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QUESTA RIVISTA ESCE GRAZIE ALLE OFFERTE DEI SOSTENITORI DEL FONDO EDO TEMPIA DEL FONDO La speranza vola in alto La speranza vola in alto XII GIORNATA MONDIALE CONTRO IL CANCRO INFANTILE A N N O X X - N U M E R O 1 - M A R Z O 2 0 1 3 QUESTA RIVISTA ESCE GRAZIE ALLE OFFERTE DEI SOSTENITORI DEL FONDO EDO TEMPIA
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DEL FONDO La speranza - Edo ed Elvo Tempia...DEL FONDO La speranza vola in alto XII GIORNA TA MONDIALE CONT RO IL CANCR O IN FA NTIL E ANNO XX - NUMERO 1 - MAR Z O 2 0 1 3 QUESTA RIVISTA

Jul 11, 2020

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QUESTA RIVISTA ESCE GRAZIE ALLE OFFERTE DEI SOSTENITORI DEL FONDO EDO TEMPIA

DEL FONDO

La speranzavola in alto

La speranzavola in alto

XII GIORNATA MONDIALE CONTRO IL CANCRO INFANTILE

A N N O X X - N U M E R O 1 - M A R Z O 2 0 1 3

QUESTA RIVISTA ESCE GRAZIE ALLE OFFERTE DEI SOSTENITORI DEL FONDO EDO TEMPIA

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Il professor Franco Cavalli

per la lotta contro i tumoriInsieme al Fondo Edo Tempiaper la promozione della cultura della salute

Il cancro rimane una sfida ancora da risolvere, anche se si tratta di una sfida che stiamo vincendo passo dopo passo.

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Comitato ScientificoPresidente Umberto VERONESIDirettore Scientifico Istituto Europeo di Oncologia, Mi-lano, Vicepresidente FIRC, Fondatore della Fondazione «Umberto Veronesi» per il progresso delle scienze

MembriMassimo AGLIETTAProfessore Ordinario di Oncologia Medica, Università degli Studi di Torino, Direttore Unità di Oncologia Medica I.R.C.C. CandioloOscar ALABISODirettore della S.C. di Oncologia, Azienda Ospedalie-ro-Universitaria, «Maggiore della Carità» di Novara – Coordinatore operativo, del Polo Oncologico del Nord-Est (Rete Oncologica del Piemonte e della Valle d’Aosta)Oscar BERTETTODirettore S.C. Oncologia Medica delle Molinette di Torino, Coordinatore Operativo Rete Oncologica Regionale Piemontese, Cofondatore Fondazione F.A.R.O.Lorenzo CAPUSSOTTI Responsabile S.C. Chirurgia Generale e Oncologi-ca, A.O. Ordine Mauriziano, Ospedale Umberto I, TorinoPaolo COMOGLIOProfessore Ordinario, Università degli Studi di Tori-no, Direttore Scientifico della Ricerca Clinica, IRCC CandioloAlberto COSTACoordinatore Centro di Senologia della Fondazione Maugeri di Pavia, Direttore Scuola Europea di On-cologia, Coordinatore del Centro di Senologia del Canton TicinoMaurizio D’INCALCIDirettore Dipartimento di Oncologia, Istituto di Ricerca Farmacologica Mario Negri, Milano, Preclinical Coordinator della Fondazione SENDO, MilanoGiovanni GANDINIProfessore Ordinario, Università degli Studi di Torino, Direttore Dipartimento di Diagnostica per Immagini, S.C.D.U. Radiodiagnostica 4, Azienda Ospedaliero Universitaria S.Giovanni Battista, TorinoFabio MALAVASIProfessore Ordinario, Laboratorio di Immunogenetica, Dipartimento di Genetica, Biologia e Biochimica Università degli Studi di Torino Silvia MARSONIDirettore della Clinical Trial Unit - Direzione scientifica FPO-IRCC TorinoGuido MONGAGià prof. ordinario, Dipartimento Scienze della Salute, Università degli Studi del Piemonte OrientaleMarco PIEROTTIDirettore scientifico della Fondazione Irccs Istituto Na-zionale Tumori di Milano, Presidente dell’Organization of European Cancer Institutes (OECI)Mauro RISIO Direttore S.C. Anatomia Patologica, IRCC CandioloNereo SEGNANDirettore Dipartimento Interaziendale di Prevenzione Secondaria dei Tumori, SCDO Epidemiologia dei Tumori - CPO Piemonte e AOU S.Giovanni Battista, TorinoGabriella SOZZIResponsabile Struttura Semplice di Citogenetica, e Citogenetica Molecolare, Dipartimento Oncologia Sperimentale, I.N.T. Milano

La parola al Presidente

o scorrere delle acque, il grande fiume che conduce la nostra vita è inarrestabile. Sono passati dieci anni da quando, dopo aver dato

l’ultimo abbraccio a mio padre Elvo Tempia, l’ho saluta-to per sempre. Per mio fratello Edo ancora di più: sono passati 33 anni. Il tempo dei saluti a tutte le persone che mi sono state care, che hanno rappresentato una parte rilevante della mia vita e che mi hanno lasciato è trascorso lasciando un vuoto incolmabile. Come diceva Pirandello alla sua cara mamma (in No-velle per un anno – Colloqui con i personaggi): «Potrei seguitare a immaginarti così, con una realtà di vita che non potrebbe essere maggiore: quella stessa realtà di vita che per tanti anni, così da lontano, t’ho data sapendoti realmente seduta là in quel cantuccio. Ma io piango per altro, mamma! Io piango perché tu, mamma, non puoi più dare a me una realtà. È caduto a me, alla mia realtà, un sostegno, un conforto. Quando tu stavi seduta laggiù in quel cantuccio, io dicevo: “se ella da lontano mi pensa, io sono vivo per lei”– e questo mi sosteneva, mi confortava». La morte della madre non s’accompagna alla dimen-ticanza, all’oblio della sua figura e della sua presenza che non diviene mai un’assenza, ma toglie realtà a chi continua a vivere. In queste parole bellissime, accora-te, che ci dicono in particolare come l’essere pensati da un’altra persona, anche se lontana, si dona vita, si nasconde davvero il discorso del dialogo. «Ora che tu sei morta, io non dico che non sei più viva per me; tu sei viva con la stessa realtà che per tanti anni t’ho data da lontano pensandoti, senza vedere il tuo corpo, e viva sempre sarai finché io sarò vivo, ma vedi! È questo, è questo, che io ora non sono più vivo e non sarò più vivo per te mai più! Perché tu non puoi pensarmi come io ti penso». Al Fondo Edo Tempia, per aiutare le persone che han-no perso un loro caro, sia per malattia oncologica sia per altri eventi, sono nati gruppi di mutuo aiuto per l’elaborazione del lutto, all’interno dei quali operano diversi facilitatori: dal 2007 ad oggi sono stati gestiti 260 incontri di gruppo. Ogni anno questi gruppi si rinnovano, ma la condivisione di un dolore comune ha unito queste persone facendole sentire meno sole di fronte alla loro sofferenza. Spesso tra le persone che frequentano i gruppi nasce e continua una bella amicizia e il Fondo rimane un punto di incontro che le aiuta nel loro nuovo percorso. E come dice la volpe al piccolo

Principe: “Ecco, non è che l’amicizia si concede a richie-sta, l’amicizia arriva inaspettata per diventare una delle nostre più esigenti e travolgenti relazioni personali”.Ma il Fondo, fin dalla sua istituzione, ha lavorato soprattutto per difendere la vita. Ha continuato il suo cammino promuovendo la cultura della prevenzione ed entrando nelle scuole, nelle case e in tutti quei luoghi pubblici interessati a dibattiti e seminari atti a far conoscere, tramite gli interventi dei nostri medici, le indicazioni sui corretti stili di vita in grado di prevenire le malattie, sui controlli medici periodici e sugli scree-ning, i risultati della ricerca condotta grazie ai nostri nutriti laboratori. Molti eventi locali sono sostenuti anche dai nostri oltre 150 volontari, che si impegnano nelle campagne promozionali, nel trasporto dei pazienti in terapia, nella raccolta dei fondi necessari a realizzare i molteplici progetti sia a livello locale che a livello nazionale. Ad esempio, il “Progetto Diana”, da noi finanziato, uno studio del professor Berrino, che a Biella è coordinato dalla dottoressa Adriana Paduos e ha visto la partecipa-zione di parecchie donne biellesi; il progetto “La forza e il sorriso” coordinato da Anna Rivetti, con il quale, attraverso la collaborazione di consulenti di bellezza s’invitano le donne in terapia chemioterapica e/o radio-terapica a partecipare ad un laboratorio utile a fornire consigli e accorgimenti pratici per fronteggiare gli effetti secondari delle terapie; il progetto “Nordic Walking” (lunghe camminate coi bastoncini in mezzo alla natu-ra), consigliato anche dal professor Veronesi e per noi seguito dall’istruttore Andrea Chicco, premiato anche a livello nazionale, che unisce l’utilità del movimento al rilassamento dell’essere immersi nella natura. Lo scorso 4 febbraio, in occasione della Giornata mon-diale della lotta contro il cancro, abbiamo avuto l’onore di ospitare a Biella l’illustre oncologo Franco Cavalli e, il 15 febbraio, il Fondo Edo Tempia ha organizzato all’interno dell’Ospedale, in collaborazione con l’Asl di Biella e altre associazioni, il lancio dei palloncini bianchi a rappresentare il volo della speranza in occasione della Giornata mondiale della lotta al cancro infantile. Tutto questo per cercare di concretizzare i sogni di cui noi del Fondo Edo Tempia siamo difensori e sostenitori.

Scrivetemi all’indirizzo:[email protected]

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Fondatore Foglie Elvo Tempia

PresidenteFondo Edo Tempia Simona Tempia

Direttore Responsabile Corradino Pretti

Direttore Esecutivo Maria Teresa Guido

Responsabiletematiche sanitarie Paolo Bagnasacco

In redazione Mariella Debernardi Pierfrancesco Gasparetto Benedetta Lanza Pietro Presti Ivana Ramella

Grafica Inedita – Biella

Stampa Tipolitografia Botalla srl

Coordinamento stampae spedizione Via s. ferrero 21

Ed. o c. editrice Tipolitografia Botalla

In copertinaIl lancio dei palloncini nel cortile del reparto di Pediatria dell’ospedale di Biella

INFORMATIVA DATI NON RACCOLTI

PRESSO L’INTERESSATO

Informiamo che, secondo quanto disposto dall’art. 13 comma 1 della legge 675/96 sulla “Tutela dei dati personali”, le persone citate hanno diritto, in qualsiasi momento e del tutto gratuitamente, di consultare, far modificare e cancellare i propri dati o semplicemente opporsi al loro utilizzo ed inoltre di ottenere informazioni sulle iniziative di cui si sono rese partecipi. Tale diritto po-trà essere esercitato semplicemente scrivendo al Fondo Edo Tempia, via Malta 3 - 13900 BIELLAResponsabile del trattamento: Camilla Erdini

Medicina5 Il pensiero di Umberto Veronesi6 Giornata Mondiale contro il cancro: l’incontro con il professor Franco Cavalli

Medicina-psicologia8 Sportello psicologico per problematiche ginecologiche

Laboratori10 Un test molecolare sul sangue svela il cancro al polmone12 All’avanguardia nella diagnostica del carcinoma colorettale

Psiconcologia13 Gruppo Geode: il “tempo del lutto in cure palliative”

Prevenzione14 La prevenzione in azienda

Progetto Bambini16 Facciamo volare in alto la speranza

Curiosità17 “Chi si nasconde dietro le vie di Tollegno”

Storie vere18 Anno 1954: “Come stiamo a salute?” di Pier Francesco Gasparetto

Cinema e letture20 Rubrica a cura di Marco Cassisa e Mariella De Bernardi

Ginnastica e salute22 “Ginnastica è salute” compie tre anni

Prevenzione a tavola23 L’orzo: il cereale preferito da Ippocrate

Così scriveva Elvo Tempia24 La Costituzione guarda lontano

Raccontare per ricordare25 Walter, una vita contro il fascismo

Notizie dal mondo26 Rubrica a cura di Corradino Pretti

Iniziative e manifestazioni28 La Grande festa dei Bambini30 Un sentito grazie agli alpini di Verrone32 Terzo orecchio: riflessioni

Avvenimenti34 Rubrica a cura di Ivana Ramella

Offerte dei cittadini

Sommario

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anch’io chiederei disperatamente che qualcuno, o “qualcosa”, venga a salvare la mia piccola. Anche un tentativo giudicato inutile dalla scienza, anche una medicina ritenuta inefficace mi apparirebbero pre-feribili alla perdita di tutte le speranze. La speranza va sempre alimentata, è un diritto insopprimibile perché la vita è un valore inestimabile. E comprendo l’ango-scia di quei genitori che si affidano alla speranza di una cura improbabile che for-se può offrire solo qualche miglioramento neppure duraturo.E’ difficile ignorare la speranza di un geni-tore davanti alle sofferenze di un figlio: chi può giudicare tra lo scegliere una morte certa o una terapia che la medicina ufficia-le definisce inefficace, inutile e addirittura pericolosa?Capisco l’emozione dell’opinione pubbli-ca, ma come medico che da anni si dedica alla ricerca scientifica è un mio dovere mo-rale ribadire che dopo la compassione e la partecipazione emotiva bisogna mettere in campo la razionalità.La razionalità è una categoria che non piace, che non è adatta alla nostra epoca di eventi urlati, ma è l’unica garante dei nostri diritti. E quindi ritengo necessario ricordare che c’è un’enorme differenza tra

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Il pensiero del professor Umberto Veronesi sulla vicenda delle cure staminali

il somministrare le “cure compassionevoli” a un paziente gravissimo, e curare questo stesso paziente con una terapia che non è stata validata da risultati scientifici ricono-sciuti a livello internazionale. Una regola fondamentale della ricerca scientifica impone che qualsiasi ipotesi prima di essere verificata, debba sottostare al va-glio di esperimenti rigorosi.Fu Galileo a introdurre questa regola e tutta la scien-za, in tutte le sue branche, l’ha adottata come metodo di lavoro. Questa regola deve essere rispettata senza farsi condi-zionare dall’emozione o dalle pressioni di un’opinione pubblica. Anche nella nostra storia recente abbiamo visto come i giudizi affrettati, dettati dall’emozione o dalla pas-sione politica, riguardanti metodi di cura discutibili, senza fondamenti scientifici, abbiano comportato tragiche conclusio-ni. Non posso dimenticare che ci furono bambini che morirono perché i genitori, abbandonando le buone probabilità di guarigione delle cure riconosciute, otten-nero l’autorizzazione della magistratura, e le sostituirono con quella terapia inefficace e senza dimostrazioni scientifiche, per la quale si dimostrava nelle piazze in nome della libertà di scelta.

sistono terapie che non sono ri-conosciute dalla scienza e dalla legge, magari ancora in fase di

esperimento, che tuttavia sembrano fun-zionare. Sembrano. Non danno certezze, non sono adeguatamente sperimentate e in futuro potrebbero rivelarsi dannose. Ma talvolta riuscirebbero ad alleviare il dolore o, addirittura, a far stare meglio pazienti anche gravi. Una bambina sarebbe guari-ta: nel suo caso non sembrerebbe possibile invocare eventuali “effetti placebo” (tanto più per la gravità della malattia). Per altre asserite guarigioni, si possono evocare i misteri della psiche umana? In tutti i casi, occorrono verifiche severe (che sem-brerebbero non esserci state). La parola passa necessariamente agli organi medici ufficiali, mentre i giudici per ora restano in attesa.

E questo è il parere di Umberto Vero-nesi al riguardo.Lo dico da medico che da cinquant’anni si confronta con la malattia e con le angosce, le paure e le speranze che accompagnano una malattia, qualsiasi malattia: davanti al paziente il medico ha un solo impegno, quello di dare la guarigione, e nei casi estremi di ridare la vita che un male, a volte inafferrabile, vuol portarsi via. E confesso che mi è difficile esprimere un giudizio sulla vicenda delle cure staminali che tanta emozione e tanto clamore sta suscitando.Mi colpisce innanzitutto come uomo e come padre: delle creature che si aprono alla vita, stanno soffrendo l’indicibile e so-no condannate a un destino drammatico, tra dolori spesso strazianti. Come padre, “ ”

La razionalità è una categoria che non piace, ma è l’unica

garante dei nostri diritti

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L’incontro “Perché parlare di cancro si può, si deve”, organizzato dalla Fondazione Tempia con l’oncologo di fama internazionale Franco Cavalli.

ospite parla con chiarezza, la voce pacata e i modi tranquilli. Trasmette fiducia e sicurezza

mentre sul pubblico piovono dati, anali-si, percentuali che colpiscono ed emozio-nano. All’ascoltatore non esperto alcune affermazioni risultano spiazzanti. Ad esempio, la “normalità” del cancro, una malattia estremamente complessa legata al comportamento della materia vivente e in cui la cellula tumorale assomiglia fin troppo a quella normale. Il cancro è sempre esistito e continuerà ad esistere, scandisce l’oratore, ma i progressi della medicina cominciano a domarlo e rag-giungono spesso risultati sorprendenti trasformandolo in un male cronico con cui molti malati convivono con successo per anni. Si ascoltano dati scientifici che cancella-no senza appello l’illusione di poter un giorno trovare un trattamento in grado di guarire le centinaia di tumori diversi tra di loro: non ci sarà nessuna “penicillina” per il cancro.

Prevenzione, diagnosi precoce e trat-tamento sono le fondamentali armi a disposizione nella lotta contro i tumori. Ma per quanto riguarda la diagnosi pre-coce i mezzi diagnostici a disposizione sono ancora in molti casi insufficienti, mentre la prevenzione è pochissimo effettuata nei paesi del Terzo e Quarto Mondo, nei quali il cancro miete più

WORLDCANCERDAY.ORG

Sfatare i miti 4 febbraio

4 febbraio: Giornata Mondiale contro il Cancro

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carie, scarsissime sono la prevenzione e la diagnosi precoce: per loro la percentuale di guarigione scende drammaticamente al di sotto del 40%.

Stiamo vincendo la battaglia contro il cancro? I dati contrastanti mostrano uno scenario in chiaro/scuro dove aspetti positivi e negativi si intersecano come in un gomitolo intricato che può essere di-panato solamente seguendo un percorso ben definito. Gli organismi internazionali e le strutture politiche anche locali che decidono il nostro futuro devono finalmente pren-dere atto che il cancro sta diventando il maggior problema sanitario a livello mondiale. E’ loro compito combattere questa bat-taglia per la vita creando risorse da de-stinare alla ricerca, alla soppressione di fattori ambientali e comportamentali a rischio e, soprattutto, potenziando le strutture sanitarie pubbliche: garantirne una presenza anche nei paesi poveri renderebbe possibile avviare campagne di prevenzione mirate e cancellerebbe vergognose realtà che oggi vedono ad esempio 30 paesi al mondo del tutto privi perfino di un unico apparecchio di radioterapia.

L’aspetto più sconvolgente è la con-sapevolezza che questo scenario non è impossibile da realizzare: ci sono le conoscenze e le capacità necessarie per trasformarlo in realtà con sforzi finanziari tutto sommato sostenibili. E’ una questione di scelte: quante vite po-trebbero essere salvate con l’equivalente del costo di alcuni giorni delle guerre in corso? Vista la sordità, l’indifferenza se non l’ostili-tà che spesso istituzioni e gruppi di potere oppongono alla risoluzione del problema cancro, la speranza è riuscire a sensibi-lizzare l’opinione pubblica. Ricercatori, clinici, privati cittadini, associazioni, socie-tà civile: ognuno nel suo ambito e secondo le sue possibilità deve fare opera di infor-mazione, esercitare continue pressioni ed esigere atti concreti da coloro che hanno il potere di plasmare la società. Se non vogliamo rassegnarci ad un di-sastro annunciato dobbiamo provare a creare un mondo che ancora non c’è, ma che può lentamente prendere forma. Il cancro, con la storia di lutti, disperazione e angoscia, avrà comunque un percorso: come proseguirà la narrazione dipenderà anche dalla sensibilità e dall’impegno di ognuno di noi.

vittime e dove anche le cure più semplici e consolidate sono spesso un miraggio. Il pubblico attento ascolta percentuali e cifre che pesano come macigni. Meno del 5% dei farmaci antitumorali utilizzati a livello mondiale sono utilizzati nei paesi poveri o in via di sviluppo che annove-rano però più dei due terzi dei malati di cancro con una percentuale di decessi che raggiungeva il 70% nel 2007 secon-do statistiche dell’Organizzazione Mon-diale della Sanità. Il tasso di guarigione in oncologia pediatrica nei paesi ricchi oscilla tra 80% e 85%, ma scende al 15% o 10% in molti paesi sottosviluppati. Quanto vale la vita di una donna malata di tumore al collo dell’utero che vive in questi paesi? Alcune centinaia di dollari: tale può essere, infatti, il prezzo di un solo vaccino usato con successo nella prevenzione di questo tipo di cancro. Il suo utilizzo, unito alla diagnosi precoce e al miglioramento delle condizioni igie-niche, ha portato ad una percentuale di guarigione che sfiora il 90% nel nostro mondo. L’uso del vaccino rimane invece un sogno per la stragrande maggioranza delle donne che si ammalano nei paesi del sud del Mondo dove la spesa sanitaria arriva a poche decine di dollari per ogni abitante, le condizioni igieniche son pre-

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Una nuova prospettiva di prevenzione oncologica

e immunitario, esplorando, inoltre, la possibilità di nuove terapie. Essa indaga le modificazioni biologiche determinate da differenti stili di vita, terapie comple-mentari (esempio lo yoga) e stati psichici differenti per approfondire la conoscenza dello stato di salute e di quello di malattia allo scopo di migliorare le terapie e di prevenire l’insorgenza di patologie.

Le ricerche scientifiche in ambito gene-tico e dell’oncologia molecolare sono complementari alle indagini che analiz-zano l’influenza degli stati emotivi sul soma. Sta emergendo sempre di più il complesso intreccio esistente a livello biologico tra fattori psichici, genetici, ambientali e sistema neuro-endocrino-immunitario.

Gli eventi che causano una perdita sog-gettivamente significativa di persone o di aspetti di sé, del proprio ruolo lavorativo o sociale o sessuale o dello stato di salute con un vissuto di disperazione, impotenza e passività possono essere fattori favorenti l’insorgere di patologie organiche, endo-crinologiche, ginecologiche, immunitarie e anche oncologiche.

Grazie alla collaborazione con Patrizia Tempia, responsabile della psicolo-gia clinica dell’Asl di Biella, è stato possibile contattare Roberto Jura, di-rettore della struttura complessa di ginecologia, e creare e attivare presso la Fondazione stessa lo sportello per le problematiche psiconeuroendocri-noimmuno-ginecologiche in un’ottica integrata.

na delle caratteristiche princi-pali che contraddistingue da sempre la Fondazione Edo ed

Elvo Tempia è quella di porre al centro della propria attenzione la persona: il corpo, i pensieri, le emozioni, le paure e le speranze. È nata da alcuni anni una nuova disciplina che vuole cercare di unire in modo scientifico molti di questi aspetti, di valutarne le cause, le intera-zioni e le possibili strategie terapeutiche: è la psiconeuroendocrinoimmunologia (PNEI).

Ne parliamo con Elisabetta Scaruffi, psicologa-psicoterapeuta della Fonda-zione Tempia, con Patrizia Tempia, re-sponsabile della psicologia clinica dell’Asl di Biella e con Roberto Jura, direttore struttura complessa di ginecologia dell’Asl di Biella. La PNEI sta portando avanti numerose ricerche scientifiche in varie parti del mondo per comprendere il legame esi-stente tra genetica, stati psichici, stili di vita (alimentazione e attività fisica regolare) e sistema nervoso, endocrino

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sibili vissuti di solitudine, impotenza, rabbia, tristezza e talvolta disperazione. Può accadere che tali donne trattino la malattia come un segreto di cui non si possa parlare, che non sia condivisibile perché non comprensibile. Il senso di identità femminile, la vita di coppia e la sessualità possono essere invase dalla patologia o dal cambiamento fisiologico (pubertà, menopausa). Parlando di inti-mità sessuale prende corpo l’importanza della coppia non solo della donna come singolo individuo ma di soggetto in relazione all’altro. L’endometriosi per esempio provoca spesso un dolore pel-vico cronico tale per cui anche la vita sociale e lavorativa ne è impattata ne-gativamente oltre che quella di coppia e sessuale. Ciò può riguardare anche altre patologie del sistema riproduttivo. L’attivazione dello sportello ha lo scopo di offrire la possibilità a chi lo desidera di prendersi cura del dolo-re psichico e aiutare la donna e/o la coppia a scoprire un nuovo modo di relazionarsi al corpo, alla sessualità e alla vita in generale. L’obiettivo è percorrere la sofferenza psichica e fisica

per ritrovare speranza, nuove idee e nuovi modi di stare al mondo che sono specifici di ogni individuo e di ogni coppia e che solo da questi possono essere trovati.

Il progetto è rivolto sia a donne af-fette da problematiche ginecologiche quali l’endometriosi, la menopausa precoce, i disturbi del ciclo causati da obesità, adenomi ipofisari, iperan-drogenismi sia a donne che attraver-sino il fisiologico processo dell’asse-stamento del ciclo mestruale e della menopausa. Lo sviluppo conduce la donna a percorrere tormente biologiche e psichiche durante la pubertà (con la perdita dello stato infantile e l’acquisi-zione del nuovo stato di donna), l’età fertile con la gravidanza e la menopausa (con la perdita definitiva delle capacità riproduttive e della fertilità biologica). In tutti e tre questi momenti il corpo è pervaso da bombardamenti ormonali e biologici a cui seguono quelli psichici per ritrovare poi in condizioni di nor-malità un equilibrio sia fisico sia emo-tivo. La malattia ginecologica riguarda l’apparato riproduttivo e la fertilità e, simbolicamente, la sessualità ed il senso stesso di identità femminile con pos-

Nell’ambito dell’attività istituzionale sempre più spesso ve-niamo a contatto di pazienti che, a seguito di diagnosi parti-colarmente impegnative, avrebbero bisogno di un sostegno finalizzato all’accompagnamento nel percorso diagnostico terapeutico.Purtroppo l’incalzare dell’attività clinica penalizza questo aspetto relazionale, avere la possibilità di indirizzare, in caso di bisogno, la paziente verso un professionista dedicato non può che essere di aiuto, in primo luogo alla paziente stessa e in secondo luogo a noi.Sterilità, infertilità, patologie croniche, endocrinonopatie, sono in continuo aumento, anche per l’affinamento delle tecniche diagnostiche.Con l’istituzione di questo sportello, il livello qualitativo che l’ospedale potrà offrire alle pazienti si arricchirà di un servi-zio dedicato ad un aspetto del vissuto che il clinico da solo difficilmente può valutare e seguire personalmente.In caso di bisogno sarà il medico di reparto che invierà la paziente intercettata tra le ricoverate o presso gli ambu-latori divisionali presso lo sportello nelle ore e nei giorni stabiliti.

Sono molto soddisfatta e grata alla Fondazione Tempia per la collaborazione sempre più forte che ci permette di” allar-gare” il campo d’azione della Psicologia Clinica a patologie organiche con forte impatto emotivo, che possono generare disturbi talora molto gravi se non trattate adeguatamente e in modo precoce. Il nostro Servizio si rivolge alle persone che hanno ricevuto una diagnosi di tumore, ma anche a chi soffre di malattie croniche in generale come cardiopatici, nefropatici, diabetici, dolore cronico e così via. Persone che devono ricostruire un loro quotidiano adeguandosi ai ritmi della malattia ma facendo in modo che la patologia non di-venti il vero organizzatore della loro esistenza. Questo nuovo sportello psicologico in ginecologia ci permette di offrire un servizio tempestivo alle donne in momenti cruciali del loro ciclo di vita, la pubertà e la menopausa precoce, offrendo loro la possibilità di rielaborare il dolore psicologico per vivere la loro identità femminile in modo armonioso nonostante il problema organico. Mi pare importante sottolineare che la sensibilità dimostrata dal primario di ginecologia e di tutta la sua équipe (medici, infermieri e ostetriche) sono la garanzia di un approccio relazionale fondamentale per le donne.

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l tumore al polmone è considerato una tra le forme di cancro a prognosi più infausta: dei 37 mila nuovi casi

diagnosticati ogni anno in Italia, più del 70% viene scoperto quando la malattia è già in fase avanzata, spesso inoperabile. In particolare, quando la radiografia lo mostra, spesso, è già ad uno stadio così progredito che le terapie non riescono a fare la differenza.Da qualche tempo viene impiegata per la diagnosi la TC spirale, una tecnica radiodiagnostica, in cui i raggi “x”, emessi da un tubo che ruota intorno al corpo del paziente secondo un movimento a spirale, permettono di individuare noduli 7 volte più piccoli rispetto alla radiografia del torace. Questo metodo diagnostico,

La Fondazione Tempia si impegnerà

a sostenere questo studio sia

sensibilizzando la fascia di popolazione

che potrebbe acce-dervi, sia facilitan-

done l’adesione(ad esempio

aiutando nella fase di registrazione

online e organizzan-do i trasporti a Mila-

no per l’esecuzione degli esami)

A gennaio i dati dello studio sono sta-ti pubblicati sul “Journal of Clinical Oncology” e sono stati presentati a San Diego da Gabriella Sozzi durante la Con-ferenza dell’Associazione Americana per la Ricerca sul Cancro e dell’Associazione Internazionale per lo Studio del Tumore al Polmone. Lo studio spiega come, con un semplice prelievo di sangue, sia possibile scoprire un tumore al polmone ben prima rispetto alla TC spirale, senza radiazioni, riducen-do in modo significativo i falsi positivi e con un valore predittivo diagnostico e prognostico che migliora decisamen-te l’efficacia dello screening per questa malattia.Il test individua nel plasma (la fra-

Lo studio della dottoressa Gabriella Sozzi

laddove il nodulo risulti maligno, con-sente di intervenire in modo tempestivo, aumentando le probabilità di guarigione e la sopravvivenza dei pazienti.La TC spirale, però, non permette di distinguere le lesioni “indolenti”, cioè quelle che non si evolveranno in cancro polmonare, da quelle aggressive.

Ecco perchè da anni il gruppo diretto dalla dott.ssa Gabriella Sozzi, respon-sabile della struttura di Genomica Mole-colare dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, e il gruppo del dott. Ugo Pastorino, Direttore del Dipartimento di Chirurgia dell’Istituto Tumori, stanno studiando un esame più efficace, più precoce e meno invasivo.

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zione liquida del sangue) determinati microRNA (dai circa 400 analizzati in partenza, ne sono stati selezionati una ventina) specifici per il tumore al pol-mone, una sorta di firma molecolare di questo tipo di cancro.Questo nuovo esame è anche in grado di differenziare tra i diversi profili di rischio, in base ai microRNA trovati nel plasma: un rischio quasi zero, un rischio intermedio, dato da forme indolenti di tumore (l’indicazione è la ripetizione dell’esame l’anno successivo) e un rischio elevato, con marcatori che indicano un’eventualità di tumore aggressivo e veloce. Ai pazienti appartenenti a questo

ultimo gruppo ogni due mesi verranno prescritti risonanza magnetica e/o tac spirale.Inoltre, l’utilizzo nella clinica di questo test molecolare permetterà di ridurre eventuali danni causati dagli inter-venti chirurgici, per tutti i tumori che si presenteranno meno aggressivi, con un accesso mini-invasivo senza l’apertura del torace e con una resezione più limita-ta del polmone. Nei tumori che, invece, si manifesteranno biologicamente più aggressivi, anche se di piccole dimen-sioni, verrà proposto un trattamento di chemioterapia precauzionale, prima o dopo la resezione chirurgica.

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Laboratorio di Oncologia molecolare

Nuovo esame predittivo di risposta alla terapia per i pazienti affetti da tumore del colon

ficiare di tali terapie ed allo stesso tempo individuare i pazienti “refrattari” per i quali è consigliabile l’utilizzo di terapie alternative. Si tratta di farmaci biologici molto costosi dove la selezione accurata del paziente permette anche un notevole risparmio in termini di spesa per la sanità pubblica. Per i suddetti motivi L’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) ha emesso due note informative, la più recente a gennaio 2014, rendendo obbligatorio lo svolgimento del RAS test al fine della som-ministrazione degli anticorpi monoclonali

Panitumumab e Cetuximab.L’esecuzione del RAS test è svolta in colla-borazione con il Laboratorio di Patologia Molecolare dell’Ospedale “Maggiore della Carità” di Novara, dove i pazienti vengono sottoposti ad un primo esame di screening circa la sensibilità agli inibitori di EGFR.Data la scarsa disponibilità sul territorio di Laboratori in grado di fornire questo tipo di esame, al Laboratorio della Fondazione afferiscono non solo i pazienti del qua-drante del Piemonte Nord-Orientale, ma anche quelli della Valle d’Aosta.

l Laboratorio di Oncologia Molecolare della Fondazione Tempia è stato fra i primi, e rimane uno dei pochi Labora-

tori in Piemonte, ad offrire il “RAS test” per i pazienti affetti da carcinoma colorettale metastatico. Si tratta di un esame moleco-lare con valore predittivo di risposta alla terapia con Panitumumab e Cetuximab, entrambi farmaci inibitori della proteina recettoriale EGFR.Attraverso la ricerca di mutazioni del DNA nei geni KRAS e NRAS è possibile selezionare i pazienti che potranno bene-

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Luisa Fiorina, psiconcologa e psicoterapeuta della Fondazione Tempia, fa parte del gruppo Geode che si occupa di questo delicato argomento

it), attraverso la partecipazione ai tavoli di lavoro e l’adesione alle giornate di studio organizzate ad Abbiategrasso.

Attualmente sono attivi tre tavoli di lavoro, che coinvolgono colleghi provenienti da ogni parte di Italia che si tengono in contatto attraverso la condivisione di idee, materiali ed aggiornamenti on- line. Referente di uno di questi è Luisa Fiorina; il suo tavo-lo si occupa del “tempo del lutto in cure palliative” e raggruppa 30 colleghi. I risultati delle ricerche sono presentati puntualmente ai congressi nazionali della

Società Italiana di Cure Palliative (SICP). Inoltre, a partire dal 2012 con cadenza an-nuale, il Gruppo Geode, in collaborazione con la SICP, promuove seminari rivolti agli psicologi che lavorano in cure palliative per confrontarsi e condividere una modalità di lavoro capace di orientare la professione nei diversi setting assistenziali. In seguito al seminario 2012, il Gruppo Geode ha costruito un questionario arti-colato che è stato inviato ai centri di cure palliative italiani e i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista italiana della Fede-razione Cure Palliative e presentati al XX Congresso Nazionale SICP di Bologna.

a fine 2012 Luisa Fiorina, psi-cologa e psicoterapeuta della Fondazione Edo ed Elvo Tem-

pia, che lavora presso la Struttura di cure palliative ed hospice “Edo ed Elvo Tempia” dell’Asl di Vercelli, fa parte del “Gruppo Geode”. Il gruppo nasce nel 2008 da psicologi esperti in cure palliative, coordinati da Federica Azzetta, psicologa e psicotera-peuta dell’Hospice di Abbiategrasso, dove avvengono gli incontri; l’intento è quello di confrontarsi e riflettere sul rapporto tra psicologia e cure palliative.

Di fronte alla complessità inscritta nella malattia inguaribile non si dà per scontata la necessità dell’intervento dello psicologo. ma si lavora per capirne gli obiettivi e la modalità di realizzazione.L’attività viene condivisa dai colleghi attra-verso la pubblicazione dei lavori sul sito del gruppo (www.hospicediabbiategrasso.

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l progetto “Prevenzione in azienda”, seguito da Paolo Bagnasacco (direttore sanitario della Fondazione Tempia) e da Angelica Mercandino (project manager della Fondazione), ha coinvolto, nel 2013, cinque ditte biellesi per un totale di

562 visite gratuite di prevenzione. Tutte le visite vengono effettuate in un apposito spazio adibito ad ambulatorio all’interno dell’azienda durante l’orario di lavoro, ma senza compromettere la consueta routine lavorativa. Alcune aziende, partite con un’unica richiesta di visita specialistica, nel corso dell’anno hanno scelto di proporre ai propri dipendenti altri ambulatori: le richieste sono state soddisfatte e i dirigenti e i dipendenti si sono congratulati con la Fondazione Tempia per il buon servizio offerto. “Ringrazio la Fondazione Tempia – ha commentato un dipendente della Bon Prix – per avermi dato questa possibilità. Impegnato nel lavoro e con la famiglia, il tempo da dedicare alla prevenzione è sempre troppo poco. Gli operatori della Fon-dazione Tempia, recandosi direttamente in azienda per effettuare le visite, ci hanno dato una grande opportunità”.

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“Il 30% dei tumori può essere evitatocon un correttostile di vita”

ai dati emersi dagli studi scientifici degli ultimi anni, i dirigenti del-l’azienda FPT (Fiat Power Train)

di Verrone hanno scelto di collaborare con la Fondazione Tempia. La Fondazione Edo ed Elvo Tempia ritiene fondamentale promuovere la salute dei cit-tadini nel territorio biellese e contribuire a creare luoghi di lavori liberi dal fumo. Data la sensibilità al tema dimostrata dalla dirigenza dell’azienda Fiat di Verrone, la Fondazione ha proposto un programma articolato e mul-tidisciplinare per favorire la disassuefazione dalla nicotina, rivolto ai dipendenti dello stabilimento. “Il corso ha dato buoni risultati – ha precisato la psicologa della Fondazione Tempia, Paola Minacapelli - in accordo con

le percentuali nazionali rispetto ai trattamenti dei disassuefazione di gruppo: tutti i dieci partecipanti al corso hanno, infatti, smesso di fumare”. Prosegue con successo ed entusiasmo da parte dei lavoratori la proposta del menu “Fondo Edo Tempia”, ovvero un pasto che rispet-ta i principi delle raccomandazioni WCRF (Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro) proponendo piatti a base di cereali integrali, verdura stagionale e territoriale, legumi, pesce o carne bianca. Sono stati realizzati, e appesi nei locali-mensa, diversi poster: cornici verdi per gli alimenti consigliati e cornici rosse per quelli da limitare/evitare.

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erché il messaggio fosse forte e chiaro, molte città italiane, e tra queste Biella, hanno partecipato

all’iniziativa di FIAGOP - Federazione Italiana Associazione Genitori Oncoema-tologia Pedriatica Onlus - : il 13 febbraio alle ore 11 simbolicamente e in modo coordinato e congiunto per dare maggiore forza, coesione ed eco all’impegno nella ricerca e nella cura del cancro infantile sono stati lanciati palloncini bianchi da ospedali, scuole, piazze. Il Fondo Edo Tempia, in collaborazione con l’Ospedale degli Infermi di Biella, Reparto di Pediatria, ha promosso l’ini-ziativa che ha avuto luogo nel giardino interno dell’ospedale. Hanno aderito in molti: operatori e volontari appartenenti al Fondo Edo Tempia, alla Fondazione Angelino, al Naso in Tasca e all’Abio. Erano presenti, inoltre, i nueropsichiatri infantili dell’Asl di Biella con il Direttore Fusaro, i pediatri con il Direttore Garofalo, medici e infermieri di altri reparti, con i Direttori Jura e Clerico, e i servizi sociali. Un momento denso di emozioni che

ha simboleggiato l’impegno comune e sinergico delle diverse professionalità che operano sul territorio nell’accoglimento e nella cura dei giovani malati di tumore. Ai piccoli pazienti presenti in reparto sono stati donati palloncini colorati e l’Associa-zione Il Naso in Tasca ha portato il sorriso in reparto.

Con uguale spirito si è svolto venerdì 14 febbraio il Convegno nazionale “Adole-scenti e giovani adulti ammalati di tumore: guarire di più, guarire meglio”, sempre indetto da FIAGOP.Si sono incontrati così a Torino i diversi operatori del settore (oncoematologi, pe-diatri, psicologi, insegnanti, …), le asso-ciazioni, i rappresentanti delle istituzioni e i genitori al fine di condividere esperienze e di riflettere sugli interventi necessari per garantire sempre più cure di eccellenza, basate sui bisogni specifici di questa fa-scia d’età. Per il Fondo Edo Tempia era presente la psicologa Isabella Graziola, responsabile del “Progetto Bambini”. Adolescenti e giovani adulti corrono spes-

so il rischio di trovarsi in una “terra di nessuno” tra il mondo dell’oncologia pe-diatrica e il mondo dell’oncologia medica dell’adulto, in quanto non sono ancora bene definiti i limiti di età per l’accesso ai centri di cura e l’arruolamento in protocolli clinici specifici. Nonostante il tumore in questa fascia d’età rimanga un evento molto raro, le caratteristiche specifiche dell’adolescenza (di profondo mutamento fisico e affettivo), ne rendono complessa la presa in carico. Le statistiche sottolineano, ad esempio, che per i ragazzi l’intervallo medio tra l’insorgenza dei sintomi e la dia-gnosi è di circa tre volte superiore a quello dei bambini. È emersa con forza, dunque, attraverso molteplici esperienze, la necessi-tà di favorire una corretta informazione fra i giovani, anche attraverso l’utilizzo della tecnologia, in particolare internet e i social network. Ambito in cui il Fondo Edo Tempia è attivo da tempo e che ha visto proprio nel corso di questo anno scolastico la realizzazione del progetto “Raccontiamo la malattia con il cinema”, progetto di pre-venzione e di sensibilizzazione rivolto alle scuole superiori.

XII Giornata Mondiale contro il cancro infantile

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ubblichiamo la ricerca di Nicole Fiume (nella foto) che frequenta la scuola media di

Tollegno. Il titolo della ricerca, asse-gnata dalla professoressa Graziella Simonetti, era “Chi si nasconde dietro alle vie di Tollegno”. Nicole ha scelto Via Elvo Tempia.

Elvo Tempia Valenta nacque il 25 luglio 1920 a Mezzana Mortigliengo (Biella) da una famiglia piuttosto benestante di artigiani della calzatu-ra. Nel 1929 la sua famiglia dovette affrontare la “Grande Crisi” dell’eco-nomia mondiale e lui fu costretto ad abbandonare la scuola. Continuò comunque a studiare presso la biblio-teca della cooperativa di Montaldo dove imparò a tenere la contabilità tanto che gli furono affidati i conti dell’acquedotto consortile. In biblio-teca frequentò esponenti del Partito Comunista Italiano quali Secondino Radice e Pietro Tempia Valenta. Nel 1933, a tredici anni, lavorò come annodafili alla ditta Ferla di Ponzone, poi nel 1937 divenne tessitore. Allo scoppio della guerra civile in Spagna, nel 1936, nacquero in lui i primi dubbi sul fascismo. Lavorò in fabbri-ca fino al 1940 quando fu chiamato alle armi come guardia di frontiera in fanteria ai confini con la Francia dove restò fino al 25 luglio 1943, giorno della caduta di Mussolini. Tornato a Montalto, Elvo Tempia si iscrisse

l’ANPI, direttore di Baita, segretario della Federazione biellese e valsesiana del PCI, vice presidente delle Provin-ce Piemontesi, direttore della rivista regionale Cronache Piemontesi, vice presidente della provincia di Vercelli, presidente dell’Istituto provinciale per la storia della Resistenza e della società contemporanea. Dal 1933 a 1997 fu presidente dell’Università popolare di Biella. A seguito della morte per tumore del figlio Edo, crea nel 1981 a Biella il Fondo Edo Tempia per la lotta con-tro i tumori a cui si dedicherà fino al 2004, anno della sua morte, per pro-muovere la ricerca e la prevenzione dei tumori.

al Partito Comunista Italiano. Il 21 dicembre 1943 i fascisti fucilarono tre lavoratori a Valle Mosso; il 14 gennaio 1944 fu costituita la seconda Brigata Garibaldi “Biella” in Italia (la prima era stata costituita in Friuli). Nel luglio del 1944, quando era ancora dirigente del PCI, venne de-ciso il suo ingresso nelle formazioni partigiane con il nome di battaglia Gim. Dalla Valle Cervo salì allora sul Monte Mucrone saldamente in mano ai partigiani. In quell’anno conobbe la sua futura moglie Nella Zaninetti, staffetta partigiana, che sposerà nel 1945 a Bornasco. Dopo la guerra divenne deputato del Parlamento Italiano. In seguito fu dirigente del-

Nicole Fiume scrive la sua ricerca su Elvo Tempia al quale a Tollegno, paese dove risiedeva il Gim, è intitolata una via

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L’interessante inchiesta all’interno di una pubblicazione ideata da Elvo Tempia e Luigi Pralavorio

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ome stiamo a salute?” Questo sessanta anni fa, nel 1954, l’oggetto del-

l’inchiesta all’interno di una pubblicazione che si proponeva di offrire un panorama il più possibile variegato e completo sugli accadimenti e i protagonisti di quell’anno nel territorio biellese. Non a caso, il titolo esplicito che verrà scelto per la pubblica-zione sarà: “Trecentosessantacinque giorni biellesi”. Elvo Tempia e Luigi Pralavorio gli ideatori, Lino Cremon, invece, il fotografo invitato a illustrare con i suoi scatti i vari eventi e i vari personaggi. Scorre lungo le pagine la vita biellese di quel 1954 nelle immagini e nei commenti: nozze e battesi-mi, la cronaca e lo sport, attività scolastica e attività artistica, bande cittadine e corali alpine, il delitto di Via Trieste e l’Ottan-

tennio del Liceo Classico, Ugo Angelino e sul K2 e Umberto Maglioli vince la Car-rera Messicana, in più, interviste a piene mani: ai pittori e ai vigili urbani, ai politici e agli strilloni dei giornali, agli scrittori e ai cacciatori, agli studenti modello e ai cantautori. Ma anche “Come stiamo a salute?”, una serie di interviste a configurare la tabella clinica del Biellese in quell’anno 1954. Erano stati invitati a fornire competente risposta sia medici sia operatori collaterali, dagli infermieri ai donatori di sangue, fra questi ultimi, Bianca Rigola di Biella (ni-pote di Rinaldo Rigola, scomparso il 10 gennaio di quello stesso 1954) e Bruno Smorgon di Vallemosso, segretario dei Sindacati Liberi della zona. Fra i medici, avevano risposto all’inchiesta il professor

Luigi Mazza, direttore sanitario dell’ospe-dale di Biella, il dottor Virginio Silvestrini, direttore sanitario della clinica Vialarda, i dottori Nicola e Vincenzo Maglioli della casa di cura “La Madonnina” di Andorno e il professor Lino Bubani, ispettore sani-tario della città. A tutti era stato chiesto un giudizio sulla situazione sanitaria nel Biellese (Come stiamo a salute? appunto) e se nel corso della loro attività medica avessero riscontrato malattie caratteristi-che della nostra zona. Aveva aperto la tornata di interviste il professor Luigi Mazza, da pochi mesi tra noi come direttore sanitario dell’Ospedale. Pochi mesi che, comunque, erano stati più che sufficienti a fargli concludere che la fama del Biellese come regione piovosa non era per nulla infondata, mentre la sua esperienza di medico ne individuava il collegamento con i numerosi casi clini-ci riscontrati fra i degenti dell’ospedale. “Sono appunto dovute a queste condi-zioni climatiche di prevalente umidità e particolare frequenza di piogge le forme reumatiche e di artritismo che si verificano con allarmante frequenza nella regione, e la cardiopatia, che pure è molto diffusa, è una loro conseguenza”. Preoccupava e sorprendeva, soprattutto, il nuovo venuto, la catena di suicidi, specie di giovani, che si verificava un po’ ovunque sul territo-rio, mentre altro motivo di sconcerto era determinato dall’incuria che aveva potuto riscontrare nella regione dal punto di vista igienico sanitario “I sistematici casi di malattie infettive, a cominciare dal tifo, ne sono la prova”. C’era da sentire a questo proposito la

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campana dell’ispettore sanitario della città, Lino Bubani. Campana discordante. “Direi che sono buone annate dal punto di vista igienico-sanitario – aveva ribattuto – sia la mortalità infantile sia le malattie infet-tive sono al di sotto della media, mentre nell’anno sono state praticate un migliaio di vaccinazioni antidifteriche, altrettante antitifiche e oltre mille tra vaccinazioni e rivaccinazioni antivaiolose”. Le riserve di Lino Bubani erano semmai rivolte alle carenze del sistema ospedaliero, sia per quanto riguardava le malattie infettive sia il reparto pediatrico: “Importante, anzi necessaria – sottolineava - sarebbe la co-struzione di un cronicario e di una Casa della Madre e del Bambino a potenziare l’assistenza dell’Opera Nazionale Mater-nità e Infanzia”. Dalla clinica “La Madonnina” di Andorno, il dottori Maglioli si rivelavano non così ottimisti sulla situazione sanitaria, specie per quanto riguardava il riproporsi nel corso dell’anno di casi di tifo nel Biellese, sia pure – aggiungevano - “non allar-manti”. Allarmanti, a loro avviso, erano, piuttosto, in quella stessa Valle di Andorno fiorente di cappellifici, i numerosi casi di malattie causate dai vapori e dai sali di mercurio usati nella lavorazione del feltro. Come antidoto per gli influssi perniciosi del mercurio veniva comunemente – e copiosamente – usato il vino, con il solo risultato, però, che i danni del mercurio venivano sostituiti da quelli dell’alcoli-smo e conseguenti squilibri del sistema nervoso.

di assistenza sanitaria”. Proseguendo, pe-rò, con rilievi passibili di interpretazioni meno serene. A cominciare dalle malattie dentarie “certamente più frequenti che non in altre regioni”, per proseguire con l’alto numero di incidenti stradali (già in quel 1954 causa “l’enorme sviluppo della motorizzazione contro l’insufficienza di strade in rapporto al traffico), per non parlare degli incidenti sul lavoro “specie riferiti - specificava - all’industria tessile che predispone dai traumi alle mani, tipo stritolamenti e schiacciamenti, ai colpi di navetta al capo”. Ultima voce, e la più dolorosa, riguardava per Silvestrini le mortalità dovute ai tumori. Con l’amara conclusione: “Nulla sappiamo di sicuro sulla loro origine. Io penso che se oggi vi fosse un rimedio che, oltre a quelli già conosciuti, potes-se guarire i tumori, almeno per Enrico Fermi sarebbe stato messo in opera”. Oggi leggerebbe forse con sguardo di maggiore fiducia gli ulteriori capitoli che nello spazio di questi sessant’anni si sono aggiunti a narrare gli sviluppi e le conqui-ste di una ricerca che non conosce sosta e di una lotta che non concede quartiere.

Il dottor Silvestrini, direttore sanitario della clinica Vialarda, era forse in quegli anni Cinquanta fra i chirurghi più noti del nostro territorio. E non si era schermito a negarlo. “Come chirurgo esercito la professione nel Biellese fin dal 1925. Le decine di migliaia di interventi che ho eseguito sinora interessano quasi tutti gli organi del corpo umano, dall’ernia all’appendice, dalla tiroide al fegato ed alle vie biliari, dallo stomaco all’intestino, dalla milza ai reni, dall’utero alla mammella, eccetera”. Alla sua indiscussa autorevo-lezza, il microfono per riassumere e tirare le fila dell’incontro di opinioni. Inizierà con una nota positiva: “Posso dire che il Biellese è una della regioni meglio dotate

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2020

Una commedia che pone al centro dell’attenzione il cancro

reagiscono ciascuno a suo modo, non sempre in modo esemplare.Il film e il protagonista, però, si distin-guono per immedesimazione; non il solito tran-tran di cure, lacrime, pen-timenti e parossisimi in vista del fati-dico giorno, ma una crescita che poco per volta aumenta la statura umana della persona per quanti tentativi di reazione attua: scombinata, feroce o ridicola, commovente o superficiale, tuttavia sempre trattata dal regista con uno sguardo composto, lieve eppure partecipe.Registicamente il film spicca per viva-cità e inventiva, in particolare nell’uso molto arguto delle panoramiche che, al posto di allontanare il punto di vista dello spettatore da quello del protago-nista, servono a descrivere gli spazi in cui si muove. Questo apparente distacco serve ad in-

cludere varie implicazioni sociali e po-litiche sulle paranoie dell’America post crisi che arricchiscono indubbiamente la capacità descrittiva della pellicola.Il punto di forza di “50/50”, comunque, resta la caratterizzazione dei personag-gi: un campione d’umanità vario e pro-fondamente credibile. Nello script non ci sono forzature o eccessi caricaturali, solo tanto equilibrio e un sincero affetto per le circostanze tragiche o buffe in cui essi incappano. Oltre al protagonista Joseph Gordon Levitt, particolarmente bravo anche perché perfetta antitesi del maschio viri-le, tutto il cast d’appoggio è validissimo: da Philip Backer Hall (il padre malato di Alzheimer) a Anjelica Huston (madre iperprotettiva), fino a Seth Rogen (Kyle) che ruba prepotentemente la scena.

l cinema trae la sua insopprimibile forza dalle infinite possibilità di rac-conto che mette in atto. Prendete

per esempio la sfida che il regista Jona-than Levine ha intrapreso nel mettere sullo schermo una vicenda umana dolo-rosa come quella della nefasta diagnosi di tumore occorsa ad Adam, 27 anni. All’apparenza, come si fa a non cadere nel lacrimevole, nella retorica ammor-bante di voler a tutti i costi trovare una morale o, per converso, come si può, per una vicenda così forte, contenere il distacco, magari utile a una maggiore fluidità nella visione, senza però per-dere tutto il calore e l’umanità?“50/50” è, in tal senso, un piccolo miracolo di grazia ed equilibrio: una commedia che pone al centro il can-cro senza mettere in burla niente del carico di sofferenza rappresentata dai personaggi e, al contempo, senza esa-sperare con eccessi di commozione lo spettatore, restituendo con sincerità e, cosa più importante, credibilità lo shock che il giovane protagonista vive. Complice anche una notevole colonna sonora, il film ha tutte le carte in regola per trovare apprezzamenti e spunti di riflessione verso un pubblico giovane, diversamente poco affine ai classici “cancer movie”.La trama potrà anche sembrare am-mantata, in certi passaggi, da un velo di banalità: la malattia, ecco il titolo, che dà il 50% di possibilità di vita, disorien-tamento, accettazione della diagnosi, tentativo di recupero, le persone vicine (la fidanzata, l’amico del cuore Kyle, i genitori, la giovane psicoterapeuta) che vengono tutte travolte dalla malattia e

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na madre. Suo figlio. E la ma-lattia che entra in scena una domenica, alla fine di un viag-

gio impegnativo, quando “niente poteva essere più lontano dai miei pensieri”. È un libro bellissimo “Senza consolazione”, perché racconta con parole toccanti ciò che molti hanno già provato nel corso dei giorni pieni di speranza e di delusio-ne che accompagnano il decorso di un cancro senza possibilità di appello. Nelle pagine non c’è la paura della morte, ma l’incredulità di trovarsi di fronte ad un evento che non si riesce a contrastare, nonostante i migliori e i peggiori medici incontrati in tanti colloqui personali o telefonici e durante altrettante visite. Al centro della narrazione Susan Sontag, una scrittrice famosa che, perfettamente cosciente e consapevole della devasta-zione dovuta alla leucemia, si informa, si sottopone a tutte le più innovative

terapie, padroneggia la tecnologia infor-matica come una studentessa modello per sapere di più e per allontanare il disastro imminente. Accanto a lei, con tenerezza ma anche con tanta ansia e incertezza nelle relazioni quotidiane, suo figlio David: “Credo di aver agito per il meglio. Intendo cioè dire che le davo le risposte che pensavo volesse ricevere, che potevano darle la forza di andare avanti. Su un piano razionale sono fin troppo consapevole che, quando viene a mancare qualcuno, il rimorso per le cose non fatte è un sentimento impossibile da eludere. Ma è al tempo stesso qualcosa di assurdo, perché si presenterà sempre e comunque, a prescindere da ciò che si è fatto o non si è fatto”.Il figlio sa che nella disperatissima lotta per la vita di sua madre, nemmeno tutto l’affetto di cui era circondata le era di al-cuna consolazione. “Come sempre accade

Nelle pagine di “Senza consolazione” di David Rieff non c’è la paura della morte, ma l’incredulità di trovarsi di fronte ad un evento che non si riesce a contrastare

a tutte le persone che circondano i ma-lati terminali, quelli che la amavano non furono all’altezza delle sue aspettative”. Perché in sostanza non erano in grado di fare la sola cosa che la madre volesse davvero: rinviare la morte ancora per qualche tempo, in modo da consentirle di scrivere ancora, di viaggiare incontro ai suoi amati lettori, di godere quella vita alla quale tanto era attaccata.Senza consolazione è David, anche dopo che la mamma è stata sepolta a Parigi. “Vorrei aver assecondato di più i suoi desideri. Vorrei essere stato capace di soffocare i miei interessi per dare spazio ai suoi. Sono rimpianti inutili”. Al nostro vecchio essere mortali, basti come con-solazione il saper spalancare le ali nella valle del dolore.

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embra passato pochissimo tem-po da quando, con la Fonda-zione Tempia, abbiamo sentito

la necessità di attivare un corso di ginna-stica specifica, unico nel suo genere, per trasmettere alle persone l’importanza del movimento, strumento di prevenzione delle malattie metaboliche.Secondo studi scientifici, infatti, alcune patologie tumorali hanno maggiore in-sorgenza in persone sedentarie e che se-guono un’alimentazione non corretta. Ad oggi, però, non possiamo sottovalutare l’influenza di obesità, diabete, ipertensio-ne, dislipidemie, ipercolesterolemie nello sviluppo di molte malattie: queste, infatti, si possono definire disfunzioni “facilitatri-ci” dell’insorgenza tumorale.Secondo uno studio realizzato negli USA e finanziato da National Cancer Institute ( l’Istituto statunitense per la ricerca sul cancro) condotto su oltre 200 donne col-pite da tumore al seno non metastatico, grazie allo sport, depressione e affatica-

mento tendono a ridursi.Attraverso meccanismi che stanno alla base del movimento stesso, quali l’au-mento dell’ossigenazione dei tessuti, il controllo ormonale e la riduzione del grasso corporeo, le persone possono ri-trovare uno stato di benessere psicofisico perso da anni. E, proprio questo ritrovato benessere rappresenta il collante per poter rendere continua e costante la pratica dell’attività fisica. Durante le attività si creano legami e co-noscenze che permettono di lavorare in un clima sereno, mentre un piano speci-fico ed individualizzato di esercizi, gestito dall’istruttore, permette di focalizzare l’attenzione sulle problematiche e sugli obiettivi di ogni singolo utente.Si crea così un gruppo di lavoro che in-sieme si motiva e cresce. Il progetto “Ginnastica è Salute” ha preso il via presso presso la palestra Why Not Fitness Club a Biella, il primo marzo 2011.

Nel 2012 poi, analizzata la distribuzione dei Comuni e della popolazione biellese, abbiamo pensato che fosse importante offrire un’alternativa alla palestra del centro città: ed ecco che siamo cresciuti e abbiamo replicato i corsi di ginnastica metabolica anche a Cossato, presso la palestra Europa Club. Amiamo il movimento perché ogni giorno tocchiamo con mano quali siano gli incre-dibili e a volte miracolosi miglioramenti che le persone riescono ad ottenere. Non riteniamo di svolgere un semplice “lavo-ro”, ma di offrire alle persone una sorta di “cultura del benessere”. Oggi si parla mol-to di ecologia: dobbiamo partire prima di tutto da noi stessi, o meglio, dobbiamo applicarla soprattutto al nostro corpo, una macchina che tanto ci ha permesso e ci permette ogni giorno: questa è ecologia personale.

Il progetto “Ginnastica è salute”inizia il suo quarto anno di attività

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iamo abituati a considerare ce-reali solo pasta e riso, ma in real-tà c’è un gustosissimo mondo da

scoprire: oggi vi consigliamo di provare l’orzo, uno dei cereali più antichi, coltivato da millenni sia in Oriente che in Occiden-te. Era il cereale preferito da Ippocrate, che lo raccomandava fortemente e ne elogiava le proprietà. Essendo molto ricco di fibre, l’orzo si rivela un ottimo regolatore della

funzionalità intestinale ed è particolar-mente indicato in caso di intestino pigro; se masticato bene è facilmente digeribile e nutriente. In questa ottima zuppa lo chef Giovanni Allegro abbina l’orzo agli asparagi, che hanno proprietà diuretiche e depura-tive, e ai fagioli che, come tutti i legumi, aumentano il senso di sazietà e rallentano l’assorbimento degli zuccheri grazie al loro elevato contenuto di fibre.

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Il 2 maggio 1945 a Biella i Tedeschi firmarono l’Atto di Resa con la delegazione Garibaldina di cui faceva parte il partigiano Domenico Bricarello “Walter”.

l partigiano Efrem Galliera “Or-lando”, portaordini della seconda Brigata, racconta l’uomo Bricarello

e il partigiano Walter.

Orlando, quando e dove hai conosciu-to Walter?Ho conosciuto Walter in montagna, al Comando della seconda Brigata. Ho sentito subito che avevo a che fare con una persona di grande esperienza, un vero padre di famiglia, un uomo onesto, capace: sapeva parlare, sapeva convin-cere e sapeva infondere delle idee a cui non eravamo stati abituati. Per dormire il posto più scomodo lo prendeva lui: avendo fatto tanti anni di galera, dormiva in qualsiasi angolo, per terra, all’aperto. Aveva una grande capacità di spiegare le cose a noi partigiani giovani, che aveva-mo soltanto diciotto o diciannove anni. Era questa la differenza, ci convinceva con i ragionamenti.

Ci puoi ricordare un episodio signi-ficativo del suo modo di compor-tarsi?Le nostre staffette avevano scoperto che qualcuno toglieva i fiori dalle lapidi dei partigiani trucidati da poco in piazza Martiri il 4 giugno. Quando quell’uomo fu catturato e portato al Comando vi fu chi si scagliò contro di lui, ma Walter si oppose: “Se noi facciamo come loro, allora non siamo migliori di loro”.Noi abbiamo poi avuto la storia dei fratelli Biscotti. Solo un grande co-

mandante ed un commissario politico come Walter ha potuto gestire quella vicenda: quando i fratelli Biscotti de-cisero di costituire una nuova brigata (c’era già il nome “Giovane Italia”) ha radunato tutti noi al Comando Brigata, ci ha fatto alzare le mani e noi abbiamo alzato le mani, poi Walter rivolto ai Biscotti ha detto: “Voi abbandonate la Brigata, siete responsabili di voi stes-si, ma non potrete addossare a noi la responsabilità se domani i nazifascisti vi uccideranno”.

Alcuni episodi sono stati cancellati dalla memoria collettiva. Quale ricor-do vorresti, invece, condividere? Ricordo quell’inverno del ‘44: così tanta neve non l’avevo mai vista. Walter ci ha portato fuori dal Bocchetto Sessera con quella neve, abbiamo fatto una traversata fino nel Canavese e poi siamo arrivati a Cuceglio. Lì siamo stati otto giorni, abbiamo bloccato il paese, tutto era in mano a noi: non abbiamo avuti scontri e non abbiamo perso uomini. Solo un grande commissario può fare una cosa del genere. Avevamo un bel gruppo di ragazze che facevano le staffette e che ci hanno aiutato moltissimo.

Il ruolo delle donne nella Resistenza è ancora molto in ombra: in realtà le staffette erano fondamentali...Il ruolo delle donne è stato molto im-portante e alcuni ancora non lo ricono-scono: non potevi camminare senza le

staffette. Erano loro a superare i posti di blocco, a darci informazioni per bloccare un paese...

Mi sembra che la figura ed il ruolo di Walter nella Resistenza non siano mai stati analizzati fino in fondo: do-po il ritorno alla vita civile Bricarello è sparito praticamente dalla scena, perché?Ha fatto il vice-sindaco a Biella con Lui-setti, sindaco del dopoguerra nel 1945. Poi non l’ho più visto nelle file come ex della Resistenza, anche se lui è stato importante, è quello che ha firmato, as-sieme a Timo, ex sindaco di Gaglianico, l’Atto di resa. Perché lo hanno firmato loro? Perché erano i più importanti. C’è anche da dire che è morto molto giova-ne, ma non so di più. Per concludere: c’è un suo modo di intendere la politica, un suo insegna-mento che ti ricordi di lui o comunque un modo di comportarsi che sarebbe-ro ancora utili in questo Paese con una crisi così forte?Penso che, se tutta la politica italiana fosse formata da tanti Bricarello, la vita democratica del Paese sarebbe più salda. Il grande merito della Resistenza è stato quello di permettere ai nostri legislatori di fare la più bella Costituzione del mon-do, che andrebbe applicata e trattata con attenzione dai politici.

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Dotato di una pila che dura almeno 5-6 anni, molto piccolo, viene inserito e ricaricato attraverso la vena femorale (e non con un intervento al cuore). È il nuovo pacemaker wireless (senza fili) impiantato nel Centro cardiolo-gico Monzino di Milano nel corso di

a cura di Corradino Pretti

Non ci sono prove, finora, che le onde elettromagnetiche emesse da telefoni cellulari o altri dispositivi wireless siano dannose per la salute. Questa la conclusione di un recente rapporto dell’Andes, l’agenzia francese per la sicurezza alimentare, redatto dopo un’analisi di oltre 300 studi pub-blicati dal 2009 ad oggi. Non tutti sono rimasti convinti. Lo stesso rapporto, del resto, invita a condurre studi più attendibili e approfonditi. Va ricordato che nel 2011 l’Inter-national Agency for the Research on Cancer (Iarc) di Lione ha inserito le onde elettromagnetiche nella lista dei “pos-sibili cancerogeni”. La stessa Andes ha comunque invitato a introdurre obblighi di indicazione delle onde emesse dai vari dispositivi e dell’esposizione massima consigliata (sì, ma da chi? occorre chiedersi a questo punto), suggerendo inoltre di aumentare il numero delle antenne, in modo che nessuna da sola possa emettere quantitativi troppo alti (alti quanto?) di onde.

una sperimentazione che coinvolgerà 14 centri in tutto il mondo. Il nuovo pacemaker, almeno per ora, riesce a stimolare solo una delle camere del cuore, contro la stimolazione globale ottenibile con i pacemaker classici, e sarà quindi impiantato nei pazienti meno gravi (circa un terzo dei 30 mila operati ogni anno). L’assenza di fili garantisce un rischio minore di danneggiamento e mal-funzionamento, mentre le modalità mininvasive di inserimento e ricarica delle batterie evitano al paziente di do-versi sottoporre periodicamente a un intervento che in ogni caso è rischioso e richiede convalescenza. Si punta a realizzare quanto prima pacemaker senza fili più potenti e adatti quindi anche ai pazienti più gravi.

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Mamme e papà, non arrabbiatevi se il vostro bebè mette le mani nel piatto, gioca con la pappa o fa cadere in terra un po’ di minestra. E’ il suo modo per sperimentare e conoscere il mondo. E quando manipola il cibo, trattandolo allo stesso modo di un sonaglietto o di un peluche, impara meglio a parlare. Lo ha dimostrato un studio della University of Iowa (Stati Uniti) condotto su un gruppo di bambini di 16 mesi, ai quali sono stati dati 14 tipi di cibi non solidi, come pappe, succhi di frutta, budini e zuppe. Mentre i piccoli erano sul seggiolone, i ricercatori americani hanno associato ad ogni alimento brevi nomi o semplici sillabe. La conclusione dell’esperimento si legge sulle pagine di “Development Science”, la rivista che ha pubblicato lo studio, è che i bambini che facevano pa-sticci, rimestan-do, spalmando, assaggiando i cibi con le ma-ni, pronuncia-vano in modo più corretto le parole rispetto ai bebè più ordina-ti e docili.

Secondo uno studio condotto dalla Fondazione Veronesi, dietro i com-portamenti sbagliati degli italiani che trascurano la prevenzione vi sono molti fattori da considerare. Due i più significativi. Primo: negare il rischio. Secondo: sfidare il pericolo. Il fuma-tore sa benissimo che la sigaretta fa male, ma non vuole pensarci e lascia che subentri un certo senso di sfida. Vi sono poi i cosiddetti elementi

culturali: scarsa cultura dello sport, difficoltà a dialogare con i medici per mancanza di tempo e/o timori, poca attenzione agli stili di vita. E c’è poi anche l’influenza della crisi: le analisi sono costose e gli italiani stanno rinunciando anche a fonda-mentali test preventivi. Speriamo non agli screening del Fondo Edo Tempia. Sono gratuiti da sempre e tutti lo sanno.

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Domenica 25 maggio il gruppo “Tuttinsieme per la vita” del Fondo Edo Tempia ripropone l’ormai tradizionale giornata a favore del “Progetto Bambini”

colpite dalla malattia oncologica che sentono il bisogno di un sostegno per i propri figli. Il progetto è sviluppato in collaborazione con i servizi già presenti sul territorio (scuola, ospedale, servizi sanitari, servizi sociali) per poter così rispondere in modo armonico ai mol-teplici bisogni delle famiglie. La formula della “Grande festa dei bam-bini” è quella di sempre: un piccolo Luna Park in cui i bambini trovano i gazebo con le loro attrazioni preferite. Ci saranno, come di consueto, il tiro ai barattoli, la pesca ai pesciolini, gli stand della pittura visi, delle fotografie e della merenda.

omenica 25 maggio, a par-tire dalle ore 10, i giardini Zumaglini di Biella si trasfor-

meranno in un grande parco giochi: il gruppo “Tutti Insieme per la Vita” del Fondo Edo Tempia organizza, infatti, l’ormai tradizionale appuntamento di primavera: la “Grande festa dei bambi-ni”. La manifestazione, che negli anni ha mantenuto inalterata la sua struttura, unisce il divertimento alla solidarietà: il ricavato della giornata sarà devoluto al Progetto Bambini del Fondo Edo Tempia. Questo progetto è stato pensa-to e costruito per sostenere le famiglie

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na bella giornata all’insegna della solidarietà: grazie agli alpini di Verrone che anche

quest’anno hanno voluto devolvere al Fondo Edo Tempia il ricavato del pran-zo organizzato nella sede di Verrone in occasione della Festa della Donna, domenica 9 marzo. Nella foto, con gli organizzatori, si rico-noscono Anna Rivetti vice presidente del Fondo Edo Tempia e Alfredo Pino, vice presidente della Fondazione Tempia.

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itmo e movimento” è stata l’esibizione ufficia-le del gruppo di donne

che hanno aderito al progetto “Salute in Movimento”. La performance ha avuto luogo sabato 1 marzo al teatro Erios di Vigliano. Il progetto Salute in Movimento, nato dalla collaborazione tra Fondo Edo Tempia e Panathlon Club Biella, è in crescita: l’attività di espressione motoria di gruppo rivolta alle donne che condividono il piacere di muoversi, si è rivelata un successo oltre le aspettative.

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uomo ha sempre rivendicato il diritto di possedere la verità, determinando lo sviluppo di

religioni e credenze che si sono contrastate le une alle altre determinando, talvolta, l’insorgere di guerre e lotte. Quando si parla di verità è difficile determinare quale sia la “Verità”, poiché essa è simile ad un vaso son-tuoso scagliato al suolo e ridotto in piccoli frammenti. Ciascuno ne coglie un piccolo coccio e crede di possedere la visione del vero, inconsapevole che senza tutti gli altri frammenti ciò che vede è una verità parziale, una verità annegata nella presunzione egoi-ca della propria mente conscia. Ricercare la Verità non significa credere ciecamente ad una religione, ma cogliere da ciascuna religione, tradizione e pensiero gli strumenti che permettono all’uomo di giun-gere al vero. Solo in tal modo egli approda alla felicità. Solo cogliendo la bellezza del mondo che lo circonda, conosce se stesso, poiché egli non è altro che il creatore di tutte le verità che lo attorniano. Chi ama se stesso e gli altri, ha accesso alla dimensione della conoscenza dove tutte le verità gli vengono rivelate. Una volta giunto a tale dimensione, i suoi occhi si aprono ad una dimensione superiore e il suo terzo orecchio si risveglia ai sussurri impercettibili dell’Anima. Il corso denominato “Il Terzo Orecchio”, tenuto dal docente Domenico Basanisi, ha come scopo quello di mostrare il caleidosco-pio di verità di cui il mondo è composto. Attraverso l’ausilio di aforismi, citazioni, proverbi, leggende, racconti, simboli e immagini, il docente conduce i presenti all’interno di un viaggio interiore dove le verità non vengono rivelate ma intuite. Adottando la psicotematica o tematica dell’anima, termine coniato dal Conte di Villareggia Bernardino del Boca, maestro di Domenico Basanisi, egli spinge i presenti ad andare oltre il significato delle parole e la visione oggettiva delle immagini per cogliere il vero senso delle cose e intuire le verità celate nella storia dell’umanità. Con parole semplici ed eleganti, Domeni-

co Basanisi irradia un Fuoco attorno a sé, capace di penetrare nei cuori delle persone e di infondere speranza. Insegnamenti morali che hanno come base l’amore, la compassione, l’integrità, il bene comune, la pazienza e la determinazione vengono trasmessi per promuovere l’Unità nella diversità e avvicinare ciascuno dei presenti alla propria essenza spirituale. La ricerca della felicità viene investigata per mezzo di un percorso individuale che ciascun pre-sente intraprende al fine di ricongiungersi con la divinità interiore e pervenire ad una dimensione dell’essere pervasa di benessere e pace. Temi che assillano l’uomo come il timore della morte, la paura e la sofferenza sono trattati con grande forza e prontezza di spirito per innescare un cambiamento di prospettiva che conduce il presente a riflettere su tali tematiche, affrontate da ciascuna religione e credenza, con spirito nuovo e rinnovato vigore.Gli insegnamenti e le riflessioni impartite da Domenico Basanisi mirano a sviluppare nell’anima un nuovo udito: il terzo orecchio in cui si desta la percezione della parola interiore. Mettendo a tacere il pensiero ed

esercitandosi ad ascoltare senza critica, gli astanti vengono invitati a udire attraverso le parole le anime degli altri, e a percepire i suoni della natura che sussurra lievemente i segreti dell’universo nell’anima di coloro che hanno ancora la forza di sognare, nonostan-te le difficoltà del quotidiano. Chiunque sia interessato ad esplorare le tematiche dell’anima, o abbia sempre per-seguito con tutte le sue forze la ricerca della Verità, è invitato a partecipare al corso che si tiene presso il Fondo Edo Tempia ogni venerdì dalle ore 17,30 alle ore 19. Per coloro che sono alla ricerca della chiave segreta per accedere alla dimensione della conoscenza, rammentiamo che tale chiave non verrà fornita durante il corso poiché si trova già dentro ciascuno di Voi. Perciò se la vostra intenzione è di farla riaffiorare per aprire quel lucchetto che sbarra la porta alla felicità interiore, vi invitiamo a prendere parte alle conferenze con la mente aperta e il cuore colmo d’amore. Ciò a cui approderete si rivelerà un porto sicuro che vi aspetta da tempo immemore: la vostra anima.

“Non c’è religione superiore alla Verità” (motto teosofico)

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a cura di Ivana Ramella

Giuliano Grizi, magistrato, se ne è andato. È tornato alla sua terra. In silenzio, per non disturbare. Era amico di Elvo Tempia: si incontravano e condividevano idee. A ri-cordare è la moglie Ida. Quando le dissi che ne avremmo parlato su “Foglie” del Fondo Edo Tempia si commosse e rispose: “Ne avrà piacere”. Due personaggi, Elvo Tempia e Giuliano Grizi, entrambi impegnati per cause lodevoli. Elvo Tempia profuse entu-siasmo e coraggio per salvare vite umane, supportando le istituzioni. Divenne punto essenziale di riferimento nel territorio, con il suo Fondo Edo Tempia. Grizi si batté per l’uguaglianza salariale uomo-donna nelle industrie, fece eliminare il penale nelle cause di adulterio, modificò regole amministrative sveltendo la burocrazia. E fu lui, pretore coraggioso, a liberalizzare le antenne dal monopolio Rai, a provocare la caduta del governo Andreotti. La sua sentenza permise l’inizio dell’avventura “TELEBIELLA”. Il nome di Giuliano Grizi balzò sulle prime pagine di tutti i quotidiani italiani e stra-nieri, insieme a quello di Peppo Sacchi. Centinaia di canali, migliaia di persone che ci lavorano, maestranze, amministrativi, attori, creativi. Tutti coloro che ne traggono fonte di reddito lo devono alla pazza idea di Peppo e al coraggio di Giuliano Grizi.Grazie di cuore.

Una curiosità: Elvo Tempia qui sposò la sua Nella. Festa campestre con musica e ballo a palchetto.

Ercole Cesale notaio in Sala. Nel centro del paese c’è la sua residenza estiva. Quando muore la dona al municipio, con l’impegno di trasformarla in una casa di riposo per gli anziani del paese. Dona anche un grande ap-pezzamento di terra con attigua casa rurale. In quel terreno dovrebbe nascere un campeggio. I proventi serviranno alla gestione economica della casa di riposo. Questa è la sua volontà. Dopo diverse gestioni fallimentari, però, chiu-de la residenza per anziani e anche il campeg-

gio. Sei anni di abbandono, poi Legambiente, con un comodato d’uso, converte la struttura nel rifugio escursionistico “Andirivieni”. Nelle vicinanze ci sono il Ricetto di Magnano, la Comunità di Bose, la Riserva Naturale speciale della Bessa, il Rifugio degli asinelli. Speriamo che sia la volta buona per esaudire la volontà di Ercole Cesale Notaio.

Quante volte di fronte alla domanda del farma-cista “Vuole il farmaco equivalente?” abbiamo risposto di no. Le remore sono soprattutto la paura che non siano efficaci, meno curativi, insomma, se costano meno qualche ragione c’è. E’ soprattutto la disinformazione che provoca diffidenza. In realtà i “generici” sono farmaci non più legati al brevetto dell’azienda pro-duttrice. L’esclusiva dura vent’anni e serve per recuperare i costi sostenuti per la ricerca. Dopo, altre ditte potranno produrre il farmaco con gli stessi principi attivi, anche se con un nome diverso. Il servizio sanitario nazionale investirà il risparmio per offrire gratuitamente ai malati nuovi farmaci per patologie gravi e costose. L’Agenzia Italiana del farmaco recita: “Utilizza con fiducia i farmaci equivalenti (i generici): ti cureranno bene e consentiranno a tutti di avere un’assistenza farmaceutica migliore”.

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Con infinita riconoscenza ringraziamo i tantissimi cittadini i quali, con offerte volontarie, ognuno nell’ambito delle proprie possibilità, formano, goccia a goccia, un fiume di solidarietà che ci permette di realizzare i numerosi programmi per combattere i tumori: ricerca scientifica,

diagnosi precoce, cure palliative, sostegno ai malati.

A TUTTI LORO ESPRIMIAMO LA PIÙ PROFONDA GRATITUDINE.

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LE OFFERTE PER FINANZIARE I PROGRAMMI SI RICEVONO PRESSO:NOME BANCA CODICE IBAN

BANCO POSTA IT 92 S 07601 10000 000010990133

BIVERBANCA IT 71 G 06090 22300 000040611675

BANCA SELLA IT 14 C 03268 22300 053878200230

INTESA SAN PAOLO via Italia IT 33 M 03069 22300 100000101171

UBI BANCA REGIONALE EUROPEA IT 19 C 06906 22300 000000080226

BNL IT 18 J 01005 22300 000000020000

UNICREDIT BANCA IT 34 S 02008 22310 000002025245

UGF BANCA (UNIPOL) IT 35 T 03127 22300 000000000500

BANCA POPOLARE DI NOVARA IT 66 T 05034 22300 000000014000

CREDEM, PIAZZA ADUA 3/B, BIELLA IT86L0303222300010000001403

… E PRESSO LA NOSTRA SEDE in Via Malta 3-13900 BIELLA

Per poter DETRARRE FISCALMENTE le offerte è necessario utilizzare la forma del bonifico

bancario, del bollettino di conto corrente postale o dell’assegno bancario.

SONO ESENTI DA COMMISSIONI I VERSAMENTI EFFETTUATI AGLI SPORTELLI DI BIVERBANCA

Siamo certi che i nostri lettori lo sanno, ma per la trasparenza che ha sempre contraddistinto l’attività del Fondo Tempia, ci pare utile ricordare alcuni punti

fondamentali sulle fonti di finanziamento dell’Associazione e sul loro utilizzo.Il Fondo Edo Tempia e la Fondazione Edo ed Elvo Tempia si sostengono con:

offerte di cittadini, Enti e Istituzioni, lasciti e donazioniconvenzioni con strutture sanitarie pubbliche, finanziamento di progetti di ricerca

Tutto quello che il Fondo riceve dal territorio biellese, con le offerte e con il 5 per mille, viene reinvestito nel Biellese per la realizzazione dei vari progetti: prevenzione,

diagnosi precoci, assistenza ai malati, cure palliative, sostegno psicologico...

Oltre alle offerte, sono fondamentali e indispensabili le risorse che provengono da lasciti e donazioni, da convenzioni con ASL e Regione, che ci consentono, con un impegno veramente notevole, di supportare la sanità pubblica ( messa a disposizione di medici, infermieri, psicologi ) per

contribuire ad offrire servizi più efficienti ai malati e attuare programmi di prevenzione.Rinnoviamo il nostro grazie a voi cittadini biellesi, che continuate a sostenerci riconoscendo

nel Fondo uno strumento di fondamentale importanza per la tutela della salute di tutti.

Con voi, per voi, grazie a voi continueremo nella nostra azione con impegno, professionalità e trasparenza.

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