1 Curve di correlazione per il controllo dell’affidabilità dei calcestruzzi ordinari M. Cetraro 1 , S. De Paola 2 , M. Massaccesi 3 , G. Menditto 4 , G. Porco 5 1 Centro Studi e Ricerche Sposato P&P s.r.l. – Villapiana Lido (CS) 2 SAP Controlli s.r.l. - Villapiana Lido (CS) 3 Eurosit s.r.l. – Engineering division - Ancona 4 Università degli Studi di Ancona – Istituto di Scienza e Tecnica delle Costruzioni 5 Università degli Studi della Calabria – Dipartimento di Strutture, Arcavacata di Rende (CS) SOMMARIO Le prove non distruttive per il controllo dei calcestruzzi sia in fase di realizzazione di nuove opere, sia per il controllo programmato delle strutture stanno divenendo sempre più utili gli operatori del settore. Tuttavia, oggi, le esigenze dell’ingegneria civile richiedono tecniche non distruttive che siano di facile applicabilità in situ, i cui dati siano facilmente interpretabili ed in grado di offrire informazioni affidabili, non localizzate ma estese a vaste aree della struttura. Del resto, le nuove disposizioni normative in tema di controllo dei materiali da costruzione impongono oltre alla progettazione delle miscele cementizie una più attenta valutazione delle caratteristiche meccaniche, per classi omogenee, più estesa rispetto a quelle ottenibili attraverso la semplice verifica di campioni prelevati durante le fasi di getto. In questo contesto si colloca la presente nota, nella quale verranno mostrati i risultati raggiunti nella sperimentazione applicata su 10 classi di miscele cementizie progettate e prodotte dall’azienda Sposato. I risultati raggiunti, come vedremo, consentono di offrire al committente non solo garanzie sulla qualità del materiale acquistato ma anche la possibilità di poter monitorare, in fase di realizzazione e nel tempo, il materiale, grazie al supporto di specifiche curve di taratura costruite “ad hoc” (sia di carattere generale che relative alle singole miscele). Ciò consentirà ai tecnici che operano in questo settore di usufruire di un potente mezzo di controllo che va oltre le usuali procedure richieste dai riferimenti normativi.
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Curve di correlazione per il controllo dell’affidabilità ... · richiedono tecniche non distruttive che siano di facile applicabilità in situ, i cui dati siano facilmente interpretabili
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Curve di correlazione per il controllo dell’affidabilità dei calcestruzzi ordinari
M. Cetraro1, S. De Paola2, M. Massaccesi3, G. Menditto4, G. Porco5
1Centro Studi e Ricerche Sposato P&P s.r.l. – Villapiana Lido (CS) 2SAP Controlli s.r.l. - Villapiana Lido (CS) 3Eurosit s.r.l. – Engineering division - Ancona 4Università degli Studi di Ancona – Istituto di Scienza e Tecnica delle Costruzioni 5Università degli Studi della Calabria – Dipartimento di Strutture, Arcavacata di Rende (CS) SOMMARIO Le prove non distruttive per il controllo dei calcestruzzi sia in fase di realizzazione di nuove opere, sia per il controllo programmato delle strutture stanno divenendo sempre più utili gli operatori del settore. Tuttavia, oggi, le esigenze dell’ingegneria civile richiedono tecniche non distruttive che siano di facile applicabilità in situ, i cui dati siano facilmente interpretabili ed in grado di offrire informazioni affidabili, non localizzate ma estese a vaste aree della struttura. Del resto, le nuove disposizioni normative in tema di controllo dei materiali da costruzione impongono oltre alla progettazione delle miscele cementizie una più attenta valutazione delle caratteristiche meccaniche, per classi omogenee, più estesa rispetto a quelle ottenibili attraverso la semplice verifica di campioni prelevati durante le fasi di getto. In questo contesto si colloca la presente nota, nella quale verranno mostrati i risultati raggiunti nella sperimentazione applicata su 10 classi di miscele cementizie progettate e prodotte dall’azienda Sposato. I risultati raggiunti, come vedremo, consentono di offrire al committente non solo garanzie sulla qualità del materiale acquistato ma anche la possibilità di poter monitorare, in fase di realizzazione e nel tempo, il materiale, grazie al supporto di specifiche curve di taratura costruite “ad hoc” (sia di carattere generale che relative alle singole miscele). Ciò consentirà ai tecnici che operano in questo settore di usufruire di un potente mezzo di controllo che va oltre le usuali procedure richieste dai riferimenti normativi.
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1. Introduzione Nell’ambito dell’ingegneria strutturale, valutare oggettivamente i livelli di resistenza dei calcestruzzi sia in fase di realizzazione di nuove opere che in fase di esercizio, finalizzati alla prevenzione nei riguardi di crolli improvvisi o di situazioni di incipiente collasso, rappresenta una fase importante dell’intera operazione di controllo soprattutto nei casi in cui è richiesto di operare direttamente sul manufatto. In questo processo, il primo passo da compiere è quello di caratterizzare il materiale dal punto di vista meccanico. Per il calcestruzzo la resistenza a compressione rappresenta senza dubbio, la proprietà più qualificante per esprimere giudizi in merito alle prestazioni del materiale, sia per l’importanza intrinseca che questa qualità riveste nelle costruzioni, sia perché tutte le altre sono ad essa in qualche modo correlate. La determinazione della resistenza a compressione in situ può essere effettuata per via diretta, mediante la prova a compressione su campioni prelevati dalle strutture finite [UNI EN 12504-1:2000], o per via indiretta, effettuando la misura di grandezze fisiche correlate e risalendo alla grandezza di interesse attraverso relazioni ricavate empiricamente. Lo svantaggio principale dei metodi indiretti consiste nel disporre di valide correlazioni fra i valori misurati con gli strumenti e le resistenze effettive. Tali tecniche sono oggi, ampiamente utilizzate malgrado esista ancora, da parte del legislatore, una certa perplessità nel normalizzarle per la qualificazione del conglomerato cementizio. Tutto ciò è conseguenza del fatto che è impossibile stabilire curve di correlazione -tra le grandezze da stimare (resistenza meccanica del materiale) e parametri non distruttivi- aventi carattere del tutto generale [1]. Le correlazioni attualmente in uso, infatti, sono state ricavate, nella maggior parte dei casi, da esperienze su campioni confezionati ad hoc e pertanto, non è certo che tali correlazioni abbiano validità generale; numerose esperienze, svolte negli ultimi anni, hanno evidenziato la non perfetta applicabilità delle “correlazioni standard” a calcestruzzi differenti. Tale incertezza può essere superata attraverso la costruzione di curve di regressione specifiche per ogni tipo di conglomerato prodotto, ricavate attraverso una campagna sperimentale la più estesa possibile. Una corretta applicazione dei metodi non distruttivi richiederebbe teoricamente il tracciamento delle curve di correlazione con riferimento al materiale in opera, ma poiché tale operazione non è sempre applicabile, ci si limita al tracciamento delle curve di regressione sulla base di provini preconfezionati con lo stesso calcestruzzo, o per lo meno analogo sotto il profilo compositivo, di quello messo in opera [2]. In tale ottica si è sviluppata una campagna sperimentale contenuta nella presente nota. Lo scopo del presente lavoro è quello di mostrare la possibilità di utilizzare le tecniche sclerometriche, ultrasonore ed il metodo combinato come strumenti capaci di stimare, con ridotti margini di errore lo stato di salute di un elemento strutturale. In particolare, la ricerca si propone di realizzare, per diverse classi di conglomerato, curve di correlazione sperimentali relative ai tre metodi e di verificarne il grado di precisione così da poter corredare ogni miscela di specifiche curve di taratura. Inoltre, le prove non distruttive si prefigurano come strumenti efficaci per effettuare una diagnosi delle strutture danneggiate dall’azione del fuoco; tali metodi, infatti, consentono di valutare, attraverso l’esecuzione di prove rapide e flessibili, la situazione strutturale. Dopo una attenta indagine visiva, indispensabile per fornire una visione generale dello stato di ammaloramento senza, peraltro, in grado di dare alcun giudizio
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sulla recuperabilità statica delle strutture, risulta fondamentale eseguire una serie di controlli non distruttivi dedicati alle problematiche riscontrate nella fase di “osservazione”. Una accurata indagine ultrasonora e sclerometrica, basata su curve di correlazione proprie di quel materiale specifico, ben si adatta a stimare, attraverso analisi comparative, le resistenze caratteristiche residue, a struttura ormai raffreddata, permettendo di valutare l’entità del danno e il grado di intervento necessario per il ripristino delle strutture danneggiate. 2. Campagna sperimentale Al fine di verificare l’affidabilità del controllo non distruttivo su classi omogenee di calcestruzzi ordinari, è stata predisposta una campagna di indagine sperimentale su una serie di miscele prodotte dall’Azienda Sposato P&P. Sono stati confezionati 12 provini cubici (6 di lato 15 cm e 6 di lato 20 cm) per ciascuna delle 10 classi distinte di conglomerato cementizio prodotto. Un breve riepilogo è riportato nella tabella 1.
10 12 C60 Alte prestazioniTab.1 – Classi di conglomerato considerate
Prima di eseguire le prove sclerometriche ed ultrasonore si è provveduto a condizionare i campioni con il medesimo trattamento ovvero:
periodo di maturazione >= 28gg modalità di stagionatura: bagnatura due volte al giorno per i primi 7 giorni tenore di umidità relativa: costante omogeneità della qualità del calcestruzzo tra strati superficiali e profondi fenomeni di carbonatazione degli strati superficiali: assenti difetti interni: assenti.
Ciascun provino, a maturazione avvenuta, è stato sottoposto nell’ordine a: accurata levigatura, mediante pietra abrasiva a grana media in carburo di silicio, al
fine di evitare che le facce del campione presentassero nidi di ghiaia, scalfitture o tessitura superficiale grossolana; preventivamente si è controllato che la superficie del provino fosse asciutta in modo da evitare fattori che potessero alterare il risultato della prova
accurato controllo dimensionale e relativa pesatura.
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Le battute sclerometriche sono state eseguite con lo sclerometro tipo N (figura 1), prodotto dalla Eurosit s.r.l. di Ancona, con energia di percussione 2,207 J, con lo strumento in posizione orizzontale (α=0°). La prova è stata condotta conformemente alle indicazioni della norma UNI EN 12504–2 del dicembre 2001 [3]. Di ogni provino sono state considerate, ai fini delle misure, quattro facce, facendo attenzione ad escludere la faccia libera di getto. Complessivamente sono state effettuate circa 6000 battute sclerometriche (12 per ogni faccia).
Fig.1 - Sclerometro Per quanto attiene ai tests ultrasonori i tempi di propagazione degli impulsi sono stati rilevati con il rilevatore ad ultrasuoni portatile (figura 2) mediante il metodo di trasmissione diretto, ovvero collocando il trasmettitore (generatore d’impulso) su una faccia del provino e il ricevitore del segnale su quella opposta. La prova è stata condotta conformemente alle indicazioni delle norme UNI EN 9524:1989 e UNI 9524-FA1[4]. Di ogni provino sono state rilevate due velocità di transito degli impulsi ultrasonori, per un totale di 240.
Fig.2 – Rilevatore ad ultrasuoni Infine, i provini sono stati sottoposti a prove di compressione mediante pressa idraulica (figura 3).
Fig.3 – Pressa idraulica Nei successivi paragrafi, riportate le informazioni quantitative dei componenti base delle singole miscele, verranno illustrati i risultati sperimentali ottenuti e la elaborazione statistica dei dati.
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2.1 Caratteristiche dei costituenti e tipologie delle miscele testate Le 10 miscele cementizie, delle quali ne è stata curata la progettazione del mix, sono state confezionate con i seguenti materiali base: • Inerti
di natura calcarea identificabili in quattro classi omogenee: Ghiaia P3 (d= 16÷25 mm), pietrisco P2 (d= 8÷16 mm), pietrischetto P1 (d= 4÷8 mm) e sabbia (d= 0÷4 mm). Per quanto attiene alla sabbia è stata utilizzata anche al 60% circa un quantitativo di sabbia silicea. Nel seguito si riporta l’analisi granulometrica delle cinque pezzature utilizzate (tab.2 e 3) e la loro rappresentazione grafica (figura 4) ed infine, la rappresentazione grafica della distribuzione granulometrica della miscela 40 in funzione della curva di Bolomey (figura 5).
SABBIA Calcarea (0-4 mm) massa volumica 2650 Kg/mc
FONDO 1027 100,00 0,00 0,00 100,00 FONDO 1721 100,00 0,00 0,00 100,00
Tab. 2– Analisi granulometrica delle sabbie, del pietrisco e del pietrischetto
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Tab. 3– Analisi granulometrica della ghiaia
0,00
10,00
20,00
30,00
40,00
50,00
60,00
70,00
80,00
90,00
100,00
0,1 1,0 10,0 100,0
Diametro (mm)
Pass
ante
(%)
P3 P2 P1 SN SG
Fig.4– Rappresentazione grafica della composizione granulometrica delle singole pezzature
0,0
10,0
20,0
30,0
40,0
50,0
60,0
70,0
80,0
90,0
100,0
0,1 1,0 10,0 100,0
Diametro (mm)
Pass
ante
(%)
Bolomey Curva Sperimentale
Fig.5 – Rappresentazione grafica della distribuzione granulometrica del mix 40 in funzione della curva di Bolomey
GHIAIA P3 (16-25 mm) massa volumica 2690 Kg/mc
Modulo Finezza
7,86
setacci (mm) Tratt. Progr. (g)
Tratt. Progr. (%)
Pass. Progr. (%)
Tratt.Parz. (%)
Pass. Parz. (%)
31,5 0 0,00 100,00 0,00 100,00
25,0 0 0,00 100,00 0,00 100,00
20,0 755 28,38 71,62 28,38 71,62
16,0 2290 86,09 13,91 57,71 42,29
12,5 2649 99,59 0,41 13,50 86,50
8,0 2660 100,00 0,00 0,41 99,59
4,0 2660 100,00 0,00 0,00 100,00
2,0 2660 100,00 0,00 0,00 100,00
1,0 2660 100,00 0,00 0,00 100,00
0,50 2660 100,00 0,00 0,00 100,00
0,25 2660 100,00 0,00 0,00 100,00
0,125 2660 100,00 0,00 0,00 100,00
0,063 2660 100,00 0,00 0,00 100,00
FONDO 2660 100,00 0,00 0,00 100,00
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• Legante Il cemento utilizzato per il confezionamento dei campioni è stato: Cemento CEMENTIR tipo III A (Altoforno) 32.5 R (UNI ENV 197/1) • Additivi e misure di lavorabilità
L’additivo utilizzato nella preparazione degli impasti è stato il MAPEFLUID X404 della MAPEI, completamente diverso dai tradizionali additivi superfluidificanti, a base di polimeri acrilici non solfonati e completamente privo di formaldeide. Tale additivo consente di ridurre sia l’acqua che elevati dosaggi di cemento, garantendo elevate resistenze meccaniche e allo stesso tempo il mantenimento della lavorabilità richiesta -S3- (UNI EN 206-1), per almeno un tempo di 60 min. In particolare, l’additivo ha consentito di ottenere riduzioni del 20% utilizzando un quantitativo dello 0,6% in peso sul peso del cemento. Utilizzando la tecnica del mix design per la progettazione e l’ottimizzazione delle singole miscele sono stati prodotti calcestruzzi ordinari C15÷C60. In termini generali, le percentuali di inerte utilizzate sono state: sabbia silicea 25%; sabbia calcarea 20%; pietrischetto (P1) 10%; pietrisco (P2) 23%, ghiaia (P3) 22%. Le indicazioni di carattere generale sulle miscele con le quali sono stati confezionati i provini sono riportate nella tabella.4:
Tabella 4 – Caratteristiche delle miscele 2.2 Risultati sperimentali Nel presente studio è stato possibile raccogliere una serie di dati sufficientemente ampia ed omogenea tale da poterne dedurre risultati significativi. Per ciascun campionamento vengono riportati, nella tabella 5, i dati relativi al valore medio dell’indice di rimbalzo, della velocità ultrasonora e della resistenza a compressione necessari per l’elaborazione statistica.
Tab.5 – Parametri distruttivi e non distruttivi di ciascun campionamento
2.3 Indagine sclerometrica – Valutazione delle curve di correlazione I dati sperimentali rilevati sono stati elaborati al fine di determinare le migliori correlazioni fra le diverse grandezze misurate, in particolare fra la resistenza cubica alla pressa e le misure provenienti dalle prove non distruttive. Queste correlazioni possono
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essere stabilite con una elaborazione statistica. Per ogni campionamento è stata individuata la migliore interpolante. In termini generali, la curva di regressione migliore è quella che più si avvicina all’insieme dei punti corrispondenti alle coppie di valori (Ii, Ri) Fra le relazioni testate la scelta è ricaduta su quella che ha evidenziato una migliore correlazione, ovvero:
R= a * Ib
Per la stima dei parametri a e b è stato impiegato il metodo dei minimi quadrati, che consiste nella scelta della curva che rende minima la somma dei quadrati dei residui cioè che soddisfa la seguente condizione di accostamento:
n
∑ (Ri -Ristim)2= min i=1
Nella tabella 6, per ciascun campionamento, sono riportati le relazioni interpolanti ottenute attraverso l’analisi di regressione e l’errore standard, il quale fornisce la distanza media tra i valori della resistenza reale e quelli della resistenza stimata mediante l’applicazione della legge che si ritiene rappresentativa della distribuzione dei valori reali.
-Tabella 6- Nella figura 6 sono rappresentate graficamente le relazioni interpolanti, di cui alla tabella 6, per ogni campionamento. Tali curve rappresentano uno strumento di facile impiego per la stima del valore della resistenza del calcestruzzo in funzione dell’indice sclerometrico.
-Figura 6- 2.4 Indagine ultrasonora – Valutazione delle curve di correlazione Per la determinazione delle curve di correlazione relative all’indagine ultrasonora sono stati utilizzati i valori della velocità di transito degli impulsi ultrasonori. La correlazione assunta è stata la seguente:
R= a * Vb
I valori delle costanti a e b si determinano in modo analogo a quanto già illustrato nel paragrafo precedente. Anche in questo caso si riportano (tabella 7) per ciascun campionamento, le relazioni interpolanti ottenute attraverso l’analisi di regressione e l’errore standard, nonché le loro rappresentazioni grafiche (figura 7).
-Figura 7- 2.4 Metodo combinato – Valutazione delle curve di correlazione Com’è noto l’uso di diverse tecniche di indagine non distruttive, integrate fra loro, consente di ottenere risultati più affidabili per la valutazione della resistenza del calcestruzzo portando ad una sensibile riduzione dell’errore di valutazione caratteristico delle metodologie applicate singolarmente. Le tecniche utilizzate per l’applicazione del metodo combinato sono state la sclerometrica e l’ultrasonora. I vantaggi conseguenti dall’applicazione di queste due tecniche consistono in:
• annullamento dell’influenza dell’umidità e del grado di maturazione del calcestruzzo sui risultati dell’analisi in quanto essi hanno, a parità di effettiva resistenza a rottura, effetto opposto sulle misure della velocità di propagazione degli ultrasuoni e dell’indice di rimbalzo; • riduzione, rispetto al metodo ultrasonoro, dell’influenza della granulometria dell’inerte, del dosaggio e del tipo di cemento e dell’eventuale additivo utilizzato per il getto del calcestruzzo; • diminuzione, rispetto al metodo sclerometrico, dell’importanza delle variazioni di qualità tra strati superficiali e strati profondi del calcestruzzo[6].
Il metodo viene applicato determinando per ogni area di saggio una coppia di valori: velocità media di propagazione degli impulsi ultrasonori e indice di rimbalzo medio. Il trattamento dei valori degli indici di rimbalzo e delle velocità di trasmissione, opportunamente tarati con valori rappresentativi del calcestruzzo, consente di ottenere affidabili riferimenti di resistenza a compressione. La correlazione assunta per il metodo combinato è stata la seguente:
R= a * Ib * Vc
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dove le costanti a, b e c vengono determinate sempre con il metodo dei minimi quadrati. Anche in questo caso si riportano (tabella 8), per ciascun campionamento, le relazioni interpolanti ottenute attraverso l’analisi di regressione e l’errore standard, nonché le superfici di regressione sperimentali ottenute(figure 8÷17).
Figure 8 e 9 – Superficie di regressione per il mix 15 e il mix 20
13
25
26
27
28
29
30
30
31
32
33
34
35
Figure 10 e 11 – Superficie di regressione per il mix 25 e il mix 30
34
35
36
37
38
39
39
40
41
42
43
44
45
46
47
48
Figure 12 e 13 – Superficie di regressione per il mix 35 e il mix 40
14
44
45
46
47
48
49
50
51
52
49
50
51
52
53
54
55
56
57
58
Figure 14 e 15 – Superficie di regressione per il mix 45 e il mix 50
55.5
56
56.5
57
57.5
58
59
60
61
62
63
64
Figure 16 e 17 – Superficie di regressione per il mix 55 e il mix 60
2.5 Confronto tra le resistenze reali e quelle stimate Con le curve di correlazione riportate nei paragrafi precedenti, si è stimata la resistenza a compressione a partire dall’indice sclerometrico, dalla velocità ultrasonora ed infine utilizzando il metodo combinato.
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In ciascuno dei 10 grafici di seguito riportati (figure 18÷27), relativi alle 10 classi esaminate, vengono rappresentati, a fronte del valore di resistenza ricavato attraverso la prova a compressione, i valori stimati tramite le correlazioni ricavate dai dati sperimentali esaminati; sono inoltre evidenziate a tratto pieno le rette rappresentative di perfetta coincidenza fra valori stimati e valori misurati; a tratteggio invece le rette che rappresentano valori stimati che differiscono di più o meno 1 MPa dai valori misurati.
MIX 15
151617181920
15 16 17 18 19 20
Rreale
Rst
imat
a
Rreale Rscler Rultr Rcomb
MIX 20
20212223242526
20 21 22 23 24 25 26
Rreale
Rst
imat
a
Rreale Rscler Rultr Rcomb
MIX 25
252627282930
25 26 27 28 29 30
Rreale
Rst
imat
a
Rreale Rscler Rultr Rcomb
Figure 18, 19 e 20 – Confronti tra resistenza reale e resistenze stimate
16
MIX 30
3031323334353637
30 31 32 33 34 35 36 37
Rreale
Rst
imat
a
Rreale Rscler Rultr Rcomb
MIX 35
34353637383940
34 35 36 37 38 39 40
Rreale
Rst
imat
a
Rreale Rscler Rultr Rcomb
MIX 40
4041424344454647
40 41 42 43 44 45 46 47
Rreale
Rst
imat
a
Rreale Rscler Rultr Rcomb
MIX 45
4445464748495051
44 45 46 47 48 49 50 51
Rreale
Rst
imat
a
Rreale Rscler Rultr Rcomb
Figure 21, 22, 23 e 24 – Confronti tra resistenza reale e resistenze stimate
17
MIX 50
505152535455565758
50 52 54 56 58
Rreale
Rst
imat
a
Rreale Rscler Rultr Rcomb
MIX 55
555657585960
55 56 57 58 59 60
Rreale
Rst
imat
a
Rreale Rscler Rultr Rcomb
MIX 60
60616263646566
60 61 62 63 64 65 66
Rreale
Rst
imat
a
Rreale Rscler Rultr Rcomb
Figure 25 , 26 e 27 – Confronti tra resistenza reale e resistenze stimate
Dai grafici sopra riportati si osserva immediatamente che le stime basate sulle curve di correlazione proprie del materiale risultano essere abbastanza accurate; del resto, tale risultato era prevedibile già dalla valutazione degli errori standard che risultano essere sufficientemente contenuti. I risultati migliori si ottengono utilizzando in modo combinato le due serie di dati, indice sclerometrico e velocità ultrasonora; infatti l’errore standard tende in tutti i casi a diminuire. Tuttavia, si può affermare che l’applicazione del singolo metodo fornisce già di per sé risultati affidabili. Al fine di approfondire l’analisi dei risultati ottenuti, nella tabella 9, sono stati riportati, per ciascuna classe, gli scostamenti massimi tra valore reale e stimato per ciascun metodo impiegato, nonché le percentuali dei punti ricadenti nella fascia di ±1 MPa dalla retta di perfetta coincidenza tra valori stimati e valori reali.
18
40004100420043004400450046004700480049005000
25 30 35 40 45 50
Indice sclerometrico
Velo
cità
ultr
ason
ora
(m/s
)
Scostamento Max (MPa) % dei valori ricadenti in ±1 MPa Classe Scler. Ultr. Comb. Scler. Ultr. Comb.
Come si può notare lo scostamento massimo risulta essere abbastanza contenuto; esso tende ad aumentare man mano che si passa dalle classi con resistenze più basse a quelle con resistenze più alte; il contrario si osserva invece, per la percentuale dei valori ricadenti nella fascia di ±1 MPa dalla retta di perfetta coincidenza tra valori misurati e stimati (risultato prevedibile poiché, come osservato da altre sperimentazioni, la dispersione dei dati tende ad aumentare con la resistenza). Prima di passare alla costruzione delle curve di regressione di carattere generale relative ai tre metodi utilizzati, si riporta la correlazione che esiste tra velocità e indice di rimbalzo (figura 28).
Fig.28 – Correlazione V, I Come si può osservare, i valori ottenuti presentano scostamenti mediamente contenuti rispetto alla retta di regressione; ciò è spiegato dal fatto che i fattori d’influenza, già descritti in precedenza, i quali hanno effetti opposti sui due tipi di misura, sono stati ben controllati e ridotti al minimo, eccezion fatta per la classe 15 che presenta invece valori più dispersi. Tale dispersione (punti cerchiati in verde) è determinata da valori degli indici di rimbalzo più alti di quelli attesi; questa anomalia è dovuta probabilmente al fatto che l’indice di rimbalzo risente, per la classe 15 -con un contenuto di cemento più ridotto- della presenza degli aggregati grossi sullo strato superficiale.
19
2.6 Curve di correlazione di carattere generale Per la costruzione delle curve di regressione di carattere generale, sono stati presi in considerazione tutti i 120 provini appartenenti alle dieci classi di conglomerato cementizio esaminate. La verifica della validità o bontà di adattamento delle curve di regressione è la fase conclusiva dell’analisi ed è diretta a controllare che la curva di regressione sia realmente in grado di spiegare in modo soddisfacente l’andamento delle osservazioni. Una misura della validità della curva di regressione è costituita dall’indice di determinazione (i.d.) che assume valori compresi tra 0 e 1. Se i.d.= 1 significa che i singoli valori stimati riproducono esattamente i valori reali e quindi la stima è ottimale; se i.d.=0 vuol dire, invece, che la relazione interpolante utilizzata non è idonea a spiegare la dipendenza tra le grandezze in esame ovvero non vi è correlazione tra di esse. Nel nostro caso, come si può desumere dai valori riportati su ciascun grafico, la funzione interpolante scelta si è rivelata la più adatta a spiegare l’andamento delle osservazioni. Nelle figure 29 e 30 sono riportate, rispettivamente per il metodo sclerometrico e per quello ultrasonoro, le curve interpolanti di carattere generale. Nelle figure 31 e 32 sono riportate due diverse rappresentazioni della equazione interpolante generale ottenuta con l’applicazione del metodo combinato.
Fig.32 – Famiglia di curve isoresistenti costruite con l’applicazione del metodo combinato
Analogamente a quanto fatto in precedenza per le singole classi, con le relazioni generali individuate, si è stimata la resistenza a compressione a partire dall’indice sclerometrico, dalla velocità ultrasonora ed infine utilizzando in modo combinato i due dati. Nel grafico di seguito riportato vengono rappresentati, a fronte del valore di resistenza ricavato attraverso la prova a compressione, i valori stimati tramite le correlazioni; sono inoltre evidenziate a tratto pieno le rette rappresentative di perfetta coincidenza fra valori stimati e valori misurati; a tratteggio invece le rette che rappresentano valori stimati che differiscono di più o meno 3 MPa dai valori misurati.
Fig.33 – Stima delle resistenze in base ad I, V ed (I,V).
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Da un’attenta osservazione dei dati si evince che per quanto riguarda la stima della resistenza attraverso i singoli metodi, le differenze tra valori stimati e valori ricavati da prove di compressione sono in taluni casi elevati. La stima basata utilizzando combinatamene le due serie di dati, indice sclerometrico e velocità ultrasonora, fornisce risultati migliori; in particolare la stima effettuata tramite la relazione proposta conduce nel 70% dei casi a valori che si discostano di non più di ±3 MPa dai valori sperimentali. 3 Verifiche di affidabilità sulle classi 20, 25 e 30 MPa Per valutare l’affidabilità delle curve di correlazione sperimentali (sia quelle relative alle singole classi che quelle di carattere generale) sono state prese in considerazione 3 (C20, C25 e C30) delle 10 classi esaminate. Per ogni classe sono stati appositamente realizzati 6 provini di lato 15 cm, confezionati e conservati con le stesse modalità dei campionamenti utilizzati nella sperimentazione. Ciascun provino è stato sottoposto nell’ordine a misure sclerometriche, ultrasonore ed a prova di compressione. Con i parametri rilevati sono state stimate le resistenze con le curve di correlazione sperimentali e messe a confronto con la resistenza effettiva. Si riportano di seguito i risultati ottenuti.
DATI A 28 GIORNI SCLEROMETRO ULTRASUONI COMBINATO
MIX Provino n° R (MPa) I Rstimhoc Rstimgen V(m/s) Rstimhoc Rstimgen Rstimhoc Rstimgen
Fig.36 – Confronto tra la resistenza reale e quelle stimate per la classe C30
I risultati mostrano come le stime ottenute con le curve sperimentali ad hoc si confermano metodi efficaci per valutare la qualità dei calcestruzzi; tuttavia risultati accettabili si ottengono anche attraverso l’impiego della curva di carattere generale relativa al metodo combinato. Meno affidabili si presentano, invece, le stime ottenute attraverso le curve generali relative ai singoli metodi che in taluni casi portano a sovrastime o sottostime elevate, risultando affetti da un margine di errore non trascurabile.
4. Conclusioni La valutazione delle caratteristiche meccaniche dei calcestruzzi in opera costituisce, certamente, uno degli aspetti più delicati da affrontare in un processo di controllo di una struttura in c.a.. Attraverso metodi di indagini non distruttivi, opportunamente messi a punto, è possibile ottenere valori delle caratteristiche ultime del calcestruzzo sufficientemente affidabili, a patto però che la stima venga effettuata con riferimento a calcestruzzi omogenei e simili al calcestruzzo che si sta indagando. I metodi non distruttivi presi in considerazione presentano, rispetto alla tradizionale prova a compressione, numerosi vantaggi: semplicità operativa, risultati tempestivi e possibilità di operare sul calcestruzzo effettivamente messo in opera. Grazie a questi metodi è possibile effettuare valutazioni oggettive sullo stato di consistenza delle strutture in c.a. e determinare i reali coefficienti di sicurezza. I risultati conseguiti con la campagna sperimentale effettuata rendono possibile l’utilizzo delle tecniche non distruttive nella fase di costruzione delle nuove opere, offrendo ai tecnici del settore un efficace strumento per il monitoraggio puntuale del materiale messo in opera.
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