Dr. Carlo Spezzano Definizione e scopi della EPIDEMIOLOGIA L'epidemiologia è la scienza che ha per oggetto il fenomeno della insorgenza delle malattie nelle popolazioni di esseri umani, con particolare riguardo allo studio delle condizioni e dei fattori che le determinano. Corso di Laurea in FISIOTERAPIA Insegnamento di Igiene Generale ed Applicata Lezione del 19 marzo 2008 Epidemiologia (cenni) Prevenzione
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Definizione e scopi della EPIDEMIOLOGIA · croniche Epidemiologia dei servizi L'epidemiologia (dal Greco επι= sul, δηµος= popolo e λογος= discorso, studio) è la disciplina
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Dr. Carlo Spezzano
Definizione e scopi della
EPIDEMIOLOGIA
L'epidemiologia è la scienza che ha per oggetto il fenomeno della insorgenza delle malattie nelle popolazioni di esseri umani, con particolare riguardo allo studio delle condizioni e dei fattori che le determinano.
Corso di Laurea in FISIOTERAPIAInsegnamento di Igiene Generale ed Applicata
Da poche ore adiversi mesi(PREVENZIONESECONDARIA ?)
Terapie
CONTATTO CON
MICRORGANISMI
Postulati di Henle-Kock(L’agente di una malattia infettiva)
1. Deve essere presente in tutti i
casi di quella malattia
2. Non deve essere presente in
caso di altre malattie né in
individui sani
3. Non deve essere isolato dai
tessuti in coltura pura
4. Deve essere capace di
riprodurre la malattia attraverso
invezione sperimentale
I principi di Henle-Kock sono
1. Ogni malattia viene associata
ad un singolo agente e
viceversa
2. Non si tiene in conto di altri
fattori in aggiunta al singolo
“agente” (es. malattia ad
eziologia multipla, fattori
ambientali etc…)
Oggi, tuttavia, la visione di Henle-Koch non è più accettabile per la maggior parte delle malattie
In effetti, oggi esistono molte malattie infettive che non rispondono del tutto allo schema rigido di Koch, che ignora i fattori ambientali e associa «una sola causa ad una malattia e una sola malattia ad una causa». Il principale limite dei postulati è proprio quello di non considerare la possibilità di una eziologia multipla (una malattia, molte cause - o meglio: «determinanti») né l'eventualità che una stessa causa possa indurre malattie differenti.
Lo schema di Henle-Koch ha consentito - nel passato - di associare numerosi microrganismi alle rispettive malattie
relazione causa-effetto _ 5
Storia naturale delle malattie cronico-degenerative
Fase libera Fase pre-clinica
Malattiaclinica
a)Morteb)Guarigione
Possibileesposizione aifattori di rischio(PREVENZIONEPRIMARIA)
Il carattere non necessario del nesso causale è indicato non solo
dal fatto che il cancro può insorgere nei non-fumatori (sebbene con
una frequenza molto più bassa che nei fumatori), ma dall'esistenza
di numerose altre "cause";
Nel caso specifico dei tumori polmonari cause ben note, al di là di
ogni ragionevole dubbio, sono l'asbesto, alcuni metalli pesanti, gli
idrocarburi aromatici policiclici, le radiazioni ionizzanti e poche altre.
"In sintesi, i criteri per il riconoscimento della relazione causa-effetto
in medicina si sono contemporaneamente complicati e indeboliti, e
tale relazione ha assunto un carattere probabilistico".
relazione causa-effetto _ 6
La proprietà centrale di ogni processo probabilistico è l'impossibilità di predire la sorte individuale. NB: non è possibile predire chi, tra gli esposti a un certo agente nocivo, svilupperà la malattia, ma è possibile predire quanti la svilupperanno.
PREVENZIONE
� Scopo della prevenzione è impedire l’insorgenza e
la progressione delle malattie.
� La prevenzione delle malattie è un compito precipuo
della medicina di sanità pubblica e a questo scopo
il medico di sanità pubblica utilizza tutte le risorse
della medicina preventiva e della medicina clinica
con il supporto di altre scienze quali: l’ingegneria,
l’architettura, l’urbanistica, l’agricoltura, la psicologia
ecc.
Tipi di prevenzione
� PRIMARIA
� SECONDARIA
� TERZIARIA
Interventi di Prevenzione ai diversi Livelli
���� Riduzione della Letalità
���� Aumento dellaPrevalenza
���� Aumento della
Sopravvivenza
���� Prevenzione delle complicanze
���� Mantenimento equilibrio metabolico e funzionale
���� Malati Conclamati
TERZIARIA(Prevention of diseasecomplications)
�Aumento della Prevalenza e dell’Incidenza
�Riduzione della mortalità
���� Guarigione della Malattia e/o aumento della Sopravvivenza
���� Diagnosi precoce ed adeguato trattamento di Malattie in stadio preclinico e asintomatico
���� Malati Sconosciuti
SECONDARIA(Prevention of Progression)
���� Riduzione dell’Incidenza e della Prevalenza
���� Prevenzione del Rischio di Danno o suo contenimento atto ad impedire l’insorgenza di Malattie
���� Immissione fattori positivi di benessere
���� Sottrazione e/o neutralizzazione fattori negativi di malattia
���� Soggetti Non Malati o Presunti Sani
PRIMARIA(Prevention of Occurrence)
Effetti Epidemiologici
Obiettivi Conseguibili
Tipologia degli Interventi
DestinatariLivelli di Prevenzione
Prevenzione primaria
� Obiettivo della prevenzione primaria è impedire l’insorgenza di nuovi casi di malattia nelle persone sane e quindi determinare la diminuzione del tasso di incidenza della malattia contro cui è rivolto.
� La diminuzione del tasso di incidenza può essere ridotto a zero rimuovendo la causa della malattia, nei confronti di patologie infettive può esplicarsi attraverso l’identificazione dei focolai infettivi (es: brucellosi con abbattimento degli animali infetti e scomparsa del rischio per gli uomini dopo sei mesi dall’abbattimento dell’ultimo capo infetto) nel caso di inquinanti ambientali come l’asbesto anche dopo la rimozione dal ciclo di produzione, gli operai esposti, sono a rischio di sviluppo di mesotelioma pleurico anche a distanza di anni dall’esposizione).
Fattori di rischio
� Genetici o ereditari insiti nell’individuo e pertanto non modificabili. L’eugenetica (?) preconcezionale e le diagnosi prenatali possono evidenziare i rischi e identificare precocemente alcune di queste condizioni.
� Ambientali che riguardano i luoghi dove una persona vive (inquinamenti aria, acqua e suolo), modificabili o con il cambiamento dell’ambiente di vita o con interventi di sanità pubblica atti a rimuovere gli inquinanti ambientali.
� Individuali che includono la dieta iperlipidica e ipercalorica, il fumo di sigaretta, l’uso di alcol, droghe e farmaci ecc. In linea teorica sono fattori di rischio di facile rimozione se gli esposti si dimostrano disposti a recepire il messaggio educativo.
Esempi di interventi di prevenzione primaria
Divieto all’uso di materiali pericolosi
Controlli acque potabili
Impianti elettrici a normaBarriere anti-rumore HACCP
Protezione dei lavoratori Limitazioni all’uso di alcol
Controlli alimenti
Norme antincendioCampagne contro il fumo
Notifica casi
Uso del casco Lotta alla droga Sterilizzazione
Cinture di sicurezzaNome antinquinamento Disinfezione
Limiti di velocità Educazione alimentare Vaccinazioni
Incidenti e infortuniMalattie cronicheMalattie infettive
Campagne di informazione
� La prevenzione primaria delle malattie si
serve di un elemento caratterizzante,
costituito dalle campagne di informazione e di
educazione sanitaria, ossia interventi atti a
rendere consapevoli i soggetti dei possibili
danni dovuti alle esposizioni ai fattori di
rischio (informazione) e a mutarne
favorevolmente i comportamenti
(educazione)
Prevenzione secondaria
� La prevenzione secondaria è un atto di natura clinico-diagnostico e trova possibilità di utilizzo prevalentemente per le malattie cronico-degenerative.
� Consiste nell’identificazione precoce delle malattie o di condizioni a rischio (es. precancerosi, ipercolesterolemia) seguita dall’immediato intervento terapeutico per interromperne o comunque rallentarne il decorso.
� Non tutte le malattie sono suscettibili di prevenzione secondaria ma soltanto quelle per le quali la storia naturale della malattia sia ben conosciuta per poterne prevedere l’evoluzione; il periodo di latenza sia sufficientemente lungo, sia disponibile un test in grado di differenziare le persone apparentemente sane, ma già malate, da quelle effettivamente sane.
� I più importanti interventi di prevenzione a livello della popolazione si attuano con le campagne di screening
SCREENING� Può essere selettivo o di massa, nel primo caso
la ricerca è operata fra individui apparentemente sani ma appartenenti ad una categoria con rischio di ammalare particolarmente elevato. Lo screening di massa riguarda invece l’intera popolazione esposta al rischio e va effettuato solo quando l’incidenza della malattia che si vuole prevenire è elevata oppure quando pur trattandosi di una malattia rara la diagnosi tardiva implica un danno irreversibile mentre la diagnosi precoce può essere fatta e consente un efficace trattamento.
SCREENING
� Selettivo – es. associazione tac spirale/petper lo screening del k polmonare nei fumatori (attenzione a non creare false aspettative)
� di massa – es. k collo dell’utero mediante pap test
Obiettivi
� Un intervento di prevenzione secondaria ben
condotto determinerà una riduzione della mortalità mentre non ha alcun effetto di
riduzione dell’incidenza.
Infatti, a differenza della prevenzione
primaria, non rimuove le cause di malattia e
per conseguenza non evita l’insorgenza di nuovi casi
Elenco di un gruppo di patologie suscettibili di screening
PalpazioneSeminomi testicolari
Pressione oculareGlaucoma
Esame obiettivo e strumentaleAlterazioni oculari
AudiometriaSordità
Esame obiettivoCriptorchidismo
Esame di laboratorioAnemia ferrocarenziale
Esame di laboratorioIpotiroidismo congenito
Esame di laboratorioAlbinismo
Amniocentesi ed esame di laboratorioGalattosemia
Esame di laboratorio (Test di Guthrie)Fenilchetonuria
Esame obiettivoDisplasia congenita dell’anca
Elenco di un gruppo di patologie suscettibili di
screening
Test di Laboratorio (Elisa)Infezione HIV
ECG ed esami di laboratorioMalattie cardiovascolari
AmniocentesiSpina Bifida
Amniocentesi/tritest(!?!?)Sindrome di Down
Resistenze globulari + MCV ed altri indici Talassemia
Dosaggio PSATumore della prostata
Esame dell’espettoratoTumore dei bronchi
Ricerca di sangue occulto nelle feci, endoscopiaTumore del colon-retto
� La prevenzione terziaria si prefigge di impedire l’invalidità in persone già ammalate di malattie croniche e di favorire il recupero di persone portatrici di handicap, pertanto essa si identifica in larga misura con la riabilitazione.
� Per l’attuazione di interventi di prevenzione terziaria è fondamentale la disponibilità di risorse e di strutture adeguate. Diversi gruppi di ricerca hanno rivolto l’attenzione a questo settore cercando di proporre valide alternative come l’impulso allo sviluppo del day-hospital e del day-surgery, l’assistenza domiciliare la creazione di case-albergo per anziani.
QUALE DIFESA?QUALE DIFESA?
Profilassi generale
Diretta
Indiretta
Specifica
Notifica/IsolamentoDisinfezione
Disinfestazione
Igiene AmbientalePromozione Salute
VacciniImmunoglobulineChemioprofilassi
Prevenzione
PROFILASSI DIRETTA
si occupa della individuazione e della neutralizzazione di sorgenti e di
serbatoi di infezione attraverso:
� Notifica
� Accertamento
� Isolamento
� Disinfezione
� Disinfestazione
NOTIFICA (o denuncia)
� È l’atto obbligatorio con cui il medico informa l’autorità sanitaria di casi di malattie infettive e parassitarie, a carattere diffusivo, di cui è venuto a conoscenza.
� Essa va effettuata, anche al solo sospetto, per le malattie elencate dal TU delle leggi sanitarie (1934) aggiornato con successivi DM
NOTIFICAZIONE OBBLIGATORIA
DELLE MALATTIE INFETTIVE
Numerose malattie infettive sono soggette a notificazione obbligatoria.
Le notificazioni raccolte dalle autorità sanitarie locali (ASL) vengono trasmesse all’Istituto Centrale di Statistica (ISTAT) che elabora i dati e li pubblica periodicamente
Le cinque classi di malattie infettive e diffusive
Segnalazione all’unità sanitaria locale per telefono o telegramma entro dodici ore dal sospetto di un caso di malattia.
Ove tali malattie assumano le caratteristiche di focolaio epidemico vanno segnalate con modalità previste per la classe IV
Classe Vmalattie infettive e diffusive notificate all’Unità sanitaria locale e non comprese nelle classi precedenti, zoonosi indicate dal regolamento di polizia veterinaria di cui al DPR n. 320
Segnalazione all’unità sanitaria locale entro 24 ore (solo in caso di focolai epidemici).
Classe IVDermatofitosi (tigna), infezioni, tossinfezioni e infestazioni di origine alimentare, pediculosi, scabbia
In questa classe sono previsti flussi informativi particolari e differenziati. La sezione A della scheda di notifica è comune e va inviata all’ISTAT, la sezione B sarà differenziata per raccogliere informazioni epidemiologiche pertinenti.
Classe IIIAIDS, lebbra, micobatteriosi non tubercolare, tubercolosi
Segnalazione all’unità sanitaria locale per vie ordinarie entro due giorni dall’osservazione del caso.
Classe IIBlenorragia, brucellosi, diarree infettive non da salmonelle, epatiti virali A-B-NANB, e non specificate, febbre tifoide, legionellosi, leishmaniosi viscerale, leptospirosi, listeriosi, meningite ed encefalite acuta virale, meningite meningococcica, morbillo, parotite, pertosse, rickettsiosi diversa da tifo esantematico, rosolia, salmonellosi non tifoidea, scarlattina, sifilide. Tularemia, varicella
Modalità di notifica da parte del medicoMalattie
Dr. Carlo SpezzanoDr. Carlo Spezzano
D.M. 15 dicembre 1990D.M. 15 dicembre 1990
malattie di Classe Imalattie di Classe I
Malattie per le quali si richiede Malattie per le quali si richiede segnalazione immediata o perché segnalazione immediata o perché soggette a R.S.I. o perché rivestono soggette a R.S.I. o perché rivestono particolare interesseparticolare interesse
�� MorbilloMorbillo�� ParotiteParotite�� PertossePertosse�� Rickettsiosi diversa da Rickettsiosi diversa da
tifo esantematicotifo esantematico�� RosoliaRosolia�� Salmonellosi non tifoideSalmonellosi non tifoide�� ScarlattinaScarlattina�� SifilideSifilide�� TularemiaTularemia�� VaricellaVaricella
Malattie rilevanti perché ad elevata frequenza e/o passibili di interventi di controllo
MEDICO
AUSL
REGIONE
b, c b, c c
MINISAN ISTAT ISS
a = caso sospetto b = caso confermato c = riepiloghi mensili per provincia, classe d’età e sesso
Dr. Carlo SpezzanoDr. Carlo Spezzano
D.M. 15 dicembre 1990D.M. 15 dicembre 1990
Malattie di classe IIIMalattie di classe III
�� AIDSAIDS medicomedico RegioneRegione
MinisteroMinistero
�� LebbraLebbra
�� MalariaMalaria
�� TubercolosiTubercolosi
�� Micobatteriosi non t.Micobatteriosi non t.
MedicoMedico
aa
AUSLAUSL
bb
RegioneRegione
b, c c cb, c c c
MINISAN ISTAT ISSMINISAN ISTAT ISS
a = caso sospetto
b = caso confermato
Dr. Carlo SpezzanoDr. Carlo Spezzano
D.M. 15 dicembre 1990D.M. 15 dicembre 1990
malattie di classe IVmalattie di classe IV
Malattie per le quali alla Malattie per le quali alla segnalazione del singolo segnalazione del singolo caso da parte del medico caso da parte del medico deve seguire la segnalazione deve seguire la segnalazione dell’AUSL solo quando si dell’AUSL solo quando si verificano focolai epidemiciverificano focolai epidemici
�� DermatofitosiDermatofitosi�� Malattie trasmesse da Malattie trasmesse da
alimentialimenti�� PediculosiPediculosi�� ScabbiaScabbia�� Altro Altro –– specificare (malattie specificare (malattie
di classe V insorte in forma di classe V insorte in forma di focolaio epidemico)di focolaio epidemico)
MEDICOMEDICO
aa
AUSLAUSL
bb
REGIONEREGIONE
b b b bb b
MINISAN ISTAT ISSMINISAN ISTAT ISS
a = singolo caso
b = focolaio epidemico
NORME CONTUMACIALI (1/3)sono gli strumenti operativi di cui dispongono i servizi di Sanità Pubblica per limitare la diffusione di malattie infettive
� ISOLAMENTO separazione di un soggetto (in genere un malato contagioso) da tutte le altre persone ad eccezione del personale sanitario di assistenza; la durata dell’isolamento è correlata alla cessata eliminazione di microrganismi patogeni
NORME CONTUMACIALI (2/3)
� CONTUMACIA obbligo a permanere in ospedale od a domicilio per il periodo prescritto ed osservando le disposizioni dell’autorità sanitaria
� SORVEGLIANZA SANITARIA obbligo di sottoporsi al controllo dell’autorità sanitaria per il tempo e secondo gli intervalli da questa stabiliti, la libertà di movimento non è limitata
NORME CONTUMACIALI (3/3)
CONTUMACIA E SORVEGLIANZASANITARIA
sono in genere applicate a contatti od a viaggiatori; la loro durata ècommisurata al massimo periodo di incubazione della malattia sotto controllo
ISOLAMENTO (1/6)
� isolamento stretto� isolamento da contatto� isolamento respiratorio� isolamento tubercolare� isolamento enterico� precauzione per sangue e liquidi biologici� precauzioni per drenaggio/secrezioni
� L’isolamento stretto si applica per prevenire la trasmissione di infezioni altamente contagiose o virulente, che possono essere diffuse sia per via aerea che per contatto. Le indicazioni comprendono l’ospedalizzazione del paziente in una stanza singola, possibilmente con sistema di ventilazione a pressione negativa rispetto all’esterno, e l’uso di maschere, camici, guanti da parte di tutte le persone che entrano nella stanza.
� L’isolamento da contatto si applica per patologie che si trasmettono principalmente per contatto stretto o diretto col paziente, o attraverso il contatto con oggetti utilizzati dal paziente. E’ indicata una stanza singola, anche se pazienti con la stessa patologia possono condividere la stessa stanza. Maschere, camicie guanti sono indicati per chiunque giunge a contatto diretto con il paziente ed in particolare con lesioni o materiale biologico
ISOLAMENTO (2/6)
� L’isolamento respiratorio è indicato per prevenire la trasmissione di malattie infettive che si trasmettono per via aerea a breve distanza. In tali casi sono indicate stanze singole o occupate da malati con la stessa patologia che devono essere a porte chiuse con adeguata areazione. E’ raccomandato l’uso della maschera per coloro che vengono a stretto contatto con il paziente, non è indicato l’uso di camici e guanti.
ISOLAMENTO (3/6)
� L’isolamento tubercolare per pazienti con tubercolosi polmonare che hanno presentato positività all’esame batterioscopico dell’espettorato od in cui un Rx del torace indichi come molto probabile la presenza di tubercolosi attiva. Le raccomandazioni includono l’uso di una stanza singola con sistema di ventilazione a pressione negativa, e il mantenimento delle porte chiuse. Le maschere vanno indossate in particolare se il paziente presenta tosse; i camici vanno utilizzati per procedure che comportano una estesa contaminazione, mentre non sono indicati i guanti.
ISOLAMENTO (4/6)
� L’isolamento enterico per patologie a trasmissione oro-fecale. E’ indicata la stanza singola solo se il livello igienico del paziente è scarso. Non sono indicate le mascherine, mentre è raccomandato l’uso dei guanti in caso di contatto con materiale contaminato el’utilizzo dei camici, se si prevede la contaminazione con feci.
� Precauzioni per sangue e liquidi biologici si utilizzano per prevenire le infezioni trasmesse per contatto diretto o indiretto con sangue o altri liquidi biologici infetti. E’ indicata una stanza singola solo se il livello igienico del paziente è scarso. L’uso di maschere non è indicato, mentre si raccomanda l’uso dei camici in caso di possibile insudiciamento e l’uso dei guanti in caso di contatto con sangue o altri liquidi biologici.
ISOLAMENTO (5/6)
� Precauzioni per drenaggi e secrezioni si utilizzano per prevenire le infezioni trasmesse per contatto diretto o
indiretto con materiale purulento o di drenaggio da un qualche sito corporeo infetto. Non sono indicate né stanze singole né maschere, mentre l’uso dei camici da parte del personale di assistenza è indicato ogni volta in cui è prevedibile la contaminazione con materiale biologico del paziente e i guanti vanno indossati per toccare materiali contaminati.
ISOLAMENTO (6/6)
Malattie che richiedono isolamento stretto - Difterite faringea - Peste polmonare - Varicella - Febbre di Lassa o altre forme emorragiche - SARS Malattie che richiedono isolamento respiratorio - Malattie esantematiche - Parotite - Pertosse - Meningiti - Tubercolosi polmonare attiva (isolamento
tubercolare)
Esempi di malattie infettive che richiedono provvedimenti di isolamento
Malattie che richiedono isolamento dal contatto - Lesioni cutanee stafilococciche - Pediculosi - Scabbia - Micosi - Tigne Malattie che richiedono isolamento enterico - Amebiasi - Colera - Diarree di eziologia non nota - Campylobacter - Colite da Clostridium difficile - Giardia - Salmonellosi - Shigellosi - Vibrio parahaemoliticus - Yersinia e. - Epatite A Malattie che richiedono isolamento ematico - Aids - Epatite B ed Epatite C
Dr. Carlo Spezzano
STERILIZZAZIONE (O DISINFEZIONE ASSOLUTA)
Distruzione di ogni forma vivente, sia microrganismi patogeni che saprofiti, comprese le spore
STERILIZZANTEComposto chimico registrato dall’EPA (Environmental Protection Agency) come sterilizzante/disinfettante. E’ capace di distruggere tutte le forme microbiche viventi, inclusi i miceti e le spore batteriche.
Caratteristiche di un buon disinfettante chimico� Efficace, deve cioè:
� Agire rapidamente
� Avere un ampio spettro d’azione
� Possibilmente mantenere stabile nel tempo il potere disinfettante
� Innocuo per l’uomo
� Non eccessivamente irritante per l’uomo
� La sua azione non deve essere ridotta da
sostanze presenti nel substrato
� Non deve danneggiare i materiali
� Economico
Alcuni disinfettanti chimici di largo impiego 1
� Tra gli Alogeni degni di menzione sono il Cloro e lo IodioIl primo è largamente utilizzato in Italia per la potabilizzazionedell’acqua e sotto forma di ipoclorito di Sodio è anche largamente utilizzato a livello domestico.
Il secondo solitamente usato come soluzione alcolica (tintura diiodio) è citotossica e perciò inadatta per la disinfezione delle mucose e delle ferite. A questo scopo è meglio usare gli iodofori e cioè composti di iodio coniugato con detergenti sintetici non ionici (polivinilpirovidone, poliossietanolo)
� Tra gli Alcooli va segnalato quello etilico, la cui attività disinfettante è massima a concentrazioni fra 50-70%.
� Tra gli ossidanti importante è la H2O2 (acqua ossigenata) poiché ideale per la disinfezione delle ferite (non citotossica, favorisce la pulizia delle ferite, crea condizioni sfavorevoli all’attecchimento del bacillo del tetano)
STERILIZZAZIONE CONMEZZI CHIMICI
� OSSIDO DI ETILENE (C2H4O)Viene utilizzato per sterilizzare quei
materiali che si alterano alle temperature raggiunte in autoclave o nelle stufe a secco.
Va usato con cautela perché questo gas esplica una notevole azione irritante sulle mucose e sulla pelle, mentre con l’aria forma miscele esplosive
Acido Peracetico
L’acido peracetico è un componente di una soluzione d’equilibrio che include il perossido
d’idrogeno, l’acido acetico e l’acqua.
Il perossido d’idrogeno libera ioni perossidanti i quali reagiscono con l’acido acetico per formare
acido Peracetico. Questo è molto instabile e si decompone in acido acetico acqua e ossigeno.
La reazione riprende fino all’esaurimento dell’acqua ossigenata e con produzione finale solo
di acqua e acido acetico
E’ utilizzato, ad una concentrazione dello 0,2% per disinfettare strumenti per endoscopia.
Può essere utilizzato in soluzione libera o in speciali apparecchiature
ACIDO PERACETICO
Strumenti non monouso
Disinfezione in alcuni minuti
Presenta le seguenti caratteristiche sfavorevoli: Irritante e corrosivo,
odore pungente e sgradito
Difficoltà di stoccaggio
Alcuni disinfettanti chimici di largo impiego 2
� Le Aldeidi formica e Glutarica sono tra i migliori disinfettanti. La prima è attiva anche sulle spore ad una temperatura di 40 °C.Viene commercializzata sotto forma di soluzione acquosa (formolo), saponosa (lisoformio) o di tavolette (polimeri). Viene usata per la disinfezione finale degli ambienti ed oggettidelicati.
� La Glutaraldeide, sporicida anche a temperatura ambiente, è usata per la disinfezione di strumentario medico vario.
� Il Fenolo fu il primo disinfettante introdotto da Lister nella pratica chirurgica. Esso è assunto come termine di paragone per valutarel’attività antibatterica dei disinfettanti chimici (coefficiente fenolico). Si ottiene per distillazione del catrame di carbon fossile assieme ad altri prodotti in passato usati per la disinfezione.Oggi il Fenolo è poco usato. Ancora usati sono i fenoli alogenati come l’esaclorofene.
Alcuni disinfettanti chimici di largo impiego 3
� Degni di particolare menzione sono i detergenti sintetici. Essi sono chimicamente caratterizzati dalla presenza di un gruppo idrofobo e da un gruppo idrofilo. Questo in soluzione acquosa può ionizzarsi (detergenti anionici o cationici) oppure no (Detergenti anfoteri).
� I detergenti cationici sono quelli dotati di più spiccata azione disinfettante, soprattutto su batteri gram positivi. Poiché si tratta di prodotti non tossici, non irritanti, inodori e insapori oltreché economici, sono molto usati nella pratica.
� Altro buon disinfettante è la Clorexidina attiva su batteri gram positivi e gram negativi ma non sulle spore. La sua azione non è diminuita dalla presenza di proteine.
� Anche le essenze (es. di agrumi) sono dotate di azione disinfettante e sono usate in soluzioni alcooliche e saponose
Meccanismi di azione dei più usati disinfettanti chimici
Disinfettanti efficaci sui Retrovirus(Kley e deforest, 1983)
200 ppmIpoclorito di Sodio
2%Formalina
5%Fenolo
30%Alcool isopropilico
1%Lisolo
40%Alcool etilico
Disinfettanti efficaci sul virus dell’AIDS (HIV)(Spire e coll., 1984)
30 mMNaOH
25%Etanolo
0,01%Glutaraldeide
1:400ß-propiolattone
0,02%NaOCl
Disinfettanti per materiali contaminati da HIV (1)
Utile per stetoscopi, termometri e disinfez. mani.
Evapora rapidamente;
inattivato da muco e proteine
5’90-95%20%Alcool etilico
Utile per lenti a contatto.
Agressiva su certi metalli.
Instabile
10’3%0,3%Acqua
Ossigenata
Utile per strum. metallici ed
alcuni tipi di plastica (alcune
induriscono).
Irritante
5’-60’2%0,01%Glutaraldeide
CommentoTempo di
esposizione
Comuni
condiz. d’uso
Conc. Min.
efficace
Disinfettante
Disinfettanti per materiali contaminati da HIV (2)
Pulizia di superfici e schizzi di sangue. Corrode i metalli;
parzialmente inattivato da muco e proteine.
Instabilità
5’-10’0,5% **0,1% *Ipoclorito
Tossicità per i neonati
Irritanti
0,5%Fenoli
(saponi)
Inattivato da materiale
organico, da saponi e acque molto dure
1’
10’
1%
0,08%
NP40
Cloruri di ammonio
quat.
CommentoTempo di
esposizione
Comuni
condiz. d’uso
Conc.
Min.efficace
Disinfettante
* soluz. commerciale di ipoclorito di Sodio che contiene circa il 5% di Cloro** soluzione 1:10 di varecchina commerciale
Guida per la disinfezione di materiali contaminati dall’HIV
++ °Mani
Autoclavare-lavatrice
---Panni chirurgici
++--Endoscopi
-++-Superfici
+++Mat. Plastico
+++-Sangue sparso
+-+Strum. metallici
NoteGlutaraldeide
Ipoclorito 1:10
EtanoloMateriali
° per almeno 1 minuto
++ metodo buono; + metodo soddisfacente; - metodo inopportuno
Disinfettanti efficaci sull’ HIV
ALCOOL DENATURATO 90° (aggiugere
a 100 ml 30 ml di acqua distillata sterile per avere una concentrazione del 70%;
diluire 1/4 per avere una concentrazione del 22%)
5 min20-70%Etanolo
CIDEX (2% di principio attivo; diluire 1/5)
DIBA (20% di principio attivo; diluire 1/10
- 1/20)
1 ora0,01%Glutaraldeide
ACE (Cl attivo 6%; diluire 1/10)
ANTISAPRIL (Cl attivo 2,8%; diluire 1/5)
AMUCHINA (Cl attivo 1,1%; diluire 1/2)
1 ora0,1%Ipocloriti
Prodotti commercialiTempo di contatto
Conc. consigliata
Disinfettante
Nota Bene: il calore è in grado di inattivare rapidamente l’HIV; infatti è sufficiente esporre il virus (in sospensione) a temperature di 56 °C per 30’ e a 100 °C per pochi minuti per inattivarlo. Per questo motivo l’ebollizione per 10’ di materiale resistente al calore ovvero la semplice immersione in acqua bollente er 10’ sono misure sufficienti ad inattivare il virus. Soluzioni di NaOH alla concentrazione di 50 millimoli avrebbero efficacia immediata. La formaldeide non darebbe risultati soddisfacenti (Spire 1984) e così pure, probabilmente, il beta-propiolattone. Si tenga presente che il virus dell’AIDS è resistente al trattamento con raggi ultravioletti o ai raggi X alle dosi normali impiegate per le cappe a flusso laminare per blocchi operatori.
Dr. Carlo Spezzano
Mortalità per gruppo di cause in Italia - Anno 2002