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R icorda ancora Monet e gli impressionisti, il giovane Umberto Boccioni di Canal Grande che a Venezia, prima di contestare la cultura “passatista” in- sieme agli amici futuristi, osserva con occhio inquieto una città tutta nuo- va, non dimentica della lezione di Canaletto, eppure pervasa già di una di- sperata voglia di “movimento”, evidente nel dinamismo dei colori vibranti di luce. Una mostra, quella trevigiana, che aspira al ruolo di “compendio” della pittura ve- neziana del ‘900: un’impresa - recita la locandina della Casa dei Carraresi - mai ten- tata prima, con uno sforzo progettuale inedito che intende fornire ai visitatori un “punto di vista” completo sulle vicende storico-artistiche del XX secolo, in cui Vene- zia ha giocato un ruolo da protagonista, a partire dalla vetrina internazionale della mitica Biennale d’arte, con le mostre di Ca’Pesaro. Uno sguardo sulla pittura veneziana del ’900 VENEZIA ’900 da Boccioni a Vedova a cura di RCS Pubblicità SPECIALE Ma anche un progetto scientifico di “alto profilo”, a sup- portare un evento artistico di assoluto valore culturale. Nelle undici sezioni della Mostra, inaugurata l’altro ieri a Treviso, sfila infatti il meglio della produzione artistica di un secolo fondamentale per l’arte, con cui ancora dobbia- mo fare i conti oggi . 50 artisti, 150 dipinti, 20 sculture, 100 lettere autogra- fe: questi i numeri di una esposizione “chiave”, per aprire un periodo così ricco in fatto di arte. Un evento che ha visto il coinvolgimento di istituzioni pre- stigiose, come la Fondazione Peggy Guggenheim, la Fon- dazione di Venezia e la Fondazione Domus. Scorrendo a questo punto alcuni commenti autorevoli, per comprendere meglio la portata dell’evento. La mostra riecheggia gli stimoli e le emozioni che hanno animato la fervente attività artistica e pittorica a Venezia nei primi dl Novecento fino agli anni ’60, un periodo che ha profondamente rinnovato il panorama artistico veneziano ed europeo” ha scritto Dino De Poli, presidente della Fon- dazione Cassamarca, nell’introduzione del bellissimo cata- logo edito da Marsilio. Inaugurata presso la Casa dei Carraresi, a Treviso, una mostra fondamentale per capire l’evoluzione della pittura italiana nella città lagunare. Dalla B di Boccioni alla V di Vedova i g p m t f p t c i t F 2 a Gli fa eco Gianfranco Ga- lan, presidente della Regio- ne Veneto: “Siamo partico- larmente soddisfatti del nuo- vo ciclo di mostre promosso dalla Fondazione Cassamarca in Casa dei Carraresi, incen- trato su importanti eventi ar- tistici che hanno siglato L’Ot- tocento e il Novecento a Ve- nezia e nel Veneto”. E ancora Massimo Cacciari: La Città di Venezia e io per- sonalmente siamo grati alla Fondazione Cassamarca per l’allestimento della importan- te mostra sulla pittura vene- ziana del Novecento. Da tem- po sono convinto che questo rappresenti uno dei momenti più alti della straordinaria vi- cenda delle arti figurative ve- neziane”. Per finire con un parere del curatore, Andrea Brunello di Artematica: “ Ogni mostra evidenzia una sfida nella qua- le si misurano la validità scientifica di un progetto e la capacità di farlo comprende- re al pubblico: ‘Venezia ‘900 da Boccioni a Vedova’ è in questo senso una sfida parti- colarmente ardua, proprio perché si propone di presen- tare le vicende che hanno fatto di Venezia un centro fondamentale nello svolgersi dell’arte contemporanea”. E lasciamo a Giuseppe Pava- nello e Nico Stringa una sin- tesi conclusiva sull’evento: La mostra si propone di do- cumentare i momenti salien- ti di un’epoca, attraverso gli artisti e i gruppi di artisti che hanno via via saputo e potuto rinnovare il linguag- gio espressivo del loro tem- po, dalle avanguardie dei pri- mi del ‘900 fino alle neoa- vanguardie degli anni ’50- ‘60”. L E S E Z I O N I Umberto Boccioni, Il Canal Grande a Venezia, 1907 (sopra) Asger Jorn, Ritratto di Carlo Cardazzo, 1958 (a fianco) Pittore e scultore, Umberto Boccioni è un protagonista del Futurismo italiano. Vissuto a lungo a Padova nei primi anni del ’900, quando la madre e la sorella si erano trasferite nella città del Santo, si iscrive all’Accademia veneziana. La sua prima personale, a Venezia, è dell’estate 1910, invitato da Nino Barbantini a Ca’ Pesaro. Fu un evento straordinario: Marinetti, Carrà e altri, in concomitanza con la mostra, lanciarono dalla Torre dell’Orologio il manifesto Contro Venezia passatista e si presentarono tutti alla serata futurista alla Fenice, amplificando al massimo la portata dell’evento espositivo di Ca’ Pesaro. Boccioni non aveva ancora realizzato dipinti “futuristi”, ma la carica espressiva delle tele esposte lasciò il segno e spronò molti giovani artisti sulla strada del rinnovamento. Di questo periodo è particolarmente rappresentativo Canal Grande, straordinaria e innovativa veduta di Venezia, insieme a opere come Ritratto dello scultore Brocchi e La nonna. La ricostruzione del periodo migliore della Fondazione Bevilacqua La Masa (l’istituzione veneziana rivolta alla valorizzazione dei giovani artisti), fra il 1908 e il 1920, si basa su alcune tele importanti di Felice Casorati, tra i protagonisti dell’arte italiana della prima metà del ‘900. Anche Casorati ha vissuto a lungo tra Padova, Verona e Venezia prima di trasferirsi a Torino. E’ stato tra i primi e i più inclini a recepire le novità della Secessione viennese. Il sogno del melograno e Tappeto rosso sono due prove sapienti di un pittore raffinatissimo, che ha saputo cogliere gli stimoli di una cultura in profondo cambiamento. Insieme a lui ricordiamo Umberto Moggioli, con alcune opere realizzate a Burano: Ponte verde, Cipresso gemello e Sera di primavera; Vittorio Zecchin, che ha saputo tradurre in veneziano il linguaggio fantasioso dei “secessionisti”, rielaborando in modo originale la lezione di Klimt, con una pittura a metà strada tra racconto e illustrazione; senza dimenticare Guido Cadorin, figlio di artisti, fra i protagonisti della scena veneziana, con il provocatorio trittico Carne, carne, sempre carne, fino alla più matura stagione del Realismo Magico. Se Boccioni rappresenta al meglio la stagione del lancio di un’arte tutta italiana che si vuole imporre in Europa, Gino Rossi incarna la figura del veneziano eroico che da solo e forse per l’ultima volta riesce a portare a Venezia il linguaggio europeo della pittura del suo tempo, quello caratterizzato dalla stagione complessa e ricchissima di suggestioni del postimpressionismo, in quella particolare variante che è stato il sintetismo di Gauguin e Serusier. A sessant’anni dalla sua scomparsa, Treviso, città adottiva del pittore, dedica all’artista un omaggio particolare, presentando alcuni suoi dipinti: La fanciulla del fiore, esposta a Venezia nel 1910 e salutata da Barbantini come una bandiera del rinnovamento; Il bevitore, appartenuto all’amico Felice Casorati; il Ritratto della moglie insieme ad alcune celebri tele dedicate all’isola di Burano e al paesaggio trevigiano; senza trascurare le opere degli anni ’20: Natura morta con brocca e Fanciulla che legge. Con il XX secolo la plurisecolare tradizione ritrattistica occidentale tende ad esaurirsi. Più che opportuna quindi, nell’ambito della mostra, una sezione dedicata al ritratto, con particolare riferimento all’ambiente artistico veneziano: pittori che ritraggono se stessi o eseguono il ritratto ad amici, collezionisti e critici d’arte. Ricordiamo qui quelli di Favai di Filippo De Pisis, Turcato di Afro, Cagnaccio di San Pietro di Luigi Tito, e gli Autoritratti di Gennaro Favai, Pio Semeghini, Felice Casorati, Cagnaccio di San Pietro, Emilio Vedova: una prova che, persino nel secolo delle avanguardie, la ritrattistica gioca ancora un ruolo importante. Infine i ritratti di critici d’arte e intellettuali che hanno caratterizzato un’epoca: Fabio Mauroner, immortalato da Amedeo Modigliani; Gino Damerini ritratto da Guido Cadorin, Giuseppe Marchiori di Renato Birilli; del gallerista Carlo Cardazzo è esposto lo straordinario ritratto di Asger Jorn, mentre del critico Benno Geiger, uno strepitoso ritratto di Emile Besnard. Non poteva mancare un ritratto del “Vate” Gabriele D’Annunzio, opera di Ercole Sibellato. Filippo de Pisis ha vissuto l’ultima stagione felice della sua esistenza nella Venezia degli anni ’40. Alla permanenza del pittore ferrarese nella città lagunare, fondamentale per la sua esperienza umana e artistica, è dedicata un’intera sala, per metterne in risalto attraverso le opere veneziane il legame affettivo nei sei anni di permanenza, dal 1943 al 1948. Inseritosi nella vita culturale di Venezia, De Pisis ha tenuto mostre, pubblicato libri, redatto recensioni e presentazioni critiche per amici artisti; riallacciava così i legami con l’ambiente artistico veneziano, frequentato dalla metà degli anni ’20, e in particolare con il gruppo di pittori veneziani di Palazzo Carminati, da Juti Ravenna a Eugenio Da Venezia. A cinquant’anni dalla scomparsa, un’antologica importante ed esauriente: per la prima volta la sua pittura viene collocata accanto a quella dei suoi contemporanei neocubisti, a lui estranei, e all’incipiente espressionismo astratto di Vedova. Omaggio a Umberto Boccioni Gli artisti di Ca’ Pesaro Omaggio a Gino Rossi Ritratti e Autoritratti Omaggio a Filippo de Pisis
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Dalla B di Boccioni alla V di Vedova Uno sguardo sulla ... 900 Corsera 28 ott 06.pdf · mitica Biennale d’arte, con le mostre di Ca’Pesaro. Uno sguardo sulla pittura ... tocento

Feb 16, 2019

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Page 1: Dalla B di Boccioni alla V di Vedova Uno sguardo sulla ... 900 Corsera 28 ott 06.pdf · mitica Biennale d’arte, con le mostre di Ca’Pesaro. Uno sguardo sulla pittura ... tocento

Ricorda ancora Monet e gli impressionisti, il giovane Umberto Boccioni diCanal Grande che a Venezia, prima di contestare la cultura “passatista” in-sieme agli amici futuristi, osserva con occhio inquieto una città tutta nuo-va, non dimentica della lezione di Canaletto, eppure pervasa già di una di-

sperata voglia di “movimento”, evidente nel dinamismo dei colori vibranti di luce.Una mostra, quella trevigiana, che aspira al ruolo di “compendio” della pittura ve-neziana del ‘900: un’impresa - recita la locandina della Casa dei Carraresi - mai ten-tata prima, con uno sforzo progettuale inedito che intende fornire ai visitatori un“punto di vista” completo sulle vicende storico-artistiche del XX secolo, in cui Vene-zia ha giocato un ruolo da protagonista, a partire dalla vetrina internazionale dellamitica Biennale d’arte, con le mostre di Ca’Pesaro.

Uno sguardosulla pitturaveneziana del ’900

VENEZIA ’900 da Boccioni a Vedovaa cura di RCS PubblicitàS P E C I A L E

Ma anche un progetto scientifico di “alto profilo”, a sup-portare un evento artistico di assoluto valore culturale.Nelle undici sezioni della Mostra, inaugurata l’altro ieri aTreviso, sfila infatti il meglio della produzione artistica diun secolo fondamentale per l’arte, con cui ancora dobbia-mo fare i conti oggi .50 artisti, 150 dipinti, 20 sculture, 100 lettere autogra-fe: questi i numeri di una esposizione “chiave”, per aprireun periodo così ricco in fatto di arte.Un evento che ha visto il coinvolgimento di istituzioni pre-stigiose, come la Fondazione Peggy Guggenheim, la Fon-dazione di Venezia e la Fondazione Domus.Scorrendo a questo punto alcuni commenti autorevoli, percomprendere meglio la portata dell’evento.“La mostra riecheggia gli stimoli e le emozioni che hannoanimato la fervente attività artistica e pittorica a Venezianei primi dl Novecento fino agli anni ’60, un periodo che haprofondamente rinnovato il panorama artistico venezianoed europeo” ha scritto Dino De Poli, presidente della Fon-dazione Cassamarca, nell’introduzione del bellissimo cata-logo edito da Marsilio.

Inaugurata presso la Casa dei Carraresi,a Treviso, una mostra fondamentaleper capire l’evoluzione della pittura italiana nella città lagunare. Dalla B di Boccioni alla V di Vedova

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Gli fa eco GGiiaannffrraannccoo GGaa--ll aann, presidente della Regio-ne Veneto: “Siamo partico-larmente soddisfatti del nuo-vo ciclo di mostre promossodalla Fondazione Cassamarcain Casa dei Carraresi, incen-trato su importanti eventi ar-tistici che hanno siglato L’Ot-tocento e il Novecento a Ve-nezia e nel Veneto”.

E ancora Massimo Cacciari:“La Città di Venezia e io per-sonalmente siamo grati allaFondazione Cassamarca perl’allestimento della importan-te mostra sulla pittura vene-ziana del Novecento. Da tem-po sono convinto che questorappresenti uno dei momentipiù alti della straordinaria vi-cenda delle arti figurative ve-neziane”.Per finire con un parere delcuratore, Andrea Brunello diArtematica: “Ogni mostraevidenzia una sfida nella qua-le si misurano la validitàscientifica di un progetto e lacapacità di farlo comprende-re al pubblico: ‘Venezia ‘900da Boccioni a Vedova’ è in

questo senso una sfida parti-colarmente ardua, proprioperché si propone di presen-tare le vicende che hannofatto di Venezia un centrofondamentale nello svolgersidell’arte contemporanea”.E lasciamo a Giuseppe Pava-nello e Nico Stringa una sin-tesi conclusiva sull’evento:“La mostra si propone di do-cumentare i momenti salien-ti di un’epoca, attraverso gliartisti e i gruppi di artistiche hanno via via saputo epotuto rinnovare il linguag-gio espressivo del loro tem-po, dalle avanguardie dei pri-mi del ‘900 fino alle neoa-vanguardie degli anni ’50-‘60”.

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Umberto Boccioni, Il Canal Grande aVenezia, 1907 (sopra)Asger Jorn, Ritratto di Carlo Cardazzo,1958 (a fianco)

Pittore e scultore, UmbertoBoccioni è un protagonista delFuturismo italiano. Vissuto a lungo aPadova nei primi anni del ’900, quandola madre e la sorella si erano trasferitenella città del Santo, si iscriveall’Accademia veneziana. La sua primapersonale, a Venezia, è dell’estate 1910,invitato da Nino Barbantini a Ca’Pesaro. Fu un evento straordinario:Marinetti, Carrà e altri, in concomitanzacon la mostra, lanciarono dalla Torredell’Orologio il manifesto Contro Veneziapassatista e si presentarono tutti allaserata futurista alla Fenice,amplificando al massimo la portatadell’evento espositivo di Ca’ Pesaro. Boccioni non aveva ancorarealizzato dipinti “futuristi”, ma la caricaespressiva delle tele esposte lasciò ilsegno e spronò molti giovani artisti sullastrada del rinnovamento. Di questoperiodo è particolarmenterappresentativo Canal Grande,straordinaria e innovativa veduta diVenezia, insieme a opere come Ritrattodello scultore Brocchi e La nonna.

La ricostruzione del periodomigliore della Fondazione Bevilacqua LaMasa (l’istituzione veneziana rivolta allavalorizzazione dei giovani artisti), fra il1908 e il 1920, si basa su alcune teleimportanti di Felice Casorati, tra iprotagonisti dell’arte italiana della primametà del ‘900. Anche Casorati ha vissutoa lungo tra Padova, Verona e Veneziaprima di trasferirsi a Torino. E’ stato tra iprimi e i più inclini a recepire le novitàdella Secessione viennese. Il sogno delmelograno e Tappeto rosso sono dueprove sapienti di un pittoreraffinatissimo, che ha saputo cogliere glistimoli di una cultura in profondocambiamento. Insieme a lui ricordiamoUmberto Moggioli, con alcune opererealizzate a Burano: Ponte verde,Cipresso gemello e Sera di primavera;Vittorio Zecchin, che ha saputo tradurrein veneziano il linguaggio fantasioso dei“secessionisti”, rielaborando in modooriginale la lezione di Klimt, con unapittura a metà strada tra racconto eillustrazione; senza dimenticare GuidoCadorin, figlio di artisti, fra iprotagonisti della scena veneziana, con ilprovocatorio trittico Carne, carne, semprecarne, fino alla più matura stagione delRealismo Magico.

Se Boccioni rappresenta almeglio la stagione del lancio di un’artetutta italiana che si vuole imporre inEuropa, Gino Rossi incarna la figura delveneziano eroico che da solo e forse perl’ultima volta riesce a portare a Veneziail linguaggio europeo della pittura delsuo tempo, quello caratterizzato dallastagione complessa e ricchissima disuggestioni del postimpressionismo, inquella particolare variante che è stato ilsintetismo di Gauguin e Serusier. A sessant’anni dalla sua scomparsa,Treviso, città adottiva del pittore, dedicaall’artista un omaggio particolare,presentando alcuni suoi dipinti: Lafanciulla del fiore, esposta a Venezianel 1910 e salutata da Barbantini comeuna bandiera del rinnovamento; Ilbevitore, appartenuto all’amico FeliceCasorati; il Ritratto della moglieinsieme ad alcune celebri tele dedicateall’isola di Burano e al paesaggiotrevigiano; senza trascurare le operedegli anni ’20: Natura morta con broccae Fanciulla che legge.

Con il XX secolo laplurisecolare tradizione ritrattisticaoccidentale tende ad esaurirsi. Più cheopportuna quindi, nell’ambito dellamostra, una sezione dedicata al ritratto,con particolare riferimento all’ambienteartistico veneziano: pittori che ritraggonose stessi o eseguono il ritratto ad amici,collezionisti e critici d’arte. Ricordiamoqui quelli di Favai di Filippo De Pisis,Turcato di Afro, Cagnaccio di San Pietrodi Luigi Tito, e gli Autoritratti diGennaro Favai, Pio Semeghini, FeliceCasorati, Cagnaccio di San Pietro,Emilio Vedova: una prova che, persinonel secolo delle avanguardie, laritrattistica gioca ancora un ruoloimportante. Infine i ritratti di criticid’arte e intellettuali che hannocaratterizzato un’epoca: Fabio Mauroner,immortalato da Amedeo Modigliani;Gino Damerini ritratto da Guido Cadorin,Giuseppe Marchiori di Renato Birilli; delgallerista Carlo Cardazzo è esposto lostraordinario ritratto di Asger Jorn,mentre del critico Benno Geiger, unostrepitoso ritratto di Emile Besnard. Non poteva mancare un ritratto del“Vate” Gabriele D’Annunzio, opera di Ercole Sibellato.

Filippo de Pisis ha vissutol’ultima stagione felice della sua esistenzanella Venezia degli anni ’40. Allapermanenza del pittore ferrarese nellacittà lagunare, fondamentale per la suaesperienza umana e artistica, è dedicataun’intera sala, per metterne in risaltoattraverso le opere veneziane il legameaffettivo nei sei anni di permanenza, dal1943 al 1948. Inseritosi nella vitaculturale di Venezia, De Pisis ha tenutomostre, pubblicato libri, redattorecensioni e presentazioni critiche peramici artisti; riallacciava così i legamicon l’ambiente artistico veneziano,frequentato dalla metà degli anni ’20, e in particolare con il gruppo di pittoriveneziani di Palazzo Carminati, da Juti Ravenna a Eugenio Da Venezia. A cinquant’anni dalla scomparsa,un’antologica importante ed esauriente:per la prima volta la sua pittura vienecollocata accanto a quella dei suoicontemporanei neocubisti, a lui estranei,e all’incipiente espressionismo astratto di Vedova.

Omaggio a Umberto Boccioni

Gli artisti di Ca’ Pesaro

Omaggio a Gino Rossi

Ritratti e Autoritratti

Omaggio a Filippo de Pisis

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VENEZIA ’900 da Boccioni a Vedovaa cura di RCS PubblicitàS P E C I A L E

VENEZIA ‘900 da Boccioni a VedovaDove: Treviso, Casa dei Carraresi, Via Palestro 33Quando: Dal 27 ottobre 2006 all’8 aprile 2007Curatori :Giuseppe Pavanello e Nico Stringa. Organizzazione: Andrea Brunello, Artematica per laFondazione CassamarcaOrari: martedì, mercoledì, giovedì, domenica dalle 9alle 20; venerdì e sabato dalle 9 alle 21. Lunedì chiuso. Chiuso 24 ¬ 25 ¬ 31 dicembre2006/1 gennaio 2007.Biglietti: interi 9 euro; riduzioni per studentiuniversitari, età superiore ai 60 anni, gruppi,Touring Club 7 euro; fino a 18 anni riduzione 6 euro; ingresso gratuito bambini fino a 3 anni e disabilicon accompagnatore.Per gruppi da 10 al 25 persone: solo su prenotazioneal numero 0422.513150 ¬ 513185.Per informazioni e prenotazioni: tel. 0422.513150 ¬- 513185, da lunedì a venerdìdalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18. Sabato dalle 10 alle 13.E-mail: [email protected]; [email protected];Web Site: www.venezia900.it

Arte protagonistaalla Casa dei Carraresi

I contatti con ambientimitteleuropei hanno fatto sì che anchealla fine della Grande Guerra, nel diffusoclima di “ritorno all’ordine”, gli ambientiartistici veneziani siano statidirettamente coinvolti nella stagione delRealismo Magico: una tendenza evidentenell’attenzione per i particolari di figure eambienti, che per l’eccesso di precisionee indagine ottica determinano un effettoirreale, quasi “metafisico”. Ubaldo Oppi,Astolfo De Maria, Bortolo Sacchi, GuidoCadorin, Cagnaccio di San Pietro siassimilano così idealmente al movimentotedesco della Nuova Oggettività diChristian Schad e Otto Dix, fornendoneun’originale versione italiana.

Una sezione che comprendeopere di artisti italiani e stranieriesposti nelle Biennali del secondodopoguerra. Capolavori dei maggioriprotagonisti del ‘900, da Lucio Fontanaa George Braque, da Gino Severini aOskar Kokoscka, con un’operafondamentale di Jackson Pollock,Sentieri ondulati.

Il Fronte Nuovo delle Arti elo Spazialismo - le principali emergenzenella stagione della neo-avanguardia, trail 1944 e il 1960, che a Venezia hannotrovato formulazione, diffondendosi poi inambito internazionale - sono quiegregiamente rappresentate. Ultimeoccasioni artistiche, per Venezia, per farsiapprezzare e ammirare nel mondo qualecentro propulsore e vivo di cultura.Ci sono le opere del giovane GiuseppeSantomaso, con potenzialità al limite delsurrealismo, come nei dipinti del “ciclodelle finestre” ed Erpice rosso. La stagione dello Spazialismo ha le suepremesse nell’attività di Mario De Luigi,il primo pittore veneziano a imboccarecon decisione e preparazione culturale lastrada dell’astrattismo: La merlettaia eTobia e l’angelo sono le opere maggioriche preparano la stagione dei “grattages”.Presenti anche alcuni capolavori diTancredi, il più lirico e inventivo tra gliastrattisti italiani, insieme ad artisti‘isolati’ – uno per tutti, Zoran Music -che hanno saputo esprimere, nel suo casotra Venezia e Parigi, il meglio della loroproduzione.

Anche nel Novecentol’immagine di Venezia ha catturatol’interesse degli artisti. Dall’inizio delsecolo, fino agli anni Sessanta e oltre, ilperenne incanto della città dà vita aforme del tutto imprevedibili.Unasequenza paesaggistica che prendel’avvio, idealmente, dal Canal Grande diBoccioni, che sembra connotare in modo“oggettivo” uno dei temi più comuni delgenere vedutistico.Guido Cadorin e Virgilio Guidipropongono invece, una Venezia magica esilente; così Carlo Carrà. Mentre la cittàdi De Pisis, vibratile e smaterializzata,ma anche barocca e neo-tenebrosa sisfaccetta in mille tocchi. Come nell’operadi un giovanissimo Vedova, che enfatizzala carica drammatica dell’animatoprospetto.Poi l’Isola di San Giorgio, nelleultime tele di Guidi, sempre piùquintessenza di Venezia. Che nell’operaOskar Kokoschka è popolatad’imbarcazioni e bizzarri ectoplasmi, agliantipodi delle ricerche formali di Tancredie Fontana, per la prima volta aldilà dellesuggestioni iconiche lagunari. Infine c’èla Venezia fantastica di Zoran Music,l’ultima espressione della stagioneromantica e simbolista di Turner eWhistler.

La mostra si conclude conun omaggio a Emilio Vedova, patriarcadell’astrattismo veneziano del ’900, chesi è spento l’altro ieri, proprio alla vigiliadell’inaugurazione della mostra che locolloca tra i Maestri dell‘arte italiana.Autodidatta, già impegnato nellabattaglia di rinnovamento del FronteNuovo delle Arti e del Gruppo degli 8,Vedova ha seguito negli anni ’60 e ’70un percorso solitario, in un costanteconfronto con le più avanzate ricercheinternazionali. Sono qui raccolti i segni che il Maestroveneziano ha tracciato, dal periodogiovanile fino ad oggi: opere chetestimoniano un continuum che l’artistastesso ha teorizzato come fattoreessenziale della sua poetica. Si parte da alcuni lavori giovanili,testimonianza precoce di dirompenteirruenza, fino alle opere del tempo diFronte Nuovo, e ai noti “geometrici”; per concludere con quelle degli anni ’50,che ne esprimono pienamente lapersonalità, consacrandolo a pieno titolofra i protagonisti dell’Informale.

A sessant’anni dalla suascomparsa, un’esposizione antologica diArturo Martini si snoda lungo le saledella mostra, a testimoniare un maisopito anelito alla ricerca e allasperimentazione. Basterebbe il solomarmo Donna che nuota sott’acqua,generosamente prestato dalla FondazioneDomus di Verona, certo la più importantescultura di Martini, assente da esposizionipubbliche dal 1948. Accanto alcapolavoro, alcune opere poco “viste”:alludiamo al bozzetto in bronzo di TitoLivio, collocato al Liviano di Padova,esemplare unico che consente diapprezzare fino in fondo le qualitàscultoree del marmo; più alcune rareterrecotte, dal San Bovo alla Chimera,dall’Ofelia all’ultima terracotta modellataa Milano, pochi giorni prima di morire:una Testa di donna al vento. Accanto aDonna che nuota sott’acqua ci sono laNuotatrice che esce dall’acqua e l’ineditoRagazzo che si spoglia, espressione dinuove possibilità per la scultura, neiprimi anni ’40. Tra le opere monumentali:la grande Leda del 1926, il gessooriginale del Tobiolo, i due Leoni diMonterosso e il ciclo di sculture dedicatealla Morte di Saffo.

U n percorso originalissimoe unico, quello cui sono

invitati i visitatori a Treviso, og-gi città di riferimento in Italiaper quanto riguarda le grandimostre. Mai come in questastraordinaria occasione alla Ca-sa dei Carraresi, infatti, si po-tranno ammirare opere di arti-sti italiani e stranieri legate aformare un unicum espositivo,per offrire una visione a tuttotondo sul ruolo di Venezia nellastoria e nello sviluppo dell’artecontemporanea.“Venezia ’900 nasce comeideale prosieguo di un impor-tante cammino intrapreso dallaFondazione Cassamarca nel2004 con la mostra dedicataall’Ottocento veneto e che si

Il progetto espositivo della Fondazione Cassamarca

concluderà, nel 2008, con lagrande rassegna dedicata a Ca-naletto” spiega Andrea Brunel-lo di Artematica, organizza-tore dell’evento per la stessaFondazione.“In questa occasione abbiamovoluto raccogliere le opere dicinquanta grandi artisti che, dal1910 al 1960, hanno ‘interagi-to’ con la Biennale. Le sezionidella mostra sono state allesti-te a seconda del tema trattato,in modo da presentare una rac-colta di grandissimo impattoemozionale. I visitatori attra-verseranno spazi con opere amuro, altri di ampio respirogiocati sui colori e altri con pan-nellature perimetrali dedicate aciascuna opera, sale con teche

di cristallo e altre con strutturecircolari, realizzate per rendere,in un solo colpo d’occhio, la vi-sione su tutte le opere esposte.“Nel particolare contesto di ca-ratura internazionale, che spa-zia da Pollock a Kokoschka e aBraque – prosegue Brunello – èimportante anche segnalare lapresenza di artisti trevigianidoc come Gino Rossi e ArturoMartini, le cui opere in marmoe terracotta rappresentanoun fil rouge attraverso l’inte-ro percorso.“L’importanza di Treviso, sot-tolineata dal nuovo filone espo-sitivo individuato dalla Fonda-zione Cassamarca, il grande ri-chiamo qualitativo e la validitàdel progetto scientifico di que-

sta mostra, oggi ai primi postisui motori di ricerca su inter-net, e la notorietà internaziona-le dei suoi curatori - GiuseppeRavanello e Nico Stringa -, fan-no sì che si siano registrate giàoltre 34 mila prenotazioni, se-

gnale chiarissimo di un pubbli-co attento alle proposte trevi-giane e testimonianza che nu-meri e qualità possono e devo-no andare d’accordo.“E proprio in termini di divul-gazione, abbiamo voluto dare

ampio spazio alle scuole – con-clude Brunello – per le quali, suappuntamento, si organizzanovisite volte a stimolare la curio-sità e la conoscenza dei ragazziattraverso un percorso ‘ludico’.Alla Casa dei Carraresi trove-

ranno un laboratorio nel qualelavorare con la carta, la terra-cotta e le tempere e, nel riccomerchandising dedicato allamostra, un’intera linea dedica-ta all’introduzione all’arte deipiù giovani”.

Carlo Carrà, Navicello a Venezia, 1939 (sopra)Cagnaccio di San Pietro, Ritratto di bambina, 1929 (a fianco)Felice Casorati, Il sogno del melograno 1912-13 (in alto a destra)Gino Rossi, Fanciulla del fiore, 1909-10 (in alto a sinistra)

Realismo Magico

Presenze internazionali

Omaggio a Emilio Vedova

Omaggio ad Arturo Martini

Dal Fronte Nuovo delle Arti allo Spazialismo

Venezia nello specchio della modernità

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