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DEL FONDO A N N O X X I I - N U M E R O 1 - A P R I L E 2 0 1 6 QUESTA RIVISTA ESCE GRAZIE ALLE OFFERTE DEI SOSTENITORI DEL FONDO EDO TEMPIA Donne per le donne Viola Erdini Tempia, Rosanna D’Antona e Adriana Paduos co-presidente Fondazione Tempia presidente EuropaDonna Italia chirurgo senologo Asl Biella
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Donne per le donne - fondazionetempia.org · uoi aver difetti, essere ansioso e vivere qual-che volta irritato, ma non dimenticate che la tua vita è la più grande azienda al mondo.

Feb 16, 2019

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DEL FONDO

a n n o X X I I - n u m e r o 1 - a P r I L e 2 0 1 6

questa rivista esce grazie alle offerte dei sostenitori del fondo edo tempia

Donne per le donneViola Erdini Tempia, Rosanna D’Antona e Adriana Paduos

co-presidenteFondazione Tempia

presidenteEuropaDonna Italia

chirurgo senologoAsl Biella

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Gioacchino Pagliarodirettore della Struttura Complessa di Psicologia dell’ospedale Bellaria di Bologna

dal 1981 onlus

Insieme al Fondo Edo Tempiaper la promozione della cultura della salute

“Meditare significa sviluppare una forma di consapevolezza

che aiuta ad essere più presenti a se stessi in ogni azione che si compie”

Frase tratta dalla conferenza del prof. Pagliaro che si è tenuta nella sala convegni dell’ospedale di Biella in occasione della Giornata Mondiale contro il cancro

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Comitato ScientificoPresidente Umberto VERONESIDirettore Scientifico Istituto europeo di oncologia, mi-lano, Vicepresidente FIrC, Fondatore della Fondazione «umberto Veronesi» per il progresso delle scienze

MembriMassimo AGLIETTAProfessore ordinario di oncologia medica, uni-versità degli Studi di Torino, Direttore unità di oncologia medica I.r.C.C. CandioloOscar ALABISODirettore della S.C. di oncologia, azienda ospe-daliero-universitaria, «maggiore della Carità» di novara – Coordinatore operativo, del Polo oncolo-gico del nord-est (rete oncologica del Piemonte e della Valle d’aosta)Oscar BERTETTODirettore S.C. oncologia medica delle molinette di Torino, Coordinatore operativo rete oncologica regionale Piemontese, Cofondatore Fondazione F.a.r.o.Paolo COMOGLIOProfessore ordinario, università degli Studi di Torino, Direttore Scientifico della ricerca Clinica, IrCC CandioloAlberto COSTACoordinatore Centro di Senologia della Fondazione maugeri di Pavia, Direttore Scuola europea di oncologia, Coordinatore del Centro di Senologia del Canton TicinoMaurizio D’INCALCIDirettore Dipartimento di oncologia, Istituto di ricerca Farmacologica mario negri, milano, Precli-nical Coordinator della Fondazione SenDo, milanoGiovanni GANDINIProfessore ordinario, università degli Studi di Torino, Direttore Dipartimento di Diagnostica per Immagini, S.C.D.u. radiodiagnostica 4, azienda ospedaliero universitaria S.Giovanni Battista, TorinoFabio MALAVASIProfessore ordinario, Laboratorio di Immunogene-tica, Dipartimento di Genetica, Biologia e Biochimi-ca università degli Studi di Torino Silvia MARSONIDirettore della Clinical Trial unit - Direzione scien-tifica FPo-IrCC TorinoGuido MONGAGià prof. ordinario, Dipartimento Scienze della Sa-lute, università degli Studi del Piemonte orientaleMarco PIEROTTICoordinatore dell’attività di ricerca dell’Istituto di ricerca Pediatrica città della Speranza, PadovaMauro RISIO Direttore S.C. anatomia Patologica, IrCC CandioloNereo SEGNANDirettore Dipartimento Interaziendale di Preven-zione Secondaria dei Tumori, SCDo epidemiologia dei Tumori - CPo Piemonte e aou S.Giovanni Battista, TorinoGabriella SOZZIresponsabile Struttura Semplice di Citogenetica, e Citogenetica molecolare, Dipartimento oncologia Sperimentale, I.n.T. milano

La parola al Presidente

Puoi aver difetti, essere ansioso e vivere qual-che volta irritato, ma non dimenticate che la tua vita è la più grande azienda al mondo.

Solo tu puoi impedirle che vada in declino.In molti ti apprezzano, ti ammirano e ti amano.Mi piacerebbe che ricordassi che essere felice non è avere un cielo senza tempeste, una strada senza incidenti stradali, lavoro senza fatica, relazioni senza delusioni.Essere felici è trovare forza nel perdono, speranza nelle battaglie, sicurezza sul palcoscenico della paura, amore nei disaccordi.Essere felici non è solo apprezzare il sorriso, ma anche riflettere sulla tristezza.Non è solo celebrare i successi, ma apprendere lezioni dai fallimenti.Non è solo sentirsi allegri con gli applausi, ma essere allegri nell’anonimato.Essere felici è riconoscere che vale la pena vivere la vita, nonostante tutte le sfide, incomprensioni e periodi di crisi.Essere felici non è una fatalità del destino, ma una conquista per coloro che sono in grado di viaggiare dentro il proprio essere.Essere felici è smettere di sentirsi vittima dei problemi e diventare attore della propria storia.È attraversare deserti fuori di sé, ma essere in grado di trovare un’oasi nei recessi della nostra anima.È ringraziare Dio ogni mattina per il miracolo della vita.Essere felici non è avere paura dei propri sentimenti.È saper parlare di sé.È aver coraggio per ascoltare un “No”.È sentirsi sicuri nel ricevere una critica, anche se ingiusta.È baciare i figli, coccolare i genitori, vivere momenti poetici con gli amici, anche se ci feriscono.Essere felici è lasciar vivere la creatura che vive in ognuno di noi, libera, gioiosa e semplice.È aver la maturità per poter dire: “Mi sono sbagliato”.È avere il coraggio di dire: “Perdonami”.È avere la sensibilità per esprimere: “Ho bisogno di te”.È avere la capacità di dire: “Ti amo”.Che la tua vita diventi un giardino di opportunità per essere felice ...

Che nelle tue primavere sii amante della gioia.Che nei tuoi inverni sii amico della saggezza.E che quando sbagli strada, inizi tutto daccapo.Poiché così sarai più appassionato per la vita.E scoprirai che essere felice non è avere una vita perfetta.Ma usare le lacrime per irrigare la tolleranza.Utilizzare le perdite per affinare la pazienza.Utilizzare gli errori per scolpire la serenità.Utilizzare il dolore per lapidare il piacere.Utilizzare gli ostacoli per aprire le finestre dell’in-telligenza.Non mollare mai ....Non rinunciare mai alle persone che ami.Non rinunciare mai alla felicità, poiché la vita è uno spettacolo incredibile!

Papa Francesco

Simona Tempia ValentaScrivetemi all’indirizzo:

[email protected]

Poi ci sono quelli che fanno senza dire,

mantengono senza promettere, ci sono senza esserci.

Perché sono, senza bisogno di sembrare.

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Fondatore Foglie Elvo Tempia

PresidenteFondo Edo Tempia Simona Tempia

Direttore Responsabile Corradino Pretti

Responsabiletematiche sanitarie Paolo Bagnasacco

Hanno collaborato Bertilla BertesinaGiovanna ChiorinoFrancesca CrivelliMariella Debernardi Viola Erdini TempiaValentina FurnoP.F. GasparettoLele GhisioIsabella GraziolaBenedetta LanzaAngelica MercandinoPaola Minacapelli Pietro Presti Ivana RamellaMaria ScatoliniRosanna Summo

Grafica Inedita – Biella

Stampa Tipolito Botalla srl

In copertinaViola Erdini Tempia, co-presidente Fondazione Tempia, Rosanna D’Antona, presidente EuropaDonna Italia e Adriana Paduos, chirurgo senologo, a Torino al convegno di EuropaDonna

informativa dati non raCColti

PreSSo l’intereSSato

informiamo che, secondo quanto disposto dall’art. 13 comma 1 della legge 675/96 sulla “tutela dei dati personali”, le persone citate hanno diritto, in qualsiasi momento e del tutto gratuitamente, di consultare, far modificare e cancellare i propri dati o semplicemente opporsi al loro utilizzo ed inoltre di ottenere informazioni sulle iniziative di cui si sono rese partecipi. Tale diritto potrà essere esercitato semplicemente scrivendo al fondo edo tempia, via malta 3 - 13900 Biella

Responsabile del trattamento:Camilla erdini

In questo numero

18. Storie veredi Pier francesco Gasparetto

20. Segnali di fumo: un progetto di prevenzione e cura del tagismo

22. Notizie dal mondodi Corradino Pretti

26. Gim paladino di un sogno, la forza e la bellezza della narrazione

29. Consigli di letturadi mariella debernardi

36. Avvenimentidi ivana ramella

5Tumore al seno e Breast Unitin Piemonte

8Giornata Mondiale contro il cancro

10Trasferito il Labora-torio di Oncologia Molecolare

12Proteus Donna per la prevenzione dei tumori della mammella

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europa donna

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In questo numero

nale (dal 1995, con il programma Diritto Salute Donna). Ricordo che l’attuale modello organizzativo è stato sperimentato per la prima volta a livello nazionale proprio a Biella, alla fine degli anni ’80, dal

Fondo Edo Tempia con il Progetto Mimosa.L’importanza dello screening rima-ne fondamentale per la riduzione della mortalità legata a questo tipo di tumore: eseguire una diagnosi

tumore al seno e Breast Unit in Piemonte Il convegno di Europa Donna a Torino ha coinvolto comunità scientifica e associazioni. Di seguito il commento di Viola Erdini Tempia, co-presidente della Fondazione Edo ed Elvo Tempia Onlus di Biella

Nella foto da sinistra Viola Erdini Tempia, Rosanna D’Antona, presidente EuropaDonna Italia e Adriana Paduos, chirurgo senologo.

A giugno il Fondo Edo Tem-pia compie 35 anni. Qua-le contributo è stato dato sino ad oggi e che cosa

ancora si può fare nell’ambito della prevenzione, della diagnosi e della cura del tumore al seno?

È bene ricordare che il Biellese è sempre stato all’avanguardia nella sperimentazione e nell’attuazione della prevenzione primaria, secon-daria e terziaria per questa patolo-gia che rappresenta il tumore fem-minile più diffuso. A livello locale la Fondazione Edo ed Elvo Tempia collabora con le aziende sanitarie locali concorrendo alla realizza-zione, allo sviluppo e al supporto degli screening oncologici della Regione Piemonte, nell’ambito del programma Prevenzione Serena, fin dalla sua istituzione a livello regio-

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dei tumori in stadio avanzato fino al 20-30% e di ridurre la mortalità in età compresa tra i 50 e i 69 an-ni. Ciononostante, gli esami in 2D hanno ancora dei limiti in termini di sensibilità e specificità determinati, in prevalenza, dalla sovrapposizio-ne dei tessuti del seno e dall’effetto mascherante dovuto alla densità degli stessi, che in alcuni casi può essere elevata. La mammografia 3D, è un’indagine tecnicamente simile alla normale mammografia, ma in grado di acquisire immagini a più strati e di ottenere così rico-struzioni in tre dimensioni. Alla base del progetto Proteus Donna c’è la convinzione che il miglioramento dei processi di scre-ening e l’adozione di metodiche diagnostiche innovative possano realmente produrre una diminu-zione di incidenza e di mortalità dei tumori.Circa 12 volontari sono stati forma-ti e si trovano al punto accoglienza situato in prossimità del servizio di Senologia diagnostica dell’ospedale di Biella per fornire informazioni sullo studio clinico.A livello regionale, il progetto “Pro-teus Donna” è stato promosso dalla Regione Piemonte, da Im3d, azien-da torinese leader nella diagnostica per immagini, e dalla Fondazione Edo ed Elvo Tempia ed è condotto sotto la responsabilità scientifica del Centro di Prevenzione Onco-

logica di Torino. Lo studio clinico si avvale della partnership di pro-fessionisti provenienti dall’Univer-sità degli Studi di Torino e del CSI Piemonte. I centri operativi sono: Asl BI, Asl VC, Città della Salute Torino, Asl To5, Asl VCO, AOU Maggiore di Novara, Asl NO.

La Fondazione Tempia ha avviato studi per individuare i gruppi di rischio delle donne con tumore al seno? Grazie ad un contributo dell’AIRC (vinto con un bando nel 2015) sta partendo un altro studio denomina-to Andromeda sempre nell’ambito di Prevenzione Serena, di durata triennale, che prevede l’arruola-mento di una coorte di oltre 21.000 donne residenti a Torino, Biella e Vercelli di età tra 46-68 anni ed aderenti ai programmi di screening mammografico. All’arruolamento saranno raccolte informazioni sulla storia familiare di tumore al seno, la storia riproduttiva, la densità mammografica, gli stili di vita e le abitudini alimentari della donna. In questa fase a tutte le aderenti verrà chiesto anche un prelievo ematico necessario per le analisi moleco-lari. L’obiettivo di questo studio è definire un algoritmo per un’accu-rata stratificazione delle donne in gruppi di rischio e determinare la fattibilità e le implicazioni di pro-grammi più intensi per le donne caratterizzate da un rischio maggio-re di ammalarsi e meno intensi per coloro con un rischio ridotto e più esposte agli effetti collaterali dello screening, come la sovradiagnosi. È poi necessario costituire una bio-banca in grado di valutare il ruolo di nuovi marcatori molecolari: uno strumento minimamente invasivo complementare alla mammografia o stand-alone, nell’ambito dello scree-ning mammografico. Ricordo anche che dal 1995 a Biella e dal 2011 anche a Vercelli siamo gli unici in Piemonte, oltre a Torino, ad avere un registro tumori che ci consente di fare una sorveglianza sulla casi-stica per monitorare sul territorio l’incidenza della malattia.

tempestiva perché è dalla diagnosi che parte il percorso di cura e dobbiamo sforzarci sempre più per ottenere una buona adesione delle donne che partecipano al programma.Le continue innovazioni tecnologi-che ci hanno permesso dal 2012 di partire con un nuovo programma di screening sperimentale grazie alla donazione di due mammografi digitali da parte della Fondazione Tempia e della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella all’ospedale di Biella. Questo progetto di ricerca si chiama Proteus donna e vede il Piemonte come la prima regione a livello nazionale ad averlo avviato. Questo nuovo programma con-sente dunque la digitalizzazione completa (dal 2014) del processo di screening e un nuovo modello di refertazione basato sulla lettura distribuita di mammografie digitali, effettuata da un gruppo di radiologi esperti nella refertazione senologi-ca anche in sedi decentrate rispetto ai centri di acquisizione. Questa sperimentazione ha l’o-biettivo di verificare se e quanto il modello tecnologico-organizzativo proposto determini effettivamente un miglioramento del servizio, pun-tando ad una maggiore efficienza, omogeneità e qualità del servizio in tutte le fasi, rendendo più semplice ed immediato anche il controllo di qualità del processo. Proteus donna ha lo scopo di realizzare, sempre dentro il programma Prevenzione Serena un modello di screening del cancro della mammella effettuato con mammografia digitale 2D e dal 2015 la contestuale sperimenta-zione di mammografia 3D (Tomo-sintesi) come esame di primo livello di screening mammografico rivolto alle sole donne tra i 46 e i 68 anni di età, sempre invitate tramite lettera e poi randomizzate. L’obiettivo è dun-que migliorare la diagnosi precoce mettendo a confronto gli esiti della mammografia 3D con quelli a 2D.La mammografia 2D è ad oggi l’u-nico esame validato nello screening dei tumori della mammella, in quan-to consente di effettuare una dia-gnosi precoce, diminuire l’incidenza

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europa donna

do di costruire insieme alle donne dei percorsi complementari alle terapie. La malattia neoplastica segna la donna nel corpo e nella mente, sconvolgendo l’identità, l’immagine di sé, il ruolo stesso della persona e le relazioni con gli altri. Diviene importante, dunque, pro-muovere l’umanizzazione delle cure e la qualità di vita. Il prendersi cura di sé, durante l’iter clinico, sovente necessita di un incen-tivo, a volte una legittimazione, che restituisca dignità all’atto di prendersi cura del proprio corpo e aspetto, ampliando l’esperienza della paziente focalizzata, spes-so in modo quasi esclusivo, sulle visite, gli esami e le terapie. All’in-terno della Fondazione è attivo un Centro di ascolto psicologico che promuove diverse attività: laboratori di arteterapia e musico-terapia per permettere alle donne di esprimere le proprie emozioni attraverso un medium artistico; attività socializzanti (laboratori di cucito, maglia, ricamo...) per con-dividere la propria esperienza con

persone che stanno affrontando la medesima situazione; attività psicocorporee perché le donne possano recuperare un’armonia con la propria dimensione fisica. Tra queste sono molte seguite le lezioni di yoga, tai chi, pilates, benessere in acqua, ginnastica riabilitativa, salute in movimento. La Fondazione aderisce, inoltre, al progetto La Forza e il Sorriso, versione italiana del programma internazionale “Look Good…Feel Better”, fondato negli Stati Uniti nel 1989 e presente oggi in molti Paesi nel mondo. La Fondazione Tempia e l’Asl Vc aderiscono a questo progetto realizzando alcuni laboratori per pazienti neoplasti-che sotto la supervisione di una psiconcologa che agevola la co-municazione, la socializzazione e la condivisione tra le partecipanti, programma gli incontri coordinan-do il progetto, avvalendosi della collaborazione di volontari consu-lenti di bellezza professionisti, che insegnano accorgimenti e trucchi per realizzare un make up perso-nalizzato.

Esiste una Breast Unit a Biella? Sì, siamo fra i centri individuati dalla rete oncologica piemontese come riferimento insieme a Novara per il quadrante nord-orientale del Piemonte. A Biella la Breast Unit è operativa dal 2007 e abbiamo tutti requisiti per richiedere la certifica-zione EUSOMA, ma ad oggi non è ancora accreditata. Sono pochi i centri accreditati in Italia pertanto non è un’impresa semplice, ma ci auspichiamo che sia presto pos-sibile l’accreditamento, perché è importante che la Breast Unit assu-ma un carattere di forte specificità mediante controlli esterni, e non accada che la loro identificazione sia solo un motivo di autorefenziali-tà per gli ospedali. Devono esistere effettivamente pochi centri e ben certificati.

La Fondazione Tempia sostiene psicologicamente le donne ma-late di tumore al seno con diver-se attività. Ci può fare qualche esempio? La Fondazione Tempia da sempre mette la persona al centro cercan-

Nella foto le rappresentanti delle associazioni di volontariato presenti al convegno di EuropaDonna a Torino con al centro Oscar Bertetto direttore S.C. Oncologia medica delle Molinette di Torino e coordinatore operativo Rete Oncologica Regionale Piemontese

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WorLd CanCer daY

ne Tempia fa parte dal 2007. “Noi possiamo. Io posso”, tramite azioni differenti, combattere il cancro, ri-ducendo l’impatto che la malattia ha suoi singoli, ma anche sulle famiglie e sulla comunità. La giornata, stabilita dalla Carta di Parigi nel 2004, è finalizzata alla pro-mozione della prevenzione della ma-

lattia, all’aggiornamento dei servizi forniti ai pazienti, alla sensibilizza-zione dell’opinione pubblica e alla mobilitazione della comunità globale contro il cancro. Uno dei punti sui quali è incentrata la campagna 2016 è “Love and be loved” (ama e sii amato), ed è per questo che la Fondazione Tempia, che

“We can. I can”. Que-sto è lo slogan della Giornata Mondiale contro il Cancro,

che si celebra ogni anno il 4 febbra-io, voluta dall’UICC (acronimo ingle-se per Unione internazionale per il controllo del cancro), organizzazione non governativa di cui la Fondazio-

Il 4 febbraio in collaborazione con l’Asl BI si è celebrata la Giornata Mondiale contro il Cancro. Ospite a Biella Gioacchino Pagliaro

“Noi possiamo. Io posso” sconfiggere il cancro con la prevenzione, una corretta alimentazione e la pratica della meditazione

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risveglio della coscienza”, esperienze guidate di meditazione derivanti dalla medicina tibetana”), entrambi gratuiti e aperti alla cittadinanza.“Meditare significa sviluppare una forma di consapevolezza che aiuta ad essere più presenti a se stessi in ogni azione che si compie”, ha detto Pa-gliaro. “Gli studi effettuati sui pazienti oncologici e i dati che ne sono usciti dimostrano l’efficacia della meditazio-ne soprattutto per la gestione dello stress, nel trattamento degli stati di ansia e depressione, come un metodo complementare alle cure farmacolo-giche per alleviare il dolore cronico e per ridurre gli effetti collaterali della chemioterapia e della radioterapia”.

Viola Erdini Tempia, co-presidente della Fondazione Tempia, ha pre-cisato come è possibile applicare concretamente le linee guida dettate dall’Uicc. “Noi, e intendo noi come Fondazione, ma anche come Istitu-zione e soprattutto come comunità, possiamo costruire un gruppo di professionisti di alto livello; possiamo investire nella ricerca (la Fondazione

vanta due importanti laboratori, uno di Farmacogenomica dei Tumori e uno di Oncologia Molecolare); possiamo migliorare l’accesso alle cure, e pos-siamo dar vita ad un ambiente sano in cui vivere”. “Anche sul piano individuale possia-mo molto – prosegue Erdini Tempia – perché ogni singolo paziente può condividere una storia di malattia, di cura o di guarigione; perché ognuno di noi può capire quanto sia importan-te la prevenzione e quanto la diagnosi precoce possa salvare la vita; e so-prattutto perché ogni individuo può prendersi cura di se stesso (amarsi, come ricorda lo slogan) seguendo uno stile di vita sano e naturale (corretta alimentazione, attività fisica costante, pratiche di meditazione)”.

la parola chiave resta la pre-venzione, primo punto nel decalogo della mission della fondazione tempia, che da 35 anni si impegna a combattere il cancro su ogni fronte.

da sempre mette la persona al centro, proponendo corsi legati al benessere psico-fisico, corsi di armonizzazione mente-corpo, come ad esempio yo-ga e tai chi, ha ospitato Gioacchino Pagliaro, direttore della Struttura Complessa di Psicologia dell’ospedale Bellaria di Bologna e sviluppatore della meditazione tibetana come cu-ra complementare in ospedale per i malati oncologici.La meditazione è una pratica anti-chissima, arrivata in Occidente verso la fine degli anni Sessanta.Che cosa sia in realtà e come possa aiutare i pazienti oncologici ad affron-tare meglio il difficile momento della diagnosi, delle cure e dei controlli lo ha spiegato il professor Pagliaro nei due incontri, promossi dalla Fonda-zione Tempia in collaborazione con l’Asl di Biella, che si sono tenuti nella sala convegni dell’ospedale di Biella, giovedì 4 (conferenza dal titolo “La meditazione in oncologia. Vent’anni di applicazione in ambito sanitario. Il metodo Armoniosamente”) e venerdì 5 febbraio (seminario esperienziale “La meditazione, la guarigione e il

Viola Erdini Tempia e Gioacchino Pagliaro intervenuto a Biella in occasione della Giornata Mondiale contro il cancro. Nella pagina accanto il numeroso pubblico che ha partecipato alla conferenza.

L’INTErVENTO DEL PrOFEssOr PAGLIArO

(video realizzato da Delta 9 - Burgay)

è visionabile al seguente link http://www.youtube.com/c/

FondazioneTempiaorg05

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deCennaLeonCoLogia moLeCoLare

Piemonte, in armonia con il recente Piano sanitario regionale.Durante la conferenza stampa, il direttore generale della Fondazio-ne Tempia Pietro Presti ha detto: «Siamo estremamente orgogliosi del trasferimento del Laboratorio di Oncologia Molecolare nel nuovo ospedale dell’ASL di Biella, in quanto rappresenta non solo una ulteriore evoluzione delle sinergie e delle col-laborazioni tra la Fondazione Edo ed Elvo Tempia e l’ASL BI, ormai ultra-decennali negli ambiti della preven-zione, screening, cura, assistenza e ricerca, ma anche un valore aggiunto significativo e qualificante per la struttura ospedaliera biellese, anche in termini di formazione e ricerca con l’Università del Piemonte Orien-tale e il “Maggiore” di Novara. Infatti, pur mantenendo la sua identità e autonomia - insieme al Laboratorio di Farmacogenomica, che rimarrà presso la sede storica della Fonda-zione, il Laboratorio di Oncologia Molecolare sarà integrato struttural-mente con l’ospedale, continuando e sviluppando le sue importanti atti-vità di biologia molecolare, al fine di migliorare la qualità di cura e di vita dei pazienti oncologici, per tutto il Piemonte Nord-Orientale. Un altro grande passo avanti nella storia del Fondo Edo Tempia, insieme alla sua Fondazione, e per la sanità biellese».

Il trasferimento del Laboratorio di oncologia molecolare della Fonda-zione Tempia, avvenuto nel mese di novembre, ha comportato un ulteriore salto di qualità della sanità locale nell’ottica di potenziamento dell’offerta sanitaria in ambito onco-logico nel Quadrante e dà impulso, oltre ai servizi diagnostici, al settore della ricerca. Il Laboratorio è stato dedicato a Piero Ramella Bon.

Da sempre Asl Biella e Fondazione Tempia hanno sviluppato insieme le migliori sinergie per ottimizzare gli investimenti in campo oncologico nelle pratiche di prevenzione, cura e ricerca. La presenza all’interno

Un salto di qualitànella sanità locale in ambito oncologicoTrasferito all’ospedale di Biella il laboratorio di Oncologia Molecolare della Fondazione Tempia dedicato a Piero ramella Bon

Negli ultimi anni la caratte-rizzazione molecolare dei tumori ha assunto sempre maggior importanza per

una migliore gestione del paziente oncologico. Questa finalità ha spinto la Fondazione Edo ed Elvo Tem-pia ad avviare, nel gennaio 2011, un’attività di diagnostica molecolare in collaborazione con l’Anatomia Patologica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria “Maggiore della Cari-tà” di Novara diretta dal professor Renzo Boldorini, creando, presso la propria sede di via Malta a Biella, il Laboratorio di Oncologia Molecolare e affidandolo alla direzione della d.ssa Maria Scatolini. Spiega Boldo-rini: «Il Laboratorio di Oncologia Mo-lecolare della Fondazione Tempia, con cui abbiamo un rapporto ormai quinquennale, rappresenta uno stru-mento valido e molto utile dal punto di vista prognostico-predittivo per la cura di tumori molto frequenti, per esempio di colon retto, polmone, tiroide e anche per i melanomi».

L’apertura del nuovo ospedale dell’Asl di Biella ha significato un passo importante per la sanità biel-lese, sia in termini di miglioramento della qualità dei servizi sia di svi-luppo all’interno della ormai con-clamata logica di posizionamento nel Quadrante Nord-Orientale del

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di collaborazione e sviluppo, come ha spiegato Gianni Bonelli, direttore generale dell’ASL di Biella: «La pre-senza del Laboratorio di Oncologia Molecolare nel nuovo ospedale rap-presenta un tassello fondamentale anche in funzione dell’attivazione del Dipartimento di Oncologia che, nel rispetto della programmazione regionale, è stato pensato e inserito nel nuovo Atto aziendale dell’ASL BI, operativo dai prossimi mesi. Uno de-gli obiettivi che ci siamo prefissati è infatti quello di far diventare il nuovo ospedale uno dei centri regionali per la diagnosi, la terapia e la cura dei tumori. Grazie alle Fondazione Tempia questo obiettivo sarà ancor

più perseguibile e concretizzabile».

Angelo Penna, direttore sanitario dell’ASL di Biella ha aggiunto: «La col-laborazione esistente tra Fondazione Tempia e la nostra Azienda Sanitaria è da sempre un fiore all’occhiello della sanità biellese ed è una sinergia che trova ora ulteriore conferma proprio con il trasferimento del Laboratorio di oncologia molecolare. Avere nel nuovo ospedale questa unità ope-rativa consentirà anche di portare avanti progetti di ricerca in ambito oncologico, attività che rientra a pieno titolo nella mission dell’Azienda Sanitaria Locale».

Lele Ghisio

della nuova struttura del Labo-ratorio di Oncologia Molecolare arricchisce di possibilità future la sua operatività. Considerando lo sviluppo esponenziale che l’oncolo-gia molecolare ha avuto negli ultimi anni, in futuro le caratterizzazioni molecolari nel campo dell’oncologia saranno sempre più determinanti e necessarie per una miglior ge-stione del paziente. E per questo lo staff del laboratorio è sin da ora impegnato nell’implementazione di nuove analisi in linea con i dati di letteratura scientifica.L’inserimento nella struttura ospe-daliera migliorerà la logistica opera-tiva, fornendo inoltre nuovi stimoli

Nelle foto da sinistra: una sala del Laboratorio di Oncologia Molecolare. Maria Scatolini direttrice del Laboratorio (seconda da sinistra) con la tesista Sara Laurora e i ricercatori Enrico Grosso e Vania Accardo. Nella foto a destra Piero Ramella Bon al quale è stato dedicato il laboratorio. Sotto i relatori Maria Scatolini, Renzo Boldorini direttore Anatomia Patologica AOU Novara, Angelo Penna, Viola Erdini Tempia, Pietro Presti e Giorgio Bellomo presi-dente della Scuola di Medicina Università Piemonte Orientale.

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facilitano molto il lavoro di accoglien-za e, quindi, l’adesione delle donne al progetto.” Questo è il commento unanime delle volontarie che offrono la loro colla-borazione allo studio.

Trait d’union tra la donna invitata a partecipare al progetto ed il personale medico, la volontaria aiuta a compiere una scelta consapevole dando infor-mazioni sulle finalità dello studio clinico e sulla prassi dell’esame. È importante chiarire che la Tomosintesi permet-te di acquisire un numero maggiore di immagini e da angolature diverse della mammella rispetto alla normale mammografia evidenziando eventuali lesioni altrimenti invisibili. La durata del test e la conseguente compressione del seno sono solo di qualche secondo più lunghi rispetto alla mammografia convenzionale, mentre la dose di radia-zioni assorbita è ampiamente nei limiti di affidabilità previsti dalle Linee Guida Europee per il controllo di qualità dello screening mammografico..Oltre che per il possibile beneficio individuale, molte donne aderiscono al Proteus volendo contribuire all’a-vanzamento della ricerca scientifica dimostrando con la loro scelta sensi-bilità e senso civico.

Elisabetta Favettini (nella foto a destra), sperimentatore responsabile del pro-getto in Ospedale, aveva già sottoline-ato l’importanza dell’intervento delle volontarie per il successo della ricerca durante il corso di formazione del gruppo operativo coordinato da Ma-ria Teresa Guido (nella foto a sinistra), responsabile del settore Volontariato in oncologia della Fondazione Tempia.L’ apporto del volontariato è conside-rato fondamentale anche dai Tecnici di Radiologia che eseguono l’esame: “All’interno della sala diagnostica ri-scontriamo un buon numero di ade-sioni alla mammografia Tomosintesi. Il merito di questi risultati positivi è da attribuire all’ attività svolta dalle volontarie perché il loro lavoro rende realizzabile il progetto e ci permette di lavorare con pazienti informate e decise.”L’accoglienza offerta alle donne in-teressate dal progetto “Proteus” è caratterizzata da empatia, professio-nalità, motivazione : arricchisce sia chi la riceve sia chi la offre ed è un buon esempio di volontariato riuscito.

rosanna summo

Per maggiori informazioni si può consultare il sito: www.proteus donna.it

Un’esperienza di volontariato a 3 dimensioni: quando l’accoglienza fa la differenza Prosegue il progetto di ricerca “Proteus Donna” per la prevenzione dei tumori della mammella

Promosso dalla Regione Pie-monte, lo studio è nato con l’obiettivo di valutare i vantaggi di un nuovo test radiologico,

la Mammografia Tridimensionale 3D - Tomosintesi, confrontandola con la normale mammografia 2D. Sono invitate a partecipare le donne di età compresa tra i 46-68 anni senza precedenti di tumori alla mammella: l’esame è gratuito e la partecipazione è volontaria . La Fondazione Tempia ha collaborato alla realizzazione del Progetto donan-do all’Asl Bi un mammografo digitale che effettua il nuovo esame. Inoltre, ha messo a disposizione tecnici di radiologia, un’impiegata e dodici vo-lontarie che cooperano con i medici radiologi dell’ospedale alla realizzazio-ne dello studio.

“siamo come il primo anello di una catena che è completa solo se tutti i suoi componenti sono uniti e con-catenati. Verifichiamo ogni giorno l’efficacia del nostro intervento e ci sentiamo parte di un progetto utile e gratificante. È immediata e palpabile la fiducia delle utenti nelle attività proposte dalla Fondazione Tempia. L’affidabilità ed il credito della nostra organizzazione rendono possibile e

proteus donna

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pubbLiCazioni

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genetica) di tessuti tumorali prelevati da casistiche anonime di pazienti e as-sociando i risultati di queste analisi ai dati clinico-patologici del tumore e ai controlli periodici del paziente in cura.

Un primo esplicito riconoscimento è stato la citazione, sulle pagine scientifi-che del quotidiano La Stampa, del con-tributo dei ricercatori della Fondazione Tempia da parte del professor Paolo Gontero della Clinica Urologica uni-versitaria di Torino, in merito alla cla-morosa scoperta sui rischi oncologici da assunzione di integratori alimentari. Un altro prestigioso riconoscimento al lavoro del Laboratorio diretto da Giovanna Chiorino, è stato invece la recente pubblicazione su Nature Cell Biology, rivista medico-scientifica di respiro internazionale dall’altissimo “impact factor” (la misura che serve per dare una valutazione empirica dell’importanza e della credibilità delle riviste stesse), del lavoro condotto da Gian Paolo Dotto, professore dell’Uni-versità di Losanna e del Massachusetts General Hospital di Boston, al quale ha collaborato attivamente Paola Ostano, ricercatrice del laboratorio della Fonda-zione Tempia che spiega così lo studio al quale ha partecipato: «I tumori solidi crescono su una matrice di cellule stro-mali, che nel loro complesso formano il cosiddetto stroma, un tessuto che normalmente funge da sostegno per i vari organi del nostro corpo. Le inte-razioni tra tumore e stroma hanno un ruolo molto importante nella crescita e progressione tumorale e sono oggetto di studio da parte dell’équipe del pro-fessor Dotto. Lo stroma che circonda i tumori epiteliali è caratterizzato dalla proliferazione di particolari cellule, i fibroblasti, che esprimono determinati marcatori denominati CAF (Cancer Associated Fibroblasts). Nello studio pubblicato su Nature Cell Biology si sono delucidati i meccanismi mole-

colari che stanno alla base dell’attiva-zione dei CAF e che coinvolgono la concomitante perdita di funzionalità di due geni: CSL e p53. Questo evento, oltre a portare all’attivazione dei CAF, promuove l’espansione delle cellule tumorali e delle corrispondenti cellule stromali. Questo è stato dimostrato principalmente per i fibroblasti del der-ma, ma anche della mucosa orale, della mammella e del polmone. Lo studio è particolarmente importante perché pone le basi per interventi terapeutici volti a ripristinare l’attività dei geni CSL e p53 in queste cellule, contrastando il processo di coevoluzione tra stroma e tumore. Bisogna infatti ricordare che le alterazioni a livello dello stroma pos-sono anticipare e causare l’insorgenza del tumore stesso e sono responsabili delle lesioni neoplastiche multifocali e recidivanti». L’équipe dei ricercatori è multidisci-plinare ed è composta da matematici, chimici, biologi, bioinformatici e biotec-nologi. In questi anni ha contribuito alla realizzazione di numerosi studi scien-tifici pubblicati su riviste internazionali di altissimo livello.

Italiano, di origini biellesi, Gian Paolo Dotto si laurea in medicina a Torino nel 1979. Dopo il suo dottorato alla Rockefeller University di New York, ha continuato la sua formazione al Mit Cancer Center di Cambridge. Succes-sivamente viene nominato professore associato all’Università di Yale, alla Harvard Medical School e al Massa-chusetts General Hospital di Boston, ove è nominato professore ordinario nel 2000 e ora dirige il Laboratorio di biologia molecolare. Dal 2002 è inoltre professore ordinario al Dipartimento di biochimica dell’Università di Losanna. Fa parte di numerosi comitati interna-zionali di valutazione scientifica ed è stato insignito di vari prestigiosi premi per la ricerca sul cancro.

La Fondazione Tempia, oltre a operare in modo sinergico con le aziende sanitarie di riferimen-to e le università piemontesi,

ha da tempo attivato, al suo inter-no, laboratori e programmi di ricerca scientifica in tema di prevenzione e cura dei tumori. Il Laboratorio di onco-logia molecolare, di recente trasferito all’interno delle strutture del nuovo ospedale di Biella, e il Laboratorio di Farmacogenomica, operante nella sede istituzionale della Fondazione, collaborano infatti con altri importanti centri di ricerca nazionali e interna-zionali in modo da concorrere alla migliore realizzazione del piano on-cologico regionale, con il fine ultimo di migliorare le condizioni dei pazienti oncologici e di rafforzare i programmi di prevenzione e di ricerca scientifica.

Il Laboratorio di Farmacogenomica dei tumori della Fondazione Tem-pia, inaugurato nel 2001, è uno dei laboratori italiani meglio attrezzati per la genomica applicata e, inoltre, accoglie studenti per lo svolgimento di tirocini formativi e tesi di laurea, di master o di dottorati di ricerca in convenzione con le università. Nato con l’intento di individuare nuovi marcatori in grado di caratterizzare i tumori dal punto di vista molecolare, sviluppa progetti di ricerca volti a scoprire indicazioni utili per poter predire l’aggressività delle neoplasie e la risposta a terapie antitumorali quali la radioterapia, la chemioterapia o le nuove terapie a bersaglio molecolare; in ambito sia neoadiuvante, prima dell’intervento chirurgico, sia adiu-vante, dopo l’intervento chirurgico. Tutto ciò viene realizzato analizzando il genoma (l’elemento che contiene le informazioni genetiche di una cellula) e il trascrittoma (deriva dal genoma ed è l’insieme di molecole che prov-vedono a trascrivere l’informazione

riconoscimenti per i laboratori di ricerca della fondazione

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microRNA circolanti (piccole molecole di RNA rilasciate nel sangue) che, per i soggetti ad alto rischio in quanto forti fumatori, discriminano in maniera ac-curata coloro che hanno un tumore al polmone - riscontrabile attraverso TAC spirale o che verrà rilevato dalla TAC nell’arco di 2 anni - da quelli che non ce l’hanno. Queste molecole permet-tono infatti di diagnosticare il tumore in fase precoce, quando la TAC spirale non è ancora in grado di rilevarlo. Al contrario, la TAC spesso identifica delle lesioni che poi però non vengo-no confermate essere tumori maligni. Quindi, oltre ad essere uno strumento utile per la diagnosi precoce, l’utilizzo di questi marcatori abbatte di moltissimo il numero di falsi positivi, non solo, riesce anche a predire l’aggressività dell’eventuale tumore riscontrato.Attualmente, dopo aver già pubblicato due studi su importanti riviste scientifi-che internazionali, è iniziata la seconda validazione della metodica, utilizzando una grandissima coorte di persone (più di 4000 soggetti) e la Fondazione Tem-

pia è impegnata nella promozione dello studio, aiutando coloro che volessero aderire ad iscriversi e a recarsi a Milano per i prelievi.Nell’ambito diagnostico, invece, i pa-zienti con tumore al polmone afferenti al quadrante nord-orientale del Pie-monte, hanno al possibilità di avere una caratterizzazione molecolare della propria lesione, grazie ad una conven-zione tra il laboratorio di Oncologia Molecolare della Fondazione Tempia e l’Azienda Ospedaliera Universitaria “Maggiore della Carità” di Novara. L’attività congiunta di entrambi i labo-ratori permette di fornire ai pazienti l’analisi di un pannello di marcatori molecolari molto vasto, con la finalità di identificare la terapia migliore per ciascun paziente.

Giovanna Chiorinodirettrice laboratorio (in basso a a sinistra)Farmacogenomica Fondazione Tempia

Maria Scatolinidirettrice laboratorio Oncologia Molecolare Fondazione Tempia

Prestigiose collaborazioniper i nostri ricercatorisempre più apprezzati a livello nazionale collaborano a progetti e ricerche in ambito oncologico

La Fondazione Edo ed Elvo Tem-pia è impegnata nella ricerca e nella diagnostica del tumore del polmone, grazie a prestigiose

collaborazioni e convenzioni in cui mette a disposizione di realtà impor-tanti a livello nazionale e della sanità regionale tecnologie all’avanguardia e l’expertise dei propri ricercatori.Un importante progetto di ricerca riguarda uno studio condotto in colla-borazione con la Struttura Complessa di Genomica Funzionale della Fonda-zione IRCCS Istituto Nazionale Tumori di Milano, diretta da Gabriella Sozzi. Il progetto ha come obiettivi l’individua-zione di nuovi marcatori molecolari per la diagnosi precoce del tumore al polmone e l’identificazione di nuovi bersagli molecolari per terapie mirate.I campioni sono forniti dall’Istituto Tumori, mentre le analisi vengono effettuate presso il Laboratorio di Genomica di Biella, utilizzando una tecnologia (chiamata aCGH) che con-sente di studiare il DNA dei campioni e di identificare eventuali regioni am-plificate o “perse” con l’insorgere della malattia.Sono stati già analizzati più di 40 cam-pioni di tessuto tumorale e di plasma (provenienti da prelievi sanguigni), di pazienti con tumore del polmone dia-gnosticato in fase precoce e di controlli sani accoppiati, ottenendo quindi una “panoramica” delle alterazioni del ge-noma in tumori in fase iniziale.In parallelo, il Laboratorio della Sozzi sta analizzando l’RNA circolante nel plasma di soggetti ad alto rischio (forti fumatori) ed ha già identificato alcuni

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airC e fondo insieme per sostenere la ricercaI “Giorni della ricerca”con i cioccolatini Airc

un appuntamento goloso per aiutare la ricerca sul cancro È tornato l'appuntamento pro-mosso dall'Associazione italiana per la ricerca sul cancro (Airc) per raccogliere fondi per finanziare progetti dedicati al percorso di crescita di giovani ricercatori ita-liani di talento. L'appuntamento è stato goloso: sabato 7 novembre

a Biella (e in tante altre città italiane), negli spazi interni del centro commer-ciali “I giardini”(nei pressi del supermercato Esselunga), sono stati distribuiti i “Cioccolatini della Ricerca”. Con una donazione di 10 euro è stato possibile sostenere il lavoro dei ricer-catori e ricevere dai volontari del Fondo Edo Tempia, referente Airc per la provincia di Biella, un'elegante confezione di cioccolatini, creata appositamente da Lindt che ne garantisce la qualità. Insieme alla confezione (200 grammi di cioccolato) è stata distribuita anche una preziosa guida con informazioni sulla prevenzione, la diagnosi e la cura del cancro. Buona notizia per i golosi: il cioccolato fondente (minimo 70% di cacao) è considerato tra i cibi protettivi contro i tumori perché ricco di flavonoidi e con proprietà antiossidanti. Senza esagerare, ovviamente, può far parte di una dieta sana ed equilibrata. I Giorni della Ricerca da 18 anni sono il più importante momento per informa-re il nostro Paese sui progressi della ricerca sul cancro e per raccogliere fondi per finanziare selezionati progetti scientifici. “I cioccolatini della ricerca” sono un appuntamento decisivo per condividere il nostro impegno nel sostenere i migliori ricercato-ri italiani che lavorano ogni gior-no per rendere il cancro sempre più curabile.

Le arancedella salute Sabato 30 gennaio è stata la giornata dedicata alle arance della salute: l’appuntamento è promosso dall’Airc, l’Asso-ciazione Italiana per la ricerca sul cancro, e, per quanto ri-guarda la provincia di Biella, è seguito dai volontari del Fondo Edo Tempia. Le “arance rosse di Sicilia” donate dalla regione siciliana, sono state distribuite nelle piazze di tutta Italia. Con un contributo di 9 euro si rice-veva in cambio una reticella di arance rosse di Sicilia di qualità e provenienza garantite. Que-sto contributo consente di fare il pieno di vitamine, aiutare la ricerca e diventare soci Airc per un anno. Un’idea così sa-lutare - poiché le arance sono fra i protagonisti di una corretta alimentazione - viene diffusa da una campagna pubblicitaria e concretizzata dai comitati regionali Airc che, grazie all’im-pegno dei volontari, animano le piazze di tutta Italia in una giornata di festa e di incontro. I volontari del Fondo Edo Tem-pia sono stati a Biella (piazza della Trinità), a Cossato (piazza Chiesa), a Ponzone (piazza XXV aprile), a Crocemosso (piazza Chiesa), a Vallemosso (piazza del municipio), a Mosso San-ta Maria (piazza Chiesa) dalle otto del mattino fino al tardo pomeriggio.

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musicoterapia in oncologia e nelle cure palliative

L’esperienza testuale di Musi-coterapia in oncologia e nelle cure palliative rappresenta un momento di riflessione siste-

mica e narrativa sul ruolo della Mu-sicoterapia nei percorsi di terapia e assistenza in ambito oncologico e palliativo.La via verso la Musicoterapia è stata intrapresa dalla Fondazione Tempia nel 2010 con i primi Laboratori inseriti a livello istituzionale per sostenere i pazienti e le persone coinvolte in modo diretto e indiretto nella malattia oncologica. Utilizzare la musica come mezzo per relazionarsi, come possibilità di esprimersi, come modo di spostare l’attenzione sull’individuo e non sulla malattia, identificando e sviluppan-do le risorse interne del paziente, spesso schiacciate e isolate dalla patologia oncologica, è l’obiettivo dei Laboratori di Musicoterapia della Fondazione Tempia condotti da Gui-do Antoniotti.Nel settembre 2012, sempre orga-nizzato dalla nostra Fondazione, si è tenuto a Biella il primo Convegno Europeo sulla Musicoterapia in am-bito Oncologico, in collaborazione con il Polo Oncologico dell’ASL di Biella e le più prestigiose Scuole di Musicoterapia Europee. Il successo in termini di adesioni e di commenti positivi sull’iniziativa ha stimolato una

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discussione interna alla Fondazione su quanto fosse necessario un ap-profondimento, una specializzazione per i professionisti del settore che lavoravano o avrebbero desiderato lavorare in ambito oncologico. Ecco così nascere nel 2014 il primo Biennio di Specializzazione di Musicoterapia in Oncologia e nelle Cure Palliative che ha visto coinvolti docenti provenienti da tutta Europa e Italia. È stato realiz-zato un libro dal titolo Musicoterapia in oncologia e nelle cure palliative (a cura di Paolo Cerlati e Francesca Cri-velli) che è il frutto di questo grande progetto finora descritto. Raccoglie i contributi del gruppo transdisciplinare che ha lavorato nel e per il biennio e ne rispecchia la struttura. È composto da capitoli di area musicoterapeutica, di area psicologico-emozionale, di area medica e psico-oncologica, di

area antropologica e tanatologica. Tutte le discipline, oggetto di appro-fondimento durante il corso, in questo libro dialogano tra loro per preparare i musicoterapeuti ad affrontare in modo efficace il paziente oncologico e tutto ciò che lo circonda. E non solo. Il libro vuole essere la testimonianza di una visione complessa di come la terapia e in particolare la musicote-rapia potrebbero essere vissute ed elaborate negli ospedali e in tutte le istituzioni che ospitano i malati e i loro familiari. È quindi un lavoro rivolto non solo a musicoterapisti, ma a tutte le figure coinvolte in questo campo di relazioni: pazienti, familiari, medi-ci, infermieri,operatori socio-sanitari, psicoterapeuti, psicologi e studenti che stanno preparandosi per entrare in queste aree professionali.

Francesca Crivelli

Francesca Crivelli invitata a raccontare l’esperienza della Fondazione Tempia in musicoterapia al convegno internazionale di Roma

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studio e pubbLiCazione

in una molecola: si chiama CYFRA 21-1. È la sua concentrazione a fare la differenza; se supera una determi-nata soglia le probabilità della pre-senza di cellule maligne è molto alta. Lo studio – coordinato da Danie-le Liscia, dell’Anatomia Patologica dell’Ospedale di Biella, diretta da Mauro Giudici, ha coinvolto 300 pazienti e ha visto il lavoro com-posito di una squadra multidisci-plinare. Oltre a Daniele Liscia, gli autori sono: Zanchetta e Detoma, del Laboratorio Analisi, Anrò, Molinar e Favettini della Radiologia e Adriana Paduos, della chirurgia. Un lavoro reso possibile anche gra-zie al contributo della Fondazione Edo ed Elvo Tempia di Biella, con la fruttuosa collaborazione di Pietro Presti e all’Università degli Studi di Torino nella persona del prof. Bussolati, Direttore Cattedra Uni-

versitaria di Anatomia Patologica. Dai dati raccolti negli Stati Uniti dal dipartimento di epidemiologia del National Cancer Institute emerge che su ben 302763 il 99% delle pazienti affette da carcinoma mam-mario sopravvivono oltre i cinque anni se i loro linfonodi ascellari non sono stati colpiti da metastasi. Nel caso in cui in quattro linfonodi ascellari siano state riscontrate cellule tumorali, soltanto il 66% delle pazienti sopravvivono. Una dimostrazione in più di come la diagnosi precoce, in caso di tumore alla mammella, possa rappresentare un’arma di difesa importante. La possibilità di scegliere quali siano le terapie mediche o chirurgiche più adatte per la paziente è di certo un punto di partenza significativo. Il lavoro svolto a Biella va proprio in questa direzione.

V.A.

tumore alla mammella: diagnosi precoce con una tecnica innovativa

studio di un gruppo di medici dell’Asl di Biella pubblicato su una rivista internazionale. Il lavoro è stato realizzato grazie al contributo della Fondazione Edo ed Elvo Tempia

Può rivoluzionare l’approccio diagnostico del tumore della mammella il test innovativo messo a punto da un gruppo

di medici del “Degli Infermi” di Biella che valuta la presenza di cellule tumorali mammarie anche nei linfonodi dell’ascella.Lo studio - il primo in Italia - è stato pubblicato di recente su una presti-giosa rivista internazionale “Applied Immunohistochemistry & Molecular Morphology”. Se nel protocollo più tradizionale la diagnosi viene eseguita rimuoven-do chirurgicamente, oltre il tumore al seno, anche il linfonodo sospet-to (linfonodo sentinella), attraver-so questa nuova tecnica messa a punto è, invece, possibile capire l’eventuale diffusione delle cellule maligne ancor prima di intervenire chirurgicamente. Il linfonodo viene esplorato con una agobiopsia, eseguita sotto guida ecografica, che consente di prelevare una piccola quantità di tessuto. Nel metodo classico il materiale viene esaminato da un anatomo patologo che, dopo una valutazione al microscopio, può constatare se tale tessuto sia stato intaccato da cellule maligne. La novità messa a punto dal grup-po di studiosi di Biella risiede nel tipo di esame che viene eseguito. Il materiale prelevato infatti viene sottoposto ad una particolare analisi di laboratorio. La chiave di tutto è

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storie vere

Ociroe, Plidamna, Aspasia, Fenarote: sono i nomi di dottoresse del mondo an-tico tanto eccellenti nel-

la loro professione da venire citate ed esaltate dai maggiori autori della classicità. Ociroe, figlia del medico Chirone, comparirà nelle Metamorfosi di Ovidio, l’egiziana Plidamna verrà celebrata da Omero nell’Odissea, Fe-narote, madre di Socrate verrà citata sia da Platone nel Teeteto sia da Dio-gene Laerzio in Vitae philosophorum, e così la celebre Aspasia di Mileto del V secolo a.C. amata da Pericle, di professione alternativa etèra, in altre parole prostituta di tenore sofisticato, e con questo? Dottoresse o, più specificamente, gi-necologhe e ostetriche. Con mansioni multiple, che andavano dall’assistenza diretta prima, durante e dopo il parto, fino a quella - non meno collegata con la professione - di combinare matri-moni bene assortiti, come riconosciuto da Platone in quello stesso libro VI del Teeteto. Formate a quale scuola? Alla sana, ineccepibile scuola dell’apprendistato. “Abbia sempre la buona commare una aiutante, non solo come sua allieva per istruirla bene in questo importan-tissimo esercizio, ma anco acciocché in ogni occorrenza sia prontissima ad aiutarla conforme al bisogno, come in porgere ogli, grassi caldi, asciugatoi, forbici e filo per tagliare l’ombilico, ovvero in tirare fuori destramente le

“Comari” in sala parto:le ostetriche del passatoIl geniale frate domenicano scipione Mercurio, medico e filosofo, nel ‘500 compilò un trattato per istruire queste donne preziose sui “parti difficili”

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Nuova e improvvisa decisione “a mo-do suo”: Scipione Mercurio prenderà i voti ed entrerà nell’Ordine dei frati domenicani predicatori nel convento di S.Eustorgio in Milano assumendo il nome di Fra’ Girolamo. Nuova disci-plina quindi, la teologia, senza però dimenticare le discipline umanistiche delle sue prime scelte giovanili, tanto da dedicarsi ora all’insegnamento della filosofia e della matematica, due ma-terie specie in quegli anni considerate per nulla discordanti. Presto, però, l’amore e l’interesse per la medicina e per la chirurgia torneranno a reclamare la sua attenzione, ed ecco il saio di fra Girolamo divenire nei più svariati ambienti milanesi molto popo-lare oltre che molto richiesto per l’ec-cellenza della sue prestazioni in campo ginecologico. Naturalmente, la vasta e concorde approvazione che sempre più riscuoteva fra le sue sempre più numerose pazienti, non trovava ana-loga approvazione fra gli altri medici e chirurghi della città e neppure fra i confratelli del suo convento. Ostilità, maldicenze, ostacoli da parte dei col-leghi medici, richiami, malumori, screzi da parte dei confratelli domenicani. Ma fra Girolamo, appunto, amava “operare a modo suo”, ed eccolo la-sciare tonaca e chiostro, da fra Gi-

rolamo tornare ad essere dottor Sci-pione Mercurio, continuando, però, a dedicarsi con slancio e dinamismo sempre crescenti alle donne e alle loro malattie. Con speciale attenzione per i problemi collegati al parto e alle sue evenienze più critiche come ad esempio il parto cesareo. Preoccu-pava sopratutto il dottor Mercurio il fatto che le tradizionali assistenti ai parti, le donne, fossero, si, ricche di esperienza, ma poco nulla di nozioni teoriche. Eccolo, quindi, attivarsi a compilare un manuale di ostetricia appositamente dedicato alle levatrici, avendo cura di redigerlo nella sola lingua a loro familiare, l’italiano o, come si diceva allora, il volgare, “in lingua intesa da tutti” (i testi medici erano redatti in latino, lingua molto familiare ai medici, un po’ meno alle levatrici). Suddividerà il suo trattato in tre parti: la prima dedicata al “parto normale” ricca di istruzioni alla levatrice oltre che di consigli per la donna gravida e per la cura del neonato, la seconda parte riguardante il “parto difficile” e il parto cesareo, la terza alle malattie ginecologiche e a quelle della prima infanzia. Pubblicato a Venezia nel 1596, “La Commare” risulterà essere l’unico trattato di ostetricia scritto in lingua volgare e godrà di vasta fama fino ai primi decenni del Settecento con numerose edizioni e traduzioni anche in lingua tedesca. Dopo lunghe peregrinazioni in Italia e in Europa, ancora una volta il dottor Mercurio vorrà operare “a modo suo”, e da dottor Mercurio tornerà ad es-sere fra Girolamo, nel 1602 rientrerà nell’Ordine domenicano, dedicandosi ora alla farmacia del convento, senza trascurare nuovi testi di medicina, come ad esempio quello sul “Mal francese”, vale a dire la sifilide. Ma la fama, e il merito assoluto, di Scipione Mercurio, o fra Girolamo, continueranno a risiedere in quel suo manuale dedicato alle levatrici e nel suo impareggiabile impegno volto a convertire le sottostimate “commari” dei suoi tempi in altrettante ragguar-devoli dottoresse. E ad emulare le celebrate Ociroe, Plidamna, Aspasia, Fenarote del passato.

Pier Francesco Gasparetto

seconde e in altre cose simili”. Era Sci-pione Mercurio (1550 – 1615) sul fini-re del Cinquecento a citare ed esaltare le celebri donne-medico dell’antichità proponendole come esempio alle più modeste operatrici nel settore della ginecologia dei suoi tempi, sbrigati-vamente note come “comari”. E “La Commare”, sarà appunto il titolo che il dottor Mercurio vorrà dare al corposo trattato dedicato appositamente a loro per renderle parte della profonda esperienza pratica e vasta dottrina te-orica da lui acquisita in questo campo specifico. La sapeva lunga, Scipione Mercurio, su parti e malattie delle donne. Pur essendo frate domenicano. Oltre, naturalmente, che medico e filosofo. Lunga e movimentata la storia della sua vita e quella delle sue due non molto coincidenti carriere: quella della medicina e quella della teologia. “Io nacqui libero. E posso perciò operare a mio modo”, ci teneva a precisare nell’introduzione delle sue opere. Per operare “a modo suo”, appunto, dopo essersi perfezionato nelle discipline umanistiche si trasferirà a quelle scien-tifiche frequentando le prestigiose università di Bologna e di Padova per dedicarsi allo studio della medicina sotto la guida di celebrati docenti.

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durato due anni scolastici: nel 2014-2015 è avvenuta la formazione, che può essere definita “a più livelli,”una più “nozionistica” (dati epidemio-logici sulla diffusione del consumo di sigarette tra gli adolescenti e problematiche legate ai rischi per la salute causati dal fumo) a cura di professionisti Asl e una più esperien-ziale e fondata sull’importanza della narrazione a cura delle psicologhe, Paola Minacapelli della Fondazione Tempia, Antonella Fornaro della Lilt e con il supporto di Alessandra Ta-miati (psicologa della scuola, esperta in peer education). In quest’anno scolastico, invece,

2015-2016, si sono effettuati gli interventi “di ricaduta”; i ragazzi formati, suddivisi in coppie o ter-zetti, sono andati nelle classi prime dell’Istituto a trasferire i contenuti, le loro idee ed esperienze rispetto al tabagismo, fornendo suggerimenti e non divieti. Sono state raggiunte 15 prime classi per un totale di 350 ragazzi.“È stato un processo costruttivo sia per noi peer, che abbiamo avuto modo di apprendere nozioni e di ri-flettere rispetto sul nostro personale rapporto con il fumo, sia per i ragazzi che hanno ricevuto l’intervento”; ha affermato un ragazzo durante

Segnali di fumo: un progetto di prevenzione e cura del tabagismo“Fumare. Uno si illude di favorire in questo modo la meditazione, ma la verità è che fumando disperde i pensieri come la nebbia... cosa molto diversa dal pensare.” (Cesare Pavese)

Centro asCoLto psiCoLogiCo

Nella foto Roberta Invernizzi (a sinistra) con Enrico Martinetti moderatori del convegno. Al centro Roberta Carnevali testimonial del progetto per la Fondazione Tempia

Nuovo, interessante e condi-viso l’evento conclusivo del programma di educazione alla salute “Segnali di fumo.

Azioni per la Prevenzione e la Cura del Tabagismo e della Bronco Pneu-mopatia Cronica Ostruttiva (BPCO)” che si è svolto venerdì 4 dicembre nella sala convegni dell’Ospedale di Biella. Il progetto si colloca all’inter-no di un contesto di più ampio respi-ro con iniziative a favore della lotta al tabagismo. Si rendono sempre più necessari programmi preventivi che puntano sull’educazione alla salute in quanto le ricerche mettono in evidenza che il numero dei giovani fumatori è in progressivo aumento: il 58% dei ragazzi inizia a fumare prima dei 14 anni, il 41%, a 19 anni lo fa in modo stabile.Rispetto al progetto di prevenzione, l’iniziativa, promossa e coordinata dall’Asl Bi, ha coinvolto alcune classi dell’Istituto di Istruzione Superiore (IIS) Q. Sella di Biella, in un percorso

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Segnali di fumo: un progetto di prevenzione e cura del tabagismo

credendo molto nella forza di questo strumento di lavoro. Durante la serata sono stati pre-sentati i video informativi (digital storytelling), realizzati interamente dai ragazzi, ed utilizzati negli in-terventi di ricaduta. Si è trattato di prodotti molto interessanti che hanno sintetizzato il loro punto di vista rispetto al fumo e sul percorso educativo effettuato.Come si legge nell’opuscolo, pre-sentato durante il Convegno sulla BPCO, con la raccolta delle testi-monianze di: MMG, partecipanti ai corsi antifumo, psicologhe operanti nei Centri per il Trattamento del Tabagismo (CTT) ex fumatori:

“Lo storytelling (cioè il racconta-re, il narrare un’esperienza, dan-do ad essa un significato condivi-so per noi e per gli altri) potenzia in chi lo pratica alcune importanti life skills (o abilità di vita) come la capacità di prendere decisioni, di risolvere problemi, il pensiero creativo, il pensiero critico, l’em-patia e la gestione delle emozioni e dello stress.”

Nel corso della serata, infine, è stato proiettato il documentario realizzato dal regista Manuele Cecconello che ha proposto le narrazioni di tre stu-denti che hanno voluto raccontare la propria esperienza legata al fumo.

la serata. Il programma della serata è stato molto vivace. Dopo un’apertura istituzionale da parte dell’Asl e della vice Preside dell’IIS Q. Sella, si è en-trati subito nel vivo grazie alla pre-sentazione del progetto da parte del corpo docenti che ha illustrato che cosa si intende per peer education. “L’espressione peer education, in italiano educazione tra pari, rimanda al concetto di comunicazione tra coetaneo e coetaneo su argomenti concernenti la sfera sociale (…)In riferimento all’educazione alla sa-lute, l’educazione tra pari si è andata configurando come modello per lo sviluppo di strategie di prevenzione di comportamenti a rischio tra i membri del gruppo di pari, favo-rendo l’ampliamento di scelta tra le azioni di cui una persona dispone aiutandola a sviluppare un pensiero critico sui comportamenti che pos-sono ostacolare il suo benessere fisico, psicologico e sociale. (A. Pellai, V. Rinaldin, B. Tamborini, 2006)La successiva lettura di alcuni brani del testo di Fabio Volo: “E’ una vita che ti aspetto” e l’incisivo video messaggio di saluto dello scrittore, ex fumatore, hanno introdotto le te-stimonianze di due ex tabagisti presi in carico nei due diversi Centri per il Trattamento del Tabagismo (CTT). Naturalmente sono state fornite in-formazioni sui due servizi, in partico-lare sulle loro specificità, ad esempio il CTT della Fondazione Tempia è l’unico sul territorio biellese ad offri-re gratuitamente percorsi di gruppo,

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Focus sulla formazioneLa formazione ha avuto come desti-natari 21 ragazzi, provenienti da tre diverse classi quarte (da settembre quinte) e si è svolta da febbraio 2015 a maggio 2015 per poi effettuare gli interventi di ricaduta all’inizio di questo anno scolastico.Gli obiettivi che hanno orientato le scelte

formative sono stati:• favorire la reciproca conoscenza tra i ragazzi;• creare un clima di fiducia per favorire l’emergere di narrazioni spontanee legate al rapporto con il fumo di sigaretta;• offrire loro qualche strumento di lavoro da poter utilizzare nelle ricadute rivolte alle classi prime.si è cercato di perseguire questi obiettivi offrendo ai ragazzi la possibilità di cimen-tarsi in attività di conoscenza, “attività rompighiaccio,” condivisione in coppie o

piccoli gruppi, esercitandosi sull’ascolto reciproco e creazione di narrazioni spon-tanee.I ragazzi hanno mostrato, da subito, un grande interesse e si sono cimentati con entusiasmo e serietà. Al termine di ogni in-contro, nell’attività dedicata ai feed back, hanno mostrato tutti la loro soddisfazione e di aver appreso attraverso una modalità interattiva e divertente.Alcuni, inoltre, hanno dichiarato di “aver sentito maggiormente di far parte di un gruppo.”

“PILLOLE DI PEEr”

ECCO COSA “DICONO” I RAGAZZI RISPETTO ALLA FORMAZIONE RICEVUTA

• “Amicizia + “di gruppo” divertimen-to rispetto ad altre volte• Curiosità• Disegno, scoperta, curiosità, ami-cizia, sceneggiature, fumo• Più riflessioni sul fumo• Curiosità nei confronti di cono-scere chi si ha di fronte in qualsiasi situazione. Interesse nei confronti di argomento che apparentemente sono banali, a seconda del modo in cui si esprimono.• Curiosità e voglia di conoscere le storie delle altre persone per mezzo della narrazione• Mi porto a casa un interesse gene-rale per l’intervista e l’imparare con divertimento• Imparando con divertimento• Parlare con una persona che non si conosce. Essere filmato in un di-scorso• Pur non essendo un fumatore, mi sono reso conto che il fumo fa comunque parte della mia vita• Creatività• Serietà e divertimento relazionan-dosi con gli altri• Felicità e capacità di esprimermi davanti alle persone e alla telecame-ra dicendo cose pensate in pochis-simo tempo• Libertà• Provare esperienze nuove, cono-scendo persone nuove e cose nuove su chi già conoscevo• Ho imparato a lavorare di più in gruppo divertendomi.

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Notizie dal mondoI contenuti di questa rubrica sono tratti da articoli apparsi su periodici seri, attendibili e documentati. Ciò nonostante, le notizie qui riportate vanno considerate pura e semplice informazione orientativa, suscettibile al limite di eventuali revisioni o smentite. Per ogni eventuale orientamento o comportamento a fini terapeutici ci si deve rivolgere esclusivamente al proprio medico curante o a uno specialista.

a cura di CoRRADino

PRETTi

CINQUE TAZZEDI CAFFÈ…Spazziamo via tutto quanto di male si è detto finora sul caffè. Secondo un rapporto recentemente presentato alla società Europea di Cardiologia, bere da tre a cinque tazze di caffè al giorno ridurrebbe la mortalità cardio-vascolare del 21 per cento. Gli effetti positivi della nera bevanda potrebbe-ro essere dovuti alla sua azione an-tiossidante e antinfiammatoria, senza poi trascurare la singolare relazione fra un consumo elevato di caffè e una riduzione del diabete tipo due. Ma la notizia va presa con cautela: a proporre i dati, in occasione della conferenza Euro Prevent di Lisbona,

è stata un’associazione di produttori di caffè (sia pure sulla base di studi recenti, fra cui un’importante ricerca pubblicata sulla rivista “Hearth, in cui oltre alla raccomandazione di apprez-zare il caffè, si consiglia anche attività fisica e limitazione del consumo di alcolici).

Tacchi alti? Pericolo!I tacchi alti sono eleganti e sexi… e si dice che faccia-no bene alle gambe, rinfor-zando muscoli e caviglie. Ma uno studio apparso sull’”International Journal of Clinical Practice” affer-ma e dimostra che i tacchi alti e soprattutto altissimi, a lungo andare, provocano una crescita sbilanciata dei muscoli. Aumentano così le probabilità di danni alle ca-viglie. si consiglia quindi alle signore eleganti di limitare per quanto possibile l’uso dei tacchi misura 15…

Donne sovrappesoa rischioIn tema di tumore, “grasso non è bello”. sovrappeso e obesità au-mentano considerevolmente il ri-schio. sono ben sette per le donne - secondo Cancer research UK - le neoplasie la cui incidenza sale con i chili: vescica, pancreas, rene, esofa-go, intestino, utero e, soprattutto, mammella. E comunque nel com-plesso il rischio per tutti i tumori cresce del 40 per cento.

Oggi 4,5 donne su 100mila al di sotto dei 30 anni (e 40 su 100 mila fra i 30 e i 39) si ammalano di tumore

al seno. Come possono fare per mantenere la fertilità dopo le cure? Fino a poco tempo fa le terapie comportavano quasi sempre una precoce menopausa; oggi mol-

te ricerche si propongono di elaborare strategie che permettano a queste ragazze di diventare madri in piena tranquillità. La dottoressa Lucia Dal Massimo, direttrice

dell’Unità di Sviluppo di Terapie Innovative dell’Istituto dei Tumori dell’Ospedale San Mar-tino ha dimostrato - nell’ambito dei progetti finanziati dall’Airc - che un farmaco chiamato triptorelina riesce a proteggere le ovaie duran-

te le cure, mandandole in una sorta di letargo reversibile, col risultato di preservare intatta la

fertilità della donna.

MAMME DOPO LA TErAPIA

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I BENEFICI DEL “DrAGON BOAT”

LA TOssE DELLE DONNE

C’è una disciplina sportiva che si sta diffondendo a macchia d’olio in tutto il mondo: si chiama “dragon boat”. Un tipo di canottaggio, praticato su barche affusolate di origine orientale, con dieci oppure venti rematori, più un timo-niere e un tamburino, per un’armonica azione “orchestrale” atta ad imprimere allo scafo la massima velocità possibile. Sembra che questa disciplina sportiva consenta un buon allenamento cardiovascolare e che sia adatta ad ogni età. E in particolare essa viene praticata da molti equipaggi formati da donne ope-rate di tumore al seno, che hanno trovato nella pratica di questo sport una validissima rieducazione muscolare e funzionale sin dall’immediato periodo post-operatorio.In tutto il mondo esistono oggi circa 200 equipaggi di donne operate di tumore al seno che dai monitoraggi cui sono state sottoposte non hanno avuto op-

pure hanno mi-gliorato e risolto il linfedema, gra-zie all’effetto dre-nante dello sport da esse praticato.

Pillole e mal di stomacosapete che cosa sono gli inibitori della pompa protonica (detti Ppi)? Per i gastroenterologi, si tratta dei farmaci usati contro il reflus-so - appunto - gastroesofageo, mentre noi potremmo parlare volgarmente di “mal di stomaco”. Pare che questi “inibitori”, ossia i farmaci, vengano usati regolar-mente da oltre 2 milioni e 700 mila italiani, di cui la metà non ne avrebbe realmente bisogno (da cui un costo inutile di un miliardo di euro all’anno a carico del ssn). L’allarme è stato lanciato dall’Aigo (Associazione Italiana Gastroenterologi ed Endoscopisti Ospedalieri) di concerto con la Federazione dei Medici di Medi-cina Generale (Fimg). Piuttosto che inghiottire pillole spesso inu-tili, affermano i luminari, meglio sarebbe mantenere il peso sotto controllo, cenare 2-3 ore prima di coricarsi e dormire con la testa sollevata. Limitare inoltre cibi piccanti, alcool, caffè, masticare

lentamente, evitare bevan-de gasate o troppo calde. E così via.

In rete controil doloreMalgrado le terapie pur funzionan-ti, il dolore rimane sempre uno dei principali problemi per gli ammalati reumatici. Lo ha posto in evidenza uno studio su oltre mille pazienti, in collaborazione fra diverse as-sociazioni riunite in Internet sotto l’etichetta di “malati reumatici in rete”. Obiettivo: riunire, con un’u-nica voce - più forte e in modo coordinato - le competenze territo-riali e garantire la qualità dei servizi diagnostici, terapeutici, psicologici e sociali di cui si occupano le diver-se associazioni. renato Giannelli, presidente dell’Associazione na-zionale malati reumatici (Anmar), che fa parte della rete, ha chiesto ai medici e alle istituzioni di essere più sensibili al problema del dolore.

Il Dipartimento di Scienze Mediche dell’Ospe-dale S.Giovanni di Torino, in collaborazione con l’Università degli Studi, ha analizzato le malattie respiratorie evidenziando le differenze fra i due sessi. Risultato som-mario: tosse cronica e asma per le donne, broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco) per gli uomini. Gli autori dello studio hanno fatto osservare che l’organismo femminile è più svantaggiato in partenza, avendo “una maggiore suscettibi-lità al fumo di sigaretta, anche a causa di una minore capacità di difesa dal danno ossidativo e di riparazione delle cellule danneggiate”. Ma quando si ammalano, le donne hanno “una mag-giore percezione dei sintomi”, dunque ricorrono più frequentemente al medico.Invece gli uomini, sottovalutando i primi sintomi, si presentano più tardi allo specialista, “quando l’ostru-zione delle vie aeree è di grado più severo”.

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aspa

sgambamento. Spesso infatti, dopo aver svolto un po’ di attività, giochi e coccole, riagganciamo i guinzagli e si esce a camminare. Dopo qual-che decina di metri, uno dei due decide improvvisamente che quello è il punto giusto: tutte le loro forze si concentrano su zampe, unghie e denti, a scavare una profonda buca, per trovare che cosa, esattamente non si sa. Sappiamo bene, però, che si diver-tono da matti! Questo momento sembra essere per loro quasi sacro: nulla o nessuno riesce a distrarli o a distoglierli da tanto impegno. E noi, naturalmente, li lasciamo fare, pensando, nell’osservarli, che effettivamente i nostri due amici potrebbero facilmente diventare degli ottimi cani da tartufo. Su ra-gazzi, facciamo ancora due passi! La camminata continua lungo le stradine che circondano il rifugio, dove spesso incrociamo gli altri ospiti già di ritorno. Poi, si rientra. Tornati nel box, ancora qualche coccola e due biscottini, prima di lasciarli nelle loro cucce a riposare, stanchi ma soddisfatti.Bull e Carol sono due cani piacevoli, senza grosse pretese. L’ideale per loro sarebbe un’adozione di coppia, vista la loro vita praticamente in sim-biosi. Non sono più giovanissimi ma hanno energia da vendere e tanto affetto da donare!Essendo inoltre due cani già educati e socializzati, dopo un primo periodo di inseri-mento in un’ipotetica nuova casa, la loro gestione non comporterà grandi ostacoli, se non forse uno: la promessa di assicurare loro una sostanziosa dose di coccole quoti-diane!

Ilaria Piacco

Bull e Carolcani socievoli

Fratello e sorella, sempre in-sieme, da sempre insepara-bili, Bull e Carol non sono più giovani, ma portano i loro

anni egregiamente, dimostrandone anche 4-5 di meno. Questo non solo a detta di noi volontari – potremmo effettivamente risultare di parte – ma è anche il pensiero spontaneo di chi li conosce per la prima volta. “I cinesi”, questo il loro strano sopran-nome noto tra gli “addetti ai lavori”, che non si basa sulla loro razza, né tanto meno sulla loro origine, ma semplicemente sul loro passato. Ap-partenevano infatti ad una famiglia cinese, che per problemi personali non ha più potuto prendersene cura. Per una volta non ci troviamo, però, di fronte a un caso di maltrat-tamento o di passato travagliato: Bull e Carol sono due cani socievoli, educati e fondamentalmente sereni (per quanto possa definirsi sereno un cane che vive in canile). Sembra, quindi, che non abbiano subito par-ticolari traumi se non, ovviamente, quello dell’abbandono che in qual-che modo contraddistingue tutti i nostri amici ospiti del canile.La loro esuberanza nell’accoglierti quando entri nel loro box è speciale, particolarmente quella di Bull, che da buon fratellone cerca sempre un po’ di prevalere sulla sorella: salti, lecca-tine e “abbracci” sono il loro modo di dimostrare la loro gioia e anche un po’ la loro impazienza. “Allora, cosa faccia-mo? Ci porti fuori? Ci dai la pappa? Hai qualche biscotto in tasca?”.E allora forza, ragazzi! Pettorina, guinzaglio e andiamo! La porta del box si riapre ed inizia la corsa preci-pitosa verso il prato: qui, finalmente liberi! Liberi di correre, annusare, esplorare, rotolarsi sull’erba.. Dopo

essersi sfogati per bene, la prima a tornare con la lingua a penzoloni è Carol, la quale si siede e ti guarda proprio come se volesse chiederti “Adesso mi fai un po’ di coccole?” - “Certo Carol, come potrei non accontentarti?”. Ed è così che non appena iniziano le grattatine dietro le orecchie e sul collo, lei si rilassa, pian piano si sdraia fino a mettersi a pancia in su “Bene, adesso grat-tami il pancino!”. Un gesto che da parte sua indica la massima fiducia e una grande dimostrazione d’af-fetto – nonché un gran bisogno di riceverne. Nel frattempo Bull ha terminato la sua perlustrazione del prato, ci raggiunge per controllare la situazione e prendersi la sua dose di coccole; certo, una dose ridotta rispetto a quella somministrata alla sorella: da buon fratellone non è bene lasciarsi andare in troppe smancerie! Bull ama rincorrere la pallina – anche se ancora non ama riportarla! - e, come anche la sorel-la, adora i giochi di ricerca. Prima di portarli nel prato, infatti, si va a seminare nell’erba una manciata di bocconcini, creando una sorta di percorso; una volta arrivati con i cagnoni, si indica loro il percorso esclamando “Cerca!”, e Bull e Ca-rol immergono i loro nasoni tra i fili d’erba, quasi a fare a gara a chi trova più bocconcini. Terminato il percorso, li si premia con un altro bocconcino, ma la parte più emo-zionante è osservare la loro espres-sione stanca ma felice e soddisfatta del gioco appena fatto insieme.La vera passione della nostra in-separabile coppia, però, è scavare; passione che scatenano sia all’in-terno del grande prato, sia fuori, in passeggiata all’esterno dell’area di

Bull

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divulgativo rivolto alla popolazione biellese per spiegare in termini “pop” quali sono le attività di ricerca in cam-po oncologico svolte dai laboratori e avvicinare il pubblico.

Venerdì 25 settembre 2015 nella sala conferenze del Fondo Edo Tempia, si è tenuta la conferenza dal titolo “Introduzione alla ricerca scientifica

della fondazione tempia: dal passato al presente”. L’introduzione storico-scientifica è stata a cura del prof. Pier Francesco Gasparetto (nella foto), membro del Cda della Fondazione Tempia con delega alla cultura, mentre gli altri relatori sono stati Giovanna Chio-rino, responsabile del laboratorio di Farmacogenomica dei tumori della Fondazione Tempia, che ha illustrato la ricerca di base; Maria scatolini, direttore del laboratorio di Oncologia molecolare della Fondazione Tempia, che ha parlato della ricerca applicata e Francesca Crivelli, datamanager, che si è occupata della ricerca clinica.

A seguire i ricercatori della Fonda-zione Tempia hanno fatto visitare il Laboratorio di Genomica dei Tumori ai partecipanti.

B.L.

La Notte dei Ricercatori è un’ini-ziativa promossa dalla Commis-sione Europea fin dal 2005 che coinvolge ogni anno migliaia di

ricercatori e istituzioni di ricerca in tutti i Paesi europei. L’obiettivo è di creare occasioni d’in-contro tra ricercatori e cittadini per diffondere la cultura scientifica e la conoscenza delle professioni della ricerca in un contesto informale e stimolante. Gli eventi comprendono esperimenti e dimostrazioni scientifi-che dal vivo, mostre e visite guidate, conferenze e seminari divulgativi, spettacoli e concerti.L’Italia ha aderito da subito all’inizia-tiva europea con una molteplicità di progetti che ne fanno tradizional-mente uno dei Paesi europei con il maggior numero di eventi sparsi sul territorio. La Fondazione Tempia organizza ogni anno un incontro

La ricerca clinica È l’ultima fase della ricerca scientifica. si tratta di sperimentazioni che coinvol-gono i pazienti per valutare l’efficacia di una nuova molecola, di un nuovo trattamento o di una nuova modalità di trattamento. I vantaggi di prendere parte a uno studio clinico sono: la qualità dell’assistenza ricevuta per la necessità di monitorare costantemente gli effetti

positivi e negativi del farmaco o del trattamento, ed essere tra i primi ad avere accesso a un trattamento medico innovativo.

La ricerca di baseIl Laboratorio lavora su progetti di ricer-ca che non hanno una ricaduta imme-diata ma che, attraverso la generazione di nuove teorie, forniscono le basi per ulteriori ricerche con ricadute applica-tive nel medio-lungo termine.

La ricerca applicata È quella ricerca originale svolta per ampliare le conoscenze, ma anche e principalmente allo scopo di una pratica e specifica applicazione.Il suo obiettivo primario non è l’avanza-mento della conoscenza teorica, bensì lo sfruttamento della conoscenza teorica già acquisita a fini pratici. È generalmente di tipo descrittivo e basata su precedenti ricerche di base.

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ConCorso Letterario

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gnato a Eliana Versolatto (operatrice Asl Biella) con il racconto “Sempre, soprattutto figlia”, a seguire Incoronata Romaniello (medico oncologo di Bor-gomanero) che ha presentato “Anche dal dolore può nascere un fiore” e Francesca Caracciolo (operatrice Asl Biella) con “Il regno di Serafina”. Resta invece anonimo l’autore del primo premio nella categoria “pazienti e care-giver” che ha presentato il rac-conto “Aspettando l’attesa. Quadri di un’esposizione al peggio”, dedicando il premio ad Adelia Bordignon, scom-parsa di recente «dopo quattro anni di malattia e di attese». Al secondo posto Johanna Ronco (Modena) con “Kit di sopravvivenza”, davanti a Romina Fantusi (Roma) con “Copertina rosa e capelli corti”. Assegnati anche due premi speciali: alla poesia “A due voci” di Silvia Polo (Gargnano del Garda) e alla testi-monianza corale “Voci e storie dal silenzio: parole di infermieri” curata da Isabella Gallo (Moncalieri).

riportiamo di seguito l’inte-ressante contributo di silvano Esposito, direttore de “Il Biel-lese” e membro della giuria del concorso letterario.

LA VITA COME UN OCEANO La vita delle persone può essere rap-presentata come un oceano, una grande distesa d’acqua sulla quale ognuno di noi percorre la propria traversata. Nell’oceano della nostra vita ci imbattiamo in cose meravi-gliose e straordinarie, così come può succedere di incorrere in una terribile burrasca. Parliamo della burrasca della malattia, che ci investe improvvisa-mente con una violenza inaudita e ci invita a rivedere e sospendere i programmi che avevamo fatto per la nostra traversata. Davanti a un simile terribile evento, quasi sempre ci ritroviamo naufraghi aggrappati alla speranza di una zattera improvvisata o stremati dopo avere raggiunto la

“Gim, paladino di un sogno”la forza e la bellezza della narrazione

Nelle foto le premiate Isabella Gallo, Eliana Versolatto, Incoronata Romaniello, Johanna Ronco, Francesca Caracciolo, Silvia Polo

I sostenitori del concorso Anteo, Associazione Lomonaco “Far pensare”, Agenzia Mondo Emozioni di Biella, Ceretti, Einau-di Biella, Fondazione Crb, Omar Ronda, Regione Piemonte, Vilma Camatti.Parole ed emozioni, parole e

voci, accompagnate dalla mu-sica. Parole che sono diventate racconti e racconti che sono

esperienze di vita. Venerdì 16 ottobre, nella sala convegni dell’ospedale di Biella, si è svolta la cerimonia di pre-miazione degli autori dei testi che si sono classificati ai primi posti del con-corso letterario “Gim, paladino di un sogno”, organizzato dalla Fondazione Tempia con la collaborazione dell’Asl di Biella. Ai saluti istituzionali da parte di Viola Erdini Tempia, copresidente della Fondazione Tempia, di Vincenzo Alastra, direttore della struttura com-plessa Formazione e Comunicazione dell’Asl Bi e direttore del concorso e di Angelo Penna, direttore sanitario di Asl Bi, è seguita la lettura di alcuni brani da parte di Gigi Mosca, attore e regista della compagnia teatrale “I vagamente instabili”, e di Andreana Ceresa, volontaria del gruppo di let-tori ad alta voce. Le note del piano di Emiliano Toso, biologo molecolare e ideatore del progetto Translation Music, hanno colorato di musica le pause della cerimonia, condotta dalla scrittrice Roberta Invernizzi.Il primo premio nella categoria “pro-fessionisti della cura” è stato asse-

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esorcizzarlo.Non si può dire che questo sia stato un modo originale di affrontare il con-corso, ma si deve capire che quando ti accade una cosa così terribile, oppure accade a persone a cui vuoi molto bene, può contribuire alla cura anche raccontare a qualcuno (anche solo alle pagine bianche di un quaderno) la propria esperienza. E, in alcuni casi, l’operazione è riuscita con risultati ap-prezzabili anche dal punto di vista stili-stico e per la capacità di rappresentare in profondità emozioni recondite, in altri casi raccontate in modo ripetitivo, quasi fossero un mantra per superare il momento di difficoltà.Diverso l’approccio di chi invece ha narrato la malattia di qualcun altro, soprattutto se si trattava di persone che si dedicano all’assistenza o al-la cura. In questo caso ha prevalso l’aspetto eroico, quasi epico della rappresentazione di queste persone. Per molti narratori che abbiamo letto, chi è affetto da una grave malattia e affronta con pazienza (anche se non sempre) il percorso lungo, incerto e

difficile della cura è sempre un eroe, un grande personaggio, a volte anche un superuomo.In questo caso la valutazione di eventi e persone può andare oltre le righe della corretta narrazione, ma è indub-bio il significato terapeutico che que-sta raffigurazione di fatti e persone può avere non solo sui malati con cui veniamo a contatto, ma con noi stessi, per esorcizzare, con l’esempio di figure forti, la paura di queste circostanze nel caso in cui giorno possano capitare anche a noi.In definitiva, tutti i “messaggi” trovati nelle bottiglie chiedevano a loro mo-do aiuto: per trovare coraggio, forza, capacità di affrontare la malattia per guarirne, ma anche di andare incontro con serenità e fermezza a un destino diverso. Da questo punto di vista, mi sento di affermare che grazie a “Gim paladino di un sogno”, nessun messaggio è finito in fondo al mare e nessun naufrago è rimasto solo sulla propria isola, anche se, alla fine, non tutti sono riusciti a comple-tare la loro traversata.

spiaggia di un’isola deserta.E come tutti i naufraghi ci sforziamo di trovare un modo per comunicare al resto del mondo dove siamo, per farci trarre in salvo e continuare la nostra traversata della vita fino al sicuro porto di destinazione. Nasce così il mito del messaggio dentro una bottiglia affidato alle onde del mare: un disperato tentativo di entrare in contatto con qualcuno che possa aiutarci, senza però alcuna certezza che esso possa davvero arrivare a destinazione.Avendo letto come giurato i lavori pre-sentati al concorso “Gim paladino di un sogno”, soprattutto quelli scritti da chi ha visto negli occhi la ferocia della malattia provandola sulla propria pelle, ho pensato a tanti messaggi infilati in una vecchia bottiglia e affidati alle on-de del mare della vita. Tanti messaggi di speranza, come di disperazione, di consolazione o sconforto, di gioia e tristezza.Per questo, come membri della giuria, ci siamo sentiti come l’equipaggio di un bastimento, che a un certo punto, incrociando una forte corrente, si fosse imbattuto in queste bottiglie e, traendola bordo, nel avesse letto i messaggi custoditi all’interno.Abbiamo ascoltato così le paure, le tri-stezze, le gioie, le angosce e le speran-ze dei naufraghi; abbiamo ascoltato le loro urla di dolore e ci siamo bagnati delle loro lacrime. Ma soprattutto abbiamo capito che, nello scrivere quel messaggio, molti di loro volevano ricostruire una realtà diversa e imporla a quella spietata della loro condizione di malati.Con questo spirito, quello di coloro che raccolgono un messaggio in una bottiglia arrivato dal mare, almeno per quanto mi riguarda mi sono accostato al ruolo di giudice.E come capita a chi legge questo tipo di messaggi così romanticamente af-fidati al destino, mi sono chiesto chi avesse scritto quanto stavo leggendo, che tipo di persona fosse e ho cercato anche di immaginarne l’aspetto. In verità più che veri e propri messaggi si è trattato di diari, che raccontavano un’esperienza terribile e complicata. Un modo per raccontare a sé stessi e anche agli altri il proprio calvario per

L’incontro tra la Fondazione Tempia e la struttura Complessa Formazione e Comunicazione dell’Asl di Biella si fonda sulla consolidata esperienza nell’ambito dell’universo della pa-tologia oncologica e sull’attenzione maturata ed espressa nei confronti delle “medical humanities” e degli approcci narrativi nella pratiche di cura e di formazione. Il concorso letterario “Gim, paladino

di un sogno”, che lega la condizione di malattia alla narrazione, ha coinvolto a livello nazionale pazienti, familiari, medici, infermieri,care giver e volon-tari, che, attraverso la scrittura, hanno fatto sentire la loro voce, raccontan-do la malattia come esperienza di vita testimoniando l’esistenza di un mondo costruito sul lavoro di cura e del prendersi cura, nella quotidianità, delle persone ammalate di tumore.

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L’evento si è concluso in serata, al teatro Giletti, con una conferenza a scopo divulgativo e promozionale sulle attività svolte dal Fondo Edo Tempia e dalla Fondazione Tempia sul territorio biellese e vercellese (progetti di prevenzione, di diagnosi precoce e di screening e sviluppo di progetti di ricerca scientifica di base e applicata) introdotta da Viola Erdini Tempia (co-presidente), Pietro Presti (diret-tore generale) e Paolo Bagnasacco (direttore sanitario). È stato illustrato il servizio di trasporto

dei malati oncologici, un importante e prezioso sostegno alle famiglie dei pa-zienti e ai pazienti stessi. Le volontarie, al termine della serata, hanno rivolto un ringraziamento particolare a Maria Teresa Guido (vice presidente del Fondo) che le ha sostenute e aiutate nel loro percorso di volontariato.La serata è stata poi allietata con un coinvolgente balletto del gruppo delle alunne della scuola di danza Arabe-sque (sede di Ponzone). Il Fondo ringrazia ruggero Coltro per aver realizzato il Dvd dell’evento.

Nella foto Viola Erdini Tempia e Paolo Bagnasacco durante la conferenza serale tenutasi al teatro Giletti di Ponzone. In alto il gruppo delle volontarie con il dottor Schepis.

La volontà, la tenacia e l’entusia-smo delle volontarie sono stati gli ingredienti fondamentali per l’inaugurazione a Ponzone, in

piazza XXV Aprile, della nuova sede del Fondo Edo Tempia, avvenuta a fine gennaio. In contemporanea all’a-pertura della sede, è stata consegnata alla delegazione territoriale un’auto da utilizzare per il servizio di trasporto dei malati oncologici, acquistata con i proventi derivati dalle attività dei vari gruppi delle volontarie del Fondo Edo Tempia.

inaugurata a Ponzone una sede del fondo edo tempia, donata dalla famigliaSchepis

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ConsigLi di Lettura

di squali, Candito si immerge nella piscina del palazzo in cui abita. Per lui, atleta dilettante che da giovane si era distinto in diverse discipline, le venticinque vasche a stile libero sono la prova che la malattia non lo sta annullando. La fatica, l’angoscia, la rabbia che prova, rappresentano il fantasma dell’impotenza e della so-praffazione del tumore sul suo cor-po. Ma lui non cede. Ridiscende in acqua e dimostra prima di tutto a se

stesso che “l’energia della volontà sa travolgere ogni impedimento, che, se davvero vuoi, non ti è impossibile nulla… Poi dissi a me stesso: ora fagli vedere tu, al tumore, chi sei, e fagli capire quello che dovrà subire da te se pretenderà di batterti”. Si ributta in acqua e nuota per 55 vasche, una dopo l’altra, senza mai fermarsi, come a volersi mangiare il mondo, con quella forza, quell’energia vitale, quel vigore che gli serviranno per superare i momenti più difficili.Anche se un fantasma lo accompa-gna sempre, giorno e notte, silenzio-so ma presente, ossessivo, piantato come un’erba che non puoi estirpa-re, lo scrittore riacchiappa brandelli della sua vita passata per ritrovare la felicità di un’identità perduta, il desiderio di vita. Soprattutto nelle notti passate a occhi aperti, mette in pratica una prodigiosa terapia, una sorta di autocura da cui ricavare una carica, una spinta vitale. Il suo cervello mette in corso una difesa vitale che lo protegge dalla durezza dell’esperienza della malattia, come già da quella della guerra.La lezione che ci insegna questo libro sta anche “nell’esplorazione di un terreno nuovo, quello del prezioso supporto della volontà del malato, elemento da valutare con maggiore attenzione e da sviluppare nella sua complessa potenzialità”.Nuotare fino allo sfinimento, con-tando con fatica le vasche di quella piscina, rimane “il segno fuori dal tempo che la forza che abbiamo dentro di noi è una risorsa straordi-naria per il contrasto alla minaccia potente della morte. Il futuro lo confermerà”.

Mariella Debernardi

Capita raramente di leggere un libro e aver voglia subito dopo di abbracciare forte forte l’autore. A me è suc-

cesso dopo aver divorato le duecen-to pagine di “55 vasche. Le guerre, il cancro e quella forza dentro” edito da Rizzoli. Qui Mimmo Candito, giornalista de ‘La Stampa’, non narra solo le guerre, le popolazioni e le terre straziate dai bombardamenti. Accanto al ricordo di tanti momenti tragici e difficili lo scrittore analizza i giorni legati al tumore che gli ha invaso il polmone. “Lilenbaum mi aveva detto che ne sarei morto, che non avevo speranze, che comunque non mi facessi illusioni”. Invece Can-dito si ribella alla diagnosi infausta, aggrappandosi a “una dimensione oscura ma dentro cui potevano farsi valere forza, carattere, desideri, vo-lontà, come variabili di un intervento che, per il resto, veniva affidato esclusivamente alle terapie della medicina”. Perché esiste una relazio-ne affascinante e ancora largamente misteriosa tra i nostri comportamen-ti e il ruolo che esercita su di loro l’immenso potenziale del cervello. Se lo scrittore è riuscito a scampare a mille proiettili, agli agguati, alla durezza dei campi di battaglia, a tanti momenti che richiama alla mente nei tempi lunghi della chemio e della radio, della debilitazione e della spe-ranza, perché non mettere in atto quella stessa forza, che l’ha aiutato a tornare ogni volta a casa dalla moglie Marinella, per combattere e vincere l’alieno che vuole impossessarsi del-la sua vita e ridurlo come suo padre, morto di tumore quando Mimmo era ancora adolescente?E così una mattina, sotto il cielo az-zurro di Miami, davanti al mare pieno

“55 vasche. le guerre, il cancroe quella forza dentro”

Mimmo Candito analizza non solo

le guerre ma anche i giorni legati al

tumore che gli ha invaso il polmone

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prevenzione a tavoLa

le lenticchie,la “carne dei poveri”Fino a qualche decennio fa ci si ammalava meno di tumore, malattia che oggi è purtroppo molto diffusa nei Paesi occidentali; è opinione largamente condivisa tra gli studiosi che tra le cause dell’au-mento del numero di malattie neoplastiche vi sia il cambiamento delle abitudini alimentari e dello stile di vita. Lo scopo di questa rubrica è di fornire al lettore qualche idea per mangiare sano ma

senza dover rinunciare al gusto, riscoprendo la tradizione mediterra-nea che resta sempre la miglior proposta alimentare.

Le lenticchie contengono una buo-na percentuale di fosforo, potassio e ferro, sono facilmente digeribili e non contengono né grassi né colesterolo; un’altra proprietà delle lenticchie è che non contengono glutine e sono quindi da considerarsi un ottimo alimento per i celiaci. Sono ricche di fibre alimentari,

Le lenticchie, per tradizione, rap-presentano un simbolo di fortuna e di ricchezza tipi-

co delle feste natalizie e soprattutto del cenone di capodanno, ma oggi vogliamo proporvi tanti buoni motivi per consumarle tutto l’anno.Come tutti i legumi, le lenticchie sono ricche di proteine vegetali e per questo motivo rappresentano una valida alternativa agli alimenti di origine animale; possono quindi essere consumate come secondo piatto in sostituzione della carne o del pesce.

quindi ottime per regola-rizzare l’intestino e a te-

nere sotto controllo il co-lesterolo. Le lenticchie sono

considerate tra i legumi quelli contenenti maggiori proprietà

antiossidanti e, insieme all’alto contenuto di isoflavoni, rap-

presentano un ottimo alleato nella prevenzione di alcune forme di tumore con tutti i benefici che ne conseguono per la salute.In ultimo, l’assunzione di lentic-chie, ha la proprietà di rallentare l’assorbimento dei carboidrati da parte dell’organismo: lo zucchero proveniente dalla digestione vie-ne assorbito dall’organismo molto lentamente così da evitare picchi di glicemia.

LA RICETTA

MINESTRADI FARRO E LENTICCHIE

INGrEDIENTI360 g di lenticchie rosse decorticate, 100 g di far-ro, 50 g di orzo, 1 fetta di cavolo verza, 1 carota, 1 cipolla bianca, 1 gambo di sedano, 1 C. di olio ex-

travergine, 1 C. di prez-zemolo, q.b. sale marino e spezie

sciacquate accurata-mente i chicchi di cereale più volte in acqua fredda e lasciateli in ammollo. Lessate il farro e l’orzo in due parti abbondanti d’acqua e un pizzico di sale. Tagliate le verdure a pic-coli dadini. In una pento-la versate un cucchiaio di

olio, unite le spezie e fate sudare qualche minuto la dadolata di verdure. Aggiungete acqua calda a coprire e unite le len-ticchie. Coprite e cuocete per 40 minuti. Aggiustate di sale, versa-te nella zuppa il cereale cotto, il prezzemolo e mescolate. Fate riposare qualche minuto prima di servire ai vostri commensali.

rUBrICA A CUrA DI:

AngelicA MercAndino coordina-trice dei progetti di alimentazione del Fondo Edo Tempia.giovAnni Allegro chef di cucina naturale, insegnante a Cascina rosa presso l’Int di Milano, insegnante per i progetti Diana in tutta Italia. Collabora da anni con il Fondo Edo Tempia.

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alimentazione, spegnere la sigaretta, riscoprire la bellezza di fare passeggia-te, lasciare andare lo stress e le ansie.E proprio sul tema dell’alimentazione la Fondazione Tempia ha organizzato martedì 8 marzo, in occasione della festa della donna, nella sala soci coop di Biella, un corso di cucina dimo-strativo, “Donne per le donne. Come prevenire il tumore al seno mangiando con gusto”, a cura della dottoressa Adriana Paduos (chirurgo senologo) e della chef Marta Foglio (consulente di cucina naturale - Nella foto in alto). “Diminuire il consumo di proteine animali sarebbe già un grande passo nell’ottica di uno stile di vita sano e corretto – ha spiegato la dottoressa Paduos. L’uomo è un animale abitu-dinario: cambiare dieta gradatamente, limitando grassi e proteine animali e prediligendo cereali integrali, legumi

e vegetali (freschi e di stagione), è vantaggioso per la salute e per la prevenzione delle malattie. Le raccomandazioni Wcrf (Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro) riassumono perfettamente le linee da seguire: mantenersi snelli e fisi-camente attivi, limitare il consumo delle bevande zuccherate e di quelle alcoliche, limitare le carni rosse e pre-diligere cereali integrali, legumi, frutta e verdura. E soprattutto non fumare”. Marta Foglio, fondatrice del progetto Foodopia (www.foodopia.it), ha ricor-dato che “ricreare il giusto equilibrio tra la nostra alimentazione e il nostro benessere è fondamentale. Riscoprire i sapori, le proprietà e come combina-re gli ingredienti è la chiave per una vita sana e per un funzionamento ottimale del nostro organismo”.

Angelica Mercandino

“Donne per le donne” è un messaggio impor-tante per la Fondazio-ne Edo ed Elvo Tempia

che da sempre mette la donna al cen-tro: dai programmi sanitari alle attività ricreative e socializzanti per i benes-sere psico-fisico, la Fondazione ha riservato, in questi 35 anni di attività, grande attenzione alle donne, dando voce e corpo a un bisogno sempre più diffuso, quello di aver cura di sé. Fino a qualche decennio fa ci si am-malava meno dei tumori che oggi sono più frequenti nei nostri Pae-si Occidentali: polmone, mammella, prostata e intestino. Si stima che nel mondo, ogni anno, si ammalino di cancro circa 10 milioni di persone. Di queste, almeno il 30%, avrebbe po-tuto evitarlo. Sarebbe bastato vivere in maniera diversa, cambiare il tipo di

Come prevenire il tumore al seno mangiando con gusto “Donne per le donne”: un corso di cucina dimostrativo con Adriana Paduos e Marta Foglio per imparare ad avere cura di sè anche a tavola

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Knitting: lavorare a maglia per controllare l’ansia

È stato attivato, nel mese di dicembre, il corso di lavoro a maglia presso il day hospital di oncologia dell’ospedale di Biella.

Grazie a Banca Sella sede Centrale di Biella, che lo scorso anno ha concesso gli spazi per il mercatino di natale per la raccolta fondi, al Comune di vigliano Biellese che ha devoluto il ricavato della passeggiata ludico-motoria dell’8 marzo e alla Pro loco di vigliano, è stata possibile l’attivazione di questo progetto.Con il supporto dei volontari del fondo edo tempia e della fondazione Clelio angelino e alla presenza di un’insegnante, i pazienti e fa-miliari che lo desiderano possono trascorrere il periodo di attesa lavorando a maglia.

l’associazione Gomitolo rosa onlus è stata fondata a Biella nel 2012. molti passi sono stati compiuti in questi anni, un percorso che parte dalla promozione, diffusione e creazio-ne di gruppi di lavoro a maglia in ospedali, in luoghi frequentati dai pazienti e dai loro famigliari e in tutte le strutture che offrono strumenti per alleviare la tensione a chi, in un modo o nell’altro, si trova a dover fronteggiare stati d’ansia. il progetto parte dal presupposto che il knitting abbia valore terapeutico sotto il profilo psicofisico e sociale.tutto questo anche attraverso la valorizzazio-ne della lana autoctona, in particolare del suo recupero e della sua tracciabilità.

Marisa Cortinovis Pubbliche relazioni Gomitolo Rosa

[email protected]

La bella iniziativa di Gomitolo rosa in corso all’ospedale di Biella32

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già da alcuni anni dal Fondo Edo Tempia sia nelle scuole che all’inter-no del Progetto Bambini (quest’anno con un nuovo gruppo presso l’ASL di Cossato), in quanto sempre più studi e ricerche scientifiche confermano che, grazie alla pratica dello yoga, il corpo diventa più forte e agile e, con l’attenzione posta sul respiro, si ottengono benefici fisici e mentali: miglioramento del ritmo circola-torio, più efficiente ossigenazione dei tessuti, mente più calma e più concentrata.Per queste ragioni e per la proficua esperienza di questi anni, nella gior-nata di martedì 16 febbraio sono state organizzate due sessioni di yo-ga rivolte ai bambini della Pediatria del nostro Ospedale, presenti negli ambulatori come nel Reparto.

Un piccolo gesto, ma che ci augu-riamo rappresenti un momento di serenità per i bambini che vi hanno preso parte e un nuovo passo verso sempre una più grande collabora-zione fra i diversi Servizi dell’ASL di Biella e la Fondazione Tempia.

Isabella Graziola

Molteplici sono le attività organizzate sul territorio nazionale, come il con-sueto lancio di palloncini

indetto da Fiagop (Federazione Ita-liana Associazioni Genitori Onco-ematologia Pediatrica) che unisce simbolicamente tutta Italia in un messaggio di supporto e impegno nella cura della malattia.Quest’anno il Fondo Edo Tempia ha scelto di partecipare all’iniziativa portando una testimonianza con-creta della sua presenza sul territo-rio, dedicando una delle sue attività ai piccoli pazienti del reparto di Pediatria dell’Ospedale di Biella.Dal 2009, infatti, il Fondo Edo Tem-pia mette a disposizione delle fami-glie, quando ad ammalarsi è un figlio o un genitore, il Progetto Bambini.Progetto che offre un supporto a bambini ed adolescenti attraverso progetti educativi, percorsi di artete-rapia per l’elaborazione della malattia o del lutto, progetti di psicomotricità a scuola, gruppi di yoga, trasporti, e che sostiene i genitori dedicando loro uno spazio di ascolto psicologico. Fra queste attività, in linea con le recenti linee guida nazionali e inter-nazionali che vogliono un approccio olistico alla patologia e alla sua cura, quindi attento a tutte le dimensioni della persona, è stato scelto lo yoga. Questa iniziativa si inserisce nel pro-gramma proposto dalla Fondazione Tempia in occasione della Giornata Mondiale contro il cancro, celebrata il 4 febbraio, sul tema della medi-tazione come cura complementare in ospedale per i malati oncologici, affrontato durante la conferenza e il seminario tenuti da Gioacchino Pagliaro, massimo esperto sull’ar-gomento. Lo yoga per bambini viene promosso

Progetto Bambini

Il 15 febbraio di ogni anno in Italia e nel Mondo ricorre la quattordicesima Giornata Mondiale Contro il Cancro Infantile, giornata dedicata non tanto a ricordarci l’esistenza della malattia e la necessità di sconfiggerla, ma a parlarci dell’appassionato impegno di medici, operatori sanitari, volontari e famiglie nel garantire la salute, una buona qualità di vita e il sostegno ne-cessario a bambini e adolescenti affetti da patologia tumorale.

Il Progetto Bambini nel 201559 Percorsi (educativi, arte-terapia, supporto psicologico, yoga e trasporti) attivati49 Minori e famiglie affiancati1600 Ore dedicate ai Servizi del Progetto

Dal 2009 accanto a 176 mi-nori e famiglie biellesi

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Lotteria benefiCa

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Avvenimentia cura di Ivana Ramella

NON DARE NULLA PER SCONTATOÈ la riflessione adottata sulla coper-tina del catalogo di Contaci 2015, mostra-convegno che si è tenuta a Biella, a Città Studi, e che è stata organizzata, con la collaborazione di altri enti, dall’Associazione Emanuele Lomonaco Far Pensare. L’argomento trattato riguardava l’ambito oncologi-co ed era rivolto a pazienti, famiglie, curanti, associazioni, enti, per pro-porre soluzioni e dichiarare guerra al cancro. Un’assemblea alleata contro un nemico sempre in agguato. Un nemico subdolo, che non guarda in faccia a nessuno. Non conosce distin-zioni di sesso, di età e sembra refrat-tario anche alla ricerca, nonostante i progressi raggiunti. Dai numerosi relatori, giunti da ogni parte d’Italia, è emersa la necessità di supportare la terapia medica con altri aspetti, non secondari , che coinvolgono la sfera psico-emotiva del paziente. Farsi raccontare, ascoltare, creare empatia, e soprattutto sorridere. Il sorriso è panacea in molte situazioni: costa

poco e rende molto, e predispone al dialogo e alla speranza.Mario Alberto Clerico, direttore di-

partimento di Oncologia dell’Asl di Biella, nel suo intervento ha parlato del progetto T.O.C.C.O, che suggeri-sce di mettere in contatto, ai primi so-spetti della malattia, tramite internet, il medico di famiglia con l’oncologia. Una sinergia aggiornata, in qualsiasi momento, durante la fase di cura.Patrizia Tempia , direttore del diparti-mento di Psicologia clinica dell’Asl di Biella, ha sottolineato l’importanza del rapporto di assoluta fiducia che si deve instaurare con il paziente che sente il bisogno di raccontare fram-menti di vita per cercare aiuto.simona Tempia, presidente del Fon-do tempia, e Pietro Presti, direttore generale, hanno presentato le nume-rose attività dell’associazione: dalla prevenzione alla ricerca, passando per il supporto terapeutico. Un’atti-vità nata per volontà di Elvo Tempia e che opera sul territorio da quasi 35 anni. Da non dimenticare la parteci-pazione dei cittadini che con il loro contributo sostengono le attività del Fondo Tempia. Per concludere: affiliamo le armi tutti insieme, forse, prima o poi, potremo cantare vittoria. Finalmente!

Con Legge Regionale 24 di-cembre 2015, n. 27, è sta-ta disposta l’Istituzione del nuovo Comune di Campiglia Cervo mediante fusione dei Comuni di Campiglia Cervo, Quittengo e S. Paolo Cervo con decorrenza 1 gennaio 2016.

Per effetto della fusione ter-ritoriale a far data dal 1° gen-naio 2016 i vecchi Comuni di Campiglia Cervo, Quittengo e S. Paolo Cervo sono da rite-nere estinti con conseguente decadenza dei rispettivi Orga-ni di Governo. Al fine di con-sentire l’avvio del nuovo Ente

locale e la regolare erogazione dei servizi alla cittadinanza, è stato nominato Commissario per la provvisoria gestione del neo istituito Comune di Campiglia Cervo il Vicepre-fetto Aggiunto Cristina Lanini, Capo di Gabinetto della Pre-fettura di Biella.

Il Commissario prefettizio esercita i poteri del Sindaco, della Giunta e del Consiglio dal 1 gennaio 2016 fino all’in-sediamento degli Organi di Governo e, fino all’elezione degli Organi, è coadiuvato da un Comitato Consultivo formato dai Sindaci originari.

IL VICEPrEFETTO AGGIUNTO CrIsTINA LANINI NOMINATA COMMIssArIO DEL NEO IsTITUITO COMUNE DI CAMPIGLIA CErVO

“Non tutto ciò che può essere scontato

conta e non tutto ciò che conta può essere scontato”

A. Einstein

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Biella Letteratura e Industria

TrUFFE AGLI ANZIANI: PrEFETTUrA, FOrZE DI POLIZIA E CONFArTIGIANATOUNITE PEr LA PrEVENZIONE E IL CONTrAsTO

Chi avrebbe mai detto che sarebbe giunto alla quattordicesima edizione, quella di quest’anno, valicando confini di un terri-torio vocato prevalentemente al tessile? Un’eccellenza che lasciava poco spazio ad altre espressioni, tanto meno alla letteratu-ra. Invece, l’idea che frullò ostinatamente nella testa degli ideatori, trovò consenso tanto da creare un Premio internazionale. Questa è la conferma che la fortuna aiuta gli audaci. Per i lusinghieri risultati onore al merito a Pier Felice Pellerey (direttore di Città studi), Paolo Piana (presidente del premio) e Pier Francesco Gasparetto (presidente della giuria)

I VINCITORI DEL PREMIO Vincitore Alessandro Perissinotto con “Coordinate d’Oriente”. L’opera ci tra-sporta nel mondo new economy, con una rilettura in forma utopica sul tema della delocalizzazione delle aziende, della globalizzazione dell’ecologia trascurata e dello sfruttamento del lavoro. Danilo Craveia con il premio speciale della giuria per il saggio “Bocia”, struggente spaccato sullo sfruttamento minorile nel Biellese fra Ottocento e Novecento. Allo scrittore e traduttore inglese Tim Parks è stato consegnato il premio per la miglior opera straniera: “Coincidenze: sui binari da Milano a Palermo”, racconto della sua esperienza di viaggiatore in treno. Un autore vince due premi, quello della giuria e quello del social Contest. E’ Mi-chele Marziani con “Umberto Dei: bio-grafia non autorizzata di una bicicletta”. Il racconto cattura con la storia di una vita che potrebbe essere vissuta anche da noi. La bicicletta è un veicolo ritornato così attuale da far dire spesso “stai attento alla bicicletta” e farci venire la voglia di inforcarne una e immergersi nella natura.Per il concorso riservato alle scuole supe-riori “ Verso nuove imprese”sezione videoPrimo premio a Giada Moretti con “Healty for the future”.secondo premio: “Giovani con voglia di fare”, autori Federica Bazzani, Alessia Biagi, Pier Giulio Comello, Martina Grasso e Matteo Zanone.sezione testo scrittoPrimo premio a Beatrice Perla con “L’idea non ha padrone”secondo premio a Margherita Giordano con “Quando è la natura ad indicare la via”

Nell’ambito della campagna di sensibilizzazione voluta dal Ministero dell’In-terno in partnership con l’Associazione Nazionale Anziani e Pensionati di Confartigianato, per contrastare il fenomeno in crescita delle truffe agli anziani, la Prefettura di Biella si è fatta promotrice e coordinatrice di un’im-portante iniziativa che coinvolge il territorio biellese.D’intesa con le Forze di polizia e con la partecipazione di Confartigianato e Anap di Biella è stato programmato un ciclo di incontri con la popolazione an-ziana da tenersi nei principali comuni della provincia, nei locali individuati su indicazione delle Amministrazioni comunali e, eventualmente, le parrocchie.L’iniziativa, che si propone di avvicinare un importante segmento della popolazione particolarmente vulnerabile a tali reati, nasce dall’esigenza di aumentare il livello di informazione dei cittadini, soprattutto coloro che, anche a causa dell’ età, vivono in situazioni di marginalità e solitudine nella consapevolezza che la vecchiaia non è un di disvalore ma un patrimonio da tutelare.Di qui la necessità di diffondere messaggi efficaci per l’attuazione di mecca-nismi di autodifesa e di interazione con le Forze di polizia.Quanto sia fondamentale dare informazioni è stato colto dagli Amministratoli Locali che, condividendo l’importanza di diffondere utili consigli per evitare i truffatori, hanno aderito con entusiasmo all’iniziativa programmata, dimo-strando grande attenzione e sensibilità per la tutela del territorio.L’iniziativa è stata presentata in una conferenza stampa svoltasi in Prefettura l’II dicembre u.s., alla quale harmo partecipato i vertici delle Forze di polizia e il rappresentante di Confartigianato e Anap di Biella.Il primo incontro si è tenuto presso il Comune di Biella al Centro Anziani Vernato durante il quale, dopo la proiezione di un filmato dedicato all’argo-mento, il Questore, il Comandante della Compagnia dei Carabinieri di Biella e il Comandante Provinciale della Guardia di Finanza si sonoconfrontati con i numerosi anziani che hanno partecipato con vivo interesse alla manifestazione.L’incontro è stato anche l’occasione per annunciare che le iniziative a tutela degli anziani proseguono negli altri, numerosi comuni che hanno aderito all’iniziativa.

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circonda, il cuore batte all’impazzata, un sorriso aleggia sul vostro viso. D’un tratto un’entità superiore si av-vicina, ha grandi ali di un bianco ma-dreperla, capelli argentati e brillanti occhi blu ghiaccio, portali eterici di un universo fatato. Vi sorride amabilmen-te, prende la vostra mano e vi conduce dove tutto ha avuto inizio. Vi ritrovate all’interno di un cubo di ampie dimen-sioni in cui ciascuna parete è dipinta con una diversa tonalità di bianco: bianco luna, bianco schiuma, bianco alpino, bianco neve, bianco nuvola e bianco coniglio. I colori presentano sfumature e contorni riconoscibili uni-camente nel mondo in cui siete stati

condotti. Il vostro corpo non sottosta più alla forza di gravità, e ben presto vi rendete conto che potete muovervi in qualsiasi direzione, non vi è un sotto, né un sopra, né un là, né un qua. Tutto è nel qui-e-ora, immerso nell’inconscio sfuggevole di un ricordo ancestrale. Il bianco delle pareti annulla la vostra visione, cubo colossale dai colori can-gianti. Tutti i punti di riferimento sono invisibili spazi di un etere cristallizza-to. Un leggero disorientamento vi fa barcollare al centro della stanza. A un tratto vedete comparire sei porte, una per ogni lato. A ciascuna corrisponde un colore dell’arcobaleno. La vostra testa è in

il terzo orecchio e le porte dell’arcobaleno“Tutte le domande che vi siete posti contengono già le risposte che state cercando”

Immaginate di svegliarvi in un luogo incantato immerso nella natura, un bosco dove alberi maestosi danno riparo ad uccellini dai colori sgar-

gianti, i cui canti sprigionano nell’aria un suono armonico che vi accarezza dolcemente. Entrate nella nuova realtà con ogni parte del vostro essere e chiudete gli occhi per vedere la magia della nuova dimensione. Una pioggia sottile disegna spirali nell’etere mentre un profumo di sottobosco aleggia nel-lo spazio-tempo cospargendo soavità che si eleva fino alle nuvole, serafici cuscini del mondo di sopra. D’un tratto il sole illumina la volta celeste e una pace serena vi invade all’improvviso. I pensieri tacciono, come sottili rigagnoli fluiscono nell’acqua di un torrente alle cui sponde brillano pepite d’oro, raggi di un sole che risiede all’interno della Terra. Incominciate a passeggiare avanzando con stupore e tutti i vostri sensi, di colpo, vibrano armonica-mente in contatto con il Tutto che vi

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altri per conoscere la risposta, si va dall’oroscopo fino ad arrivare alla fi-gure religiose, passando per psicologi e amici. Siamo in costante bisogno di sicurezza, una sicurezza effimera perché le risposte non si trovano mai all’esterno. Esse risiedono nel nostro più intimo Sé e per giungere ad esse occorre imparare un’arte da tempo dimenticata: l’arte dell’ascoltarsi. Se il vostro intento è portare alla luce

le risposte alle domande che vi ponete giorno dopo giorno e penetrare pro-fondamente nel vostro Cuore dove ri-siedono le Verità, vi interesserà sapere che presso la Fondazione Edo Tempia, ogni venerdì dalle ore 17.30 alle 18.30, il professore Domenico Basanisi pro-pone un percorso di sviluppo interiore, esplorando le tematiche dell’Anima. Insegnamenti morali che hanno come base l’amore, la compassione, l’inte-grità, il bene comune, la pazienza e la determinazione vengono trasmessi per promuovere l’Unità nella diversità e avvicinare ciascuno dei presenti alla propria essenza spirituale. Temi che assillano l’uomo come il timore della morte, la paura e la sofferenza sono trattati con grande forza e prontezza di spirito per innescare un cambiamento di prospettiva che conduce il presente a riflettere su tali tematiche, affrontate da ciascuna religione e credenza, con spirito nuovo e rinnovato vigore. Ed ora che vi trovate nella stanza bianca, avete intenzione di aprire le porte dell’arcobaleno?

Irene Belloni

un turbinio di pensieri. L’entità vi fa sedere, nei suoi occhi dimora l’armonia dell’universo. Un senso di piacere e calore dilata il vostro cuore. Di colpo l’entità incomincia a parlare con to-no soave, spiegandovi il motivo del vostro incontro. Il suo scopo è darvi l’opportunità di conoscere la risposta a sei vostre domande, permettendovi di entrare in ogni porta dell’arcoba-leno dopo ogni quesito per scoprire da voi la risposta. Dietro ogni porta si nasconde la dimensione che vi con-durrà a comprendere le verità dietro alle quali si nascondono i dubbi della vostra esistenza. Quali sono le domande alle quali vor-reste trovare risposta? Quali verità vorreste conoscere di primo acchito? Quali dimensioni visitereste?Non c’è giorno che passi che non siamo assaliti da domande che riguar-dano il nostro vissuto, quesiti che comprendono il lavoro, la famiglia, le relazioni, la salute, la religione, la poli-tica e motivi più filosofici che talvolta mettono in discussione ogni momento che viviamo. Siamo soliti affidarci agli

La dottoressa Irene Belloni

In margineal GiubileoFrANCEsCO D’AssIsI E LE OPErE DI MIsErICOrDIA

Nell’anno giubilare della miseri-cordia, voluto da papa France-sco, il visitare la testimonianza di Francesco d’Assisi è trovare un significato di alto respiro spirituale. Le sette opere di misericordia “corporali”, dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati, ospitare i forestieri, vestire gli ignudi, assi-stere gli ammalati, visitare i car-cerati, seppellire i morti, hanno un eco di risposta nella vita del santo di Assisi. Le parole stesse di Francesco, quindi sua stessa voce, quando dice che “i signor stesso mi condusse tra i lebbro-si e usai con loro misericordia” ci introducono a comprendere come stia cambiando la sua esistenza in una condivisione

di vita con gli ultimi. Da una vita agiata di nobiltà e ricchezza sceglie gli ultimi afflitti da ogni genere di povertà. Non sceglie la povertà, ma i poveri in una concreta compassione verso la gente in difficoltà. Tornando alle opere di misericordia così come le ha vissute Francesco d’Assisi è sicuramente di rilievo il dar da mangiare agli affamati. Di famiglia borghese France-sco rinunciò ai beni paterni e fu costretto a vivere povero e solo. Ebbe amicizie con famiglie agiate del suo tempo che dava-no da mangiare a tanti poverelli e condivise sicuramente il pane con tanti meno abbienti, ma con il pane per sfamarsi diede anche il pane che nutre l’uomo in profondità ed è quello che esce dalla bocca di Dio. seppe far dono dell’acqua e quindi “dar da bere agli assetati” in quel sublime inno di lode alla creatura utile “et humele et pretiosa et casta”. Qui papa Francesco nell’Enciclica Lau-dato si’ ha ribadito l’accesso all’acqua potabile e sicura come “diritto alla vita fondato nella sua inalienabile dignità” (n.30).

Unisco a considerare le due opere di misericordia “ospitare i forestieri” e “visitare i car-cerati”. Nei Fioretti Francesco accoglie il soldano di Babilonia e lo converte alla fede cristiana e presta soccorso a quanti si trovano nei ceppi. E’ una provo-cazione forte per noi moderni che fatichiamo a dare spazio a quanti bussano alle porte delle nostre città e a quanti invocano una giustizia giusta... Non certo di minor rilievo è “vestire gli ignudi”. sappiamo del gesto che fece dinanzi a suo padre spo-gliandosi sulla pubblica piazza. Francesco dichiara che occorre vestirsi di Cristo, per usare un’e-spressione di san Paolo, e cioè gli uomini saranno felici solo indossando delle stigmate. Un amore anticipato nell’incontro con il lebbroso dove troviamo l’opera “assistere gli ammala-ti”. Francesco non andò di sua spontanea volontà dai lebbrosi che albergavano luoghi infelici della città medievale, ma spin-to dall’alto. Ecco come il suo biografo Tommaso da Celano tratteggia questo incontro “Un giorno gli si parò innanzi un leb-

broso: fece violenza a se stesso, gli si avvicinò e lo baciò. Da quel momento decise di disprez-zarsi sempre di più, finché per la misericordia del redentore ottenne piena vittoria” (Fonti Francescane 593). In ultimo “seppellire i morti”. Basta ricordare ancora una vol-ta dal Cantico delle Creature la lode per “sora nostra morte corporale da la quale nullu ho-mo vivente po skappare” per ritrovare una possibile riconci-liazione con il dramma ineludi-bile della condizione umana e dove ancor sempre è richiesto rispetto e dignità. Abbiamo così percorso una veloce carrellata con Francesco d’Assisi dove si possono ritrovare elementi per fare della misericordia non un gesto di beneficenza, ma di vera condivisione. La Chiesa di via Marconi dedicata a san Francesco, a due passi dal Fon-do Edo Tempia, diventi luogo di riscoperta di autentici itinerari di umanità per un servizio di maggior partecipazione a tante fragili situazioni di vita.

Don roberto Lunardi

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proprietari delle risaie nei lavori agricoli, come manodopera gratuita in cambio del vitto, ma nella condizione di pri-gionieri. Dopo l’otto settembre furono liberati ed aiutati a scappare in Svizzera. Le loro storie sono state raccontate da Giorgio Nascimbene in un prezioso libro, fondamentale per la comprensione del fenomeno dell’internamento, dal titolo - Prigionieri di guerra - edito dalla Società Operaia di Mutuo Soccorso di Villata (VC) nel 2004.La naturale via di fuga verso la libertà nel Paese neutrale passava dai colli alpini come quello del Monte Moro che da Macugnaga scende nella valle della Sa-as, ma prima di arrivare lì c’erano da at-traversare le valli del Lys, del Cervo, del Sessera, la Valsesia. In tutti questi posti diversi fuggitivi invece si fermarono per “dare una mano” ai Partigiani locali per ripulire e bonificare questi posti dal fascismo e dal nazismo. Non fu un aiuto gratuito, purtroppo, in quanto vi persero la vita nel solo Biellese ben quattordici di queste persone, morte per un Paese che li aveva perseguitati fino a poco tempo prima. Sei furono trucidati al Ponte della Babbiera, due a Mosso (di cui vedremo dopo), due a Salussola, mentre Leslie Parker morì a Torrazzo, dove era stato trasportato dopo il feri-mento subìto ad Issime, in valle del Lys. Il suo nome fu dato ad un Battaglione operante nella Serra. Altri tre trovarono la morte a Canisei, dove ritorniamo per proseguire il nostro racconto.Qui infatti si vide la barbarie di cui erano capaci i militi del del Battaglione “M” della Guardia Nazionale Repubblicana composta non da tedeschi, notate bene, ma da soli italiani, che all’alba del 24 aprile del 1944 salirono lassù dalla valle di Andorno su indicazioni di una spia, e troncarono brutalmente nel sangue una storia che la comunità di Tavigliano ha

ricordato ancora fino alla morte degli ultimi testimoni, e che noi vorremmo non si perdesse fra il muschio di quelle vecchie pietre. Citiamo un nome solo fra gli ultimi testimoni viventi, ed è quello di Sergio Virgulto della Sella, di cui è stata raccolta una testimonianza scritta. La storia dell’aiuto fornito dalla comu-nità è una storia di cui abbiamo bisogno ancora oggi, ricca di umanità e di solida-rietà, fatta di salite con il cibo, con abiti, con medicine, addirittura portati, come ricorda il Sindaco Gino Mantello, con l’aiuto di un cavallo, a cui, per garantire l’invisibilità, o, meglio, l’inudibilità, veni-vano avvolti gli zoccoli con degli stracci e paglia perché orecchie indiscrete e traditrici non potessero recare danno. Ma non sempre le buone intenzioni riescono, e nemmeno questo cavallo col silenziatore, unica arma di un popolo disarmato, riuscì nell’intento di salvare quei poveri uomini. Poco prima della sua morte, ci raccontò Ugo Trabbia, cente-nario dalla memoria di un ventenne, che erano le cinque del mattino quando dalla omonima frazione di Callabiana sentì chiaramente gli spari. Quando ritornò il silenzio e non rimanevano che le fiamme del tetto che crollava, fu un altro abitante, Battista, che si recò a vedere la tragedia. Ce lo disse proprio lui, e mentre lo raccontava intuivi ancora la sua sofferenza di allora. Inutile soffermarsi sui particolari delle barbarie che subirono i nostri involon-tari eroi: i Neo Zelandesi George Batt e John Clark e l’Australiano Douglas Smedley. Il loro martirio rispecchia il paradigma classico che si riscontra nella storia dell’uomo sotto ogni religione e cultura: gli innocenti sacrificati- il potere che umilia-le donne che accolgono (e raccolgono) le vittime. Ma nella vicenda ci sta anche la solidarietà di quella popo-lazione di montanari, la cui vita era resa

l’anello mancante. ovvero, come da un cavallo col silenziatore può nascere un progetto ambizioso

A Sidney, in Australia, si trova una vasta area verde, Hyde Park, al cui centro si innalza un monumento imponente, co-

stituito da quattro forme di proiettili in posizione eretta e da altre tre rovesciate a terra. Ognuno di questi proiettili è alto quattro metri e settanta e pesa una tonnellata e mezza. Sette mega-sculture realizzate da Tony Albert, un giovane ma affermato artista aborigeno Australiano, che ha voluto in questo modo onorare la memoria dei soldati indigeni periti nella Seconda guerra mondiale. Il nome del Memoriale in lingua aborigena è Yininmadyemi. Nel discorso per l’inau-gurazione del 31 marzo di quest’anno la Sindaca della metropoli, Clover Moore, lo ha definito “una potente opera per confrontarsi e non indietreggiare di fronte alla realtà della guerra”.Sicuramente chi mi legge si domande-rà cosa voglia raccontare con queste parole, e vi risponderò che l’ho presa molto alla lontana, addirittura dall’altra parte del mondo, ma per arrivare ad un fatto molto vicino a noi biellesi, e che ci riguarda strettamente, dentro le nostre radici alpine. Quei sette proiettili infatti rappresenta-no i sette soldati dell’ ANZAC (Australian and New Zealand Army Corps) prigio-nieri di guerra POW (Prisoners of War) dell’Italia fascista che trovarono rifugio nelle cascine Canisei, quasi sulla som-mità del Monte Casto, in una posizione dominante l’abitato di frazione Trabbia di Callabiana, ma amministrativamente ancora nel territorio del Comune di Ta-vigliano, che durante quel periodo era accorpato ad Andorno Micca. Furono molti, tutti Australiani e Neo Zelandesi i soldati, catturati in Africa, deportati in Italia. Per quanto ci riguar-da furono mandati nelle cascine del Basso Biellese per essere impiegati dai

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monianze, fornite dalle nipoti Donatella e Nicoletta, di Eva Cerruti e di Elma Acquadro, che testimoniarono i fatti che le videro protagoniste nell’assisten-za ai fuggitivi, agli ufficiali delle Forze Alleate che verbalizzarono con tanto di interprete giurato, nell’agosto e nel novembre del 1945. Siamo anche ve-nuti a conoscenza dell’interesse verso la materia da parte di Marco Soggetto, autore del libro “Braccati” sui fuggitivi in Valle d’Aosta, del fotografo Riccardo Poma che interpreta con il suo sguardo il tempo che fu nelle fabbriche e nelle vecchia case, e di appassionati come Rino Furno e Claretta Coda che da Zimone e da Ivrea percorrono le nostre stesse strade. E’ per questa concatenazione di fatti che abbiamo capito di avere trovato l’anello mancante fra la nostra volontà di ridare vita a quei ruderi e la sua concreta realizzazione. La rivalutazione di questi luoghi potrebbe avvenire nell’ambito di una più ampia offerta turistica, culturale ed anche escursionistica, inanellando nella collana ad esempio la località, che si trova sul fianco opposto del Casto, del Roc dla Merenda, dove nel febbraio del 1944 fu trovato il corpo del Comandan-te Partigiano, nonché Medaglia d’Oro al Valor militare per la Resistenza, Piero Pajetta “Nedo”. Ed ancora il Pratetto, dove in una cascina nel gennaio 1944 nacque la Seconda Brigata Garibaldi, per salire al Bocchetto Sessera, via di fuga dei Partigiani verso l’accogliente Valsessera, e passare dal Margosio, dove un monumento inaugurato dall’Anpi po-chi anni fa ricorda tutti coloro che sono stati uccisi qui sopra. Per una discesa più lunga si può raggiungere il Basto e l’Alpe Oro, nomi entrati nel mito delle valli Strona e di Mosso. Senza dimen-ticare che il passaggio dei prigionieri di guerra ha toccato molte località minori, ma non per questo meno importanti, di cui manca tuttora la catalogazione e la documentazione fotografica che diventa urgente compiere prima che la memoria della Valle si estingua.Con un giro di e-mail, fra cui una sgram-maticata in inglese a Katrina Kittel, che mi risponde puntuale in italiano (avete presente Totò e Peppino a Milano col vigile?) cerchiamo di unire le forze, che per ora sono solo intellettuali. Per il lato economico c’è tempo, ma l’intento di questa comunicazione è anche quello di cominciare a pensarci. Ci fa una certa impressione il fatto che

a ricordare come si deve un fatto che riguarda la storia e la vita nel Biellese ci siamo fatti precedere dalla città di Sidney, che ci guarda dall’altra parte del mondo con il giusto orgoglio di chi sa di aver fatto la cosa giusta. Forse è il mo-mento di chiedere scusa a questi nostri tre morti, rimediando alla nostra lacuna che dura da settant’anni. Volendo, siamo ancora in tempo.

Luciano Guala per l’Anpi Vallecervo (17/10/2015)

ancor più dura dal regime autarchico ed illiberale. E ci sta la pietà, che compose la salme nel cimitero di Tavigliano, finchè a guerra finita furono traslate al Milan War Cemetery, il cimitero per i morti in guerra del Commonwealth di Milano.Fin qui il passato. Nel presente, invece, più in generale la vicenda dei prigionieri di guerra ha avuto una riscoperta sto-rica, e nel Biellese il merito di ciò va al professor Giuseppe Paschetto che nella Valle di Mosso ha raccontato, e fatto raccontare dai suoi studenti, fatto ancor più meritorio, la vicenda dei due uccisi a Santa Liberata di Mosso, Frank Bowes e di Harry Miller, fino a rintracciare i parenti di Frank in Nuova Zelanda, dove alcuni studenti si sono recati, e a dar vita ad uno scambio culturale fra la Scuola, le Istituzioni e la Società, che è merce rara da assaporare e perciò da far conoscere.Per quanto riguarda strettamente Ca-nisei, nell’ottobre del 2010 fu Giovanni Serralunga a segnalare ad alcuni di noi dell’Anpi Vallecervo di avere rintracciato i ruderi delle cascine, ormai invasi dalla vegetazione, che, seppure distanti pochi centinaia di metri dalla pista tagliafuoco su cui passa la Grande traversata del Biellese (tappa 52 - Trabbia-Pratetto), si vedono solo quando si è a pochi passi da essi.L’Anpi aveva tentato di farsi aiutare dalle Ambasciate Australiane e Neo Zelandesi nella ricerca di contatti nei paesi di ori-gine, ma oltre alla gentilezza burocratica della risposta non si era andati. Forse non siamo stati sufficientemente con-vincenti, o forse non eravamo nemme-no noi tanto convinti di trovare l’appiglio giusto a cui assicurare la nostra corda per ripartire a salire.Invece, ritornati in ottobre in Comune a Tavigliano per chiedere il permesso di segnalare il percorso che porta alle cascine, sempre grazie al Sindaco già citato ed all’Assessore sig. Ugo Grosso, storico del paese di cui ha curato la storia, siamo venuti a conoscenza che la signora Chiara Fiorina Pincin, della Bal-ma, intrattiene un carteggio via e-mail con la studiosa Australiana Katrina Kit-tel, che nella sua attività di Ricercatrice si interessa di ricostruire le vicende dei prigionieri di guerra in Italia, in cui si è già recata percorrendo le alte vie dei valichi alpini e le piatte strade della pianura in cui erano stai deportati.Ci è stata fornita la documentazione che il Comune di Tavigliano ha finora prodotto, fra cui le fondamentali testi-

POEsIA

ALTRO NON C’è CHE I FIORI GIALLI DELLA CICORIA

Presto, presto,venite fuori in frettache arrivano i partigiani,sono già sullo stradone.Ma allora è proprio finita, stavolta, bisogna accoglierli beneche ci hanno salvato la vita,vado a cercare dei fiori nel prato.Fa ancora freddo, quest’anno,la primavera forse aspettava anch’essa la fine della guerra:altro non c’è che i fiori gialli della cicoria.Prendeteli, ragazzi,metteteveli sulle camicie,non sono rose ( ma questa era vita?)ve li lancio in segno di riconoscenza e di affetto.

Ne ho raccolti anch’io, oggi, altri settanta,tanti così sono gli anni passati,vorrei lanciarli a chi difende la Costituzione,ma vedo solo chi la ferisce.Ne metto allora uno solo nella mia giaccae condivido tutti gli altricon chi ostinatamentescende ancora per le strade e le piazze.

Luciano Guala25 Aprile 2015

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terizzarono quel lontano periodo, con la loro minima conoscenza e con la massima immaginazione, e di darcene la loro interpretazione, che sarà quella che si porteranno dentro e dietro per sempre.Il corteo è proseguito verso via Li-bertà, dove in altra occasione ad un mese dalla fine della guerra persero la vita i Partigiani Dui meter (Bar-tolomeo Beilis) ed Attila (Novello Curino): questo momento è sempre particolarmente toccante, perché ci onora sempre con la sua presenza il Partigiano Canaja, Umberto Gran-dotto, che di quel tragico fatto fu testimone e protagonista. L’Anpi ha annunciato che fra poche settimane sarà pubblicato un Dvd con una sua lunga intervista, realizzata pochi gior-ni fa, che diventerà patrimonio della memoria collettiva di Ronco.L’ultima tappa ci porta ai Giardini della Pace, al monumento a tutte le vittime della guerra.A contrappuntare ogni stazione di questa nostra laica via crucis si è scel-to quest’anno di far ascoltare altret-tante lettere di condannati a morte della resistenza italiana ed europea, registrate su un disco edito da Fonit Cetra nel 1955, che nel corso degli anni ha cambiato supporto, prima su musicassetta nel 1985, ed ora river-sato da Anpi su CD digitale. La lettura di brani di condannati europei è stata voluta per far emergere l’alto valore morale che si trova in essi, radici di una cultura di cui dovremmo saperci riappropriare in questo particolare momento storico, in cui milioni di

uomini di donne fuggono dalla loro terra diventata invivibile per cer-care la sopravvivenza in quella che credono essere una vera Nazione. Sappiamo purtroppo benissimo che non è così, ma che è solo un’Unione di Stati senza una politica comune ed in mano a chi considera i valori sociali ed etici un ostacolo all’ affermazione dei valori finanziari ed economici. Noi oggi, in misura infinitesimale, nel ricordare eventi di un passato remoto abbiamo anche voluto dire che ci opponiamo ad un’ Europa disumana, ma nello stesso tempo fortemente crediamo ancora nella sua idea fon-dante di unione di popoli, attenta al sociale e che accompagna nel proprio percorso quelli che restano indietro, non quelli che corrono leggeri da-vanti senza la zavorra della povertà e del bisogno. La cerimonia è proseguita religio-samente con la Messa nella parroc-chiale di San Michele officiata da don Giuseppe Fabbri.In conclusione le parole di Marie Kuderikova, operaia cecoslovacca uccisa a 22 anni, che rivolgendosi ai suoi cari termina una delle lettere lette in questo modo: “ A voi, ricono-scenza e amore, che risuonino come campane”. La facciamo nostra, e ad essa pensiamo quando il campanile ci annuncia festoso che siamo a mezzo-giorno. E la rivolgiamo a chi settanta anni fa ci ha indicato la strada, che spesso non è riuscito a percorrere fino in fondo.

Luciano Guala

Con una cerimonia all’insegna della sobrietà il Comune di Ronco Biellese e l’Anpi han-no ricordato l’anniversario

della pagina più drammatica della storia del piccolo paese sulle colline biellesi, che costò in modo incalco-labile sulla comunità di artigiani e contadini. La morte di un civile inno-cente, Pierino Bona, la cattura di una ventina di uomini presi come ostaggi, l’incendio ad opera dei nazifascisti di 17 case e di molti altri rustici, legnaie, ricoveri agricoli, nonché la morte per asfissia di conigli, galline, perfino maiali, che rappresentavano per il magrissimo reddito familiare delle fasce più deboli della popola-zione una ragione di sopravvivenza, furono il bilancio passato alla storia degli orrori di quella domenica, in cui i credenti locali si trovavano ad Oropa per l’annuale processione ed a pregare per far cessare la guerra.Con la partecipazione di alcuni Sin-daci e di diversi rappresentanze dell’Anpi, il corteo ha preso le mosse dalla piazza Vittorio Veneto davanti alla lapide del civile ucciso proprio all’angolo con la casa canonica: il Sindaco Dr.ssa Carla Moglia ha por-tato il saluto ed il ringraziamento dell’Amministrazione locale, ed ha annunciato che alla prossima ripresa dell’anno scolastico, con la collabo-razione dell’Anpi Vallecervo e della Scuola media, si terrà una lezione di storia nelle aule delle terze classi, e si chiederà agli studenti, come si è già fatto in passato con esiti positivi, di elaborare i fatti bellici che carat-

a voi riconoscenza e amore, che risuonino come campanePer ricordare l’anniversario dell’incendio a ronco di 18 case ad opera dei nazi-fascisti il 27 agosto 1944

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Così sCriveva eLvo tempia

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praticare una sufficiente attività fi-sica. Non si può tornare indietro, ma di sicuro è necessario andare avanti creando nuovi modelli di pensiero e diversi stili di vita. Il Fondo Edo Tempia ha da tempo abbracciato que-sta prospettiva e porta nelle scuole

primarie del Biellese un progetto di durata triennale di Yoga per bambini con Elisabetta Veralli, specialista laureata e diplomata A.I.Y.B. (Associa-zione Italiana Yoga Bambini).

Billa Bertesina

lo YoGa: una pratica per trovarel’equilibrio tra mente e corpo

Ecco un’immagine poetica e plastica al tempo stesso, che illustra in modo esemplare che cosa significa “circoscrivere le

emozioni”, cioè mantenerle legate all’episodio che le genera.Le emozioni non si possono elimi-nare. Siamo fatti di corpo, spirito e cuore. Non si possono evitare, sfug-gire: ma si possono gestire. Il grosso problema è che sfuggono al controllo della ragione. Non è sufficiente capire e sapere: ci vuole allenamento, eser-cizio, tempo, secondo una formula di consapevolezza e di attenzione ai propri pensieri, cioè al proprio essere persona.La conquista dell’autocontrollo è oggi più che mai necessaria fin da bambini perchè tutti siamo immersi in un mondo di intense e continue sol-lecitazioni emotive; siamo sottoposti a stress, dure prove, stanchezza, che hanno conseguenze sulla funziona-lità dell’organismo. La conseguenza immediata, nei bambini, è una ecces-siva vivacità, che spesso sfocia nella “sindrome da deficit di attenzione”.La pratica dello yoga si propone co-me efficace tecnica che consente di difendere la salute liberando le risor-se e le potenzialità che abbiamo in noi. Non si presenta con l’ambizioso compito di cambiare il mondo intorno , ma di portarci ad un cambiamento di mentalità per riuscire a vedere il mondo con occhi diversi , di modo che la negatività degli eventi non ci travolga. L’esercizio dello yoga difen-de l’unitarietà della persona in quanto favorisce un equilibrato rapporto tra fisico, mente e spirito e della persona stessa con l’ambiente circostante. studi hanno dimostrato che il nostro organismo non è fatto per la vita di oggi: passare ore a guardare la TV o davanti al computer, mangiare trop-po velocemente ed in modo inappro-priato, nutrendosi di alimenti ricchi di tutto tranne che di nutrienti, non

“Ma no, Tristezza, non ti voglio cacciar via. Voglio solo che diventi consapevole che se tocchi i ricordi ed i fatti di base, li intristisci. Qui devi stare, questo è il tuo spazio!” e, così di-cendo, traccia a terra un cerchio, non molto esteso in verità, dentro il quale la Tristezza deve stare.

dal film di animazione inSide-oUt della disney Pixar-2015

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La Corsa della Speranza è un appun-tamento da non perdere: è una pas-seggiata non competitiva e aperta a tutti, grandi e piccini, atleti, campioni

e amatori. L’importante è partecipare per raggiungere tutti insieme lo stesso obiet-tivo: sconfiggere il cancro. Grazie alla generosità dei biellesi anche quest’anno sono stati raccolti preziosi fondi da investire nella ricerca contro il cancro. La Corsa della Speranza è un’i-niziativa che coniuga attività fisica, che significa salute, e speranza di trovare una cura. Il binomio sport-salute è da sempre considerato vincente: tra le raccomanda-zioni del WCRF (l’organizzazione mon-diale di ricerca sul cancro) viene, infatti, sottolineato come l’attività fisica praticata quotidianamente sia, unita ad una cor-retta alimentazione, fondamentale per la prevenzione di molte patologie tra cui quelle oncologiche. Per questo motivo il ricavato della manifestazione viene sempre interamente devoluto ai progetti di ricerca del Fondo Edo Tempia, che da anni si occupa di prevenzione primaria e che promuove l’educazione alimentare e l’attività fisica nelle scuole.

Nelle foto: alcuni momenti della partenza, i primi classificati, gli striscioni delle istitu-zioni che sostengono la corsa.

A settembre il tradizionale appuntamento con la Corsa della speranza

Correre per vincere il cancro

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Prevenzione in aziendaProsegue con successo il Progetto di prevenzione in azienda che quest’anno ha coinvolto le aziende Reda 1865 (foto a sinistra), Ilario Ormezzano Spa (foto in bas-so), Bottega Verde, Gaudino, Botto Giuseppe e Figli Spa e Banca Sella. La Fondazione Edo ed Elvo Tempia svolge iniziative mi-rate d’informazione e con-sulenza per le aziende; la Fondazione ha elaborato dei programmi adatti alla realtà aziendale e modulabili secon-do le esigenze segnalate dalle singole imprese che collabo-rano con la Fondazione per la tutela della salute dei loro dipendenti.La Fondazione effettua visite specialistiche ambulatoriali in azienda di: dermatologia, se-nologia, otorinolaringoiatria e pneumologia. Inoltre, or-ganizza e realizza programmi di sana alimentazione e di-sassuefazione dal tabagismo

Che cos’è il Format Alimentazione proposto alle aziende La Fondazione Tempia organizza una conferenza informativa in azienda sul tema della prevenzione oncologica attraverso gli sani stili di vita, ovvero una corretta alimentazione e un’adeguata atti-vità fisica. Viene consegnato ai dipendenti del materiale informativo cartaceo, che viene anche affisso e diffuso in azienda, e del materiale digitale che viene promosso sul sito aziendale o inviato tramite newsletter.Inoltre, alle aziende che dispongono di una mensa interna, viene proposto un menu aggiuntivo in linea con le raccomandazioni di prevenzione oncologica del Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro (WCRF)

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Grazie a...Grazie agli organizzatori di Musica e Medicina e al gruppo “Medicazioni Musi-cali”, composto da Gianluca Averono, Roberto Becca-ti e Roberto Perinotti che, in occasione della giornata mondiale del Malato, si sono esibiti nella sala convegni dell’ospedale di Biella con un brillante concerto, il cui ricavato è stato donato al Fondo Edo Tempia.

Grazie a tutti coloro che hanno contribuito al suc-cesso della lotteria 2015 del Fondo Edo Tempia: 48.234 è il numero record dei bi-glietti venduti, pari alla som-ma raccolta. Un grazie particolare a Maria Marcon e a tutte le volonta-rie che si sono impegnate nella vendita dei biglietti.

Grazie agli Alpini di Verro-ne che anche quest’anno, in occasione della Festa della donna, hanno scelto di de-volvere il ricavato del pran-zo benefico al Fondo Edo Tempia. La generosità del gruppo Ana di Verrone e di tutti i partecipanti al pranzo è fondamentale per sostenere i programmi di prevenzione del Fondo.

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Grazie a...Grazie ai titolari e agli ope-ratori del salone di acconcia-ture Jean Louis David che, con la collaborazione della loro clientela hanno soste-nuto con una bella iniziativa il Fondo Edo Tempia: per ogni servizio, infatti, 1 euro è stato devoluto in benefi-cienza secondo il principio che “Aiutare il Fondo Edo Tempia ti fa bella”

Grazie a Patrizio Zuffo per aver sostenuto il Fondo, durante il periodo natalizio, con la vendita delle fotografie esposte nella mostra personale “Giro-mondo, fotografare il viaggio” allestita a Biella e a Cossato.

Grazie al gruppo vocale Voce Versa, all’associazione ViviAmo Candelo, a Teatrando e alla Città di Can-delo per aver organizzato, in occasione della festa delladonna, la serata “Concerto e sconcerto” a favore del Fondo Edo Tempia.

CALENDARIO BENEFICO Grazie all’Associazione Fucina Ter-ritoriale Biellese e in particolare al presidente Luca Stecchi per aver realizzato un calendario benefico il cui ricavato è stato donato al Fondo.

A GrAGliA il video-docu-MENTARIO SU ELVO TEMPIA Un momento di riflessione su quanto è stato realizzato da Elvo

Tempia sia per il territorio sia per lo sviluppo della Fondazione che da lui prende il nome: questa è stata la serata che si è tenuta a Graglia martedì 15 marzo al teatro comu-nale (piazza Astrua 15) con la pro-iezione pubblica, promossa dalla Fondazione Tempia e dal Comune di Graglia, del video documentario “L’albero del bene comune” sulla vi-ta di Elvo Tempia “Gim”. Realizzato da Manuele Cecconello per cele-

brare il decennale della morte di Elvo Tempia, il video-documentario è uno sguardo a 360 gradi sulla realtà biellese. Si trovano diversi spunti storici e politici (legati alla vita del partigiano Gim); ci sono le vicende familiari che culminano nella morte di Edo, stroncato da un melanoma; e poi c’è la storia del Fondo, che da 35 anni si impegna nella cura e nella ricerca sul cancro.

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Grazie agli amici del Cen-tro Incontro di Tollegno che grande entusiasmo e spirito di solidarietà non dimenti-cano mai il Fondo e il suo fondatore Elvo Tempia e contribuiscono con una ge-nerosa offerta ai programmi e ai progetti di prevenzione oncologica.

NATALE 2015Grazie a tutti coloro che hanno partecipato con entusiasmo alle iniziative proposte in occasione del Natale per sostenere il Progetto Bambini del Fondo. Grazie alle aziende che hanno scelto i biglietti natalizi solidali. Grazie ai commercianti biellesi (Erboristeria e Celiachia, Mosca Gastronomia, Caffè del Teatro, Sereno Giocattoli, pasticceria

LASCITI E DONAZIONIGrazie alla ditta EnerBiella di Alberto Savio per aver donato 9.500 euro al Fondo per la liquidazione della società.

Grazie alla famiglia di Roberto per aver donato al Fondo due appartamenti in via Carso a Biella per ricordare l’amato figlio.

Coggiola, pasticceria Massera, pasticceria Ferrua e Dolci Ab-bracci di Quaregna) e al musicista Emiliano Toso, che hanno aderito all’iniziativa “Fai un regalo che vale di più”.LANA E TESSITURAGrazie al gruppo Lana e Tessitura del 2015 del Fondo per aver devoluto 1000 euro al Progetto Bambini, in particolare per il Laboratorio di Arteterapia.

Grazie a Ada Siletti e Giacomo Barbera che hanno lasciato al Fondo il loro alloggio in via G.B.Costanzo a Biella.

Grazie a Ermanno Sola per aver donato al Fondo l’ex tabaccheria di Chiavazza (in via Cucco).

Grazie alle famiglie Colongo e Cavallin per aver donato al Fondo due immobili a Valle San Ni-colao.

Grazie a tutto lo staff di Bergo Pneumatici (via Ivrea Biella) per aver organizzato una giornata che ha uni-to la festa alla solidarietà, coinvolgendo moltissime persone e donando una generosa offerta al Fondo Edo Tempia.

Grazie ai delegati di Ponzone del Fondo Edo Tempia per aver organizzato la camminata non competitiva “Un fiocco rosa per la vita”, per sensibilizzare la popo-lazione sull’importanza di un sostegno attivo rivolto alla ricerca sui tumori femminili.

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Grazie a...Grazie al gruppo Tuttinsie-me per la Vita che organiz-za ogni anno la tradizionale Grande Festa dei Bambini. Un appuntamento di festa, giochi e solidarietà: i piccoli, infatti, possono divertirsi tra gli stand con la pittura del vi-so, con le gimkane, i percorsi e l’intramontabile pesca dei pesciolini, sostenendo con allegria il Progetto Bambini del Fondo Edo Tempia.

Grazie ai genitori e agli alun-ni della scuola primaria di Portula che anche quest’an-no hanno scelto di aiutare il Fondo Edo Tempia con le golose uova di cioccolato. La consegna delle uova si è svolta alla presenza degli alunni, delle insegnanti e del-la vicepresidente del Fondo Edo Tempia, Anna Rivetti, e la cifra raccolta ammonta a 504 euro.

Grazie all’associazione Can-delo Attiva e al sindaco di Candelo, Mariella Biollino, che, con il successo della manifestazione “Pais an festa 2015”, hanno potuto conse-gnare alla presidente del Fon-do, Simona Tempia (nella foto con la vice presidente Maria Teresa Guido) un assegno di 1.500 euro da destinare ai progetti di prevenzione, cura e ricerca oncologica.

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Grazie all’amministrazione comunale di Vigliano, in par-ticolare al sindaco Cristina Vazzoler, e alla Pro Loco per aver organizzato, in occasio-ne della festa della donna, una camminata podistica il cui ricavato è stato donato al Fondo Edo Tempia per la prevenzione dei tumori femminili.

Grazie a Paolo Bricarello, ti-tolare del locale Mov-ing di Biella che, in occasione del Natale, ha realizzato l’albero “CuoreStella” per sostenere il Progetto Bambini del Fondo Edo Tempia, ideando poi una vendita all’asta dell’albero, battuto a 2500 euro. Nella foto l’opera in alluminio, rea-lizzato artigianalmente e con rifiniture molto particolari.

Grazie all’associazione Amici della Musica, coordinata da Paolo Gelone e Sergio Pe-razza, che ogni anno scelgo-no di dedicare una giornata alla solidarietà, destinando il ricavato del pranzo dell’as-sociazione in beneficienza. Il loro contributo è davvero prezioso e negli anni si è cre-ata una collaborazione che ha permesso di investire circa 10mila euro nei progetti di prevenzione e ricerca.

ALZATI, FAI DEI CHILOMETRIstorie di alleanza e resilienza nelle relazioni di cura

È stato presentato alla Fondazione Edo Ed Elvo Tempia il libro “Alzati, fai dei chilometri” (Ed. Sensibili alle foglie) frutto della collaborazione tra Renata Azario, Giorgio Fogliano e Gianluca Greggio.

Oltre agli autori, sono intervenuti Viola Erdini (copresidente Fondazione Edo ed Elvo Tempia) e Lia Rusca (direttrice SOC Medicina Riabilitativa Asl Biella).Nel libro sono narrate storie, esperienze, testimonianze che gli autori hanno raccolto intervistando pazienti e curanti che, alleandosi e condividendo percorsi di cura, hanno fatto fronte a eventi difficili e traumatici della loro vita.

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Gli artisti coinvolti nell’evento han-no abbracciato con entusiasmo il progetto di Omar Ronda e alcune delle loro opere sono state vendute all’asta per finanziare i progetti di ricerca in ambito oncologico della Fondazione Tempia.

Durante la serata è stato conferito il premio Orso d’Oro alla carriera a Sergio Germanetti, uno dei prota-gonisti dell’imprenditoria biellese e internazionale, nativo di Tollegno, caro amico di Elvo Tempia e grande sostenitore del Fondo.

l’arte e la bellezzaspettacolo, cultura e solidarietà: l’idea vincente di Omar ronda

Grande serata al Teatro So-ciale di Biella che ha visto sul palco uno spettacolo molto bello che ha saputo

ben coniugare l’arte, la bellezza, la cultura e la solidarietà. Organizzato da Omar Ronda per sostenere i progetti di ricerca della Fondazione Tempia, l’evento si è aperto con l’e-sibizione del comico Claudio Batta, seguito dalla performance di danza di Arianna Quartesan, ballerina biellese. Stefano Zecchi, docente di estetica all’università degli studi di Milano, ha introdotto quello che è stato il clou della serata: le ventun coppie formate da artisti di fama interna-zionale e da modelle biellesi. Tra le coppie anche la co-presidente della Fondazione Viola Erdini Tem-pia (nella foto) che ha sfilato con l’artista Omar Ronda, grande so-stenitore della lotta contro i tumori.

Il Giardinodei sogniUn momento dell’inaugurazione del Giardino dei Sogni del fondo edo tempia. e’ un giardino botanico con varietà floristiche annoverate tra le specie ritenute sacre e che è un rifu-gio dalla tempesta. Stare a contatto con la natura dona energia come una porta aperta verso noi stessi dalla quale entra una grande pace.

Nella foto Silvia Martucci (a sinistra) che ha realizzato il giardino e Viola Erdini Tempia, co-presidente della Fondazione.

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1981 | 2016

trentacinqueANNI DI VITA

Festeggia con noi10 e 11 giugno 2016

NEL NOSTRO GIARDINO

Il grande festival del benessereIN COLLABORAZIONE CON

Per info e prenotazioni 015.35.18.30

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le offerte per finanziare i programmi si ricevono presso:

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bancario, del bollettino di conto corrente postale o dell’assegno bancario.SONO ESENTI DA COMMISSIONI I VERSAMENTI EFFETTUATI AGLI SPORTELLI DI BIVERBANCA

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È possibiLe effettuare offerte anChe Con i Qr Code

Il Fondo Edo TEmpIa non chIEdE oFFErTE porTa a porTa né TramITE TElEFono

Siamo certi che i nostri lettori lo sanno, ma per la trasparenza che ha sempre contraddistinto l’attività del Fondo Tempia, ci pare utile ricordare alcuni punti

fondamentali sulle fonti di finanziamento dell’Associazione e sul loro utilizzo.Il Fondo Edo Tempia e la Fondazione Edo ed Elvo Tempia si sostengono con:

offerte di cittadini, Enti e Istituzioni, lasciti e donazioniconvenzioni con strutture sanitarie pubbliche, finanziamento di progetti di ricerca

Tutto quello che il Fondo riceve dal territorio biellese, con le offerte e con il 5 per mille, viene reinvestito nel Biellese per la realizzazione dei vari progetti: prevenzione,

diagnosi precoci, assistenza ai malati, cure palliative, sostegno psicologico...

Oltre alle offerte, sono fondamentali e indispensabili le risorse che provengono da lasciti e donazioni, da convenzioni con ASL e Regione, che ci consentono, con un impegno veramente notevole,

di supportare la sanità pubblica ( messa a disposizione di medici, infermieri, psicologi ) per contribuire ad offrire servizi più efficienti ai malati e attuare programmi di prevenzione.

Rinnoviamo il nostro grazie a voi cittadini biellesi, che continuate a sostenerci riconoscendo nel Fondo uno strumento di fondamentale importanza per la tutela della salute di tutti.

Con voi, per voi, grazie a voi continueremo nella nostra azione con impegno, professionalità e trasparenza.

La sezione relativa alle offerte

è visionabile sul sito:fondazionetempia.org

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Insieme possiamo fare moltome p

Contribuisci anche tu alla sfida contro il cancroFIRMARE NON TI COSTA NULLA

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90013040028

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SEDE DI BIELLA Villa Canepa, Via Malta, 3 - Tel. 015/351830 SEDE DI VARALLO SESIA Villa Becchi Via M.T. Rossi, 20 - Tel. 0163/51820

www.fondazionetempia.org

LA NOSTRA MISSIONE Èmigliorare la qualità di cura e di vita dei pazienti e dei loro familiari, con programmi e progetti di prevenzione, screening, assistenza, cura e ricerca.

PER MILLE

AL FONDOEDOTEMPIA5

1981 | 2016

trentacinqueANNI DI VITA

Dal 1981 al vostro fianco nella lotta ai tumori Le nostre attività• Prevenzione• Ambulatori di diagnosi precoce• Programmi regionali di screening• Psiconcologia• Cure palliative• Registro tumori

• Ricerca• Oncologia molecolare• Supporto alla sanità pubblica• Formazione e divulgazione medico scientifica• Volontariato• Progetto bambini

Sostegno del Volontariato, delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale, delle associazioni di promozione sociale, delle associazioni e fondazioni

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Per appuntamen� e informazioni telefonare al n. 015.35.18.30

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Facilitatori Ornella Duodo, Luigi BaragiolaMarisa Betti, Mara Vettori, Laura Osella

Dottori Nicoletta Valestra, Angelo Vercelloni, Alberto ArnulfoValter Saccone, Mario GianaElvira Sorbilli

Claudio Schepis, Fabio Bertone e Nicolò Pavignano

Luigi Comella