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IL COOU SBARCA IN CINAFirmato il protocollo
per il trasferimento del know-how italianoalla filiera cinese
degli oli usati
AL VIA GLI STATI GENERALIDELLA GREEN ECONOMY
30 ANNI DI A.N.CO.UNA RACCOLTA DI SUCCESSI
EQUILIBRICover74ok2:equi_48•30/1/06 31-10-2012 11:42 Pagina
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Periodico trimestrale del Consorzio Obbligatorio degli Oli
Usati
Registrazione Tribunale di Roma n. 374/89 del 21/06/1989
Direttore Responsabile:Paolo Tomasi
Segreteria di redazione:Maria Savarese
Anno XXIIINumero 74/75Aprile/Settembre 2012
Direzione, redazione, amministrazione: Consorzio Obbligatorio
degli Oli Usati Via Virgilio Maroso, 50 – 00142 Roma
Progetto grafico e realizzazione:eprcomunicazione Via Arenula,
29 – 00186 Roma
Stampa: Piramide ComunicationRoma
Stampato nel mese di novembre 2012
INDICE
EDITORIALE 3Ecomondo: l’ambiente a rapporto
PRIMA PAGINA 4La Cina preferisce il “made in Italy”
La Cina va a lezioni (green) dall’Italia
RACCOLTA 930 anni di A.N.CO., una raccolta di successi
MOTORI 10L’evoluzione dei lubrificanti per autotrazione
L’olio lubrificante rigenerato e i suoi vantaggi
AMBIENTE 14Al lavoro per gli Stati Generali: la svolta italiana
della green economy
Goletta 2012: il Paese è davvero in un mare di guai
DALL’ESTERO 16Rio+20 si conclude con la promessa di promuovere
la green economy
MONDO 17Rio+20: i grandi muovono piccoli passi
COOU 18Paladini della differenziata si diventa
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“Tecnologie innovattive”. È questo il tema della XVedizione di
Ecomondo, che nel 2012 rinnova la suavocazione ad appuntamento di
respiro internazio-nale, dove l’ambiente non solo si discute, ma si
fa.Ed è ancora a Ecomondo che il ConsorzioObbligatorio degli Oli
Usati racconterà i risultatidel lavoro che quotidianamente realizza
per l’am-biente insieme alle aziende che operano nella rac-colta e
alle raffinerie di rigenerazione. Lo faremopresentando il Rapporto
di Sostenibilità 2011 che,redatto seguendo le rigorose Linee Guida
delGlobal Reporting Initiative, illustra con trasparenzae
puntualità le performance di un anno di lavoronella gestione del
rifiuto pericoloso oggetto delnostro impegno: l’olio lubrificante
usato. Il contesto dei lubrificanti è strettamente correlatoa
difficili andamenti economici non solo italiani maanche
internazionali. E se il COOU può ritenersisoddisfatto delle
prestazioni di raccolta e rigenera-zione ottenute nel 2011,
sappiamo che la stradaper la sostenibilità è ancora lunga: la
riduzione del-l’impatto ambientale della nostra attività rimaneun
aspetto prioritario.Con 190mila tonnellate di olio usato raccolte
(parial 95% del raccoglibile) nonostante la contrazionedei consumi
e le circa 170mila tonnellate avviatealla rigenerazione, il
Consorzio ha ottenuto unrisultato notevole in un anno di crisi.
Questo risul-tato ha permesso di produrre circa 106mila tonnel-late
di oli base rigenerati –pari al 25% del fabbiso-gno italiano
complessivo– a conferma della leader-ship europea del nostro Paese
in questo settore. Anche le analisi effettuate sull’olio usato sono
increscita, di circa 10 punti percentuali, dimostrandol’attenzione
del Consorzio per la qualità dell’olio dadestinare alla
rigenerazione.Sul lato della sensibilizzazione dell’opinione
pub-blica, abbiamo proseguito l’azione informativo-educativa ai
detentori e ai cittadini, con risultatid’eccellenza. I tre princìpi
su cui fondiamo lanostra comunicazione (prossimità, continuità
edialogo) hanno contribuito ad avvicinare ancora dipiù il Consorzio
ai cittadini, agli operatori econo-mici, alle comunità locali.E
poiché consideriamo importante far conoscereciò che facciamo, anche
come doveroso riconosci-mento ai nostri alleati, il Rapporto di
Sostenibilitàè divenuto, anno dopo anno, lo strumento idealeper
informare stakeholder e Istituzioni.
E a proposito di Istituzioni, questa edizione diEcomondo sarà
“segnata” da un evento che havisto il Consorzio partecipare con
impegno allafase preparatoria: gli ”Stati Generali della
GreenEconomy”. Affidati alla competenza e all’esperien-za di Edo
Ronchi, gli Stati Generali, ai quali parte-ciperanno il Ministro
dell’Ambiente Clini e quellodello Sviluppo Economico Passera,
serviranno a “fare il punto” sull’economia dell’ambiente.
Normative, tecnologie, sfide imprenditoriali saran-no “passate
al microscopio” con lo scopo di deli-neare un futuro praticabile
nel quale ambiente esviluppo possano muoversi nella stessa
direzione.Noi ci saremo per raccontare il “modelloConsorzio” come
risposta efficace al complesso edelicato problema rappresentato dai
rifiuti perico-losi. Vent’anni di lavoro e di risultati sempre
cre-scenti ci “obbligano” a proporci come una dellepossibili
ricette per un futuro a misura d’ambiente.
Paolo Tomasi
3
Ecomondo:l’ambiente a rapporto
Anche le analisi effettuate sull’oliousato sono in crescita, di
circa 10 puntipercentuali, dimostrando l’attenzionedel Consorzio
per la qualità dell’olioda destinare alla rigenerazione.
“ “
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La Cina preferisceil “made in Italy”: firmato il
protocolloCOOU-CRRA
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stato siglato ad Anqing unprotocollo d’intesa fra ilConsorzio
Obbligatorio degli
Oli Usati e la CRRA, China NationalResources Recycling
Association, cheprevede il trasferimento del know-how italiano per
gli assetti normativi eregolamentari, le esperienze di
orga-nizzazione di raccolta e le tecnologiedi rigenerazione di
tutta la filiera deglioli lubrificanti usati.Stando all’accordo, il
Consorziooffrirà alla Cina la “soluzione italia-na” al problema dei
lubrificanti,esportando un modello che ha dimo-strato di essere
all’altezza dellagestione di questo rifiuto pericoloso.In
trent’anni di attività il COOU e lasua filiera, costituita da
aziende diraccolta e di rigenerazione, hanno svi-luppato una best
practice che rendeesportabile il modello italiano in tuttequelle
economie avanzate nelle qualiil “problema olio lubrificante usato”
èparticolarmente significativo.La delegazione del COOU, guidatadal
presidente Paolo Tomasi, ha par-tecipato al 4° Convegno annuale
sul-l’industria della rigenerazione degli oliusati, dove ha
sottoscritto il protocol-lo d’Intesa con la CRRA.La Cina a lezioni
green dall’Italia?«L’importanza dell’accordo – dichiarail
Presidente Tomasi – risiede nel fattoche esso può aprire ampi spazi
di col-laborazione, non solo per lo scambiodi soluzioni
manageriali, esperienze etecnologie, ma anche per dare avvio
aesperienze che coinvolgano le singoleparti e le imprese
rappresentativedelle rispettive filiere».Sono stati anche stabiliti
gli argomen-ti salienti della collaborazione:· soluzioni e
tecnologie nella raccolta
degli oli usati;· soluzioni e tecnologie in tema di
rigenerazione degli oli usati;· quadro di riferimento
legislativo e
normativo;· procedure e pratiche per ottimizza-
re il controllo delle catene logistiche;· piattaforme ICT,
strumenti e stan-
dard tecnici.Gli accordi tra il COOU e la CRRAprevedono un
periodo di tre mesiutile a preparare il lavoro, al terminedel quale
verrà formulato un PianoOperativo delle iniziative, da sotto-porre
all’approvazione delle Parti,
che si sono impegnate a incontrarsi,almeno una volta all’anno,
per valu-tare i progressi della collaborazione eapprovare gli
adeguamenti del PianoOperativo sulla base dell’evoluzionedelle
priorità e dei risultati raggiunti.La missione del Consorzio in
Cinaavviene in seguito agli accordi italo-cinesi che hanno come
obiettivo latutela ambientale, ed è sostenutadall’approvazione del
Ministerodell’Ambiente e della Tutela delTerritorio e del Mare. Nel
protocol-lo, infatti, c’è anche un impegnofinale per rendicontare
ai rispettiviMinisteri dell’Ambiente lo statodella collaborazione,
in particolare:“per ottenere, dai rispettivi Gover-ni,
l’incoraggiamento e il supportocontinui al programma di
collabora-zione”.Al convegno “The Fourth ChineseOil Recyclers
Annual Conference”erano presenti circa 150 congressisti,in
rappresentanza di 97 aziende pro-venienti da Paesi che giocano
unruolo chiave nel settore del riuso dioli esausti: non solo la
Cina, maanche la Germania, la Francia, ilGiappone, gli Stati Uniti,
oltreall’Italia. E la delegazione del SistemaConsorzio ha avuto di
che insegnareanche alle aziende d’oltreoceano, intermini di
operatività e di tecnologia.«Un Consorzio che non ha finalità
dilucro, come il nostro, potrebbe esse-
re tentato di “tirare i remi in barca”– commenta ancora Tomasi,
attual-mente al suo terzo mandato nellacarica di Presidente del
COOU –sapendo che comunque qualcunopareggerà i suoi conti: non è
ilnostro caso. Abbiamo sempre cerca-to di realizzare puntualmente
l’obiet-tivo statutario (raccogliere olio usatoe comunicare la sua
pericolosità),con un occhio al conto economico
ma anche all’innovazione. Alcunianni fa proposi agli
interlocutoridiretti di creare una filiera integrata,certificata,
con capacità di dialogoper superare i problemi. L’obiettivofinale
di questa aggregazione è quel-lo di operare coniugando
l’interesseindividuale delle singole aziende conquello della
filiera. Il percorso è statolungo, ma progressivamente tuttiabbiamo
riscontrato l’efficacia delprogetto». L’unione fa la forza,come
ribadisce Besozzi, presidentedi A.N.CO., che indica
nell’alleanzatra le aziende di raccolta e il SistemaConsorzio uno
dei segreti del succes-so della filiera: «Il progetto di creareuna
filiera integrata di aziende diraccolta e di rigenerazione ha
dimo-strato di essere il punto di forza persuperare difficoltà e
per creare unaforte coesione tra le diverse catego-rie, perseguendo
un obiettivo comu-ne pur tenendo presente le peculia-rità di ogni
singola azienda».Guardando i risultati raggiunti, convantaggi
equamente ripartiti su tuttala filiera, non si può che
confermarel’efficacia della struttura del sistemaproposto dal COOU:
il Consorzio haraggiunto livelli di raccolta moltoprossimi alla
saturazione; i Consorziatihanno visto ridotto il
contributoobbligatorio a loro carico, un valoreirrisorio tenendo
conto che si trattadi recuperare e smaltire un rifiutopericoloso; i
Concessionari hannomigliorato quali/quantitativamentela raccolta e
i ricavi qualificando ipropri standard operativi; le societàdi
rigenerazione hanno potutodisporre di maggiori quantità di
oliousato ottimizzando gli impianti in unperiodo di prezzi
crescenti.La rigenerazione, in Europa, èindicata come la via
prioritaria dismaltimento degli oli lubrificantiusati
raccolti.Anche negli Stati Uniti la rigenera-zione è riconosciuta
quale sceltamigliore dal punto di vista ambienta-le, e qualificati
istituti internazionalihanno dimostrato che la ri-raffina-zione,
rispetto alla raffinazione delgreggio per ottenere nuove
basilubrificanti o agli utilizzi degli oliusati pro-combustione, è
la soluzio-ne migliore dal punto di vista di tuttii principali
parametri ambientali:
È
La missione del COOU inCina segue gli accordiitalo-cinesi per la
tutelaambientale, ed è sostenu-ta dallo stesso
Ministerodell’Ambiente.
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· le emissioni di CO2 (Global WarmingPotential, GWP);
· il consumo di risorse fossili;· più in generale, il consumo di
risorse
abiotiche;· il potenziale di acidificazione.È grazie a questi
studi scientifici, avalenza universale, che la legislazioneeuropea
ha scelto di dare priorità alleoperazioni di riciclo (inclusa la
rigenera-zione degli oli lubrificanti usati) rispettoalle altre
modalità di trattamento deirifiuti, come la combustione.Non è solo
la Comunità Europea astringere la normativa ambientale delsettore e
la Cina non è il primo Paesead aver notato l’efficienza del
SistemaConsorzio e chiesto di apprenderne ilknow-how: risale a tre
anni fa l’accor-do di collaborazione tra il COOU e laSocietà
petrolifera di Stato venezuela-na PDVSA, che ha scelto le
compe-tenze del Consorzio per la realizzazio-ne di una rete di
raccolta, stoccaggioe movimentazione dei lubrificantiusati nel
proprio Paese.Oggi però in Cina l’ambiente haassunto un ruolo
prioritario, comesottolinea il 12° Piano Quinquennaledel Governo
cinese, soprattutto nelsettore del recupero e del riciclo dirifiuti
e materie prime e nell’abbatti-mento di emissioni di gas serra
deri-vanti dalle attività energetiche.Per pianificare il lavoro, la
realtà ter-ritoriale è uno degli elementi daprendere subito in
considerazione.Basti pensare che se in Italia l’immes-so al consumo
di olio lubrificante èdi circa 400.000 tonnellate l’anno, inCina i
quantitativi salgono fino alle7/8 milioni di tonnellate. «Di fronte
aqueste cifre e alla vastità del territo-rio – racconta Besozzi –,
ci si puòrendere conto della difficoltà dellaraccolta: in Cina
attualmente non c’èuna filiera come in Italia. Non abbia-mo certo
la prosopopea di dire che ilnostro sistema sia il migliore, ma
èsicuramente più funzionale e porta aottimi risultati».E il
processo di rigenerazione, comeviene gestito oggi in Cina?
«Abbiamovisitato una raffineria di rigenerazioneche non era ancora
in esercizio – rac-conta Antonio Lazzarinetti, AD diViscolube e
membro della delegazio-ne del Sistema Consorzio in visita in
Cina –. Anche se non abbiamo potu-to pienamente apprezzare le
modalitàoperative di gestione e, soprattutto, laqualità dei
prodotti ottenuti, abbiamoavuto occasione di vedere una
baselubrificante ottenuta da un impiantopilota, appositamente
realizzato primadella costruzione della raffineria. Laqualità
ottenuta dall’impianto pilota ècertamente inferiore rispetto a
quellache si potrebbe ottenere con le nostretecnologie così come la
complessitàdell’impianto stesso».Se anche per la Cina potrebbero
vale-re le ragioni scientifiche che spingonoa favorire i processi
di rigenerazionedei lubrificanti usati, a differenzadell’Italia in
questo Paese non esistonochiare indicazioni normative e
soprat-tutto sembrano non esistere particola-ri limitazioni o
controlli alle emissionipost-combustione degli oli usati.Come
aiutare allora il Governo cinesenel suo obiettivo?La normativa
ambientale e i regola-menti tecnici elaborati e messi apunto negli
anni dalle autorità italianee dal COOU, possono costituireun’ottima
base di riferimento per unanormativa ambientale avanzata
appli-cabile in Cina. Ne è convinto ancheBesozzi: «Occorrerebbe
principal-mente una legge che preveda unsistema di raccolta ben
definito esoprattutto che la tutela ambientalerivesta un’importanza
primaria.Secondo il mio modesto parere, èimpensabile trasferire in
Cina la filieracosì come concepita in Italia, ma sicu-ramente la
realizzazione di un “siste-ma cinese” utilizzando il know-howdelle
nostre aziende sarà un’ottimapartenza per la buona riuscita del
pro-
getto».E proseguire trasformando, tramiterigenerazione, il
rifiuto pericoloso rac-colto in materia prima, in grado disostenere
lo sviluppo industriale,rispettando l’ambiente. Con il vantag-gio
di colmare un deficit commercialeper il settore, visto che la Cina
impor-ta oli e basi lubrificanti. «In termini generali, mi viene da
direche a volte è molto meglio copiare un modello preesistente
piuttosto chedisegnarne uno completamente nuo-vo. Nel caso degli
oli usati, però, mirisulta difficile pensare di poter trasfe-rire
“tel-quel” il modello italiano inCina, mentre è senz’altro
fattibile trar-ne ampi spunti da adattare alle speci-ficità locali
– prosegue Lazzarinetti –.La nostra tecnologia di rigenerazionesi
presta molto bene in quanto parti-colarmente flessibile e idonea
perprodurre diverse tipologie di basilubrificanti con vari utilizzi
(basi lubri-ficanti di Gruppo I, di Gruppo II, perimpieghi sia
nell’industria sia nell’au-totrazione). Anche le dimensioni
degliimpianti possono essere modulate infunzione delle esigenze
locali e nondobbiamo pensare che un mercatoche è circa venti volte
quello italianorichieda necessariamente impianti didimensioni
gigantesche».In un momento favorevole ad avviareattività ambientali
in Cina, il COOUmetterà a disposizione del Governo edel sistema
industriale cinese, inmodo strutturato, la soluzione italia-na di
recupero e rigenerazione deilubrificanti usati, con tutte le
espe-rienze di organizzazione della filiera edi tecnologie.
Maria Savarese
La filiera del Sistema Consorzio è stata invitata al 4° Convegno
annuale sull’industria della rigenerazione deglioli usati, in Cina,
come caso di best practice nel settore.
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uando si parla di protezioneambientale e di cooperazio-ne
“verde”, Italia e Cina
vantano già una grande storia comu-ne, fatta di successi e di un
insieme diprogetti pluri-decennali. Fin dalla nascita del Programma
di coo-perazione sino-italiano per la protezio-ne dell’ambiente
(PSIPA) nel 2000, frut-to di un accordo tra il
Ministerodell’Ambiente italiano e il Ministerodella Protezione
Ambientale cinese,Roma ha offerto a Pechino molto delsuo know-how e
delle sue miglioriprassi in materia di tutela ambientale. Una
collaborazione, quella sino-italia-na, che ha spaziato da progetti
dicostruzione di un parco solare aPechino in occasione delle
Olimpiadicinesi, all’edificazione di un villaggiosolare in
Mongolia; e ancora, dall’aiu-to alla riduzione nell’uso di
clorofluo-rocarburi nella produzione di frigori-feri, fino alla
ristrutturazione “green”dell’ex-concessione italiana a
Tianjin,realizzata con la collaborazione finan-ziaria del Ministero
dell’Ambiente ita-liano. Al 2011 “l’asse verde” Roma-Pechinoaveva
dato vita a 200 progetti comunisu aree di cooperazione come il
moni-toraggio ambientale, la protezione ela conservazione delle
risorse naturali,la gestione delle risorse idriche,
l’effi-cientizzazione energetica e lo sviluppodelle energie
rinnovabili, la pianifica-zione urbana sostenibile, lo scambio
disistemi e tecnologie di trasporto abasse emissioni e molto altro
ancora. Progetti e accordi che, stando ai datidisponibili sull’anno
2011, in undecennio hanno avuto richieste distanziamento di fondi
per un totale di428 milioni di dollari (347 milioni dieuro), di cui
il 50% erogato dalMinistero dell’Ambiente italiano e ilrimanente
dalle autorità cinesi e da
organizzazioni internazionali intergo-vernative e non. Si stima
che l’imple-mentazione di questi progetti abbiacreato un volume
d’affari tra le impre-se italiane e cinesi coinvolte per untotale
di 1,1 miliardi di euro. Una partnership, quella sino-italiana,che
è stata rafforzata nel marzo scor-so con la firma in Cina di un
altroround d’accordi ambientali siglati dalMinistro dell’Ambiente
Corrado Clinie i suoi omologhi cinesi, i Ministridella Protezione
Ambientale e dellaScienza e della Tecnologia. Sulla scia di quei
nuovi patti, anche ilConsorzio Obbligatorio Oli Usati(COOU), la
prima agenzia ambientaleitaliana nata nel 1982, ha siglato
nelMaggio scorso, al margine del 4°Convegno annuale sulla
rigenerazio-ne degli oli usati a Anqing, un proto-collo d’intesa
con la China NationalResources Recycling Association(CRRA),
un’associazione cinese ope-rante nel settore del riciclaggio
deirifiuti industriali e agricoli.
Dal protocollo d’intesa siglato tra ilpresidente del COOU Paolo
Tomasi e ilsuo omologo della CRRA, nascerà unacollaborazione che
prevedrà, tra l’al-tro, il trasferimento di saperi nell’am-bito
degli aspetti normativi, d’organiz-zazione di raccolta e delle
tecnologiedi rigenerazione degli oli usati. Segno che la coscienza
“green” stacrescendo in Cina, soprattutto tra leautorità politiche
del Partito comuni-sta cinese, e forse non (solo) per moti-vi
ideologici ma anche, e soprattutto,per ragioni sociali ed
economiche. Sempre più i problemi ambientali rico-prono
un’importanza crescente nellagestione dell’ordine pubblico per
ilGoverno di Pechino e per le autoritàpolitiche locali. Queste
ultime sono lestesse che nella realtà sono chiamatea gestire le
proteste delle comunitàquando abnormi casi d’inquinamentoda
attività economiche scatenano larabbia locale, com’è accaduto
nell’ul-timo anno nella città cinese di Qidong,quando massicce
proteste sono esplo-
La Cina va a lezioni (green) dall’ItaliaIN CINA A FRONTE DI UNO
SVILUPPO ESPONENZIALE, IL GOVERNO CERCA DI TUTELARE L’AMBIENTE,
COMINCIANDODALL’ACQUISIZIONE DELLE BEST PRACTICE OCCIDENTALI
Il COOU vuole proporre in Cina uno schema simile a quello
italiano, in cui raccolta e rigenerazione operinocon una sola
voce.
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se contro la costruzione di una con-dotta per acque processate
di un car-tiera giapponese che rischiava d’inqui-nare le falde
acquifere locali. Volendo riassumere, in tutto sonoquattro le
macro-sfide ambientali cheil Governo cinese dovrà vincere
neiprossimi decenni per trovare effettiva-mente il giusto
equilibrio tra sviluppoeconomico e ordine sociale: la gestio-ne
della scarsità e dell’inquinamentodelle risorse idriche; la
desertificazio-ne da agricoltura intensiva; crescentiemissioni di
gas serra; in ultima istan-za, l’impatto dei processi
demograficisull’ambiente. Sull’acqua, si dice che circa un
terzodella popolazione cinese manca del-l’accesso a fonti potabili
e che circa il70% dei fiumi e dei laghi nazionalirisentono di
qualche forma d’inquina-mento, con 200 milioni di tonnellatedi
acque nere e rifiuti industriali che,secondo stime 2004,
finirebbero neicorsi d’acqua; un fenomeno al qualeil Governo di
Pechino sta cercando diporre rimedio con la creazione dimega-dighe
che a loro volta, però,risentono d’alti costi di costruzione,tanto
in termini economici, ecologicie sociali. Quanto al processo di
desertificazio-ne, d’origine prettamente agricolo,esso sta
conducendo alla nascita diuna zona desertica stimata in quasi15.000
Km2, un’area grande come
l’intera Calabria. Figlia del processo dideforestazione per fini
agricoli che nelperiodo 1950/1980 è stata implemen-tato dai piani
agricoli quinquennali,tale fenomeno potrebbe finire conl’aumentare
l’inquinamento da polve-re, quest’ultimo stimato in un terzodel
totale d’inquinamento cinese. Sull’emissione di gas serra, nel 2008
laCina ha superato gli Stati Uniti comeprimo emettitore di gas
serra da atti-
vità umane nel mondo, benché il con-sumo pro capite statunitense
rimangaancora nettamente superiore a quellocinese. Un sorpasso
dovuto per lamaggior parte alla dipendenza cine-se dal carbone, che
determina il rila-scio nell’ambiente di alti quantitatividi
diossido di zolfo e alla nascitadelle piogge acide, che si
abbattonosu circa il 30% del Paese asiatico. Quanto ai processi
demografici incorso, come noto la Cina conta unapopolazione di
circa 1,3 miliardi di abi-tanti (si stima che a causa della
“politi-ca del figlio unico” il reale numero di
cinesi possa essere nettamente supe-riore) e i processi di
sviluppo economi-co innescati 30 anni fa stanno incre-mentando i
processi d’urbanizzazione,di consumo e, di riflesso, di
inquina-mento urbano. Per quanto la Cinaabbia fatto molto negli
ultimi decen-ni per mettere in campo un’efficaceamministrazione e
un quadro regola-mentativo più efficace, il problemaquando si parla
di tematiche ambien-tali in Cina rimane l’implementazione.L’attuale
legislazione ambientale èstata più pro-business che
ideologica-mente anti-industriale. Il Ministerodella Protezione
Ambientale delega agliUffici per la protezione ambientale
lagestione locale delle dispute ambientaliindividuate. Il problema
è che l’attualelegislazione ambientale permette all’im-presa in
violazione delle norme ambien-tali di pagare le multe, potendo
conti-nuare a pagarle a compensazione dellanon-rimozione della
cause di violazione.In sostanza, delle vere e proprie
tasseindirette sulle esternalità. Le problemati-che connesse
all’implementazione e alladefinizione di migliori norme ambienta-li
restano grandi in Cina. Insomma, Pechino ha bisogno di tuttol’aiuto
possibile, anche di quello italiano.
Edoardo FerrazzaniRicercatore presso Magna Carta.
Collabora con “The Commentator” e “Longitude”
Il Governo cinese dovràtrovare nei prossimi decen-ni il giusto
equilibrio trasviluppo economico e ordi-ne sociale.
Le imprese del Sistema Consorzio hanno competenze importanti,
conoscono alla perfezione il loro mestiere e sono pronte per
affermarsi anche all’estero.
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30 anni di A.N.CO. una raccolta di successiL’ASSOCIAZIONE DI
RACCOGLITORI FESTEGGIA I TRAGUARDI RAGGIUNTI E SI PREPARA ALLE
PROSSIME SFIDE
a storia è affascinante e ap-passionata, potremmo pa-ragonarla a
episodi casuali
che scaturiscono fatalmente in qual-che cosa di impensabile.
Tutto ebbe inizio nel lontano 1975 conla Direttiva Comunitaria
75/439/CEEdel 16 giugno di quell’anno: laComunità Europea normava
per laprima volta la gestione degli oliminerali esausti. Questa
direttivadoveva essere recepita dagli Statimembri e così fu con il
Decreto delPresidente della Repubblica 691/1982che istituì il
Consorzio Obbligatoriodegli Oli Usati.Allora gli oli minerali
esausti veniva-no già regolarmente raccolti daesercenti che
svolgevano questaattività commerciale, per poi esserevenduti al
miglior offerente, cioè aquelle poche raffinerie
rigeneratricipresenti in Italia.
L’istituzione del Consorzio fu vistadagli esercenti presenti in
tutto ilterritorio nazionale come un espro-prio della propria
attività, una sortadi minaccia allo svolgimento diun’attività
costruita faticosamente.Un paio di commercianti, il sig.Lercara di
Torino e il sig. Messina diMilano, si contattarono telefonica-mente
ed ebbero l’idea di coinvol-gere tutti i commercianti presentisul
mercato, spiegando loro le inco-gnite generate dalla nuova
disposi-zione legislativa e organizzando unincontro per una
domenica mattinadi un novembre molto nebbioso alMotel Agip di
Assago.
Ci fu una partecipazione interessan-te di soggetti che
arrivavano daPalermo, Udine, Bologna, Torino:una tavola rotonda
dove, nonostan-te vi fosse un moderatore, tuttimanifestarono il
timore di un espro-
prio dell’attività. In quell’occasionevennero segnalati quattro
soggettiche ebbero il compito di portareavanti questa forma di
protesta,senza però aver in mente un pro-getto ben delineato.Da
quell’incontro nacque la forzadelle idee, che spinse il Sig.
Mes-sina, il commerciante di Milano, aformare un soggetto giuridico
persostenere gli interessi generali enella primavera del 1982
nacque inquel di Piacenza, con atto costituti-vo del notaio
Viscardo Tagliaferro,l’A.N.C.O.M.E. (Associazione Nazio-nale
Commercianti Oli MineraliEsausti). L’obiettivo iniziale di que-sta
associazione era quello di rende-re pubblica una realtà poco
cono-sciuta e tutelare gli interessi dellacategoria.
La costituzione del Consorzio Ob-bligatorio degli Oli Usati
inizialmen-te ci creò non poca apprensionepoiché si passava da un
libero mer-cato a un sistema controllato intutta la sua filiera, ma
ben prestodovemmo ricrederci.I quantitativi di olio raccolti
aumen-tarono notevolmente e dalle 40.000tonnellate del 1984 si
passò di annoin anno a quantità sempre maggio-ri, fino alle 189.268
del 2011.Il Consorzio, che inizialmente respin-gemmo, si è rilevato
una risorsa alservizio dell’ambiente e ha contribui-to a cambiare
le nostre aziende dacommerciali in società di servizi.Oggi
A.N.C.O.M.E. ha cambiatosigla in A.N.CO., sinonimo di azien-de di
servizi sul territorio che opera-no a tutela dell’ambiente.
Ernesto Besozzi Presidente A.N.CO.
L
La convention di A.N.CO. è stata l’occasione per il confronto
tra i raccoglitori e il COOU.
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e aziende aderenti all’Unione Petrolifera, in lineacon il loro
impegno in difesa dell’ambiente e dellaconservazione delle risorse
naturali, hanno fin dal-
l’origine sostenuto e contribuito alle attività delConsorzio Oli
Usati nella raccolta, la gestione e il corret-to
riutilizzo/smaltimento degli oli usati.Limitare gli impatti
connessi al recupero e allo smalti-mento di un rifiuto pericoloso
quale quello degli oli lubri-ficanti usati rappresenta
un’operazione di particolare rilevanza ai fini della tutela
ambientale, e le aziendedell’Unione Petrolifera concorrono a
rendere disponibilile risorse necessarie ad adempiere a tali
attività per circai due terzi dei costi operativi del
Consorzio.L’impegno delle aziende dell’Unione Petrolifera per
lasostenibilità ambientale in tutte le fasi di vita
dell’oliolubrificante non si limita a supporta-re le attività del
Consorzio ma si con-cretizza già nella formulazione del-l’olio
lubrificante vergine con azioniparticolarmente significative
proprioin questi ultimi anni.L’evoluzione motoristica e le
strin-genti normative ambientali infattistanno spingendo i
produttori dilubrificanti a sviluppare prodottisempre più
sofisticati, con caratteri-stiche superiori in termini sia di
pre-stazioni tecniche sia di durata. I lubrificanti di
nuovagenerazione rispondono perfettamente sia alle nuoveesigenze
dei costruttori sia alle diverse condizioni di uti-lizzo dei
motori. Allo stesso tempo la ricerca è stataanche indirizzata verso
l’identificazione dei componen-ti più pericolosi o più dannosi per
i motori e per l’am-biente e a impostare una politica di
sostituzione di que-ste sostanze attraverso la riformulazione
dell’olio lubri-ficante.
Più in dettaglio l’evoluzione nella riformulazione
deilubrificanti è stata principalmente indirizzata verso iseguenti
elementi tecnologici.
RIDUZIONE DEI CONSUMI DI CARBURANTEPer limitare le emissioni di
CO2 nel settore dei trasporti,nel rispetto delle normative
internazionali suiCambiamenti Climatici, è necessario conseguire
una sen-sibile riduzione del consumo di carburante. Si sono
svi-luppati al riguardo oli lubrificanti con gradazioni di
visco-sità molto fluide, in grado di ridurre sensibilmente
gliattriti attenuando fortemente la dissipazione di energiadei
motori. Gli effetti di tali azioni si traducono in mar-
cate riduzioni dei consumi di carburante e in minoriemissioni
inquinanti e di CO2. In linea con l’evoluzionemotoristiche verso
soluzioni tecnologiche sempre piùspinte, è stato altresì necessario
migliorare le prestazionidi lubrificazione a elevati regimi di
funzionamento e aelevate temperature di esercizio.
MINORE FREQUENZA DEI CAMBI D’OLIOGli oli di nuova generazione
sono lubrificanti che man-tengono inalterate le proprie qualità per
intervalli ditempo molto lunghi, consentendo l’ampliamento
degliintervalli di sostituzione. Il conseguimento di questo
risul-tato è stato possibile grazie allo sviluppo di prodotti
chepresentano elevata stabilità termo-ossidativa. La
riformu-lazione del lubrificante con idonee additivazioni
antiossi-
danti consente quindi un notevoleallungamento del
chilometraggioprima della sostituzione dell’olio.Come effetto
collaterale ma significa-tivo per l’ambiente, con la formula-zione
di prodotti a elevata stabilitàtermo-ossidativa è stata anche
ridot-ta all’origine la produzione del rifiuto“olio lubrificante
usato”. Le formula-zioni più recenti consentono di per-correre
30.000 Km per le vetture abenzina, 50.000 Km per quelle diesel
e fino a 100.000 per i veicoli pesanti.
RIDUZIONE DI EMISSIONI INQUINANTIL’entrata in vigore della
normativa sulle emissioni alloscarico dei veicoli Euro 4, Euro 5 e
a breve Euro 6 haobbligato i costruttori automobilistici ad
adottare sistemidi post-trattamento dei gas di scarico molto
sofisticatiper rispettare limiti all’omologazione dei veicoli
partico-larmente stringenti.
CONTROLLO DELLE EMISSIONI DI PARTICOLATONell’evoluzione
normativa, è da rilevare anzitutto la dra-stica riduzione delle
emissioni di particolato e delle “pol-veri sottili” per il cui
controllo i nuovi veicoli sono tuttiequipaggiati con filtri
antiparticolato “DPF” (“DieselParticulate Filter”). Questo filtro
si comporta come unatrappola per il particolato essendo in grado di
trattene-re le particelle solide con il risultato di abbattere le
emis-sioni allo scarico con un’efficienza molto alta. Per evita-re
l’intasamento del filtro, l’accumulo di particelle deveessere
rimosso attraverso un processo di rigenerazioneche viene attivato
con l’aumento della temperaturaall’interno del filtro a valori
intorno a 600 °C. A questa
L’EVOLUZIONE DEI LUBRIFICANTI PER AUTOTRAZIONEdi Franco Del
Manso, Responsabile ufficio problemi ambientali e tecnici Unione
Petrolifera
L
10
MOTORI AMBIENTEEDITORIALE COOUDALL’ESTERO MONDORACCOLTAPRIMA
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L’evoluzione motoristicae le stringenti normativeambientali
spingono iproduttori di lubrificanti a sviluppare prodottisempre
più sofisticati.
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temperatura avviene la completa combustione del par-ticolato che
ripulisce il filtro dagli agglomerati catturati,bruciandoli. Il
processo di rigenerazione avviene medi-ante una post-iniezione di
gasolio che, innalzando latemperatura dei gas di scarico, determina
la combustio-ne delle particelle. Tuttavia, il DPF non intrappola
solo ilparticolato ma anche tutti i residui prodotti nella came-ra
di combustione, inclusi quelli derivanti dal lubrifican-te che è
trafilato appunto nella camera di combustione.Gli elementi
metallici del lubrificante, sottoposti ad altetemperature, formano
composti solidi (ceneri) che rap-presentano elementi non
eliminabili che si accumulanonei pori del filtro. In presenza di
elevate concentrazionidi questi elementi nel lubrificante il
corretto funziona-mento del filtro verrebbe seriamente compromesso
conuna conseguente sensibile perdita delle prestazioni delmotore.La
presenza di elementi organometallici nel lubrificante,in
particolare zolfo e fosforo, determina quindi l’occlu-sione più o
meno veloce dei DPF. Per assicurare il cor-retto utilizzo dei DPF è
necessario pertanto che il lubri-ficante sia formulato con bassi
livelli di ceneri solfatatedi fosforo e zolfo (lubrificanti “low
SAPs”). Questi pro-dotti rappresentano la più recente evoluzione
nella tec-nologia degli oli lubrificanti in quanto è quella a più
altacompatibilità con i filtri DPF.
RIDUZIONE DELLE EMISSIONI DI NOXIl controllo e la riduzione
degli NOx nei motori diesel e inalcuni motori a benzina è una
prescrizione altrettantoimportante nella normativa attuale. Per
controllare que-sta tipologia di emissioni si utilizzano vari
dispositivi tracui l’EGR (Exhaust Gas Recirculation), il TWC (Three
WayCatalyst) e l’SCR (Selective Catalytic Reduction). Anchein
questo caso la presenza di prodotti organometallici(zolfo e
fosforo) avvelena i catalizzatori di questi sistemicatalitici di
post-trattamento. Inoltre, se è presente laricircolazione di una
parte del gas di scarico (EGR) perabbattere la temperatura di picco
in camera di combu-stione, è necessario utilizzare lubrificanti con
elevate pro-prietà neutralizzanti e disperdenti.
In tutti questi casi, analogamente ai DPF, è richiesto
unlubrificante compatibile e quindi con bassi livelli di cene-ri
solfatate di fosforo e di zolfo.In prospettiva futura, particolare
attenzione sarà postaall’impiego in autotrazione di prodotti
ecologici, eco-compatibili e biodegradabili. La sfida del futuro
saràinfatti quella di assicurare prestazioni sempre più ambi-ziose
per rispondere alle continue evoluzioni delle tecno-logie
motoristiche e nel contempo formulare i lubrifican-ti con
componenti alternativi e sempre più ambiental-mente
sostenibili.
MOTORI AMBIENTEEDITORIALE COOUDALL’ESTERO MONDORACCOLTAPRIMA
PAGINA
L’olio usato, se eliminato in modo scorretto o impiegato in modo
improprio, può trasformarsi in un potente agente inquinante. Ma
l’olio usato è anche un’importanterisorsa economica per il nostro
Paese, infatti può essere rigenerato tornando a nuova vita.
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he il recupero e il riciclo dei rifiuti siano un’im-portante
azione ambientale è ormai un concet-to entrato nel sentire comune,
ma l’importanza
della dimensione ambientale del riciclo viene ancoraconfinata
alla gestione dei rifiuti. Gli effetti ambientalidell’economia del
riciclo, però, non si limitano al domi-nio della gestione dei
rifiuti. La dice lunga anche il fattoche le stesse industrie del
recupero e del riciclo sono nateprima della normativa ambientale.
Attraverso il recuperoe il riciclo dei materiali, l’economia del
riciclo contribui-sce in maniera sostanziale all’eco-efficienza
generale delsistema, determina significativi risparmi energetici e
diuso di risorse non rinnovabili, consente apprezzabili ridu-zioni
delle emissioni sia nella produzione sia nello smal-timento finale.
Il riciclo insieme alla riduzione in fase di produzione sonoil
pilastro di una gestione integrata capace di dare unasoluzione di
lungo termine. I rifiutisono classificati come urbani o specia-li,
pericolosi o non pericolosi a secon-da delle loro caratteristiche.
Tra i rifiu-ti pericolosi rientrano gli oli lubrifican-ti usati.
L’olio usato infatti è un rifiutoaltamente inquinante. Tuttavia, è
uncomponente essenziale per il funzio-namento di macchinari e
automezzi:dopo un periodo più o meno prolun-gato di uso, l’olio
perde le sue capa-cità lubrificanti, pertanto ha bisognodi essere
sostituito. Per la raccolta e il corretto riutilizzo dell’olio
usato operain Italia dal 1984 il Consorzio Obbligatorio degli Oli
Usati,nato con D.P.R. 691/1982. Una volta raccolto l’olio puòavere
tre destinazioni: la rigenerazione, la combustione ola
termodistruzione. Più dell’86% dell’olio usato raccoltoè avviato
alla rigenerazione che trasforma così un rifiutopericoloso in
materia prima per la produzione di nuovilubrificanti, con
caratteristiche identiche e in alcuni casiaddirittura migliori di
quelle dei lubrificanti ottenuti dallaraffinazione del greggio.
CONTENIMENTO DELLE IMPORTAZIONIDI IDROCARBURIIl contributo
dell’industria della rigenerazione all’econo-mia del Paese è
tutt’altro che da sottovalutare. Infatti, piùdel 20% delle basi
lubrificanti consumate in Italia, pro-vengono dalle aziende della
rigenerazione. È come sel’Italia ogni 4 anni non importasse neppure
una goccia digreggio impiegato per la produzione di basi
lubrificanti daiPaesi produttori, con un indubbio risparmio sulla
bolletta
energetica. Senza dimenticare che questo Prodotto contri-buisce
alla lotta all’effetto serra, rispetta il protocollo diKyoto e la
legislazione italiana sul Green Public Procure-ment (D.M. 203/2003)
ossia Acquisti Verdi Pubblici.
RACCOLTA APPROPRIATA DEGLI OLI USATI RISPETTO
ALL’INCENERIMENTOLe Direttive emanate dall’Unione Europea in tema
di eli-minazione/riutilizzo degli oli lubrificanti usati
assegnanopriorità al processo di rigenerazione rispetto a quello
dellavalorizzazione termica della materia. Nonostante
l’orienta-mento comunitario dia preferenza alla rigenerazione
mira-ta alla produzione di basi lubrificanti, vari Stati
continuanoa scegliere la strada dell’utilizzo degli oli usati come
com-bustibile per la produzione di energia, privandosi così
dellapossibilità di riutilizzare un prodotto per il medesimoscopo
per cui è stato creato, possibilità che invece la rige-
nerazione garantisce e che rappre-senta, laddove perseguibile,
l’obietti-vo primario di una gestione ecososte-nibile dei rifiuti.
L’Italia con moltasapienza e lungimiranza ha deciso diprivilegiare,
anche economicamente,l’attività della rigenerazione rispettoalle
altre forme di smaltimento, spo-sando in pieno la cultura del
riciclo.Grazie a questa scelta, il nostro Paesedetiene il primato
europeo. La rigenerazione pertanto, sottraen-
do allo smaltimento un rifiuto pericoloso, evita al contem-po lo
spreco di risorse naturali.
SODDISFAZIONE DELLE ESIGENZE DELLE CASE AUTOMOBILISTICHEI
lubrificanti che impiegano basi lubrificanti rigenerate di
altaqualità (severamente trattate) non costituiscono né un
pre-giudizio né un ostacolo, sia a livello europeo, sia nei
Paesid’oltreoceano, al loro utilizzo nelle motorizzazioni
riconduci-bili ai vari OEM’s (Original Engine Manufacturers),
laddove lespecifiche che caratterizzano gli oli lubrificanti
finiti, impostedai vari Costruttori, siano rispettate in tutto e
per tutto daglioli lubrificanti, indipendentemente dalla tipologia
di basilubrificanti che in essi sono contenute. (Questo
rappresentaun ulteriore elemento di riconoscimento dell’evidenza
cheanche le basi lubrificanti rigenerate possono essere
conside-rate intercambiabili con le basi lubrificanti tradizionali
otte-nute da greggio, a patto che le tecnologie produttive di
rige-nerazione con le quali sono ottenute siano in grado di
ren-derle equivalenti e, come in molti casi attualmente
riscon-trabili sul mercato, anche superiori a esse.)
L’OLIO LUBRIFICANTE RIGENERATO E I SUOI VANTAGGI
Perché l’olio rigenerato può aiutare l’ambiente e
l’economia?
C
MOTORI AMBIENTEEDITORIALE COOUDALL’ESTERO MONDORACCOLTAPRIMA
PAGINA
Attraverso il recupero e ilriciclo dei materiali, l’eco-nomia
del riciclo contribui-sce in maniera sostanzialeall’eco-efficienza
generaledel sistema.
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MOTORI AMBIENTEEDITORIALE COOUDALL’ESTERO MONDORACCOLTAPRIMA
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Raffineria della Viscolube, a Pieve Fissiraga (Lodi).
RIDUZIONE NELL’IMPATTO AMBIENTALE RISPETTO ALLA PRODUZIONE DI
LUBRIFICANTI DI PRIMA RAFFINAZIONELa rigenerazione permette il
recupero di un rifiuto quale èl’olio usato. Il prolungamento del
ciclo di vita dei lubrifi-canti attraverso il recupero di un
rifiuto e la conseguenteproduzione di prodotti riciclati – le basi
lubrificanti rigene-rate – con caratteristiche equivalenti ai
lubrificanti ottenu-ti da cicli produttivi di prima raffinazione ha
evidentibenefici ambientali. In particolare, i benefici
ambientaliderivanti dalle basi lubrificanti rigenerate consistono
inuna minor dipendenza dai Paesi produttori di materieprime e fonti
di energia non rinnovabili, in un minor quan-titativo di rifiuti,
nell’eliminazione del rischio ambientale didispersione dell’olio
usato nell’ecosistema, nel recuperototale di una materia prima
(l’olio usato), nella riduzionedelle emissioni inquinanti in aria.
Rispetto alla raffinazionedel greggio, Life Cycle Assessments,
condotti da qualifica-ti istituti internazionali hanno dimostrato
che tutti i princi-pali parametri ambientali (conservazione delle
risorsenaturali, effetto serra, acidificazione,
eutrofizzazione,
rischio cancerogenico, polveri sottili) giocano a favoredella
rigenerazione.
BASSO TENORE DI ZOLFO, AROMATICI E FOSFOROLe basi rigenerate nel
caso in cui siano ottenute da un pro-cesso di rigenerazione
tecnologicamente avanzato pre-sentano le seguenti caratteristiche:•
basso tenore complessivo di zolfo che favorisce la salva-guardia
del catalizzatore;• alto indice di viscosità che permette, a parità
di presta-zione, di non dover ricorrere troppo all’impiego di
basigruppo III e IV, più costose, con vantaggi sul costo formu-la
dell’olio;• bassa volatilità Noack che influisce sui consumi
dell’olioin esercizio;• bassa viscosità alle basse temperature
(–20°C) e a bassishear che rende il prodotto molto fluido in fase
di accen-sione;• stabilità ossidativa intrinseca che permette di
allungaregli intervalli di cambio, mantenendo integre le
prestazionidell’olio nel tempo.
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l Ministero dell’Ambiente e dellaTutela dello Sviluppo e del
Mareha accolto la proposta di Edo
Ronchi, Presidente della Fondazioneper lo Sviluppo Sostenibile:
realizzarenel nostro Paese dei veri e propri StatiGenerali della
green economy.L’iniziativa vuole dare vita a un even-to nazionale
unitario con l’ambizionedi promuovere, insieme, un
nuovoorientamento generale dell’econo-mia italiana, una green
economy, peraprire nuove possibilità di sviluppo,durevole e
sostenibile; varare, con ilmetodo dell’elaborazione partecipa-ta,
una piattaforma programmaticaper lo sviluppo di una green eco-nomy,
con particolare riferimento alruolo di una green economy per
farfronte alle crisi economica e ecologi-ca-climatica; promuovere
le ragionidella green economy in un incontro econfronto con il
Governo, le forzepolitiche, il mondo delle imprese e lasocietà
civile. Partito a giugno, il lavoro della taskforce è serrato e
incalzante:«Sono stati formati 8 gruppi di lavoro– dichiara Edo
Ronchi – su altrettantitemi ritenuti strategici per lo
sviluppodella green economy in Italia; sullebozze proposte da
questi gruppi visarà un’ampia consultazione, sia via e-mail, sia
con 8 assemblee nazionalitematiche, 4 a luglio, 4 a settembre.
Ci
aspettiamo un’ampia partecipazione el’attivazione della
possibilità per impre-se e organizzazioni di far sentire la
pro-pria voce, segnalare le proprie poten-zialità, i problemi e le
proposte da rac-cogliere, riassumere e portare avanti».
Quali obiettivi si vorrebbero raggiun-gere?«Produrre una
proposta più incisiva,che conti di più, sia per la sua qua-lità,
sia perché integrata, ampia, nonisolata in ristrette logiche di
singolosettore, ma capace di valorizzare ilcontributo di ogni
settore comequello di un singolo strumento nel
concerto di un’orchestra; produrreuna proposta programmatica
chevalorizzi le iniziative ascrivibili allagreen economy come
contributo per affrontare la crisi italiana; raffor-zare la
collaborazione, e l’ascolto,del Governo tramite la gestione
diquesti Stati Generali fatta con ilMinistero dell’Ambiente».
Anche il Consorzio Obbligatorio degliOli Usati ha aderito al
progetto, entran-do a far parte dei gruppi Sviluppo
del-l’ecoinnovazione e Sviluppo dell’ecoef-ficienza, della
rinnovabilità dei materia-li e del riciclo dei rifiuti.
Al lavoro per gli Stati Generali:la svolta italiana della green
economySARÀ ECOMONDO IL BANCO DI PROVA DELL’AMBIZIOSO PROGETTO
I
14
· Sviluppo dell’ecoinnovazione· Sviluppo dell’ecoefficienza,
della rinnovabilità
dei materiali e del riciclo dei rifiuti· Sviluppo
dell’efficienza e del risparmio energetico· Sviluppo delle fonti
energetiche rinnovabili
· Sviluppo dei servizi ambientali· Sviluppo di una mobilità
sostenibile· Sviluppo delle filiere agricole di qualità ecologica·
Sviluppo di una finanza e di un credito sosteni-
bile per la green economy
GRUPPI DI LAVORO DEDICATI AI SETTORI INDIVIDUATI COME STRATEGICI
PER LO SVILUPPO DELLA GREEN ECONOMY IN ITALIA
MOTORI AMBIENTEEDITORIALE COOUDALL’ESTERO MONDORACCOLTAPRIMA
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L’assemblea nazionale degli Stati Generali si terrà in occasione
del prossimo Ecomondo, il 7 e 8 novembrealla Fiera di Rimini.
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Goletta 2012: il Paese è davvero in un mare di guai LEGAMBIENTE
DENUNCIA: DEPURATORI E SCARICHI MANCANTI O INSUFFICIENTI. ANCHE
L’UE SEGNALA IL PROBLEMA DEI MARI ITALIANI
estate l’ambiente non va invacanza, anzi. A ricordarlonella
stagione più calda è,
come ogni anno, la Goletta verde diLegambiente, che monitora lo
statodi salute di mari e coste di tutto lo sti-vale e i laghi
dell’entroterra. Poche buone notizie dalla Goletta2012: un punto
inquinato ogni 62chilometri di costa, con maglia neraper le acque
di Calabria, con 19 puntiinquinati, quasi a pari merito con
laCampania dove ne sono stati registra-ti 14. A sorpresa quest’anno
c’èanche la Liguria, che balza al secondoposto in classifica per il
mare piùinquinato con 15 prelievi risultati oltrei limiti di legge.
La Regione Liguriaribatte a Legambiente, sostenendoche i punti di
balneazione conformisono pari al 97% (364 su 373).Quarto posto da
“bollino nero” per ilLazio.Sardegna e Toscana sono invece leregine
del mare pulito italiano rispet-tivamente con un campione
inquina-to ogni 433 e 200 chilometri dicosta. Bene anche l’Emilia
Romagna.Il monitoraggio scientifico quest’an-no è stato ancora più
capillare graziealle segnalazioni di cittadini ebagnanti tramite
SOS Goletta, con-tribuendo a quasi metà dei campio-namenti
effettuati in tutta Italia.Sul banco degli imputati resta lamancata
o inadeguata depurazionedei reflui fognari che, stando alle
ela-borazioni di Legambiente su datiIstat, riguarda 24 milioni di
abitantiche scaricano direttamente in mare oindirettamente
attraverso canali uti-lizzati come vere e proprie fognature. Sono
120 i campioni risultati fuorilegge, su un totale di 205
analisimicrobiologiche effettuate dal labo-ratorio mobile della
Goletta. I prelie-vi risultati fortemente inquinati, con
concentrazioni di batteri di originefecale pari ad almeno il
doppio deilimiti di legge, sono 100. Per la mag-gior parte, l’86%,
questi punti siconcentrano in corrispondenza dellefoci di corsi
d’acqua come torrenti,fiumi e canali.«Il mare italiano continua ad
essereminacciato da troppi scarichi fogna-ri non depurati – ha
spiegatoStefano Ciafani, vicepresidentenazionale di Legambiente –,
nono-stante siano trascorsi ben 36 annidall’approvazione della
prima leggesul trattamento delle acque reflue».
«Bisogna investire subito e al megliorisorse adeguate – aggiunge
–, apartire da quelle stanziate dalla deli-bera CIPE dell’aprile
scorso che pre-vede 1,8 miliardi di euro per leregioni del
Mezzogiorno». Le regio-ni “peggiori” per numero di abitan-ti senza
adeguata depurazione sonoSicilia, Lazio e Lombardia. Un vero
eproprio «problema ambientale esanitario», denuncia
Legambiente,«che sta per diventare anche econo-mico vista la
condanna dell’Italia daparte della Corte di giustizia euro-pea
arrivata a fine luglio, perché109 agglomerati urbani medio-grandi,
distribuiti in 8 regioni, non sisono ancora adeguati alla
DirettivaEuropea sul trattamento delle acquereflue». La sentenza
arriva nell’am-
bito della procedura d’infrazione2004/2034 che colpisce
duramenteil nostro Paese perché a otto annidalle scadenze della
direttiva ci sonoancora comuni che non hannofognature per le acque
reflue urba-ne, altri che hanno un trattamentodepurativo non
conforme e altri incui gli impianti non sono progettatiin modo da
garantire prestazionisufficienti nelle normali condizioniclimatiche
locali, o nelle variazionistagionali di carico antropico comenella
stagione turistica.Anche quest’anno il ConsorzioObbligatorio degli
Oli Usati ha appog-giato come Main Partner la storicacampagna
estiva di Legambiente. «Ladifesa dell’ambiente, e del mare
inparticolare, rappresenta uno deicapisaldi della nostra azione»,
haspiegato Antonio Mastrostefano,direttore Strategie,
Comunicazionee Sistemi del COOU. L’olio usato èciò che si recupera
alla fine del ciclodi vita dei lubrificanti nei macchina-ri
industriali, ma anche nelle auto-mobili, nelle barche e nei
mezziagricoli di ciascun cittadino. “Se eli-minato in modo
scorretto – aggiun-ge Mastrostefano - questo rifiutopericoloso può
danneggiare l’am-biente in modo gravissimo: 4 chili diolio usato,
il cambio di un’auto, seversati in mare inquinano unasuperficie
grande come un campodi calcio”. A contatto con l’acqua,l’olio
lubrificante usato crea unapatina sottile che impedisce allaflora e
alla fauna sottostante direspirare. «Con la nostra attività
dicomunicazione – conclude – cer-chiamo di modificare i
comporta-menti scorretti di chi crede che pic-cole quantità di olio
lubrificantedisperse nell’ambiente provochinopoco
inquinamento».
D
MOTORI AMBIENTEEDITORIALE COOUDALL’ESTERO MONDORACCOLTAPRIMA
PAGINA
‘
Anche quest’anno il Consorzio Obbligatoriodegli Oli Usati ha
appog-giato come Main Partnerla storica campagna estiva di
Legambiente.
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l vertice Rio+20, venerdì, si èimpegnato a promuovere
una“economia verde” preservan-
do le risorse naturali del pianeta edeliminando la povertà,
mentre i cri-tici hanno posto l’attenzione sullamancanza di
obiettivi vincolanti e difinanziamenti.Vent’anni dopo il Summit
dellaTerra, che aveva imposto l’ambientein cima alle agende delle
potenzemondiali, il vertice sullo svilupposostenibile, preceduto da
mesi didiscussioni e trattative, si è conclusoa Rio de Janeiro con
l’accordo di uncompromesso minimo sviluppatodal Brasile, Paese
ospitante.Circa 188 Paesi delle Nazioni Unitehanno approvato
all’unanimità iltesto intitolato “Il mondo chevogliamo”.Questo
testo è stato accolto dalSegretario Generale Ban Ki-Mooncome un
«buon documento, unavisione sulla quale possiamocostruire i nostri
sogni».Il Segretario di Stato Hillary Clintonha altresì accolto con
favore il risul-tato: «Ci siamo coalizzati intornoad una
dichiarazione finale chesegna una vera svolta per lo svilup-po
sostenibile».Per la presidente brasiliana DilmaRousseff, Rio+20 è
un «punto dipartenza» e «la cosa importante èche quando si dispone
di un docu-mento scritto, nessuno può negareo dimenticare ciò che
vi è scritto».Per le Nazioni Unite «più di 513miliardi di dollari
sono stati mobiliz-zati» da parte del settore privato,dei Governi e
della società civile,per finanziare progetti nei
settoridell’energia, dei trasporti, dellagreen economy, della
desertificazio-ne, dell’acqua e delle foreste, masenza fornire dei
dettagli.
Diversa invece la reazione dellasocietà civile. Migliaia di
attivistihanno protestato per il lorodisappunto nel corso dei tre
gior-ni del vertice, denunciando il“fallimento” e la mancanza
diambizione di Rio+20.Per Kumi Naidoo, direttore esecuti-vo di
Greenpeace International, «sistanno rimettendo in ordine le
sediesul Titanic mentre sta affondando».«Le aspettative erano molto
poche,ma il risultato lo è stato ancora dipiù... È stata
un’occasione persa»,ha affermato Manish Bapna delcentro di
riflessione americano, ilWorld Resources Institute
(WRI)Ossessionati dal fallimento dellaconferenza di Copenaghen
nel2009, che si è conclusa con un fia-sco clamoroso, i Paesi ricchi
e i Paesipoveri hanno concordato una seriedi ”promesse” per sanare
le feritedel pianeta.La lunga lista dei mali del pianetacomprende
la fame, la povertà, ladesertificazione, l’impoverimentodegli
oceani, l’inquinamento e ladeforestazione, il rischio d’estinzio-ne
per migliaia di specie...Il documento inizia con la
seguentedichiarazione, «Noi capi di Stato edi Governo (...)
rinnoviamo il nostroimpegno verso uno sviluppo soste-nibile e verso
un futuro economica-mente, socialmente ed ecologica-mente
sostenibile, per il nostro pia-neta e per le generazioni presenti
efuture» mentre il risultato principa-le è la decisione di lanciare
degli“obiettivi di sviluppo sostenibile”(ODD), sul modello degli
“Obiettividi Sviluppo del Millennio” adottatinel 2000 dalle Nazioni
Unite.Tuttavia, la loro definizione èdemandata a un gruppo di
lavoroche dovrà presentare le sue propo-
ste nel 2013 per un’attuazione apartire dal 2015.Questi
obiettivi dovranno essere «diun numero limitato e conciso,
eorientati all’azione».Rio+20 auspica una “green eco-nomy” come
modello di sviluppomeno distruttivo per un pianeta chedovrebbe
vedere un aumento dipopolazione da 7 miliardi di oggi a9,5 miliardi
entro il 2050.Ma a causa dei timori dei Paesipoveri, la definizione
di “politichedi green economy” è interpretabileper ogni Paese e la
dichiarazionesottolinea che essa non debbacostituire “una
restrizione dissimu-lata al commercio internazionale”.La questione
finanziamento è rima-sta irrisolta: in tempi di crisi, e condei
budget fortemente limitati, iPaesi ricchi non hanno più i mezziper
attingere ai propri fondi e laproposta dei Paesi in via di
sviluppodi un fondo di 30 miliardi di dollariall’anno non è stata
accolta.Rio+20 ha così deciso d’incoraggia-re nuove fonti di
finanziamento –imprese, partnership... – oltre a dei“finanziamenti
innovativi”,ma senzaentrare nei dettagli.Nel frattempo, un
contro-summitnel centro di Rio ha riunito migliaiadi ambientalisti,
indiani, donne,omosessuali, i quali hanno organiz-zato centinaia di
dibattiti, dimostra-zioni e mostre, in un clima festoso
ecolorato.In un comunicato, hanno espressola loro convinzione che
«solo unamobilitazione dei popoli organizza-ti può liberare il
mondo dal con-trollo societario e del capitalefinanziario».
* Traduzione a cura di Stefano Sepich
RIO+20 SI CONCLUDE CON LA PROMESSA DI PROMUOVERELA GREEN
ECONOMYArticolo tratto da “Le Parisien”, di Christopher Simon *
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potenti si defilano e dal summitmondiale per lo sviluppo
sostenibi-le pochi impegni concreti. La green
economy sembra non convincere.Chi riponeva aspettative su Rio+20
èrimasto deluso. Da una conferenzamondiale a quanto pare
disorganizzatae confusionaria, poco o nulla vienefuori. Assenti
come annunciato i gran-di leader dei Paesi occidentali, pochi
ebanali i contenuti del documento fina-le, un compromesso fiacco
che nonaccontenta nessuno, in sostanza nes-sun accordo per un
impegno concretosullo sviluppo sostenibile. E nessunaagenzia ONU
per l’ambiente, comealcuni si auspicavano. Nel 1992 il pre-cedente
summit di Rio ha voluto porta-re per la prima volta agli abitanti
delpianeta i numeri dell’insostenibilità diun modello di sviluppo.
Acqua, cibo,energia, territorio sono risorse non infi-nite. Con la
quantità e le modalità diconsumo attuali e la continua
crescitadella popolazione mondiale non baste-ranno per tutti. Si
sosteneva che le abi-tudini dell’uomo contemporaneo nonfossero
compatibili con la vita sul pia-neta, proponendo un’alternativa:
losviluppo sostenibile, il consumo devetenere conto delle
generazioni future edella limitatezza delle risorse. Gli orga-nismi
internazionale e la rete delleorganizzazioni non governative
simobilitarono, preparando piani d’azio-ne e convenzioni, prime tra
tutte quel-la di Kyoto sul clima, nata dalla consta-tazione che il
livello di gas serra inatmosfera stava aumentando. Oracome i tre
moschettieri di Dumas ci siincontra vent’anni dopo, per tirare
lefila del discorso. Ma prima ancora diarrivare all’appuntamento di
Rio già iconti non tornavano, chi potrebbeinfluenzare la politica
economica mon-diale annunciava la sua assenza.Obama, Merkel e
Cameron non se la
sentirono, con una crisi economica inatto, di prendere impegni
vincolanti, diinfluenzare in modo unidirezionale leproprie
politiche industriali o i proprimodelli di consumo. Niente quindi
daiPaesi sviluppati, su cui pesa maggior-mente la crisi e che non
vogliono soste-nere i costi di una riconversione verde,ma neanche
impegni dai Paesi emer-genti, che non vogliono frenare il pro-prio
sviluppo con vincoli ambientali. Gliimpegni in campo ambientale
fannopresagire limitazioni allo sviluppo, costieconomici e sociali
quantomeno impo-polari, la green economy, ossia l’econo-mia che
tiene conto dell’impattoambientale della produzione, il motoredello
sviluppo sostenibile, non convin-ce. Qualche soddisfazione la
esprimo-no dal People’s Summit, il controverticeorganizzato dalle
comunità di basebrasiliane: le Ong provenienti da tutto ilpianeta
hanno avuto modo di scambia-re idee e condividere programmi.
Maquale peso potranno avere? A guardarbene singoli Paesi hanno
fatto passiconcreti, come la Cina, che ha stanzia-to milioni di
dollari per lo sviluppo ditecnologie sostenibili,
comprendentienergie rinnovabili e auto elettriche. Ogli Stati
Uniti, che finanzieranno l’ONUcon 2 miliardi di dollari per
l’efficienzaenergetica e le rinnovabili. Anche
l’Italia è tra i Paesi più impegnati, ilMinistro dell’Ambiente
Clini ha dichia-rato in chiusura del summit: «Nel decre-to sviluppo
abbiamo inserito normeche prevedono incentivi per le aziendeche
lavorano nella green economy eche assumono giovani laureati. In
tutto470 milioni di euro nel 2012». Anchealtre componenti sono
scese in campo:banche che hanno messo a disposizio-ne miliardi di
dollari per prestiti agevo-lati, investitori e imprese private
prontea investire sulla green economy. Uninsieme di piccoli
contributi grazie aiquali secondo Legambiente non si puòparlare di
fallimento totale. Ma con ilsostanziale nulla di fatto si
rimandatutto alla ripresa dei negoziati sui gasserra nel 2015,
prossimo appuntamen-to mondiale sulla salute del pianeta.Fino ad
allora i Paesi e le industrieavranno campo libero e potranno
valu-tare vantaggi e svantaggi della greeneconomy. Pesa il monito
del segretarioONU Ban Ki-moon: «Il tempo è lanostra risorsa
scarsa».
Luca ScarnatiRicercatore presso il Laboratorio
Tecnologie Informatiche per la Vegetazione e l’Ambiente,
Dipartimento di Biologia Ambientale,Università di Roma “La
Sapienza”
Rio+20:i grandi muovono piccoli passi NON È STATO UN FALLIMENTO,
EPPURE SOLO POCHI PAESI (INCLUSA LA CINA) HANNO DECISO MISURE
CONCRETE PER UN FUTURO SOSTENIBILE
I
Le associazioni ambientaliste e i gruppi della società civile
hanno definito il vertice “un’occasione sprecata”.
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ono sei le classi, tre primariee tre secondarie di primogrado,
che hanno conquista-
to il podio del concorso annuale diScuola Web Ambiente
(SWA),
indetto dal Consorzio Obbligatoriodegli Oli Usati per il
2011/2012. Il progetto SWA si avvale del patro-cinio del Ministero
dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e delMare, dell’accordo
con il Ministerodell’Istruzione e del supporto tecni-co scientifico
di Legambiente.Quest’anno, sono circa 600 le clas-
si delle scuole primarie esecondar i e
di primo grado che da tutta Italia sisono iscritte e
contribuiscono arendere vivo e attuale il dialogo e leproposte
creative della communityon line. Scuola Web Ambiente,infatti, è un
progetto che si basa
interamente su internet: iscrivendo-si, le classi vengono dotate
di unsito in cui pubblicare lavori, scriverenotizie, caricare
filmati, proporrericerche nel proprio territorio. I vin-citori
dell’ultimo concorso, oltre alavorare durante l’anno al progettoSWA
raccontando sul proprio sitole attività e le iniziative a favore
del-l’ambiente (come “M’illumino diMeno”, La giornata
dell’Acqua,L’ora della Terra), hanno condivisocon vitalità i lavori
con tutta lacommunity di SWA e hanno pre-sentato le migliori
proposte per laprova finale: “Paladini della diffe-renziata”.
La giuria selezionatrice, compostada un esponente del
Ministerodell’Ambiente e della Tutela delTerritorio e del Mare, due
personein rappresentanza del Ministerodell’Istruzione, il
Vicepresidente diLegambiente, un esperto di comu-nicazione
ambientale e un graficopubblicitario, ha decretato i sei vin-citori
scelti tra una selezione dei siti
Paladini della differenziata si diventa
S
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Dai banchi di scuola allestrade e piazze dellapropria città:
grazie aSWA la difesa dell’am-biente diventa uno stiledi vita.
Joil, la mascotte di Scuola Web Ambiente, il progetto di
educazione ambientale del COOU.
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più completi e lavorati con maggiordedizione durante tutto il
corsodell’anno.«Dai bambini più piccoli ai ragazzipiù grandi, che
possono utilizzarestrumenti più elaborati, abbiamoapprezzato lo
sforzo di creatività,che ha permesso la realizzazionedi prodotti
davvero meritori» ha dichiarato Stefano Ciafani,Vicepresidente di
Legambiente.
“Paladini della differenziata”, lasfida di quest’anno, ha messo
adura prova la fantasia e la creativitàdei giovani ambientalisti
d’Italia.A colpi di spot, idee, slogan e dise-gni, i partecipanti
al concorsohanno ideato e realizzato vere eproprie campagne di
sensibilizza-zione sulla differenziazione deirifiuti, con tanto di
coinvolgimentodegli enti pubblici di competenzadel proprio
Comune.Con il supporto degli insegnanti,
per realizzare campagne informati-ve a tutti gli effetti
destinate ai pro-pri concittadini, le classi hanno pro-dotto
locandine e depliant esplica-tivi sulle corrette destinazioni
dirifiuti, da quelli più comuni (comeplastica, carta, metallo,
vetro) aquelli speciali, come l’olio lubrifi-cante usato, un
rifiuto che la legge
classifica come pericoloso.Vademecum della raccolta
differen-ziata, senza limiti alla fantasia, pre-parati con disegni,
poster, brochure,video, foto e qualsiasi altra cosa effi-cace per
comunicare il messaggio.
Premi di alto valore non solo econo-mico ma formativo, per i
piccoli vin-citori. Per ciascuna categoria, i primiclassificati si
sono aggiudicati unworkshop diretto da un disegnatoredi fumetti, i
secondi una visita pres-so una redazione giornalistica e iterzi un
workshop con un fotografopubblicitario. I docenti referentidelle
classi vincitori hanno ricevutouna videocamera digitale e le
rispet-tive scuole hanno scelto tra unastampante multifunzione e un
pc.L’appuntamento è all’anno prossi-mo anno, con le attività di
SWA,per le classi che continueranno araccontare sul Web il loro
impegnoper l’ambiente e per i nuovi giovanipaladini
dell’ambiente.
Maria Savarese
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Tra i criteri di valutazione dei progetti, fantasia ed efficacia
del messaggio, completezza dei contenuti, varietàdegli strumenti
utilizzati.
SCUOLE PRIMARIE
I classificatoIstituto Comprensivo Polo 2Casarano (Le)Classi
quarte
II classificatoIstituto Comprensivo Bianchi-Scigliano (Cs)
Scuola Primaria BianchiClasse quarta
III classificatoIstituto Comprensivo “Gianni Rodari”Scuola
Primaria Carlopoli (Cz)Classe seconda
SCUOLE SECONDARIE DI PRIMO GRADO
I classificato Istituto Ambrit RomaInternational SchoolClasse
terza
II classificatoIstituto Comprensivo Bartolomeo LorenziFumane
(Vr)Classe seconda
III classificatoIstituto Comprensivo di Montecorvino Pugliano
plesso di Bivio Pratole (Sa)Classe prima
I VINCITORI DI “PALADINI DELLA DIFFERENZIATA”
Il compito assegnato:realizzare un vademe-cum sulla raccolta
diffe-renziata, senza limiti allafantasia.
APPROFONDIMENTI:www.scuolawebambiente.it
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AGLI ABBONATIInformativa ai sensi dell’art. 13
D.Lgs.196/2003
Ai sensi dell’art. 13 del D.Lgs. 196/2003,in materia di
protezione dati personali,la informiamo che i dati raccolti
vengo-no trattati nel rispetto della legge. Iltrattamento sarà
correlato all’adempi-mento di finalità gestionali, ammini-strative,
statistiche, di recupero crediti,ricerche di mercato, commerciali
epromozionali su iniziative offerte
dall’Editore, e avverrà secondo criteri diriservatezza,
correttezza, liceità e tra-sparenza, anche mediante l’ausilio
dimezzi elettronici e/o automatizzati. I datiraccolti potranno
essere comunicati apartner commerciali dell’Editore, il cuielenco è
disponibile presso il Respon-sabile Dati. Il conferimento dei dati
èfacoltativo. Tuttavia il mancato conferi-mento degli stessi
comporterà la man-cata elargizione dei servizi. In ognimomento si
potranno esercitare i dirittidi cui all’art. 7 del D.Lgs. 196/2003,
fra
cui cancellare i dati od opporsi al loroutilizzo per finalità
commerciali, rivol-gendosi al Responsabile Dati dell’Edi-tore:
Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati,Via Virgilio Maroso, 50 –
00142 Roma,o anche via fax al numero 065413432.
La informiamo infine che il Titolare del tratta-mento
complessivo è il Consorzio Obbligatoriodegli Oli Usati nella
persona del presidente consede in Roma in Via Virgilio Maroso,
50.
www.coou.it
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