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STORIE della settimana PICCOLE VIRTÙ che ci cambiano la vita È quel mix di qualità morali e norme di comportamento che fa bene a noi e a chi ci sta vicino. Rispettate nei secoli, oggi dimenticate, schiettezza, lealtà, misura & Co. non richiedono nobiltà d'animo, ma la capacità di darsi qualche regola. E sono meravigliosamente contagiose. Ce lo spiega una filosofa DI GAIA GIORGETTI ^H ~""^^^^ er rendere migliore la nostra vita basta poco. Se fosse sufficiente chiedere ^^fl ^^^k permesso, bussare alla porta, ringraziare, sorridere, essere sinceri e sapersi ^^J ^^^ frenare un po'? Se, per esempio, portare un dono a un amico fosse un gesto ^^J ^ ^ | che viene dal cuore e non dal portafoglio? Ce una filosofia minima per stare ^^J ^ ^ H al mondo, comandamenti umani che ci avvicinano agli altri e ci permettono ^^J ^^m di percorrere la vita tutti insieme, con buoni propositi, buon animo e buone ^^M ^^^^r maniere. Le piccole virtù non hanno bisogno di un Dio che le indichi o di un ^^1 Dna col pedigree, possono essere facilmente recuperate dentro ciascuno di noi. ^^| A patto, però, di credere che siamo circondati da persone per bene, non da ^^J ' furbetti che attentano al malloppo. In tempo di crisi, come quello che stiamo ^^J vivendo, i valori morali si annebbiano ed è nei gesti quotidiani che possiamo _^^H__ ricominciare a esercitare la buona arte di vivere. Già nel Settecento il gesuita Giambattista Roberti aveva elencato i comportamenti che migliorano l'esistenza, ripresi oggi dal filologo Carlo Ossola nel suo Trattato delle piccole virtù. Breviario di civiltà (Marsilio). Dodici minime "doti umane" per convivere meglio. Quali sono e perché sono così importanti? Affabilità, discrezione, bonarietà, schiettezza, lealtà, gratitudine, premura, urbanità, misura, pacatezza, costanza, generosità. Vediamole con la filosofa Francesca Rigotti. • 40
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Jul 31, 2020

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STORIEdella settimana

PICCOLEVIRTÙ

che ci cambiano la vita

È quel mix di qualità morali e norme di comportamento chefa bene a noi e a chi ci sta vicino. Rispettate nei secoli, oggidimenticate, schiettezza, lealtà, misura & Co. non richiedononobiltà d'animo, ma la capacità di darsi qualche regola. Esono meravigliosamente contagiose. Ce lo spiega una filosofa

DI GAIA GIORGETTI

^ H ~""^^^^ er rendere migliore la nostra vita basta poco. Se fosse sufficiente chiedere^^fl ^^^k permesso, bussare alla porta, ringraziare, sorridere, essere sinceri e sapersi^ ^ J ^ ^ ^ frenare un po'? Se, per esempio, portare un dono a un amico fosse un gesto^ ^ J ^ ^ | che viene dal cuore e non dal portafoglio? Ce una filosofia minima per stare^ ^ J ^ ^ H al mondo, comandamenti umani che ci avvicinano agli altri e ci permettono^ ^ J ^^m di percorrere la vita tutti insieme, con buoni propositi, buon animo e buone^^M ^^^^r maniere. Le piccole virtù non hanno bisogno di un Dio che le indichi o di un^ ^ 1 Dna col pedigree, possono essere facilmente recuperate dentro ciascuno di noi.^ ^ | A patto, però, di credere che siamo circondati da persone per bene, non da^ ^ J ' furbetti che attentano al malloppo. In tempo di crisi, come quello che stiamo^ ^ J vivendo, i valori morali si annebbiano ed è nei gesti quotidiani che possiamo

_ ^ ^ H _ _ ricominciare a esercitare la buona arte di vivere.Già nel Settecento il gesuita Giambattista Roberti aveva elencato i comportamenti che miglioranol'esistenza, ripresi oggi dal filologo Carlo Ossola nel suo Trattato delle piccole virtù. Breviario di civiltà(Marsilio). Dodici minime "doti umane" per convivere meglio. Quali sono e perché sono così importanti?Affabilità, discrezione, bonarietà, schiettezza, lealtà, gratitudine, premura, urbanità, misura, pacatezza,costanza, generosità. Vediamole con la filosofa Francesca Rigotti. •

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STORIEdella settimana

Da sinistra, Federico lelapi, 10anni (Pinocchio), e RobertoBenigni, 67 (Geppetto), nel

Pinocchio di Matteo Garrone.Geppetto è considerato un

esempio di generosità,perché dona tempo, esempio

e conoscenza.

Piccole virtù per vivere meglio?«In realtà sono un mix di virtù moralie norme di comportamento che rendonola vita migliore a noi e a chi ci sta vicino.In più sono contagiose. Oggi questi valorisono offuscati dai social e dimenticatidalla sfera pubblica, per questo vannorecuperati nel nostro privato».Affabilità: quanto conta essere gentili?«E una regola del comportamento sociale,la cortesia di chi tratta le persone inmaniera gentile e non arrogante. Non èuna virtù interiore perché tutti - con unpo' d'ipocrisia - possono risultare affabili:un pizzico di falsità non fa male se servea rasserenare i rapporti. Nei tempi antichil'affabilità era tra pari, da nobile a nobile,mentre la democrazia dovrebbe essere ilsistema politico affabile per eccellenza,anche se non è andata così».Discrezione, dove ti sei nascosta?«E una norma di comportamentopersonale, oggi dimenticata. Tutti mettonoin piazza le proprie vite, mentre ladiscrezione richiede di sottrarci airiflettori: non significa evitare dipartecipare, ma farlo senza pretendereattenzione. E erroneamente consideratauna virtù femminile, in realtà noi donnesiamo sempre state costrette a esserediscrete, perché ci hanno insegnato a nonmetterci mai in mostra».Bonarietà. Buoni, buonisti obonaccioni?«La bontà è una virtù morale, la bonarietàinvece è l'atteggiamento di chi non vedeil male a ogni costo. È credere nel bene,pensando che l'altro sia sincero, bendisposto e non pronto a fregarci. Chi èbenevolo non è necessariamente buono,ma non attribuisce agli altri sentimentinegativi. Oggi, in un mondo che ci spingealla continua ricerca della felicità, labonarietà sopravvive».Schiettezza. Pane al pane vino al vino,ma fino a che punto?«Il vino schietto è puro, non mischiato.Più che sincero, lo schietto si mostra per

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quello che è: dire la verità è dei sinceri, laschiettezza invece non vuole maschere,non aggiunge acqua al vino. Oggi è unavirtù malmessa: nella sfera pubblica ipolitici non si vergognano della loro falsitàe i social ci insegnano a mostrarci perquelli che non siamo».Lealtà, la vera virtù dello spirito?«È la prima delle piccole virtù ed èmorale: è leale chi non accetta ilcompromesso, è fedele alla parola data.E, come scrive Ossola, "seguire l'onestoa preferenza dell'utile". Il senso di lealtà,

così importante per gli antichi - al puntoche gli uomini si sfidavano a duello -è svanito: un banale appuntamento noncoinvolge più la nostra credibilità, masoggiace alla legge del cellulare che ci facambiare in tempo reale l'accordo,sottraendoci a un appuntamento ancheall'ultimo momento, pratica che èdiventata modo di essere. Eppure la lealtàè alla base delle relazioni, di amicizia,amore, lavoro. Ed è curioso poi che siasempre una virtù tipicamente maschile,perché la lealtà femminile si limita aessere la "fedeltà a un uomo". A benguardare, invece, è una dote che implicasacrificio e rinuncia e noi donne tendiamosempre ad anteporre l'onesto all'utile».Gratitudine. Va ancora?«E il comportamento che ci permette diriconoscere di aver ricevuto benevolenzada parte di qualcuno. Essere grati nonsignifica solo ringraziare per un dono,ma soprattutto comprendere che ciò chericeviamo non è merito nostro. Virtùsempre più rara per chi, come noi, èviziato dal mondo del troppo: perché maidovremmo essere grati per qualcosa che cisembra dovuto? La gratitudine contagia,un grazie chiama l'altro».Premura, ce la può spiegare?«È la sollecitudine nel venire incontro aglialtri, è una regola del fare, in cui servepraticità e rapidità: chi aiuta prontamentenon può rimandare. Capita di vederepersone indifferenti davanti a chi soffre,

ma altrettante volte vediamo gesti eroicidi chi, invece, è intervenuto».Urbanità, chi era costei?«È una virtù sociale, necessaria allacoabitazione del consorzio umano.Richiede curiosità verso gli altri,gentilezza, pacatezza, mettere a proprioagio il prossimo. Oggi obsoleta, è tra lenorme civili più importanti: chi siinteressa agli altri innesca un circolovirtuoso benefico alla convivenza».Misura. Nell'era del troppo che fineha fatto?

«È equilibrio, il "niente di troppo" dellafilosofia greca, una virtù piccola manecessaria perché indica il limite, dasuperare solo quando ne vale la pena. Lamisura ci insegna a mantenere l'equilibrioe, nella società dell'abbondanza,dell'esagerazione e del "no limits", avereil senso della misura è indispensabile».Pacatezza. Serve calma per far pace?«Ha a che fare con la pace: pacata è lapersona imperturbabile, placida, serena,tranquilla, pacifica e pacificata, insiemesaggia e prudente. Serve un eserciziocontinuo per non infierire contro ilprossimo e chi perde la pacatezzasmarrisce il controllo. Oggi non è certoconsiderata una virtù, basta un semafororosso per scatenare l'aggressività.Pacificandoci, avremmo meno nemici evivremmo meglio».

Costanza. Il valore del tempo contro ilmito della fretta?«Essere stabili, perseveranti, riuscendo amantenerci tali nell'amicizia, nel lavoro,nelle relazioni, nell'amore. La costanzachiede un esercizio mentale e fisico chesi può imparare. Riguarda la vita, a partiredall'educazione dei figli, ai quali è giustoinsegnare i comportamenti corretti datenere con continuità. Se viene meno lastabilità del fare, dilaghiamo come l'acquache invade ogni cosa: in un mondoiperstimolato che ci spinge a volere tuttoe subito, la costanza è mercé rara».Generosità. Nel cuore delle donne?«E una virtù molto femminile, cherimanda all'atto di generare. Curioso,dunque, che la storia ci consegni esempivirtuosi quasi sempre maschili, daGeppetto a Enea. Chi è generoso è nobiledi cuore e lo manifesta donando tempo,pensiero, conoscenza. È una virtù ancoraviva, come dimostra lo slancio deivolontari che corrono in soccorso di chiha bisogno», lì

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