Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici. - 1 - DIVERSE FORME DI SOSTEGNO PER LA CRESCITA DELL’IMPRENDITORIA FEMMINILE. ANALISI DI STORIE DI DONNE IMPRENDITRICI. SOMMARIO - - Sommario Pg. 1 - - Indice tabelle Pg. 5 - - Indice immagini Pg. 8 - - Bibliografia Pg. 10 - - Introduzione Pg. 17 PARTE I – Caratteri dell’imprenditoria femminile Cap. 1. Donna al lavoro Pg. 23 Cap. 2. Caratteri dell’imprenditorialità femminile Pg. 25 Cap. 2.1. Studi sull’imprenditoria femminile Pg. 25 Cap. 2.2. Impresa di genere Pg. 27 Cap. 2.3. Caratteristiche delle imprese femminili Pg. 30 Cap. 3. Profilo dell’imprenditrice Pg. 32 Cap. 3.1. Rapporto con la famiglia: doppia presenza Pg. 37 Cap. 4. Dimensione del fenomeno Pg. 40 Cap. 5. Imprese di donne immigrate Pg. 47
234
Embed
DIVERSE FORME DI SOSTEGNO PER LA … forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici. - 6 - 12. Riepilogo definizione della
This document is posted to help you gain knowledge. Please leave a comment to let me know what you think about it! Share it to your friends and learn new things together.
Transcript
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 16 -
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 17 -
INTRODUZIONE
Scattare una fotografia dell’imprenditoria femminile per cercare di definire lo
stato del fenomeno e le prospettive, capirne le caratteristiche peculiari e le tendenze: è
questo il proposito di questo lavoro, che indagando l’argomento sotto diversi aspetti
cerca di tracciarne un quadro completo.
Il lavoro si compone di una prima parte introduttiva per tratteggiare i confini del
fenomeno, passando con la seconda parte a porre l’accento sul più ampio problema
delle pari opportunità in cui si inseriscono le leggi nazionali, regionali e i sostegni
mirati anche da parte delle associazioni alle imprenditrici; fino ad arrivare all’ultima
parte, la più importante, dove saranno analizzate circa 80 storie di imprenditrici per far
emergere dai loro racconti, il vero stile imprenditoriale femminile.
Ogni giorno il numero delle imprenditrici cresce e al primo semestre 2008 avevano
raggiunto il numero di 1.243.824, con una crescita dal 2007 pari allo 0,45%, contro
una crescita totale dell’imprenditoria ferma allo 0%.
Oltre all’importanza economica, che le donne imprenditrici si sono guadagnate nel
nostro paese, da sottolineare il ruolo primario che hanno raggiunto nella società, con il
dibattito sulle pari opportunità e attraverso la creazione di una nuova “cultura
femminile d’impresa”.
Questo elaborato si propone, dunque, di indagare sotto diversi aspetti l’imprenditoria
femminile, in quanto fenomeno poliedrico e interessante a diversi livelli.
La prima parte di questo lavoro si propone di delineare i caratteri propri delle donne
che fanno impresa e delle loro aziende: l’imprenditoria femminile è un fenomeno
relativamente recente in quanto per secoli alle donne è stata preclusa la possibilità di
lavorare fuori casa, figuriamoci creare una propria attività; non per questo, però, si
sono sottratte alle fatiche quotidiane della cura della famiglia, dei figli, della casa,
diventando abili nei lavori di filatura, tessitura, etc. e nell’accudire gli animali da
cortile. Lo sviluppo di attitudini all’organizzazione, alla cura, alle relazioni
interpersonali sono caratteristiche che gli studi hanno individuato come peculiari della
nuova “cultura femminile” emergente.
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 18 -
Le indagini che riguardano l’imprenditoria sono, anch’esse, recenti e le prime
risalgono agli anni ’70 quando l’imprenditoria femminile era studiata come
contrapposta a quella tradizionale maschile, applicando come metro di paragone la
figura dell’imprenditore; è solo negli anni ’80 che si comincia a differenziare le
imprese in base al genere riconoscendo alle donne un proprio stile imprenditoriale.
Gli anni ’90 vedono la diffusione un po’ in tutti i paesi delle imprese femminili, così
anche gli studi cominciano a riconoscere il valore delle differenze tra l’approccio
maschile e femminile, portando l’attenzione sulle pari opportunità anche in ambito
lavorativo, sia in proprio che dipendente.
Diverse ricerche distinguono le imprenditrici in base alle motivazioni che le spingono
a creare una propria impresa: ci sono quelle che lo fanno per crearsi un posto di lavoro
e contribuire al bilancio famigliare, quelle che decidono di portare avanti l’impresa di
famiglia e quelle che lo fanno per realizzarsi personalmente e professionalmente.
Un’imprenditrice giovane, con un livello alto di scolarizzazione che si divide tra
l’organizzazione del lavoro e quella della famiglia, non senza problemi nel trovare un
equilibrio, per la quantità di tempo da dedicare all’una e all’altra.
Una tendenza, quella delle imprese femminili alla micro e piccola dimensione, che
permette una gestione più flessibile, sempre nell’ottica della doppia presenza a casa e
al lavoro. Un problema quello della gestione della famiglia per la donna imprenditrice
che sta portando a dei cambiamenti nel paradigma famigliare: sempre più spesso le
gravidanze avvengono in età matura, il numero dei figli per coppia cala o addirittura si
sceglie di non averne, fino alla drastica decisione di non sposarsi nemmeno, per avere
a disposizione più tempo e energie da dedicare alla carriera.
Un altro aspetto che si colloca nella ricerca della flessibilità è la scelta per la maggior
parte delle imprenditrici della ragione sociale di ditta individuale, più semplice.
Le imprese femminili crescono di numero con una buona costanza, anche perché le
caratteristiche di informalità nella gestione e attenzione alle relazioni da punto
negativo diventano una forza per reagire al mercato instabile e globale odierno.
Una diffusione, quella delle donne imprenditrici non omogenea nel territorio
nazionale, molto bene nel Sud per la presenza di imprese agricole ma con poca
crescita, mentre al Nord e Centro il numero è in costante aumento. Rassicura anche il
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 19 -
fatto che le imprenditrici si dirigono sempre più spesso verso settori considerati
maschili, per la preparazione che richiedevano o per la forza fisica necessaria: sebbene
continuino ad essere forti le donne nel terziario, con attività di commercio e servizi per
la cura delle persone.
Un contributo alla crescita economica è dato dalle imprese aperte da immigrati
soprattutto donne, un fenomeno che cresce con percentuali molto alte, soprattutto ad
opera della comunità cinese, forte nei settori del commercio e nelle attività
manifatturiere.
La seconda parte del lavoro si concentra sugli interventi e le iniziative mirate
all’incentivazione e al sostegno dell’imprenditoria femminile, attraverso una
panoramica sulle principali leggi.
Il dibattito sulle pari opportunità è centrale per inquadrare il tema dell’imprenditoria
femminile perché mette in atto numerose iniziative per rimuovere tutte le forme di
discriminazione e di differenziazione tra uomo e donna, anche nel mondo del lavoro.
Sono numerosi gli organi che promuovono attività specifiche, i quali vigilano per il
rispetto delle pari opportunità, ma non si muovono direttamente nell’ottica di favorire
l’imprenditorialità femminile; come invece fanno una serie di leggi nazionali e
regionali: la più importante e conosciuta è sicuramente la legge 215/92 “Azioni
positive per l’imprenditorialità femminile”.
Altre leggi nazionali si allacciano al tema dell’imprenditoria prevedendo finanziamenti
e sostegno formativo soprattutto in fase di start-up alle imprese anche guidate da
donne, ma non sono così specifiche sul problema, tranne la legge 53/2000
“Disposizioni per il sostegno della maternità e paternità per il diritto alla cura, alla
formazione e per il coordinamento dei tempi delle città”. Questo testo di legge, che
riguarda la possibilità sia per la madre che per il padre che lavorano di prendersi un
congedo per accudire i figli e marca una tappa fondamentale nella parificazione dei
diritti dei due genitori.
Oltre ai numerosi interventi legislativi, parzialmente falliti per la cronica scarsità dei
fondi e la difficoltà di adeguamento ai requisiti e compilazione delle domande, va
segnalata la vastità di iniziative per creare gruppi composti da diverse tipologie di
imprenditrici. Sono numerose, infatti, le associazioni di categoria che prevedono un
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 20 -
particolare gruppo dedicato alle imprenditrici per offrire loro un sostegno, anche per
quanto riguarda la formazione, inoltre cresce l’importanza dei Comitati per la
promozione dell’Imprenditoria Femminile attivi presso le Camere di Commercio,
anche con la redazione del rapporto nazionale in materia. Per la provincia di Brescia è
doveroso segnalare il raggiungimento dell’Accordo Donne – Impresa per agevolare
l’accesso al credito delle donne imprenditrici, siglato tra le associazioni di categoria,
alcuni istituti di credito e alcuni Confidi.
La terza e ultima parte rappresenta, sicuramente, la parte centrale, più personale e
innovativa di questo lavoro perché ripercorre quanto detto finora a proposito
dell’imprenditoria femminile attraverso le voci delle stesse imprenditrici.
77 imprenditrici da tutta Italia, con un’alta concentrazione di donne bresciane hanno
risposto ad un questionario composto da domande chiuse e aperte, attraverso cui è
stato possibile ricostruire per ognuna un breve profilo.
La storia dell’azienda, il percorso formativo e lavorativo che ha portato alla scelta
imprenditoriale, la motivazione, le difficoltà e le barriere in fase di avvio, il ruolo
nell’azienda e la routine giornaliera, sono le basi che costituiscono la fotografia
scattata ad ogni imprenditrice: così da conoscere l’approccio all’azienda attraverso la
descrizione concreta del proprio lavoro quotidiano.
Sempre basandosi sull’esperienza di aver avviato un’impresa, è stato chiesto alle
donne del campione di tracciare un identikit di imprenditrice ideale, attraverso la
descrizione di quali caratteristiche dovrebbe avere: grinta, determinazione, passione,
ma anche pazienza e orgoglio per affrontare le diverse difficoltà grandi e piccole di
ogni giorno, sono state le risposte più ricorrenti.
Ogni imprenditrice è stata poi chiamata a riflettere sul proprio essere donna, indicando
lati positivi, negativi e l’eventuale presenza di atteggiamenti discriminatori: è emerso
che la caratteristica più tipicamente femminile portata nell’impresa è la capacità di
organizzazione, di saper fare e pensare più cose insieme e l’attitudine alle relazioni,
che rientrano anche nei lati negativi perché possedendo tutte queste doti, una donna è
costretta a fare effettivamente più azioni insieme.
La questione della credibilità, oltre che influenzare l’accesso al credito, non viene
percepita attraverso atteggiamenti discriminatori, ma piuttosto come una continua
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 21 -
richiesta di dimostrazione del proprio lavoro, della propria conoscenza del settore, del
valore: per uscirne vincenti il modo migliore è mostrare i risultati ottenuti.
La tessitura di relazioni, dunque, come una delle caratteristiche peculiari della gestione
femminile dell’impresa, che si declina nella creazione di legami esterni con i fornitori
e i clienti, ma soprattutto all’interno attraverso un rapporto con i dipendenti: i
collaboratori entrano a far parte della grande famiglia allargata che è l’impresa,
instaurando un rapporto di fiducia e rispetto reciproco che crei serenità al lavoro, un
clima che faccia star bene e che faccia sentire meno la fatica.
Le relazioni possono anche essere intese come “fare rete” tra donne, tema caro a molte
imprenditrici, che condividono le stesse esperienze e che possono, mettendo in
comune il proprio vissuto, arricchirsi a vicenda: questo scambio è possibile facendo
parte di associazioni di settore.
L’altro argomento molto importante su cui si sofferma l’indagine è il rapporto della
donna imprenditrice con la famiglia e l’ardua costruzione di un equilibrio: organizzare
e distribuire tempo e energia tra impresa e famiglia non è facile, ma nessuna delle
imprenditrici intervistate rinuncerebbe alla famiglia, quale fonte di entusiasmo ed
energia. Nonostante i problemi collegati, ancora una volta, alla doppia presenza, le
donne imprenditrici condividono l’amore sia per l’impresa che per la famiglia, grazie
al quale si possono fondere e confondere le realtà per migliorare la gestione e prendere
il meglio da entrambe.
Ogni imprenditrice ha raccontato una storia a suo modo speciale, che ha contribuito a
formare il quadro ormai completo di come sia l’odierna donna imprenditrice, con le
contraddizioni di voler costruire il futuro e non sapersi staccare dal passato, l’amore
per la famiglia e la voglia di buttarsi nel proprio lavoro, sospesa tra i sogni da
realizzare e la gestione quotidiana della realtà: tutto in perfetto equilibrio.
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 22 -
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 23 -
Parte I – Caratteri dell’imprenditoria femminile
1. DONNA AL LAVORO
Il fatto che l’uomo e la donna abbiano sia nel lavoro, che nella famiglia due
ruoli separati e distinti risale a tempi antichi ed è legato a differenze strutturali tra i
due, tra cui, la forza fisica e il compito di generare e allattare i figli. La fisicità della
donna non ha mai saputo competere con la forza maschile, prima nella caccia poi nella
guerra; la gestazione e il parto inoltre, concorrono ad aumentare la debolezza della
donna, soprattutto in tempi in cui la famiglia era numerosa, inoltre, siccome tra i nati
molti morissero in giovane età, aumentavano le gravidanze.
Il ruolo di madre è sempre stato considerato molto importante, perché significava poter
dare continuità alla specie: così la donna è stata relegata tra le mura domestiche per
proteggere sia lei, che la prole. Siccome le donne passavano la maggior parte del loro
tempo in casa, venivano escluse dall’assegnazione dei principali diritti, perché si
pensava potessero goderne attraverso i loro uomini.
La donna ricopriva, comunque un ruolo importante sia economico, che per la società,
sebbene non fosse riconosciuto: si occupava non solo della cura e dei figli, ma dei
lavori nell’orto, dell’allevamento degli animali da cortile, della filatura, tessitura e
confezione di abiti e dell’assistenza ad anziani e malati. Con l’arrivo della
remunerazione monetaria del lavoro, è comparsa la differenzazione tra il lavoro pagato
e tenuto in considerazione e quello casalingo non calcolato, perché non produceva
scambio di denaro.
Con l’arrivo della rivoluzione industriale, il ruolo della donna nella società è andato
incontro a discriminazioni ancora maggiori: una divisione sempre più netta dei ruoli
che portava l’uomo a restare molto tempo fuori casa, mentre la donna a starci sempre
per occuparsi di educazioni dei figli e cura della casa. È solo tra l’Ottocento e
Novecento che è avvenuto un riscatto della condizione femminile con la conquista
della parità: il riscatto della figura della donna è avvenuto grazie allo sviluppo
tecnologico che l’ha alleggerita di alcuni lavori domestici, ma soprattutto grazie allo
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 24 -
sviluppo dell’istruzione e alla conquista di libertà e diritti civili e politici, quando
finalmente avviene la definizione dell’identità della donna.
Via via che il progresso avanzava anche alla donna venivano affidati ruoli sempre più
complessi, che hanno contribuito a dimostrare il suo valore. Nonostante ormai “le
quote rosa” siano sempre più diffuse in ogni ambito della società, né la famiglia, né il
lavoro si sono adattate al cambiamento di ruolo: ancora oggi la donna deve essere
“multitasking”, abituandosi a organizzare non più solo casa e figli, ma anche a trovare
tempo e energie per il proprio lavoro.
Occorrerebbe un cambio nella mentalità che ammetta nuovi equilibri tra impresa e
famiglia per combattere il dualismo che divide uomini e donne, soprattutto nel campo
dell’imprenditoria.
Il mondo dell’imprenditoria è stato uno degli ultimi a vedere l’ingresso delle donne,
per i problemi organizzativi che porta avere anche la responsabilità di un’impresa e la
minore credibilità di cui ancora oggi risentono, per colpa di obsoleti pregiudizi. Oggi
molte imprenditrici di successo sono figlie di imprenditori, che hanno rilevato imprese
di famiglia, aiutate dal fatto di avere la “garanzia del proprio lavoro” nel passaggio di
consegne delle capacità imprenditoriali dal genitore alla futura imprenditrice1.
1 Cfr P. TARCHI, M.COLASANTO, Il genio femminile e l’impresa, Città Nuova, Roma, 2007 pp. 143 - 147
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 25 -
2. CARATTERI DELL’IMPRENDITORIALITÁ FEMMINILE:
L’imprenditorialità è un concetto ampio che investe la sfera sociale, economica e
culturale dell’ambiente nel quale prendono vita l’individuo e la sua impresa: infatti, se
il termine viene definito come “il complesso delle capacità e delle caratteristiche
proprie degli imprenditori”2, integra caratteristiche personali, motivazioni e
atteggiamenti, nonché aspettative e valori della persona stessa3.
Le numerose occasioni che portano l’imprenditore a fronteggiare ogni giorno scelte,
rischi e responsabilità nel gestire il proprio lavoro quotidiano, fanno sì che l’attenzione
venga posta sia sul lato cognitivo, che comportamentale, non solo economico.
Sulla scia del crescente peso che l’imprenditoria femminile va acquisendo nelle
economie dei vari paesi, tra cui sicuramente l’Italia, è nato un interesse verso questa
materia, con studi caratterizzati da una forte interdisciplinarietà: unendo nozioni di
sociologia e studi psicosociali a materie più economiche come la cultura d’impresa e
l’organizzazione aziendale.
2.1 STUDI SULL’IMPRENDITORIA FEMMINILE
Le donne sono da sempre considerate poco adatte a certi tipi di lavoro: per i
lavori fisicamente pesanti si fa riferimento alla costituzione debole; per le alte
professioni invece l’accesso era riservato a uomini appartenenti alle classi sociali più
elevate, mentre le donne erano escluse per la mancanza di un’istruzione adeguata o per
la “natura emotivamente instabile” che le si attribuiva; così anche il campo
dell’imprenditoria sembrava precluso al genere femminile.
I primi studi sull’imprenditoria femminile fanno capitolino negli anni ’70 negli Stati
Uniti: adottando un approccio neutro all’argomento, cioè il punto di vista maschile,
non possono che mettere in evidenza le situazioni di discriminazione e le carenze
presentate dalle donne nel “fare impresa”. Partendo dalla formazione più scarsa, che
2 Tratto da http://dizionari.zanichelli.it/dizionariOnline/index.php 3 Cfr C.BIASETTI, V.FOSSA, M.GHELFI, Quale genere di impresa, Franco Angeli, Milano, 2007 pp. 120
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 26 -
influiva negativamente sull’accesso al credito e sulla creazione di una rete di contatti
professionali, viene attribuita, da sempre, alla donna poca credibilità: un concetto
rafforzato dal fatto che una madre non può dedicarsi all’impresa, perché legata agli
obblighi che fanno capo alla cura della famiglia e della casa4.
Negli anni ’80, per gli studi sul lavoro femminile, comincia a venire adottata un’ottica
di genere, arrivando a considerare la cultura sessista che si riscontra nella struttura
gerarchica delle organizzazioni e ricercando una condizione di pari opportunità5.
Mentre gli studi continuano a rivolgersi al lavoro subordinato, soprattutto in Italia, i
pochi che trattano di imprenditoria giungono a sottolineare le caratteristiche peculiari
delle imprese e delle imprenditrici dal punto di vista socio-demografico e delle
motivazioni: la dimensione prevalentemente piccola delle aziende, per una donna con
un livello di scolarizzazione più alto rispetto alla popolazione femminile in genere, che
proviene da esperienze imprenditoriali famigliari ed ha, essa stessa, una famiglia con
figli, con uno stile di direzione con un orientamento alla comunicazione, anche verso i
collaboratori6.
Sebbene si sia ancora in una situazione di totale “vuoto teorico”, c’è uno studio degno
di nota per i risultati a cui giunge. Maria Pia May e Lorenza Zanuso conducono, per
conto di un’associazione femminile di categoria, una ricerca su quaranta donne
imprenditrici e dirigenti d’azienda dell’area milanese ponendo l’accento sul percorso
che le ha portate all’imprenditoria. Sono tre i principali modelli di imprenditrice che
emergono, ognuno con un proprio stile: “le imprenditrici autonome”, che sono arrivate
da sole all’impresa sostenute dalla forte passione e dall’entusiasmo che mettono nel
proprio progetto; “le imprenditrici figlie” o “le mogli o vedove”, che hanno ereditato
l’azienda o che lavorano accanto al marito, le quali vivono il proprio lavoro con più
distacco, ma che sono inserite in settori di attività e tipologie d’azienda propriamente
maschili, scontrandosi con gli stereotipi di genere e con i problemi di credibilità.
4 Cfr Schreier, 1975; Schwartz, 1976, citato in P.DAVID, Il valore della differenza, Carocci, Roma, 2006 pp. 16 5 Cfr M.MAGATTI, M.MONACI, L.RUGGERONE, Donne esploratrici – Percorsi nell’imprenditoria femminile, Guerini e associati, Milano, 2000 pp. XIV 6 Cfr Bruni et al, 2000 citato in P.DAVID, Il valore della differenza, Carocci, Roma, 2006 pp. 17 - 25
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 27 -
Viene tratteggiata una tipologia d’imprenditrice ancora sotto il controllo della
famiglia, che ricerca nel percorso imprenditoriale la realizzazione e la crescita
personale e professionale per accrescere la propria autostima.
Gli anni novanta vedono la diffusione, un po’ in tutti i paesi, delle imprese femminili e
la crescita degli studi ad essa dedicati, connotati per una forte interdisciplinarietà.
Le indagini, legate soprattutto al mondo anglosassone, mirano a verificare
empiricamente le differenze tra le imprese guidate dai due sessi: alcune rilevano i tratti
negativi delle imprese femminili che hanno minori risultati e sono connotate per una
minore propensione al rischio e motivazione al profitto; altre rilevano le difficoltà che
incontrano come l’accesso al credito oppure ancora sottolineano l’orientamento alla
qualità che le contraddistingue.
Gli studi che mettono in luce le specificità di genere sottolineano l’attitudine alle
relazioni interpersonali e la ricerca, attraverso l’imprenditoria, della soddisfazione
personale: caratteristiche ancora oggi ritenute valide, insieme alle considerazioni sul
posto privilegiato che la famiglia ricopre nelle priorità dell’imprenditrice.
Nel frattempo avvengono profondi cambiamenti negli equilibri della società in materia
di pari opportunità e alle donne viene garantita la possibilità di un livello alto di
scolarizzazione, che le porta le capacità necessarie per investire in campi più
innovativi, completando il quadro delle peculiarità.
L’esigenza di organizzare i tempi del lavoro e della famiglia, la flessibilità e il senso
del limite nell’utilizzo delle risorse sia economiche, che umane tratteggiano un
modello di donna imprenditrice con l’attitudine all’adeguamento ai cambiamenti e
propensione alle relazioni interpersonali. Tutt’oggi, sebbene l’imprenditoria femminile
rappresenti ancora una parte minoritaria del totale, l’attenzione sull’argomento è alta,
allo scopo di riconoscere le specificità di genere e cercando di eliminare le barriere che
ancora resistono in merito alla credibilità.
2.2 IMPRESA DI GENERE
Analizzando sotto diversi aspetti il fenomeno dell’imprenditoria, emergono
numerose le differenze dell’approccio femminile all’impresa rispetto al modello
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 28 -
maschile, considerato “neutro” e applicato indistintamente agli attori sociali di
entrambi i sessi. Il concetto stesso di imprenditorialità viene spesso presentato in
termini di azione eroica da parte di un leader, pioniere o conquistatore, facendo
ricondurre queste esperienze all’imprenditore-tipo7.
In base al modello imprenditoriale maschile egemone, per esempio, il successo di
un’impresa corrisponde alla massimizzazione dei profitti e l’organizzazione tende ad
essere organizzata per livelli gerarchici con un alto livello di standardizzazione dei
ruoli e dei compiti: la donna imprenditrice adotta, invece, criteri diversi sia per
valutare il successo che per la gestione dell’impresa, che risulta più flessibile.
Le considerazioni fatte precedentemente non vogliono individuare se esista tra i due
uno stile vincente di imprenditorialità, ma sottolineare come attraverso l’analisi di
fattori come lo stile di leadership, il rapporto con i dipendenti, l’organizzazione
aziendale e il clima, emergano significative differenze legate al “genere d’impresa”.
Il genere viene indicato come una categoria che indica, principalmente, un insieme di
relazioni tra due sfere, maschile e femminile, le quali vengono definite come
reciprocamente contrapposte in base ad elaborazioni sociali di tipo culturale.8
Non rientra nei compiti di questo elaborato ricercare la genesi di tale diversità tra
uomini e donne, che viene assunta come dato di fatto della nostra cultura: deriva
dall’istituzionalizzazione di due approcci, due strade diverse di socializzazione che
portano alla creazione di aspettative sociali diverse dagli individui di un sesso o
dell’altro.9
Una donna che porta dentro di sé alcuni valori specifici, sviluppati durante il percorso
compiuto dal genere femminile, sia per il proprio ruolo di madre, sia per il ruolo
ricoperto per tanti anni di curatrice dell’orticello domestico: l’abitudine alla ciclicità
delle stagioni e alla crescita, alla fertilità, le conferiscono, per esempio, dolcezza,
riflessività e capacità di organizzazione. Attitudini, queste, che caratterizzano “l’essere
donna”, sia nell’ambito sociale, che economico, incidendo anche sullo stile di
conduzione della propria azienda.
7 Cfr Bruni et al, 2000 citato in P.DAVID, Il valore della differenza, Carocci, Roma, 2006 pp. 16 8 Cfr M.MAGATTI, M.MONACI, L.RUGGERONE, Donne esploratrici – Percorsi nell’imprenditoria femminile, Guerini e associati, Milano, 2000 pp. XXIV 9 Ibi
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 29 -
Formaper, Azienda sociale della Camera di Commercio di Milano, facendo tesoro
della propria attività a fianco delle imprenditrici, riassume una serie tratti comuni che
hanno le donne nello stile di direzione d’impresa, tanto da stabilire la nascita di una
“cultura femminile d’impresa”10.
Analizzando vari aspetti dell’organizzazione aziendale, ciò che colpisce è come
l’elemento sempre presente sia “l’orientamento alla relazione” : è necessario
instaurare un rapporto con i clienti, ancora di più con i propri collaboratori, usandolo
come metro per misurare la propria soddisfazione nell’attività. L’importanza primaria
che viene attribuita al concetto relazionale dello stile, delinea una concezione “di
pancia” dell’impresa, senza meccanismi stereotipati: “prima di tutto deve piacere a me
e farmi stare bene” è uno dei metri di valutazione principali, che vanno nell’ottica
della flessibilità per rispondere o anticipare i rapidi cambiamenti del mercato. Lo stile
maschile di leadership, invece, preferisce instaurare rigide pratiche aziendali
improntate su complicati modelli burocratici, meno flessibili.
I lati negativi che emergono da questa gestione sono che le imprese femminili si
caratterizzano principalmente per una scarsa capacità di pianificazione, la tendenza
alla piccola o micro dimensione che si muove, più per piccoli passi, ponendosi mete
ambiziose: in realtà, questi parametri vanno nella direzione della sopravvivenza in un
mercato sempre più instabile, in cui sono necessarie quotidiane revisioni di rotta.
Da quanto detto, lo stile di leadership delle imprenditrici sta prepotentemente
emergendo in quanto risulta più funzionale alle esigenze del nuovo contesto
economico e sociale, instabile e imprevedibile.
Sono flessibilità, dunque, orientamento al cliente e personalizzazione, gli attributi
dello stile principale della cultura femminile in risposta ai fenomeni della
globalizzazione, dell’innovazione continua, della velocizzazione dei mercati e dei cicli
di vita ridotti.
Nella gestione dell’impresa si incontrano, naturalmente, anche dei problemi oggettivi,
comuni sia a uomini, che a donne: difficoltà di reperimento dei capitali iniziali,
carenza di informazioni sul mercato di riferimento, necessità di capacità gestionali
10 Cfr FORMAPER (a cura di), Donne creano impresa, Sperling&Kupfler Editori, Milano, 2007 ed. aggiornata pp. 26 - 29
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 30 -
specifiche e competenze nel proprio settore, peso della normativa fiscale e difficoltà
negli adempimenti burocratici, etc, a cui si deve aggiungere la mancanza di legittimità
attribuita all’imprenditorialità femminile.
Più che un difetto di credibilità delle imprese femminili, si riscontra ancora un
problema nella creazione di uno status specifico: esiste, infatti, una difficoltà per le
donne imprenditrici ad essere visibili sul piano sociale e quindi ad essere considerate
alla stregua dei colleghi uomini, una credibilità non ancora accordata a priori, ma che
va conquistata ogni giorno con i risultati e la dimostrazione concreta del proprio
potenziale.
Per concludere il discorso sul “genere d’impresa”, va ricordato un gap che potrebbe
sorgere su questa tematica: la donna portatrice di valori positivi sia per la società, che
per l’impresa, passando attraverso tutti i discorsi volti a livellare le differenze di
trattamento, corre il rischio di rinunciare alle proprie specificità, omologandosi al
modello maschile, perdendo i benefici di avere un diverso approccio alle sfide.
2.3 CARATTERISTICHE DELLE IMPRESE FEMMINILI
Dalla trattazione fatta fin qui dell’argomento dell’imprenditoria femminile, ne
emerge un fenomeno con caratteristiche proprie oramai ben definite e riconosciute
riguardo sia allo stile del fare impresa, sia alle barriere che si incontrano.
La prima considerazione che va fatta riguarda la diffusione non omogenea nei diversi
settori, alcuni dei quali sono considerati tradizionalmente femminili come il terziario, i
servizi alla persona e il commercio al minuto, nonché l’abbigliamento e il
manifatturiero. Le spiegazioni sono diverse: una fa riferimento alla maggiore
conoscenza del settore specifico, anche per attività precedenti anche come dipendenti;
un’altra invece sottolinea come manchino le competenze specifiche per entrare in
settori più innovativi; e l’ultima accusa le difficoltà di accesso al credito, che
spingerebbero le imprenditrici verso settori nei quali gli investimenti necessari non
siano cospicui.
La tendenza alla piccola o micro impresa, che consente l’uso di procedure gestionali
semplificate e di un’organizzazione più snella, insieme alla natura giuridica
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 31 -
prevalentemente individuale, troverebbero spiegazione nel percorso professionale delle
donne più discontinui. Una vita lavorativa caratterizzata da discontinuità imputabile a
matrimonio o alla nascita dei figli e all’eterogeneità di esperienze, dove anche la
decisione di aprire una propria attività nasce per uscire dalla condizione
d’inoccupazione. Ci sono alcune ricerche che evidenziano anche modelli gestionali e
di leadership diversi tra i sessi: gli uomini adottano un approccio strategico con
obiettivi di breve periodo che punta a raggiungere stabilità e standardizzazione delle
procedure; le donne, invece, prediligono un approccio evolutivo che conferisca
importanza maggiore al fattore umano e culturale e dove lo stile di direzione sia
improntato sulla comunicazione11. Naturalmente esistono differenze di gestione anche
all’interno della categoria stessa delle imprenditrici: l’età sembra essere la
discriminante maggiore per i diversi stili di leadership delle donne. Le giovani donne,
che puntano sull’imprenditoria come alternativa alla disoccupazione, hanno un
approccio che mira alla profittabilità dell’azienda, mentre le più adulte dedicano la
loro attenzione maggiormente all’organizzazione lavoro-famiglia per poter avere una
crescita sia professionale che personale. La famiglia rappresenta la differenza più
significativa tra imprenditori e imprenditrici: un insieme di vincoli e opportunità, ma
in percentuali diverse; per esempio a differenza degli uomini, le donne pur
conducendo un’azienda riescono a seguire da vicino anche la crescita dei figli.
I nuovi modelli organizzativi e imprenditoriali, che emergono dalla prospettiva di
genere, con micro e piccole imprese con tipologie organizzative di tipo orizzontale
sembrano più adatte per affrontare l’instabilità del mercato: abitudine alla flessibilità e
adattabilità, le capacità relazionali e organizzative che provengono dalla gestione
pratica di ogni giorno, stile informale che mette in primo piano le risorse personali e la
ricerca del cliente, sono i fattori critici di successo.
Concludendo, assumendo il punto di vista delle donne all’interno dell’impresa si
percepisce il valore degli aspetti intangibili dell’impresa, per valorizzare la soggettività
di ognuno che partecipi al raggiungimento degli obiettivi del progetto
imprenditoriale12.
11 Cfr Ruggerone, 2000 citato in P.DAVID, Il valore della differenza, Carocci, Roma, 2006 pp. 27 12 Cfr P.DAVID, Il valore della differenza, Carocci, Roma, 2006 pp. 30
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 32 -
3. PROFILO DELL’IMPRENDITRICE
Le caratteristiche delle donne imprenditrici riguardano principalmente l’età, il
livello di istruzione, per poi passare ad indagare le motivazioni che spingono verso la
creazione d’impresa e i problemi che incontrano in fase di avvio, etc.
Le donne imprenditrici sono in genere più giovani rispetto ai colleghi uomini, con
un’età compresa tra i 30 e i 44 anni, ma molte sono anche più giovani. L’identikit
dell’imprenditrice è quello di una donna in cui coesistono elementi contrapposti:
convenzionale e statica, innovativa e dinamica, tradizionale e conservatrice, moderna
ed esploratrice13; nell’ambito delle motivazioni, inoltre, è sospesa tra sogno e realtà.
Se le donne hanno sempre trovato difficoltà a riuscire nel mondo del lavoro,
soprattutto nell’imprenditoria è perché si ritenevano afflitte da un deficit di
preparazione, oggi, invece, si riscontra come i tassi di partecipazione delle donne a
processi di formazione scolastica siano addirittura superiori a quelli maschili.
Il tasso di scolarizzazione femminile è, infatti, in linea con l’Europa dei 25 (78,1% in
Italia contro 80% in Europa), mentre quello maschile presenta uno scostamento
significativo: il 68% in Italia contro il 75% Europeo. Dopo i trenta anni l’80% delle
donne laureate è sul mercato del lavoro; i due terzi delle diplomate; il 64% delle donne
con qualifica professionale; il 43% di quelle con licenza media; il 20% con licenza
elementare o senza titolo14. Il rapporto istruzione lavoro è direttamente proporzionale:
più istruzione, più presenza sul mercato del lavoro.
Dall’analisi dei percorsi scolastici emergono i successi delle donne che ottengono
maggiori successi durante gli studi, sia per la quantità, la durata e i punteggi,
consentendo anche alle imprenditrici di crearsi una professionalità consapevole, che
però non basta a eliminare tutti i preconcetti di genere. Considerando il titolo di studio,
le donne imprenditrici sono caratterizzate da un livello culturale alto, in possesso del
diploma e addirittura in buona parte della laurea15.
13 1° OSSERVATORIO SULL’IMPRENDITORIA FEMMINILE IN ITALIA, Sintesi Centro Studi 14 M. GRITTA GRAINER, Forum delle Camere di Commercio dell’Adriatico e dello Ionio, Durazzo 25 e 26 maggio 2006 15 1° OSSERVATORIO SULL’IMPRENDITORIA FEMMINILE IN ITALIA, Sintesi Centro Studi
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 33 -
L’innalzamento dei livelli di istruzione, dunque, è una delle motivazioni che spiegano
l’aumento di donne imprenditrici sul mercato, a cui dobbiamo aggiungere i
cambiamenti nella mentalità, uno che cambia gli equilibri matrimoniali e famigliari,
l’altro che spinge le donne ad entrare e rimanere più a lungo sul mercato del lavoro,
concetto che diventa centrale nei progetti di vita. A questi fattori bisogna aggiungere
anche alcune variazioni nelle variabili economiche, per esempio il ridimensionamento
della domanda in alcuni settori industriali tipicamente maschili a favore del terziario,
settore con una tradizionale presenza femminile, soprattutto per quanto riguarda
commercio, credito e servizi alle imprese16. Anche il panorama normativo, attraverso
interventi mirati, ha cercato di favorire la creazione di imprese femminili e giovanili,
con incentivi economici e supporto formativo, dedicati alle nuove imprese.
Si riconosce, quindi, che i tratti tipici individuabili nell’imprenditoria femminile
derivino da caratteri soggettivi, connessi alle caratteristiche dell’identità della donna e
dell’ambiente in cui è immersa.
Pur riconoscendo che l’universo dell’imprenditorialità femminile sia composto da
esperienze variegate ed eterogenee, alcuni autori elaborano degli schemi per
suddividere le diverse tipologie di donne imprenditrici incrociando diverse variabili.
Goffee e Scase sono i primi a proporre la suddivisione diventata forse la più famosa:
incrociando la dimensione del possesso dei tratti attribuibili generalmente al ruolo
imprenditoriale dominante, come l’individualismo, la competitività, etc. con le
caratteristiche di ognuno che si riferiscono alle specificità di genere. Si profilano così
quattro modelli di imprenditrice:
• tradizionale – crea un’impresa per concorrere alla creazione del reddito famigliare
e resta fedele al proprio tradizionale ruolo femminile di cura dei figli e della casa
• casalinga – resta ancorata al tradizionale ruolo in famiglia, ma intraprende
l’attività imprenditoriale spinta da un forte desiderio di autonomia e gratificazione
personale
• innovatrice – sceglie la via dell’imprenditoria per le ridotte possibilità di carriera
nel lavoro dipendente, assegnando il ruolo centrale al proprio lavoro
16 Cfr C.BIASETTI, V.FOSSA, M.GHELFI, Quale genere di impresa, Franco Angeli, Milano, 2007 pp. 108 – 9
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 34 -
• radicale – non sono mosse dall’interesse verso il profitto, ma creano un’attività per
promuovere gli interessi delle donne nella società.
Altre tipologie cercano di superare i limiti di questa suddivisione, prendendo in
considerazione anche altre variabili, come quella proposta da Cromie e Hayes che fa
riferimento a tre profili centrali, mettendo in primo piano la presenza di figli:
• innovatrici – donne senza figli che nell’impresa trovano la strada per sviluppare la
loro carriera lavorativa
• dualiste – si propongono di trovare un equilibrio occupando sia un ruolo
nell’impresa, che in quello famigliare
• imprenditrici di ritorno – dopo un’assenza prolungata dal mondo del lavoro per
crescere i figli, utilizzano l’impresa per crearsi un’occupazione17.
Dalle considerazioni fatte finora, sono emerse differenze significative anche tra le
imprenditrici stesse, ma sebbene ci sia un accenno nelle suddivisioni appena fatte, non
si è ancora indagato sulle motivazioni che spingerebbero le donne a intraprendere la
via dell’imprenditorialità per poi percorrerla in modo diverso dagli uomini.
In letteratura la prima macro suddivisione delle diverse motivazioni mostrate dalle
imprenditrici, identifica due serie fattori influenti:
• i fattori pull – cioè che attraggono, dove l’impresa è vista come un’opportunità
• i fattori push – cioè che spingono, costringendo al percorso imprenditoriale per
rispondere a diverse necessità18.
Emergono dunque due modelli di imprenditrice relativi al primo gruppo di fattori:
“l’imprenditrice per opportunità” legata magari alla tradizione famigliare e quella
“per scelta” , che ricerca nell’impresa una propria rivincita personale. Mentre,
riguardo al secondo gruppo, i fattori si riconducono alla tipologia di “imprenditrice
per necessità”, quella che ha bisogno di un reddito e non trova un lavoro dipendente,
e alla tipologia “imprenditrice casalinga” 19.
17 Cfr M.MAGATTI, M.MONACI, L.RUGGERONE, Donne esploratrici – Percorsi nell’imprenditoria femminile, Guerini e associati, Milano, 2000 pp. XVI - XVII 18 Ibi pp. XVIII 19 Cfr P. TARCHI, M.COLASANTO, Il genio femminile e l’impresa, Città Nuova, Roma, 2007 pp. 175
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 35 -
Schumpeter individua come ci siano fondamentali motivazioni non legate
necessariamente al genere, quanto più all’analisi del contesto: l’imprenditore ha il
gusto della competizione, della sfida, assimilabile alla figura dello sportivo;
l’imprenditore ha la volontà di creare qualcosa di originale e creativo con un proprio
stile personale, come un’artista; e ancora vuole fondare una sorta di regno, come un
sovrano20, in un mix di motivazioni personali e opportunità socio- economiche.
Mantenendo la differenziazione tra variabili strutturali e motivazionali, le prime sono
legate ai fattori dell’economia, già citati, come il tasso di disoccupazione, la
terziarizzazione dell’economia, maggiore professionalizzazione delle donne, le
politiche di incentivazione e la globalizzazione dei mercati.
Un’attenzione particolare va posta sulle variabili motivazionali, che hanno
maggiormente a che fare con le specificità femminili: legate alla sfera personale, alla
volontà di migliorare la propria famiglia e la società, armonizzando vita privata e
lavorativa.
Per prima cosa la volontà di creare una propria impresa nasce dal “desiderio di
autonomia” e indipendenza, sia dal lato economico, ma anche dell’organizzazione del
lavoro e dell’assunzione di responsabilità, per quanto riguarda l’autonomia
decisionale. Il lavoro imprenditoriale viene visto dalle donne come una fonte per la
“valorizzazione” delle proprie capacità e l’“autorealizzazione”, per esprimere in
modo autonomo la propria personalità. Collegata alla realizzazione di sé stesse si trova
la “volontà di affermazione e di carriera”, che sottolinea le difficoltà che le donne
trovano ancora ad entrare o scalare il mondo del lavoro, per ritagliarsi in questo modo
il proprio spazio, assumendosi responsabilità e dimostrando il proprio valore.
Tipicamente femminile è la necessità di trovare un equilibrio tra il lavoro e la famiglia,
per questo l’attività imprenditoriale consente una “ricerca di flessibilità nella
gestione del tempo”, potendo determinare i tempi di lavoro, riposo sulla base delle
esigenze personali, famigliari e lavorativi; per raggiungere l’“armonizzazione delle
esigenze professionali e famigliari”. Lavoro e famiglia hanno nella vita di ognuno un
peso molto importante e la via dell’imprenditoria sembra un modo per conciliare tempi
20 Cfr IRER, Giovani donne e microimprese, Guerini e Associati, Milano, 1998 pp. 11
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 36 -
e ritmi lavorativi, anche perché la tendenza opposta risulta essere l’abbandono
dell’idea di costruire una famiglia con dei figli.
Una delle motivazioni più oggettive, ma che rimane ancorata alla sfera personale, è la
“necessità di trovare un impiego per garantirsi un reddito” , anche perché
trattandosi per lo più di micro- o piccole imprese sono tutte, per lo più, rivolte
all’autosostentamento del titolare. Sempre riferita alla necessità di un’occupazione è la
“necessità di rientrare nel mercato del lavoro dopo un periodo di assenza”, che si
può imputare a matrimonio o gravidanze e crescita dei figli21.
Dal primo Rapporto Nazionale sulle Imprese Femminili, emerge come l’idea
imprenditoriale nasce dal convincimento sulle proprie competenze e sul desiderio di
realizzarle: rispetto agli imprenditori, le imprenditrici dichiarano di basarsi sulle
proprie competenze specifiche perché l’obiettivo è realizzare i sogni. Così si tratteggia
un profilo di imprenditrice motivata, preparata e consapevole della preparazione
necessaria nel fare impresa in modo responsabile.
Nell’esperienza imprenditoriale femminile possiamo riscontrare alcune caratteristiche
di gestione che sono direttamente legate all’“essere donna”. Per quanto riguarda
l’organizzazione interna l’approccio femminile si basa sulla flessibilità dei ruoli e sulla
creazione di relazioni più basate sull’informalità che su divisioni gerarchiche; con un
conseguente stile di leadership basato sulle relazioni e sul carisma: partecipativo,
interattivo, improntato sull’importanza di un personale preparato, professionale che sia
una risorsa umana prima che economico – finanziaria. Sebbene si preferisca la piccola
o micro dimensione, preferendo collegarsi in rete o stringere alleanze con altre
imprese, con una crescita lenta e graduale: un approccio strategico basato sul saper
cogliere le opportunità con una prospettiva di medio – lungo termine.
I risultati saranno calcolati più sulla soddisfazione del cliente che sul profitto,
utilizzando un approccio di marketing improntato sulla personalizzazione del rapporto
con i clienti, ascoltandoli per poter anticipare, interpretare i loro bisogni e desideri,
mirando a costruire e diffondere una coerente immagine d’impresa.
21 Cfr FORMAPER (a cura di), Donne creano impresa, Sperling&Kupfler Editori, Milano, 2007 ed. aggiornata pp. 12 – 17
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 37 -
L’approccio di gestione illustrato presenta diversi fattori che possono essere negativi o
positivi a seconda della consapevolezza con cui si mettono in atto. A tali fattori di
criticità, è necessario aggiungerne un altro oggettivo e tipicamente femminile: quello
della credibilità22. Nel rapporto con il credito dove vengono richieste tante garanzie,
ma anche nel reclutamento di collaboratori o fornitori o nel rapporto con imprenditori:
non si tratta più di accordare o meno fiducia all’imprenditrice, ma del fatto che una
donna prima di potersi rapportare serenamente con il proprio interlocutore deve
dimostrare attraverso il proprio operato, di essere affidabile, preparata, prima ancora di
mostrare risultati.
3.1 RAPPORTO CON LA FAMIGLIA: DOPPIA PRESENZA
Una problematica che ha a che fare con il fenomeno dell’imprenditoria
femminile è, ancora una volta, rivolta alla conciliazione dei tempi: è necessario che
una donna si dedichi al lavoro, alla cura della casa, del partner, dei figli,
organizzandone le priorità, accollandosi le responsabilità e dividendosi equamente.
Ancora oggi, la mentalità della società attribuisce alla donna la responsabilità
dell’organizzazione famigliare, ma non solo, perché ora, deve anche occuparsi del
mantenimento della famiglia, mentre gli uomini continuano ad essere riluttanti a
cooperare nell’ambito domestico: se negli ultimi decenni la struttura famigliare è
profondamente mutata e la donna si è emancipata sotto molti punti di vista, non si
sono, invece, verificati cambiamenti nella suddivisione del lavoro tra i generi. Il
problema della doppia presenza, in casa e sul posto di lavoro, non riguarda solo le
donne imprenditrici, ma rappresenta per loro una delle possibili motivazioni alla
scelta: sia l’ambito lavorativo, che quello famigliare richiedono un impegno costante e
un notevole dispendio di energie, perché non si può tralasciare né l’uno né l’altra, se si
vuole che entrambe crescano e diano frutti.
Le difficoltà di conciliazione dei tempi tra i due impegni porta non solo conseguenze
nella vita delle donne, notevolmente stressate e con sempre meno tempo da dedicare a
22 Cfr FORMAPER (a cura di), Donne creano impresa, Sperling&Kupfler Editori, Milano, 2007 ed. aggiornata pp. 12 – 17, pp. 26 - 29
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 38 -
loro stesse, ma anche nella società: abbassamento della natalità e tendenza ad avere dei
figli in età matura, una visione della maternità vissuta come un lusso; in altri casi,
ancora, le donne rinunciano del tutto a crearsi una famiglia propria.
La legge 53/2000 è un esempio di come anche per la società la conciliazione dei tempi,
sia è una priorità: infatti, la norma si propone di trovare un compromesso tra lavoro
professionale, vita privata e familiare, con un’ottica, però, di condivisione delle
responsabilità da parte dei due partner.
Avere un’impresa, soprattutto con molti dipendenti, porta molte responsabilità sia dal
punto di vista della gestione, che degli impegni, per questo le donne con famiglia
preferiscono creare ditte individuali o entrare in imprese di famiglia, per essere più
libere sia organizzativamente, che dal lato delle responsabilità.
L’attenzione per la famiglia non è solo un compito che la società riversa sulle donne,
ma un atteggiamento che esse sentono come un dovere, una responsabilità che si
sentono dentro: per le imprenditrici è fondamentale, dunque, superare la divisione tra
impresa e famiglia, per trovare un punto d’incontro e di scambio. Proprio
l’atteggiamento di cura e responsabilità che le donne sperimentano in famiglia lo
portano anche sul luogo di lavoro, prediligendo un approccio basato sulla
comunicazione e sugli aspetti intangibili dell’impresa. Una gestione femminile
d’impresa che crea una nuova cultura, che nasce da questa contaminazione di
linguaggi tra i due mondi, la famiglia entra nell’impresa e viceversa.
Avendo, dunque, preso consapevolezza di quanto sia diffusa l’azienda familiare nel
panorama della micro e piccola impresa femminile è importante sottolineare come la
famiglia sia una realtà, una struttura, una metafora per l’impresa, la quale a sua volta è
metafora per la famiglia: la famiglia non è solo una risorsa economica, ma è fonte di
identità e di ruoli sociali, come una palestra per il ruolo di autorità. La vicinanza di
casa e azienda fa capire come tutta la gestione imprenditoriale femminile sia permeata
dall’orientamento alla cura e all’ascolto: l’informalità della famiglia muta la formalità
dell’impresa, in un dialogo continuo.
La famiglia non va considerata solo come quella creata con il proprio partner, ma va
posta attenzione su quella d’origine: il fenomeno dell’imprenditoria femminile è in
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 39 -
larga parte connesso all’impresa di famiglia dove la scelta imprenditoriale nasce dalla
continuazione della tradizione famigliare.
Sia in questo caso, che in generale, la famiglia d’origine è in grado di fornire risorse di
ordine relazionale, professionale, culturale, economico da spendere nell’attività
d’impresa: da qui provengono le risorse economiche, finanziarie e manageriali da
spendere nell’azienda. L’imprenditrice è, ancora una volta, caratterizzata da una
contraddizione: continuità e discontinuità dei valori famigliari, ripresa del passato e
delle radici culturali per fondare la propria identità, in modo originale e creativo23.
È necessario ricordare, quindi, come la scelta di un percorso imprenditoriale sia da
imputare non solo al desiderio di valorizzare la propria professionalità e le competenze
maturate, ma, soprattutto, alla praticità di una gestione dei tempi compatibile alle
necessità della famiglia, nell’ottica di una maggiore flessibilità gestionale.
Dopo aver riflettuto a lungo sull’apporto femminile nel rapporto famiglia e lavoro,
possiamo dire che più che nella teoria, è nella pratica che ogni giorno le donne non
solo imprenditrici, ma tutte le lavoratrici, verificano la propria collocazione nelle
dinamiche personali, interpersonali, familiari o sociali; riuscendo a gestirle in modo
consapevole, attivo e innovativo.
La questione della conciliazione tra impegno familiare e lavorativo mostra anche un
ulteriore risvolto del problema: premessa e terreno di prova per ogni questione che
abbia a che fare con l’effettiva realizzazione della parità uomo – donna, in materia di
pari opportunità, con il significato latente di sondare il vero significato e i risultati
delle politiche sociali in atto24.
23 Cfr M.MAGATTI, M.MONACI, L.RUGGERONE, Donne esploratrici – Percorsi nell’imprenditoria femminile, Guerini e associati, Milano, 2000 pp. 163 - 166 24 Cfr P. TARCHI, M.COLASANTO, Il genio femminile e l’impresa, Città Nuova, Roma, 2007 pp. 91
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 40 -
4. DIMENSIONE DEL FENOMENO
Gli ultimi decenni, come già ampiamente dimostrato, hanno visto una crescente
femminilizzazione del lavoro, non solo di quello dipendente, ma anche di quello
autonomo e imprenditoriale. In Italia il percorso evolutivo è innegabile, c’è un numero
crescente di imprese femminili che ora si stanno estendendo in ambiti di attività
prevalentemente maschili: la diffusione delle donne nel mondo dell’imprenditoria è
una vera rivoluzione nella cultura occidentale. Decidere di percorrere la strada
dell’imprenditoria per raggiungere le pari opportunità, dove una donna può affermare
la propria specificità e la propria autonomia.
Il peso crescente dell’imprenditoria femminile è molto importante soprattutto in Italia,
dove il tasso di disoccupazione femminile è di circa quattro punti più alto, rispetto ai
corrispettivi dell’Unione Europea.
Ad ottobre 2008, l’Osservatorio sull’Imprenditoria Femminile ha diffuso i dati riferiti
al primo semestre 200825, quando si contavano 1.243.824 imprese femminili attive,
cioè 5.523 in più rispetto al giugno 2007, mentre a dicembre erano 1.243.192, cioè il
24% sul totale delle imprese. Per quanto ridotto l’aumento nell’arco dei dodici mesi
considerati si attesta sullo 0,45%, più bassa rispetto alla crescita dello 0,67% tra
2006/2007: la vivacità dell’universo imprenditoriale femminile spicca al confronto
della sostanziale immobilità del panorama complessivo del tessuto imprenditoriale del
paese il cui tasso di crescita, nello stesso periodo, ha fatto segnare esattamente lo zero.
Le imprese in rosa aumentano nel segno della maturità imprenditoriale: nei dodici
mesi analizzati, infatti, a fronte delle oltre 8mila iniziative individuali in meno, si sono
rilevate quasi 12mila nuove società di capitali che, aggiunte alle circa mille società di
persone e agli altrettanti consorzi, hanno determinato il saldo positivo del periodo.
In forte trasformazione anche il profilo settoriale in cui scelgono di operare le capitane
d’impresa: alla continua, ormai da alcuni anni, riduzione del loro numero in
agricoltura, che conta oltre 6mila imprese in meno tra giugno 2007 e giugno 2008;
corrisponde un aumento altrettanto consistente nel settore dei servizi alle imprese, cioè
25 Cfr OSSERVATORIO SULL’IMPRENDITORIA FEMMINILE, Comunicato stampa del I semestre 2008, Unioncamere, 28 ottobre 2008
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 41 -
servizi immobiliari, attività professionali, informatica. La regione che ha contribuito di
più al bilancio positivo è il Lazio, dove si concentra il 46,6% di tutto il saldo, seguita
da Lombardia e Campania. Dal bilancio positivo resta escluso il Sud, dove il numero
delle imprese femminili si riduce complessivamente di 1.142 unità con lo 0,25% in
meno rispetto a metà 2007, risultato comunque migliore del saldo complessivo del
Mezzogiorno che, nello stesso periodo, arretra dello 0,61%.
Determinante il contributo dell’imprenditoria immigrata al risultato positivo: oltre il
71% di tutto il saldo si deve, infatti, alle imprese individuali aperte da donne giunte da
paesi al di fuori dell’Unione Europea 3.921 in più nel periodo considerato.
C’è stata, per tutto il quinquennio passato, una crescita continua, infatti, tra il 2003 e il
200726 a fronte di una crescita totale delle imprese del 3,59%, ne consegue una
variazione delle imprese femminili del 5,84%, con 68.649 aziende in più. Da
evidenziare, però, una diversa suddivisione per regione della variazione, perché se in
alcune regioni si è verificato un saldo molto positivo, in altre abbiamo un totale
addirittura negativo. La variazione percentuale più consistente ha interessato
soprattutto il Lazio con un +10,92%, seguito da Sardegna (+7,88%), Lombardia
(+8,60%), Campania (+7,66%), Calabria (+6,64%) e Sicilia, che però, con il suo
+6,59% mostra una crescita con una velocità dimezzata rispetto al Lazio. Al contrario,
le variazioni percentuali negative più significative hanno interessato soprattutto il
Molise con un -2,91%, poi la Valle d’Aosta (-2,79%) e la Basilicata (-1,78%).
Sostanzialmente stabili i valori di Friuli Venezia Giulia (+0,30%) e della Liguria
(+1,23%). A livello provinciale, al 31 dicembre 2007, Roma con 61.584 è la città con
il più elevato numero di imprese femminili in valore assoluto, seguita da Napoli
(59.725) e Milano (57.199).
I dati più recenti del primo semestre 200827 mostrano come le regioni del Nord e del
centro insieme, mostrino una buona crescita, che viene ridimensionata aggiungendo i
dati del Mezzogiorno che ha segnato una riduzione delle sue aziende femminili, come
viene evidenziato dai dati nella tabella sottostante.
26 Cfr Rapporto Impresa in genere 2007-2003, primi dati dell’imprenditoria femminile, UNIONCAMERE, 2007 27 Cfr OSSERVATORIO SULL’IMPRENDITORIA FEMMINILE, Comunicato stampa del I semestre 2008, Unioncamere, Roma 28 ottobre 2008
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 42 -
Il Sud Italia mantiene, comunque, la palma dell’area a maggior concentrazione di
imprese femminili, infatti, sono il 26,6% del totale, due punti percentuali e mezzo in
più della media nazionale, ferma al 24,1%. Queste cifre molto alte sono,
principalmente, dovute alla forte presenza di imprese guidate da donne in agricoltura.
Rispetto al 2007 sono ancora le regioni di Molise, Valle d’Aosta e Basilicata a far
registrare un saldo negativo, mentre le regioni del Centro Italia rimangono quelle che
danno il contributo principale al risultato positivo, infatti, la crescita del Lazio
continua con un +2,57%, performance migliore, più del doppio maggiore alla
Lombardia, seconda per risultato28.
Per motivi organizzativi di una gestione più flessibile, sia dell’impresa, che della
famiglia le donne che decidono di aprire un’impresa prediligono la forma giuridica
dell’impresa individuale, nel 2007 è stata scelta per il 70% delle nuove iniziative, dato
che cala sensibilmente nella prima parte del 2008.
28 Cfr OSSERVATORIO SULL’IMPRENDITORIA FEMMINILE, Comunicato stampa del I semestre 2008, Unioncamere, Roma 28 ottobre 2008
Imprese attive al 30 giugno 2008 Var. % giugno 2008/ giugno 2007 Regione Totale di cui imprese
femminili % impr. femminili
su totale Totale
imprese Imprese femminili
ABRUZZO 131.074 37.404 28,54 -0,27 0,02
BASILICATA 55.138 16.274 29,52 -0,80 -1,03
CALABRIA 154.208 39.339 25,51 -1,35 -0,95
CAMPANIA 460.990 131.706 28,57 0,69 0,79
EMILIA-ROMAGNA 429.171 87.474 20,38 -0,16 0,96
FRIULI V. G. 99.872 24.516 24,55 -1,68 -1,39
LAZIO 385.593 102.749 26,65 2,62 2,57
LIGURIA 140.180 36.439 25,99 0,38 -0,04
LOMBARDIA 812.338 167.819 20,66 0,23 1,05
MARCHE 160.501 38.621 24,06 0,08 0,84
MOLISE 32.627 10.355 31,74 -0,53 -1,06
PIEMONTE 416.046 100.625 24,19 0,25 0,52
PUGLIA 336.326 82.946 24,66 -1,61 -0,80
SARDEGNA 149.781 36.648 24,47 -0,01 0,45
SICILIA 390.083 100.897 25,87 -1,27 -1,01
TOSCANA 359.657 86.322 24,00 0,26 0,65
TRENTINO A. A. 102.006 20.780 20,37 -0,07 0,43
UMBRIA 82.788 21.672 26,18 0,44 0,76
VALLE D'AOSTA 12.686 3.298 26,00 -0,47 -0,78
VENETO 458.019 97.940 21,38 -0,37 0,26
NORD-OVEST 1.381.250 308.181 22,31 0,25 0,72
NORD-EST 1.089.068 230.710 21,18 -0,38 0,36
CENTRO 988.539 249.364 25,23 1,15 1,47
SUD e ISOLE 1.710.227 455.569 26,64 -0,61 -0,25
ITALIA 5.169.084 1.243.824 24,06 0,00 0,45
Tab. 1 – Imprese attive e imprese femminili per regioni e area geografica al 30 giugno 2008, Valori assoluti e variazioni % rispetto al 30 giugno 2007 - Fonte: Osservatorio dell’imprenditoria femminile, Unioncamere-InfoCamere
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 43 -
Il dato leggermente negativo della forma individuale, fa si che ci siano buone speranze
che sempre più imprenditrici italiane facciano scelte organizzative più mature e non
optino sempre per la scelta più semplice e meno strutturata.
A livello regionale la Lombardia è la regione dove la forma individuale conta il
maggior numero di imprese, ma anche dove cede di più a favore della società di
capitali che rappresentano il 23,5% del totale di imprese femminili. Per le società
cooperative, invece, è la Sicilia ad essere in prima linea, dove questa forma giuridica
era applicata al 14,1% delle 2.039 aziende attive.
Questo dato sulla variazione nella scelta della forma giuridica è confermato
dall’evoluzione dal 2003 – 2007: le imprese individuali seppur restino la forma
giuridica più scelta, segnano una crescita dello 0,08%; mentre le società di capitali
aumentano dell’83,69% e i consorzi dello 39,09%. Questo incremento nelle forme
giuridiche più complesse è un trend costante e comune all’intero sistema produttivo
italiano.
La presenza delle imprese femminili è concentrata in misura schiacciante nella forma
esclusiva, cioè quella in cui vi è coincidenza totale tra impresa e figura femminile nel
caso di ditta individuale; oppure che il 100% del capitale sociale e 100% degli
amministratori in caso di società di capitali sia in mano a donne; o donne siano il
100% dei soci nelle società di persone e cooperative; ancora il 100% degli
amministratori nelle altre forme giuridiche. Questo dato può essere facilmente spiegato
con la netta prevalenza di imprese individuali tra quelle femminili, con la conseguente
sovrapposizione tra titolare donna dell’impresa e impresa stessa, ma anche con la
crescente assunzione di ruoli di responsabilità delle donne nelle imprese.
Giugno 2008 Giugno 2007 var. % comp. % SOCIETA' DI CAPITALE 120.077 108.391 10,78% 9,7 SOCIETA' DI PERSONE 243.943 242.947 0,41% 19,6 IMPRESE INDIVIDUALI 861.932 870.240 -0,95% 69,3 COOPERATIVE 14.482 13.563 6,78% 1,2 CONSORZI 479 449 6,68% 0,0 ALTRE FORME 2.911 2.711 7,38% 0,2 TOTALE 1.243.824 1.238.301 0,45% 100,0
Tab. 2 - Imprese femminili attive per natura giuridica al 30 giugno 2008 e 2007, Valori assoluti, variazioni % e composizione % dello stock - Fonte: Osservatorio dell’imprenditoria femminile, Unioncamere-InfoCamere
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 44 -
Una particolare attenzione va posta anche sulla scelta dei settori in cui creare la propria
impresa: i tassi di femminilizzazione più elevati, tra il 2003 – 2007, si registrano
ancora in settori più tradizionalmente caratterizzati dalla presenza femminile come
l’erogazione di servizi alle persone che segna nel quinquennio una crescita del
+49,34%. Altri settori ancora forti della presenza femminile restano la sanità e altri
servizi sociali che cresce bene con il +41,95%; il settore alberghiero e ristorazione si
difendono bene con un trend del +33,65%, come anche l’agricoltura con il +29,30%.
Sebbene i dati parlino di una continuità sostanziale dei settori forti, emerge
chiaramente la tendenza da parte delle donne imprenditrici ad “invadere” anche ambiti
tradizionalmente appannaggio degli uomini, come la produzione di energia che cresce
del +59,39% e le costruzioni (+34,50%), bene anche le attività immobiliari (+24,74%)
e i trasporti (+23,32%). Rallenta, invece, l’incremento delle imprese manifatturiere
(+1,15%) e di quelle del commercio (+4,01%), settori che vedono invece una scalata
delle imprenditrici immigrate. La crescita o la diminuzione di imprese femminili nei
diversi settori è comunque piuttosto variegata sul territorio29.
Secondo i dati del I semestre 2008, che segna le variazioni con il primo semestre 2007,
il settore più dinamico alla base della crescita dell’imprenditoria femminile si
conferma quelli dei servizi alle imprese con 6.132 imprese in più nei dodici mesi
considerati al cui interno sono inclusi anche i servizi immobiliari, le attività
professionali, l’informatica e la ricerca. Seguono il settore delle costruzioni e quello
dei trasporti; il tradizionale settore alberghiero e ristorazione e quello altrettanto
consueto dei servizi alla persona nei quali vengono considerate le attività legate al
benessere e alla cura della persona, allo sport, allo spettacolo, ai servizi di pulizia. Il
macro-aggregato, appena citato, dei servizi alla persona fa registrare il tasso di
femminilizzazione più alto tra tutti i settori della nostra economia: il 49,2%,
praticamente un’impresa ogni due. La presenza di imprese femminili è superiore al
40% anche nella sanità (42,2%), mentre sopra il 30% si collocano gli alberghi e
ristoranti (33,7%) e l’istruzione (32,6%).
29 Cfr Rapporto Impresa in genere 2007-2003, primi dati dell’imprenditoria femminile, UNIONCAMERE, 2007
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 45 -
Il tasso di femminilizzazione, indicato nella tabella, è il rapporto tra le imprese
femminili e il totale delle imprese30.
Nel settore della moda provinciale milanese nel 2006 si sono rilevate 2136 imprese
femminili, di cui 1009 nella sola città di Milano, pari al 31,6% del totale delle imprese
femminili nel milanese. Poiché è stato calcolata per il 2006 che le imprese a controllo
femminile operanti nella provincia erano circa il 20% del totale, le cifre sopra riportate
mostrano una più che buona presenza di imprese femminili nel settore moda
provinciale. Il livello di imprenditorialità femminile presenta delle differenze
sostanziali a seconda dei diversi comparti: nella confezione di articoli di abbigliamento
il 40% circa delle imprese operanti nella provincia milanese è a controllo femminile,
contro il 29% del settore tessile, il 21% circa della lavorazione del cuoio ed il 14,5%
del ramo gioielli. Nelle imprese che operano nel campo del design applicato alla moda
il 29% è controllato da donne.
Fra le 2.136 imprese femminili calcolate da Formaper nel 2006, più della metà
(57,12%) va a collocarsi nel comparto manifatturiero dell’abbigliamento, seguito dal
30 Cfr OSSERVATORIO SULL’IMPRENDITORIA FEMMINILE, Comunicato stampa del I semestre 2008, Unioncamere, Roma, 28 ottobre 2008
Settore Totale
imprese attive
di cui femminili
Tasso di femminilizz
imprese
Saldo giu 2008 – giu 2007
Var. % giu 2008 - giu 2007
Agricoltura 897.637 263.334 29,3 -6.394 -2,37
Pesca 11.509 1.488 12,9 3 0,20
Estrazione di minerali 3.895 446 11,5 -3 -0,67
Attività manifatturiere 623.279 126.115 20,2 -767 -0,60
Energia 3.558 291 8,2 40 15,94
Costruzioni 782.847 46.483 5,9 2.851 6,53
Commercio 1.407.946 387.770 27,5 -1.947 -0,50
Alberghi e ristoranti 265.715 89.494 33,7 1.480 1,68
Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 186.734 23.183 12,4 2.115 9,33
Intermediazione monetaria e finanziaria 104.864 24.775 23,6 819 3,50
Sanità e altri servizi sociali 24.751 10.451 42,2 484 4,86
Altri servizi pubblici, sociali e personali 228.678 112.431 49,2 1.392 1,25
Imprese non classificate 34 7.907 -- 1.048 15,30
TOTALE 5.169.084 1.243.824 24,1 5.523 0,45
Tab. 3 - Totale imprese attive e totale imprese femminili attive per settori al 30 giugno 2008, Tasso di femminilizzazione del totale imprese attive; composizione % dello stock, saldo rispetto al 30 giugno 2007 e variazione % delle imprese femminili attive nel periodo considerato - Fonte: Osservatorio dell’imprenditoria femminile, Unioncamere-InfoCamere
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 46 -
tessile (20,97%), dato che si differenzia dal totale produttivo provinciale, nel quale
quasi l’80% delle imprese a controllo femminile si concentra nel terziario31.
IMPRESE A CONTROLLO FEMMINILE valori assoluti valor i % Tessile 448 20,97% Confezione di articoli di abbigliamento; preparazione, tintura e confezione di pellicce
1.220 57,12%
Preparazione e concia del cuoio;fabbricazione articoli da viaggio, borse, calzature
229 10,72%
Gioielleria e oreficeria 86 4,03% Design e stiling relativo a tessili 153 7,16% TOTALE 2.136 31,60%
Secondo un comunicato di Unioncamere del giugno 2008, le imprese femminili sono
tutte relativamente giovani: la stragrande maggioranza delle imprese femminili è stata
costituita dopo il 1980 e nel decennio 1990-1999. Solo 901 sono le imprese guidate da
donne iscritte al Registro Imprese prima del 1940.
Le più “mature” appartengono al settore del commercio, che nel complesso risulta
essere è il settore imprenditoriale femminile più longevo32.
31 Cfr ROBERTA DONZELLI (a cura di), Il sistema moda milanese, Camera di Commercio di Milano, Ottobre 2008 32 Cfr OSSERVATORIO SULL’IMPRENDITORIA FEMMINILE, Comunicato stampa giugno 2008, Unioncamere, Roma, 18 giugno 2008
195 901 1096 1.288 4.598 15.51652.383
159.676
434.168
574.467
0
100000
200000
300000
400000
500000
600000
700000
* n.c.
Antec
eden
te a
l 194
0
Antece
dent
e al
1940
Dal 19
40 a
l 194
9
Dal 195
0 al
1959
Dal 19
60 a
l 196
9
Dal 19
70 al
1979
Dal 19
80 a
l 198
9
Dal 19
90 a
l 199
9
Dal 200
0 al
2009
Tab. 5 – Le imprese femminili per anno di nascita – Fonte: Osservatorio dell'Imprenditoria Femminile Unioncamere – Infocamere
Tab. 4 - Imprese femminili del settore moda per comparto produttivo - Fonte: Elaborazioni Formaper su dati Infocamere
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 47 -
5. IMPRESE DI DONNE IMMIGRATE
Sebbene si parli ultimamente di immigrazione solo per fatti di cronaca, gli
stranieri sono anche al centro della scena economica italiana: già più del 6% del pil
nazionale è ascrivibile agli stranieri. Nel 2006 più di 230.000 imprese registrate in
Italia sono etniche (circa il 6% di quelle individuali), di cui buona parte guidate da
donne: il contributo dell’immigrazione alla crescita dell’imprenditoria femminile
appare sempre più significativo, delle 5.523 imprese in più rilevate tra la fine di
giugno 2007 e la fine di giugno 2008, infatti, ben il 71% (pari a 3.921 unità) è
costituito da iniziative imprenditoriali di tipo individuale con a capo una donna di
nazionalità extracomunitaria.
Il quadro per quanto riguarda la Lombardia si fa ancora più dinamico. I dati più
recenti, riferiti all’anno 2007, riportano la presenza di 36.477 imprese controllate da
stranieri provenienti da paesi a basso reddito, pari al 4,7% delle imprese lombarde
totali. Impressiona soprattutto il trend: nel quadriennio 2003-2006 questa presenza è
cresciuta in Lombardia del 66,9%, pur segnando un rallentamento proprio nell’ultimo
anno preso in considerazione (‘solo’ +13%).
La fortissima vitalità imprenditoriale della popolazione femminile immigrata è anche
testimoniata dal tasso di crescita fatto segnare nel periodo +9,5% è il tasso di
incremento a livello italiano nel primo semestre 2008.
Prevalgono le ditte individuali e si conferma il fenomeno della specializzazione etnica,
che determina, in relazione alla nazionalità di origine, una concentrazione delle attività
imprenditoriali straniere in certi settori che sono soprattutto l’edilizia, il commercio e
il settore manifatturiero.
Lo stesso dossier Caritas osserva, come gli stranieri subentrino agli italiani in settori
considerati poco attraenti, come quelli della pulizia e dei servizi di cura. Tratti
peculiari dell’imprenditoria di immigrati sono sia la giovane età dei titolari d’impresa,
che in media hanno 38 anni contro i 48 italiani; sia la maggiore presenza femminile.
Non ci sono solo luci sull’imprenditoria femminile straniera: il tasso di natalità delle
imprese straniere si accompagna, soprattutto nel 2006, a un tasso di mortalità superiore
alla media lombarda (10% contro 6% circa regionale). Secondo, le imprese straniere
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 48 -
spesso nascondono fenomeni di falsa imprenditorialità, laddove la titolarità d’impresa
non è altro che un espediente per conservare il permesso di soggiorno e/o mantenere
rapporti di lavoro para-subordinati con datori di lavoro italiani mossi dalla volontà di
conseguire vantaggi contributivi e fiscali.33
Escludendo la nazionalità svizzera, per evidenti legami di vicinanza con l’Italia, le
nazionalità immigrate più rappresentate tra le donne titolari d’impresa sono quella
cinese (12.152 attività), la marocchina (3.725) e la nigeriana (2.947), sul totale
italiano. Tra le prime dieci comunità per numero di presenze, le più dinamiche, nei
dodici mesi considerati, sono state le Ucraine (cresciute del 26,8%) e le albanesi
(+24%), ma ancora non molto rappresentate nel campo dell’imprenditoria.
Le regioni, in cui si registra la concentrazione maggiore di donne immigrate titolari
d’impresa, sono la Lombardia con 7.041 imprese, pari al 15,6% del totale, seguita
dalla Toscana con 4.895 imprese, equivalenti ad una quota del 10,8% ed il Lazio che
conta 4.437 unità, corrispondenti al 9,6% dell’universo considerato.
33 Tratto da http://www.viasarfatti25.unibocconi.it/stampa.php?idArt=906
30 giugno 2008 Saldo giugno 2008 – giugno 2007
Var. % giugno 2008/ giugno 2007
TOTALE 31.199 TOTALE CINA 12.152 CINA 1.532 CINA 14,4%SVIZZERA 5.086 SVIZZERA 15 SVIZZERA 0,3%MAROCCO 3.725 MAROCCO 485 MAROCCO 15,0%NIGERIA 2.947 NIGERIA 228 NIGERIA 8,4%SERBIA E MONTENEGRO 1.313 ALBANIA 249
SERBIA E MONTENEGRO 2,2%
ALBANIA 1.286 SERBIA E MONTENEGRO 28 ALBANIA 24,0%
ARGENTINA 1.208 ARGENTINA -13 ARGENTINA -1,1%BRASILE 1.167 BRASILE 69 BRASILE 6,3%VENEZUELA 1.162 VENEZUELA 17 VENEZUELA 1,5%UCRAINA 1.153 UCRAINA 244 UCRAINA 26,8%
Tab. 6 - Imprese individuali registrate con titolare donna di nazionalità extracomunitaria in Italia – Fonte: Elaborazione Retecamere su dati Movimprese, Unioncamere-InfoCamere
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 49 -
Come già detto, sono le imprese femminili cinesi a rappresentare la percentuale
maggiore sul totale delle imprese a conduzione femminile anche nel capoluogo
lombardo, come emerge, anche da un’elaborazione della Camera di Commercio di
Milano sui dati del registro delle imprese del 2007 e Istat.
In provincia di Milano si contano quasi tremila piccole imprese “cinesi” e oltre 1.900
di queste nella sola Milano città, con una crescita, tra 2006 e 2007, del 3,5% in
provincia e dell’1,5% nel capoluogo. Di queste, a Milano, oltre la metà sono legate
all’attività commerciale, dettaglio e ingrosso, il 23% al manifatturiero e il 16% alla
ristorazione. In settori come quello delle confezioni di abbigliamento, un titolare di
una ditta individuale milanese su tre è cinese mentre nella concia del cuoio e pelletteria
si arriva quasi a uno su due. La stima del fatturato delle imprese cinesi è di 560 milioni
di euro all’anno.
Le imprese individuali cinesi sono più “rosa” rispetto a quelle italiane: ben il 39%
degli imprenditori è donna contro il 20% italiano, gli altri titolari extracomunitari si
assestano sulla quota del 14%. L’imprenditoria cinese non solo è maggiormente
segnata della presenza femminile, ma vanta anche una popolazione di imprenditori più
Tab. 7 – Imprese individuali con titolare donna di nazionalità extracomunitaria per regione - Valori assoluti e var. % rispetto al 30 giugno 2007 - Fonte: Elaborazione Retecamere su dati Movimprese, Unioncamere-InfoCamere
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 50 -
giovani: 39 anni è l’età media cinese, rispetto ai 45 dell’italiano, le imprenditrici sono
ancora più giovani dei colleghi uomini con una media di 38 anni34.
Come parte importante dell’economia milanese, il settore della moda nella provincia di
Milano fa registrare un 13,53% di imprese controllate da immigrati provenienti da
paesi a medio-basso reddito, percentuale significativamente più alta del totale
provinciale che è del 4,7% e che quindi permette di identificare il settore come uno di
quelli a maggiore partecipazione straniera all’interno del totale provinciale.
Questo tipo di imprese si dedica principalmente, come già detto per l’imprenditoria
femminile cinese, alla confezione di articoli di abbigliamento (69,6%) ed alla
lavorazione del cuoio (21,3%). Le imprese gestite da stranieri operanti nel tessile sono
il 7% circa, mentre risultano quasi trascurabili i numeri in riferimento alle imprese del
design e dell’arte orafa (rispettivamente 1,75% e 0,11%)35.
Per concludere un altro prospetto delle cariche imprenditoriali femminili detenute da
soggetti extracomunitari per settori di attività, per dare concretezza attraverso dati
concreti della Camera di Commercio di Brescia a quanto detto finora sulla
suddivisione per settore e per nazionalità delle imprenditrici immigrate distribuite su
tutta la provincia bresciana.
34 Tratto da http://www.marketpress.info/notiziario_det.php?art=57375 35 Cfr ROBERTA DONZELLI (a cura di), Il sistema moda milanese, Camera di Commercio di Milano, Ottobre 2008
IMPRESE A MAGGIORANZA STRANIERA MILANO 2006
A BASSO REDDITO valori assoluti valori %
TOTALE 916 13,53%
Tessile 67 7,31%
Confezione di articoli di abbigliamento; preparazione, tintura e
confezione di pellicce
637 69,54%
Preparazione e concia del cuoio;fabbricazione articoli da viaggio,
borse, calzature
195 21,29%
Gioielleria e oreficeria 1 0,11%
Design e stiling relativo a tessili 16 1,75%
Tab. 8 - Imprese etniche del settore moda per comparto produttivo – Fonte: Elaborazioni Servizio Studi Camera di Commercio di Milano su dati Formaper
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 51 -
BRESCIA LOMBARDIA ITALIA
SETTORE ATECO 2006 2007
tasso di crescita
2006/2007 2006 2007
tasso di crescita
2006/2007 2006 2007
tasso di crescita
2006/2007
A Agricoltura, caccia e silvicoltura 29 33 13,8 220 200 -9,1 4.032 3.835 -4,9
B Pesca,piscicoltura e servizi connessi 0 0 0,0 45 47 4,4
C Estrazione di minerali 1 1 0,0 6 6 0,0 31 26 -16,1
N Sanita' e altri servizi sociali 16 13 -18,8 159 153 -3,8 910 860 -5,5
O Altri servizi pubblici,sociali e personali 114 102 -10,5 823 825 0,2 5.246 5.128 -2,2
X Imprese non classificate 250 233 -6,8 2.482 2.242 -9,7 11.344 10.338 -8,9
TOTALE 2.087 2.083 -0,2 17.977 17.747 -1,3 94.864 93.997 -0,9
In controtendenza con la crescita segnata nel 2008 che sfiorava il 10%, tra il 2006 –
2007 c’è stata una leggera flessione, ma non preoccupante, che riguarda però solo
alcuni settori colpiti pesantemente, come la sanità e la produzione di energia. Parlando
di distribuzione delle imprese per settori, fanno da traino per l’imprenditoria immigrata
femminile le attività manifatturiere e il commercio all’ingrosso e al dettaglio.
Importante la crescita del settore agricolo nella provincia di Brescia, nettamente in
controtendenza rispetto al dato lombardo e italiano, addirittura in perdita.
Sempre per sottolineare l’importanza della comunità cinese, non solo nel capoluogo
lombardo, è interessante la tabella seguente che suddivide le imprenditrici straniere
secondo il settore scelto per la propria impresa, inoltre applica la suddivisione in base
alla nazionalità di provenienza.
Settore CINA MAROCCO NIGERIA EGITTO UCRAINA
A Agricoltura, caccia e silvicoltura 0 7 1 0 10
B Pesca,piscicoltura e servizi connessi
C Estrazione di minerali
D Attivita' manifatturiere 146 21 19 4 7
E Prod.e distrib.energ.elettr.,gas e acqua
F Costruzioni 0 6 6 0 9
Tab. 9 - Cariche imprenditoriali femminili extracomunitarie per settore . Anni 2006-2007 – Fonte: Elaborazione dati Camera di Commercio di Brescia
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 52 -
Ancora una volta viene posto un accento sul numero delle imprenditrici cinesi, che
conta un totale che corrisponde a più del doppio delle nigeriane, che sono le più
numerose dopo le cinesi; mentre marocchine, egiziane e ucraine sono accomunate da
una presenza significativa, ma non massiccia.
Per i settori vale la distribuzione, per lo più nei settori delle attività manifatturiere e del
commercio al dettaglio e ingrosso, che rispecchia quanto detto per Lombardia e Italia.
G Comm.ingr.e dett.-rip.beni pers.e per la casa 142 10 41 56 16
H Alberghi e ristoranti 64 4 12 0 16
I Trasporti,magazzinaggio e comunicaz. 1 12 22 8 3
J Intermediaz.monetaria e finanziaria 0 0 0 1 0
K Attiv.immob.,noleggio,informat.,ricerca 6 4 9 5 9
O Altri servizi pubblici,sociali e personali 3 1 5 1 9
X Imprese non classificate 32 20 28 4 9
TOTALE 396 78 149 80 78
Tab.10 - Cariche imprenditoriali femminili extracomunitarie suddivise per nazionalità. Anni 2006-2007 – Fonte: Elaborazione dati Camera di Commercio di Brescia
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 53 -
Parte II – Azioni di sostegno per l’imprenditoria femminile
1. LE PARI OPPORTUNITÁ PER LE DONNE IMPRENDITRICI
L’imprenditorialità femminile è un fenomeno in costante ascesa: sia a livello
nazionale che europeo e questo trend sta cambiando il contesto lavorativo tradizionale.
Da un ambiente quasi esclusivamente maschile, com’era nel passato, si passa oggi ad
un universo imprenditoriale misto, dove la presenza della donna viene garantita e la
partecipazione alla vita lavorativa viene prevista nel rispetto di tutti i diritti
riconosciuti agli uomini.
Particolare attenzione è rivolta alla costruzione di un panorama e di una coerente
strategia politica europea focalizzata sullo sforzo di favorire l’occupazione femminile
e la parità di opportunità fra uomini e donne.
Come troviamo nel DLgs 198/0636, di cui si tratterà più avanti, la discriminazione
consiste “in un qualsiasi atto, patto o comportamento che produca un effetto
pregiudizievole, discriminando le lavoratrici o i lavoratori in ragione del loro sesso e
prevedendo, per questi, un trattamento meno favorevole rispetto a quello di un altro
lavoratore o lavoratrice”. Vengono considerati come discriminatori anche i
comportamenti molesti, comprese le molestie sessuali, diretti a violare la dignità del
lavoratore sia uomo che donna, che creino un clima ostile, umiliante e offensivo.
Pari opportunità significa, nel contesto dell’imprenditoria femminile, non solo godere
degli stessi trattamenti in materia legale o creditizia, ma aspirare a rimuovere anche
quel gap di credibilità che a volte è legato all’universo femminile, ritenuto meno
preparato e competente in materia imprenditoriale. Gli interventi e i programmi messi
in atto a sostegno, non solo delle iniziative imprenditoriali, ma anche dell’occupazione
femminile in senso ampio, si muovono verso il tema della formazione per la creazione
di uno spirito d’impresa.
36 Decreto Legislativo 11 aprile 2006, n. 198 "Codice delle pari opportunità tra uomo e donna, a norma dell'articolo 6 della legge 28 novembre 2005, n. 246", pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 125 del 31 maggio 2006 - Supplemento Ordinario n. 133
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 54 -
1.1 PARI OPPORTUNITÁ IN ITALIA: ORDINAMENTO GIURIDICO
1.1.1. ARTICOLI DELLA COSTITUZIONE A SOSTEGNO DELLA PARITÁ
Già al momento della sua emanazione nel 1948, la Costituzione Italiana
prevedeva il principio di uguaglianza di genere: l’articolo 3 riconosce per uomini e
donne pari dignità di fronte alla legge e garantisce il diritto allo stesso trattamento nel
mondo del lavoro (art.4 e 37), nel matrimonio (art.29) e nell’accesso agli uffici
pubblici e alle cariche elettive (art.51)37.
L’ art. 3 apre il testo base dell’ordinamento giuridico italiano proclamando
l’uguaglianza sociale di tutti i cittadini di fronte alla legge. Il primo comma stabilisce
che non ci sia alcuna condizione che riguardi sia la persona che la realtà che lo
circonda che possa essere motivo di emarginazione, ghettizzazione o ancora
discriminazione. È solo nel secondo comma, con l’impegno della Repubblica Italiana a
rimuovere tutti gli ostacoli che possano limitare la libertà e l’uguaglianza dei cittadini,
impedendo lo sviluppo della persona umana e la partecipazione alla vita del paese, che
la parità trova applicazione. In questo primo articolo viene rappresentato il dovere
dello Stato Italiano di emanare leggi e provvedimenti per arginare le possibili
situazioni di discriminazione e possa effettivamente essere garantita l’uguaglianza
sostanziale dei singoli, sia nel contesto sociale economico.
Più avanti nel testo della Costituzione troviamo l’art. 29, inserito nella parte intitolata
“Rapporti Etico-sociali” per dare risalto all’impegno di garantire il rispetto e la
promozione del principio di parità. Legato al tema del matrimonio, l’articolo sancisce
l’uguaglianza tra marito e moglie nel nucleo familiare garantita da una legge che non
agevoli un coniuge piuttosto che l’altro, per tutelare e assicurare l’unità della famiglia.
Il tema della parità sul lavoro viene trattato negli art. 4 e 37, il primo riconosce il
diritto al lavoro attraverso l’adozione di misure dirette a permettere ad ognuno lo
svolgimento della propria attività senza che ci possa essere un motivo di
discriminazione tra i sessi; mentre il secondo unisce il concetto di uguaglianza al
possesso degli stessi diritti, che si riferiscono a ricevere per le stesse prestazioni un’
37 Cfr La nuova imprenditoria femminile: sinonimo di Pari Opportunità, Camera di Commercio di Torino e IF, Torino 2000, pp 5-9
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 55 -
uguale retribuzione sia che si tratti di uomo o donna.
Nell’art. 37 si cerca di tutelare la donna contro le discriminazioni dirette o indirette che
si potrebbero presentare rispetto alla carriera o alle condizioni sul posto di lavoro.
Particolari attenzioni sono rivolte alla conciliazione tra il ruolo di madre e lavoratrice
della maggior parte delle donne, prevedendo una speciale e adeguata protezione per
madre e figlio. Creare condizioni che agevolino la madre-lavoratrice, non vuol dire
concederle privilegi rispetto all’uomo, ma permettere di individuare strumenti che
concilino il lavoro di cura diretto alla famiglia con quello diretto alla creazione di
profitto: per esempio si può pensare ad un part-time o all’orario flessibile, al job
sharing o al telelavoro per permettere una maggiore conciliazione tra i vari impegni.
Inserito nel Titolo IV della Costituzione sui “Rapporti politici”, dove viene previsto
che i cittadini possano accedere agli uffici e alle cariche elettive indipendentemente dal
sesso, si trova l’ art. 51.
Al fine di garantire anche alle donne l’opportunità di ricoprire cariche importanti, in
questo articolo, la Repubblica si impegna a garantire con appositi provvedimenti il
rispetto delle pari opportunità.
Nel 2001 è stato modificato l’art. 117, aggiungendo un comma che prevede l’obbligo
alle Regioni di emanare leggi che siano rivolte alla rimozione di ogni ostacolo che
impedisca la parità fra uomini e donne nel contesto sociale, economico e culturale
della vita. Collegandosi all’art. 51 già citato, anche le Regioni si impegnano a
promuovere la parità di accesso alle cariche elettive per uomini e donne, anche se
mogli e madri.
1.1.2. IL CODICE DELLE PARI OPPORTUNITÁ: D.Lgs. 11 apr 2006, n. 198
Il “Codice delle pari opportunità tra uomo e donna”
è un documento che racchiude la descrizione delle istituzioni nate per sostenere
l’uguaglianza tra i sessi, le azioni e gli strumenti volti a garantire il rispetto della parità
uomo-donna, nonché diversi esempi di discriminazione38; questo documento è nato
con l’intento di garantire che vengano attuati e rispettati i principi di parità di genere.
38 Cfr La nuova imprenditoria femminile: sinonimo di Pari Opportunità, Camera di Commercio di Torino e IF, Torino 2000, pp 15-16
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 56 -
Obiettivo del decreto è individuare le misure rivolte all’eliminazione delle differenze
che possono nascere non solo dalle differenze di genere, anche di razza, cultura,
religione, professione, politica39.
Il presidente del Consiglio dei Ministri si deve impegnare a rimuovere le
discriminazioni, promuovendo e coordinando le azioni di governo: le azioni positive
saranno poi intraprese dalla Commissione per le pari opportunità fra uomo e donna,
dal Comitato nazionale per l’attuazione dei principi di parità di trattamento ed
uguaglianza di opportunità tra lavoratori e lavoratrici, dalle Consigliere di Parità e dai
Comitati per l’imprenditoria femminile.
Ognuno dei quattro libri che compone il Codice tratta uno specifico aspetto in materia
di Pari Opportunità: partendo dal primo libro si parla di disposizioni per la promozione
della parità di genere, poi un accenno alla parità nei rapporti etico-sociali, in quelli
economici, e per concludere, nei rapporti civili e politici.
Un accento particolare viene posto sul concetto di discriminazione indiretta, cioè
quando un comportamento apparentemente neutro è in grado di creare una situazione
di svantaggio per i lavoratori appartenenti all’uno o piuttosto che all’altro sesso.
Inoltre, vengono impedite le discriminazioni nell’accesso agli impieghi pubblici,
nell’arruolamento dei corpi armati e militari e, infine, viene interdetto il licenziamento
per causa di matrimonio.
Le pari opportunità non vengono garantite solo attraverso specifici divieti, ma sono
promosse attraverso una serie di incentivi per delle azioni positive che possono essere
tradotte nella rimozione di ostacoli che impediscono il raggiungimento della parità e
tendono a favorire l’occupazione femminile, sia per ruoli subordinati che per progetti
di imprenditoria. Interventi a favore dell’imprenditoria femminile possono essere
individuati nella legge 215/92, di cui verrà discusso in maniera approfondita più
avanti, che si propone di promuovere l’uguaglianza sostanziale e le pari opportunità
fra uomini e donne nell’attività economica e imprenditoriale, in tal modo ci si propone
di agevolare la nascita di imprese femminili, cercando di agevolare l’accesso al
39 Decreto Legislativo 11 aprile 2006, n. 198 "Codice delle pari opportunità tra uomo e donna, a norma dell'articolo 6 della legge 28 novembre 2005, n. 246", pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 125 del 31 maggio 2006 - Supplemento Ordinario n. 133
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 57 -
credito, incentivando la qualifica imprenditoriale e la partecipazione delle donne a
progetti innovativi nei diversi settori.
1.1.3. LE ISTITUZIONI
Nel 1996, con un decreto del Presidente del Consiglio, è stato istituito l’Ufficio
del Ministro per le pari opportunità 40, che si occupa della promozione delle azioni
del Governo italiano in fatto di pari opportunità, anche sui temi dell’imprenditoria e
della tutela dei diritti delle donne. Inoltre, il Ministro presiede la Consulta per i
problemi degli stranieri immigrati e delle loro famiglie, ed è delegato ad adottare
iniziative e ad adeguare l’ordinamento nazionale all’ordinamento comunitario.
Naturalmente è compito del Ministro rappresentare il Governo italiano in tutti gli
organismi internazionali e comunitari che si trovano ad avere competenza in maniera
di diritti e pari opportunità.
La Commissione per le pari opportunità41, entrata in vigore nel 2003, è un organo
consultivo e di proposta, che ha lo scopo di fornire un supporto tecnico-scientifico al
Ministero nell’elaborazione e attuazione delle politiche di parità di genere, ad
esclusione delle politiche relative all’accesso e sul posto di lavoro.
La legge 125/91 istituisce il Comitato nazionale per l’attuazione dei principi di
parità di trattamento ed uguaglianza di opportunità tra lavoratori e lavoratrici 42,
che ha il compito di promuovere nell’ambito della competenza statale, la rimozione
dei comportamenti discriminatori dovuti al sesso ed ogni altro ostacolo che limiti, di
fatto, l’uguaglianza fra uomo e donna nell’accesso al lavoro, sul luogo di lavoro e la
progressione professionale di carriera. Il comitato è incaricato di compiti afferenti la
materia lavoro, che non rientrano tra i doveri della Commissione.
Con un decreto del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale in accordo con il
Ministro per le pari opportunità è nominato il Consigliere o la Consigliera di
parità 43. I consiglieri sono presenti a livello nazionale, regionale e locale ed hanno la
40Cfr La nuova imprenditoria femminile: sinonimo di Pari Opportunità, Camera di Commercio di Torino e IF, Torino 2000, pp 24-27 41 Ibi, 27-29 42 Ibi, 30-33 43 Ibi, 33-35
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 58 -
funzione “di intraprendere ogni utile iniziativa ai fini del rispetto del principio di non
discriminazione e della promozione delle pari opportunità per lavoratori e lavoratrici”.
Questa figura svolge funzioni di promozione e di controllo dell’attuazione dei principi
di uguaglianza di opportunità e non discriminazione tra donne e uomini in ambito
lavorativo, ed ha l’obbligo, in quanto pubblico ufficiale, di segnalare all’autorità
giudiziaria dei reati di cui vengono a conoscenza per ragione del loro ufficio.
I vari consiglieri sono componenti della Commissione centrale per l’impiego e delle
commissioni regionali e provinciali previste dalle leggi e anche delle commissioni di
parità a livello territoriale.
Il Consigliere o Consigliera Nazionale di Parità ha il compito di coordinare la rete dei
consiglieri locali, per accrescere l’efficacia della loro azione e consentire lo scambio di
informazioni, esperienze e buone prassi.
1.2 PARI OPPORTUNITÁ NELL’ EUROPA UNITA
Il 1997 può essere considerato una tappa fondamentale nel cammino delle pari
opportunità: infatti, viene apportata una fondamentale modifica del Trattato
dell’Unione, dove viene introdotto un nuovo Titolo sull’Occupazione e vengono poste
le basi del cosiddetto “procedimento Lussemburghese” 44. Da questo momento in poi
viene sancita la volontà degli stati membri di dotarsi di una procedura ciclica di
indirizzo, coordinamento e verifica delle politiche d’incentivo all’occupazione di
ognuno dei sottoscrittori e il riconoscimento del “pilastro” delle pari opportunità tra i
quattro basilari fondamenti dell’intera strategia europea dell’occupazione: migliorare
l’occupabilità, sviluppare l’imprenditorialità, incoraggiare l’adattabilità delle imprese e
dei loro lavoratori; infine rafforzare le politiche in materia di pari opportunità (nuove
disposizioni contenute nel trattato di Amsterdam del consiglio Europeo nella riunione
straordinario di Lussemburgo del novembre 1997).
44 Cfr Ufficio delle pubblicazioni ufficiali delle Comunità europee (a cura di), trattato di Amsterdam che modifica il Trattato sull’Unione Europea, i trattati che istituiscono le Comunità Europee e alcuni atti connessi, Lussemburgo, 1997, pp 33-35, citato in C.BIASETTI, V.FOSSA, M.GHELFI, Quale genere di impresa, Franco Angeli, Milano, 2007
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 59 -
L’uguaglianza di genere si impone, dunque, come uno dei principi fondamentali del
diritto comunitario45, ponendosi obiettivi relativi sia alla garanzia di parità di
opportunità e trattamento verso uomini e donne, che all’abolizione di ogni forma di
discriminazione fondata sul sesso. Attraverso il trattato di Amsterdam, la Comunità si
impegna ad attuare politiche e azioni comuni per lo sviluppo armonico ed equilibrato
della parità tra i due sessi: rimuovere le disuguaglianze e prendere provvedimenti per
rimuovere le discriminazioni di genere che non consentono un equo trattamento di
entrambi i sessi sia a livello lavorativo, che retributivo.
Ciò che emerge da questi atti è il significativo cambio di direzione: un nuovo
approccio che non si limita più a porgere un riparo alle situazioni, ma che consiste nel
prevenire e anticipare le situazioni, prevedendo già le soluzioni secondo delle linee
strategiche. Il nuovo orientamento promette di mettere in risalto le politiche preventive
su quelle curative, soprattutto in materia di occupazione con misure per migliorare
l’occupabilità; come percorsi di formazione, che si possono realizzare solo attraverso il
coinvolgimento delle parti sociali e responsabilizzando il livello locale e decentrato di
attuazione.
Un anno dopo, nel 1998, i leader europei riuniti a Vienna, hanno accresciuto il numero
degli orientamenti, soprattutto in materia di pari opportunità, che viene a precisare che
la strategia principale debba avvenire mediante l’adozione di un “approccio basato
sull’integrazione di genere nell’attuare gli orientamenti in tutti e quattro i pilastri”.
Riguardo all’occupazione femminile viene sottolineata l’importanza di garantire alle
donne la disponibilità di politiche attive di lavoro, di ridurre i disincentivi fiscali
sull’offerta di forza lavoro femminile, garantire alle donne di poter trarre effettivo
vantaggio da un’accresciuta flessibilità organizzativa del lavoro, ma soprattutto viene
ribadito il costante impegno nel rimuovere gli ostacoli che impediscono alle donne di
avviare una propria attività autonoma. In questo modo la strategia europea per
l’occupazione si interseca con quella della tutela delle pari opportunità.
Le azioni positive che si propongono la promozione in maniera positiva e concreta
della parità si sono per prima cosa poste obiettivi riguardanti il versante dei diritti delle
45 Cfr La nuova imprenditoria femminile: sinonimo di Pari Opportunità, Camera di Commercio di Torino e IF, Torino 2000, pp 19-21
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 60 -
donne in materia di occupazione, con attenzione particolare allo sviluppo di appositi
programmi per la formazione, specie in rapporto alle nuove tecnologie, per ambire a
raggiungere un’equa ripartizione delle responsabilità familiari e professionali
cercando, quindi, di promuovere le pari opportunità nel campo dell’occupazione e
della formazione. La priorità dell’Unione resta, però, l’integrazione della dimensione
delle pari opportunità ai vari livelli (europeo, nazionale, regionale e locale) che
possiamo riscontrare negli orientamenti delle politiche, nelle azioni e nei programmi di
finanziamento, tracciando metodi, strategie, modelli e studi mirati da consegnare ai
vari Stati membri, affinché si abituino alla prospettiva di genere, cioè ad inserire “il
punto di vista delle donne” in ogni scelta. Il progetto è ambizioso e presuppone il
riconoscimento dell’identità femminile e maschile e il fatto che possano portare a
significativi cambiamenti ai livelli più profondi della società, come possono essere i
rapporti parentali.
Vi è, poi, un ulteriore documento proclamato nel 2000: la “Carta dei diritti
fondamentali dell’Unione Europea”, che vieta ogni forma di discriminazione e ricorda
che è dovere dell’Unione riuscire a garantire la parità in tutti i campi della società,
compreso lavoro, occupazione e retribuzione. Il principio di parità, ancora una volta,
non va in conflitto con le misure già attuate o da adottare, che prevedano vantaggi
specifici a favore del sesso sottorappresentato.
Nel 2004 viene scritto il trattato che verrà sottoscritto da alcuni paesi, tra cui l’Italia,
come “Costituzione per l’Europa”. In questa sede il legislatore descrive la parità fra i
sessi con la qualifica di “valore”, con azioni che fino ad ora hanno riguardato i campi
dell’occupazione, del lavoro, della formazione professionale ed in settori attinenti. Dal
punto di vista degli strumenti specifici l’Unione Europea ha adottato un doppio
approccio, che associa azioni specifiche al “gender mainstreaming”46.
Il gender mainstreaming è una tabella di marcia per le pari opportunità (2006-2010)
secondo la quale l’Unione Europea si pone lo scopo di lottare contro le disuguaglianze
tra i sessi nella vita economica, politica, civile e sociale, modificando i ruoli ed
eliminando gli stereotipi.
46 La nuova imprenditoria femminile: sinonimo di Pari Opportunità, Camera di Commercio di Torino e IF, Torino 2000, pp 21,22
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 61 -
Ogni anno la Commissione presenta una relazione per il Consiglio Europeo sui
progressi compiuti nel percorso verso la parità tra uomo e donna in vari settori
strategici.
Un’attenzione particolare va posta sul concetto di “gender perspective”, cioè il
principio in base al quale l’Unione Europea stabilisce che la parità tra i due sessi debba
essere sistematicamente presa in considerazione in ogni politica e azione comunitaria,
fin dal momento della loro concezione in modo attivo e visibile.
Tra i vari obiettivi che si propone l’Unione possiamo ritrovare una serie di azioni volte
ad “aumentare il livello di imprenditorialità femminile”, per far si che venga
incentivata la creazione di imprese da parte di donne. Gli Stati membri “dovranno
prestare particolare attenzione agli ostacoli che impediscono alle donne di avviare
un’impresa o un’attività in proprio”, sempre con il fine di promuovere l’auto-
imprenditorialità e favorire il riequilibrio del gap di genere, ravvisabile anche
nell’imprenditoria.
L’elemento di maggior spicco creato attraverso l’azione dei fondi strutturali europei è
il programma NOW, che attivato dalla Commissione ha a sua disposizione anche una
propria dotazione finanziaria e risulta inserito nell’iniziativa comunitaria
“Occupazione” attraverso percorsi di formazione47. La priorità del programma si
riconosce nel quadro delle pari opportunità e si propone di intentare delle azioni utili a
rimuovere gli ostacoli che si frappongono al miglioramento della posizione della
donna sul mercato del lavoro, anche attraverso programmi che favoriscono più e
migliori opportunità di trovare un’occupazione o intraprendere un’attività in proprio. Il
programma NOW si poneva, inoltre, come obiettivo di sottoporre alle donne, le quali
avessero mostrato l’intenzione di intraprendere un percorso imprenditoriale, di prestare
attenzione ad alcuni settori in via di sviluppo: servizi alla persona, turismo e mercati
basati sui principi ecologici.
47 “L’iniziativa “Occupazione” costitutiva un programma di azione comunitario finanziato dal FSE destinato a gruppi con difficoltà di inserimento nel mercato del lavoro e nasceva sulla scorta del Libro Bianco su Crescita, Competitività ed Occupazione (1993) e del Libro Bianco sulla Politica Sociale (1994), assumendo in carico la necessità di adottare un approccio proattivo nei confronti dei fenomeni di esclusione.” Citato in C.BIASETTI, V.FOSSA, M.GHELFI, Quale genere di impresa, Franco Angeli, Milano, 2007
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 62 -
Il sostegno, orientato ad avvicinare le donne all’attività imprenditoriale tradizionale,
cercherà di supplire “alla mancanza di adeguati percorsi di orientamenti, formazione e
accompagnamento alle imprese”, oltre al fatto che ancora non sono diffusi percorsi di
imprese in rosa in cui si possa sperimentare un utilizzo nuovo e più flessibile del
tempo.
Il sostegno all’imprenditorialità contenuto nei programmi dell’Unione, fa riferimento
soprattutto alla piccola e micro-impresa, che se da un lato è una risorsa, si può
presentare anche come un problema. Nel 2003 l’Osservatorio Europeo sulla piccola
impresa ha calcolato che il 50% delle piccole imprese europee non sopravvive per più
di cinque anni dal suo avviamento, ponendo il problema non solo di seguire le imprese
in fase di start-up, ma anche nella fase di avviamento.
L’interesse verso la piccola impresa è rafforzato dal fatto che è all’interno di questo
sistema che la maggior parte delle imprese femminili trova il proprio spazio, un dato
importante per l’UE soprattutto perché viene visto come uno strumento utile, sia per
attenuare il problema della disoccupazione, che per accelerare il percorso una reale
parità di trattamento di uomini e donne.
Nei primi anni del 2000 a livello europeo, vengono avviati altri organismi che si
muovono nella direzione della promozione e sostegno alle imprenditrici: il WES,
European Network to Promote Women’s Entrepreneurship e la rete europea delle
Camere di Commercio, chiamata Eurochambres, che si propone, non solo di includere
le donne nel campo del lavoro e della carriera, ma anche nei processi decisionali
imprenditoriali e nella rappresentanza degli interessi economici.
In accordo con la strategia Europea, anche in Italia, la programmazione in fatto di pari
opportunità, si prevedono interventi nelle “politiche di creazione e consolidamento
delle PMI”.
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 63 -
2. LEGGI A SOSTEGNO DELL’IMPRENDITORIA FEMMINILE
2.1 I PRIMI INTERVENTI PER L’IMPRENDITORIA
Nel panorama legislativo italiano, sia a livello nazionale, che regionale, sono
divenute ormai note alcune leggi che offrono opportunità a favore della nascita e dello
sviluppo di imprese femminili, oppure destinate ai giovani, con riferimento particolare
alle imprese gestite da donne.
Rispetto al passato la domanda di posti di lavoro risulta essere più limitata, per questo
l’auto-impiego diventa una risposta alternativa alla disoccupazione, soprattutto per
categorie di persone come i giovani con poca esperienza o le donne, che hanno
bisogno di maggior flessibilità.
Data l’importanza che la creazione di impresa riveste nello sviluppo economico e
sociale, si rende necessaria anche un’attenzione particolare verso questo tema da parte
di tutte le istituzioni politiche, sociali e giuridiche.
La voglia di crearsi un lavoro, la realizzazione personale o il riscatto sociale, unito a
nuove opportunità create dalla costante innovazione tecnologica e alla nascita nella
nostra società di bisogni nuovi legati soprattutto ai servizi alla persona, aprono nuove
porte a chi armato di intraprendenza e creatività decide di sfidare il mercato.
Negli anni ’70, a fronte di una forte ondata di disoccupazione, allo Stato viene imposta
la necessità di pensare a misure che cercassero di favorire l’occupazione, ma si
basassero soprattutto su flessibilità e mobilità. Solo negli anni ’80, lo sviluppo di
nuove tecnologie in diversi settori dell’economia diventa una spinta alla ricerca di
personale autorizzato: cosicché le iniziative vengono finalizzate alla Job Creation,
attraverso finanziamenti destinati a creare nuovi posti di lavoro temporaneo, con la
speranza che diventassero a tempo indeterminato.
Gli orientamenti si differenziano su tre direttrici, che vanno dal trovare posti di lavoro
per i disoccupati, passando per la formazione per creare un bagaglio di competenze
specializzate, fino a giungere alla promozione del lavoro autonomo48. La creazione di
48 C.BIASETTI, V.FOSSA, M.GHELFI, Quale genere di impresa, Franco Angeli, Milano, 2007, pp 101-106
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 64 -
nuove imprese, legata a specifici programmi, viene meglio definita con il termine
“Enterprise Creation”, dove al contributo finanziario vengono abbinati servizi di
supporto, formazione, consulenza e accompagnamento per la redazione del Business
Plan, l’avvio e la gestione del progetto.
Un grosso limite nella crescita del sistema dell’imprenditoria femminile riguarda,
sicuramente, il ritardo con cui tutto il sistema imprenditoriale italiano ha tardato a
decollare, rispetto ad altri paesi come Inghilterra e Francia.
La prima legge nata con lo scopo di favorire la creazione di imprese, che comprende
programmi per il Mezzogiorno, è la legge De Vito (Legge 44/86), al cui interno viene
istituito il Comitato per lo Sviluppo dell’Imprenditoria Giovanile con la finalità di
gestire le iniziative pubbliche per le imprese create dai giovani. Saranno soprattutto gli
anni ’90 che vedranno il rilancio del sistema imprenditoriale dal punto di vista
normativo con numerosi interventi, rivolti soprattutto ai giovani e alle iniziative in aree
deboli, come il Sud Italia.
Agevolazioni per la creazione di nuove imprese giovanili vengono previste con la
Legge 236/93, che si rivolge a nuove imprese ad opera di giovani compresi tra i 18 e i
35 anni operanti in diversi settori del terziario. La legge richiede alcuni requisiti
formali, oltre ai quali però, per accedere alle agevolazioni, è necessario presentare un
Business Plan completo, cioè la redazione del progetto di impresa che comprenda
obiettivi, mezzi e strategie della società. In questo progetto viene offerto ai giovani un
percorso formativo che mira a trasferire in ognuno le competenze necessarie per creare
un’impresa e gestirla in modo efficiente e efficace, al termine del percorso viene
chiesto ai giovani imprenditori di compilare un modulo di verifica, che si propone di
monitorare le scelte effettuate durante l’avvio dell’impresa.
La legge 44/86, già citata, che prevede misure di aiuto per l’avvio di progetti nel
Mezzogiorno, viene sostituita nel 1995 da una nuova legge, Legge 95, che resta
sempre sul problema dell’agevolazione delle imprese giovanili. Fattore discriminate
per poter accedere alle agevolazioni della legge 95 non è solo l’età sempre compresa
tra i 18 e i 35 anni, ma soprattutto la residenza (propria o dell’impresa) in aree del
paese qualificate come “depresse”. Anche per questa legge, oltre alle agevolazioni
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 65 -
finanziarie è previsto un master per il sostegno alla pianificazione, gestione e controllo
delle attività aziendali, che si deve concludere con una verifica dell’apprendimento.
Le attività in proprio gestite a livello individuale trovano una forma di sostegno nella
Legge 608/96, chiamata anche Prestito D’Onore. La legge 608 è stata pensata per
persone disoccupate o inoccupate nei sei mesi precedenti la domanda, senza vincoli
particolari riferibili al settore di attività. Oltre alle agevolazioni reali, sarà disponibile
un servizio di consulenza e assistenza tecnica per un anno, per ottenere aiuti in campo
amministrativo, nelle materie contabile, fiscale e legale.
Il clima a favore dell’imprenditorialità instaurato negli anni ’90 ha influenzato in
maniera positiva anche l’evoluzione della normativa a sostegno dell’imprenditoria
femminile con diversi interventi, tra cui il più importante è la Legge 215/92.
La legge 215/92 è lo strumento finanziario più specifico che viene rivolto dal
panorama legislativo italiano all’imprenditoria femminile, ma è necessario prendere
atto della numerosa offerta legislativa a favore dell’imprenditoria in generale creata
dagli enti locali. Queste leggi sono per lo più rivolte non tanto alla creazione di nuove
imprese, quanto un supporto per il rafforzamento di quelle esistenti attraverso
agevolazioni soprattutto finanziarie, in particolare contributi a fondo perduto. Le
norme prese in esame non si rivolgono, però, se non in pochi casi in maniera specifica
alle attività imprenditoriali femminili; i contributi sono destinati a soggetti considerati
“deboli” dal punto di vista delle competenze d’impresa. Per ovviare alle mancanze in
materia di competenze, oltre al sostegno finanziario vengono previsti un’offerta di
servizi di accompagnamento, che vengono erogati in modo personalizzato per
accompagnare le aziende nell’avvio delle imprese e ridurre il rischio di mortalità,
particolarmente elevato nei primi cinque anni di vita, nelle start-up.
2.2 “AZIONI POSITIVE PER L’IMPRENDITORIALITÁ
FEMMINILE”: Legge 215/92
Gli anni novanta vedono, attraverso la legge 215/92, porre un accento nuovo in
materia di imprenditoria: quella femminile. L’idea di una legge che sviluppi l’aspetto
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 66 -
femminile dell’imprenditoria nasce sulla scia dell’attenzione che la Comunità Europea
aveva posto sull’argomento nel Terzo programma d’azione 1991/1995.
La legge 215/9249 si intitola “Azioni positive per l’imprenditoria femminile” ed è
destinata a promuovere l’uguaglianza e le pari opportunità nell’attività economica e
imprenditoriale. Nell’art. 1 vengono elencate le finalità della norma che si riferiscono a
aiuti per la creazione di imprese femminili, anche cooperative; attraverso la
promozione di una formazione e qualificazione delle professionalità, la facilitazione di
accesso al credito e la promozione di queste aziende nei comparti più innovativi dei
vari settori. L’art. 2 definisce i requisiti che devono possedere le aziende per
beneficiare degli aiuti previsti dalla legge, dall’art. 4 in poi vengono descritti i
contributi economici previsti, ma non solo, viene anche prevista la costituzione del
Comitato Nazionale per l’Imprenditoria Femminile, presso il Ministero dell’industria,
del commercio e dell’artigianato.
Le agevolazioni previste sono destinate a imprese individuali a titolarità femminile o a
società in cui almeno il 60% sia costituito da donne, per iniziative che riguardino
l’avvio di una nuova impresa o l’acquisto di un’attività preesistente, la realizzazione di
progetti innovativi o ancora l’acquisizione di servizi reali.
Giungendo nella lettura all’art. 12, si ritrova la possibilità data alle Regioni e alle
province autonome di stipulare, in accordo con le associazioni di categoria, programmi
che prevedano diffusione di azioni mirate, attraverso azioni di consulenza, assistenza
tecnica, progettazione organizzativa e di supporto allo sviluppo alle aziende in rosa.
Per i programmi che vengono creati a livello regionale, che abbiano determinate
caratteristiche di affidabilità e consolidata esperienza, è disposto che vengano
finanziati per il 30% dal Fondo Nazionale per l’Imprenditoria Femminile.
Purtroppo quando si intentano percorsi innovativi, anche dal punto di vista legislativo,
l’applicazione concreta della legge non è mai immediata, anzi diventa possibile solo
diversi anni dopo la sua approvazione: solo dopo cinque anni dal varo della legge è
49 Incentivi per l’imprenditorialità femminile legge n. 215/92, Agevolazioni ai sensi della l. 25 febbraio 1992 n. 215 alle piccole imprese a prevalente gestione femminile per l’avvio di attività imprenditoriali, l’acquisto di attività preesistenti, la realizzazione di progetti aziendali innovativi, l’acquisizione di servizi reali. Contributi a programmi regionali per interventi di formazione imprenditoriale, di assistenza tecnica alle imprese e per azioni promozionali.
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 67 -
stato emanato, infatti, il relativo regolamento di attuazione. La decisione di emanare il
regolamento viene in conseguenza del fatto che la Commissione Europea aveva
avviato contro l’Italia una procedura d’infrazione del Trattato di Roma; dopo un anno
di trattative viene definito un regime di benefici limitati alle piccole imprese, non
cumulabili con altri aiuti.
Il primo bando per partecipare all’assegnazione dei fondi è stato pubblicato solo nel
199750, come conseguenza del regolamento; fino ad oggi, sono stati emessi sei bandi,
l’ultimo dei quali nel 2005/2006.
Benché la cifra destinata ai bandi sia notevolmente cresciuta negli ultimi due bandi, le
imprenditrici continuano a lamentare l’inadeguatezza dei finanziamenti, che, unita ai
costi di presentazione delle domande molto elevati e ai ritardi nella definizione delle
graduatorie e nell’erogazione dei finanziamenti, porta ad invocare una riforma della
legge 215/92. Per il VI bando della legge 215/92 l’accesso è stato consentito a quei
progetti il cui piano di investimento fosse pari ad almeno 60.000 euro, ma non
superiore a 400.000 euro.
Già con il nuovo regolamento attuativo introdotto nel 2000 con Decreto Presidente
della Repubblica num. 314 viene sancita una maggiore capacità di orientamento degli
investimenti su tutto il territorio nazionale attraverso la definizione di una
corresponsabilità delle regioni nelle agevolazioni, che riguardino i termini finanziari,
gestionali e programmatici delle agevolazioni. Il D.P.R. 314 prevede, quindi, un forte
coinvolgimento delle regioni e delle province autonome nella gestione dell’intervallo
stesso, per le province autonome è previsto, non solo, che dispongano di
un’integrazione delle risorse statali, ma che individuino aree e attività economiche sul
proprio territorio da inserire con una posizione prioritaria nelle graduatorie regionali di
merito; inoltre che partecipino attivamente alla gestione burocratica, dalla ricezione
delle domande all’erogazione dei contributi e ai controlli.
Negli ultimi anni, gli enti regionali e locali sono intervenuti a sostegno e a favore
dell’imprenditoria non solo prevedendo fondi, ma varando leggi, programmi propri e
organizzando programmi di formazione per la creazione di imprenditorialità e di
50 Cfr P.DAVID, Il valore della differenza, Carocci, Roma, 2006 pp. 51
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 68 -
assistenza e consulenza nella fase di avvio dell’impresa, dove si rileva un alto tasso di
mortalità.
La legge 25 febbraio 1992 n.215 rappresenta il principale strumento, nell’ambito del
vasto panorama della finanza agevolata italiana, d’incentivazione all’imprenditoria
femminile per aumentare la produttività ed a favorire lo sviluppo delle imprese in rosa;
ma con la circolare esplicativa 5 dicembre 2005, la natura di questo strumento viene
profondamente mutata.
In origine, le “Azioni positive” si riferivano ad un contributo in conto capitale, cioè di
cui non è richiesta la restituzione né del capitale né degli interessi; mentre dopo la
circolare esplicativa l’incentivo si comporrà per il 50% da un contributo sempre a
fondo perduto e per la restante parte da un finanziamento a tasso agevolato dello 0,5%.
Oltre alle variazioni nella tipologia di contributo, viene variata anche l’erogazione del
contributo stesso: il finanziamento avverrà in due quote distinte. I contributi vengono
erogati in due momenti sul conto corrente aziendale: la prima parte, pari al 30% del
contributo, viene erogata in corrispondenza della realizzazione del 30%
dell'investimento o anticipata; mentre la seconda quota, pari al saldo del contributo,
viene disposta alla completa realizzazione dell'investimento (non oltre 24 mesi
successivi alla data del decreto di concessione del contributo).
Questa legge è stata inserita dall’Unione Europea tra gli “Aiuti di Stato” per cui non è
cumulabile, per lo stesso investimento, con altri incentivi aventi la stessa natura, pena
la revoca dell’agevolazione.
2.2.1. GUIDA ALLA RICHIESTA DELLE AGEVOLAZIONI Legge 215/ 9251
La Legge 215/9252 opera con il meccanismo detto “a bando”: è possibile,
cioè, presentare la domanda di contributo in un determinato periodo di tempo, e
tale domanda entra in graduatoria con le altre domande presentate in quel
periodo di tempo. Le graduatorie sono stilate sulla base di parametri quali
51 Per un approfondimento si veda A.CUSIMANO, M.SCERRA, Imprenditoria femminile le nuove agevolazioni (le ultime modifiche alla legge 215/92), Buffetti editore, Roma, 2006 52 Cfr REGIONE LOMBARDIA, UNIONCAMERE LOMBARDIA (a cura di), Guida all’erogazione delle agevolazioni LEGGE 215/92 – VI bando,
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 69 -
occupazione, partecipazione femminile all’impresa, programmi finalizzati al
commercio elettronico e certificazioni ambientali e di qualità.
Le graduatorie delle aziende che hanno ottenuto il finanziamento sono emesse
entro 90 giorni dalla scadenza del termine del bando e sono predisposte dalla
Regione o dalla Provincia Autonoma di competenza e pubblicate dal Ministero
delle Attività Produttive sulla Gazzetta Ufficiale.
Ciascuna amministrazione adotta e comunica i provvedimenti di concessione
alle imprese entro 30 giorni da tale pubblicazione.
I requisiti fondamentali per poter accedere alle agevolazioni della legge
sull’imprenditoria sono diversi, i due più importanti che richiedono una
spiegazione più approfondita, sono la “prevalente partecipazione femminile” e la
“dimensione di piccola impresa”.
Al momento della presentazione, le imprese che intendono inoltrare la domanda
di finanziamento devono essere già costituite ed iscritte al registro delle imprese,
può essere fatta un’eccezione per le imprese individuali che però devono essere
comunque in possesso della partita IVA, anche in questo caso però l’iscrizione
deve essere ultimata prima della scadenza per la presentazione. Inoltre,
l’impresa deve dimostrare di avere la piena disponibilità dell’immobile
dell’unità locale dove avviene l’attività, secondo la modalità più congeniale,
possesso, affitto, godimento, ma comunque c’è la necessità di garantire l’uso
previsto dei beni agevolati per almeno cinque anni. Il regolamento del 2000
all’art. 19 comma 2 disciplina che: “I beni acquistati per la realizzazione del
programma di investimenti non devono essere ceduti, alienati o distratti, per
almeno cinque anni dalla data di concessione dell’agevolazione”).
Bisogna avere, dunque, la piena disponibilità dell’immobile dell’unità locale
dove realizzare il programma di investimenti: obbligo, al momento della
presentazione della domanda, che gli immobili siano già rispondenti, in
relazione all’attività che si svolge, ai vincoli edilizi, urbanistici e di destinazione
d’uso.
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 70 -
I documenti necessari per richiedere le agevolazioni sono, per riassumere: il
modulo di richiesta delle agevolazioni, contenente i principali dati ed
informazioni sull’impresa proponente e sul programma di investimenti; una
scheda tecnica, in cui è presente la descrizione dettagliata dell’iniziativa
proposta ed i relativi dati economico-finanziari; il certificato di iscrizione presso
il registro delle imprese della competente Camera di Commercio, corredato
dalla dicitura antimafia (documentazione non richiesta per le imprese
individuali non ancora iscritte, al momento della presentazione della domanda,
nel Registro delle imprese) e un documento che accerti la disponibilità
dell’immobile. I principali titoli di disponibilità sono: locazione, comodato,
concessione demaniale, proprietà, assegnazione di area ASI, ma anche
compromesso d’acquisto o promessa di vendita. Una particolare attenzione va
posta al fatto che tutti i contratti devono essere registrati prima della scadenza di
presentazione della domanda.
Naturalmente, non poteva mancare un progetto di destinazione d’uso: al
momento della presentazione della domanda i locali dove sarà esercitata
l’attività devono già avere la giusta destinazione; ad esempio un negozio di
frutta e verdura potrà operare solo in locali la cui destinazione sia commerciale
(e non ad esempio magazzino) oppure un albergo potrà operare in un’area con
destinazione ricettiva e non in un immobile adibito ad abitazione. La
destinazione d’uso si può dimostrare solo con un certificato del comune oppure
con una perizia giurata. È comunque da allegare tutta la documentazione di
corredo: preventivi, planimetrie, computo metrico, curriculum dei soci.
Il primo requisito, fondamentale per ottenere l’accesso al bando, è quello della
“prevalente partecipazione femminile”, che equivale a dire le imprese
individuali in cui il titolare sia una donna, ma anche le società di persone e
cooperative in cui il numero di donne socie siano il 60% della compagine
sociale, indipendentemente dalle quote di capitale detenute; e le società di
capitali dove le donne rappresentano il 2/3 delle quote di capitale e che
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 71 -
costituiscano almeno il 2/3 del totale dei componenti dell’organo di
amministrazione.
Anche per la partecipazione femminile vale il vincolo che la partecipazione
delle donne debba essere mantenuta per almeno cinque anni dalla data di
concessione delle agevolazioni, pena la revoca del beneficio.
PREVALENTE � Imprese individuali in cui il titolare sia una donna
PARTECIPAZIONE � Le società di persone e le società cooperative in cui il numero di donne socie
rappresenti almeno il 60% dei componenti la compagine sociale, indipendentemente dalle quote di capitale detenute
FEMMINILE � Le società di capitali in cui le donne detengano almeno i 2/3 delle quote di capitale e costituiscano almeno i 2/3 del totale dei componenti dell’organo di amministrazione
Per il requisito di “piccola dimensione” bisogna fare riferimento ai criteri stabiliti dal
D.M. Attività produttive del 18 aprile 2005, che aggiorna i criteri di individuazione
delle micro, piccole, medie e grandi imprese, andando a sostituire la precedente
normativa.
Queste indicazioni servono per definire gli aiuti alle attività produttive e si applicano
alle imprese operanti in tutti i settori produttivi.
In base all’Art.2 “si definisce piccola impresa l’impresa che ha meno di 50 occupati e
un fatturato annuo oppure un totale di bilancio annuo non superiore a dieci milioni di
euro”53, naturalmente entrambi i requisiti devono sussistere, perché sono cumulativi.
CATEGORIA D’IMPRESA (O PMI)
NUMERO DI DIPENDENTI
FATTURATO ANNUO
VALORE TOT STATO
PATRIMONIALE GRANDE > 250 > 50 mln di Euro > 43 mln di Euro MEDIA < 250 < 50 mln di Euro < 43 mln di Euro PICCOLA < 50 < 10 mln di Euro < 10 mln di Euro MICROIMPRESA < 10 < 2 mln di Euro < 2 mln di Euro Tab. 12 - Riepilogo definizione della dimensione d’impresa, Legge 215/92
Le domande presentate dalle imprese, anche artigiane, e ammesse alle agevolazioni
vengono suddivise in tre differenti graduatorie a seconda del macrosettore di
appartenenza, sulla base della Classificazione delle Attività Economiche ISTAT 2002: 53 Cfr D.M. Attività produttive del 18 aprile 2005
Tab.11 - Descrizione del requisito della “prevalente attività femminile”, Legge 215/92
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 72 -
i tre macrosettori di riferimento sono “agricoltura”, “manifatturiero” e “commercio,
turismo, servizi”. I programmi di investimento della stessa unità locale, con attività
relative a diversi settori, vengono inseriti nel macrosettore in cui rientra l’attività
prevalente: considerando attività prevalente quella alla quale è destinato il valore
maggiore dei beni che costituiscono l’oggetto dell’investimento.
MACROSETTORE DI APPARTENENZA CLASSIFICAZIONE ISTAT AGRICOLTURA Sez. A e B della classificazione ISTAT MANIFATTURIERO E ASSIMILATI Sez. C, D, E e F della classificazione ISTAT COMMERCIO, TURISMO E SERVIZI Sez. G, H, I, J, K, M, N e O della classificazione
ISTAT Tab. 13 - Riepilogo della suddivisione delle imprese rispetto al settore di appartenenza, Legge 215/92
Le imprese che fanno richiesta di finanziamento possono presentare programmi di
investimento che si riferiscano a proprie unità locali ubicate su tutto il territorio
nazionale. (Per “unità locale” si intende la struttura, anche articolata su più immobili
fisicamente separati, ma prossimi e funzionalmente collegati, finalizzata allo
svolgimento dell’attività ammissibile alle agevolazioni, dotata di autonomia
produttiva, tecnica, organizzativa, gestionale e funzionale. Da -“Imprenditoria
femminile” le nuove agevolazioni -).
Naturalmente non è possibile presentare nell’ambito dello stesso bando più di una
domanda che viene riferita alla stessa unità locale.
Ogni progetto da finanziare, presenta diverse caratteristiche, così come l’impresa che
lo propone. In base alle peculiarità di ogni iniziativa sono state individuate diverse
tipologie progettuali ammissibili alle agevolazioni: l’avvio di attività imprenditoriale,
l’acquisto di un’attività preesistente, cioè il rilevamento di un’attività o di un ramo d
un’azienda attraverso un atto di acquisto, che deve essere mantenuto per almeno
cinque anni; la realizzazione di progetti aziendali innovativi connessi all’introduzione
di innovazione, anche destinata all’ampliamento o ammodernamento dell’attività
esercitata; per ultimo l’acquisizione di servizi reali, che verranno destinati ad un
miglioramento dell’impresa attraverso diverse modalità.
Anche in questo caso ogni domanda deve fare riferimento solo ad una tipologia di
finanziamento, anche se per i primi tre si posso prevedere delle acquisizioni di servizi
reali.
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 73 -
I servizi reali devono essere forniti in base ad appositi contratti, indicanti precisamente
l’oggetto e le finalità delle prestazioni previste, stipulati dall’impresa richiedente con
imprese e società (anche cooperative) iscritte al Registro delle Imprese; enti pubblici e
privati avente personalità giuridica o professionisti iscritti ad un albo professionale.
INIZIATIVE DESCRIZIONE
AVVIO DI ATTIVITÁ
consiste nella realizzazione di un programma finalizzato all'avvio dell'esercizio di un'attività economica da parte di un’impresa che alla data di presentazione della domanda (ovvero alla data di avvio del programma per i programmi già avviati) e a decorrere dai due esercizi precedenti detta data, non abbia conseguito alcun fatturato derivante dall'attività di impresa.
ACQUISTO DI ATTIVITÀ
PREESISTENTE
relativo alla realizzazione di un programma avente per oggetto il rilevamento di un'attività già esistente o di un ramo d'azienda mediante atto di acquisto, ovvero mediante contratto di locazione con durata almeno pari a cinque anni dalla stipula.
PROGETTI AZIENDALI
INNOVATIVI
relativi all'introduzione di qualificazione e di innovazione di prodotto, tecnologica o organizzativa, anche se finalizzata all'ampliamento e all'ammodernamento dell'attività esercitata.
ACQUISIZIONE DI
SERVIZI REALI
destinati all'aumento della produttività, all'innovazione organizzativa, al trasferimento delle tecnologie, alla ricerca di nuovi mercati per il collocamento dei prodotti, all'acquisizione di nuove tecniche di produzione, di gestione e di commercializzazione, nonché allo sviluppo di sistemi di qualità.
Tab.14 - Riassunto delle tipologie ammissibili alla domanda secondo la Guida all’erogazione delle agevolazioni legge 215/92 - VI bando
Le spese per gli investimenti e i servizi reali sono le spese ammissibili nelle domande
per ricevere le agevolazioni, al netto dell’IVA e di altre imposte e tasse, a patto che
siano non inferiori a 60.000 euro e nemmeno superiori a 400.000 euro.
Sono dunque ammissibili alle agevolazioni le spese che riguardino attività relative agli
impianti generali, ai macchinari e alle attrezzature, ai brevetti, ai software, alle opere
murarie e ai relativi oneri di progettazione e direzione lavori; agli studi di fattibilità e
piani d’impresa.
Sono inoltre ammissibili le spese che riguardano l’acquisizione di servizi reali, come
viene predisposto nell’allegato 2 alla circolare esplicativa del dicembre 2005.
SPESE AMMISSIBILI DESCRIZIONE
IMPIANTI GENERALI Sono tutte le spese che si riferiscono alla messa a norma, alla manutenzione che riguarda spese relative all’impianto elettrico e idraulico, al sistema antincendio, all’antifurto, al riscaldamento o condizionamento
MACCHINARI E ATTREZZATURE
Rientrano le spese per gli impianti specifici che hanno a che fare con la produzione, comprendendo nella descrizione gli arredi connessi all’attività e le strutture removibili, anche prefabbricate
BREVETTI Attenendosi alla legislazione europea in materia di aiuti di Stato a finalità regionali, i beni
SOFTWARE immateriali sono sottoposti all’obbligo di essere acquistati presso un terzo, utilizzato solo per scopi legati all’attività d’impresa per almeno cinque anni nell’unità locale in oggetto.
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 74 -
OPERE MURARIE E RELATIVI ONERI DI PROGETTAZIONE E DIREZIONE LAVORI
Nell’ambito delle prime due tipologie di spese trattate le spese per le opere murarie possono essere inserite fino ad un limite del 25%. Questo tipo di spese si riferiscono in maniera esclusiva alla ristrutturazione dei locali, ne sono infatti esclusi gli acquisti o la realizzazione di immobili. Le spese per la progettazione e direzione lavori non può essere superiore al 5% del totale.
STUDI DI FATTIBILITÀ E PIANI D’IMPRESA
Per Analisi di mercato e studi per la valutazione dell’impatto ambientale, compresi i contratti di franchising, si può richiedere un agevolazione con un limite del 2% sull’investimento complessivo.
SERVIZI REALI
Sono le consulenze fornite, escludendo però il costo di acquisto di beni materiali e immateriali connessi alla fornitura delle consulenze. Le tipologie rientrano nelle aree: servizi destinati all’aumento della produttività aziendale, trasferimento di nuove tecnologie (progettuali, organizzative e produttive), ricerca di nuovi mercati per il collocamento dei prodotti, sviluppo di sistemi di qualità
Tab. 15 - Descrizione delle spese ammissibili secondo i criteri indicati nella Guida all’erogazione delle agevolazioni legge 215/92 – VI bando
Non sono ammissibili nella domanda per le agevolazioni le spese riconducibili a
commesse interne di lavorazione; ma non solo vengono escluse, anche, tutte quelle
spese non strettamente pertinenti al programma, le scorte di materie prime, l’acquisto
di terreni e fabbricati (escludendo quelli usati nell’acquisto di un’attività preesistente),
i mezzi targati di trasporto che non facciano direttamente parte dell’attività di
produzione (per es. se riguardano attività a monte o a valle).
Un accento particolare va posto sull’obbligo di capitalizzazione degli investimenti:
infatti, ad eccezione dei costi per i servizi reali, tutte le spese, di cui sopra, devono
risultare iscritti nelle immobilizzazioni del bilancio d’impresa.
La circolare esplicativa del 2005 ha inserito delle novità importanti, come già visto,
soprattutto nelle modalità di concessione delle agevolazioni: l’importo delle
agevolazioni è concesso per il 50% nella forma di contributo in conto capitale (cioè a
fondo perduto) e per la parte che resta viene rilasciata sotto forma di prestito
agevolato.
Secondo la pubblicazione “Imprenditoria femminile – le nuove agevolazioni” che
tratta le ultime modifiche alla legge 215/92, il totale delle risorse che sono state messe
a disposizione per il 2006 ammontano a 88.535.259,64 da suddividere tra le diverse
Se l’impresa è a totale partecipazione femminile, il punteggio
dei primi tre criteri descritti viene maggiorato del 10%
CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E DI
QUALITÁ E PROGETTI AMMESSI AI
BENEFICI AI SENSI
DELLA LEGGE 53/2000
Se l’impresa ha aderito o aderirà ai programmi di certificazione
o ha attivato forme di flessibilità contemplati dalla legge
53/2000 il punteggio dei primi tre criteri descritti viene
maggiorato del 10%
Tab. 17 - Descrizione dei criteri per il calcolo della posizione nella propria graduatoria di pertinenza secondo i criteri indicati nella Guida
all’erogazione delle agevolazioni legge 215/92 – VI bando
Il quinto e ultimo criterio riguarda le certificazioni ambientali e di qualità
riconosciute all’impresa, nonché i progetti ammessi ai benefici ai sensi dell’Art.9 della
legge 53/2000, che verrà trattata in seguito. Oltre ai criteri appena descritti, bisogna
tenere conto di eventuali criteri di priorità regionali definiti dalle Regioni e dalle
Province autonome che hanno provveduto all’integrazione delle risorse statali: i criteri
aggiuntivi saranno resi noti dal Ministero.
L’erogazione delle agevolazioni viene effettuata in due quote: la prima è pari al 30%
della concessione, e la seconda è composta del restante 70%.
2.2.2. DOMANDE PER LA LEGGE 215/92: dati reg Lombardia per il IV bando
La regione Lombardia, in collaborazione con Unioncamere e Formaper, azienda
speciale della Camera di Commercio di Milano, ha pubblicato per il IV bando una
ricerca sulle domande di finanziamento presentate in tutta la regione e con
approfondimenti per la sola provincia di Milano.54
L’anno 2001 è stato l’anno del IV bando della legge 215/92 “Azioni positive per
l’imprenditoria femminile” e il rapporto della Regione Lombardia illustra i dati delle
54 Cfr REGIONE LOMBARDIA IN COLL. CON UNIONCAMERE LOMBARDIA, Le domande di finanziamento sulla legge 215/92 IV bando: dati sulla regione Lombardia
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 79 -
Tab. 18 - Esiti delle domande legge 215 per il IV bando, dati regione Lombardia
domande di finanziamento in riferimento alle domande presentate, ammesse e
finanziate, confrontati con il numero delle domande presentate, incrociandoli con gli
investimenti previsti e le agevolazioni concesse per settore, rispetto alle caratteristiche
delle imprese.
Il IV bando, a cui fanno riferimento i dati, è stato chiuso il 31 maggio 2001, nel 2002
verrà emanato il V bando e solo nel 2005/2006 il VI bando.
Limitare lo studio alla regione Lombardia è possibile grazie alla forte
“regionalizzazione” della legge, che avviene con il Decreto legislativo 185/2000, che
rende il IV bando un punto di svolta rispetto ai precedenti, sottolineando il forte nesso
tra sviluppo dell’imprenditoria femminile e sviluppo locale. La regione Lombardia ha
incaricato l’Unità Organizzativa Politiche Femminili e Pari Opportunità di gestire
direttamente le risorse per il territorio che sono 19.085.664,71 per il IV bando
(diventati 5.063.837,60 per il VI bando). Il proposito di regionalizzare la Legge non si
muove solo nell’ottica di analisi e raccolta delle domande, ma soprattutto nella
direzione di avvicinarsi alle imprese, per esempio con il Programma Regionale per la
promozione dell’Imprenditoria Femminile: promuovere attraverso l’informazione, il
sostegno e l’assistenza le donne che decidono di diventare imprenditrici. Un esempio
di attività che sarà messa in campo è la garanzia di un servizio di accompagnamento
nella fase di avvio dell’attività d’impresa per le prime cento imprenditrici nella
graduatoria delle agevolazioni.
Come già detto, il IV bando ha segnato una svolta
nell’applicazione della legge 215/92, infatti, solo in
riferimento alle domande presentate per i
finanziamenti, per la sola regione Lombardia sono
state presentate 1.938 domande, a fronte di un totale di
1.131 per i precedenti tre bandi. A fronte di quasi 2000
domande quelle ammesse sono state il 70%, cioè 1.349; di queste quelle finanziate
sono state 538 che equivale al 38,6% di tutte le domande ammesse. Il totale delle
agevolazioni concesse per i primi tre bandi è stato complessivamente di 4,4 miliardi
(circa 2 milioni di euro), contro i quasi 37 miliardi di lire (circa 20 milioni di Euro) del
bando in esame.
Agevolata e
non f inanzia
ta37%
agevolata
Ob.27%
Agevolata 215
28%
non ammes
sa28%
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 80 -
Rispetto ai tre precedenti bandi si registra una crescita nel numero delle domande
presentate, che testimonia un maggiore impegno di promozione e assistenza sul
territorio, per contro, grazie alla maggiore disponibilità di fondi di finanziamento è più
che triplicato il peso delle domande finanziate.
I progetti finanziati hanno raggiunto una cifra pari a più di 75 miliardi (quasi 40
milioni di Euro), mentre con i primi tre bandi erano stati 15 (circa 7 milioni di Euro),
attraverso i quali sono stati creati più di 2.000 posti di lavoro, quasi l’80% di questi
sono stati riservati a donne.
La tipologia di iniziative, tra tutte quelle che hanno presentato domanda di
finanziamento, che viene maggiormente riscontrata è sicuramente quella che riguarda
l’avvio di nuove attività, infatti, ha riguardato il 48% dei casi, seguita dalle domande
riguardanti la realizzazione di progetti innovativi, che ha contato il 33% del totale.
TIPO DI ATTIVITÁ NUMERO DOMANDE % AVVIO ATTIVITÁ 934 48,2 ACQUISTO DI ATTIVITÁ PREESISTENTI 182 9,4 REALIZZAZIONE DI PROGETTI INNOVATIVI
649 33,5
ACQUISIZIONE DI SERVIZI REALI 17 0,9 NON DICHIARATO 156 8,0 Totale 1938 100,0 Tab. 19 - Numero di domande presentate per tipo di attività per il IV bando legge 215/92, dati regione Lombardia
Le domande ammesse alla graduatoria risultano così suddivise: sono stati premiati i
progetti che riguardavano le nuove attività e i progetti innovativi, con l’80% di
domande ammesse sul totale di quelle presentate, bene anche quelle riguardanti
l’acquisto di attività preesistenti (70% sul tot), mentre più lontani si sono posizionate
quelle a proposito dei servizi reali, con solo un 35% di domande ammesse. Questa
distribuzione di ammissione ha, sicuramente, influenzato la concessione di
agevolazioni: i fondi sono stati destinati all’avvio di nuove attività con una percentuale
del 76% delle domande agevolate, per un totale di 409 iniziative; 109 sono invece i
progetti aziendali innovativi, pari al 19,5% delle domande agevolate, cifre stabili o
comunque in leggero aumento rispetto ai tre bandi precedenti. Con il IV bando
diminuisce il peso delle domande relative all’acquisto di attività preesistenti, che
incidono solo per il 3,9% sul totale delle iniziative; sono stati finanziati solo tre
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 81 -
progetti relativi all’acquisizione di servizi reali, che però hanno ricevuto agevolazioni
all’interno delle altre tipologie.
Alle agevolazioni hanno avuto accesso
imprenditrici di tutte le età, con una
prevalenza di donne con un’età compresa
tra i 30 e i 39 anni, che pesano per più del
40% sul totale delle domande pervenute,
tenendo comunque presente la
considerazione che è generalmente l’età in
cui viene avviata una nuova impresa, dato
che si allinea ai numeri rispetto alle tipologie. Da segnalare la massiccia presenza degli
ultracinquantenni, a cui appartengono quasi il 14% delle domande presentate.
Tra le domande pervenute alle Regione la maggior parte appartengono ad attività dei
settori terziari, incidendo per più dell’80%
del totale, per quanto riguarda l’ammissione
e la concessione dei fondi sono state
premiate in percentuale maggiormente le
attività manifatturiere e agricole (sul totale
di domande presentate nei vari settori), ma
quasi l’80% delle attività finanziate riguarda
imprese che operano nel terziario.
Continuando a parlare di settori di appartenenza, sono state, per lo più, presentate e
quindi agevolate, le domande riconducibili ad attività che tradizionalmente vedono
un’elevata presenza femminile: il commercio al dettaglio riguarda 423 domande, il
22,4% del totale; alle parrucchiere ed estetiste appartengono 341 domande, cioè il
18%; per alberghi e ristoranti ritroviamo 247 richieste, con un’incidenza del 13,1%;
ma ritroviamo anche i servizi alle imprese che pesano un 5% per quanto riguarda
l’informatica e un 11,4% per le altre attività professionali e imprenditoriali; senza
dimenticare i servizi sociali, soprattutto asili nidi con il 6,8%.
Tab. 20 - Concessione delle agevolazioni per attività per il IV bando della legge 215/92, dati regione Lombardia
servizi80%
industria19%
agricoltura1%
Tab. 21 - Distribuzione delle agevolazioni per settore per il IV bando legge 215/92, dati regione Lombardia
Attività preesiste
nti4%
servizi reali0%
Nuove attività76%
Progetti innovativi
20%
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 82 -
Non è possibile il confronto tra i dati che
provengono dai primi tre bandi della Legge
215/92 per quanto riguarda la distribuzione
delle agevolazioni per macrosettori, in quanto i
bandi in questione richiedevano una differente
scomposizione settoriale.
Si può, invece, commentare il valore
dell’investimento medio che viene calcolato
sulle domande presentate, che ritroviamo, per il IV bando leggermente diminuito: se
nelle prime edizioni dei bandi erano gli investimenti dei settori industriali e turistici ad
essere più cospicui e quelli rivolti all’agricoltura e all’artigianato i più contenuti, nel
bando di cui si parla sono gli investimenti nel settore agricolo ad essere più ingenti e
quelli riferiti al commercio quelli con cifre minori.
Facendo un rapporto tra domande ammesse e domande presentate (particolarmente
elevato), e la percentuale di progetti finanziati sulle domande ammesse, quest’ultimo
risulta molto più basso: a fronte di una media tra il 70% e l’80% di domande ammesse
per ogni settore, se ne ritrovano accettate meno del 50%. Questa considerazione vuole
rafforzare la lamentela, già riscontrata, sull’insufficienza dei fondi di finanziamento
rispetto alle esigenze del totale delle domande nel
rispetto degli obblighi di legge.
Le imprese più premiate sono state, all’interno dei
diversi settori, le attività artigianali, ma i settori più
ristornati e l’informatica, tra i servizi per le imprese.
Alcune considerazioni vanno avanzate anche
rispetto alla tipologia giuridica delle attività, infatti,
oltre la metà delle iniziative finanziate sono state richieste da ditte individuali, seguite
da S.r.l. e società di persone, rispettivamente con un peso del 23% e 21%; quasi
insignificante la presenza di cooperative.
23%17%
21%
9%30%
commercio aldettaglio
servizi allepersone
turismo
servizi alleimprese
servizi sociali
Tab. 22 - Agevolazioni ripartite tra attività del settore terziario per il IV bando legge 215/92, dati regione Lombardia
Srl23%
Ditta Individuale52%
Coop3%
Sas9%
Snc13%
Tab. 23 - Le forme giuridiche delle imprese agevolate per il IV bando legge 215/92, dati regione Lombardia
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 83 -
Sul totale delle domande sopra indicate, il tasso di ammissione è stato più alto per le
Cooperative e Srl.
2.2.3. LA DISTRIBUZIONE DELLE DOMANDE PER PROVINCE
Essendo il capoluogo di Regione, con una popolazione ed un numero di imprese
iscritte al registro della Camera di Commercio più elevato rispetto alle altre province, è
naturale che il peso più elevato, soprattutto in merito ai progetti finanziati, sia di
Milano55. Alla provincia milanese spetta, infatti, il 39% delle domande che hanno
ricevuto l’agevolazione, seguita da Brescia, Bergamo e Varese.
Mantova, Cremona e Brescia hanno presentato una quantità di progetti che sono stati
ammessi per oltre l’80%, dimostrando un’accuratezza nella compilazione, ma la
percentuale più elevata di domande agevolate, cioè che hanno ricevuto i finanziamenti,
appartiene alle province di Sondrio, Pavia, Varese e, naturalmente, Milano. Le
province di Lecco e Lodi hanno, invece, ottenuto il primato negativo sia come
percentuale di progetti agevolati che come domande accettate.
Facendo un confronto del IV bando con quelli precedenti, emerge la significativa
crescita di Milano come polo in grado di attrarre risorse: se, nelle prime tre edizioni
del bando, Milano ospitava il 25% dei progetti finanziati e il 27% del totale dei fondi
concessi; con il bando che stiamo analizzando questi numeri crescono fino a sfiorare
entrambi il 40%. Il valore degli investimenti cresce anche per le province di Mantova e
Como, mentre diminuiscono quelli destinati alle province di Cremona, Lecco, Lodi e
Sondrio.
Uno degli obiettivi che si pone la Legge 215/92 è sicuramente, attraverso il
finanziamento dei progetti, quello di creare posti di lavoro, soprattutto destinati alle
donne: volendo sottolineare l’efficacia degli aiuti nella diminuzione della
disoccupazione, troviamo che i maggiori risultati sono stati conseguiti nelle province
di Brescia, Bergamo, Milano, Mantova e Sondrio. In queste province il numero di
nuovi occupati per ogni miliardo investito è pari a 60 unità, contro le 50 delle altre
province non citate sopra. Il ruolo accentratore di Milano viene notevole
55 REGIONE LOMBARDIA IN COLL. CON UNIONCAMERE LOMBARDIA, Le domande di finanziamento sulla legge 215/92 IV bando: dati sulla regione Lombardia
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 84 -
ridimensionato se si considera, non solo l’accesso ai finanziamenti delle province, ma
anche la numerosità delle nuove imprese: troviamo che le province che sanno meglio
utilizzare le risorse messe a disposizione dalla legge 215/92 sono nell’ordine Sondrio,
Mantova, Como e Brescia. L’ultimo aspetto su cui è opportuno riflettere è la topologia
di spese contemplate nei progetti: il 65% dei progetti riguarda spese dirette all’acquisto
di macchinari e attrezzature, seguite da altre voci importanti, quali gli impianti generali
e le opere murarie. Particolare la condizione dei servizi reali che come categoria a sé
prevedeva investimenti per soli 422 milioni, ma se si considerano le voci entro le altre
tipologie di spese sale a 4.314 milioni di lire. Le spese per i software sono importanti
nei progetti aziendali innovativi, mentre è trascurabile l’incidenza delle spese in studi
di fattibilità e piano d’impresa.
2.3 ALTRE LEGGI NAZIONALI
A livello nazionale ci sono altre numerose leggi a favore dell’imprenditoria,
volte a favorire la creazione di nuove imprese, non tutte però sono rivolte in maniera
specifica verso le donne come invece la legge 215/92.
Le iniziative di cui parleremo presentano non solo contributi finanziari, ma anche
servizi di supporto e accompagnamento alla loro progettazione.
2.3.1. LEGGE 236/1993 PER L’IMPRENDITORIALITÁ GIOVANILE NEL
SETTORE DEI SERVIZI E 95/1995 PER L’IMPRENDITORIALITÁ
GIOVANILE
Sia la legge 236/9356 che la legge 95/199557 si rivolgono ad un particolare
segmento della popolazione che desidera intraprendere un’attività d’impresa: giovani
tra i 18 e 35 anni, che devono dimostrare di possedere all’interno dell’azienda la
maggioranza sia finanziaria (possedere cioè la maggioranza delle quote o azioni della
56 Cfr Legge 236/93, Interventi urgenti a sostegno dell'occupazione 57 Cfr Legge 29 marzo 1995 n. 95 (ex Legge 44/86 o Legge De Vito), Imprenditorialità giovanile
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 85 -
società), che numerica (cioè costituire la maggioranza dei soci, sia tra le persone
fisiche che giuridiche).
Entrambe le norme prendono in considerazione i medesimi territori di applicazione,
che corrispondono a quelli individuati dalla Commissione dell’UE come delle aree in
ritardo di sviluppo, in declino industriale o aree rurali svantaggiate, che equivalgono
praticamente al Sud Italia e buona parte dei territori del Centro-Nord.
C’è corrispondenza anche in altre parti delle leggi, infatti, per entrambe la sede
dell’impresa deve essere ubicata in una delle aree appena descritte e l’attività prevista
del progetto deve essere svolta per almeno cinque anni dall’ammissione alle
agevolazioni.
Sono ammissibili le tipologie di società più diffuse, tranne le ditte individuali, le
società di fatto e le società aventi un unico socio, che potranno, invece, avere accesso a
servizi reali e ad incentivi finanziari.
La caratteristica che differenzia la legge 236/93 dalla 95/95 è nelle iniziative
ammissibili: la prima norma si rivolge a tutte le nuove iniziative per la fornitura di
servizi nella fruizione di beni culturali, nel turismo, nella manutenzione di opere civili
e industriali, nella tutela ambientale e nell’innovazione tecnologica; mentre la seconda
prende in esame le nuove iniziative nei settori della produzione di beni in agricoltura,
artigianato e industria; e della fornitura di servizi alle imprese.
2.3.2. LEGGE 125/91 - “AZIONI POSITIVE PER LA REALIZZAZIONE DELLA
PARITÁ UOMO-DONNA NEL LAVORO”
Questa legge si allaccia direttamente alla legge 215/92 prevedendo interventi
d’incentivazione economica, che mirano a costruire sul posto di lavoro un rapporto
paritario tra uomo e donna, nel segno delle pari opportunità sia nell’attività economica
che imprenditoriale.
La legge 125/9158 è stata creata per evidenziare una serie di interventi e strumenti
diretti a cercare la parità di chances di entrare e far attivamente parte del mondo del
58 Cfr Legge 10 aprile 1991, n.125, Azioni positive per la realizzazione della parità uomo - donna nel lavoro
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 86 -
lavoro senza discriminazioni tra i sessi.
Le “azioni positive” citate nel titolo della legge sono una serie di disposizioni volte a
favorire l’occupazione femminile e, attraverso la rimozione degli ostacoli, raggiungere
il principio di parità sostanziale tra uomini e donne.
Gli interventi individuati nel testo riguardano per lo più azioni di formazione e
percorsi di orientamento rivolti, sia alle lavoratrici autonome, che alle imprenditrici,
cercando di creare e favorire l’equilibrio tra la vita lavorativa e le responsabilità
familiari, anche attraverso una serie di incentivi a strutture pubbliche e private che si
prendano il compito di promuovere progetti per eliminare le discriminazioni.
Una discriminazione è qualsiasi comportamento che produca un atteggiamento
pregiudizievole che diversifichi il trattamento verso uno dei due sessi o che provochi
un vantaggio per un sesso o per l’altro, senza omogeneità.
Chi pensa di essere vittima di un trattamento discriminatorio trova tutela nella legge
125/91 sia attraverso azioni individuali, che collettive; si prevede anche la costituzione
presso il Ministero del Lavoro e della previdenza sociale di un Comitato nazionale per
l’attuazione dei principi di parità di trattamento ed uguaglianza di opportunità tra
lavoratori e lavoratrici.
2.3.3. LEGGE 608/96 - PRESTITO FINALIZZATO ALL’AUTOIMPIEGO
La legge 28 novembre 199659, n. 608 viene definita conversione in legge, con
modificazioni, del decreto-legge I ottobre 1996, n.510, recante disposizioni urgenti in
materia di lavori socialmente utili, di interventi a sostegno del reddito e nel settore
previdenziale, con la quale ci si pone il fine di aiutare, attraverso un Prestito d’onore,
la creazione di attività in proprio gestite in forma individuale. Il prestito d’onore viene
erogato dall’Agenzia Sviluppo Italia, il cui fine è promuovere nelle aree svantaggiate
del paese lo sviluppo economico e imprenditoriale; sono sostanzialmente due i modi di
distribuzione degli aiuti: cono capitale o crediti d’imposta (credito di cui sia titolare il
contribuente nei confronti dell'erario dello Stato) e finanziamenti agevolati disponibili
presso Istituti di credito abilitati. Le agevolazioni finanziarie vengono, dunque, erogate
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 87 -
per il 60% a fondo perduto e il 40% sotto forma di prestito agevolato, restituibile in
cinque anni.
Questa legge si rivolge a tutti coloro che risultano disoccupate o inoccupate nei sei
mesi precedenti la domanda e, naturalmente, residente nelle zone indicate nel testo di
legge, la caratteristica più importante per poter accedere alle agevolazioni è di
presentare un progetto con un valore inferiore ai 50 milioni di lire (poco meno di 25
mila euro); mentre il settore a cui le attività fanno riferimento non è un vincolo,
escludendo solo il settore della trasformazione e commercializzazione dei prodotti
agricoli.
Oltre alle agevolazioni finanziarie, la Legge prevede l’erogazione di servizi reali:
consulenza gratuita ed assistenza tecnica nei campi amministrativo, contabile, fiscale,
e legale nella realizzazione dei progetti.
2.3.4. 53/2000 – “DISPOSIZIONI PER IL SOSTEGNO DELLA MATERNITÁ E
PATERNITÁ, PER IL DIRITTO ALLA CURA E ALLA FORMAZIONE E PER IL
COORDINAMENTO DEI TEMPI DELLE CITTÁ”
La legge 53/200060 è sicuramente una pietra miliare nel percorso verso una
parità di trattamento di uomo e donna sul luogo di lavoro, perché permette di
sottolineare l’importanza di un equilibrio e di un’armonizzazione tra i tempi di lavoro,
di cura, di formazione, e di relazione, chiamando in causa direttamente l’uomo e la
donna equiparati non solo sul piano economico, ma relazionale.
L’aspetto più innovativo che ritroviamo in questa legge è la ricerca di una più adeguata
comprensione “dei tempi di lavoro”, che vadano incontro alle esigenze personali di
entrambi i sessi, in un approccio “di sistema”: cioè non pretende di vivere il problema
solo dal lato delle singole persone coinvolte, ma prevede che ci sia un “patto”, una
contrattazione con l’azienda, le parti sociali e le istituzioni dall’altro lato, per una
crescita complessiva armonica. Il territorio, con l’impegno degli Enti pubblici deve
60 Cfr Legge 8 marzo 2000, n. 53, Disposizioni per il sostegno della maternità e della paternità, per il diritto alla cura e alla formazione e per il coordinamento dei tempi delle città, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 60 del 13 marzo 2000
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 88 -
diventare un ambiente favorevole, anche coordinando le azioni necessarie e mettendo
d’accordo le varie parti.
Dal punto di vista più tecnico la Legge 53/00 affronta tre diversi problemi, tra loro
strettamente collegati: i congedi parentali, familiari e formativi; la flessibilità di orario
e i tempi delle città.
Secondo quanto presente all’art.1, per ogni punto si prevedono opportunità e risorse
“per promuovere un equilibrio tra i tempi il lavoro, cura, di formazione e di
relazione”, per andare incontro alla maggiore flessibilità del mercato e per aprire
nuovi spazi di gestione del proprio tempo ai lavoratori. Donne e uomini sono
considerati nella loro interezza, non si dividono più le esigenze sociali ed economiche.
La terza questione riguarda il fatto che le nostre città con il traffico, le code, i problemi
di parcheggio, la burocrazia, assorbono molto tempo in una giornata, segnando una
supremazia delle convenienze economiche, del mercato, e della produzione sui bisogni
di ciascuno di noi: la proposta sarebbe quella di creare dei piani regolatori dei tempi e
degli orari.
La parte più importante per questo lavoro risulta essere l’art.9: le imprenditrici
possono avere accesso ad una parte del Fondo per l’occupazione, per finanziare
progetti che consentano alla titolare dell’impresa o al lavoratore autonomo che ne
benefici, i congedi parentali: essere sostituito, da un altro imprenditore o lavoratore
autonomo per la durata del congedo. Sebbene questa legge cerchi di dare soluzione ad
un problema molto sentito dalle imprenditrici che possono trovare difficoltà a
conciliare la maternità, soprattutto nei primi periodi di vita dei figli, con la propria
attività, un limite molto forte di questa legge è l’obbligo di essere sostituiti con un
estraneo, rispetto invece a famigliari e collaboratori; come emerge anche da una
conversazione avuta con la presidente di Confartigianato Donne, sig.ra Flavia Caldera.
L’art.9 di cui stiamo parlando è stato inserito con l’intento di creare forme di
flessibilità di orario, perseguendo tali obiettivi si prevedono contributi a favore di
quelle aziende che intendono perseguire la via della flessibilità.
Questo articolo ha il compito di essere l’anello di congiunzione degli altri due ambiti, i
congedi e i tempi delle città; agendo sul tempo per cambiarne la concezione, da sterile
misura di tempo a unità di valore da usare per diversi usi: una risorsa scarsa eppure
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 89 -
infinita, per trovare un incastro armonico tra “i tempi pubblici” e “privati”, troppe
volte vissuti come alternativi.
La legge 53/2000, naturalmente, pone una particolare attenzione sui congedi parentali,
cioè sui periodi di astensione obbligatoria o facoltativa concessa ai genitori che
lavorano per permettere loro di stare vicino ai propri figli. Oltre a questi tipi di
congedi, ne sono previsti altri due, chiamati formativi: una sospensione del rapporto di
lavoro finalizzata al completamento della scuola dell’obbligo o al conseguimento di un
titolo di studio o per percorsi di formazione finalizzati alla crescita professionale del
lavoratore oppure la partecipazione a percorsi formativi che permettano di accrescere
le proprie competenze e conoscenze professionali. Tali congedi però danno diritto al
mantenimento del posto, ma non alla retribuzione durante il periodo di fruizione.
Sono soggetti finanziabili con i fondi destinati alla legge 53/2000 sono aziende che
presentino dei progetti che prevedano almeno una delle “azioni positive” individuate:
azioni sull’orario di lavoratori, madri o padri; programmi di reinserimento dei
lavoratori dopo il periodo di congedo che vertano sulla formazione, azioni per
consentire la sostituzione dell’imprenditrice, interventi e azioni a favore dei lavoratori
con figli minori o disabili a carico (lo stesso vale per anziani non autosufficienti a
carico). Alle aziende piccole o medie è riservato il 50% degli aiuti, sottolineando
l’importanza del carattere sperimentale di alcuni progetti, che possono essere promossi
come progetti pilota dalle autonomie locali.
Il fine della legge 53/2000 si può quindi delineare in una nuova definizione del tempo:
problema e insieme leva per introdurre più qualità nella vita quotidiana, tempo come
chiave di lettura per il cambiamento della società.
2.3.5. D.L.185/2000 – “INCENTIVI ALL’AUTOIMPRENDITORIALITÁ E ALL’
AUTOIMPIEGO, in attuazione dell’articolo 45 della L.maggio 1999, n. 144”
Il Decreto Legislativo n. 185 del 200061 fa il punto della situazione, in quanto
accorpa alcune misure a favore dell’imprenditoria femminile e del lavoro autonomo,
61Cfr DECRETO LEGISLATIVO 21 aprile 2000, n.185, Incentivi all'autoimprenditorialita' e all'autoimpiego, in attuazione dell'articolo 45, comma 1, della legge 17 maggio 1999, n. 144
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 90 -
ancora una volta applicabili nei territori individuati dalla commissione dell’Unione
Europea come aree in cui si riscontra un ritardo di sviluppo.
Le iniziative ammissibili alle agevolazioni si differenziano per la ragione sociale della
società: le ditte individuali possono presentare progetti per nuove iniziative in qualsiasi
settore, i progetti delle microimprese nella forma organizzativa di società di persone
devono riguardare produzione di beni e fornitura di servizi, anche per la forma del
franchising si parla di iniziative che hanno a che fare con la commercializzazione di
beni e servizi.
I destinatari delle agevolazioni previste dal decreto sono tutte le persone fisiche
maggiorenni, che non solo risultino residenti nelle aree già indicate, che corrispondono
praticamente a tutto il Sud-Italia a alcune zone del Centro – Nord, ma che siano
disoccupate o inoccupate nei sei mesi precedenti la domanda.
Gli interventi che hanno lo scopo di favorire l’auto-imprenditorialità e l’auto-impiego
consistono per lo più in un servizio di formazione per il lavoro autonomo, soprattutto
per la parte che riguarda la redazione del business plan in cui venga spiegata l’idea
proposta, che viene fornito prima dell’ammissione delle domande. Ai soggetti che
vengono, poi, realmente ammessi alle agevolazioni sono concessi contributi a fondo
perduto e mutui agevolati, secondo i limiti fissati dall’UE; inoltre sarà attivato un
tutoraggio, cioè un servizio di consulenza tecnica personalizzata per ognuno.
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 91 -
3. LEGGI REGIONALI
Accanto alla legge 215/92, abbiamo visto che esistono altre leggi a carattere
nazionale, seppur di minore importanza e per completare il quadro ed offrire un
sostegno preciso e puntuale alle imprese femminili, si registra negli ultimi anni la
crescita dell’offerta legislativa in favore della creazione d’impresa anche da parte degli
enti locali. La maggior parte di queste leggi seppur non sia diretta alla creazione di
nuove imprese, costituisce un valido sostegno al rafforzamento di quelle esistenti, con
contributi per lo più a fondo perduto.
Il profilo di coloro che cercano di accedere a queste agevolazioni è da individuare in
fasce considerate deboli, tipo le donne, i giovani o comunque coloro che non hanno un
percorso formativo adeguato alla creazione d’impresa, per questo accento agli
incentivi economici è sempre prevista un’offerta di servizi di consulenza o formazione
o entrambi. Il servizio di tutoraggio, per esempio, è particolarmente utile in quanto
consente di rispondere in maniera esatta alle esigenze di ogni azienda, perché è un
servizio personalizzato, riducendo il rischio di mortalità delle imprese appena avviate.
Occorre ricordare che le donne utilizzano ampiamente le agevolazioni messe a
disposizioni dell’imprenditoria giovanile, che però presentano gli stessi problemi di
accesso ai finanziamenti di cui abbiamo già parlato.
Riporteremo qui di seguito, una breve panoramica della legislazione regionale a
sostegno dell’imprenditoria femminile della regione Lombardia. Tutte le informazioni
riguardo alle leggi regionali si trovano nella pubblicazione “Dedicato alle donne che
sognano di entrare in società” a cura dell’Osservatorio per l’imprenditorialità
femminile.
3.1 REGIONE LOMBARDIA
Va ricordato che tutte le leggi regionali non solo dirette solo alla promozione
delle imprese femminili, ma propongono interventi per le imprese o categorie ritenute
più “deboli”.
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 92 -
3.1.1. LEGGE REGIONALE, N.32 DEL 7 AGOSTO 1986, “Interventi a
sostegno della cooperazione per la salvaguardia e l’incremento dei livelli
occupazionali”.
Molto importante, per l’accesso alle agevolazioni della legge 32/8662, sarà
l’impegno delle aziende nella salvaguardia o nell’incremento dei livelli occupazionali,
in quanto sono proprio questi gli obiettivi della norma.
Per la legge 32/86 possono inoltrare la domanda le cooperative con sede nella Regione
Lombardia ispirate ai principi di mutualità, iscritte ai registri della Prefettura o nello
Schedario generale della Cooperazione, che svolgano un'attività di produzione di beni
e/o prestazione di servizi socialmente utili o erogati alle imprese.
Le agevolazioni sono erogate attraverso contributi a fondo perduto, per una cifra che
vada a coprire il 50% delle spese ritenute ammissibili, riservate alle aziende che
prestino una forte attenzione all’occupazione rispetto all’anno precedente.
La Regione si riserverà il diritto di fissare sia i valori minimi e massimi del contributo
valutando le caratteristiche della cooperativa, sia in base alla disponibilità economica
dell’esercizio, sia in relazione alle domande ammesse.
Naturalmente anche per questa legge, vige il divieto di cumulo con altri finanziamenti
pubblici relativi al medesimo progetto, pena la revoca dei finanziamenti, ed opera
inoltre la regola de minimis.
Alla domanda, debitamente compilata, deve essere allegata una relazione e una
descrizione del progetto da finanziare, inoltre se la cooperativa è di nuova costituzione
la copia dell’iscrizione e copia del verbale di approvazione dell'assemblea, copia
dell'ultimo bilancio approvato e relazioni allegate.
Il progetto per il quale si richiede il contributo deve contenere spese relative a
investimenti in beni strumentali, escludendo gli automezzi per il trasporto delle merci;
brevetti, manutenzioni, riparazioni, immobili, marketing e pubblicità, noleggi, studi e
ricerche per nuovi prodotti e in generale tutti i costi pluriennali ammortizzabili.
62 Cfr Legge Regionale n. 32/86, Interventi a sostegno della cooperazione per la salvaguardia e l'incremento dei livelli occupazionali
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 93 -
3.1.2. LEGGE REGIONALE N.16 DEL 1 GIUGNO 1993, (Attuazione dell’art. 9
della legge 8 nov 1991, n.381), “Disciplina delle cooperative sociali”
In particolare l’articolo 11 della legge 16/9363 si prevede “Interventi a favore
della costituzione e dello sviluppo delle cooperative sociali”, che con i loro consorzi
iscritti all’Albo Regionale sono i soggetti beneficiari della legge. Perché la domanda
sia ammessa le imprese devono svolgere un’attività di gestione dei servizi socio
sanitari, assistenziali ed educativi o attività di produzione agricole, industriali,
artigianali, di servizi o commerciali sempre finalizzate a combattere la disoccupazione
attraverso l’inserimento in azienda di “persone svantaggiate”.
Anche per questa norma vale il principio che non si possono cumulare questi aiuti con
quelli di norme simili o più finanziamenti nell’arco di 12 mesi, pena la revoca degli
aiuti.
L’obiettivo di questa legge è agevolare la creazione di cooperative sociali, anche
favorendone l’accesso al credito presso gli Istituti di credito e i consorzi di fidi
convenzionati: erogazione di contributi a fondo perduto per rendere più semplice
l'avviamento di nuove cooperative; oppure finanziamenti agevolati o garanzie
finanziarie. Per quanto riguarda i contributi viene prevista una copertura totale (100%)
delle spese ammesse, per i finanziamenti, invece, viene finanziato un importo non
superiore all'80% dell'investimento, con una durata massima è di 10 anni; infine per i
finanziamenti assistiti dal fondo di Garanzia la durata del finanziamento può variare da
24 a 60 mesi, compreso il periodo di eventuale preammortamento, con una cifra
superiore agli altri due, sopra citati.
I progetti ammissibili alle domande di sostegno sono diversi nel caso si parli di
erogazione di contributi, accesso a finanziamenti o ai fondi di garanzia: per i primi si
parla di spese come quelle di costituzione (notarili, amministrative, studi di fattibilità e
consulenza), quelle di allacciamento di utenze diverse, il canone di locazione di
immobili per il primo anno o la realizzazione di siti web e altri macchinari per l’avvio
dell’attività; per gli altri le spese ammissibili sono più articolate.
Per il finanziamento, invece, possono essere presentate domande riferibili a spese che
riguardano l’attività formazione, la formazione di scorte e la prestazione di servizi alle 63 Cfr Legge n. 16/93, Intervento a favore della costituzione e dello sviluppo delle cooperative sociali
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 94 -
Cooperative associate, ancora progetti che riguardano l’aerea della qualificazione e
formazione, oppure la promozione, predisposizione a supporto di iniziative
particolarmente innovative e sperimentali e per concludere tutti i costi riguardanti
acquisto o ristrutturazione di beni immobili, macchinari, attrezzature, impianti,
automezzi, arredi, brevetti, software, studi e ricerche di mercato per nuovi prodotti,
acquisto e riavvio di attività, immobilizzi immateriali, studi e ricerche per sistemi di
controllo e marchi di qualità. Al fondo di garanzia sono ammissibili le spese riferite
all’avviamento di nuove cooperative, all'acquisizione di beni strumentali, all'adozione
di tecnologie rivolte alla salvaguardia dell'ambiente e la sicurezza del lavoro e, infine,
all'adeguamento delle garanzie richieste dal sistema creditizio al fine del
consolidamento delle esposizioni finanziarie derivanti da eventi straordinari.
3.1.3. LEGGE REGIONALE N.34 DEL 16 DICEMBRE 1996, "Agevolazione per
l'accesso al credito alle imprese artigiane"
La particolarità della legge 34/9664 è quella di essere la prima temporalmente a
prevedere, esplicitamente, tra i beneficiari imprese le cui quote di partecipazione
spettino per almeno i 2/3 a donne e i cui organi di amministrazione siano costituiti per
almeno 2/3 da donne senza limiti di età. Inoltre, la norma si rivolge alle altre categorie
considerate “deboli”: giovani tra i 18 e i 35 anni o in cui la maggioranza numerica e
quella delle quote di partecipazione sia detenuta da giovani tra i 18 e i 29 anni e
cassaintegrati o ex-dipendenti.
È necessario fare una precisazione: la misura 1 di questa legge si rivolge
all’avviamento di nuove imprese artigiane con sede in Lombardia, iscritte agli albi
provinciali e nasce dall’esigenza di favorirne l’accesso al credito.
Il sostegno che viene proposto da questa norma consiste in diverse misure a carico del
Fondo di Rotazione Regionale con la partecipazione di istituti di banche
convenzionate, attraverso finanziamenti a tasso agevolato a medio termine o locazione
finanziaria; oppure un finanziamento a medio termine concesso da banche
convenzionate, con contributo in conto interessi a carico del Fondo per l'Abbattimento
Tassi Regionale; naturalmente il finanziamento può richiesto essere anche a medio - 64 Cfr Legge n. 34/96, Agevolazione per l'accesso al credito alle imprese artigiane
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 95 -
breve termine con un tasso convenzionato o la prestazione di garanzie sussidiarie a
carico di Consorzi fidi e cooperative di garanzia.
L’investimento viene coperto al massimo per l’80% dell’investimento ammissibile del
finanziamento, mentre per il leasing il valore minimo del bene (IVA esclusa) deve
essere compreso tra 56 e 63 milioni di lire, a seconda della quota del canone anticipato
(dal 10% al 20% del costo del bene a seconda del valore); con tassi di interesse
agevolati finanziati per la metà dalla regione Lombardia, per l’altra metà dalle banche
convenzionate. La durata del finanziamento varia se si tratta di finanziamenti o
leasing: per i primi si parla di finanziamenti con un minimo di 24 mesi, fin ad un
massimo di 72 mesi, per i secondi durerà fino ad un massimo di 60 mesi.
Per i finanziamenti è di solito richiesto il rilascio di garanzia personale dei soci, ma
possono essere richieste, a discrezione del soggetto finanziatore, anche garanzie reali o
di terzi; per alcune tipologie di finanziamenti le garanzie sono a carico del Fondo di
garanzia regionale o Consorzio di garanzia fidi presso il quale è stata inoltrata la
domanda.
Tra le condizioni per richiedere l’accesso alle agevolazioni ricordiamo il divieto di
cumulo con altri investimenti o progetti, di altri finanziamenti previsti da altre norme
regionali, statali o comunitarie ed inoltre, è necessario presentare al momento della
domanda una documentazione tramite fatture o altri giustificativi di spesa, che
l'investimento programmato è stato realizzato per almeno il 50%.
Sono ammessi i costi sostenuti durante i 12 mesi antecedenti la data di presentazione
della domanda, per spese che, per quanto riguarda i finanziamenti, spaziano da quelle
di costituzione ai canoni d'affitto per un periodo massimo di 1 anno o costi di
ristrutturazione; oppure il costo per un dipendente o un collaboratore familiare o
esterno, ma che includono macchinari, attrezzature, impianti o scorte. Inoltre, sono
sempre da annoverare tra le spese ammissibili, quelle sostenute per interventi di tutela
ambientale e sicurezza sul lavoro, consulenze tecniche, studi e ricerche; comprese le
altre spese coerenti con l'investimento dichiarato.
Le spese che si possono presentare per il leasing devono riguardare beni strumentali,
con il solo vincolo che, alla data di presentazione della domanda, non deve essere già
stato stipulato il contratto di locazione.
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 96 -
Le tre leggi appena citate fanno riferimento alla “Direzione generale artigianato, nuova
economia, ricerca e innovazione tecnologica”.
3.1.4. LEGGE REGIONALE N.35 DEL 16 DICEMBRE 1996, “Interventi
regionali per lo sviluppo delle imprese minori”
Questa legge regionale65 trova la sua importanza nell’obiettivo primario di
agevolare la presenza delle PMI lombarde all’estero attraverso contributi a fondo
perduto. In particolare all’art. 6 lett. b, c questa legge si occupa di "Sviluppo delle
imprese minori lombarde sui mercati esteri", a cui possono accedere e piccole e medie
imprese con sede nella Regione Lombardia che intendono attuare un progetto che
abbia a che fare con la cooperazione produttiva su mercati esteri.
In maniera specifica i progetti devono riguardare accordi di cooperazione produttiva,
commerciale e tecnologica con aziende estere o permettere l’accesso agli strumenti
predisposti dall'Unione Europea (U.E.) o da altri organismi nazionali e internazionali
per la realizzazione di accordi di cooperazione produttiva, commerciale e tecnologica
con imprese estere. Inoltre è contemplata l’idea di avviare o ampliare impianti
produttivi o strutture di distribuzione, e anche la partecipazione a gare di appalto
internazionali all’estero.
E' considerata prioritaria per accedere alle agevolazioni, la cooperazione con imprese
localizzate in Paesi interessati da accordi di cooperazione internazionale promossi
dalla Regione, dall'Unione europea o dallo Stato italiano.
La copertura massima è del 30% delle spese ammissibili elevabile al 50% per progetti
relativi alla partecipazione alle gare di appalto internazionali per progetti che
includono consulenze specialistiche, installazione e sviluppo di collegamenti
telematici tra imprese; acquisto, costruzione, ristrutturazione, affitto di beni immobili;
acquisto di impianti e attrezzature per la creazione e lo sviluppo di strutture produttive
e/o distributive all'estero preparazione della documentazione per la partecipazione alle
iniziative di cooperazione disposte dall'U.E. Si possono includere, inoltre, le spese per
viaggio, vitto ed alloggio, traduzione ed interpretariato anche per i consulenti
dell'impresa richiedente; oppure per la preparazione della documentazione necessaria 65 Cfr Legge n. 35/96, Sviluppo delle imprese minori lombarde sui mercati esteri
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 97 -
per la partecipazione a gare di appalto internazionali. Non solo, sono ammissibili
conferimenti come quota di capitale sociale alla joint venture, oneri fidejussori e altre
garanzie da rilasciare a favore dell'ente appaltante per la partecipazione alle gare di
appalto internazionali all'estero, inoltre è importante la formazione e il costo del
personale coinvolto direttamente nell'attuazione di specifici progetti.
L’ufficio di competenza è quello della “Direzione industria, piccola e media impresa,
cooperazione e turismo”.
3.1.5. LEGGE REGIONALE N.1 DEL 15 GENNAIO 1999, "Politiche Regionali
del lavoro e dei servizi per l'impiego"
La L.R. 1/9966 si muove nell’ottica della promozione e incentivazione
dell’avvio di nuove attività imprenditoriali e di lavoro autonomo, disciplinando le
funzioni e i compiti che spettano alla Regione e agli enti locali in materia di mercato
del lavoro, servizi per l’impiego e politiche attive del lavoro.
In particolare all’art. 10, comma 2, lettera C si dice che obiettivo della legge è favorire
ed incentivare l'avvio di nuove attività imprenditoriali, di lavoro autonomo ed
indipendente, con particolare attenzione alle fasce deboli, attraverso l'erogazione di
finanziamenti a tasso agevolato. E' previsto, inoltre, il servizio di assistenza
personalizzata per le fasi di pianificazione e avvio dell'impresa tramite la rete degli
sportelli Punto Nuova Impresa presenti in tutte le province della Regione Lombardia,
presso le Camere di Commercio.
Possono accedere ai benefici previsti dalla Legge i lavoratori autonomi, le imprese
individuali, le società cooperative, le società di persone e le società di capitale che
hanno sede operativa nell'ambito del territorio della Regione Lombardia e per
investimenti effettuati in Lombardia; con particolare riferimento a iniziative promosse
in settori emergenti, con progetti che favoriscano l’occupazione nel medio periodo; o
iniziative che vengano da giovani, donne e lavoratori in difficoltà. Sono esclusi, sulla
base della normativa comunitaria vigente, i settori della produzione, della
trasformazione, della commercializzazione dei prodotti agricoli e della pesca;
66 Cfr Legge n. 1/99, Politiche Regionali del lavoro e dei servizi per l'impiego
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 98 -
dell'industria carbonifera, della siderurgia, delle costruzioni navali, delle fibre
sintetiche, dell'industria automobilistica e dei trasporti.
Il sostegno alle aziende, che presentino le caratteristiche già citate, viene concesso con
un finanziamento a tasso agevolato della durata non inferiore a 5 anni e non superiore
a 10, erogato da un fondo di rotazione e di altre forme di supporto finanziario a fronte
di investimenti nei primi due anni di attività dell’impresa che presenta la domanda, con
l’obbligo di essere realizzati entro 12 mesi dalla concessione.
Ogni finanziamento sarà erogato per una quota pari al 70% a carico del Fondo di
rotazione regionale e per il restante 30% con mezzi di Istituti di credito convenzionati
con Finlombarda S.p.A, con la richiesta di Garanzie che possono venire da fideiussioni
personali dei soci dell'iniziativa imprenditoriale e/o fideiussione di terzi e/o altre forme
di garanzia reali.
Alcuni soggetti, considerati più “deboli”, sono esentati dall’obbligo di garanzia, tra cui
lavoratori autonomi e imprese individuali che rientrino nelle seguenti categorie:
disoccupati, lavoratori in cassa integrazione straordinaria, lavoratori in mobilità,
lavoratori socialmente utili; oppure compagini societarie composte almeno per i due
terzi da soggetti, disoccupati, lavoratori in cassa integrazione straordinaria, lavoratori
in mobilità, lavoratori socialmente utili, donne, che detengano la maggioranza del
capitale sociale.
Il finanziamento sarà erogato al massimo per un importo non superiore all'80%
dell'investimento ammissibile, subordinata ad alcune condizioni, come l’impegno a
documentare, tramite autocertificazione, la realizzazione dell’intero investimento.
Possono essere ammesse le spese che siano imputabili a costi per lo svolgimento
dell’attività stessa come quelli per adeguamenti tecnici ed impiantistici dell'immobile,
anche per manutenzione straordinaria, avvio attività in franchising (fee di ingresso),
ma tali costi non potranno superare il 50% dei costi totali dell'investimento; inoltre,
quelli relativi all’acquisto di beni strumentali necessari all'attività e quelli usati purché
fatturati. Sono annoverate tra le spese ammissibili al progetto quelle di pubblicità,
promozione, progettazione e realizzazione di un sito internet (costi a carattere
pluriennale). Le spese per i locali comprendono, inoltre, quelle relative all’acquisto
dell'immobile sede dell'attività, affitto dei locali sede dell'iniziativa per il primo anno
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 99 -
di attività, acquisto di automezzi strettamente necessari allo svolgimento dell'attività,
nonché l’acquisto di attività preesistenti inclusi i costi relativi all'avviamento. Non è
ammissibile l'acquisto di attività preesistente nel settore agricolo.
L’iter per determinare l’ammissione ed il finanziamento delle domande è più
complesso rispetto alle altre leggi prese in esame, perché non riguarda solo la regione
Lombardia e gli istituti di credito, ma si appoggia anche a Finlombarda.
Per prima cosa, le domande verranno accolte dalla Struttura competente che ne
effettuerà l'istruttoria amministrativa ed entro 15 giorni le inoltrerà a Finlombarda per
l'istruttoria tecnica, cioè per eseguire controlli sotto il profilo tecnico, economico e
finanziario in relazione a quanto esposto nel piano d'impresa e ad eventuali
informazioni aggiuntive.
La Direzione Generale competente, in relazione al parere espresso dal Nucleo di
Valutazione, approva con proprio atto l'elenco degli interventi. Successivamente
Finlombarda inoltrerà la domanda di finanziamento all'Istituto di Credito (prescelto dal
beneficiario), che procederà alla propria istruttoria. Il passo successivo all'emissione
del decreto di approvazione del finanziamento da parte della Direzione Generale
Formazione, Istruzione e Lavoro e all'approvazione da parte dell'Istituto di credito,
verrà erogata una prima tranche pari al 70% del finanziamento approvato, mentre la
seconda sarà erogata a saldo ad investimento effettuato.
Si precisa che l'erogazione della prima tranche è subordinata alla presentazione di tutta
la documentazione, con cui si attesta di aver sostenuto, anche successivamente all'atto
della domanda, almeno il 40% dell'investimento ammesso (ancorché non pagato).
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 100 -
4. INIZIATIVE PER LE DONNE IMPRENDITRICI
4.1 COMITATI E ASSOCIAZIONI: finalità e iniziative
Attraverso la scoperta di molti aspetti, studi, norme sull’imprenditoria
femminile, si è giunti fin qui a poter affermare che, attraverso le imprese di donne, si
offre un contributo molto importante alla società, non solo perché offre una possibile
soluzione alla disoccupazione femminile, bensì perché rappresenta una leva per lo
sviluppo economico-sociale generale.
Osservando la recente crescita imprenditoriale, le donne si stanno dimostrando capaci
di cogliere le opportunità offerte da un panorama economico non brillante, sebbene
non sia semplice dimostrarsi all’altezza affrontando da sole la vita imprenditoriale.
Nella necessità di confronto, di spiegazioni sulle norme, di difficoltà di accesso alle
agevolazioni o al credito, di formazione, si inseriscono e nascono le diverse
associazioni e i comitati, nati per riunire le imprenditrici secondo le caratteristiche loro
e delle loro imprese, offrendo loro un sostegno in vari ambiti.
I seguenti paragrafi saranno una vetrina per alcune associazioni attive sul territorio, sia
nazionale che locale, che riuniscono diverse tipologie di imprenditrici.
La trattazione non può essere esaustiva, soprattutto perché questi gruppi sono migliaia
e oltre ai principali, ne esistono anche di molto piccoli e specifici legati al territorio di
appartenenza.
Saranno brevemente descritti i valori, le finalità, le iniziative dei gruppi
“Confartigianato Donne Impresa”, “AIB Femminile Plurale”, “Apid Gruppo Donne
Imprenditrici”, “AIDDA”, “IF Comitato per la promozione dell’imprenditoria
femminile”, utilizzando i regolamenti dei gruppi e le informazioni apprese
direttamente dalle segreterie sparse sul territorio bresciano.
La nascita dei Comitati e delle associazioni, avviene, dunque per andare incontro
all’esigenza delle imprenditrici per stare loro vicino e aiutarle a fare rete. Seppur si
tratti di esperienze a volte circoscritte, come AIB Femminile Plurale, ne troviamo altre
nazionali, ma diffuse sul territorio con gruppi di zona più o meno ampi, AIDDA da un
lato prevede gruppi regionali, Confartigianato invece vuole Donna Impresa più vicino
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 101 -
a livello provinciale. Si deve anche prendere atto della nascita di numerosi siti internet
legati al mondo dell’imprenditoria femminile, oltre alle pagine di “vetrina” dei gruppi
citati, ci sono altri indirizzi, come www.impredonna.it/ nato come portale
dell’imprenditoria femminile dove poter cercare notizie legate agli ambiti più diversi ,
solo per fare un esempio.
Un altro organismo molto attivo nel sostegno all’imprenditorialità, che si pone
soprattutto come obiettivo quello di supportare la creazione di nuove imprese
femminili, è “Formaper”67, azienda speciale della Camera di Commercio di Milano.
Formaper ha messo a punto diversi programmi tra lezioni gratuite, corsi a pagamento,
pubblicazioni e supporto mirato, imperniati su un modello basato sul “ciclo di vita
dell’impresa e dell’imprenditrice stessa”, individuando il percorso ideale per cui
l’imprenditrice parte da una riflessione sulle caratteristiche che deve possedere per
aprire un’attività in proprio, per proseguire verso l’analisi dell’“idea imprenditoriale”,
con lo scopo di far maturare la scelta e valutarne la fattibilità, per poi redarre un
completo Business Plan. Il percorso pensato per le imprenditrici passa attraverso
diversi stadi di maturazione ed evoluzione progressiva che portano a sviluppare
atteggiamenti e comportamenti imprenditoriali, ma ciascuna di queste tappe ha
bisogno di essere supportata da prodotti e servizi differenti che formano un mix
articolato e integrato.
Formaper, inoltre, si impegna attivamente nella diffusione della corretta informazione
riguardo alle leggi sia nazionali, come la 215/92, che le diverse leggi regionali
lombarde, le quali seppur non siano specifiche per le imprese femminili possono
essere strumenti validi di incentivazione alla creazione d’impresa anche per le donne
che decidono di avviare attività autonome. L’attività di questo centro è soprattutto
mirata a seguire le donne nel percorso che precede l’avvio dell’attività e nei primi
momenti di vita dell’impresa, quando i bisogni più impellenti sono legati soprattutto al
supporto e formazione. Dopo l’avvio le donne hanno soprattutto bisogno di sostegno e
confronto con altre imprenditrici, per questo è importante l’azione dei Comitati e delle
Associazioni.
67 Cfr FORMAPER (a cura di), Donne creano impresa, Sperling&Kupfler Editori, Milano, 2007 ed. aggiornata pp. X - XI
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 102 -
4.1.1. CONFARTIGIANATO – DONNE IMPRESA
Donne Impresa è un’associazione nata per riunire le donne che sono titolari di
un’azienda artigiana e sono, infatti, un'articolazione organizzativa di Confartigianato
Imprese, che si impegna a “promuovere obiettivi di carattere sociale,
a incentivare lo sviluppo e il consolidamento dell'imprenditoria
femminile e a tutelare gli interessi sociali ed economici delle donne
imprenditrici nell'ambito e nel contesto delle direttive della politica
generale della Confederazione” 68, come recita il Regolamento
all’art.1. Nel rispetto del Codice Etico, che si trova alla base dell’azione di
Confartigianato, anche questa sezione dell’associazione ambisce a fare sfoggio dei più
elevati modelli di comportamento, agendo nel rispetto dei principi sia economici che
relazionali.
Il gruppo di Donne Impresa nasce per essere “partner” delle donne imprenditrici, per
fare in modo che tra le iscritte e l’associazione si sviluppi una relazione che permetta
una crescita culturale, economica e sociale, con interventi in tutti i contesti, senza
limitarsi al mondo dell’imprenditoria in senso stretto. Per rispondere alle attese che si
hanno nei confronti delle imprenditrici, la vision del gruppo recita: “protagoniste in
ogni decisione”, per sottolineare il carattere forte e l’importanza che si vuol dare alla
donna a capo di un’azienda aperta, però, al mondo intero.
Procedendo con il regolamento vengono elencati nell’art.2 gli scopi che
l’organizzazione nazionale si propone, ponendo l’accento sul “carattere apartitico,
autonomo, indipendente e senza fini di lucro”, nell’ottica solo dell’aiuto e della
valorizzazione del carattere imprenditoriale femminile.
Confartigianato Donne Impresa si propone dunque, attraverso iniziative di diverso
genere, di sostenere la diretta partecipazione delle donne artigiane all'attività sindacale,
economica e sociale nel settore dell'artigianato; ma non solo anche di incoraggiare la
loro assunzione in incarichi rilevanti in organismi economici, sociali e culturali,
nonché ad assumere la rappresentanza della categoria presso enti pubblici e privati,
68 Cfr Regolamento, Gruppo Donne Impresa Brescia www.confartigianato.bs.it/elabora/materiale/regolamento.txt
Img.1 - Logo Confartigianato donne impresa
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 103 -
nazionali ed internazionali, sempre nell’ottica dell’apertura verso le sfide non solo di
carattere aziendale.
Favorire lo sviluppo dell’imprenditorialità femminile e delle pari opportunità,
proponendosi di evidenziare la differenza di genere dell’imprenditorialità femminile e
del lavoro delle donne e di porla all'attenzione nelle sedi di merito, perché le donne
portano nel loro lavoro i propri punti di forza, ma anche una serie di debolezze legate
soprattutto alla conciliazione dei tempi di lavoro con quelli famigliari, che si possono
trasformare in risorse attraverso interventi mirati. L’attività di Donne Impresa intende
svolgere azioni finalizzate alla formazione professionale e al miglioramento delle
condizioni generali di lavoro delle donne, imprenditrici e non; ma anche di essere
attivamente presente con proprie proposte e iniziative nelle varie sedi locali per
puntare sul miglioramento dell’intera società e rendere prioritario il valore della
famiglia, tema caro alle donne, soprattutto a quelle che lavorano e che sono sempre
alla ricerca dell’equilibrio perfetto; ma anche della solidarietà e del rispetto della
dignità dell'uomo.
Come già detto Donne Impresa è presente con piccoli gruppi di imprenditrici
all’interno dei vari gruppi territoriali, sia provinciali che regionali; l’importanza di
avere tanti gruppi sul territorio, fa sì che questi possano essere delle sentinelle per
capire i bisogni dei propri membri e cercare di dare risposte mirate. Naturalmente ogni
divisione territoriale deve presentare il proprio programma di interventi e una
relazione del lavoro svolto alla Segreteria Nazionale di Donna Impresa per far si che ci
sia un coordinamento centrale.
Nell’aprile dell’anno appena passato c’è stato il rinnovo delle
cariche sociali per la regione Lombardia, con l’elezione a presidente
dell’imprenditrice di Pavia Monia Fabris, mentre alla vicepresidenza
è stata eletta l'imprenditrice di Lumezzane (Bs) Flavia Caldera,
Presidente di Donne Impresa Brescia, di cui si parlerà nella prossima
sezione del lavoro.
In un incontro con la sig.ra Flavia è capitato di giungere sull’argomento “legislazione a
favore dell’imprenditoria femminile”, che a volte sembra voler danneggiare
l’imprenditorialità delle donne piuttosto che favorirla, come nel caso della legge sui
Img. 2 Flavia Caldera, Presidente di Donne Impresa Brescia
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 104 -
congedi parentali 53/2000, secondo la quale l’imprenditrice che si prende un periodo
di pausa per la maternità non può essere sostituita da propri soci o collaboratori, ma da
una persona esterna.
Nell’ottica di avvicinare le richieste delle donne, non solo imprenditrici alle proposte a
livello nazionale e statale si inserisce il Libro Verde69 sul futuro del modello sociale
nel nostro Paese è stato elaborato dal Ministro del Lavoro, della salute e delle politiche
sociali Maurizio Sacconi. Nella prefazione il documento dice "dedicato ai giovani e
alle loro famiglie perché vuole concorrere a ricostruire fiducia nel futuro" per avviare
un dibattito con le parti sociali. Le proposte che saranno ritenute valide e coerenti
saranno ricondotte in un Libro Bianco, che verrà preso come riferimento dal governo
per una riforma sociale, per questo Donne Impresa ha lanciato una consultazione tra
tutte le sue iscritte per non lasciarsi scappare l’occasione di poter contribuire ad un
futuro migliore per il nostro paese.
4.1.2. AIB – FEMMINILE PLURALE
AIB Femminile Plurale è un gruppo stabile di donne
imprenditrici bresciane, già socie AIB, che nasce con l’intento di
riconoscere, valorizzare e potenziare la presenza femminile
nell’industria. Il fine ultimo di sviluppare un’ottica di genere sarà
raggiungibile attraverso la riflessione su diversi temi, che vengono sempre presentate
poi a tutta l’associazione70.
L’iniziativa più recente creata dal gruppo bresciano è stata una mostra fotografica dal
titolo “Donne al lavoro 1900 – 1950”71, in cui ci si proponeva di far riflettere sulle
trasformazioni intervenute nelle condizioni di vita delle donne, inquadrandone
soprattutto l’accesso al lavoro nel periodo compreso tra l’inizio del ‘900 e la fine della
seconda guerra mondiale. Il percorso si sviluppa tra più di cento fotografie provenienti
da archivi privati e pubblici, che illustrano il lavoro delle donne, le condizioni di vita
69 Cfr MINISTERO DEL LAVORO, DELLA SALUTE E DELLE POLITICHE SOCIALE, Libro Verde sul futuro del modello sociale, 25 luglio 2008 70 Cfr Programma,AIB, http://www.aib.bs.it/afp/programma_aibfp.asp 71 Cfr Catalogo MOSTRA FOTOGRAFICA "DONNE AL LAVORO 1900 - 1950", dal 4 ottobre al 16 novembre 2008 Palazzo Martinengo - Brescia
Img 3 Logo AIB Femminile Plurale
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 105 -
famigliare e sociale, circondate da altre testimonianze, da filmati originali dell’istituto
LUCE alle macchine utilizzate o gli utensili. Quasi alla vigilia della prima guerra
mondiale, le lavoratrici industriali raggiungono le seicentomila unità. Le foto
raccontano queste presenze nei linifici, nell’industria della birra, nelle filande, negli
stabilimenti tipografici e in quelli della lisciatura dei marmi ecc. Si racconta di
condizioni di lavoro non adeguate ad una donna, che giungevano a non prestare
attenzione nemmeno ai congedi per maternità, e, addirittura fino al 1919, restò in
vigore una legge del 1865 che prevedeva l’istituto dell’autorizzazione maritale per
l’esercizio di una professione. Già la cultura Cattolica ha avuto un forte peso nella
creazione dello stereotipo della donna che prima di tutto trova il proprio posto nella
famiglia, ma è con il fascismo che alla donna lavoratrice viene resa la vita ancora più
difficile: nel 1927, i salari femminili sono abbassati alla metà di quelli maschili. Le
donne vengono anche escluse dall’anno successivo dall’insegnamento delle materie
letterarie nei licei e devono pagare il doppio delle tasse nelle scuole e nelle università.
Una legge del 1938 fissa nel 10 % come massimo l’impiego delle donne negli uffici
pubblici. Le ultime fotografie che incontriamo alla mostra raccontano di una donna in
camice da laboratorio in uno stabilimento di radiatori di Brescia, dove la didascalia
però ricorda come i salari molto bassi e la convinzione che la donna fosse “l’angelo
del focolare”, siano tra le cause principali che spinsero le donne sposate a lasciare il
lavoro alla nascita dei figli.
Ciò che può apparire lontano sulla linea del tempo, riporta alle tematiche attuali della
conciliazione dei tempi dedicati alla famiglia e quelli del lavoro, tema caro
all’associazione.
AIB Femminile Plurale, inoltre, attraverso la propria azione intende non cancellare, ma
valorizzare le differenze di genere per favorire l’imprenditoria femminile anche
attraverso un sostegno operativo, innovativo di interventi nel sociale, che si sviluppino
partendo dal livello locale.
Mettere in comunicazione le associate per dare loro modo di confrontarsi, anche con il
resto di AIB per “fare rete”, permette alle idee di circolare creando una cultura di
parità. Per portare avanti tutti gli obiettivi, ha poi formato tre commissioni diverse che
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 106 -
si focalizzano sui tre obiettivi principali: un gruppo Sociale, un gruppo Formazione e
uno che si occupa del “Progetto rete”.
Il primo gruppo di donne bresciane dopo aver mappato le strutture di sostegno presenti
nel territorio, si propone lo studio della normativa nazionale e regionale a sostegno
dell’imprenditoria femminile, per poter essere punto di riferimento in materia di
flessibilità dell’orario di lavoro, finanziamenti, formazione e congedi parentali. Inoltre,
vengono condotte indagini sull’occupazione femminile, ma soprattutto sulle
imprenditrici e donne manager che operano nella provincia di Brescia.
Utilizzando i dati di cui si è parlato sopra, un altro gruppo intende cercare di
migliorare costantemente le condizioni per creare un futuro migliore, così prendono
vita percorsi si formazione, per esempio riguardo all’utilizzo delle nuove tecnologie o
per stimolare attitudini alla leadership. In quanto obiettivo primario di AIB femminile
plurale è “Fare rete”, si cercano tutti gli strumenti che avvicinino le imprenditrici
prima all’interno dell’associazione bresciana, che porterà poi a confrontarsi con altri
gruppi sempre legati a Confindustria, senza dimenticare contatti con le istituzioni e
altre associazioni che riuniscono imprenditrici a carattere locale.
4.1.3. APID – GRUPPO DONNE IMPRENDITRICI
APID è la sigla che indica il Gruppo Donne Imprenditrici di Apindustria,
un’associazione che nasce con lo scopo di mettere in campo le professionalità delle
imprenditrici associate nel modo migliore e allo stesso tempo di favorire
l’interscambio di esperienze imprenditoriali per favorire la crescita sia personale che
del gruppo stesso. Il gruppo, che opera nel territorio bresciano, fa riferimento al
Gruppo Nazionale Donne Imprenditrici Confapi.
Ogni iniziativa di APID viene realizzata per seguir gli scopi del gruppo che si
imperniano sulla promozione dell’immagine della donna imprenditrice, come
rappresentante di specificità culturali e sociali. Attraverso
l’incontro e il confronto tra loro le donne imprenditrici associate si
propongono di cercare o comprendere le soluzioni agli specifici
problemi delle aziende in rosa, che possono svilupparsi nell’ambito
istituzionale, come la comprensione delle norme; sociale, per Img 4 Logo Apid
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 107 -
esempio con la gestione dei tempi casa-lavoro; politico, ma anche economico e
tecnico.
Come da regolamento72 “all’APID possono essere iscritte le donne imprenditrici che
rispondano ad uno dei seguenti requisiti:
a) titolare o legale rappresentante di un’azienda iscritta ad “Apindustria –
Associazione per l’impresa” di Brescia;
b) componente il Consiglio di Amministrazione di un’azienda iscritta ad “Apindustria
– Associazione per l’impresa” di Brescia;
c) partecipante alla gestione imprenditoriale di un’azienda iscritta ad “Apindustria –
Associazione per l’impresa” di Brescia.”
Tra le iniziative, molto importante è lo spazio dato alla formazione, sia attraverso corsi
mirati sulla creazione di specifiche competenze, che con convegni dedicati ad
argomenti di interesse generale.
L’associazione Api è molto attenta alle esigenze del mondo femminile, sia attraverso
le attività di formazione, che con collaborazioni che riguardano l’accesso al credito.
Per l’inizio 2009 il gruppo Donne Imprenditrici di Apindustria ha in programma una
serie di convegni per discutere come viene attivato e gestito il carico emozionale nei
rapporti, inserendosi nelle considerazioni fatte precedentemente sui problemi
relazionali e di comunicazione, che a volte le donne incontrano nel contesto lavorativo.
In un mondo dove gli stimoli sono molteplici, è fondamentale capire quante energie
investirle e dove, per creare una serie di emozioni positive che diano la carica in ogni
ambito della propria vita, dal lavoro, alla famiglia, al tempo libero. Imparando a
gestire anche le relazioni più complesse, i benefici si ripercuoteranno anche sulla
performance lavorativa, riuscendo a impostare situazioni convincenti e coinvolgenti.
Questi incontri sono citati a scopo esemplificativo delle attività intraprese da Api, tra
cui è doveroso ricordare l’accordo con Confapi Lombarda Fidi, in merito all’accesso
agevolato al credito per le imprese femminili, che precede temporalmente l’“Accordo
Donne Imprese” di cui si parlerà più avanti.
72 REGOLAMENTO DONNE IMPRENDITRICI APINDUSTRIA BRESCIA, approvato dal consiglio diretttivo APINDUSTRIA Brescia nella seduta del giorno 11 ottobre 2005
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 108 -
4.1.4. AIDDA – ASSOCIAZIONE IMPRENDITRICI E DONNE DIRIGENTI
D’AZIENDA
“Associazione Imprenditrici e Donne Dirigenti d'Azienda”,
AIDDA è il punto di riferimento per tutte le donne che rivestono
ruoli di responsabilità nelle imprese italiane, che conta ad oggi
oltre 1.500 iscritte, titolari d’azienda e dirigenti prevalentemente
di imprese medio-piccole.
La storia di questo gruppo è lontana geograficamente e temporalmente
e parte da una donna francese, Madame Yvonne Edmond Foinant, che
nel 1914 prende le redini dell’impresa meccanica “Savarin et Foinant”
alla partenza del marito per la guerra, mettendo in luce la sua
vocazione imprenditoriale. Il suo impegno non si limitò alla crescita
della sua azienda, ma continuò verso le istituzioni affinché alle donne venissero
riconosciuti nelle aziende gli stessi diritti e vantaggi riconosciuti agli uomini. Non solo
fu pioniera del dibattito per le pari opportunità, ma credeva fortemente nella necessità
di un’Europa Unita, che consentisse la libera circolazione di idee e persone con
l’abbattimento delle frontiere. Credendo fortemente nello spirito associativo, nel 1945,
a Parigi, fondò l’FCE, un’associazione che metteva in risalto le loro capacità
imprenditoriali/manageriali e promuoveva tra le donne una collaborazione attiva e
senza frontiere, che nel 1950 diventò europea, in occasione di un Congresso dei vari
gruppi, nati ormai anche in Belgio e Olanda. Così nel 1961, anche in Italia nasce
AIDDA a Torino, come associazione senza scopo di lucro e senza schieramento
politico, il cui unico scopo era di porre l’accento sull’imprenditorialità femminile,
affiliata FCE. Dal sito internet dell’associazione (www.aidda.org) scopriamo che le
iscritte AIDDA sono donne che operano nei settori più diversi, dal commercio (circa il
33%) all'industria (32%), con presenze di primissimo piano in campi come
1 Grazia Facchetti GAT spa Cazzago S. Martino -Bs- 2 Cristina Delle Donne Seven snc Erbusco - Bs- 3 Cristina Bordignon Cascina le preseglie S. Mart. Battaglia -Bs- 4 Paola Peroni Intercool ed Mus S.r.l. Brescia 5 Viola Caccagni Arredamenti Italia Group Bione -Bs- 6 Cristina Erbifogli Mondo Colore Capriano del Colle -Bs- 7 Roberta Del Pesce Coyote viaggi Villa Carcina -Bs- 8 Sara Silvestri Luxury Rent Srl Concesio -Bs- 9 Barbara Milini Due Oltre la comunicazione Brescia
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 122 -
16 Marialuisa Monesi Civielle- cantine della Valtenesi e della Lugana Moniga del Garda - Bs - 17 Vilma Martinelli FMA Martinelli Spa Casto -Bs 18 Valeria Rossi Corsini Consorzio Corsini Costruzioni Calcinato - Bs- 19 Anna Maria Gandolfi Nuova Carrozzeria Fiume Brescia 20 Patrizia Vastapane Alfa servizi srl Brescia 21 Nerina Carlotti Scalvenzi società cooperativa Pontevico - Bs- 22 Orietta Guerini Sanigen sas Brescia 23 Giuseppa Ribola FAR Ribola Provaglio D'Iseo - Bs- 24 Elena Pagani Ellisse Srl - Comunicazione ed Eventi Brescia 25 Tiziana Tavelli Tavelli fratelli SNC Sarezzo -Bs- 26 Francesca Ulasci Bar Scuola Infermieri Brescia 27 Daniela Federici Day Snc Gussago 28 Aurora Rivadossi Inoxriv Villa Carcina -Bs- 29 Roberta Facchi Metallurgica Valchiese Srl Odolo – Bs- 30 Francesca Liberatore Wolf Security Brescia 31 Paola Artioli ASO Siderurgica Ospitaletto –Bs- 33 Silvia Massardi RMB Massardi Brescia
1 Ippolita Loscalzo Colfer SNC Milano 2 Maria Luisa Bionda 2B Milano 3 Alessandra Mecca Emozioneventi Cassano D'Adda - MI -
1 Chiara Soldati La Scolca S.s.a. Gavi -GE- 2 Roberta Anau Azienda Agricola Forestale La Miniera Lessolo - TO- 3 Federica Rosso Naturalia Vercelli 4 Marisa Merotto Az Agricola La Riva dei Frati Cornuda - TV - 5 Serena Martini Martini Mobili Snc Bovolone -VR- 6 Patrizia Patti Castagna antincendi Srl Lugagnano di sona -VR- 7 Lorella Vassanelli Lady Express Milano, oper. Sona –VR- 8 Barbara Viola Archè Group Srl Affi -VR- 9 Paola Giusti Giusti SpA Cerea -VR-
10 Nicoletta Scalchi Confezioni Nicole Creazzo -VI- 11 Olga Bertaina Signori House and work Systems Srl Tezze sul Brenta - VI- 12 Ivana Del Pizzol Look&Life - I Parrucchieri Snc Belluno 13 Veena Sunita Bortolami Sunita Srl Belluno 14 Francesca Tonini RCA Reana del Rojale - UD - 15 Alessandra Cipolat Mis Cipolat costruzioni metalliche Sas Aviano - PN- 16 Maria Rosaria D'Agostino Hair Rosa Styling Rovereto 17 Erika Barbieri Acetaia del Cristo Azienda Agricola S.S. San Prospero - MO - 18 Olga Bardelli La rondine e La rondine2 Polinago -MO- 19 Ombretta Pecugi Costruzioni Pecugi Srl Viterbo 20 Barbara Demofonti Azienda agricola Stocchi Domenico e Barbara Albaneto di leonessa -Ri 21 Tiziana Fabiani Azienda Agricola Forrà Pruno Lamporecchio -PT- 22 Maria Rosa Orizio Bioregit Snc Magione - PG- 23 Gail Hägglund Itaca di Gail Hägglund Polverigi -AN- 24 Giuseppina Mele Infothesi di G.Mele&C. Napoli 25 Anna Maria Bassi Agriturismo Montepaolo Conversano - BA- 26 Floriana Fanizza Az. Agr. Fanizza Floriana Fasano - BR- 27 Anna Maria Carfì Le B@ve di Bacco Mineo - Catania Tab. 24 – Imprenditrici e imprese del campione
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 123 -
2.1 IMPRENDITRICI A LUMEZZANE
FLAVIA CALDERA - MODULGRAFICA CALDERA
La tipografia “Caldera” viene fondata nel 1954 da Virginio Caldera, nel 1983
subentrano i figli e la moglie che ancora oggi si occupano dell’azienda. La signora
Flavia si fa carico dell’azienda a soli 24 anni e con il supporto della
famiglia decide di continuare l’attività, trasformandola da ditta
individuale a Snc. Quando chiedo alla signora cosa l’abbia spinta a
prendersi la responsabilità dell’impresa di famiglia, lei mi risponde che è cresciuta
nell’impresa: “ancora da bambina, a 12/13 anni, quando avevo un attimo di tempo,
anziché giocare con le amiche, preferivo aiutare mio padre nel laboratorio ed è nata
la mia passione per la stampa e la grafica”e perciò è stata una scelta naturale.
Attualmente l’azienda è composta da 5 soci, tutti fratelli e sorelle: un’impresa
famigliare dove l’impresa si fonde con la famiglia e vicecersa. Dopo pochi anni dalla
scelta di continuare l’attività sia la Sig.ra Flavia che gli altri fratelli decidono di crearsi
un proprio nucleo famigliare ed avere dei figli: la situazione si complica con cinque
bambini da accudire, ma dato che il lavoro non poteva fermarsi, le sorelle
sperimentano uno spazio per far crescere i figli dividendosi i turni ognuna secondo la
propria disponibilità, creando un vero e proprio “Asilo aziendale”. Questo aneddoto è
solo un esempio di come, con la collaborazione, si possano aggirare situazioni difficili:
anche se trovare l’equilibrio tra famiglia e lavoro sembra difficile “avere un marito
che condivide ed apprezza che la propria moglie sia un’imprenditrice fa superare
molti ostacoli che sembrano insormontabili, soprattutto con il sostegno morale”.
Nonostante ci siano voluti tempo e sacrifici ora la famiglia è per la Sig.ra Caldera una
risorsa, i famigliari la sostengono e la sostituiscono, per questo possiamo dire che
famiglia e impresa sono molto simili, perché hanno la stessa organizzazione:
“nell’impresa collaboro con i fratelli, in famiglia collaboro con marito e figli,(…)se
un soggetto manca c’è sempre qualcuno che lo sostituisca.”
Oltre all’impegno in azienda la Sig.ra Flavia è socia fondatrice nel 1984 della
Cooperativa sociale ONLUS “Virginio Caldera Lumezzane” Cooperativa a servizio
dei disabili. Dal padre non solo eredita l’impegno per gli altri, ma capisce l’importanza
Img 8 - Logo Modulgrafica Caldera
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 124 -
di essere associata ed entra a far parte di Confartigianato. Ancora una volta parlando
dell’importanza di “fare gruppo”, la signora Caldera fa un paragone con la famiglia:
“Come in famiglia e azienda per crescere ci vuole la collaborazione di tutti, anche nel
mondo sociale c’è la necessità di crescere con la collaborazione con altri artigiani”.
Nel 2004 avviene una svolta nella vita imprenditoriale della signora Flavia quando
conosce l’allora presidente del Gruppo Donne Provinciale, che credendo fortemente
nella nostra imprenditrice la introduce nell’organizzazione, fino ad oggi quando
diventa Presidente Provinciale e Vicepresidente Regionale di Confartigianato Donna.
L’associazione non solo offre più comunicazione, più opportunità, più stimoli di
crescita personale ed imprenditoriale, ma permette di “fare rete” e superare le
difficoltà, anche quelle legate all’essere Donna.
Essere Donna e decidere allo stesso tempo di essere imprenditrice porta delle difficoltà
soprattutto in fase di avvio delle attività, quando è vitale l’accesso al credito, per la
poca credibilità delle donne imprenditrici, ma mette anche nel proprio lavoro alcuni
fattori positivi: “una donna sa adattarsi ed organizzarsi meglio di un imprenditore
maschio”. Parlando di rapporto con gli interlocutori uomini, la sig.ra Flavia dice di
non trovarvi particolari problemi, anche perché ormai la ditta è consolidata, anzi ci
sono più difficoltà nel rapporto con le altre donne. Nel rapporto con i dipendenti,
invece, si torna ancora una volta a parlare di famiglia: collaborazione e responsabilità
sono il mix vincente per affrontare ogni situazione.
ZANETTI ELIANA – BEAUTY PLANET
Quando entro in negozio per ritirare il questionario, la sig.na Eliana mi accoglie
con un grosso sorriso, accogliente e caloroso: questo è lo stile che ritroviamo in tutti i
lati di questa storia. Non è possibile individuare dove nasce l’idea di diventare
imprenditrice: “è sempre stata la mia strada, fin da piccola rubavo i trucchi della
mamma e giocavo con le creme che trovavo in bagno”, nessuna esigenza particolare di
carattere economico, ma la volontà di seguire a tutti i costi il proprio destino
realizzando i propri sogni.
Dopo un periodo di nove anni come dipendente, presso diversi centri estetici di
Brescia, per imparare bene “il mestiere”, finalmente la decisione di aprire una propria
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 125 -
attività e i primi problemi. In fase di avvio, le difficoltà maggiori sono state soprattutto
legate alla scarsa credibilità verso una ragazza ventenne, soprattutto da parte degli
uomini con cui Eliana è venuta in contatto, l’amministratore, l’elettricista, etc, ma
anche i vari enti. È con orgoglio che mi racconta come, dopo anni passati a lavorare
duro e in certe situazioni “a sfoderare gli artigli” per farsi prendere sul serio,
l’amministratore della prima sede del suo negozio le abbia fatto le sue scuse per non
averle dato fiducia e aver sempre mostrato dubbi sulle sue possibilità lavorative; a
distanza di anni sono diventati amici e lui spesso passa da Eliana per chiedere consigli,
sebbene la differenza di età sia molta. La soddisfazione di fare ciò che si ama è il
motore principale per essere sereni e trovare la voglia di lavorare, soprattutto quando
nella propria impresa bisogna pensare a tutto, amministrazione, ordini, etc. e il lavoro
prende gran parte della giornata, così si arriva a sera e la stanchezza si fa sentire,
insieme a tanta soddisfazione.
La fiducia sembra essere uno dei valori fondamentali per questa imprenditrice, sia nel
rapporto con la sua famiglia che non la lascia sola e la sostiene, sia con le sue
dipendenti alle quali da e dalle quali riceve rispetto e amicizia, ma anche con i suoi
clienti. I problemi di ogni giorno non sono solo di carattere estetico, ogni giorno si
entra a contatto con persone molto diverse, ci si confronta e ci si confida, “si diventa
un po’ psicologhe” scherza Eliana: belli dentro e belli fuori.
LUCIANA GHIDINI – D.B.A. di BERTANZA DANIELE & C. Sas
L'azienda D.B.A. di Bertanza Daniele & C. opera dal 2004 nel
campo dell'automazione industriale e realizza macchine e impianti
con particolare competenza nel campo della robotica, delle
lavorazioni meccaniche e del lavaggio industriale. La progettazione e la realizzazione
della macchina o dell'isola automatica è curata interamente dalla D.B.A. in tutti i suoi
componenti.78 “Un settore prevalentemente maschile”, ci dice la sig.ra Luciana
quando le chiedo cosa vuol dire per lei fare l’imprenditrice, perciò i problemi di
credibilità che già si incontrano ad essere un’azienda di piccolissime dimensioni, sono
un maggiori nei suoi confronti: “spesso mi trovo a dover ricordare a clienti, fornitori, 78 Tratto dalla descrizione dell’azienda su www.paginegialle.it
Img 9 – Logo D.B.A.
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 126 -
rappresentanti che sono la titolare, proprio perché a volte pare che la sola voce
femminile dia una sorta di minore importanza al ruolo” . Nonostante le premesse non
a favore delle quote rosa del settore, Luciana non si da per vinta, perché in un’azienda
molto piccola come la loro non occorre tanto avere “la stoffa dell’imprenditore”,
quanto la passione per ciò che si fa, crederci, puntare avanti e non avere mai paura di
mettersi in gioco.
L’idea di questo progetto nasce, soprattutto, dal desiderio di autonomia lavorativa del
marito e la sig.ra Luciana decide subito di appoggiarlo, con la convinzione di avere sia
la capacità che la forza per provarci. Il carattere battagliero di questa imprenditrice
emerge quando le chiedo del suo ruolo nell’azienda: “la camionista del gruppo”
perché quando si è piccoli ci si ingegna a fare tutto, oltre sicuramente al settore
amministrativo, bisogna guidare camion, furgoni, caricare e scaricare casse.
Naturalmente essendo in pochi l’organizzazione è più facile e la famiglia non è più una
tra le risorse, ma il fattore principale, anche se a volte il lavoro diventa troppo spesso
la discussione del giorno. L’ingrediente principale per trovare l’equilibrio tra famiglia
e lavoro è ricordare che “il capo sono io”, per questo anche ogni giorno è diverso
dall’altro, non si sa quale siano le diverse esigenze e la possibilità di essere flessibili,
anche avendo creato un piccolo ufficio a casa, sono infinite. Un aiuto viene
sicuramente dal poter utilizzare la tecnologia, internet e cellulare hanno dato una
svolta all’organizzazione: ricerca materiali, fornitori, tele-assistenza, solo per fare un
esempio sono diventate estemporanee.
È l’aneddoto che mi racconta, però, che ci svela la natura imprenditoriale della sig.ra
Luciana, decisa e simpatica! “Succede che un giorno mentre ero al telefono stavo
trattando il prezzo per un’offerta fatta da noi (ndr D.B.A. di Bertanza) ad un cliente
(…). Ero impegnata a leggere la mia paginetta e a non cedere terreno, quando arriva
la richiesta di rito del cliente che, ovviamente è il titolare dell’azienda e che dall’altra
parte come me aveva la schermata di internet sulla mia offerta: “Qui ci sarebbe da
fare una modifica sul costo…” dice. Io, concentrata sul mio pc, rispondo di getto:
“No, questo è un documento in pdf, non si può modificare…”. Silenzio e io realizzo la
“cavolata” che mi è uscita, ma poi il cliente scoppia a ridere dicendo che di
motivazioni per non fare sconti ne aveva sentite tante, ma questa le batteva tutte, anzi
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 127 -
l’avrebbe usata anche lui questa tecnica. Lavoro preso a prezzo pieno.” Prendere il
meglio da ogni situazione e adeguarsi alle necessità, dunque, per riuscire creando
stima e fiducia.
PATRIZIA NEMBER – MELOMERITO
La signora Patrizia è un esempio di come fare l’imprenditrice non sia un
percorso scontato: arriva ad aprire un’attività a quarant’anni dopo un passato da
lavoratrice dipendente in settori molto diverso dal commercio al dettaglio. Tra i suoi
vestiti e accessori, oggi, la sig.ra Patrizia è serena e a suo agio, ma all’inizio “è stata
dura” , i soldi non erano infiniti e dopo sei mesi, quando l’attività faticava a partire non
erano solo il denaro a mancare, anche la serenità e i sogni scarseggiavano. Il coraggio,
la tenacia, la lealtà, la pazienza e una buona dose di fortuna, sono le doti che non
possono mancare ad un’imprenditrice soprattutto in un momento economico non
troppo roseo.
Il valore aggiunto dell’“essere donna”, la nostra imprenditrice lo ritrova nel fatto che le
donne riescono a fare e pensare più cose alla volta, poi se pensa a sé stessa crede che
l’abbia aiutata “il carattere impulsivo: detto fatto, in quaranta giorni ho deciso e ho
mollato il precedente lavoro”; “una rivincita personale, (…) nonostante vedessi le
difficoltà, sapevo che lei avrei affrontate”.
Dalla famiglia la sig.ra Patrizia prende soprattutto una grande forza, il loro motto è
“una mano aiuta l’altra”, “si condividono i sacrifici e le gioie, come ieri abbiamo
condiviso i dolori” e la soddisfazione più grande è arrivare ogni giorno a sera senza
essersene resi conto.
Alla fine la sig.ra Patrizia mi confida che nei momenti più duri, quando sembrava che
il fondo fosse vicino, sebbene avesse molte persone che la sostenessero, la forza
arrivava soprattutto dal continuare a canticchiare nella propria testa una canzone:
“Uno su mille ce la fa…” di Gianni Morandi, e oggi che ce l’ha fatta si sente davvero
una di quei mille. Con un sorriso conclude dicendo “so che fare l’imprenditrice mi
riesce bene, anzi di più, ma vivo sempre con l’idea che non so cosa farò da grande…”.
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 128 -
GIULIANA BUGATTI - BUGATTI
“Questa tabaccheria era di mio padre ed io lavoravo qui alcune ore alla
settimana come commessa”, mi racconta la sig.ra Giuliana, “ma io avevo anche un
altro lavoro, così un giorno mi sono stufata e dissi a mio padre che non l’avrei più
aiutato”. A questo punto viene da chiedersi allora cosa ci faccia la nostra
imprenditrice ancora lì, “dopo una settimana il grande annuncio di mio padre che
avrebbe voluto andare in pensione. Mollato tutto, mi sono ritrovata qua con mia
sorella a portare avanti l’attività di famiglia”.
Certamente da questo racconto si evince come l’esigenza principale fosse di
continuare un’impresa già attiva, ma anche il forte desiderio di autonomia ha giocato a
favore di questa scelta, fatta di soddisfazioni, ma anche di sacrifici.
“Sempre in guardia”, avverte la sig.ra Giuliana perché se sei giovane e donna c’è
sempre qualcuno pronto a fregarti; le giuste conoscenze, infatti, insieme alla difficoltà
di reperire i finanziamenti sono le barriere maggiori che si riscontrano all’inizio
dell’attività. La famiglia è, ancora una volta, una risorsa e con un minimo di
organizzazione se tutti si collabora, si riesce sempre a trovare un buon equilibrio,
perché, in fondo la famiglia è molto simile alla propria attività: ogni giorno si lavora
per far fronte ai nuovi problemi che si presentano.
Inoltre, è importante avere un rapporto di fiducia e collaborazione con i propri
dipendenti, perché la giornata la si passa insieme costruendo il futuro ed è
fondamentale farlo in un’atmosfera di serenità e disponibilità. Insieme è meglio.
ALESSIA TRIONI – RIFLESSI by Alessia
La sig.ra Alessia è una giovane donna che gestisce un negozio di acconciature,
ormai da otto anni; da poco accanto a lei la sorella minore ha aperto un centro
benessere: “i due negozi sono comunicanti per offrire alla nostra cliente una pausa di
relax con numerosi servizi per la cura di sé”.
L’idea di aprire un proprio negozio nasce dalla passione per questo tipo di lavoro: non
si tratta solo di rendere più bella una cliente, ma di coccolarla un po’, ascoltando le
esigenze di ciascuno e consigliando se serve.
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 129 -
“È un lavoro che si impara sul campo”, infatti dopo anni di lavoro dipendente presso
alcuni saloni di Brescia è nata nella nostra imprenditrice la necessità di autonomia
nelle scelte: avere una propria attività aiuta la valorizzazione sia del proprio lavoro, ma
anche a livello personale.
Per questo tipo di attività la presenza di imprenditrici femminile è molto alta per cui
non vengono riscontrati, nemmeno in questo caso, problemi a livello di credibilità o di
creazione di relazione con fornitori e clienti; molto più difficile, invece, è trovare
collaboratori e farli crescere, riuscendo a creare un rapporto di fiducia da entrambe le
parti.
Quando nell’azienda ci si deve occupare un po’ di tutto la giornata vola via e se a casa
c’è un bambino piccolo che aspetta la mamma, trovare l’equilibrio nella gestione del
tempo, non è facile: in questo caso, la sig.ra Alessia ci racconta della fortuna di avere
una mamma che la aiuta e un marito che la supporta nell’organizzazione. “Amore sia
per l’uno che per l’altro” è la formula giusta per far funzionare sia la famiglia, che il
lavoro.
LAURA PEDRINI – PEDRINI COSMETICI Srl
La sig.ra Laura dirige con la sorella Luisa, da oltre
vent’anni, una nota azienda che si occupa di produzione e
commercio di prodotti cosmetici naturali.
Lepo è il marchio dell’azienda leader in erboristeria per quanto concerne il make up,
grazie ad una costante innovazione: fin dai primi anni ’80, i laboratori di Pedrini hanno
profuso notevole impegno nell’attività di ricerca scientifica nel settore cosmetico
naturale.
Ormai la sig.ra Laura è un’imprenditrice affermata, ma chiacchierando si parla dei
problemi nati in fase di avvio quando per l’azienda è importante, ma molto difficile,
l’accesso al credito e se la credibilità non è messa in discussione dall’essere donna,
resta lo stupore di trovarsi di fronte una ragazza molto giovane, “molte persone
associano la figura dell’imprenditore con quella di una persona “di una certa età””,
ci racconta la sig.ra. Se oggi i problemi di credibilità sopravvivano ancora è una
certezza, infatti, chiacchierando scopro che numerose aziende bresciane, anche di un
Img 10 - Logo Lepo
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 130 -
certo livello, hanno ancora nel proprio statuto delle disposizioni per escludere le figlie
femmine dalla successione dell’impresa.
Anche la sig.ra Laura prima di iniziare la sua avventura, lavorava come impiegata in
un’impresa di famiglia, dalla quale dice: “ho appreso le basi commerciali per avviare
la mia attività in proprio”; la cui idea nasce da un interesse nel settore del “naturale” e
dalla capacità di aver saputo cogliere un’occasione propizia. A livello personale la
spinta è venuta da un forte desiderio di autonomia per una crescita personale e
autonoma, sia a livello professionale che economico: la donna imprenditrice deve
“avere intuito, iniziativa e una volontà di ferro, senza paura di dedicare tempo al
lavoro” , è l’identikit secondo la sig.ra Pedrini.
La decisione nelle scelte, pensare, saper fare, organizzare diverse attività sono,
dunque, le caratteristiche di una gestione tipicamente “in rosa”: “una donna si abitua
in famiglia a dover rincorrere situazioni tra le più diverse nello stesso momento e
trasferisce questa capacità organizzativa nel proprio lavoro, non si fa prendere dal
panico, ma affronta le situazioni”.
Conciliare i tempi e le esigenze del lavoro con quelli della famiglia non è cosa
semplice, ma la sig.ra Laura ci dice che nel suo caso è la sua famiglia che la supporta,
la aiuta, anche quando il lavoro la costringe fuori casa, per esempio, nel weekend in
occasione di fiere e meeting: “impresa e famiglia necessitano ambedue di
un’organizzazione e di una presenza costante”.
Un’altra delle difficoltà maggiori in fase di avvio è stato trovare del personale
qualificato e costruire con loro un rapporto di fiducia: anche in questo, essere una
donna imprenditrice ha lati positivi e negativi, entrambi fanno riferimento alla maggior
empatia e disponibilità che le si attribuiscono, che a volte, però, lasciano spazio a
sempre maggiori richieste.
Con altre imprenditrici bresciane la sig.ra Laura fa parte di Apindustria, una realtà
dove la collaborazione e il confronto sono molto importanti per far fronte alle sfide del
mercato e quelle che ogni giorno si incontrano nell’azienda. In Apid si trova anche un
sostegno attraverso la formazione, che aiuta a stare al passo con i tempi, perché non si
finisce di imparare e infatti l’innovazione sta alla base dell’impresa della sig.ra Laura,
ecco la sua mission: “bellezza sì, ma anche protezione e trattamento”.
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 131 -
IRENE FACCHETTI – BONOMI FACCHETTI Srl
La Bonomi Facchetti è da oltre trent’anni
specializzata in impianti elettrici civili ed industriali, in
grado di garantire la realizzazione completa, la perfetta esecuzione di ogni lavoro ed
assicurare anche un’ottima efficienza, grazie a tecnici specializzati e alla scelta dei
materiali selezionati in anni di lavoro ed esperienza. 79
La sig.ra Irene è nata nell’azienda di famiglia, “il lavoro è prettamente maschile, ma
l’entusiasmo, trasmesso dai miei genitori nei confronti della loro attività, è stato un
messaggio molto forte” e la scelta è stata immediata. Oggi la nostra imprenditrice ha
quarantacinque anni e una storia tutta simpatica da raccontare: “tutti i giorni nella
gente che incontro imparo a cogliere il sorriso, la tristezza e la preoccupazione;(…)
così so ascoltare ciò di cui hanno bisogno”.
La famiglia resta negli anni una risorsa attraverso uno scambio continuo di opinioni
che riescono a dare serenità e carica: famiglia e lavoro hanno molto in comune,
entrambi vanno gestiti con molto affetto e pazienza.
La scelta di continuare sulle orme di famiglia non è comunque stata facile, perché è
luogo comune che “gli impianti elettrici siano i maschi a farli”, ma dopo due anni da
dipendente è arrivata la decisione di tentare: la conoscenza e l’esperienza, ma, in
questo caso, anche combattere contro gli stereotipi sono stati ostacoli duri trovati sul
cammino dell’ avvio dell’azienda.
Un’imprenditrice dovrebbe ogni giorno avere la forza di combattere per marcare la
propria indipendenza e crescere giorno dopo giorno: “un sorriso, una buona dose di
socializzazione, la capacità di apprendere e la voglia di imparare uniti a umiltà,
carattere, intuito e flessibilità”, è la descrizione della sig.ra Irene, per la quale una
donna ha una marcia in più sapendo adeguarsi ad ogni situazione, benché ci vogliano
più sacrifici e conoscenze nel settore.
Il supporto dell’associazione “la compagnia delle opere”, della quale la sig.ra Irene fa
parte da quattro anni, è molto importante per essere aggiornati sui cambiamento in atto
nel settore e per avere un aiuto nella risoluzione dei vari problemi burocratici.
79 Tratto dal sito dell’azienda http://bonomifacchetti.it/bfm/chi_siamo.html
Img 11 - Logo Bonomi Facchetti
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 132 -
“Fare l’imprenditrice dà modo di gestire il proprio tempo, crescere e cogliere attimo
per attimo quanto vale la vita”, è l’esperienza della sig.ra Irene.
ELENA DEL PESCE – FASHION CHALET
Arrivarci al Fashion Chalet, è già una soddisfazione, infatti, da Lumezzane
bisogna ancora salire per circa 7 km di curve, ma ciò che aspetta in cima vale la fatica:
in inverno tanta neve e d’estate un’arietta fresca per scappare dalla calura della città,
inoltre dei bellissimi tramonti e una vista spettacolare su tutta la città di Brescia.
“Il fascino della tradizione unito a qualche esperimento culinario”, così si può
descrivere la cucina della sig.ra Elena, che dopo avere iniziato l’attività con il marito
ha poi deciso di iniziare di continuare da sola: “il nostro progetto comune nasce dalla
voglia di coltivare un nuovo interesse, poi in seguito ad una crisi personale, invece di
mollare, ho fatto appello a tutto il mio desiderio di autonomia e mi sono buttata,
raccogliendo ora tantissime soddisfazioni”.
Per la sig.ra Elena la scelta di entrare nel mondo della ristorazione è stata un po’ una
scommessa, “non ci avevo mai pensato, ma poi è arrivata l’opportunità di offrire
pranzi di lavoro presso il bar che avevo con mio marito a Lumezzane e siccome
eravamo bravi e il lavoro ci piaceva molto, abbiamo preso in gestione il ristorante in
Poffe: ora lui si occupa del bar e io del ristorante” .
Le difficoltà maggiori incontrate dalla sig.ra Elena sono state legate soprattutto alla
sfera delle relazioni con i fornitori e all’organizzazione degli acquisti, se esistono la
volontà e l’impegno, nessun ostacolo è insuperabile: “tranne per quei piccoli lavoretti
maschili, per i quali un po’ d’aiuto è indispensabile (ndr spalare la neve da tutti quei
sette km di strada!)”.
L’identikit dell’imprenditrice che ne emerge è una donna molto grintosa, che affronta
con tanta forza di volontà il proprio lavoro, anche rischiando un po’, senza però
dimenticare l’importanza della propria famiglia.
C’è un aneddoto che esemplifica l’approccio al lavoro dell’imprenditrice lumezzanese:
“Una domenica mattina la sala era piena e “la cucina” stava per cominciare il
risotto, un piatto che necessita di molta attenzione per essere perfetto, quando finisce
il gas. Un attimo di panico, perché bisogna ricordare che essendo in montagna si è
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 133 -
anche abbastanza isolati, ma la gente doveva pur mangiare! Così si è passati
all’unica soluzione possibile, i metodi tradizionali: pentolone sul fuoco vivo, come
facevano i nostri nonni. Un successone, nessuno si è accorto della differenza e sono
arrivati anche i complimenti alla cuoca!”
Sebbene i figli siano per la sig.ra Elena il suo motore, il suo punto fermo, capita che a
volte trovare l’equilibrio sia davvero difficile, ma “per fortuna la mia famiglia
d’origine mi offre un sostegno costante e puntuale, così i miei tre bambini sono
sempre in un ambiente familiare”; comunque il lavoro vero e proprio si svolge nel
weekend, così durante la settimana l’organizzazione è più facile.
Essere una donna, nel settore della ristorazione, non sembra portare particolari
problemi di credibilità, l’importanza sta nel come tratti il cliente: sia dal lato culinario
che dell’ambiente in cui lo si ospita; “per questo è importante che ci sia un buon
rapporto tra i membri dello staff, se c’è fiducia e collaborazione si crea anche una
bella atmosfera lavorativa”.
BARBARA RAABE – A.S.D. LUMEFITNESS
Lumefitness è un’associazione sportiva dilettantistica, questo significa
che si parla di un’attività senza fini di lucro, per questo la sig.ra Barbara
spiega “sebbene non ci sia un guadagno per noi, l’impegno è veramente
tanto e ci ha portato a quota duecento iscrizioni”.
L’idea di creare questa associazione “nasce dalla passione per uno sport non
rappresentato dal desiderio di autonomia, che condivido con un’amica fidata”, ma
soprattutto perché, avendo già insegnato presso altre associazioni ero convinta delle
nostre possibilità. Le esperienze precedenti sono state d’aiuto in fase di avvio, sono
state sicuramente le pratiche burocratiche per adempiere alle varie regolamentazioni,
per poter tutelare sia noi, sia le nostre atlete ad essere le difficoltà maggiori
La sig.ra Barbara, che si occupa di contabilità e dell’insegnamento in palestra, non
ama essere definita imprenditrice, perché “sto solo dando ad altri la possibilità di fare
ciò che piace a me”. Parlando dell’essere donna, l’imprenditrice lumezzanese ci
spiega che nel loro settore si possono trovare solo lati positivi, soprattutto nel rapporto
con le atlete e i genitori.
Img 12 - Logo Lumefitness
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 134 -
La sig.ra Barbara dopo ormai anni dall’avvio del progetto è fiera di raccontarci che “si
è creata tra le insegnanti molta collaborazione e fiducia: a volte senza neppure dover
chiedere, c’è già chi si sta muovendo per organizzare saggi, gare, ma non solo anche i
vari spostamenti per campionato o corsi. Tutte abbiamo famiglia e l’organizzazione
non è facile, ma tante volte si riesce a coinvolgere tutti e vivere dei momenti insieme”.
Impresa e famiglia condividono la necessità di un’organizzazione funzionale del
tempo, per non dover trascurare né l’una né l’altra, perché sono entrambe risorse.
ANTONELLA E PIERANGELA BRION – L’ALIBI
L’alibi è un negozio di abbigliamento gestito da due sorelle che hanno deciso di
condividere un progetto imprenditoriale, “la famiglia è molto importante per noi,
rappresenta il perno attorno a cui gira la nostra vita, compreso il lavoro: se una di
noi ha una necessità, l’altra cerca di venirle incontro, così manteniamo l’equilibrio,
seppur con alcune difficoltà organizzative”.
L’idea nasce “perché il negozio dove lavoravamo stava per chiudere, così abbiamo
deciso di rilevare l’attività per continuare quell’avventura in modo autonomo”: è stato
il desiderio di autonomia spinto dalla necessità, in quel momento, di conservare il
posto di lavoro. Non ci sono state particolari difficoltà in fase di avvio, perché
“conoscevamo già la clientela, anche se nel tempo poi ne è arrivata altra, grazie
anche alla posizione di passaggio del negozio; inoltre avevamo già fatto esperienza
diretta di vendita e in questo modo siamo riuscite a far emergere le spiccate doti
relazionali tipiche del nostro carattere”. Un’imprenditrice, dunque, che si caratterizza
per la tanta voglia di fare e di creare qualcosa di proprio, disposta a fare dei sacrifici
per raggiungere gli obiettivi, seppur ambiziosi, che ci si prefissa ogni giorno.
Essere donna è positivo per molte caratteristiche tipicamente femminili che si possono
mettere a disposizione della propria attività, ma, almeno nel settore del commercio al
dettaglio di abbigliamento, dicono le imprenditrici bresciane, non si riscontrano
problemi di discriminazione o credibilità.
“Il traguardo più importante per noi lo superiamo ogni volta che i nostri clienti
tornano perché amano i nostri vestiti da un lato, ma anche per il nostro atteggiamento
amichevole e i nostri consigli; oppure quando arriva una persona nuova perché ha
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 135 -
visto i nostri capi indossati da altri”. Soddisfazioni impagabili, perché dimostrano il
valore del nostro lavoro: “la migliore pubblicità è quella fatta dal cliente soddisfatto,
per questo cerchiamo di creare un ambiente il più accogliente possibile”.
Le sig.re Antonella e Pierangela fanno parte da sempre di Confesercenti, perché
rappresenta un punto di appoggio per informazioni e soluzioni varie dal punto di vista
organizzativo e burocratico.
FLORA COLLICELLI – CARPE DIEM
La piadineria Carpe Diem è un’impresa che nasce da numerose esigenze, “la
necessità di avere un’occupazione per aiutare mio marito nel sostentamento della
famiglia, inoltre la ricerca di una valorizzazione personale; ma soprattutto avevo
bisogno di un progetto tutto mio per dare concretezza alla mia grande voglia di fare”,
spiega la sig.ra Flora.
“Fare l’imprenditrice è qualcosa che uno si sente dentro, una forza che cresce
soprattutto se sei circondato da persone che già hanno proprie attività
imprenditoriali” , così “bisogna metterci molto impegno, perché a fronte delle
soddisfazioni ci sono le numerose responsabilità da sostenere”, è la descrizione che ci
da del lavoro imprenditoriale la sig.ra Flora.
Sebbene l’attività sia avviata con successo, in fase iniziale ci sono state alcune barriere
da superare, che sono per lo più concentrate nell’adempimento delle pratiche
burocratiche, in particolare con l’USL.
“Ad oggi penso di aver raggiunto il traguardo più importante: faccio un lavoro che mi
piace e che ha messo in luce lati di me che non conoscevo, sono convinta sia merito
mio, se non solo io nel mio locale mi sento a casa, ma faccio star bene anche i miei
clienti accogliendoli con un sorriso e una battuta di spirito” . Emerge dunque un
identikit di imprenditrice dotata di molta autostima, perché solo credendo in ciò si fa si
raggiungono i traguardi più ambiziosi.
Trovare il giusto equilibrio che bilanci il tempo dedicato alla famiglia e quello
dedicato al lavoro non è un’azione immediata, ma è difficile e richiede tanta
organizzazione, in quanto “hanno bisogno tutte e due di essere seguite da vicino”.
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 136 -
ANTONIETTA CAROTTA – GNUTTI BORTOLO SpA
L’azienda Gnutti Bortolo è presente sul mercato della
distribuzione industriale dal 1937. Nata e cresciuta in un’area
altamente industrializzata come il distretto lumezzanese, è stata la prima utensileria
della zona a servire l’industria meccanica locale che abbraccia svariati settori:
dall’idraulica ai casalinghi, dalla stampistica alle posaterie e così via. Esemplare tipico
della piccola impresa famigliare italiana, Gnutti Bortolo approda vincente alla quarta
generazione, grazie principalmente alla fiducia e alla profonda serietà che ha seminato
negli anni sia nei rapporti con i Clienti che con i fornitori.80
La sig.ra Antonietta racconta che il suo ingresso in questo progetto è stato segnato
soprattutto dalla necessità di “portare avanti l’azienda dopo la morte del titolare” e
dalla “volontà di aiutare il partner continuando l’attività di famiglia”. Occupandosi di
distribuzione industriale sono state fondamentali le caratteristiche tipicamente
femminili di predisposizione verso le relazioni interpersonali, per delineare il quadro
di un’imprenditrice che si assume “le responsabilità dell’attività, mettendoci impegno
e disponibilità a 360°”. Dovendo dedicare molto impegno alla crescita dell’azienda,
ricercare l’equilibrio con i tempi della famiglia richiede tanta organizzazione, “quando
i figli erano piccoli era molto impegnativo, mentre oggi con i figli grandi inseriti
nell’impresa non ci sono più molti problemi, anzi la famiglia è diventata ancora di più
una risorsa”. Famiglia e impresa condividono, dunque, “organizzazione e
responsabilità”, fondamentali, insieme alla fiducia anche nel rapporto con i dipendenti
i quali entrano a far parte della grande famiglia allargata che è questa azienda.
ROSALINDA BELLINI – BELLINI PIO
Da oltre trent'anni, la ditta Bellini Pio produce minuterie metalliche per
le più svariate applicazioni quali valvolame dell'acqua, aria compressa,
gas inerti e metano, pompe per il trattamento del vuoto e automazione. La sig.ra
Rosalinda decide di intraprendere la carriera imprenditoriale, perché si presenta la
possibilità portare avanti l’azienda di famiglia, così dopo aver lavorato a fianco del
80 Tratto da http://www.gnuttibortolo.com/storia.html
Img 13 - Logo Gnutti Bortolo SpA
Img 14 - Logo Bellini Pio
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 137 -
padre per imparare a conoscere non solo il settore, ma anche entrare in relazione con
clienti e fornitori ha intrapreso questa strada.
L’azienda fa parte di un settore che vede una quasi totalità di imprenditori uomini, non
è sicuramente facile imporre la propria presenza, “all’inizio è stato difficile, ma poi se
vengono riconosciute le tue capacità, si instaura un rapporto “quasi” alla pari” . Si
nota, insomma, come i problemi di credibilità si incontrino ancora in quegli ambiti
dove la presenza femminile è ancora ridotta e si possano combattere solo dimostrando
il proprio potenziale con i risultati del lavoro.
Dall’esperienza della sig.ra Rosalinda essere un’imprenditrice “significa avere
capacità progettuali e doti organizzative e pratiche” , perché una donna possiede un
valore aggiunto che mostra nella capacità di adattamento, nell’organizzazione e nelle
relazioni con clienti, fornitori e collaboratori.
Essendo single l’imprenditrice lumezzanese non sa ancora dire se l’equilibrio lavoro e
famiglia sia raggiungibile, “ma la famiglia è di certo una risorsa”: “impresa e
famiglia hanno in comune tutto”, infatti, la giornata inizia prima dell’arrivo dei
dipendenti, ma non si sa quando terminerà perché bisogna assolvere a tutte le
necessità, prima di dedicarsi a sé stesse.
Un accento particolare va posto sul rapporto con i dipendenti, perché per raggiungere
gli obiettivi prefissati bisogna lavorare insieme, “così la fiducia è fondamentale”.
EMANUELA BONOMI – PUNTI&SPUNTI
La sig.ra Manuela racconta: “Il mio negozio nasce dieci anni fa da una forte
passione maturata nel tempo per il punto croce”, dopo aver lavorato per parecchi anni
come segretaria d’azienda è arrivata la decisione di aprire un’attività in proprio, “non
era facile reperire prodotti per questo tipo di ricamo, così molte volte anche la voglia
di fare si trovava bloccata, da qui l’idea di offrire un assortimento completo oltre alla
mia esperienza nel campo”. Dopo aver abbandonato il proprio posto da segretaria, la
sig.ra Manuela decide di avviare questo progetto, oltre che per rispondere alla
necessità di un’occupazione, anche per la forte voglia di autonomia che portasse anche
alla valorizzazione personale.
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 138 -
Le difficoltà maggiori incontrate in fase di avvio del progetto sono state trovare una
sede adeguata e creare una rete fidata di fornitori, perché “era necessario offrire alle
clienti un prodotto di un certo livello, che soddisfasse soprattutto le mie aspettative”,
spiega la sig.ra Manuela.
Da queste dichiarazioni viene tratteggiato il quadro di un’imprenditrice che “prima di
tutto mostra una buona conoscenza del prodotto che vende, instaura un buon rapporto
con i clienti e dimostri di avere un carattere forte” perché di difficoltà nell’avventura
imprenditoriale se ne presentano sempre di nuove.
Secondo la sig.ra Manuela trovare un equilibrio con i tempi di famiglia e impresa, è
molto difficile perché entrambe hanno delle esigenze che vanno seguite con impegno,
dedizione e organizzazione, per poter crescere e vederne i risultati: “come per i miei
prodotti, sia famiglia che azienda devono esprimere creatività e personalizzazione in
tutte le diverse attività”.
2.2 IMPRENDITRICI BRESCIANE
GRAZIA FACCHETTI – G.A.T. SpA (Cazzago San Martino)
Da suora laica a donna in carriera: il passo è stato difficile
e pur con grossi traumi ci siamo quasi riusciti, ma cosa le
riserverà il futuro nessuno lo sa. Le sue aspirazioni sono essere
candidata al Premio Nobel e riscrivere Piccolo Mondo Antico,
mentre il suo hobby è riuscire a trovare del tempo libero per sé81: questo è il profilo
della sig.ra Grazia, vicepresidente dell’azienda; come lei stessa si descrive sul sito
internet.
La nostra imprenditrice fa parte dall’azienda sin dagli inizi: “un’idea che nasce in
ambito familiare, dalla necessità di ampliare e sviluppare le possibilità soprattutto in
ambito commerciale”, dice la sig.ra Grazia, “oltre al desiderio di stare accanto al
partner, la volontà di iniziare questo progetto deriva dalla possibilità di autonomia e
il desiderio di una valorizzazione personale”.
81 Tratto dal profilo personale sul sito dell’azienda G.A.T. SpA http://www.gatspa.it/
Img 15 - Logo G.A.T.
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 139 -
In fase di avvio naturalmente di problemi ce ne sono stati parecchi: la G.A.T. nasce
nell'angolo di un vecchio fabbricato preso in subaffitto, mentre ora la sede Costruita su
un area di 10.000 mq. si compone di moderni ed attrezzati magazzini, di eleganti e
funzionali uffici; nessun problema di credibilità o accesso al credito, ma soprattutto il
bagaglio di conoscenze, da aggiornare e ampliare ogni giorno perché per restare al
passo non sembra mai sufficiente.
Alla sig.ra Grazia, cresciuta lavorando sempre in attività in proprio, prima quella della
famiglia d’origine, poi quella del marito, è ben chiaro l’identikit dell’imprenditrice:
“Lo dice la parola stessa: intraprendere. (…)L’imprenditrice sceglie di essere a capo
di un progetto e accettare le responsabilità che questo lavoro richiede e deve avere
queste caratteristiche: coraggio, determinazione ed intraprendenza.”
Sebbene la famiglia sia ancora una volta considerata come la primaria fonte di energia
per poter proseguire serenamente nella propria professione, a volte l’equilibrio tra
questa e il lavoro non si riesce a raggiungere e diventa fonte di numerosi problemi, che
possono anche compromettere la serenità famigliare.
La giornata ideale della sig.ra Grazia è intensa e completamente dedicata al lavoro,
come lei stessa ha dichiarato sul sito dell’azienda la ricerca di tempo libero è il suo
hobby: proprio per rendere il contesto lavorativo piacevole cerca di creare in buon
rapporto di collaborazione con i suoi dipendenti. Alla richiesta di raccontarmi qualcosa
della sua lunga carriera, la vicepresidente non sa scegliere perché dopo vent’anni i
ricordi sono molti, “il traguardo personale, però, l’ultimo raggiunto è stato davvero
impegnativo e per questo gratificante: vivere in Cina per due anni”.
CRISTINA DELLEDONNE – SEVEN SNC (Erbusco, Lumezzane e Mazzano)
“Io e mia sorella abbiamo lavorato come commesse per otto anni e poi
abbiamo preso la decisione di fare qualcosa per conto nostro, sempre nel settore
dell’abbigliamento e accessori” racconta la sig.ina Cristina, per la quale proprio il
desiderio di autonomia e la voglia di fare qualcosa solo per sé stesse sono considerati il
motore principale dello spirito imprenditoriale, “per vivere meglio nel presente e
costruire un futuro migliore”.
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 140 -
Dalla nostra chiacchierata emerge un identikit di una donna imprenditrice molto
coraggiosa che deve dimostrare quanto sia possibile fare con le proprie sole forze, con
la necessità però di un’esperienza nel settore prescelto insieme, naturalmente, “alla
voglia di fare, di crescere e migliorare”. Ci vuole un grande amore per il proprio
lavoro quando bisogna occuparsi un po’ di tutto e la giornata viene scandita dai ritmi
lavorativi; di certo, creare armonia, collaborazione e fiducia con le proprie dipendenti
è molto importante, non solo per sé stesse anche per offrire alla clientela un ambiente
sereno dove poter soddisfare le proprie esigenze.
La sig.na Cristina, forse perché non ha ancora creato una famiglia tutta sua, non solo
non vede problemi a barcamenarsi tra famiglia e lavoro, ma non trova elementi in
comune tra i due ambienti.
“Chiamarmi imprenditrice mi sembra quasi troppo, ho semplicemente realizzato il
mio sogno di ragazzina: a soli quindici anni ho preso la decisione di abbandonare gli
studi, perché fare la commessa è sempre stato il mio sogno. Adoravo i vestiti (Ancora
oggi!! Ndr) e spendevo tutti i miei risparmi per comprarne sempre di nuovi”, ricorda
sorridendo la sig.na Cristina, “sono realizzata e felice di ciò che faccio”, ma
naturalmente non è stato facile all’inizio.
Come tutti i giovani che si rivolgono agli istituti di credito per un prestito, le maggiori
difficoltà sono state riuscire a presentare le giuste garanzie, fortunatamente, anche
grazie ai numerosi sforzi i sogni si sono realizzati. Fare l’imprenditrice, sebbene non
presenti problemi di rapporto con la parte maschile dell’imprenditoria, anzi “a volte un
bel sorriso aiuta”, porta con sé responsabilità e preoccupazioni che in certi casi
tolgono il sonno.
CRISTINA BORDIGNON – CASCINA “LE PRESEGLIE”
(S. Martino della Battaglia e Pozzolengo)
5 cannibali vengono assunti come impiegati in una
ditta. Durante la presentazione, il Direttore Generale dice: “Adesso fate parte del
gruppo. Qui si guadagna bene, se avete fame potete andare alla mensa aziendale.
Quindi, non date noia agli altri impiegati!” I cannibali promettono di non disturbare
gli altri. Quattro settimane dopo il Direttore Generale torna e dice: “State tutti
Img 16 - Logo Agriturismo Le Preseglie
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 141 -
lavorando bene, sono molto soddisfatto di voi, anzi da tre settimane l’azienda sta
andando a gonfie vele. Però da ieri sembra scomparsa una delle ragazze delle pulizie,
gli uffici sono sporchi e i cestini della carta sono pieni. Qualcuno di voi sa cosa è
successo?” Tutti i cannibali dichiarano di non sapere niente della ragazza. Ma dopo
che il direttore è uscito, il capo dei cannibali chiede agli altri: “Chi di voi idioti ha
mangiato la ragazza?” Uno alza esitante la mano, ed il capo dei cannibali lo
rimprovera: “Imbecille! Per quattro settimane abbiamo mangiato Responsabili di
Marketing, Capi Area, Dirigenti, Area Manager e Product Manager, in modo che
nessuno si accorgesse di nulla, e tu… tu dovevi proprio mangiarti la ragazza delle
pulizie?!?” la sig.ra Cristina ha pensato di sintetizzare attraverso questa barzelletta sua
“morale” nella conduzione dell’azienda.
L’agriturismo “Cascina Le Preseglie” è un incantevole agriturismo immerso nel verde
dei vigneti, noto centro naturalista che nasce dall'accurata ristrutturazione di un casale
di fine Ottocento per unire l’interesse della sig.ra Cristina per il mondo della medicina
naturale e la sua passione per il vino; che lo dirige con la collaborazione dei genitori.
Un’idea così originale e di successo può venire solo da un forte desiderio di
autonomia, legato al carattere molto forte dell’imprenditrice e sicuramente alla grande
passione per tutto ciò che viene offerto dall’azienda: in questo modo si può esprimere
la propria professionalità conciliando il lavoro con la propria famiglia.
Lavorando in casa si riesce a trovare il giusto equilibrio, dando la giusta attenzione al
proprio figlio e marito, la cui collaborazione insieme a quella dei propri genitori è
sempre fondamentale nella gestione quotidiana sia dell’azienda che della famiglia:
“una donna è imprenditrice nella propria azienda e nella propria famiglia e ha il
compito di far crescere entrambe umanamente, socialmente ed economicamente
dimostrandosi attenta ed oculata nel soddisfare le proprie ed altrui necessità.”
Se essere una donna imprenditrice non crea problemi di credibilità nel rapporto con gli
altri imprenditori, le difficoltà si incontrano, ancora una volta, nell’accesso al credito;
ma il “gene imprenditoriale femminile” porta anche dei lati positivi: “moltissimi
aspetti che contraddistinguono fortemente l’essere donna quali la forza spirituale, la
particolare sensibilità, la finezza del lato creativo ed espressivo, la capacità
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 142 -
organizzativa (non dimentichiamo la nostra palestra quotidiana conciliando famiglia
e lavoro) e il grande spirito di adattamento.”
Secondo la sig.ra Cristina, un’imprenditrice deve sapere si gestire efficacemente il
proprio tempo, ma soprattutto proficuamente per far fronte alle necessità, anche della
comunità: è importante essere attenti alle propria attività o alla famiglia, ma se ci si
scambia le varie esperienze e si lavora insieme per le proprie passioni, si migliorano
anche i risultati. Di questa considerazione è sicuramente convinta la nostra
imprenditrice molto attiva nell’associazionismo bresciano a favore dell’imprenditoria
femminile: “da fine 2008 sono Vicepresidente del CIF Camera di Commercio di
Brescia. Dal 2006 sono delegata Upa (unione provinciale agricoltori) per il CIF e mi
impegno al fine di promuovere azioni che supportino e agevolino l’imprenditoria
femminile. Sono donna e imprenditrice.
Faccio parte dell’AIS (associazione italiana sommelier) dal 2001. Sono Sommelier.
Faccio parte del consorzio GardaColline-Gardahills ( fondato per la promozione del
territorio delle colline moreniche) dal 2006. Dal 2008 sono Vicepresidente dell’area
bresciana e convinta sostenitrice delle ricchezze del nostro territorio ancora molto
sconosciuto e ignorato.
Faccio parte del Consorzio di tutela del Lugana (vino doc ) dal 2000, in quanto
produttrice di vino Lugana doc.”.
Correttezza, tenacia, caparbietà, passione, entusiasmo e umiltà tracciano l’identikit
della donna imprenditrice come considerato dalla sig.ra Cristina.
PAOLA PERONI – INTERCOOL EDIZIONI MUSICALI Srl (Brescia e Nave)
“Da quando ho interrotto la mia collaborazione fissa negli studi di
Mediarecords ho deciso di fare un periodo di pausa riflessiva in modo da capire se la
musica mi avrebbe ancora dato da vivere. Ho intrapreso un lavoro diverso, ma in me
c'era sempre quel vuoto, quella malinconia, quel pensiero fisso: Musica = Vita = Arte.
Poi è nata una collaborazione con la Net's work e da lì una serie di salti, riprendendo
qualche contatto nei clubs organizzando e suonando come dj.
Oggi possiedo una società editoriale (Intercool Edizioni Musicali srl) e varie etichette
discografiche (Snap & shake, Pasta records, Magic powder, ecc) ed assieme al mio
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 143 -
nuovo socio stiamo costruendo le fondamenta di una struttura che crede nel talento
delle persone e soprattutto vive di emozioni e di progetti a lungo termine”82, è questa
in breve la storia dell’imprenditrice bresciana Paola Peroni.
Un’imprenditrice deve soprattutto possedere una capacità di rischio elevata, “si sa
cosa si semina, ma non cosa si raccoglierà” e i risultati si raggiungono solo con il
sacrificio e la disciplina, perché i problemi soprattutto in fase di avvio sono molti, tra
cui reperire i finanziamenti e far fronte alle spese principali.
La sig.ra Paola si è buttata nel settore della musica “anima e corpo” e passa al suo
studio gran parte della sua giornata, senza, comunque, togliere tempo alla famiglia:
benché trovare il giusto equilibrio sia difficile, lavoro e famiglia non si annullano, ma
imparano a coesistere.
Non c’è solo musica nella vita della dj Paola Peroni, che è membro attivo del Gruppo
Giovani e di Confartigianato Donna Impresa, per far fronte alla necessità di saperne
sempre di più e anche per mettersi al servizio di chi sta muovendo i primi passi nel
mondo dell’imprenditoria.
Essere donna e imprenditrice porta forse più svantaggi che vantaggi, infatti premesso
che una donna deve molto alla sua sensibilità più spiccata, fondamentale lavorando
con la musica, il lavoro è sempre difficile, ma i problemi di credibilità scompaiono di
fronte ai risultati conseguiti: “anche quando credi di essere arrivato non fermarti: è
solo il primo traguardo di un lungo sentiero in continua evoluzione!” è il saluto finale
che ci lascia la sig.ra Paola.
VIOLA CACCAGNI – ARREDAMENTI ITALIA GROUP (Bione)
Arredamenti Italia è un’azienda bresciana di piccole
dimensioni affermata sul mercato nazionale in ambito
dell'arredamento da giardino in legno.
La sig.ra Viola è a capo dell’azienda con i suoi due fratelli minori e si occupa della
direzione amministrativa, contabile, commerciale e anche decisionale, naturalmente,
passando in ufficio almeno otto o nove al giorno.
82 Tratto da un’intervista sul sito http://www.futurestyle.org/archives/p/peroniPaola.htm
Img 17 - Logo Arredamenti Italia
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 144 -
Nonostante il costante impegno che l’imprenditrice mette nel proprio lavoro, “il
rapporto con la famiglia è più che positivo. (…) Certo il lavoro non ha reso possibile
essere presenti in determinate occasioni, però l’intelligenza dei componenti ha sempre
mostrato comprensione e non accuse di trascuratezza. La famiglia è un grande stimolo
a continuare la professione: in fondo è una piccola impresa da gestire”.
La famiglia è stata fondamentale anche per far crescere l’idea imprenditoriale, infatti
la sig.ra Viola è entrata in azienda per “seguire le orme familiari, espandere e inserire
il marchio in mercati nazionali e internazionali”, ma sono l’intraprendenza e la voglia
di mettersi in gioco che unite al carattere forte, all’esperienza e alle proprie abilità a
fare la differenza nei risultati raggiunti.
Sebbene essere un’imprenditrice non sia positivo o negativo in sé, ci possono essere a
volte questioni legate alla credibilità individuale, ma è una questione di rispetto tra gli
interlocutori, perché il sesso di una persona non influisce sulle capacità professionali e
imprenditoriali di un individuo, così capita “che il rapporto professionale sia migliore
con imprenditori uomini che con imprenditrici donne”, ci spiega la sig.ra Viola.
Le difficoltà maggiori incontrate in fase di avvio sono, per lo più, legate alla credibilità
davanti agli istituti di credito, alla ricerca di agenti seri e affidabili, alla costruzione del
bagaglio di conoscenza dei clienti e fornitori e cercare di instaurare fiducia con i
dipendenti “impiegati da molti anni, con i quali oggi esistono consolidati rapporti di
tipo familiare”,per poter mettere chiarezza e correttezza in tutte le questioni.
CRISTINA ERBIFOGLI – MONDO COLORE (Capriano Del Colle)
Mondo Colore è un negozio di vernici nella provincia di Brescia, con prodotti
specializzati per l’industria del legno, del ferro e nella manutenzione dei serramenti.
La decisione della sig.ra Cristina nasce da un’incompatibilità con la famiglia, che già
possiede un Srl con otto dipendenti, e dalla volontà di continuare nel settore da sola
per dimostrare il proprio talento. La decisione di staccarsi dall’impresa di famiglia
unita alla difficoltà di accedere al credito sono state le difficoltà maggiori incontrate in
fase di avvio, ma “umiltà, fiuto, loquacità, conoscenza approfondita dei propri diritti
e del mercato” fanno la fortuna di un imprenditrice.
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 145 -
Essere una donna che decide di tentare la strada dell’imprenditoria non si può
giudicare in maniera totalmente positiva o negativa: “dipende da come ci si propone”,
come già detto le capacità non dipendono dal sesso, ma indubbiamente nei settori
tradizionalmente “maschili” inizialmente una donna viene “etichettata”, niente vieta
che “una chiacchierata non dimostri il contrario!”
Oltre a essere riuscita a uscire dalla “campana di vetro” creata dalla famiglia, i
traguardi raggiunti dalla nostra imprenditrice sono molti: oltre ad essersi laureata con
ottimi voti pur lavorando, è l’essere riuscita a valorizzare la “propria” famiglia
riuscendo lo stesso a trovare spazio per la sua passione sportiva, la danza.
Giocare e passare del tempo con il suo bambino sono obiettivi primari nella
pianificazione della giornata della sig.ra Cristina, “si può lavorare a ritmi frenetici, ma
chiusa la porta del lavoro si apre quella della famiglia” . Sia la famiglia che il lavoro
hanno bisogno di una gestione oculata, responsabile e attenta: “dare al lavoro il 100%,
ma alla famiglia spetta il 110%”, così si definiscono le priorità.
La creazione di rapporti e legami, la sig.ra Cristina, lo ritiene importante anche
attraverso la partecipazione a Confartigianato, soprattutto al gruppo Donne Impresa:
importante sia per la qualità dei servizi offerti, che per la possibilità di incontro e
confronto con altre donne che vivono nel mondo dell’imprenditoria, per condividere la
propria esperienza e cogliere i lato positivi nelle altre storie.
ROBERTA DEL PESCE – COYOTE VIAGGI (Villa Carcina)
La sig.ra Roberta, da pochissimo tempo diventata mamma, gestisce un’agenzia
di viaggi. Nel turismo l’esperienza e la conoscenza del settore sono due punti
fondamentali, ma non fanno un’imprenditrice, che deve avere “determinazione,
coraggio e tanta fiducia in sé stessa nelle proprie capacità, per poter creare
un’attività e raggiungere gli obiettivi prefissati”.
Queste caratteristiche sembrano appartenere alla sig.ra Roberta, che sebbene sia molto
giovane apre quest’attività soprattutto per una sfida con sé stessa, perché il porsi degli
obiettivi ambiziosi porta ad una grande soddisfazione e valorizzazione personale e la
voglia sempre maggiore di seguire le proprie passioni. Il percorso però non è stato
semplice: reperire i finanziamenti, ma soprattutto la lentezza e la difficoltà degli
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 146 -
adempimenti burocratici sono state le difficoltà principali; anche la creazione dei
network è un barriera per le piccole attività, che non sempre riescono ad essere
concorrenziali.
Ancora una volta nella storia delle imprenditrici è dalla famiglia che arriva la forza di
superare anche i momenti critici, perché famiglia e lavoro devono condividere
soprattutto i valori principali e ad entrambe bisogna dare il massimo di sé stessi. Una
donna deve sicuramente mettere un impegno doppio rispetto all’uomo per trovare un
equilibrio tra famiglia e lavoro, ma niente è impossibile, anche se ora con una bimba
piccola sarà più difficile e sarà necessaria tanta collaborazione.
Fare l’imprenditrice ed essere una giovane donna sono fattori che, soprattutto
all’inizio, hanno penalizzato l’attività della sig.ra Roberta: “fornitori, tour operator
vedono in una donna una figura debole e poco preparata della quale approfittare, per
fortuna la spiccata sensibilità femminile permette di gestire al meglio anche le
situazioni più delicate per poter affermare il proprio status di “imprenditrice””.
È interessante come ancora oggi, dopo anni di attività, “quando rappresentanti o
fornitori entrano in agenzia chiedono di poter parlare con la titolare”, in questo modo
escludono a priori che una giovane donna possa esserlo. Di fronte a questo approccio
ostile “decido di presentarmi come la titolare solo dopo aver valutato la proposta,
altrimenti li liquido all’istante dicendo loro che il mio capo non è disponibile o è in
vacanza”. Un esempio di come volgere le situazioni sgradevoli a proprio vantaggio.
SARA SILVESTRI – LUXURY RENT Srl (Concesio e Lumezzane)
Quest’azienda bresciana, di recente costituzione, si occupa di noleggio
automobili e imbarcazioni, con due sedi nella provincia di Brescia, dove la sig.na Sara
si occupa un po’ di tutto: fa la segretaria, tiene i rapporti con i clienti e qualche volta fa
pure l’autista se serve.
La sig.na Sara finita la scuola, viene inserita nell’azienda del padre, dove comincia a
vedere profilarsi il proprio futuro: “dopo cinque anni di lavoro nel settore degli
autoveicoli, è arrivata la proposta di aprire un’attività tutta mia”, racconta la ragazza.
La famiglia, dunque come risorsa, sicurezza e punto d’appoggio, perché “siamo in
contatto tutto il giorno” ed è fondamentale andare d’accordo, anche se non mancano i
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 147 -
momenti di tensione. Anche con i dipendenti esiste un bel rapporto di collaborazione,
fiducia e stima, per lavorare bene e imparare gli uni dagli altri.
L’avvio del progetto è sempre problematico, soprattutto dal lato burocratico, che riesce
sempre a rallentare anche l’entusiasmo più forte; oltre alle difficoltà legate al
reperimento degli investimenti e la relativa presentazione delle garanzie. La sig.na
Sara, seppur giovane, ha già chiaro cosa sia essere un’imprenditrice: “essere ottimista
sempre ed avere tanta voglia di fare; l’amore per il proprio lavoro non fa sentire la
stanchezza e porta grandi soddisfazioni”; senza grandi problemi di credibilità “perché
mostrando le proprie qualità con i risultati si acquista subito stima”. La giornata
viene scandita dai ritmi di lavoro, senza particolari difficoltà, perché quando ci si
rende conto che è una strada intrapresa per costruire il futuro per sé, anche “le fatiche
e le rinunce non pesano poi così tanto”.
BARBARA MILINI e ANNA VETTURI – DUE OLTRE LA COMUNICAZIONE
(Brescia)
“Due Oltrelacomunicazione” è un’agenzia di RP che collabora con le
aziende e le istituzioni per sviluppare strategie di comunicazione interna
ed esterna, che si prefigge di stabilire un’alleanza creativa con i clienti
per dare forma a strumenti ed iniziative personalizzate ed efficaci.83
“Durante il corso di studio universitario entrambe immaginavamo il
nostro futuro nel settore della comunicazione ed entrambe sognavamo un’attività
autonoma. Il desiderio è diventato poi un progetto ben definito che è diventato realtà
imprenditoriale grazie all’impegno, agli sforzi e ai grandi sacrifici che abbiamo
dovuto sostenere” raccontano queste due giovani donne. Con la loro attività mirano
soprattutto ad acquisire autonomia e indipendenza, potendo contare su un forte
desiderio di emancipazione e di valorizzazione personale, senza i quali il sogno non
sarebbe diventato una realtà affermata. Sia la sig.na Anna che Barbara hanno svolto,
prima di mettere in atto la loro idea, attività dipendenti che orbitassero sempre
nell’ambito della comunicazione per non perdere di vista quel progetto di creare una
propria agenzia, nato durante il comune percorso universitario. 83 Tratto dal sito dell’azienda www.duecomunicazione.it
Img 18 - Logo Due Oltre la
Comunicazione
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 148 -
Dalla loro esperienza si traccia un identikit di imprenditrice con “una spiccata
propensione all'autonomia, capacità organizzative, una sana ambizione che permetta
di porsi sempre nuovi traguardi, ma senza perdere il senso della realtà, flessibilità e
versatilità per prendere decisioni spesso in brevissimo tempo, predisposizione al
rischio e capacità di sostenere il "peso psicologico" e anche fisico ad esso correlato”,
insomma un ruolo non facile, reso arduo soprattutto dai pregiudizi sulla loro giovane
età, piuttosto che quelli legati all’essere donne.
Certo anche loro in alcuni casi sono state vittime degli sciocchi pregiudizi sulla scarsa
attitudine delle donne all’imprenditoria, ma per lo più credono che la loro femminilità
vada a influire positivamente sul loro lavoro: maggiore autocontrollo e maggiori
capacità organizzative e un desiderio di autonomia che però si realizza nel gioco di
squadra, ma, innanzitutto la sensibilità che crea l’equilibrio nell’azienda e fuori con i
clienti, cercando unione e condivisione.
In fase di avvio, se per un’attività nel campo della comunicazione non servono grandi
capitali, la difficoltà maggiore che le due ragazze hanno incontrato sono state di
carattere burocratico, dove non hanno trovato enti o persone in grado di guidarle. Oltre
al lato burocratico la barriera più forte incontrata è stata sicuramente la mancanza di
relazioni, “non essere figlia di…” ha fatto si che “il nome è stato creato da zero, con
la sola forza della professionalità e competenza, senza cedere a compromessi”.
L’approccio al lavoro delle due imprenditrici bresciane è sereno e disteso: sebbene la
vita in ufficio sia a volte frenetica, “non mancano comunque alcuni momenti di
distensione e quattro chiacchiere tra donne…”, inoltre per celebrare gli episodi
divertenti “avevamo creato un “muro” con le nostre “frasi celebri e divertenti”, che
purtroppo, è stato smarrito durante il trasloco; avevamo persino pensato (e iniziato) a
scrivere un libro sulla nostra avventura, perché abbiamo trascorso mille momenti
divertenti tra uno sconforto e l’altro, ma anche tra una soddisfazione e l’altra!”.
Si passa poi all’argomento “famiglia” dove è soprattutto la sig.ra Barbara ha parlare
perché a casa la aspettano un marito e un figlio, mentre la sig.na Anna prevede di
sposarsi presto. “Quando si ha una famiglia propria gli impegni aumentano
esponenzialmente, così bisogna crearsi delle priorità, ma in questo le donne sono più
brave degli uomini a creare dei paletti per dividere famiglia e lavoro”, anche se
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 149 -
entrambe le imprenditrici hanno potuto contare sull’appoggio delle loro famiglie per
affrontare le sfide che la nuova avventura pone davanti a loro ogni giorno.
Un tassello molto importante nell’attività è stato entrare fin dal principio a far parte di
Ferpi, “perché è il primo ente nazionale di tutela, aggiornamento e formazione sulla
nostra professione: anche per i clienti, una garanzia di continua ricerca e attenzione
al nostro lavoro”.
MARINA MADDALENA FORNONI – IL MAGGIOLINO
(Pompiano e Orzivecchi)
La signora Marina Maddalena Fornoni, titolare dell’azienda artigiana in
Pompiano “Il Maggiolino” con attività di produzione di cuscineria, articoli per la casa,
per il giardino e altro è stata eletta per quest’anno membro effettivo del Comitato per
l’Imprenditoria Femminile di Brescia per Assopadana-Claai, perché “vorrei utilizzare
le mie capacità al massimo per far conoscere le opportunità dell’impresa femminile”,
ci racconta proprio l’imprenditrice.
La sig.ra Marina si occupa nell’azienda soprattutto della scelta dei tessuti, colori,
modelli per avere sempre degli splendidi prodotti al passo con i tempi:
un’imprenditrice infatti “deve essere sempre al passo con i cambiamenti che
avvengono nelle tendenze, nelle mode e nelle esigenze dei clienti; il modo migliore per
fare la scelta giusta è ascoltare tutti prima di prendere la giusta decisione che si
adegui alle proprie esigenze”. Fare l’imprenditore, ma essere una donna non crea di
certo problemi all’imprenditrice bresciana, perché sono la correttezza e la bravura nel
proprio lavoro che danno i risultati: anzi la marcia in più e la sensibilità femminile
possono essere armi vincenti nei rapporti di lavoro.
La sig.ra Marina pensa che la famiglia sia “presente”, “passato” e “futuro”, in quanto
si potrebbe dire che quello dell’imprenditoria sia un gene sia per lei che per il marito:
“abbiamo sempre lavorato in modo indipendente con le nostre famiglie (…) e ci è
venuta naturale la scelta di aprirne una tutta nostra”, “per rispondere al desiderio di
autonomia, a quella voglia di fare che ci da la carica per svolgere al meglio il nostro
lavoro” . I risultati non si raggiungono viaggiando da soli, per questo è fondamentale
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 150 -
porre la massima fiducia nei rapporti con i dipendenti che se lo meritano lavorando
ogni giorno per far crescere l’azienda.
Lavorare con la propria famiglia ha, però, anche i suoi lati negativi, perché pare che in
alcuni momenti il lavoro debba essere l’unico argomento di discussione, ma è solo
“attorno al tavolo che ci ritagliamo il nostro spazio personale, garantendo un buon
equilibrio” : ambiente famigliare e lavorativo hanno in comune una forte distinzione
dei ruoli, tutti devono avere spazio per sé e rispettare quello di ognuno, portando a
termine i propri compiti con responsabilità.
IPPOLITA CHIAROLINI – IREA Srl (Esine e Darfo B.T)
La sig.ra Ippolita si occupa gestione nella sua azienda di costruzioni edili e di
mercato immobiliare ed è fortemente convinta della sua scelta, tanto da consigliare “di
fare impresa a tutte le donne, perché rappresenta l’ingigantimento delle capacità che
una donna sviluppa nella propria famiglia: organizzative, di coordinamento, di
relazione, di gestione del budget e di lavoro!!”. Per la nostra imprenditrice la famiglia
è una pietra miliare, sia perché per l’idea imprenditoriale nasce per dare continuità ad
una tradizione familiare e sviluppare la professionalità acquisita in famiglia, sia perché
come il lavoro permette di costruire il proprio futuro, contando solo sulle proprie
forze.
“Essere imprenditrice significa avere la forza e la volontà di intraprendere una sfida,
ma anche e soprattutto risolvere qualsiasi tipo di problema che si presenta nella vita
dell’azienda, coinvolgendo al massimo le risorse a disposizione, partendo da quelle
umane” è la definizione che ci regala la sig.ra Ippolita, per la quale sebbene essere una
donna al primo impatto provoca molti dubbi nel proprio interlocutore, ma è convinta
che dopo aver avuto a che fare con lei ci si ricreda: la cosa importante è mostrare il
proprio valore. Fare la donna imprenditrice, dunque, non porta vantaggi particolari, ma
nemmeno svantaggi, se non si parla di accesso a credito e finanziamenti, problemi
principali in fase di avvio.
Far parte di un’associazione è molto importante per la sig.ra Ippolita, perché il loro
obiettivo è di aiutare e tutelare l’impresa, così oltre a essere socia della Compagnia
delle Opere di Brescia è anche stata nominata come rappresentante nel Comitato per
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 151 -
essere al servizio soprattutto dell’imprenditoria femminile, di cui è una degna
rappresentante.
VIVIANA BUFFOLI – TOMATO Srl (Brescia)
La sig.ra Viviana si occupa di abbigliamento da sempre: prima come dipendente
per fare esperienza di vendita diretta, fin dall’età di quindici anni e poi la decisione di
aprire un negozio e un altro ancora, fino ad oggi, la cui azienda conta ben 21 negozi
sparsi sul territorio bresciano con prodotti di marchi Benetton, Zerododici, Sisley e
Original Marines. L’idea di iniziare con un proprio progetto imprenditoriale nasce,
soprattutto, dalla volontà di creare qualcosa, cercare una gratificazione per crescere e
affermarsi nel mondo, benché le difficoltà soprattutto in fase di avvio per reperire i
finanziamento siano state molte.
“Hai visto il film “IL DIAVOLO VESTE PRADA”?”mi chiede la sig.ra Viviana per
cercare di creare un identikit di imprenditrice: “ci vuole grinta, carisma,
determinazione, volontà e non esiste, non esiste proprio “Non posso farlo!””,per
questo al prima caratteristica da possedere per intraprendere un’attività in proprio è
avere tanta fiducia nelle proprie possibilità. Questa peculiarità del carattere
dell’imprenditrice bresciana emerge chiaramente dall’aneddoto che racconta riguardo
all’impasse di nuove autorizzazioni commerciali non venivano rilasciate: “nel 1980 il
centro di Brescia era diviso in aree commerciali, il Centro Storico era chiamata A1,
ma a chi voleva aprire un negozio di abbigliamento non venivano rilasciate nuove
autorizzazioni: l’unica possibilità era subentrare ad un’altra attività. Senza alcun
preavviso, il Comune ha modificato queste aree commerciali: il Centro Storico è stato
diviso in due aree e mi sono ritrovata con un negozio nella zona A0 e una licenza per
la zona A1, che non mi permetteva quindi di aprire una delle attività in cui avevo
investito denaro. Con un’importante strategia sono riuscita a superare il diniego della
zona A0 aprendo il mio quarto negozio nella zona indicata. E’ stata per me
un’importante vittoria.”
Essere una donna aiuta soprattutto per quanto riguarda la creazione di relazioni ed
un’immagine forte, sia nei confronti degli imprenditori uomini che con i propri
dipendenti, con i quali la fiducia è fondamentale.
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 152 -
La sig.ra Viviana ci parla del suo rapporto con la sua famiglia, che definisce buono,
ma “trovare un equilibrio non è facile, perché se si è imprenditori è facile farsi
prendere la mano dal lavoro, invece bisogna impegnarsi ed essere attenti per lasciare
sempre la famiglia in primo piano”: lavoro e famiglia hanno in comune soprattutto
l’impegno che entrambi richiedono per funzionare al meglio.
Dal 2006 l’imprenditrice bresciana fa parte di AIDDA, per confrontare la propria
esperienza con le altre imprenditrici a livello nazionale.
NICOLETTA ABENI – TESCOMA Spa (Zlin – Repubblica Ceca, Erbusco, altri
stabilimenti in Italia e nel mondo)
La sig.ra Nicoletta Abeni è responsabile marketing e
comunicazione per l’azienda mondiale Tescoma SpA,
“ma negli anni passati mi sono occupata anche delle
vendite, degli acquisti e in generale dell’organizzazione degli uffici, per avere una
panoramica su tutti i settori ed essere comunque sempre in grado di capire le
problematiche e dare i giusti consigli per risolverle” ci spiega lei stessa. L’azienda
nasce nel 1992 nella Repubblica Ceca conquistandosi una posizione leader nel settore
e consentendo l’apertura nei successivi cinque anni di filiali dirette in tutta Europa, nel
1995 nasce Tescoma/Italia che si occupa sempre di produrre un’ampia gamma di
utensili da cucina per uso sia domestico che professionale caratterizzati da un’alta
qualità, design attraente e un prezzo accessibile. L’idea imprenditoriale nasce da
un’idea comune tra amici, i quali oltre ad essere stati bravi a cogliere un’opportunità di
mercato, condividono il grande desiderio di affermarsi professionalmente
concretizzando le proprie idee: “la cosa importante perché il progetto funzioni è la
passione, aggrapparsi alla necessità di crearsi un posto di lavoro non può bastare”.
Delineando l’identikit di una donna determinata e coraggiosa, la sig.ra Nicoletta ci
spiega che per lei essere un’imprenditrice “vuol dire credere fermamente in quello che
si fa, avere la possibilità di mettere in pratica le proprie idee e farlo fino in fondo,
avere il coraggio di fare scelte non sempre facili. E’ necessario ovviamente una
conoscenza tecnica del proprio settore, ma la cosa più importante è metterci impegno,
grande passione e tantissima serietà”.
Img 19 - Logo Tescoma
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 153 -
In fase di avvio dell’attività le problematiche maggiori incontrate da Tescoma sono
state per lo più legate al settore in cui opera e alla difficoltà di farsi conoscere sul
mercato. Per poter essere sempre al passo con le necessità dei propri clienti l’utilizzo
di internet, oggi, è fondamentale: non solo controllo e monitoraggio delle richieste
arrivate al numero verde e delle mail, ma anche una persona del customer service con
il compito di esaminare periodicamente tutti i siti di discussione dove si parla di
Tescoma o dei loro prodotti, così da utilizzare tutte le potenzialità offerte dal mezzo
per arrivare in modo puntuale a soddisfare i bisogni della clientela84.
L’essere una donna che fa l’imprenditrice, secondo la sig.ra Nicoletta, è un fattore
assolutamente positivo, anche se molto dipende dall’abilità di capire come comportarsi
nelle diverse situazioni, ricordandosi di “mantenere un atteggiamento integro, non
dare corda alle situazioni ambigue per farsi rispettare sempre e comunque”, perché
oramai oggi è frequente vedere donne a capo di aziende di successo, ma con le
“vecchie generazioni” ancora diffidenti è importante dimostrare il proprio valore e
serietà.
Perlomeno con il suo team più ristretto, l’ imprenditrice bresciana basa il suo rapporto
con i dipendenti sulla fiducia reciproca, considerandoli quasi come figli: famiglia e
lavoro hanno infatti in comune il forte impegno che bisogna metterci per coltivare le
relazioni più strette.
La sig.ra Nicoletta considera, dunque, la famiglia come una risorsa e con un figlio di
solo due mesi ha bisogno di un grande impegno per trovare il giusto equilibrio: con la
giusta organizzazione riesce a destinare ai suoi figli la giusta attenzione, infatti se loro
hanno bisogno della loro mamma, “lavoro da casa collegandomi all’ufficio via
internet”.
EMANUELA RAZA SABATTI – MICROFOND BRESCIANA Srl
(Monticelli Brusati)
Microfond è una struttura altamente qualificata che
opera nel settore delle microfusioni di precisione basate sulla
84 Tratto da un’intervista alla sig.ra Nicoletta Abeni dal sito http://www.businessonline.it/4/E-business/1535/successo-azienda-vende-articoli-cucina.html
Img 20 - Logo Microfond
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 154 -
tecnica della cera persa, dove la sig.ra Emanuela si occupa “del lato commerciale,
della produzione, acquisti materie prime che sono prevalentemente estere (Inghilterra,
Germania, Stati Uniti)”.
L’attività svolta dalla Microfond è poco conosciuta, in tutta Italia vi sono solo una
decina di aziende sparse in varie regioni, così trovare collaboratori validi e preparati
non è stato facile in fase di avvio, ci spiega l’imprenditrice, anche perché non è stata
l’unica difficoltà: “reperire i finanziamenti e l’accesso al credito per avere i capitali
necessari” ancora una volta i problemi principali. Questo progetto personale nasce
dalla necessità di “continuare il lavoro che mio marito aveva iniziato in un'altra
società prima del suo decesso” spiega l’imprenditrice, che però ogni giorno è motivata
da un’esigenza di una valorizzazione personale.
Così, secondo la sig.ra Emanuela, “per essere imprenditrici, oggi più di ieri, bisogna
armarsi di coraggio e grinta per risolvere e superare le difficoltà che si presentano
ogni giorno. Importantissimo è amare il proprio lavoro, anche se non si è scelto
personalmente e metterci comunque molta volontà”, perché una donna si deve
scontrare con diffidenza e mancanza di credibilità da parte degli imprenditori, ma le
donne “in genere si applicano con più continuità e serietà” nei rapporti per costruire
nel tempo una relazione di fiducia con grande soddisfazione personale.
La famiglia è indubbiamente considerata una risorsa, ma per trovare un equilibrio con
il lavoro bisogna essere delle brave organizzatrici e imparare ogni giorno, perché il più
delle volte tempi e argomenti relativi all’uno o all’altra si intersecano, sia per quanto
riguarda il lato finanziario che la gestione.
Per uno scambio di informazioni e per un sostegno relativo alla formazione, la sig.ra
Emanuela è associata da Assofond fin dalla nascita dell’azienda e in Aidda da qualche
anno, per essere in contatto con altre donne imprenditrici.
FRANCESCA DI TERLIZZI – L’AGATA Sas (Sirmione)
La sig.ra Francesca è la responsabile del centro estetico l’Agata sul lago di
Garda, ma anche un’esperta di estetica naturale: riflessologa, aromaterapista, con un
master in massaggio ayurvedico su cui tiene conferenze e convegni; ma non solo, è
molto nota per l'utilizzo di prodotti esclusivamente naturali di origine solo vegetale e
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 155 -
quasi tutti preparati all'istante per le diverse tipologie ed esigenze delle clienti, molte
del mondo della moda e dello spettacolo85. L'istituto di bellezza L'Agata, infatti,
utilizza preparati naturali, freschi e di stagione, rigorosamente fatti in casa, per
sottolineare che un’imprenditrice in questo settore deve unire una “completa
realizzazione e un’ottima professionalità”.
La passione della sig.ra Francesca per questo lavoro è innata: dopo un periodo come
dipendente presso un noto istituto di bellezza a Milano e un’esperienza imprenditoriale
in un centro medico estetico sempre nel capoluogo Lombardo, arriva la decisione di
tentare questo nuovo progetto spinta, oltre che da un forte amore per la professione, da
un “desiderio di indipendenza, autonomia e autostima”.
Se i problemi di credibilità si combattono con la professionalità, risolvere i problemi
legati a reperire i finanziamenti in fase di avvio non è stato così facile; per il resto,
essere una donna imprenditrice in questo settore è un fattore totalmente positivo,
perché si possiede “maggiore attitudine alle relazioni, alla psicologia di vendita e
all’organizzazione”, anche dei dipendenti, in quanto è fondamentale formino tra loro
una vera “equipe” .
Secondo la sig.ra Francesca è necessaria una grande organizzazione anche per riuscire
a creare un equilibrio con la famiglia, ostacolato se il marito non riesce a capire le
esigenze di avere un lavoro in proprio: la famiglia, dunque, come fonte di problemi
piuttosto che come una risorsa, dove un contatto seppur possibile resta molto difficile.
MARIALUISA MONESI – CIVIELLE CANTINE DELLA VALTÈNESI E DELLA
LUGANA (Moniga del Garda)
Civielle è una cooperativa di produttori del Lago di Garda, tra cui la
sig.ra Marialuisa Monesi, impegnati nella produzione di vino con
metodi a basso impatto ambientale e con l'agricoltura biologica, per
la tutela della salute dei consumatori. “Nel 1985 ho preso la
decisione di porre fine al contratto a mezzadria dell’azienda agricola di famiglia” ci
racconta l’imprenditrice, “a seguito di questa decisione si imponeva la necessità di
85 Dal profilo di Francesca Teresa Di Terlizzi sul sito www.lifegate.it/salute/articolo.php?id_articolo=749
Img 21 - Logo Civielle
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 156 -
distribuire l’uva da vino prodotta e non disponendo di una cantina propria, mi sono
rivolta alla cooperativa”, dopo alcuni anni di collaborazione e “conosciuta la realtà
della cooperativa ho pensato di propormi per costruire un’immagine positiva della
Cantina e promuovere i vini prodotti”, infatti ancora oggi si occupa di marketing e
costruzione di eventi nell’impresa.
Sebbene la difficoltà maggiore, per intraprendere un progetto di questo tipo, sia legata
alla formazione specifica nel campo, le barriere, soprattutto all’inizio sono state,
ancora una volta, ritrovate nell’ambito dei finanziamenti e dell’interazione con i
collaboratori, con i quali oggi è stato creato un rapporto di fiducia e autorevolezza.
Le donne “sono ostinate, caparbie e arrivano dritte all’obiettivo” , cioè, sono
semplicemente donne: è questo il fattore vincente, ma anche positivo, perché riescono
sempre a fare altro oltre ad essere imprenditrici, infatti hanno “versatilità, mobilità,
duttilità; è ovvio che tutto ciò è teorico perché poi c’è il quotidiano, i bimbi, il marito,
la casa, l’influenza, ma bisogna partire con queste certezze per incastrare poi gli
affanni giornalieri”.
Secondo la sig.ra Marialuisa, una donna ha sempre bisogno di dimostrare il proprio
valore davanti ad un imprenditore prima di essere presa in considerazione, ed è sempre
meglio farlo con i fatti, come creando eventi che fanno scuola, per non lasciare dubbi:
“tra tutti, due sono gli eventi più significativi, “Cinema d’essai(rt)” il ciclo di 12 film
in cui il cibo che domina la scena viene riproposto come discussione, perché nel 1990
trasformare la Cantina in galleria d’arte, era considerato un evento originale;
“Baratto dei saperi” che è l’ultima, in ordine di tempo, organizzato con Donne in
Campo, che tratta incontri con le donne dell’agricoltura per il recupero del sapere e
del saper fare rurale”. L’imprenditrice Bresciana fa parte, infatti, di più associazioni:
Donne del Vino, Donne in Campo e Slow Food, oltre che della Confederazione
Italiana Agricoltori per la quale è rappresentante nel Comitato per l’imprenditoria
femminile della zona.
VILMA MARTINELLI – FMN MARTINELLI SpA (Casto e Rep.Ceca)
Tutta la storia di questa imprenditrice è un intreccio di famiglia e lavoro, quasi
si fossero fusi in un'unica realtà, dove per trovare un equilibrio servono dei
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 157 -
compromessi, anche molto duri, come ci racconta lei stessa.
“Ho iniziato a lavorare in azienda a 15 anni ed ora vado per i
52. Mi piaceva molto studiare ed ero sempre la prima della classe. Io ero la
primogenita di 5 fratelli e le condizioni economiche erano difficili. Mio padre decise
che servivo in azienda e non mi permise di continuare gli studi.(…) A 18 anni ero già
sposata e con una bimba. Affiancavo già papà prima della sua morte avvenuta a soli
57 anni e all’età di 30 anni ho dovuto prendere il timone e gestire l’azienda, che non
aveva ancora le dimensioni attuali. Sono quindi Amministratore Unico dal 1987. Ho
lavorato molto duramente non risparmiandomi mai. Sacrificando troppo spesso il mio
tempo che avrei dovuto dedicare alla crescita dei due figli. Ora sono grandi, lavorano
con me e sono eccezionali nonostante abbiano avuto una mamma assente.
Se devo tracciare un bilancio della mia vita è evidente che il mio lavoro ha occupato
ed occupa una parte fondamentale. Sono una donna tenace e giustamente ambiziosa
ed il traguardo più importante è quello di essere riuscita a portare la mia azienda tra
le migliori del settore, cosa che oggi mi viene ampiamente riconosciuta. Ma senza il
prezioso contributo della famiglia, senza il loro appoggio incondizionato, l’infinita
pazienza di quel santo di mio marito, oggi non mi troverei nella mia posizione”.
Questa riflessione della sig.ra Vilma traccia un profilo di imprenditrice già completo,
dove spicca il ruolo forte giocato dalla famiglia, ma anche i meriti personali: senza
entusiasmo, determinazione e passione non si può arrivare a ricoprire ruoli di così
grande responsabilità.
Oggi nonostante l’azienda specializzata in maniglie, pomoli e battenti per porte e
finestre, esporti circa l' 80% della sua produzione grazie a un rapporto qualità-prezzo
competitivo, così allettante da tenere a bada la pressante concorrenza asiatica,
l’imprenditrice sostiene che a volte deve ancora dimostrare la propria credibilità:
“alcuni imprenditori sono uomini intelligenti, altri meno”.
L’azienda è associata all’API di Brescia, perché rappresenta le piccole industrie in
ambito nazionale, inoltre la sig.ra Vilma è Vice presidente dell’Associazione
produttori italiani maniglie denominata PR.I.MA, costituita recentemente con lo scopo
di creare sinergie, progetti ed idee atte a migliorare l’immagine ed i prodotti del
comparto.
Img 22 - Logo Martinelli
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
In questo caso parlare di imprenditrice è tutta una scommessa: questa
giovanissima ragazza e la sua più cara amica, una coetanea, stanno cercando di
realizzare il loro sogno, “stiamo crescendo, stiamo cercando di arrivare, insomma si
inizia dal poco no?” e se i progetti ci sono, insieme a tanta voglia di fare, allora sarà
sicuramente un successo.
Emozioneventi si pone nell’ampio settore della comunicazione, soprattutto con
l’intento della creazione d’eventi: nasce sui banchi di scuola e si concretizza quando
due grandi amiche si accorgono di condividere “la stessa filosofia di vita” nel
vicinissimo settembre 2008, dopo delle deludenti avventure come dipendenti. Siccome
il progetto sta cominciando ora a muovere i primi passi, ogni giorno si deve far fronte
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 175 -
alle difficoltà che sicuramente hanno a che fare con la scarsità di fondi da investire, ma
data la natura relazionale del lavoro, che sono da ricondurre alla mancanza di network
e alla necessità di imporsi all’attenzione magari attraverso progetti prestigiosi.
Un’imprenditrice, spiega Alessandra, deve essere “grintosa, forte, vitale,
comunicativa e avere tanto coraggio”, perché in alcuni casi “ci sono ancora delle
discriminazioni, soprattutto se si è ancora giovani” .
Data la giovane età si parla, per la sig.na Alessandra, della famiglia d’origine, che
porta di sicuro minori problemi in fatto di organizzazione, ma è vista comunque, come
la principale fonte di ispirazione e coraggio: il rapporto con la famiglia è “aperto e
sincero” e “ci metto tutta la mia vitalità, come faccio nel lavoro” , perché soprattutto
all’inizio di un’avventura imprenditoriale non si può risparmiare energia, va tutta
investita per la buona realizzazione del progetto.
2.4 IMPRENDITRICI DA TUTTA ITALIA
2.4.1 PIEMONTE
CHIARA SOLDATI – LA SCOLCA S.S.A. (Gavi – Alessandria)
“L’azienda nasce nel 1919 da un’intuizione del bisnonno di mio
padre che, controcorrente, come hobby, piantò vigneti a bacca bianca in un
territorio esclusivamente vocato a bacca rossa: ne conseguì la nascita
della denominazione del Vino Gavi. Successivamente dal 1970 mio padre affermò lo
spumante metodo classico 100% Gavi. Da parte mia è alto l’impegno di
internazionalizzazione della denominazione e del territorio, anche attraverso la
presidenza del Movimento Turismo del Vino Piemonte”: questa la storia della sig.ra
Chiara che nel 1993 ha iniziato il suo percorso professionale alternando gli studi di
Giurisprudenza con l’impegno in Azienda a fianco del padre Giorgio.
“La spinta a proseguire questo lavoro è stato sicuramente l’interesse per un lavoro
variegato e di grande soddisfazione, così ho pensato di apportare novità e dare un
nuovo corso aziendale che si rivolgesse al futuro con slancio e innovazione”, perché
arrivare a fare l’imprenditrice è stata una predisposizione naturale, un’attitudine innata.
Img 32 - Logo La Scolca
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 176 -
Le difficoltà che si incontrano all’inizio dell’attività, come i pregiudizi nei confronti di
una giovane imprenditrice agricola si combattono solo affermando la propria
preparazione: “se si ha un ottimo bagaglio di conoscenza si riescono a superare molti
ostacoli e superare le diffidenze altrui”.
Nel 2008 la sig.ra Chiara ha ricevuto a Dicembre il Premio De@Terra nell’ambito
della Giornata Mondiale della Donna Rurale ed è stato un riconoscimento personale
importante per il lavoro svolto in questi anni. Il Premio De@Terra nasce con l’intento
di “mostrare in pubblico” quanto spesso le donne, pur sempre impegnate nel loro ruolo
tradizionale di mogli, madri e figlie, quindi cardini fondamentali della famiglia, siano
capaci di ricoprire anche ruoli professionali altamente qualificati: “Questo premio, ha
sottolineato l’imprenditrice, arriva dopo 15 anni di attività. Lo dedico a tutte quelle
donne che silenziosamente lavorano in agricoltura, nel mondo rurale (e non è un
mondo semplice!) e lo fanno silenziosamente, pochi lo sanno e nessuno poi, alla fine
della giornata, le premia. Ritengo, comunque, che il premio sia il risultato finale che
si raggiunge, io vedo, nella mia azienda, la fine della vendemmia è una grande
festa.”89
La sig.ra Chiara oltre ad occuparsi dell’azienda La Scolca, ricopre alcuni incarichi
istituzionali: rappresentante per la Regione Piemonte in Onilfa, l’Osservatorio per
l’Imprenditoria ed Il Lavoro Femminile in Agricoltura, istituito presso il Mipaf a
Roma; presidente del Consorzio di Tutela Docg Gavi; e presidente del Movimento del
Turismo del Vino Piemonte; perché “è necessario mettersi al servizio, non solo della
propria realtà aziendale, ma dell’intera comunità con la volontà di costruire e di
creare sinergie comuni capaci di raggiungere obiettivi condivisi”90.
Si delinea, a questo punto, la figura di un’imprenditrice tenace, determinata e
lungimirante, caratterizzata da una formazione completa, approfondita e aggiornata,
con una buona capacità di organizzazione di tempo e risorse, fattori positivi legati
all’essere donna, insieme all’attitudine per le relazioni e per la gestione finanziaria.
Il lato negativo legato all’essere donna, mamma e imprenditrice è ancora una volta,
invece, riferibile alle “difficoltà in occasione di trasferte, viaggi, periodi di plus lavoro
89 Tratto da http://www.provincia.grosseto.it/pariopportunita/news.php?id=3479&bookmark=14 90 Tratto da http://www.teatronaturale.it/articolo/2386.html
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 177 -
(es. Vendemmia), di organizzare bene la gestione dei figli” , perché l’equilibrio si trova
cercando di gestire gli imprevisti quotidiani per garantire efficienza e “con il tempo e
molte astuzie (e molta tecnologia) ci si riesce!”.
Famiglia e impresa condividono, dunque, la capacità di un’“organizzazione puntuale e
precisa”, che non penalizzi né una né l’altra.
ROBERTA ANAU – AZIENDA FORESTALE AGRITURISTICA “LA MINIERA”
(Lessolo – Torino)
Dalla chiusura della Miniera nel 1964, la natura selvaggia si era ripresa i
suoi spazi, ma nel 1991 viene iniziato il grande lavoro di riqualificazione
del territorio: l’idea di utilizzare la zona della miniera dismessa nasce per
utilizzare la grande proprietà e lo splendido territorio a disposizione,
“dopo essere andata in pensione dalla scuola”.
La sig.ra Roberta si è buttata nel progetto per mettersi alla prova utilizzando la
professionalità acquisita e interessi personali: “dopo più di vent’anni passati a fare
l’insegnante di lettere, il problema più grande è stato sopportare la fatica fisica,
dovendo occuparsi un po’ di tutto”. Così si profila l’immagine di un’imprenditrice con
tanta iniziativa, che supplisce alla mancanza di forza e brio giovanile con tante
conoscenze e arguzia, dove l’essere donna porta sia aspetti positivi che negativi,
difficili da individuare per la sig.ra Roberta, la cui convinzione è “di aver cominciato
troppo tardi”. In un ambiente come quello agricolo, i pregiudizi si ritrovano
soprattutto con i collaboratori uomini, ai quali bisogna dimostrare di avere competenza
di ciò che si sta facendo. Il valore aggiunto, di un’impresa come questa, è il suo essere
fresco e naturale in tutti gli aspetti, perché è immersa nel verde, gli alloggi risalgono a
fine ‘800, legati alla vita della miniera e per la cucina si utilizzano i prodotti della terra
e della tradizione “per creare piatti appartenenti alla tradizione ebraica italiana (a
richiesta kasher) e a quella piemontese in occasione delle festività ebraiche, cristiane
e laiche”.
Fin dal 1993 la sig.ra Roberta ha scelto di far parte della Confederazione Italiana
Agricoltori e del Consorzio Agriturismo Piemonte per essere a contatto con chi
condivide lo stesso percorso imprenditoriale.
Img 33 - Logo La Miniera
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 178 -
FEDERICA ROSSO – NATURALIA (Vercelli)
Nel cuore della pianura vercellese, dove le risaie, in primavera,
sono rettangolari geometrie in cui si specchia il cielo, presso l'antico
borgo di Larizzate si trova l'azienda agricola che la nostra famiglia
conduce dal 193191, recita il sito di Naturalia della sig.ra Federica.
Entrare nell’azienda di famiglia, che porta avanti l’azienda già da quattro generazioni,
è stata una scelta nata dalla necessità: “riorganizzare l’azienda nella direzione della
multifunzionalità, senza tuttavia perdere le connotazioni tipicamente agricole, perché
era di dimensioni troppo piccole per stare sul mercato” ci spiega l’imprenditrice.
Dopo un passato da insegnante e lavoratrice dipendente sono state numerose le
esigenze che hanno spinto la sig.ra Federica verso la decisione di abbracciare
l’impresa di famiglia, sia dal lato dell’azienda che personale, ma “l’avvio è stato lento
e il denaro è stato di certo un problema.
Il mio ingresso in azienda è avvenuto utilizzando contributi europei per l’inserimento
di giovani in azienda”, nonostante ciò anche l’impossibilità di usare strumenti di
conoscenza sofisticata del mercato sono stati un’ulteriore difficoltà.
“Fantasia e forza di volontà” sono le caratteristiche essenziali per un’imprenditrice,
insieme alla capacità di organizzazione tipicamente femminile, “anche se poi ci sono
la famiglia e i figli…” racconta la sig.ra Federica: l’equilibrio con il lavoro è difficile
da trovare perché “da un lato la famiglia è un aiuto fondamentale dall’altro a volte
rallenta la crescita lavorativa, perché spinge a rinunciare a certe opportunità”.
Nonostante i sacrifici, che è necessario fare per far funzionare impresa e famiglia in
modo efficiente, sono due realtà entrambe importanti che “funzionano come vasi
comunicanti”, riflette l’imprenditrice piemontese. Come già il padre, anche la sig.ra
Federica fa parte di Coldiretti, perché condivide i valori contenuti nello statuto
dell’associazione.
2.4.2 VENETO
MARISA MEROTTO – AZIENDA AGRICOLA LA RIVA DEI FRATI
91 Tratto da http://www.risonaturalia.com/
Img 34 - Logo
Naturalia
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 179 -
(Cornuda – Treviso)
L’idea di creare un’azienda agricola nasce nel caso della sig.ra
Marisa “dall'infanzia: è un gene che conservi dentro dalla nascita,
partecipando a delle manifestazioni che mi hanno coinvolto e incuriosito
mi sono sentita incentivata di rischiare e mi sono messa in gioco.
Capacità, dinamismo, inventiva e tanta buona volontà per non perdersi
d'animo. Con tutto questo anche un po' di fortuna”, è la ricetta che ci ha confidato
l’imprenditrice veneta. Essendo figlia di viticoltori, la sig.ra Marisa ha da sempre
respirato il profumo del mosto e fin da piccola coltivava il sogno di creare, un giorno,
una propria azienda: un progetto restato nel cassetto mentre i figli crescevano e lei
continuava a lavorare nella pubblica amministrazione, poi la finalmente la decisione di
mollare tutto e tentare l’avventura.
Arrivare a fare l’imprenditrice, in questo caso, non è stata sicuramente una scelta
immediata, ma la volontà di provarci e realizzarsi alla fine hanno prevalso, anche
aiutandola a superare le barriere trovate in fase di avvio come reperire i capitali, ma
soprattutto sbrigare le varie pratiche, “in quanto certi aspetti burocratici sembrano
facili sulla carta, ma attuarli diventa macchinoso e il bagaglio di conoscenza appreso
in precedenza è stato incisivo”.
“Le donne che hanno scelto di essere imprenditrici sono quasi tutte razionali e
determinate nelle scelte. Dalla mia esperienza personale ho visto che in certi casi
hanno più inventiva e strategia dell’imprenditore maschio. Il mio parere su questo è
che bisogna imparare a saper farsi rispettare e scegliere i collaboratori giusti, così di
solito io preferisco farmi affiancare da donne” spiega la sig.ra Marisa per tracciare un
identikit di donna imprenditrice.
Essere una donna nel campo dell’imprenditoria “è positivo per le relazioni e
l'immagine soprattutto nel settore vendite. Appena costituita la società vinicola mio
marito partecipava alle fiere e il risultato era minimo, tanto da portalo ad ammettere
che una donna ha più probabilità di riuscita nei contatti umani”. Altro punto a favore
della conduzione in rosa dell’azienda è l'organizzazione, che è fondamentale per
sapersi adattare a tutte le esigenze: “incastrare famiglia, figli, appuntamenti di lavoro
diventa un cruciverba dove ogni lettera va messa al suo posto”.
Img 35 - Logo La Riva dei
Frati
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 180 -
Per la sig.ra Marisa la famiglia coincide con l’impresa perché, con tempi e modi
diversi coinvolge tutti i componenti, diventando una risorsa sia per la continuità
dell’azienda, ma anche portano sempre nuove idee: famiglia e impresa hanno in
comune “fatiche, successi e delusioni”.
La sig.ra Marisa fa parte di Confagricoltura e fin dal momento in cui ha avuto l’idea di
creare una cantina, nel 1988, anche del Consorzio Tutela Prosecco perché
l’associazione ti offre informazioni, servizi, e supporto quando inizi l’attività e non sai
come orientarti. “Nel 1999 ho conosciuto una signora che vive in Nuova Zelanda e
ancora oggi ci scambiamo notizie di vita quotidiana. Vedendo alcune località di
questo paese mi è venuta l'idea che potrebbe essere un buon investimento creare una
azienda agricola in quei posti così tranquilli e ancora vergini per certi aspetti. Ci sono
luoghi che producono del buon vino, potrebbe essere un'occasione per cominciare da
capo. Ora questo è un sogno vedremo fra qualche anno se diventerà realtà”, è la
nuova avventura che, incrociando le dita, ci racconta la sig.ra Marisa.
Nel dicembre dello scorso anno la sig.ra Marisa è stata insignita del premio De@Terra,
istituito dall'Osservatorio Nazionale per l'Imprenditoria ed il Lavoro Femminile in
Agricoltura (ONILFA), assegnato annualmente a 5 imprenditrici che si distinguono
per creatività ed originalità imprenditoriale, fornendo un apporto significativo alla
crescita delle aree rurali, perché le donne hanno da sempre lavorato in agricoltura,
quello che però è cambiato nel tempo è il loro ruolo.
SERENA MARTINI – MARTINI MOBILI SNC (Bovolone – Verona)
Localizzata nel distretto artigianale della provincia di Verona la Martini Mobili
Snc progetta e costruisce arredamenti fin dal 1966; anno in cui i fratelli
Martini iniziano la loro attività di artigiani specializzati nella costruzione
del mobile in stile92, fino ad oggi che ancora opera con successo sia sul
mercato nazionale che sui mercati esteri.
Dopo la laurea la sig.ra Serena è stata subito inserita nell’azienda di famiglia,
iniziando in ambito amministrativo, continuando nell’ambito commerciale così, “mi
rapporto quotidianamente con clienti e agenti, analizzo le problematiche e le relazioni 92 Tratto da http://www.martinimobili.it/
Img 36 - Logo Martini Mobili
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 181 -
con la rete vendita (ossia i nostri negozi in Italia e all’estero), organizzo e gestisco
incontri e meeting con loro”. Per poter ottenere i migliori risultati è necessario
utilizzare al meglio la tenacia e la forza di volontà tipicamente femminile, perché
bisogna “rendersi credibili nell’ambiente lavorativo, riuscendo ad instaurare rapporti
seri e veri con i propri collaboratori, femmine o maschi essi siano. Riuscendo a
rendersi portavoce delle esigenze aziendali magari facendole accettare e condividere
da chi ci affianca”.
“Il doversi mettere in gioco implica sicuramente che si facciano tanti sbagli e passi
falsi, l’importante è non perdere la fiducia in se stessi, farsi aiutare da chi ha più
esperienza ed imparare da ogni piccola cosa, ogni giorno” , così dovrebbe agire
un’imprenditrice perché “è giusto non sentirsi mai arrivate, ma allo stesso modo
bisogna festeggiare i piccoli traguardi che possono dar vigore ed energia a che ci sta
vicino e a se stesse!”. Non si può arrendersi di fronte alle difficoltà, perché, benché
serva del tempo, anche i problemi legati al rapporto con gli imprenditori uomini si
combattono “dando vita a dei risultati “visibili”, allora si ottiene la fiducia e la
credibilità” .
“Spesso l’ambiente familiare crea un’“imbottitura” che ti evita duri colpi e ti
protegge, ma allo stesso tempo produce squilibri se non ci sono delle regole ben
definite, dei ruoli chiari e se le questioni personali entrano nell’ambito lavorativo”,
solo così la famiglia diventa la fonte della forza per rincorrere lo stesso sogno e
raggiungere l’obiettivo uniti, confrontandosi e aiutandosi. Anche il rapporto con i
dipendenti è molto importante, bisogna infatti creare collaborazione e fiducia
altrimenti i risultati non vengono apprezzati. L’azienda Martini è da sempre associata
Api, inoltre la sig.ra Serena fa parte di Api Giovani e Api Donne, per poter confrontare
le proprie esperienze e trovare linee comuni per affrontare i problemi quotidiani.
PATRIZIA PATTI – CASTAGNA ANTINCENDI Srl
(Lugagnano di Sona – Verona)
La società è attualmente è gestita a livello familiare dal Presidente Franco
Castagna e dalla moglie Patrizia Patti, dopo più di trenta anni di lavoro e di impegno
all’aggiornamento e alla formazione anche del personale hanno consolidato
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 182 -
un’esperienza professionale e una solidità della struttura aziendale, cosicché
la società è in grado di soddisfare ogni esigenza del cliente in materia di
antincendio e sicurezza contro il fumo.93
“Campionessa regionale di atletica a 13 anni e da allora la mia vita è stata
una continua corsa per raggiungere traguardi e mete” , da questo aneddoto
si capisce come l’idea imprenditoriale nasca soprattutto dalla voglia di
creare e fare da soli “e tra tutte le passioni, lo sport è sicuramente ancora al primo
posto”94.
Quando questo progetto ha visto la luce, la sig.ra Patrizia aveva circa vent’anni e
nessuna esperienza; così le difficoltà sono state tante, ma la maggiore è stata
naturalmente l’acquisizione del bagaglio di conoscenza, perché solo in questo modo
un’imprenditrice può e deve “esprimere se stessi e la propria capacità”. Così la sig.ra
Patrizia dice “mi paragono ad un pittore che vuole realizzare un’opera che duri nel
tempo, sia piacevole agli altri e che esprima tutta la mia personalità”: per questo
mette in campo la capacità tutta femminile di saper gestire le problematiche in maniera
diretta, pratica e veloce.
Ancora oggi per essere una donna imprenditrice bisogna combattere contro il
maschilismo, non per i problemi di credibilità, “ma perché ti considerano all’altezza
solo dopo che hai dimostrato di saper lavorare bene mentre un uomo non deve
dimostrare niente”.
“Sono principalmente una madre con la passione di crescere i miei figli che adoro e
amo”95, e che restano la principale fonte di ispirazione per l’imprenditrice veneta.
Trovare il giusto equilibrio tra impresa e lavoro è difficile e la routine va
continuamente monitorata e rivista, perché entrambe condividono “difficoltà di
gestione e un continuo e costante lavoro attento al presente per proiettarsi al futuro”.
La sig.ra Patrizia fa parte si Api sia per il settore meccanica sia per ApiD, di cui è la
presidente, perché è importante capire il senso e la necessità di fare rete.
93 Tratto da http://www.apidonne.it/index.php?option=com_content&task=view&id=97&Itemid=87 94 Ibi 95 Ibi
Img 37 - Logo Castagna
Antincendi
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 183 -
VASSANELLI LORELLA – LADY EXPRESS (sede legale a Milano, ma
operativa a Sona – Verona)
La sig.ra Lorena Vassanelli, dopo un'esperienza come
capo contabile presso un'azienda di distribuzione prodotti di
largo consumo, ha iniziato a collaborare attivamente con il
marito già inserito nel settore trasporti (guidando i camion, facendo consegne,
occupandosi della contabilità e dei dipendenti).
Da qui, grazie alla maturità e conoscenza acquisita, ha deciso di mettersi direttamente
in gioco aprendo una propria azienda sempre nel settore trasporti96. “La scelta è stata
vincente e i settori di nicchia per i quali lavoriamo, apprezzano molto che l'azienda
sia guidata da una donna (il settore dei trasporti è stato da sempre un'esclusiva
maschile!)”97, anzi il rapporto arriva ad essere più complicato con le imprenditrici
donne. L’idea è nata, dunque, “perché è bello arrivare a sera e poter dire di avere
lavorato per sé stesse e per la propria famiglia”, inoltre da soddisfazione mettersi in
gioco, fino ad arrivare ad una valorizzazione personale.
Le difficoltà all’inizio dell’avventura sono, ancora una volta riconducibili alla sfera dei
finanziamenti e all’accesso al credito, poi naturalmente il bagaglio di conoscenza,
“che non è mai abbastanza!”.
Essere imprenditrice necessita di avere tanto carattere, che si forma anche attraverso le
difficoltà che si devono superare con la costanza, ma anche con tantissima tenacia.
Proprio per la gran quantità di energia investita, i risultati acquistano un significato
ancora più importante: “siamo partiti con un piccolo camion rosso e ora abbiamo
tanti mezzi; a fare le consegne per il Nord-Italia eravamo io e mio marito e anche se è
passato tanto tempo, consegne ne faccio ancora oggi…” .
Con quattro figli la famiglia ricopre per l’imprenditrice veneta un ruolo importante sia
per il tempo che occorre dedicargli, sia per la quantità di energia che ci va investita,
ma sebbene sia impegnativo è anche una grande risorsa su cui contare. La sig.ra
Lorella ci descrive, inoltre, la sua come un’impresa famigliare dove “siamo tutti rivolti
a raggiungere lo stesso obiettivo”.
96 Tratto da http://www.apidonne.it/index.php?option=com_content&task=view&id=97&Itemid=87 97 Ibi
Img 38 - Logo Lady Express
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 184 -
La sig.ra Lorella è associata a CNA da due anni e ad ApiD da un anno, dove ha la
possibilità di scambiare opinioni con le altre imprenditrici venete.
BARBARA VIOLA – ARCHÉ GROUP Srl (Affi – Verona)
Questa azienda si occupa di Gestione Risorse Umane per
altre imprese che vivono momenti di crescita aziendale, di
cambiamento organizzativo o che semplicemente vorrebbero
sapere come si potrebbero utilizzare al meglio le risorse umane interne; comunque
lavorano presso aziende dove la convinzione che il proprio personale interno sia il
motore per realizzare le strategie imprenditoriali sia un valore aziendale distintivo e su
cui investire98.
La sig.ra Barbara, oggi amministratrice, spiega che il progetto nasce “dall’idea
intrinseca di contribuire a creare qualcosa che generasse ricchezza nel sistema
economico”, per fare in modo “di essere noi protagoniste e artefici del nostro futuro” .
Benché l’imprenditrice avesse, precedentemente, avuto attività in proprio e para-
subordinato sempre nel settore GRU, le difficoltà sono state comunque molte, tra cui
crearsi una certa visibilità sul mercato e il network per cominciare a lavorare.
Solo con “grinta, determinazione, tenacia e comunicatività” un’imprenditrice può
raggiungere gli obiettivi che si è prefissata.
Essere donna aiuta nel proprio lavoro per la maggiore predisposizione alle relazioni e
per l’immagine, ma penalizza ancora per i finanziamenti e la credibilità professionale:
“all’inizio ci sono sempre problemi con gli imprenditori perché ti credono sempre la
moglie, l’amante o la figlia di qualcuno, ma con il buon lavoro si superano le
scetticità”, è l’esperienza della sig.ra Barbara.
“La famiglia e l’impresa rappresentano la continuità di valori morali con quelli
aziendali”, una risorsa per costruire tutti i propri rapporti, anche quelli con i
collaboratori nei quali non possono mancare fiducia e lealtà.
Anche la sig.ra Barbara è associata Apid.
98 Tratto da http://www.apidonne.it/index.php?option=com_content&task=view&id=97&Itemid=87
Img 39 - Logo Archè Group Srl
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 185 -
PAOLA GIUSTI – GIUSTI SpA (Cerea – Verona)
La sig.ra Paola, insieme al fratello si occupa oggi di
portare avanti l’impresa nata nel 1967 dalla volontà della madre
di contribuire al mantenimento della famiglia, per potersi
permettere una casa.“Mia madre appena sposata non voleva vivere in affitto, ma per
una casa, seppur modesta servivano soldi e quindi nasceva la necessità di lavorare,
così ha contattato una ditta del paese che vendeva all’ingrosso proponendosi come
commerciante al dettaglio dei prodotti, che attualmente ancora trattiamo”, racconta
l’imprenditrice.
La Giusti SPA e' un’azienda sorta da oltre 40 anni specializzata nelle produzione di
maniglieria per mobili classici e moderni, e di barriere per arrivare ad oggi ne sono
state infrante tante: “ci sono state difficoltà di ogni genere, la mentalità della gente
all’epoca non era molto aperta verso le donne che decidevano di lavorare, ma anche
il lato finanziario e la gestione del tempo da suddividere tra famiglia da seguire, i figli
piccoli da curare, ma anche di logistica perché si era cominciato a lavorare in casa e
non c’era posto per contenere le scorte e nemmeno soldi per ampliarsi, e ancora
difficoltà per aggiornare il catalogo di articoli oltre a tutti i problemi incontrati in
fase di avvio. L’entusiasmo non è mai mancato perché c’era la consapevolezza che se
tutto avesse funzionato avrebbe migliorato la situazione economica e questo ha dato
la spinta più forte che ha fatto superare tutte le difficoltà” , ciò che l’imprenditrice
riporta della storia della madre.
La sig.ra Paola continua facendo una riflessione sulla velocità con cui il panorama
competitivo cambia repentinamente, “bisogna sempre essere preparati (…) perché il
bagaglio di conoscenza è sempre in movimento, non sei mai arrivato; (…) se rallenti
gli altri passano avanti e scompari nel mucchio”. Un quadro che tratteggia
un’imprenditrice “tormentata”: “quando sono a casa continuo comunque a pensare al
lavoro e molte volte, sera o weekend, torno in ufficio per sistemare alcune cose in
sospeso e resisti solo se hai un compagno che ti sostiene altrimenti la vita privata ne
risente”. Fare l’imprenditrice, dimostra questa storia, come non porti solo
conseguenze positive e soddisfazioni nella propria vita, oltre alla grande soddisfazione
personale, infatti “vivi sempre con la consapevolezza di avere molte responsabilità:
Img 40 - Logo Giusti SpA
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 186 -
non solo devi pensare a far funzionare la tua famiglia, ma devi pensare anche ai tuoi
dipendenti perché anche loro hanno famiglia e ti rendi conto di quanto sei importante
per loro”. Un profilo di imprenditrice “sempre con l’adrenalina a fior di pelle, vigile,
attenta”, che fatica a ritagliare da dedicare del tempo per sé stessa e per le sue
amicizie, “che si selezionano da sole”, il pensiero della signora.
La sig.ra Paola racconta la sua speranza che i suoi sacrifici quando i figli cresceranno
saranno capiti, apprezzati e magari presi come riferimento per impostare il proprio
percorso di vita, magari ancora nella ditta di famiglia.
La famiglia che la sig.ra Paola e il marito hanno costruito è numerosa, come lei l’ha
sempre sognata, ed entrambi lavorano molte ore al giorno, rendendo la ricerca di un
equilibrio tra le diverse necessità di tutti difficile, ma non impossibile: “non ho nonni
che mi aiutano, (…) così mi appoggio a strutture private del mio paese che accolgono
e curano i bambini, facendoli giocare fino a sera seguendoli nelle attività della
giornata.(…) Durante la giornata organizzano anche diversi laboratori, nel weekend
feste di compleanno o altre feste, poi il grest d’estate, così i ragazzi possono vivere
una serie di esperienze, permettendomi di dedicarmi al mio lavoro”. I sacrifici, però,
per la famiglia si fanno molto volentieri, “che soddisfazione ci sarebbe a darsi tanto
da fare altrimenti?!?”: la famiglia è dunque il motore per spingere il lavoro, anche se
non si sa cosa sceglieranno i figli per il loro futuro, resterà comunque il frutto
dell’impegno della loro mamma, con la possibilità un giorno di lavorare insieme.
Sia dalle sue dichiarazioni, che da alcuni aneddoti che racconta emerge la grande
forza, la grinta, il carattere determinato di questa imprenditrice, che sorride di fronte
alle persone che si stupiscono ancora di lei.
Da quattro anni, inoltre, la sig.ra Paola fa parte di ApiD, perché è “un modo di
confrontarsi per tenersi aggiornate sulle novità del lavoro, sulla situazione economica
generale e anche un modo per sostenerci e scambiarci opinioni tra imprenditrici e
donne che condividono gli stessi problemi, anche di organizzazione famigliare”.
Con la sua azienda la sig.ra Paola ha più volte cercato di partecipare ai bandi per
ricevere fondi destinati alle imprese femminili, ma la partecipazione in società del
fratello ha sempre precluso loro ogni possibilità, “con notevole spreco di tempo,
denaro e risorse dell’azienda”.
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
“L’idea imprenditoriale nasce dalla passione e dall’amore per la campagna
tramandata da mio padre. Precisamente, dopo essermi laureata e dopo aver fatto un
breve percorso lavorativo all’interno del settore universitario, mi sono accorta che era
più l’azienda familiare a darmi soddisfazioni che non l’università”, così per volontà
della sig.na Floriana e del fratello, l’azienda agricola Fanizza nasce nel 2005
riprendendo la tradizione, l’esperienza familiare e soprattutto la passione per
l’agricoltura e in particolare per l’olivocultura104.
Avvalendosi dei dettami della 'Legge di Orientamento' e della multifunzionalità in
agricoltura, ha sfruttato la possibilità della vendita diretta in azienda di olio
extravergine DOP e ha avviato, contestualmente, l'attività di bed & breakfast aprendo i
battenti della sua masseria: per questo l’imprenditrice pugliese si è aggiudicata nel
2007 il premio De@Terra promosso da Onilfa.
Sono state incontrate alcune difficoltà in fase di avvio, perché servivano finanziamenti
per rinnovare l’azienda dal punto di vista della meccanizzazione e della raccolta, ma i
sacrifici si affrontano tranquillamente quando “posso contare su mio padre e mio
fratello, perché collaboriamo e ci dividiamo i compiti a seconda delle nostre
propensioni”.
Secondo la sig.na Floriana “essere imprenditrice è una grande responsabilità. Se non
si ama il proprio lavoro, è difficile andare avanti. Inoltre, ogni imprenditore dovrebbe
stabilire un ottimo rapporto con i propri collaboratori lavorando al loro fianco perché
soprattutto loro sono l’anima dell’azienda”, continua poi spiegando che il segreto per
instaurare stima e fiducia è farsi sempre vedere al lavoro come loro, per essere sullo
104 Tratto da http://www.onilfa.gov.it/layout/set/print/De-Terra/Premio-De-Terra-2007
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 204 -
stesso piano.
Essere una donna nell’ambito dell’imprenditoria, per l’attività che riguarda l’azienda
Fanizza, è più adatta alla vendita dei prodotti e al lavoro nella struttura ricettiva,
rispetto al lavoro nei campi che viene lasciato agli uomini, in generale, comunque: “un
tempo il ruolo della donna era del tutto marginale, infatti si parlava di coadiuvante,
mentre oggi, la donna con le sue iniziative, comincia ad avere grande autonomia e
grande importanza nella mission aziendale”.
La sig.na Floriana fa parte da due anni di Coldiretti: “ ritengo che sia un’associazione
che da grandi opportunità alle imprese per la mission che da qualche anno si è
prefissata: stare vicino al consumatore volendo creare un rapporto diretto fra
produttore e consumatore”.
2.4.12 SICILIA
ANNA MARIA CARFÍ – LE BAVE DI BACCO (Mineo – Catania)
Le B@ve di Bacco è una giovane azienda elicicola, nella quale si producono
lumache da gastronomia (Helix Aspersa), a cui si aggiunge una produzione di olio
extra vergine d’oliva D.O.P. monti Iblei sottozona calatino.
“Dopo gli studi universitari ho intrapreso un percorso che mi ha portato ad
approfondire i metodi di gestione informatizzata delle biblioteche, ma poi è nata l’idea
di un’impresa dove allevare lumache”, racconta la sig.na Anna Maria in un’intervista,
“l’idea è nata per caso partecipando ad un incontro di discussioni per nuove ed
innovative sistemi imprenditoriali. Considerando che sin da piccola è stato un
alimento a me molto gradito”.
“Le difficoltà per una donna imprenditrice sono sempre tante, l'importante è tener
duro ed affrontarle a testa alta”, è il motto della sig.na Anna Maria che ha preso la
decisione di buttarsi in un progetto insolito, da cui però ha tratto molte soddisfazioni:
“ finire spesso nei giornali grazie alle mie lumache”, per esempio; ma anche numerosi
premi tra cui è doveroso citare il Premio Nazionale “La LUMACA D’ORO” e il
Premio Nazionale De@Terra, riconoscimento avuto dall’Onilfa, con la collaborazione
dell’Osservatorio per l’imprenditoria femminile e il lavoro in agricoltura.
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 205 -
“Sono la titolare ma non per questo sto con le mani in mano”: è questo il metodo con
cui l’imprenditrice siciliana si guadagna la fiducia e il rispetto dei suoi collaboratori,
con i quali poter perseguire ambiziosi progetti, come “avviare al più presto il mio
agriturismo, compresa la fattoria didattica e la vendita in loco delle lumache”.
Per la sig.ra Anna Maria il lavoro nell’azienda agricola “è bellissimo e mi sento molto
realizzata”, comunque non ha mai riscontrato problemi di credibilità.
La famiglia viene ancora una volta considerata come una grande risorsa di energia,
condividendo con l’impresa “l’amore e la fiducia” che uno vi ripone.
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 206 -
Tab. 25 – Suddivisione delle imprese del campione per provincia (ulteriore scorporamento della provincia di Brescia in Città, provincia e Lumezzane)
Brescia; 10
Lumezzane; 15
Milano e prov; 3
prov To; 1
prov Pg; 1
prov Pt; 1
Prov Mo; 2
prov To; 1
prov Ud; 1
Prov Ba; 1
prov Br; 1
vercelli; 1
prov Vr; 5
prov Pn; 1
prov Vi; 2
Viterbo; 1
Belluno; 2
Rovereto; 1
prov An; 1
napoli; 1
prov Ca; 1
prov Ri; 1
Prov Al; 1
provincia; 22
0 5 10 15 20 25
prov
inci
a
tot imprese
3. VALUTAZIONI FINALI
Essere donna e scegliere di imboccare la strada dell’imprenditoria molto spesso
rappresenta una vera e propria “impresa”: nonostante le varie difficoltà che bisogna
affrontare, sempre più donne ci credono e riescono a realizzare i propri obiettivi con
successo.
Le imprenditrici intervistate provengono da tutta Italia e sono state scelte casualmente:
l’unico requisito utilizzato nella selezione del campione è stato quello di possedere una
propria attività imprenditoriale. La suddivisione territoriale, per motivi organizzativi,
non è omogenea; infatti, le imprenditrici raggiunte si concentrano nell’area di Brescia
e provincia: su 77, sono ben 47 le donne bresciane a capo di un’azienda.
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 207 -
Lombardia; 51
Marche; 1
Emilia Romagna; 2
Trentino Alto Adige; 1
Campania; 1
Sicilia; 1
Umbria; 1
Lazio; 2 Puglia; 2Friuli VG; 2
Veneto; 9Toscana; 1
Piemonte; 3
Tab. 26 - Suddivisione delle imprese del campione per regioni
vivo dove lavoro20%
da 5 a 1013%
piu di 208%
non spec5%
da 11 a 2017%
da 1 a 537%
Tab. 27 – Distanza Km abitazione-impresa
Nel grafico che illustra la suddivisione territoriale delle imprese sul territorio nazionale
sono stati scorporati i dati della provincia di Brescia, per sottolineare l’importanza
numerica di questo dato, ma non solo, per porre l’accento sul fatto che è necessario
creare dei sottogruppi, perché hanno delle caratteristiche proprie che è utile mettere in
risalto.
Anche osservando il grafico della localizzazione geografica delle imprese suddivise
per regioni vediamo come il 66%
delle imprenditrici intervistate siano
situate in Lombardia, dopo la quale,
la regione con più rappresentanti è il
Veneto, che però conta solo per il
12%. Purtroppo alcune regioni,
come la Liguria, non hanno alcuna
rappresentate nel campione delle imprenditrici.
Il luogo di residenza delle imprenditrici risulta essere in generale coincidente con
l’ubicazione dell’impresa, magari avviene un cambio di paese, ma non altera la
suddivisione territoriale appena compiuta. Infatti, secondo le dichiarazioni delle
imprenditrici, molte di loro, più del 50% sul totale,
non vivono ad una distanza superiore a 5 Km dalla
loro azienda; di queste il 20% vivono nello stesso
stabile dove c’è l’azienda, la maggior di questi casi
riguarda aziende agricole.
La lontananza ridotta al minimo, addirittura inesistente in certi casi, tra la propria
abitazione e il luogo di lavoro è considerato un fattore positivo dalle imprenditrici,
che, non dovendo perdere molto tempo negli spostamenti possono usufruirne in modo
diverso, così poi la vicinanza rende meno ardua la gestione della famiglia, riuscendo,
in alcuni casi, anche a coinvolgerla nella routine dell’impresa. La sig.ra Marisa
Merotto per esempio, sta coinvolgendo la figlia nella gestione del marketing
aspettando che arrivi, l’anno prossimo, alla maturità, mentre il figlio minore ha appena
cominciato la scuola di agraria, con la speranza che segua le orme della madre,
partecipando ai lavori più manuali, come la vendemmia.
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 208 -
no77%
si 23%
Tab. 28 – L’azienda ha più sedi?
Tab. 29 – Suddivisione delle imprese del campione per ragione sociale.
Come appena rilevato, per una donna imprenditrice è fondamentale riuscire a gestire in
modo efficiente sia la famiglia che l’impresa e questa è una delle cause principali,
rilevate in letteratura, del fatto che il panorama dell’imprenditoria femminile sia per lo
più composto da aziende micro o piccole, con un'unica sede e una ragione sociale
dell’impresa quasi sempre individuale. Queste affermazioni sono confermate dai dati
emersi dall’analisi dei questionari delle imprenditrici.
Tra le imprenditrici intervistate sono molto poche, meno di 20, quelle che hanno più
sedi della propria azienda: un esempio è la sig.ra Nicoletta
Abeni di Tescoma racconta come l’azienda nasca da un
progetto tra alcuni amici iniziato in Repubblica Ceca e ora
diffuso non solo in Italia, ma in tutto il mondo.
La scelta di una sola sede risponde sempre alla necessità di
un’organizzazione più snella, ma è anche nell’ottica dell’approccio femminile
all’organizzazione d’impresa meno strutturata, ma più flessibile.
Nei dati del Rapporto di Unioncamere è la Lombardia che presenta il numero più alto
di imprese individuali, un dato che incrociato
alla provenienza delle imprenditrici intervistate
fa si che i dati riscontrati si allineino alle
considerazioni fatte nella prima parte
dell’elaborato. Sebbene la scelta dell’impresa
individuale sia quella più diffusa, il dato
dell’Srl è anch’esso alto, seguito a poca
distanza anche dall’Snc.
La ragione sociale dell’impresa individuale è scelta nella maggior parte dei casi,
quando si tratta di progetti avviati nei settori dove è tradizionalmente alta la presenza
femminile, come i servizi per la cura della persona e il turismo o la ristorazione.
La sig.ra Elena del Fashion Chalet, per esempio, il cui amore tardivo per la cucina l’ha
spinta ad inseguire da sola un progetto ambizioso o la sig.ra Roberta Anau, con una
storia che nasce dopo la pensione con il rimorso per non aver avviato prima
un’avventura che richiede tanta energia.
individuale; 22
sas; 7
snc; 16
srl; 20
spa; 6
ssa; 1
coop; 2
altro; 3
0 5 10 15 20 25
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 209 -
Tab.30 – Eventuale presenza di soci
NO1
23
3+si ma non
spec
0
5
10
15
20
25
30
marito/ partner
famigliare/i
amico/i
altro/i
non spec
0 5 10 15 20 25 30 35
Tab. 31 – Tipologia degli eventuali soci
Le difficoltà, gli impegni e le responsabilità
collegate alla gestione di un’impresa rendono
talvolta quasi necessaria la presenza di uno o più
soci che condividano gli oneri e il peso collegati al
ruolo di imprenditore.
Come si evince dalla lettura del grafico più della
metà delle imprenditrici intervistate, più del 70% conta uno o più soci nella compagine
sociale: la maggior parte di queste ne ha solo uno.
Ciò che emerge di significativo dall’analisi dei soci, non è tanto legato al dato
numerico, utile solo a fini statistici, ma alla tipologia: nel questionario veniva, infatti,
chiesto alle imprenditrici di specificare la relazione che intrattengono con i propri soci.
Dall’analisi della tipologia di soci preferiti dalle
imprenditrici emerge, ancora una volta, il peso
significativo che la famiglia ricopre
nell’impresa femminile. Circa la metà delle
imprenditrici hanno soci il cui legame è
riferibile alla sfera famigliare, dato che aumenta
se vengono sommati i casi in cui il socio è il
marito o il partner, che magari lo è diventato condividendo proprio l’avventura
imprenditoriale. Il caso della sig.ra Francesca Tonini della RCA, il cui socio è negli
anni diventato suo marito condividendo non solo il lavoro, anche la passione per lo
stesso; oppure un'altra avventura particolare è quella della sig.ra Olga Bertaina della
Signori House and Work System Srl, imprenditrice per amore, si è trasferita dal
Piemonte in provincia di Vicenza dove, insieme al marito ha iniziato l’avventura in
proprio. Significativa la storia della sig.ra Flavia Caldera della Modulgrafica Caldera
che racconta di come abbiano continuato il progetto di famiglia lei e i fratelli che, per
riuscire a organizzare le famiglie quando i figli erano piccoli, si sono inventati una
sorta di asilo famigliare dove a turno accudivano i figli di tutti i componenti della
famiglia.
Un altro dato che sottolinea il carattere prevalentemente piccolo e molto semplice delle
imprese femminili è l’eventualità della presenza di dipendenti e il numero. Il fatto che
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 210 -
NO da 1 a 5
da 6 a 10da 11 a 20
da 21 a 30circa 40
circa 50più di 50
dipende
0 5 10 15 20 25 30
Serie1 10 27 13 11 2 3 4 5 2
NO da 1 a 5 da 6 a
10da 11 a
20da 21 a
30circa 40 circa 50 più di 50 dipende
Tab. 32 – Eventuale presenza e numero dei collaboratori di ogni impresa
Tab. 33 – Dimensione delle imprese del campione
MEDIA - 2508%
GRANDE + 2501%
PICCOLA - 5026%
MICRO - 10
65%
35-4533%
25- 3518%
45- 55+49%
Tab. 34 – Fasce d’età delle imprenditrici del campione
più del 10% di queste non abbiano dipendenti che collaborino in azienda sottolinea il
dato nazionale dell’impresa femminile il cui obiettivo è l’autofinanziamento
dell’imprenditrice, piuttosto che la creazione di profitti sempre superiori.
Al di là delle imprese senza dipendenti, quelle che si avvalgono dell’aiuto di
collaboratori ne hanno per
lo più molto pochi: dalla
tabella collegata al grafico
vediamo che il numero di
aziende con 5 o meno
collaboratori arrivano quasi
alla metà del totale, poi,
aggiungendo quelle con meno di 10 dipendenti, il 50% delle imprese si supera
abbondantemente. Così la tendenza delle donne a creare micro o piccole imprese è
ampiamente dimostrata dalle ricerche svolte sul
campione.
La dimensione più ridotta dell’impresa porta a
riflettere sull’interesse peculiare delle imprese
femminili per le relazioni: è fondamentale stringere
dei legami non solo con clienti e fornitori, ma
soprattutto con i propri collaboratori, come la sig.ra Antonietta Carotta della Gnutti
Bortolo SpA che sottolinea la necessità di instaurare un rapporto di tipo famigliare.
L’identikit di imprenditrice che emerge dalle interviste svolte è di una donna matura
rispetto ai dati della media nazionale: il 50% delle donne del
campione ha tra i 45 e i 55 anni, mentre secondo le stime dei
rapporti di Unioncamere l’età media si attesterebbe tra i 30 e i
44 anni. Molto interessante è anche l’analisi degli altri dati:
se la fascia centrale d’età rappresenta esattamente 1/3 del
totale, il numero delle giovanissime non è basso, questo significa che la scelta
imprenditoriale non è più una seconda scelta per ovviare alla scarsità di prospettive
dopo una gravidanza o un matrimonio, ma è un percorso di vita consapevole legato
anche ad un percorso di studio mirato e approfondito. Un esempio di come la passione
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 211 -
Tab. 35 – Suddivisione delle imprenditrici per titolo di studio
Tab. 36 – Partecipazione a corsi di studio per la creazione d’impresa
Tab. 37 – Anno di costituzione delle imprese del campione
nasca sempre più spesso sui banchi di scuola è dato dalle esperienze di Anna Vetturi e
Barbara Milini di Due Oltre la Comunicazione, che condividendo una grande passione
per le relazioni pubbliche, dopo un percorso scolastico insieme hanno deciso di vivere
insieme anche l’avventura imprenditoriale.
Sebbene si tratti di considerazioni fatte su
fasce di età diverse, vediamo come il livello di
preparazione sia molto alto: il 50% delle
imprenditrici intervistate ha raggiunto il
traguardo del diploma, in ambiti anche molto diversi da quello in cui sono impegnate,
ma che comunque garantiscono una buona preparazione di cultura generale, utile in
ogni settore. Un numero molto alto anche di laureate tra le imprenditrici, soprattutto le
più giovani, anche perché oggi sia le possibilità che la volontà e le motivazioni per
continuare a studiare sono superiori.
Un livello di scolarizzazione molto alto, dunque, che
dovrebbe garantire quelle conoscenze utili ad una gestione
oculata d’azienda che alcuni studi negavano
all’imprenditoria femminile.
Nonostante sia cresciuto il livello del titolo di studio, la
formazione destinata alla creazione d’azienda è ancora
limitata: il 66% delle imprenditrici intervistate dichiara di non avere una formazione
specifica e anche del restante 34% solo una decina ha frequentato corsi dedicati alla
comunicazione aziendale, per le altre, invece, si parla di una preparazione specifica al
settore in cui sono inserite oppure indispensabili per legge, es. HACCP o 626.
La suddivisione delle imprese secondo l’anno di
costituzione mostra un andamento abbastanza
particolare. Se i rapporti di Unioncamere
sottolineano che le imprese femminili sono
caratterizzate per essere abbastanza giovani e
caratterizzate da un’alta mortalità giovanile questi dati vanno nettamente
controcorrente. È vero che un buon 20% delle imprese in esame è nata negli ultimi
anni, una cifra simile a quella delle aziende che hanno già più di una decina d’anni e
1
12
4
38
20
2
0 10 20 30 40
elementari
licenza media
tre anni
diploma
laurea
dottorato di ricerca
NO; 51; 66%
SI; 26; 34%
13
13
9
19
212
0 5 10 15 20 25prima 7070-8081-90
91-2000DOPO IL 2000no detto
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 212 -
Tab. 38 – Presenza nell’impresa fin dal suo avvio
Tab. 39 – Ciclo di vita dell’impresa
che la fase di start-up l’hanno brillantemente superata, inserendo una nota di ottimismo
nelle affermazioni degli studi sull’imprenditoria femminile. Un discorso un po’
diverso va affrontato per le aziende con una lunga tradizione alle spalle, come le più di
20 imprese nate prima dell’80, che vedono le imprenditrici intervistate portare avanti
la tradizione famigliare, come succede per esempio alla sig.ra
Paola Giusti della Giusti SpA che porta avanti e amplia un
progetto iniziato dalla madre. Subentrare all’impresa di famiglia
è una delle motivazioni più importanti che spingono le donne
verso la strada dell’imprenditoria, sia perché è una strada più
semplice perché il progetto è già avviato, sia perché la famiglia rappresenta un valore
da salvaguardare. In questo caso soprattutto la famiglia e l’impresa si fondono e i
confini si confondono, come dice la sig.ra Luciana Ghidini di D.B.A., sono entrambe
da organizzare e il “il capo sono sempre io!”. I tre quarti delle imprenditrici contattate,
hanno dunque contribuito alla nascita della loro impresa, mentre le restanti sono
arrivate a progetto avviato, ma lavorano per raggiungere altri obiettivi: i loro sogni
applicati ad un progetto che abbracciano, per motivi anche i più diversi.
Un concetto collegato all’età dell’impresa, ma non solo, anche ai progetti futuri e agli
obiettivi dell’imprenditrice è il ciclo di vita dell’impresa: molte donne a cui è stato
sottoposto il questionario non hanno probabilmente capito il senso della domanda,
perché quasi un 20% delle intervistate ha preferito
non rispondere alla domanda. Il dato più
significativo rispetto al ciclo di vita delle imprese
nel campione è che molte di queste pare si trovino
in una situazione di espansione: nuovi progetti,
nuovi obiettivi, sempre nuove mete; a cui, se
sommiamo le aziende che stanno vivendo un passaggio generazionale, vede la
percentuale sale al 50% del totale. Un passaggio generazionale è garanzia di nuova
linfa per l’organizzazione dell’impresa: nuove energie e nuove idee, per continuare al
meglio una tradizione che, ancora una volta, si interseca con l’andamento famigliare.
SI 73%
NO27%
12
12
16
16 20
1
0 5 10 15 20no rispavviogenerazioni
maturitàespansionestanchezza
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 213 -
Tab. 40 – Principali motivazioni che hanno spinto alla creazione d’impresa le imprenditrici intervistate
Subentrare nell’impresa di famiglia, abbracciare la tradizione, portare avanti un
progetto che si impara ad amare crescendo sono la motivazione principale per cui le
imprenditrici intervistate decidono di intraprendere la via dell’imprenditoria.
La sig.na Erika Barbieri dell’Acetaia del Cristo, per esempio, che si fa carico
dell’impresa avviata dal padre perché sarebbe stato un peccato rinunciare a tutto quello
che era stato costruito. La voglia
di continuità però non basta,
sono comunque fondamentali la
voglia di fare, la grinta e un
forte desiderio di camminare
con le proprie gambe per
raggiungere traguardi sempre
nuovi e ambiziosi.
Dal grafico si può vedere,
dunque, come tra le motivazioni all’avvio di un’impresa, la continuità dell’impresa
famigliare sia importante, ma per molte attività, soprattutto quelle nate dalla volontà
dell’imprenditrice sia la passione per ciò che si fa il motore principale dell’impresa.
Un’imprenditrice che insegue un sogno dunque e che lo fa soprattutto per sé stessa:
volontà di mettersi in gioco, dimostrazione di saper camminare da sola, insieme ad una
forte voglia di rivincita personale e valorizzazione sono gli ingredienti principali del
successo dell’impresa femminile.
Restano comunque importanti anche le necessità più oggettive di scelta del percorso
imprenditoriale, come la necessità di un’occupazione o la volontà di aiutare e
fiancheggiare il partner. Avviare un progetto imprenditoriale, qualunque sia la
motivazione che porta a farlo, resta “un’impresa”: numerose sono le difficoltà che si
incontrano, sia nella fase iniziale che durante il percorso, alte sono le barriere che
bisogna superare e le numerose qualità che le imprenditrici hanno elencato come
indispensabili, come la grinta, l’orgoglio e la determinazione sono messe a dura prova.
Le difficoltà che sono state indicate dalle imprenditrici intervistate fanno
principalmente riferimento a tre gruppi principali, che sono il reperimento di capitali,
soprattutto per quanto riguarda l’accesso al credito; la burocrazia, perché è necessario
24159
116
144
91
0 5 10 15 20 25impresa di famigliapassionevalorizzazione aiutare partnerrivincita personaledesiderio autonomiaoccupazionemettersi in giococompletare offerta
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 214 -
Tab. 41 – Principali difficoltà e barriere incontrate dalle imprenditrici in fase di avvio dell’attività dalle imprenditrici del campione
essere in regola, ma a volte, è molto difficile sapere quale sia l’agire corretto; e
naturalmente la sfera delle relazioni, avere i contatti giusti con i fornitori e instaurare
una relazione di fiducia con i clienti, ma anche trovare collaboratori fidati e preparati
ed avere esse stesse una conoscenza approfondita del proprio settore per dimostrare la
credibilità e il valore proprio e dell’azienda.
Il conoscere e farsi conoscere risulta, quindi, vitale per l’avvio dell’impresa: la
tendenza delle imprese femminili a concentrasi nel settore terziario fa si che il
raggiungimento di una massa critica di clienti, sia necessario per la creazione di
profitti. I problemi legati alla credibilità fanno, comunque, riferimento alla creazione
del proprio bagaglio di esperienze e conoscenze: dimostrare di conoscere il proprio
settore, di sapere fare il proprio lavoro con competenza, sono fattori indispensabili per
affermare il proprio valore come imprenditrice.
Naturalmente, torna ancora l’argomento famiglia, in quanto staccarsi dalla famiglia
d’origine e le responsabilità che implica occuparsi e gestire la propria sono problemi
quotidiani che riguardano la gestione di famiglia e impresa.
I problemi collegati all’accesso al credito e al reperimento di capitale sono, ancora una
volta, collegati alla credibilità delle donne imprenditrici che riscontrano più difficoltà
rispetto ai colleghi uomini a presentare le garanzie richieste dagli istituti di credito.
Ci sono anche esempi fortunati, come le sorelle Brion di L’Alibi, che dicono di non
aver trovato particolari difficoltà, nel loro caso, in quanto sono subentrate nel negozio
1225
8
6
12
1117
53
12
1
3
1
2
0 5 10 15 20 25capitaliaccesso al creditoburocraziacredibilitàfarsi conoscere
trovare collaboratoriconoscenza settore
rete di relazionino diffstaccarsi famigliaresponsabilitàconcorrenzasedeconciliare tempifatica
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 215 -
Tab.42 – Fonti per il reperimento dei capitali iniziali
Tab. 43 – Conoscenza e partecipazione ai programmi per l’imprenditoria femminile
dove già lavoravano ed avevano già imparato come rapportarsi ai clienti, già fidelizzati
ed avevano contatti con la rete di fornitori abituali, quindi non hanno dovuto affrontare
le tipiche principali barriere all’avvio.
La difficoltà nel reperimento dei capitali, fa si che molte imprenditrici abbiano fatto
riferimento, in fase di avvio, soprattutto a forme di finanziamento private: il ricorso al
capitale personale o della propria famiglia, rappresenta la forma più utilizzata,
l’alternativa più scelta al credito, riferibile quasi all’80% dei casi.
Il dato più interessante riguarda, però, il numero di
imprenditrici che si sono avvalse di forma di
finanziamento pubbliche, sebbene una riflessione a parte
vada fatta per le leggi riferite all’imprenditoria femminile,
ci sono molti altri bandi di cui usufruire. La sig.ra
Giuseppina Mele di Infothesi, per esempio, ha usufruito di finanziamenti grazie alla
legge regionale 28 per l’imprenditoria giovanile della regione Campania.
Le imprenditrici del campione non appartengono tutte a
imprese che rientrano nella definizione di femminili, per la
presenza di altri soci uomini nella compagine sociale, ma il
loro ruolo non viene messo, per questo, in discussione e molte
di loro sono attive nella comunità per la promozione del ruolo
di donna imprenditrice. Nonostante l’importanza attribuita
all’etichetta “imprenditrice”, molte di loro non sono consapevoli delle potenzialità e
dei benefici che ne potrebbero derivare: poco più del 50% delle intervistate è a
conoscenza dell’attivazione di programmi regionali, nazionali ed europei a favore
dell’imprenditoria femminile. Tra coloro che sono a conoscenza delle iniziative poi,
sono ancora meno, una cifra davvero bassa, solo 10 imprenditrici, quelle che ne hanno
fatto richiesta.
Solo la sig.na Gail Hägglund di Itaca ne ha usufruito per il bando a favore della nuova
imprenditoria femminile dedicato alle giovani imprenditrici, le altre domande, invece,
sono state scartate per esaurimento dei fondi o perché non rientravano nei parametri
richiesti, la sig.ra Paola Giusti di Giusti SpA lamenta gli alti costi e i requisiti
banche
personale
fondi pubblici
non spec
0 10 20 30 40 50 60
no risp4%
NO 39%
NO44%
SI13%
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 216 -
Tab. 44 – Partecipazione ad associazioni di categoria
Tab. 45 – Distribuzione delle imprese del campione per macro-settori
inaccessibili: dopo aver perso tempo e denaro nel cercare di compilare la domanda, la
presenza del fratello come socio ne ha sempre decretato l’esclusione.
Un aiuto per conoscere la legislazione a favore dell’imprenditoria femminile, unito al
sostegno nell’accesso al credito o alla formazione provengono sicuramente dalle
associazioni di categoria, molte delle quali hanno anche dei gruppi composti e dedicati
alle donne, senza dimenticare i Comitati per l’imprenditoria femminile composti dalle
rappresentati dei vari gruppi.
Tra le imprenditrici intervistate è molto forte la volontà di
“fare rete”, più del 60% dichiara di far parte di una o più
associazioni perché il confronto e lo stare insieme tra le
imprenditrici per scambiarsi le proprie esperienze
arricchisce di energie e idee per affrontare
l’organizzazione delle routine e i piccoli problemi quotidiani dell’impresa.
Le organizzazioni più scelte dalle imprenditrici sono Confartigianato, con il Gruppo
Donne Impresa, Api con il gruppo ApiD, Aib con Femminile Plurale e AIDDA, a cui
vanno aggiunte le diverse associazioni collegate ai settori di appartenenza dove si
trova un sostegno capillare specifico.
Tra le intervistate anche la presidente del Comitato per la promozione
dell’imprenditoria femminile di Brescia, le sig.ra Anna Maria Gandolfi di Nuova
Carrozzeria Fiume per portare la propria esperienza di “rete” a tutte le imprenditrici
bresciane.
Dall’analisi delle aziende del campione vengono per lo più confermate le affermazioni
dei vari rapporti sull’imprenditoria femminile, che
vedono la presenza di donne alla direzione delle proprie
imprese soprattutto nel settore terziario, dove è tipica la
presenza femminile.
Considerevole anche il numero di imprese femminili nel
settore primario, soprattutto agricoltura e allevamento: da indagini di Coldiretti emerge
come 1 su 3 aziende agricole iscritte alla Camere di Commercio sia guidata da una
donna.
NO; 25;
32%SI ; 49;
64%non
detto; 3; 4%
terziario54%seconda
rio33%
primario13%
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 217 -
Tab. 46 – Distribuzione delle imprese del campione per settori
Tab. 47 – Utilizzo delle nuove tecnologie nello svolgimento della propria attività
Per mostrare meglio come, sebbene le donne tendano a concentrarsi nei settori
tradizionali del commercio, della cura della persona, del turismo, crescono le imprese
femminili in settori considerati “maschili”.
Si nota una diffusione delle aziende nel settore metalmeccanico, dovuta anche alla
presenza di un numero cospicuo di imprenditrici bresciane dove il settore è forte per
numero di imprese e occupati.
Collegati alla presenza
di imprese femminili nei
settori più maschili,
sono i problemi legati
alla credibilità: come
dice la sig.ra Silvia
Massardi di RMB, che
opera nel settore
meccano- tessile nella
sua intervista, non è che gli imprenditori non si fidino delle donne, ma hanno bisogno
della dimostrazione del valore di ognuna, dimostrando che l’imprenditrice che hanno
davanti ne sa quanto loro o addirittura di più.
Molto importante il peso delle aziende agricole a cui sono collegate la produzione di
cibi biologici o vini e la disponibilità di alloggi per un turismo rurale, che sfrutta le
caratteristiche femminili di attenzione alle relazioni nelle relazioni con i clienti.
Oltre alla spiccata predisposizione alle relazioni interpersonali è l’organizzazione il
punto forte insito nell’“essere donna”: il problema della doppia presenza, gestendo
tempi della famiglia e dell’impresa mette a dura prova la gestione di entrambe.
Un equilibrio che secondo tutte le imprenditrici è difficile, ma non irraggiungibile:
impresa e famiglia hanno in comune l’impegno,
l’amore, la passione che ci si mette, perché si
valorizzano in uno scambio reciproco, condividendo
gli stessi valori.
Come testimoniano molte imprenditrici, combinare
gli impegni, gestire l’azienda da casa e la famiglia dall’ufficio aiuta ad incastrare le
SI84%
non spec3%
NO13%
0 2 4 6 8 10 12 14meccanicoagricolo
turismo e ristorazionecommerciocomunicazione cura personaproduzione
ediliziaservizi
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 218 -
necessità di tutti: le nuove tecnologie aiutano, dunque, non solo nella gestione
dell’azienda, ma in quella quotidiana. La sig.ra Nicoletta Abeni di Tescoma, per
esempio, con un bambino appena nato riesce a stare vicino alla sua famiglia mentre
gestisce anche l’azienda.
Famiglia come risorsa di energia, nido da cui spiccare il volo e a cui tornare in cerca di
supporto o solo come luogo dove poter abbandonare i pensieri dell’azienda, ma in
nessun caso qualcosa a cui rinunciare.
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 219 -
CONCLUSIONE
L’imprenditoria femminile è un fenomeno che viene sempre descritto attraverso
la marcatura delle differenze che vengono sviluppate rispetto alle imprese guidate da
uomini: come se una donna che riesce a far sviluppare un’azienda, che ha una buona
idea di business e riesce a metterla in pratica fosse un evento straordinario. La volontà
di scoprire come è o come dovrebbe essere l’imprenditrice di successo sono alla base
di questo lavoro: conoscere da vicino donne che stanno vivendo l’avventura
imprenditoriale per cogliere il loro valore aggiunto personale e nell’azienda.
L’idea che la donna imprenditrice sia inserita tra i soggetti “deboli” della società viene
supportata, anche, dalla legislazione ad essa dedicata: gli interventi a favore delle
donne lavoratrici, però, non nascono per agevolare la categoria, quanto per metterla in
condizione di avere le stesse possibilità degli uomini sul fronte lavorativo. Al termine
di questo lavoro ho scoperto che molti di questi interventi centrali a favore delle donne
imprenditrici sono distanti dalle loro vere necessità, a cui rispondono meglio comitati
o associazioni più vicini alle loro esigenze.
Le donne imprenditrici, di cui ho potuto raccogliere la testimonianza, hanno
sottolineato come le difficoltà maggiori vengano dalla conciliazione tra impresa e
famiglia, entrambe realtà a cui non si può rinunciare: un identikit di impresa in rosa
che facendo tesoro dei valori famigliari come la flessibilità, l’adattamento, l’attitudine
alle relazioni, è pronta ad affrontare le sfide del mercato globale.
Concludendo, questo elaborato sottolinea che da soggetto svantaggiato della società, la
donna imprenditrice si sta imponendo all’attenzione del mondo economico e sociale
come nuovo modello a cui ispirarsi per la creazione di una nuova routine organizzativa
che risponde alle nuove sfide quotidiane.
Il quadro sull’imprenditoria femminile è stato tracciato attraverso la trattazione, sotto
diversi punti di vista del fenomeno, ma probabilmente non resterà valido per molto
tempo, in quanto il mondo dell’imprenditorialità “in rosa” è in costante crescita e non
ha ancora raggiunto la propria maturità.
L’Unione Europea con i programmi per le pari opportunità, lo Stato italiano con
diversi interventi legislativi, le regioni con le leggi che le competono, i Comitati e le
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 220 -
associazioni, sono tutti organi che, a livelli diversi, concorrono a creare un ambiente
favorevole per la nascita e lo sviluppo dell’imprenditoria femminile.
Le imprenditrici sono, però, critiche verso gli interventi statali, in quanto non li
sentono aderenti alle loro necessità, né per la quantità dei fondi stanziati, né per i temi
trattati; ma preferiscono appoggiarsi ai Comitati per la promozione dell’Imprenditoria
femminile o alle diverse associazioni perché più capillari e vicini a loro per
l’assistenza, la formazione o scambio di informazioni.
Per le donne è fondamentale creare una relazione, sia che si tratti di fare rete con le
altre imprenditrici con le quali confrontarsi, sia che si tratti di clienti e fornitori, ancora
di più se si parla di collaboratori e dipendenti: costruire legami solidi è considerato uno
dei tratti fondamentali della gestione femminile d’impresa.
I caratteri tipici dell’imprenditorialità femminile affondano le loro radici nella storia
della donna: siccome, le era negato il lavoro fuori casa, si è vista costretta a sviluppare
una serie di doti, dalla cura dei dettagli, alla gestione, l’amore per la famiglia e le
relazioni, che oggi troviamo nelle imprese. Le imprese a conduzione femminile si
caratterizzano per la piccola o micro dimensione, la ragione sociale per lo più
individuale, che rendono l’organizzazione e la gestione più snella e flessibile,
nell’ottica della gestione della doppia presenza per conciliare i tempi del lavoro e
dell’impresa. L’identikit dell’imprenditrice è di una donna ancora giovane, con un
livello medio – alto di scolarizzazione che insegue il sogno di una propria avventura
imprenditoriale perché ha voglia di una valorizzazione personale, per cercare
l’autorealizzazione attraverso un percorso autonomo; accanto a motivazioni più
oggettive come continuare la tradizione di famiglia, ricercare un’occupazione, ma
soprattutto cercare una maggiore flessibilità nei tempi di lavoro e famiglia.
Le imprenditrici italiane oggi sono attive in più di un milione aziende “in rosa”, su un
totale di 5 milioni; il numero cresce trascinando l’economia, anche grazie alle nuove
imprese aperte da donne immigrate, soprattutto cinesi, in costante aumento.
Le imprese femminili sono presenti soprattutto nel settore terziario, commercio, cura
della persona, turismo, etc.; bene anche la presenza nel primario per le numerose
aziende agricole del Sud, ma anche in settori considerati più “maschili” che vedono
crescere il numero di presenze femminili.
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 221 -
Le imprenditrici intervistate, 77 da tutta Italia, sostanzialmente confermano l’identikit
tracciato dalle varie indagini di Unioncamere e dai rapporti, sia per le caratteristiche
personali che per i profili delle loro imprese.
Molte delle imprenditrici del campione entrano nella loro azienda per proseguire la
tradizione familiare spinte dalla voglia di mettersi in gioco, altre invece creano
un’impresa per passione verso il proprio lavoro, in cerca di autonomia e
valorizzazione. Le difficoltà incontrate in fase di avvio sono state molte, soprattutto
per quanto riguarda l’accesso al credito, il bagaglio di conoscenza e la creazione di
network, senza contare il peso della burocrazia, ma le imprenditrici grazie anche alle
doti femminili di adattamento, organizzazione e flessibilità riescono sempre ad uscirne
vincenti, arricchite e pronte per altre sfide.
Un identikit di imprenditrice che mette al primo posto sia famiglia che impresa sempre
alla ricerca di equilibrio, riuscendo a dosare tempi ed energie per non trascurare l’una
e l’altra: entrambe hanno in comune lo sforzo per raggiungere obiettivi sempre più
ambiziosi e traguardi più lontani.
Tutti questi discorsi portano a definire una la contaminazione tra i mondi famigliare e
lavorativo, con la condivisione di valori fondamentali, che è in atto per concorrere alla
creazione di una “nuova cultura d’impresa”, che rifiuta gli stereotipi negativi
femminili legati alla credibilità mostrando il proprio valore e i risultati raggiunti, non
viaggiando mai da sola.
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 222 -
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 223 -
APPENDICE
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 224 -
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 225 -
ALLEGATO I – TESTO LEGGE 215/1992
Legge 215/1992
Pubblicata sulla Gazzetta ufficiale n. 56 del 7 marzo 1992
Art. 1. - Principi generali.
1. La presente legge è diretta a promuovere l'uguaglianza sostanziale e le pari opportunità per uomini e donne nell'attività economica e imprenditoriale.
2. Le disposizioni di cui alla presente legge sono, in particolare, dirette a:
a) favorire la creazione e lo sviluppo dell'imprenditoria femminile, anche in forma cooperativa;
b) promuovere la formazione imprenditoriale e qualificare la professionalità delle donne imprenditrici;
c) agevolare l'accesso al credito per le imprese a conduzione o a prevalente partecipazione femminile;
d) favorire la qualificazione imprenditoriale e la gestione delle imprese familiari da parte delle donne;
e) promuovere la presenza delle imprese a conduzione o a prevalente partecipazione femminile nei comparti più innovativi dei diversi settori produttivi.
Art.2. - Beneficiari.
1. Possono accedere ai benefici previsti dalla presente legge i seguenti soggetti:
a) le società cooperative e le società di persone, costituite in misura non inferiore al 60 per cento da donne, le società di capitali le cui quote di partecipazione spettino in misura non inferiore ai due terzi a donne e i cui organi di amministrazione siano costituiti per almeno i due terzi da donne, nonché‚ le imprese individuali gestite da donne, che operino nei settori dell'industria, dell'artigianato, dell'agricoltura, del commercio, del turismo e dei servizi;
b) le imprese, o i loro consorzi, le associazioni, gli enti, le società di promozione imprenditoriale anche a capitale misto pubblico e privato, i centri di formazione e gli ordini professionali che promuovono corsi di formazione imprenditoriale o servizi di consulenza e di assistenza tecnica e manageriale riservati per una quota non inferiore al 70 per cento a donne.
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 226 -
Art.3. - Fondo nazionale per lo sviluppo dell'imprenditoria femminile.
1. E' istituito il Fondo nazionale per lo sviluppo dell'imprenditoria femminile, di seguito denominato Fondo, con apposito capitolo nello stato di previsione della spesa del Ministero dell'industria, del commercio e dell'artigianato. La dotazione finanziaria del Fondo è stabilita in lire trenta miliardi per il triennio 1992-1994, in ragione di lire dieci miliardi annui.
Art.4. - Incentivazioni per la promozione di nuove imprenditorialità femminili e per l'acquisizione di servizi reali.
1. A valere sulle disponibilità del Fondo di cui all'articolo 3, ai soggetti indicati all'articolo 2, comma 1, lettera a), costituiti in data successiva a quella di entrata in vigore della presente legge, possono essere concessi:
a) contributi in conto capitale fino al 50 per cento delle spese per impianti ed attrezzature sostenute per l'avvio o per l'acquisto di attività… commerciali e turistiche o di attività nel settore dell'industria, dell'artigianato, del commercio o dei servizi, nonché‚ per i progetti aziendali connessi all'introduzione di qualificazione e di innovazione di prodotto, tecnologica od organizzativa;
b) contributi fino al 30 per cento delle spese sostenute per l'acquisizione di servizi destinati all'aumento della produttività, all'innovazione organizzativa, al trasferimento delle tecnologie, alla ricerca di nuovi mercati per il collocamento dei prodotti, all'acquisizione di nuove tecniche di produzione, di gestione e di commercializzazione, nonché‚ per lo sviluppo di sistemi di qualità.
2. Per i soggetti di cui al comma 1 che sono costituiti e operano nei territori di cui all'allegato al regolamento (CEE) n. 2052/88 del Consiglio del 24 giugno 1988 e nei territori italiani colpiti da fenomeni di declino industriale, individuati con decisione della Commissione delle Comunità europee del 21 marzo 1989, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale delle Comunità europee n. 112 del 25 aprile 1989, e interessati dalle azioni comunitarie di sviluppo di cui al citato regolamento (CEE) n. 2052/88, i contributi previsti dal comma 1, lettere a) e b), possono essere elevati, rispettivamente, fino al 60 ed al 40 per cento.
3. A valere sulle disponibilità di cui al comma 1 sono concessi contributi fino ad un ammontare pari al 50 per cento delle spese sostenute dai soggetti di cui all'articolo 2, comma 1, lettera b), per le attività ivi previste.
Art.5. - Crediti di imposta.
1. I soggetti di cui all'articolo 4, comma 1, possono richiedere, in luogo dei contributi previsti dal medesimo articolo 4, ed in misura ad essi equivalente, di usufruire di crediti di imposta ai quali si applicano le disposizioni di cui all'articolo 11 della legge 5 ottobre 1991, n. 317;
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 227 -
2. Per la concessione dei crediti di imposta di cui al comma 1 si applicano le disposizioni di cui all'articolo 10 della legge 5 ottobre 1991, n. 317. Con decreto del Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, da emanare entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono stabilite le relative modalità di attuazione.
Art. 6. - Criteri e modalità per la concessione delle agevolazioni.
1. I criteri e le modalità per la presentazione delle domande e per la concessione delle agevolazioni previste dall'articolo 4 sono stabiliti con decreto del Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, di concerto con il Ministro del tesoro, da emanare entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge.
2. Le agevolazioni sono concesse con decreto del Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, di concerto con i Ministri competenti per i settori cui appartengono i soggetti beneficiari.
Art.7. - Revoca e cumulabilità delle agevolazioni.
1. Le agevolazioni di cui agli articoli 4 e 5 possono essere revocate dal Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, di concerto con i Ministri competenti per i settori cui appartengono i soggetti beneficiari, per il venir meno di uno o più dei requisiti prescritti per la concessione delle agevolazioni medesime. A tal fine le amministrazioni competenti per la concessione delle agevolazioni possono disporre ispezioni e verifiche presso i soggetti beneficiari.
2. Le agevolazioni di cui agli articoli 4 e 5 sono cumulabili con gli altri benefici previsti dalla presente legge nonché‚ con i benefici previsti da altre leggi dello Stato e delle regioni, entro il limite massimo dell'80 per cento della spesa ammessa all'agevolazione.
Art.8. - Finanziamenti agevolati.
1. Ai soggetti di cui all'articolo 2, comma 1, lettera a), possono essere concessi dagli istituti ed aziende di credito di cui all'articolo 19 della legge 25 luglio 1952, n. 949 , e successive modificazioni, finanziamenti agevolati ai fini previsti dall'articolo 4, comma 1, di importo non superiore a trecento milioni e di durata non superiore a cinque anni, ad un tasso di interesse pari al 50 per cento del tasso di riferimento in vigore per il settore cui appartiene l'impresa beneficiaria.
2. Per i soggetti di cui al comma 1 che sono costituiti ed operano nei territori di cui all'allegato al citato regolamento (CEE) n. 2052/88 e nei territori italiani colpiti da fenomeni di declino industriale, individuati con la citata decisione della Commissione delle Comunità europee del 21 marzo 1989, e interessati dalle azioni comunitarie di sviluppo di cui al citato regolamento (CEE) n. 2052/88, il tasso di interesse può essere ridotto fino al 40 per cento del tasso di riferimento.
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 228 -
3. L'Istituto centrale per il credito a medio termine (Mediocredito centrale) è autorizzato ad effettuare tutte le operazioni finanziarie previste dall'articolo 2 della legge 30 aprile 1962, n. 265, con gli istituti e le aziende di credito di cui al comma 1 del presente articolo, allo scopo di porre i predetti istituti ed aziende in grado di praticare i tassi di interesse agevolati previsti dai commi 1 e 2.
4. Per gli interventi previsti dai commi 1, 2 e 3 è conferito annualmente al Mediocredito centrale il 10 per cento delle disponibilità del Fondo di cui all'articolo 3.
Art.9. - Garanzia integrativa.
1. I finanziamenti previsti dall'articolo 8 possono essere assistiti dalla garanzia del Fondo di cui all'articolo 20 della legge 12 agosto 1977, n. 675, e successive modificazioni, ovvero, in relazione al settore di appartenenza dei richiedenti, dalle garanzie del Fondo di cui all'articolo 7 della legge 10 ottobre 1975, n. 517, o del Fondo di cui all'articolo 1 della legge 14 ottobre 1964, n. 1068. La garanzia del Fondo di cui all'articolo 20 della citata legge n. 675 del 1977 e del Fondo di cui all'articolo 7 della citata legge n. 517 del 1975 può essere accordata, su richiesta degli istituti ed aziende di credito o dei beneficiari dei finanziamenti, con deliberazione del Mediocredito centrale. La garanzia del Fondo di cui all'articolo 1 della citata legge n. 1068 del 1964 può essere accordata con deliberazione del comitato previsto dall'articolo 3 della medesima legge.
Art.10. - Comitato per l'imprenditoria femminile.
1. Presso il Ministero dell'industria, del commercio e dell'artigianato è istituito il Comitato per l'imprenditoria femminile composto dal Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato o, per sua delega, da un Sottosegretario di Stato, con funzioni di presidente, dal Ministro del lavoro e della previdenza sociale, dal Ministro dell'agricoltura e delle foreste, dal Ministro del tesoro, o da loro delegati; da una rappresentante degli istituti di credito, da una rappresentante per ciascuna delle organizzazioni maggiormente rappresentative a livello nazionale della cooperazione, della piccola industria, del commercio, dell'artigianato, dell'agricoltura, del turismo e dei servizi.
2. I membri del Comitato sono nominati con decreto del Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, su designazione delle organizzazioni di appartenenza, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, e restano in carica tre anni. Per ogni membro effettivo viene nominato un supplente.
3. Il Comitato elegge nel proprio ambito uno o due vicepresidenti; per l'adempimento delle proprie funzioni esso si avvale del personale e delle strutture messe a disposizione dai Ministri di cui al comma 1.
4. Il Comitato ha compiti di indirizzo e di programmazione generale in ordine agli interventi previsti dalla presente legge; promuove altresì lo studio, la ricerca e l'informazione imprenditorialità femminile.
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 229 -
5. Per le finalità di cui al presente articolo il Comitato stabilisce gli opportuni collegamenti con il Servizio centrale per la piccola industria e l'artigianato di cui all'articolo 39, comma 1, lettera a), della legge 5 ottobre 1991, n. 317, e si avvale di consulenti, individuati tra persone aventi specifiche competenze professionali ed esperienze in materia di imprenditoria femminile.
6. Per lo svolgimento delle attività di cui al presente articolo, è autorizzata la spesa annua di lire cinquecento milioni a valere sulle disponibilità del Fondo di cui all'articolo 3.
Art.11. - Relazione al Parlamento.
1. Il Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato verifica lo stato di attuazione della presente legge, presentando a tal fine una relazione annuale al Parlamento.
Art.12. - Iniziative delle regioni.
1. Le regioni, anche a statuto speciale, nonché‚ le province autonome di Trento e di Bolzano, attuano per le finalità coerenti con la presente legge, in accordo con le associazioni di categoria, programmi che prevedano la diffusione di informazioni mirate, nonché‚ la realizzazione di servizi di consulenza e di assistenza tecnica, di progettazione organizzativa, di supporto alle attività agevolate dalla presente legge.
2. Per la realizzazione di tali programmi, le regioni possono stipulare apposite convenzioni con enti pubblici e privati che abbiano caratteristiche di affidabilità e consolidata esperienza in materia e che siano presenti sull'intero territorio regionale. 3. Per la realizzazione dei programmi di intervento di cui al comma 1, le regioni possono ottenere contributi dal Fondo di cui all'articolo 3 in misura non superiore al 30 per cento della spesa prevista.
Art.13. - Copertura finanziaria
1. All'onere derivante dalla presente legge, pari a lire dieci miliardi per l'anno 1992, lire dieci miliardi per l'anno 1993 e lire dieci miliardi per l'anno 1994, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 1992-1994, al capitolo 6856 dello stato di previsione del Ministero del tesoro per l'anno 1992, all'uopo utilizzando l'accantonamento Interventi vari nel campo sociale (Imprenditorialità femminile)¯ .
2. Il Ministro del tesoro è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 230 -
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 231 -
ALLEGATO II – QUESTIONARIO IMPRENDITRICI
Raccolta dati per tesi:
“DIVERSE FORME DI SOSTEGNO PER LA CRESCITA DELL’IM PRENDITORIA
FEMMINILE. ANALISI DI STORIE DI DONNE IMPRENDITRICI .”
PROFILO PERSONALE
Nome
Età 25 – 35
35- 45
45 – 55+
Luogo di residenza
Titolo di studio
Corsi di formazione finalizzati alla creazione d’impresa
L’IMPRESA
Nome impresa
Settore
Anno di costituzione
Lei ne fa parte dall’inizio?
Ragione sociale (individuale, SNC, SRL, etc.)
Dimensione
Sede
Altre sedi
Distanza dalla propria abitazione
Soci (eventuali)
Tipologia (amico/a, famigliare, marito…)
Numero dipendenti/ collaboratori
Fonte per il reperimento capitale iniziale
Utilizzo forme di finanziamento Privato
pubblico (bando leggi regionali, nazionali)
Ciclo di vita dell’impresa (avvio, espansione, maturità, ricambio generazionale)
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 232 -
Conosce i programmi regionali, nazionali a favore dell’imprenditoria femminile?
Ne ha usufruito?
Se si, per quale bando?
FARE IMPRESA
L’idea
Da dove nasce l’idea imprenditoriale? Da chi? (impresa di famiglia, un interesse, etc…) e
come, c’è magari un momento particolare?
Perché? A quale esigenza risponde? (desiderio di autonomia, valorizzazione personale,
professionalità, necessità di un’occupazione, inserimento nell’impresa di famiglia, aiutare il
partner)
Come è arrivata a fare l’imprenditrice? Precedenti attività lavorative dipendenti o in proprio
Quali sono state le difficoltà maggiori incontrate in fase di avvio del progetto? ( reperire i
finanziamenti, accesso al credito, sede, soci, collaboratori…)
Quali sono le barriere? (network, capitali o il bagaglio di conoscenza?)
Di che cosa si occupa nell’azienda?
Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici.
- 233 -
Identità
Cosa vuol dire essere imprenditrice per lei? Quale caratteristiche bisognerebbe avere?
“Essere donna” per fare l’imprenditrice è un fatto POSITIVO per…(finanziamento, relazioni,
immagine, adattamento, organizzazione, vendite….)
“Essere donna” per fare l’imprenditrice è un fatto NEGATIVO per…(finanziamento,