21 ◊ 10 i n formazione Periodico di comunicazione tra maestri, allievi, genitori, amici. LIBERA ASSOCIAZIONE PEDAGOGICA RUDOLF STEINER
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in formazionePeriodicodi comunicazionetra maestri, allievi,genitori, amici.
LIBERA
ASSOCIAZIONEPEDAGOGICARUDOLFSTEINER
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My heart leaps up when I behold
A rainbow in the sky:
So was it when my life began;
So is it now I am a man;
So it be when I shall grow old,
Or let me die! The Child is father of the Man;
And I could wish my days to be
Bound each to each by natural piety.
William Wordsworth
M Y H E A R T L E A P S U P
b envenuti
Sussulta il mio cuore quando scorgo
Nel cielo un arcobaleno:
Così fu il giorno che io nacqui,
Così è ora che sono uomo,
Così sia quando sarò vecchio,
O altrimenti la morte!
Il bimbo è padre dell’uomo,
E vorrei quasi che i miei giorni fossero Legati l’uno all’altro da pietà naturale.
S U S S U LT A I L M I O C U O R E
in formazione 2 In copertina: Acquarello di Maria Luisa Vigilanti
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E s t a t e
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Un segno identitario, un “logo”, èun motivo grafico che comunica
visivamente,presenta apertamente l’i-dentità di una “persona”, che sia un in-dividuo o un gruppo,o un’azienda o unente: è come il suo volto.
Per essere adeguato ed efficace, oltreche veritiero, deve quindi trasmetterel’essenza di quella “persona”, la sostanza,deve porsi come suo aspetto formaleesteriore coerente con tale sostanza:corrispondenza tra contenuto e forma.Se si osservano i due loghi che rappre-sentano la Libera Scuola Rudolf Steinerdi Milano e la Libera Associazione Pe-dagogica Rudolf Steiner di Milano,si puòrintracciare lo sforzo di realizzare que-gli ideali identitari sopra accennati, col-tivati diversamente ma congiunta-mente da queste due entità: sviluppa-re ed esercitare la pedagogia steineria-na nella città di Milano. I due loghi so-no nati insieme nel 1994, all’indomani
della fondazione della nuova Scuola divia Pini.Il segno della Scuola è costituito da uninsieme di quattro tratti grafici carat-terizzati da una certa corposità e pla-sticità, di color blu scuro, sullo sfondo
di un campo azzurro triangolare dai la-ti arrotondati. La sequenza e disposi-zione dei tratti, in successione ritmica,suggerisce un movimento lievementema decisamente discendente, dall’altoverso il basso, accentuato dalla posi-zione di uno di essi che, uscendo dallaserie ritmica, fa però da linea di colle-gamento sopra-sotto. Poiché questo è
poi l’unico tratto che sborda dallo sfon-do azzurro, indica anche una connes-sione fra lo spazio, l’ambito conchiusorappresentato dallo sfondo e la dimen-sione esterna superiore, lo spazio aper-to, da cui sembra provenire l’intero mo-vimento discendente.Un osservatore attento e intuitivo può
inoltre indovinare nei tratti anche le for-me allusive di una piccola figura uma-na, dal gesto fresco e gioioso, che vie-ne a calare, accolta da una forma sot-tostante a foggia di coppa,di culla.Nel-l’insieme il logo, dall’impostazione lie-vemente asimmetrica ma bilanciata eleggera, sospesa,parla di una realtà cheè il gesto dell’essere umano giovane, il
bambino, che come anima scende dauna dimensione spirituale superiore so-prafisica (ecco l’atmosfera azzurra e il
Articolo illustrativo sui segni (loghi)della Libera Scuola Rudolf Steiner di Milano
di Stefano Andi*
v ita della scuola
LIBERAASSOCIAZIONEPEDAGOGICARUDOLFSTEINER
LIBERA
SCUOLARUDOLFSTEINER
*Presidentedi ArchitetturaOrganica Vivente
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blu profondo dell’origine spirituale),pertrovare un quel luogo una ideale acco-glienza.Il segno della Libera Associazione è com-plementare a quello della Scuola. Essoè composto con gli stessi elementi for-mali, alcuni tratti grafici plastici su unosfondo colorato. Ma l’insieme esprimeuna situazione diversa, che allude a uncontrocanto rispetto al primo segno. Losfondo, sempre a forma triangolare ar-rotondata ma più stabile e concreta del-
l’altra, ha due appendici in alto, però, chene dinamizzano e ravvivano la sagoma.I tratti grafici interni, qui tre anzichéquattro, sono pure in rapporto ritmicofra loro ed esprimono, con un marcatogesto plastico, il senso di un lavorio in-teriore, che elabora e sedimenta. I coloricaldi dell’insieme (il rosso dei tratti in-terni e il rosa dello sfondo) comunica-
no attività e accoglienza.Anche questosegno è decisamente asimmetrico, maanche equilibrato in sé, sempre per espri-mere mobilità e movimento.I due segni, relativi alle due identità diuna unica realtà, la Scuola Steinerianadi via Pini, l’una propria della parte pe-dagogica ed educativa della sua mis-sione, l’altra di quella sociale e cultura-
le, sono chiaramente complementarinelle forme, nei colori, nel gesto, nellaspazialità,per esprimere appunto proprioil senso di reciproco aiuto ed integra-zione e collaborazione fra le due partidella Scuola: tema centrale e fonda-mentale questo, su cui si fonda l’auspi-cato e necessario sviluppo di un impul-
so pedagogico steineriano all’interno diuna realtà spirituale, culturale e socialecontemporanea.
Soluzione al quesitodi matematica
dello scorso numero.
Il quesito era :“Ho 4 volte l'età che avevi quandoavevo l'età che hai. Ho 40 anni, quantianni hai?
La soluzione è 25.
Proponiamo due soluzioni, entrambecon un sistema a due incognite:
1° soluzione:se si indicano con X gli anni che avevi,si ha la prima equazione4X = 40 X = 10
se si indicano con Y gli anni passati, siha la seconda equazione40 – Y = X + Y Y = 15Da cui, sommando10 (gli anni che avevi) + 15 (gli annipassati) = 25, cioè gli anni che hai!
2° soluzione:
y anni fa io avevo 40 – y anni e tu x – y anni.Oggi 40 = 4 ( x – y); e inoltre 40 – y = xda cui ( per la prima equazione ) 40 :4 = x – y, cioè 10 = x – y e dalla seconda 40 = x + y .Per sostituzione: x = 40 – y e x = 10 + y si
ha 40 – y = 10 + y da cui 30 = 2y y = 15.
v ita della scuola
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s tagioni dell’anno
L’iperico (Hypericum perfora-
tum L.), noto ad Ippocrate e
molto stimato da Paracelso, ha con-
servato in varie lingue europee il le-
game col solstizio d’estate, festa di
Giovanni Battista (Saint John’s wort
in inglese, Johanniskraut in tedesco)
non solo per la coincidenza della sua
fioritura con la data del fenomeno ce-
leste, ma perché è una vera e propria
“pianta della luce”, come si può rica-
vare dall’impressione “sensibile-mo-
rale” che essa fa su di noi, e che può
essere percepita con l’opportuna
educazione interiore.
E’ una pianta assai diffusa nelle nostre
regioni, soprattutto su terreni secchi
e aridi, marginali, quali bordi di stra-
de sterrate,macereti, radure della bas-
sa montagna fino a 800-1000 metri.
Si riconosce facilmente per la bassa
taglia della piantina ramificata, per isuoi fiori gialli ricchi di stami e per le
foglioline ellittiche che, osservate in
controluce,mostrano come dei fori su
tutta la pagina, impressione che ha
dato origine al nome specifico.In real-
tà, non si tratta di perforazioni ma di
ghiandole pellucide che contengono
olio essenziale. Tuttavia, altre ghian-
dole sono quelle che hanno fatto la
fortuna dell’iperico nella nostra epo-
ca:quelle nere,poste sul bordo dei pe-
tali della corolla e dei sepali del cali-
ce, che contengono una sostanza co-
lorante solubile nei grassi che confe-
risce al solvente un bel colore rosso:
l’ipericina.
Lo sguardo del ricercatore spiritualevede nella pianta la portatrice di un
processo simile a quello minerale del-
Erba di San Giovanni o iperico
Ormai proiettati verso l’inizio dell’estate vogliamo
provare a guardare fuori di noi, nella natura,e vedere cosa ci offre il mondo vegetale in questo periodo.
di Maurizio Tomasi*
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6in formazione
l’arsenico, il quale, se somministrato con
prudenza, favorisce l’incarnazione del-
l’astrale fino ad afferrare il fisico.
L’arsenico minerale si caratterizza peruna “antipatia” nei confronti dello sta-
to liquido.
L’arsenico, infatti, se riscaldato, sublima,
passando direttamente da solido a gas-
soso.Negli esseri viventi l’arsenico smor-
za fortemente le attività eteriche che
hanno sede nei liquidi corporei, per sub-
ordinarle alle forze astrali,di cui è espres-
sione evidente l’anima, con le sue facol-
tà del pensare, del sentire e del volere.
Rudolf Steiner suggerisce che l’iperico sia
una sorta di “processo arsenico” incar-
nato in un vegetale, e che, come tale,
estende e prolunga l’intensa, ma breve,
attività dell’arsenico minerale.
Da queste osservazioni derivano le in-
dicazioni per l’uso medicinale dell’ipe-rico: rigenerazione di lesioni nervose, ri-
epitelizzazione della cute, intervento del-
la coscienza regolatrice in processi ete-
rici troppo “lussureggianti”, soprattutto
nei bambini,e da ultimo la ben nota, an-
che alla medicina convenzionale,attivi-
tà antidepressiva dell’ipericina.
L’oleolito di iperico, di facile preparazio-
ne casalinga,rappresentava nei secoli pas-
sati, e ancora rappresenta,un valido pre-
sidio della farmacia casalinga: si prepara
raccogliendo verso la festa di San Gio-
vanni due manciate colme di sommità
fiorite della pianta (fiori,qualche foglia e
un pezzetto di stelo) e ponendole a ma-
cerare in un vaso trasparente contenen-
te un litro di olio di oliva. Il vaso,ben chiu-so,verrà esposto al sole per circa tre set-
timane, dopodiché si filtra il rosso liqui-
s stagioni dell’anno
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do ottenuto e lo si suddivide in conteni-
tori della capacità di circa 10-20 millili-
tri per evitare l’irrancidimento.L’oleolito
di iperico sarà un toccasana in caso discottature o ustioni, lenendo il dolore e
affrettando la ricrescita della pelle sana.
Questa pianta così preziosa per l’uomo
è tuttavia tossica per gli animali dome-
stici: se capre, pecore e vacche pascola-
no piante di iperico anche in piccola
quantità, appena si espongono al sole,
le zone più chiare del loro mantello ini-
ziano a gonfiarsi e a coprirsi di lesioni.
Subentrano successivamente convul-
sioni e idrofobia, e in casi estremi, per-
sino la morte. Il processo luminoso, al
quale l’iperico con la “ruota solare” dei
suoi fiori e il suo ciclo vegetativo lega-
to al sorgere dell’estate è strettamente
correlato, in questo caso, tramite il vei-
colo della pianta, infrange la barrieraesterna della pelle che deve tenere “in
ombra” l’interno del corpo, ed entra in
esso come un processo estraneo, fa-
cendo reagire l’organismo con l’in-
fiammazione e il rafforzamento dei pro-
cessi sanguigni.Anche nell’uomo l’ipe-
ricina può provocare fotosensibilizza-
zione, ed è questo uno dei pochi effet-
ti collaterali che essa presenta.
Si noti, per concludere, che la medicina
convenzionale utilizza solo una delle so-
stanze prodotte dall’iperico,estraendola,
purificandola e concentrandola.L’estrat-
to della pianta intera, invece,contiene,an-
che dal solo punto di vista delle sostan-
ze materiali, ben maggiore varietà ed è
proprio questa ricchezza e sinergia tra lesostanze che permette all’uomo di gio-
varsi del “processo iperico”. *Fitopreparatore
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i l racconto
Pallino
Pallino è il cane più minuscolo del parco.
E’ così minuscolo che la sua padrona,
piccolina anche lei, gli ha fatto un cappottino
rosso con minuscole maniche, per le minu-
scole zampe, per non perderlo nell’erba.
Con la stoffa avanzata dal cappottino, la sua
padrona si è fatta un cappello che la fa sem-
brare un grande fungo che cammina sulprato. D’estate Pallino ha un minuscolo man-
tello di seta rossa che lo fa sembrare un minu-
scolo moschettiere. E proprio con la bal-
danza di un moschettiere Pallino corre
incontro a tutti i cani facendo loro festa e cor-
rendo tra le loro zampe come fossero
colonne. I cani lo annusano perplessi e forse
si domandano come faccia un topolino ad
avere aspetto e odore di cane. Quando è l’oradi tornare a casa alla padrona di Pallino basta
un solo richiamo: lui obbedisce prontamente
e insieme si avviano alla loro casa che tutti
immaginiamo minuscola, con minuscole
sedie e tavolini ma con un grande amore
dentro.
BernardoBernardo è un piccolo cane meticcio,
frutto di chissà quanti incroci. Per com-
pensarlo della sua piccolezza il padrone ha
voluto chiamarlo Bernardo. Il problema è che
Bernardo ha frainteso: ha pensato di essere
grande e santo, un vero sanbernardo. Quando
due cani accennano ad azzuffarsi, per quanto
grandi siano lui si precipita tra le loro zampe
abbaiando furiosamente perché la smettano
e riprendano a volersi bene. I cani litiganti
sono così frastornati dalla sua irruenza e dalla
sua piccolezza che pur di farlo smettere si
allontanano mogi abbaiandogli contro . Se
vede un vecchietto che cammina lentamente
appoggiato al suo bastone, Bernardo si pre-
cipita a tenergli compagnia e ci rimane malis-
simo quando quello lo scaccia:” Mi fai
cadere!togliti dai piedi!”. Se vede un bambino
giocare con la palla si lancia a giocare con lui
per farlo divertire e ci resta malissimo se ilbambino grida:” Mamma! Mi ha preso la
palla!” Per fortuna, il più delle volte, la sua
compagnia è gradita e questo lo conferma
nella sua convinzione di essere grande e santo.
Chopin
Chopin è un levriero grigio alto ed ele-
gante. Ha vinto alcune gare di bellezza e
ne è perfettamente consapevole. Incede con
il muso eretto, le zampe allineate e le orecchie
diritte e pronte ad accogliere tutti i compli-
menti. Il suo padrone non è da meno in
quanto ad eleganza, con divertita autoironia
racconta delle sue incursioni nei negozi di
abbigliamento sportivo. Ai commessi descrive
strabilianti avventure per mare chiedendo sti-
vali e giacche a prova di tempeste e tifoni. I
commessi si affrettano a mostrargli le novità
più tecnologiche partecipando del suo spirito
d’avventura e immaginandolo alle prese con
onde alte quanto un grattacielo. Lui compra
soddisfatto ed indossa per esibirli al parco i
suoi acquisti, che non metterà se non per pas-
seggiare con Chopin sotto la pioggia: soffre
infatti di mal di mare. Nella sua estrema ele-
ganza scuote il capo e dice: “ Con un cane così
è il minimo che posso fare!”
“Passeggiando nel parco…”di Mari Cultrera
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Il coro LiberIncanto esiste già dalla pri-
mavera del 2002,ma non tutti a scuo-la lo conoscono bene. Queste sono al-cune delle domande che spesso mi ven-gono rivolte.
1. Chi può partecipare al coro?
Tutti. Moltissime persone attribuisconoun alone di elitarismo culturale al faremusica,ed è un gran peccato,perché per-
lomeno il canto è una dote espressiva in-nata in tutti. I bambini lo sanno bene,mamolti adulti lo rimuovono quando cre-scono. Concludono di “non essere por-tati”o che la musica richiederebbe trop-po impegno rispetto al piacere che puòregalare. Purtroppo così rinunciano adun’enorme fonte di gioia e ad un modo
di comunicare più profondo e immedia-to rispetto alle parole, eppure a portatadi mano - per tutti.
2.“Ma mi dicono di essere stonato…”
È una leggenda metropolitana.Tutti ab-biamo innato il senso dell’armonia e, ameno di perdere l’udito, essere intonatiè il nostro stato naturale.Ovviamente ci
sono voci più o meno estese, più o me-no “grasse”, più o meno duttili ecc., maquesti sono aspetti che migliorano con
la pratica.Anche quando si impara ad an-
dare in bicicletta,ci vogliono tempo e at-tenzione per sviluppare il senso dell’e-quilibrio e prendere confidenza, ma pri-ma o poi ci arrivano tutti.La difficoltà con il canto è la nostra pau-ra di questo mezzo così potente e inti-mo, perché esprime molto più di quan-to siamo abituati a mostrare di noi. Diconseguenza, molte persone si spaven-
tano per una forza che non sanno ancoragestire bene, mentre temono allo stes-so momento il giudizio degli altri, e co-sì inconsciamente si dissociano dalla pro-pria voce, come se non gli appartenes-se. Uno scudo che (come spesso acca-de) fa più danno del pericolo dal qualedovrebbe proteggere. Ma si esce facil-mente da questa autolimitazione,è suf-ficiente prendere confidenza dedicandosial canto con attenzione, con un po’ dipratica i nodi si sciolgono in fretta, e ciaccorgiamo presto di quanta passioneera racchiusa in questo guscio da cui nonsi vedeva l’ora di uscire. La ricompensaè quasi immediata perché ci riappro-priamo di una parte intima di noi che
spesso è rimasta negata per decenni,mache si era sempre fatta sentire come untarlo. Un’insperata ricchezza tra le mani
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Liberi di (in)cantareTimo Baucken, genitore di VII che già a Natale ci aveva
parlato dell’esperienza del canto, è il direttore di LiberIncanto ,il coro dei genitori. Qui ci racconta come funziona il coro, inche modo si differenzia da altri cori e quanto può esserefacile recuperare il dono della musicalità che tutti abbiamo
di Timo Bauken
v ita della scuola
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10in formazione
che avevamo agognato da sempre, ma che cre-devamo riservata a pochi eletti. Il bello è che sia-mo tutti eletti, e scoprirlo è molto più facile diquanto si pensi. Non occorre diventare un nuo-vo Pavarotti o una nuova Callas,è sufficiente di-ventare ciò che siamo.
3. “Ma io non so leggere la musica!”
Molti vedono lo spartito come un ostacolo, main verità vuole essere solo un aiuto.E mentre i no-stri figli in questa scuola imparano a leggerlo, lagran parte dei genitori non ha avuto questo pri-
vilegio. Comunque, lo spartito non è la musica,la raffigura soltanto! Anche i bambini piccoli im-parano una canzone semplicemente per imita-zione, senza alcuna nozione di lettura.Nel coro usiamo infatti delle tracce “precantate”che facilitano enormemente lo studio di un bra-no, basta avere un mp3 player o un lettore CD.Poi, strada facendo, si impara anche a leggere lenote, che non sono altro che un semplice lin-
guaggio scritto:paragonabile all’alfabeto,però piùlineare e con molti meno segni. È comodo saperdecifrare uno spartito come è comodo saper leg-gere un libro da soli.
4.Per esprimersi con la musica non bisogna im-
parare uno strumento?
E’meraviglioso saper suonare uno strumento,è co-me se ci dotassimo di una seconda voce,di una di-mensione espressiva in più. Ma alla base di tuttala musica c’è la prima voce, cioè il canto. La voceè il nostro strumento principe, il più immediato eil più antico.È quello che più o meno consapevol-mente padroneggiamo tutti da sempre,anche sen-za aver mai preso una lezione, ed è quello che ciesprime e ci caratterizza più di ogni altro mezzo.Ma proprio perché lo diamo per scontato, è uno
strumento sottovalutato. Non è solo il più ac-cessibile, ma anche quello più legato alle nostreemozioni – quindi alla nostra passione.Non è af-
fatto limitato alla gola,ma coinvolge tutto il cor-po: il diaframma, i polmoni, il cranio, la colonna,le spalle,il bacino,il battito cardiaco e perfino l’ap-poggio dei piedi sul pavimento. La sua vibrazio-ne ci pervade fino all’ultima cellula.Anzi, ancheoltre, perché pervade le persone che abbiamo ac-canto (persona , dal verbo latino personare = per-vadere con il suono!). E questo aspetto è stret-tamente legato con il punto seguente.Comunque: il canto è unico perché siamo sia lostrumento che il suonatore. E una volta che ab-biamo preso confidenza con entrambi, possiamo
permetterci il lusso (e la delizia) di prenderne co-scienza.In quel momento diventiamo anche il pub-blico,cioè l’ascoltatore,e possiamo bearci della bel-lezza che ci investe mentre noi stessi la stiamocreando. Un processo meraviglioso e magico.
5. Perché è utile cantare nel coro della nostra
scuola?
È più bello e più stimolante esprimere la propria
voce insieme ad altri che fanno la stessa cosa:unmodo di entrare in una comunicazione armoni-ca al di là delle mente, di creare una vibrazionecomune ed esserne arricchiti in ritorno . Il totaleche diventa più grande della somma delle parti,e poterlo sperimentare in modo così immediatoè un’esperienza unica. È perfino curativo perchéci mette “in pari”,grazie alla vibrazione armoniosadentro e attorno a noi. E come effetto collatera-le diventa un mezzo potente per dare un sensodi coesione. Per me sarebbe bello se tutti i grup-pi e le classi della nostra Scuola fossero presentinel coro con almeno una persona.
6.“Ma mi mette in imbarazzo cantare davan-
ti ad altra gente!”
Certo! Come ho già detto, la voce è il nostro mez-
zo espressivo più intimo ed immediato,e nel can-to non abbiamo i filtri che applichiamo di solitoalle nostre parole.Comunque,come sempre,il fa-
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re una cosa è molto meno drammatico del pen-sarla. Nessun corista dovrà mai cantare un asso-lo se non vuole, e chi sta al nostro fianco si tro-va (o si trovava una volta) esattamente nella stes-sa nostra condizione.Ad ogni modo,nel nostro coro non è richiesta per-fezione tecnica,la passione conta infinitamente dipiù,e una volta accesa (succede fin dalla prima pro-va), l’imbarazzo man mano evapora da solo.
7. Quanto impegno comporta la partecipa-
zione al coro?
La prova settimanale si tiene dalle 8.30 alle 9:30il venerdì mattina. È un orario insolito, ma can-tare di mattina dà una bella carica per tutta la gior-nata. Ma dato che un’ora è troppo poco per uncoro degno di questo nome,è demandato a tut-ti di studiarsi da soli la propria parte, e questo ri-chiede al massimo un’altra ora a casa.Oppure,perchi lo preferisce,10 minuti al giorno.In questo mo-do, durante la prova settimanale possiamo oc-
cuparci della sola fusione delle voci,molto più di-vertente che non stare lì fermi per tre quarti deltempo mentre il maestro insegna la parte ad unasezione alla volta, come succede nella maggiorparte dei cori.Come già spiegato, i coristi ricevono una tracciada ascoltare che facilita moltissimo lo studio au-tonomo.Tra l’altro, è un buon modo di prendereconfidenza con la propria voce e con la musica ingenerale, perché ognuno impara ad orientarsi dasolo,a comprendere meglio il ruolo che il suo tas-sello ricopre nella composizione del quadro glo-bale.Il fatto di avere “compiti a casa”all’inizio può spa-ventare un adulto (specie gli uomini), perché fa-cilmente risveglia ricordi poco graditi. Ma poi di-venta una piacevole abitudine ritagliarsi questo
spazio dedicato alla musica.Volendo, si può stu-diare un brano anche durante la guida o mentresi aspetta il tram.
8. Bisogna pagare qualcosa?
Contributi monetari,no.E’richiesto invece un im-pegno continuativo,perché il risultato comune sibasa sul contributo di ciascuno (quale gruppo po-trebbe essere più squadra di un coro?),e per dar-lo occorrono passione, buona volontà e curiosi-tà.La tecnica, invece,si acquisisce (o migliora) stra-da facendo.In genere i partecipanti si sentono am-piamente ripagati dai risultati che il loro impegnoproduce,anche all’infuori dell’ambito musicale.Mecompreso.
9. Che repertorio esegue il coro?Di tutto,purché adatto ad un coro piccolo:dai can-ti gregoriani e dai madrigali fino a canti africani,gospel e arrangiamenti di musica pop.Cantiamoquasi sempre a cappella, cioè senza accompa-gnamento strumentale.Anche questo è insolitoper un coro amatoriale perché richiede una pre-parazione molto accurata dei brani,ma in questamaniera le voci restano sempre in primo piano e
si evidenziano molto meglio dinamiche e colori.Gli strumenti danno sicurezza, ma possono an-che coprire le sfumature e vanificare il lavoro difusione che per me è l’aspetto più importante epiù appagante del canto corale.Il fatto che nel coro siano ben accetti anche prin-cipianti totali comunque non vuol dire che pun-tiamo in basso. In genere cantiamo brani a quat-tro o cinque voci, anche di una certa comples-sità e grande ricercatezza. Il cuore del reperto-rio è formato dai meravigliosi madrigali rinasci-mentali. Ne abbiamo presentati alcuni al con-certo in occasione della Festa della Scuola Aper-ta, ma anche un gospel, più qualche altro bra-no allegro.Oltre a maggio facciamo sempre un concerto afine novembre come conclusione del bazar di Na-
tale e un “concertino al buio” alla Festa dell’Al-bero,nell’ultimo giorno di scuola prima della va-canze natalizie.
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12in formazione
“Equando si parla di essenza si
vuole in fondo intendere il “cuore” di ciò che sta nascosto dietro
all’apparenza sensibile.” (C.Haupt) Ecco come l’approccio antroposoficocerca di leggere l’intero essere umanoin tutta la dentatura, che ne svela i ca-ratteri più intimi dell’animo.Se è infatti inequivocabile pensare cheda un punto di vista esteriore la den-tatura permetta all’uomo la correttafrantumazione del cibo nella bocca ene agevoli quindi la digestione, da unpunto di vista più sottile si può osser-vare come nei denti dell’uomo sianocelate Forze Vitali , che ne esprimonoil carattere e il destino.Ma come poter leggere nella dentatu-ra i caratteri dell’Individualità Umana,questo nucleo centrale che così net-
tamente definisce il singolo individuo,e ne determina in nuce potenzialità edifferenze?
Attraverso un affascinante gioco dianalogie il dr.Haupt ha mostrato du-rante la conferenza immagini di partidella dentatura, scattate con apparec-chiature elettroniche, evocando negliosservatori il Mondo Minerale, le sueleggi, i suoi stati fisici, le colorimetrie:impressioni forti, caratteri “esteriori” ingrado di esprimerne qualità “interiori”
della dentatura, evocatrici di un inte-ressante parallelismo tra Stati della Materia e Stati di Coscienza dell’Uo-mo.Le forze minerali, o Forze della Terra, simanifestano infatti attraverso il pro-cesso del fluoro: i denti,“colonne”che“succhiano” e conservano il fluoro al
loro interno,operano un processo dis-tributivo di Forze dall’alto verso il bas-so. Attraverso questo movimento in-fatti essi divengono collegamento at-tivo tra “cielo e terra”, tra l’elementoanimico-spirituale dell’uomo e il suocorpo vitale e pensante.
“Nei denti abbiamo le Forze Germinali
dell’uomo in divenire. Nei denti in real-tà abbiamo misteriosamente tutto il destino dell’uomo.” (C.Haupt)
L’essenza dei dentiUn approccio antroposofico alla prima e seconda
dentizione nel bambinoTratto dalla conferenza “L’anima sensibile dei denti”Relatori: dr. Claus Haupt (medico dentista) e Mareike Kaiser (euritmista)
a cura di Silvia Del Col
e venti
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E s t a t e
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13
Perchè l’uomo – a differenza di tutti glialtri animali - viene al mondo senza al-cuna dentatura? Ed inoltre: per qualeragione si trova a doverla sostituire?Il cambio dei denti nel bambino rap-presenta la discesa dell’Individualità.I denti da latte, dal chiaro carattereereditario, fanno posto ai permanen-
ti, che manifestano forze individuali, ol-tre a caratteri specifici nella loro di-sposizione tridimensionale dell’arcatadentale: essi sono infatti intimamen-te legati alle sfere del Pensare ,del Sen-tire e del Volere . (vedi tabella)
L’Euritmia Terapeutica si inserisce inquest’ambito come strumento effica-
ce per stimolare nel bambino le ForzeVitali deputate a conformare unacorretta disposizione dei denti per-
manenti all’interno dell’arcata denta-le.Il presupposto è qui sempre il nesso tral’allocazione del dente ed il significa-to del “gesto” che il dente compie, equesti è “rieducabile” traducendolo inmovimenti di risposta in diverse partidel corpo: l’euritmia danza in tutto il
corpo la melodia cantata dalla bocca.Nella paziente e profonda rieducazio-ne attraverso gesti e movimenti, chevanno a collegare il fisico agli stati ani-mici del Pensare, del Sentire e del Vo-lere, l’Euritmia Terapeutica è in gradodi accompagnare il bambino in tuttoil suo sviluppo fisicoI tre piani – il Pensare : come piano mo-
nodimensionale legato alle metà de-stra e sinistra, il Sentire (sentimenti):come piano bidimensionale legato al
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14in formazione
sopra e al sotto, e il Volere : come pianotridimensionale legato al davanti e al die-tro - comprendente anche la sfera tem-porale del prima e del dopo,del futuro e
del passato - si possono infatti ritrova-re all’interno della bocca, anche solo ingenerale.La mandibola superiore fissa rappresen-ta infatti il polo superiore dell’uomo, il“pensatore”, mentre quella inferiore mo-bile è immagine dell’uomo “del volere”,e infine lo spazio libero tra le due, ove ha
luogo l’arena dei giochi (nel movimen-to della lingua) diviene specchio del Sen-tire.Ecco come nel morso distale e nella pro- genia mandibola superiore ed inferiore sitrovano in un reciproco rapporto disar-monico.Nel morso distale, ad esempio, la ma-scella inferiore è retrocessa: il rapporto tra
polo superiore – del pensare, delle idee– e polo inferiore – collegato nell’uomoall’attività di gambe e braccia – non è bi-lanciato.Tuttavia è innegabile che le radici profon-de di qualsiasi manifestazione nel bambi-no non possano prescindere da un ap-proccio globale, che coinvolga in primis igenitori, in grado a loro volta di modella-
re pazienti e coscienti il cammino del lo-ro bimbo verso la maturità.
DomandeL’aumento degli interventi den-
tali nella bocca dei bambini è do-
vuto ad un controllo maggiore pre-
ventivo messo in atto sin dalla più
tenera età o siamo testimoni di una
involuzione/ evoluzione della bocca
del bambino (e quindi dell’uomo)?
L’aumento degli interventi dentali
nella bocca dei bambini è espressio-
ne di un’evoluzione, mostra un’indi-
vidualizzazione delle componenti
dell’uomo, e che l’uomo stesso di-
viene indipendente nel Pensare, Sen-
tire e Volere o, eventualmente, di una
sua caduta fuori da questa armonia.
e venti 1 2 3Es
Wesenheit des Menschenan Es
Bild der Gruppen-Seele
in EsAbbild der ewigenWeltenevolution
Sé Essenza dell Uomo
Al Sé Immagine
dell Anima di Gruppo
In Sè Immagine
dell eterna evoluzione del
mondo
Alter Saturn Alte Sonne Alter MondAntico Saturno Antico Sole Antica Luna
Phys.Leib
Mineral
Aether. LeibPflanze
Astralleib
Tier
Corpo fisico MondoMinerale
Corpo eterico Vegetale
Corpo astrale Animale
HoerenSehenSinne
Sprache(Rhythmus) Herz, Blutkreislauf
Vedere
Sentire Sensi
Parola
(ritmo)
Sistema cardio-
circolatorio
7 8 12
Denken Denken FuehlenPensare Pensare Sentire
Wahr-nehmung
Aeusse-rung
Selbst-behauptung
Percezione Espressione Coscienza di sé
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4 5 6 7 8Ich
Produktivkraft desMenschen
vom IchUeberwindung der Materie
aus mirgelaeuterter Mensch
Ich in Esreiner Mensch
Ich wird EsGeistesmensch
Io Forza produttiva
dell uomo
Dall Io (verso..)
Superamento della Materia
Da Me (fuori dal Me)
Uomo risveglaito
L Io nel Sé
Uomo Puro
L Io diviene Sé
Uomo Spirituale
Mars Merkur Jupiter Venus VulkanMarte Mercurio Giove Venere Vulcano
Empfindungs- seele Verstandes–Gemuets- seele,Bewusstseins- seele
Geistselbst Lebens-geist
Geistes-mensch
Anima sensibile Anima sensibile- razionale, anima
cosciente Sé spirituale
Spirito vitale Uomo spirito
Gedankenleib ErdeEntwicklung des Menschen
zur Freiheit
Gedankenleib ErdeEntwicklung des Menschen zur
Freiheit
Vita del pensiero Evoluzione dell uomo alla
Libertà
Vita del pensiero Evoluzione dell uomo alla
Libertà Leber LungeNiere Darm Druesen Endokrines System
Fegato Polmoni
Reni
Intestino Ghiandole Sistema
endocrino
10 11 16 18 16-20
Fuehlen Fuehlen Wollen Wollen Wollen Sentire Sentire Volere Volere Volere
Eigen-staendigkeit
Beziehung zur Umweltschaffen
Hirn-entwicklung Denk-
faehigkeit
Liebes-faehigkeit
Richtiges Handeln
Indipendenza Relazione con
l intorno
Sviluppo
cerebrale e
Capacità di pensiero
Capacità
d amare
Agire corretto
L’apparecchio correttivo per i den-
ti induce anche ad una modificazio-
ne nel comportamento del bambino
(inteso anche come risposta non so-
lo caratteriale, ma anche nel pensie-
ro e animica)?Applicare un apparecchio dentale può in al-
cuni casi generare una modificazione nel
comportamento animico e caratteriale.
Molto più efficace appare allora poter fa-
vorire un mutamento costante e duratu-
ro attraverso il movimento (euritmia te-
rapeutica) che proviene dall’interno, at-
traverso l’attivazione di “forze autoguari-
trici animiche”.
L’euritmia terapeutica per i denti agisce
anche a livello karmico? Intendo: la muta-
zione della postura del corpo, che influenza
la struttura dentaria,modifica anche in mo-
do stabile e duraturo l’impressione (cioè il
messaggio) che si riverserà nella prossimaforma? (Quali le eventuali testimonianze?)
L’euritmia terapeutica per i denti esercita una
profonda azione sulla costituzione dell’uomo
e muta in modo definitivo la postura corpo-
rea, la respirazione e la circolazione del san-
gue. fino alla correzione fisica della dentatu-
ra scorretta.In questo modo si pongono le ba-
si, in modo che l’uomo possa cogliersi più
coscientemente come personalità e plasmare
autonomamente la propria vita.
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Dorothee von Winterfeldt è da an-
ni un riferimento per molti inse-
gnanti di lingue straniere. È stata a sua
volta insegnante, intensificando in se-
guito la sua attività nell’esperienza di
“coaching” in scuole Waldorf di tutta
Europa. Anche questa esperienza, che le ha
sempre richiesto una
grande “mobilità”– volge
al termine, e Dorothee
sta donando ai maestri di
lingue che operano in
Italia un ultimo ciclo iti-
nerante di incontri di
perfezionamento. Il più
recente si è tenuto pro-
prio a Milano, tra la
Scuola Cometa, la Scuo-
la di via Clericetti e quel-
la di via Pini. Seguiranno
Roma e Trento.
Proponiamo alcuni pas-
saggi tratti dalla stesura
–stilata dalla stessa Do-
rothee von Winterfeldt -
della conferenza pubbli-
ca tenuta il 19 marzo
2010 in via Clericetti, a
conclusione delle giornate milanesi.
Dalla mia biografia: sono nata il 28 gen-
naio 1945 – la prima generazione del
Dopoguerra. I miei genitori, traumatiz-
zati dal periodo nazista, dalla propria
vergogna e dal proprio imbarazzo,
educano noi figli a diventare „Europei“.
Il desiderio di mio padre di vedermi nel-
la carriera diplomatica non si realizza,
ovvero si metamorfosa nel “diventareinterprete”. Allo stesso modo, Rudolf
Steiner voleva che i nostri bambini di-
ventassero interpreti che contribuisca-
no alla comunicazione tra i popoli.
Nel 1922 una bambina siede per la le-
zione di francese in una terza classe del-
la prima scuola Waldorf, a Stoccarda.
Durante la lezione c’è chiasso – i bam-
bini sono scatenati. La maestra di fran-
cese porta una parrucca, e i piccoli san-
no che la parrucca inizia a traballare
quando l’insegnante si agita – questo
li sprona a farle perdere il controllo.
Nel mezzo di questa agitazione si apre
la porta, e Rudolf Steiner appare sulla
soglia. (I bambini non solo lo rispetta-
vano: lo amavano veramente). E in un
batter d’occhio tutti sono seduti al lo-
ro posto, quasi a mani giunte.
„Hm!“ dice sorridendo Rudolf Steiner,
„Siete sempre così bravi?“ (L’anziana si-
gnora che mi raccontava questo epi-
sodio del suo passato ancora ricorda-
va come scuoteva il capo negando.
„No? Ma dovreste esserlo! Infatti – che
Dal seminario per insegnanti di lingue
di Dorothee von Winterfeldt, traduzione di Giusi Graziuso
p edagogia
16in formazione
“Il desiderio di mio
padre di vedermi nella
carriera diplomatica non si realizza, ovvero
si metamorfosa nel
“diventare interprete”.
Allo stesso modo,
Rudolf Steiner voleva
che i nostri bambini
diventassero interpreti che contribuiscano
alla comunicazione
tra i popoli.„
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lezione avete in questo momento? –
Francese?! Una così bella lingua!!! E
quando un giorno la saprete parlare ….“
(A questo punto ho interrotto la miaesposizione e ho chiesto ai genitori di
dirmi come potesse essersi conclusa la
frase. Nessuno ha fornito la risposta
giusta. Tutti hanno dato risposte tipi-
che dell’“imparare-le-lingue“ , come:
“ …allora potreste andare in Francia“
ecc.) – In realtà egli disse: ….“allora po-
trete capire i francesi”.
Quando si può davvero comprendere
la mentalità di un popolo? Quando si
parla la sua lingua, - questa è la pre-
messa essenziale – e, in fondo, solo
quando se ne capisca il senso dell’u-
morismo. Io parlo inglese, francese e
russo. L’umorismo inglese l’ho intuito,
quello russo non lo conosco ancora per
niente, - e quello francese l’ho capito
solo di recente:si basa sulla voglia di ar-
gomentare dei francesi, già riconosci-
bile nella fonetica e nell’intonazione, e
sicuramente nella sintassi.– Risultato:
per imparare a capire un popolo biso-
gna accostarsi ai fenomeni della sua lin-
gua!
……….
L’essere umano come essere tripartito
è la base della pedagogia Waldorf nel
senso più ampio. Corpo- anima-spirito
- --associati alle facoltà umane di vo-
lere, sentire e pensare --- Questi sono
gli elementi di cui dobbiamo tener con-
to nell’educazione. E dalle ricerche più
recenti risulta che a questo riguardo
proprio il centro, il sentire, ha un ruo-
lo decisivo.Noi non impariamo trami-
te la testa, noi impariamo attraverso il
sentire, - attraverso il nostro „col-le-garci“ alle cose. Questo vale in parti-
colar modo proprio per la lezione di lin-
gua straniera.
Ad esempio, le ricerche applicate al-
l’apprendimento delle lingue hanno
elaborato due tipi di
„studenti“: il „buono“ e il „cattivo“
studente di lingue.
Il primo entra nella lingua intesa come
totalità, vibra nella fonetica e nell’in-
tonazione, è sognante nella lingua in un
modo più musicale – e
non si preoccupa prima
di tutto del significato di
singole parole. Il secondo
si blocca subito, non ap-
pena incontra una paro-
la di cui non comprende
il significato.
In questo periodo sto fa-
cendo io stessa il tenta-
tivo di imparare una nuo-
va lingua, l’italiano. Mi
sono inserita completa-
mente nel processo del
„buono“ studente, inizio
con testi per musica e poetici, leggo in
italiano opere famose della letteratu-
ra mondiale, mi dedico alla traduzione
del „Calendario dell’anima“ di Rudolf
Steiner (ho appena ricevuto in regalo,
qui a Milano, un’edizione che non co-
noscevo!) – e solo ogni tanto vado a
guardare il vocabolario o la grammati-
“Quando si può
davvero comprendere
la mentalità di un popolo? Quando si
parla la sua lingua, -
questa è la premessa
essenziale – e, in
fondo, solo quando se
ne capisca il senso
dell’umorismo.„
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ca. In questo modo mi apro alla lingua
come un bambino che impara la sua
lingua madre. – Questo era il modo in
cui, secondo Rudolf Steiner, si doveva-no insegnare ai bambini anche le lin-
gue straniere: gettando una „rete lin-
guistica“ che si compone di molti stra-
ti, - non di singoli elementi come „Mi
chiamo Peter, tu come ti chiami?“.Nel-
la lingua madre vale la
frase di Rudolf Steiner :
„Io sento parlare attorno
a me, e la forza dell’io
fluisce entro me attra-
verso la lingua “ (4 con-
ferenza del corso di di-
dattica).Così il bambino
impara a parlare la sua
lingua e allo stesso tem-
po a sviluppare il suo io.
L’apprendimento delle
lingue straniere avviene
in un processo analogo, -
il bambino sente parlare
attorno a sé – e si apre
alla nuova lingua nel
confronto con la propria,
inizialmente del tutto inconsapevol-
mente.
……….
In diversi punti delle sue conferenze pe-
dagogiche Rudolf Steiner descrive lo
sviluppo dell’uomo in tre passaggi an-
che in relazione alla lingua. Parla inol-
tre delle tre Arti Liberali del Medioevo,
il cosiddetto Trivio: grammatica, reto-
rica,dialettica, da considerarsi insieme
ad aritmetica, geometria, astronomia e
musica. Per esempio, nella teoretica
medievale i giovani allievi della scuola
di Chartres studiavano, in sequenza,
grammatica (la correttezza della lin-gua) , retorica (la bellezza della lingua)
e didattica ( la potenza della lingua).Al-
lo stesso modo avviene anche l’edu-
cazione linguistica dell’uomo nella sua
lingua madre: prima impara a parlar-
la correttamente, poi riconosce le sue
bellezze e infine sperimenta i suoi ef-
fetti sia positivi che negativi. In tutti e
tre gli ambiti c’è molto da fare per ge-
nitori ed educatori. Dapprima i bambi-
ni devono essere circondati, ai livelli più
diversi,da una lingua che sia,per quan-
to possibile, vivente – non tecnica -, (è
evidente la problematica moderna!),
successivamente i fenomeni linguisti-
ci, non solo poesia e letteratura,ma an-
che la grammatica, devono venire
portati in modo che gli allievi impari-
no a riconoscere la loro bellezza e ad
esprimersi– e infine è molto importante
che l’adolescente sperimenti l’univer-
so linguistico adulto come autentico,
vero – non vacuo e ampolloso.
……….
Infine, anche il contenuto della lezione
di lingua può essere presentato come
triarticolato, analogamente alle idee
della „Triarticolazione sociale“ di Rudolf
Steiner. (…)
Esiste, nella lingua, un ambito della li-
bertà, uno dell’uguaglianza ed uno del-
la fratellanza così come, nella società,
la libertà si può associare alla vita spi-
rituale, l’uguaglianza alla vita giuridica
p edagogia
in formazione
“I bambini devono
essere circondati, ai livelli più diversi, da
una lingua che sia,
per quanto possibile,
vivente – non tecnica.
Da adolescenti poi è
molto importante che
essi sperimentino
l’universo linguistico
adulto come autentico,
vero – non vacuo
e ampolloso.„
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19in formazione E s t a t e
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e la fraternità alla vita economica.
La libertà vive nell’ambito della lingua
laddove mi trovo solo con essa, dove
posso praticarla in modo individuale,creativo, originale – magari anche
poetico – e sono responsabile e in ob-
bligo solo nei suoi confronti.
Vi è sempre uguaglianza laddove si trat-
ta di compartecipazione e collabora-
zione(“Partnerschaft”), laddove si pren-
dono accordi, si creano leggi. La sfera
di uguaglianza della lingua è la comu-
nicazione, una parola deve, nel suo si-
gnificato, significare la stessa cosa per
gli interlocutori, essi si accordano sul-
le leggi linguistiche, sulle strutture – e
non possono modificarle arbitraria-
mente.
La fratellanza regna sempre laddove noi
ci accostiamo all’essere,all’intimo di un
altro essere umano. Nell’ambito della
lingua essa vige laddove, attraverso la
lingua straniera, mi procuro la chiave
per comprendere la mentalità di un al-
tro popolo. Superare i confini è lo sco-
po finale di ogni apprendimento di una
lingua.
……….
Nel senso di tutte queste premesse, gli
insegnanti di lingue nelle scuole Wal-
dorf sono legati alla pedagogia antro-
posofica esattamente come tutti gli al-
tri insegnanti. Non vi è nessun motivo
per attendersi da loro metodi che, ad
esempio, non si accetterebbero nel con-
testo dell’insegnante di classe (riferi-
mento al libro di testo: nessun inse-
gnante di classe introdurrebbe la fisi-
ca in sesta con un manuale,eppure ve-
do in tutta Europa che bambini di que-
sta età,a volte anche prima, hanno tra
le mani libri di testo statali nella lezio-ne di lingua straniera.)
Quando va bene, lavoriamo tutti entro
un unico spirito!
Il nostro metodo è l’insegnamento ar-
tistico.
I cui elementi sono il rit-
mo e l’immaginazione.
Gli insegnanti di lingua
vorrebbero diventare ar-
tisti.Cari genitori, non to-
gliete loro, con troppa
diffidenza e critica, le ali
con cui potrebbero in-
nalzarsi a ciò.
In Italia vi sono in questo
momento quasi 40 per-
sone che si sono poste
questo obiettivo! Date
loro la vostra fiducia.
Un famoso pedagogo ha
detto una volta (Lew Tol-
stoj):
Ogni maestro sa che l’insegnamento
è un’arte – e come in tutto ciò che è
artistico,anche in questo ambito la per-
fezione non è raggiungibile. Ma l’ane-
lito alla perfezione va all’infinito.
Scritto da Dorothee v.Winterfeldt nel
tempo di Pasqua 2010 per le/i parteci-
panti al seminario di perfezionamento
che si svolge in Italia dal 2009 al 2011 .
“ Esiste, nella
lingua, un ambito della libertà, uno
dell’uguaglianza ed
uno della fratellanza
così come, nella
società, la libertà si
può associare alla
vita spirituale,
l’uguaglianza alla
vita giuridica e la
fraternità alla vita
economica. „
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20in formazione
A distanza di meno di un mese la no-stra scuola ha ospitato ben due
classi da Monaco per uno scambio cul-turale: un’ottava e una settima, che si-curamente non sono passate inosservateai più.
È un progetto che regala molte espe-rienze a che vi è coinvolto.Un grazie innanzitutto alle famiglie, chesi sono prestate ad ospitare, sconvol-gendo non poco il proprio tran tran quo-tidiano.
La tradizione continua…Scambio linguistico-culturale in 7ª classe
p edagogia
Ne l la f amig lia ospitante si rice ve va sempre ci bo in a b bondanza. … La con versazione tra
ita liani e tedesc hi era mo lto di f f ici le, a l l’inizio, ma poi si è f atta da v vero assai di vertente.
( S o ph i a )
Mi sono ven uti a prendere a l la stazione con la loro picco la F
iat. A Mi lano non hanno così
tante Ferrari come mi ero immaginata. Ho visto una Porsc he
Carrera e d ue Porsc he
Ca yenne. Persino le am b u lanze sono Fiat. ( J u l i a )
A b biamo visitato la sc uo la, c he è mo lto picco la, e siamo andati in di verse città. A b biamo
visitato c hiese e m usei, mo lto antic hi e grandiosi. ( A n n i k a )
La sc uo la era picco la… ma i bam bini erano carini. A l mattino ci sede vamo con l’a ltra c lasse
in a u la e poi danza vamo, canta vamo e ci di verti vamo. ( L u k a s )
Venezia, con i l giro in gondo la, mi è piaci uta partico larmente, poic hé è una città be l li
ssima;
sopratt utto i negozi di masc here erano be l li. ( L e on )
L’incontro a ca lcio è stato mo lto di vertente perc hé era vam
o così tanti e a b biamo giocato
senza rego le. ( F i n n )
Sa bato ci siamo tro vati t utti da Nico la a giocare a ca lcio. A b biamo giocato tedesc hi contro
ita liani. C hi a b bia vinto, a l la f ine non lo sape va ness uno, ma è stato di vertente.
… un anziano signore mi par la va da un ba lcone. Mi dice va q ua lcosa e poi c hiede va
“Capito?” Io dice vo: “ No!” e l ui ripete va t utto e c hiede va d
i n uo vo:”Capito?”. E io di n uo vo
dice vo:” No!” E’ andata a vanti così per un po’, f inc hé non
mi è parso t utto ass urdo, e ce ne
siamo andati. ( N i k l a s )
Per me la gita è stata un’esperienza partico lare, perc hé sono ven
uto con la mia n uo va c lasse
ne l la mia vecc hia c lasse. A vrei pot uto restare q ui ancora un’eterni
tà: settimane, mesi – anni
– anc he se poi mi sare b bero mancati g li a ltri miei amici. E’ stata, f inora, la pi ù be l l
a gita.( Gi ov a n n i )
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Ed ecco alcuni pensieri della settima italiana …
P oe si a d i C l a r a ( tr a d .):E’ stato stupendo da Chiara,
anche se ci sta vo da sola.
Insieme ci siamo di vertite assai,
perché di Monaco mi dimenticai. A lla fine molto ho pianto,
perché Chiara non ri vedo per tanto.
La settimana è stata un’esperienza stupenda che rif arei in ogni momento. ( J on a th a n )
Spero che anche a Monaco sia bello così e che agli italiani piaccia come è piaciuto a noi da
loro. (V a le nt in )
Q uando ho saput o che av remmo dov ut o ospit are i t edeschi ero complet ament e cont rario all’idea…ma alla f ine il sent iment o f u oppost o, anzi, già quasi prov av o nost algiache part issero. ( J u li a n )
Mi conf ondev o t roppo con le lingue: t ra l’inglese, il t edesco, l’it aliano e il f rancese non capiv o più nulla. Mi met t ev o a parlare il f rancese con gli it aliani!Però era molt o
div ert ent e. ( C o n s t a n t )Il gemellaggio è f init o…Il periodo è st at o uno dei meno f at icosi dell’anno e i ragazzi non v edono l’ora (anche per quest o mot iv o) di riincont rarsi. ( P i e t r o )
L’ult ima sera abbiamo ballat o t ut t i insieme, giocat o e mangiat o: è st at o v erament e f ant ast ico! ( M o n i c a )
Da casa sono andat o A d un part y dov e ho ballat oCon i t edeschi ci siam div ert it iL’ult ima sera,
poi sono part it i.( M i c h e l e )
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Libera Scuola Rudolf Steiner - Via Tommaso Pini 1 - 20134 Milanowww.liberascuola-rudolfsteiner.it • e-mail: [email protected]
In Formazione è realizzato grazie al lavoro totalmente volontario dei maestri e dei genitori
che vi partecipano. Il costo per la stampa e la confezione è stato donato da Rotomail Italia SpA.Hanno partecipato alla realizzazione di questo numero:
Stefano Andi, Catherine Antonine, Matilde Barberis,Timo Baucken, Alexander Caesar,Patrizia Iris Corradini, Maria Maddalena Cultrera, Silvia Del Col, Riccardo Gatti, Giusi Graziuso,Monica Marcarini,Barbara Pelosi, Maurizio Tomasi, Maria Luisa Vigilanti, Dorothee von Winterfeldt.
Chiusura in redazione: giugno 2010
LIBERASCUOLARUDOLFSTEINER
l a redazione segnala...
Letture
Dai 9 anniP. Pullman, Lo spaventapasseri e il suo servitore, Ed. Salani Narra la storia di uno spaventapasseri pieno di nobili intenzioni. E’ anche la sto-ria di Jack, un ragazzo povero, ma molto sveglio, che accetta di diventare il suo ser-
vitore. Insieme affrontano ogni genere di avventure, e Jack si preoccupa del suopadrone a cui tiene (letteralmente) la testa sulle spalle.Philip Pullman, autore di “La Bussola d’Oro”, costruisce una fiaba delicata e iro-nica con un incantevole Don Chisciotte di paglia e il suo astuto scudiero.
Dagli 11 anni
C. A. Cavazzoni, Fiabe e Leggende per imparare il Gioco degliScacchi, Ed. Le Due Torri, 2008 Dalle antiche civiltà al Medioevo: leggende e storie che hanno per protagonisti Ree Regine, Cavalli e Cavalieri, Alfieri, Fanti e Torri, pacifici attori di grandi imprese,appartenenti ad eserciti che certo si scontrano, ma con intelligenza e lealtà, e conregole precise.Ogni esercizio proposto è una situazione “vivente”. E non mancano le soluzioni!Un libro graficamente molto curato, con belle illustrazioni, che può introdurre ibambini alla passione per questo antico gioco dal grande valore educativo.
Auguri di Buone Vacanze...e arrivederci a Settembre!!
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Il nostro campo estivo, ispirandosi ai principi della pedagogia steineriana, segue unritmo giornaliero e settimanale con attività che portano gli elementi relativi alla sta-gione estiva.Sono proposte attività artistico-manuali adatte all'età dei bambini,usan-do unicamente materiali di origine naturale quali acquarello, cera d'api, creta,etc.Il gioco (libero,per i bambini piccoli, in gruppo per i bambini in età scolare) e il mo-mento del racconto rivestono un ruolo molto importante. I bambini possono gioca-re nell'ampio e fresco giardino, nel quale una parte è riservata ai più piccoli ed at-trezzata con altalena, casetta di legno, sabbiera, etc. Si consiglia un abbigliamentocomodo,un cappellino da sole ed un paio di pantofole.
Per bambini dai 4 agli 11 annida lunedì 15 giugno (elementari) e lunedì28 giugno (asilo)a venerdì 16 luglio 2010
Turni settimanalida lunedì a venerdìdalle 8.15 alle 16.00
Merenda e pranzo a cura della scuolaa base di alimenti biologi che seguirannoil ritmo di un menù settimanale
Campo Estivo 2010