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DossVeneto302013

Mar 28, 2016

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8 • DOSSIER • VENETO 2013

L’INTERVENTO..........................................11Bernabò BoccaAlessandro BianchiGuido Carella

PRIMO PIANO

IN COPERTINA .......................................16Roberto Zuccato

STRUMENTIPER LA CRESCITA ..............................22Il manifatturiero venetoRoberto LuongoGiovanni Castellaneta

ECONOMIA E FINANZA

POLITICA ECONOMICA .....................32Ferruccio DardanelloAlberto BauliLo scenario regionaleIl mercato del lavoroMario Zanardo

PRESSIONE FISCALE ........................42Clodovaldo RuffatoGiulio PedrolloAlessandro Vardanega

IMPRESA E SVILUPPO......................50Emanuele OrsiniLucilla Lanciotti, Gian Piero Abbatee Marco Santoro

IL DISTRETTODELLA CALZATURA ...........................62Erasmo e Davide RighettoGiuseppe Baseggio

MODELLI D’IMPRESA ........................66Bruno GiordanoStefano PettenonGiovanni PagottoGianni MaitanTiziana BusattoTiziano CarnielettoFrancesco GirolimettoGiulio BidesePunto SrlLino CrosatoFranco Benvenuti

EXPORT...................................................90Franco Dal NegroAntonio Cauzzo, Nicola Cauzzo,Giuliano Mechini e Alessandro del TorsoMattia AgnolettoGraziano RomanAndrea ColombiniRenato Campana

INTERNAZIONALIZZAZIONE .........108Aluk Group SpaClaudio PerissinottoLino Zago

INNOVAZIONE .....................................118Massimo TurriLuigi CuozzoLuigi Tonon, Michele Roder e DavideBorsoiAntonio Liana Bruno BellòMaurizio ZanonLuigi Rigon

TECNOLOGIE .......................................134Ingrid MonacoMartina Knoth e Alessia MuffatoBruno GiacomazziDaniele GiuntaLuciano BaladaOmar Borgatti ed Emanuele BrugnoniPaolo Olivieri

CONSULENZA .....................................150Mario Capovin

CREDITO & IMPRESE.......................153La questione AntonvenetaVincenzo Consoli Eliano Omar LodesaniClaudio Maroccola

VINITALY ...............................................170Il primato dell’export

ENOLOGIA.............................................174Marilisa AllegriniDaniele Feletto

PRODOTTI ALIMENTARI .................178Alberto Lazzaris

INFRASTRUTTUREDIGITALI ................................................180Dalla banda larga all’ultrabanda

OSSIERVENETO

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VENETO 2013 • DOSSIER • 9

AMBIENTE

POLITICHE ENERGETICHE ............186Simone TogniAgostino Re Rebaudengo

RINNOVABILI.......................................192Christian Pistorello

GESTIONE RIFIUTI ............................194Pietro Caucchioli e Maurizio Barbati

IMPIANTI ...............................................198Marco Zoccarato

TERRITORIO

TURISMO .............................................202Renzo IorioIl primato del Veneto

INDUSTRIADELLE COSTRUZIONI .....................208Paolo BuzzettiMassimo Rustico

EDILIZIA ...............................................214Stefano BarbiSimone BergamascoMendes Migotto ed Emanuela PegeGuido BarisonGiuseppe FeroniLuigino Balin

MATERIALI ..........................................228Franco Bonotto

INTERNI ................................................230Lucia e Cecilia Compri

LOGISTICA...........................................232Martina MonteboviFlavio Perini

SANITÀ

POLITICHE SANITARIE...................236Luca ColettoProgetto Escape

FARMACI .............................................240Cesare Benedetti

DIAGNOSTICA ....................................246Alberto Scanagatta

PROCREAZIONE ASSISTITA ........248Roberto Laganara

ORTOPEDIA ........................................250Piergiuseppe Parazzini

CHINESIOLOGIA................................252Giorgio Pasetto

RUBRICHE

TRA PARENTESI ...............................254Massimiliano Dona

Sommario

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VENETO 2013 • DOSSIER • 11

L’INTERVENTO

Sono dati sicuramente nega-tivi quelli che registra l’os-servatorio del nostro centrostudi per il 2012. L’anno

appena trascorso, infatti, ha regi-strato una riduzione del 2,5 percento di presenze alberghiere, so-prattutto per il forte calo degli ita-liani (-5,4 per cento), mentre lacomponente straniera è cresciutadell’1 per cento. Una perdita com-plessiva di 7 milioni di pernotta-menti che si è aggiunta alla flessionedell’indotto e alla frenata delle ta-riffe, generando un calo stimabileattorno ai 3 miliardi di euro per ilgiro d’affari e a un decremento del10 per cento dei fatturati delle im-prese ricettive. Una delle principaliconseguenze di questo complicato2012 è stata la diminuzione del 3per cento di lavoratori occupati,quantificabile nel solo comparto al-

berghiero in 10mila unità e in60mila a livello aggregato di settore. Se si guarda, però, al contesto inter-nazionale c’è qualcosa che cominciaa luccicare in fondo al tunnel.Come abbiamo visto, al buon risul-tato della clientela straniera, cheanche nel 2012 ha continuato a sce-gliere l’Italia quale meta ideale perun periodo di vacanza, si contrap-pone il robusto calo della clientelainterna, specchio della grave crisieconomica che il nostro paese sta vi-vendo. Dove è possibile dunquescorgere qualche avvisaglia di ri-presa? Nel raffreddamento dellospread, nella stabilizzazione deimercati finanziari e nel conteni-mento del tasso d’inflazione, da cuipotrebbero nascere le condizioni perridare liquidità alle famiglie e diconseguenza nuovo vigore ai languiconsumi turistici. È quello che ci

auguriamo per questo 2013, una ri-partenza incoraggiata anche da delletariffe ferme da tre anni e da delleproposte commerciali sempre piùricche di servizi aggiuntivi. Per fa-vorire il cambio di passo ci aspet-tiamo che anche il mondo politicofaccia la sua parte, agevolando ilcomparto turistico attraverso la ri-duzione di Imu e Tares, semplifi-cando l’accesso al credito,promuovendo l’Italia verso queipaesi con una forte economia, ridu-cendo drasticamente il costo del la-voro. Serve, inoltre, un pianostrategico di breve e media duratache possa assicurare al turismo unalenta ma certa ripresa, indispensa-bile per tenere in vita le migliaia diimprese del settore, per garantire imilioni di posti di lavoro e per man-tenere gli introiti fiscali delle casseerariali che ne derivano.

Servononuove politicheturistiche

di Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi

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VENETO 2013 • DOSSIER • 13

L’INTERVENTO

Importantissima per il sistemaeconomico veronese, sia in ter-mini di mercato interno cheestero, l’industria agroalimen-

tare e delle bevande che, con 4.286imprese registrate alla Camera dicommercio, ha dimostrato la pro-pria solidità anche in situazioni con-giunturali critiche. Tante sono leeccellenze dell’industria locale: ilvino, l’olio di oliva, i prodotti lat-tiero-caseari, il settore dolciario, laproduzione di alimenti conservati, ilriso, la lavorazione della carne, latorrefazione e la produzione deimangimi per l’alimentazione ani-male. Si tratta di comparti in cui Ve-rona si trova spesso in posizione dileadership, anche in termini diesportazioni: il 2012 si è chiuso conun aumento dell’export del 13,6 percento per i prodotti alimentari e del8,5 per le bevande. Voce, quest’ul-tima, che in provincia è costituitaquasi esclusivamente dal vino. Nel2011 Verona era, infatti, la primaprovincia italiana per export di be-vande e la sesta per l’agroalimentare. Sono numerose le attività della Ca-mera di commercio per incentivareil comparto: dalla partecipazione alleprincipali fiere internazionali in Ita-lia e all’estero, alla realizzazione dipresentazioni paese, workshop e in-contri b2b, fino alla recente crea-

zione del portale www.vero-nawineandfood.it, dedicatoalla promozione internazio-nale delle imprese esporta-trici e importatrici.Si tratta di uno strumentoinnovativo che offre alle im-prese una vetrina internazio-nale attraverso la qualepromuovere i propri pro-dotti e, nel contempo, offreall’utente informazioni ag-giornate e affidabili sul com-parto, con dati statistici,news e principali contattiistituzionali. Per il settoreenologico, il concorso “Ve-rona wine top”, che festeggiaquest’anno i suoi primi 10anni, rappresenta una puntadi diamante che mira a faremergere le eccellenze delsettore sia in Italia che suiprincipali mercati interna-zionali. Al concorso sonodedicati un sito internet, profili so-cial network e un canale youtube(www.veronawinetop.it). Infine, un recentissimo prodotto delsistema camerale, che affiancherà il giàesistente Sportello per l’internaziona-lizzazione della Camera di commercio:il sito internet www.worldpass.cam-com.it, che offre alle imprese servizi diprimo orientamento, assistenza e in-

formazioni specialistiche legate alle at-tività con l’estero. Vi si trovano stru-menti informativi di supporto peresportare sui mercati esteri, schede pae-se e schede export, informazioni sta-tistiche sul commercio internaziona-le, sulle economie e opportunità suimercati esteri, agevolazioni e finan-ziamenti, nonché sulla principale nor-mativa di riferimento.

Nuovi strumentiper l’agroalimentaredi Alessandro Bianchi, presidente della Camera di commercio di Verona

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VENETO 2013 • DOSSIER • 15

L’INTERVENTO

Imprese e istituzioni chiedono ai manager di contri-buire a portare nel Paese innovazione, confrontocon l’estero e quindi produttività e competitività.Giusto e sacrosanto. Ci vuole però anche un am-

biente socio-economico che lo permetta. Nel Pubblico,slegando l’indirizzo della politica dalla gestione dei ma-nager che, scelti per merito e valutati sui risultati, non de-vono dipendere da questa e guardare solo all’interessecomune.Nel privato è invece indubbia la carenza di manager, maancora piuttosto labile è poi la volontà di utilizzarli vera-mente. Così ci si nasconde dietro al costo, che stereoti-pando pochi eclatanti casi, si ritiene a torto eccessivo, ealla flessibilità, che conoscendo poco le realtà contrattualisi ritiene scarsa, mentre invece c’è eccome. Tra le tanteipotesi per aumentare la managerialità è oggi in voga iltemporary manager. E qui l’anglismo ci mette del suo.Questa figura nasce in Uk e nel Nord Europa, dove chifinanzia le aziende vuole business plan seri e competenzecapaci di implementarli. È un manager con forte com-petenza nella ristrutturazione di aziende e nello sviluppodi particolari mercati e azioni. L’azienda ne ha bisognoper cogliere opportunità sul mercato o ristrutturare. Ot-tenuti tali risultati, quel manager, che nel frattempo avràsistemato e implementato le cose, spesso non ha più tantoda dare. Così può passare ad altre sfide. Al tempo stessol’azienda si ritrova pronta a camminare con le sue gambe.Prerogativa del temporary manager è però una piena con-divisione di intenti con la proprietà dell’azienda e, so-prattutto, deleghe e poteri chiari per affrontare la difficilesfida e cogliere gli obiettivi. Ora, questa figura magica e salvifica è contrattualmentepresente in Italia da decenni – oggi nel contratto dei di-rigenti del terziario ha anche un articolo ad hoc – quelloche manca è una vera domanda di manager di questo

tipo, con questo ruolo e responsabilità. In Europa l’80per cento delle imprese sono familiari. E l’Italia è il Paesecon il più alto numero di Ceo appartenenti proprio allafamiglia titolare dell’azienda (84 per cento contro il 70dell’Uk e il 62 della Francia) e soprattutto il managementcomposto unicamente da familiari (66 per cento contro35 in Spagna, 28 in Germania, 26 in Francia e 10 in Uk,dati Efige 2012).Allora ben venga il temporary manager, ma nell’accezioneanglosassone, con deleghe, poteri e libertà di agire reali.E non in quella italica, dove spesso è un consulente“messo in naftalina”, un consigliere sporadico spesso nonascoltato. Ma soprattutto ben venga il tempo dei mana-ger, che entrino nelle tante aziende che ne sono prive peraffiancare, anche a tempo, l’imprenditore e i suoi fami-liari. E instillare in quell’azienda competenza e capacità digestione manageriale. Solo da una forte sinergia tra im-prenditori e manager troveremo la spinta per migliorareinnovazione, produttività, competitività e organizzazionedelle tante e virtuose Pmi che ci possono ridare crescita esviluppo.

di Guido Carella, presidente Manageritalia

Temporary manager:la lezione inglese

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16 • DOSSIER • VENETO 2013

IN COPERTINA

Dallo scorso 13 febbraio Roberto Zuccato è il nuovo presidente regionale di Confindustria.

Le linee guida dell’imprenditore vicentino puntano a un nuovo Veneto, ancorato alla sua tradizione

manifatturiera ma proteso verso le sfide dell’era digitale, per tornare a contare

Teresa Bellemo

IL FUTURO DEL NORDESTSI GIOCA SU SCALA GLOBALE

Èstata un’elezione all’una-nimità quella che ha por-tato Roberto Zuccato allapresidenza di Confindu-

stria. Vicentino, ex presidente de-gli industriali di Vicenza, presi-dente e amministratore delegato diAres line e di Ares engineering,aziende dell’arredamento nel set-tore delle poltrone per ufficio e pergli spazi collettivi (dai teatri alleuniversità), Zuccato sin da subitoha messo ai primi posti della suaagenda programmatica il rilanciodella produzione veneta, consape-vole del momento di particolaredifficoltà per il territorio e per leimprese. Una consapevolezza chederiva anche dall’aver toccato conmano i dati dell’ultimo trimestre

2012, dove proprio il settore dacui proviene, quello del legno e delmobile, ha segnato un calo del 6,7per cento, il peggior dato di tuttoil manifatturiero veneto, che nel-l’insieme ha chiuso il 2012 con il3,4 per cento in meno. Ma, so-stiene Zuccato, se negli scorsi anniil manifatturiero ha reso il Venetola regione più industriale d’Italia equella con la più elevata propen-sione all’export, è tornando a cre-dere su questo settore che la re-gione potrà tornare a contare inItalia e nel mondo. Per questo,nella sua relazione programmatica,il manifatturiero ritorna puntocentrale per poi rinnovarsi e con-taminarsi con quelle che sono lenuove tecnologie - il digitale, l’in-

novazione - nella prospettiva didare vita a inedite declinazioni delsaper fare veneto con un unicoobiettivo: tornare a crescere an-dando incontro a ciò che oggivuole il cliente. «È un percorso chedobbiamo fare insieme, confrontan-doci e individuando le linee necessa-rie per la crescita delle nostre im-prese e, quindi, del nostro territorio».

La sua candidatura è stata pro-mossa da tutte le territorialità con-findustriali. Quali le motivazioni?«Credo che convergere su una can-didatura unitaria sia stato ungrande segno di maturità da partedell’associazione. In tempi cosìcomplessi, solo con uno sforzo co-mune si può uscire da un periodopieno di difficoltà e il segnale di � �

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Roberto Zuccato,

presidente

di Confindustria Veneto

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18 • DOSSIER • VENETO 2013

IN COPERTINA

unità fornito dalle territoriali èstato un importante avvio per lamia presidenza. L’associazione deveessere un luogo di indirizzo strate-gico per il Veneto delle imprese.Ma questo è un lavoro complesso,che va fatto contando sul supportoe sulle indicazioni provenienti datutti i presidenti delle territoriali.Credo che questa regione possa ri-lanciarsi solo condividendo un di-segno comune di sviluppo».

Quali saranno i punti cardinalidel suo mandato?«Nella mia relazione programma-tica ho indicato che è necessariopuntare a un nuovo manifatturieroe le cinque direttrici del mio la-voro a sostegno di questo disegnosono education, finanza, infra-strutture, attrattività e cultura.Sono tutti punti strettamente in-trecciati tra loro, necessari per rea-lizzare il filo conduttore del miopiano: rendere il Veneto e le sueimprese globali, in una logica disistema. Il nostro cuore e le nostreradici sono qui, ma ormai la nostracasa è il mondo. O il Nordest iniziaa pensarsi come una grande realtà

internazionale o siamo destinati adiventare sempre più marginali».

Rimaniamo sulla sua relazioneprogrammatica, uno degli aspetticentrali è l’innovazione. Comeriuscire a innovare se le aziendesono strette tra ritardi nei paga-menti e credit crunch?«La prima leva da muovere èquella della rivoluzione tecnolo-gica, quella che molti chiamanomanifattura digitale. È caratteriz-zata dall’introduzione di innova-zioni di prodotto e di processo edallo sviluppo di nuovi materiali.Queste tecnologie consentono diridurre considerevolmente il costodi gestione dei processi, di elabo-

rare logiche di personalizzazioneal cliente finora sconosciute e diabbattere scorte e semilavorati.Tutti questi elementi rendono larivoluzione tecnologica un ingre-diente essenziale per il rilanciodella nostra competitività a livelloterritoriale».

Una domanda interessante cheha posto nel suo discorso è stata“Quale futuro vogliamo per ilVeneto?”. Quale risposta darebbeoggi a un giovane? Su cosa con-siglierebbe di investire il suotempo e le sue energie?«Spendiamo molto tempo e risorseper formare studenti che quando siaffacciano al mondo del lavoro

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Roberto Zuccato

VENETO 2013 • DOSSIER • 19

non trovano sbocchi adeguati.Una delle grandi contraddizioniitaliane è che abbiamo un numerodi laureati nettamente inferiorealla media europea e, allo stessotempo, non riusciamo a dare la-voro nemmeno a quei pochi cheabbiamo. Il motivo è che mancaprogettualità e soprattutto man-cano collegamenti forti tra scuola,università e impresa. Ai giovanidico: fate ciò per cui vi sentite por-tati, non forzate la vostra natura.Studiate, fate un’esperienza al-l’estero, sfruttate ogni occasionepossibile per svolgere stage all’in-terno delle aziende e capire comefunziona il mondo reale».

Una delle caratteristiche deltessuto produttivo veneto è lapiccola dimensione delleaziende. Una forza per la lorounità interna, ma anche una dif-ficoltà nell’affrontare i mercatiinternazionali. Come scioglierequesto nodo?«Dobbiamo promuovere una revi-sione in termini moderni di quel si-stema di spin-off che ha dato origineai distretti degli anni 70 e la poli-tica delle reti di impresa è una del-le soluzioni disponibili. Se davveroil nostro obiettivo è competere conil mondo, abbiamo bisogno di met-tere a sistema competenze, risorse ecapacità».

Come ridare slancio al settoremanifatturiero che per moltianni ha reso il Veneto modellodi sviluppo?«Sul medio-lungo periodo do-vremo, innanzitutto, realizzare unanuova fabbrica delle competenze:in questo progetto un ruolo de-terminante è svolto dalla forma-zione tecnica, dalla valorizzazionedei nostri centri di eccellenza uni-versitari, dalle scuole di ingegne-ria, di economia e di management.Nel breve, dobbiamo partire da unnuovo rapporto con il mondodella finanza: senza non c’è inno-vazione, non c’è sviluppo, non c’èindustria. Oggi la finanza in Italiaè troppo condizionata dal sistemabancario che stenta a finanziare inuovi progetti industriali e chesembra, in taluni casi, disinteres-sato allo sviluppo delle imprese».

Negli anni scorsi molteaziende venete hanno delocaliz-zato, riducendo la forza in locodel manifatturiero. La ricettadell’offshoring dunque era sba-gliata? Come ridare forza a uncomparto che nell’ultimo trime- � �

��Il mio programma vuole rendere il Veneto globale,

in una logica di sistema. Il nostro cuore e le nostre radicisono qui, ma ormai la nostra casa è il mondo

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20 • DOSSIER • VENETO 2013

IN COPERTINA

stre 2012 ha perso il 3,4 percento rispetto al 2011?«Basta guardare agli Stati Uniti,da sempre anticipatori dei processieconomici, per capire cosa sta ac-cadendo: dopo anni di offshoring,gli americani si sono accorti chetrasferire la produzione lontanodai propri confini diminuisce sen-sibilmente la capacità di innovare.D’altronde chi non fa, non im-para. Nel Veneto il valore aggiuntorealizzato dal manifatturiero sulPil ha un’incidenza elevata, la piùalta del Paese, per questo parlare diritorno al manifatturiero è fuor-

viante. Negli Stati Uniti l’indu-stria conta meno del 10 per centodel Pil mentre da noi è più del 27per cento. Quello che serve però ètrovare un nuovo manifatturiero,sempre più innovativo e interna-zionale. Dobbiamo spingere per-ché il nostro sistema crei unanuova industria, molte delle im-prese che vanno bene lo stanno giàfacendo».

Finora abbiamo visto cosa de-vono fare le aziende. Quali sonoinvece le risposte che il mondoproduttivo veneto attende dallapolitica? Cosa chiederebbe alle

istituzioni da presidente di Con-findustria Veneto e da sempliceimprenditore?«Lo scenario che le elezioni nazionalici hanno consegnato non inducecerto all’ottimismo: il Paese avevabisogno di tutto tranne che di un ul-teriore periodo di instabilità. La spe-ranza è che, nonostante tutto, ci siala possibilità di formare un governoche porti a compimento quei pochipunti su cui è possibile trovare un’in-tesa, innanzitutto una legge elettoraleche dia ai cittadini la possibilità discegliere gli eletti e che garantiscamaggioranze stabili e durature».

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��Il valore aggiunto realizzato dal manifatturiero venetoè quello con la più alta incidenza sul Pil del Paese

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STRUMENTI PER LA CRESCITA

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Un settore cruciale per la ripresaIl manifatturiero veneto fa i conti con la crisi economica. Ne esce un settore ancora forte

ma che si prepara ad affrontare profonde trasformazioni che non possono prescindere

della rivoluzione digitale

Teresa Bellemo

Consumi e produzionein calo, riduzione dellevendite e delle eroga-zioni bancarie, è questo

il perimetro entro il quale si muo-vono il Paese e il Veneto, che in-sieme scontano la difficoltà diuscire da una crisi economica cheormai sembra più strutturale chepasseggera e per questo necessitadi nuovi paradigmi per essere in-terpretata e superata. In Veneto lasituazione rimane complessa, mameno grave rispetto al resto delPaese, che secondo le previsionichiuderà il 2012 con la produ-zione industriale ferma a -6,6 percento, migliore soltanto della Spa-gna (-6,9%) nella classifica dei 17paesi dell’Eurozona. Secondo idati di Veneto Congiuntura, in-fatti, la produzione industriale re-gionale nel quarto trimestre 2012ha mantenuto un andamento ne-gativo con un calo del 3,4 percento rispetto allo stesso periododel 2011 e anche in confronto altrimestre precedente, dove i livelliproduttivi hanno segnato un ulte-riore rallentamento riportando un-1,5 per cento. A farne le spese sono soprattuttole piccolissime aziende, ossatura

del tessuto produttivo veneto, chehanno registrato una contrazionedel 7,9 per cento. Ma è il frontedell’innovazione e della ricerca apreoccupare maggiormente, so-prattutto per quanto riguarda lafacilità a reperire finanziamenti.Secondo la Fondazione Nord Est,sono proprio le aziende a forte ca-rica innovativa quelle che faticanodi più a ottenere credito da partedegli istituti bancari e, nel caso incui gli venga concesso, sono anchequelle che lo pagano più a caroprezzo. Il 26 per cento delle loropratiche, infatti, non vengono ac-cettate e nel 31 per cento dei casi

le condizioni dei prestiti sono piùgravose, mentre per le imprese cheinvece non innovano le percen-tuali sono rispettivamente del 21e del 24.

UNO SCENARIOIN CONTINUO CAMBIAMENTOÈ passato quasi un decennio daquando i due leit-motiv della pro-duzione, non soltanto veneta mamondiale, erano delocalizzare epiccolo è bello. Due mondi chesulla carta sembravano inconcilia-bili, perché la prima era soprat-tutto ad appannaggio delle grandimultinazionali, mentre la seconda

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Il manifatturiero veneto

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contraddistingueva quel sistema diproduzione vincente che aveva resoil Veneto un modello da imitare:centinaia di piccole e piccolissimeaziende, spesso unite in rete, cheper decenni avevano reso grande ilnome del manifatturiero e dell’ex-port italiano nel mondo. Nella pra-tica, intanto, in nome di costi piùbassi, meno norme e meno tutele,molti imprenditori della regionehanno visto nell’offshoring unagrande opportunità di profitto edi sviluppo. Batte bandiera veneta,infatti, più del 22 per cento delleaziende italiane in Romania. Benpresto lo schema produttivo ha

mostrato la corda: le ramificazionipiù sottili - e per questo più fragilie onnipresenti - che componevanoquel tessuto veneto erto a modellosi sono poco alla volta disidratate.Migliaia di laboratori, di piccoleimprese a gestione familiare chespesso lavoravano su commissionedi grandi marchi hanno dovutocessare la propria attività. Stefano Micelli, professore di eco-nomia all’Università Ca’ Foscari di

Venezia e autore del saggio “Fu-turo artigiano”, è convinto chequesto non sia stato necessaria-mente un errore. «Per un certo pe-riodo è stato legittimo pensare chec’era una convenienza nello spo-stare la produzione nei Paesi emer-genti. In alcuni casi, si è andatitroppo in là, si sono intrapresi per-corsi che hanno snaturato il van-taggio competitivo delle imprese.In confronto agli altri Paesi euro- � �

Francesco Peghin, presidente dellla Fondazione Nord Est

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24 • DOSSIER • VENETO 2013

pei, però, l’Italia mantiene unabase di competenze manifatturieredi gran lunga più consolidate e piùconsistenti rispetto ai concorrenti».In Italia, infatti, l’industria rap-presenta ancora il 19 per cento delPil, mentre in Inghilterra rappre-senta solo il 16 per cento e in Fran-cia il 12 per cento.

RIPARTIREDAL MANIFATTURIERODel fatto che l’Italia e il Venetoabbiano ancora le carte in regolaper tornare a competere sullo sce-nario produttivo mondiale ne èconvinto anche Roberto Zuccato.Il neo presidente regionale di Con-findustria ha improntato la sua in-tera relazione programmatica pro-prio sul manifatturiero comevettore di un nuovo ciclo econo-mico positivo. «Per noi non signi-fica fare qualcosa di sconosciuto,

bensì farlo in modo nuovo. […] Èproprio nel manifatturiero che cisono i più elevati investimenti inricerca e sviluppo, il maggior nu-mero di brevetti, dove si creano iposti di lavoro più qualificati e me-glio pagati, dove si fa più forma-zione. Oggi sono in molti a parlaredi manifattura digitale. Sembra unossimoro […] ma mette bene inevidenza come gli strumenti soft-ware stiano contribuendo a rior-ganizzare il mondo della produ-zione tradizionale». Negli ultimi anni si sono avuterobuste trasformazioni sul frontedell’offerta: grazie a una tecnolo-gia sempre più economica è pos-sibile, infatti, produrre manufattiin piccoli numeri senza privarsidell’abbattimento dei costi untempo ricavati solo dalle econo-mie di scala. I cambiamenti hannocoinvolto anche la domanda: il

prodotto seriale, uguale a sestesso, seppur di marca ha persoappeal; l’attenzione si è spostataverso l’hand made, verso il pro-dotto su misura. Ecco, dunque, ilnuovo punto d’incontro tra pro-dotto e cliente, un fulcro partico-larmente noto ai molti artigiani eimprenditori italiani e veneti, cheda sempre hanno fatto leva pro-prio sul proprio saper fare per ilsuccesso delle loro attività.

NEW DEAL 2.0È il manifatturiero che ha tenuto inpiedi il Paese anche quando nel2007 iniziavano a intravedersi leprime avvisaglie della crisi econo-mica, ma ora, come si è già accen-nato, s’impongono una nuova pro-duzione e una nuova domanda.«L’Italia purtroppo ha creduto pocoal commercio elettronico, forse per-ché non si adattava alle specificità

STRUMENTI PER LA CRESCITA

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Luca Zaia, affiancato dal presidente del Consiglio regionale Clodovaldo Ruffato, dal presidente della commissione Statuto Carlo Alberto Tesserin

e dal vicepresidente Sergio Reolon, firma lo scorso aprile il testo dello Statuto della Regione Veneto

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del nostro prodotto. Oggi, invece, leaziende si possono mettere in rete inautonomia o appoggiandosi a deisiti nuovi, che per la prima volta in-terpretano in maniera originale ilmade in Italy. Esistono, infatti, por-tali americani che investono sullamanifattura italiana partendo da SanFrancisco». Per il professor Micellidunque è il web che deve legarsi,questa volta in maniera indissolu-bile, alla produzione italiana e ve-neta. Da qui si parte per una nuovarete d’impresa, fatta di condivisionedi strumenti e di know-how, fattasfruttando i nuovi mezzi della co-

municazione come il web e i socialnetwork. E in questo percorso nonsi può prescindere anche da unnuovo modo di conoscere il cliente,che questa volta è globale, più va-riegato e non facilmente classifica-bile nei vecchi quadrati semiotici. Serve dunque capire e introiettareun nuovo gusto: quello dei Paesiemergenti, della Cina e del Brasile,che prima di essere nostri competitorsono soprattutto nostre risorse, sonoamanti del fare italiano, del made inItaly e non soltanto del lusso, maanche della nostra meccanica, dellanostra impiantistica. Il manifattu-

riero così ha forti potenzialità e an-cora di più se coniugato alle greenenergy; un modo per ridurre la spesa,da troppo tempo tra le più alte del-l’Eurozona, ma anche per dare il viaa un nuovo modello di sviluppo inrisposta ai punti interrogativi cheposti della crisi economica. Per il presidente della Regione LucaZaia la sfida è aperta. «Il nostro ma-nifatturiero va specializzato, ma sap-piamo ancora farlo meglio degli al-tri. Dobbiamo innovare einternazionalizzare: non a caso, chilo ha già fatto, oggi cresce nono-stante la crisi. Dico solo questo: laGermania si è data l’obiettivo entroil 2021 di ricavare l’80 per centodella sua energia da fonti pulite ex-tra nucleare, perché noi non po-tremmo farlo? In Veneto abbiamogià 30mila impianti di produzione,grandi e piccoli; servono meno com-plicazioni burocratiche».

Il manifatturiero veneto

VENETO 2013 • DOSSIER • 25

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L’Italia mantiene una basedi competenze manifatturieredi gran lunga più consolidatee più consistenti rispetto ai concorrenti

Stefano Micelli, professore

di economia all’Università

Ca’ Foscari

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POLITICA ECONOMICA

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Èuno dei marchi della pasticceria inItalia e non solo. Nel corso degli anniBauli ha acquisito storici nomi comeMotta, Alemagna, Tartufone, Dosia,

Buondì, Girella, Yo-To e Ciocorì. Un Gruppoche quest’anno, con la recente acquisizione diBistefani, si avvicina ai 500 milioni di fatturatoe 1.100 addetti. Una multinazionale che tra pa-nettoni, biscotti e merendine è tra i leader nelsuo settore. Un vanto non solo per il Veneto maper tutto il made in Italy, che con i suoi pro-dotti rafforza il peso dell’alimentare nostrano.«Potremmo fare di più – spiega Alberto Bauli,presidente di Bauli Group – se ci fosse una po-litica volta ad aiutare l’aggregazione delle im-prese anziché penalizzarle. Aspettiamo pertantoche ci sia una politica industriale che capisca ilmomento in cui stiamo vivendo».

Possiamo fare un bilancio del settore deiprodotti dolciari da ricorrenza? «Parlando del 2012 la flessione è stata piccola,circa di un punto e mezzo rispetto all’annoprecedente. Ma lo scenario è caratterizzato dauna discesa negli ultimi anni, dovuta nontanto al prodotto in sé quanto all’attività pro-mozionale. In momenti di crisi la distribu-zione tende a fare meno promozione».

Negli ultimi anni avete portato a termineimportanti acquisizioni societarie, di recenteanche Bistefani. Come giudica l’attuale qua-dro competitivo? «Tutte le aziende alimentari nascono in genere dafamiglie e sono oltre 6.000 quelle che superanoi 9 dipendenti. Si tratta di aziende molto piccole.Mediamente la vita di un’azienda è di 30 anni.Ora ci troviamo in una fase storica per cui la pro-

prietà dell’azienda fondata dal padre dovrebbepassare ai figli, i quali però dopo aver studiatonon sempre hanno la voglia di fare i sacrifici cheil padre ha fatto nel tempo. Credo che ci sarà uncambiamento legato a questo aspetto. Inoltre, piùaumenta la moderna distribuzione, più frequentisono le richieste di professionalità e occorrono di-

Tra i nomi noti del made in Veneto c’è Bauli, l’azienda dei prodotti da forno e da ricorrenza,

che poco più di un mese fa ha concluso un’altra importante acquisizione, dopo quelle degli ultimi

anni. Alberto Bauli indica le strategie per contrastare la contrazione dei consumi

Nicolò Mulas Marcello

Importanti acquisizioni

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Alberto Bauli

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mensioni più grandi. Anche le esportazioni me-riterebbero un’attenzione maggiore perché il fa-vore che c’è verso il cibo italiano contrasta con lepiccole dimensioni delle imprese che esportanonel settore dolciario più di qualsiasi altro settore.Potremmo però fare di più se ci fosse una politicavolta ad aiutare l’aggregazione delle imprese an-ziché penalizzarle. Si sta andando verso unmondo globalizzato e non verso uno autarchico».

In che modo sono cambiate le dinamichedel mercato nel settore alimentare? E comeavete reagito ai mutamenti delle abitudinidei consumatori? «Da un lato abbiamo registrato una riduzione dei

consumi abbastanza importante se la guardiamoda un punto di vista storico. Non si sono mai vi-ste, infatti, percentuali negative di questa na-tura, si parla del 4,5 per cento. L’altro aspetto ri-guarda la distribuzione, la quale tende a imporreai produttori i propri prezzi con una marginalitàche è sempre più bassa in relazione agli investi-menti che è possibile fare. Ecco che allora leaziende strutturate come la nostra richiedonofatturati maggiori. Essi si ottengono o con in-novazione di prodotto, cosa che la nostra di-mensione rende abbastanza arduo, oppure me-diante aggregazione di aziende in modo tale dapoter avere una massa maggiore su cui poterstemperare tutti i costi gestionali».

Sempre più spesso la produzione indu-striale abbraccia la sostenibilità ambientale.Quanto incidono queste scelte sulla compe-titività di un’azienda? «Il calcolo non l’ho mai fatto ma è certo che noioggi abbiamo una sensibilità verso questi aspettiche non è paragonabile a quando abbiamo ini-ziato a fare il nostro mestiere. La nostra èun’azienda che quotidianamente effettua migliaiadi analisi e che ha una tracciabilità elevata dei no-stri prodotti per cui, mediante i codici, riusciamoa risalire in modo veloce e preciso all’allevatoreche ci ha dato il latte o alla farina usata per tuttii nostri prodotti. Rispetto anche a quello che staaccadendo in questi giorni riguardo la sicurezzadegli alimenti, il monitoraggio contnuo dimostracome la nostra legislazione sia molto severa e lanostra azienda la sta ottemperando in una misurache riscuote anche i riscontri positivi delle nu-merose visite che ci vengono fatte dalle varie au-torità preposte a questo».

Alberto Bauli,

presidente

di Bauli Group

��

Tutte le aziende alimentarinascono in genere da famigliee sono oltre 6mila quelleche superano i nove dipendenti

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Nonostante la crisi globale nonaccenni a demordere neanche inVeneto, le pmi continuano a es-sere la spina dorsale dell’econo-

mia. Se in Italia la percentuale di investi-menti privati in ricerca e innovazione siferma al 50 per cento, così non è per il Ve-neto, dove le piccole imprese sono il cuoredella produzione e il propulsore dell’innova-zione. Sostenere la competitività delle pmivenete che operano a livello internazionaleper il trasferimento tecnologico è fra le fon-damentali strategie della Regione. «Dob-biamo supportare fattivamente – spiega Ma-ria Luisa Coppola, assessore all’Economia esviluppo – l’investimento in ricerca, nei gio-vani ricercatori, potenziare e consolidare una

rete di relazioni europee, ma anche globali,con centri d’eccellenza e aziende leader nel-l’innovazione. Per farlo guarderemo innan-zitutto alle nostre eccellenze, dandoci poidegli obiettivi strategici che ci consentano diposizionare il nostro sistema produttivo inprima fila nei settori che, nel prossimo de-cennio, traineranno la crescita globale». L’as-sessore Coppola ha in mente «strumenti fi-nanziari e di programmazione da mettere inatto per sostenere il manifatturiero che èun’eccellenza del territorio».

LE DIFFICOLTÀ DELLE PMINel quarto trimestre 2012, sulla base del-l’indagine Veneto congiuntura, la produ-zione industriale ha mantenuto una tendenza

negativa. Il calo è stato del3,4 per cento rispetto allostesso periodo del 2011, seb-bene meno marcata di quelladel trimestre precedente (-4,9 per cento), mentre la va-riazione congiunturale de-stagionalizzata ha registratouna flessione dell’1,5 percento. L’analisi congiuntu-rale sull’industria manifattu-riera di Unioncamere del Ve-neto, con la collaborazionedi Confartigianato, è statafatta su un campione diquasi 2.900 imprese con al-meno due addetti. «È neces-sario – sottolinea Coppola –delineare un percorso che

POLITICA ECONOMICA

Il manifatturiero veneto rimane un’eccellenza per il settore industriale italiano ma le flessioni

dovute alla crisi economica si fanno sentire anche in questo territorio. Occorrono strumenti finanziari

e di programmazione da mettere in atto per sostenere il tessuto imprenditoriale

Nicolò Mulas Marcello

Il Veneto non si arrende

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permetta alle imprese di svincolarsi dalle at-tuali difficoltà economiche, che utilizzi pro-prio la ricerca avanzata e l’innovazione tec-nologica come asset fondamentali per ridareforza propulsiva al nostro Paese e all’Europaintera. Mondo accademico, imprese e pub-blica amministrazione debbono quindi sa-per e poter agire come un sistema di vasi co-municanti». L’andamento negativo della produzione con-tinua a interessare principalmente le mi-croimprese, con un calo del 7,9 per cento, maproprio queste realtà sono l’ossatura del ma-nifatturiero veneto. Quindi, il sostegno del-l’uno significa anche la ripresa dell’altro. «Ilvalore aggiunto del manifatturiero ammontain regione a 34 miliardi di euro e il Veneto –ricorda Roberto Zuccato, presidente di Con-findustria Veneto – è la regione più indu-striale d’Italia». Le direttrici del nuovo mani-fatturiero passano per l’education, per questoConfindustria Veneto sollecita le università

della regione a creare il politecnico del Nor-dest e per una finanza in grado di promuoverespin-off e start-up che hanno segnato le ori-gini dei distretti, la cultura, una nuova capa-cità di attrazione. Ma, secondo Zuccato, «ilmodello del Nordest, che rischia di diventareobsoleto, deve anche andare oltre, aprirsi alresto d’Europa e non solo».

IL CREDITO VERSO LA PAPer una regione vocata al manifatturierocome il Veneto, a preoccupare sono i tempidi pagamento sia tra grandi e piccoli im-prenditori che tra la pubblica amministra-zione e le imprese fornitrici. «Per quanto mo-tivo – spiega Giuseppe Sbalchiero, presidentedi Confartigianato regionale – è da dicembredello scorso anno che predichiamo il recepi-mento tempestivo della direttiva europea cheimpone tempi certi di pagamento da 30 a unmassimo di 60 giorni anche tra privati». Ilrallentamento del ciclo economico, la cre-

Lo scenario regionale

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Marialuisa Coppola,

assessore allo Sviluppo

della Regione Veneto

Roberto Ditri

Presidente Fiera

di Vicenza

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POLITICA ECONOMICA

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scita del grado di restrizione del credito el’incremento del costo dei finanziamenti siassociano, in un mix velenoso per il funzio-namento delle imprese, a un eccezionale au-mento dei tempi di pagamento. L’allunga-mento dei tempi di pagamento è unfenomeno che sta colpendo pesantementele micro e piccole imprese e l’artigianato:l’ultima rilevazione condotta su imprese ar-tigiane dall’Osservatorio Ispo-Confartigia-nato indica che in Regione Veneto tra fine2010 e ottobre 2011 i tempi medi di paga-mento sono in forte crescita, aumentando inmedia di 46 giorni e passando, quindi, dai91 giorni di fine 2010 ai 137 giorni di ot-tobre 2011. «Ben vengano – conclude Sbal-chiero – i quattro decreti ministeriali pensatiper realizzare un progressivo rientro del de-bito commerciale accumulato dalla pubblicaamministrazione».

V icenza inizia a consolidare i risultati di un ri-orientamentodelle sue fiere orafe, mantenendo il suo posizionamento

internazionale in un settore dove la crisi e l’avanzata deiPaesi emergenti hanno stravolto non poco i riferimenti.VicenzaOro, la fiera più importante del settore, rimaneun punto fermo per individuare i mutamenti del mercato.Gli espositori anche quest’anno sono stati 1.500 su oltre28mila metri quadrati, quello che è cambiato è la linguache essi parlano. «Solo dieci anni fa 1.400 di loro eranoitaliani» spiega il direttore, Corrado Facco. Storicamentela presenza italiana rappresenta la leadership del settore,ma oggi il mercato sta mutando pur mantenendo forticollegamenti con i mercati esteri tradizionali. «Vicenza oro– afferma Roberto Ditri, presidente di Fiera di Vicenza –è sempre di più un hub strategico per il mondoche ruota intorno al gioiello. Se lo dicessimo noi saremmoautoreferenziali, ma lo dicono gli altri». E a Vicenzala prova di questo ruolo, di questa «attrattività» ritrovata,è testimoniata, ad esempio, dalla presenza in forzedi Swarovski, o quella di un big italiano come Damiani.«Una collaborazione, la prima, non immaginabilese non hai il posizionamento giusto» conclude Facco.

I MUTAMENTIDEL MERCATO ORAFO

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Corrado Facco,

direttore generale

di Fiera di Vicenza

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40 • DOSSIER • VENETO 2013

Se fino alla fine degli anni novanta la pro-duttività industriale italiana si attestava aimassimi livelli, nell’ultimo decennio ilnostro paese si è trovato agli ultimi po-

sti nella classifica mondiale. Con l’avvento del-l’euro, la globalizzazione dei mercati e la conse-guente crescita di paesi molto più competitivi –come la Cina –, l’impresa italiana non ha saputoreagire in modo compatto e uniforme di frontealle difficoltà dettate dalle nuove congiuntureeconomiche. «Alcune grandi imprese hannoavuto a disposizione le risorse per reagire allacrisi e rinnovarsi, ma moltissime piccole e medieimprese, da sempre considerate il motore dellanostra economia, si sono trovate nell’incapacitàdi interagire con le nuove dinamiche commercialimondiali». Questa l’opinione di Mario Zanardo,amministratore delegato di Artinox – aziendaspecializzata nella lavorazione dell’acciaio inox epunto di riferimento nel settore della sub-forni-tura industriale di semilavorati per ristorazione e

settore alimentare –, che si ritrova anche ad am-mettere che: «Il vero problema è che la reazioneal contesto del mercato globale è stata condottacon l’approccio del mercato nazionale».

A cosa imputa questo errore di strategia nel-l’approccio ai nuovi scenari internazionali?«Una grande responsabilità, per l’inadeguatezzadelle imprese italiane di fronte alle nuove sfideposte dal mercato globale, è da ricercare, a mioavviso, nell’atteggiamento di Confindustria edei nostri rappresentanti di categoria. Questi in-fatti non hanno saputo adottare le misure ecce-zionali e necessarie a fronteggiare le problema-tiche emerse dal processo di globalizzazione. Alcontrario, hanno pensato di sostenere la delo-calizzazione delle imprese, consegnando inmodo gratuito il nostro know how alla concor-renza, che ha saputo approfittarne e oggi do-mina i nostri mercati».

Quindi per lei è mancata una guida del pro-cesso.

Un’analisi critica delle difficoltà in cui si trova larga parte dell’industria

manifatturiera italiana. Secondo Mario Zanardo è mancata

la capacità di guardare ai problemi con nuovi occhi

Valerio Germanico

Il manifatturiero, criticità e prospettive

Mario Zanardo,

amministratore

delegato della Artinox

Spa di Conegliano (TV)

www.artinox.com

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Mario Zanardo

VENETO 2013 • DOSSIER • 41

«Indubbiamente, ma non è solo questo.Quando si afferma che oggi nel nostro paese cisono circa 3 milioni di disoccupati, bisognadenunciare che esiste una anche consistente re-sponsabilità che va ricondotta ai rappresentantisindacali, che rimangono tuttora ancorati a vec-chi schemi, ormai obsoleti, e portano avantiistanze troppo rigide e non conformi a quantoci impone la globalizzazione».

In qualità di amministratore delegato, è riu-scito a dare un’impronta diversa e una strate-gia adeguata alla situazione alla sua impresa?«La nostra scelta è stata quella di non delocaliz-zare, perché i nostri dipendenti e collaboratoridevono sentirsi parte dell’azienda e ritengo checiò sia possibile solo restando sul territorio di fon-dazione dell’azienda. D’altra parte, per sopperirealle difficoltà – inasprite anche dal pesante caricofiscale –, abbiamo cercato di sviluppare dei nuoviprodotti, di alta gamma, puntando sulla qualitàdei materiali, la personalizzazione, un design raf-

finato e fortemente emozionale. E orientando nelcontempo le strategie commerciali verso nuovimercati emergenti, come Russia e paesi dell’EstEuropa e dell’Asia, che stanno vivendo una fasedi forte dinamismo e sono gli unici attualmentein grado di apprezzare ancora la nostra creativitàe il nostro stile».

Quali sono i vostri prodotti di punta inquesto momento?«Spaziamo dalla sub-fornitura industriale allaproduzione di lavelli e vasche raggiate, dalle scaf-falature professionali alle piastrelle in acciaio.Fiore all’occhiello sono i lavelli e le vasche rag-giate a marchio Artinox, che, unendo l’eleganzae la raffinatezza nel design con la praticità e lafunzionalità nella pulizia, stanno riscuotendo unnotevole successo sia in Italia sia all’estero. Par-ticolarmente apprezzato è anche il nuovo lavelloLayer, che con diversi livelli permette un utilizzodell’area lavaggio a 360 gradi, consentendo l’in-serimento di una vasta gamma di accessori».

Qual è il piano per l’anno appena avviato?«Per il 2013 i nostri obiettivi sono, da un lato, ilconsolidamento dei traguardi già raggiunti, dal-l’altro, l’investimento in ricerca e comunica-zione. Questo secondo aspetto è importante so-prattutto perché siamo ben consapevoli che ilfuturo continuerà a dipendere dalle nostre ideee dalla nostra capacità di metterci in gioco».

~❝Siamo ben consapevoli che il futurocontinuerà a dipendere dalle nostreidee e dalla nostra capacitàdi metterci in gioco

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POLITICA ECONOMICA

42 • DOSSIER • VENETO 2013

I450 posti di lavoro in odore di taglio allaBenetton, insieme ai 373 esuberi annun-ciati il mese scorso nello stabilimento tre-vigiano di Electrolux sono solo la punta

dell’iceberg di un panorama occupazionale venetoalle prese con una contrazione di addetti che nonarresta il suo corso. A determinarla è un anda-mento economico regionale che, in base alle stimepubblicate a febbraio da Prometeia, nel 2012 havisto un calo dell’1,9 per cento del Pil, portandoa oltre 7 punti la flessione totale rispetto al 2007.Su questo sfondo, anche l’occupazione ha mo-strato segni di debolezza, confermati dal primo bi-lancio dei flussi di ingresso e di uscita nel settoredipendente stilato dall’osservatorio regionale sullavoro. A circa 15mila, secondo il report, am-monta il saldo negativo netto tra volume di as-sunzioni e cessazioni, con una significativa crescitadei licenziamenti nelle piccole imprese. Un datopoco incoraggiante che nel consuntivo regionaledel 2012 fa il paio con quello sulle crisi aziendali,ulteriormente lievitate rispetto all’anno prece-dente. Dalle 1063 registrate nel 2011, salgono a1502 le imprese che hanno annunciato l’avvio dinuove procedure di crisi, con relativo aumento delnumero di lavoratori coinvolti.

IL NODO CASSA INTEGRAZIONEA un numero sempre maggiore di lavoratori ve-neti che vedono i loro rapporti professionali in-terrompersi prima del tempo, corrisponde la cre-scita delle ore di cassa integrazione, pari a 102,9milioni, in rialzo di oltre il 18 per cento rispettoal 2011. Una dinamica che, peraltro, deve fare iconti con lo stop alle autorizzazioni per la Cig di-

sposto nei mesi scorsi dal Ministero, sul quale isindacati non hanno tardato a far sentire la lorovoce. «Abbiamo ricevuto rassicurazioni sull’im-minente risoluzione del problema – afferma Giu-lio Fortuni, responsabile Cisl Veneto per le poli-tiche sul lavoro – e confidiamo che alla nostraregione vengano assegnati quei 20 milioni dieuro già in budget 2012, vitali per saldare i conticon i cassaintegrati e i disoccupati che aspettanole indennità del 2012». Quasi 3mila, secondouna verifica svolta dagli uffici regionali, sono ledomande di Cig in deroga 2012 bloccate, conuna ricaduta su oltre 18mila lavoratori.

L’EDILIZIA LA PIÙ COLPITAAssieme all’industria manifatturiera, che traaziende metalmeccaniche e quelle operanti nelmade in Italy, nel 2012 ha lasciato per strada11mila addetti, a pagare questa fase recessivadel mercato del lavoro è stato ancora una voltail settore delle costruzioni, alleggerito di altre7mila unità. Una parabola discendente che,stando ai rilievi effettuati da Ance Veneto, dal2007 a oggi è costata la perdita complessiva di40mila occupati. «Il livello degli investimentiin edilizia – sottolinea il presidente dei co-struttori veneti Luigi Schiavo – ha raggiunto ilvalore più basso degli ultimi 40 anni. Il nostrosettore rappresenta la filiera più estesa e pro-duttiva del sistema manifatturiero. Riattivareil circuito degli investimenti nelle costruzioninon va a vantaggio solo di un ambito econo-mico, ma del sistema produttivo nella sua in-terezza». Visto il clima di crescente sfiducia checircola fra gli edili veneti, per Schiavo il tempo

Il livello di disoccupazione in Veneto sale e investe anche

le grandi realtà imprenditoriali. Per frenarla, bisogna riattivare

il ciclo degli investimenti e creare il terreno favorevole

alla crescita delle giovani aziende

Giacomo Govoni

Sostenere la nuova imprenditoria

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degli indugi è scaduto e invoca un’assunzionedi responsabilità in primis dalla sfera politica.«Per invertire la rotta – spiega – occorre unpiano di incentivi fiscali e lo smobilizzo difondi strutturali e Fas da destinare a progetti diriqualificazione urbana, quali il Piano città, ealla salvaguardia del territorio. Occorre un ri-lancio degli investimenti in infrastrutture, at-traverso il recupero delle risorse dai tagli allaspesa pubblica e il sostegno a forme di parte-nariato pubblico-privato. Maggiore semplifi-cazione burocratica e una drastica riforma delle

regole del patto di stabilità interno che bloccain Veneto oltre 1 miliardo e 300mila euro».

PIÙ PESO AI GIOVANICome si evince dall’andamento dei licenziamentiindividuali, in forte ascesa rispetto a quelli col-lettivi registrati nel territorio veneto nel 2012,sono le piccole imprese ad assorbire con più fa-tica i colpi della crisi. Tra i principali fattori chespesso ne provocano la resa, c’è la tendenza al-l’individualismo che in passato è stato il segretodel successo del sistema imprenditoriale veneto,ma che oggi, a detta di Alberto Baban, presidentedelle pmi Confindustria Veneto, bisogna ripen-sare in una chiave innovativa. «Nel corso deltempo, il nostro territorio ha maturato la culturaimprenditoriale giusta. Abbiamo 406mila partiteIva su 4,8 milioni di abitanti, 33mila società dicapitale: è un’ecosistema ideale dove incubarechi ha desiderio di realizzare. Siamo l’incubatorenaturale più interessante presente sul mercato».Secondo Baban, buona parte del rilancio econo-mico della regione passerà dalla capacità dellegrandi imprese consolidate di trasferire la loro ec-cellenza competitiva alle realtà che si misure-ranno con i mercati di domani. «Quello di cuiabbiamo bisogno – sostiene – è un’alleanza chepermetta di iniettare innovazione nelle pmi per-mettendo alle start-up di sbocciare e svilupparsi.Un’impresa strutturata non rischia di morire diburocrazia, mentre una start-up sì: e allora adot-tiamo, incubiamo startup all'interno dell’im-presa. Si attiverà uno scambio continuo che per-metterà ai giovani di crescere e all’azienda giàesistente di irrobustirsi».

Il mercato del lavoro

VENETO 2013 • DOSSIER • 43

Luigi Schiavo,

presidente

di Ance Veneto

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44 • DOSSIER • VENETO 2013

Gli italiani sono uno dei popoli chepagano più tasse. Il record mon-diale nella pressione fiscale effet-tiva - cioè il peso fiscale che grava

sui contribuenti in regola - ha raggiunto il 55per cento del Pil, stando alla “Nota sulle de-terminanti dell’economia sommersa” pubbli-cata dall’ufficio studi di Confcommercio,collocando il nostro paese oltre le medie eu-ropee con cinque punti percentuali assolutisopra la Germania (40,4 per cento), sette sulRegno Unito (38,1 per cento) dodici sullaSpagna (32,9 per cento), quindici sul Giap-pone (30,6 per cento) e quasi venti sugli StatiUniti (26,3 per cento). «Non serve certo es-sere degli economisti per cogliere gli effettidella pressione fiscale sulle nostre aziende esulle famiglie» afferma Clodovaldo Ruffato,presidente del Consiglio regionale del Ve-neto, che mette al centro delle proposte delPdl una serie di strumenti urgenti per «allen-tarne la morsa e favorire la ripresa e i con-sumi». Dalla trasformazione epocale cheinteressa l’economia mondiale e dai nuoviprocessi in atto che generano instabilità,parte l’analisi di Giulio Pedrollo, alla guida

dei giovani imprenditori di ConfindustriaVeneto, fino ad arrivare a un paese comel’Italia che sente oggi il peso della situazionefinanziaria e dall’instabilità politica. «Le ri-sorse pubbliche utilizzabili – spiega – sonoormai in continua, rapida diminuzione, ognidisponibilità dovrà essere quindi gestita conla massima attenzione e con l'obiettivo di ri-sultati concreti e ritorni rapidi soprattuttoper riattivare il motore dell’economia».

AZIENDE E PRESSIONE FISCALESecondo un rapporto del centro studi diUnimpresa, il 2013 rischia di essere un annonero per le aziende italiane e cinque su sei te-mono di fallire entro il mese di dicembre. «Perl’anno in corso i segnali non sono incoraggianti– continua Pedrollo – e nei prossimi mesi con-tinueranno ad alternarsi fasi di recupero e dirallentamento che renderanno ancora più diffi-cile il quadro dentro il quale gli imprenditorisaranno chiamati a operare, generando preoc-cupazione e sfiducia nel futuro». In cima aiprincipali problemi s’inserisce il rapporto conle banche per la concessione del credito. Giànel mese di gennaio 2013, secondo i dati di

Il sistema produttivo veneto chiede alle istituzioni

strumenti per diminuire il peso delle imposte

e far ripartire i consumi. Ad analizzare la fase

di instabilità politica ed economica del momento

intervengono Clodovaldo Ruffato e Giulio Pedrollo

Elisa Fiocchi

Proposte per allentarela morsa del fisco

PRESSIONE FISCALE

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Clodovaldo Ruffato, Giulio Pedrollo

VENETO 2013 • DOSSIER • 45

Bankitalia, i prestiti al settore privato hannoregistrato una contrazione dell’1,6 per cento subase annua: quelli alle famiglie sono scesi dello0,6 per cento e quelli alle società non finanzia-rie del 2,8. «Occorre un approccio innovativo,servono interventi strutturali diretti a recupe-rare competitività, riducendo la spesa pubblicae il carico fiscale, avviando un vero federalismoche inizi dalle regioni virtuose attuando misuredi liberalizzazione in economia ma anche di di-sciplina del sistema finanziario». Mentre Clo-dovaldo Ruffato apre il campo anche agli effettisociali ed economici devastanti ai danni dellaGrecia e al recente blocco da parte della Sviz-zera delle forniture di sangue per sottolinearecome «la politica del rigore a senso unico im-posta dall’Europa stia producendo più danniche risultati positivi».

LO SCENARIO REGIONALE«Le aziende venete stanno reagendo e moltestanno raccogliendo i primi risultati, altre sonoin una fase di stabilizzazione, altre ancorastanno soccombendo» dice Pedrollo, fotogra-fando l’attuale situazione regionale dove il com-parto manifatturiero resta ancora la principale

vocazione economica del territorio. È su que-sta leva competitiva, «che comprende anche in-novazione, dimensione d’impresa,internazionalizzazione, filiere, ruolo del web edelle nuove tecnologie», che gli imprenditoridovranno puntare e le politiche regionali con-centrarsi per ritornare a crescere. La propostache giunge invece dal Pdl, per voce di Ruffato,propone la detassazione sulle nuove assunzionie sugli utili reinvestiti in azienda, oltre a unaserie di misure per alleggerire il gettito fiscale:«Niente aumento dell’Iva, azzeramento del-l’Irap in cinque anni partendo da lavoro, dallepiccole-medie industrie e dagli artigiani; unpunto in meno all’anno di pressione fiscale;l’abolizione e la restituzione dell’Imu relativaalla prima casa; il “condono Equitalia” con can-cellazione di multe e penalità come incentivo apagare le tasse non versate precedenza». Ma nonsolo l’Italia soffre la recessione e per il biennoin corso, l’intera economia dell’Eurozona è de-stinata a restare debole. La Banca centrale eu-ropea ha rivisto al ribasso le previsioni dicrescita e per il 2013 si attende un Pil tra -0,9e -0,1 per cento che, solo nel 2014, è previstoin crescita tra lo zero e il due per cento.

A sinistra, Clodovaldo Ruffato, presidente

del Consiglio regionale del Veneto; sopra,

Giulio Pedrollo, alla guida dei giovani imprenditori

di Confindustria Veneto

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Nonostante il numero dei fallimentisia rimasto praticamente stabile, lasituazione finanziaria delle im-prese nell’anno 2012 è peggiorata

drammaticamente. A dirlo, i dati pubblicatidalla Cgia di Mestre che fotografano uno sce-nario drammatico per l’Italia in cui i prestiticrollano di 38,6 miliardi di euro e le sofferenzeaumentano di oltre 14 miliardi. Pesano sui bi-lanci aziendali, la contrazione degli ordinativi,l’aumento dei tempi di pagamento e del caricofiscale, la stretta creditizia in atto e la crescentedifficoltà a restituire i prestiti ricevuti. «Comeavviene da tempo – spiega il presidente diUnindustria Treviso, Alessandro Vardanega –si salvano solo le imprese che operano nei mer-cati esteri, ma pur apprezzando tali risultati efacendo ogni sforzo per incentivare la penetra-zione internazionale del nostro sistema indu-striale, dobbiamo anche far crescere il mercatointerno per garantire sviluppo e lavoro». Sol-tanto il gettito fiscale relativo alla Tares, lanuova tassa sui rifiuti che da quest’anno sosti-tuisce la vecchia Tarsu, costerà agli italiani al-meno due miliardi di euro in più con una spesacomplessiva a carico delle famiglie e delle im-

prese di almeno otto. «A questa situazione siaggiunge ora l’instabilità politica con possibiliripercussioni per la tenuta, non solo dell’Italia,ma dell’intera Europa».

Da una recente indagine risulta che tutte leaziende venete con un fatturato superiore ai 5milioni di euro - più di 7mila in totale - hannoun rapporto di indebitamento finanziario su-periore al patrimonio netto. «Molte imprese sono sottocapitalizzate ed è unproblema italiano e non solo veneto: lo consi-dero un limite del nostro capitalismo e da annila nostra associazione è impegnata tra gli im-prenditori per indicare modelli innovativi perla gestione finanziaria d’impresa. Sarebbe fon-damentale riuscire a far sì che le imprese pos-sano trovare risorse anche al di fuori del sistemabancario, che tuttora copre la quasi totalità delcredito. Bisogna incentivare una maggiore ca-

PRESSIONE FISCALE

46 • DOSSIER • VENETO 2013

L’impatto della crisi ha reso più fragili

molte aziende della manifattura.

«La pressione fiscale sulle imprese – spiega

Alessandro Vardanega – è la più elevata tra i paesi

avanzati e questo comporta dei gravi handicap

di competitività per il nostro tessuto industriale»

Elisa Fiocchi

Il peso delle imposteaffossa le imprese

Page 37: DossVeneto302013

pitalizzazione delle imprese attraverso una le-gislazione che, in modo strutturale, incentivifiscalmente gli investimenti e la patrimonializ-zazione delle imprese. Ci vogliono poi nuovistrumenti finanziari che diano risorse alleaziende anche di piccole dimensioni mentre ifondi di private equity operano generalmentesu una scala d’impresa più grande. Si è parlatodi mini-bond o di cambiale finanziaria e anchein questo caso un incentivo fiscale potrebbe es-sere utile».

Quanta parte dell’indebitamento va ricon-dotta al peso fiscale e alle tassazioni?«Il fisco viene visto sempre e solo come un di-spositivo per drenare risorse a favore di un ap-parato pubblico ipertrofico e incapace di unaprofonda autoriforma mentre come avviene inmolti paesi dovrebbe essere una leva di crescitae di attrattività degli investimenti. Questo ec-

cesso di tassazione ha effetti deprimenti sui con-sumi e produce un ulteriore avvitamento reces-sivo della nostra economia con pesanti effettisociali. L’esito del voto è anche lo specchio diquesta situazione. Confindustria ha propostouna “terapia d’urto” che prevede, tra gli altriprovvedimenti, il pagamento immediato di 48miliardi di debiti commerciali accumulati daStato ed enti locali, il taglio dell’8 per cento delcosto del lavoro nel manifatturiero e la cancel-lazione, per tutti i settori, l’Irap che grava sul-l’occupazione».

Nello specifico, ritiene che l’introduzionedella Tares per negozi e locali rappresenti l’en-nesima stangata per le realtà produttive delterritorio?«La nuova tassa pone indubbiamente nuovioneri, prima attribuiti alla fiscalità generale, a ca-rico di cittadini e imprese attraverso un incre-

Alessandro Vardanega

VENETO 2013 • DOSSIER • 47

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Alessandro Vardanega,

presidente di

Unindustria Treviso

��Il fisco dovrebbe essereuna leva di crescitae di attrattività degli investimenticome avviene in altri paesi

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XXXXXXXXXXX

48 • DOSSIER • VENETO 2013

mento della tariffa rifiuti applicata sulla superfi-cie che quindi penalizza chi vive o lavora in edi-fici di grandi dimensioni anche se non producepiù rifiuti. La nuova tassa presenterà anche pro-blemi di riscossione a causa dell’obbligo di rac-cogliere il tributo solo con modello F24 obollettino di conto corrente postale. È un nuovo,ennesimo, aggravio in un quadro di imposizionefiscale che è già ai massimi europei a parità di ser-vizi erogati. Si continua a cercare di aumentare ilgettito fiscale mentre rimangono sempre timidii tentativi di tagliare la spesa corrente. Le Asso-ciazioni imprenditoriali trevigiane hanno chie-sto congiuntamente il congelamento dellamaggiorazione prevista dalla Tares fino a nuovoaccordo, mantenimento della tariffa puntualecome corrispettivo e la conferma dell’utilizzodegli strumenti attualmente in essere di riscos-sione della tariffa rifiuti».

Ha esortato le forze del paese a scendere incampo per dare un messaggio forte alla co-munità nazionale e ai mercati contro ognitipo di speculazione. Che cosa si aspetta daivari segmenti della società in questa partico-lare fase di transizione?«La drammaticità della situazione economica esociale non consente alle forze politiche di per-dere tempo in logiche di schieramento nella ri-cerca del proprio limitato vantaggio di breveperiodo: occorre assumersi la responsabilità di

governare e di confrontarsi con le richieste e leesigenze dei cittadini e delle loro rappresentanzenella società. La situazione è incerta e potenzial-mente rischiosa per il Paese in una fase dove sa-rebbe invece fondamentale avere un governostabile e autorevole per ridare nuove basi per farcrescere l’economia e il lavoro. Anche prima delvoto, le previsioni degli analisti economici eranonegative sull’andamento della congiuntura per ilnostro paese, con particolare preoccupazione peri dati su occupazione e consumi interni. È statoun voto “contro”, sintomo di una fase di pro-lungata difficoltà, se non di sofferenza, attraver-sata da larghe fasce della popolazione, e accantoalla protesta vi è stata la richiesta di profonda di-scontinuità nell’amministrazione dello Stato. Aquesto occorre rispondere».

In che modo?«Un’agenda di provvedimenti da adottare ur-gentemente è da tempo sul tavolo. Ne ricordosolo tre: la riforma elettorale, la riduzione del-l’apparato dell’amministrazione pubblica attra-verso tagli e abbattimento della burocrazia e,infine, ridurre la pressione fiscale sul lavoro e sul-l’attività d’impresa così da liberare risorse per ri-dare competitività e rilanciare i consumi.Galleggiare e rinviare non è più possibile, occorreinvece ricucire un paese lacerato e passare da unvoto “contro” a un voto “per” lo sviluppo e il fu-turo dei più giovani».

PRESSIONE FISCALE

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50 • DOSSIER • VENETO 2013

Il 20 e il 29 maggio 2012 due violentescosse di grado 5.9 e 5.8 della scalaRichter hanno segnato profonda-mente la quotidianità degli abitanti di

Emilia Romagna e Lombardia.A Finale Emilia, piccolo comune del mo-denese di circa 16mila abitanti, uno deipaesi più colpiti dal terremoto, la maggiorparte delle strutture, in particolare scuole,palazzi storici e chiese, hanno subito fortidanni. E, dopo il terremoto, non hannopiù avuto la possibilità di riprendere lenormali attività.L’Asilo Sacro Cuore, storica scuola di Fi-

A Finale Emilia, FederlegnoArredo,

con più di 80 imprese, enti pubblici

e progettisti, ha realizzato un nuovo

complesso scolastico in legno di 1.600

metri quadrati. Che tra alcune settimane

sarà in grado di ospitare 240 bambini

dai due ai sei anni. La parola

a Emanuele Orsini

Cristiano Fieramonti

La ricostruzione in Emilia riparte dal legno

Emanuele Orsini, consigliere incaricato

Gruppo Case ed Edifici a Struttura di Legno di Assolegno/FederlegnoArredo

www.federlegnoarredo.it

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VENETO 2013 • DOSSIER • 51

Emanuele Orsini

nale Emilia che ospitava 160 bambini daitre ai sei anni, è stata una delle strutturemaggiormente danneggiate dal sisma, ri-portando danni irreparabili.«Fin dai primi momenti, FederlegnoAr-redo è entrata in contatto con la Prote-zione Civile e le autorità pubbliche localiper capire come poter contribuire al-l’emergenza di queste aree» spiega Ema-nuele Orsini, consigliere incaricatoGruppo Case ed Edifici a Struttura di Le-gno di Assolegno/FederlegnoArredo.

Quali le priorità di questo intervento?«Nel dialogo con la comunità locale èemersa l’esigenza di concentrare i primisforzi della ricostruzione sugli edifici sco-lastici di Finale Emilia. Tra questi, in par-ticolare, l’Asilo Sacro Cuore è stato indivi-duato come quello maggiormentebisognoso di un intervento. Da qui la

scelta di FederlegnoArredo, con Made expoe Cosmit, di impegnarsi nel progetto di co-struzione di un nuovo complesso scola-stico Sacro Cuore, con l’obiettivo di com-pletare il nuovo edificio, che rappresentauna delle più grandi opere donate in tuttala ricostruzione dell’Emilia Romagna, en-tro la fine del 2012 e cioè dopo soli seimesi e mezzo di lavoro. Viste le elezioni difebbraio, e per evitare quindi che l’inizia-tiva venisse usata da qualcuno per motivielettorali, abbiamo deciso di spostarel’inaugurazione di qualche settimana».

Il vostro progetto ha raccolto il soste-gno di numerose aziende.«Il progetto ha raccolto un ampio sostegnoda parte di molti partner in tutta Italia, esi è dimostrato una straordinaria e con-creta opportunità di fare rete tra aziende edi collaborazione tra settore pubblico eprivato. Grande in particolare è l’entusia-smo che ha accompagnato le moltissimeimprese della filiera legno-arredo, che sisono impegnate direttamente nel sostegnodell’iniziativa, testimoniando, in un mo-mento di grande difficoltà economica, cheè sempre possibile essere protagonisti nellacostruzione di una società più umana.L’iniziativa ha raccolto anche recentementel’attenzione di tante realtà del mondo eco- › ›

Anche iGuzzini per l’asilo di Finale«La iGuzzini ha sempre creduto al valore dell’associazionismo, come fatto

culturale di condivisione di valori, esperienze, conoscenze», sottolinea Paolo

Guzzini (nella foto), Vice Presidente di iGuzzini. «L’attività associativa

contribuisce a far crescere la cultura non solo della singola azienda, ma di

interi comparti. Per questo siamo stati tra i fondatori di Assoluce,

l’associazione di riferimento per le imprese di illuminazione domestica.

Crediamo inoltre che un’impresa ha come compito quello di contribuire alla

crescita dei territori in cui si trova ad operare. Una crescita che non sia

soltanto in termini di persone impiegate e in termini di ricchezza, ma di una

crescita sociale, che si manifesta in attività culturale, attività sportiva, un

generale benessere sociale, appunto, condiviso. Per questo abbiamo aderito

con entusiasmo, donando nostri apparecchi d’illuminazione, al progetto

promosso da FederlegnoArredo che intende sostenere la rinascita

dell’Emilia, colpita dal terremoto, proprio intervenendo a favore

dell’educazione, della formazione dei più giovani».

❝~

L’esperienza di Finale Emiliapuò essere consideratail primo vero esempio di retedi impresa nel nostro settore

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52 • DOSSIER • VENETO 2013

IMPRESA E SVILUPPO

nomico, associativo, produttivo e dellospettacolo».

La particolarità di questa struttura èquella di essere stata interamente realiz-zata in legno.«Fondamentale nella buona riuscita delprogetto è stata la scelta operata da Feder-legnoArredo di realizzare il nuovo com-plesso scolastico con strutture portanti inlegno, un sistema costruttivo che sta co-noscendo un crescente successo, sia in Ita-lia sia all’estero, e che offre numerosi van-taggi competitivi».

Quali?«È antisismico, altamente ecologico e per-mette un elevato risparmio energetico, ol-tre a essere particolarmente indicato in si-tuazioni di emergenza che necessitano ditempi di realizzazione brevi, come l’espe-rienza del progetto del nuovo Sacro Cuoreha dimostrato. Il risultato è una strutturamonoplanare di oltre 1.600 metri quadrati,realizzata interamente in legno coniugandotre diversi metodi costruttivi: pannelli X-Lam, pannelli a telaio, sistema MHM -Massive Holz Mauer. Una volta terminato,il nuovo complesso scolastico sarà in gradodi ospitare fino a 240 bambini da due a seianni, suddivisi tra le due sezioni di nido ele sei sezioni di scuola materna».

L’esperienza di Finale potrebbe fare daapripista per altre collaborazioni traaziende del settore?«Assolutamente sì. Questo può essere con-siderato il primo vero esempio di rete diimpresa nel nostro settore. E ritengo chepotrebbe essere riproposta per partecipareai bandi previsti per l’Expo 2015».

› ›

«Quella di Finale è stata un’esperienza nuova sia dal punto di

vista emozionale sia da quello imprenditoriale», spiega Claudio

Giust (nella foto), titolare de La Edilegno e consigliere incaricato

del Gruppo costruttori in legno di Assolegno-FederlegnoArredo.

«Collaborare con un’ottantina di aziende, alcune delle quali

dirette concorrenti sul mercato, che hanno donato il materiale mi

ha aperto nuove prospettive confermando quanto già sapevo,

ovvero che uniti si possono raggiungere risultati insperati. Ecco

perché dico che a Finale è nata la prima rete di impresa del

nostro settore e, anche se l’obiettivo in questo caso era di

carattere umanitario e non di business, mi auguro che si potrà

ripetere già a breve con il bando per la costruzione di 23

manufatti di legno nel sito di Expo 2015. I requisiti richiesti e la

tempistica ravvicinata rendono difficile la partecipazione di

un’unica azienda, ma unendoci in una associazione temporanea

di imprese coordinata da

una figura competente

potremmo avere delle

importanti soddisfazioni.

In FederlegnoArredo ci

stiamo muovendo in

questa direzione che,

ripeto, è sicuramente

quella giusta, soprattutto

in un momento di crisi

come quello attuale».

Finale, l’esperienzadi Claudio Giust

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54 • DOSSIER • VENETO 2013

«Q uesta non è una delle“consuete” crisi con-giunturali periodiche: èun cambiamento strut-turale paragonabile a

quelli che hanno segnato profondamente lastoria, come la rivoluzione industriale». Nelleparole dell’ingegner Lucilla Lanciotti, Ceo diR.Q., l’analisi sulle condizioni dei mercati oc-cidentali cambia decisamente prospettiva: lacrisi, da quest’angolazione, non è un feno-meno passeggero e la sua fine non riconse-gnerà l’economia mondiale così come l’ab-biamo conosciuta. È più simile, invece, allacrisi del paradigma che descriveva ThomasKuhn ne “La struttura delle rivoluzioni scien-tifiche”, in cui, dopo lo scontro tra il sistema ele sue anomalie, si instaura un nuovo ordina-mento. Il gruppo di Lanciotti, al timone in-sieme con il dottor Gian Piero Abbate e l’in-gegner Marco Santoro, ha assistito centinaia diaziende in progetti di sviluppo tecnologico eorganizzativo, si è specializzato in attività legatealla ricerca industriale e all’innovazione di bu-

Internazionalizzazione e ricerca, due obiettivi

irrinunciabili. Eppure appaiono così lontani dalle Pmi

italiane. La chiave di lettura di Lucilla Lanciotti,

Gian Piero Abbate e Marco Santoro per le difficoltà

del nostro tessuto industriale

Renato Ferretti

Verso una nuovarivoluzione industriale

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siness: ha sviluppato così una propria metodo-logia, denominata “Research Qualification”(per l’appunto R.Q.). La visione proposta daLanciotti spiegherebbe la lunga durata dellaprofonda impasse, ma suggerisce anche la graveinadeguatezza di visione dimostrata in ambitoimprenditoriale. «Il processo di trasformazionedei flussi economici mondiali – dice Lanciotti– è ancora vissuto semplicisticamente comeperiodo di depressione». Secondo questa impostazione, le aziende non

possono più aspettare cercando di resistere. «Èl’innovazione tecnologica – continua Lanciotti– la strada più promettente per riavviare la cre-scita economica. Riuscire a trasformare i risul-tati delle attività di ricerca e sviluppo tecnolo-gico in valore economico, è, però, un’abilitànon comune che necessita di nuovi strumentie nuove tecniche organizzative. La valorizza-zione della ricerca comporta innanzitutto unapproccio complessivo all’innovazione da partedell’azienda: non è sufficiente ottenere nuoviprodotti con nuove tecnologie ma è necessarioaggiornare tutte le funzioni aziendali dalla pro-duzione al marketing, dalle vendite alla finanzae al personale. In altre parole bisogna cam-biare modo di pensare. Ma tutto ciò, anche sedi difficile realizzazione, non è sufficiente sel’imprenditore e l’azienda non rivolgono laloro attenzione all’esterno dell’azienda, da unaparte smettendo di vedere gli attori del propriosettore solo come concorrenti, e dall’altra al-largando la visuale a tutto il mondo».

L’INNOVAZIONE TRASVERSALESe è vero che l’innovazione è la chiave, è al-trettanto vero che la capacità di creare idee e ri-

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In apertura, l’ingegner

Lucilla Lanciotti, Ceo di R.Q. Srl

e manager di rete

di linkinnovazione.net.

In alto, l’ingegner Marco

Santoro, Ceo dell’Eidon-Lab

e manager della rete Coin,

e, a lato, il dottor Gian Piero

Abbate, Ceo di Link Sr e

manager di rete IBN

www.rqsrl.it

www.linkinnovazione.com

www.eidon-lab.eu

››

Una possibile soluzione ai crescenti costi degli investimenti in ricerca è operare con una

rete d'Impresa, per suddividere i costi, ma questo impone un obiettivo comune. Una

soluzione alternativa, e spesso parallela, è adottare le modalità dell'Open Innovation. «Il

concetto di “Innovazione Aperta” riguarda l’opportunità per ogni impresa d'innovare

avvalendosi di una grande varietà di fonti per il suo processo di trasformazione della

conoscenza». La descrive così il dottor Gian Piero Abbate, Ceo di Link Srl e manager di

rete di IBN, ma anche esperto della Commissione Europea in materia e socio di Eidon

Lab. «Le risorse esterne – continua Abbate – costituiscono quindi un’opzione strategica

caratterizzata da integrazione, collaborazione e intensa condivisione tra portatori di

conoscenze diverse. Innovare dovrebbe significare sviluppare un nuovo valore del

prodotto o del servizio. Si parte dal cliente, studiando soluzioni in grado di soddisfare

nuove esigenze, sviluppando soluzioni a valore aggiunto. Prodotti come l'i-Pad sono un

chiaro esempio, perché non è un miglioramento di un prodotto esistente, ma la

generazione di un prodotto innovativo, pur basandolo su tecnologie e funzioni esistenti.

Si tratta di fare Ricerca con un metodo per conseguire velocemente i risultati,

qualitativamente elevati e con una riduzione dell'investimento totale. Ormai è più

importante trasformare rapidamente un’idea in un prodotto di successo che

preoccuparsi della sua protezione brevettuale».

La soluzione Open Innovation

Lucilla Lanciotti, Gian Piero Abbate e Marco Santoro

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sultati di ricerca spesso non si trasforma facil-mente in una successiva valorizzazione econo-mica di tali risultati. «Ciò – spiega Lanciotti –è dovuto principalmente a due aspetti tra lorocorrelati: la trasformazione del processo di in-novazione e la necessità di finanziare le diversefasi che portano dall’idea creativa al businesssu di essa costruito. Da uno studio che ab-biamo condotto, risulta chiaro che, se alcunianni fa le idee innovative erano sviluppateprevalentemente all’interno di un singolo set-tore ed erano originate da know-how speciali-stici, oggi nascono attraverso l’utilizzo con-temporaneo di conoscenze provenienti dasettori diversi oppure attraverso la trasposi-zione di concetti e tecnologie già adottate al-l’interno di un differente settore tecnologico:un’innovazione “trasversale”, quindi».Questa trasformazione si basa su un approccioalla ricerca e innovazione globalmente definito“Open Innovation” che favorisce strutture di ri-cerca “aperte”, intersettoriali e di piccole di-mensioni, spesso formate da giovani ricercatori.

«Dato il suo tessuto industriale formato so-prattutto da Pmi, l’Italia sembra avere una na-turale predisposizione a questo tipo di ricerca.I problemi emergono invece con riferimentoalle strutture che dovrebbero supportare siatecnicamente sia finanziariamente questi

››

IMPRESA E SVILUPPO

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VENETO 2013 • DOSSIER • 57

gruppi di ricerca. In Italia, in primoluogo, manca un sistema condiviso diselezione delle idee e dei progetti dasupportare che genera una certa confusione: leUniversità e gli incubatori pubblici adottanocriteri diversi dalle banche, che adottano stru-menti diversi dai venture capitalist, che adot-tano sistemi diversi dai business angel. In que-sto modo, un’idea che ottiene unfinanziamento iniziale di seed, spesso non rie-sce a portare a casa un secondo finanziamentoper le successive fasi di sviluppo dell’attività ecosì, di norma, muore».Di conseguenza, per trasformare in businessuna buona idea non è sufficiente raggiungere ilrisultato tecnico. «Spesso, soprattutto quandoil gruppo di ricerca è indipendente e di piccoledimensioni, una volta raggiunto il risultatotecnologico della ricerca non si riesce a pro-gredire nella fase successiva di messa a punto diun prodotto commercializzabile. Sono nume-rosi i motivi che spiegano il fenomeno per cui,nelle varie fasi di lancio e consolidamento delprogetto, lo stesso s’incaglia. Ma è certamentepiù interessante guardare alle possibili solu-zioni».

LA FRONTIERA DELLE RETI D’IMPRESANel quadro attuale la ricerca è tanto importantequanto proibitiva, soprattutto per le Pmi, nonsoltanto per le somme ingenti di capitali di cuinecessita, ma anche «perché i processi innova-tivi – spiega il dottor Gian Piero Abbate, Ceodi Link Srl e manager di rete di IBN, costoledel gruppo R.Q. – sono sempre più difficili al-l’esterno dei “flussi tecnologici” costruiti sureti internazionali. In definitiva, va consideratala globalizzazione dei mercati. Questa presentala necessità per le aziende che sviluppano nuoviprodotti di fare in modo che essi siano imme-diatamente profittevoli nel massimo numeropossibile di paesi. L’apertura di filiali di distri-buzione, la ricerca di agenti e rappresentanti ela partecipazione a fiere di settore comportanoinvestimenti, rischi, difficoltà e lunghi tempi diesecuzione incompatibili con il mercato». Ma qual è allora la possibile risposta per lePmi italiane sempre più in difficoltà? Abbate ri-sponde con un concetto non certo estraneo achi si occupa di economia. «L’accrescimento

Lucilla Lanciotti, Gian Piero Abbate e Marco Santoro

❝~

L’accrescimento della capacitàinnovativa e della competitivitàpassa attraverso il modellodi rete d’impresa

››

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58 • DOSSIER • VENETO 2013

della capacità innovativa e della competitività– dice Abbate – passa attraverso il modello direte d’impresa. Lavorare in rete è una modalitàche può dare risultati notevoli, ma che deve es-sere acquisita: conviene farsi aiutare da pro-fessionisti, come gli Innovation Broker, che in-dividuano strategie per accelerare i processi diinnovazione, ricercano gli strumenti per rea-lizzarli, li rendono disponibili. “Link innova-zione” ha collaborato alla costruzione di unarete internazionale, denominata IBN (Inno-vation Broker Network), all’interno della qualesi sono raggruppati. Il risultato è la possibilitàda parte di questi professionisti di effettuareprogrammi operativi per le imprese che li ri-chiedono in ogni parte del mondo».La rete d’impresa è un insieme di aziende,giuridicamente autonome, i cui rapporti si ba-sano su relazioni fiduciarie e su specifici ac-cordi contrattuali. «Il contenuto del contrattodi rete non è predeterminato, ma lascia ampialibertà di scelta ai partner rispetto all’oggettoe alle modalità di realizzazione. Il contratto, adesempio, può riguardare la condivisione di at-tività strategiche quali produzione, ricerca esviluppo, internazionalizzazione, formazione emarketing». A parlare questa volta è il Ceo didue altre “creature” di R.Q., l’ingegner MarcoSantoro è infatti alla guida dell’Eidon-Lab edè Manager della rete Coin. «Non importa ilsettore di appartenenza o la dimensione delleaziende – dice Santoro –, l’approccio del la-vorare in gruppo e in modo coordinato, secondotto con cognizione di causa e professio-nalità, dà sempre ottimi risultati».Per Research Qualification, lavorare in reticollaborative è un modo strategicamente ac-quisito dal 2006. «In questi anni – ricordaSantoro – si è consolidata una forte esperienzaprofessionale, ma anche pratica nella costru-zione, sviluppo, gestione di reti di imprese.

››

Nella sua attività di supporto alle aziende, RQ ha costruito negli

anni molte decine di reti d’imprese orientate all’innovazione e

allo sviluppo di nuove tecnologie: tra queste c’è Link

innovazione. L’ingegner Lucilla Lanciotti, Ceo di R.Q. e

manager di rete di linkinnovazione.net, ne spiega gli obiettivi.

«Link innovazione è un business network che adotta modelli

organizzativi, di comunicazione e gestionali che consentono

l’eccellenza in ciascuna delle attività, utilizzando le

competenze dei partecipanti al network. È finalizzata alla

realizzazione di un programma di sviluppo denominato Kicks –

Knowledge Intensive Cloud Keyboard Services – e riguarda la

realizzazione di servizi di gestione in outsourcing secondo il

modello Cloud Services di tipo Saas, basati su una piattaforma

di collaborative working originale. Il collegamento di queste reti

ai network internazionali dell’innovazione (come Een, Insme,

Inno.Biz, Earto, Ninesigma) consente di operare su scala

globale anche senza effettuare investimenti in strutture

internazionali».

Un “collegamento”alla ricerca

IMPRESA E SVILUPPO

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Nel solo anno 2011 R.Q. ha costruito, in qua-lità di consulente esperto o di partner, diversedecine di reti di imprese, soprattutto in ambitilegati all’innovazione o alla ricerca e sviluppo».

L’EUROPA TENDE LA MANO:HORIZON 2020 L'Europa è di fronte all'ennesimo giro di boanella lunga regata dei "Programmi Quadroper la Ricerca". In quest'anno la sua settimaversione chiuderà i battenti, per passare a unanuova formula denominata "Horizon 2020".«Dal 2014 al 2020 – dice Lanciotti –, il nuovoprogramma dell'Ue non sarà più finalizzato

solo alla ricerca, ma sarà aperto all'innova-zione: cambierà molte regole di partecipa-zione per le imprese, soprattutto le Pmi, ed èstato pensato per una nuova crescita che in-crementi i posti di lavoro in Europa. In con-creto, l'Unione ha fissato una serie di obiettiviambiziosi in cinque aree strategiche in mate-ria di occupazione, innovazione, istruzione,inclusione sociale e clima/energia, da rag-giungere entro il 2020». Lanciotti sottolineagli aspetti più interessanti del progetto euro-peo, sotto un punto di vista dal quale è im-possibile non considerare l’ottava versione delprogramma come una grande opportunità.

«Avendo integrato i variaspetti – conclude Lan-ciotti –, Horizon 2020 è ingrado di garantire ancheuna semplificazione attra-verso un unico insieme dinorme, mentre attualmentei finanziamenti sono sud-divisi tra diversi strumentinon omogenei né coordi-nati tra loro. Ogni Statomembro ha adottato i pro-pri obiettivi nazionali in cia-scuna delle aree indicate.Ma la complessità del pro-gramma e l'ingente stanzia-mento previsto, impongonola capacità di fare sistema alivello locale, e in Italiasiamo tra i peggiori in que-sto. Per questo sarà necessa-rio ricorrere a specialisti delsettore, come alcuni espertiche operano in R.Q., per co-gliere questa opportunità siaper le imprese che per le or-ganizzazioni pubbliche».

❝~

Trasformare l’attività di ricercae sviluppo in valore economicoè un’abilità che necessita di nuovistrumenti e nuove tecniche organizzative

Lucilla Lanciotti, Gian Piero Abbate e Marco Santoro

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IL DISTRETTO DELLA CALZATURA

Nel 2012 il fatturato del settore cal-zaturiero italiano si è fermato a 7,1miliardi di euro, con una flessionedell’1,4 per cento in valore rispetto

al 2011. Con 200 milioni di paia di scarpe pro-dotte, l’anno scorso non è riuscito a migliorareil risultato precedente, vedendo diminuire il pro-dotto del 4,1 per cento. Unico indice in attivo è l’export, cresciuto del 2,8per cento in valore, al quale non è però corri-sposto un incremento di volumi, calati del 6,2per cento, soprattutto a causa della minore ri-chiesta sul mercato europeo. A controbilanciareperò sono i Bric, soprattutto Cina-Hong Kong(più 27,6 per cento) e Russia (più 14,7 percento). A confermare questi dati e a sottolinearela necessità di rimappare la geografia dei mercatida sorvegliare sono Erasmo e Davide Righetto,

titolari di Leo Sport, terzista nellaprogettazione e realizzazione discarpe per i primi cinque brand almondo del segmento sneaker. «Ilmercato italiano recepisce i nostriprodotti in maniera molto ridotta,a causa del ridotto potere di ac-quisto delle famiglie - spiega Era-smo Righetto, responsabile del-l’area amministrativa -. Per questomotivo ci stiamo attrezzando pervendere all’estero attraverso i mar-chi per i quali lavoriamo. I mercatipiù promettenti in questo mo-mento sono quelli extraeuropei,come i paesi arabi e le Americhe». Orientandosi a un prodotto di fa-scia alta, Leo Sport, nella propriaproduzione, fa confluire l’abilitàmanifatturiera di uno dei distrettipiù importanti per la scarpa –Galta di Vigonovo, territorio cheproduce per tutte le firme mon-diali della calzatura – con la capa-cità di essere ricettiva rispetto alletendenze internazionali. «Ci sono

La crisi dei consumi sta facendo sparire i prodotti

di prezzo medio dal mercato interno, nel quale resiste

solo il lusso. Erasmo e Davide Righetto confermano

i dati che vedono soltanto l’export in crescita.

E le aziende non possono che adeguarsi

Luca Càvera

Il calzaturiero sopravvivecon la fascia alta

Fasi della produzione delle sneaker della Leo Sport Srl di Galta di Vigonovo (VE)

[email protected]

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VENETO 2013 • DOSSIER • 63

luoghi speciali – interviene Davide Righetto,che segue da vicino gli aspetti stilistici del-l’azienda – in cui i trend nascono. Londra eNew York sono città che per tradizione arrivanoprima. Da lì si parte per vedere quale sarà la ten-denza futura – colori, materiali, suole –, da lì silavora con il committente e si studia la fattibilità.Per essere maggiormente ricettivi, per l’ufficiostile preferiamo avvalerci di collaboratori esterni,perché è meglio avere degli stilisti liberi, non con-dizionati, che viaggiano molto e che per questonon sono legati a particolari situazioni. Questoè anche l’unico modo per continuare a collocarcinella fascia alta del mercato, che si sta sempre piùorientando verso il lusso. La fascia intermedia stascomparendo, in tutti i settori». Si riconferma così il problema dell’imita-zione e anche quello della contraffazione.«Tutti i giorni qualcuno può contraffare, chifa contraffazione non ha niente da perdere -spiega Erasmo - Sono tutti personaggi giàabituati a delinquere. Il problema è a livellolegislativo. Se viene trovata della merce eviene sequestrata, questa rappresenta soltantola punta dell’iceberg, mentre sul mercato ègià arrivata gran parte dei prodotti. E in più,anche interrompendo una produzione, ce n’ègià un’altra pronta a partire. Questo ci spingea rivedere anche i nostri costi di produzione,in modo da permettere ai marchi di proporrescarpe con un prezzo più appetibile per il

consumatore». «Noi, per esempio, da diecianni facciamo eseguire in Romania l’assem-blaggio della parte superiore della scarpa, latomaia - sottolinea Davide -. In Italia natu-ralmente restano il design e l’artigianato, mala cucitura della tomaia possiamo farla sol-tanto in Romania. E non è solo una que-stione economica, siamo obbligati a deloca-lizzare parte del processo produttivo. In Italiaquesti lavori non si fanno più, non ci sonopersone – soprattutto fra i giovani – che vo-gliano farli». In conclusione, Erasmo presenta leprospettive per il 2013: «Se le banche non dannofiducia alle imprese non ci si può rialzare. Nonc’è disponibilità né nelle banche locali né inquelle nazionali, non vogliono rischiare. E ildramma è che per anni siamo stati una regionetrainante, mentre in due anni è stato distruttoquello che era stato costruito in trenta – primaavevamo molti settori, ora di questi non va beneneanche uno. Siamo sempre stati pronti ad af-frontare i problemi con le solite armi, perchébene o male si lavorava. Ma adesso il treno si èfermato. L’economia è ferma a zero e per ripar-tire da zero ci vuole molta forza».

❝~

I mercati più promettenti in questomomento sono quelli extraeuropei,come i paesi arabi e le Americhe

Erasmo e Davide Righetto

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Secondo il “Dossier Kyoto 2013” l'Italiaha centrato il target di riduzione delleemissioni di gas serra fissato dal proto-collo di Kyoto. Le emissioni sono dimi-

nuite infatti in media del 7 per cento nel periodocompreso tra il 2008 e il 2012, rispetto ai valoridel 1990, anno di riferimento assunto dal pro-tocollo che dava come obiettivo -6,5 per cento alnostro Paese. Eppure l’Italia ha ancora molta strada da fare. «L’innovazione a favore dell’effi-

cienza energetica e della riduzione delle emissioniinquinanti – spiega Bruno Giordano - viene re-cepita di più nel nord Europa che nel sud delcontinente». Bruno Giordano è alla presidenzadel Gruppo Giordano, realtà industriale pre-sente sul panorama nazionale e internazionalecon soluzioni di sistemi integrati per l’automa-zione, la gestione e il risparmio energetico.

Che obiettivi avete raggiunto nel corso del2012? «Noi puntiamo ogni anno a crescere del 20 percento e questo risultato è stato raggiunto anchenell’anno appena concluso. Ci siamo inoltre datil’obiettivo di crescere fuori dall’Italia e possiamoregistrare le maggiori crescite proprio oltre i con-fini nazionali. Il motivo è semplice. Noi siamo

In tema di efficientamento energetico

e riduzione delle emissioni inquinanti

non siamo assolutamente al pari

di Paesi come Olanda e Germania.

L’analisi di Bruno Giordano

Nicoletta BucciarelliBruno Giordano è presidente

del Gruppo Giordano, con

sede principale

a Villa Bartolomea (VR)

www.gruppogiordano.com

Efficienza energetica,l’Italia ha molta strada da fare

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Bruno Giordano

VENETO 2013 • DOSSIER • 67

orientati all’innovazione in direzione dell’effi-cienza energetica e della riduzione delle emissioniinquinanti. Questioni che vengono recepite so-prattutto nel Nord Europa. Sotto questo puntodi vista possiamo affermare che la punta di dia-mante dell’Europa in questo momento è rap-presentata dall’Olanda. Fortunatamente colla-boriamo con aziende olandesi che ci fanno dafaro per il futuro. L’Italia purtroppo è ancoratroppo attenta al costo immediato delle cosepiuttosto che a quanto si può risparmiare nel fu-turo. L’italiano non è abituato a ragionare piani-ficando, ma a guardare solo a ciò che sembra unbeneficio immediato. Questo si ripercuote anchesugli edifici, che nel Nord Europa sono costruiticon standard e criteri decisamente superiori ainostri».

Parliamo del sistema Milkyway: quali primifeedback state raccogliendo?«Milkyway nasce dal desiderio d’innovazionenel settore dell’efficientamento energetico. A uncerto momento ci siamo sentiti pronti a rag-gruppare tutte le nostre conoscenze per gestirlenell’ottica del massimo comfort e del minor con-sumo energetico. Si tratta di un sistema che dalpunto di vista funzionale gestisce le varie fonti dienergia e le mette insieme per utilizzare quellache più conviene in quella determinata condi-zione. È un innovativo sistema di Home EnergyControl (con gestione dell’efficienza energetica)basato su sensori e attuatori senza fili e senza bat-terie, che sfruttano tecnologie di energy harve-

sting. L’idea è di attenzione all’ambiente senza di-sperdere l’energia che naturalmente si produce inquell’ambiente. Finora abbiamo avuto riscontrisignificativi in un mercato mirato. Soprattutto inOlanda e in Germania».

In media investite un milione di euro al-l’anno in ricerca, innovazione e sviluppo. Suquali aree e tecnologie si concentreranno gliinvestimenti previsti per il 2013?«Sicuramente nell’efficienza della combustionenelle caldaie. Abbiamo scoperto un principioche ci permette di rendere massima l’efficienza inogni combustione. Si tratta di una novità asso-luta che abbiamo appena presentato a Franco-forte e in Cina; un principio coperto da più bre-vetti su cui continueremo a investire e a cuiabbiamo dato il nome di Lisa».

Quanto il settore al quale appartenete po-trebbe essere una chiave di svolta in questacrisi che non sembra avere una fine?«Noi operiamo in settori che opportunamentestimolati con una regolamentazione creerebberoun volano per le aziende che operano nel com-parto e allo stesso tempo sarebbe un grandepasso avanti per l’ambiente. Quelli che abbiamoin Italia sono dei sistemi che nella maggior parted’Europa sono da tempo banditi. L’Italia deveadeguarsi. Questo sarebbe un motore per l’eco-nomia e un vantaggio per il paese».

❝~

Una delle novità è Lisa, un sistemache ci permette di rendere massimal’efficienza in ogni combustione

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Rappresenta l’unione tra grafica, ar-chitettura e funzionalità. Il pac-kaging contiene design, tecnica ecomunicatività espressiva. All’in-

terno di questo comparto da anni operaPack+ producendo packaging e display box incartone, e ha conquistato una posizione di ri-ferimento nel mercato della fornitura diastucci per le aziende del settore erboristico,parafarmaceutico, cosmetico. «Si parte sempredall’idea del cliente – spiega Stefano Pettenon,amministratore unico dell’azienda - che sia uncampione fisico o solo una bozza di design. Ilpersonale Pack+ poi sviluppa l’astuccio dicartone, studiando la sua conformazione, rea-lizzando la fustella, stampando i fogli, pie-gandoli e incollandoli, fino alla consegna». Il 2012 per Pack+ ha segnato una tappa im-portante nel processo di continua evoluzionedell’attività, soprattutto sotto il profilo dellaqualità e della sicurezza, basilare nel settore.«Nel corso dell’anno abbiamo ottenuto la cer-tificazione Pefc, che attesta la capacità e lastruttura per gestire correttamente materieprime prodotte da foreste a loro volta cer-tificate Pefc. Oltre a questo, l’azienda ha im-plementato nuovi e più potenti sistemi dicontrollo in grado di ottimizzare ancor più laproduzione. L'obiettivo raggiunto è un’ulte-riore riduzione degli sprechi di carta, di ener-gia, di inchiostri e acqua, un risparmio che sitraduce concretamente in un maggiore ri-spetto ambientale. Per far questo si è affinatala procedura di avviamento della stampa deifogli che diverranno astucci: grazie alla pre-parazione tecnica del personale e a particolaristrumenti di controllo, ora vengono stam-pati solo pochi fogli prima di raggiungere laqualità ottimale per la produzione. Inoltre, ifogli di questo avviamento vengono riutiliz-zati, stampandoli anche sul retro durante al-

Il packaging è fusione di grafica e funzionalità.

Con uno spiccato interesse per il controllo,

il miglioramento continuo e il rispetto

per l’ambiente. Il punto di Stefano Pettenon

Marco Grandi

Tra funzione e design

Pack + Srl si trova a Castello di Godego (TV)

www.packpiu.com

MODELLI D’IMPRESA

68 • DOSSIER • VENETO 2013

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VENETO 2013 • DOSSIER • 69

tri avviamenti. Solo a questo punto sono in-dirizzati alla raccolta differenziata. Una voltapartita la tiratura, grazie al monitoraggio ef-fettuato, vengono sostanzialmente azzerati isurplus di produzione, che pur rientrandonelle tolleranze previste dalle norme com-merciali tipografiche, creano un potenzialespreco di materiale e di energia, oltre ad au-mentare i rifiuti». L'attenzione a minimizzare l'impatto am-bientale non è solo precisa volontà della pro-prietà, ma è una gestione integrata nella pra-tica produttiva. «Pack+ ha ottenuto nel 2011la certificazione ambientale Uni En Iso 14001- 2004. Questo vuol dire essere consapevoli ditutti gli aspetti in cui la produzione può in-cidere sull’ambiente circostante, aver presotutte le precauzioni affinché ciò non avvenga,monitorare costantemente l'efficacia delle pre-cauzioni, valutare i punti in cui è possibile ul-teriormente migliorare le prestazioni. Ven-gono così svolti esami accurati delle emissioniin atmosfera, delle acque in ingresso (esameutile anche per il controllo della qualità dellastampa) e di quelle in uscita». Al di sopra di tutto il processo produttivo vi-gila un sistema di controllo e gestione dellaqualità. «Questo si concretizza in un’elevataquantità di controlli cui è sottoposta la pro-duzione: alcuni preventivi, altri a campione,altri ancora effettuati sulla totalità degli

astucci prodotti. Un sofisticato sistema ot-tico, ad esempio, verifica ogni singolo pezzostampato, controllandone la corrispondenzacromatica rispetto al campione vidimato dalcliente, la corretta messa a registro tra stampadel fronte e quella del retro, oltre che trastampa e fustella. Inoltre il sistema svolge uncontrollo di antiframmischiamento, gestito inuna frazione di secondo in continuo lungo lalinea di produzione, dove i singoli astuccivengono piegati e incollati. A seguire, il per-sonale effettua altri controlli di qualità, oltreche un controllo a campione durante il con-fezionamento, con un metodo in grado diminimizzare il margine di errore». Per com-pletare il servizio nel migliore dei modi, unalogistica attenta e precisa, è in grado di sod-disfare nei tempi concordati, con una qualitàtotale, le richieste del cliente. «Anche quellepiù esigenti – precisa Pettenon - come adesempio, la gestione delle informazioni sulpack riportate con la scrittura Braille per inon vedenti».

~

Un sofisticato sistema ottico verificaogni singolo pezzo stampato,controllandone la corrispondenzacromatica rispetto al campionevidimato dal cliente

Stefano Pettenon

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«Creare nuove occasioni di busi-ness in tutto il mondo. Questoper noi è costruire il futuro».Ad analizzare bene le parole di

Giovanni Pagotto, per quanto sintetiche, si pos-sono trovare tutti i diktat della moderna im-prenditoria: dalla diversificazione che le “nuoveoccasioni” implicano, all’internazionalizzazioneche solo uno sguardo su “tutto il mondo” per-mette. Il futuro per Pagotto si costruisce conmattoni diversi, “fatti” di plastica, vetro e metallo:infatti, il gruppo industriale Arredo Plast, di cuiè Presidente, si occupa della lavorazione e com-mercializzazione di in queste tre macro- catego-rie attraverso l’operato di 7 aziende di cui detienela proprietà. Il core business del Gruppo è ancoraoggi rappresentato dalla lavorazione delle mate-riale plastiche, accomunate alla lavorazione delmetallo con un’unica gestione strategica ed in-novativa. Certo, una produzione interamentemade in Italy offre un biglietto da visita vantag-gioso, soprattutto all’estero. «Tutte aziende – dice

il Presidente Pagotto – che fanno dell’eccellenzail loro tratto distintivo, in termini di design comedi innovazioni tecnologiche. Il Gruppo ArredoPlast, la cui sede principale si trova ad Ormelle(TV), è una realtà produttiva e commerciale cheda oltre 40 anni è presente sul mercato interna-zionale che rappresenta più dell’80 per centodella produzione. a.b.m. Italia, Plastistecnica,City Design, Vetroelite, Prisma e City Househanno sede nella provincia di Treviso, le quattrofiliali europee di a.b.m. Italia sono localizzate ri-spettivamente in Germania, Francia, Spagna eTurchia, e a.b.m. Canada, a copertura del mer-cato americano, ha il suo sito produttivo e com-merciale a Toronto. Il gruppo dà lavoro a più di650 dipendenti e continua a registrare un ottimoandamento di bilancio.

IL DESIGN D’ECCEZIONE

NELL’ARCHITETTURA URBANA

Per comprendere meglio la strategia con la qualeArredo Plast è riuscita a rispondere alle nuove esi-

Il made in Italy delle opportunità

Sopra, Piazza Costituzione

Kharkiv (Ucraina) con l’arredo

urbano realizzato da City

Design, società del gruppo

Arredo Plast. Il gruppo ha sede

a Ormelle (TV)

www.arredoplastgroup.com

Dall’esperienza imprenditoriale di Giovanni Pagotto, un’analisi della visione aziendale

che ha portato il Gruppo Arredo Plast al successo internazionale in modo diversificato.

Grazie anche alla capacità di saper anticipare e accogliere nuove sfide ed opportunità

Remo Monreale

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VENETO 2013 • DOSSIER • 71

genze del mercato bisogna individuare i punti diforza delle singole proposte. Uno di questi è rap-presentato da City Design, azienda del gruppoimpegnata nel settore dell’arredo urbano e del-l’illuminazione pubblica. «Con oltre 500 articolia catalogo – spiega il Presidente Pagotto – CityDesign offre un servizio che comprende lo stu-dio, la produzione, l’assemblaggio e la posa inopera di prodotti creati anche “su misura”. I suoielementi di arredo urbano coniugano stile, qua-lità, funzionalità e rispetto per l’ambiente, valo-rizzando le caratteristiche e le peculiarità dei luo-ghi dove s’inseriscono, uniti ad apparecchid’illuminazione da esterno a tecnologia Led. Inquesti campi di specializzazione, City Design haincrementato la propria attività di là dai confininazionali e soprattutto nei mercati emergentidell’Est Europa, che negli ultimi anni hanno di-mostrato un crescente interesse al rinnovamentoarchitettonico e dell’arredo urbano». Uno degli esempi cui Pagotto fa riferimento èPiazza Costituzione a Kharkiv (in Ucraina).

«Uno dei luoghi – ricorda il presidente di ArredoPlast – più rappresentativi della città. Le sedutesu misura ergonomiche dal design originale, ilampioni con struttura in acciaio inox, le lam-pade a Led con componenti di ultima genera-zione ad alta efficienza ed elevato risparmio ener-getico sono stati pensati per valorizzare ilmonumento dedicato alla libertà, che rende il cit-tadino l’elemento centrale della progettazione».

LA LAVORAZIONE DELLE MATERIE PLASTICHE SE-

CONDO LO STILE ITALIANO

a.b.m. Italia rappresenta il cuore pulsante delGruppo Arredo Plast per la capacità di innova-zione e l’attenzione al design, che si concretizza ››

Giovanni Pagotto

IL FATTURATO COMPLESSIVO DEL GRUPPO

ARREDO PLAST REGISTRATO ALLA CHIUSURA

DEL BILANCIO RELATIVO AL 2012

230 Mln

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attraverso prodotti in plastica per l’organizza-zione dello spazio domestico e per lo smalti-mento di rifiuti ospedalieri speciali, attraverso imarchi Kis e APmedical. Plastitecnica, moderna e tecnologicamente avan-zata, soddisfa le esigenze di grandi marchi inter-nazionali dedicandosi alla produzione conto terzisino a diventare, come spiega il presidente Pa-gotto, «il più importante fornitore mondiale diIkea nei manufatti in plastica grazie alla qualitàproduttiva e l’automazione spinta». Sull’argo-mento plastica, il Presidente del gruppo venetofa una panoramica su quanto sta caratterizzandol’evoluzione del mercato della materia prima.«Questo è un argomento complesso, che afferi-sce a due ordini di problemi: le fonti di approv-vigionamento e l’aspetto ambientale. I significa-tivi aumenti del costo della materia prima cheabbiamo subito nel corso del 2011 induconoinfatti a un serio ragionamento sul futuro utilizzodei derivati del petrolio. La salvaguardia del-l’ambiente, inoltre, è un’esigenza ormai impre-scindibile all’interno della moderna società, eproprio per soddisfare queste necessità ci stiamomuovendo nell’ottica di un riciclo completo delmateriale trasformato. Già oggi, ad esempio, al-cune tipologie di prodotto sono fabbricate conmateriali plastici post-consumo o post-lavora-zioni industriali».

LE NUOVE FRONTIERE DI ARREDO PLAST

Completano il profilo del Gruppo Prisma e City

House. Prisma, entrata di recente nel Gruppo, daoltre 30 anni produce soluzioni innovative per lacucina professionale e il self-service, prodotti di-segnati e realizzati su misura, con elevati standarddi igienicità e sicurezza. Inoltre è leader europeonelle forniture per il settore navale. L’esperienzatrentennale nel campo della ristorazione profes-sionale insieme allo stile di un noto architetto ita-liano e la consulenza di cuochi e laboratori di er-gonomia hanno dato vita al progetto Abimis. Èdi questi ultimi mesi il lancio di queste cucine dialta gamma, interamente in acciaio inox, fabbri-cate a mano in Italia e rivolte ad appassionati delcucinare. Con Abimis Prisma si propone peruna consulenza a 360 gradi nella progettazionedello spazio cucina.E infine City House è l’ultima sfida del GruppoArredo Plast. Fortemente voluta dal PresidenteGiovanni Pagotto, la società progetta e realizzaabitazioni con strutture pre-assemblate in ac-ciaio per complessi residenziali. Ricchissime divantaggi strutturali (antisismiche, ignifughe, conmateriali riciclabili, classi energetiche B o A)questo tipo di costruzioni apre nei paesi in via disviluppo, Medioriente e Americhe nuove fron-tiere per l’edilizia, e nuove soluzioni di sopraele-vazione per tutta l’Europa. La forza e i successipassati del Gruppo Arredo Plast sono a garanziadi questo nuovo business, del quale lo stessoGiovanni Pagotto ha fiutato l’importanza, nel-l’incessante sforzo di far fronte alle nuove esigenzedi mercato.

››

MODELLI D’IMPRESA

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Il rapporto Unic (Unione Nazionale Indu-stria Conciaria) rivela un 2012 green per ilsettore. Per produrre un metro quadrato dipelle sono stati utilizzati in media 1,91

chili di prodotti chimici, 108 litri di acqua e ge-nerati 1,85 chili di rifiuti. Questi tre parametrimostrano un passo in avanti. Dieci anni fa, in-fatti, per ottenere la stessa quantità di prodottoerano necessari 116 litri di acqua e i rifiuti erano2 chili. A dare un contributo al processo di tran-sizione verso lo sviluppo sostenibile sono stateanche le innovazioni introdotte da aziende comela Gemata di Trissino, specializzata nella produ-zione di macchine per la rifinitura superficiale dipelli e vetri piani. Come spiega il direttore ge-nerale della società, Gianni Maitan: «Le nostremacchine per la rifinitura delle pelli intere im-piegate nell’arredamento e nella carrozzeria autoha permesso di raggiungere notevoli beneficiambientali e anche economici, senza con questopregiudicare il risultato finale del prodotto, cheanzi ha visto migliorare la propria qualità».

Quali sono i dati che supportano la sua af-fermazione?«La nostra soluzione, rispetto ai sistemi tradi-zionali, ha dimezzato la quantità di prodotti chi-

I dati raccolti dall’Unione Nazionale Industria

Conciaria mostrano un decennio di miglioramenti

nel consumo di risorse e nella riduzione

della produzione di rifiuti per i processi di lavorazione

delle pelli. Ne parliamo con Gianni Maitan

Manlio Teodoro

Da sinistra: Rino Mastrotto titolare di Rino Mastrotto Group, presidente di Unic., di Cotance

e prossimo presidente dell’Associazione Mondiale dei Conciatori, Daniele Gastaldello, titolare di Synbios Spa,

Gianni Maitan, direttore generale di Gemata Spa www.gemata.com

La concia si fa sostenibile

MODELLI D’IMPRESA

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mici dispersi nell’ambiente. Inoltre consente unrisparmio di acqua del 95 per cento, un rispar-mio del 99 per cento sui costi di smaltimento deifanghi prodotti, usa il 95 per cento in meno diaria compressa e consente un risparmio energe-tico dell’80 per cento. Un’ulteriore conferma deibenefici ambientali conseguibili con questa mac-china è data dal fatto che il ministero dell’Am-biente tedesco ha concesso un finanziamento di80mila euro a un partner che, per un progetto pi-lota, ha scelto di adottare il nostro prodotto».

Al di là di questi importanti contributi al ri-sparmio energetico e delle risorse, quali sonogli altri valori aggiunti proposti dalla vostra re-altà al settore della concia?«La chiave del nostro successo è l’elevata profes-sionalità di tutto il personale e il nuovo modelloorganizzativo. Tutto il processo aziendale è orien-tato alla percezione dei bisogni del potenzialepartner e alla loro traduzione in modo rapido,economico ed efficace, in un prodotto che lisoddisfi, e che viene costantemente monitoratoe migliorato. In quest’ottica, ogni macchina vieneprogettata all’interno dell’azienda da un ufficioricerca e sviluppo e testata prima internamentee successivamente presso i nostri principali par-

tner. Inoltre, siamo l’unica azienda del settoreche mette a disposizione dei clienti un labora-torio dotato di macchine con una dotazione dicirca 700 differenti cilindri per la rifinizionedelle pelli, dei tessuti e del vetro piano all’in-terno del quale è possibile svolgere attività di ri-cerca per la realizzazione di nuovi prodotti. In-fine mettiamo a disposizione un serviziopost-vendita sempre pronto a intervenire rapi-damente in tutti i paesi del mondo».

Dunque, la vostra attività di ricerca nonsi svolge solo fra le mura del vostro stabi-limento.«No, al contrario. Uno dei nostri principalielementi di forza è proprio il fatto che nelleattività di ricerca vengono coinvolte anche lepiù importanti aziende chimiche – comeLanxess, Basf, Tfl, Stahl, Clariant –, che aloro volta sperimentano nei loro laboratori diricerca i nuovi prodotti chimici sulle nostremacchine. Dopo questi test, ogni aziendachimica ci fornisce un report sulla base delquale modifichiamo e adattiamo i nostri si-stemi, per portare al massimo grado la com-patibilità fra le due componenti del processodi concia».

Gianni Maitan

VENETO 2013 • DOSSIER • 75

~

I nuovi impianti per larifinizione a rullo delle pelli,hanno ridotto della metàil consumo di prodottichimici rispetto ai sistemitradizionali a spruzzo

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MODELLI D’IMPRESA

76 • DOSSIER • VENETO 2013

Iprocessi di serigrafia e stampaggio dei tes-suti rappresentano la fase di maggiore ri-schio di contaminazione da agenti tossici.«Per questo motivo è da preferire la scelta

di tessuti sui quali siano stati utilizzati soltantoprodotti di colorazione rigorosamente italianie a base di acqua. Dato che i capi e i tessuti im-portanti dall’estero non viaggiano accompa-gnati da adeguate garanzie circa il tipo di trat-tamento al quale sono stati sottoposti. Se infattila legge italiana impone alle imprese precisi li-miti e divieti per l’uso dei solventi chimici, al-l’estero esiste una selva di normative diverse, frale quali per il consumatore può non esseresemplice districarsi, soprattutto nel momentodell’indecisione di fronte a un acquisto inte-ressante». È questo il consiglio che Tiziana Bu-satto, socio amministratore della Elleti Seri-grafia di Ponzano Veneto – azienda specializzatanella stampa su qualsiasi tipo di tessuto e ma-teriale tessile e inoltre nella stampa ignifuga sutute da gara automobilistica e kart – dà ai con-

sumatori italiani.Ci sono degli indicatori che permettono di

riconoscere il tipo di processo al quale èstato sottoposto un tessuto?«Noi seguiamo le rigorose normative del-l’Oeko-Tex Standard 100, standard di sicu-rezza che permette una valutazione oggettivadelle componenti potenzialmente nocive con-tenute nei tessuti e le loro qualità ecologiche.

Mediante l’Oeko-Tex Standard 100, i pro-dotti tessili vengono controllati lungo tuttele fasi della produzione e si può evitare di du-plicare i controlli. Si basa su cento parame-tri di controllo, fondati su procedure rico-nosciute a livello internazionale. Ogni provaè effettuata sulla base delle sostanze chimicheutilizzate e che contribuiscono a modificareil prodotto sotto l’aspetto qualitativo.Quanto più il tessuto è destinato a essere acontatto con pelle umana, tanto più i para-metri si fanno severi».

Quali sono i vantaggi per l’azienda cheadotta questo standard?«Questa “trasparenza” della produzione, ol-tre a garantire la sicurezza per chi acquisteràe indosserà il capo, permette alle aziende dirisparmiare tempo e quindi risorse. E dun-que l’adozione dello standard si traduce an-

I tessuti italiani sono più sicuriIl nostro paese ha stabilito precisi limiti

e divieti per l’uso dei solventi chimici

nel trattamento dei capi

di abbigliamento. Le stesse garanzie

non possono esistere per i prodotti

di importazione. Tiziana Busatto

consiglia i consumatori

per un acquisto sicuro

Rita Margo

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Tiziana Busatto

VENETO 2013 • DOSSIER • 77

che in un sistema di incremento della com-petitività».

Quali sono le dinamiche operative at-traverso le quali realizzate grafica e stampaserigrafica?«Possiamo partire sia da una grafica realizzatadal nostro committente che da una proget-tazione ed elaborazione grafica da zero. Unavolta che è definito il progetto grafico, da

questo vengono sviluppate tante pellicolequanti sono i colori di stampa. Queste ver-ranno poi incise sui telai serigrafici – che cor-risponderanno ognuno a un colore. Unavolta pronti, i telai sono montati sulle mac-chine serigrafiche automatiche o manuali,si preparano i colori – rigorosamente a basedi acqua –, si registrano i valori cromatici distampa e quindi si procede alla produzioneo eventualmente alla realizzazione del cam-pionario».

Quali sono stati i vostri più recenti in-vestimenti in tecnologie di stampa?«Abbiamo da poco tempo introdotto unamacchina da stampa in digitale – che si è ag-giunta alle altre macchine serigrafiche già innostro possesso che ci permettono di pro-cessare qualsiasi tipo di tessuto e fibra. Stam-piamo fino a un massimo di dieci colori con-temporaneamente, con un formato distampa utile di 60 per 100 centimetri. Le no-stre realizzazioni comprendono stampe lu-cide, spessorate, in quadricromia, in poli-cromia, microsfere, microsfere conapplicazione in mylar, applicazione a ultra-suoni e stampe su capo finito. Inoltre realiz-ziamo applicazioni con presse: flock, lucida-tura, transfer e transfer sublimatici».

~

Lo standard cheutilizziamo permette unavalutazione oggettivadelle componentipotenzialmente nocivecontenute nei tessuti

Tiziana Busatto, socio

amministratore unico e,

nella pagina accanto,

Gabriele Cestari,

amministratore

delegato della Elleti Srl

di Ponzano Veneto (TV)

www.elletiveneto.com

Page 66: DossVeneto302013

MODELLI D’IMPRESA

78 • DOSSIER • VENETO 2013

«La contrazione del mercato in-terno è stata sicuramente un ele-mento sfavorevole per molte im-prese. Inoltre, si è riscontrato un

certo rallentamento in termini di strategie com-merciali nella distribuzione italiana. Come ha re-centemente riportato il neo-eletto presidente diConfindustria Veneto Roberto Zuccato“…siamo veneti e italiani. Ma la nostra casa è ilmondo”. Non possiamo che concordare in que-

sta direzione, convinti che sia lastrada giusta da perse-

guire». Con queste pa-role Tiziano Carnie-

letto, uno dei titolaridi Twils, ha indi-cato l’importanzadi tutelare i valori,già caldeggiati

dallo stesso Zuccato, in perfetta sintonia conquelli che richiede l’attuale mercato: hand made,sartorialità, made in Italy, filiera breve, design ri-cercato, comunicazione attiva, con un occhioattento all’ambiente e alla sostenibilità. «Cre-diamo che le leve strategiche su cui puntare sianotuttora queste – continua Carnieletto –. La no-stra è sempre stata un’azienda di profondostampo italiano, e l’hand made il principalepunto di forza. Tutto viene prodotto nello sta-bilimento di Cessalto, privilegiando i materialinaturali e riciclabili. Siamo convinti che l’ele-mento strategico per superare la crisi risieda nellacapacità tutta italiana di innovare prodotti e pro-cessi, senza dimenticare le radici che affondanonelle tradizioni artigianali storiche. Noi abbiamoreagito innovando, introducendo elementi si-gnificativi nelle collezioni, operando importanticambiamenti nel nostro sistema distributivo na-zionale e potenziando l’export». Vero e proprio “Lifestyle brand”, il marchio Twilsnasce da una consolidata esperienza ventennalenel settore dei letti tessili imbottiti, comeun’azienda sartoriale che offre prodotti di altis-sima qualità, interamente cuciti a mano e pro-dotti con filiera breve. «La filiera breve com-porta solo vantaggi: permette di produrre,controllare e consegnare in tempo reale, e con-sente di dare un contributo alla sostenibilità am-bientale. Per l’origine familiare dell’azienda,siamo propensi all’accurato controllo di ognisingola fase produttiva e a una crescita atten-

Tiziano Carnieletto titolare

di Twils con sede

a Cessalto (TV). Nelle altre

immagini, letto Calvin

e momenti di lavoro

www.twils.it

Design, ricerca, internazionalizzazione, uniti all’impegno di produrre in maniera sostenibile,

interpretando lo stile contemporaneo con personalità, sono i punti focali della strategia

di crescita del tessile. Ne parla Tiziano Carnieletto

Viviana Dasara

Sartorialità e filiera breveper la svolta del tessile

Page 67: DossVeneto302013

VENETO 2013 • DOSSIER • 79

tamente controllata. Stiamo valutando un in-cremento della nostra presenza su nuovi mercaticon l’obiettivo di un ulteriore sviluppo. Un mododi agire comune all’industria italiana, che at-tualmente si conferma al primo posto come nu-mero di imprese attive nel settore del mobile, parial 19 per cento di quelle presenti in Europa». La sartorialità si esprime nel concetto di massimapersonalizzazione che arriva fino alla produzionedi rivestimento letto, biancheria e accessori. Illetto tessile ad esempio si conferma come verastar della zona notte, subentrando ai letti in le-gno, ottone e ferro che fino a pochi anni fa de-tenevano la supremazia del mercato. «Si è ormaiaffermata una tipologia di letti più accoglienti,

morbidi, vere e proprie aree di benessere, curatenei dettagli. E noi, che precorrendo i tempi ab-biamo intuito le potenzialità del letto tessile sar-toriale, coordinato con biancheria e comple-menti glamour, abbiamo avvalorato e imposto lanostra identità in maniera significativa». Nono-stante la sofferenza del mercato interno, allar-gando lo sguardo c’è ancora spazio per la crescita,interpretando lo stile contemporaneo con per-sonalità e ponendo grande attenzione all’equili-brio e all’accuratezza dei dettagli. Contano più leidee dei numeri, e i valori sono più importantidei prezzi, ma è fondamentale anche un assettoindustriale che renda compatibile l’aspetto arti-gianale con i tempi e i costi di una produzionemodernamente improntata. In quest’ottica Twilsha messo in atto una strategia di comunicazioneal passo coi tempi, multicanale e differenziata.«Abbiamo avviato un’intensa attività social, unospazio aperto dove gli utenti possono condivi-dere contenuti, idee e confrontarsi sul letto comeoggetto importante della casa, associandolo allamoda, allo spazio abitativo, al comfort, al corpo,al design».

❝~

L’elemento strategicoper superare la crisi risiedenella capacità tutta italianadi innovare prodotti e processi

Tiziano Carnieletto

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82 • DOSSIER • VENETO 2013

Società di servizi specializzata nel settoredel controllo e garanzia della qualità diprodotti e componenti, la Italsabi operasia a livello nazionale che internazio-

nale, effettua controlli non distruttivi, analisichimiche e metallurgiche, trattamenti termici eservizi di ispezione impianti. Si rivolge, tra l’al-tro, a impianti chimici, petrolchimici e per laproduzione di energia elettrica. La difficile con-giuntura economica ha inciso anche sui bilancidella società veneta, anche se non in maniera pe-sante come per altre realtà. «La crisi ha toccatotutti - conferma Giulio Bidese, titolare dellaItalsabi - anche se possiamo affermare che siamoin controtendenza rispetto ad altri in termini difatturato e ciò ha sicuramente premiato i nostrisforzi commerciali. Notiamo però già da qual-che anno un serio peggioramento in termini diliquidità dovuto ovviamente al rallentamentosostanziale dei pagamenti da parte dei clienti, si-tuazione che sta diventando quasi cronica». Giulio Bidese prova a trovare una soluzione sucosa imprese, banche e associazioni di categoriadovrebbero fare per rilanciare il tessuto produt-tivo locale. «Non vorrei risultare ripetitivo maoggi noi imprenditori dovremmo avere degli in-

terlocutori politici che siano in grado di attuaredelle riforme sostanziali. I temi sono sotto gli oc-chi di tutti: riforma del mercato del lavoro, al-leggerimento della pressione fiscale per le im-prese, obbligo di non superare il tetto dei 60giorni nei pagamenti, riforma della giustizia,semplificazione burocratica». E nonostante tutte le difficoltà Italsabi investecon costanza in ricerca e sviluppo. «Noi siamocontinuamente rivolti all’inseguimento di nuovetecnologie di controllo - afferma il titolare -che necessitano di investimenti costanti sia intermini di attrezzature, che di formazione spe-cifica dei nostri tecnici, i quali sono qualificatida enti terzi per ogni diversa metodologia dicontrollo. Oggi Italsabi conta 135 dipendenti

Investimenti costanti sia in termini

di attrezzature, che di formazione

specifica dei tecnici. Così Giulio Bidese,

titolare della Italsabi, guarda al domani

con l’obiettivo di espandersi

Lorenzo Brenna

L’investimento paga

La Italsabi Srl ha sede

a Sandrigo (VI)

www.italsabi.it

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VENETO 2013 • DOSSIER • 83

suddivisi in sei sedi: Sandrigo, Udine, Ancona,Siracusa, Cagliari e Novara». Quest’anno si celebrano i quaranta anni di at-tività dell’azienda. Il filo rosso che unisce lastoria di Italsabi è il forte legame tra l’impresae la famiglia Bidese. «La storia di Italsabi nascein Sicilia, quando 40 anni fa mio padre, Giu-seppe Bidese, decise di seguire lo sviluppo delsito chimico e petrolchimico di Priolo Gar-gallo, in provincia di Siracusa. Fu nell’ambitodella costruzione e dell’ammodernamento diquegli impianti che Italsabi mosse i primi passinell’esecuzione di controlli non distruttivi etrattamenti termici. Nel 2003 è venuto a man-care mio padre per cui il passaggio generazio-nale è stato un momento molto forte. Ho presoin mano le redini dell’azienda insieme a miamadre, devo dire con non poche difficoltà, macon l’idea di credere nel nostro marchio e inquel bagaglio tecnico costituito soprattuttodalla nostra storia e dai dipendenti a cui dob-biamo tanto e con i quali siamo riusciti a tor-nare a crescere. Da circa un anno è entrata in

azienda anche mia sorella Anna, con lo scopoappunto di mantenere un forte legame tra Ital-sabi e la famiglia soprattutto nel presidio diquei processi aziendali più critici quali la ge-stione commerciale, amministrativa e del per-sonale». Infine Giulio Bidese guarda all’anno incorso con fiducia e con l’intento di aumentarela presenza in modo capillare soprattutto nellaregione di nascita, il Veneto, con un occhioparticolare a est. «Il nostro scopo sarà sempre dipiù quello di valorizzare quei clienti “sani” concui siamo spesso riusciti a creare un rapporto dipartnership che va oltre la logica del clientefornitore. Ciò che voglio dire è che quelle realtàche sono riuscite a non subire le società dicontrollo, ma che ne hanno fatto una leva de-terminante per il miglioramento produttivo,sono coloro che oggi rilevano dei netti van-taggi competitivi nei confronti dei propriconcorrenti».

Giulio Bidese

❝~

Noi siamo continuamente rivoltiall’inseguimento di nuove tecnologiedi controllo che necessitanodi investimenti costanti

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MODELLI D’IMPRESA

84 • DOSSIER • VENETO 2013

Il settore manifatturiero, inteso in ogni suosingolo comparto, negli ultimi anni ha su-bito un duro colpo. Infatti, oltre a unaforte contrazione della domanda e ai tagli

al personale che le piccole e medie aziende sonostate costrette a effettuare per sopravvivere allacrisi economica, è stato protagonista di un fuggifuggi da parte di alcune grandi e importanti re-altà imprenditoriali, che hanno scelto di delo-calizzare la produzione all’estero, in paesi daicosti di manodopera di gran lunga inferiori. Iproblemi più urgenti riguardano l’elevato costodel lavoro, la scarsa flessibilità in entrata e inuscita, nonché le difficoltà nel ricevere agevola-zioni per quegli investimenti che permettereb-bero di mantenere la realtà produttiva sul terri-torio nazionale. Con questi esempi davanti agliocchi e nonostante le prospettive non proprio in-coraggianti, ci sono state però delle imprese chehanno deciso di rimanere italiane e fronteggiare

la situazione. Una di queste èla trevigiana Punto, specia-lizzata da trent’anni nella

commercializzazione di accessori e macchine percalzaturifici e nella produzione di filati Cucirinidal marchio Cucirini Internazionale. La filoso-fia alla base di questa azienda ha continuato a es-sere, anche durante la crisi, quella di mantenereuna connotazione al 100 per cento italiana e dipiccola-media impresa; e questo non solo perchéla Punto è un’attività manifatturiera dove il co-sto di manodopera è elevato e il margine opera-tivo molto contenuto, ma anche perché tale fi-

losofia rappresenta l’unicomodo per garantire una perso-nalità e una qualità del tuttomade in Italy ai vari prodotti. Nonostante la parvenza di pic-cola impresa e proprio per as-sicurare la massima qualità, dasempre la Punto si è impegnatain investimenti costanti e rile-vanti. Ne sono un esempioquelli realizzati per acquistarenuovi macchinari o adeguare leapparecchiature già in uso,strategia che ha permesso al-l’attività di difendersi e reagireall’interno di un contesto com-plicato e delicato e, al tempostesso, di aumentare il livelloqualitativo – già riconosciuto a

Nonostante la diffusa tendenza

alla delocalizzazione, ci sono ancora

aziende convinte che rimanere

sul suolo italiano sia il miglior modo

per trasmettere un know-how

e una qualità davvero made in Italy.

Il caso della Punto Srl

Emanuela Caruso

Il vero made in Italy

Momenti di produzione dei filati Cucirini Internazionale,

un marchio di proprietà della Punto Srl

di Biadene di Montebelluna (TV)

www.cuciriniinternazionale.com

Page 71: DossVeneto302013

Punto

VENETO 2013 • DOSSIER • 85

livello nazionale, internazionale – dei pro-dotti. Piuttosto lungimirante anche l’intro-duzione di nuove tecnologie per la bonderiz-zazione e per il rispetto dell’ambiente. Leprime permetteranno alla Punto di svilupparenuovi articoli nelle linee standard, acquisirenuovi clienti e soddisfare in pieno le loro esi-genze; le seconde dimostrano come la societàtrevigiana sia attenta alla riduzione dell’im-patto ambientale, di cui è ulteriore prova lacertifcazione Oeko-tex standard 100 di cuigodono tutti i filati Cucirini. Proprio grazie aquesti punti di forza, l’azienda della famigliaZanata, attualmente gestita da Stefano e LucaZanata, è riuscita a chiudere il 2012 con ri-sultati soddisfacenti. Nonostante, infatti, l’anno sia stato impegna-tivo, il fatturato abbia visto una flessione del20-25 per cento e siano stati utilizzati per laprima volta dalla fondazione della società gliammortizzatori sociali, la Punto ha messo a se-gno anche traguardi di un certo peso, come ilraggiungimento di una maggiore efficienzaaziendale e l’apertura di un centro di distribu-zione in Asia, al fine di offrire un servizio glo-bale a quel bacino d’utenza che ha dislocato leproduzioni in Estremo Oriente. Nuovo obiet-tivo, invece, per il 2013 sarà quello di aggrediresettori e mercati ancora inesplorati, così da

mettere a disposizione un know-how del tuttoitaliano e garante di anni di esperienza. Al mo-mento, nei primi mesi dell’anno la Punto ha re-gistrato segnali positivi nei volumi di vendita eda un mercato di riferimento in prevalenzaitaliano – l’85 per cento del fatturato è matu-rato su suolo nazionale – e da un settore diprincipale interesse come quello della calza-tura sportiva – comparto che crea il 90 percento del fatturato – si sta ampliando versonuovi mercati: quello della pelletteria e del sa-lotto che riservano sicure prospettive di crescitanei prossimi anni.

❝~

La Punto Srl si impegna da trent’anniper dare ai suoi prodotti e filatiuna personalità e una qualità al 100per cento italiana

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Lino Crosato, titolare di Ge.La.,azienda specializzata nella lavorazionedella lamiera per progetti in campo ci-vile e industriale, è molto chiaro: «In

questo periodo storico di grossa incertezza, nelnostro settore dei rivestimenti e delle coperturemetalliche come in tutti gli altri settori del-l'edilizia, la flessibilità produttiva acquisita inpiù di trent'anni ci sta permettendo di mante-nere salde le posizioni. Il rispetto degli equili-bri economici aziendali ci ha permesso di pro-seguire la strada dell’innovazione, portandociall'aggiornamento di alcuni impianti impor-tanti, mentre invece altre aziende, a causa delblocco degli investimenti, si trovano impegnatead onorare gli impegni economici che dovreb-bero essere i più semplici per definizione – sa-lari e imposte – ma che sono diventati i più im-pegnativi».

Qual è il suo bilancio degli ultimi anni?Quali le difficoltà?«Dopo il picco di fatturato raggiunto nel 2007,il nostro bilancio si è assestato, e questo è statopossibile grazie alla diversificazione che ci hapermesso di compensare cali in alcuni settori.Molte aziende hanno registrato difficoltà nel-l’accesso al credito, noi invece, grazie alla poli-

tica adottata negli anni di rein-vestire gli utili in azienda cre-ando valore, stiamo attraver-sando questo periodo con unpo' più di serenità».

Avete subito indiretta-mente gli effetti della man-canza di liquidità?«Alcune aziende, nostre clientida decenni, trovandosi in diffi-coltà, hanno scaricato volonta-riamente o involontariamente i loro problemisui fornitori, creando indubbiamente delle pro-blematiche a tutta la filiera».

Quali sono a suo avviso le soluzioni prati-cabili?

Le difficoltà di un settore eccessivamente legato

al mondo delle costruzioni. Lino Crosato ha scelto

di proporre il proprio know how nella lavorazione

del metallo a nuovi indirizzi. Come l’arredamento

e il design. In questo articolo spiega

le tappe del percorso

Manlio Teodoro

Lino Crosato, titolare di

Gela, società che ha

sede a Roncade (TV)

www.gela.it

Investire sulla diversificazione

86 • DOSSIER • VENETO 2013

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«Faccio mio l'intervento del Governatore dellaBanca d’Italia Ignazio Visco che ha esortato lebanche a non essere solo attente alle garanziereali delle imprese, ma anche al tipo di pro-spettive che hanno davanti. Insomma a met-tersi di più in gioco in questo difficile mo-mento economico per permettere al tessutoindustriale di fare quelle innovazioni e cam-biamenti necessari. È necessario che le istitu-zioni in prima persona mettano in campo delleiniziative di rilancio dell’industria. Quantomeno su due punti. Onorare i debiti che hannoingessato la nostra economia. E, in secondoluogo, per il nostro ambito specifico, creareagevolazioni sulla ristrutturazione del patri-monio edilizio già presente. I due punti a mioavviso sono legati fra loro e dovrebbero cam-minare di pari passo».

Come state affrontando la crisi dell’edili-zia?«L’edilizia è il nostro mercato principale, sia di-retto che indiretto – diretto per la fornitura ela posa di coperture e rivestimenti metallici, in-diretto per la fornitura di componenti metal-lici per la lattoneria. E questo settore in Italiaè praticamente fermo. Per questo stiamo por-tando avanti dei progetti di internazionalizza-zione e di apertura verso ambiti finora pocoesplorati, come l’arredamento e il design. Il me-tallo, in fondo, si trova in qualsiasi settore, ba-sta trovare il giusto progetto per la sua appli-cazione e utilità».

Avete quindi in pro-gramma degli investimentiin tecnologia e innovazione?«Investire in queste due dire-zioni è cruciale per vari aspetti.Il primo, e più scontato, èmantenere la qualità dei pro-dotti in una posizione più ele-vata rispetto alla concorrenza.Il secondo è cercare di au-mentare le possibilità di lavo-razione offerte ai nostri par-tner. Come si fa in tutti isettori, cerchiamo di trasmet-tere delle emozioni positive achi fa l’acquisto, sia per cattu-rare la sua attenzione sia perindurre una maggiore intenzione di spesa. Cosìnell’ultimo anno, abbiamo aggiornato la ca-landra – che ora può lavorare acciaio Inox dellospessore di 2 mm su 8,60 ml (un’esagerazioneper il settore della lattoneria ma importanteper quello dell’arredamento di interni) – e unanuova punzonatrice (da affiancare all'esistenteche lavora in linea) con sistema automatico dicarico scarico (questa può lavorare fino a 5 mmdi spessore in regime non presidiato). Que-st’ultimo impianto ha anche ampliato l’offertadelle lavorazioni, introducendo la filettatura e ladeformazione P&f dal basso verso l’alto. Senzainnovazione l’economia nel nostro Paese nonpuò sperare si progredire».

Lino Crosato

VENETO 2013 • DOSSIER • 87

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EXPORT

Il calo dei consumi, il cambiamento delleabitudini e quello profondo dei parame-tri di mercato. Sono fenomeni che su unprodotto tradizionale, come le carte da

gioco, non possono che avere forti ripercus-sioni. Eppure la Dal Negro, una specie d’iconainternazionale nell’ambito e la cui prima fab-brica risale al 1756 continua la sua produzionecon un fatturato di tutto rispetto e non accennaal minimo cedimento. Gli elementi destabiliz-zanti, che hanno colpito anche l’azienda oraguidata da Franco Dal Negro, hanno originenelle trasformazioni che la cultura stessa delgioco ha subito nel corso degli anni anche acausa dell’evoluzione tecnologica. Il patron del-l’azienda trevigiana accetta di descrivere almenoin parte le strategie che hanno permesso allaDal Negro di rimanere punto di riferimento nelsettore e come si è adeguata alle nuove inclina-zioni. «Abbiamo ripreso a lavorare con l’estero– dice –, cosa che in passato si era quasi an-nullata: chi ha cominciato a muoversi prima haavuto più possibilità di superare la crisi chestava colpendo in patria. Poi abbiamo diversi-ficato, mentre una volta facevamo solo carte dagioco ora facciamo “gioco” a 360 gradi pertutte le età e per tutte le tasche».

L’internazionalizzazione ha dunque gio-cato un ruolo molto importante. Come illu-strerebbe la geografia del fatturato della DalNegro?«Le carte da gioco vanno dove ancora i consuminon sono scesi sotto certi livelli e dove i casinòlavorano bene. Abbiamo filiali in Inghilterra,Russia e ci stiamo interessando anche al mer-cato cinese: oggi i casinò sono concentrati inaree precise, come l’America con Las Vegas eAtlantic city, o la Cina con Macao, ma anche in

Come un marchio storico, le cui carte da gioco

rappresentano la tradizione nell’immaginario

comune, affronta gli stravolgimenti del mercato.

Franco Dal Negro parla delle iniziative

che hanno trasformato la sua produzione

Renato Ferretti

Franco Dal Negro testa alcuni giochi insieme ai membri del direttivo della Dal Negro Spa

con sede a Carbonera (TV)

www.dalnegro.com

Gioco,cambiano le “carte” in tavola

90 • DOSSIER • VENETO 2013

Page 75: DossVeneto302013

Cile. La premessa doverosa quando si parla dicarte da gioco è che il gioco si fa solo se ci sonoi soldi sulla tavola, a prescindere da tutte leidee che si possono avere a riguardo. Conun’economia in crisi, la mancanza drammaticadi liquidità, il gioco non può che subire una vio-lenta riduzione. Al momento l’export coprecirca il 19 per cento».

Un fatturato che nonostante tutte le diffi-coltà elencate non sembra aver subito grandiridimensionamenti.«Abbiamo chiuso con dieci milioni di euro il2012, e questo significa una certa flessione ri-spetto al 2008, ma siamo comunque soddi-sfatti della performance date le circostanze. Di

questi dieci milioni sei riguardano ladistribuzione dei mazzi di carte, men-

tre gli altri quattro rispondono alle produzioniintraprese negli ultimi anni».

In che modo la crisi vi ha portato a rifor-mulare il vostro modus operandi?«C’è da premettere che la nostra fortuna sta nelnumero molto esiguo di concorrenti: in Italiasiamo in due e solo dieci in tutto il mondo. Dacirca una decina d’anni, però, abbiamo comin-ciato un processo di diversificazione sempre nelsettore gioco. Contribuiamo a distribuire pro-dotti con altre aziende come Mattel, Lego, Ha-sbro con cui abbiamo rapporti di sinergia esoddisfiamo diverse domande di mercato. Inol-tre siamo licenziatari Walt Disney e distri-buiamo Ravensburger e Wizard».

Franco Dal Negro

VENETO 2013 • DOSSIER • 91

áá

MAZZI DI CARTE VENDUTI, COMPLESSIVAMENTE,

E DISTRIBUITI NEL MONDO CON IL MARCHIO DAL NEGRO.

IL DATO È RELATIVO AL 2012

1,5 Mln

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92 • DOSSIER • VENETO 2013

Quali altri momenti difficili ricorda?«Certamente quello del passaggio generazio-nale è stato un momento molto critico, cosa chepenso sia abbastanza frequente nelle famigliecome la nostra. E quando hanno chiuso le oste-rie: chi andava all’osteria fumava e beveva tra glischiamazzi, giocando per ore».

Come sta cambiando in Italia e nel mondola cultura del gioco?«Oggi, soprattutto i giovani soddisfano il biso-gno di gioco su internet. Quella online è sicu-ramente una formula nuova che sta mettendoin crisi anche i casinò, perché toglie del pubblicoa questi ultimi: per non parlare delle somme didenaro che sono spese in questo modo.L’aspetto preoccupante è la solitudine nellaquale si ritrova il giocatore online, ognuno si fagli affari suoi senza aver nessun riscontro o con-trollo, tranne, per forza di cose, da parte di chigestisce il gioco e i conti giochi. Questa privacyassoluta è molto pericolosa, perché il gioco incompagnia permette un freno: da soli davanti aun computer non si ha nessuno intorno chepuò fermare chi esagera, magari usando soldidei genitori, nel caso dei più piccoli. In un

certo senso penso che si sia perso l’aspetto lu-dico: nei giovani non riscontro più lo stessoprincipio di socializzazione che c’era una volta».

La Dal Negro si può dire un’icona nelsettore.«È un prodotto che fino al 1973 è stato ritenutogenere di monopolio e veniva venduto solodalle tabaccherie, dove la marca del bollo delloStato valeva più del mazzo di carte. Nel 1973questa regola è venuta meno perché si è appli-cata l’Iva. Le carte sono diventate oggetto e ge-nere di lusso, dopo le hanno degradate a pro-dotto tradizionale e questo ha comportato cheil prodotto fatto in Italia, con un certo tipo ditassazione, garantisse il valore della stessa. Percui siamo gli unici ad avere un cartoncino de-finito triplex in formazione intondo, che valepiù di 7,5 euro al kilo contro lo 0,5 che vale

áá

Le figure delle carte da gioco rimangono inalterate da più di 500

anni. Franco Dal Negro, la cui famiglia ha contribuito a questa

tradizione, racconta come ha perfezionato la tecnica di

fabbricazione nel tentativo di raggiungere il massimo standard

qualitativo. «Il processo che porta alla nascita di un mazzo di

carte da gioco – spiega Dal Negro – comincia con la scelta del

materiale più adatto: cartoncino o plastica. Le carte da gioco sono

stampate su fogli unici che, in seguito, ricevono uno strato di

vernice per esaltare la brillantezza dei colori, per la scivolosità e

per la durata nel tempo. Esistono prodotti “high quality” che,

subendo trattamenti superficiali quali la calandratura e telatura,

assicurano il massimo della resa per un uso professionale. I fogli

sono tagliati in bande, cioè strisce verticali che, a loro volta, sono

tagliati in carte singole. I mazzi così ottenuti passano uno a uno

attraverso il processo di arrotondamento degli angoli. Infine, il

mazzo viene avvolto in cellophan e inserito nell'astuccio». 

La nascita del mazzo di carte

EXPORT

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VENETO 2013 • DOSSIER • 93

normalmente un kilo di carta».Chi ha inventato la grafica che caratterizza

le carte Dal Negro?«La grafica delle carte Dal Negro ci è arrivata ineredità insieme alla fabbrica, ma interventi suc-cessivi sono stati fatti da artisti locali, tipo SanteCancian che era un nostro collaboratore in-terno, oppure da piccoli artigiani e scalpelliniche operavano nel territorio».

Adesso invece attraverso quali canali di-stribuite?«Non abbiamo una regola né facciamo discri-minazione, qualsiasi canale può funzionare peri nostri quattro cataloghi: dalla grande distri-buzione al tabaccaio, dal cartolibrario al bazar

e ai distributori di benzina. Siamo come il prez-zemolo: l’ultimo obiettivo è andare anche in far-macia. Insomma vogliamo arrivare ovunque».

Quali novità di prodotto per i prossimimesi?«Realizziamo due prodotti nuovi all’anno per ilgioco in senso lato, invece per il gioco di carterecentemente abbiamo migliorato un certo tipodi status. Siamo riusciti, a trovare una nuovaformula che nobilita la carta: abbiamo intro-dotto, infatti, la debatterizzazione del prodottograzie a tecnologie nanoscopiche, per cui chigioca a carte non trasmette più batteri».

Come imprenditore che futuro prospettaper la filiera manifatturiera veneta e su cosale imprese dovrebbero fare leva per sostenerela ripresa?«Si dovrebbe far comprendere a tutti il con-cetto di rete di impresa, a prescindere dallecapacità e dalle peculiarità: tutti dovremmomettere a disposizione le nostre competenzeper contribuire a realizzare prodotti alterna-tivi, per fare innovazione. Questo permette-rebbe una nuova crescita».

~

Si è perso l’aspetto ludico:nei giovani non riscontropiù lo stesso principiodi socializzazioneche c’era una volta

Franco Dal Negro

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94 • DOSSIER • VENETO 2013

Una quota di export dell’85 percento e un fatturato raddoppiatonegli ultimi anni. È questa la ci-fra di una delle realtà italiane

più conosciute a livello mondiale per la rea-lizzazione e l’installazione di impianti avi-coli dedicati all’allevamento per la produ-zione di uova che muovendosi in tutto ilglobo, è riuscita a non risentire della crisieconomica – né della crisi che ha colpito di-rettamente il settore avicolo in alcuni paesi.Il risultato è che la Tecno Poultry Equip-ment Spa ha mantenuto nell’ultimo quin-quennio un trend di crescita costante, chiu-dendo il 2012 raggiungendo tutti gliobiettivi programmati e consolidando la po-sizione a livello commerciale. Come spiegail presidente Antonio Cauzzo: «In contro-tendenza rispetto all’andamento del mer-cato italiano, all’estero stiamo procedendo

Una realtà che guarda all’intero scenario globale del mercato alimentare per la produzione

intensiva di uova. Antonio e Nicola Cauzzo, Giuliano Mechini e Alessandro del Torso

tirano le somme di un quinquennio a segno più per la Tecno Poultry Equipment Spa.

E le previsioni a medio termine sono di crescita

Manlio Teodoro

Allevamenti avicoli,il panorama internazionale

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VENETO 2013 • DOSSIER • 95

in maniera più che soddisfacente. Abbiamoottenuto il rafforzamento non solo del mer-cato europeo, ma anche di quello extraeu-ropeo, in particolare in Africa, Asia, NordAmerica, e Middle East. Alla luce di questirisultati, prevediamo di mantenere questoandamento anche nei prossimi anni. Le pre-visioni per il prossimo triennio sono piùche positive e siamo fiduciosi di riuscire aconquistare i target prefissati». Ma quali sono i fattori che hanno consentitoe stanno consentendo all’azienda di Mar-sango di Campo San Martino, in provinciadi Padova, di esprimere queste perfomance?Entra nel dettaglio il direttore commerciale,Giuliano Mechini: «La nostra rete commer-ciale si è sviluppata nel corso di molti anni.Oggi è composta da un team di persone conl’adeguata preparazione tecnica per suppor-tare le specificità dei diversi mercati e per la-

vorare a stretto contatto con gli utilizzatorifinali dei nostri prodotti, contribuendo inquesto modo a inviare feedback al nostro re-parto R&D per migliorare le caratteristichee l’efficienza dei nostri sistemi. In particolarecerchiamo di rispondere a quelle che sono ledue principali richieste: la qualità del pro-dotto e la flessibilità nell’offrire ai propriclienti/mercati prodotti in linea con le loroaspettative. Quindi i nostri sforzi sono com-merciali e logistici, ma alla base c’è un in-vestimento annuo importante dedicato allosviluppo dei prodotti. Benché non ci sianosoluzioni rivoluzionarie all’orizzonte, sulprodotto è comunque possibile effettuaredei piccoli miglioramenti in grado di dare ri-sposte sui grandi numeri degli allevamentiintensivi – le innovazioni tecnologiche per-mettono infatti di avere un prodotto chefacilita il lavoro di pulizia, di manutenzione,

La Tecno Poultry Equipment Spa

ha sede a Marsango

di Campo San Martino (PD)

www.poultryequipment.com

www.tecno-spa.com

áá

Antonio Cauzzo, Nicola Cauzzo, Giuliano Mechini e Alessandro del Torso

❝~

Abbiamo fatto grandi investimentiper incrementare la produzionee la flessibilità, anche nella direzionedi un contenimento dei costi

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96 • DOSSIER • VENETO 2013

di costante controllo sia dell’animale chedella produzione di uova. Dobbiamo ancheintervenire per adeguare le gabbie alle nor-mative che via via vengono emanate nei varipaesi. In ogni caso, questo triplice approc-cio – commerciale, logistico, R&D – èquello che ci ha permesso, da una parte, diconsolidare il presidio nei mercati in cuisiamo tradizionalmente presenti, dall’altra,è lo strumento per acquisire nuove quote dimercato nei paesi emergenti. In questi ul-timi, infatti, le soluzioni che proponiamorappresentano il primo vero contatto conquesto tipo di tecnologia». Per via dell’evoluzione delle normative eu-ropee sulle modalità di allevamento avicolo,l’azienda ha speso molte energie per svilup-pare prodotti in linea con quanto richiestoma nel contempo ha mantenuto l’attenzioneverso i paesi in via di sviluppo visti come unmercato importante nel presente e fonda-mentale nel futuro. Come aggiunge infattil’Amministratore delegato Nicola Cauzzo:«Benché la nostra quota di export sia giàconsiderevole, siamo concentrati a indivi-

duare nuovi sbocchi commerciali, dato checi troviamo a dover controbilanciare unaprogressiva flessione europea e pertantosiamo orientati ad un mercato globale».Insistendo su una strategia commerciale chenon è mai focalizzata su un solo paese, maguarda al mercato mondiale, la Tecno Poul-try Equipment riesce dunque a compensarele crisi economiche e produttive di alcunearee. Fra queste anche di quella italiana: «Ildistretto alimentare italiano – spiega Me-chini – è certamente fra quelli in difficoltà,sia per la situazione di stallo dell’intera eco-nomia che per la crisi dei consumi che ne èderivata. La quota del mercato interno è pernoi significativa, dato che rappresenta il 15per cento del nostro fatturato».

áá

I sistemi di allevamento sviluppati da Tecno Poultry Equipment

Spa sono studiati per ridurre i costi di investimento e di

produzione e allo stesso tempo facilitare il lavoro degli operatori

attraverso soluzioni che assicurano una gestione pratica. Infatti, la

costruzione a elementi modulari unisce alla semplicità di

montaggio la possibilità di riutilizzare tutti i materiali nel caso di

rinnovo dei modelli di gabbia. Le soluzioni produttive offerte

garantiscono elevata automatizzazione, ridotta manutenzione,

attenzioni ai consumi energetici, senza trascurare la qualità del

prodotto finale: l’uovo.

SOLUZIONI PRODUTTIVE

EXPORT

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VENETO 2013 • DOSSIER • 97

Se è possibile continuare a crescere guar-dando oltreconfine, diverso è il discorso perquanto riguarda il supporto istituzionale ebancario. A questo proposito, Alessandrodel Torso, direttore amministrativo e finan-ziario della società, fa il punto sullo scena-rio: «Grazie ai risultati di fatturato, in que-sti anni siamo riusciti a procedere con lenostre forze. Siamo un’azienda finanziaria-mente solida e questo ci ha permesso di faregrandi investimenti per incrementare la pro-duzione e la flessibilità, anche nella dire-zione di un contenimento dei costi che è si-curamente necessario in questo momento

per competere con i concorrenti internazio-nali. Siamo insomma riusciti a limitare lanecessità di ricorrere all’appoggio degli isti-tuti di credito. Con questi ultimi, tuttavia,possiamo affermare di avere confermato an-che negli ultimi tempi degli ottimi rapporti– collaboriamo con una quindicina di isti-tuti bancari. La nostra forza economica, poi,ci ha permesso, soprattutto con i partneritaliani, di offrire noi stessi un supporto fi-

nanziario – dato che molteaziende non riescono atrovare un adeguato ri-scontro da parte delle ban-che. In questo modo riu-sciamo a dare un po’ diossigeno a realtà che altri-menti sarebbero vittimedella stretta sul credito enon riuscirebbero a inve-stire né a crescere».

Antonio Cauzzo, Nicola Cauzzo, Giuliano Mechini e Alessandro del Torso

~

Un triplice approccio – commerciale,logistico, R&D – ha permesso a TecnoPoultry di consolidare il presidionei mercati storici e di acquisire nuovequote nei paesi emergenti

QUOTA DEL FATTURATO CHE LA SOCIETÀ

DESTINA ALLO SVILUPPO DEL PRODOTTO. L’OBIETTIVO

È INCREMENTARE LA QUALITÀ RIDUCENDO GLI SPRECHI

10%

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EXPORT

La stretta dei mercati finanziari sull’eco-nomia reale non è ineludibile. Perquanto astratta possa sembrare, unaconclusione come questa è possibile

anche al di fuori di una dimensione ipotetica, sesi considerano non pochi casi specifici, e quindiconcreti, di strategie aziendali con risultati daeccellenza. Inoltre, capita spesso che queste sianoper lo più sconosciute, aggravando la suggestionedegli osservatori meno attenti, che vedono il

giogo del “virtuale” sulla pro-duzione come un impedimentofatale. Un esempio di econo-mia reale forte, che offre unaprospettiva meno pessimistica,è la Inox Tech, azienda “nasco-sta” nella provincia di Rovigo,un’area da sempre consideratafanalino di coda dell’economiaveneta. L’azienda produce tubisaldati in acciaio di grandi di-mensioni per gasdotti, vende intutto il mondo e continua adaumentare utili e volumi daquasi dieci anni. Il direttorecommerciale, Mattia Agno-letto, accetta di svelare, anche seper sommi capi, alcune delle li-nee guida che hanno tracciato ilpercorso dell’impresa rodigina.

«Le condizioni del mercato internazionale sonopeggiorate sicuramente – dice Agnoletto – ma la-vorando soprattutto all’estero, la nostra situa-zione è sicuramente migliore delle aziende italianeche hanno in patria il proprio giro d’affari e chemagari lavorano con le pubbliche amministra-zioni». Quindi, se anche all’estero i probleminon mancano, la necessità di trovare strategie effi-caci per superare l’impasse non risparmia nean-che chi basa la propria attività sull’export. «Èstato necessario trovare delle contromisure ri-spetto ai clienti che pagavano in ritardo – conti-nua Agnoletto – o alle commesse sospese. C’è dadire, poi, che nonostante in questo momento ilPaese sia sotto la morsa della stretta creditizia, nelnostro caso le banche ci seguono entusiaste. Equesto non può che essere un buon segno. A pre-miarci è stata la forte attenzione riposta non soloal lato economico del mercato, ma anche alla ge-stione dei flussi finanziari. In più, l’incrementodella qualità dei prodotti ha portato a una sele-zione “naturale” dei clienti, che non sono più sco-nosciuti o poco affidabili come poteva succederedieci anni fa. Ma non solo, i miglioramenti ot-

Mattia Agnoletto spiega come sia possibile

per la produzione “reale”, cui tanto deve il Nord Est,

resistere all’attacco dei mercati finanziari.

E garantisce «la competizione orientale è ancora

molto lontana dai nostri standard»

Renato Ferretti

Dove si giocal’economia reale

100 • DOSSIER • VENETO 2013

Mattia Agnoletto,

direttore commerciale

della Inox Tech con

sede a Lendinara (RO)

www.inoxtech.com

Page 85: DossVeneto302013

VENETO 2013 • DOSSIER • 101

tenuti in produzione hanno permesso una ge-stione dei flussi finanziari più attenta. Questo si-gnifica, per esempio, cercare di comprare le ma-terie prime nel momento più opportuno e con lemodalità più consone ai flussi finanziari. Rego-lare la produzione significa anche regolare i de-biti con i fornitori».I risultati della filosofia illustrata da Agnolettosono decisamente incoraggianti. «Dal 2002 finoal 2009 – ricorda il direttore commerciale – nonabbiamo mai smesso di crescere. Il contraccolpodella congiuntura si è manifestato nell’ultimotriennio con alti e bassi, ma l’azienda ha conti-nuato a crescere in termini di know how, d’in-vestimenti, di profitti. Abbiamo avuto un picconel 2011, con il record assoluto di 140 milionidi fatturato e 30mila tonnellate di produzione.Nel 2012 abbiamo registrato 105 milioni di fat-turato e circa 20mila ton di volumi di produ-zione. Potrebbe sembrare un peggioramento dellaperformance, ma l’utile è rimasto in valore asso-luto lo stesso, nonostante il fatturato sia dimi-nuito: vuol dire che in percentuale è aumentatomolto».La geografia dei paesi che investono su InoxTech, e quelli che potrebbero essere interessantiper l’azienda, risulta piuttosto frastagliata. «Noilavoriamo nel mercato dell’oil&gas – spiegaAgnoletto –, i nostri prodotti sono richiesti ne-gli impianti di trasporto, processo e trattamento

degli idrocarburi, quindi gas naturale e petrolio.Per questo mercati come quello mediorientale,ma anche il Nord Europa e tutti i paesi scandi-navi, sono per noi importanti. Ma lavoriamomolto anche in Estremo Oriente, soprattutto inGiappone, perché ci sono importantissime so-cietà di ingegneria nostre clienti. In conclusione,però, non possiamo fare una lista esaustiva, per-ché abbiamo lavori in tutto il mondo. Il vantag-gio competitivo che ci permette di essere forti al-l’estero è il livello di qualità che possiamo offrireche non è ancora raggiungibile dalla competi-zione orientale, come quella cinese».

Mattia Agnoletto

TONNELLATE PRODOTTE DALLA INOX TECH NEL 2012, CON UN FATTURATO

DI 105 MILIONI DI EURO

20 mila

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EXPORT

102 • DOSSIER • VENETO 2013

In alto a destra,

Graziano Roman è

presidente di Sormec,

Treviso

www.sormec.it

Il 2012 si è concluso con un segno posi-tivo per quanto riguarda l’export italiano,che cresce del 3,6 per cento su base an-nua, trainato interamente dai mercati ex-

tra-europei (+10,9 per cento) mentre l'Europacede terreno appesantita dalla flessione di quasiquattro punti della Germania. Sono pertanto imercati extra europei a trainare in modo par-ticolare l’export italiano. Una situazione che ri-specchia perfettamente la realtà della Sormec,azienda del trevigiano occupata nella progetta-zione e realizzazione di automazioni e mac-chine speciali, che esporta il 70 per cento delsuo prodotto. In modo particolare in mercatiemergenti. «I nostri mercati di riferimento –spiega il presidente Graziano Roman - sono:

Cina, Romania, Polonia, Russia, Turchia eCuba. Con questi Paesi abbiamo instauratouna vera e propria partnership affrontandoprogetti di grandi dimensioni».

Su quali fronti avete in mente di ampliarvinel prossimo futuro?«Sicuramente contiamo di allargarci verso ilMessico e il Brasile e prevediamo un’ulterioreespansione verso la Russia. Si tratta di conqui-ste importanti per la nostra attività; conquisteche si sono rese possibili grazie ai continui in-vestimenti in nuove tecnologie e in innova-zione di prodotto, tutti progetti frutto della no-stra inventiva e del dinamismo».

Che progetti state portando avanti e comesi prospetta il futuro per la vostra realtà?

Con la ripresa della domanda interna e con un accesso al credito meno restrittivo

l’Italia potrà ritrovare la sua competitività. Per ora ciò che traina è l’estero.

Il punto di Graziano Roman

Marco Tedeschi

Mercati esteri, il traino per l’Italia

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VENETO 2013 • DOSSIER • 103

«La nostra attività si basa sulla capacità di of-frire, in tempi rapidissimi, soluzioni che oltrea dare vantaggi competitivi, abbiano un altotasso d’innovazione tecnologica. In linea conquesta filosofia abbiamo avviato, con il nostroservizio di engineering interno, una linea diprodotti per la manipolazione, pallettizzazione,integrati con sistemi di visione avanzati. Gra-zie a questa iniziativa guardiamo con ottimi-smo al futuro; crediamo infatti che questi ser-vizi saranno sempre più apprezzati dalmercato».

Che situazione riscontra nel suo settore equali interventi auspica da parte delle isti-tuzioni per far riprendere quota al mercato?«Il nostro mercato potenziale è molto vasto. InItalia investono però solo le aziende che espor-tano, ma sempre in maniera più occulta poichél’accesso al credito è difficile e farraginoso. Ènecessario, pertanto, che riprenda la domandainterna e soprattutto che l’accesso al credito di-venti meno restrittivo. Questo è quanto chie-

diamo alle istituzioni. Malgrado questa si-tuazione generale possiamo registrare unandamento positivo. Il nostro fatturato ri-spetto al 2011 ha avuto un incremento del20 per cento. Questo solo e soltanto gra-zie alla domanda estera; esportiamo in-fatti circa il 70 per cento del prodottoverso mercati emergenti in cui aziende ita-liane ed europee hanno delocalizzato. Lasituazione che registriamo è di grande diffi-coltà per l’Italia e sicuramente l’Euro nonaiuta e ogni giorno che passa la nostracompetitività si assottiglia».

Quali sono i vostri punti di forza equali prospettive avete per il 2013?

«Sicuramente la creatività e la rapidità di ri-sposta sono delle carte che giocano a nostro fa-vore. Fortunatamente i nostri tecnici cono-scono molto bene la tecnologia di processo deisettori cui Somec si rivolge: sono motivati per-ché affascinati e stimolati da questo tipo di la-voro e rispondono con la massima disponibi-lità, flessibilità di orario e spostamento. Per il2013 abbiamo un portafoglio ordini che cipermette di essere sufficientemente tranquilli econsentirà inoltre di incrementare ancora ilfatturato. È importante però sottolineare unacosa. Il mercato di Sormec ruota intorno allavendita di tecnologia produttiva di prodottimaturi, in Paesi emergenti o verso aziende chehanno delocalizzato. C’è da augurarsi però chequeste aziende mantengano lo sviluppo deinuovi prodotti e la ricerca in Italia: se comin-ceranno a delocalizzare anche in questo ambitoil nostro futuro diventerà sempre più duro, inquanto verranno a mancare gli stimoli e la co-noscenza necessaria».

❝~

Il nostro fatturato rispetto al 2011ha avuto un incrementodel 20 per cento. Questo graziealla domanda estera

Graziano Roman

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L’ultima “Global Survey sull’indice difiducia dei consumatori e sulle in-tenzioni di spesa”, elaborata da Niel-sen, rivela un dato in flessione. Nel-

l’ultimo trimestre del 2012 la fiducia degliitaliani è calata di sette punti rispetto al trime-stre precedente, classificandosi in quart’ultimaposizione dopo Portogallo, Ungheria e Grecia. Aquesto calo di fiducia corrisponde un ridimen-sionamento importante dei consumi, che inve-ste pressoché tutte le categorie merceologiche,con punte particolarmente profonde in alcuni

settori specifici. Fra i dati più sconfortanti sicollocano quelli per la spesa in abbigliamento: il67 per cento degli italiani infatti a fine 2012 haridotto il proprio budget per scarpe e cappotti –rispetto al 58 per cento della media europea e al52 della media mondiale. A confermare questidati con la sua esperienza diretta è Andrea Co-lombini, amministratore di Ska Italia, aziendaspecializzata nella produzione di chiusure lampo:«Non vi è alcun dubbio che il settore abbiglia-mento e accessori stia subendo un rallentamentodelle vendite. Da questo restano esclusi soltantoi marchi del lusso e quelle aziende che, pertempo, si sono organizzate per esportare i loroprodotti nelle nazioni emergenti, come Cina,Russia e Brasile. Il resto del mercato arranca, sca-ricando sui fornitori le carenze di liquidità». Nonostante l’azienda padovana abbia chiuso ilbilancio 2012 con un incremento delle vendite,Colombini considera il risultato deludente: «Ab-biamo registrato un incremento del 7,5 percento. Se a prima vista questo dato può sembrareun buon risultato – soprattutto in questo mo-mento –, in realtà lo consideriamo insufficienterispetto alla portata degli investimenti in pro-gettazione e ricerca che stanno dietro la realiz-zazione dei nuovi prodotti. Comprendiamo chesiano necessari tempi tecnici per raccogliere pie-namente i frutti di queste innovazioni, tuttaviaavremmo voluto vedere una reazione più rapidadel mercato. Questa oltretutto ci avrebbe con-sentito di acquisire nuove risorse da reinvestire

EXPORT

La Ska Italia Srl ha sede

a Padova

www.skaitalia.com

Il calo di fiduciainveste i consumiTengono il lusso e l’export. Crollano le vendite nella fascia media e langue il mercato interno.

Questo lo scenario del settore abbigliamento e accessori in Italia. Le principali difficoltà

delle imprese secondo Andrea Colombini

Valerio Germanico

104 • DOSSIER • VENETO 2013

Page 89: DossVeneto302013

in nuovi progetti che abbiamo nel cassetto».Quanto detto, poi, va di pari passo con le diffi-coltà nell’accesso al credito. «Noi imprenditorisentiamo costantemente propagandare l’inno-vazione, la modernizzazione e l’espansione deimercati. Ma sono soltanto parole. Un’aziendaha bisogno di risorse finanziarie per avviareun percorso del genere e invece trova un muro,dato che gli istituti di credito non sono ingrado di sostenere l’iniziativa di impresa emanca un progetto governativo allo sviluppodelle piccole e medie aziende che, come sap-piamo, sono il nerbo dell’industria italiana.Inoltre, guardando oltreoceano, non pos-siamo non notare il comportamento pragma-tico del governo statunitense – che ha stam-pato dollari e finanziato il mercato – rispettoall’austerity europea. Da noi, una politica de-flattiva e una fortissima imposizione fiscalenon hanno fatto altro che aggravare la povertàgenerata dalla crisi economica, generandocome primo effetto tangibile la mortifica-zione dei consumi».A fronte di tali difficoltà, Ska ha comunquepuntato, oltre che sulla ricerca e lo sviluppo,anche sulla produzione e lo ha fatto iniziandoa “riportare” nel nostro paese le linee produt-tive, che aveva delocalizzato nel Far East. «Nelgennaio 2012 è diventato operativo un nuovostabilimento a Vercelli, dove abbiamo anchetrovato competenze e manodopera. Abbiamoinaugurato questa nuova realtà guardando al

futuro e per offrire ai nostri partner consegnerapidissime e prodotti di alta qualità. Soddi-sfatti di questa scelta abbiamo in programmadi riportare in Italia anche la produzione diuna nuova chiusura lampo simmetrica». In conclusione, Colombini espone le sue pro-spettive per il 2013: «Nonostante la situa-zione sia difficile, siamo certi che quest’annorealizzeremo un ottimo sviluppo della produ-zione – le vendite dello scorso anno sono stateun’“anteprima”, che ci ha permesso di far co-noscere al mercato il servizio che siamo ingrado di offrire. Inoltre, contiamo sui rapporticon i partner esteri per un incremento dell’ex-port. Infatti stiamo già espandendo le venditein Danimarca, Norvegia e Svezia, mentre in-tendiamo consolidare i mercati nei quali siamogià presenti: Germania, Francia e Spagna».

VENETO 2013 • DOSSIER • 105

❝~

La politica deflattiva e l’imposizionefiscale hanno generato come primoeffetto tangibile una mortificazionedei consumi

Andrea Colombini

Page 90: DossVeneto302013

«Non si possono affrontare inuovi mercati senza evolveree migliorare. In questi mesistiamo lavorando a una pro-

fonda riorganizzazione che punta a innovare lanostra struttura, a migliorarla e a renderla piùfunzionale alla complessità dei mercati esteri»esordisce così Giampaolo Zanini, amministratoredelegato di Aluk, società specializzata nella rea-lizzazione di sistemi per infissi e facciate in allu-minio. «Il mercato italiano – spiega Cesare DalBon, direttore generale – sta attraversando un pe-riodo molto difficile. Pertanto il nostro obiettivoè da una parte mantenere e rafforzare le attualiquote di mercato, dall’altra sfruttare le grandi po-tenzialità dell’estero. Per far questo abbiamo do-vuto innanzitutto riorganizzare la struttura com-merciale. Fulcro della nuova organizzazione è lafigura dell’area-manager – che farà riferimentoalla direzione generale. Ogni area-manager ac-quisisce una maggiore rilevanza operativa e po-trà dedicare il tempo e l’attenzione necessari allosviluppo dei mercati obiettivo». Fra questi, da al-cuni anni, il Middle East rappresenta per moltiaspetti una zona strategica. Grazie al suo ufficiodi rappresentanza a Dubai, Aluk dialoga in mododiretto non solo con i paesi degli Emirati Arabi,

108 • DOSSIER • VENETO 2013

Pronti peri nuovi mercati Rispondere con reattività

ai cambiamenti dei mercati. Cesare

Dal Bon, Giampaolo Zanini e Giorgio

Ubaldini raccontano la riorganizzazione

internazionale di un'azienda di sistemi

per serramenti e facciate in alluminio

Luca Càvera

INTERNAZIONALIZZAZIONE

Cesare Dal Bon, direttore

generale di Aluk Group Spa

di San Giovani Lupatoto

(VR). Sopra, centro

direzionale Uti a Bucarest;

a fianco, villa residenziale

a Malcesine (VR) e un primo

piano dei profili in alluminio

www.aluk.it

Page 91: DossVeneto302013

Aluk

VENETO 2013 • DOSSIER • 109

ma anche con l’Arabia Saudita – che sta rive-lando grandi soddisfazioni in termini di fatturato–, lo Yemen e il Qatar, con cui sono stati instau-rati importanti rapporti in vista dei mondiali dicalcio del 2022. Inoltre, Dubai sta sempre più as-sumendo il ruolo di hub internazionale, attra-verso cui entrare in contatto anche con Paesi del-l’Africa settentrionale e occidentale. «Da pocopiù di due anni – aggiunge Dal Bon – è entrataa far parte dei nostri obiettivi anche la Turchia.Poiché questa è geograficamente vicina a tutte lenazioni meridionali dell’ex Unione Sovieticastiamo anche cercando di capire se può diventarela base per distribuire i nostri prodotti in un’areapiù ampia. Spostandoci nel Far East, ci stiamoconcentrando in particolare su Vietnam e Thai-landia, non trascurando partner storici in Male-sia e Singapore – paese quest’ultimo che po-trebbe avere la stessa importanza strategica diDubai. In Cina, dove siamo presenti da undicianni, la riorganizzazione commerciale è stata av-

viata circa un anno fa. Sono stati siglati quattronuovi contratti di promotion agreement che co-prono integralmente le aree di maggior sviluppodel paese. Abbiamo costituito un nuovo ufficiotecnico per dare supporto a una clientela che ri-chiede prodotti sempre più prestazionali, realiz-zando anche un nuovo showroom che offre lapossibilità di vederli e testarli direttamente». La riorganizzazione ha coinvolto però tutti i re-parti, non solo la struttura commerciale. «L’areatecnica – prosegue Dal Bon – è stata suddivisa inquattro dipartimenti, ognuno con un proprio re-sponsabile: ricerca & sviluppo, supporto tec-nico, progettazione e laboratorio prove. Per ren-dere più efficiente la struttura distributiva, idepositi di Verona, Milano e Firenze sono di- áá

Nata a San Giovani Lupatoto (VR) nel 1969, Aluk conosce una prima

grande trasformazione societaria nel 2005. Nel giugno del 2011, poi,

nasce l’accordo con il gruppo francese Valfidus, società protagonista

sul mercato d’oltralpe attraverso diversi marchi, sia di sistemi per

facciate e serramenti, sia per la produzione e commercializzazione di

serramenti finiti. L’operazione è avvenuta all’insegna della continuità.

Aluk è entrata a far parte di un gruppo da 300 milioni di euro

mantenendo la personalità e lo stile che da sempre la caratterizzano.

La partnership industriale infatti si è stabilita fra due società che

condividono valori, obiettivi e strategie di crescita nel settore. Anche

Valfidus è una società a carattere famigliare che nel suo quarantennale

processo di sviluppo e nella sua attuale struttura ricorda da vicino Aluk

per pragmatismo, efficacia, impegno e performance.

Un gruppoda 300 milioni di euro

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ventati magazzini e centri distribuzione, occu-pandosi esclusivamente della preparazione deimateriali e delle consegne ai clienti. Stiamo inol-tre valutando di aprire un nuovo magazzino inSicilia, che ci permetterebbe di servire ancheMalta». Ma Aluk sta rinnovando anche l’impostazionegrafica di tutti i suoi strumenti di comunicazione.Come spiega Giorgio Ubaldini. «Abbiamo ini-ziato un’evoluzione di immagine e di restyling,che riguarderà grafica e contenuti. Gli strumentisono molteplici e diversificati: dalla depliantisticaal nostro magazine, col quale cerchiamo di vei-colare sempre più contenuti di valore per i nostriclienti e novità riguardanti l’estero; dal nostro uf-ficio stampa, con cui consolidare i rapporti con

i media di settore, online e offline, a Internet. Dapochi mesi poi è stato pubblicato il nuovo sitocorporate e stiamo lavorando a un rinnovato sitoaziendale. Abbiamo in cantiere, inoltre, parecchienovità di prodotto che saranno presentate concampagne pubblicitarie ad hoc. Sempre dalpunto di vista promozionale, sarà ulteriormentesviluppato il servizio Dps (Develop to ProjectSpecification), una struttura tecnico-commer-ciale, il cui compito fondamentale è quello dipromuovere le nostre soluzioni presso architetti,studi di progettazione e imprese».Questo per quanto riguarda l’organizzazione e ilmarketing. Ma quali sono le innovazioni pro-duttive? «I serramenti in alluminio – dice Zanini– hanno fatto passi da gigante dal punto di vistaprestazionale ed estetico. Le crescenti richieste dieffetti legno ci hanno spinto a sostituire l’im-pianto di ossidazione di Isola della Scala (VR)con un nuovo impianto di sublimazione estre-mamente moderno, che ci permette di creare unrealistico effetto legno sui profili pre-verniciati.Grazie alla sua capacità di mantenere costante latemperatura interna, assicura un effetto legnoomogeneo e di pregio. L’alto standard qualitativoè dato anche dall’utilizzo di vernici omologateQualicoat classe 1, che sono resistenti all’azionedegli agenti atmosferici e agli sbalzi di tempera-tura. L’impianto non è ancora a pieno regime,ma non appena lo sarà si potranno realizzare dai30 ai 40 diversi effetti legno».

Sopra, supporto

tecnico Aluk; sotto,

nuova sede

dell’Assemblea

Legislativa dello Stato

di Sarawak (Malesia)

110 • DOSSIER • VENETO 2013

áá

~

Dubai sta sempre più assumendoil ruolo di hub internazionale,attraverso cui entrare in contattoanche con Paesi dell’Africasettentrionale e occidentale

INTERNAZIONALIZZAZIONE

Page 93: DossVeneto302013
Page 94: DossVeneto302013

INTERNAZIONALIZZAZIONE

Export e tecnologie altamente avan-zate. Sono queste le basi su cui si èfondato il percorso di un’azienda natain un garage per sviluppare un’idea di

prodotto dimostratasi vincente. Micromed èuna realtà nata nel 1982. Si occupa della pro-gettazione produzione e vendita di apparec-chiature di diagnosi medica in ambito neurofi-siologico - diagnosi del sistema nervoso centrale(cervello) e periferico (nervi e muscoli - oltre astrumentazioni per applicazioni geofisiche, svi-luppate a partire dal 2005. «Andrebbe fatta unariflessione sul fatto che oggi questo tipo d’ini-ziative sarebbero difficilmente ripetibili, - spiegaClaudio Perissinotto, amministratore e co-fon-datore della Micromed - essendoci ora norma-tive e necessità di certificazioni varie che, se daun lato garantiscono maggiormente utilizza-tori e mercato, di fatto creano una barrierad’ingresso insuperabile ai più, soprattutto per

prodotti indirizzati alla sanità e alle pubblicheamministrazioni».

TECNOLOGIE TRASVERSALIProdotti, quelli sviluppati da Micromed, cheabbracciano una tecnologia trasversale. «La no-stra è una tecnologia che può applicarsi allamedicina così come alla geofisica. Come ad

esempio per Tro-mino, strumento perl’analisi della vulnera-bilità sismica di terrenied edifici, unico nelsuo genere (brevettato).Data la sua estremaportabilità è stato am-piamente usato per ri-lievi in occasioni dei re-centi terremotidell’Aquila e dell’Emi-lia. Viene molto usatoper la caratterizzazionedinamica delle strut-ture, dagli edifici sto-rici ai moderni gratta-cieli ed altre

Apparecchiatura LTM

(Long Term Monitoring)

utilizzata per

il monitoraggio

di bambini epilettici

e realizzata dalla

Micromed Spa di

Mogliano Veneto (TV)

www.micromed.eu

Come può un’impresa che si occupa

di tecnologie altamente avanzate

restare competitiva in questo periodo?

Semplice, fondendo approccio

artigiano e internazionalizzazione.

Ne parliamo con Claudio Perissinotto

Marco Tedeschi

Da Treviso una diagnosticatra medicina e geologia

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VENETO 2013 • DOSSIER • 113

applicazioni quali il monitoraggio dei movi-menti franosi. Viene usato inoltre in ambito ar-cheologico per la ricerca di giacimenti fossili(individuazione in Patagonia del cimitero deidinosauri). Tromino è apprezzato internazio-nalmente e attualmente diffuso in Canada, StatiUniti, America Latina, Cina, Russia e Austra-lia nonché in Europa oltre che in Italia».

IN CRESCITAIl 2012 è stato per Micromed un anno parti-colarmente positivo. «Rispetto al 2011 il fattu-rato è aumentato di circa il 14 per cento (vicinoagli 8 mln di euro). Si è intensificata l’attivitàexport e si sono acquisiti due centri d’eccellenzain Germania, uno privato in Baviera e unopubblico, presso l’Università di Bonn. Nel cen-tro bavarese la fornitura è stata conclusa consuccesso tanto da ricevere il riconoscimento e icomplimenti da parte del committente con ladefinizione “La Mercedes delle istallazioni”. Sitratta, probabilmente, del centro per indaginipre-chirurgiche dell’epilessia tecnologicamentepiù avanzato in Europa».

PROSPETTIVEIl 2013 si preannuncia ugualmente positivo.«Il core business di Micromed rimangono leapparecchiature di diagnosi medica in neuro-fisiologia e in particolare quelle dedicate alleindagini pre-chirurgiche in Epilessia(LTM), settore di nicchia e in continua espan-sione. In questo settore siamo leader in Europacon istallazioni nei più importanti centriOspedalieri e Universitari della Francia, delBelgio e Olanda oltre che in Portogallo, In-ghilterra e Germania; abbiamo istallazioni neiprincipali centri a Pechino in Cina, negli StatiUniti e America del Sud. Quello che ci con-traddistingue, rispetto ai nostri competitorsamericani, è la nostra capacità di fornire solu-zioni ad hoc sia tecniche che funzionali. Tuttoquesto richiede una flessibilità operativa e unacapacità di innovazione e velocità di adegua-mento, tipiche di un’azienda artigiana. In unasituazione internazionale che vede un accor-pamento dei competitors verso poche multi-nazionali - conclude Perissinotto - per la pe-culiarità di questo mercato, il nostro penso sial’approccio vincente, possibile però solo condimensioni di azienda contenute e con il coin-volgimento totale dei collaboratori». E i nu-meri confermano questo pensiero. Il mercatoexport di Micromed rappresenta infatti circail 70 per cento delle vendite, circa il 45 percento in Europa e il rimanente nel resto delmondo.

Claudio Perissinotto

Lo strumento Tromino,

a sinistra utilizzato in

occasione dell’eruzione

del vulcano Eyjafjöll

(Islanda - 2010,

courtesy of British

Geological Survey)

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INTERNAZIONALIZZAZIONE

Per migliorare la gestione di un’aziendazootecnica è necessario adottare un cor-retto sistema di alimentazione del be-stiame. Un sistema che sappia garantire

importanti incrementi nella produzione di lattee al contempo apportare notevoli riduzioni ditempi e di costi di lavoro. L’Unifeed Tmr è oggila tecnica più diffusa tra gli allevatori che pun-tano a ottenere la massima risposta produttiva intermini di latte e carne. A spiegare il funziona-mento di questa tecnica è Lino Zago, presidentedella società Zago, sita a Campo S. Martino e daquarant’anni specializzata nella produzione dimacchine per l’alimentazione zootecnica e perl’ecologia. «Il Tmr favorisce il processo di assimi-lazione alimentare facilitando l’ingestione di unamiscela con una quota corretta di tutti gli ingre-dienti con caratteristiche nutrizionali costanti. Inquesto modo all’animale viene garantito un am-biente ruminale dal ph costante. Il fulcro dellatecnica Tmr è l’utilizzo del carro trincia-miscela-tore. Proprio di questo macchinario e della Uni-feed Tmr la Zago ha fatto uno dei suoi maggioripunti di forza».

Alla tecnica Unifeed Tmr la Zago ha dedi-cato un’intera divisione aziendale. Quali sonoi suoi compiti?«La Unifeed Division si occupa della produzionedi una vasta gamma di carri trincia-miscelatori-

distributori – possono essere verticali o orizzon-tali, trainati o semoventi – adatti a ogni tipo direaltà aziendale: allevamenti di pecore, di vaccheda latte o da ingrasso, e di bufale. Così facendo,aiutiamo l’allevatore nell’uso corretto delle tec-niche Unifeed e nella scelta delle attrezzature cheriusciranno a fargli raggiungere una maggioreproduttività e qualità di latte e carne. Proprio inquesto campo, ormai da vari anni, la nostra so-cietà sta introducendo importanti innovazioni at-traverso brevetti internazionali, frutto di anni diprogetti riconosciuti e certificati da università eistituti indipendenti».

Oltre alla Unifeed Division, la Zago puòvantare anche una Green Division, di che cosasi tratta?«La nostra divisione Green promuove uno svi-

La produzione di macchine per la zootecnia affronta

i difficili mercati internazionali a suon di innovazioni

tecnologiche e tecniche il cui unico obiettivo

è quello di aiutare gli allevatori nella crescita del bestiame.

Ne parla Lino Zago

Emanuela Caruso

114 • DOSSIER • VENETO 2013

La zootecnia internazionale e sostenibile

Lino Zago, presidente

della Zago Srl

di Campo S. Martino (PD)

www.zago-srl.com

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luppo sostenibile teso al rispetto delle tematicheambientali, sociali ed economiche attraverso laprogettazione e la produzione di soluzioni tec-nologiche per il reimpiego di scarti organici o in-dustriali nel ciclo ecologico. L’ampia gamma ditecnologie proposte dalla nostra impresa si rivolgea manutentori del verde, municipalità, compo-statori, florovivaisti, aziende agricole, consorzi dibonifica e depurazione, enti per la raccolta e il ri-ciclaggio dei rifiuti. E proprio nel riciclaggio,nella separazione dei rifiuti e nella preparazionedel compost è specializzata la Zago. Per quantoriguarda il riciclo ecologico, la società si impegnanella progettazione di macchinari tesi a soddisfaregli obiettivi dei trattamenti biologici; mentre at-

traverso il compostaggio controlliamo, accele-riamo e miglioriamo il processo naturale delle va-rie sostanze organiche, trasformandole in unprodotto da reimpiegare in molteplici usi agricolie non agricoli».

La vostra realtà guarda da sempre con moltointeresse ai paesi esteri. Quanto incide l’exporte da quali mercati vi attendete i migliori fe-edback nel corso del 2013?«Forti del bagaglio tecnico acquisito in così tantianni di attività, abbiamo consolidato la nostrapresenza in oltre 40 paesi distribuiti in cinquecontinenti, e oggi esportiamo il 90 per cento dellemacchine realizzate ogni anno. Già dall’inizio del2013 abbiamo avuto segnali positivi dai nostri

Lino Zago

VENETO 2013 • DOSSIER • 115

áá

NUMERO DI MACCHINE REALIZZATEOGNI ANNO NEI 20MILA METRI QUADRATIDI STABILIMENTO DELLA ZAGO SRL

500

Page 98: DossVeneto302013

116 • DOSSIER • VENETO 2013

mercati tradizionali, ovvero Francia, Germania eGran Bretagna, ma ci aspettiamo buoni risultatianche nei paesi del Bric, in particolare in Cina eRussia».

Quale bilancio può trarre sull’andamentodel business e dell’attività della Zago nel corsodel 2012?«Nonostante il perdurare del duro e lungo pe-riodo di stagnazione economica tanto a livello na-zionale quanto a livello internazionale, il 2012 èstato per noi un anno positivo. La spinta dei mer-cati esteri e un’ottima tenuta sui confini italianihanno permesso all’impresa di raggiungere unapprezzabile fatturato di 7,5 milioni di euro, ci-fra che conferma la crescita aziendale che ab-biamo registrato nell’ultimo biennio».

Quali strategie avete messo in campo al finedi superare la crisi mantenendovi competitivisullo scenario internazionale?«Abbiamo agito sia sul versante aziendale che sulversante del mercato. Per aumentare l’efficienzaaziendale abbiamo intrapreso un complesso la-voro di riorganizzazione, formazione e informa-tizzazione di tutte le funzioni e le divisioni internedella nostra società. A livello di mercato, invece,ci siamo concentrati sul rafforzamento del mar-chio, sulla personalizzazione dei nostri prodottie sullo studio di politiche commerciali di pene-trazione nei paesi emergenti più interessanti».

Quanto investite in ricerca, innovazione e

sviluppo e con quali novità la Zago si presen-terà sui mercati nei prossimi mesi?«Gli investimenti in ricerca e sviluppo ammon-tano al 5 per cento del fatturato complessivo,questo perché sin dall’inizio della nostra avven-tura imprenditoriale abbiamo creduto nel va-lore del lavoro e della ricerca, uniche fonti di mi-glioramento e crescita. Senza investimenti inquesto senso – investimenti che di certo nelbreve periodo sacrificano una remunerazioneeconomica, ma che poi nel lungo periodo con-sentono di essere competitivi in un mercato sem-pre più globalizzato – non è possibile creare unfuturo per la propria azienda. Attualmente, ilnostro reparto di ricerca e sviluppo ha messo apunto in collaborazione con un’importante uni-versità italiana una nuova serie di macchine adalto risparmio energetico destinate all’alimenta-zione zootecnica».

Come pensa che si rivelerà questo 2013 peril vostro settore e, più in generale, per l’eco-nomia del Veneto?«All’interno del nostro settore di appartenenzaancora nessuno se la sente di fare previsioni a li-vello generale per questo 2013; quello che possodire è che noi, come realtà imprenditoriale, siamoottimisti e crediamo che con il buon lavoro, la se-rietà e la professionalità si possano raggiungereanche quest’anno traguardi importanti, stimo-lanti e soddisfacenti».

áá

~

❝Abbiamo messo a punto una nuova seriedi macchine ad alto risparmio energeticodestinate all’alimentazione zootecnicain collaborazione con un’importanteuniversità italiana

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118 • DOSSIER • VENETO 2013

Q ualità, standard d’efficienza aimassimi livelli, tempi semprepiù ridotti delle consegne.L’avanzamento tecnologico se-gue criteri ben precisi per sod-

disfare le strategie aziendali che puntano all’ec-cellenza, strategie di ampio respiro con ritorniche attendono a volte anche anni prima dimostrarsi. Il Veneto definisce un’area in cui siannoverano numerosi esempi di aziende chehanno potuto capitalizzare gli investimenti inricerca fatti negli anni. Il gruppo Aiem di Rovigo rappresenta uno degliesempi più chiari di uno sviluppo aziendale pia-nificato in questi termini. Dal settore dell’auto-mazione, del telecontrollo e del monitoraggioambientale, l’impresa, guidata dal suo presidenteMassimo Turri, ha espanso le proprie competenzea vari altri ambiti. «Siamo partiti 25 anni fa nelcuore del Veneto vedendo nel progetto “auto-

Capitalizzare l’innovazioneMassimo Turri esplora le radici e le conseguenze di una filosofia aziendale votata alla massima

qualificazione tecnologica. Ecco in che modo l’innovazione influenza le strategie di mercato, aprendo

nuove opportunità. «Determinazione, diversificazione, specializzazione tecnologica e sinergie»

Renato Ferretti

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mazione e telecontrollo” una prospettiva: da quiè nata Aiem. Per affrontare la grande concor-renza, abbiamo puntato fin da subito alla perso-nalizzazione dei prodotti e servizi, alla massimaqualificazione tecnologica e qualitativa. Con de-terminazione abbiamo dedicato costante impe-gno all’innovazione attraverso il continuo svi-luppo di progetti di ricerca innovativa,diversificazione strategica e specializzazione. Gra-zie a questa politica, nel tempo Aiem è diventatoun gruppo fortemente diversificato». Tra le altre,al suo interno si annoverano una società nel set-tore delle telecomunicazioni, un’importante so-cietà di ingegneria, una specializzata in ambitospaziale e, infine, società una serie di realtà stra-tegiche che si occupano di energie rinnovabili inItalia e all’estero.

Rispetto agli esordi ora il mercato vi co-stringe a prove molto diverse.«Anche nel 2012 i risultanti aziendali sono statiottimi. Per il 2013 il permanere di una situazioned’incertezza e instabilità del mercato interno, euna ormai totale contrazione dei lavori pubblicie blocco dei pagamenti, unito alla complessità diaccesso al sistema bancario, ci impongono di ri-considerare le strategie di medio periodo. Il riccoportafoglio ordini ci permetterà di ritarare nelcorso dell’anno la strategia di sviluppo aumen-tando gli obiettivi prossimi sul mercato estero.Fortunatamente, dal 2010 abbiamo iniziato unintenso percorso di internazionalizzazione, so-prattutto nel settore delle energie rinnovabili.

L’esperienza e le grandi referenze maturate in Ita-lia come sviluppatori, realizzatori Epc e gestori diprogetti di energia rinnovabile l’abbiamo portataall’estero, dove siamo presenti in forma stabile eorganizzata in diversi paesi, a partire dall’Africa(Sud Africa, Zimbabwe, Mali), Europa dell’Est(Romania, Croazia, Bulgaria, Moldavia) e Ame-rica Latina (Cile, Uruguay, Argentina, Panama)».

E per quanto riguarda il vostro core businessstorico?«Possiamo vantare la nostra presenza in molti trai più importanti grandi progetti nazionali dovel’automazione, il telecontrollo e il monitoraggiorappresentano lo strumento di governo e gestionedi grandi strutture. In particolare i grandi sistemie impianti di potabilizzazzione, depurazione, ir-rigui, reti gas, lavorazione rifiuti, inceneritori, retidi mobilità, reti di navigazione, produzione ener-getica da fonti tradizionali e rinnovabili, indu-striale di produzione, farmaceutico e terziario.Con una storia di 25 anni abbiamo già un por-tafoglio clienti molto importante. E continue-remo a coltivarlo elevando il contenuto tecnolo-gico dell’offerta fornendo soluzioni altamentepersonalizzate».

Da quali delle altre anime del gruppo, in-vece, vi aspettate le performance migliori?«Punteremo all’efficientamento energetico, inspecial modo di grandi infrastrutture commercialie di edifici pubblici, dove il costo energetico risultaparticolarmente rilevante. Questa attività è forte-mente legata a quella successiva, che si occupa del

Massimo Turri

VENETO 2013 • DOSSIER • 119

áá

50 MlnFATTURATO REGISTRATO ALL’INTERNO

DEL GRUPPO AIEM, APPROSSIMATIVAMENTE

STABILE NELL’ULTIMO TRIENNIO

Da sinistra, Elia Lubian,

direttore commerciale,

Alessandro Turolla,

direttore tecnico,

gruppo Aiem, Massimo

Turri, presidente, e

Claudio Masin, direttore

tecnico Aiem

www.aiemgroup.it

Page 102: DossVeneto302013

mantenimento nel tempo dell’efficienza energe-tica raggiunta. A tal proposito fa parte del gruppol’azienda Oempv, che ha nel suo core business leattività specifiche di monitoraggio e manuten-zione di sistemi energetici, oltre che sistemi di pro-duzione energia da fonti rinnovabili. Un altrospecifico settore di sviluppo riguarda da un lato larealizzazione d 60 impianti di produzione minieolici e la realizzazione di diversi impianti foto-voltaici a terra, da realizzare in aree terremotatedove direttive del GSE permettono di usufruire ditariffe incentivanti ancora interessanti. Anche daSpace Tecnology ci aspettiamo lo sviluppo di al-cune importanti commesse grazie ai consolidatirapporti con primarie aziende Italiane impegnatenell’ambito spaziale».

A proposito di gestione e mantenimento diimpianti rinnovabili, anche in questo settoreavrete incontrato una forte concorrenza. Incosa si distingue la vostra offerta di O&M?«Nell’ottenimento della massima efficienza degliimpianti. Con le competenze tecnologiche accu-

mulate in oltre due decenni, la proposta di serviziche portiamo è fuori dalla portata di molti com-petitor. Grazie al nostro gruppo di società alta-mente specializzate, riusciamo a fornire un pac-chetto di servizi integrati unici nel genere: con lanostra società di ingegneria, siamo specializzati, at-traverso l’attività di auditing, nell’individuare eanalizzare velocemente lo stato di salute dell’im-pianto, calcolare le perdite di rendimento e defi-nire le soluzioni e gli interventi necessari per ot-timizzare l’efficienza. Qualora gli interventi sianorilevanti, il ruolo di Epc di Aiem fornisce le op-portune garanzie. A quel punto interviene la no-stra società specializzata nella gestione: OMPVche prende in carico l’impianto e ne garantiscecon le proprie competenze la gestione. Il nostrocore business storico è il controllo e monitorag-gio finalizzato a ottimizzare la gestione degli im-pianti. Spesso bastano piccoli miglioramenti pergarantire una resa finanziaria di gran lunga supe-riore: ma per farlo serve un know how che non èalla portata di tutti».

áá

INNOVAZIONE

120 • DOSSIER • VENETO 2013

Le competenze stratificate negli anni, grazie ai continui investimenti in ricerca e sviluppo, hanno portato Aiem a diventare

un gruppo formato da più società specializzate e indipendenti. «I nostri ottanta collaboratori – spiega l’amministratore

delegato Massimo Turri – sono divisi tra più società, oltre a quella da cui il gruppo prende il nome e che si occupa di

automazione, telecontrollo, Epc e general contractor. Gavia System offre servizi gestione, installazione, collaudo e

consulenza nel campo delle telecomunicazioni dati e servizi informatici. Il consorzio Geas come general contractor offre

soluzioni globali per il settore pubblico e privato. La Oempv è gestisce e manutenziona impianti fotovoltaici ed

eolici. Infine, ma non ultima, Eurmeia è l’azienda con cui il gruppo ha attivato un importante e strategico percorso di

internazionalizzazione nel settore delle energie rinnovabili».

Diversi know how, un unico gruppo

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INNOVAZIONE

Lo sviluppo esponenziale delle energierinnovabili che si è registrato in Italiain questi ultimi anni ha permesso disviluppare competenze e modelli or-

ganizzativi altamente performanti, ora prontiper essere esportati. Una missione che rappre-senta il cuore di Eurmeia, società del gruppoAiem, nata con il preciso intento di «internazio-nalizzare le attività del settore delle energie rin-novabili rivolgendosi a un mercato in espan-sione, valorizzando le esperienze e l’alto profiloaziendale conseguiti nel mercato interno. Com-pito di Eurmeia è quindi quello di analizzare imercati internazionali, verificare le diverse op-portunità e proporsi agli investitori come partnertecnico organizzativo per la autorizzazione e co-struzione di impianti energetici basati su fontirinnovabili». A parlare è l’ingegner Luigi Cuozzo,amministratore della società, che fa il punto sulleopportunità del comparto nella situazione at-

tuale del mercato estero. «Fin tanto che la forza trainante delle energie rin-novabili – dice Cuozzo – e il mix delle fontidella produzione di energia sono stati incentivati,l’interesse degli operatori del settore si è rivoltoverso i paesi dove i governi avevano varato pro-grammi e schemi per agevolare gli investimentiin questo settore. È stato allora che il nostrogruppo ha acquisito posizioni di prestigio e com-petenza diventando azienda di riferimento come

Eurmeia, società

del gruppo Aiem,

ha sede a Rovigo

www.aiemgroup.it

Grid parity, le occasioni non sono in Italia Il caso di Eurmeia, una delle società

del gruppo Aiem, impegnata

nel settore della green energy.

Luigi Cuozzo spiega le strategie

con le quali aggredire il mercato

internazionale

Remo Monreale

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VENETO 2013 • DOSSIER • 123

Epc e sviluppatore per l’intera catena del valoredelle rinnovabili in Italia. Questa è stata la pre-messa per poi affacciarci in modo strutturato almercato estero». La prima tappa è rappresentata dal Sudafrica inquanto «sembrava offrire un programma di in-centivi molto attraente. Le opportunità nate inquel paese ci hanno permesso di sviluppare pro-cessi che hanno portato ad autorizzare più di 85MW nella zona Eastern Cape. Ciò ha permessoa Eurmeia di strutturarsi per offrire, oltre all’at-tività di scouting per la partecipazione a bid sta-tali, anche servizi energetici alle industrie, pun-tando a diventare interlocutore stabile per lafornitura di sistemi energetici integrati di altaqualità».La tecnologia, in questi ultimi anni, ha avvicinatoil costo di produzione di energia elettrica dafonti di rinnovabili alla cosiddetta grid parity,cioè al costo di energia elettrica da fonti con-venzionali. «Ciò ha cambiato gli scenari, con-vincendoci a puntare verso lo sviluppo di im-pianti specializzati che non usufruisconodell’incentivazione, ma che, grazie all’elevato li-vello di irraggiamento, permettono di raggiun-gere rendimenti comunque di tutto rispetto, di-ventando appetibili per investitori e strutturefortemente energivore. È con questa vision chela nostra struttura ha predisposto progetti per la

costruzione di parchi a servizio di miniere chehanno storicamente necessità di molta energia».Così, si sono identificate altre aree geografichestrategiche che rispondono a due requisiti: elevatapresenza di irraggiamento solare e forte domandadi energia per sostenere lo sviluppo economico.«Abbiamo puntato sull’Est europeo, dove fraRomania, Croazia, Bulgaria, Repubblica dellaMoldavia sono stati sviluppati più di 80 MW, esul Sud America, dove Eurmeia si è ben inseritain diversi stati quali Cile, Uruguay, Argentina,Paraguay, Ecuador, Repubblica Dominicana ePanama. Qui, si stanno sviluppando progetti invari stadi di sviluppo per circa 200 MW». In par-ticolare, in Cile, per lo sviluppo di parchi foto-voltaici al servizio delle miniere, e a Panama,per le necessità energetiche legate al raddoppiodel canale. In ogni stato l’approccio è differente,in relazione alle sensibilità economiche dei diversipaesi. «In molti casi la rete energetica nazionale,risultando carente, non permette di connettereimpianti di grandi dimensioni. E noi, di conse-guenza, sviluppiamo anche progetti di piccoloprofilo, da 5-10 MW. Ciò può avvenire a seguitodi un’analisi approfondita, da parte del nostroteam, il cui obiettivo è ridurre il rischio dell’in-vestimento e definire piani costruttivi con tem-pistiche ridotte, ottimizzando l’utilizzo di risorsee personale, direttamente gestiti dall’Italia».

85 MWPOTENZA COMPLESSIVA DEGLI IMPIANTI

FOTOVOLTAICI AUTORIZZATI DALLA EURMEIA

IN ZONA EASTERN CAPE (SUD AFRICA)

Luigi Cuozzo

Page 106: DossVeneto302013

INNOVAZIONE

“Giocare” con i materiali e letecnologie per migliorare,innovare e rendere piùcompetitivi i prodotti. An-

che in tempo di stagnazione del mercato.Percorrere una strada in controtendenza e in-vestire sui punti di forza. Sono queste le stra-tegie che la società Liana Srl, sita a Casale sulSile e specializzata nella produzione di guar-nizioni e profili in materie plastiche, ha at-tuato per differenziarsi in un mercato difficile

come quello italiano. «Per fronteggiare la crisieconomica che ci ha colpito dal 2009 al 2011e che ci ha portato a perdere il 20 per centodel nostro fatturato – commenta AntonioLiana, titolare della società – abbiamo decisodi puntare tutto sui pilastri della nostra atti-vità, ovvero i materiali, la fidata clientela, laqualità del prodotto finito, le risorse umaneinterne e le avanzate tecnologie – per esem-pio gli impianti di estrusione. Così facendosiamo riusciti a chiudere il 2012 quasi allapari del 2008, e il primo trimestre 2013 haregistrato un aumento del 18 per cento ri-spetto al corrispondente trimestre 2012».

Nello specifico, come si è evoluta negli

Antonio Liana, titolare della Liana Srl di Casale sul Sile (TV), all’interno di uno dei reparti produttivi.

Nella pagina accanto, a sinistra esempi di alcune matrici prodotti dalla Liana Srl e, a destra,

alcuni profili realizzati con PP, ABS, SEBS, PVC, TPV, TPE e conduttivi

www.liana.it

L’estrusione che innovaIl settore delle guarnizioni e dei profili estrusi propone articoli sempre più

competitivi dal punto di vista tecnologico e dei materiali. Prodotti che stanno

conquistando il favore tanto del mercato italiano quanto di quelli esteri.

La parola ad Antonio Liana

Emanuela Caruso

Page 107: DossVeneto302013

VENETO 2013 • DOSSIER • 127

anni la Liana?«La nostra azienda a conduzione familiare ènata nei primi anni 80, anni durante i quali cisiamo specializzati nella produzione di guar-nizioni per il settore dei serramenti in legno,alluminio e pvc. L’entusiasmo e la voglia di af-fermarci hanno fatto sì che nei successivi diecianni la società si sviluppasse tanto da comin-ciare a diversificarsi e ad affrontare nuovi mer-cati di riferimento con prodotti coestrusi etriestrusi in pvc e materiali termoplastici. In-fine, all’inizio del nuovo millennio, abbiamoarricchito la gamma dei materiali con il PP –PE – PU – PC – PMMA – ABS – SEBS –EPDM – silicone – materiali conduttivi –espansi e altro, inoltre, abbiamo fatto un ul-teriore passo avanti, rafforzando la nostra com-petitività attraverso un’officina meccanica euna struttura tecnico-commerciale moltocompetente».

Quindi, oggi, in quali settori e mercatisiete presenti?«Attualmente lavoriamo sia sul territorio ita-liano, in particolar modo con grandi aziendee multinazionali, sia su quello estero – Eu-

ropa, Sud America e paesi Arabi –. Gra-zie alla diversificazione e al graduale am-pliamento produttivo, serviamo i settoridel serramento, dei box doccia, dell’au-tomazione per cancelli e delle attrezza-ture sportive; e ancora il navale, la sicu-rezza industriale, l’illuminazione, la

refrigerazione industriale e alimentare, la pa-vimentazione per esterni e tanti altri».

Qual è il settore che in questo momentovi sta dando più soddisfazioni?«Sicuramente il settore dell’automazione èquello che ci sta impegnando di più. Oltre aiprodotti per cancelli automatici e simili, ab-biamo realizzato dei sistemi con dei profili disicurezza da porre intorno a svariati macchi-nari industriali, delle vere e proprie guarni-zioni dotate di particolari sensori che inter-vengono in caso di emergenza e bloccanoall’istante la macchina, garantendo così l’in-columità della persona. Ognuno di questiprodotti viene realizzato di volta in volta inbase alle specifiche esigenze dei committentie del loro settore di apparteneneza. Inoltre,stiamo realizzando un prodotto luminescentepensato per la casa. Questi articoli sarannorealizzati con materiali termoplastici e cree-ranno figure luminose in grado di conferireagli ambienti di un’abitazione una luce moltodiversa da quella a cui siamo abituati. Loscopo di ogni nostro articolo è quello di daresoluzioni, sicurezza e design».

Antonio Liana

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130 • DOSSIER • VENETO 2013

Ricerca e tecnologia,motori di sviluppo

In apertura, il Coca Cola

Pavillon, realizzato

da P.A.T.I. in occasione

delle Olimpiadi di Londra.

Nella pagina accanto

Maurizio Zanon, titolare

dell’azienda con sede

e sito produttivo in San

Zenone degli Ezzelini (TV)

www.pati.it

Ricerca e innovazione come cartaprioritaria da giocare per lo svi-luppo del Paese. Per Confindu-stria una convinzione e un impe-

gno che nel mese di febbraio ha avuto unulteriore tassello nella firma di un accordocon il Cnr, il Consiglio nazionale delle ricer-che. «L'intelligenza e la conoscenza, cioè la ri-cerca e l'innovazione, sono la via insostituibileper lo sviluppo economico e sociale delPaese», sono le prime parole del comunicatomesso a punto dopo la firma di Confindustriae Cnr. Ne è cosciente Pati, azienda che nascenel 1962 e da allora ha costantemente svilup-pato la produzione di film in materiali pla-stici, sia destinati alla serricoltura, sia ai mer-cati di alta tecnologia nei settori

dell’aereonautica e dell’automotive di altagamma. «Le attività dell’azienda – spiega il ti-tolare Maurizio Zanon - sono sempre stateimprontate allo spirito di ricerca conoscitivae d’innovazione tecnologica, fattori che cihanno resi, nei settori in cui siamo attivi,un’azienda di riferimento nel mercato». Pur nelle difficoltà di questi ultimi anni, an-che il 2012 é stato superato positivamentedall’azienda trevisana. «Questo non solo gra-zie a una prudente gestione commerciale e fi-nanziaria, ma anche grazie alla realizzazione diprogetti di espansione dei nostri mercati, so-prattutto all’estero. Le nostre produzioni de-stinate alla serricoltura si sono decisamente ir-robustite nei mercati americani, specialmentein Canada e in Messico, mentre quelle desti-

Confindustria e il Consiglio nazionale delle Ricerche hanno da poco stilato un accordo

per promuovere ricerca e innovazione. Maurizio Zanon racconta le innovazioni sviluppate

per la produzione di film in materiali plastici

Marco Tedeschi

Page 109: DossVeneto302013

Maurizio Zanon

VENETO 2013 • DOSSIER • 131

nate all’industria hanno trovato nuovi sbocchicommerciali negli Usa, in Cina e in Corea.Queste ultime, costituite da film fluoropoli-merici, vengono impiegate nei cicli di pro-duzione dei materiali compositi in fibre dicarbonio, quindi nella produzione di compo-nenti strutturali in aereonautica, nella nautica,e nelle automobili di alta gamma sia sportiveche da corsa. Possiamo dire che contribuiamoanche alla componentistica delle FormulaUno».Un’ulteriore applicazione, ormai in fase disviluppo avanzato, è quella della produzionedi film in Fep ed Etfe per realizzazioni archi-tettoniche. «In questo campo per imporcicome attori prioritari abbiamo installato treanni fa la più grossa linea di estrusione esi-stente al mondo, specificatamente progettataper questa tipologia di materiali plastici. Que-sta linea, dotata di un sofisticato sistema dicontrollo degli spessori, ci ha consentito dientrare nel mondo delle applicazioni archi-tettoniche, con la fornitura di film per diverserealizzazioni, ultime tra le quali un palazzettoesposizioni a Verona, il Coca Cola Pavillonalle Olimpiadi di Londra, e attualmente in

fase di costruzione un centro commerciale,l’Abdali Mall ad Amman. Sono attualmentein discussione forniture per uno stadio spor-tivo in Qatar, e un centro commerciale inCina. I futuri e più immediati investimenti ri-guarderanno l’implementazione della linea diproduzione, lo sviluppo dei processi di stampadei film in Etfe, il perfezionamento delle for-mulazioni per migliorare le caratteristiche ra-diometriche dei film ai fini di risparmio ener-getico all’interno delle realizzazioni».L’export rappresenta sicuramente una fettaimportante di mercato Pati. «Nel 2012 ab-biamo realizzato un fatturato di 17.000 Mlndi Euro, di cui il 30 per cento come export.Le nostre aspirazioni – conclude Zanon –sono di portare la quota export al 40 percento nell’arco di 2-3 anni e di incrementarela presenza nei settori industriale e architet-tonico al 40 per cento».

❝~

Sono attualmente in discussioneforniture per uno stadio sportivoin Qatar, e un centro commercialein Cina

Page 110: DossVeneto302013

Banda larga, servizi digitali e cloud,diritto d’autore e copyright in rete.Questi i punti chiave dell’Agendadigitale Ue presentata a dicembre

2012 dal commissario europeo Neelie Kroes.Secondo Kroes, la concretizzazione di questiimpegni, entro il 2020, porterà il settore in-formatico a valere 5 punti del Pil dell’Unione.Un treno da non perdere per le società italianeattive nell’Ict. Per capire quale futuro è alleporte ci rivolgiamo a Ingrid Monaco, respon-sabile comunicazione e marketing di Nest2Spa, società di engineering e system integratorconcentrata sulle problematiche delle reti edelle telecomunicazioni, fuori e dentro il si-

stema aziendale. «Sele linee di azione sta-bilite nell’Agenda di-gitale si concretizze-ranno, il concetto dinetworked societynon sarà più soloun’idea. Passandodalle parole ai fatti, sicreeranno nuove emolteplici opportu-nità. Sarà però neces-sario il contributo ditutti i soggetti coin-volti (cittadini, Pa,aziende) per svilup-pare nuovi modelli dibusiness, che pon-gano al centro inno-vazione e produtti-vità per progettarenuove infrastrutturee processi di provi-

sioning funzionali a collegare cittadini, aziendee amministrazioni, che condividerannoenormi quantità di dati in sicurezza, in qual-siasi luogo e con qualsiasi dispositivo con-nesso alla rete».

Fra le altre priorità dell’Agenda digitalec’è il cloud computing, soprattutto per laPa. Quale scenario prevede?«Il cloud è il nuovo approccio tecnologico.Esso prescinde dalla localizzazione fisica deidati, astraendo le risorse hardware e softwareutilizzate. Ciò significa che tutti potranno rag-giungere i dati e le applicazioni con qualsiasidispositivo connesso a Internet, in qualsiasiparte del mondo si trovino. Ed essendo un ser-vizio fornito, evita all’azienda di fare investi-menti hardware e software, con evidente ri-sparmio sulla manutenzione ed evoluzione.L’azienda può anche decidere un utilizzo a oredelle risorse, evitando inutili investimenti».

Questi vantaggi non portano con loro an-che qualche inconveniente?«Naturalmente non posso non ricordare al-cune criticità e polemiche aperte che riguar-dano la sicurezza dei dati e la continuità delservizio. La prima nasce dal fatto che i datisono gestiti da fornitori terzi ed è opportuno,quindi, scegliere bene quelli che saranno “in

TECNOLOGIE

Ingrid Monaco,

responsabile

comunicazione

e marketing di Nest2

Spa di Limena (PD).

Nelle pagine

successive, alcuni

addetti di Nest2

al lavoro

www.nest2.com

Ingrid Monaco traduce in opportunità

gli scenari aperti dall’Agenda digitale

Ue. Gli strumenti, le tecnologie

e le possibilità di crescita. Sia

per il settore informatico e Tlc,

sia per le imprese che sapranno

investire sulla nuova rivoluzione digitale

Luca Càvera

Il futuro europeo dell’Ict sarà in cloud

Page 111: DossVeneto302013

the cloud” e tutelarli sia da un punto di vistatecnico che legale. La seconda è legata all’affi-dabilità del fornitore e alla capacità della con-nessione. Un disservizio potrebbe bloccare leattività dell’azienda, provocando un dannoeconomico non controllabile interamente. Ilproblema è però risolvibile prevedendo una ri-dondanza sia delle risorse di elaborazione re-mota sia delle connessioni Internet».

Queste criticità sollevano ancora perples-sità nelle piccole realtà imprenditoriali,quali sono le strategie per comunicare effi-cacemente le possibilità offerte dall’Ict?«Innanzitutto è importante rivolgersi alle Pmiparlando un linguaggio non tecnico, semplice,che sappia calarsi con esempi pratici nella quo-tidianità lavorativa e che evidenzi con chia-rezza le funzioni che svolgono i servizi di si-curezza informatica. Talvolta è necessario perprima cosa fare formazione sui rischi legati al-l’uso scorretto delle tecnologie e poi respon-sabilizzare le Pmi, affinché conquistino un at-teggiamento consapevole sul fatto che

l’integrazione di sistemi tecnologici messi in si-curezza è indispensabile per favorire lo svi-luppo e la crescita del loro business. Tirandole somme, abbiamo imparato nel tempo e conmolti sforzi che è fondamentale il “modo” dicomunicare con le piccole e medie imprese.Queste infatti, a differenza delle grandiaziende, non hanno in organico personale Ictspecializzato e, talvolta, colui che decide l’ar-chitettura di sicurezza della rete è lo stesso ti-tolare».

Sul fronte appunto della capacità di pro-muovere l’Ict – soprattutto in tempi di crisi–, qual è stato nell’ultimo biennio l’anda-mento del settore?«Gli ultimi due anni sono stati molto impe-gnativi. Abbiamo continuato a veder calare laspesa nel settore delle tecnologie dell’infor-

Ingrid Monaco

VENETO 2013 • DOSSIER • 135

áá

NUOVI POSTI DI LAVORO DISPONIBILI ENTRO IL 2020 CON

LA MESSA IN PRATICA DEI PUNTI PREVISTI DALLA NUOVA AGENDA

DIGITALE UE (STIME DELLA COMMISSIONE EUROPEA)

3,8 Mln

Page 112: DossVeneto302013

mazione e della comunicazione, con un calodel 3,6 per cento rispetto al 2011. E nondi-meno, il comparto Tlc, vede le spese di tele-fonia fissa calare del 4,2 per cento rispetto al3 per cento di quella mobile. Non ci resta chesperare che il 2013 sia un anno diverso. Nonpossiamo certo puntare il dito contro l’anda-mento degli ultimi due anni, perché viviamoin un periodo di transizione globale e non di-mentichiamo che rispetto a quindici anni fail settore delle telecomunicazioni ha regi-strato una crescita del 66 per cento».

Per ciò che riguarda la vostra azienda,come si è concluso il 2012?«Abbiamo chiuso il fatturato 2012 in positivorispetto al 2011, riuscendo a garantire conti-nuità per il futuro lavorativo di tuttal’azienda. L’esperienza maturata con le grandiaziende – il nostro target spazia dalle Pa alleassicurazioni, dai carrier al commercio, dalleforze armate all’industria, dagli istituti di cre-dito alle organizzazioni di categoria, dai tra-sporti al mondo della sanità e alle società diservizi sia nel settore privato che bancario –ci ha permesso di proporre anche alle Pmi so-luzioni di sicurezza informatica e servizi in-tegrati di alta qualità a prezzi accessibili. Ilnostro servizio Giano “sicurezza informaticagestita” è stato molto apprezzato dalle im-

prese. Questo si caratterizza per essere unservizio completo di consulenza e rappre-senta la soluzione ideale per mettere in sicu-rezza le aziende dai pericoli legati alla navi-gazione Internet e dalle possibili intrusioninel sistema informatico».

Quali sono gli investimenti che aveteprogrammato per il 2013 e quali le pro-spettive e gli obiettivi che attraverso questiinvestimenti intendente raggiungere?«La nostra forza è anticipare le tendenze dimercato con soluzioni innovative, affidabili e diqualità. Per fare questo investiamo costante-mente nella ricerca di nuove soluzioni e nel-l’aggiornamento del personale tecnico e com-merciale. Per il 2013 – ma è un piano disviluppo che investirà interamente il prossimobiennio – abbiamo in programma la messa apunto di nuove soluzioni di comunicazione ecollaborazione studiate appositamente per lePmi, anche sfruttando le possibilità offerte dal-l’approccio cloud, rispondendo così alla do-manda di innovazione digitale, sempre più sen-tita in Italia».

136 • DOSSIER • VENETO 2013

~

Le soluzioni cloud sollevanole aziende dall’investirein hardware e software,con evidenti risparmi anchesulla manutenzioneáá

TECNOLOGIE

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TECNOLOGIE

«In un periodo aggravato dalla crisieconomica e dopo anni di man-cati investimenti, molte aziendehanno bisogno di un piano di rin-

novamento strutturale e tecnologico, sia per ri-modernizzare il parco macchine obsoleto siaper riqualificare la produzione. Il mercato havoglia di novità e le istituzioni italiane do-vrebbero aiutare le Pmi per favorire nuovi in-vestimenti, agevolando gli sgravi fiscali direttie indiretti, e appoggiandole con specifici pianidi innovazione». Questa secondo Bruno Gia-comazzi, titolare di Cutting Trading, una dellemisure da adottare tra gli interventi per soste-nere la crescita economica e per rilanciare lacompetitività del sistema produttivo del nostropaese. «E non ultimo, mettere le banche nellacondizione di essere più generose nell’eroga-zione del credito, sostenendo gli imprenditoria crescere e tutelando il made in Italy. Soprat-

tutto per quelle aziende che meritano assolu-tamente di essere appoggiate, aziende che nonriescono a decollare a causa della forte crisi eco-nomica, per l’assenza di iniziative e di garan-zie da parte dello Stato e per la mancanza dimezzi finanziari adeguati». La Cutting Trading, investe in ricerca e inno-vazione, e si distingue nel mondo del taglio.Forte di un’esperienza ultra ventennale nelmercato della stesura e del taglio dei tessuti neipiù svariati settori che vanno dall’abbiglia-

Incentivare gli investimenti in ricerca

e sviluppo. Bruno Giacomazzi interviene

sulle misure da adottare per sostenere

e promuovere la crescita economica

e rilanciare la competitività del sistema

produttivo del paese

Viviana Dasara

Sosteniamo la crescitacon l’innovazione

Cutting Trading ha sede a

Castelfranco Veneto (TV).

Nelle immagini, macchine

relative al taglio del tessuti

tecnici in genere

www.cuttingtrading.com

140 • DOSSIER • VENETO 2013

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VENETO 2013 • DOSSIER • 141

mento, al mobile imbottito,all’automotive, al tessuto tec-nico. «Nel nostro settore –continua Giacomazzi – la ri-cerca di nuove tecnologie el’innovazione del prodottosono fondamentali per la cre-scita. L’obiettivo di una mag-giore competitività delle im-prese passa anche per laricerca tecnologica e lo svi-luppo di novità e nuove per-formance. Oggi la nostraazienda è concentrata sullostudio di utensili e sistemi ditaglio innovativi che porte-ranno a soluzioni produttive attualmente nonancora presenti sul mercato». Dunque, re-stano saldi gli obiettivi e le prospettive, no-nostante il clima di incertezza politica ed eco-nomica. L’esperienza acquisita attraverso lacollaborazione con alcune delle più presti-giose aziende internazionali del settore hapermesso a Cutting Trading di conseguire unelevato livello di conoscenza nella gestionedel taglio di diversi materiali quali carbonio,kevlar e fibra di vetro, ma anche pvc, gomma,pelle e naturalmente tessuto. La macchinaRaptor è stata realizzata pensando a una mac-china industriale a tutti gli effetti, non a unsemplice plotter, sia per precisione che per so-lidità, affidabilità e facilità d’uso. Nel mercatoattuale la macchina Raptor rispecchia l’eccel-lenza: il software è interamente realizzato daCutting Trading e pacchetti software perso-nalizzati vengono creati per risolvere le varieproblematiche che insorgono durante le la-vorazioni. Cutting Trading è particolarmente

soddisfatta dei continui riscontri positivi daparte della propria clientela e sicura di poteraffrontare con il prodotto Raptor tutte le pro-blematiche che il mercato richiede per la la-vorazione di tessuti tecnici sempre più inno-vativi. «Dall’inizio della crisi nel 2008 leperdite sono state considerevoli e bisognerà la-vorare ancora molto per poter riportarel’azienda in una situazione economica che sipossa considerare buona. Tuttavia, le criticitàriscontrate in questo percorso ci hanno spintoa fare importanti investimenti per realizzareun prodotto che oggi tutti riconoscono tra leeccellenze nel settore. Tra questi investimentirientrano i mercati internazionali per pro-muovere l’immagine del prodotto italianonel mondo, pur non trascurando l’Italia,mercato in cui continuiamo a credere e checi obbliga a fare notevoli sforzi. Ci aspet-tiamo inoltre molto anche dai paesi del-l’America Latina e non ultimo puntiamo sulmercato russo».

❝~

Il mercato ha voglia di novità e le istituzioniitaliane dovrebbero favorire nuovi investimenticon specifici piani di innovazione

Bruno Giacomazzi

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TECNOLOGIE

Il patrimonio più importante, per un’im-presa, è l’informazione. Cioè tutti i do-cumenti, attivi e passivi, in digitale eanalogico, prodotti e ricevuti, la loro re-

peribilità per l’approvazione di pratiche e pro-getti. A motivare questa affermazione ci sonoi numeri: il 20 per cento del tempo lavorativoè dedicato alla gestione dei documenti, il 40per cento dei documenti viene copiato al-meno quattro volte all’interno delle macchine.E ancora, l’80 per cento dei documenti ar-chiviati non sono più utilizzati, perché se neignora l’esistenza. Il restante 20 non è dispo-

nibile mai immediatamente nel momento incui serve. «Solo una gestione strutturata econtrollata, un’archiviazione che assegni aogni informazione una casella precisa e checonsenta il recupero in tempo reale, può per-mettere di ridurre i tempi decisionali e di ot-timizzare i costi di un’impresa». A porre la so-luzione in questi termini è Daniele Giunta,titolare della D.G. Global Service, società diservizi Ict per le imprese, che si rivolge al mer-cato nazionale ed estero.

Com’è possibile definire questa solu-zione?«Stiamo parlando di document & businessprocess. Le aziende sono sommerse da dati einformazioni, che sono certamente utili per laloro attività, tuttavia non lo sono tutte con-temporaneamente. Al contrario, le informa-zioni vanno organizzate, rese disponibili e so-prattutto significative, in maniera tale dapoter essere facilmente connesse con i processioperativi e decisionali. Sintetizzando, le in-formazioni vanno valorizzate. Per far questooccorrono degli strumenti».

Quali sono i principali?«Si parte dall’implementazione di un buon si-stema di archiviazione, che acquisisca i docu-menti dalle diverse fonti: documenti elettro-nici, cartacei, sistemi informatici. Una voltapoi che l’informazione è stata archiviata, il si-stema deve mettere a disposizione una serie diinterfacce semplici da gestire e che facilitino

Gestire la documentazione sottrae risorse alle imprese. In termini di tempo, di costi,

di opportunità. Daniele Giunta presenta i sistemi di document and business process.

Soluzioni dedicate alle Pmi per un accesso all’informazione in tempo reale

Valerio Germanico

Daniele Giunta, titolare

della D. G. Global

Service Srl di San

Giovanni Lupatoto (VR)

www.dggs.it

Pmi, un accesso più rapido alle informazioni

142 • DOSSIER • VENETO 2013

Page 117: DossVeneto302013

Daniele Giunta

VENETO 2013 • DOSSIER • 143

la comunicazione fra tutti i soggetti che de-vono condividere l’informazione. Infatti lagestione documentale da sola non basta. Anzi,può rappresentare la tomba dei documenti.Che invece devono poter essere messi in cir-colo all’interno dell’azienda sia attraversoworkflow di processo visuali, sia integrati conil gestionale in uso».

Una volta fatto ciò, quali sono i passaggisuccessivi?«Stabilito il punto di partenza sul quale in-nestare un motore di gestione delle informa-zioni proattivo che combina un insieme fles-sibile di operazioni e utenti, in modo gradualesarà possibile gestire tutte le informazioni estabilire dei percorsi per incanalare l’avanza-mento o lo sviluppo di una determinata in-formazione. Inoltre, con un sistema organiz-zato correttamente, tutta l’informazione puòessere catalogata, classificata e archiviata inmaniera semplice e di facile reperibilità. Ediventa anche realistico fare a meno dellacarta, arrivando alla smaterializzazione deidocumenti (archiviazione sostitutiva), recu-perando così gli spazi per lo stoccaggio fi-sico».

Qual è oggi la situazione del vostro mer-cato di riferimento?«Per quanto riguarda il mercato interno è sen-z’altro critica. Mancando la domanda da partedei consumatori, le aziende si trovano con imagazzini pieni. Di conseguenza si fermano leproduzioni, con un danno per i lavoratori, cheessendo a loro volta dei consumatori fanno sìche questo circolo vizioso non si spezzi mai,

anzi, si rafforzi. Non a caso le uniche aziendeche continuano a procedere con fatturati inattivo sono quelle che lavorano con l’estero.Noi stessi ci siamo già avviati verso questa di-rezione e stiamo cercando dei partner che vo-gliano investire in una collaborazione con loscopo di potenziare la nostra capacità di muo-verci nei mercati oltreconfine».

Nel vostro settore è importante l’investi-mento in R&d. Quanto investite?«La nostra è una realtà piccola, ma abbiamosempre cercato di investire un 20-25 per centodel nostro fatturato nell’innovazione e nellaricerca. Destinare queste risorse, purtroppo,negli ultimi anni, non è stato possibile a causadella situazione di crisi. Tuttavia siamo consa-pevoli che in questo settore sia necessario averea disposizione più risorse, anche con un aiutodello Stato e delle banche. Per tornare a inve-stire sarebbe significativa anche soltanto una di-minuzione della pressione fiscale».

❝~

Se le informazioni sono organizzate,disponibili e significative, possonoessere facilmente connessecon i processi operativi e decisionali

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TECNOLOGIE

144 • DOSSIER • VENETO 2013

«Dopo i fatturati record otte-nuti nel 2008, per noi pro-duttori di forni industriali, iltrend è sempre stato in ne-

gativo. La situazione del settore sicuramente ri-sente della crisi e del suo perdurare. Però regi-striamo che alcune grosse aziende stannosfruttando questo “momento di tranquillità”per massimizzare la resa dagli investimenti in ag-giornamenti tecnici e produttivi». È questo ilquadro presentato da Luciano Balada, titolaredella Sigma Engineering, azienda del mondo ac-ciaio, specializzata nella produzione di forni datrattamento termico, da forgiatura e gruppi dimiscelazione combustibili. «Sicuramente perridare impulso al nostro settore è necessariauna maggiore attenzione nella proposta, daparte delle istituzioni, di strumenti specifici persupportare le aziende e incentivare la produ-zione e l’innovazione. Questi due fattori sonoinfatti la base per un qualsivoglia sviluppo pre-sente e futuro». L’azienda di Rogno, in linea con le criticità delcomparto, ha registrato negli ultimi anni unaflessione significativa, che ha trovato infine unaleggera inversione di tendenza nel corso del2012. Dato non certamente sufficiente a parlaredi recupero, tuttavia un primo segnale di inco-raggiamento. «La maggiore criticità non è tantolegata per noi al trend negativo, che dipende dalmercato. Bensì dalla contrazione totale dellepossibilità di accesso al credito, che sta por-tando molte aziende a seri problemi di liquidità,dato che siamo costretti, per la nostra tipologiadi prodotto, a esporci finanziariamente attin-gendo alle risorse interne». Quanto alle criticità del mercato, le difficoltàdella Sigma Engineering sono dovute soprat-

Lo stato di salute dell’industria dell’acciaio.

Il mercato è fermo. Tuttavia alcune aziende stanno

approfittando del “momento di tranquillità”

per massimizzare gli investimenti degli anni scorsi.

Luciano Balada, per la sua impresa, ha scelto

di puntare sul risparmio energetico

Manlio Teodoro

L’ingegneriaper il trattamento termico

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Luciano Balada

VENETO 2013 • DOSSIER • 145

tutto alla sua dipendenza dal mercato italiano.«La nostra operatività è rivolta per il 90 percento al territorio nazionale. La restante quota,destinata all’estero, è legata alle nostre par-tnership con altre aziende italiane che hannostabilimenti all’estero, principalmente sul mer-cato europeo. Possiamo sicuramente dire che ilmercato estero nobilita il nostro lavoro, perchériconosce la qualità e la professionalità – in Ita-lia, invece, si guarda solo al valore puramenteeconomico». Gli impianti prodotti dall’azienda guidata da Ba-lada sono destinati soprattutto all’industria dellalavorazione dell’acciaio a caldo per la forgiaturae per lo stampaggio, nonché al trattamento ter-mico. «In uno spettro più ampio si possono in-serire anche quelle nicchie di mercato in cuipuò essere necessario un ciclo termico. È il casoper esempio degli essiccatoi, dei sistemi di essi-cazione per trattamenti refrattari e dei sistemi dicombustione per il trattamento del vetro». In tutte queste lavorazioni è fondamentale un’at-tenzione massima per gli aspetti ambientali.Sotto questo profilo l’attenzione della SigmaEngineering è massima. «Da anni abbiamo svi-luppato e introdotto sul mercato sistemi di com-bustione ad alta efficienza e bassissime emis-sioni. Tutti i nostri sistemi sono basati sul

recupero del calore contenuto nei fumi di sca-rico, che rappresentano una quantità molto ri-levante dell’energia introdotta nel sistema e chepermette infatti di ottenere recuperi che vannodal 20 al 50 per cento rispetto ai sistemi tradi-zionali. Inoltre, abbiamo recentemente inve-stito su un impianto per forno da forgia da 200tonnellate nel quale abbiamo introdotto deibruciatori a rigenerazione di calore con effi-cienze termiche che arrivano fino all’85 percento, che sfruttano tecnologia americana e si-stemi di controllo e automazione tedeschi. Que-st’ultimo investimento rappresenta per noi ilfiore all’occhiello del nostro impegno nel ri-sparmio energetico e nella riduzione al minimodell’impatto ambientale del ciclo produttivo.Infine, su questo fronte, studiamo la fluidodi-namica e la trasmissione di calore per avere il mi-glior bilancio di utilizzo dell’energia». Come a ri-marcare il significato del nome della propriaazienda, Luciano Balada, parlando dell’anno incorso, conclude che: «Anche se il settore sta at-traversando un momento di difficoltà econo-mica, sono fortemente convinto che la tecnolo-gia, e l’ingegneria in particolare, possa guardareavanti e porsi degli obiettivi sempre più specificie qualitativi, magari puntando anche sul con-trollo e l’abbattimento dei costi».

La Sigma Engineering Srl

ha sede a Rogno (BG)

www.sigmaeng.it

[email protected]

❝~

Abbiamo investito su un impiantoda 200 tonnellate con efficienze termicheche arrivano fino all’85 per cento

Page 120: DossVeneto302013

TECNOLOGIE

148 • DOSSIER • VENETO 2013

In un mercato che sembra accusare il pesodi una crisi senza fine, il comparto delletecnologie e dell’informatica sembra resi-stere meglio di altri. Merito della poten-

zialità di reazione, e del fatto di essere basato sutecnologie indispensabili e coerenti con il fun-zionamento dell’impresa. «Il progresso tecno-logico – spiega Paolo Olivieri, titolare dellaA&P Group -, evidente nel nostro settore, aiutale imprese a conseguire riduzioni nei costi af-frontando meglio le dinamiche dei mercati». La neonata A&P Group è la naturale evoluzionedella A&P Olivieri e, ancor prima, della OlivieriDanilo Snc, aziende che sono sempre state ge-stite dalla famiglia degli attuali titolari. Ereditadunque un’esperienza di oltre 68 anni di attivitànel settore e si pone come punto di riferimentosul mercato di Verona e provincia per la forni-tura di servizi e beni per gli uffici: dai sistemi distampa per piccole e grandi aziendealle soluzioni documentali più com-plesse, alle più sofisticate soluzioni diarredo. Ora, anche grazie alla colla-borazione con l’importante leadergiapponese Sharp, il mercato sembraripagare ancora di più l’azienda ve-ronese. «A&P Group ha saputo con-solidare la presenza centrando gliobiettivi fissati sin dall’inizio del-l’anno. La nostra clientela è fideliz-zata e questo ci consente di allargarela gamma di prodotti grazie alla con-tinua e mirata offerta di strumentiper migliorare il modo di lavorare inufficio. Le criticità maggiori s’incon-trano nell’approccio ai prospect,dove incisività e concretezza, che non

ci mancano, si scontrano con l’incertezza checondiziona i tempi delle scelte verso nuovi pro-dotti e fornitori». Nuovi prodotti che signifi-cano nuove soluzioni tecnologiche. «Il nostrogruppo ha sempre investito nell’aggiornamentotecnologico e nella formazione dei collaboratori.Il rinnovamento è l’attitudine che va interioriz-zata, pena l’incapacità di convincere i clienti del-l’opportunità di cambiare: essere un partner diriferimento significa essere sempre alla ricerca dinuovi prodotti, monitorare con attenzione lenovità proposte e adeguare di conseguenza l’of-

La partnership con il leader giapponese Sharp

ha consolidato il mercato dell’azienda veronese

A&P Group. Merito anche di un settore,

quello delle tecnologie e dell’informatica,

che ha saputo reagire meglio di altri alla crisi.

La parola a Paolo Olivieri

Marco Tedeschi

A&P Group ha sede

a Verona

www.aeptecnologie.it

Soluzioni software per l’impresa

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Paolo Olivieri

VENETO 2013 • DOSSIER • 149

ferta commerciale. La richiesta, da parte deiclienti, di analisi dei costi e loro ottimizzazionesta generando un’interessante interazione con laprospettiva di proporre soluzioni software checompletano la tradizionale offerta di sistemimultifunzione per ufficio». Come accennato, tra le novità significative c’èla collaborazione con Sharp, un’azienda che daoltre 100 anni ha fatto dell’innovazione unmotore pulsante. «A&P Group ha sempre cer-cato novità e dinamismo: Sharp è un marchioche s’incontra di frequente nei momenti sa-lienti dell’innovazione tecnologica dell’elettro-nica, con una propensione impressionante perla creazione di prodotti tecnologicamente oltrela frontiera del presente. La gamma di sistemidi stampa multifunzione per ufficio, ad esem-pio, è una delle più complete e articolate, ca-ratteristica fondamentale per avere un portafo-glio flessibile di prodotti. Negli uffici, oggi, ènecessario ben altro: dalle lavagne interattive perl’allestimento delle sale riunioni, ai videopro-iettori ad alta definizione fino ai monitor com-ponibili, i videowall, per l’allestimento di showroom attrezzati con prodotti di standard ele-vato. La partnership è nata perché A&P Groupcerca prodotti per differenziare la propria of-ferta, e Sharp offre esattamente il valore desi-

derato da A&P insieme a flessibilità e un sup-porto che difficilmente trovano pari tra altri at-tori del mercato». Una partnership, quella con Sharp che haaperto nuove prospettive. «Questa collabora-zione ha consolidato la nostra leadership e ci haconsentito di seguire al meglio i clienti, con-centrandoci sul territorio di Verona e provinciasenza rinunciare a seguire grandi clienti consedi sul territorio nazionale grazie a una rete diaziende partner. L’offerta di Sharp combinahardware e software consentendoci di svilup-pare l’attività sui clienti di dimensioni medie egrandi per diventare un punto di riferimento sulterritorio. Soprattutto l’introduzione delle so-luzioni video professionali come le lavagnetouch screen e dei sistemi di stampa per AltoVolume b/n e colore – conclude Olivieri - per-metterà di ampliare l’offerta in aree di mercatoa elevato valore aggiunto».

❝~

Il rinnovamento è l’attitudineche va interiorizzata, penal’incapacità di convincere i clientidell’opportunità di cambiare

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CONSULENZA

Immaginate di entrare in un ristorantebellissimo, di grande impatto visivo, madove, una volta seduti, è impossibile co-municare con le altre persone al vostro ta-

volo per colpa del riverbero, dei troppi ru-mori e della confusione acustica. Ritornerestein un locale del genere? Probabilmente no. Equesto perché i suoni e i rumori sono la primacosa che una persona individua entrando in unqualsiasi tipo di ambiente – commerciale, in-dustriale, esterno o interno – e a nessuno fapiacere essere bombardato di input acusticifastidiosi e caotici. Immaginate, poi, di trovarviall’interno di uffici open space o all’interno deireparti produttivi di un’azienda, dove i rumori

possono arrivare a livellialtissimi e il rischio udi-tivo – ovvero la possibi-lità di perdere l’udito –può diventare pericolosa-mente elevato. È di que-ste situazioni che si oc-cupa la Marvinacustica,società di Schio. Comespiega Mario Capovin, ti-tolare dell’impresa: «Daoltre trentacinque annioperiamo nel settore del-l’isolamento acustico in-dustriale e civile, of-frendo la soluzione piùadatta per ogni specificocaso, in piena conformitàalle vigenti normativeacustiche in ambito lavo-rativo esterno o interno».

Nello specifico, comeinterviene la Marvina-

custica in caso di disturbo da rumore?«Partiamo con l’analisi del problema, cercandodi capire quali sono le fonti del rumore e qualielementi incidono sul disturbo, e poi proce-diamo con lo studio acustico dell’ambienteattraverso rilievi fonometrici e intensimetriciche individuano il livello e la qualità del ru-more. Le varie misurazioni possono essere fi-scali, cioè confrontate con i valori stabiliti perlegge, oppure non fiscali ed eseguite soltantoperché si desidera migliorare il comfort acu-stico di un locale. Lo studio acustico prelimi-nare è una fase molto importante, in quanto cipermette di capire meglio il problema e otte-nere valori “ante operam” da confrontare poicon il risultato finale».

I vostri interventi, però, non si limitano allasola fase preliminare, ma offrono un serviziocompleto.«Esatto. Al contrario di molte altre imprese che,una volta effettuata la consulenza e individuatoil problema, abbandonano a se stesso il cliente,noi diamo un servizio che mira a risolvere deltutto il disturbo. Ecco perché ogni volta che ve-niamo contattati valutiamo e studiamo ognisingolo caso, prepariamo un progetto da far ac-

Lo studio acustico dell’ambiente,

attraverso rilievi fonometrici permette

di comprendere quali sono le fonti

del rumore e gli elementi che incidono

sul disturbo per poi eliminarli.

Mario Capovin fa il punto

sulla sicurezza acustica

Emanuela Caruso

Mario Capovin, titolare

della Marvinacustica Srl

di Schio (VI)

www.marvinacustica.it

Ambienti lavorativi,come si controlla il rumore

150 • DOSSIER • VENETO 2013

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VENETO 2013 • DOSSIER • 151

cettare, lo realizziamo e poi lo installiamo. In-fine, collaudiamo ogni impianto o interventosvolto per essere certi dell’efficienza della nostrasoluzione. In questo modo, non solo soddi-sfiamo a 360 gradi le esigenze dell’utente, ma cidifferenziamo sul mercato».

Il vostro mercato di riferimento è in parti-colar modo quello italiano, ma siete presentianche all’estero. Come è riuscita la Marvi-nacustica a espandersi fuori dai confini na-zionali?«La possibilità di lavorare in paesi come Spagna,Francia, Germania e Svizzera si è realizzata gra-zie alla joint venture stretta con la società ingleseIac-Acoustics, leader mondiale nel settore delcontrollo del rumore, di cui siamo distributoriufficiali per l’Italia relativamente a cabine perprove audiometriche e camere anecoiche. Gra-zie a questa collaborazione siamo riusciti adavere contatti con gli altri paesi europei».

Quanto è importante per un settore comeil vostro la ricerca di nuovi materiali e nuovetecniche d’intervento?«La ricerca è importante, ma non tanto quantoin altri settori, per esempio l’elettronica. Que-sto perché prima di avere dalla ricerca risultati

effettivi e attuabili passano lunghi periodi ditempo, parliamo di svariati anni, e di certo leaziende come la nostra non possono star lì adaspettare. La vera ricerca la facciamo noi lavo-ratori attraverso l’esperienza e gli interventi chequotidianamente effettuiamo».

Per concludere, quale andamento ha se-guito la vostra attività nell’ultimo biennio?«Siamo stati fortunati, abbiamo sempre lavoratocon continuità. L’andamento positivo della no-stra azienda è dovuto al fatto che questo settoreè regolato da norme ben precise da cui le im-prese difficilmente possono svincolarsi. Ope-rare in un ambiente tranquillo, silenzioso e si-curo è qualcosa di molto importante e solopochissime società sono disposte a rinunciarvi.Inoltre, lavorando per medie e grosse aziendeche investono nella sicurezza acustica e pro-grammano in anticipo ogni intervento, anche inquesti duri anni siamo stati ben apprezzati e ab-biamo avuto una mole di impegni e commis-sioni costante».

❝~

I nostri interventi mirano ad abbattereil rischio uditivo in qualsiasi tipodi ambiente: industriale, civile,esterno e interno

Mario Capovin

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VENETO 2013 • DOSSIER • 153

CREDITO & IMPRESE

SOSTEGNO ALL’ECONOMIAIn un momento di conclamata reces-sione, che rischia di trascinarsi pergran parte del 2013, banche e im-prese si trovano, di fatto, su duefronti contrapposti. La negativa con-giuntura economica, il ribasso deiconsumi, la riduzione del risparmio,hanno fatto aumentare i rischi per lebanche, che sono sempre più pru-denti e selettive nell’erogare finanzia-menti verso il tessuto produttivo. Glistessi istituti di credito sono accusati

di aver chiuso i cordoni della borsa,mettendo in difficoltà aziende che di-pendono strettamente dall’erogazionedel credito come fonte esclusiva difinanza esterna. Del resto, l’acceso alcredito ha registrato un innegabilerallentamento. Servono nuove politi-che di azione e uno sforzo ulteriore infavore del dialogo e della trasparenzaper alleviare il credit crunch e mi-gliorare l’interdipendente rapportotra banca e impresa.

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154 • DOSSIER • VENETO 2013

CREDITO & IMPRESE

C on il cambiamento di status cheinteresserà la Banca popolare diMilano, si torna a parlare dellatrasformazione delle banche po-

polari in società per azioni. Un tema preso inesame anche dal convegno dedicato al ruolodelle banche popolari, svoltosi lo scorso 22febbraio a Bergamo, nel corso del quale è stataribadita l’importanza di preservare il modellocooperativo, un modello che ha saputo garan-tire attenzione alle istanze del territorio e aquelle del tessuto produttivo e sociale. A inci-dere in questo senso probabilmente il fattoche gli ultimi esempi di trasformazione di unabanca popolare in Spa non si siano rivelatipositivi. Ogni riferimento ad Antonveneta nonè puramente casuale se il presidente Zaia haesortato le forze imprenditoriali e bancariedella regione a unirsi in uno sforzo condivisoper riportare dentro i confini veneti il controllodella banca acquisita dalla Monte Paschi diSiena, dopo la trasformazione in società perazioni nel 2002 e diversi passaggi di proprietà

(Abn-Amro e Banco Santander). Nonostantel’asset non sia sul mercato, per il presidentedella Regione l’attuale situazione di Mps in-coraggia comunque a ipotizzare un progetto diintervento nell’eventualità che si riapra unospiraglio sul capitolo della vendita. Di fronte alla sollecitazione mossa da Zaia sisono susseguiti molti commenti ma nessun se-gnale di volersi esporre è stato lanciato dai sog-getti chiamati in causa dal governatore. Il pastpresident di Confindustria Veneto e di Fonda-zione Nord Est, Andrea Tomat, ha invitato allaprudenza, rilanciando l’azione di Veneto Svi-luppo nello studio del dossier su Antonveneta enella disamina del reperimento di risorse “in am-bito finanziario, banche o altri attori del settore”.Contro l’ipotesi di costituire una cordata di im-prenditori per rilevare Antonveneta si è schieratoAlberto Bombassei, patron della Brembo e neoeletto alla Camera dei deputati nella Lista Monti,affermando come gli imprenditori debbano fare“il loro mestiere, che non è certo quello del ban-chiere”. Tra gli ex imprenditori raccolti in Del-

UNA BANCA PER IL TERRITORIOLuca Zaia ha invitato istituzioni, imprenditori e sistema bancario della regione

a interrogarsi sull’opportunità di fare fronte comune per “riportare a casa”

Antonveneta, qualora dovesse risultare uno scenario possibile.

Le reazioni e le prospettive

Leonardo Testi

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VENETO 2013 • DOSSIER • 155

taerre, c’è chi ha passato la “palla” a Veneto Bancae a Banca popolare di Vincenza e c’è chi si è di-chiarato d’accordo sulla carta, riconoscendo peròtutte le difficoltà dell’operazione. Brucia ancora,dunque, la ferita prodotta dall’acquisizione diAntonveneta, interpretata soprattutto come unaperdita significativa di peso specifico e di identitàeconomica del Veneto.Considerando la centralità che oggi occupa laquestione del credito, è facile ipotizzare che nelprossimo futuro istituzioni e player economicicontinueranno a ragionare in termini di valo-rizzazione della funzione di “banca del territo-rio”. L’ex ministro del lavoro Maurizio Sacconiha evocato la creazione di un nuovo grande sog-getto bancario del Triveneto, sottolineando l’im-portanza di un “processo di integrazione tra lemaggiori banche che hanno radici e mercato diprimo riferimento a Nord Est”, nell’ottica dioperare acquisizioni per rafforzare il presidio sulterritorio, sostenendo le imprese nel mercatointerno e soprattutto oltre confine. In questo contesto, a pesare sono anche le con-

dizioni del mercato del credito in regione. La fasecongiunturale negativa ha continuato, infatti, adeprimere la domanda di finanziamenti ban-cari, frenati anche dall’orientamento selettivooperato sul versante dell’offerta di credito. Inbase agli ultimi dati diffusi dalla Banca d’Italia,lo scorso mese di giugno i prestiti bancari equelli delle società finanziarie al settore produt-tivo, calavano del 5,1 per cento su dodici mesi.Hanno registrato un calo particolarmente pro-nunciato dei prestiti il settore delle costruzioni equello manifatturiero, nello specifico i compartidel metallurgico, del tessile e abbigliamento e deimacchinari. Il rapporto banca-impresa è da sem-pre cruciale per le pmi, soprattutto nel Nord Est,dove le realtà produttive soffrono non solo la di-mensione, ma anche la scarsa capitalizzazione.Una possibile boccata d’ossigeno può arrivaredall’intesa tra i commercialisti e i contabili delleTre Venezie e Confindustria Veneto, che hannoelaborato un sistema di rating per rendere piùsemplice e più veloce l’accesso al credito per lepiccole e medie imprese.

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156 • DOSSIER • VENETO 2013

CREDITO & IMPRESE

I l credito all’economia è in flessione.Gli ultimi dati di Banca d’Italia, cal-colati a fine novembre, confermanoanche per il Veneto un andamento ne-

gativo per gli impieghi alle imprese e un trenddiscendente per i prestiti alle famiglie. Inquesto scenario di generale contrazione, lebanche del Gruppo Veneto Banca hanno ope-rato, nel corso del 2012, in controtendenzarispetto a questi numeri. Hanno, infatti, ero-gato finanziamenti per più di 27 miliardi dieuro, segnando l’1 per cento in più rispettoalla fine del 2011. Ulteriori note positive peril gruppo provengono da un utile netto con-solidato di 87 milioni di euro nei primi novemesi del 2012, da una crescita della clientelapari al 4 per cento e dall’acquisizione di20mila nuovi soci. L’istituto, che punta altraguardo dei 100mila soci entro tre anni,

ha inoltre registrato, sempre per quanto ri-guarda i primi nove mesi del 2012, una rac-colta diretta in aumento del 2,3 per cento euna raccolta indiretta del 4,7 per cento. Lesofferenze restano al di sotto della media na-zionale. Nei prossimi mesi Veneto Banca saràimpegnata in diverse operazioni, tra cui l’an-nessione di CariFabriano, ma un altro obiet-tivo centrale a breve termine, come rileval’amministratore delegato Vincenzo Consoli,consisterà nel sostenere l’economia e i rispar-miatori, famiglie e imprese.

In un contesto decisamente critico, VenetoBanca segnala numeri incoraggianti. Come sisono raggiunti questi risultati?«Confermo che Veneto Banca è andata incontrotendenza rispetto al sistema bancarionazionale, continuando ad aumentare gli im-pieghi. Siamo una banca popolare e il servi-

PIÙ DIALOGOTRA BANCA E IMPRESASono diversi gli accordi siglati da Veneto Banca per incentivare l’economia

del territorio. Un ulteriore passo in avanti, come rileva l’amministratore delegato

Vincenzo Consoli, per migliorare il rapporto tra imprese e istituti di credito

Francesca Druidi

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zio al territorio è nel nostro Dna. In un con-testo economico molto difficile, ci siamo im-pegnati fortemente per sostenere famiglie epiccole e medie imprese. Abbiamo potutofarlo perché la nostra è una realtà solida che,anche in questa fase, gode della fiducia disoci e clienti. Ne è conferma il recente suc-cesso del collocamento del nostro prestitoobbligazionario convertibile, per il quale ab-biamo avuto molte più richieste dell’importodisponibile. Tutte le banche soffrono per ildeterioramento della qualità del credito, chederiva dalla congiuntura economica negativa.Noi stiamo gestendo la situazione con la mas-sima serenità e abbiamo i mezzi necessari percontinuare sulla strada intrapresa: eroghiamogli impieghi, avvalendoci della nostra pro-fonda conoscenza del tessuto economico-pro-duttivo delle aree dove operiamo».

Adottando quali parametri?«Quando valutiamo il merito creditizio, pren-diamo in considerazione tanti elementi, nonsolo i bilanci e i rating a questi legati. Per ca-pire le pmi non basta leggere i bilanci: è ne-cessario conoscere gli imprenditori, il mana-gement e il contesto nel quale operano. Ed èindispensabile dialogare, visitare gli impianti,osservare come si produce, “annusare” il climadell’azienda. È quello che facciamo da sempre,cercando di capire quali tra tante aziende,comprese quelle che soffrono, meritano la no-stra fiducia in una prospettiva di breve oltreche di medio periodo. I risultati continuano aconfermare la validità del nostro approccio».

Come definirebbe l’attuale situazione delmercato del credito in Veneto? E quale sarà asuo avviso l’andamento nei prossimi mesi intermini di qualità del credito ed erogazioni a � �

��

Dall’inizio della crisi abbiamo lavorato a stretto contattocon le associazioni di categoria e con i consorzi

di garanzia, concludendo numerosi accordi

Vincenzo Consoli,

amministratore

delegato

di Veneto Banca

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famiglie e imprese?«Anche il Veneto è in difficoltà: purtroppo laqualità del credito continua a peggiorare e le ri-chieste di finanziamento sono ormai quasi uni-camente finalizzate al pagamento delle tasse e allaristrutturazione di debiti, non a nuovi investi-menti. Fortunatamente, però, non mancano leimprese che hanno saputo far fronte alla crisi,puntando per tempo sull’innovazione di processoe di prodotto e sull’internazionalizzazione. E nonmancano gli imprenditori di carattere, capaci diaffrontare nuove sfide. Per il futuro, non ho lasfera di cristallo e non so prevedere quando po-tremo contare su una vera ripresa. Posso però af-fermare con sicurezza che Veneto Banca si è spesae si sta spendendo con coraggio per i propri clientied è pronta ad accompagnarli fuori dalla crisi».

In quali iniziative siete coinvolti, di con-certo con gli altri attori economici e istitu-zionali, per facilitare l’accesso al creditodelle pmi?«Collaboriamo da sempre con tutti gli attorieconomici e istituzionali dei nostri territori.Dall’inizio della crisi, abbiamo lavorato astretto contatto con le associazioni di catego-ria e con i consorzi di garanzia, concludendonumerosi accordi. Gli ultimi tre li abbiamofirmati in queste settimane. Il primo con Con-findustria Vicenza, mettendo a disposizioneun plafond di finanziamenti da 50 milioni di

euro per gli associati; il secondo con Ascom,Cna e Confartigianato della provincia di Tre-viso, riservando ai loro iscritti altri 50 mi-lioni di euro; il terzo con Unindustria Treviso,rinnovando un plafond da 30 milioni di eurogià messo a disposizione delle imprese asso-ciate qualche mese fa. In tutti e tre i casi, ab-biamo concordato i criteri di valutazione conle associazioni e ci siamo impegnati a garan-tire tassi altamente concorrenziali e tempi dirisposta davvero molto rapidi. Si tratta di ini-ziative concrete e molto efficaci, perché na-scono da un dialogo costruttivo tra banca erappresentanti delle pmi».

Come valuta la proposta dell’ordine deicommercialisti e di Confindustria di elabo-rare un criterio di valutazione delle pmi chepossa agevolarle nel rapporto con le banche?«A volte può sembrare che quello tra banche eimprese sia un dialogo tra sordi, nel quale cia-scuno porta avanti solo le proprie esigenze,senza voler comprendere quelle della contro-parte. Valuto, quindi, molto positivamentetutto quanto possa garantire la trasparenza re-ciproca tra banca e cliente. Molti degli accordiche abbiamo già firmato con tante associa-zioni di categoria vanno proprio in questa di-rezione. Senza trasparenza, non ci può essere fi-ducia e il credito, pensiamo all’etimo stessodella parola, si basa proprio sulla fiducia».

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CREDITO & IMPRESE

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VENETO 2013 • DOSSIER • 159

I n un clima di generale tensione e diforte instabilità economica, le banchesono particolarmente sollecitate sulfonte dell’erogazione del credito.

Eliano Omar Lodesani, direttore in Veneto,Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige diIntesa Sanpaolo (che in Veneto controllaCassa di risparmio del Veneto e Cassa di ri-sparmio di Venezia), commenta l’attuale si-tuazione del mercato del credito.

Che punto si può fare sul mercato del cre-dito in regione? E quale sarà l’andamento intermini di qualità delle erogazioni?«La situazione del mercato del credito è incontrazione e probabilmente, visti gli scenarieconomici, continuerà purtroppo ancora aesserlo. In termini di qualità, cito un recen-tissimo dato della Banca d’Italia sulle soffe-renze, il cui tasso di crescita negli ultimi 12mesi è stato del 17,5 per cento rispetto al16,6 per cento del mese precedente. Anchesul versante della qualità, quindi, non si ve-dono al momento miglioramenti. Questi datiovviamente sono delle medie. Se focalizziamo

l’attenzione sui singoli territori e sulle carat-teristiche delle aziende che vi operano, osser-viamo differenze significative con alcune ec-cellenze positive. In particolare, notiamo chele imprese che si stanno internazionalizzandoe puntano sulla continua innovazione, regi-strano delle performance positive».

Risulta ancora debole la domanda di cre-dito delle imprese. Quali sono le attuali esi-genze e le priorità delle realtà produttive?«In questo momento così difficile ci sono an-che opportunità. Le priorità delle nostre im-prese riguardano soprattutto la riorganizza-zione, distribuzione, internazionalizzazione e ilmercato. L’aspetto finanziario è spesso unaconseguenza di queste scelte. Oggi il nostroruolo non è solo quello di essere finanziatori,ma anche di agevolatori, ad esempio comeaiuto nei processi d’internazionalizzazione, vi-sta la nostra esperienza in moltissimi mercatiesteri. Proprio in Veneto ha sede il nostro ser-vizio internazionalizzazione imprese per favo-rire e stimolare sempre di più l’accesso ai mer-cati esteri delle aziende, in particolare le piccole

AGEVOLATORI IN CHIAVE EXPORT Affiancare le imprese nei loro progetti di internazionalizzazione. Potenziando il dialogo

con le realtà produttive in termini di trasparenza e conoscenza. L’impegno di Intesa

Sanpaolo nelle parole del direttore generale dell’area nord-est, Eliano Omar Lodesani

Francesca Druidi

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160 • DOSSIER • VENETO 2013

e medie che rappresentano la maggior partedelle aziende italiane, e venete in particolare.Al suo interno, ci sono cinque desk geograficispecialistici (Cina, Americhe, Asia, EuroMed-Africa, Est Europa) attivi nella pianificazionee nella realizzazione di un investimento di-retto all’estero, oltre che nella gestione dellecontrollate oltre confine. A oggi sono stati si-glati numerosi accordi di collaborazione conassociazioni di categoria, consorzi export, ca-mere di commercio e le loro aziende specialiper l’internazionalizzazione, università e altriorganismi istituzionali».

In che modo Intesa Sanpaolo intende so-stenere concretamente l’economia del terri-torio veneto?«Noi siamo tra le più importanti banche del ter-ritorio, se non la più importante. Viviamo nel ter-ritorio, con il territorio e per il territorio. Siamoparte dell’economia delle nostre terre. Senza eco-nomia produttiva, senza i nostri clienti non po-tremmo esistere. È per noi vitale rimanere alfianco dei nostri clienti. Così come è fondamen-tale fare sistema tutti insieme. Le logiche di ac-cuse incrociate non portano a nulla. Nessunopensi di potersi salvare da solo: banche, imprese,governo ed enti pubblici e famiglie in questomomento sono tutti chiamati a fare la loro parte,sia di sacrifici sia di contributi alla ripresa dellacrescita. Noi siamo impegnati con tutte le nostre

forze a compiere la nostra. Solo insieme, pren-dendosi ognuno le proprie responsabilità, pos-siamo creare il nostro futuro».

Come si può migliorare la comunicazione,e in generale, il rapporto tra banche e im-prese? Come valuta la proposta dell’ordinedei commercialisti del Triveneto e di Con-findustria di elaborare un criterio di valuta-zione delle pmi che possa aiutare le aziendenel rapporto con le banche?«Con la costruzione di linguaggi comuni e ba-sando i rapporti sulla reciproca trasparenza. Benvengano, quindi, iniziative tese a condividere lelogiche di valutazione delle imprese. Oggi piùche mai è importante consolidare e rafforzare ildialogo tra banca e impresa: la prima ha bisognodi conoscere più a fondo la seconda e, nel con-tempo, l’azienda ha la necessità di conoscere ecapire i meccanismi attraverso cui la banca va-luta il suo merito creditizio. Il nostro Grupposta lavorando da tempo per favorire questo dia-logo. Il recente accordo firmato con le pmi ade-renti a Confindustria punta proprio a rafforzareil rapporto tra banca e impresa, valorizzando lacreatività e la determinazione che contraddi-stinguono la nostra piccola impresa. Il dialogo,che è il tratto distintivo di questi accordi conl’associazione degli industriali, è fondamentaleper conoscere e approfondire difficoltà e po-tenziale delle imprese».

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Eliano Omar Lodesani,

direttore di Intesa

Sanpaolo in Veneto,

Friuli Venezia Giulia

e Trentino Alto Adige

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162 • DOSSIER • VENETO 2013

CREDITO & IMPRESE

I l ferimento, lo scorso febbraio, del di-rettore del Credito cooperativo diCampodarsego, Pier Luigi Gamba-rotto, da parte dell’imprenditore Lu-

ciano Franceschi, al di là delle specificità del-l’episodio, è sintomo di un clima generale diforte nervosismo che serpeggia tra le banche,il mondo imprenditoriale e i risparmiatori ingenerale. Una situazione che rischia di dege-nerare a causa del protrarsi della fase econo-mica recessiva e alla quale non giova di certol’inchiesta che sta riguardando il Monte deipaschi di Siena. Il neo presidente dell’Abi,Antonio Patuelli, ha respinto le accuse ri-volte da tempo al sistema bancario italiano dimantenere un atteggiamento restrittivo nel-l’erogazione del credito e di operare preva-lentemente secondo logiche finanziarie, af-fermando in un’intervista recente che «lebanche che operano in Italia prestano molto

più di quello che raccolgono: impiegano il120 per cento della loro raccolta».

FAMIGLIE IN CRISINon la pensa allo stesso modo Carlo Garofolini,presidente di Adico (Associazione difesa consu-matori): «La persistente stretta creditizia aidanni di famiglie e aziende, nonostante la mas-siccia iniezione di liquidità nel sistema bancarioeuropeo voluta nei mesi passati dalla Bce, nonfa che confermare come le banche non faccianogli interessi dei consumatori, ma agiscano solocon l’obiettivo di alimentare la spirale di inte-ressi finanziari che sostengono il sistema stesso».L’instabilità della situazione politica italiana po-trebbe, per Garofolini, aggravare l’attuale qua-dro già critico, offrendo agli istituti di credito«l’alibi» per stringere ulteriormente i cordoni;«purtroppo tra spread, mancati prestiti e paga-menti, le aziende venete e, quindi il nostro tes-

TASSI ALTI E CRITERI SELETTIVIIn uno scenario che conferma anche per il Veneto la stretta creditizia, restano

per molti versi contrapposte le ragioni delle banche e quelle di imprese e famiglie.

Le posizioni di Adico e Confartigianato Veneto

Francesca Druidi

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VENETO 2013 • DOSSIER • 163

suto sociale, soffriranno ancora molto». Le ini-ziative messe in campo dall’Associazione ban-caria italiana, dalla sospensione delle rate deimutui alle famiglie a quella delle rate dei finan-ziamenti alle imprese, secondo il presidente diAdico non sono sufficienti. «Le famiglie e leaziende “aiutate” dagli istituti del territorio sonouna goccia nel mare». L’Associazione difesa con-sumatori registra un numero sempre più allar-mante di richieste di aiuto da parte di famigliecostrette a rivolgersi alle finanziarie. «Sono intanti – conferma Garofolini – a restare vittimedell’usura e della criminalità». E anche per chiriesce ad accedere al sospirato mutuo «ci sono gliinteressi, che la stessa Banca d’Italia ha certifi-cato essere tra i più alti in Europa».

CREDITO PER LE PMIA segnalare crescenti difficoltà di accesso alcredito sono anche le imprese artigiane, come

evidenzia il presidente di Confartigianato Im-prese Veneto, Giuseppe Sbalchiero, che parladi «un accesso al credito anche molto, troppocostoso». Uno scenario che, anche per il nu-mero uno della Confartigianato regionale, èprobabilmente destinato a peggiorare conl’incertezza della governance politica legata alrisultato elettorale. «Le nostre imprese, no-nostante la politica monetaria espansiva, nelcorso del 2012 hanno dovuto riconoscere alsistema bancario un tasso di interesse di quasiun punto (97 punti base) superiore alla me-dia dell’Eurozona. Uno spread che, nei con-fronti dei colleghi tedeschi, è arrivato addi-rittura a 148 punti base. È un divario che hadeterminato maggiori costi del credito per leimprese italiane per 14,3 miliardi». Per Sbal-chiero, il sostegno rappresentato dai Con-fidi, che hanno svolto il fondamentale ruolodi ammortizzatori sociali nel rapporto tra � �

Giuseppe Sbalchiero,

presidente

di Confartigianato

Imprese Veneto

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CREDITO & IMPRESE

banche e imprese, «assumendo una quota ri-levante del rischio economico connesso alleazioni di finanziamento del sistema produt-tivo» – non basta più a far fronte alle esigenze.«Non a caso, in un recente sondaggio da noirealizzato su 1.000 imprenditori, alla do-manda sulle priorità dell’agenda degli arti-giani, gli intervistati hanno posto ai primi po-sti la compensazione debiti/crediti con loStato e la semplificazione dell’accesso al cre-dito per le pmi». Confartigianato non si li-mita a restituire lo stato d’emergenza, masuggerisce anche alcune proposte per argi-nare il credit crunch, in primis recuperare lasolidità patrimoniale dei Confidi di matriceassociativa e rendere maggiormente fruibile,da parte delle piccole e medie realtà produt-tive, il Fondo di garanzia per le pmi, consi-derata ormai un’infrastruttura permanente ingrado di facilitare l’accesso al credito. «Oc-

corre poi diffondere in maniera più efficace –prosegue Sbalchiero – le soluzioni condivisedefinite tra le associazioni di rappresentanzaimprenditoriale e il sistema bancario». Altridue punti da perseguire consistono nel favo-rire gli strumenti di pagamento elettronici, ri-ducendo gli oneri per le imprese, e nel svi-luppare, in particolare in sede europea,un’iniziativa per i correttivi ai parametri diBasilea 3, «finalizzati a contrastare in modo si-gnificativo effetti restrittivi per l’accesso al cre-dito delle micro-piccole-medie imprese». IlMovimento consumatori guidato da LorenzoMiozzi ha, inoltre, chiesto di inserire nel-l’agenda delle forze politiche la riforma della fi-nanza e, in particolare, «la separazione tra ban-che d’affari e banche commerciali, un’adeguataregolamentazione dell’utilizzo dei derivati e ildivieto di remunerare gli amministratori inbase ai risultati di breve periodo».

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FINANZIAMENTI A BREVE E A MEDIO TERMINE(variazioni percentuali)

Fonte: Confartigianato Imprese Veneto (Campione CONFIDI Veneto)

00

10

20

Belluno Padova Rovigo Treviso Verona Vicenza Veneto

-10

-20

-30

-40

-50

-60

-70Venezia

Finanziamenti a breve termine Finanziamenti a medio/lungo termine

164 • DOSSIER • VENETO 2013

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CREDITO E IMPRESE

Le prospettive nel breve periodo nonsono positive per il manifatturiero.Come conferma l’esperienza dellaMartinica Belts, azienda di Pove-

gliano Veronese specializzata nella produ-zione di cinture per uomo e donna, anche leimprese con una forte propensione verso imercati stranieri stanno poco a poco risen-tendo della contrazione della domanda, do-vuta a una lenta ma continua espansione dellacrisi economica in tutti i paesi europei. «Perfar fronte ai problemi urgono politiche eco-nomiche adeguate – afferma Claudio Ma-roccola, titolare dell’azienda insieme al fra-tello Gian Vittorio –. Le banche dovrebberoritornare a concedere credito soprattutto allapiccola e media industria, affinché questapossa reinvestirlo in nuove tecnologie e inpersonale specializzato». Martinica, negli ultimi due anni, ha regi-strato una costante contrazione dei fatturati,una maggiore difficoltà nel recupero dei cre-diti e un continuo aumento dei prezzi dellematerie prime, con conseguente difficoltà nelcontenimento dei costi. «Il progressivo calo

del potere di acquisto del ceto medio ha in-ciso sulla riduzione delle vendite e quindi sulfatturato, nonostante il nostro sia un pro-dotto artigianale e pregiato, destinato alla fa-scia medio-alta del mercato».Nella realizzazione delle cinture, commercia-lizzate con i marchi Martinica e Studs, ven-gono utilizzati pellami pregiati, quali cocco-drillo, pitone, lucertola, ma anche pellamiclassici come il vitello o il cavallino trattaticon tinture in capo e lavaggi morbidi e sto-newashed. «Negli anni abbiamo collaboratoanche con molte aziende note a livello inter-nazionale per la produzione di private label dicinture e accessori in pelle come EmporioArmani, G-Star, Benetton, Sisley, Gas, Trus-sardi Jeans, Tru Trussardi, Jigsaw, Mauro Gri-foni e da qualche anno produciamo anchetutta la linea cinture e bracciali Barbara Bui».Una produzione dal respiro internazionale, sesi considera che la distribuzione delle cin-ture di Martinica Belts copre ormai tuttol’emisfero, dal Giappone all’Europa, dagli

Politiche economiche mirate e più

fiducia da parte degli istituti bancari

sono condizioni essenziali per il rilancio

del manifatturiero. Perché, anche

chi lavora con l’estero, non è del tutto

al sicuro. L’esperienza

di Claudio Maroccola

Eugenia Campo di Costa

Alcuni dettagli

di produzione delle cinture

Martinica Belts. L’azienda

ha sede a Povegliano

Veronese (VR)

www.martinicabelts.it

166 • DOSSIER • VENETO 2013

Più credito al manifatturiero

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VENETO 2013 • DOSSIER • 167

Stati Uniti al Medio Oriente. «Il mercatoestero negli ultimi anni ha raggiunto un’in-cidenza pari al 50 per cento del nostro interofatturato – spiega Maroccola –. A differenzadi qualche anno fa, quando per noi l’esteroera sinonimo di Giappone, oggi il 90 percento del fatturato ė rappresentato dal mer-cato francese. Tuttavia stiamo lavorando perespandere la nostra rete di distribuzione versonuovi mercati, attraverso alcuni contatti daconcludere a breve».L’azienda ha retto l’impatto con la reces-sione grazie all’internazionalizzazione: «Senon fossimo stati attivi sugli scenari stra-nieri, anche noi saremmo stati costretti achiudere come tanti piccoli imprenditoridel manifatturiero». Il successo degli articoli Martinica Belts stanello stile e nei continui investimenti sullosviluppo del prodotto. «Nel nostro piccoloabbiamo sempre cercato di innovare la nostraproduzione, introducendo più che altronuove metodologie per rendere il prodottomeritevole del marchio made in Italy, ma an-che avvalendoci di nuove tecnologie. Da ul-

timo, l’acquisto di un macchinario a tagliopneumatico a disegno Cad, grazie al qualeriusciamo a soddisfare le esigenze dei clientiin fase di campionatura con estrema rapiditàe flessibilità». I materiali e gli accessori che caratterizzano lecollezioni uomo e donna sono il frutto dicontinue ricerche portate avanti da perso-nale molto qualificato. La parte stilistica dellecollezioni viene sviluppata internamente allastruttura da Claudio e Maximiliano Maroc-cola e si può dire che ogni collezione Marti-nica nasca da un’interpretazione creativa nellalavorazione e nella rifinitura dei diversi pel-lami. «La ceratura delle croste scamosciate, latintura a mano dei pellami pregiati, o la spaz-zolatura a cera, e non ultimo il lavaggio incapo – conclude Maroccola – fanno sì che ilprodotto finito abbia sempre un tocco dipersonalità Martinica».

~

Nella realizzazione delle cinturevengono utilizzati pellamipregiati, quali coccodrillo, pitone,lucertola, ma anche i pellami piùclassici, come vitello o cavallino

Claudio Maroccola

30 MILA PEZZI PRODOTTI OGNI STAGIONE

DALLA MARTINICA BELTS GRAZIE ANCHE

AL SUPPORTO DI ALCUNE STRUTTURE SATELLITE

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VINITALY

170 • DOSSIER • VENETO 2013

Le manifestazioni che rappresentano comparti industriali

di rilevanza internazionale sono occasioni di contatti,

scambi e relazioni con gli altri attori del mercato

e un ottimo strumento d’internazionalizzazione

per il sistema Paese. Il Vinitaly ne è un esempio

Renata Gualtieri

D urante la conferenza stampa dipresentazione del 47° Vinitaly,Ettore Riello in qualità di presi-dente di Veronafiere e di Aefi ha

puntato l’attenzione sul ruolo delle fiere altempo della globalizzazione, «un ruolo strate-gico – ha dichiarato – che noi operatori con-tinuiamo a potenziare interrogandoci costan-temente sulla nostra mission. Un ruolo cheresta fondamentale grazie a una costante evo-luzione che permette di accompagnare e anti-cipare cambiamenti e innovazioni offrendosupporto e servizi utili allo sviluppo dell’im-presa, dentro e fuori i confini nazionali. Lafiera non è solo contatto, ma è valore aggiunto,relazione, formazione e disegno di strategie dicrescita del comparto che rappresenta».Il sistema fieristico italiano costituisce uncomparto industriale rilevante, lo dimostranoi 3 miliardi di euro di fatturato tra diretto eindotto, i 6mila addetti tra diretti e indirettie le oltre mille manifestazioni presenti in ca-lendario ogni anno. Durante le fiere si chiu-dono accordi per circa 60 miliardi di euro difatturato e dalle fiere internazionali passa il 15per cento dell’export italiano.Veronafiere, come ha ricordato il presidenteEttore Riello, presidia saldamente il settoreagroalimentare, detenendo il 45 per centodell’intera offerta fieristica nazionale dedi-cata al comparto e per questo può essere con-siderata la capitale italiana dell’agroalimen-

tare. «L’agroalimentare italiano rappresentaun patrimonio in termini di tipicità e qualitàdel prodotto non replicabile per il legame alterritorio e che proprio su questa unicità deveportare avanti la propria sfida con i tanti esempre più agguerriti competitor internazio-nali. L’Italia sui valori di questo compartopuò e deve giocare la carta dell’eccellenza delmade in Italy e anche per questo Vinitaly hauna sempre più forte declinazione oltre con-fine con Vinitaly international».

EXPORT E INTERNAZIONALIZZAZIONEIl 40 per cento del fatturato della produzionevitivinicola italiana è generata dall’exportperò, sottolinea Riello, «possiamo e dobbiamofare meglio perché anche se siamo bravi, cisono ancora grandi mercati che dobbiamo ag-gredire e presidiare maggiormente: penso allaRussia, alla Cina, all’India ma anche al nord

La vetrina del vino italiano

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VENETO 2013 • DOSSIER • 171

Il primato dell’export

Europa, senza comunque mai dimenticare gliUsa, dove la competizione è fortissima e bastapoco per cambiare lo scenario. Come orga-nizzatori diretti di fiere stiamo costruendo, adesempio in India e Brasile, delle vere e propriepiattaforme di promozione che, pur nascendolegate ad altri settori di attività, sono pensatein prospettiva per creare valore anche al com-parto agroalimentare».

INNOVAZIONE E TECNOLOGIATutto il sistema è caratterizzato da una costanteinnovazione. «Un’innovazione che – continuaRiello – al tempo della globalizzazione ci portaimmediatamente a pensare ad alcuni terminiprecisi: partecipazione e condivisione più tec-nologia». Vinitaly è partecipazione e condivi-sione con produttori, grandi protagonisti, or-ganizzatori di degustazioni, operatori dicaratura internazionale come Opera wine, ma

anche oli e agroalimentare di qualità con il sa-lone dedicato Solagrifood e Enolitech, dedicatoalle tecnologie innovative per la filiera del vinoe dell’olio e la preview di Pastatrend. Vinitalyè anche tecnologia «che utilizza e cavalca peramplificare la forza di propulsione del propriobrand. Per questa edizione – annuncia il presi-dente di Veronafiere – ci apprestiamo a pre-sentare un nuovo, importante e strategico stru-mento come il progetto di e-commerce Vinitalywine club». Si tratta di una piattaforma di pro-mozione e vendita online, che come spiega ildirettore generale di Veronafiere, GiovanniMantovani, ha l’obiettivo di offrire ai produt-tori «la possibilità di raggiungere nuovi consu-matori, dando loro l’opportunità di scoprirenuovi vini provenienti da ogni angolo dellaPenisola. Il 6 aprile presenteremo in anteprimail progetto completo nell’ambito di Operawine, evento in collaborazione con Wine spec- � �

Sopra, Ettore Riello

e Giovanni Mantovani,

presidente e direttore

generale della fiera

di Verona

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172 • DOSSIER • VENETO 2013

tator, e dal 7 aprile sarà attivo anche l’e-com-merce. Il Vinitaly wine club è l’estensione di-gitale e sinergica dell’attività di promozione esviluppo portata avanti dalla fiera fisica».A Vinitaly 2013 parteciperanno per la primavolta una delegazione del Ministero del com-mercio cinese e colossi del commercio online.«Con la diffusione dell’informatica e dei socialmedia – ribadisce Riello – la vendita al detta-glio del vino trova un canale sempre più ampioattraverso il web e l’e-shop si afferma comestrumento di propulsione alle vendite. Si sti-mano circa 190 milioni di acquirenti cinesisul web e sono in continua crescita».

I NUMERI DEL VINITALYOltre il 35 per cento del totale della media an-nua dei visitatori di Vinitaly proviene dal-l’estero. Lo scorso anno, gli operatori stranierisono stati 48.544 da 116 nazioni su un’af-

fluenza complessiva che ha registrato 140.655presenze, tra le quali 2.496 giornalisti accredi-tati da 45 Paesi con 170 tra radio e tv, 105 quo-tidiani e 110 testate online. Le adesioni a Vini-taly 2013 confermano a oggi i dati dell’ultimaedizione: si prevede, secondo il direttore gene-rale Giovanni Mantovani, di superare i 4.200espositori da più di 20 nazioni per una super-ficie espositiva che, grazie all’ampliamento delpadiglione 11, sarà superiore ai 95mila metriquadrati netti espositivi, in aumento sul 2012.«L’attività di conoscenza, scouting, contattoche Vinitaly compie all’estero con Vinitaly in-ternational, in collaborazione attiva con gliattori del sistema vino e tramite la rete di de-legati di Veronafiere in 60 Paesi, si traducenella presenza al Vinitaly in Italia di un signi-ficativo numero di buyer e opinion leader pro-venienti dalle aree geografiche di maggior in-teresse per il consumo di vino».

Le condizioni climatiche e riduzione delvigneto mondiale sono i fattori chepeseranno sul dato produttivo mondiale

del 2012, che, secondo il rapporto sullacongiuntura vitivinicola mondiale - Oiv,ottobre 2012 - dovrebbe attestarsi intorno ai248 mhl, esclusi succhi e mosti, con unaflessione stimata del 6 per cento sul 2011. Siattendono dati in crescita per Stati Uniti con20,55 mhl, +7 per cento; Sudafrica 10 mhl,+3,6 per cento; Cile 10,9 mhl, +3,9 per cento eAustralia per la quale si prospetta un + 4,1 percento 11,5 mhl grazie ai vini bianchi. Inflessione le stime per la Francia: 40,5 milionidi hl, -19 per cento. In Spagna ci si attendeuna riduzione del 6 per cento e del 3 percento in Germania. Tra i Paesi vinicoli rilevantidell’Ue in controtendenza Portogallo e Grecia,dove si prospetta un aumento dei volumi. Per quanto riguarda l’Italia, invece, con 40,8milioni di ettolitri prodotti nel 2012, di cui oltreil 60 per cento destinato ai 521 vini adenominazione d’origine, il nostro Paese è il

primo produttore a livello mondiale. Unsettore che conta, nel nostro Paese, 383.645imprese vitivinicole produttrici e impiega700mila addetti per una produzione chesupera il milione di etichette. Mentre iconsumi interni calano sotto la soglia di 40litri pro capite all’anno l’export mantiene alto ilfatturato del vigneto italiano. Infatti, secondo idati Istat relativi ai primi 11 mesi del 2012elaborati da Federvini, il vino italiano suimercati internazionali ha incamerato un +7,5per cento rispetto allo stesso periododell’anno precedente, portando il fatturatodell’export a 4,66 miliardi di euro nonostanteuna contrazione nei volumi dell’8,3 per cento;un calo che non ci fa perdere l’ottimaposizione nella classifica dei maggiori Paesiesportatori con 15 milioni di hl. A trainare ilfatturato dell’export sono Stati Uniti, con oltre730 milioni di euro, la Germania con 675milioni, il Regno Unito (370 milioni di euro),Giappone +35 per cento, Svezia +26,4,Francia +15,2 e Canada +14,8.

IL VINO IN ITALIA E NEL MONDO

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Fonte dati: Rapporto Ismea, 7 febbraio 2013. Elaborazione dati Servizio stampa Veronafiere/Vinitaly su fonte: Oiv, Istat,Ismea, Federvini, Uiv, Assoenologi secondo ultimi dati disponibili e ufficiali

VINITALY

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ENOLOGIA

174 • DOSSIER • VENETO 2013

«Solo vivendo l’azienda calata nelcontesto dell’eccellenza made inItaly, il consumatore, insieme allabellezza del territorio, può ap-

prezzare appieno la tradizione enologica, cultu-rale e culinaria straordinaria del nostro paese».Quest’idea, da un lato origina una precisa stra-tegia promozionale e commerciale, dall’altro la-scia pensare a una cura per i dettagli e una con-sapevolezza insostituibili per la ricerca dellaqualità. Alle parole di Marilisa Allegrini, re-sponsabile marketing dell’omonimo gruppo,corrisponde un caso aziendale la cui attività si tra-manda da generazioni (si presume addirittura se-colare) e che ha reso la famiglia Allegrini tra i pro-tagonisti della storia enologica della Valpolicella. Ma i numeri del gruppo non sono quelli di unapiccola realtà con un mercato di nicchia, comesi potrebbe immaginare. Insieme ai suoi fratelliWalter, responsabile della conduzione viticola, eFranco, enologo, Allegrini ha portato la sua espe-rienza e filosofia imprenditoriale anche al difuori del Veneto. «Abbiamo investito costante-mente – dice Allegrini – nelle relazioni com-merciali in passato. Oggi lavoriamo con i partneresteri soprattutto promuovendo un'accurataospitalità presso le nostre tenute in Veneto e To-scana, elemento importante di distinzione che cipermette di consolidare un rapporto fiduciariocon il cliente finale. Questo tipo di attività nascedall’attenzione con cui difendiamo la dimen-sione paesaggistica, in Valpolicella come a Bol-gheri e a Montalcino, dove i vigneti sono colti-vati il più possibile nel rispetto dell’agricolturabiologica e sostenibile».

Quali risultati avete ottenuto?«L'azienda è in continua crescita, negli ultimi due

L’alta qualità non è solo di nicchia. Marilisa Allegrini

svela i segreti dietro al successo internazionale

della secolare azienda di famiglia: la bottiglia

fa da volano per la cultura italiana

Renato Ferretti

Marilisa Allegrini www.allegrini.it

Un patrimonio culturale da export

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anni il fatturato è aumentato mediamente, ognianno, del 20 per cento: l’anno scorso siamo pas-sati dai 22 milioni di euro del 2011 ai 27 mi-lioni del 2012. Un trend straordinario, risultatodi una politica lungimirante che ha sempreperseguito la valorizzazione del territorio, losviluppo di tecniche enologiche innovative el’accurata selezione dei partner commerciali,con un occhio di riguardo ai mercati esteri inespansione: in particolare quelli emergenti,quali Brasile, Cina e Russia».

Si presume un’organizzazione piuttosto ar-ticolata.Al momento ci presentiamo come un gruppo diquattro aziende: Allegrini e Corte Giara in Ve-neto, Poggio al Tesoro a Bolgheri e San Polo aMontalcino. La struttura distributiva è capillare,cosa che permette di essere largamente presentesul mercato domestico e in più di sessantacinquepaesi esteri».

Quali sono le caratteristiche tecniche chehanno premiato i vostri prodotti?«I nostri standard qualitativi si spiegano soprat-tutto grazie ad alcune pratiche enologiche inno-

vative: Franco Allegrini ha messo in discussionela consolidata tecnica del ripasso, sostituendol’utilizzo delle vinacce con quello delle uve pas-site, al fine di indurre la seconda fermentazione.Inoltre ha sostanzialmente modificato il metododell’appassimento con l’ideazione di un centromodello, Terre di Fumane, fiore all’occhiello del-l’enologia della Valpolicella. In questo centro è fi-nalmente possibile portare a termine il delicatoperiodo di appassimento mantenendo le uveperfettamente sane».

Quali saranno le prossime mosse?«L'inserimento in nuovi mercati e consistentiinvestimenti in comunicazione e nuovi media sa-ranno al centro del piano strategico per i prossimicinque anni.In aggiunta, punteremo sul raffor-zamento dei marchi più giovani del gruppo,Poggio al Tesoro e San Polo, e su una sempre piùmirata focalizzazione su scelte viticole e produt-tive di tipo eco-sostenibile. A dimostrazione del-l’impegno rivolto alla compatibilità ambientale,proprio la Cantina San Polo è stata la prima inToscana, e seconda al mondo, ad avere ottenutoil marchio CasaClima Wine».

Marilisa Allegrini

NUMERO DI BOTTIGLIE VENDUTE

DALLE AZIENDE ALLEGRINI SECONDO IL BILANCIO

DEL 2012 CHE CONFERMA LA SOLIDITÀ DEL GRUPPO

4,1 Mln

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PRODOTTI ALIMENTARI

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Con l’allargamento dei mercati el’introduzione dei processi di tra-sformazione industriale crescel’esigenza di ripristinare il rap-

porto di fiducia fra produttore e consuma-tore. Anche perché quest’ultimo è sempre piùattento alla provenienza e tipicità degli ali-menti e desidera riscoprire e recuperare saporiantichi e profumi originari. In una parola èattento alla qualità, concetto che investe piùsoggetti – produttore, consumatore, strut-ture pubbliche, organismi di controllo –,tanto che sarebbe più opportuno parlare di“sistema della qualità” e di una “cultura dellaqualità” in continua evoluzione. Tale culturafavorisce lo sviluppo di un’offerta di prodotticon un forte legame con territori e tradi-zioni. A confermare questa tendenza è Al-berto Lazzaris, amministratore di un’aziendaalimentare che alle sue spalle 110 anni diesperienza nella produzione di mele cotogne,frutta candita, olio di senape e mostarda ve-neta. «In oltre un secolo abbiamo sempremantenuto un forte legame con i prodottidella nostra terra. E in futuro non vogliamocambiare questa natura, anzi vogliamo po-tenziare questo aspetto, rendendoci visibili edisponibili al numero maggiore di consuma-tori, perché siamo convinti che il consuma-tore oggi sia molto più curioso che in passatoe abbia voglia di conoscere realtà di nicchiacome la nostra». Anche un menu di sapori così particolari rie-sce a trasformarsi in un business internazio-nale. «Nel 2012 siamo cresciuti soprattuttograzie allo sviluppo dei mercati esteri – oggil’export vale il 30 per cento delle vendite to-

Mele cotogne, frutta candita, olio di senape

e mostarda veneta. Una produzione legata al territorio

che si sta facendo strada all’estero. Alberto Lazzaris

presenta la sua idea di “cultura della qualità”. Come

l’eccellenza culinaria può farsi business

Valerio Germanico

La Lazzaris Srl ha sede a Conegliano Veneto (Treviso)

www.lazzaris.com

Potenziamo i prodottidella nostra terra

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tali e questa percentuale salirà nel prossimofuturo. Sono ormai diversi anni che abbiamofocalizzato la strategia commerciale sui nuovimercati, in particolare i paesi extraCee. Nonpuntiamo più a conquistare la comunità diimmigrati italiani, bensì di diffondere l’usodel prodotto presso tutti, attraverso distri-butori che coprono tutti i canali. Se infatti ilcanale storico di riferimento era ed è ancorail dettaglio specializzato, adesso vogliamo es-sere presenti anche sugli scaffali della Gdoitaliana ed estera, che naturalmente ci per-mette una distribuzione più estesa e una mag-giore opportunità di consumo dei nostri pro-dotti». Alla domanda su quali siano i prodottimaggiormente richiesti dal mercato, Lazzarisrisponde: «Negli ultimi anni abbiamo regi-strato una forte crescita dei prodotti di abbi-namento ai formaggi, in particolare unagamma di salse di frutta e verdura, dal saporedolce e piccante, che si integrano con il ric-chissimo panorama dei formaggi italiani.Proprio per assecondare questa richiesta que-st’anno abbiamo lanciato tre nuove compo-ste biologiche agrodolci – fichi con senape,ciliegie e zenzero, arancia e peperoncino –che completano la nostra offerta di prodottida abbinamento». Un fattore chiave per lapromozione di un prodotto naturale è farne

comprendere le possibilità di destagionaliz-zazione. «Le mostarde tradizionalmente sonoconsumate prevalentemente nel periodo in-vernale, in particolare durante il periodo na-talizio. In passato la mostarda non era altroche un modo di conservazione della frutta distagione (mele, pere, mele cotogne). Infatti lafrutta veniva cotta con il mosto d’uva – daqui il nome, lo zucchero era un ingrediente dilusso – e arricchita con senape o frutta candita,per poi essere utilizzata durante il periodo na-talizio. Poiché ancora oggi l’abitudine di con-sumo è più o meno la stessa, il nostro obiettivoè far capire al consumatore che la mostarda è unprodotto utilizzabile sempre. A questo scopo ab-biamo raccolto nel nostro sito web moltissime ri-cette in cui i nostri prodotti vengono utilizzatidagli antipasti al dolce e sviluppiamo l’idea di ab-binamento dei nostri prodotti con alimenti chehanno caratteristiche meno stagionali, come for-maggi e salumi».

❝~

Il consumatore oggi è molto più curiosoche in passato e ha voglia di conoscerele realtà di nicchia. E questo valeanche all’estero

Alberto Lazzaris

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INFRASTRUTTURE DIGITALI

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O scilla fra il 24esimo e il 26esimoposto il piazzamento dell’Italianella graduatoria relativa alla pe-netrazione delle connessioni in-

ternet a banda larga. A renderlo noto è l’ul-timo studio compiuto dall’Ocse, che mette inrisalto come a fronte di un settimo posto infatto di numero complessivo di abbonamen-ti in broadband, il nostro Paese sia ancora inritardo sul piano della rete di connettività, so-pravanzata da economie più deboli come la Li-tuania, Cipro e Lettonia. In un tale scenario nazionale, anche una re-gione economicamente avanzata come il Ve-neto, dietro solo alla Lombardia in termini diPil ed export, mostra ancora ampi margini dimiglioramento, visto che in fatto di diffusio-ne della banda larga, non va oltre il sesto-set-timo posto. Fino alla scorsa primavera, il ter-ritorio – business e residenziale – che dispo-neva di una connessione di almeno 2mbps nonarrivava al 50 per cento e anche oggi la stra-da da percorrere verso una compiuta digita-lizzazione rimane lunga. «Il digital divide è untema ancora riscontrabile nella nostra realtà ter-ritoriale, che limiteremo con lo sblocco di que-ste ulteriori risorse, destinate a coprire nuovearee del nostro territorio» sottolineava nellescorse settimane l’assessore all’informatica ede-government, Marino Zorzato, a margine delvaro della seconda fase dell’accordo di pro-gramma fra Mise e Regione Veneto per la dif-fusione della banda larga. Un’operazione da 22milioni, licenziata ai primi di gennaio, che se-gue l’investimento di 40 milioni deliberato afine 2011. «Dei primi 130 interventi pro-grammati due anni fa tra la Regione del Ve-neto e Infratel – rileva Gianni Potti, presidenteConfindustria servizi innovativi Veneto – ne

sono stati realizzati 64, 52 sono ancora in cor-so e 13 quelli di prossima apertura. Nella no-stra regione ancora oggi un terzo delle impresenon è connesso a internet, addirittura il 43 percento delle microimprese.Conseguenza è che oggi in Veneto solo il 10per cento vende sul web, mentre l’e-commercein Germania e Regno Unito è utilizzato dal 45per cento delle imprese». Al di là dei tempi,dilatati in particolare dalle «lungaggini buro-cratiche per il via libera agli scavi» osserva an-cora Potti, il progetto congiunto fra Regione

Autostrade digitaliad alta velocità

A fronte di un’economia regionale

che sforna numeri secondi solo a quelli

lombardi in fatto di produttività,

il Veneto ha bisogno di allungare il passo

sul fronte delle infrastrutture tecnologiche.

Premessa necessaria per promuovere

una cultura d’impresa più smart

Giacomo Govoni

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VENETO 2013 • DOSSIER • 181

e Ministero per lo sviluppo economico, pre-vede che entro il 2014 la soglia dei 20 Mbpspossa essere fruibile dal 95 per cento degli ope-ratori sul territorio. Non solo attraversol’estensione dell’infrastruttura a cavo, maanche grazie allo standard Lte, banda via ete-re garantita fra i 50 e i 100 Mbps, attraversocui i principali gestori telefonici potranno ser-vire i centri urbani di Verona, Padova e Ve-nezia entro la fine del prossimo anno.

LA CULTURA D’IMPRESA:UN PASSAGGIO CHIAVETuttavia, al netto di una dotazione infra-strutturale del territorio ancora in via di svi-luppo, le condizioni generali non consento-no più all’imprenditore di attribuire a terzi lacolpa del proprio gap nell’evoluzione digita-le. Secondo Potti, in sostanza, serve uno sal-to di qualità anche sotto l’aspetto della cul-tura d’impresa. «Occorre un contesto nuovoche incoraggi la creazione di grandi progettiorientati a un sistema virtuoso di utilizzo del-le risorse per continuare a investire su sem-plificazioni, risparmio, trasparenza”. Banda lar-ga, ultralarga e anche wi-fi libero, a detta diPotti, rappresentano un detonatore fonda-mentale dello sviluppo moderno e il terrenosu cui il modello produttivo veneto e il futurooccupazionale dei suoi giovani si giocherà il

L’ULTRABANDACHE RILANCIA IL LITORALEDa alcune settimane il Veneto orientale ha l’opportunitàdi viaggiare in rete ad altissima velocità. Mauro Cunial spiegacome e quali vantaggi ne posso derivare per il territorio

� �

Da territorio considerato depresso sotto il profilo industriale adarea più smart del Veneto. È la metamorfosi in chiave digitale acui punta il Veneto orientale, che a fine gennaio ha visto

l’apertura della cosiddetta autostrada digitale, infrastruttura checonsentirà ad aziende e utenti privati del territorio di viaggiare in retesu banda ultralarga. A firmare questo balzo quasi epocale dal punto divista dell’evoluzione del network regionale è la web agency MM OneGroup di Noventa di Piave, che avrà funzione di “centro stella” nelladiffusione di fibra ottica iper veloce a tutte le realtà che vorrannoallacciarvisi. «Il centro stella – spiega il general manager dell’agenziaMauro Cunial (nella foto) – è il principale nodo di traffico della reteInternet, inteso come accesso e smistamento della banda ultra larga ditutto il Veneto orientale. Nata a supporto del core business del nostrogruppo, in un secondo tempo abbiamo pensato di metterel’infrastruttura a servizio del territorio circostante». Un nuovo punto diaccesso, oltretutto alle massime performance di connettività che,comprese le zone industriali e il litorale, servirà un’area di oltre 200milapersone. Placando una «fame di banda», come la definisce Cunial, cheda queste parti è sempre stata più intensa rispetto al resto dellaregione. «Il Veneto orientale era privo di infrastrutture. Con questoaccesso, invece, le aziende locali hanno la possibilità di svilupparemodelli di business innovativi utilizzando software all’avanguardia».Vastissima la gamma di buone pratiche che grazie a questo nuovo hubinformatico i soggetti economici pubblici o privati del territoriopotranno declinare nel modus operandi delle loro attività. «Si potràfinalmente sfruttare a pieno il mondo del cloud – spiega Cunial – checentralizza la gestione software e hardware delle aziende e, facendoleva sull’affitto invece che sull’acquisto, abbatte i costi di manutenzionee assistenza. O ancora si potranno implementare le lan aziendali,collegando le varie sedi come fosse una intranet. Organismi come leassociazioni di categoria o gli enti turistici ne beneficeannoenormemente, per non parlare dei visitatori, sempre a caccia dicopertura wi-fi per navigare con smartphone e tablet». Anche a livellodi pubbliche amministrazioni, l’impulso verso un compiuto sistema di e-government sarà notevole. «Gli uffici della Pa avranno l’opportunità dirafforzare moltissimo i servizi di videoconferenza in hd. C’è poi il temadella digitalizzazione delle scuole, le biblioteche digitali, degli ospedalie una gestione documentale più smart». Una grande operazione cheoltre al raggio di connettività, contribuirà a espandere anche lacompetitività sul mercato del tessuto produttivo veneto. Lo stessoGianni Potti di Confindustria, si augura sia solo una tappa di unfruttuoso cammino. «L’apertura di questa autostrada è un importantepasso avanti, che speriamo stimoli nuovi investimenti per connetteretutto il Veneto. Lo sviluppo della rete è in grado di agire sulla crescita,sullo sviluppo dell’industria in primis manifatturiera, per arrivare almodello di quella che noi chiamiamo la fabbrica intelligente».

Dalla banda larga all’ultrabanda

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182 • DOSSIER • VENETO 2013

� �futuro. «Il problema del nostro sistema è cer-tamente di infrastruttura, ma prima ancora dicontenuti, di cultura anche di noi imprendi-tori, che dobbiamo affrontare il cambiamen-to, rimettendo la parola rischio al centro del-le nostre scelte. Per questo Confindustriaservizi innovativi Veneto ha organizzato unroad show in tutte le provincie chiamato Ve-neto Digitale per colmare il gap della nostraarea sull’utilizzo delle nuove tecnologie digi-tali». Un’iniziativa al servizio delle Pa e delleimprese che, conclude Potti, rappresenta unasorta di “evangelizzazione” del territorio peruna nuova cultura d’impresa «dove il valore ag-giunto si misurerà sempre più negli investi-menti in Tlc, Ict, digitale, comunicazione».

ACCELERARESULL’AGENDA DIGITALEA monte di tutte le misure tese ad avvicinaretutte le realtà venete al concetto di smart ci-ties, è necessaria però una strategia comples-siva a livello governativo, sia regionale che na-zionale. Esiste un’agenda digitale, nell’ambi-to della quale peraltro poche settimane fa ilMise ha liberato 900 milioni per investire in

banda larga nel Sud, ma «mancano ancora lamaggior parte dei decreti attuativi - sostieneil presidente Potti – e anche l’Agenda digita-le del Veneto, più volte da noi sollecitata è an-cora ben lontana da vedere una sua approva-zione». L’appello di Potti, a nome di tutte leimprese di Confindustria Veneto punta per-tanto a poter condividere con la Regione «unastrategia complessiva a lungo e medio perio-do, con date certe e piani finanziari specifici,mirata a creare nuovi modelli e nuovi stru-menti. Siamo convinti che la dimensione re-gionale sia la più efficace avendo la possibili-tà di muoversi tra le necessità locali e i progettinazionali e comunitari». La sfida, secondo Pot-ti, sarà consegnare al Veneto una strategia or-ganica, che permetta di definire piattaformegenerali relative ai seguenti aspetti: infra-strutture tecnologiche, alfabetizzazione e po-litiche di educazione ai vantaggi degli stru-menti digitali. «Solo direttive di semplificazioneobbligatorie, come la pagella digitale, obbli-gano a cambiare marcia tutti noi e danno im-mediato beneficio al sistema. Chiediamo al go-verno, come alla Regione, come ai Comuni,uno, cento, mille di questi provvedimenti».

INFRASTRUTTURE DIGITALI

Fino alla scorsa primavera,il territorio, businesse residenziale, che disponevadi una connessione di almeno2mbps non arrivava al 50%

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GESTIONE RIFIUTI

Per quanto riguarda lagestione dei rifiuti ilVeneto si dimostraall’avanguardia nel

panorama nazionale. La rac-colta differenziata dei rifiutiurbani ha raggiunto infattinel 2011 una media del 60,5per cento del totale. Lo co-munica, in una nota, la Re-gione Veneto. Ora la Giunta regionale, ag-giunge la nota, su propostadell’assessore alle politicheambientali, Maurizio Conte,ha adottato, aprendo la fasedella consultazione pubblica,il nuovo piano di gestione deirifiuti che va ad aggiornare lostrumento attualmente in vi-gore, risalente al 2004, e siprefigge obiettivi ancora piùambiziosi. La prima novità ècostituita dal fatto che, con-siderata l’evoluzione della ge-stione dei rifiuti nel Veneto,si è deciso di uniformare, al-l’interno di un unico elabo-rato, tutta la pianificazione inmateria di gestione di rifiutisia urbani che speciali. Per la

raccolta differenziata, l’obiet-tivo posto è raggiungere conle azioni previste una quotadel 65 per cento entro il 2015e del 70 entro il 2020. Obiettivi che possono essereraggiunti grazie a realtà comela Esa-Com, società pubblicache si occupa della raccolta,trasporto e smaltimento deirifiuti in 19 comuni dellaBassa Veronese, ed è inseritatra le eccellenze del territorionazionale per livello di rac-colta differenziata e costi digestione. «Tutti i nostri co-muni – racconta il presidentePietro Caucchioli - rientranotra i comuni ricicloni ancheper il 2012 con punte mas-sime del 75.50 per cento diraccolta differenziata e i no-stri cittadini pagano tariffe aldi sotto delle medie nazio-nali». Caucchioli diventa pre-sidente di Esa-Com spa (exEco Cisi spa) nel 2010 con ilcompito di dare solidità a unasocietà che aveva già unabuona gestione, ma con evi-denti difficoltà finanziarie.

Pietro Caucchioli,

presidente di Esa-Com

di Nogara (VR). Nella

pagina a fianco,

Maurizio Brambati,

direttore generale

www.esacom.it

Le politiche ambientali della Regione Veneto stanno puntando su un modello

di sviluppo sempre più sostenibile. Per questo è fondamentale incentivare

al massimo il recupero dei materiali raccolti. Il caso della Esa-Com

Marco Tedeschi

Aumenta ancorala differenziata in Veneto

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Una società che da allora è no-tevolmente cambiata, anchegrazie alla collaborazione deldirettore, Maurizio Barbati.

Quali sono stati i cam-biamenti che ha apportatonella società?PIETRO CAUCCHIOLI «Uno deiprimi atti formali è stato for-mulare un piano di rientrocon la discarica che vantavaun credito di circa 900.000euro, il secondo è stato cer-care banche che credessero innoi, visto che avevamo affi-damenti per cassa di circa300.000 euro. Oggi, grazieal patrimonio messo a riservain questi anni e agli affida-menti, abbiamo una dispo-

nibilità per 2,5 milioni dieuro che ci permette di con-trattare sconti con i fornitoripagando all’emissione dellafattura. Il precedente presi-dente, Mauro Martelli, hafatto un ottimo lavoro con ildirettore Maurizio Barbati la-sciandomi una società benorganizzata e operativamenteben gestita ma con evidentiproblemi di liquidità dovutialla presenza nel libro soci diCisi spa in liquidazione; almio arrivo è stato approvatoun bilancio in attivo, maavendo disponibilità finan-ziarie molto limitate avevamo

importanti esposizioni neiconfronti dei fornitori».

Perché cambiare il nome?P.C. «Dovevamo passare inassemblea per variare lo sta-tuto e prevedere nello stessola costituzione di un nuovoorganismo che vigilasse sul-l’operato del Cda, per questoabbiamo costituito il Comi-tato per il controllo analogocongiunto che facilita il con-trollo da parte dei comunisoci, e visto che il socio Cisisi apprestava ad uscire dallanostra compagine sociale eraopportuno ribadirlo e nellastessa assemblea è stato dato

Pietro Caucchioli e Maurizio Barbati

❝~

Cerchiamo di spingere i nostri cittadini adaumentare la differenziazione, obbligandolia produrre meno secco possibile

áá

5%INCREMENTO DELLA RACCOLTA

DIFFERENZIATA GRAZIE

ALLA SPERIMENTAZIONE

EFFETTUATA DALLA ESA-COM

VENETO 2013 • DOSSIER • 195

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il nuovo nome».Il servizio fatto ai comuni

è rimasto lo stesso?MAURIZIO BARBATI «Neglianni è migliorata la situa-zione economica, per questoci siamo potuti concentraresull’efficientamento del ser-vizio e della raccolta diffe-renziata. Nel 2010 abbiamoproposto le Eco Feste, nel2011 con questo progetto ab-biamo raccolto più di 15 ton-nellate di polipropilene cheha portato alcuni comuni amigliorare la raccolta del 2per cento. Nel 2012 abbiamoavviato una sperimentazionesulla raccolta della frazioneindifferenziata prevedendouna frequenza di raccolta concadenza quindicinale. La spe-rimentazione ha fornito ri-sultati eccellenti, con un mi-glioramento di raccolta dicirca il 5 per cento, e una di-minuzione complessiva delrifiuto indifferenziato di circa20 kg all’anno per abitante,tanto da avviare anche negli

altri Comuni la raccoltaquindicinale del rifiuto in-differenziato, prevedendouna riduzione del costo dismaltimento in discarica dicirca il 10 per cento. La mis-sion del Cda è rivolta alla sal-vaguardia dell’ambiente, perquesto cerchiamo di spingerei nostri cittadini ad aumen-tare la differenziazione, ob-bligandoli a produrre menosecco possibile. Abbiamo au-mentato gli incontri con lacittadinanza e coinvolto ibambini delle scuole con unospettacolo di burattini chespiega loro come separare irifiuti».

Come variano i piani fi-nanziari con il continuo au-mento del costo della vita?M.B. «Negli anni siamo sem-pre riusciti ad aumentare ivalori di raccolta differenziatamantenendo i piani finan-ziari dei comuni in leggeroribasso o invariati. Il tuttoottimizzando i servizi. Seconsideriamo i continui au-

menti del costo della vita e delcarburante, si tratta di un’im-presa molto significativa».

Quali progetti avete peril futuro?P.C. «Come Cda nel rispettodella normativa vigente, chepermette a società in house dimantenere gli affidamentianche dopo la costituzionedei bacini di ambito territo-riali per i rifiuti, abbiamoproposto ai nostri soci di al-lineare la durata degli affida-menti con la durata statutariadella società, così da conti-nuare a gestire direttamenteil servizio. Inoltre il direttoreBarbati sta avviando una spe-rimentazione per la raccoltamensile del secco. Negli ul-timi anni sono diventati soci,affidando direttamente il ser-vizio, il Comune di Erbè e ilComune di Isola Rizza. Suquest’ultimo c’è stato un ri-corso al Tar che abbiamovinto e tale sentenza non hafatto altro che rinforzare la no-stra posizione; ad oggi ab-biamo la richiesta di diventaresocio da parte del Comune diRonco all’Adige e stiamo cer-cando un comune che cedauna piccola quota».

❝~

Abbiamo aumentato gli incontricon la cittadinanza e coinvolto i bambinidelle scuole con uno spettacolo di burattiniche spiega loro come separare i rifiuti

áá

GESTIONE RIFIUTI

196 • DOSSIER • VENETO 2013

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IMPIANTI

«Il mercato italianoresta senza dubbiofondamentale, so-prattutto perché

rappresenta una vetrina impor-tante per lo scenario interna-zionale». Il settore è quello dellagestione rifiuti e l’analisi rias-sunta è di Marco Zoccarato,amministratore delegato dellaForrec. Con queste parole Zoc-carato spiega il successo del-l’azienda padovana, dietro laquale c'è un team di professio-nisti che hanno formato le pro-prie competenze attraverso unapratica ventennale nel campodelle tecnologie per il tratta-mento dei rifiuti. Forti del-l’esperienza accumulata neglianni, il team di Forrec sviluppaprogetti e realizza macchine neltentativo di rispondere a tuttele necessità di trasformazionedei rifiuti solidi. «Quattro –spiega l’amministratore dele-gato – sono i segmenti su cuiForrec concentra e sviluppa ilsuo impegno: trituratori e ma-cinatori, impianti specializzatinella trasformazione dei rifiuti,servizi di assistenza e manuten-zione, e infine sviluppo di tec-nologie amiche dell'ambiente,in grado di operare in modototalmente eco-compatibile».Il settore del riciclo e recuperodei rifiuti non cessa la propria

Marco Zoccarato si spinge all’interno di un settore in cui tecnologie

ed esigenze crescono, di pari passo, a un ritmo vertiginoso.

La situazione economica interna è nota per non essere stabile,

ma l’export ripaga

Remo Monreale

Rifiuti, evoluzione di un mercato indipendente

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evoluzione, grazie a leggi na-zionali ed europee ma, so-prattutto, alle mutate condi-zioni del sistema economicoglobale. «Queste – spiega Zoc-carato – impongono uno svi-luppo sempre più spinto ditecnologie per il trattamentodei rifiuti. In generale, però, èun mercato che non segue gliandamenti comuni, quindianche difficilmente interpre-tabile. Per quanto riguardaForrec, il 2012 si è conclusobene, direi oltre le aspettative,incrementando di un 30 percento il fatturato 2011. I ri-sultati più soddisfacenti sonosenz’altro arrivati dall’export,segno che la strategia d’inter-nazionalizzazione intrapresa siè rivelata vincente, ma bisognaricordare l’importanza delleperformance registrate nelmercato interno proprio comeeffetto sull’azione oltre con-fine. L’export si sta rivelandoindispensabile per la nostracrescita e compensa le criticitàderivanti dal business conaziende italiane che presen-tano equilibri finanziari sem-pre più precari. Ci siamo tro-vati spesso a valutare serifiutare o meno una com-messa a causa del tipo di pa-gamento: gli strumenti finan-ziari sempre più rigidi e clienti

con scarsa liquidità ci spin-gono a dare priorità all’esterodove i pagamenti sono regolatida crediti documentari, unagaranzia assoluta per noi».Proprio in virtù dei repentinicambiamenti cui il tema ri-fiuti è sottoposto, nascononuove esigenze, da parte deiclienti, che vanno intercettateal fine di garantire la competi-tività. «Certamente bisognapuntare sulla qualità dei pro-dotti – spiega Zoccarato – esui bassi costi di gestione, maè determinante per noi unpost-vendita qualificato e re-attivo. Stiamo investendomolto su questo: abbiamo unufficio assistenza con tecnicipreposti al problem-solving e auna gestione efficace e pun-tuale dei cantieri, diagnosticaremota e furgoni attrezzati aofficina, oltre che al magaz-zino ricambi».Forse a determinare gli atteg-giamenti del mercato sono so-prattutto gli stravolgimenti

tecnologici che si susseguononegli ultimi anni. «Condivi-sione, ascolto, aggiornamentoe curiosità – elenca Zoccarato– sono alcuni dei parametri sucui puntiamo per lo sviluppotecnologico. L’investimento sibasa, principalmente, sul con-sentire ai nostri funzionari diessere presenti dove conta es-serlo. Lo scorso anno abbiamopartecipato a molti eventi trafiere e conferenze nel mondo,veicoli primari di flusso d’in-formazioni e aggiornamento.E grazie ai feed-back ricevutistiamo lavorando su tecnolo-gie dedicate allo smaltimentodei pannelli ad energia solare,alle batterie al piombo e tele-visori Lcd. Essere al passo conle nuove tecnologie ci ha per-messo una gamma d’impianticon “impatto ambientalezero”. Questo significa mas-sima attenzione alle emissionidi polveri in atmosfera, allarumorosità, alla produzione dipercolati».

Fasi di lavoro

in uno degli impianti

realizzati da Forrec Srl,

che ha sede a Santa

Giustina in Colle (PD)

www.forrec.it

Marco Zoccarato

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202 • DOSSIER • VENETO 2013

Se l’Italia è al quinto posto della classifica dei paesi più visitati i motivi sono molteplici.

Per questo il nuovo piano strategico intende fare sintesi per rilanciare un settore

che potrebbe trainare l’intera economia nazionale

Teresa Bellemo

Il turismo va in rete

I l ministro per gli Affariregionali, il turismo elo sport Piero Gnudiha presentato lo scorso

gennaio il primo piano strate-gico per lo sviluppo del turi-smo in Italia. Il documentoillustra un’approfondita ana-lisi dei punti di vulnerabilitàdel settore, indicando settelinee guida e 61 azioni speci-fiche da concretizzare in unperiodo che va tra i 3 mesi e i5 anni. Ma, oltre al piano,perché il nostro turismo tornia crescere servono anche un

ministero con portafoglio, unlavoro sinergico e di rete conle Regioni e campagne pro-mozionali efficaci perché, senel 2010 i turisti nel mondoerano 890 milioni, nel 2020saranno 1 miliardo e 350 mi-lioni, di cui la metà prove-niente da Paesi emergenti.Renzo Iorio, presidente di Fe-derturismo, condivide ilpiano e rilancia: «Dobbiamocapire che per riuscire a ri-conquistare quelle quote dimercato che ci stanno sfug-gendo e per realizzare condi-

zioni di contesto favorevoli auna vera politica turistica na-zionale è indispensabile pre-sentarsi uniti e ampliarel’attività di dialogo con le isti-tuzioni e con le altre organiz-zazioni di rappresentanza».

Quali sono i punti più im-portanti del nuovo pianostrategico per lo sviluppodel turismo?«La presentazione di questodocumento rappresenta unimportante segnale di atten-zione del governo verso un set-tore chiave dell’economia

Sopra, Renzo Iorio,

presidente di Federturismo

TURISMO

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Renzo Iorio

nazionale. Il Piano è un primopasso su cui articolare inter-venti per riguadagnare lequote di mercato che l’indu-stria turistica italiana ha personegli ultimi anni. Innanzituttoc’è la necessità di un coordina-mento delle politiche turisti-che tra Regioni e governocentrale, semplificando la go-vernance territoriale del turi-smo e per questo trovonecessario il rilancio dell’Enitche, a mio avviso, deve esserel’unico ente di promozionenazionale. È altrettanto priori-tario stimolare la riqualifica-zione edilizia e urbanisticadelle strutture ricettive, inter-venire sui trasporti e sulle in-frastrutture; infine, ridarecentralità alla formazione pro-fessionale della scuola secon-daria per creare una diffusacompetenza e cultura dell’ac-coglienza nelle nuove genera-

zioni che si affacciano nelmondo del lavoro».

L’obiettivo del pianosembra essere quello di ac-centrare la politica turisticaper fare sistema in manierapiù efficiente. Oggi che lamaggior parte delle politi-che turistiche sono in manoalle Regioni, c’è uno sprecodi risorse?«Indubbiamente sì. Occorreinnanzitutto semplificare echiarire il quadro di gover-nance: 13mila enti che si oc-cupano a vario titolo diturismo sono troppi, ineffi-cienti e inefficaci. Va quindisuperata la competenza esclu-siva delle Regioni, con unachiara suddivisione dei ruoli,dando competenza strategicaallo Stato e snellendo la micro-governance locale. Inoltre, oc-corre metter mano a unsistema che disperde ri-

Secondo i recenti dati Istat, nel 2012 i viaggi conpernottamento effettuati in Italia e all’esterodagli italiani sono stati 78 milioni e 703mila.

Rispetto all’anno precedente la riduzione è stata del 5,7per cento. Rimangono stabili sia l’ammontare deipernottamenti con 501 milioni e 59.000 notti, sia ladurata media dei viaggi, 6,4 notti. I viaggi di vacanzaregistrano il calo più significativo con un calo del 5,3per cento. Rispetto al 2011, si riduce leggermente laquota di persone che mediamente viaggiano in untrimestre, dal 23,6 per cento del 2011 al 23,2 del 2012.Ma tra i residenti è al Centro la flessione più decisa,con il -5,6 per cento. Risultano stabili anche il numeromedio di viaggi pro-capite 1,3 e le durate medie deiviaggi di vacanza e di lavoro, rispettivamente 6,9 e 2,9notti. Il periodo estivo mostra una sostanziale stabilitàrispetto al 2011 sia nell’ammontare complessivo deiviaggi e dei turisti, sia nella durata media delle vacanzelunghe. Si conferma una minor propensione a viaggiaredei residenti nel Mezzogiorno. I viaggi con mete italianesubiscono un calo dell’8,3 per cento mentre quelliverso l’estero mostrano una sostanziale stabilità, conun aumento dei flussi diretti verso i paesi extra-europei,+31,4 per cento. Diminuiscono le vacanze in montagna,-20,7 per cento, e le visite a città o località d’arte, -18,9per cento, mentre aumentano le vacanze al lago,campagna e collina +52,5 per cento. Risultano inflessione le vacanze lunghe in albergo, -16,9 per cento,e quelle brevi in abitazioni di proprietà, -24 per cento.Restano invariati i viaggi nelle strutture ricettivecollettive e negli alloggi privati. La prenotazione direttasi conferma la modalità di organizzazione preferita dal52,7 dei viaggiatori e l’auto resta il principale mezzo ditrasporto ed è utilizzata nel 60,5 per cento dei viaggi.

IDENTIKITDEL VIAGGIATORE

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204 • DOSSIER • VENETO 2013

� � sorse mentre molte impresesul territorio rischiano la chiu-sura. Si tratta di un impegnofondamentale che il nuovo go-verno dovrà assumersi».

L’Italia è considerata damolti “il paese più bello delmondo”, ma è al quintoposto nella classifica deipaesi più visitati. Quali sonodunque i punti di debolezzaa livello comunicativo e a li-vello imprenditoriale?«Nonostante la domanda tu-ristica mondiale sia in co-stante aumento, con circa unmiliardo di arrivi internazio-nali ogni anno, l’Italia catturaquote sempre minori di flussituristici. È evidente che unaparte rilevante di tale deficitcompetitivo è da imputarsialla scarsa efficacia delle poli-tiche di promozione e diquelle di attrazione del Paese

e alla mancanza di coordina-mento tra le iniziative deglienti e degli operatori turi-stici. Dobbiamo, tra l’altro,risolvere al più presto lascarsa percezione del pro-dotto-destinazione, il veromale che attanaglia il turismoitaliano. Per farlo, potrebberisultare utile segmentare imercati, innovare la metodo-logia del linguaggio online,rafforzare il brand e impo-stare una comunicazione piùcoerente ed integrata».

Le nuove tecnologie hannoin qualche modo rivoluzio-nato il turismo. Come conti-nuare a proporre qualità inuna realtà iper-concorren-ziale? Come usarle per au-mentare il turismo in Italia,magari dai Paesi emergenti?«Negli ultimi anni le nuovetecnologie hanno trasformato

l’industria turistica, modifi-cando i comportamenti deiconsumatori e innovando lacatena del valore del settore;hanno cambiato l’interazionetra domanda e offerta dei ser-vizi turistici, imponendoanche ai grandi operatori unarevisione delle politiche deiprezzi. La chiave di volta perrilanciare l’industria turisticaitaliana è dunque razionaliz-zare l’informazione, farla viag-giare nelle giuste direzioni,sfruttando le potenzialità delweb e puntando allo sviluppodi un turismo interattivo. Percompetere sui mercati inter-nazionali, gli operatori italianidevono compiere un salto tec-nologico, dotandosi di infra-strutture e competenze, perpoter offrire prodotti e servizisecondo le modalità richiestedal mercato».

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Il nostro deficit competitivoè da imputarsi alla scarsaefficacia delle politichedi promozione

TURISMO

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I l Veneto si confermaprima regione turi-stica d’Italia ancheper il 2012, con

62.351.657 presenze, dellequali il 64,8 per cento pro-venienti dall’estero, cosìcome da oltre confinegiunge il 64,7 per cento dei15.818.525 di arrivi. «Il Veneto conserva il suo ap-peal mondiale come regioneospitale e terra del bello, delbuono e dell’accoglienza –spiega Marino Finozzi, asses-sore regionale al Turismo –anche se, in questo quadro

sostanzialmente luminosoper un’annata critica comequella trascorsa non man-cano le ombre. I numeri con-fermano, infatti, la pesantecrisi economica che mordesempre più gli italiani, che siriflette sulla capacità di spesadelle famiglie». Stando ai datiregionali, è positivo il datorelativo agli arrivi e non ne-gativo quello delle presenze,che subiscono un lieve calorispetto ai 63,4 milioni del2011, che hanno tenuto gra-zie al turismo straniero, men-tre quello nazionale è

crollato. Per mantenere laclientela, specie quella tede-sca, che rappresenta il 22,4per cento di tutti i pernotta-menti e che è aumentata pe-raltro dell’1,9 per cento inarrivi e del 2,6 per cento inpernottamenti, «i prezzi peròsono stati per così dire con-tingentati, con riflessi sulreddito delle imprese».«Da questi numeri e dall’an-damento della stagione – hacommentato l’assessore Fi-nozzi – si possono trarremolti insegnamenti. Ilprimo è che il turismo è dav-

Il primato del Veneto

La regione dei record«Turismo per tutti» ha ricordato l’assessore Marino Finozzi alla presentazione di Gitando All,

salone italiano ed europeo del turismo accessibile. Nel settore il Veneto è regione pilota

a livello europeo, oltre a essere la prima regione italiana nell’economia turistica nel 2012

Renata Gualtieri

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TURISMO

vero il più importante set-tore economico regionale enazionale e che farlo cresceresignifica dare una mano alPaese. Il secondo è che peraiutarlo bisogna aumentarela concorrenzialità, ovverodiminuire i prezzi. Qui gliimprenditori hanno già fattoe ampiamente la loro parte.È invece lo Stato che do-vrebbe impegnarsi di più so-stenendo a fatti e non aparole il comparto, a comin-ciare dalla riduzione del pesodella fiscalità. È quest’ultimache porta la nostra offerta acostare da un quarto ad unquinto in più di quella delresto d’Europa e circa il dop-pio di quella di altre destina-zioni turistiche mondiali». Un’indagine del Centro inter-nazionale di studi sull’econo-mia turistica di Ca’ Foscari del2011 ricorda che il turismo hagenerato in Veneto un fattu-rato di 11 miliardi di euro erappresenta l’8,2 per cento delPil regionale, il 13 per centodei consumi interni e mezzo

milione di unità di lavoro. Sitratta di un fatturato che valetre volte e mezzo quello del-l’agricoltura, tre volte e mezzoquello dell’alimentare, trevolte il fatturato del tessile eabbigliamento, il 54 per centodell’intero fatturato regionaledel commercio. In termini dioccupazione, il turismo dà la-voro in Veneto al 15 per centosul totale degli occupati ecopre il 10,5 per cento di tuttigli addetti al turismo d’Italia.«Va anche sottolineata – ag-giunge l’assessore – la trasver-salità del turismo rispettoall’economia veneta, dove ilPil turistico è dato da unamolteplicità di settori, non daisoli alberghi e ristoranti. Que-sti ultimi, anzi, rappresentano“solo” il 30 per cento del Pilturistico, dove il commercioincide per il 17,1 per cento, lalocazione di fabbricati il 15,3per cento, l’agroalimentare il9,5 per cento, l’artigianato il7,7 per cento, le attività cultu-rali e ricreative il 6,7 per cento,i trasporti il 6,5 per cento».

LE METE PREFERITEI turisti che scelgono il Ve-neto prediligono il Garda,che vede crescere le presenzedel 4,9 per cento grazie so-prattutto al massiccio arrivodi tedeschi. Tengono bene lecittà d’arte, che registranouna lieve crescita dello 0,1per cento, malgrado la per-formance altalenante di Ve-nezia, che rimane comunqueprima in assoluto con9.310.132 presenze, e cheTrivago, il più famoso mo-tore di ricerca di mete turi-stiche, sancisce come la cittàitaliana con le migliori strut-ture turistiche d’Italia, e diVerona, al secondo posto concirca 1.593.521 presenze.Cala invece la montagna, ilsettore balneare con -3,7 percento e il comparto termale.

TURISMO E FORMAZIONEIl Veneto però deve diventareleader anche in termini dicultura del turismo, lo di-chiara il presidente di Feder-turismo Veneto, Antonello

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De’ Medici, ma questo non èfrutto d’improvvisazione.«Siamo una terra ricca in ter-mini di offerte per il turista,dalla montagna, ai laghi, allecittà d’arte ma c’è bisogno diun tessuto connettivo di pro-fessionalità che parta dallaformazione nelle scuole ele-mentari dove va insegnatal’accoglienza e il sorriso, per-ché ciò che differenzia unterritorio dall’altro sono lepiccole cose. Poi si passa al-l’istruzione più qualificataaccedendo alle scuole tecni-che professionali; l’Itis di Ie-solo, ad esempio, stadiventando una delle più im-portanti esperienze formativedel territorio. Grazie ancheall’apporto delle universitàbisogna sviluppare non soloun’economia del turismo maanche l’hospitality manage-ment e le scuole di alta cu-cina. Il turismo è un settoreche può diventare trainanteper tutta una serie di settorisatellite, acquisendo un ruolodi preminenza in un’econo-

mia in cui il Pil turistico co-stituisce il 12 per cento del-l’economia regionale».

TURISMO E WEBNell’era del turismo 2.0 laregione più turistica d’Italiasembra però rimasta indietrosu questo fronte. Gli opera-tori delle altre regioni, in-fatti, investono molto di piùdei veneti in rete. Solo il 10per cento della promozioneè destinata al web. «Ve-neto.to – rivela il presidente

Antonello De Medici –manca di progettualità e diuna visione del target da rag-giungere. Diversa è, invece,la commercializzazione chedeve essere fatta dai portalispecializzati». Nel frat-tempo, le buone notizie arri-vano dall’università: il Cisetdi Ca’ Foscari ha avviato ilmaster “Online: la nuovafrontiera del turismo” performare professionisti diweb marketing, social mediae web reputation.

Il primato del Veneto

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Strategie progettuali per nuovi edifici

e soluzioni d’involucro a elevate

performance. Perché tutelare

l’ambiente e abbattere i consumi

è la base dell’architettura di nuova

concezione. La parola a Stefano Barbi

Viviana Dasara

Il fotovoltaico,elemento architettonico

In apertura la sede europea del Gruppo Pellini Caffè.

In basso, la sede del Caffè Vero di Vicenza. I progetti sono realizzati dalla Barbi

Arca Studio Progetti  di Bussolengo (VR)

www.barbiarcastudio.it

«Le nostre appli-cazioni di fac-ciate fotovoltai-che sono scelte

architettoniche che racchiudonosimboli di una nuova impren-ditorialità, non sono legate mi-nimamente agli incentivi o aivari contributi e sono suggeritedall’architettura stessa che vieneintegrata nel processo produt-tivo, in quanto sempre più di-pendente dallo scenario delledifferenti condizioni geografi-

che, economiche e climatichedel territorio». Un segno identi-tario che trasmette simbolica-mente l’attività imprenditorialedi un’azienda a servizio dell’am-biente. Come sottolinea l’inge-gnere Stefano Barbi, titolare diBarbi Arca StudioProgetti. «Noi l’abbiamo fattocon la nuova sede del PelliniCaffè realizzata con l’impiegodi una facciata puntuale perdare massima visibilità alla halld’ingresso e un sistema di scher-

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Stefano Barbi

mature frangisole integrato. Ab-biamo anche proposto per il re-styling della nuova sede delladitta Lamacart, gruppo leaderin Europa per il recupero dellacarta da macero, un rivesti-mento in “pelle fotovoltaica” in-tegrato nell’architettura del-l’edificio e che sottolineaun’architettura nuova e di qua-lità, volta alla sostenibilità am-bientale. Come per il PastificioAvesani, o la nuova sede delCaffè Vero di Vicenza, una torredestinata ad ospitare macchi-nari per la produzione del caffè,trasformata con l’applicazionedi una facciata fotovoltaica inun elemento architettonico cheproietta all’esterno tutto il con-tenuto tecnologico del processoproduttivo. L’impianto instal-lato ha una potenza di 57 KWp

capace di produrre 33.830KWh/anno». Barbi Arca StudioProgetti opera da più anni nelcampo dell’architettura e nellaprogettazione d’interni con in-terventi sia su edifici esistentiche su quelli nuovi, all’insegnadi un raffinato design e di unrapporto d’emozione tra mate-riali e architettura. Le realizza-zioni spaziano dai plessi indu-striali a quelli commerciali,direzionali e alberghieri e resi-denziali talvolta inseriti in pianiattuativi urbanistici progettatidallo studio. «La riqualificazionee la manutenzione, visto il no-stro patrimonio edilizio così dif-fuso e consistente, stanno assu-mendo un’importanza sempremaggiore nel campo dell’edili-zia. Pertanto ritengo imprescin- áá

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~

Stiamo assistendoad una rivoluzione progettualee culturale che implicauna maggior attenzioneall’uso dei materiali e all’usodell’edificio

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dibile questo aspetto nella pia-nificazione urbanistica. “Algu-nos quierem cambiar el mundo,otros leerlo. Nosotros quere-mos hablar con el. (Alcunichiedono di cambiare il mondo,altri lo interpretano. Noi chie-diamo di parlare con lui)”. Aquesti versi di Octavio Paz citatiall’apertura di un convegno sul-l’architettura è ispirata la nostrascelta progettuale degli ultimianni. Semplicemente ci dob-biamo adeguare al momentostorico che viviamo e sfruttare almeglio le nuove tecnologie inambito edilizio. Stiamo assi-stendo ad una rivoluzione pro-gettuale e culturale in quanto siassiste ad una maggior atten-zione all’uso dei materiali e al-l’uso dell’edificio. Una maggiorattenzione anche alla lettura del-l’architettura per quanto ri-guarda la manutenzione degli

impianti». Il progetto edilizio deve di fattoaffrontare e risolvere corretta-mente i problemi e i vincoli de-rivanti dalle norme locali, re-gionali e nazionali in materia diurbanistica, edilizia, normativatecnica sulle costruzioni e sul ri-sparmio energetico. Il progettoarchitettonico fa qualche cosain più: muovendosi all’internodi tutti questi vincoli, si pro-pone di aggiungere equilibrio,armonia, innovazione, creati-vitá, emozione, qualità, gusto,stile e ricerca. «Anche le più re-centi normative urbanistiche –continua Barbi – “premiano” intermini di volumi e di agevola-zioni la qualità progettuale chefavorisce la prestazione energe-

tica, si deve quindi “dialogare”con il clima e il contesto pae-saggistico. Tra le abitazioni chestiamo realizzando, c’è un pro-getto a cui teniamo molto so-prattutto perché incarna questafilosofia di dialogo: una villaprefabbricata completamente inlegno, progettata con impiantiad alto risparmio energetico.Un’architettura nuova e mo-derna, approvata dai beni am-bientali e inserita in un contestonaturalistico di pregio. In que-st’ottica, saremo prossimamenteimpegnati nello sviluppo dellaqualità progettuale con l’appro-fondimento degli aspetti ine-renti le costruzioni in legno pre-fabbricate per il settoreresidenziale».

Sopra, una villa

prefabbricata

completamente in

legno realizzata nei

pressi del Lago di

Garda e progettata con

impianti ad alto

risparmio energetico

áá

216 • DOSSIER • VENETO 2013

❝~

Tra le abitazioni che stiamorealizzando, una villa completamentein legno progettata ad alto risparmioenergetico

EDILIZIA E AMBIENTE

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EDILIZIA

218 • DOSSIER • VENETO 2013

Nuovi materiali, innovazione tecnologica e grande attenzione al comparto

della riqualificazione del patrimonio esistente. Questi i passi per rimetter in moto il mercato

delle costruzioni. Ne parliamo con Simone Bergamasco

Lorenzo Brenna

“Ristrutturare” il mercato edile

Il settore delle costru-zioni ancora non vede laluce in fondo al tunnel.Anzi, il 2013 potrebbe

essere peggiore dell’anno pre-cedente a causa del calo degliinvestimenti, che nel 2012hanno subito una flessione del7,6 per cento. Alla base delcalo delle compravendite nelmercato immobiliare vi è l’in-certezza che scoraggia le deci-sioni di investimento delle fa-miglie e le difficili prospettivedel mercato del lavoro. Inoltre le persone hanno mag-giore difficoltà ad accedere aimutui per l'acquisto dellacasa. A risentire della crisisono tutti i comparti, daquello della produzione dinuove abitazioni, all'edilizianon residenziale privata, alleopere pubbliche. Resiste soloil comparto della riqualifica-zione del patrimonio abita-tivo esistente. «È vero - con-ferma Simone Bergamasco,titolare della Bergamasco Co-struzioni - la nostra aziendaopera da decenni in contestivincolati, in particolare condecine di restauri all'internodi uno dei borghi medievalipiù belli d'Italia. La città di

Montagnana, nonostante lecrisi del settore che si sonosuccedute ciclicamente, man-tiene sempre un'alta quota-zione degli immobili, graziealla qualità del costruito, degliinterventi di restauro e riqua-lificazione edilizia del centrostorico, capace di attirare tu-rismo». L’edilizia, come detto, è unodei comparti in Italia più col-piti dalla crisi. Abbiamo chie-sto a Simone Bergamascoquali interventi servirebberoper “rimettere in moto” il set-tore. «Prima di tutto un at-

tento studio e organizzazionedel cantiere inteso come fab-brica mobile che si sposta daluogo a luogo, che deve tenerconto di molteplici aspetti or-ganizzativi. Riguarda aspettirelativi all'organizzazione dellavoro, la sicurezza, l'effi-cienza, l'innovazione nell'usodei materiali: in questo modosiamo riusciti a mantenerequote di mercato agendo sul-l'efficienza del nostro lavoro.Gli interventi dovrebbero es-sere molteplici, maprima di tutto bisognachiedersi se gli stru-

La Bergamasco Costruzioni S.r.l.

ha sede a Montagnana (PD)

www.bergamascocostruzioni.com

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VENETO 2013 • DOSSIER • 219

menti che governano l'orga-nizzazione e lo sfruttamentodel territorio sono ancora ade-guati. Credo che si debba se-riamente porre la questionedell'uso dei suoli, del paesag-gio e della ricerca di qualitànegli interventi, solo così sa-remo in grado di attirare in-vestimenti». L’impresa Berga-masco Costruzioni è una delleaziende più all’avanguardianel settore, riservando parti-colare attenzione a nuove me-todologie e nuove soluzionicostruttive. «Crediamo moltonell’innovazione - sostieneBergamasco - i nuovi mate-riali prima di tutto: non sipuò continuare a costruire erestaurare senza tener contodell'innovazione tecnologica.Vi sono possibilità di inter-vento, anche sul costruito, chealcuni anni fa erano impensa-bili. L'efficienza energetica èpossibile da realizzare con in-

terventi mirati in fase di re-stauro ma anche con inter-venti di piccola entità, e il mi-glioramento dell'involucroedilizio è un tema che neiprossimi anni sarà fondamen-tale». Per quanto riguarda il fattu-rato «L'ultimo anno ha rap-presentato una conferma del-l'anno precedente: la crisi èstata, speriamo, una pausanella curva positiva. I risultatipiù significativi sono statiquelli relativi alla conferma discelte fatte sull'organizzazionedei cantieri e sull'approccioinnovativo alla realizzazionedell'involucro edilizio». La so-cietà veneta ha svolto lavoriimportanti, sia di ristruttura-zione che di riqualificazione.«Tra i lavori più importantiuna recente ristrutturazionedi una banca nella piazza diMontagnana che ci ha impe-gnati per oltre un anno con

un intervento di consolida-mento strutturale. Ora stiamooperando in un programma in-tegrato con un’amministra-zione pubblica nella riqualifi-cazione di un intero ambitocomprendente residenze, unapiazza e degli edifici storici».Per concludere – spiega Berga-masco – l’azienda per il 2013«ha in cantiere alcuni interventiin cui sfrutteremo un nuovoapproccio progettuale, legatoalla modularità degli ambiti, alfine di ottimizzare efficienzaenergetica, economie di scala equalità di realizzazione».

Simone Bergamasco

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Il recente decreto sulle ve-rifiche periodiche, entratoin vigore nel maggio2012, stabilisce che è il

datore di lavoro e, nel caso dinoleggio, il cliente finale utiliz-zatore del bene, ad aver l’ob-bligo di richiedere agli organicompetenti le verifiche periodi-che dei mezzi di sollevamento,al fine di garantire una correttagestione delle macchine sullabase dei requisiti di sicurezzaprevisti dalla legge. I noleggia-tori aderenti ad Assodimi/As-sonolo si sono trovati in fortedisaccordo con ciò che prevedeil decreto – in prima linea la ve-neziana Venpa storica società

di noleggio specializzata nellafornitura di mezzi per il solle-vamento di cose e persone emacchine movimento terra – esi sono quindi organizzati persvolgere tutte le procedure ne-cessarie per l’attuazione delleregole: la richiesta formale al-l’organo competente, l’esecu-zione dei controlli periodici el’esecuzione delle verifiche pe-riodiche previste con ente pub-blico titolare della funzione o inmancanza di questo entro 30giorni dalla richiesta, con orga-nismo privato abilitato. Altro punto nevralgico di que-sto decreto sono le tempistichedi risposta degli enti compe-

tenti per le verifiche periodi-che. «Decisamente troppo lun-ghi per un servizio di noleggioche deve essere rapido e imme-diato», afferma l’Ad di VenpaMendes Migotto. «Quello chedoveva essere il nuovo articolo71 del Testo Unico voluto dalDdl semplificazioni sta sempli-ficando poco o nulla, con il ri-schio di aggiungere ulteriori co-sti ai già esistenti, diventandonon solo un’opera incompiutama anche inutile. Bisogna ne-

Semplificazioni che non semplificano. Mendes

Migotto ed Emanuela Pege illustrano le criticità

del decreto sulle verifiche periodiche

e i loro effetti sul noleggio

Valeria Garuti

Noleggio, la sicurezzadetti le regole

Mendes Migotto,

Ad di Venpa Spa

con sede centrale

a Dolo (VE). In apertura

e nella pagina

successiva alcuni

macchinari dell’azienda

www.gv3.it

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Mendes Migotto ed Emanuela Pege

cessariamente apportare dellemodifiche per permettere dioperare con velocità e razioci-nio, garantendo in primis la si-curezza nell’ambito lavorativo.Un forte segnale deve partirein maniera unisona da parte ditutte le aziende e le associazionidi settore coinvolte».Oltre a consegnare ai clientimacchine sicure, Venpa esigeche queste siano manovrate daoperatori opportunamente for-mati. «In qualità di ente for-matore – prosegue Migotto – èda anni che effettuiamo corsidi sicurezza per operatori dipiattaforme aeree, sollevatoritelescopici, autogrù e mac-chine per il movimento terra.Il trasporto, la consegna e il ri-tiro del mezzo in cantiere sonoeseguiti da personale Vlog(Venpa Logistica) o da vettoriesterni selezionati e istruiti».La titolare Emanuela Pegespiega: «Un’azienda di noleg-gio come la nostra, che operanel settore da oltre trent’anni,deve garantire un servizio

espresso ma senza inficiarne laqualità. Il noleggio professio-nale si distingue da quello im-provvisato proprio perché riescea mantenere un equilibrio tra itermini velocità e sicurezza. Ne-gli anni abbiamo costruito unsolido sistema di assistenza incantiere, il First Care. Un teamcostituito da eccellenti tecnici siprende carico delle richieste diintervento e cerca la risoluzionetelefonica o, se necessario, co-ordina grazie ai numerosi tec-nici professionisti, il team ditrasferisti per porre rimedio aidisagi causati da malfunziona-menti dei nostri mezzi». Un sistema, quindi, incen-trato su controllo, riparazionee verifica periodica dei mezzianche durante il noleggio de-gli stessi, che garantisce alcliente di lavorare in condi-zioni di sicurezza ed effi-cienza. «La richiesta di inter-vento – continua Pege – puòpervenire telefonicamente otramite smartphone e tabletentrando nell’area riservata

del sito, dove l’operatore trovai dati del mezzo a noleggioprecompilati». Prima azienda in Italia ad averintrodotto la modalità del no-leggio a freddo, con uno staffcommerciale in grado di indi-viduare la migliore soluzioneanche lì dove la tipologia di la-vori richiesti è fuori dall’ordi-nario, Venpa si impone sulmercato per la sua consolidatacompetenza e flessibilità. «No-nostante le premesse del mer-cato continuino a non essereincoraggianti – conclude Mi-gotto – noi puntiamo su ener-gia, idee, impegno e disponibi-lità. Guardiamo oltre ai confinifisici posti dalle nostre filiali eguidati da sani ideali e uno spi-rito forte, deciso, come i serviziche offriamo».

VENETO 2013 • DOSSIER • 221

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POLITICHE SANITARIE

A inizio anno, nell’ambito della pre-sentazione pubblica dei nuovi ma-nager delle aziende sanitarieterritoriali, l’assessore alla sanità Luca

Coletto aveva colto l’occasione per tracciare lelinee d’indirizzo che detteranno le prossimescelte della Regione nel campo della salute. Ri-gore gestionale, lavoro sulle liste d’attesa e raf-forzamento della medicina sul territorio sono ipunti su cui Coletto ha insistito con forza, sof-fermandosi da ultimo sul completamento delpercorso di informatizzazione dell’intero sistemasanitario locale. Già in una fase più avanzata ditutte le altre regioni italiane, in virtù del successodel progetto Escape, che suggella un camminodi dematerializzazione documentale avviato nel2009. «Un risultato straordinario – afferma l’as-sessore – frutto del prezioso lavoro del consorzioArsenàl.it, che raggruppa tutte le Ullss e aziendeospedaliere del Veneto per l’informatizzazione».

Sul fronte della semplificazione digitale,qual è l’odierno scenario della sanità regio-nale e chi si occupa di renderlo più efficiente?«Già oggi tutti i 4.960.000 cittadini veneti pos-sono scaricare i propri referti sul pc di casa e afarlo sono già 6 persone su 10. È un camminoche non abbiamo alcuna intenzione di inter-rompere, tant’è che già lo scorso agosto abbiamoavviato e finanziato l’operazione “fascicolo sani-tario digitale”. Il consorzio Arsenàl predispone iprogetti e li realizza per poi metterli a disposi-zione di tutti a costo zero. È un gioiellino di cuiil Veneto va orgoglioso: vi lavorano 29 tecnici,con un’età media di 29 anni e con il 69 per centodi donne. Arsenàl, oltre che utilizzare i finanzia-menti di fonte regionale, si occupa anche diret-tamente della raccolta di fondi da altre fonti».

Si può quantificare il risparmio economicoche deriverà da questa rivoluzione digitale?«In Europa solo il 4 per cento delle strutture sa-

Sopra, Luca Coletto,

assessore alla sanità

della Regione Veneto

Il sistema sanitario regionale, considerato un modello di buona amministrazione,

compie uno scatto decisivo sulla strada dell’ottimizzazione dei costi dei servizi al cittadino.

Il punto di Luca Coletto

Giacomo Govoni

Il Veneto guida la svolta digitale

236 • DOSSIER • VENETO 2013

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VENETO 2013 • DOSSIER • 237

nitarie offre questo servizio, inItalia il 26 per cento. Siamoquindi leader a livello interna-zionale, ma ciò che più conta,oltre a fornire nuovi servizi aicittadini, è che otteniamo unrisparmio annuo di 120 mi-lioni di euro, stante che ognireferto scaricato da internet la-scia nelle tasche degli utenti 12euro in termini di minori costisopportati per gli spostamentiverso gli sportelli».

Quali i vantaggi sul pianopratico per il cittadino?«Oltre a quello economico, nondimentichiamo i disagi ai qualiun paziente doveva sottoporsiper raggiungere gli sportelli e ri-tirare il referto cartaceo. Glispostamenti, con mezzi proprio con quelli pubblici, sono fastidiosi e costosi: pergli anziani che magari hanno difficoltà di deam-bulazione e per i giovani che devono prendersipermessi al lavoro. A proposito degli anziani, ci èstata posta la questione della loro possibile inca-pacità di utilizzare il web. Il problema non si poneperché l’utente, all’atto della prenotazione, vienedotato di una sua password personale. Con quellapuò chiedere aiuto a un congiunto o andare nellafarmacia più vicina o dal suo medico di base».

Prima si accennava al fascicolo sanitariodigitale. Di cosa si tratta?«È un progetto avviato lo scorso agosto, finan-ziato con 12 milioni di euro. Con questo inve-stimento produrremo minori costi per le Ulssfino a 111 milioni l’anno e minori spese per ilcittadino per altri 104 milioni l’anno. Il perso-nale medico sarà agevolato nell’espletamento dimolte sue mansioni. Dovrà maneggiare menocarta e risparmierà tempo da dedicare al suo la-voro, che non è quello del passacarte. Ma avràanche un grande aiuto nell’assistere i pazienti. Ilfascicolo digitale permette a ogni medico, daquello di base a quello dell’urgenza-emergenza,

di conoscere la storia sanitaria del paziente di cuisi sta occupando anche se lo vede per la primavolta. A nessuno sfugge l’importanza di cono-scere la storia clinica di ogni singolo cittadino perdecidere al più presto le terapie più adeguate».

Quanto ci vorrà perché entri stabilmentenella dotazione del personale medico?«Il fascicolo sanitario elettronico non sarà uncantiere aperto ex novo, ma lo sviluppo dialtri già aperti, dallo stesso progetto Escapeal progetto Doge per la messa in rete dei me-dici di medicina generale e dei pediatri di li-bera scelta. Le fondamenta del nuovoprogetto veneto si basano inoltre su una seriedi obiettivi già raggiunti: è stata realizzataun’anagrafica unica regionale; sono stati di-stribuiti i certificati di firma e autenticazionedegli operatori (il 100 per cento di loro giàoggi firma digitalmente i referti). Inoltre, intutte le aziende locali, è stato avviato il percorsodi conservazione sostitutiva dei referti di labo-ratorio. In varie Ulss sono stati sperimentati eattivati i servizi anagrafici e di prescrizione elet-tronica previsti dal progetto Doge».

Luca Coletto

��Ogni referto scaricato da internet lascia

nelle tasche degli utenti 12 euro in terminidi minori costi per gli spostamenti agli sportelli

Page 180: DossVeneto302013

238 • DOSSIER • VENETO 2013

U n risparmio di 72 milioni per i cit-tadini veneti e il recupero di un“tesoretto” di 56 milioni che potràessere reinvestito per il potenzia-

mento dei servizi sanitari regionali. È un’opera-zione destinata a fare scuola quella che il 14marzo scorso a Treviso ha celebrato il suo atto fi-nale con il convegno di chiusura del progetto Ve-neto Escape, iniziativa che permette oggi agliutenti privati di scaricare il propri referti di la-boratorio direttamente dal sito internet di cia-scuna azienda sanitaria. Tenuto a battesimo nel2009, il progetto ha tagliato formalmente il tra-guardo a fine dicembre dell’anno scorso, conl’estensione e la standardizzazione del processodi gestione digitale dell’intero ciclo documentalea tutte le aziende sanitarie e ospedaliere della re-gione. A tirare le fila di questo imponente lavoroche consolida il primato del Veneto a livello eu-ropeo nel campo dell’eHealth, è stato il consor-zio Arsenàl.It, centro veneto di ricerca einnovazione per la sanità digitale che ha comesocie le 23 aziende sociosanitarie e ospedaliere

venete. «Veneto Escape è un progetto che ha of-ferto una straordinaria occasione di migliora-mento alle aziende Ulss e ospedaliere venete –sottolinea il Claudio Dario, presidente del con-sorzio – le quali hanno potuto effettuare un ade-guamento tecnologico e infrastrutturale, masoprattutto riorganizzare la loro struttura interna,aumentando le competenze del personale». Tec-nicamente Veneto Escape è un progetto di riuso,pratica che garantisce la possibilità agli enti pub-blici di usufruire di programmi informatici e so-luzioni tecnologiche e organizzative giàsperimentate da altri enti, abbattendo i costi ini-ziali di adozione. L’ente cedente è stato l’aziendaUlss 9 Treviso, di cui Dario è stato direttore ge-nerale fino a pochi mesi fa, che per prima ha svi-luppato la soluzione di scarico referti online.

SEMPLIFICAZIONE E RISPARMIOIn secondo piano rispetto al miglioramento delprocesso di cura, ma in piena sintonia con la dif-ficile fase economica che stiamo attraversando,il contenimento dei costi che Veneto Escape pro-

POLITICHE SANITARIE

Con Escape refertiscaricabili da casa

Per il cittadino veneto relazionarsi

con ospedali e ambulatori diventa ancora

più facile. Grazie a un’informatizzazione

del sistema regionale ormai arrivata

a piena maturazione

Giacomo Govoni

Page 181: DossVeneto302013

VENETO 2013 • DOSSIER • 239

Progetto Escape

durrà nei confronti del sistema sanitario regio-nale è di tutto rispetto. «Grazie a questa solu-zione – evidenzia Dario – le 23 aziendeotterranno un risparmio 56 milioni di euro, cifrache garantisce qualche margine di tranquillità ri-spetto ai tagli e ai sacrifici stabiliti dalla spendingreview e, comunque, imposti dalla crisi globale.A questi si sommano i quasi 120 milioni di eurorisparmiati dai cittadini grazie al referto digitale».A occuparsi del coordinamento degli enti riu-santi, vale a dire le altre 22 aziende socio-sanita-rie e ospedaliere venete, è stato il consorzioArsenàl.It, che ha potuto così applicare sulcampo il concetto di interoperabilità. «Il bilanciodi Veneto Escape – afferma Dario – non può es-sere misurato solo sul piano numerico. Averemesso a disposizione in tutte le aziende socio-sa-nitarie venete il referto di laboratorio in formatodigitale ha prodotto una serie di vantaggi nonmonetizzabili, in primo luogo la possibilità di of-frire a ogni cittadino veneto un’occasione di curamigliore, più rapida e sicura, quindi più efficace». Ma anche spostandosi dall’ottica del paziente, ilprogetto si è rivelato un terreno di scambio idealeper gli operatori sanitari impegnati nei vari presiditerritoriali. «Nel percorso progettuale è stata co-struita e consolidata una rete tra i professionisticoinvolti – spiega Dario – che oggi rappresentaun esempio di task force per la sanità digitale cheha trovato il consorzio Arsenàl.It quale punto diriferimento tecnico, a supporto dei servizi infor-mativi sanitari regionali. Veneto Escape ha per-tanto fornito lo spunto per un confronto sutematiche di livello interno alle aziende, quali lafirma digitale, infrastruttura aziendale e portaliaziendali e interaziendale, come l’utilizzo di co-difiche e standard internazionali condivisi».

GLI ORIZZONTI DEL PROGETTOA riprova dell’indiscusso valore del progetto,nel 2013 Veneto Escape verrà “esportato”. Ilteam di Arsenàl.It, difatti, sarà impegnato a re-plicare la soluzione sviluppata dall’Ulss 9 Tre-viso declinandola su nuovo contesto regionale.L’obiettivo, che il consorzio metterà nel mirinoin collaborazione la Regione Lazio e DigitPa,sarà quello di dematerializzare l’intero processodocumentale nelle 12 Asl laziali. Del resto, chel’esperienza della gestione digitale dei certificatisanitari non rimanesse circoscritta al 2012 eranegli intendimenti prefissati fin dagli albori delprogetto. «La strada volta a rafforzare un’abitu-dine digitale nei confronti delle pratiche sani-tarie proseguirà – conclude Dario – evolvendonaturalmente nel fascicolo sanitario elettronico,uno dei perni della sanità del futuro. Con l’ado-zione di questo ulteriore strumento, il citta-dino sarà consapevole protagonista del propriopercorso di cura, con le garanzie di privacy esicurezza che solo i professionisti clinico-sani-tari, grazie al supporto delle nuove tecnologie,sono in grado di assicurare».

Claudio Dario,

presidente

del consorzio Arsenàl.it

Page 182: DossVeneto302013

240 • DOSSIER • VENETO 2013

Che il prossimo governo inter-venga. È l’augurio che in tutto ilcomparto si esprime. Quello far-maceutico, in realtà, è sostanzial-

mente stabile: l’Italia, per produzione, è se-conda solo alla Germania e ha chiuso il 2012con un valore di 25 miliardi, senza discostarsimolto dal precedente. Ma Farmindustria harecentemente puntato il dito contro la spen-ding review del governo Monti, con la qualesi spiegherebbe il decremento dell’8 per centoregistrato lo scorso dicembre. L’associazionedelle imprese del farmaco si riferisce in par-ticolare alla norma che prevede le prescri-zioni con principi attivi, di cui beneficereb-bero imprese che producono soprattuttoall’estero, con un inevitabile aumento del-l'import. «In questo periodo di grandi pro-blematiche su tutti i fronti è veramente diffi-cile poter dare delle sicure e reali risposte allevarie sollecitazioni dei mercati». Parla così ilpresidente di Zeta Farmaceutici, Cesare Be-nedetti, che ha portato l’azienda vicentina alservizio di 8mila farmacie e parafarmaciesulle 20mila presenti in Italia.

Benedetti guida l’azienda insieme all’ammi-nistratore delegato Ida Filiaci, che si occupaanche dell’area commerciale e relative strate-gie, e con la figlia Marta, attuale responsabiledelle vendite dirette e della ricerca e inseri-mento del mercato di nuovi prodotti. «La no-stra realtà produttiva e distributiva – continuaBenedetti –, conosciuta in Italia e in alcunipaesi limitrofi, cerca con le proprie forze di

Incognite si stagliano anche sul prossimo futuro di uno dei settori

più stabili. Con Cesare Benedetti, il punto sulle strategie possibili

e le prospettive probabili della farmaceutica

Remo Monreale

Cesare Benedetti insieme

all’amministratore

delegato Ida Filiaci

e alla figlia Marta, che ha

da poco assunto la carica

di Ad assieme alla madre

www.zetafarm.it

Il futuro del farmaco italiano

Page 183: DossVeneto302013

Cesare Benedetti

VENETO 2013 • DOSSIER • 241

contrastare questo generale senso di impo-tenza nei confronti dei paletti che vengonomessi per annullare le iniziative private allosviluppo del nostro paese: il trend di sviluppoaziendale ha visto migliorare le nostre perfor-mance in questi ultimi dieci anni a ritmi dicrescita dall’8 al 12 per cento. Non vogliamoche sia smentito quest’anno, per quanto riccod’incognite».

In che modo?«Abbiamo diverse iniziative per aumentare ilfatturato immettendo nuovi prodotti miratiad accontentare sempre di più il farmacista. Lanostra attività commerciale tende sempre adare ai farmacisti tutti quegli strumenti utilida un lato a soddisfare la loro clientela, e dal-l’altro a mantenere il flusso di cassa in posi-tivo. Altro fronte d’incremento del nostro fat-turato è l’acquisizione di nuove commesse daclienti terzi, commesse che sono il risultatod’investimenti fatti in ricerca e sviluppo edella capacità di approntamento dei dossier ri-chiesti dal Ministero della Salute».

Cosa vi aspettate nei prossimi mesi?

«Affrontiamo il 2013 nella consapevolezzadi voler continuare la nostra espansione intermini di fatturato e in termini di penetra-zione del mercato. Sappiamo benissimo checi aspettano momenti difficili, ma l’entusia-smo di tutta la nostra struttura è tale da farcimantenere un impegno sempre costante an-che in questo momento critico e a dispettodelle forze controverse che animano il pano-rama attuale».

Quale sarà la vostra strategia?«La quota più importante del nostro businessresta quella della vendita diretta e il nostro ot-timo risultato in questo campo è reso possibileda una forza vendita orientata a fornire co-stantemente un importante servizio al puntovendita, proponendo prodotti di altissimaqualità per il benessere della persona e cer- áá

ANALISI ANNUALI EFFETTUATE DALLA ZETA

FARMACEUTICI SU TUTTE LE MATERIE PRIME DEI CIRCA

800 PRODOTTI, REALIZZATI 4 VOLTE ALL’ANNO

20 mila

Page 184: DossVeneto302013

cando di fidelizzare la clientela inmodo che il consumatore trovi quelloche cerca: prezzo accessibile e qualitàindiscutibile».

Cosa vi permette di ottenere que-sto risultato in termini di standardqualitativi?«La qualità che forniamo è indiscuti-bile, perché operiamo in regime diGmp (acronimo di Good Manufac-turing Practice, cioè buona pratica difabbricazione) in tutti i segmenti pro-duttivi del gruppo. Ciò comporta unelevatissimo standard qualitativo, ob-bligatorio per la produzione farma-ceutica, ma che seguiamo anche neglialtri settori produttivi: cosmetici, in-tegratori, dispositivi medici».

Quanto risultano importanti per il vo-stro mercato i “non-farmaci”?«Non possiamo assistere impassibili all’evolu-

zione del mercato nel nostro tradizionalepunto vendita. I nostri padri erano abituati auna dinamica che vedeva entrare il cliente infarmacia perché doveva acquistare un farmacoprescritto dal medico e magari pagato dal ser-vizio sanitario. Ora i margini del farmacista sisono fortemente ridotti, a causa di una restri-zione da parte del Ssn sui farmaci rimborsabilie l’introduzione dei farmaci generici. Il far-macista per sopravvivere deve in un certosenso cambiare mentalità e orientarsi alla ven-dita di prodotti che gli permettano di recu-perare quei margini che non ha più nella ven-dita del farmaco. E stiamo parlando dicosmetici, integratori, parafarmaco e servizi».

Come vi ponete nei confronti dei farma-cisti in merito a questo cambiamento?«I nostri clienti hanno costantemente bisognodi un servizio post vendita che permetta lorodi avere a disposizione tutte le informazionipiù aggiornate in modo da accontentare iclienti in cerca di consiglio. Non è più suffi-ciente che il venditore vada a proporre unprodotto per stimolare l’interesse del farma-cista, perché questo è costantemente assillatoda mille preoccupazioni e faccende diverse, e

áá

FARMACI

242 • DOSSIER • VENETO 2013

Page 185: DossVeneto302013

non è sempre nella condizione ideale di poterricevere tutte le informazioni che gli si vo-gliono dare. Perciò l’agente è portato ad ap-profondire la parte commerciale, trascurandola parte tecnica altrettanto importante».

L’aspetto economico quindi ha acquisitoun’importanza maggiore. Che soluzioniavete adottato?«Da una parte, gestendo oculatamente i costi,riusciamo a dare al farmacista la possibilità dioffrire prezzi di vendita assolutamente compe-titivi con altri canali magari più frequentati.Questo è possibile perché è nel Dna aziendalenon guardare solo al profitto, ma soprattuttoalla possibilità di servire il consumatore, e diconseguenza il farmacista. In questa prospettivauno degli obiettivi principali è ottenere la mas-sima visibilità, fondamentale per un incre-mento di fatturato. Dall’altra, per non soc-combere all’aspetto commerciale, organizziamocorsi, incontri, meeting in tutta Italia, ma so-prattutto in azienda per permettere ai farma-cisti di vedere di persona l’impegno con cuioperiamo a beneficio della loro attività. Que-sto per rassicurare e informare sulla filosofia cheguida il nostro lavoro e la nostra serietà».

I vostri partner, però, non si riduconoalle farmacie. Infatti, parte della vostra pro-duzione è conto terzi.«Per quel che riguarda i servizi che offriamo aipartner industriali, la nostra attività produt-tiva offre enormi opportunità alle grandiaziende farmaceutiche e cosmetiche che vo-gliono produrre in outsourcing, perché i no-stri reparti sono calibrati per sopportare in-genti volumi. Questo ci rende competitivi sulmercato grazie ai costi contenuti, che ci per-mettono di proporre prezzi ridotti. Abbiamomesso in piedi linee produttive estremamentesofisticate, quali quelle per la produzione deifermenti lattici “prolife” e quelle delle capsulemolli. Il plus che ci avvantaggia nel mercatoè il complesso dei due nostri siti produttivi,uno in Veneto e l’altro in Lombardia: en-trambi tecnologicamente all’avanguardia e ingrado di rispondere alle esigenze dei clienti intempi rapidissimi».

Tutto questo sembra suggerire un certoinvestimento in ricerca. «Abbiamo fatto molti investimenti per rag-giungere il massimo grado di qualità: mi piacepensare che i nostri farmacisti acquistino da

VENETO 2013 • DOSSIER • 243

Cesare Benedetti, Presidente di Zeta Farmaceutici, approfondisce

l’offerta di prodotti e illustra, con un esempio, alcuni dei problemi che

stanno dietro ai processi chimici necessari. «Il gruppo si compone di

tre marchi – dice Benedetti –, di cui due sono già consolidati, con

cataloghi completamente diversi. Nel mercato possiamo dire di avere

due grossi marchi: Zeta Farmaceutici e Marco Viti. Questi due hanno

una piccola porzione di listino comune, ma uno è più orientato sulla

cosmesi e l’altro più sugli integratori, per cui non si pestano i piedi a

vicenda. Oggi puntiamo su EuPhidra (brand di cosmesi) e su Prolife,

che sono prodotti da consiglio che ci danno molta soddisfazione per la

loro connotazione “farmaceutica”. L’ultimo che ha avuto un

background di ricerca molto approfondito è Prolife, una linea di

integratori probiotici a base di fermenti lattici vivi che aveva bisogno

di una serie di parametri che rendessero il principio attivo, cioè il

fermento lattico vivo, più longevo e quindi più efficace».

Ricerca e diversificazione

Cesare Benedetti

áá

Page 186: DossVeneto302013

244 • DOSSIER • VENETO 2013

noi perché convinti della validità delnostro lavoro. La ricerca e l’attività dicontrollo hanno un’importanza pernoi capitale: tra Ctf (cioè laureati inchimica e tecnologie farmaceutiche) efarmacisti, sono dieci i professionistiche si dedicano a tempo pieno a que-st’ambito e portano avanti i singoliprogetti. I processi che riusciamo asviluppare, in conformità con le di-rettive del Ministero della Salute, sono sempreinnovativi e complessi. Parte della nostra atti-vità comprende la cosmesi, e in quel caso losforzo è concentrato sul garantire, oltre all’ef-ficacia del prodotto, un alto profilo di sicu-rezza e una spinta all’innovazione per rispon-dere alle esigenze di un mercato sempre piùsofisticato».

Se doveste riassumere la vostra filosofiaaziendale, che parole usereste? «“Non abbiate paura delle avversità, lavo-rando con dedizione, coraggio e onestà ilmercato ci premierà”. Sono le parole del no-stro amministratore delegato, Ida Filiaci, unaprevisione che ha trovato pieno riscontronella realtà. Altro orgoglio aziendale è che incinquant’anni di gestione non abbiamo mai

licenziato nessuno. Ci sono state delle defe-zioni, ma solo di carattere estremamente pri-vato, dovute a scelte di colleghi dettate da esi-genze familiari».

Con quali propositi affronterete il 2013? «Se ci fossero meno ostacoli si potrebbe la-vorare meglio, ma anche in questa fase deli-cata stiamo riuscendo a fare investimenti inreparti nuovi, quindi ci possiamo dire fidu-ciosi. Siamo sempre pronti ad assumerenuovo personale. Siamo costantemente incontatto con le università per confrontarci sulpiano pratico e teorico per non commettereerrori. Vediamo però che, nonostante le av-versità, con la buona volontà e un pizzico disacrificio tutto si appiana e l’azienda va versotraguardi importanti».

~

Il farmacista devecambiare mentalitàe orientarsi su prodottiche gli permettano queimargini che non sonopiù possibili nella venditadel farmaco

FARMACI

áá

Page 187: DossVeneto302013
Page 188: DossVeneto302013

DIAGNOSTICA

246 • DOSSIER • VENETO 2013

Secondo le stime di un autorevole studioitalo-svizzero pubblicato su “Annals ofOncology”, nel 2013, in Europa, si re-gistreranno quasi 89mila decessi per

cancro al seno. Nonostante sia una cifra im-portante, il dato è in diminuzione rispetto aglianni scorsi. Questo grazie alle campagne di sen-sibilizzazione e prevenzione e ai progressi dellamedicina nelle diagnosi precoce e nel tratta-mento. «Come per tutte le malattie – spiega ildottor Alberto Scanagatta, specialista in anato-mia patologica e oncologia –, la prevenzionerappresenta l’arma di maggiore efficacia inmano a medico e paziente. E la diminuzione dei

tumori al seno è dovuta quasi esclusivamentealla loro scoperta e diagnosi in fase iniziale. Sein questo è stata fondamentale l’informazionealle donne per i controlli periodici dopo i 25anni, altrettanto rilievo ha avuto l’affinamentodelle metodiche diagnostiche: mammografia,ecografia, Rmn mammaria, citologia agoaspi-rativa e da ultimo la citologia su secreto provo-cato Halo test». Scanagatta è direttore del La-boratorio di cito-istopatologia di Verona,struttura accredita con la Regione Veneto. Ilcentro ha sviluppato un pacchetto, Securdonna, che include i principali strumenti per ladiagnosi preventiva di diverse patologie.

Cosa comprende il pacchetto diagnosticoSecur Donna?«L’elaborazione di questo pacchetto trova la suamotivazione nel fatto che il laboratorio è sem-pre stato orientato verso l’universo donna.Quindi abbiamo una particolare attenzione peresami di prevenzione come il Pap test – che ese-guiamo con l’uso della citologia in strato sottile(Thin Prep) – tale esame viene spesso associatoalla biologia molecolare che rileva la presenza diinfezione virale da Hpv mediante il metodoHc2 (Dna Pap). E prevede l’eventuale appro-fondimento con la P16 per evidenziare la pro-gressione della malattia nella cervice uterina.Questi tre esami rappresentano il massimo della

Il dottor Alberto

Scanagatta, specialista

in anatomia patologica

e oncologia, dirige

il Laboratorio di cito-

istopatologia di Verona.

Nella pagina accanto

l’attrezzatura per l’Halo

test per la diagnostica

citologica su secreto

provocato

[email protected]

Alberto Scanagatta presenta

l’Halo test. Uno strumento per

la diagnosi precoce del cancro

alla mammella. Infatti la prevenzione

è ancora oggi l’arma principale

a disposizione di medici e pazienti

per ridurre il rischio di mortalità

Luca Càvera

Un nuovo test per la diagnosidel tumore al seno

Page 189: DossVeneto302013

VENETO 2013 • DOSSIER • 247

prevenzione oggi messa a disposizione dallascienza medica per quanto riguarda le malattiedell’apparato genitale. Ma il pacchetto includele diagnosi anche per altre patologie».

Quali?«Un altro distretto particolarmente sensibile èquello senologico, quindi ecografia associataalla visita senologica, mammografia eseguitaannualmente tra i 40 e i 55 anni, Rmn dellamammella, approfondimento diagnostico me-diante citologia agoaspirativa. Questi metodihanno portato a un progresso enorme nelladiagnostica preventiva del tumore della mam-mella, soprattutto grazie al fatto che sono ormaientrati, anche a livello culturale, nella sensibi-lità delle donne, che si dimostrano attente nelsottoporsi a visite periodiche. Sempre in questoambito, per migliorare la propria capacità dia-gnostica, lo studio ha recentemente acquisitol’attrezzatura per un ulteriore test di preven-zione: l’Halo test per la diagnostica citologica susecreto provocato».

Può spiegare le potenzialità e i vantaggidiagnostici di questa nuovo strumento?«Questo offre la possibilità di esaminare le cel-lule provenienti dai dotti mammari e di valu-tarne eventuali alterazioni iniziali, che potreb-bero in futuro sviluppare lesioni precancerose.Si tratta di un esame indolore, che permette il

riscaldamento, il massaggio e l’aspirazione sottovuoto del secreto mammario bilaterale. Il me-todo è indicato per le donne che hanno secre-zione spontanea, per le donne che nell’arco ditempo tra i 25 e 40 anni non si sono sottopo-ste a mammografia, ma vogliono integrarel’esame ecografico con un esame di maggiorespessore diagnostico. Per una prevenzione pun-tuale è un test che andrebbe eseguito annual-mente – esattamente come il Pap test – o, inogni caso, la paziente andrebbe monitorata a in-tervalli determinati in base alla risposta al primoesame».

Fra i dati del recente studio italo-svizzeropubblicato su “Annals of Oncology”, emergeuna crescita esponenziale del cancro ai pol-moni fra le donne. Che genere di preven-zione consiglia alle donne?«Purtroppo il dilagare del tumore al polmone èdovuto alla sempre maggiore diffusione del ta-bagismo da parte delle donne. Non c’è stataprova più veritiera di questo studio per la defi-nizione del fumo come il principale agente pa-togeno di tale neoplasia, che risulta tuttora dinon facile gestione».

~

L’Halo test è indolore e permettedi esaminare le cellule dei dottimammari per valutarne alterazioniche potrebbero sviluppare lesioniprecancerose

Alberto Scanagatta

Page 190: DossVeneto302013

Per la PMA (procreazione medical-mente assistita), è un vero e proprioboom in Italia. Secondo le relazionidel Ministero della Salute, le coppie

che si sono sottoposte a questa pratica, nel2003 sono state 17.000, mentre nel 2009sono passate a quasi 64.000. Per quanto ri-guarda i nuovi nati attraverso la PMA, dai5.000 del 2005, si è sfiorata quota 11.000 del2009. Contestualmente, è aumentato il nu-mero dei centri specializzati nell’ambito: dai120 del 2003, si è passati ai 352, attualmenteregistrati presso l’Istituto Superiore di Sanità.Numeri che, secondo il dottor Roberto Laga-nara, che opera presso il centro Biotech PMA,non si collegano tanto a un aumento dellasterilità – da dimostrare – quanto a un mag-giore ricorso delle coppie a tecniche che con-sentono di aumentare le possibilità di conce-pimento. E su queste tecniche “i miscroscopisono ancora puntati”, per colmare le zoned’ombra.

Quali sono i nodi insoluti nelle pratichedi procreazione assistita?«In primo luogo, si sta ancora cercando di ca-pire i meccanismi insiti nell’impianto del-l’embrione nell’utero, affinché si possa proce-

dere al trasferimento dei migliori, con risultatipositivi, come invece spesso non avviene. Inol-tre, sul fronte della FIVET (fecondazione invitro e transfert di embrioni), si sta ancora la-vorando sui protocolli di stimolazione ova-rica, in modo da rendere il trattamento più ac-cettabile e sostenibile da parte delle pazienti».

A proposito della FIVET, quali problemisono insiti in questa metodica e come virapportate alle pazienti che vi ricorrono?«Il rischio principale connesso a questa pratica,sono le gravidanze multiple. La legge 40 del2004 favoriva il transfert di tre embrioni, peraumentare le possibilità di gravidanza sul sin-golo prelievo ovocitario, in controtendenza alresto del mondo che si sta orientando verso iltransfert di un singolo embrione. Fortunata-mente, nel 2009 il legislatore ha saggiamentepensato di rimettere ogni decisione riguardo ilnumero di ovociti da inseminare e di em-brioni da trasferire in mano al medico, che oraè libero di programmare un trattamento “su

In Italia un numero crescente di coppie si sottopone

alla Procreazione Medicalmente Assistita, ambito che,

negli ultimi anni, ha fatto passi da gigante. Anche se,

nota Roberto Laganara, restano “nodi” ancora da

risolvere, da parte della ricerca

Anastasia Martini

È in aumentola procreazione assistita

248 • DOSSIER • VENETO 2013

PROCREAZIONE ASSISTITA

Page 191: DossVeneto302013

nificare tutti i passi diagnostici e terapeutici,senza nessun tipo di attesa. Inoltre contiamosulla consulenza scientifica di esperti del cen-tro CPMA di Losanna (Svizzera), che ci con-sente di mantenere sempre aggiornato lo stan-dard dei trattamenti proposti».

A proposito di ICSI: come “funziona” eche cosa ha introdotto?«Questa metodica, che rappresenta un’impor-tante tappa nell’evoluzione della PMA, hapermesso di trattare, dopo anni di ricerche,anche le forme gravi di sterilità maschile. Conla ICSI, infatti, basta iniettare uno spermato-zoo nell’ovocita per la fecondazione, prele-vandolo anche direttamente dal testicolo».

A chi si rivolge la PMA e quali sono i li-miti oggettivi di queste terapie?«La PMA è una pratica rivolta alle coppie cheintendano aumentare le possibilità di conce-pimento. Un limite oggettivo, di cui però de-vono tenere conto, è l’età degli ovociti. Il loroinvecchiamento, che subisce una forte accele-razione a partire dai 40 anni, diminuisce la fer-tilità. Contro questo fattore non è possibilefare nulla, salvo il ricorso agli ovociti di unadonna più giovane, che è possibili in alcunenazioni, ma non in Italia».

Il dottor Roberto

Laganara, ginecoloco

ed esperto in PMA,

lavora presso il centro

Biotech Pma,

che ha sede a Padova

www.biotechpma.it

misura” in base alle caratteristiche della singolapaziente, in modo da ottimizzare il risultatoottenibile con un singolo prelievo ovocitario eridurre il numero di gravidanze gemellari, checostituiscono sempre un gruppo a elevato ri-schio ostetrico».

Oltre a questa terapia, quali altre praticatee quali figure professionali sono coinvolte?

«Oltre alla FIVET, il nostro pro-gramma include: laICSI (fecondazione as-sistita dell’ovocita), lacrioconservazione diovociti, spermatozoi edembrioni, l’insemina-zione intrauterina el’induzione all’ovula-

zione. Il nostrocentro èstrutturatoin modo dapoter pia-

COPPIE SI SONO SOTTOPOSTE NEL 2009

ALLA PROCREAZIONE MEDICALMENTE ASSISTITA,

AMBITO CHE NEGLI ULTIMI ANNI

SI STA EVOLVENDO RAPIDAMENTE

64.000

VENETO 2013 • DOSSIER • 249

Roberto Laganara

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ORTOPEDIA

250 • DOSSIER • VENETO 2013

Nel mese di Dicembre 2012 sonostati eseguiti i primi due inter-venti, al di fuori degli Stati Uniti,d’impianto di un’artroprotesi

d’anca utilizzando il sistema robotizzato Rio,prodotto dall’azienda statunitense Mako Sur-gical. Si tratta dell’applicazione della Mako-plastica, già in uso per il ginocchio, alla chi-rurgia sostitutiva dell’anca, con le necessariemodifiche al software e alla tecnologia del brac-cio robotizzato per adattarlo all’anatomia arti-colare dell’anca e alle tipologie protesiche uti-lizzate per questa articolazione. Gli interventisono stati effettuati dal dottor Piergiuseppe Pe-razzini, responsabile dell’Unità Funzionale diOrtopedia e Traumatologia della Casa di CuraSan Francesco.

Quali sono i vantaggi della chirurgia ro-botica applicata all’anca e al ginocchio?«Nel caso dell’anca il vantaggio principale – ol-tre a quello di poter pianificare perfettamentel’impianto in fase preoperatoria – è quello dipoter ripristinare il corretto centro di rotazioneottimizzando le forze muscolari che agisconosulle componenti, riducendo così i rischi di in-stabilità della protesi e quelli di usura a brevemedio termine connessi ad uno scorretto posi-zionamento. Inoltre è possibile controllare ac-curatamente la lunghezza degli arti, fattore fon-damentale in fase intraoperatoria. L’innovazioneè quindi soprattutto nel modo in cui viene ap-plicata la protesi in titanio e il suo adattamentoalla specifica anatomia del paziente. Per quantoriguarda il ginocchio, il vantaggio principale èdi ottenere il posizionamento ideale per ogni ar-ticolazione correggendo la deformità e bilan-ciando in maniera ottimale l’apparato lega-mentoso; oltre a ciò c’è una minima invasività

Grazie all’utilizzo del robot Mako, la precisione

del posizionamento di una protesi è notevolmente

aumentata. Piergiuseppe Perazzini analizza

la chirurgia robotica applicata

all’anca e al ginocchio

Marco Tedeschi

La chirurgia roboticadell’anca e del ginocchio

Il dottor Piergiuseppe Perazzini, Responsabile dell’Unità Funzionale di Ortopedia e Traumatologia

della Casa di Cura San Francesco di Verona

www.casadicura.grupposanfrancesco.it

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VENETO 2013 • DOSSIER • 251

e una precisione tre volte maggiore rispetto allatecnica tradizionale. Con questa metodica siamplia notevolmente la tipologia di pazientiche può essere candidata alla sostituzione pro-tesica mono compartimentale».

Per quanto riguarda la riabilitazione?«Nell’ambito del recupero postoperatorio visono notevoli miglioramenti con accorciamentodei tempi di degenza e di rientro nell’ambito fa-miliare. Per la Makoplastica d’anca nella mag-gioranza dei casi siamo a una settimana di de-genza, seguita da un periodo di fisioterapiaambulatoriale. Per la Makoplastica di ginoc-chio nel 70 per cento dei casi la dimissione av-viene in terza giornata con un programma diriabilitazione da svolgere a domicilio in totaleautonomia».

Le tecnologie utilizzate richiedono aggior-namenti particolari?«Il robot è stato prodotto in America e la no-stra struttura è stata la prima in Europa a uti-lizzarlo. Si tratta di un’ apparecchiatura chestandardizza e rende perfettamente ripetibilile procedure chirurgiche e noi siamo sempreaggiornati sulle novità. Cerchiamo, inoltre,di tenere corsi all’interno della nostra strut-tura per diffondere questa filosofia chirur-

gica. Si tratta di un impegno importante,che stiamo portando avanti insieme al par-tner americano».

Quali riconoscimenti avete ottenuto?«La Mako, società americana, ci ha chiesto diistituire presso la nostra Casa di Cura il primocentro d’istruzione di chirurgia robotica inEuropa. Per loro rappresentiamo il centro di ri-ferimento. All’inizio di marzo si è inoltre te-nuto un congresso a Milano presieduto dalprofessor Norberto Confalonieri e dal dottorSergio Romagnoli dal titolo “Small implants incompartimental knee reconstruction”. Io sonostato invitato a partecipare facendo una direttatelevisiva dalla sala operatoria di un interventodi artroprotesi monocompartimentale di gi-nocchio; il giorno successivo ho presentatouna relazione ed un video sugli impianti bi-monocompartimentali, ossia l’applicazione didue protesi monocompartimentali nello stessoginocchio. Un congresso internazionale cheha fatto il punto in un settore della chirurgiache è in continua crescita ed evoluzione. Neiprossimi anni, per esempio, sono previsti svi-luppi che permetteranno di intervenire sul-l’usura di altri distretti articolari, sempre nel ri-spetto delle strutture ancora valide».

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Nel ginocchio c’è una minima invasivitàe una precisione tre volte maggiore rispettoalla tecnica tradizionale

Piergiuseppe Perazzini