome conseguenza diretta avrebbe portato allacrescita di ostacoli da superare per svariate re-altà imprenditoriali della regione. Fortunata-mente, in mezzo a tante dinamiche negative,

alcuni settori della manifattura toscana hannoinvece segnato una tendenza inversa, ovvero dicrescita, in particolar modo i comparti di far-maceutica, meccanica, minerali non metalliferie produzione di calzature. Proprio in quest’ul-timo ambito si colloca l’attività del calzaturi-ficio Loi, che, come racconta il titolare Ales-sandro Casini, è riuscito a concludere il 2011e a cominciare il 2012 con un fatturato in cre-scita del 10 per cento. «Per noi il 2011 è statoun buon anno. Abbiamo lavorato ininterrot-tamente, senza la necessità di mettere inagenda giornate di stop produttivo, e addirit-tura abbiamo acquisito un nuovo cliente sta-

A dispetto del calo d’affari e di fatturato osservato nel comparto manifatturiero toscano,

la produzione di calzature va avanti a gonfie vele, soprattutto nel caso in cui si rivolga ai mercati

internazionali. Ne parla Alessandro Casini

Emanuela Caruso

Il calzaturificio Loi Srl

ha sede a San Casciano

in Val di Pesa (FI)

[email protected]

Cresce il comparto calzaturiero toscano

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TOSCANA 2012 • DOSSIER • 111

tunitense, che con la sua commessa ha con-tribuito in modo notevole all’incremento delvolume del fatturato». Ed è proprio lavorare con firme internazionalidi prestigio e posizionare le proprie calzaturesu una fascia alta del mercato che ha consen-tito al calzaturificio Loi di continuare a rag-giungere traguardi sempre più positivi. «No-nostante la società disponga di un piccolonegozio a Firenze – spiega Alessandro Casini– il nostro mercato è rivolto quasi interamenteverso l’estero. Questo ci permette di risentirein maniera marginale della crisi economica edi poter fare affidamento su una serietà nei pa-gamenti che in Italia ancora manca. I paesiesteri in cui siamo maggiormente presentisono gli Stati Uniti, il Giappone e l’Asia – inparticolare Hong Kong e Cina – ma stiamo ri-volgendo la nostra attenzione anche verso laRussia, impegnata negli ultimi tempi in un’in-teressante campagna d’acquisto in Italia. Pos-siamo vantare vari clienti anche in paesi euro-pei quali Svizzera, Germania, Grecia, Spagnae Romania». Alla vasta clientela che ha saputoconquistare nel corso degli anni, il calzaturifi-cio Loi propone scarpe da donna – dai sandaliagli stivali, dalle ballerine piatte alle scarpe dasera con tacchi vertiginosi – curati in ogniminimo dettaglio e seguiti in ogni fase della la-vorazione. Continua, infatti, Alessandro Ca-sini: «Per garantire al nostro bacino d’utenzaprodotti di qualità elevata, la nostra azienda si

impegna sull’intero fronte di produzione, oc-cupandosi della lavorazione, dell’approvvigio-namento dei materiali scelti dal committentee sempre italiani, e della realizzazione. L’unicostep di cui ci interessiamo solo relativamenteè la fase di modelleria, in quanto molto spessoi modelli vengono forniti già pronti al mo-mento della ricezione della commessa. Il no-stro è uno di quei settori dove ancora si contatanta artigianalità, ragion per cui, sì siamoaiutati da macchinari specifici, ma gran partedel lavoro viene svolto da addetti qualificati epreparati, ma soprattutto concentrati e attentia creare calzature perfette al millimetro». Consapevole dell’importanza di rispettarel’ambiente e le persone, recentemente il cal-zaturificio Loi ha anche puntato il propriosguardo verso la sperimentazione di nuovi pro-dotti caratterizzati da una maggiore ecocom-patibilità. Come commenta, concludendo, iltitolare Alessandro Casini: «Stiamo lavorandoin particolar modo su collanti e mastici a basedi acqua – attualmente in fase di migliora-mento – e sullo sviluppo di articoli per la pu-lizia della scarpa e della rifinitura che nella lorocomposizione non contengano solventi, alta-mente nocivi per l’ambiente e la salute del-l’uomo».

Alessandro Casini

❝Già nel periodo iniziale del 2012abbiamo registrato un incrementodel 10 per cento sul volume di lavoroe sul fatturato maturato

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112 • DOSSIER • TOSCANA 2012

Il comparto della bicicletta da compe-tizione e della gamma di accessori cor-relati è un settore che nell’ultimo ven-tennio ha subìto in pieno gli effetti

della globalizzazione. Questo da un lato haelevato il livello medio, mortificando però laproduzione top di gamma e rendendo lacura artigianale, l’impatto tecnologico e l’in-novazione, un mero ricordo. Ci sono però delle realtà che hanno puntatotutto su queste caratteristiche, restando ri-gorosamente in Italia. «Nel mondo dellascarpa da ciclismo, quindi Dmt – raccontaPhilippe Zecchetto -, da anni vige la regoladegli “specialisti”. Parlando di una calzaturache prevede punti di sforzo e tensione moltoparticolari, questo non sorprende. I marchiche producono calzature per ogni genere disport, pur mastodontici, fanno fatica a stareal passo di realtà più piccole ma molto piùagguerrite perché specializzate». Il marchio Cipollini invece si trova coin-

volto in un mercato piùcomplesso. «Tutto questoperché i grandi brand, inparticolare italiani e ameri-cani, non solo hanno delo-calizzato (in Asia principal-mente) la produzione, mahanno delegato gran partedella ricerca agli stessi pro-duttori, appiattendosi quindisu soluzioni più di facciatache realmente innovative. Lamotivazione di fondo è che il

materiale attualmente in vigore per la co-struzione dei telai, il carbonio, necessita dialta specializzazione e massicci interventimanuali: sfruttare perciò mano d’opera abasso costo è diventato un imperativo per(quasi) tutti». I risultati sembrano però aver ripagato glisforzi verso la qualità delle due aziende.«Dmt negli ultimi anni ha visto una crescitamoderata, ma costante in termini di fattu-rato. Cipollini è un marchio commercializ-zato da appena due anni. Da subito si è im-posto come vessillo del vero made in Italy diassoluta qualità e visto il recente esito dellefiere di settore, il 2013 si prospetta comel’anno boom». Entrambe le aziende distri-buiscono i prodotti sia in Europa che ingran parte del resto del mondo. «C’è però ilpericolo che questa “stima storica” nei con-fronti del made in Italy possa esaurirsi a

MADE IN ITALY

Nel mondo della bicicletta da competizione il made in Italy ha ancora un grande appeal.

Rimanda a cura artigianale e coraggio innovativo. Contro una concorrenza decisamente

più “statica”. Ne parliamo con Philippe Zecchetto

Nicoletta Bucciarelli

L’azienda Diamant

si trova a Bonferraro

di Sorgà (VR) ed è

licenziataria e produttrice

del marchio Cipollini

www.diamantdmt.com

www.mcipollini.com

Bici supertecnologiche

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TOSCANA 2012 • DOSSIER • 113

breve, visto che quasi tutti i marchi italianioramai producono in Asia. I nuovi scenarisono riferibili ovviamente a tutti i mercatiemergenti, anche se pochi di questi vedonoprotagonista il ciclismo come sport di rife-rimento.Tra tutte le nazioni emergenti forsela Russia è quella che si presta a maggiore at-tenzione, senza mai trascurare l’immensa

Cina, serbatoio potenziale di qualsiasi ten-denza a medio termine». La situazione ita-liana parla invece di un mercato in fortecontrazione. «C’è però da dire che noi ci ri-volgiamo alla nicchia di appassionati del ci-clismo. C’è una sorta di rispetto sacrale neiconfronti della bicicletta, ma anche di tuttociò a essa relativo, dall’abbigliamento allescarpe, che devono essere performanti nonmeno della bici. E comode».Sia per le calzature professionali che per lebiciclette da corsa, gli investimenti in ri-cerca e sviluppo rivestono particolare im-portanza. «Rappresentano il cuore stessodella nostra attività. In questi ambiti inve-stiamo risorse spropositate in percentuale.Molto del lavoro viene svolto anche al difuori dell’ambito lavorativo, per pura pas-sione». Dmt negli ultimi anni ha studiatosoprattutto nuovi sistemi di chiusura con

rotore e lavorazioni su microfibre semprepiù leggere. «Il prossimo anno – prosegue Zecchetto -opereremo un forte aggiornamento dellagamma di scarpe sia a livello tecnico chegrafico ed estetico. Per quanto riguarda ilmarchio Cipollini l’innovazione è statal’unico movente della sua nascita. MarioCipollini, una volta terminata la sua carrieradi ciclista professionista, si è messo in testadi realizzare la bici perfetta. Da meditazionie studi di anni è nata, nel 2010, RB1000,una bici che trasferisce praticamente tutta lapotenza al suolo. Tutti e cinque i modelli dibici, quattro da strada e uno per la pista, sicontraddistinguono per una “predilezione”,per una caratteristica peculiare. Recente-mente abbiamo presentato Bond, un telaiocon sistema di costruzione innovativo conl’innesto “triangolo/carro posteriore” fruttodi un brevetto originale che soppianta tuttii precedenti tipi d’innesti. In questo mo-mento abbiamo ulteriori novità per il 2014che appassioneranno il pubblico».

Philippe Zecchetto

❝Recentemente abbiamo presentatoBond, un telaio con sistemadi costruzione innovativo con l’innesto“triangolo/carro posteriore” fruttodi un brevetto originale

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MODELLI D’IMPRESA

Gli estratti vegetali stanno rimpiaz-zando le sostanze utilizzate tradi-zionalmente nella lavorazione dellapelle, ambito in cui l’attenzione si

sta sempre più focalizzando sui temi dell’am-biente e della salute. La scelta è stata abbrac-ciata anche dalla Tecnopel, conceria della pro-vincia fiorentina, il cui background affonda lesue radici nel Secondo Dopoguerra. Il titolareFrancesco Santini, è alla guida di una realtàche in pochi anni, è riuscita a far fruttare de-cenni di esperienza artigiana, declinata nel-l’ambito industriale.

«Dal 2003 – spiega Santini – registriamo, annodopo anno, una crescita del 30 per cento. Ciòè per noi, fonte di grande soddisfazione, so-prattutto se consideriamo il contesto storico edeconomico. Senza voler fare nessun riferi-mento ai partiti, il problema che affligge l’Ita-lia è quello di un governo che non assiste leaziende che intendono aprirsi nuove prospet-tive di mercato, magari con prodotti di nicchia.È il caso anche della nostra realtà: i nostri sonoprodotti di nicchia, che in quanto tale, è unsegmento merceologico particolare. Ora, l’im-pegno è quello di cercare tali segmenti. Qua in

Alcuni momenti

della lavorazione

della pelle presso

la Tecnopel Srl

di Fucecchio (FI)

www.tecnopel.it

La concia di qualità è quella ecologica La crisi spinge molti acquirenti verso il low-cost, che spesso si basa su lavorazioni

che non tengono conto dell’ambiente e della salute. Avviene anche nel settore della conceria,

dove però ci sono realtà di nicchia che mirano alla massima qualità. Il punto di Francesco Santini

Roberta De Tomi

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Francesco Santini

TOSCANA 2012 • DOSSIER • 117

Italia lavoriamo con le firme, poi cerchiamo etroviamo altri sbocchi di mercato in paesi comeCina e Usa, dove c’è una forte richiesta di unprodotto di qualità, che, ovviamente implicaprezzi più elevati».«Ci occupiamo – continua l’amministratore diTecnopel – della lavorazione di pelli per la cal-zatura e la pelletteria. Le materie prime pro-vengono principalmente dall’Europa, in quantocerchiamo di procurarci una materia prima chesia tracciata, dalla macellazione, all’ingresso inconceria. Le ragioni di questa scelta, dipen-dono dalla necessità di avere un prodotto eco-logico e sicuro. Fanno eccezione alcuni capiprovenienti dall’Africa, per realizzare fodere maessendo poco tracciati, cerchiamo di limitare lafornitura da questa zona».Rispetto alla presenza sui mercati «La quotaestera rappresenta il 50 per cento, “a pari me-rito” con l’Italia. Abbiamo una prima linea ri-volta alle firme nostrane, e una seconda lineadestinata ad altri mercati, o al target medio oalle firme, che ne utilizzano i prodotti come ma-teriale da fodera. Per quanto riguarda questomateriale, il mercato europeo lo esige ecologico,perciò nella lavorazione dei nostri prodotti cistiamo sempre più orientando all’utilizzo diestratti vegetali, cercando di abbandonare lesostanze inquinanti che sono sempre state im-piegate nella conceria. Il nostro obiettivo è in-fatti ridurre al minimo l’impatto ambientale,non solo rispetto alle tecniche di lavorazione,ma anche, ad esempio per quanto riguarda gliscarichi industriali. Quello sui prodotti ecolo-gici è un investimento consistente che ha le suecriticità, in quanto la concia richiede tempi dilavorazione più lunghi, rispetto a quella effet-tuata con sostanze “tradizionali” e ciò deter-mina l’allungamento dei tempi di consegna,ponendo qualche difficoltà all’azienda, in

tempi in cui l’accesso alcredito è decisamentepiù difficile. Tuttavia,continuiamo a investireanche sui macchinari,per garantire una mag-giore precisione, e sulpersonale».Come molte impreseitaliane nate come prosecuzione di un’espe-rienza artigiana: «Pur essendo un’azienda cheproduce quantità importanti di prodotti – ri-leva il titolare – Tecnopel è strettamente legataalle sue origini, tanto che la tecnica richiedeuna competenza peculiare, molto difficile datrovare. Per noi quello sul personale qualificatoè un altro capitolo d’investimento su cui nonprescindiamo».A premessa delle prospettive, Santini nota che«Allo stato attuale, per quanto riguarda l’Italia,vista la situazione, non c’è mercato, né liqui-dità. I prodotti a basso costo fanno troppaconcorrenza, anche sleale, perché realizzatisenza tener conto dei criteri di eco-compatibi-lità e della salubrità. Ma è anche vero che in unmomento difficile per tutti, la maggior partedella gente acquista merce low-cost d’impor-tazione, che in Italia non possiamo più pro-durre. Il nostro prodotto, almeno per quantoriguarda la prima linea, è rivolto a chi ha mag-giori disponibilità economiche, dunque piùfacilmente vanno all’estero, piuttosto che re-stare in Italia. Tuttavia, e malgrado la situazionegenerale, vedo il futuro in positivo: oltre agli in-vestimenti, ci stiamo allargando con stabili-menti più grandi. Questi risultati sono il fruttodell’impegno profuso a migliorarci e a cercarenuovi acquirenti, poiché investire sul lavoro,dandosi da fare, è una chiave non facile, maserve ad accedere al successo».

❞❝Il nostro obiettivo principale è ridurreal minimo l’impatto ambientale, non solorispetto alle tecniche di lavorazione

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MODELLI D’IMPRESA

118 • DOSSIER • TOSCANA 2012

Il settore siderurgico si candida tra i più in-certi del mercato mondiale. Fluttuazioniche bloccano il mercato soprattutto all’in-terno dei confini nazionali: in Italia il com-

parto arretra in balia della marea. La recessioneabbassa i consumi, la domanda è calata tanto dafar registrare una battuta d’arresto nella produ-zione cinese di acciaio per la prima volta dopo 31anni: secondo Xue Heping, senior analyst perChina’s Steelinfo, prevede uno 0,7 per cento inmeno rispetto al 2011. Ma è davvero un dato da assumere come para-digmatico a livello mondiale? La guerra dei datiè lontana dall’esaurirsi, a conferma dell’insicu-rezza generale. Per esempio a livello mondiale siè registrato un aumento della produzione del 2per cento su base annua per un totale di 139,7milioni di tonnellate. Ma il dato europeo è in

controtendenza con un meno 4,9 per cento.Come si pone l’imprenditoria italiana in questoscenario è riassunto nelle parole di Carla Basa-gni, titolare dell’aretina Ati, da trent’anni nelcommercio di prodotti inox. «Negli ultimi anni– dice la Basagni – le oscillazioni dell’inox sonodiventate molto altalenanti: soprattutto, si è re-gistrato un su e giù racchiuso in tempi moltobrevi, determinando l’impossibilità di fare stimesull’andamento con un buon margine di preci-sione. Questo ha influenzato il valore del ma-gazzino, ha creato confusione nei prezzi. Diconseguenza siamo stati costretti a comprare inmodo mirato e ponderato, una cautela che fi-nora ci ha premiato». Insomma continuare a considerare il siderurgicocome uno di quei campi produttivi a cui guardareper prevedere l’andamento dell’economia in ge-nerale, sarebbe un errore: il settore non anticipapiù inizio e fine delle crisi economiche, appare deltutto slegato. Seguendo ancora l’esempio del-l’Ati le informazioni che si possono raccoglierenon fanno che creare confusione. «Da una parte

Non è più il settore spia per prevedere l’andamento del mercato in generale, qualcuno

parla di cambiamento strutturale e dalla Cina alla Germania squillano gli allarmi.

E in Italia? Carla Basagni offre una risposta:

«Noi investiamo»

Renato Ferretti

In alto, da sinistra,

Luca Neri, Carla Basagni

e Franco Crolli dell’Ati Srl

di Tegoleto (AR)

www.atisrlacciaio.it

Acciaio incerto,ma le imprese rilanciano

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Carla Basagni

TOSCANA 2012 • DOSSIER • 119

– rivela la Basagni – abbiamo incrementato il no-stro fatturato del 10 per cento in media ognianno negli ultimi tre anni: adesso ci aggiriamointorno ai 3 milioni. Dall’altra il 2012 è iniziatocon molta “calma.” Si è subito sentito l’effettodella crisi, che sta attraversando tutta l’economia.Queste condizioni non permettono, nel nostrocampo, di fare programmi a lungo termine. Pos-siamo solo sperare di lavorare bene su quelloche viene richiesto giorno per giorno. Diventatutto urgente, e secondo questo criterio cer-chiamo di rispondere. La reazione principale èconsistita nel potenziamento del servizio di ma-gazzino. Ampliando questo reparto abbiamofatto in modo di aumentare di conseguenza la di-sponibilità e quindi la possibilità di effettuareconsegne capillari e in tempi brevi. Confidando,ovviamente, nella serietà e nella preparazionetecnica del personale. Questo è in realtà l’aspettopiù importante».Per qualche analista il siderurgico non sta su-bendo semplicemente gli effetti della recessioneglobale, ma si tratta di un cambiamento para-

digmatico. Quindi si escluderebbe ormai l’ipo-tesi della crisi congiunturale. Eppure i casi comequello dell’Ati, nonostante l’incertezza, non man-cano, anzi proprio la Basagni afferma: «L’acciaioinox viene usato in svariati campi, dall’industriaalimentare e farmaceutica a quella chimica emeccanica. Ultimamente c’è stato un incrementonel settore dell’arredamento, in particolare negozidi alta moda». Che sia l’ennesima dimostrazionedi come la forbice sociale si allarghi?I campanelli d’allarme per inibire la spinta pro-pulsiva della nostra impresa si moltiplicano. Unodegli ultimi arriva direttamente dalla Germania,che produce il triplo rispetto al bel Paese, che haregistrato perdite per 590 milioni e la domandanon accenna a riprendersi. Ma le nostre aziendenon dermordono e anzi rilanciano. «Non pos-siamo rinunciare a investire sui nuovi macchi-nari, l’aggiornamento è una priorità per rimanerecompetitivi. In particolare, non facendo lavora-zione del materiale ma solo commercio, pun-tiamo su automezzi e macchine elevatori effi-cienti, nuovi e a norma. Ma ci tengo a ritornare

sulla qualificazione del personale.Per il futuro investiamo sul nostroimpegno per soddisfare sempre almeglio la clientela. Forse un altrodato in controtendenza sta nel no-stro mercato di riferimento: inmolti infatti delocalizzano o pun-tano sull’export. Noi rimaniamo inItalia, soprattutto qui in Toscana eal Nord».❞

AUMENTO MEDIO ANNUO DEL FATTURATO

DELL’ATI, NELL’ULTIMO TRIENNIO, NONOSTANTE IL

-4,9% DI PRODUZIONE IN EUROPA

10%

❝Per qualche analista il siderurgiconon sta subendo semplicementegli effetti della recessione globale,ma si tratta di un cambiamentoparadigmatico

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L’e-commerce sta spiccando il voloanche in Italia: i dati pubblicati sulsito Casaleggio Associati parlano diun 2011 che ha registrato un più

32 per cento, per un business del valore di 19miliardi di euro. Sempre più aziende nostranesi stanno attrezzando per le sfide online, po-nendo spesso l’e-commerce al centro delle stra-tegie. È il caso della Teloneria Fiorentina cheprogetta, produce e commercializza prodottirealizzati con teli in pvc. La gamma produttivaè varia e si rivolge a diversi settori. Per l’impresa,fondata dall’iniziativa di Gabriele Zani, Mas-simo Magnolfi e Claudio Cecchi, la parolad’ordine è “continuo rinnovamento”, come ri-ferito dallo stesso Zani.

Come state affrontando questo momentostorico? «Crisi significa cambiamento, concetto a noicongeniale, su cui abbiamo basato il lavoro.Fin dall’inizio ci siamo prefissati la diversifica-zione, che rappresenta uno dei nostri maggioripunti di forza. I problemi rilevati dalla nostraazienda, sono comuni a tutto il territorio: ri-duzione dei margini sul profitto e calo dei mer-

Diversificazione, flessibilità e sicurezza. Ma anche

l’approccio a mercati innovativi, online,

è fondamentale per la Teloneria Fiorentina,

che ha posto la rete al centro delle sue strategie

aziendali. L’esperienza di Gabriele Zani

Roberta De Tomi

E-commerce, una nuova frontieraper la teloneria

Page 105: DToscana092012

Gabriele Zani

TOSCANA 2012 • DOSSIER • 121

cati tradizionali - in alcuni casi come quello re-lativo al trasporto su gomma, abbiamo rilevatoun decremento dell’85 per cento -. Tale perditaderiva dalla chiusura di aziende per cui lavora-vamo. Questa situazione critica ci ha spronatoa vagliare nuovi mercati e attuando strategievolte ad aumentare la competitività attraverso lagestione e il miglioramento dei processi».

I vostri prodotti si rivolgono a un’ampiaplatea di settori. In quali state registrando lemigliori performance?«Il campo di applicazione dei materiali da noilavorati è molto vasto. D’altro canto la chimicae la ricerca creano sempre nuovi applicativi. Inquesti ultimi tempi la Teloneria Fiorentina havinto due sfide: lavorare per il settore ferrovia-rio e varcare la frontiera dell’e-commerce, at-traverso l’apertura del sito www.teloneriafio-rentina.it. Se fino a poco tempo fa l’aziendaproponeva prevalentemente un prodotto cu-stom, realizzato sul posto, oggi, grazie al sito,stiamo allargando l’offerta, indirizzandoci ancheal mercato internazionale».

Tra le vostre realizzazioni più recenti, ce n’èuna che ha richiesto un particolare impegnodal punto di vista progettuale o tecnologico?«Nel corso degli anni abbiamo realizzato moltecose bizzarre e inusuali, ma un articolo parti-colare, realizzato di recente, era rivolto a clienticome l’esercito e la protezione civile. Si è trat-tato di un prototipo di camera operatoria dacampo per una società del Nord Italia, realizzatacon particolari materiali ed è gonfiabile, leggerae trasportabile comodamente in uno zaino».

Esiste un problema di concorrenza legato

all’importazione di prodotti in Pvc? «Come ogni tipo di attività, risentiamo dellapresenza dell’Asia anche se, che al momento, espero a lungo, occupa una posizione marginale.L’unico segmento di settore in cui la concor-renza è particolarmente aggressiva, è quello delletende da sole, dove i prezzi sono al ribasso. Ciòè dovuto soprattutto alla mancanza dei requisitidi idoneità, che consente alla concorrenza di ri-durre i prezzi in maniera consistente a discapitodella qualità e soprattutto della sicurezza, dueaspetti, che per noi, sono prioritari».

Quanto è importante investire su elementiinnovativi e di rinnovamento?«Per noi investire è fondamentale. L’annoscorso abbiamo ottenuto la certificazione EnIso 9001:2008. Inoltre, abbiamo ampliatodell’ottanta per cento la superficie produt-tiva, modificato e migliorato un gruppo mac-china, acquistato un nuovo macchinario erinnovato il nostro sito internet. Infine, siamoal lavoro per realizzare uno spazio showroomdi circa 300 metri quadri, a Firenze nord, sulviale II Agosto».

Quali sono le prospettive e gli obiettivi peril medio e lungo periodo?«Il nostro obiettivo per il futuro è allargarci alsettore arredo. Inoltre, vogliamo continuare asostenere le sfide di un mercato sempre piùcomplesso, continuando ad avvalerci diun’equipe di grande professionalità».

Nella pagina precedente,

Gabriele Zani

che amministra

la Teloneria Fiorentina

di Sesto Fiorentino (FI).

Nelle altre foto, alcuni

momenti della lavorazione

dei teli in pvc

www.teloneriafiorentina.it

❞❝Il campo di applicazione dei materiali

da noi lavorati è molto vasto. D’altrocanto la chimica e la ricerca creanosempre nuovi applicativi

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MODELLI D’IMPRESA

«Almeno per un bel pezzo i Ci-nesi non potranno fare quelche facciamo noi». È una diquelle frasi che nel mondo im-

prenditoriale italiano si sente spesso: non rap-presenta solo una speranza cui aggrapparsi, mauno dei motivi principali per cui in tanti nel no-stro Paese decidono di non delocalizzare e scom-mettere in via definitiva sulla qualità dei propriprodotti. Uno dei settori in cui il livello rag-giunto dalle imprese dello stivale sembra a tut-t’oggi insuperato. Un buon esempio è rappre-sentato dalla azienda Bozzi & Figli, livornese dasempre, che fin dalla fine degli anni ‘70 ha sceltodi abbandonare ambizioni “quantitative” per pre-diligere l’alta tecnologia. L’azienda è ora guidatadai fratelli Maurizio e Stefano Bozzi, il primo allagestione generale e commerciale e il secondo alladirezione della produzione.Il segreto del successo dell’azienda fondata dal pa-dre Ilvo, sta nella filosofia di fondo che fa dellaflessibilità, della tecnologia, e delle persone i

punti cardine. «Per noi – dice Maurizio Bozzi – non esistonotraguardi raggiunti, ma nuovi punti di partenzadai quali tendere a risultati sempre più ambiziosi,non certo per amor di vanagloria, ma più sem-plicemente perché il mercato corre veloce e nes-suno può permettersi di cedere il passo. Si pren-dano ad esempio le certificazioni: siamo certificatifin dal 1996 e attualmente in fase di accredita-mento per la Iso 9100. La vera fatica non è otte-nerle ma rispettarle e mantenerle, mettendo quo-tidianamente in pratica quanto le normeprescrivono».

Quali sono le dirette conseguenze di questomodo di procedere, dalla vostra esperienzadiretta?«Occorre precisare che lavoriamo, sempre sucommessa, con le macchine più tecnologica-mente avanzate che oggi il mercato può offrire(centri lavoro a 5 assi, Integrex ecc.). Utiliz-ziamo sistemi di progettazione Cad, abbinati asistemi Cam e a macchine di Rapid prototy-ping. Ci siamo dotati di opportune sale me-trologiche climatizzate, con 3 macchine di mi-sura tridimensionali, che possono certificarepezzi lunghi fino 2 metri. Tale situazione, inconsiderazione del livello tecnologico raggiuntonon può prescindere dall’impiego di personale

Il settore della componentistica ci vede

ancora in testa, se non altro per quanto

riguarda il grado di qualità dimostrato.

Maurizio Bozzi porta l’esempio

delle sue officine meccaniche.

«I traguardi raggiunti devono essere

solo nuovi punti di partenza»

Renato Ferretti

Maurizio Bozzi,

direttore generale

della Bozzi & Figli Srl

con sede a Livorno

www.bozzi.net

Meccanica di precisione, eccellenza italiana

122 • DOSSIER • TOSCANA 2012

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Maurizio Bozzi

TOSCANA 2012 • DOSSIER • 123

altamente qualificato. Purtroppo si riscontrache le figure professionali necessarie non sonodisponibili e avvicinabili al mondo scolastico,proprio per l’impossibilità che la scuola ha difare investimenti mirati e formativi; ne conse-gue che la formazione è diventata parte impor-tante e indiscutibile del nostro operare. Impor-tante evidenziare che nell’arco temporale 1998– 2004 il nostro personale è più che raddop-piato. L’anno 2007, l’unico, in cui è stata regi-strata una stasi, abbiamo intensificato l’attivitàdi marketing con la conseguente acquisizione dinuova clientela in ambito europeo. Proprio orain un momento in cui l’economia mondiale èsotto l’occhio di tutti, stiamo ancora investendoin tecnologia e assumendo personale; ingegneridi produzione, esperti in logistica e diplomatitecnici, tutti opportunamente selezionati conmetodi moderni ed efficaci».

Quali sono i mercati in cui vi sentite piùinseriti?«Principalmente in Europa intendendo con ciòsia il nostro Paese che i principali paesi europei.Abbiamo commesse che spaziano dal campo ci-vile, scientifico (INFN), biomedicale, aereo-nautico, packaging, petrolifero, motor sport(Ducati), automobilistico (Dallara) e buona partedella nostra produzione è rivolta ad aziende delgruppo Finmeccanica, con il quale collaboriamoda oltre 30 anni e che contribuisce quotidiana-mente ad arricchire il nostro sapere».

Quali sono i problemi maggiori che doveteaffrontare?«Non sono pochi. Ma uno in particolare da evi-denziare e che può considerarsi come concor-

renza sleale, riguarda il confronto con aziendedi alcune “zone del meridione” che sono assi-stite, potendo acquistare i macchinari in formaagevolata (con percentuali del 50 per cento afondo perduto) e godere di sgravi fiscali e con-tributivi, mentre noi non abbiamo alcun aiuto,sia regionale che pubblico in genere. Per cuispesso abbiamo difficoltà a competere, avendotali imprese costi industriali ben al di sotto de-gli standard nazionali».

Quali sono le soluzioni che avete adottato?«Prima di tutto gli investimenti che facciamosono continui, quasi tutti gli utili sono reinve-stiti per rimanere al passo con la tecnologia piùavanzata. Le nostre attrezzature, sempre al-l’avanguardia, hanno costi che non è esageratodefinire stratosferici. E un altro punto di forzasta nel nostro organico, di circa 40 addetti,tutti selezionati con cura e come già detto co-stantemente formati».

Come scegliete il personale?«Attingiamo prevalentemente fra i diplomatitecnici degli istituti professionali, che sottopo-niamo a cicli di formazione specifica e in affian-camento alle maestranze più anziane. Alla fine inostri operai diventano talmente in gamba darendersi fortemente appetibili alle grandi aziende.Questo potrebbe essere un vanto ma purtroppoè anche un handicap in quanto tali nomi altiso-nanti possono, falsamente, ancora oggi rappre-sentare il “miraggio” del posto sicuro e a pocovale dire che con noi ci sono persone da oltre 30anni; il cosiddetto “posto fisso”, in presenza diprofessionalità acquisite, è molto più reale inaziende della nostra tipologia».

❝Costruiamo componenti perl’Istituto Nazionale di FisicaNucleare, realizziamo partimotoristiche e meccanicheper marchi molto conosciutianche nel mondo sportivo

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IL DISTRETTO TESSILE

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Ben prima che il rispetto dell’am-biente e il recupero – e quindi il ri-sparmio – delle risorse divenisserotemi di approvazione generale, il

distretto tessile di Prato aveva già fatto dellarigenerazione della lana un mezzo di svi-luppo economico. Come afferma RobertoMorganti, fondatore dell’omonima aziendapratese: «La nostra città è stata la culla deltessuto cardato rigenerato, che dal 2009 è an-

Il tessileverso uno sviluppo sostenibileLa rinascita di una fibra di alta qualità dagli stracci. È questa la specializzazione raggiunta

nel distretto tessile pratese con il cardato rigenerato. Roberto Morganti ne descrive

le caratteristiche di morbidezza ed elasticità. E l’anima ecosostenibile

Valerio Germanico

che diventato una materia prima certificatadal marchio Co2regenerated. Abbiamo fattomolta ricerca qui e ne abbiamo tratto unvantaggio spendibile sul mercato, svilup-pando la capacità di riselezionare quelli chein gergo sono chiamati “stracci” e arrivando,con la lavorazione, a offrire uno spettro cro-matico naturale di circa 240-250 sfumaturedi colore». Queste caratteristiche hanno per-messo a Morganti di avviare anche l’esporta-zione del proprio tessuto, destinato sia al-l’Europa che al Nord Africa e in seguitoanche all’Estremo Oriente.

Quale valore aggiunto porta con sé uncardato rigenerato?«Il tessuto cardato rigenerato si contraddi-stingue per una morbidezza ed elasticità chepossono competere con un tessuto tradizio-nale. Il nostro processo produttivo ci per-mette inoltre di creare svariati tipi di tes-suto, adatti sia all’abbigliamento, tipo velour,ideale per cappotti e mantau, tipo tweed,ideale per giacche e tailleur, tipo flanella,ideale per pantaloni e giacche; sia all’arreda-mento, il cardato rigenerato è utilizzato cometessuto per divani, poltrone e tendaggio; siaalla maglieria, shetland, lambswool e perun’infinità di filati fantasia».

Qual è il fattore determinante per labuona riuscita di uno dei vostri tessuti?«Se il rigenerato di lana Morganti si con-

Roberto Morganti,

fondatore e titolare

dell’omonima azienda

tessile di Prato

[email protected]

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Roberto Morganti

TOSCANA 2012 • DOSSIER • 127

ferma come fra i più ricercati sul mercato,questo è grazie all’apporto della professio-nalità delle nostre maestranze che, al sem-plice tatto del tessuto, riescono a percepire lacomposizione delle varie fibre, eliminando iltessuto contenente un’alta percentuale di fi-bre sintetiche e nello stesso tempo operandouna selezione in base alla coloritura naturaledel tessuto. In questo modo riusciamo ad ab-binare 40-50 gradazioni diverse da ogni fa-miglia di colori: dal beige al testa di moro,dal rosa pallido al bordeaux, dal celeste al blunevi, dal verde chiaro al verde bottiglia, dalgrigio perla all’antracite. E questo con pro-cessi ecologici e con il riutilizzo e la com-mercializzazione di materiali che altrimentisarebbero destinati allo smaltimento, conun peso e un impatto negativo sull’equilibriodell’ecosistema».

Quale riscontro ha ottenuto sul mer-cato, nell’ultimo anno, il vostro prodotto?«La chiusura del bilancio 2011 è stata nelcomplesso positiva. Nonostante la crisi glo-bale, nei primi sei mesi abbiamo registratoun ottimo andamento. In seguito, conl’acuirsi della crisi, nel secondo semestre si èverificato un trend riflessivo. Tuttavia, a fineanno abbiamo ottenuto utili superiori aquelli del bilancio 2010».

Le performance migliori sono venutedal mercato interno o da quello estero?«Nella seconda parte del 2011 c’è stata unaflessione negli acquisti da parte di paesi versocui abitualmente la nostra azienda esporta –India, Cina, Turchia e Marocco –, dato chequesti hanno accusato molto più di noi la

crisi. Per questo motivo la percentuale diesportazione verso questi paesi si è attestataa un 25 per cento del fatturato. Di controperò abbiamo avuto un incremento del mer-cato interno, che ha dimostrato una ricercanell’innovazione del tessuto molto accen-tuata rispetto alla standardizzazione che ca-ratterizza la richiesta proveniente dal mercatoestero».

Quali sono le prospettive e gli obiettiviche attendono la vostra azienda nella se-conda metà del 2012?«Alla luce del primo semestre, le nostre pro-spettive si presentano positive. Siamo in at-tesa di un miglioramento dell’andamentodell’economia globale che ci permetta di in-crementare il fatturato e stiamo già regi-strando segnali abbastanza positivi da partedei mercati dei paesi emergenti. Per questopensiamo che, dopo un assestamento mon-diale della crisi, ritorneranno attuali le op-portunità di una maggiore esportazione. Eper questo siamo costantemente alla ricercadi nuove nicchie di mercato all’estero».

❞❝Creiamo svariati tipi di tessutocardato, adatti sia all’abbigliamento,sia all’arredamento, sia alla maglieria

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128 • DOSSIER • TOSCANA 2012

Una stessa attività industriale, svoltanel medesimo territorio, può averecosti del lavoro enormemente dif-ferenti fra un’impresa gestita da

italiani e un’altra a proprietà straniera? È la do-manda che si pone e che pone alle autoritàcompetenti Massimo Milani, titolare della Ti-Maglia di Prato, azienda del distretto tessile especializzata nella tintura di capi già confezio-nati. «È sufficiente confrontare i bilanci perverificare come, in proporzione, tutti i costi –per esempio quelli energetici – siano gli stessia eccezione di quelli per la manodopera. Dun-

Il distretto pratese subisce la concorrenza slealeLa denuncia di un imprenditore pratese del settore tessile. Massimo Milani insiste su un punto

fondamentale: la diversa incidenza, a parità di produzione, del costo della manodopera

fra le imprese italiane e le imprese gestite da extracomunitari

Manlio Teodoro

que o un operatore extracomunitario è in gradodi produrre quattro volte quello che produce unitaliano, oppure c’è un problema di non osser-vanza delle regole. Se le cose stanno così, que-sto si traduce prima di tutto in una concorrenzasleale contro le imprese che rispettano tutte lenormative sul lavoro. In secondo luogo esisteun danno per l’erario, dato che questi bilancidenunciano la presenza di una quota consi-stente di sommerso. E inoltre c’è un dannoper il territorio nel quale questa ricchezza vieneprodotta, dato che non è destinata a rientrarenel sistema attraverso i consumi, bensì oltre-passa rapidamente i confini italiani per rag-giungere i paesi di origine. Tuttavia, questostato di cose, che ho pubblicamente denunciatopiù volte all’indirizzo degli organi competenti,non ha finora generato iniziative volte a unmaggiore controllo». A rendere ancora più ampio il divario fra le vocidi bilancio relative alla manodopera ci sonoanche i ritmi di lavoro. «Le aziende extraco-munitarie sono aperte tutti i giorni dell’anno elavorano tutte le notti. Ciononostante dai lorobilanci emergono costi di manodopera più bassidi quelli di un’impresa dello stesso settore cheabbia un’organizzazione in turni esclusivamentediurni. Com’è possibile che a una certa quan-tità di prodotto non corrispondano costi di ge-stione proporzionali? Credo che sia necessarioun intervento più incisivo da parte degli organi

Massimo Milani,

titolare della

TiMaglia Srl di Prato

www.timaglia.it

IL DISTRETTO TESSILE

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Massimo Milani

TOSCANA 2012 • DOSSIER • 129

competenti, sia sul fronte dei controlli sulmodo in cui vengono gestite le imprese, siasulla fuga verso l’estero dei capitali prodotti quia Prato. Questa richiesta non ha come obiettivoquello di far “fuggire” questi imprenditori,bensì quello di fare in modo che tutte le im-prese lavorino rispettando le nostre leggi». Co-stringere una tintoria\rifinizione a mettersi inregola, corrisponde anche a mettere in regola lecentinaia di confezioni\maglifici che si servonodi quella azienda. Fino ad oggi sono stati fattimolti controlli, ma indirizzati alla ricerca diclandestini ed abusi edilizi; bisogna fare unsalto di qualità: controllare di notte e la dome-nica, cercare i pozzi abusivi e dire basta ai mi-lioni (miliardi) di euro che da Prato si involanoper Paesi lontani.A fronte di uno scenario locale e internazionalecomplesso, tuttavia, nell’ultimo anno, la Ti-Maglia ha registrato un bilancio decoroso. «Il2011 è stato un anno positivo per la nostra at-tività, anche se progressivamente stanno au-mentando i problemi, soprattutto per ottenerefinanziamenti dalle banche, che non sono piùdisposte a finanziare idee imprenditoriali. Guar-dano esclusivamente alla solidità e alle garanzieattuali di chi richiede il loro aiuto, escludendoquindi a priori gli imprenditori che potrebberocreare valore con un’idea innovativa, ma chenon hanno una base economica alle spalle».TiMaglia ha puntato sullaqualità delle proprie tinture,apprezzate sia nel territoriodi Prato che in altri distrettiitaliani. «Noi lavoriamo condiversi tipi di macchine e tec-niche. Sia le classiche lava-centrifughe che le macchinechiamate “olandesi”. Questesono impiegate per la tintura dei capi pregiatie delicati, per esempio quelli in lana, cashmireo in altri tessuti che potrebbero infeltrire. La no-stra capacità di carico va da poche maglie finoa 300 chilogrammi a colore, sia per le lavatricitradizionali che per le macchine olandesi. Inol-tre abbiamo un reparto dedicato alla stampa se-

rigrafica e allo stone wash. Una delle innovazionipiù recenti è la tecnica della tintura a freddo,che è entrata nella grande produzione da po-chi anni. Questa consente di tingere più ti-pologie di fibre insieme che richiederebberoclassi di colori diverse».In conclusione, Milani delinea le possibiliprospettive di sviluppo del settore. «In

Estremo Oriente, dove fi-nora hanno operato i nostriconcorrenti più agguerriti, iprezzi stanno aumentando.A questo si aggiunge che an-che i trasporti sono diven-tati più costosi. Questo, dauna parte, potrebbe frenarele importazioni di capi di

abbigliamento, ridando slancio alle produ-zioni nazionali. Dall’altra potrebbe far tor-nare qui le commesse delle grandi multina-zionali, che guardano al prezzo più basso eche a Prato potrebbero trovare insieme a unprezzo competitivo anche una maggiore qua-lità di prodotto».

❞❝È necessario un intervento più incisivo

da parte degli organi competentisul fronte dei controlli nelle impresedi extracomunitari

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IL DISTRETTO TESSILE

C’è chi la crisi la subisce daprima del 2008. I tessuti delpratese, tra i più rinomatid’Italia, soffrono già dal 2002

e la crisi finanziaria del 2008 non ha fatto al-tro che peggiorare la situazione. Eppure leaziende della zona non demordono, e fedelial motto “chi la dura la vince” portanoavanti le idee fedeli alla tradizione. Una diquelle che il resto del mondo ci invidia.L’esperienza di Giampiero Lombardi non sidiscosta da questo quadro: con la sua Asso-tex vende tessuti alle più grandi firme d’Ita-lia come Armani, Gucci e Dolce&Gabbanae oggi più che mai è convinto della scelta.«L’obiettivo – dice Lombardi – è quello di

produrre un tessuto diqualità e sempre classico,che non logora la sua im-magine nelle evoluzionivorticose della moda mache mantiene e aggiorna isuoi connotati originali».

È una strategiache alcuni definireb-bero coraggiosa.«Finora mi ha dato ra-gione. Certo, la crisi ciha messo a dura prova,ma chi può dire il con-trario adesso? A Pratonessuno. In zona si è ca-

lati arrivando a picchi del meno trenta percento. Noi siamo relativamente tranquillicon meno 17 per cento rispetto all’annoscorso: ora siamo intorno ai quattro milionie mezzo di fatturato, con circa 350mila me-tri di tessuto venduto».

Come ottiene il suo tessuto “classico”?«Noi produciamo quasi esclusivamente capospalla, pesi cappotto e pesi giacca sia in lanacardata che pettinata, tinti filo e tinti pezzo.Acquistiamo la materia prima e produciamoil filo. Andiamo a ordire e a tessere e rifinire:made in Italy fin dalla materia prima,quindi. Per le lavorazioni ci appoggiamo aditte esterne, noi abbiamo un magazzinocon il controllo del tessuto della materiaprima, del tessuto grezzo e finito. La specia-lizzazione e il controllo della qualità rap-presentano sicuramente il patrimonio im-prenditoriale più importante dell’azienda.La produzione è affidata solo ad artigiani deldistretto pratese, è un punto importante.Un altro aspetto altrettanto importante sonole fibre pregiate che utilizziamo, indispen-sabili per il prodotto classico e qualitativa-mente eccellente che ricerchiamo: il ca-shmere, il camelhair, mohair sia rigeneratiche nuovi».

Il prodotto su cui avete puntato sembraaver a che fare molto con la tradizione.Quanto c’è di artigianale e quanto di au-tomatizzato nella produzione?

Le cifre parlano di depressione, ma in uno dei distretti più importanti dei tessuti made in Italy

gli imprenditori resistono con determinazione. Uno di questi è Giampiero Lombardi,

che si è sottratto alle bizze della moda, puntando sulla certezza del classico

Renato Ferretti

Giampiero Lombardi,

titolare di Assotex

con sede a Montemurlo (PO)

www.assotex.it

Made in Italy fin dalla materia prima

130 • DOSSIER • TOSCANA 2012

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TOSCANA 2012 • DOSSIER • 131

«Per quanto riguarda questo settore la manodell’uomo è ancora fondamentale e insosti-tuibile. Questo è un lavoro in cui l’artigia-nalità e l’automatismo viaggiano di paripasso: le tessiture, per esempio, sono semprepiù moderne grazie a nuovi macchinari. Masenza l’uomo non potranno mai funzionare,così come i passaggi della tintoria e rifini-zione. Qui a Prato c’è ancora il vecchio tes-sitore che viaggia con due telai così come latessitura moderna con trenta telai, ma infondo c’è sempre l’uomo che carica il fi-lato, che controlla dall’orditura alla filatura,dalla tessitura alla rifinizione attuale e mo-derna. Insomma non è come per alcuni am-biti del metalmeccanico in cui l’operaioviene progressivamente rimpiazzato da altremacchine. C’è sempre il tecnico che crea iltessuto, disegna l’articolo e rinnova la col-lezione annualmente, il capo della rifini-zione che comunque gestisce 50-60 operai.Detto questo, è altrettanto evidente che bi-sogna essere sempre all’avanguardia tecno-logicamente per sperare di produrre il topdella qualità. Biella e Como insegnano».

Quali sono i problemi principali adessoe quale sarà lo scenario tra qui a un anno?

«Le cause delle condizioni in cui ci tro-viamo adesso sono innumerevoli. Potrei ci-tare i problemi nell’acquisto del capo fi-nito: penso che si comprino più cellulariadesso che non un cappotto nuovo, segnodei tempi. C’è anche da dire però che neinegozi i prezzi non sono scesi né le grandimarche hanno accennato ad abbassarli. Poic’è la concorrenza spietata dei Paesi in cuila manodopera costa molto meno che inItalia, come la Turchia, l’India o la Cina.Dunque lo scenario futuro rimane moltoincerto, viviamo giorno per giorno senzauna programmazione stabilita come suc-cede in altri settori. Lottiamo aspettando divedere cosa succede».

Giampiero Lombardi

❝Per quanto riguardaquesto settore la manodell’uomo è ancorafondamentalee insostituibile

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132 • DOSSIER • TOSCANA 2012

«L’industria tessile nazionale,grazie anche ai recenti se-gnali positivi soprattutto perla produzione di fascia alta,

si sta riattrezzando dopo un lungo periodo discarsi investimenti». Federico Pellegatta, di-rettore di Acimit, l'associazione di Feder-macchine che rappresenta più di trecentoimprese meccano tessili, inquadra in questomodo la situazione della filiera del tessile. Trai fattori che, in piccola parte, stanno moltospingendo la domanda interna c’è il fast fa-shion. «Il fast fashion – spiega ancora Pelle-

La filiera del tessilepunta sulla tecnologiaNel primo trimestre del 2012 la filiera del tessile ha fatto segnare, seppur con andamenti

altalenanti, una decisa ripresa. Con ordini sia da clienti italiani che stranieri.

Ne parliamo con Alessio Nencioni, titolare del Trapuntificio Mithos

Marco Tedeschi

Il titolare del Trapuntificio Mithos Alessio Nencioni (a destra), insieme al socio Sauro Santini

e al figlio Claudio (al centro). Il Trapuntificio Mithos ha la sede a Empoli (FI)

www.trapuntificiomithos.com

gatta – impone ai produttori di tessuti e diabbigliamento ordini con lotti minimi moltopiù bassi rispetto al passato e ripetuti nelcorso della stagione. Questo comporta nonsolo la necessità di una maggiore flessibilitàproduttiva che a distanza diventa compli-cata da gestire, ma anche un forte aumentodell'incidenza dei costi di spedizione». Perquesto molte aziende nostrane hanno ancheregistrato un andamento altalenante del loromercato di riferimento. Tra queste anche ilTrapuntificio Mithos, realtà del fiorentinoche si occupa della realizzazione di tessuti diqualità. «Il bilancio del 2011 – spiega Ales-sio Nencioni, titolare dell’attività – si èchiuso in parità. Il 2012 invece ha avutouna sorta di andamento altalenante. Dopoun inizio molto promettente stiamo regi-strando dei cali significativi proprio in con-comitanza con i mesi in cui fatturavamo dipiù ovvero maggio e giugno».Per riuscire a mantenersi stabili all’interno diquesto mercato il Trapuntificio Mithos hadeciso di continuare ad investire sul pianotecnologico, che rappresenta sicuramente labase di partenza per portare avanti qualità eproduttività. «La nostra realtà, possiede 4tipologie di macchinari che coprono com-plessivamente il 90 per cento del fabbisognodella tipologia di lavori. Tutti i macchinarisono altamente tecnologici. Per cercare in-

IL DISTRETTO TESSILE

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Alessio Nencioni

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vece di sviluppare in pieno e su misura le ri-chieste del committente ci avvaliamo e ciappoggiamo ad un computer interno». Peruna realtà come il Trapuntificio Mithos, la ri-cerca significa soprattutto andare alla sco-perta di nuovi materiali e modelli con cuirealizzare i prodotti. «Per quanto riguarda ap-punto la ricerca di novità ci avvaliamo di sti-listi competenti e ci affidiamo a visite allefiere del settore sia in Italia che all’estero, percogliere sempre le novità più significative».Grazie all’utilizzo delle migliori materieprime e dei molteplici tessuti realizzati, ilTrapuntificio Mithos è in grado di realizzaretutti i tipi di trapunte, in una gamma che vadalle più complesse alle più elaborate. «Cer-chiamo di mantenere sempre costante il rap-porto qualità/prezzo e tempo di consegna.Inoltre per soddisfare le diverse esigenze of-friamo l’opportunità di realizzare e persona-lizzare ogni articolo seguendo le proposte delcommittente».Le lavorazioni richieste per i tessuti seguonoovviamente il corso della moda del momento.«La nostra specializzazione – precisa Nen-cioni – è rappresentata in ogni caso dalla la-vorazione su tessuti esterni e su pelle vera;una lavorazione che richiede grande preci-sione e forti capacità. La trapuntatura su pelleha da sempre rappresentato infatti uno deinostri punti di forza. In questo specifico am-

bito, il fatto di trovarci nella zona del fioren-tino ci ha favorito soprattutto nelle fasi ini-ziali della nostra attività». Tra le prospettive del Trapuntificio Mithosper mantenersi sempre più competitivi c’è lavolontà di coprire internamente il 100 percento della produzione.«Siamo orientati all’acquisto di una mac-china da ricamo vero perché ci permette-rebbe di chiudere quel 10 per cento di tipo-logia di lavori che serve per completare ilnostro pacchetto».

90%IL TRAPUNTIFICIO REALIZZA ALL’INTERNO QUASI LA TOTALITÀ

DELLE LAVORAZIONI RICHIESTE, E PUNTA IN FUTURO

A PRODURRE AUTONOMAMENTE IL 100 PER CENTO DEI LAVORI

PRODUZIONE

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134 • DOSSIER • TOSCANA 2012

Anche le aziende tessili cinesi chepopolano il mercato italiano ri-sentono della crisi economicamondiale. A testimoniarlo sono

le cifre registrate nell’ultimo biennio da unodei distretti tessili italiani più importanti,quello di Prato, che continua a essere pro-tagonista di un tasso di cessazione delle at-tività cinesi superiore al 22 per cento. Le ra-gioni di tale situazione sono da ricercarenella stagnazione del settore tessile internodel nostro Paese, che non rappresenta piùun mercato ottimale su cui investire, e nelladiretta concorrenza della Cina, che sfornaprodotti finiti a prezzi ancor più concor-renziali di quelli proposti dagli imprenditoriasiatici occupati in Italia. Tra le 4800 im-prese cinesi attive presenti nella provincia diPrato che cercano di affrontare a testa altagli ostacoli creati dal difficile momento eco-nomico c’è anche la società tessile New Me-lody. «Per riuscire a fronteggiare tanto lacrisi, che ha causato una netta diminuzionedel nostro fatturato, quanto la concorrenzadel vero “made in China” – spiega la titolaredell’attività Valentina Hu Ying Chun – ab-

biamo alzato il livello di prestigio dei nostriclienti, andando quindi a produrre merciper case di moda italiane di prim’ordine.Abbiamo posto molta attenzione ai dettagli,alla qualità del cucito del capo e alla preci-sione nelle consegne».

Quali altre caratteristiche rendono com-petitivi i capi realizzati dalla New Me-lody?«In particolare la qualità del tessuto, moltospesso stampato, e la tipologia di accessorio,entrambi scelti in base alle tendenze modadel momento e alle proposte dei nostri for-nitori di tessuti, per la maggior parte italiani.Cerchiamo sempre di scegliere il meglio cheil mercato possa offrire, in modo da distin-guerci sia dalle altre aziende della zona siadalla diretta concorrenza cinese. Un ulte-riore aspetto che ci differenzia è la possibi-lità che lasciamo al cliente di scegliere ilmarchio da apporre, i segni distintivi, i car-tellini e le etichette».

Come si sviluppa il processo produttivodella New Melody?«L’attività comincia nel momento in cui inostri capi di abbigliamento vengono ideatidall’ufficio stile aziendale oppure richiestiespressamente dal cliente. Dopo la fase di ri-cezione della commessa, il personale prov-

A Prato c’è la maggior concentrazione

di aziende tessili con titolari cinesi.

E tra esse non sono poche quelle

che sanno distinguersi per la serietà

del proprio operato e la qualità

dei prodotti. L’esperienza

di Valentina Hu Ying Chun

Emanuela Caruso

L’imprenditoria cinese a Prato

IL DISTRETTO TESSILE

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TOSCANA 2012 • DOSSIER • 135

A sinistra, Valentina Hu Ying Chun, titolare della New Melody di Prato.

Nelle altre immagini, momenti di lavoro all’interno dell’azienda

[email protected]

vede alla realizzazione dei grafici per le ta-gliate, effettuate attraverso macchinari auto-matizzati. Si procede poi con il cucito, affi-dato a ditte conto terzi. Infine, i capi vengonoriportati nella nostra azienda dove sono rifi-niti, incartellinati, inscatolati e spediti».

Oltre a lavorare per marchi nazionali, laNew Melody collabora anche con aziendeestere ed europee?«Sì, siamo presenti anche sui mercati euro-pei, in particolare quelli olandese e spa-gnolo, e internazionali, quali Israele e la Co-lombia. In un prossimo futuro speriamo dipoter ampliare i rapporti anche con altriPaesi emergenti, come per esempio la Rus-sia, ma per farlo è necessario che gli alti dazida pagare necessari per l’importazione calinoe facilitino gli scambi».

Quanto è difficile riuscire a gestire irapporti tra la vostra comunità e il mondodel lavoro italiano?«È abbastanza complicato, perché la realtàcinese è molto diversa per abitudini e cultura

da quella occidentale e, di conseguenza, nonè sempre facile trovare il giusto equilibriotra i due mondi lavorativi. Io e mio maritoabbiamo la fortuna di essere in Italia sin dallaprima infanzia e abbiamo quindi imparato agestire i rapporti con gli italiani e poi con leaziende, i vari titolari e i dipendenti del vo-stro Paese. Stiamo anche cercando di accet-tare e fare nostre determinate regole italiane,come per esempio quelle riguardanti gli orarilavorativi, regole che quasi sempre contra-stano con i ritmi di vita che ci sono stati in-segnati in Cina. Quello che spesso viene de-finito dagli italiani un eccesso lavorativo, pernoi è semplicemente la normalità».

Cosa vi augurate per l’immediato futuro?«Il nostro desiderio è quello di continuare amantenere l’azienda in un buono stato di sa-lute, così da dare lavoro a persone sia cinesiche italiane e proseguire con questa collabo-razione tra due mondi e due culture moltodiversi, che siamo sicuri insieme possano farela differenza».

Valentina Hu Ying Chun

❞❝Lavoriamo per importanti marchi

italiani ed esteri e acquistiamo tessutidi prima qualità da fornitori italiani

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PRODOTTI ALIMENTARI

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Da proporre come contorno veloce esubito pronto, per tutti coloro chehanno sempre meno tempo da de-dicare alla cucina, ma anche, ad

esempio, in occasione di aperitivi e spuntini. Ècosì che sottoli e sottaceti, negli ultimi anni,hanno trovato un riscontro sempre maggioretra i consumatori italiani. Profondo conoscitoredel settore e dei suoi cambiamenti è SimonePerzia, responsabile qualità della Inpa, aziendafiorentina che da oltre mezzo secolo produce ecommercializza sottoli, sottaceti, olive, agro-dolci e specialità regionali. «Negli anni l’evo-luzione socio-culturale ha indirizzato le sceltedei consumatori verso prodotti più elaborati.Per quel che riguarda i sottaceti, ad esempio,abbiamo registrato una forte crescita dei co-siddetti prodotti “agrodolci”, dal gusto più de-licato e meno pungente».

Come è riuscita Inpa ad adattarsi a questenuove esigenze del mercato?«La crescita dell’azienda è sempre stata forte-mente legata allo studio delle preferenze e dei gu-sti dei consumatori. In generale su tutte le refe-renze si è puntato gradualmente a una riduzionedel contenuto di sale. Proponiamo inoltre pro-dotti tipici regionali, connotabili a precise areegeografiche, ponendo sempre grande attenzionealla selezione delle materie prime, un aspettoimprescindibile».

A questo proposito, quali canali utilizzateper l’approvvigionamento delle materieprime? «Di norma ci affidiamo soprattutto a interme-diari esperti e qualificati, anche se, per certe ti-pologie di prodotto, provvediamo ad acquistarledirettamente dai coltivatori».

Quanto contano la ricerca e lo sviluppo nelvostro settore? «Sono basilari. Negli ultimi dieci anni abbiamoinvestito ingenti risorse nella ricerca di nuove tec-niche di conservazione e nuovi packaging, chepossano offrire prodotti di qualità, sicuri e pra-tici. L’azienda si è dotata di due linee di confe-zionamento di vaschette con diverse modalità diconservazione, e anche i prodotti più tradizio-nali in vaso vetro, che da sempre rappresentanoil core business dell’azienda, sono stati rivisitati.In particolare si è puntato sull’inserimento dinuove “specialità regionali”, confezionate all’in-terno di vasetti personalizzati e con etichette ac-

Se è vero che la crisi riduce i consumi alimentari degli italiani, nessuno sembra però

voler rinunciare alla qualità di ciò che mangia. Le novità nella produzione di sottoli

e sottaceti illustrate da Simone Perzia

Guido Puopolo

Tradizione alimentare e innovazione tecnologica

Simone Perzia, responsabile

qualità della Inpa Spa di

Vinci (FI)

www.inpa.it

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Simone Perzia

TOSCANA 2012 • DOSSIER • 137

cattivanti. La linea “Lusinghe”, ad esempio, è ilfrutto di questa ricerca: si caratterizza per l’ac-curata selezione delle materie prime, ricettatesecondo la tradizione gastronomica italiana».

All’innovazione di prodotto, però, avete af-fiancato anche una seria politica di innova-zione tecnologica.«Abbiamo sfruttato le nuove tecnologie per cer-care di dare ai consumatori informazioni chiaree trasparenti. La nuova linea Inpa, infatti, è do-tata di codici QR che offrono la possibilità, aipossessori di uno smartphone, di scaricare dalnostro portale Youtube numerose ricette semplicie gustose, elaborate dallo chef emergente StefanoPinciaroli, e da preparare utilizzando i nostriprodotti. Le stesse ricette sono inoltre consulta-bili direttamente anche dal nostro sito. Pun-tiamo molto sulla comunicazione via web, dovesiamo presenti anche con una pagina su Face-book e Twitter».

Quali controlli eseguite per assicurare sem-pre la qualità del prodotto finito?«Disponiamo di un laboratorio per il controlloqualità, all’interno del quale tre chimici e untecnologo eseguono un campionamento su tuttociò che viene poi lavorato in azienda. Siamo cer-tificati Iso 9001, Brc, Ifs e Iso 14001, e i nostrisistema di gestione ambiente e qualità sono su-pervisionati da due esperti qualificati. Grande at-tenzione, infine, è rivolta al rispetto dell’am-biente, tanto che ogni anno vengono studiatiprogetti per il risparmio energetico e la riduzionedell’ impatto ambientale».

Quali sono i principali canali di distribu-zione dei prodotti Inpa? A livello geografico

quali territori servite soprattutto?«Inpa, sin dall’inizio, si è caratterizzata comeun’azienda di produzione per conto terzi, el’esperienza maturata in 50 anni di attività ciha permesso di venire incontro alle esigenzedella grande distribuzione in termini di qua-lità e affidabilità. La nostra produzione è for-temente legata alla tradizione toscana, ma iprodotti a marchio sono distribuiti a livellonazionale e internazionale. Inpa opera inol-tre al fianco di grandi catene di distribuzionenel nord Europa. Recentemente, infine, ab-biamo iniziato a esplorare anche nuovi mer-cati, in particolar modo quello cinese, conl’obiettivo di ampliare ulteriormente il nostrobusiness».

❝Disponiamo di due linee diconfezionamento, e anche i prodottipiù tradizionali in vaso vetro, cheda sempre rappresentano il nostrocore business, sono stati rivisitati

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ENOLOGIA

Nonostante il calo dei consumi abbiaraggiunto anche i prodotti della ta-vola, gli italiani non sembrano an-cora disposti a rinunciare a consu-

mare i loro pasti accompagnandoli a un buonvino italiano. È quanto emerge da una ricercacondotta da Ispo per conto di Marchesi de’ Fre-scobaldi. A indicare una netta preferenza nel-l’orientamento dei consumatori italiani è suffi-ciente il titolo della ricerca: “Gli italiani e i vinipregiati in tempo di crisi: il caso Brunello diMontalcino”. In base all’indagine condotta dall’istituto direttoda Renato Mannheimer emerge infatti che pro-prio quest’ultimo sia il rosso eletto a eccellenzadal mercato italiano, con il 24 per cento dellepreferenze. Inoltre, per il 76 per cento del cam-pione l’acquisto di un Brunello non è solo unmomento di consumo, bensì anche un aiutoper l’economia italiana. Il 70 per cento lo scegliecome idea regalo e il 48 addirittura come inve-stimento. Per commentare questi dati dal puntodi vista del viticoltore, abbiamo intervistato Pa-

Tiene il mercato enologico nonostante la crisi

dei consumi. Un’indagine Ispo dimostra

che il consumatore italiano non rinuncia al buon

bere e fra i rossi nostrani spicca quello

di Montalcino. Patrizia Cencioni commenta

questa controtendenza

Mauro Terenziano

Al centro, Patrizia Cencioni con le figlie, da sinistra, Annalisa e Arianna Matteucci.

L’azienda agricola Solaria si trova a Montalcino (SI)

www.solariacencioni.com

Gli italiani preferiscono il Brunello

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Patrizia Cencioni

TOSCANA 2012 • DOSSIER • 141

trizia Cencioni, titolare dell’azienda agricola So-laria di Montalcino. «Negli ultimi anni è forte-mente cresciuta la competizione fra noi produt-tori e questo è andato a tutto vantaggio dellaqualità del prodotto e quindi dell’amante delvino, facendoci destinare consistenti risorse peruna produzione attenta all’eccellenza – la miaazienda è prevalentemente impostata sulla pro-duzione dei vini a denominazione di originecontrollata: Rosso e Brunello di Montalcino,enelle migliori annate il Brunello riserva Sele-zione Solaria 123 – i risultati emersi dalle analisie ricerche di mercato non possono che essere unaconferma positiva sul lavoro svolto da noi viti-coltori e capacità del nostro Consorzio di co-municare al pubblico questa qualità». L’aziendaSolaria ha infatti registrato nell’ultimo biennioun consolidamento del fatturato, sostenuto an-che da una quota importante di bottiglie desti-nate ai mercati esteri. «I paesi più recettivi per inostri vini sono gli Stati Uniti, la Svizzera,Belgioe Germania. Una quota minore per quanto ri-guarda l’Europa, la inviamo anche in Olanda eDanimarca, comunque in questo momento sonoi paesi emergenti a rappresentare le prospettivemaggiori. Stiamo infatti iniziando a entrare neimercati asiatici, come in Cina, e in quelli suda-mericani, come il Brasile. Dato il nostro interesseper l’export, puntiamo molto sul tema della pro-mozione, che vorremmo vedere non solo nelleiniziative del Consorzio del Brunello – per ilquale quest’attività fa parte della mission –, maanche da parte delle istituzioni, che potrebberoancora fare molto per valorizzare le unicità e le ec-cellenze italiane». Accanto alla produzione di Brunello di Montal-cino, nell’azienda agricola Solaria si vinifica an-che un’Igt Solarianne ,e fatto distillare le vinaccedalle quale si ottiene due tipologie di grappe diBrunello, inoltre grande attenzione viene riser-vata alla produzione olive, dalle quali si ottieneun olio extravergine di oliva Igt. Queste diverseattività sono tutte condotte sotto la guida di Pa-trizia Cencioni, che ha scelto di continuare a col-tivare la terra dei propri antenati, dove fin da

bambina aveva partecipato alle attività della suafamiglia – una delle famiglie storiche fra i vi-gnaioli di Montalcino – e dove da ragazza avevainiziato ad apprendere le nozioni dell’agricol-tura. Nel 1993 Patrizia “firma” il suo primo Bru-nello. A questo sono seguite molte altre ven-demmie e una produzione nella quale ha sempreinfuso la propria caparbietà di donna e madre.«In campagna come in cantina, sono semprestata alla ricerca dell’eleganza, della bellezza edell’equilibrio, con la giusta attenzione sia alla so-stanza sia alla forma. Con la ferma volontà dinon arrendermi di fronte alle difficoltà e cercaredi ottenere sempre di più». Proprio in questa direzione vanno i prossimiprogetti per il miglioramento dei vini Solaria.«Prossimamente investiremo nell’ampliamentodella struttura della nostra cantina. Lo scoponon è quello di incrementare la quantità pro-duttiva, ma di avere a disposizione nuove strut-ture che ci permettano di gestire al meglio la no-stra produzione. Abbiamo previsto in particolaredi accrescere l’area destinata allo stoccaggio, inmaniera tale da poter avere un invecchiamentoun po’ più prolungato nel tempo sia per il Bru-nello che per la nostra riserva».

❞❝Negli ultimi anni è fortemente cresciutala competizione fra noi produttorie questo è andato a tutto vantaggiodella qualità del prodotto

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CREDITO & IMPRESE

GARANTIRE IL CREDITO PER AIUTARE LE IMPRESE

Lo scenario economico toscano nel primo se-mestre dello scorso anno ha proseguito la fase didebole crescita incominciata nel 2010, ma le tur-bolenze che hanno interessato imercati finanziari hanno dete-riorato la situazione sul finiredel 2011. Questo andamentoaltalenante ha caratterizzato an-che i primi mesi del 2012, incui i livelli di attività hannocontinuato a subire i tumultidei mercati internazionali. L’at-tività manifatturiera è cresciutaa tassi contenuti nei primi duetrimestri dello scorso anno, ha rallentato nelterzo ed è scesa nel quarto. Un andamento mi-gliore ha interessato le imprese di maggiori di-mensioni, quelle del comparto della moda e, ingenerale, quelle in grado di intercettare la do-manda proveniente dai mercati esteri. «Il clima èpeggiorato soprattutto per le imprese che vivono

sul mercato interno» spiega Pierfrancesco Pacini,presidente di Confindustria Toscana. «Le aziendeche esportano, anche se hanno rallentato, conti-

nuano a crescere, ciò vale siaper le grandi griffe che per lepiccole e medie imprese inno-vative, ma per le altre i rischisono lievitati. E anche le im-prese sane possono ammalarsi,a causa del virus dei mancatipagamenti». Le imprese che ne-gli anni precedenti avevano attuato strategie di internazio-nalizzazione sono state caratte-

rizzate nel 2011 da un andamento più favorevoledel fatturato. La spesa per investimenti è legger-mente salita, pur rimanendo su livelli storica-mente contenuti; un nuovo calo però è atteso perl'anno in corso.Tra i settori più colpiti c’è quello edile, con si-gnificativi riflessi occupazionali: «Ci sono realtà

144 • DOSSIER • TOSCANA 2012

Mauro Quercioli,

presidente Abi

Toscana

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TOSCANA 2012 • DOSSIER • 145

con produzioni particolari, dinicchia, o che hanno saputo in-vestire nell'innovazione equindi tengono bene sul mer-cato, così come accade per il fa-shion, considerando anche leimprese più a carattere artigia-nale» sottolinea Vasco Galgani,presidente di Unioncamere To-scana. «Per il resto la situazione è di grande sof-ferenza. Soprattutto in settori come l'edilizia,con tutto il suo indotto». Nel comparto pubblicodifficoltà per le imprese provengono dai lunghitempi di pagamento delle opere: «Le imprese to-scane – spiega Valter Tamburini, presidente dellaCna Toscana – vantano crediti per oltre 4 miliardidi euro nei confronti della pubblica amministra-zione; le conseguenze per le imprese sono gravi:mancanza di liquidità e maggiori difficoltà perl’accesso al credito. Inoltre circa un terzo degli843 fallimenti di imprese toscane nel 2011 è ri-conducibile ai ritardi dei pagamenti da partedelle Pa. Molti enti pubblici disporrebbero dellerisorse per far fronte ai pagamenti delle ditte for-nitrici e appaltanti, ma sono bloccati dal patto distabilità interno, che li obbliga a diluire i paga-menti nel tempo per gli interventi finanziati damutui o prestiti». In Toscana nello scorso anno sono aumentati ifallimenti fra le cause continua a esserci il re-

stringimento dell’accesso al cre-dito. Mauro Quercioli, presi-dente dell’Abi Toscana, ribadi-sce che a gennaio 2012 gliimpieghi delle banche verso leimprese e verso le famiglie sonocresciuti, rispetto all’anno pre-cedente, rispettivamentedell’1,12 per cento e del 3 per

cento. Quercioli spiega che in Toscana è in au-mento il rapporto tra sofferenze e impieghi: in seimesi si è passati dal 5,9 per cento al 6,9 (a livellonazionale l’oscillazione è stata invece dal 5,1 al5,4): «Questo rende più difficile il lavoro dellebanche perché alcuni crediti rischiano di diven-tare inesigibili». Le sofferenze maggiori si regi-strano nelle province di Prato, Arezzo, MassaCarrara e Pistoia, mentre la situazione è migliorenelle province di Livorno e Siena. Quercioli in-dica nella dimensione di impresa (ci sono troppepiccole e piccolissime imprese e poche medieimprese) e nella loro scarsa capitalizzazione lefragilità del sistema produttivo toscano. Infine, ilpresidente dell’Abi regionale sottolinea come «lebanche hanno proceduto, sulla base di accordinazionali, ad allungare i mutui in essere, a parte-cipare alla ricapitalizzazione delle imprese, adanticipare la cassa integrazione, a studiare solu-zioni per garantire i crediti che le aziende vantanonei confronti delle pubbliche amministrazioni».

Lo scenario toscano

PRESTITI BANCARI PER SETTORE DI ATTIVITÀ ECONOMICA (VARIAZIONI PERCENTUALI SUI 12 MESI)

PERIODI AMMINISTRAZIONI SOCIETÀ MEDIO GRANDI PICCOLE FAMIGLIE TOTALE

Giu. 2011 0,6 -0,9 3,2 3,9 0,8 1,9 3,8 3,0

Set. 2011 -1,1 8,2 2,0 2,8 -0,7 0,2 3,3 2,7

Dic. 2011 0,7 2,9 -0,1 0,8 -3,1 -2,3 2,4 0,9

Mar. 2012 -2,6 4,5 -3,3 -2,9 -4,6 -3,9 1,4 -1,3

PUBBLICHE FINANZIARIE FAMIGLIE CONSUMATRICI

IMPRESE

FONTE: BANCA D’ITALIA

E ASSICURATIVE PRODUTTRICI

Pierfrancesco

Pacini, presidente

Confindustria

Toscana

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Continua il dibattito sulle possibilità

del polo strategico rappresentato

dalla provincia toscana, in cui

l’interporto di Guasticce gioca un ruolo

fondamentale. Il nuovo amministratore

delegato traccia un quadro

delle opportunità che ora si aprono

Renato Ferretti

Livorno al centro di una nuova logistica

Non c’è speranzadi uscire dallacrisi senza infra-strutture ade-

guate. A pensarla così sono inmolti in quel triangolo di To-scana tra Firenze, Pisa e Li-vorno. Soprattutto la provin-cia di Livorno costituisce ilcentro di un’area strategica-mente molto importante per ilsettore logistico. Da una parteil porto, uno dei nodi poten-zialmente decisivi a livello nonsolo europeo, e dall’altra il vi-cino interporto A. Vespucci diGuasticce Collesalvetti. Que-st’ultimo in particolare, conuna superficie che sfiora i tremilioni di metri quadrati, sicandida come leader per la lo-gistica d’avanguardia. Manella zona mancano certi pre-requisiti, non solo burocratici,per rilanciare il mercato di ri-ferimento. Come per esempio

le ferrovie: tra Livorno e Fi-renze esistono solo ventiduetracce. Il dibattito negli ultimi mesi siè acceso e tra gli attori del-l’auspicato processo di mi-glioramento c’è il nuovo am-ministratore delegato delVespucci Bino Fulceri. «Sonoorgoglioso di poter dire –esordisce Fulceri – che l’inter-porto Toscano Vespucci è trale società leader nella pro-grammazione, progettazione erealizzazione di infrastrutturee servizi per la logistica. Ope-riamo nell’ottica di soddisfarele richieste di servizi per la lo-gistica di qualità, da parte dioperatori nazionali ed estericon i nuovi indirizzi del tra-sporto. Situato al centro dellapiattaforma costiera toscana ècollegato alle principali retiviarie e ferroviarie nazionali einternazionali ed è un polo di

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TOSCANA 2012 • DOSSIER • 153

enorme potenzialità per lemerci in partenza e in arrivodall’Europa, in grande sinergiacon il Porto di Livorno».Dato che il mercato si sta gra-dualmente spostando sempredi più verso il trasporto inter-modale, cioè effettuato conl'ausilio di una combinazionedi mezzi diversi, non è diffi-cile capire le opportunità of-ferte da un interporto così vi-cino al mare a soli 5 km dalPorto di Livorno. Questo sa-rebbe funzionale ai nuovi cor-ridoi di scambio di cui ulti-mamente si è parlato e cheancora non trovano una rea-lizzazione. Infatti oltre all’asseMalta-Helsinki «il porto diLivorno – dice Fulceri – po-trebbe agganciarsi a unanuova rotta che dal Mar Neroraggiunge la Spagna attraversoun ponte di terra in Italia conestremi Ancona e proprio Li-vorno». Insomma sono mesidi fermento per il Vespucci,tanto più se si considera che ilComune di Collesalvetti sta

approvando la variante alPiano Strutturale che prevedeanche insediamenti a carat-tere industriale.Fulceri nel dibattito con i varienti interessati si è finora di-mostrato cauto, nonostante legrandi opportunità che ancorasi possono cogliere. «Faccionotare – ricorda Fulceri –come l’entrata dell’Authoritysia un segnale positivo pertutto il processo di potenzia-mento, considerando che lalogistica è uno dei fattorichiave per essere competitiviin questo sistema economico ead oggi l’Italia è al 24° postoper efficienza del settore. Maattenzione, come dice il l’am-ministratore delegato del Ve-spucci, gli armatori vannodove ci sono le merci, nondove ci sono le infrastrutture».Il Vespucci punta molto anchesui servizi: da un lato alla lo-

gistica delle merci puntandosulle autostrade del mare, doveentro il mese di settembre en-trerà in funzione un’area dedi-cata, con servizi di prim’or-dine per i mezzi e le merci cheutilizzano le navi RO-RO perla Spagna, la Corsica, Sarde-gna e Sicilia.Dall’altro il centro direzionalesi arricchisce di una nuova pa-lazzina uffici costruita con cri-teri di alta tecnologia impian-tistica e di risparmioenergetico, che permetterà l’in-sediamento di operatori logi-stici, professionisti e enti legatialla portualità e controllomerci, e che potranno utiliz-zare servizi già esistenti quali:collegamenti diretti con le va-rie arterie stradali, disponibilitàarea convegni, ampi parcheggi,ristorante, servizio bancomat,servizi di fibra ottica e aree vi-deo sorvegliate.

In apertura,Bino Fulceri,

amministratore delegato

dell’Interporto

A. Vespucci con sede

a Guasticce Collesalvetti (LI)

www.interportotoscano.com

Bino Fulceri

❝❞

Il porto di Livorno potrebbe agganciarsia una nuova rotta che dal Mar Nero raggiungela Spagna attraverso l’Italia

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154 • DOSSIER • TOSCANA 2012

Un mercato che gioca al ribasso mette in crisi anche aziende particolarmente strutturate,

che per mantenere la posizione sul mercato dei trasporti, devono diversificare il business.

Ma i problemi sono diversi. Li spiega Anna Sodi

Anastasia Martini

Diversificare nel ramo dei trasporti

Le infrastrutture rap-presentano uno deinodi focali su cui sistruttura il dibattito

sullo sviluppo economico delpaese, che da necessità, sta di-ventando urgenza. Malgradociò, le condizioni di stasi per-sistono, in un mercato chegioca sempre più al ribasso,mettendo a repentaglio l’atti-vità di aziende, che reagiscono,ampliando il raggio delle pro-prie attività nel campo dicompetenza. È il caso dellaSodi, realtà del Mugello ope-rante nell’autotrasporto e nel-l’edilizia stradale, che, graziealla diversificazione delle atti-

vità, in Toscana ed Emilia Ro-magna, riesce a manteneresalda la propria posizione, conesiti inaspettatamente positivi. «Per quanto riguarda l’auto-trasporto – spiega la titolare,Anna Sodi – a fine agosto ab-biamo registrato un aumentonel fatturato in controten-denza rispetto alle previsioni,realizzando un più 20 percento. Il discorso cambia perl’edilizia, che, ponendosi in li-nea con il trend generale, è inflessione del 35 per cento. Fa-cendo un calcolo sommario,siamo cresciuti del 5 per cento.A consentirci la tenuta rispettoalla crisi da cui tuttavia non

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TOSCANA 2012 • DOSSIER • 155

Anna Sodi

siamo immuni, è la diversifi-cazione dei servizi, grazie so-prattutto all’autotrasporto, ri-volto sia all’edilizia e legato altrasporto primario che alle in-frastrutture. Nello specifico, il35 per cento del nostro fattu-rato è rappresentato dell’emer-genza neve, per conto di Au-tostrade; il 15 per cento dalavorazioni generali e fresatura,il 10 per cento da i global ser-vice della Firenze-Pisa-Livornoe delle strade provinciali in-torno alla città di Firenze per340 km, il 30 per cento daitrasporti puri di inerti e con-glomerati. Infine abbiamo lagestione d’impianti di produ-zione dei conglomerati, di cuiabbiamo una partecipazionedel 50 per cento». Alla crisi si accostano altri pro-blemi. «Una prima difficoltà –continua Anna Sodi – è quelladi sostenere un’azienda forte-mente strutturata come la no-stra, con diversi dipendenti,disponiamo di macchinari diproprietà, siamo patrimonia-lizzati e non abbiamo leasing.Se prima questi erano fattori disuccesso, adesso rischiano dirappresentare un peso nellacompetitività generale, nelcontesto di una corsa al ribassodei prezzi, che avvantaggia re-altà più snelle». Costo del carburante e dellamateria prima e dinamichedelle gare d’appalto sono altre

due spine nel fianco. «Noi ab-biamo avuto un lordo di au-mento fra il 26 e il 30 percento, – rileva la titolare – cheal netto del recupero delle ac-cise ci dà il 15-17 per cento,che però non recuperiamo neilavori. Quindi, sotto questoaspetto siamo in perdita e nonriusciamo a trasferire gli incre-menti nei costi da noi soste-nuti sul prezzo che propo-niamo al mercato. Ciò valeanche per la produzione delconglomerato rispetto alle flut-tuazioni nel prezzo della mate-ria prima. Questo anche per-ché spesso le gare che vinciamonon contemplano le fluttua-zioni che sono connaturate almercato, oppure i contrattisono restringenti. Attualmenteci sono pochissime gare pub-bliche e i committenti privatile fanno sempre più aggressive,giocate sul massimo ribasso,con prezzi che fatichiamo a so-stenere. Infine, sul fronte deipagamenti dei committenti, lasituazione è un disastro, tantoche abbiamo anche fatto deidecreti ingiuntivi alle ammi-

nistrazioni pubbliche per cre-diti che aspettiamo da oltre unanno».Sul fronte investimenti e obiet-tivi «Per l’edilizia e l’autotra-sporto – prosegue la nostra in-terlocutrice – abbiamo dotatoi nostri mezzi di sistemi satel-litari e abbiamo acquistato dueveicoli nuovi. Se in tempi piùfloridi cambiavamo 3-4 mezziall’anno, ora puntiamo a man-tenere in funzione l’esistente.Per l’innovazione ci avvaliamodi un’azienda formativa cherealizza un paio di progetti al-l’anno. Inoltre abbiamo presoin gestione un impianto diconglomerato e su questo tipodi lavorazione abbiamo elabo-rato un progetto che consistein un sistema di tracciabilitàdel conglomerato stesso attra-verso un barcode visualizzabilesul nostro sito tramite accessocon password, anche dal com-mittente. Ci prefiggiamo dimantenere alta l’efficienza del-l’azienda e per questo sullabase degli andamenti del mer-cato, puntiamo a rivalutare an-che le strategie aziendali».

Alcuni veicoli della Sodi

Srl, azienda con sede a

Cavallina di Mugello (FI)

www.grupposodi.com

❞❝Contro la crisi abbiamo puntato sulla

diversificazione dei servizi di autotrasportoper l’edilizia e sul trasporto primario

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158 • DOSSIER • TOSCANA 2012

XXXXXXXXXXXXXXXXXMERCATO IMMOBILIARE

Apartire dagli anniSettanta, moltistranieri, soprat-tutto britannici,

hanno iniziato a interessarsial mercato immobiliare ita-liano acquistando proprietà inrovina da ristrutturare. Dopoil boom delle compravendite,avvenuto negli anni Novanta,il mercato si è lentamente ri-dimensionato e oggi moltistranieri, complice la crisi eco-nomica, cominciano a valu-tare l’ipotesi di rimpatriare ilproprio capitale per l’incer-tezza dettata dal valore del-l’euro. Risultato? Molte caseristrutturate sono tornate sulmercato e contemporanea-mente la domanda si è quasifermata sulla scia di una logicaattendista da parte dei futuriacquirenti. Per gli esperti del

settore, tuttavia, è questo ilmomento giusto per investirenel mattone di prestigio: ilmercato è saturo e i prezzi inItalia sono scesi in media del25 per cento. È il caso del Ca-stello di Montegualandro, chenel 2008 era valutato sul mer-cato a 20 milioni di euro eoggi è sceso a 5,3 milioni.Con l’entrata in vigore delloscudo fiscale, il mercato degliimmobili di alta gamma nelnostro Paese ha registrato ne-gli ultimi tre anni un au-mento nelle ricerche pari al28 per cento nel primo tri-mestre del 2010, anche se itempi di vendita si sono al-lungati rispetto alla media diun anno registrata prima dellacrisi. Oggi l’11 per cento dichi cerca un immobile dilusso in Italia non è residente

nel nostro Paese, e dal 2009 laquota di potenziali acquirentiprovenienti dall’estero è cre-sciuta del 23 per cento.Le tipologie più richieste sonogli appartamenti con vista incittà d’arte e d’affari, in parti-colare Roma e Milano, villein località turistiche esclusivecome la Costa Smeralda, Cor-tina e Santa Margherita Li-gure, ma anche nella campa-gna toscana e umbra. Itedeschi, storicamente i piùinteressati, prediligono la ri-viera adriatica e i laghi delNord, ma hanno recente-mente ampliato il raggio diazione alla Toscana e al Sa-lento, mentre i francesi scel-gono la Liguria, la Toscana eRoma. I russi, che fino a oggisembravano non avere alcuninteresse a investire fuori dalla

Case di lusso, gli stranieriscelgono l’ItaliaDal 2009 la quota di potenziali acquirenti provenienti dall’estero è cresciuta

del 23 per cento, complice il crollo dei prezzi degli immobili. E gli italiani?

Sono gli acquirenti più attivi in Inghilterra, a Londra in particolare

Elisa Fiocchi

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TOSCANA 2012 • DOSSIER • 159

Xxxxxxx Xxxxxxxxxxx

Sardegna, stanno comin-ciando a comprare anche nellacapitale e nella costiera amal-fitana. Dal 2009, grazie allasterlina forte, sono aumentatianche gli acquirenti inglesi,mentre a partire da que-st’anno si registrano nuovi in-vestitori provenienti dallaGrecia, dove la grave crisi eco-nomica di Atene e la possibileuscita dall’Ue sta alimentandola corsa di quelli più facoltosiagli investimenti immobiliariesteri. Oggi rappresentano l’1per cento del totale, e le lororicerche sono concentrate suMilano e Roma, con budgetmai inferiori ai 600mila euro.E gli italiani? Coloro che giàpossiedono un patrimonioimmobiliare, cioè l’81 percento, devono ora affrontare icosti proibitivi dell’Imu. Que-

sto e altri fattori, stando alleprevisioni, li spingerannoverso altre scelte di mercato,specie per quanto riguarda i3,5 milioni di seconde case, inparticolare quelle non abitate,che rappresentano il 17 percento del mercato immobi-liare del nostro Paese. Già neiprimi cinque mesi del 2012molti italiani facoltosi hannoscelto Londra come capitaleper un investimento e, se-condo i dati dell’agenziaKnight Frank pubblicati dalSunday Times, il 7,6 percento dei rogiti totali neiquartieri londinesi di presti-gio, come Chelsea, Kni-ghtsbridge e Mayfair, è statoeffettuato da acquirenti ita-liani. Le motivazioni vannoricercate nel bisogno di met-tere in sicurezza i capitali ac-

cumulati che in Inghilterra èpossibile fare grazie al valoredella sterlina, alla burocraziapiù semplice e alla tassazioneinferiore. La “fuga” immobi-liare degli investitori italiani èarrivata a sorpassare ogni altranazionalità nella classifica de-gli acquirenti più attivi, russicompresi. Nelle pagine successive, Je-remy Onslow-Macaulay e Ro-ger Coombes, che operano perdue grandi società immobiliariinternazionali, rispettivamenteCase & Country and CluttonsItaly, analizzano l’andamentodel mercato italiano, illu-strando le tipologie abitativepiù richieste e le nuove ten-denze: dalle gated communi-ties, zone residenziali private,alla nuova figura del personalproperty finder.

Gli immobili di pregio

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MERCATO IMMOBILIARE

160 • DOSSIER • TOSCANA 2012

Il mercato degli immobili di pregio si evolve

e dai borghi antichi della Toscana arriva fino al Sud:

«In testa restano gli inglesi, i russi e gli americani,

in crescita gli acquirenti da Arabia Saudita,

Cina e Indonesia». Ne parla Jeremy Onslow-Macaulay

Elisa Fiocchi

S e il mercato immobi-liare soffre, alcunenicchie mostranouna maggiore resi-

stenza agli effetti della crisieconomica. È il caso degli im-mobili di lusso che segnano untrend di crescita costante negliultimi tre anni, con un au-mento della domanda pari al28 per cento. Nella fascia altadel mercato l’incremento dellerichieste è dettato dal fatto chegli immobili di sicuro valoresono considerati meno soggettiai rischi della fluttuazione delsettore immobiliare. JeremyOnslow-Macaulay è uno deiprofessionisti che opera perCase & Country Italian Pro-perty, società leader interna-zionale nella ricerca e nel mer-cato immobiliare di lusso,specializzata nella selezione dialcune delle proprietà piùesclusive e uniche della To-scana: «Trattiamo la vendita di

casolari, dimore storiche,aziende vinicole, fienili ristrut-turati e ville nelle zone di altropregio, come il Chianti, Fi-renze, Siena e San Gimi-gnano». Sono queste terre, ac-canto a quelle del Conero edel Salento, le predilette dagliacquirenti stranieri.

Qual è l’andamento delmercato di immobili di pre-gio in Toscana? «Abbiamo senza dubbio notatouna diminuzione delle richiestee delle vendite negli ultimi 2/3anni, ma esiste ancora un mer-cato attivo. Stiamo chiudendo lanostra quarta vendita dell’anno,si tratta di una villa nei pressi diSan Gimignano del valore di 6milioni di euro. Operando a li-velli così alti, tre o quatto ven-dite all’anno significano per noiun buon risultato».

Come si è evoluto il mercato?«Premettendo che non è pos-sibile raffrontare la situazione

Italia,dimora da sogno

Jeremy Onslow-

Macaulay,

agente di Casa &

Country Italian Property

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TOSCANA 2012 • DOSSIER • 161

Jeremy Onslow-Macaulay

odierna con quella degli ul-timi dieci anni, negli annipassati gli stranieri sonogiunti in massa per acquistareproprietà, prevalentementecase coloniche e fienili che,una volta ristrutturati, hannopoi rimesso in vendita conenormi profitti. Ciò è statopossibile in quanto la richiestaha subìto una costante im-pennata portando così all’au-mento dei prezzi di vendita».

Fino a 3 o 4 anni fa il pe-riodo medio di vendita era disei mesi, un anno al massimo.Oggi è invece raddoppiato e i

proprietari che riescono avendere in meno di un annopossono ritenersi fortunati. «Uno dei motivi principalidel calo delle vendite va senzadubbio ricercato nel fattore“euro-crisis” e nel tasso dicambio non così redditiziocome una volta. Le quota-zioni dei beni nella Toscanacentrale hanno continuato illoro corso di crescita ognianno, mentre la sterlina e ildollaro sono diminuiti. Per-tanto era prevedibile aspet-tarsi, presto o tardi, un ral-lentamento del mercato».

La scelta di immobili diprestigio da parte della clien-tela straniera segue criteri dif-ferenti anche a seconda dellanazionalità. Da dove ven-gono e qual è il profilo deivostri principali clienti?«Fino a un paio di anni fa, lamaggiore richiesta riguardavaappartamenti ristrutturati inborghi residenziali con servizi,e il prezzo medio oscillava tra i300 e i 400mila euro. Parliamodi borghi composti da casolarie fienili che hanno fruito, altermine della ristrutturazione,della possibilità di vendita di � �

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162 • DOSSIER • TOSCANA 2012

appartamenti nello stesso com-plesso a cifre modiche e di piùfacile accesso allo straniero conbudget medio. Oggi questa ti-pologia di vendita è diminuita,noi ad esempio siamo riusciti aconcludere più o meno duevendite negli ultimi tre anni».

Quale tipologia di clientepuò quindi avere accesso a unimmobile di lusso?«Il cliente con budget medioè quello che ha sofferto mag-

giormente il periodo di crisirispetto alla clientela più fa-coltosa e di budget superiore.Fortunatamente abbiamo ca-pito l’andamento del mercatoe concentrato la nostragamma di proprietà su im-mobili di pregio con valoresuperiore al milione. La no-stra attuale clientela varia siaper background che per pro-fessione: politici, funzionaridi enti governativi e facoltosi

sceicchi. Sono in prevalenzainglese, russi e americani, conun crescente aumento dipaesi come Arabia Saudita,Cina e Indonesia. Al di là del-l’origine, la nostra clientela sicontraddistingue per la pas-sione verso l’Italia, il cibo, lacultura, il vino e la bellezzadel paesaggio».

E quali località sono le piùrichieste?«Come società siamo specia-

� �

«L a domanda, anche per gli immobilidi lusso, rimane debole».

Ad affermarlo è Roger Coombes,amministratore delegato di Cluttons Italy,società affiliata a una delle più anticheimprese britanniche del settore che operanella compravendita di immobili in Umbria,Toscana, Marche, Lazio, Abruzzo, costieraamalfitana e laghi. «Ci sono diversi clientiseriamente intenzionati ad acquistareimmobili di alto livello in Italia – spiegaCoombes – che tuttavia continuanoa rimandare una decisione d’acquistoper l’incertezza persistente sulla coesionedei paesi euro e sul valore futurodella moneta».

Quali sono le principali differenze trail mercato delle proprietà acquistatedagli italiani in Toscana e il mercatodegli stranieri, in maggioranza britannici?«Nelle ultime decadi molti italiani hannoprofittato dei fondi Ue per la creazionedi strutture ricettive, agriturismi e boutiquehotel. Una minoranza significativa di stranierisi sono stabiliti in modo fisso in Italia, mentrela maggioranza ha acquistato una casa peruso personale. Sono stati proprio gli stranieria far riscoprire i piaceri della vita campestreagli italiani e nei primi tempi erano dispostia pagare prezzi molto appetibili ai venditori

di ruderi. Tuttavia, oggi il mercato è maturoe non ci sono più differenze sostanziali trai valori percepiti da italiani e stranieri».

Perchè ci sono molte case ristrutturatesul mercato?«Uno scenario tipico è quello della copiadi inglesi che hanno acquistato e restauratoil loro casolare quindici o vent’anni fae che adesso con l’avanzare dell’età trovanola grande proprietà in campagna troppoimpegnativa. Oppure accade che moltivenditori inglesi o americani scelganodi rimpatriare il loro capitale, sempreper causa del problema euro. I nostricolleghi di Londra, ad esempio, notanoun incremento nel numero di acquirentiprovenienti dai paesi dell’Europa del sud

che vogliono investire nel mercatoresidenziale londinese».

Per quali fattori questo è consideratoun buon momento per acquistare unaproprietà di prestigio nel nostro Paese?«Forse il mercato ha toccato il fondo ed ègiunto il momento di investire di nuovo,a condizione però che il prezzo rappresentiun ottimo affare, i numeri disponibili indicanouna riduzione media dei prezzi effettiviin Toscana, così come in altre regioni,dell’ordine del 20% dal 2008 a oggi».

Quali criteri e nuovi trend di tipologiaabitativa muovono oggi i gusti dellaclientela?«Incontriamo sempre più attenzione agliaspetti “green” nei restauri, dall’isolamentotermico e acustico all’efficienza energetica,e anche un interesse crescente per le “gatedcommunities”, dove i servizi centralizzatiagevolano chi non è sempre residente lì».

E in quanto tempo avviene mediamentel’acquisto di un immobile?«Il tempo che passa dal momento che unaproprietà importante sia messa sul mercatoe il rogito si misura in anni non in mesi.È sempre stato così e lo è ancora di più nelmercato attuale, mentre dall’offerta accettataal rogito, se non ci sono fattori particolari,passano mediamente tre mesi».

CRESCE L’OFFERTA, MA L’EURO FRENA GLI ACQUISTI

MERCATO IMMOBILIARE

Nonostante la crisi, è un buon momento per acquistare: i numeri indicanouna riduzione media dei prezzi effettivi nell’ordine del 20 per cento dal 2008

Sopra,

Roger Coombes,

managing director

di Cluttons Italy

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TOSCANA 2012 • DOSSIER • 163

lizzati nel centro Toscana, traFirenze e Siena, la nostraclientela predilige le classi-che località storiche, famoseper la loro bellezza, come lazona del Chianti e San Gi-mignano. Le zone più ri-chieste sono quella delChianti Classico, Radda inChianti, Castellina inChianti, Gaiole in Chianti,Panzano in Chianti, Grevein Chianti, Fiesole, la perife-

ria di Firenze e Siena, SanGimignano, Poggio Impe-riale e Impruneta».

Sempre in termini di prefe-renze, quali tipologie di casasono più ricercate e qualinuovi trend emergono negliultimi anni?«L’immobile più richiesto ri-mane il casolare ristrutturatoe situato in una tenuta conalmeno cinque ettari di ter-reno per garantire maggior

privacy all’acquirente. Capitaspesso che la richiesta predi-liga una proprietà con al-meno un paio di ettari di uli-veti o vigneti. Per quantoriguarda invece i nuovitrend, è di sicuro da tenerepresente la nuova figura del“personal property finder”,che si muove in avanscopertaper il cliente, selezionando etrovando la proprietà giustaalle sue esigenze».

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L’immobile più richiesto rimane il casolare ristrutturatoe situato in una tenuta con almeno cinque ettari di terrenoper garantire maggior privacy all’acquirente

Jeremy Onslow-Macaulay

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EDILIZIA

164 • DOSSIER • TOSCANA 2012

L’edilizia toscana prova a ripartire

Non sembra cono-scere soluzione lacrisi che, ormai dadiversi anni, sta

attanagliando il settore edile ita-liano. Secondo uno studio re-centemente presentato da Con-findustria, infatti, in Toscana il2012 sarà il quinto anno con-secutivo di riduzione degli in-vestimenti (-1,3 per cento ri-spetto al 2011 e -20 per centoin cinque anni) e di contrazionenella realizzazione di costru-zioni (-8,2 per cento sull’annoprecedente, e ben -45 per cento

dal 2007), con inevitabili con-seguenze anche da un punto divista occupazionale. Uno sce-nario preoccupante, come con-ferma Loris Zanfranceschi,presidente della Carep Costru-zioni, azienda di Campi Bi-senzio presente sul mercato daoltre trent’anni. «La crisi si è ri-velata più pesante e lunga diquanto si potesse immaginare,e ancora oggi non è possibileipotizzare una rapida ripresa.Già prima del 2008, però, ave-vamo intuito che qualcosa nonandava: i prezzi delle abitazionicontinuavano a salire, mentreil potere d’acquisto delle fami-glie dava i primi segnali di ral-lentamento».

Uno degli elementi che stamaggiormente condizio-nando la tenuta del settore èrappresentato dalla reticenzacon cui le banche concedonoprestiti, anche alle aziendeeconomicamente “sane”. Inche misura questa situazionesta influenzando la vostra at-tività?

«Gli Istituti di credito hannoassunto una posizione di chiu-sura netta verso le aziende delsettore, a prescindere dalle ca-pacità delle stesse di accesso alcredito. Carep presenta, dasempre, bilanci positivi. Nono-stante ciò abbiamo dovuto su-bire la riduzione degli affida-menti, in particolare da exIstituti locali rilevati da altrestrutture finanziarie. Inoltre, inpiù di un’occasione ci siamodovuti sostituire agli Enti fi-nanziatori dei nostri commit-tenti, tanto che il credito di for-nitura verso i clienti in questoultimi due anni è aumentatoconsiderevolmente. È fonda-mentale che la situazione sisblocchi al più presto, nell’inte-resse degli imprenditori ma an-che delle stesse banche che, conil loro atteggiamento, potreb-bero generare nuovi conten-ziosi, con il rischio di subire in-genti danni economici».

Quali soluzioni potrebberoessere adottate?«Le banche devono tornare a

La ripresa del settore edile, oltre che dalla ricerca di nuovi canoni

costruttivi, passa inevitabilmente dal sostegno delle banche alle

imprese e alle famiglie. Ne parliamo con il presidente della Carep

Costruzioni, Loris Zanfranceschi

Guido Puopolo

Nella foto, al centro,

il presidente della Carep

Costruzioni Spa,

Loris Zanfranceschi.

Alla sua destra

l’amministratore

delegato dell’azienda,

Gennaro Chichierchia, e

a sinistra

il vicepresidente,

Maurizio Tossani

www.carep.it

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Loris Zanfranceschi

TOSCANA 2012 • DOSSIER • 165

«Bisogna però essere bravi acoglierle. Attualmente, oltre aun corposo programma di ri-strutturazione, abbiamo incorso una revisione dei pro-getti di investimento, che ten-derà a privilegiare quelli di fa-scia medio-alta, meno soggettiagli effetti della crisi. Le strut-ture societarie per realizzaregli investimenti saranno ade-guate ai nuovi criteri richiestidal sistema finanziario. Lemodalità di vendita, in partegià positivamente sperimen-tate, punteranno a sostenerele giovani coppie e i nuclei fa-miliari non in possesso di di-sponibilità immediate per so-stenere i costi d’acquisto diuna casa. Tutto questo ci per-mette di guardare al futurocon relativa tranquillità, e diformulare obiettivi di fattu-rato in linea con gli eserciziprecedenti».

fare il loro mestiere, lasciandoda parte la speculazione finan-ziaria. Occorre creare stru-menti di sostegno alla do-manda, allungando adesempio i tempi di pagamentodel differenziale costo alloggio-muto (affitto con patto di ri-scatto). Bisognerebbe poi pro-muovere la riqualificazionedelle nostre città, attraversoprogetti di recupero urbano dipiccole e grandi dimensionisupportati da strumenti finan-ziari innovativi e da procedurecerte e rapide, puntando sullaqualità e sulle nuove tecnolo-gie, capaci di assicurare rispar-mio energetico e costi di ma-nutenzione ridotti al minimo».

Come ha reagito Carep aquesta negativa congiuntura? «Abbiamo dovuto dar fondo atutte le nostre energie per su-perare il difficile momento.Anche grazie a un efficace pro-cesso di ristrutturazione tec-nico – amministrativo, oggi cipresentiamo al mercato comesocietà leader del settore, e

quindi in grado di offrire lepiù ampie garanzie di solvibi-lità e di corretta esecuzionedelle opere a prezzi quantomai competitivi».

In un contesto del genere,quali sono stati i principalirisultati raggiunti da Carerpnell’ultimo anno?«Siamo riusciti a consolidare ilnostro fatturato, e di questosiamo molto soddisfatti. Almomento disponiamo di undiscreto portafoglio lavori, chedeve essere però gestito conmolta attenzione, per evitareche si trasformi in un centrodi costo difficilmente sosteni-bile. Stiamo comunque por-tando a termine tutti i pro-getti che avevamo in cantiere,e contiamo a breve di avviarnealtri, al momento ancora infase di studio».

Le opportunità, quindi,non mancano.

❝❞

Bisogna promuovere la riqualificazione dellenostre città, attraverso progetti di recuperourbano di piccole e grandi dimensioni

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166 • DOSSIER • TOSCANA 2012

RIQUALIFICAZIONE

Una riqualificazioneedilizia che ambi-sce a creare uncontesto urbano

simile a quello delle grandi me-tropoli. È stata questa l’ambi-zione che ha portato al recu-pero di un fabbricatoindustriale di 12mila metriquadrati, l’ex lanificio Lanisache si trova alle porte di Prato,ribattezzato Marconi Multia-rea, centro polifunzionale chesi rivolge all’area metropolitanadi Firenze, Prato e Pistoia.«Modificando la destinazioned’uso, da edificio produttivo ditipo industriale a centro poli-funzionale – spiega Vito Riela,titolare della Marconi Multia-

rea Spa –, attraverso l’impiegodi tecnologie high tech e conuna grande attenzione al ri-sparmio energetico, è nataPiazza Marconi, che si candidaa essere un punto strategico euno spazio di interazione trapersone, punto di incontro e diritrovo». Cristalli, alluminio e acciaiosono i protagonisti nella piazzafuturistica, caratterizzata dauna punta acuminata quasifosse la prua di una nave. Unascelta dei materiali che ha te-nuto conto non soltanto dellato artistico, ma che è stataanche guidata dall’obiettivo diriqualificare il territorio ed esal-tare le originarie caratteristiche

architettoniche della strutturain un’ottica ecosostenibile. Perquesto l’area è stata concepitacome un nuovo spazio citta-dino, ridisegnato nella suaanima tecnologica per avere unbasso impatto ambientale, gra-zie ai pannelli solari integrati invetrate coibentanti, e arricchitodi aree verdi, sulle quali si af-facciano sia gli ambienti com-merciali sia gli uffici. In un an-golo della costruzione, iprogettisti hanno voluto con-servare una traccia dell’anticafunzione della struttura, realiz-zando, in una terrazza interna,un impiantito che forma unintreccio di tessuto, un espe-diente architettonico che vuoleesprimere un chiaro legamecon il passato, dato che nel-l’intero complesso venivanoprodotti appunto dei tessuti.Dietro al mero fattore di ri-cordo, c’è però anche l’idea dicreare un nuovo intreccio, cheleghi questa volta la città e lasua comunità con uno dei luo-ghi del suo sviluppo indu-striale. Appunto per questol’intervento si è innestato suuno stabilimento già risultatodi una fervida intuizione pro-gettuale e contribuirà a valo-rizzare l’area di ingresso alla

Spazi di interazioneIl caso di Piazza Marconi. Dalla tradizione dell’industria tessile toscana alla società delle relazioni

e della comunicazione. La riqualificazione edilizia di un ex lanificio alle porte di Prato,

oggi centro polifunzionale per l’area metropolitana di Firenze-Prato-Pistoia

Mauro Terenziano

In queste pagine,

spazi di Piazza Marconi

a Prato, progetto realizzato

dalla società Marconi

Multiarea Spa

www.marconimultiarea.it

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TOSCANA 2012 • DOSSIER • 167

Vito Riela

città di Prato, creando uno spa-zio di incontro e scambio so-ciale, caratterizzato da un’im-pronta di contemporaneità eavanguardia, fruibile da unacollettività che fa riferimento auna vastissima area metropoli-tana. Alla destinazione com-merciale e direttiva si sovrap-pone inoltre lo spirito di unavera e propria piazza cittadina,animata dalla presenza di bar eristoranti che invitano a fre-quentare Piazza Marconi an-che nelle ore serali. Ma all’in-terno di Piazza Marconi, oltreai classici negozi ed esercizi ti-pici di un centro commerciale,saranno ospitati anche studimedici, showroom, palestre ealtre attività che richiedonograndi spazi. «A questi – ag-giunge Riela – si affiancheràpresto lo sviluppo di aree de-stinate a eventi che possano fa-

vorire l’integrazione e l’inter-relazione fra la realtà internadel centro e il resto della cittàe della comunità, anche con ilcoinvolgimento di soggettiesterni che potranno farsi vei-colo di iniziative culturali».Fra i progetti previsti, un cen-tro multimediale e degli studitelevisivi, che porterannonuove attività nel centro fun-zionale. Anche grazie al fattoche questi spazi sono statipensati per poter ospitareeventi culturali di ogni ge-nere e per accogliere un ele-vato numero di spettatori.Il cantiere per il progetto diriqualificazione dell’ex lanifi-cio era iniziato nell’agosto2008. Gli anni di crisi eco-nomica seguiti all’avvio deilavori hanno certamente resopiù difficile il raggiungi-mento degli obiettivi che si

poneva l’opera, ma non nehanno impedito lo sviluppo.La risposta attesa dalla societàMarconi Multiarea, infatti,non è rimasta delusa, soprat-tutto grazie al lavoro di valo-rizzazione architettonica allabase del progetto e alla posi-zione strategica, che hannogenerato un interesse imme-diato sia per i fondi commer-ciali sia per gli uffici direzio-nali. «Naturalmente abbiamodovuto rivedere le nostre pre-visioni di ritorno dell’investi-mento, adeguandole allanuova situazione di mercato.Ma il valore intrinseco delleinnovazioni sul fronte archi-tettonico e su quello del bassoimpatto ambientale è stato ri-conosciuto e ci ha permessodi rientrare dall’ingente inve-stimento finanziario. Ripa-gato anche dall’apprezza-mento per un progetto diispirazione cosmopolita cheabbiamo voluto condividerecon la città».

12.000GLI SPAZI DI PIAZZA MARCONI, FRUTTO DELLA

RIQUALIFICAZIONE EDILIZIA DELL’EX LANIFICIO

LANISA, ALLE PORTE DI PRATO

METRI QUADRATI

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172 • DOSSIER • TOSCANA 2012

TURISMO

Non c’è solo il maree la montagnanelle scelte di viag-gio dei turisti ita-

liani e stranieri. Negli ultimidieci anni il turismo culturaleinterno del Bel Paese ha spiccatoper una crescita superiore a tuttigli altri segmenti, toccando il+17 per cento per quanto ri-guarda gli italiani e il +54 per

cento per gli stranieri. In vettaalla classifica, compaiono lemete classiche come Venezia,Verona, Padova, Roma, Firenze,Siena e la riviera romagnola.Se la scelta culturale si dimostral’arma vincente in un contesto dicrisi economica e finanziaria, ilpresidente di FederturismoConfindustria, Renzo Iorio, ac-cende i riflettori sull’Expo 2015,un’occasione straordinaria per

migliorare l’immagine dell’Ita-lia, suscitare curiosità e poten-ziare anche le infrastrutture, cioèil punto di acquisto e di scelta diviaggio da parte dei turisti lon-tani. «Il governo si sta impe-gnando, pur nei limiti del potereesclusivo che le Regioni hannooggi in materia di turismo – af-ferma –, potere che oggi an-drebbe rivisto per trovare primadi tutto il modo di rilanciare ladestinazione Italia».

Come giudica l’attuale of-ferta di strutture turistiche inItalia?«È un mercato saturo rispettoalla domanda attuale perchèsiamo il paese che dopo gliStati Uniti ha il maggior nu-mero di camere di albergo e sepoi aggiungiamo tutta la ricet-tività non convenzionale - bedand breakfast, agriturismi,ospitalità religiose - arriviamo a115mila imprese complessive.Non c’è un problema di of-ferta, ma di domanda. Nonvedo poi situazioni drammati-che in termini di qualità dellestrutture rispetto ai livelli dimercato dei nostri concorrentieuropei come Francia e Spa-gna. Credo, invece, che il pro-blema verta su come questa of-ferta riesce a essere comunicata

e messa a sistema e possa offrireun’esperienza facilmente ac-quistabile e di aspettativa diprodotto rispetto al cliente. Daquesto punto di vista l’Italia hadei passi da recuperare rispettoai nostri concorrenti».

Come l’Italia regge il con-fronto con altri paesi, comead esempio la Spagna chepur in una fase di crisi eco-nomica ha saputo valorizzareal massimo le proprie strut-ture turistiche?«L’Italia ha un deficit di com-petitività ma anche un pro-blema nel riuscire a catturare iclienti. A questa situazionecontribuisce una promozionedel paese parcellizzata, con 21attori e 21 campagne di di-mensioni forzatamente mode-ste a livello internazionale epochi investimenti sull’imma-gine che il Paese ha nei mer-cati lontani. Ecco perchè ri-sulta decisivo il lavoro dirilancio di una promozionenazionale e unitaria attornoall’Enit e all’Ice che per mis-sione sostengono il paese suimercati internazionali».

Secondo le stime della Fon-dazione Altagamma, l’hotel-lerie di lusso in Italia nonsente la crisi.

Secondo Renzo Iorio, il vero problema italiano non è nella qualità delle strutture, che giudica

competitive rispetto ai paesi europei, ma nel modo in cui si comunica l’offerta turistica al grande

pubblico. «Da questo punto di vista, dobbiamo recuperare terreno rispetto ai nostri concorrenti»

Elisa Fiocchi

Raccontare i territori

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TOSCANA 2012 • DOSSIER • 173

Renzo Iorio

«Quando si subisce una reces-sione economica, la fascia ri-stretta di persone con un red-dito di fascia alta continua amantenere la propria capacitàdi spesa e si amplia il divario.È un fenomeno fisiologico. Intempi di crisi è la classe mediaa essere penalizzata in terminidi potere di acquisto e anchegli sbocchi di acquisto risul-tano quelli più penalizzati. Ilmercato del quattro stelle ita-liano soffre poi più di altri per-chè lì è aumentata l’offerta eha patito maggiormente an-che la contrazione della do-manda del turismo di affari,cioè di quei movimenti di per-sone legati all’attività econo-mica che, in tempi di crisi,inevitabilmente si riduce. C’èpiù concorrenza, meno do-manda e anche dall’estero laclientela internazionale guardaal medio alta di gamma per ilmercato italiano».

Quali nuove strategie an-drebbero adottate per rilan-ciare le altre strutture ricet-tive del target medio?«Le chiavi di crescita sono le-gate a quei fenomeni di forteaggregazione sul territorio op-pure al tema del sostegno daparte dei marchi internazio-

nali che rassicurano una clien-tela di lungo raggio e, nellostesso tempo, possono renderevisibili questi alberghi su unmercato internazionale e nonpiù locale. L’Italia dipende al55 per cento dalla clientela in-ternazionale e, in particolare,dal mercato europeo, statuni-tense e cinese perciò è difficileessere competitivi senza stru-menti efficaci di tipo distribu-tivo come presenza sul web evisibilità».

Come e dove intervenire alivello infrastrutturale per au-mentare i collegamenti e va-lorizzare alcune aree e strut-ture turistiche italiane?«Il nostro Paese ha un puntodebole dal punto di vista turi-stico e della logistica, cioè lamaglia di alta velocità che at-traverso la pianura padana locollega alla rete internazionale,come la linea Torino-Trieste eil prolungamento verso laFrancia. Sul resto del territo-rio, presenta invece una ma-gliatura sufficientemente im-portante e di contro unproblema di spreco di risorsecon un proliferare assurdo diaeroporti che non hanno unsenso economico. Ci sono li-nee sostenute dalle comunità

locali che finanziano le Rya-nair di turno perchè vadanoad atterrare lì».

Dove indirizzare, dunque,gli investimenti?«Nella salvaguardia e nella tu-tela del territorio, penso aibeni paesaggistici e monu-mentali dove è necessario in-vestire in termini di conser-vazione e fruibilità turistica,che è la prima infrastrutturadel nostro mestiere. Servonopoi piattaforme web o virtualiper rendere appetibile la de-stinazione Italia in tutte le suedeclinazioni sui mercati in-ternazionali: non parlo delportale Italia che ormai sa-rebbe una formula obsoletama penso alla capacità di rac-contare i territori e di indivi-duare all’interno le esperienzeche il turista può fare».

L’Italia dipendeal 55% dai turisti stranieri,in particolare dal mercatoeuropeo, statunitense e cinese.È difficile essere competitivisenza strumenti efficacidi tipo distributivo

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TURISMO

174 • DOSSIER • TOSCANA 2012

Momento digrandi trasfor-mazioni nelcomparto turi-

stico nazionale. Dopo una so-stanziale tenuta nel 2011, neiprimi mesi del 2012 l’anda-mento è stato contrassegnatodal segno meno. Una contra-zione che coinvolge tutti glioperatori: le strutture extral-berghiere infatti segnano unaflessione dell’8 per cento e leimprese alberghiere del 6,5 percento. A livello nazionale sonosoprattutto le località a forteattrazione straniera che rie-scono a reggere il passo. Lestrutture ricettive delle zonelacuali, infatti, a maggio sonocresciute quasi del 9 per cento.Ad avvicinare gli operatori delsettore ci ha pensato soprat-tutto il web, che negli ultimianni ha dimostrato la sua forzaa livello promozionale e ge-stionale. Se si prende in consi-derazione il secondo trimestre2012, il 59,4 per cento delleimprese ricettive consente laprenotazione diretta del sog-giorno attraverso il bookingonline e il 43,3 per cento deituristi ha prenotato il sog-giorno utilizzando il web, inaumento rispetto allo stessoperiodo dello scorso anno

(38,8 per cento). Le previsioniper il 2013 sembrano non di-scostarsi molto dai risultati diquesti ultimi mesi. Continueràa crescere il mercato straniero,che compenserà la sostanzialeriduzione delle prenotazioniprovenienti dal nostro Paese.Lo conferma Maurizio Mad-daloni, presidente di Isnart. «Ilprossimo anno la domanda diviaggi nel nostro Paese sarà sta-bile, anche se circa il 30 percento degli operatori intervi-stati prevede un aumento di prenotazioni per la destina-zione Italia, soprattutto grazieall’aumento di viaggiatori dallaCina e dall’India e punte diarrivi anche dagli Stati Uniti edai paesi scandinavi».

A livello nazionale il turi-smo straniero sembra tenere.Su cosa puntare per miglio-rare le performance?«La competitività di un deter-minato territorio e la relativaofferta turistica sono la sintesidi una serie di fattori da met-tere insieme attraverso una retedi soggetti, pubblici e privati,che devono necessariamentelavorare d’intesa per raggiun-gere risultati positivi e apprez-zabili. Il settore pubblico e leRegioni innanzitutto devonostare al passo con le esigenze

Il presidente di Isnart, Maurizio Maddaloni

Dai primi dati relativi alla stagione

turistica appena trascorsa,

i numeri evidenziano una flessione

del comparto. Ma la situazione

migliora se si guardano le percentuali

degli arrivi stranieri, che continueranno

a crescere lungo tutto il 2013

Teresa Bellemo

Un settore alla provadel cambiamento

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TOSCANA 2012 • DOSSIER • 175

mutevoli del mercato e orien-tare, in tempo reale, le politi-che di promozione attraversosinergie tra gli operatori turi-stici. Quando ciò non avviene,la promozione diventa unostrumento che esaurisce la suafunzione nel tempo di unacampagna pubblicitaria o diun evento turistico. L’Isnart,come struttura al servizio delsistema nazionale delle Cameredi Commercio è impegnatanel potenziare l’offerta di qua-lità dei servizi, attraverso ilmarchio volontario per lestrutture ricettive e la ristora-zione. E dove ci sono strutturecertificate Isnart-Unionca-mere, i risultati in termini dimiglioramento dell’offerta tu-ristica sono decisamente sod-disfacenti».

Come stanno cambiandole abitudini del turista italiano?«Vacanze più corte, menogiorni di permanenza nellestrutture turistiche e forte at-tenzione ai servizi offerti a pa-

rità di prezzo. Ancora unavolta, a fare la differenza è laqualità. Il turista italiano stadiventando più esigente e puòcontrollare, grazie al web, lediverse opzioni di vacanza e leopportunità offerte da un de-terminato territorio, valutandonon solo la struttura, ma l’in-sieme dei servizi locali, dai tra-sporti ai divertimenti. Sta cam-biando il concetto stesso divacanza e per gli operatoritutti, dall’albergatore fino al-l’agenzia di viaggi, si tratta diuna sfida da vincere ognigiorno».

Il segmento che ha soffertodi più è stato quello delle fa-miglie. Cosa possono fare glioperatori per migliorare l’of-ferta e attirarle nuovamentein vacanza?«Diversificando l’offerta e pro-

ponendo vacanze anche in pe-riodi di minore affluenza, al-lungando così la stagionalità estando al passo con la pro-grammazione delle micro va-canze concesse dai calendariscolastici e dalle feste istituzio-nali. Ma la vera difficoltà peròresta quella di sostenere i costidi gestione delle imprese inmancanza di politiche pubbli-che di sostegno per le aziendestagionali. C’è molta attesa peril varo del piano strategico na-zionale annunciato dal mini-stro Gnudi, all’interno delquale si dovrà trovare spazioinnanzitutto per il creditod’imposta per le imprese sta-gionali, oltre ai provvedimentisulla formazione per il com-parto e per il potenziamentodelle infrastrutture locali a fa-vore delle attività turistiche».

��Se le istituzioni non guidano il comparto

turistico, la promozione si esaurisce nel tempo di una campagna pubblicitaria

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178 • DOSSIER • TOSCANA 2012

TURISMO

Con una media di tu-risti che nell’ultimoperiodo ha superatoi 42 milioni l’anno,

la Toscana è la terza regione ita-liana per numero di visitatori.Un turismo che opera su piùfronti e spazia dalle città d’arteal turismo balneare, passandoper quello enogastronomico,con un indotto equivalente aquasi il 12 per cento del Pil re-gionale. Un comparto forte erobusto, ma non per questo im-mune alla contrazione dei con-sumi e alla maggiore oculatezzadovuta alla perdurante crisi eco-nomica. Lo spartiacque si puòindividuare nel maggio 2012.Dopo la prima fase della crisimondiale, dal 2008, le presenzeturistiche sono andate sempreaumentando, con una crescitadella componente straniera euna tenuta di quella italiana,fino ad arrivare al record di43,5 milioni di presenze. Unaumento costante fino a mag-gio 2012, dopo di che si è regi-strata una decisa contrazione.

La frenata ha costretto moltestrutture ricettive a ridurre iprezzi e, di conseguenza, i fat-turati. La difficoltà ha colpitosoprattutto il turismo balneare,da sempre votato ad accoglierele famiglie italiane che peròquest’anno hanno faticato adarrivare alla quarta settimana edunque in molti casi hanno do-vuto rinunciare alle ferie. L’as-sessore al turismo della Re-gione, Cristina Scaletti, nonnasconde la realtà dei fatti ma èpronta a ripartire per rilanciareil turismo toscano. «Si è verifi-cata una riduzione della duratamedia della vacanza e una partedei turisti ha preferito le strut-ture extralberghiere. Stiamo giàlavorando insieme agli opera-tori per costruire offerte più ac-cattivanti e innovative».

Durante l’estate appena tra-scorsa a mancare sono statesoprattutto le famiglie. Qualiprogetti per incentivare unloro arrivo nella prossima sta-gione turistica?«Senza una promozione ade-

guata anche le migliori propo-ste rischiano di rimanere dellesemplici intenzioni. Sul portaleturistico regionale da circa unanno esiste una sezione dedi-cata alle famiglie con una pre-sentazione articolata delle op-portunità di vacanza, mentre visono progetti avviati da alcunianni, come Ragazzinsieme, svi-luppato con l’assessorato allaSanità, che già coinvolge mol-tissimi ragazzi e nel 2013 speriamo abbia respiro nazio-nale. Puntiamo sulle famiglieanche per il rilancio di Marinadi Grosseto, dopo l’incendio diagosto che ha devastato la zona.Insieme agli altri enti, stiamocostruendo un’offerta com-pleta, divertente e che sia so-prattutto adatta ai più piccoli».

La Toscana è la terza pernumero di visitatori ed èmolto amata anche dai turististranieri. Quali le strategie e iturismi da incentivare per mi-gliorare ancora?«Il nostro futuro è il turismoesperienziale: le passioni delle

Nuove offerteformato famigliaComplici le diverse tipologie di turismo offerte dalla Toscana,

i visitatori in regione sono aumentati fino all’inizio dell’estate,

quando le difficoltà del settore hanno iniziato a farsi sentire.

Ma l’assessore Scaletti è già pronta per il rilancio

Teresa Bellemo

Sopra,

Cristina Scaletti,

assessore regionale

con delega alla Cultura,

al turismo e al

commercio

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TOSCANA 2012 • DOSSIER • 179

Xxxxxxx Xxxxxxxxxxx

persone si trasferiscono nellescelte turistiche. Pensiamo adesempio al cicloturismo, aiviaggi in moto, all’enogastro-nomia, alla musica e agli eventiculturali. Tutti i dati indicanoche lo sviluppo dei flussi turi-stici mondiali sarà incentratosui paesi Bric. Infatti in To-scana, da almeno tre anni, l’in-cremento di turisti da questipaesi (in particolare Cina e Bra-sile) viaggia a medie superiori al50 per cento l’anno. Per questimotivi da tempo Toscana Promozione ha avviato un pro-getto pluriennale di promo-zione e costruzione dell’offertaproprio per intercettare questonuovo mercato. Il nostro obiet-tivo è costruire un’offerta su misura, creata in base alle esi-genze di questi turisti. Perciò ènecessario formare adeguata-mente gli operatori turistici e lestrutture ricettive in modo daoffrire un servizio sempre piùpersonalizzato».

La dimensione enogastro-

nomica del viaggio sta vi-vendo una fortissima crescita.Come intendete sfruttare e in-centivare questo segmento?«Abbiamo rinnovato il fortu-nato progetto “Vetrina To-scana”, che può vantare una retedi circa 800 ristoranti e 250piccole botteghe di vicinato pervalorizzare i prodotti e i saporidella nostra terra. Oggi stiamocreando progetti integrati con ilsistema museale e culturale percoinvolgere, nel 2013, tutti iterritori della regione. Inoltrevalorizzeremo il grande patri-monio delle cantine attraversola costruzione di specifici pro-dotti turistici».

La tassa di soggiorno pergli operatori è un ulteriorefreno allo sviluppo del set-tore. Come si è mossa la Re-gione per evitare che penaliz-zasse troppo un comparto giàsofferente?«Purtroppo l’intervento legisla-tivo che ha introdotto la tassa disoggiorno non ha coinvolto, né

nella elaborazione né nella ge-stione, le Regioni. Abbiamosottolineato più volte la nostracontrarietà a un’imposta cheandava a colpire il sistema ri-cettivo in una fase di difficoltàe recessione. Crediamo che ifatti ci stiano dando ragione.La Regione ha deciso di legarel’introduzione della tassa allo sviluppo turistico del terri-torio proprio perché ricono-sciamo che il turismo è una ri-sorsa che va gestita con moltacura e, in un territorio come ilnostro, con grande attenzionealla qualità e alla sostenibilità. Aquesto proposito abbiamo in-trodotto per i Comuni interes-sati un osservatorio turistico didestinazione, il cui scopo è ana-lizzare il sistema individuandole potenzialità e le criticità delterritorio per poter poi realiz-zare un insieme coordinato diinterventi coerenti con l’obiet-tivo di garantire al turismo to-scano uno sviluppo competi-tivo e sostenibile».

Cristina Scaletti

��Il nostro futuro è il turismo esperienziale, penso

al cicloturismo, ai viaggi in moto, all’enogastronomia,alla musica e agli eventi culturali

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TURISMO

180 • DOSSIER • TOSCANA 2012

Quella del 2012 perla Toscana si puòdefinire la peg-giore stagione tu-

ristica degli ultimi dieci anni.Un’estate difficile e tormentata,chen ha visto il crollo della domanda interna, dovuto so-prattutto alla congiuntura eco-nomica, e una buona tenuta delturismo internazionale, nellecittà d’arte ma anche nelle loca-lità balneari, dove invece si èsentita di più l’assenza degli ita-liani. Sono state proprio le no-stre famiglie, infatti, a latitaremaggiormente e a preferire, alposto della classica settimana almare, un più economico wee-kend lungo. Alle difficoltà ri-scontrate dagli operatori

turistici toscani, che hannochiuso la stagione estiva con un-15 per cento, c’è da aggiungereanche una serie di difficoltà piùstrutturali, come l’aumento del-l’Iva, più alta rispetto agli altripaesi concorrenti, e la tassa disoggiorno, che proprio in que-sto periodo è di nuovo oggettodi discussione tra governo e Re-gioni. Il presidente di Federal-berghi Toscana, Paolo Corchia,non perde occasione di ricor-dare la necessità di un nuovocorso e di una promozione piùefficace del brand toscano. «Èchiaro che il comparto necessitadi rilancio e promozione, maanche di sostegno da parte delleistituzioni: abbiamo bisogno diincentivi per la riqualificazionedelle nostre strutture perchémolte di esse sono nate neglianni 60 e stentano ad adeguarsia quelle che sono le nuove esi-genze di classificazione e so-prattutto alla domanda deinuovi mercati emergenti».

I numeri dell’estate 2012segnano una difficoltà per lestrutture alberghiere. Quali ledirettrici per poter riorganiz-zare un’offerta con maggioreappeal?

«Credo che le prime necessitàsiano una migliore promozionee la riqualificazione delle strut-ture. In parallelo però riscon-triamo la difficoltà di accesso alcredito, per questo si rivela ne-cessaria la possibilità di avereaiuti e incentivi, magari all’in-terno di un vero e proprio“piano alberghi”. Attorno allenostre strutture si rivela fonda-mentale la presenza di un terri-torio con infrastrutture e servizia livelli dei nostri competitoreuropei, invece questo spessomanca. In questi anni comecomparto alberghiero abbiamofatto lo sforzo di mantenere unapolitica dei prezzi con aumentiminimi e cercheremo di conti-nuare di questo passo, in mododa favorire in ogni modo le fa-miglie, le grandi essenti di que-sto 2012».

La Toscana è la quinta re-gione italiana per recettività,ma è superata da Milano,Roma e Venezia per quantoriguarda la fascia medio-altadelle strutture. Quanto questaè una scelta basata sulla do-manda e quanto invece unalacuna da colmare?«Certamente influisce la di-

I risultati dell’estate 2012 non sono stati positivi anche per il comparto turistico

toscano. Le defezioni sono arrivate soprattutto dalle famiglie, alle prese con la

crisi economica. Inoltre, risulta necessario un piano di restyling alberghiero in

modo da aumentare l’appeal del territorio

Teresa Bellemo

Il rilancio passa dal rinnovamento

Paolo Corchia,

presidente di

Federalberghi Toscana

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Paolo Corchia

mensione di queste città. Noncredo che a Firenze o in Versi-lia manchino strutture di lusso,anzi credo che riusciamo a sod-disfare tranquillamente le ri-chieste di un certo tipo diclientela. Negli ultimi anni, in-fatti, Forte dei Marmi è diven-tata una delle mete preferitedalla nuova clientela russa congrosse disponibilità economi-che. Le nostre strutture ricet-tive si sono dimostrate in gradodi accontentarla e di integrarlasmussando certi aspetti che al-l’inizio la rendevano particolar-mente eccentrica, mentre lacaratteristica principale dellanostra località è sicuramenteuna maggiore discrezione».

Internet e le nuove tecnolo-gie hanno modificato le abi-tudini turistiche degliitaliani?«Moltissimo. Ormai la granparte delle prenotazioni pas-sano attraverso la rete e i por-tali, ciò è certamente positivo.Al contempo però non con-sente spesso di avere un pianodelle prenotazioni chiaro. In-ternet, infatti, comporta molteprenotazioni last minute e uninevitabile aggravio rappresen-

tato dalla percentuale da dareagli operatori online. Inoltre, acausa della feroce concorrenzanei portali, c’è stato un robu-sto, e in alcuni casi cieco, livel-lamento dei prezzi. Infine,dobbiamo approcciarsi con ilmare magnum delle recensioni,per cui come Federlaberghi ecome consulta di Confcom-mercio abbiamo chiesto spessochiarimenti al portale TripAd-visor riguardo recensioni cheabbiamo scoperto essere legatead aspetti opinabili, come ri-chieste di sconto, fornitori chein cambio proponevano pac-chetti di recensioni positive oaddirittura recensioni inventatein cui l’albergatore non avevapossibilità di verifica».

La tassa di soggiorno ha pe-nalizzato in maniera evidenteil comparto turistico?«Ha pesato molto anche perchéquesto è stato un anno partico-larmente difficile per il turismoitaliano. Per noi albergatori èstato un aggravio molto diffi-

cile da spiegare al cliente, anchese a livello internazionale letasse di soggiorno esistono inmolti paesi. Inoltre, ha creatoconfusione a livello territorialeperché è stata applicata a mac-chia di leopardo, creandogrosse disparità. Il problemanon è la tassa in sé, ma la mo-dalità con cui è entrata in vi-gore nel nostro Paese, senza unregolamento nazionale e senzache fosse finalizzata allo svi-luppo turistico e alle infrastrut-ture a esso legate. Anzi, quasisempre è stata destinata a ripia-nare i bilanci comunali, cosache ritengo molto grave. Concludendo, si tratta di un balzello medievale e hannofatto bene le Regioni a chiedereal governo di abolirla. A mioavviso potrebbe essere conver-tita in una tassa di scopo conchiare finalità turistiche, doveverrebbero coinvolti tutti i settori turistici, senza penaliz-zare soltanto gli operatori alberghieri».

��La vacanza ormai è diventata fai da te e in

questo modo abbiamo visto un aumentodella clientela internazionale

TOSCANA 2012 • DOSSIER • 181

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TURISMO

Benessere e cultura sisono incontrati, que-st’estate, presso ilparco dell’Acqua

Santa di Chianciano Terme.Dieci personalità hanno ani-mato i pomeriggi e le seratedella cittadina toscana in occa-sione dell’evento “Chiancianoracconta”. A raccontare e rac-contarsi, rispondendo alle do-mande di noti giornalisti e in-tervistatori d’eccezione,tornando con la memoria aimomenti più importanti delle

loro vite e carriere, sono statipersonaggi provenienti damondi diversi – teatro, salute,sport, gastronomia, cinema, ra-dio, televisione, linguaggio, cul-tura. Ad aprire è stato RiccardoFogli, al quale sono poi seguiti,fra gli altri, Rosanna Lamber-tucci, Lina Wertmüller e da ul-timo Michele Mirabella. «Que-sta iniziativa è rientratanell’opera di miglioramento erinnovamento che le terme diChianciano e la città nel suocomplesso hanno messo in

Il turismo termaletra benessere e culturaValorizzare il turismo termale insieme alle risorse del territorio. È questo il modello ricettivo

che sta sviluppando l’Azienda Terme di Chianciano Spa. Sirio Bussolotti fa il punto sugli ultimi

investimenti in questa direzione. E sulle iniziative culturali che hanno animato l’estate 2012

Mauro Terenziano

campo per potenziare la pro-pria offerta». A parlare è il dot-tor Sirio Bussolotti, presidentedella società che gestisce leterme di Chianciano e vicepre-sidente di Federterme.

All’interno di quale visionedell’offerta ricettiva di Chian-ciano si è inserita questa seriedi appuntamenti estivi?«La volontà è quella di pro-porre una nuova immagine deltermalismo, che rischia di nondimostrare il suo enorme po-tenziale se concepito esclusi-vamente come pratica tera-peutica. Naturalmente anchequesto aspetto tradizionale vasalvaguardato, come l’idea cheChianciano, anche nel sensocomune, sia un luogo di ristoroper il corpo e di cura e a talescopo stiamo collaborando condiverse università per certificareil potere terapeutico delle nostreacque termali. Per questo si stainvestendo per ampliare l’of-ferta delle prestazioni termalicon le cure inalatorie, la curaidropinica – in convenzionecon il Ssn –, la fangoterapia per

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Sirio Bussolotti

TOSCANA 2012 • DOSSIER • 183

sono dunque le prospettivefuture?«È fondamentale per noi prose-guire sulla linea degli investi-menti. Però auspichiamo chequesta iniziativa non rimangalimitata alla nostra azione, bensìcoinvolga l’intera città di Chian-ciano, in una visione orientata amigliorare e potenziare i servizidisponibili e a crearne di nuovi,in maniera tale da riuscire adattrarre anche un target diutenti diverso da quello classicoche frequenta le terme per cura.L’iniziativa “Chianciano rac-conta” è stata certamente unprimo passo in questa direzione.Ma non può essere l’unico. Al-l’interno del nostro parco è pre-sente una struttura dedicata allaricezione congressuale, il Pala-montepaschi, sul quale inten-diamo orientare i nostri pros-simi investimenti e poter cosìproporre uno spazio per mee-ting e occasioni di incontro pro-fessionale o culturale. L’obiet-tivo è quello di valorizzare nonsoltanto le terme, bensì il nostro

territorio nel suo complesso».Quindi bisogna creare lo

spazio e le occasioni ancheper altre tipologie di offertaturistica.«Chianciano offre molto altroal di là delle terme: paesaggitoscani, tradizione, arte, unricca offerta enogastronomicae culturale. Questi fattori rap-presentano per il nostro terri-torio degli strumenti di svi-luppo, che però vannovalorizzati, integrandoli fraloro. Il nostro centro termale ècircondato dai borghi e città:Montepulciano, Pienza, Cor-tona, Montalcino, Siena,Arezzo, Perugia, Assisi. Dun-que la vacanza termale si con-ferma interessante per tutto ilnucleo familiare, offrendo op-portunità di svago e diverti-mento per tutte le fasce di età.Inoltre, per i giovani e i mi-nori, che accompagnanoadulti che si dedicano ai trat-tamenti curativi, sono previstedelle attività di svago e intrat-tenimento mirate».

l’artrosi, le piscine termali. Peròabbiamo anche scelto di pun-tare su una novità, che abbiamobattezzato Salone Sensoriale eche rappresenta l’eccellenza delnostro centro termale, anche intermini di apprezzamento daparte degli utenti».

Quali sono le qualità checaratterizzano questo salone?«Il Salone Sensoriale è stato rea-lizzato all’interno del parco ter-male dell’Acqua Santa ed è unelegante stabilimento, unico inItalia, basato sui criteri della na-turopatia. Al suo interno è pos-sibile avviarsi lungo suggestivipercorsi sensoriali, che riequili-brano il campo energeticoumano attraverso l’armonizza-zione dei cinque elementi allabase sia della fisiologia umanache del cosmo: acqua, fuoco,terra, aria, etere. È possibile sce-gliere fra venti diversi tratta-menti per il recupero del pro-prio equilibrio psicofisico: dalgrande impatto dell’ice crashalle piscine, fra le quali una diacqua salina, passando per ledue saune e il bagno turco, al-ternati dalle docce emozionali».

La vostra struttura sta pun-tando su un completo rinno-vamento dell’offerta. Quali

Il dottor Sirio Bussolotti, presidente delle Terme

di Chianciano Spa e vicepresidente di Federterme

www.termechianciano.it - www.termesensoriali.it

❞❝Vogliamo proporre una nuova immagine

del termalismo, che non va concepitoesclusivamente come una pratica terapeutica

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POLITICHE ENERGETICHE

Dalla Toscana, che ha visto nascere il primo impianto geotermico al mondo e che oggi

ne conta 35, Enel Green Power studia nuove soluzioni di generazione elettrica anche

da risorse «fino a pochi anni fa ritenute utili solo per lo sfruttamento diretto del calore».

Il punto di Francesco Starace

Giacomo Govoni

Geotermia, in 20 anni la produzione può raddoppiare

La produzione di ener-gia elettrica da fonterinnovabile, assicuratadalle centrali geoter-

miche toscane di Enel GreenPower, nel 2011 ha permessodi soddisfare il 26 per cento delfabbisogno energetico regionale.Un’incidenza record, che mi-gliora il 25 per cento mai supe-rato prima dell’anno scorso econsolida il ruolo della Toscanaquale regina della geotermia ita-liana. «L’ulteriore sviluppo dellaproduzione geotermoelettrica in

Italia – spiega Francesco Sta-race, amministratore delegatodi Enel Green Power – rappre-senta un obiettivo importantedella nostra strategia».

Come sono distribuiti gliimpianti attualmente attivisul territorio nazionale e checonsumo generano?«In Toscana, a Larderello, EnelGreen Power gestisce un com-plesso tra i più grandi e antichial mondo, nato circa un secolofa. Qui si trovano oggi 35 im-pianti per 720 Mw netti cheproducono oltre 5 miliardi dikWh l’anno, il consumo medioannuo di circa 2 milioni di fa-miglie italiane. Inoltre forniscecalore per riscaldare più di8.700 utenze domestiche ecommerciali e circa 25 ettari diserre. In parallelo, siamo impe-gnati a rafforzare con nuove ini-ziative all’estero il ruolo di lea-dership indiscussa nelpanorama mondiale dell'energiageotermica».

Infatti le vostre ultime ini-ziative in campo geotermicoparlano americano. Cosa

offre quel territorio rispetto all’Italia?«In Nord America Egp operain quattro distinti campi geo-termici: nella Surprise Valley inCalifornia, a Cove Fort nelloUtah e in Nevada con gli im-pianti a ciclo binario già opera-tivi di Salt Wells e Stillwater,che hanno ottenuto incentividal programma di stimolo diObama per oltre 60 milioni didollari. Inoltre, si stanno valu-tando ulteriori possibilità di svi-luppo in nuove aree in via diprospezione. Le quattro areedove già operiamo presentanorisorse a media temperatura(circa 150 °C), adatte, cioè, perla generazione elettrica con im-pianti a ciclo binario, tecnologiache sta crescendo d’importanza.Oggi è quindi possibile sfrut-tare anche per la generazioneelettrica molte risorse a mediaentalpia, fino a pochi anni fa ri-tenute utili solo per lo sfrutta-mento diretto del calore».

Enel Green Power è ancheleader nella ricerca. Quali fi-loni di investimento state at-

Francesco Starace,

amministratore

delegato di Enel Green

Power

186 • DOSSIER • TOSCANA 2012

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TOSCANA 2012 • DOSSIER • 187

Francesco Starace

5.300 GWhLA QUANTITÀ DI ENERGIA PRODOTTANEL 2011 DAI 35 IMPIANTI GEOTERMICIDISLOCATI SUL TERRITORIO TOSCANO

GEOTERMICO

tivando per perfezionare latecnologia di sfruttamentodella fonte geotermica? «La struttura di ricerca di Enelpartecipa attivamente al pro-cesso di evoluzione tecnologica,che ha compiuto molti passiavanti, per esempio, nello svi-luppo degli impianti binari perlo sfruttamento delle risorse amedia/bassa temperatura, dalladistribuzione geografica moltopiù ampia dei siti ad alta tem-peratura. Abbiamo ad esempioprogettato un prototipo di reat-tore binario supercritico, at-tualmente in collaudo pressol’area sperimentale Enel di Li-vorno in collaborazione con ilpolitecnico di Milano e il Mit di Boston, realizzato dalla Tur-boden, ditta italiana leader nelsettore della costruzione mac-chine. Ma la ricerca non guardasoltanto alle nuove tipologie diimpianti».

Quali gli altri orizzonti?«Si sta anche operando per affi-nare i metodi di valutazionedelle risorse geotermiche nelsottosuolo, per incrementarel’efficienza degli impianti e la

durata degli acquiferi, l’uso incondizioni estreme di tempera-tura, salinità, pressione e a ri-durre ancora il già modesto im-patto ambientale. Inoltre, si stalavorando per aumentare l’effi-cienza e la flessibilità dell’energiaprodotta,realizzando impiantigeotermici ibridi, abbinati cioèad altre fonti, come per esempioil solare e le biomasse».

Gli ultimi dati Gse eviden-ziano che il geotermico è an-cora fanalino di coda nazio-nale in termini di potenza eproduzione energetica. Qualiprospettive vede per questafonte nei prossimi anni?«La crescita della geotermia,fonte “antica” quanto l’idroelet-trico, merita sicuramente piùattenzione di quella registratasinora. E non solo in Italia, doveil potenziale della geotermianon è ancora del tutto sfruttato.Considerando infatti sia lo svi-luppo organico nelle aree tradi-zionali in Toscana, sia la possi-bilità di installazione di impiantibinari, si può individuare unobiettivo sfidante al 2030 dicirca 1.600 Mw, raddoppiando

l’attuale capacità geotermicaoggi installata nel Paese. Graziealla capacità di controllare e ge-stire al meglio le varie fasi delprogetto, Egp è in grado di rag-giungere il 95% di efficienzadegli impianti, contro una me-dia mondiale di circa il 70%».

Ultimamente si fa largol’ipotesi della creazione di unafiliera geotermica toscana.Come la giudica e che ruoloavreste in questo caso?«Proprio grazie alla continuatapresenza di Enel Green Powernel polo geotermico di Larde-rello e Monte Amiata, in To-scana esiste già una forte con-centrazione di know how incampo geotermico. Per esten-derlo, Egp ha deciso di parteci-pare al bando Miur per lo svi-luppo e potenziamento dicluster tecnologici nazionali,con un progetto geotermico fi-nalizzato all’ottimizzazione dell’utilizzo di fluidi geotermicidi media e alta entalpia. La Toscana è fortemente coinvoltain questo progetto con le proprie università e operatoriindustriali».

�Stiamo lavorando peraumentare l’efficienza e laflessibilità dell’energia prodotta,realizzando impianti geotermiciibridi, abbinati ad esempioal solare e alle biomasse

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POLITICHE ENERGETICHE

188 • DOSSIER • TOSCANA 2012

Una mossa priorita-ria che la nuovastrategia energeticanazionale stabilisce

sulla via dell’efficienza del set-tore industriale sta nel rafforza-mento degli incentivi e dei mec-canismi di certificazione delrisparmio energetico. Un temanodale per la crescita e in strettarelazione con i futuri investi-menti sulle energie pulite del-l’Italia, calati nel secondo seme-stre 2012 secondo Ernst &Young, tanto da far scivolare ilnostro Paese dal quinto al set-timo gradino della classificamondiale. «L’inquadramento inun contesto di sviluppo dell’in-tero comparto della produzioneelettrica a servizio del Paese – so-stiene Tiziano Pieretti, consi-gliere di Confindustria Toscana

per l’energia – contribuirà dicerto a creare un orizzonte piùstabile e certo». Anche per la Toscana, che deve difendere il secondo posto nella gradua-toria nazionale di Green Eco-nomy 2012 stilata da Fonda-zione Impresa.

Quali comparti industrialiconsumano maggiormente inToscana e avrebbero, quindi,più bisogno di una riconver-sione energetica? «I settori cartario, siderurgico,chimico e del vetro sono i prin-cipali comparti energivori. Sitratta di imprese che da anni sipongono il tema dell’efficienzaenergetica per contenere il gapcompetitivo che l’alto costo del-l’energia in Italia crea rispetto ainostri competitor europei. Pro-prio per questo, le aziende ita-liane sono spesso ai massimi li-velli di efficienza energeticaeuropea e mondiale. È quindiopportuno parlare di continuoefficientamento più che di riconversione».

Come si stanno attrezzandole imprese toscane per essereprotagoniste nella partita delrisparmio energetico? «Sia a livello nazionale che ter-ritoriale, Confindustria sta pun-tando da anni sul tema del ri-

sparmio energetico, inteso comeefficienza energetica, per ridurrel’incidenza del costo dell’energiasoprattutto nei settori cosiddettienergivori. Le imprese toscanesono molto attente al tema eimpegnate da tempo nel mi-glioramento dell’efficienza ener-getica dei propri processi pro-duttivi. Certamente vannoincoraggiate con un sistema diagevolazioni fiscali e di sempli-ficazioni amministrative dedi-cati a questo tipo di investi-menti».

La normativa vigente èd’aiuto sotto questo profilo?«Almeno a livello di principio,la recente legge regionale sullacompetitività prevede propriola possibilità di introdurre age-volazioni fiscali per questi inve-stimenti. È un segnale di attenzione importante. Confin-dustria, a tutti i livelli territoriali,ha da tempo avviato un per-corso di diffusione della nor-mativa di incentivazione del-l’efficienza energetica con lostrumento del Certificatobianco. Più in generale, credooccorra un quadro regolatorioarmonico e sostenibile che in-quadri lo sviluppo delle fontirinnovabili sul medio e lungoperiodo. I continui correttivi al

Il sistema dei certificati bianchi è solo uno degli strumenti con cui Confindustria

collabora alla diffusione sul territorio della normativa di incentivazione all’efficienza

energetica. Tiziano Pieretti analizza lo scenario dell’industria toscana

Giacomo Govoni

Tiziano Pieretti,

consigliere incaricato di

Confindustria Toscana

per l’energia

La via toscana alla green economy

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TOSCANA 2012 • DOSSIER • 189

Tiziano Pieretti

sistema incentivante hannoprodotto sviluppo ma anche ungrande costo non sempre giu-stificato e spesso latore di fortidistorsioni».

Come si declina il vostroservizio di progettazione eu-ropea sul terreno della greeneconomy? «In un contesto ancora moltocomplesso per la Toscana e ilPaese, abbiamo condivisol’obiettivo della Regione peruna reindustrializzazione delterritorio e per la centralità daattribuire al manifatturiero. Diconseguenza, abbiamo chiesto eottenuto di dare spazio, nel-l’ambito delle politiche d’in-centivazione legate ai pro-grammi europei, proprioall’industria, all’innovazione ealla ricerca. In questo contestodeve trovare spazio anche unavia toscana alla green economyche sfrutti tutta la nostra espe-rienza manifatturiera e le grandicompetenze espresse dal sistemauniversitario».

Oggi la Toscana è la capitaledella geotermia italiana. Cheposto occupa finora questa ri-sorsa nel bilancio energeticoregionale? «La geotermia rappresenta oggicirca un terzo della produzioneelettrica toscana e circa unquarto del suo fabbisogno elet-trico. Dal nostro punto di vistaè una risorsa fondamentale,presente in Italia praticamentesolo in Toscana, e quindi da va-lorizzare almeno sotto dueaspetti: quello energetico, per

raggiungere gli obiettivi sulleenergie rinnovabili, e quelloeconomico di attrattore d’inve-stimenti in regione. Per questoConfindustria ha lavorato in-tensamente perché il nuovo de-creto ministeriale del 6 luglio

2012 di sostegno alle fonti rin-novabili elettriche prevedesseimportanti misure per lo svi-luppo del settore geotermico».

In regione è presente ancheil distretto tecnologico delleenergie rinnovabili. Comeconcorre allo scambio framondo produttivo e della ricerca? «Il distretto è uno strumento

che nasce proprio per avvici-nare ancor più i due mondi.All’interno del suo comitato diindirizzo siede una rappresen-tanza di nostri imprenditori checon esponenti del mondo dellaricerca definiscono strategie e

linee d’intervento. Al momentosi stanno confrontando sullacandidatura al bando per cluster tecnologici nazionalipubblicato dal Miur. Un’op-portunità che potrebbe averericadute molto positive sullacompetitività nazionale edestera del modello toscano e at-trarre nella nostra regione nuoviinvestimenti».

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I settori cartario, siderurgico,chimico e del vetro sono i principalicomparti energivori

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GESTIONE RIFIUTI

Gli scienziati am-bientali dell'AirForce, il corpo del-l'aeronautica ame-

ricana, hanno di recente pro-mosso e sostenuto la ricerca sulmetodo della gassificazione alplasma, che permetterebbe ditrasformare i rifiuti in energiapulita attraverso un sistemamolto meno invasivo e inqui-nante dell'incenerimento. Di-verse aziende americane depu-tate allo smaltimento dei rifiutistanno sperimentando il sistema

e anche New York sembra inte-ressato ad adottarlo, ma gli ele-vati costi e lo scetticismo di al-cuni ambientalisti frenanol'entusiasmo. Dallo scenario ri-tratto è evidente come in tuttoil mondo continuino la ricercae gli investimenti per miglio-rare il terreno su cui si gioche-ranno molte partite future, ov-vero un mondo sempre piùgreen. Un campo in cui si è spe-cializzata la Produrre Pulito, so-cietà a capitale misto operantenel Comune di Sesto Fioren-

tino. «La nostra impresa – rac-conta il presidente Nino DiMatteo – è operante da ven-t’anni nel settore della raccoltadello stoccaggio e dello smalti-mento di rifiuti speciali perico-losi e non. Per la raccolta ci av-valiamo della nostra controllataProdurre Pulito Trasporti, do-tata di mezzi idonei a risponderealle più svariate esigenze. Dalfurgone per la raccolta nei cen-tri urbani, agli autocarri».Mezzi fondamentali per portareavanti nel migliore dei modi latematica ambientale. «In questoambito ci teniamo particolar-mente ad assicurare la confor-mità e il continuo rispetto delleprescrizioni legislative applica-bili, l’assiduo miglioramentodelle nostre prestazioni am-bientali e la prevenzione del-l’inquinamento». La cernita, il ricondiziona-mento, l’omogeneizzazionesono le attività indispensabiliper la corretta gestione dei ri-fiuti. «Si tratta di tutte man-sioni – prosegue Di Matteo- chela Produrre Pulito svolge ormaida anni insieme a una continua

Produrre Pulito Spa

si trova a Sesto

Fiorentino (FI)

www.produrrepulito.it

Proseguono gli studi e le ricerche nel campo dello smaltimento rifiuti. Attraverso una rete

di operatori qualificati e grazie alla sensibilizzazione dei cittadini, il rifiuto diventa,

oltre che una risorsa, un valore. Ne parla Nino Di Matteo

Matteo Grandi

I rifiuti, una risorsaper la collettività

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Nino Di Matteo

TOSCANA 2012 • DOSSIER • 193

azione di sensibilizzazione, cosaforse ancora più importante. Èfondamentale infatti che i citta-dini partecipino alla corretta ge-stione dei rifiuti, sia suggerendoloro il miglior modo di confe-zionamento e suddivisione perun più efficace ed economicosmaltimento e recupero, sia in-formandoli delle novità norma-tive e tecnologiche».Cuore pulsante dell’attività diraccolta dei rifiuti è il PuntoCobat. «Questo è il luogo doveogni risorsa torna a essere unvalore per l’intera collettività.La società ha aderito con orgo-glio ed entusiasmo all’iniziativadel Cobat, il Consorzio Nazio-nale Raccolta e Riciclo, di creareuna rete di operatori qualificatiche, rispettando standard d’im-magine e organizzazione, con-sentano il raggiungimento diobiettivi di efficienza, economi-cità, trasparenza e fattibilità tec-nica ed economica. Siamomolto orgogliosi del fatto chenel 2011 il 60 per cento dei ri-fiuti in ingresso al centro distoccaggio sia stato inviato al re-cupero. In quest’ottica gli inve-stimenti che la società ha fattonegli ultimi anni sono stati tesia diminuire gli impatti ambien-tali che qualsiasi attività umanacrea. A questo scopo è stato rea-lizzato un impianto fotovoltaicoche la rende quasi del tutto au-tonoma relativamente ai con-sumi di energia elettrica, mentrel’impianto di riutilizzo dell’ac-qua piovana per i fini industriali

fa diminuire radicalmente il pre-lievo dalla rete idrica. L’amplia-mento delle attrezzature di stoc-caggio (serbatoi) destinati aglioli idraulici ha contribuito ulte-riormente alla preservazionedell’ambiente coerentementealla missione del Consorzio Ob-bligatorio degli Oli usati di cuila società è concessionaria». Un viaggio dei rifiuti che si con-clude poi nella piattaforma in-tegrata di stoccaggio provvisorioe di trattamento localizzata al-l’Osmannoro. «Questa locationè il punto di arrivo ideale perquantità eterogenee di rifiuti maanche punto di partenza permasse omogenee significativedestinate agli impianti finali dismaltimento e recupero».In un’ottica di continuo mi-glioramento grande rilevanza

viene data anche alla forma-zione e all’aggiornamento delpersonale aziendale. «Curiamocon grande attenzione – con-clude il presidente Di Matteo -il nostro patrimonio di risorseumane con continui corsi dipreparazione, formazione e ag-giornamento. Il tutto nellapiena adesione a una filosofiadi responsabilità sociale e conl’obiettivo di assicurare la con-formità e il rispetto delle pre-scrizioni legislative, il migliora-mento delle nostre prestazioniambientali e la prevenzionedell’inquinamento. Anche perquesto l’azienda si è dotata diun sistema di gestione am-bientale per monitorare e san-cire il corretto andamento delleattività grazie alle certificazioniraggiunte».

❝La piattaforma integrata è il punto di arrivoper quantità eterogenee di rifiutima anche punto di partenza per masseomogenee destinate agli impianti finalidi smaltimento e recupero

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XXXXXXXXXXXXXXXXX

La rispostadella giustiziaai cittadini«Solo il confronto tra gli operatori permette

di trovare soluzioni migliori per compensare

l’inefficienza della giustizia».

Il punto di Luciana Breggia, componente

del coordinamento dell’Osservatorio sulla

giustizia civile di Firenze

Renata Gualtieri

Gli osservatori sulla giustizia civilesono associazioni composte dagiudici, avvocati, personale di can-celleria e docenti universitari for-

matesi a partire dagli anni 90. L’idea di fondoè che per migliorare la giustizia civile non oc-corre attendere un rito ideale, ma porre at-tenzione all’organizzazione, alla collaborazionetra tutti gli operatori del diritto per promuo-vere le prassi più idonee a migliorare, ora e su-bito, la giustizia civile. Il processo è il luogodove i diritti vengono attuati e, dunque, èstato naturale cominciare da lì. Oggi il metododella collaborazione è collaudato: oltre ai pro-tocolli di natura processuale, ci sono molte ri-flessioni anche sul piano del diritto sostanziale(lavoro, locazioni, danno alla persona, famigliae così via). «Si tratta essenzialmente di un mo-vimento culturale – spiega Luciana Breggia,componente del coordinamento dell’Osser-vatorio di giustizia civile di Firenze – d’al-tronde la cultura è una leva molto potente diregolamentazione delle condotte umane. Gliosservatori sono sostenuti dalla FondazioneCarlo Maria Verardi, nata per ricordare unodei principali animatori di questa esperienza».

Quali interessanti spunti sono emersi nelcorso dell’assemblea nazionale degli osser-

196 • DOSSIER • TOSCANA 2012

SEMPLIFICAZIONE NORMATIVA

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TOSCANA 2012 • DOSSIER • 197

vatori di giustizia civile di questo anno?«L’assemblea, che si è svolta a Catania, avevacome tema “Professioni e giurisdizione nellasocietà che cambia” e ha affrontato la que-stione della giustizia civile a largo raggio. La ri-flessione di fondo s’incentrava sul ruolo socialeed etico delle professioni di avvocato, magi-strato, commercialista e notaio; cinque gruppiseminariali si sono poi occupati di temi speci-fici. Dai lavori è uscita rafforzata l’idea che soloil confronto tra tutti gli operatori permette ditrovare soluzioni migliori perché tengonoconto dei vari punti di vista».

Quali le principali novità o progetti chevedono protagonista l’Osservatorio sullagiustizia civile di Firenze?«Dalle ultime riunioni sono emersi tanti settoridi intervento: sono attivi gruppi di lavoro suldanno alla persona, sulla locazione, sul rito dellavoro, su alcuni profili organizzativi, comel’impiego dei giudici onorari o gli stage di gio-vani laureati o studenti nell’ufficio del giu-dice; è stato avviato il Progetto Nausicaa 2012sulla mediazione demandata dal giudice; un al-tro gruppo si occupa delle ricadute del Trattatodi Lisbona nei vari settori del diritto; anche lasperimentazione del processo civile telematicoè collegata all’attività dell’osservatorio, checontribuisce ad assicurare quella collabora-zione indispensabile per superare le difficoltà».

Quali le maggiori inefficienze che riscon-tra nel sistema della giustizia civile? «In primo luogo, la questione del personaleamministrativo che da decenni diminuiscesenza essere sostituito e riqualificato; la man-canza di assistenti del giudice, che lo coadiu-vino nelle attività ancillari e di supporto; la

mancanza di chiarezza sul ruolo della magi-stratura onoraria, ora frantumata in figure di-verse, con trattamenti disomogenei e impiegonon uniforme da sede a sede; la scarsa atten-zione alla giustizia di prossimità, che investeuna parte notevole di controversie, specie divalore minore, ma molto importanti per lavita quotidiana delle persone (qui il contributodi una giurisdizione onoraria ben formata po-trebbe essere fondamentale poiché sarebbe piùadeguata al tipo di conflitto e renderebbe piùsnelli i ruoli dei giudici togati); la mancatadiffusione a tutto il territorio nazionale delleinnovazioni tecnologiche già sperimentate inalcune sedi. Da ultimo il continuo interventodel legislatore sulle norme processuali: se nonsi affrontano i problemi strutturali, queste con-tinue modifiche, magari di per sé buone, ri-schiano di produrre solo disorientamento eperdita di tempo».

Quali dunque le scelte operative ritenutepiù idonee a migliorare la giustizia civile ele prassi da adottare? «È essenziale l’idea che l’organizzazione giudi-ziaria non dipende da scelte interne all’appa-rato giudiziario, ma si fondi sulla condivisione � �

Luciana Breggia

�L’inefficienzaè la mancata diffusionein tutta Italia delleinnovazioni tecnologichesperimentate inalcune sedi

Sopra a sinistra,

Luciana Breggia,

componente del

coordinamento

dell’osservatorio

sulla giustizia civile

di Firenze

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198 • DOSSIER • TOSCANA 2012

dei soggetti che a vario titolo concorrono al-l’esercizio della giurisdizione alla luce dei prin-cipi e dei valori della Costituzione. È chiaroche vi sono scelte che spettano ad altri livelli,ad esempio, il riordino della magistratura ono-raria, la questione del personale, il processo ci-vile telematico. Secondo l’articolo 110 dellaCostituzione, l’organizzazione e il funziona-mento dei servizi relativi alla giustizia spet-tano al ministro della Giustizia. Molto però sipuò fare, “a legislazione esistente” in base allacollaborazione di cui ho parlato: solo a titolodi esempio, i protocolli sulla gestione delleudienze civili, il lavoro sulla semplificazione dellinguaggio e il raccordo tra gli atti difensivi ela motivazione dei provvedimenti del giudicepermettono di rendere snella e prevedibile laprocedura e la comunicazione, con importanticonseguenze sul piano dell’efficienza. Que-st’ultimo lavoro, tra l’altro, è oggetto di unacollaborazione tra gli osservatori e la Scuola su-periore dell’avvocatura, formalizzata nel marzoscorso a Firenze».

Le professioni e la giurisdizione come se-guono i cambiamenti della società?«Come dovrebbero seguire, visto che vi sonomolte resistenze rispetto ai cambiamenti, maquesto è anche naturale. In un periodo di crisie di cambiamenti forse dovremmo impararel’abilità di rimanere nell’incertezza per il temponecessario a riflettere e capire la direzione giu-

sta da prendere. Un grande pensatore,Antoine Garapon, ha definito la nostral’epoca della giustizia manageriale, in-centrata sull’efficienza, sui flussi e suinumeri. Probabilmente dobbiamo recu-perare un equilibrio, perché i numeri

sono necessari, ma non dobbiamo perdere divista la risposta istituzionale che siamo chia-mati a dare, che è una risposta di giustizia enon di mera liquidazione dei conflitti. Dob-biamo tutti “ripensarci”».

In che modo?«Il giudice, che è tentato oggi di rifugiarsi dinuovo nel tecnicismo e nel legalismo, per-dendo i livelli di “prossimità” che ha raggiuntonegli ultimi tempi; ma anche l’avvocato, chepotrebbe avere un ruolo di grande importanza,se non venisse esaltato solo nel momento dellacontesa giudiziaria ma cogliesse le potenzialitàdel cambiamento e valorizzasse le abilità diconsulente “fuori” del processo oppure di me-diatore. Anche altre professioni possono rige-nerarsi, dai settori tradizionali a quello della ge-stione dei conflitti, e della prevenzione deiconflitti stessi. La mediazione, ad esempio,sempre che si evitino usi impropri e si possacontare su mediatori formati, può essere un’oc-casione di trasformazione culturale per tutti,anche per gli utenti del bene comune Giusti-zia, chiamati a farne un uso responsabile. L’importante è che nel contempo si effettuinogli interventi necessari per ridare funzionalitàalla giurisdizione civile: il cittadino deve davvero poter scegliere tra le possibilità offertedall’ordinamento e la sua decisione non deveessere coartata dall’inefficienza del sistema giudiziario».

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SEMPLIFICAZIONE NORMATIVA

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Massimo Giaccherini

«Fare l’imprenditore in Italia non èmai stato un mestiere facile. Oggiè diventata una sfida temeraria».Un mestiere che, come sottolinea

il presidente del comitato regionale piccola in-dustria di Confindustria Toscana, MassimoGiaccherini, va rimesso al centro del dibattitopubblico, a tutti i livelli. In Toscana si sta discu-tendo di industria e sviluppo, e le piccole im-prese, seppur affaticate da una difficile con-giuntura, stanno cercando di dare il lorocontributo spingendo su ricerca, innovazione ecreazione di reti. «Rilanciamo il ruolo sociale del-l’impresa e trasferiamolo alle giovani genera-zioni. Torniamo all’impresa come garanzia diricchezza e benessere per tutti, come luogo pri-vilegiato di quei legami che sono alla base dellanostra stessa società. Le nostre piccole impresesono anzitutto grandi famiglie». È questo il mes-saggio che, il comitato Piccola industria, da qualche anno cerca di promuovere con ilPmi day, una giornata in cui le aziende si rac-contano a studenti, famiglie e istituzioni e creanovalore collettivo.

Cosa più ostacola il “fare impresa”? E qualisono le priorità su cui intervenire? «È il sistema Italia ad avere i maggiori costi percittadini e imprese e i peggiori servizi. Pensiamoper esempio al costo del lavoro. I nostri salarisono i più bassi d’Europa, ma le nostre bustapaga sono le più pesanti. Un altro fattore dimancata competitività per le nostre imprese è ilcosto dell’energia. Il nostro sistema produttivonon può respirare se è costretto a pagare l’ener-gia il 30 per cento in più rispetto alla Germania».

Le lungaggini e l’incertezza della giustiziacivile italiana quanto penalizzino la competi-tività del Paese e la crescita dimensionale delleimprese? «Veniamo dopo l’Angola nella classifica dellaBanca mondiale sull’efficienza della giustizia ci-vile. Quale imprenditore investirebbe in unPaese in cui occorrono in media 1.210 giorni perla conclusione di un procedimento? Con questinumeri perdiamo competitività per mancanza dicapitali internazionali e rischiamo di generare unclima di sfiducia che colpisce la nuova impren-ditorialità, prima ancora delle piccole imprese delnostro territorio».

Quali le criticità della giustizia civile delnostro Paese che più affliggono le imprese? «L’incertezza dei tempi e le procedure farragi-nose. Le imprese hanno bisogno di un quadrochiaro di regole, di tempi certi e di semplifica-zione. La lungaggine di una causa può compro-mettere la liquidità stessa di una piccola impresa che non può contare su un capitale cosìampio come quello di un’impresa di grandi dimensioni».

Il Comitato regionale della piccola indu-stria quale sostegno offre alle imprese per ar-ginare l’intollerabile lentezza e i malfunzio-namenti della giustizia civile? «La nostra struttura si è dotata di una commis-sione sulla giustizia che sta lavorando per pro-muovere strumenti in grado di risolvere le con-troversie con maggiore rapidità e minori costi perl’impresa. Penso alla conciliazione o all’arbitrato,su cui spesso proprio noi imprenditori siamo iprimi a mostrare scetticismo».

«Le imprese hanno bisogno di un quadro chiaro

di regole, di tempi certi e di semplificazione».

Massimo Giaccherini, presidente del Comitato regionale

piccola industria, indica la via per lo sviluppo

Renata Gualtieri

Perché perdiamo competitività

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SEMPLIFICAZIONE NORMATIVA

200 • DOSSIER • TOSCANA 2012

Da più parti è stato confermatoche l’inefficienza della giustiziacostituisce una sorta di tassa oc-culta che abbassa il livello della

ricchezza di almeno un punto di Pil, cioècirca 1,5 miliardi di euro all’anno, «questo –commenta il presidente della Camera Civiledi Firenze Carlo Poli – determina sfiducianelle regole e nelle istituzioni, privilegia ifurbi e i disonesti, riduce la competitività delnostro Paese e scoraggia gli investimenti esteriin Italia». A ciò bisogna aggiungere che, solonell’ultimo anno, lo Stato ha pagato 84 mi-lioni di euro per il risarcimento dei danni per l’eccessiva durata dei processi ai sensidella Legge Pinto. «Se la giustizia civile fun-zionasse – ricorda Poli – si potrebbero,quindi, recuperare queste ingenti risorse dautilizzare per il rilancio dell’intera economiaitaliana».

Quali le principali inefficienze del sistemache riscontra rispetto alla domanda di giu-stizia promossa dai cittadini? «Il più grave è costituito, senza dubbio, daitempi estremamente lunghi che occorronoper ottenere una decisione giudiziale. Taledisfunzione ha portato poi alcuni organi giu-dicanti - mi riferisco soprattutto alla Corte diCassazione ma non solo - a fare un uso siste-matico, esasperato e non proporzionato diformalismi processuali al fine di sfoltire l’ar-retrato, senza entrare nel merito della con-troversia e senza, dunque, esaminare il fon-damento delle questioni portate al vaglio della

giustizia dai cittadini. Tale comportamento,come ha più volte affermato la Corte europeadi Strasburgo, non è corretto perché si tra-duce in una sostanziale denegazione di giu-stizia, che viola i principi fondamentali delnostro ordinamento e si pone in contrastocon l’articolo 6 della Convenzione europeadei diritti dell’uomo, che sancisce il diritto aun equo processo, rendendo soltanto illuso-rio il ricorso alla giustizia».

La giustizia civile deve dunque cambiare

A destra,

Carlo Poli, presidente

della Camera Civile

di Firenze

«Occorre investire in mezzi, ma anche nell’adeguata preparazione del personale e degli utenti

della giustizia». Carlo Poli, presidente della Camera Civile di Firenze, illustra le inefficienze del

sistema e auspica un cambio di mentalità

Renata Gualtieri

Tempi troppo lunghi,la giustizia cambi passo

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TOSCANA 2012 • DOSSIER • 201

Carlo Poli

passo. E dove occorre ancora intervenire? «Il sistema giustizia è costituito, innanzitutto,da persone. Quindi, come per l’intera so-cietà civile italiana, occorre cambiare la men-talità sia degli operatori del diritto, sia degliutenti della giustizia. Non dovrebbe esserefatto un uso strumentale della giustizia, tesosoltanto a rimandare l’adempimento delleobbligazioni e, in quest’ottica, i comporta-menti che mirano a perdere tempo, non de-vono essere premiati ma, al contrario, san-zionati. Occorre, inoltre, risolvere una crisiprofonda di identità e di ruoli delle figureprofessionali tradizionali (avvocati, magi-strati, notai) evitando confusi e non meditatirimescolamenti e favorendo invece il sorgeredi scuole di formazione con aree comuni pergarantire una sempre maggiore comprensionee collaborazione reciproca».

La digitalizzazione della giustizia rimaneun obiettivo prioritario? «Certamente. Nella nostra Corte di Appelloe nel nostro Tribunale si sta facendo molto inquesto senso, e questo comporta una dra-stica riduzione di costi e di tempi. Questo èun settore in cui occorre investire in mezzi,ma anche nell’adeguata preparazione del per-sonale e degli utenti della giustizia».

Con quali iniziative la Camera Civile di Fi-

renze mira al migliore funzionamento dellagiustizia civile e come riesce a dare voce alleistanze di giustizia dei cittadini nel settore civile?«Intraprendiamo numerose iniziative volte aelevare la qualità dell’avvocatura. Secondol’insegnamento del giurista Piero Calaman-drei, non ci può essere una buona magistra-tura senza una buona avvocatura e viceversa.Nel contempo, abbiamo sempre cercato dipromuovere una maggiore collaborazione ecomprensione tra avvocati e magistrati. Perl’arretrato della giustizia civile la propostache avanziamo è quella di prevedere la possi-bilità da parte di avvocati esperti di dedicareda un minimo di 10 giorni ad un massimo di30 giorni lavorativi all’anno ad una attività divolontariato gratuito in ambito giurisdizio-nale. Dopo un periodo di tirocinio e di formazione questi giudici temporanei po-trebbero ricoprire incarichi non particolar-mente complessi come decreti ingiuntivi, ri-corsi per accertamenti tecnici preventivi,separazioni consensuali e divorzi congiunti,in assenza di figli. Ovviamente si dovrebberoprevedere una serie di incompatibilità. Laproposta è fattibile e corrisponde in largaparte a quanto avviene già da anni nei paesieuropei anglosassoni».

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Occorrono tempiestremamente lunghi perottenere una decisionegiudiziale

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Professionalità e trasparenzaa tutela dei donatoriLa regia europea di diversi progetti formativi e di ricerca riconosce il valore

assoluto del sistema italiano dei trapianti sulla scena continentale. E intanto,

ricorda Alessandro Nanni Costa, spuntano nuove iniziative per dichiarare la

propria disponibilità alla donazione

Giacomo Govoni

Aportare avanti i 111 programmi ditrapianto attivi in Italia nel 2011,sono state «81 equipe autorizzate,concentrate in 44 strutture ospeda-

liere su tutto il territorio nazionale». Numeriemblematici, secondo il direttore del Centronazionale trapianti Alessandro Nanni Costa,della razionalizzazione organizzativa di un si-stema italiano «ai vertici in Europa per attivitàdi donazione e trapianto, dietro a Spagna eFrancia e davanti a Paesi con sistemi sanitari benorganizzati, come Germania e Regno Unito».

Rispetto a quali parametri di valutazione la

rete italiana dei trapianti può essere consi-derata un’eccellenza?«Oltre ai numeri complessivi, relativi alle do-nazioni e ai trapianti, i fattori che permettonoall’Italia di essere considerata un punto di rife-rimento continentale sono la trasparenza delsistema e il servizio informativo per tutti i pa-zienti in attesa di trapianto: siamo l’unico Paeseche pubblica i dati relativi all’attività di ogni sin-golo centro trapianti. Questo è reso possibile dalsistema informativo trapianti, un unicum nelpanorama europeo per una gestione integrata dei dati sull’intero processo di donazione e trapianto».

Una reputazione che ci viene riconosciutaanche a livello continentale?«La consolidata esperienza dell’Italia nel conte-sto europeo ha fatto sì che il Cnt, grazie al la-voro dell’intera rete trapiantologica, potesse ri-cevere dalla Commissione europea ilcoordinamento di 9 progetti e, sempre dal2002, la partecipazione ad altri 18. In partico-lare, siamo capofila di alcune iniziative di for-mazione di personale sanitario e medico in tuttiquei paesi che si affacciano sul Mediterraneo».

Com’è cambiato negli ultimi anni il tempomedio di attesa al trapianto per ogni organo?«Negli ultimi anni abbiamo registrato una certastabilità delle liste di attesa. I dati di fine 2011indicano che i pazienti iscritti e in attesa di ri-

Alessandro Nanni

Costa, direttore

del Centro nazionale

trapianti

TRAPIANTI

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sono in attesa di un trapianto di rene, 1.000 peril fegato, 733 per il cuore, 382 per il polmone,236 per il pancreas e 23 per l’intestino. Con ri-ferimento al 31 dicembre 2011, i tempi medi diattesa in lista sono di 2,8 anni per il rene, 2,1 per il fegato, 2,5 per il cuore, 2,12 per il pol-mone e 3,58 per il pancreas. Siamo riusciti amantenere costante il tempo di attesa, nono-stante l’aumento dell’età media dei donatoriinfluisca sul numero complessivo di organi ido-nei al trapianto».

Nonostante il numero dei trapianti in Ita-lia sia in aumento, non mancano le opposi-zioni alla donazione: dove sono da ricercarele cause e come limitare questo trend?«È sempre molto difficile indagare i motivi diun “no” alla donazione. Da alcune indagini co-noscitive, relative alle fasi della comunicazionedella morte e della proposta di donazione, èemerso che la difficoltà di spiegazione dellamorte cerebrale e le incomprensioni nella rela-zione tra medici curanti e familiari del pazientesono tra le principali cause di opposizione. Pro-prio per questo, il Cnt ha puntato molto sullaformazione degli operatori impegnati nel pro-cesso di donazione e sulla cura della comunica-zione tra medico e familiari del donatore».

Sul piano normativo, quali strumentihanno contribuito o potrebbero incentivarel’attitudine alla donazione?«In Italia a ogni cittadino maggiorenne è offerta

la possibilità di dichiarare il proprio consenso odiniego alla donazione di organi e tessuti dopola morte. Infatti, nel nostro Paese vige il princi-pio del consenso o dissenso esplicito mentrequello del cosiddetto silenzio-assenso non hatrovato attuazione. È possibile dichiarare la pro-pria volontà registrandola presso l’Asl di appar-tenenza, firmando e conservando tra i propridocumenti personali il tesserino blu inviato dalMinistero della salute nel 2000 oppure unadelle donor card di associazioni di donatori e pa-zienti. Il recente progetto sperimentale per la re-gistrazione di volontà presso gli uffici anagrafenei comuni di Perugia e Terni rappresentaun’utile e importante possibilità per invitare icittadini a dichiarare la propria volontà».

Un’operazione che avrà un seguito?«Dati gli ottimi risultati raggiunti da marzoscorso a oggi, siamo più che fiduciosi che laprossima estensione a tutti i comuni d’Italia,grazie a una direttiva dei ministero degli Internie della Salute, possa accrescere il numero di cit-tadini che si esprimono sulla donazione di or-gani e tessuti. Il valore aggiunto di questa nuovapossibilità risiede nel fatto che la dichiarazionedi volontà, rilasciata contestualmente al rin-novo o ritiro della carta d’identità, possa essereregistrata nel sistema informativo trapianti, ildatabase del Cnt consultabile in modo sicuro e24 ore su 24 dai medici del coordinamento incaso di possibile donazione».

Siamo riusciti a mantenerecostante il tempo di attesa,nonostante l’aumento dell’età media dei donatoriinfluisca sul numero complessivo di organi idonei al trapianto

Alessandro Nanni Costa

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TRAPIANTI

Da mesi gli enti locali sono alleprese con i tagli contenuti nel de-creto governativo sulla revisionedella spesa. La manovra su sanità

e trasporto pubblico dello scorso agosto èstata la risposta della Regione Toscana ai prov-vedimenti dei governi nazionali. La sommadei tagli operati dai governi Berlusconi eMonti, infatti, impatta sul bilancio regionaletoscano per circa 400 milioni l’anno. SecondoLuigi Marroni, neo assessore al diritto alla Sa-lute della Regione, la legge nazionale ci ha im-posto una manovra strutturale. «Il nostro pianovuole non soltanto assicurare la mera sopravvi-venza del sistema sanitario, il suo manteni-mento, senza che il criterio di universalità e i ser-vizi siano intaccati, ma anche garantirne laprosperità». La manovra, che ha destinato 12milioni a favore della sanità, è la terza variazioneal bilancio dopo una prima a marzo di 63 mi-lioni, seguita da una seconda di 50 a luglio. Ma per fare in modo che a un decreto ministe-riale non corrisponda unicamente un taglio a li-

vello regionale diventa necessario un riordinodel sistema. L’obiettivo deve essere quindi unsettore meno costoso ma anche migliore. Lapensa così Enrico Rossi, presidente della Re-gione, che nel 2013 conta di abbattere i costi del5 per cento, 250 milioni in termini assoluti, at-traverso due leve principali. La prima è la com-partecipazione, come nel caso del ritocco dei tic-ket regionali dello scorso 3 settembre. «È ilprincipio di equità: chiediamo di più a chi ha dipiù e nel contempo continuiamo la nostra lottaall’evasione» ha dichiarato Rossi. Nel complessogli utenti del servizio sanitario toscano su cuil’aumento inciderà maggiormente sono circa600mila. Per gli altri 3 milioni, che hanno unreddito Isee inferiore a 36mila euro, il ticket ri-marrà invariato. La seconda leva è la qualità. Daquesto punto di vista, la sanità toscana ha pas-sato gli esami a pieni voti. Anche nel 2011, in-fatti, i risultati sono stati buoni, e si rilevano mi-glioramenti su oltre il 60 per cento degliindicatori. A dirlo, i risultati presi in esame nel-l’ambito del sistema di valutazione della per-

Nonostante i tagli resi necessari dalla spending review,

il sistema sanitario regionale continua a dimostrarsi efficiente,

con punte di eccellenza nella trapiantologia. A renderlo possibile

l’informatizzazione e il senso civico dei cittadini

Teresa Bellemo

Sanità, la Toscanasupera l’esame

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Il sistema toscano

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formance predisposto dal laboratorio Mes dellaScuola superiore Sant’Anna di Pisa, che dal2007 monitora qualità, soddisfazione degliutenti e degli operatori e sicurezza del paziente.A diminuire sono stati i tempi di attesa medi neipresidi di Pronto Soccorso e i giorni di degenza,soprattutto pre-operatoria, complice una mi-gliore organizzazione dei posti letto chirurgici edel day-hospital. Ancora lunghe invece le liste diattesa, soprattutto per quanto concerne la dia-gnostica pesante. Sono proprio le visite specia-listiche a rivelarsi fondamentali per una tempe-stiva prognosi e una sempre maggiore riduzionedel danno, sia dal punto di vista oncologico chetrapiantologico. Dal punto di vista delle donazioni, la Toscanariporta numeri eccellenti: secondo il Rapportomondiale sui trapianti 2011, emerge comeregione d’eccellenza per le donazioni di or-gani. Nel primo semestre 2011 si sono regi-strati 69,7 donatori segnalati su un milione diabitanti (il dato italiano è di 33), 31,9 utiliz-zati (Italia 14,9). Il dato toscano, quindi, è più

che doppio rispetto alla media nazionale. Unaquestione certamente anche culturale che per-mette alla Toscana di avere dei buoni valorianche nel settore trapianti, grazie a un sempremaggior coordinamento regionale dei varistep: il monitoraggio del processo, la sicu-rezza, la centrale operativa per l’allocazione ela creazione di aree orientate alla ricerca, svi-luppo e innovazione. Un coordinamento resopossibile anche grazie alla realizzazione di unapiattaforma informatizzata, che consente atutti gli operatori la visualizzazione in temporeale di tutte le fasi del processo della dona-zione di organi e tessuti, dalla segnalazione delpotenziale donatore fino all’avvenuto tra-pianto. Questo ha permesso di migliorare al-cune delle componenti fondamentali dellatrapiantologia: la rapidità di intervento, la si-curezza e la trasparenza, soprattutto perquanto riguarda la gestione delle liste d’attesadei riceventi, da quest’anno unificate e infor-matizzate nel nuovo Centro regionale alloca-zione organi e tessuti.

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Secondo il Rapporto mondiale sui trapianti 2011,la Toscana emerge come regione d’eccellenza per la donazione di organi