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Mensile sulle opere e sulle missioni dei Padri Maristi
Italiani
N° 4-6 2014
Tariffa Associazioni senza fine di lucro Poste Italiane S.p.A.
Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L.
27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 - DCB - ROMA MARIA
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c) L’esortazione apostolica Marialis cultus
Il più importante frutto del concilio perquanto concerne la
mariologia ufficiale dellachiesa, giunta circa 10 anni dopo il
VaticanoIl, è l’esortazione apostolica Marialis cultus diPaolo VI,
pubblicata il 2 febbraio 1974. Ildocumento è molto ampio e
evidentementesi propone anche diintegrare la tropporapida
trattazioneconciliare e di offrirele basi magisterialiper una
mariologiarinnovata.Una delle intuizionipiù interessanti dellaMC è
l’apertura sim-bo l i co - e c c l e s i a l edella figura di
Maria;il culto di lei non piùincentrato sui suoiprivilegi, ovvero
suciò che maggiormen-te la distacca dallacomune umanità,bensì
sull’intuizionedel destino futuro ditutto intero il popolodi
Dio.Insomma nella MC, documento fondamenta-le nella fondazione
della mariologia contem-poranea, la tradizionale lettura ancillare
diMaria arretra in favore di una lettura “disce-polare”. La lettura
ancillare, così chiamatadalla parola chiave della sua risposta
all’an-nunciazione, “Ecce ancilla Domini”, sottoli-
neava in lei, in modo quasi esclusivo, aspettiquali l’umiltà,
l’obbedienza e il silenzio, oltreall’onnipresente verginità, e,
quantunque nelsuo essere “serva” risiedesse la sua gloria,
ilmodello da lei rappresentato quando siapplicava ad altre donne
che non potevanovantare i suoi stessi divini privilegi, diventa-va
subito svalutativo e oppressivo.
Un servo o una serva,nella considerazionetradizionale,
possonoessere buoni, utili,devoti, ma difficilmen-te ricoprono un
ruolodi modello o di leader,difficilmente costitui-scono una figura
entu-siasmante da seguire eda imitare. E’ vero chenella Scrittura i
servidel Signore sono figu-re eroiche, primizie diun tempo nuovo
(pen-siamo al servo delSignore nel libro diIsaia, letto dai
cristianicome anticipazione diGesù stesso); ma quan-do la figura
ancillare
viene applicata a una donna, sembra indivi-sibile dal silenzio
(inteso come rinuncia allaparola propria, autorevole), dal
nascondi-mento (non-incisività nella vita sociale), dal-l’umiltà
intesa come autosvalutazione.Maria nella tradizione è stata anche
intesacome modello di sapienza, ma in quanto
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SPIRITUALITA’ MARIANA
Maria
interpe l la una fede adul ta ( IV)
Li l ia Sebast iani
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“conservava tutte queste cose meditandolenel suo cuore” (Lc
2.19.51).Per una donna la sapienza non poteva esserealtro che
silenziosa meditazione, mentre perun uomo sarebbe stato logico
abbinarla allaparola autorevole, alla parola che insegna.La nuova
visione di Maria ha come spuntoevangelico soprattutto le parole di
Elisabetta:“Beata colei che ha creduto”. Sì. Maria si èfidata di
Dio. ma è una persona. Una verapersona umana, non un’astrazione
teologica
né un disincarnato modello edificante. Se lasua fede fosse stata
intera e piena fin dalprimo momento, accompagnata da unaconoscenza
perfetta del piano di Dio, non visarebbe stato nessun merito nel
suo assensoe nessuna possibilità per i credenti di assu-merla come
modello.Dalle poche testimonianze mariane dei van-geli. se
considerate senza pregiudizi. risulta-no forse più numerosi i
momenti di difficol-
tà a capire che i momenti di illuminazione edi gloria. La
vicenda di fede di Maria è comela nostra: un cammino, una fede che
diviene.Benché alcuni aspetti della MC siano menofelici di altri
(ad esempio, nell’introduzionesi afferma che Dio “ha collocato
nella suafamiglia - la chiesa -. come in ogni focolaredomestico, la
figura di donna, che nascosta-mente e in spirito di servizio veglia
per essa”,e con ciò, senza nulla aggiungere a una rettacomprensione
di Maria, poeticamente siribadisce il più tradizionale stereotipo
fem-minile), l’insieme risulta abbastanza nuovonello spirito del
concilio Vaticano Il. In parti-colare si preoccupa di situare
liturgicamenteil culto mariano. prima tendente a fiorire perproprio
conto in un ambito, nel migliore deicasi paraliturgico se non
consuetudinario-superstizioso.Maria viene indicata come “la vergine
inascolto” (n. 17). “la vergine in preghiera” (n.8), “la vergine
madre” (n. 19), “la vergineofferente” (n. 20). e come maestra di
vita spi-rituale per i singoli cristiani.E’ particolarmente
importante il richiamoalla nota trinitaria, cristologica ed
ecclesialedel culto alla Vergine (n. 25) e ai quattroorientamenti
di fondo per il suo culto: bibli-co, liturgico, ecumenico,
antropologico (n.29), che aprono la strada agli studi successi-vi.
Con un felice e suggestivo richiamo a Lc11,17-28 (il passo. già
ricordato, in cui all’e-sclamazione “Beato il seno che ti ha
portato ele mammelle da cui hai preso il latte!”, vienecontrapposto
da Gesù ‘beati piuttosto coloroche ascoltano la parola di Dio e la
mettono inpratica”), con l’intenzione di sottolineare cheil culto
di Maria non è fine a se stesso, e il suoscopo ultimo non è tanto
di esaltare la madredi Gesù, ma piuttosto quello di aiutare i
cre-denti a condurre un’esistenza sempre piùdegna della loro
vocazione.Nell’ultima parte (nn. 42-52) si fornisconodei
chiarimenti sui due “pii esercizi” tradi-zionalissimi, cioè
l’Angelus e soprattutto ilrosario, raccomandandone la pratica
ma
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SPIRITUALITA’ MARIANA
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SPIRITUALITA’ MARIANA
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anche una seria fondazione cristologica,quindi evangelica e
storico-salvifica.
Un’osservazione conclusiva sulla preghieramariana
Per molto tempo i cristiani hanno pregatoMaria. Senza voler
rinnegare per principio legrandi ricchezze di fede, di affetto e di
umani-tà, di teologia e di poesia che sono state river-sate nella
preghiera mariana, il nostro temporichiede forse una capacità di
evoluzione ulte-riore.A un livello più alto del “pregare Maria”
sitrova il “pregare con Maria”. Questo secondolivello è anche più
impegnativo in senso mora-le, perché significa considerarla non
piùmodello astratto e irraggiungibile, dea madreesente da debolezze
e relatività, impermeabilea tutto quanto è umano, solo
astrattamentepietosa dei peccatori e dei sofferenti, ma sen-tirsi
inseriti personalmente in un cammino difede in cui Maria è modello
ma anche compa-gna di strada. Nei secoli passati il fatto che
fos-sero rivolte a Maria tante preghiere soprattut-to di domanda
(leggi “richiesta di grazie”, pre-ghiera comunque umanissima e non
disprez-zabile, in quanto significa mettere dinanzi aDio una
situazione di bisogno) sottintendevauna certa “mancanza di
confidenza” con Dio euna visione gerarchica che dalle realtà
socialisconfinava in quelle spirituali; chi ha bisognodi un favore
da parte di qualcuno moltopotente, ma anche molto temibile, ha
maggio-ri possibilità di successo se gli fa inoltrare larichiesta
da qualcuno che gode di credito pres-so di lui. Oggi noi sappiamo
di non aver biso-gno di intermediari in questo senso; che Dio èpiù
vicino a noi di noi stessi, e che ilMediatore, inteso come colui
che mette incomunicazione la natura umana e quella divi-na, è Gesù
stesso e solo lui. Si può quindi recu-perare in modo più corretto
più profondo, purnella rinuncia a certi orpelli di dubbia
autenti-cità teologico-spirituale, il rapporto filiale efraterno
con la prima donna del NT, senzafarne né una specie di dea madre né
un’avvo-
cata di difesa: Dio non è il nostro avversario intribunale né il
nostro giudice. e noi abbiamo loSpirito che “intercede per noi”, ma
nell’intimodella nostra natura umana.Se non si ha troppo timore di
mettere in dis-cussione quanto è stato sacralizzato e conside-rato
indiscutibile (spesso indebitamente) dasecoli di prassi ecclesiale
e di devozione popo-lare, si scopre che è possibile riconoscere
aMaria una fisionomia più autentica e, per così
dire, più autenticamente salvifica.Anche nel culto di Maria che
il nostro temporichiede, come in tutti gli altri aspetti del
vive-re cristiano, le due coordinate fondamentalidevono essere la
fedeltà e la speranza. Maanche questi due concetti fondamentali
chie-dono di essere riconsiderati. Di solito si pensaalla fedeltà
come a qualcosa di rivolto al pas-sato. alla speranza come a
qualcosa che guardiil futuro. Ma in prospettiva teologica ed
esca-tologica non è impossibile invertire la conside-razione. La
speranza deve entrare nel nostromodo di guardare al passato, la
fedeltà nonconsiste nel fare ciò che si è sempre fatto, manel
tenere dinanzi agli occhi l’altezza dellanostra chiamata. (Lilia
Sebastiani) (quarta parte - fine)
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PADRI MARISTI
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Il 25 marzo p. John Hannan, superiore generale deiPadri Maristi,
ha pubblicato una lettera nella quale ven-gono presentate le
riflessioni e le decisioni prese nelConsiglio della Società (CS
2013) tenutosi a Dublino.Ne pubblichiamo di seguito alcuni stralci,
riguardanti iltema della missione e del laicato.
Qualche parola sulla missione15. Per avanzare nel lavoro che
facciamo, è neces-sario avere una idea chiara della nostra
missione.Noi lo sappiamo: la missione definisce la natura elo scopo
della nostra esistenza; essa informa ilnostro modo di vivere e il
nostro lavoro, ciò che noivogliamo essere e fare nelle nostre
comunità e neiministeri che abbiamo scelto.16. (…) Pur riflettendo
sul carisma e la natura dellanostra Società nel suo insieme, ogni
ministero chenoi esercitiamo risponde anche ai bisogni
dellamissione locale. In tutto ciò che noi intraprendia-mo,
mettiamo come punto di partenza il numero8 delle costituzioni:Per
il fatto di portare il nome di Maria, i Maristi deside-rano
rassomigliare a Lei e seguire Gesù come Lei hafatto… impegnandosi a
rispondere con prontezza allepiù urgenti necessità del popolo di
Dio.17. “Rispondere alle più urgenti necessità delpopolo di Dio”:
ecco una grande sfida per ognigenerazione di Maristi, poiché ciò
che fu in passa-
to un urgente bisogno può non esserlo oggi. I mes-saggi di Papa
Francesco ci ricordano che dobbia-mo evitare di attaccarci alle
nostre vecchie manie-re di fare ed essere piuttosto disposti a
cambiare,ad andare “in periferia”, prendendo coscienza deibisogni
dei più poveri e degli emarginati.Stabilendo la priorità dei nostri
ministeri, ricordia-moci che il bisogno viene prima della
tradizione.18. Le decisioni pratiche riguardo ai ministeri chenoi
assumiamo dipendono necessariamente daogni provincia e distretto,
ma dobbiamo esseresempre disposti a domandarci perché noi faccia-mo
quello che facciamo, come questo si accordacon la missione globale
della Società di Maria e sequesto proviene da decisioni prese con
saggezza.
Lavorare in collaborazione con i laici42. I laici maristi
formano una parte essenziale delgrande progetto marista. Mentre il
numero diMaristi diminuisce, è particolarmente importantepromuovere
gruppi di collaboratori laici impegna-ti. In CS 2013, uno degli
argomenti importanti dis-cussi ha riguardato i gruppi di Maristi
laici attiva-mente impegnati nella missione diretta dellaSocietà,
in collaborazione con padri maristi o comegruppi autonomi.43.
L’esperienza di certi ordini religiosi dimostracome delle strutture
formali possono a volte aiuta-re gruppi di laici a sorgere,
svilupparsi e stabilirsinel quadro ufficiale della Chiesa e della
societàcivile.44. Il CS 2013 chiede al superiore generale di
stu-diare, fra altro, la possibilità di stabilire delle strut-ture
canoniche per alcune delle nostre associazionidi laici (una o più
strutture diverse).45. Il consiglio chiede anche alle province e
aidistretti di considerare seriamente la possibilità diformare tali
associazioni di laici con persone giàimpegnate con noi nella
missione della Società.Vogliamo sperare che le direttive del CS
2013 por-tino frutti affinché l’opera di Maria continui anco-ra per
lungo tempo.
Unit i in tornoad uno scopo comune
p. John Hannan
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FAMIGLIA MARISTA
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Con l’adesione alla famiglia marista delgruppo di Reggio
Calabria.
Dal 1 al 3 maggio scorsi si è svolta al’Assemblea Nazionale del
LaicatoMarista, una tre giorni densa dimomenti di preghiera,
formazione,scambio e fraternità preparata assiemea Maria Grazia,
Massimo e Fabrizia del
coordinamento nazionale del LaicatoMarista. Dalla tarda
mattinata del 1 maggio,abbiamo accolto a Castiglion Fiorentinogli
amici e le amiche di Moncalieri eCavagnolo, ai quali siamo legati
dagrande e lunga amicizia.
Nel primo pomeriggio il convegno si èaperto nel “salone Colin”
con la pre-
ghiera, seguita da un momento di for-mazione “transoceanico”.
Infatti, graziealle moderne tecnologie, p. GastonLessard, affabile
come sempre, è inter-venuto in videoconferenza dal Canadaper
introdurci a una meditazione parti-ta da una domanda: Che cos’è che
donapeso alle nostre parole? Le parole degliapostoli non sono state
parole al vento
prima di tutto per lapotenza dello Spirito, poiper la fede di
Maria. Ma illavoro dell’annuncio èsempre da ricominciare eda
rinnovare. P. Gaston ciha portato a riflettere suiluoghi-simbolo di
Cerdon edel Bugey. La riflessioneha percorso anche l’intrec-cio tra
la realtà quotidianache viviamo, la Parola diDio dalla quale
siamointerpellati e la tradizionemarista, che è la via cheabbiamo
scelto di seguireper collegare le due
dimensioni precedenti.
È seguito un tempo di riflessione perso-nale, ripreso poi il
mattino seguente aCozzano. Questa volta attraverso lavoridi gruppo
che hanno portato a formula-re i quesiti e le riflessioni da porre
alrelatore nel secondo collegamento.Nell’intervento del pomeriggio
del 2maggio, sempre via skype, p. Lessard ha
L’Assemblea naz ionalede l la ica to maris ta
1 -3 maggio 2014
di Paolo Serafini
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FAMIGLIA MARISTA
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sottolineato una volta di più che non-ostante le pochissime
parole arrivatecidai Vangeli, Maria pur con i suoi silen-zi è stata
ponte di collegamento, è statalegame. La capacità di testimoniare
nonsi acquisisce in un giorno. Occorre eser-cizio, allenamento
all’apertura… esoprattutto alla riconciliazione. A que-sto ci si
prepara attraverso esercizi spi-rituali semplici ma fondamentali
fatti dipreghiera, lettura della Parola di Dio,Eucarestia, presenza
e ascolto…Nella condivisione successiva è emersainoltre
l’importanza di ritradurre la spi-
ritualità marista pensando all’oggi ealla dimensione
laicale.
Nella seconda parte del convegno ireferenti di ogni gruppo,
hanno condi-viso racconti e testimonianze soffer-mandosi
soprattutto a descrivere lenuove realtà in cammino, ossia i
nuovigruppi in formazione. Una telefonata“in diretta” ci ha
permesso di sentire lafresca voce di Gloria, che ci ha raccon-tato
la realtà del gruppo di Torino-Corso Francia.
Anche se la stanchezza cominciava afarsi sentire, sul versante
europeo, hoavuto l’opportunità di presentare sia ilDirettorio sulle
relazioni tra i padri dellaSocietà di Maria e il ramo dei laici,
che ilprossimo Meeting del Laicato MaristaEuropeo, che si terrà a
Los Negrales,presso Madrid, nell’agosto 2015.
La sera del venerdì, attesissime datutti, sono giunte da Reggio
Calabriaassieme a p. Damien Diouf, le sorelleche all’indomani
avrebbero celebratoil loro ingresso nella famiglia marista.
Ne attendevamodieci, ne sono giuntesette poiché tre sonostate
trattenute daurgenze familiari.Abbiamo così accoltoMaria,
Melina,Angela, Isa, Elena,Maria e Giovanna (ciauguriamo di
cono-scere presto ancheDaniela, Anna eMara). Nonostante latarda ora
e la stan-chezza per il viaggioc’è stato tempo per unprimo momento
di
conoscenza.
Il mattino seguente per le sette nuovearrivate è stato tempo di
ritiro con p.Antonio a Cozzano. Per gli altri lagiornata prevedeva
tempo libero,anche se purtroppo la pioggia insisten-te ha limitato
molto gli spostamenti.Ci siamo quindi ritrovati nel pomerig-gio per
preparare l’animazione della S.Messa. Abbiamo individuato
anchesette “madrine” per accompagnare esostenere le nuove sorelle
nel momen-
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FAMIGLIA MARISTA
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to dell’adesione alla famiglia marista. La concelebrazione nel
Santuario dellaMadonna delle Grazie è stata presiedu-ta da p. Mario
Castellucci, Con lui, oltre
a p. Antonio Airò, anche p. DamienDiouf e il parroco p. Marcello
Pregno.Pur nella semplicità si è creata un’atmo-sfera molto intensa
che ha toccato tutti imaristi presenti, ma anche gli
abitualifrequentatori della messa prefestiva.
Al termine, dopo la foto di gruppo,siamo scesi nel salone per
festeggiareinsieme questo bel momento di fami-glia che ha permesso
a tutti i laici mari-sti presenti di rivivere la trepidazionedella
propria adesione alla famigliamarista, e di rinnovarla.
Abbiamoespresso la gratitudine al Padre e aMaria per il dono del
nuovo gruppo diReggio Calabria, una città dove la real-tà marista
più vicina è Marconia, chedista quasi 400 km. Alla radice di
que-sta nuova storia c’è l’incontro traMelina e le missioni mariste
in Senegal;poi c’è la nascita del desiderio di cono-
scere meglio la spiritualità marista, undesiderio condiviso con
altre amiche eaccompagnato con passione nel percor-so di formazione
da p. Antonio e Maria
Grazia.
La sera stessa sonocominciati i saluti:alcuni sono partiti,altri
lo hanno fattoil mattino seguen-te, chi diretto anord, chi a
sud.Altri ancora (noi)siamo rimasti. Maper tutti il cammi-no
continua, non-ostante le distanzee la diversità deicontesti di
appar-tenenza, con l’im-pegno di sentirci
sempre più uniti come famiglia, peressere come Maria sempre più
aperti eaccoglienti.
È importante ringraziarci l’un l’altroper questo bel momento
vissuto insie-me e con buona partecipazione (unacinquantina le
presenze) con un parti-colare ringraziamento a quanti
hannocollaborato per la logistica (sistemazio-ne degli ospiti al
Rivaio, a Cozzano e acasa propria, e preparazione dei pasticomuni).
Grazie anche a tutti i padriconvenuti, quelli di casa nella
comunitàdel Rivaio, quelli giunti da più lontano(p. Mario e p.
Damien), e quelli checome p. Gaston si sono materializzatisullo
schermo grazie ai prodigi dellatecnologia. Se l’avessero avuta
ancheColin e i suoi... Chissà!
Paolo Serafini
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FAMIGLIA MARISTA
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Presentiamo qui la prima parte del testodella videoconferenza di
p. Lessard all’As-semblema nazionale del laicato marista.
Alla fine di una serie di conferenzetenute nel 1988, Jean Coste
racconta:“Il padre Te Awhitu fu in Nuova Zelandail primo Maori a
diventare marista e prete.Nel 1958, 14 anni dopo l’ordinazione,
ebbeuna embolia cerebrale che lo privò dell’usodella parola. Egli
lavorò poi con fatica perlunghi anni per ritrovare la parola e
ciriuscì solo molto parzialmente. Chiuso inun certo silenzio, vive
in un piccolo villag-gio sperduto tra le montagne,
chiamatoGerusalemme, secondo la bella abitudinedi quei paesi di
dare dei nomi biblici ai loro villaggi.Lì è il solo prete e attorno
a lui scarsi abitanti dei qualipochissimi cattolici. Proprio perché
è solo, ci si sforzadi non dimenticarlo e, quando ero in Nuova
Zelanda,un padre mi disse: ”Se vuoi, si potrebbe andare inmacchina
a trovare laggiù il padre Te Awhitu”.Siamo arrivati in piena
mattina, nel momento in cuinessuno aspetta nessuno e in cui non si
prepara unaespressione del viso per eventuali visitatori. Ci
siamoavvicinati camminando sull’erba (che non fa moltorumore) e
siamo entrati dalla prima porta aperta,quella della cucina. Là
c’era il padre Te Awhitu, sedu-to nella sua cucina, con la Bibbia
aperta sulle ginoc-chia mentre pregava con una intensità che ci ha
tal-mente scosso che siamo rimasti un momento senzaosare dirgli che
eravamo là, per non interrompere lasua preghiera.“Nel periodo della
nostra visita, proprio perché que-sto villaggio è tagliato fuori
dal mondo, alcuni giova-ni, in rotta con l’ipocrisia della nostra
civiltà e allaricerca della verità in altri luoghi, avevano
fondatouna comune. Un certo numero di loro erano cattolicie
venivano ad assistere alla Messa ed ai sermoni delpadre. In mezzo a
loro si trovava James Baxter, unpoeta che morì poco dopo e di cui
il padre FrankMcKay, ora responsabile internazionale del
laicatomarista, ha pubblicato il testamento spirituale, untesto
molto bello. Baxter vi racconta, tra l’altro, comeandasse ad
assistere alle Messe del padre Te Awhitu ead ascoltare i suoi
poveri sermoni. Cita un sermone
sulla Trasfigurazione in cui il padre aveva trovato sol-tanto
poche parole da dire e commenta: “Dio mi hadato un buon maestro nel
padre Te Awhitu. Le sueparole hanno il peso dei cunei che spaccano
la legna.La sua anima parla di Dio perché riposa in Dio”.
Che cos’è che dona peso alle nostre parole? Checosa fa che non
siano solo parole al vento? Mache vadano al cuore e cambino il
nostro com-portamento? Gesù ce lo ricorda: “Non fate comegli scribi
e i farisei: essi parlano e non fanno”(Matteo 23.3). Se i nostri
gesti non si appoggia-no sulle parole perdono di peso, perché
sonovuote. Vi invito ora ad una variazione su questotema, nel
quadro della spiritualità marista: Ciòche dà peso alla parola degli
Apostoli è la fededi Maria.Che cosa proclamano gli Apostoli quando,
pienidi Spirito Santo, si rivolgono alle genti riunite
aGerusalemme? Queste persone, si suppone,sanno bene che cosa era
successo 50 giorniprima. Gesù aveva suscitato grandi speranze,aveva
dato segni eclatanti, ma si era alienato ipotenti del momento ed
era finito nell’infamia,condannato al supplizio riservato agli
schiavi.Quale insuccesso cocente per colui che si pre-tendeva
inviato da Dio! È morto ed è statosepolto. Ma ecco che Pietro
proclama: ‘Dio l’hafatto Signore e Cristo, quel Gesù che voi,
pro-prio voi avete crocifisso’ (Atti 2.36). Da cui l’e-
CHE COS’È CHE DONA PESO ALLE NOSTRE PAROLE?
p. Gaston Lessard
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FAMIGLIA MARISTA
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sortazione di Paolo ai Filippesi: “Abbiate in voigli stessi
sentimenti che furono in Cristo Gesù,ilquale, pur essendo di natura
divina, non consi-derò un tesoro geloso la sua uguaglianza conDio
ma spogliò se stesso, assumendo la condi-zione di servo e divenendo
simile agli uomini;apparso in forma umana, umiliò se stesso
facen-dosi obbediente fino alla morte e alla morte dicroce. Per
questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato ilnome che è al di sopra di
ogni altro nome; per-ché nel nome di Gesù ogni ginocchio si
pieghinei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni linguaproclami
che Gesù Cristo è il Signore, a gloria diDio Padre” (Filippesi 2,
5-11).Le parole di Pietro, la proclamazione ripresa da
Paolo hanno potuto essere accolte e trasformarela vita dei
credenti solo per la potenza delloSpirito di Dio, che ha fatto il
dono a Maria diconcepire nel suo seno il Figlio di Dio (Luca2,35) e
che ora dà agli Apostoli il dono di diven-tare suoi testimoni ‘a
Gerusalemme, in tutta laGiudea e la Samaria e fino alle estremità
dellaterra’ (Atti 1,8). C’è voluta la potenza delloSpirito perché
tutto in noi resiste all’idea che Diodica così tutto ciò che ha da
dire sul suo miste-ro. Questo annuncio fa però il suo cammino
dasecoli. È la ragione d’essere della Chiesa. È ilcentro di tutta
la vita cristiana. Poco a poco lavo-ra il mondo. S’attacca
all’odio, all’orgoglio, atutto ciò che spinge gli uomini gli uni
contro glialtri. Che questo annuncio incontri le resistenzepiù
tenaci non ci sorprende, perché ci tocca nelpiù intimo di noi
stessi. Ci rende vulnerabiliall’amore. Così non è sorprendente che
il lavorosia sempre da ricominciare. La vita della Chiesanel corso
dei secoli è consistita in gran parte nelrinnovare l’annuncio di
Pasqua in modo da rag-
giungere le persone nella loro lingua e nella lorocultura.Le
tradizioni spirituali fanno parte di questoarsenale di
rinnovamento. Benedetto da Norcia,sua sorella Scolastica, Bernard
de Clairvaux,Hildegarde di Bingen, Francesco d’Assisi,Chiara
d’Assisi, Ignazio di Loyola, Francesco diSales, Jeanne di Chantal,
ciascuno a suo modohanno prima vissuto, poi insegnato metodidiversi
per far passare nella vita l’insegnamentodegli Apostoli, cioè
l’annuncio di GesùCrocifisso a cui Dio ha conferito il nome che
è“al di sopra di tutti i nomi”. In questa stirpe dimaestri
spirituali noi ci mettiamo alla scuola diJean Claude Colin. Ora
Colin ci mette alla scuo-
la di Maria, madre di Gesù, ed io trovocomodo rappresentare
l’itinerario che cipropone per mezzo di tre luoghi simbo-lici:
Fourvière, Cerdon e il Bugey.Fourvière, luogo dell’ingresso
nellaSocietà di Maria; Cerdon, luogo dell’ap-profondimento dello
spirito di Maria; ilBugey, luogo della proclamazione dellaParola di
Dio nello Spirito di Maria. Evoglio oggi vedere con voi in che cosa
ilriferimento a Maria dà peso alla parolache noi siamo chiamati a
proclamare. Eper questa volta inverto l’ordine crono-logico dei
simboli, cominciando dalBugey. Per questa volta lascerò anche
daparte Fourvière, contentandomi di finirecon Cerdon.
IIl Bugey. Che cosa è il Bugey? Per i Maristi pretisono 4
inverni (1825-1829) passati a predicarenelle piccole chiese dei
villaggi sparsi fraCerdon e Belley: Chatillon-de-Corneille,
Saint-Jérome, Jujurieux, Izenave. Per Colin furono glianni belli.
Vi ritornava con predilezione:“Quando il tempo della missione
arrivava, noipartivamo con le nostre piccole borse nere”.Spiega
poi: “Nelle nostre piccole borse nere c’erail nostro tesoro, cioè i
nostri sermoni” (OM, doc.581, § 3; k). Questo tesoro esiste
tuttora. I mis-sionari passavano l’estate a scrivere i loro
ser-moni, e Colin ha conservato i suoi. Prendo comeesempio un
discorso d’apertura di una missio-ne. Può essere che l’abbia
copiato da un libro,ma almeno l’ha copiato di suo pugno e si
puòpensare che l’abbia fatto suo. Vi trovo alcunitratti che mi
sembrano decisamente coliniani:- Dio “ci invia nella vostra
parrocchia come stru-menti, per quanto indegni siamo, della sua
misericor-dia per voi”;- “ veniamo con gioia e premura per renderci
testi-
uvwxvyzyz{|}~ .dic.qxd 30/01/2016 22.35 Pagina 10
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FAMIGLIA MARISTA
moni della vostra pietà o del vostro ritorno a Dio e pertrovare,
negli esempi che ci darete, nuovi motivi perrendere grazia a Dio e
per servirlo noi stessi con mag-gior fervore”;- “noi renderemo
conto a colui che ci invia di tutte leistruzioni che daremo, di
tutte le confessioni cheascolteremo, di tutti i consigli che vi
daremo, di tuttociò che faremo in mezzo a voi”;- “secondo l’esempio
di Cristo che non è venuto a cer-care il giusto, ma il peccatore,
saranno i peccatoriquelli che noi accoglieremo con maggior
premura,tenerezza e gioia”;- “degno pastore di questa parrocchia,
noi veniamosolo su vostra richiesta, non faremo niente senza divoi
e saremo sempre pronti a ricevere con riconoscen-za i vostri
messaggi e ad approfittarne”.
Sentite tutto il rispetto, tutta la delicatezza cheanimano
questo predicatore? Riconoscete unadelle espressioni favorite di
Colin: “strumentidella misericordia di Dio”? La preferenza
accor-data ai peccatori, di cui farà un punto della rego-la:
“quando si tratta di ricondurre a Dio dei pec-catori, soprattutto
molto induriti, devono spen-dersi senza contare e risparmiare né il
lorotempo né la loro fatica.” (Costituzioni del 1872,n. 266). È
vero, qui si parla di chi è sul pulpito enel confessionale. In che
cosa tutto ciò riguardai Maristi senza voti, i membri delle
fraternitàmariste? Vi ricordate, Colin parlava di lorocome della
confraternita per la conversione deipeccatori e la perseveranza dei
giusti.Il nome della Vergine Maria non appariva nelsermone da cui
ho preso le frasi appena citate,ma Maria non è mai lontana quando
Colin parladi peccatori. Nel settembre 1844, il padre Mayetgli
diceva: “la devozione a Maria è ordinaria-mente l’ultima risorsa
che la Provvidenza usaquando vuole ricondurre un peccatore”.
Colingli rispose: “Eh si, sono stata il sostegno dellaChiesa
nascente, lo sarò anche alla fine deitempi… Queste parole hanno
presieduto aiprimi inizi della Società “ (OM, doc. 582).Quattro
anni dopo Colin dirà nuovamente:“queste parole [ … ] sono state,
proprio negliinizi della Società, ciò che ci è servito di
fonda-mento e di incoraggiamento” (OM; doc. 674).Quando Colin fa il
collegamento fra “ricondur-re un peccatore” e Maria “sostegno della
Chiesanascente,” salta forse di palo in frasca? No, c’èveramente un
legame: nel 1837, Colin riprende-va le parole della Vergine ma in
modo più com-pleto: “Sono stata il sostegno della Chiesanascente;
lo sarò anche alla fine dei tempi; il mioseno si aprirà a tutti
coloro che vorranno entrar-
vi” (OM, doc. 422).E questo ci riconduce alla visione
grandiosache Colin proponeva già nel 1833 a GregorioXVI nel suo
riassunto della regola della Societàdi Maria :Lo scopo generale
della Società è di concorrere nelmodo migliore, per mezzo delle
preghiere e deglisforzi riuniti, alla conversione dei peccatori e
allaperseveranza dei giusti, e di riunire in qualchemodo, sotto la
custodia della Vergine MariaImmacolata e Madre di Dio, tutte le
membra diCristo, di ogni sesso, età e condizione, di suscitare
laloro pietà e la loro fede e di nutrirli della dottrinadella
Chiesa romana; in modo che, come era all’ini-zio, ugualmente anche
alla fine dei tempi, con l’aiu-to di Dio, tutti i fedeli non siano
che un cuore e un’a-nima sola in seno alla medesima santa Chiesa
roma-na, e che tutti, sotto gli auspici della santa
Vergine,camminando degnamente davanti a Dio, si impos-sesseranno
della vita eterna: per questo la Società èaperta anche ai laici che
vivono nel mondo, in que-sta confraternita detta terzo ordine di
Maria (s,109).Che si trattasse di Colin, Déclas e Jallon
chepercorrevano le parrocchie del Bugey o diGianna, Claudio, Ivana,
Enrico, cioè di voi,membri delle fraternità mariste, vi anima
lastessa visione. Il vostro Bugey è la vostra fami-glia, il vostro
ambiente di lavoro. Là, comemaristi, siete chiamati a proclamare
che Gesù èil Signore. È ancora meno facile oggi di quelche poteva
esserlo nel 1825. Ma la visione restasempre la stessa. Si tratta di
lavorare, sotto lacustodia di Maria, per ricondurre tutte lemembra
del Cristo in modo che “tutti i fedelinon siano che un cuore e
un’anima in seno allamedesima santa Chiesa romana”.Conoscete gli
ostacoli che si ergono davanti avoi. Come dire insieme che Gesù è
morto comeun criminale e che è assiso alla destra di Dio?Non vi
sentite come il padre Te Awhitu? Nonperché avete perso l’uso della
parola, ma per ilfatto che parlate un linguaggio insensato. Chivi
ascolterà? Non c’è di che perdere coraggio?Ecco il momento di
ricordarvi che Maria vuoleessere, per mezzo vostro, sostegno
dellaChiesa della fine dei tempi, come lo è statodella Chiesa
nascente. Portare il nome di Mariacome se questo nome fosse rivolto
a voi.Nel vostro Bugey, là dove lavorate a riunire inChiesa le
vostre sorelle e i vostri fratelli, voicompite l’opera di Maria.
Come lei voi deside-rate che tutti possano entrarvi, e in
primoluogo coloro che ne sembrano più lontani.
(prima parte - continua)
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-
PUBBLICAZIONI
12
È stato recentemente pubblicato un volumetto,da parte di p.
François Drouilly, marista france-se, che cerca di offrire alcune
chiavi di lettura diun altro testo assai ben più ponderoso:
“Colinsup” (opera che presenta 1.700 lettere di p.Colin risalenti
agli anni in cui egli era Superioregenerale – 1836-1854). Al
momento non c’èun’edizione in lingua italiana. Presentiamo quila
prima parte dell’introduzione dello scritto dip. Drouilly.
Prefazione
"Colin sup": 1700 "lettere" e documenti scrit-ti sotto il
generalato di Jean Claude Colintra il 1836 e il 1854. Gaston
Lessard eBernard Bourtot, che le hanno pubblicate,ci forniscono
così uno straordinario stru-mento di lavoro. Il titolo del tutto
"Colinsup" evoca il mondo in cui Jean ClaudeColin firmava queste
lettere. I documentipubblicati non sono limitati alla sua
solacorrispondenza. Essi coprono una vastagamma di preoccupazioni
di un superioregenerale e mettono in scena i suoi collabo-ratori e
le varie personalità in relazione piùo meno regolare con lui
durante il periododel suo generalato.Possiamo tentare una
classificazione degliargomenti sotto diverse voci: Le missioni
“apud infedeles”, in Oceania,costituiscono il dossier più
importante,senza dubbio. È complesso a causa dellalontananza delle
terre di missione, delladifficoltà – ad alcune migliaia di
chilometridi distanza - di essere ben consapevoli della
situazione gli uni degli altri, degli ostacoliincontrati in
queste terre sconosciute, acominciare dall’accoglienza mite da
partedegli abitanti fino alla violenza del marti-rio, passando per
la rivalità con i ministri
protestanti, le difficoltà di trasportare lepersone e le
attrezzature, le trattative con lecompagnie di navigazione, le
esigenzefinanziarie coperte in gran parte dall’operaper la
propaganda della fede... ed il diffici-le ambientamento dei
francesi al cibo, alclima, all'igiene di queste isole alla fine
delmondo. E più di questo, la divergenza divedute tra
l'amministrazione romana,"Propaganda" e Colin. L’intima
coscienzache egli ha della sua responsabilità nei con-
Diario d i bordodi un avventuriero sp ir i tuale
p. Franço is Droui l l y
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PUBBLICAZIONI
13
fronti dei suoi "figli" inviati così lontano,l’impedimento di
entrare pienamente nellevedute di Roma. Tema difficile,
conflittualeche attraversa tutto questo periodo e siesprime in
dossier spessi decine di pagine,da presentare e da difendere
davanti allecongregazioni romane.Un altro caso riguarda
naturalmente l'or-ganizzazione e la vita della marista "fami-glia".
Esso contiene la corrispondenza rela-tiva ai superiori delle
comunità, alle que-stioni in materia di formazione – si
direbbe,oggi, iniziale e permanente –, all'ammissio-ne di nuovi
membri. Si potrebbe unire quii lunghi interventi durante i ritiri
annuali oi capitoli: momenti particolarmente impor-tanti nei quali
quasi tutta la famiglia reli-giosa è riunita. E per essere più
completi inquesto dossier della famiglia, dobbiamoaggiungere
l'interesse di Colin per tenersiin contatto con i Fratelli maristi
e le Suoremariste, due gruppi la cui crescita costantenon vanno
sempre di pari passo conl’"utopia" di una sola famiglia
religiosamarista a più rami.È anche il dossier dei nuovi
insediamenti,delle attenzioni che sono da portare a cia-scuno,
delle risposte alle numerose richie-ste avanzate dai vescovi per
ottenere ungruppo di alcuni maristi per un collegio,un seminario,
una parrocchia, una missio-ne... Colin risponde, promette,
assicura,rifiuta, negozia, procrastina... nello stessotempo che
egli vigila sulla qualità dellapredicazione durante le missioni
nellecampagne e sulla qualità dell'insegnamen-to e dell'educazione
nelle scuole.Ci sono ancora gli scambi più personalicon i
"soggetti", i collaboratori più stretti o igiovani religiosi, gli
aspiranti, i potenzialicandidati alla vita marista, i novizi, gli
stu-denti, i missionari. Il tono qui è diverso.Colin si mostra più
paterno, più attento aduna persona specifica, che conosce bene,che
ha incontrato, alla quale dà consigli,
incoraggiamenti ed anche avvertimenti,quando necessari.Questo
progetto di classificazione nondeve nascondere un'altra realtà: i
proble-mi da affrontare si accavallano e si mesco-lano ed è nello
stesso giorno, a volte nellastessa lettera, che Colin deve passare
dallaNuova Zelanda a Verdelais, dal denaro datrovare per la
missione della NuovaCaledonia alla salute di padre Fournier,dalla
notizia della tragica morte di questoo di quel missionario
all’accoglienza e allaformazione di nuovi candidati maristi...Al di
là delle informazioni che tali docu-menti ci forniscono in
abbondanza, dietrole parole, traspare l'emozione – e, in que-sto
campo, il 19° secolo è generoso!È lo stupore, la desolazione che
accompa-gna l'annuncio di una serie di tragedielegate alla violenza
della natura alla qualei missionari sono sottoposti, alle
violenzedelle condizioni di vita, degli abitanti.Morti violente,
naufragi, sparizioni pun-teggiano tragicamente la corrispondenza.È
la gioia che accompagna l'annuncio delbuon lavoro dei missionari in
Francia o inOceania, con le lacrime grate davanti allapietà, alla
devozione mariana dei giovanistudenti di Belley o di Saint
Chamond.Questa è la preoccupazione ricorrentedella difficile
gestione del dossier missio-nario, il fallimento, la fatica,
l'invecchia-mento e la malattia di un uomo che nonpuò più recarsi a
Roma e dei dossier dainviare all'amministrazione romana, unuomo
ferito, a volte, non essere compresoin quello che più gli sta a
cuore - quelloche lui chiama "la salvezza dei suoi figli" –egli
parla così dei missionari troppo isola-ti nelle missioni ed esposti
ad ogni perico-lo, un uomo che non ne può più del pesodella carica
e che ammette umilmente,attraverso il segretario interposto, di
nonpoter più scrivere propria manu.
(prima parte - continua)
¡ ¡¢£¤¥¦§¨ .dic.qxd 30/01/2016 22.35 Pagina 13
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MESSICO
1. Territorio
Il Chiapas è uno dei 32 Stati confederati
del Messico, il cui nome completo è Stati
Uniti del Messico. Il Chiapas ha un territo-
rio di circa 75.000
km2. Se facessi-
mo un paragone
con l’Italia per
raggiungere la
stessa superficie
dovremmo mette-
re insieme la
Basilicata, le Pu-
glie, la Calabria,
la Campania, il
Molise e l’Abruz-
zo.
Si contano 40
zone come parchi protetti dove la biodi-
versità è molto ricca: quetzal, giaguaro,
puma, boa, correcamino, cinghiale selvati-
co, nutria, pappagallo, scimmie, pellicani,
garze, ecc.
2. Popolazione
Nel Chiapas vivono più di 4 milioni di abi-
tanti. Il Messico in totale ha quasi 2 milioni
di km2 e 115 milioni di abitanti. La capitale
del Chiapas è Tuxtla Gutierrez, in una
zona calda e pianeggiante (a circa 500m
s.l.m.) e con una popolazione di circa
600.000 abitanti: quanto tutta la Basilicata.
Troviamo poi la città più antica e famosa,
San Cristobal de las Casas, a 2.200m
s.l.m. e con una popolazione di circa
190.000 abitanti.
Segue la città dove io risiedo e che si chia-
ma Comitán de Dominguez, a 1.600 m
s.l.m. e con una popolazione di circa
150.000 abitanti.
Mi trovo nel Municipio-Parrocchia
Independencia, che si compone di due
Zone pastorali e geografiche: la Zona
“Planada” con 17 comunità, con una
popolazione approssimativa di 40.000 abi-
tanti e la Zona “Templada”, con 29 comu-
nità coordinate come Chiesa cattolica e
che raggruppano a circa 20.000 abitanti.
3. Le diocesi del Chiapas
La storia racconta che questa diocesi del
Chiapas fu eretta nel 1539. Il primo vesco-
vo nominato fu il Frate Geronimo, ma que-
sti morì nel 1541 senza mai mettere piede
in questa terra. Gli successe Fray
Bartolomé de las Casas, rimasto famoso
per la sua ferma presa di posizione di fron-
te agli abusi degli spagnoli ai danni degli
14
LETTERA DAL MESSICOIL CHIAPAS
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·¸¹º¸»¼»¼½¾¿ÀÁÂà .dic.qxd 30/01/2016 22.35 Pagina 14
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MESSICO
indigeni.
Solo nel 1957 si creò la diocesi di
Tapachula, a sud, verso il Guatemala, che
nel 1964 venne di nuovo divisa per for-
mare la diocesi di Tuxtla Gutierrez. Quindi
adesso ci sono 3 diocesi su un territorio di
75.000 km2 e con 4 milioni di abitanti.
4. La diocesi di San Cristobal de las
Casas
Ha una superficie di circa 37.000 km2
(Basilicata, Calabria e Campania insie-
me) con un vescovo titolare (Don Felipe
Arizmendi) che il prossimo anno arriva ai
75 anni e quindi pensionabile e il vescovo
ausiliare (Don Enrique Díaz) che lo scor-
so 15 di maggio è stato nominato dalla
Santa Sede come vescovo coadiutore
(con diritto alla successione).
Nella Diocesi lavorano circa 90 sacerdoti,
320 diaconi permanenti (sposati), e 8.000
catechisti. Nel suo territorio ci sono 2.500
comunità indigene che insieme formano
1,5 milioni di persone, divise in 7 Zone
Pastorali.
La parrocchia di San Fermin, a cui appar-
tengo, fa parte della Zona Pastorale detta
Sureste e si compone di 7 parrocchie.
Ogni parrocchia ha un équipe pastorale
come responsabile: 1 o 2 sacerdoti, alcu-
ne religiose e alcuni laici. Ogni mese le 7
équipe pastorali si riuniscono per studiare
la realtà della zona, per riflettere sulle pro-
b lemat iche
sociali e ec-
clesiali più ur-
genti e per
convenire li-
nee di azione
congiunte.
5. Chiapas, la chiesa cattolica e noncattolicaIl Chiapas è lo
stato meno cattolico delMessico. Secondo il censimento del2010,
mentre la media nazionale dei cat-tolici è del 83%, quella del
Chiapas è del54%. Le chiese e le sette protestanti(avventisti,
pentecostali, presbiterianiecc…) raggiungono già il 30%. Gli altri
sidichiarano senza alcuna religione. Negliultimi 20 anni i
Protestanti sono cresciutipiù del doppio e i Cattolici sono
diminuitidel 15%. Come spiegare questo fenome-no che è un po’
generalizzato in AmericaLatina?
6. Il fenomeno protestanteDopo la seconda guerra mondiale il
conti-nente scampato a quell’immenso disastrofu l’America. Lo
sviluppo industriale postguerra richiedeva una fornitura
sempremaggiore di materie prime. Queste si tro-vavano in gran parte
nei paesi del TerzoMondo. Gli Stati Uniti cercarono di
impos-sessarsi di questi giacimenti in America
15
La diocesi di San Cristobal de Las Casa e le sue equipé
pastorali
ÄÅÆÇÅÈÉÈÉÊËÌÍÎÏÐ .dic.qxd 30/01/2016 22.35 Pagina 15
-
MESSICO
Latina, appoggiando colpi di stato nellamaggior parte di questi
paesi. Erano glianni del Concilio, della crisi di Cuba e
FidelCastro, della Teologia della Liberazione…Gli Stati Uniti si
resero conto che finché laChiesa cattolica avesse continuato
adessere l’unica Chiesa del continente, glisarebbe stato difficile
stabilire una politicadi dominio e sfrut-tamento a propriofavore.
La Chiesacattolica garanti-va l’unità deipopoli e lavoravaper far
crescerela coscienza poli-tica dei popoli e,soprattutto, deipoveri.
Era ne-cessario, quindi,trovare il modod’indebolire laChiesa
cattolicaed impedire que-sto lavoro dicoscientizzazionedei poveri.
Applicarono il vecchio dettoromano che sempre funziona: “divide
etimpera”. Il mezzo non sono state le armi,ma la Bibbia.
Cominciarono a finanziare ead inviare centinaia di “missionari” di
qual-siasi denominazione, vecchia o di nuovostampo. Il
finanziamento è sostenuto econtinuo e la loro missione non è quella
dipredicare la Parola di Dio (questo è soloun pretesto) ma quello
di distruggere laChiesa cattolica. Non sono interessati acercare e
trovare la verità, ma solo a con-vincere i poveri e gli “ignoranti”
cattoliciche stanno nella Chiesa sbagliata.
7. Il metodo protestante per crescereLa Chiesa pentecostale ha
adottato unsistema di “cellule” che si conosce anchecomo G12 per il
numero dei membri che lecompongono (come gli apostoli). Uno dei
membri si incarica di tenere un gruppo di12 persone e così,
successivamente, unodi questi farà lo stesso. Questi leader
lavo-rano per reclutarne altri 12 e così via.L’espansione è
favorita anche dal fatto chenon ci sono strutture gerarchiche. Ogni
cel-lula fa parte a se stessa e non dipende daaltri. Ogni capo
gruppo è un pastore al
quale bisogna dare il “diezmo”, la decimaparte del guadagno di
ogni mese. In pocotempo questi “pastori” ottengono uno sta-tus
economico superiore e spronano glialtri a seguire il loro esempio.
In una comu-nità di 500 persone ci possono essereanche 5 o 6 altre
chiese oltre alla cattolica.Il risultato è una profonda divisione:
siperde il senso della comunità, non si riescea prendere accordi
per il bene comune, lefamiglie sono divise, i matrimoni rotti, i
figlicrescono nella confusione dottrinale, cisono gesti incredibili
di intolleranza, genito-ri abbandonati, liti e violenze… Tutto
que-sto grazie alle sette protestanti…Ci risentiamo alla prossima
puntata dal
profondo sud del Messico e del Chiapas.
Vi ringrazio se ogni tanto fate una preghie-
rina anche per me e per questa missione.
P. Michele Palumbo, sm
16
ÑÒÓÔÒÕÖÕÖ×ØÙÚÛÜÝ .dic.qxd 30/01/2016 22.35 Pagina 16
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PADRI MARISTI
f
17Presso la Pontificia UniversitàLateranense il 24 giugno scorso
p.Andrea Volonnino ha discusso latesi per il dottorato in filosofia
sultema Pointing: dal gesto al pensiero.Neuroscienze e ontologia
della mente.Il risultato (summa cum laude) pre-mia il lungo periodo
di preparazio-ne e di studio.P. Andrea, partirà dopo l’estate perla
Nuova Zelanda, dove avrà mododi impratichirsi con l’inglese,
perraggiungere, in seguito Suva, lacapitale delle isole Fiji
(Oceania) -luogo in cui potrà mettere a fruttogli studi fatti.
Insegnerà, infatti, nelseminario regionale del Pacifico S.Pietro
Chanel. Auguri!
P. Andrea VolonninoP. Andrea Volonninoneo dottoreneo dottorein
filosofiain filosofia
A fianco: durante
la discussione
della tesi.
Sotto: in neo-dot-
tore che presen-
ta, raggiante di
soddisfazione, il
risultato del suo
lavoro - l’attestato
del titolo conse-
guito.
Þßàáßâãâãäåæçèéê .dic.qxd 30/01/2016 22.35 Pagina 17
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18
TEMI
Immagini televisive ricorrenti ci mostrano l’arri-vo, sulle
coste italiane, di sempre nuovi immigra-ti. Spesso, le notizie sono
relative alla tragicità ditali viaggi: la morte, durante la
traversata, perstenti, per naufragi o per asfissia... Le
notizie,soprattutto quelle televisive, suscitano in noi
lasensazione di un flusso continuo, ininterrotto. Avolte, alcuni
hanno l’impressione di assistere aduna vera e propria invasione2.
Papa Francesco l’8 luglio 2013 ha voluto recarsi aLampedusa per
richia-mare l’attenzione dell’o-pinione pubblica – e,soprattutto,
dei cristiani– su quanto sta avve-nendo. Nei suoi discor-si, in
quest’ultimo anno,è ritornato sull’argo-mento almeno cinquevolte.
E, tuttavia, lasituazione sembra noncambiare. Ad un annoquasi
esatto di distanza,45 morti (e con oltre 70persone disperse) è
ilbilancio parziale di unnuovo dramma che si ècompiuto nelle
acquedel Mediterraneo.Ci capita di sentire commenti i più diversi.
Alcuniche, emotivamente colpiti dalle tragedie, si lascia-no
commuovere – ed è una commozione prestofagocitata da altre immagini
televisive.Altri sono discorsi di ben diverso tenore, che
sifocalizzano sempre e comunque su motivi dicarattere economico. Ma
perché continuano ad arri-vare? Ma cosa vogliono? C’è la crisi, non
c’è lavoro equesti ce lo vengono a rubare!… Le nostre coscienze
cristianevengono sollecitate,provocate da tutto ciò? Oppure
dobbiamo rico-noscere che si cerca, più che altro, di continuare
a
sonnecchiare? A fare finta che tutto ciò non ciriguarda, non
abbia a che fare con il nostro usciodi casa, con il nostro
giardino?Avendo avuto modo in questi anni di conoscere– ed in
alcuni casi anche di accogliere – personeche hanno compiuto tali
viaggi, mi rendo contoche – come sempre – ciò che conta è come si
guar-da al mondo, da quale prospettiva. Le notizietelevisive – e
degli altri mass media – ci raggiun-gono, solitamente, da lontano.
Noi restiamo tran-
quilli, nelle nostre case, seduti sui nostri divani,magari
sgranocchiando o sorseggiando qualcosadi buono, mentre in giro per
il mondo ci sonoguerre, carestie, catastrofi naturali,
devastazionidovute agli sconvolgimenti climatici… La televisione ci
rende spettatori di questo spet-tacolo mondiale, in tempo reale. E
noi distin-
«La cultura del benessere, che ci porta a pensare
a noi stessi…» 1ëì íîïðñìòó íôõõîõì
1) Papa Francesco, Omelia, Lampedusa 8 luglio 2013.2) In realtà
i numeri complessivi sono inferiori a quanto ci siimmagina di
solito. Per fare un esempio, sulla portata del feno-meno, alla fine
del 1800 nel solo porto di Buenos Aires(Argentina) sbarcavano ogni
giorno oltre 800 immigrati prove-nienti dall’Italia – cifra,
questa, molto più consistente degliattuali sbarchi sulle cose
italiane.
ö÷øù÷úûúûüýþÿ��� .dic.qxd 30/01/2016 22.36 Pagina 18
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TEMI
19
guiamo sempre di meno tra le vicende narrate daun film, una
fiction, un realityo dalla cronaca di ungiornalista. Tutto per noi
diventa intrattenimento.Oserei dire: divertimento. Sì, perché ci si
può anchedivertire3con le emozioni forti. E, di fatto,
abbiamobisogno che in noi vengano sollecitate emozionisempre più
intense… E, al tempo stesso, si diven-ta sempre più insensibili
alla sofferenza che ci cir-conda – ormai ridotta a spettacolo. Sono
tanti i motivi per cui si partee ci si mette inviaggio – sapendo di
poter rischiare la vita. Cisono quanti sperano in un domani più
vantag-gioso e vogliono migliorare la propria condizio-ne. Ma c’è
anche chi fugge: dalle guerre, dalla vio-lenza, dalle dittature – a
volte per motivi religiosio politici o tribali. E chi fugge cerca
casa – perchénon ha più una casa.Soltanto nel bisogno – nei casi di
estremo bisogno– quando tutte le porte si chiudono, quando lanostra
disperazione sembra non avere termine,incominciamo a capire quanto
sia profondo ildesiderio di poter essere accolti da
qualcuno,ascoltati, ospitati. Ma a noi, ormai, tutto questonon
interessa, avvolti come siamo dal fastidio divederli arrivare…Per
noi i viaggi all’estero sono quasi sempre permotivi turistici –
alle Maldive o a Sharm el-Sheikh, all’isola Margarita o sulle coste
tailandesi– e sempre lontano da tutto ciò che in quei paesici possa
ricordare miseria, povertà, disagi o vio-lenza. E non sappiamo cosa
voglia dire lasciare ilproprio paese, rischiando la propria
vita.«Domandiamo al Signore la grazia di piangere sullanostra
indifferenza, sulla crudeltà che c’è nel mondo, innoi, anche in
coloro che nell’anonimato prendono deci-sioni socio-economiche che
aprono la strada a drammicome questo»4.Mi raccontava H.: «Tu guardi
un film. Uno di queifilm in cui tutto è incredibile. E sai che non
c’è nulla divero. È tutto inventato… Poi fai un viaggio come ilmio.
E quello che vivi non ha niente a che vedere con ifilm. È molto, ma
molto di più. Dopo, anche i film piùincredibili ti fanno ridere».
H. ha alle spalle un viag-gio sulla barca di 11 giorni. 11 giorni
senza man-giare, avendo da bere soltanto un bicchiere di tèal
giorno e restando ammucchiato con altri 130
senza avere la possibilità di sdraiarsi per riposare.Quel
viaggio è scivolato via senza lasciare tracce?Quali sono ora i suoi
sogni durante la notte? Adanni di distanza H. sogna spesso di
essere ancorain mezzo al mare. I bagagli abbandonati sullaspiaggia,
prima della partenza. La fame, la sete, ilbisogno di dormire ed il
sole rovente, alto nelcielo, senza possibilità di ripararsi, sotto
lo sguar-do di alcuni mercanti di morte, pronti a sparare
abruciapelo o a gettare in mare il primo che osiprotestare o
solamente alzare la voce.H. mi dice: «È di queste cose che dovresti
scrivere…».Si sveglia spesso durante la notte – perché ognivolta
gli sembra di essere ancora in mezzo almare.D. racconta di aver
vagato per le campagnepugliesi per tre giorni, affamato e senza
conosce-re una parola d’italiano, senza un soldo in tascapoiché i
pochi che aveva portato con sé gli eranostati derubati. Si è allora
presentato ai carabinieri– è stato rimpatriato, ma subito dopo è
tornato inItalia.G. – ad anni di distanza – ripete che
preferirebbemorire piuttosto che ripetere l’esperienza di
quelviaggio. N. ha rischiato di essere gettato a mare –era tra i
più piccoli sullo scafo e si stava avvici-nando una motonave della
guardia costiera… Cisono mercanti di morte che gettano a mare i
bam-bini per impedire l’inseguimento ed obbligare leguardie a
tentare di prestare soccorso ai malcapi-tati.C’è anche chi non
vuole raccontare nulla del suoviaggio – forse ritiene che siano
fatti incredibili,troppo pazzeschi per essere ascoltati ed accolti.
Echi invece continua a raccontare la stessa storia,incapace a
liberarsene – perché si ritorna semprelà, a quei terribili giorni
in cui si è visto la mortefaccia a faccia e si è penetrati fino
alle buie estre-mità della disperazione.Ma sapremo noi tornare ad
accogliere il peso diqueste sofferenze? Saremo capaci di
distogliercidalle immagini televisive per farci attenti
all’im-previsto che cammina sulle nostre strade? Già,l’imprevisto.
Analogo a quello della parabolaevangelica del giudizio finale (Mt.
25, 31-46). Làove lo stupore porta ad esclamare: e quando mai? E
quando mai, Signore, eri straniero e ti abbiamoospitato?
3) Divertire proprio nel senso originario del termine:volgere
altrove, allontanare, stornare.4) Papa Francesco, Omelia, Lampedusa
8 luglio 2013.
������������� .dic.qxd 30/01/2016 22.36 Pagina 19
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PADRI MARISTI
20
Not iz ie in breve
«Per un nuovo volto di La Neylière». Èil titolo di un seminario
che si è tenutoil 30 e 31 Maggio 2014 proprio nellacasa ove p.
Colin ha vissuto gli ultimianni della sua vita e ne sono
conserva-
te le spoglie. 27 persone, aventi unparticolare interesse, si
sono riuniteper riflettere su un programma di atti-vità fino al
2020. Con il compito dioffrire proposte per l’uso della casa diLa
Neylière, per facilitare accesso alpatrimonio marista, attraverso
la pre-senza di una comunità marista. Nellacasa è in corso un
intervento comples-sivo di ristrutturazione degli
ambienti.Organizzato su iniziativa dellaProvincia europea dei Padri
Maristi edella comunità locale, il seminario si èproposto di
preparare gli eventi chesegneranno l'anno 2015 (inaugurazio-ne
della casa rinnovata) e l’anno 2016(secondo centenario della
Promessa diFourvière). Questo incontro ha con-sentito ai
partecipanti di vedere l'a-vanzamento dei lavori e dei primi
segni di questa nuova Neylière. Sisono incontrati: membri delle
équipeche animano oggi La Neylière(Neylière Avenir, Amis de la
Neylière,Musée d’Océanie), membri della fami-
glia marista,laici, suore,fratelli epadri prove-nienti dadiversi
paesiin Europa.Sia per l'i-naugurazio-ne di LaNeylière du-rante
l'estatedel 2015 siaper l'anima-
zione a più lungo termine, il seminarioha cercato di coniugare
la creatività, ilrealismo e la proposta per decisioni daattuare.
Virginie Allard è stata la faci-litatrice dell’incontro che ha
permessoai partecipanti di fare 18 propostestraordinariamente
ricche, alcunedelle quali molto dettagliate.La relazione finale di
questo seminariosi può trovare, in francese, sul
sito��������������������� !"#$%.
P. Alan Williams, della provinciad'Europa (Inghilterra) è stato
nomina-to dal Papa Francesco vescovo diBrentwood, Regno Unito. P.
Alan è l'exSuperiore maggiore dei Maristi inInghilterra ed era, al
momento dellanomina, il direttore del SantuarioNazionale di Nostra
Signora di
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PADRI MARISTI
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Walsingham. Laureato in teologia, psi-cologia ed educazione
religiosa, halavorato come insegnante e cappellanonelle scuole
secondarie e come parro-co; inoltre, ha insegnato
spiritualitàcristiana a livello post-laurea. Almomento della
nomina, durante laconferenza stampa, p. Alan ha detto:«Chiedo le
vostre continue preghiere. Miimpegno nel mio nuovo ministero.
Nelcorso degli anni numerosi pellegrini pro-venienti dalla diocesi
di Brentwood hannofatto il loro pellegrinaggio a Walsingham;il mio
pellegrinaggio oggi mi porta aBrentwood sotto il patrocinio di
Maria, lamadre di Gesù e di tutti i santi della dio-cesi».
L’ordinazione episcopale è avve-nuta il 1° luglio.
È stato pubblicato un Direttorio (euro-peo) su le relazioni tra
maristi reli-giosi e laici. «Assumendosi la responsa-bilità di
favorire lo sviluppo della vitamarista laica e di incoraggiare la
collabo-razione, la provincia si lascerà guidare daun direttorio
provinciale…». Un’équipecomprendente Jan Hulshof (NL),Bernard
Bourtot (Fr) e Rory Mulligan(Norvegia) ha redatto un primo testodel
Direttorio destinato ai religiosiprofessi. L’équipe lavora in
consulta-zione con Michel Macquet, rappresen-tante del
Coordinamento Europeo deiLaici maristi, e con i confratelli
che,
nelle diverse regioni della Provincia,assicurano il contato con
dei Laici.Lo scopo è quello di portare un soste-gno al nostro
comune impegno di pro-muovere tute le vocazioni, in partico-lare
quelle di vivere come Laici mari-sti. Versioni in varie lingue, tra
cuiquella italiana, sono già state pubbli-cate.
Raccontate la vostra storia! All’iniziodella Evangelii Gaudium
papa France-sco scrive: «Posso dire che le gioie piùbelle e
spontanee che ho vissuto nel corsodella mia vita sono quelle di
persone moltopovere e che hanno poche cose a cuiaggrapparsi» (EG
7). La scelta del Papadella sua esperienza personale di
soli-darietà con le persone povere è statafonte di ispirazione per
la CommissioneSolidarietà nel corso della riunione
tenutasi a Parigi il 6 e 7 maggio. LaCommissione ha invitato
tutti i confra-telli a riflettere sul proprio impegnopersonale nel
ministero della solida-rietà – un elemento centrale nellavocazione
marista (Costituzioni n. 12).È stato chiesto ai confratelli di
scriverela storia delle loro esperienze e di con-dividerle con la
Commissione, cheprossimamente troverà il modo di farcircolare il
più possibile queste narra-
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PADRI MARISTI
zioni, che potranno essere fonte d’ispi-razione per gli altri e
specialmente perle future generazioni di Maristi. LaCommissione
Solidarietà ha un proprioblog sul quale vengono pubblicatidocumenti
sul ministero della
solida-rietà:http://maristeuropesolidarity.eu/
Distretto dell’Africa - Celebrazionidel 25°. Il 29 aprile 2014,
a Yaoundé(Camerun), i padri maristi hanno cele-brato il 25 °
anniversario della creazio-
ne di un Distretto dell'Africa e del 25 °anniversario della
presenza marista inCamerun. La celebrazione è stata pre-sieduta da
Mons. Jean-Marie Bala,Vescovo di Ebolowa e AmministratoreApostolico
dell'Arcidiocesi diYaoundé. P. Kevin Duffy, l'assistenteper
l'Africa, ha rappresentato ilSuperiore Generale alla
celebrazione.Nella sua omelia, il vescovo ha espres-so la sua gioia
e gratitudine ai PadriMaristi per il loro apostolato inCamerun e in
particolare a Obili, met-tendo in evidenza le loro apostolatotra i
giovani. Egli ha espresso la spe-ranza che Ebolowa possa essere
laprossima diocesi del Camerun adavere maristi che lavorano con i
giova-ni! L'arcidiocesi di lingua inglese di
Bamenda era rappresentata da ungruppo di soci dei Maristi, così
comelo era la diocesi di Bafia. Il 17 luglio 2014 un’ulteriore
celebra-zione avrà luogo a Dakar, in Senegal,dove i Padri Maristi
della Provincia diLione sono giunti nel 1948 per fondareuna scuola,
su invito dell'alloro arcive-scovo di Dakar, mons Lefebre. Uncerto
numero di africani maristi conti-nuano a lavorare in questa
scuola,Cours S.te Marie, che è ora ammini-strata dalla arcidiocesi
di Dakar. Il
Distretto sta lavorando per avviareuna nuova comunità ed una
scuolamarista alla periferia di Dakar.
La causa di Beatificazione delFondatore. I lavori per la
beatificazio-ne del nostro Fondatore continuano,sotto la direzione
del postulatore dellacausa, p. Carlo Maria Schianchi. Perquanto
riguarda la diffusione delladevozione a p. Colin una
risorsaimportante è il sito web ufficialewww.jeanclaudecolin.org
gestito da p.Ron Nissen. Ogni mese ci sono aggior-namenti. È
presentato in inglese, tutta-via la maggior parte dei suoi 600
filescaricabili sono in altre lingue. Il sitocontinua ad essere
visitato da personeprovenienti da molti paesi del mondo.
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PADRI MARISTI
Il sito web è accompagnato da paginadi Facebook che regolarmente
riporta la"foto della settimana" e le ultime notizie.(In questo
periodo le fotografie sonodedicate al santuario di Fourvière).
Interessante può essere anche la confe-renza che p. Gaston
Lessard ha direcente tenuto ai membri della provin-cia canadese,
sulla causa di beatifica-zione e che può essere trovata sul sitoweb
della provincia
canadese:http://www.peresmaristes.qc.ca/media/video.html.
Il sito web ufficialenella colonna "What’snew” (Cosa c'è
dinuovo) fornisce ag-giornamenti sulle nu-ove risorse così
comesugli eventi connessia Colin nel mondomarista. Ci sono
unavarietà di risorse chepossono essere utiliz-zate nelle
parrocchie,scuole, ecc.Per mezzo di questosito e con le
recentipubblicazioni relative al p. Colin sispera di raggiungere
due obiettiviprincipali: rendere p. Colin più cono-sciuto come
maestro spirituale e uomosanto - ed anche per accrescere
ladevozione a lui tra le tante persone che
chiedono favori attraverso la sua inter-cessione. Noi preghiamo
e aspettiamoun miracolo attribuito alla sua inter-cessione. Se
siete a conoscenza dieventuali favori particolari o addirittu-
ra di un miracolo, si prega di contatta-re
[email protected].
Sul lavoro della causa stessa c'è unabuona collaborazione con la
diocesi diLione, e il cardinale è pronto ad accet-tarne la causa.
Una lettera formale con
la documentazione com-pleta sulla vita di p.Colin dovrebbe
prestoessere presentata peravviare la richiesta uffi-ciale. La
documentazio-ne richiesta è pronta – aparte la raccolta finaledelle
lettere post 1854 dip. Colin. Molti maristihanno lavorato nel
corsodegli anni su questadocumentazione e tantagratitudine è loro
dovu-ta. Una volta che il pro-cesso si aprirà a Lione, ilprossimo
passo sarà la
presentazione della causa allaCongregazione per le Cause dei
Santi aRoma. Una biografia completa di p.Colin è stata scritta da
p. Justin Taylor,che servirà per la causa nella sua faseromana.
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INDICE
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MARIA
Mensile sulle opere e sulle missioni
dei Padri Maristi italiani
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860.45.22 fax 06/86205535
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con approvazione ecclesiastica
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14 Messico
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18 Temi
20 Padri Maristi
n. 4-6
Fourvière - statua Fourvière - statua
della Beata Vergine della Beata Vergine
si affaccia sulla città di Lionesi affaccia sulla città di
Lione
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