Tecnologia e tendenze nel mondo del Building & Home Automation N° 21 dicembre 2009/gennaio 2010 - € 7,00 Integrated Systems Europe Anticipazioni dell’edizione 2010 Auditorium multimediale RDS L’impossibile fattibile NEC Installation Series NPx250 Mercato Conference Mai dare per scontato In caso di mancato recapito inviare al CPO di Pesaro per la restituzione al mittente.
Tecnologia e tendenze nel mondo del Building & Home Automation In questo Numero: # Scenari: Il mercato conference — Un "classico" della system integration; Sale riunioni — Strumento di lavoro o biglietto da visita? # Approfondimenti: NEC — Installation Series NPx250; SGM — Genio mobile # Vox Technologica: Protocolli audio: Cobranet — Caratteristiche, funzionalità, accorgimenti d'uso # Pillole: E-reader per e-book — Quale direzione?; La cittadinanza digitale — Nuove frontiere della democrazia, a Venezia # Dal Mondo: Digital signage in mostra a Viscom; Connessioni onAir alla Settimana della Domotica; Content & Technology Strategy; Open day # Soluzioni: Auditorium multimediale RDS — Impossibile ma vero; Grani & Braci — L'audio invisibile
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Transcript
Tecnologia e tendenze nel mondo del Building & Home Automation
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Integrated Systems EuropeAnticipazioni dell’edizione 2010
Montelupone, nelle Marche, in provincia di Macerata, è
riconosciuto dal: Club “I Borghi più Belli d’Italia”
dell’ANCI, “Bandiera Arancione” del Touring Club Italiano, “Targa
Blu” ed è appartenente a “Il Paesaggio dell’Eccellenza”
Sala Consiliare di Montelupone
Teatro Nicola degli Angeli di Montelupone
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Montelupone,
“Borgo Ideale”,
ha inteso rendere
grande il suono sia in
ambienti chiusi che tra
le vie del paese.
Un suono che supera
il concetto di diffusione
sonora geometrica,
ma offre un effetto
olografico
e tridimensionale
attraverso diffusori
che non deturpano
l’architettura
medioevale dei palazzi.
2009
2009
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Giorgio Ungania
Direttore Responsabile
del numero passato avevamo parlato della mancanza, in Italia, di una struttura che
potesse rappresentare in maniera trasversale la forza e gli interessi delle aziende
del nostro settore. Fermo restando le specifi che attività commerciali e di marketing
di ognuna di esse, avevamo già registrato nel tempo la necessità di unire le forze
per ottenere obiettivi comuni a tutti, come una maggiore riconoscibilità del mercato
presso gli interlocutori, dagli utenti fi nali ai professionisti alle istituzioni, o la creazione
di percorsi di certifi cazione per aziende e operatori.
Nel frattempo, la consapevolezza di queste necessità da parte di alcuni soggetti
ha preso la strada della concretizzazione, fi no ad arrivare alla costituzione di una
realtà che potrà d’ora in poi esserne l’interprete: il 18 novembre scorso abbiamo
potuto festeggiare la nascita di ISEC, Integrated Systems Expertise Community,
l’associazione italiana che riunisce le aziende legate al mondo dell’integrazione di
sistemi. La solidità del progetto e l’urgenza della necessità di una struttura come
ISEC è testimoniata dai nomi e dal profi lo stesso delle aziende che hanno già deciso
di aderire: Crestron, Epson, LG Electronics, InFocus, Kramer, Mitsubishi e B2B
Media, editore di Connessioni.
Tra le prime attività decise dal Consiglio, la ricerca di una visibilità presso tutti gli
attori della fi liera fi no all’utente fi nale, un profi cuo dialogo con l’organizzazione di
ISE, che avrà luogo a febbraio, e con le altre associazioni di settore, una risoluzione
in merito all’offerta fi eristica italiana, che ancora lascia in parte insoddisfatte le
necessità degli operatori del nostro mercato.
Due mesi fa ci chiedevamo se fosse arrivato il tempo di un nuovo sistema di
pensiero, che potesse creare una base comune per la crescita di tutti gli operatori,
e sostenere ulteriormente le attività di ognuno nelle rispettive aree di business.
Possiamo dire che il primo passo è stato fatto.
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Tecnologia e tendenze nel mondo del Building & Home Automation
Anno 5
Numero 21
dicembre2009/
gennaio2010
>4Scenari
Il mercato conferenceUn “classico” della
system integration
>10Scenari
Sale riunioniStrumento di lavoro o
biglietto da visita?
>16Soluzioni
Auditorium multimediale RDS
Impossibile ma vero
>24Soluzioni
Grani&BraciL’audio invisibile
>1 Editoriale
Dal Mondo
>48 Digital signage in mostra a Viscom
>54 Connessioni onAir alla Settimana della Domotica
>58 Content & Technology Strategy
>60 Open day
>64 News dal mondo
>66 Appuntamenti
>68 Anticipazioni su ISE, intervista con Mike Blackman
>70 News
>78 Indice degli articoli 2009
>80inserzionisti/az. citate
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>30Vox Technologica
Protocolli audio: Cobranet
Caratteristiche, funzionalità,
accorgimenti d’uso
>36Approfondimenti
NECInatallation Series NPx250
>40Approfondimenti
SGMGenio mobile
>44Pillole
E-reader per e-bookQuale direzione?
La cittadinanza digitale
Nuove frontiere della
democrazia, a Venezia
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scenari
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Il mercato conferenceUn “classico” della system integration
Negli ultimi anni le aziende che si occupano di conference manifestano un importante trend di crescita del mercato per questo tipo di tecnologie, all’interno degli ambiti più diversi, dalle strutture legate all’ospitalità fi no all’amministrazione pubblica, passando per l’industria. Produttori e distributori concordano sul fatto che c’è una generale maggiore sensibilità sul tema, e anche se il progresso tecnologico permette installazioni più semplici e funzionali rispetto al passato, questo da solo non rappresenta un elemento suffi ciente a spiegare una crescita così importante in un mercato dove la richiesta di base è rimasta sostanzialmente la stessa. Oppure no?
Giorgio Ungania
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scenari
Per capire meglio il perché dell’incremento in valore di questa voce di bilancio, abbiamo chiesto il supporto
di RCF che produce e vende prodotti per il conference in tutto il mondo, così da avere un quadro che non
rappresentasse soltanto il mercato italiano ma, al contrario, ponesse l’Italia in uno scenario internazionale. Alla
chiacchierata raccolta da Vincenzo Ametrano di Connessioni hanno partecipato Edoardo Viosi, responsabile
Vendite Public Address, e Antonio Ferrari, Public Address Market Manager.
Tra gli elementi che rendono RCF il giusto interlocutore per questo tipo di analisi, c’è il fatto che si tratta di
un’azienda relativamente nuova al mercato conference. Se inizialmente RCF non lo aveva considerato come
un settore di primaria importanza, spendendo poche energie in prodotti e soluzioni ad hoc, nel 2004 è apparsa
evidente l’opportunità strategica di investire in questo ambito, ed è partito lo sviluppo di apparecchi che
potessero essere tecnologicamente competitivi e al passo con i leader del mercato. Una decisione che ha
portato il marchio reggiano a presentare nel 2006 una linea di prodotti, con le prime valutazioni sulle potenzialità,
su un mercato diventato particolarmente dinamico.
Conference, perché?
Che questo mercato stia raggiungendo dimensioni economiche di rilievo è un dato oggettivo, ma le motivazioni
che determinano la scelta di installare un sistema di conference sono differenti per ogni singola area che
compone l’insieme, rendendo diverso da caso a caso l’approccio al cliente e creando la necessità di identifi care
i meccanismi che portano alla scelta di un tipo di soluzione piuttosto che un’altra. Un quadro di complessità che
spinge a fare un’osservazione preliminare: la nostra chiacchierata ha messo in luce una serie di elementi che
devono essere valutati nella loro relazione reciproca, altrimenti non se ne comprende il valore.
La tecnologia
La velocità nello sviluppo e affermazione di nuove tecnologie porta spesso a dare per scontato il valore che il
produttore di apparecchiature fornisce al cliente e all’installatore. Invece si tratta di un presupposto, soprattutto
quando il mercato di riferimento è, come in questo caso, fatto di professionisti. Se il prodotto non ha i requisiti,
alcuni mercati sono preclusi.
La tecnologia però non si vende da sola, e nemmeno si installa e si “usa” per incanto. Nella catena che va dal
laboratorio fi no all’utente fi nale, passando per il marketing, il commerciale, il distributore, l’agente e l’installatore,
spesso diventa diffi cile per le aziende, soprattutto fuori dal proprio paese di origine, comunicare al cliente fi nale
i plus dei propri prodotti, e quindi in sostanza riuscire a venderli e installarli. Per questo diventa cruciale per i
produttori la capacità di comunicare direttamente con il cliente fi nale, sia esso l’installatore, o l’ente pubblico
o privato interessato al progetto conference. Ma se è così diffi cile, come mai invece si vendono sempre più
sistemi, e sempre più spesso legati a progetti di videoconferenza?
Comunicare trasparenza
Una delle motivazioni che spingono enti pubblici e società private a dotarsi di un sistema di conferenza o
videoconferenza all’avanguardia è la crescente esigenza di comunicare. Nel privato, legata alla maggiore
complessità delle relazioni aziendali, quindi alla frequenza più elevata con la quale diventa necessario riunirsi e
confrontarsi con i colleghi che lavorano nelle sedi estere o semplicemente in altre regioni della stessa nazione. Il
fattore tempo ha acquisito molta importanza nel bilancio aziendale: la possibilità di tenere riunioni più brevi, più
effi cienti e più frequenti, con un notevole risparmio nei costi per le trasferte del personale, per i manager di oggi
è un elemento da tenere in considerazione.
Nel settore pubblico conta sicuramente l’aspetto dell’effi cienza garantita dalle tecnologie, quindi per esempio
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scenari
la verbalizzazione immediata, o il voto elettronico. Ma forse l’aspetto più
apprezzato è quello della trasparenza, ovvero la possibilità di rendere
subito pubblico il risultato di alcune sedute e magari di mandare in
streaming le riunioni. Infi ne appare molto importante anche la motivazione
della “rappresentanza”, ovvero il sistema conference come presupposto
all’accesso a incontri internazionali oppure occasioni pubbliche di un
certo livello. Immaginate se il Governo Italiano ospitasse il G8 in una sala
priva dei requisiti tecnici minimi, con il microfono a gelato e il voto per
alzata di mano.
Se l’utilità e convenienza di questi sistemi è indubbia, perché si vendano
è anche necessario banalmente che il cliente fi nale sia a conoscenza
delle possibilità offerte dalla tecnologia. E questo avviene grazie alla
pervasività della tecnologia stessa, che rende visibili a tutti, anche ai
meno “tecnologici”, le prospettive di semplifi cazione; o per lo meno
fa sì che anche l’assessore comunale non esperto in materia, magari
venendo a conoscenza del sistema di telecamere per la sicurezza
installato dal comune confi nante, cominci ad avere una attenzione diversa
alla tecnologia utile ai suoi scopi, fi no a pensare che può esistere un
sistema per verbalizzare le sedute in automatico, o conteggiare i voti
elettronicamente. Insomma un generale effetto trascinamento provocato
dalla fi ducia nella tecnologia. Che è poi lo stesso meccanismo che
spinge, soprattutto l’amministrazione pubblica, ad ammodernare le
obsolete sale conferenza: un investimento obbligato (spesso parliamo
di impianti non semplicemente vecchi, ma preistorici) che viene fatto
con la coscienza che non si sta semplicemente sostituendo qualcosa di
vecchio con qualcosa di nuovo che ha la stessa funzione, ma che il nuovo
offrirà le stesse certezze e sarà in grado di svolgere molte più funzioni,
cambiando completamente la qualità della vita di chi utilizzerà l’impianto.
Utente e tecnico
Un altro elemento determinante nella scelta di un prodotto piuttosto
che un altro, in ambito conference, e anche nella scelta di fare o meno
l’investimento, riguarda ancora una volta la tecnologia, ed è la semplicità
di installazione e di utilizzo. Il cliente professionista, installatore o service,
preferisce un prodotto fl essibile e semplice da gestire; l’utente fi nale,
il comune o il privato, vuole la garanzia che tutto funzionerà bene e
facilmente, anche se della gestione si occuperà il segretario (digiuno di
tecnologia) di turno. In questa direzione le aziende lavorano su due fronti:
quello della ricerca e sviluppo dei prodotti, e quello della formazione al
cliente fi nale su come gestire le apparecchiature.
La percezione è che, a differenza del mondo consumer, la clientela
utilizzi effettivamente gran parte delle funzioni degli impianti, insomma
sfrutti realmente l’investimento. Il feedback che torna al produttore
Sala conferenze del Politecnico di Milano
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L’installazione con dotazioni RCF presso il Parlamento della Guinea Equatoriale.
Un immagine del Parlamento del Galles, a Cardiff, dove è presente una
installazione con apparecchiature RCF
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7
scenari
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scenari
infatti è di tipo informato, ovvero
fatto di richieste di modifi che o
aggiustamenti software su funzioni
non banali.
Italia vs Estero
Quali sono le differenze principali
tra il mercato conference in Italia e
fuori dall’Italia? Alcune sono legate
a un semplice dato: se l’azienda
produttrice è italiana, qualsiasi
siano le problematiche del mercato
estero, comunque farà più fatica
ad avvicinarlo perché dovrà servirsi
di un ulteriore intermediario (un
distributore). La strategia vincente
è mantenere quanto più diretto
possibile il rapporto tra cliente fi nale
(chi prende la decisione) e azienda
produttrice, (rispettando comunque
commercialmente la fi liera), perché
questo facilita la percezione da parte del cliente dei plus del produttore (contenuto tecnologico del prodotto,
qualità ed effi cienza del servizio pre e post vendita...).
La particolarità del mercato italiano è identifi cata da due elementi: la presenza di molte installazioni obsolete
che vanno sostituite e, alle volte, l’eccessiva aggressività commerciale delle aziende vincitrici degli appalti. Se il
primo elemento può fare da motore alla crescita, il secondo invece rischia di comprimere i margini di guadagno
di tutta la fi liera. Per questo è molto importante fare formazione anche nell’ambito dell’amministrazione,
gestione contatti, gestione progetti e, naturalmente, fare in modo di favorire il comportamento corretto, punendo
chi trasgredisce e premiando chi lavora bene.
Prospettive
Gli elementi di discussione affi orati nella chiacchierata con RCF portano ad alcune rifl essioni. La prima, è che
in Italia ci sono aziende in grado di stare al passo con i leader del mercato in ambito conference, e parliamo sia
di produttori che di installatori competenti. Non a caso il settore è in crescita, e i marchi italiani si
stanno muovendo bene anche all’estero, dall’Europa, alla Cina al Medio Oriente.
La seconda osservazione, è che i professionisti che hanno scelto di intraprendere progetti
all’estero posseggono nella loro cassetta degli attrezzi anche qualche strumento in più per
analizzare la situazione italiana, o almeno metterla in relazione con quella di altri paesi. Grazie
a questa prospettiva più ampia, tendono ad affrontare le sfi de della propria professione con
uno sguardo a lungo termine, preferendo costruirsi un solido futuro piuttosto che arraffare
immediatamente un fragilissimo presente.
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scenari
Sale riunioniStrumento di lavoro o biglietto da visita?
Lo scambio telematico di documenti al fi ne di discutere un progetto, riesaminare un disegno, approvare un bilancio e così via, è una pratica oramai divenuta consuetudine; ma c’è ancora molto da dire sulle potenzialità dello “strumento sala riunioni”, sui vantaggi che può apportare a un’azienda e alla sua economia
Alberto Pilot
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La tecnologia si evolve, si adegua ai tempi e di conseguenza le nostre abitudini, anche quelle più
radicate, stanno cambiando. Ormai siamo abituati a conversare con i nostri amici utilizzando strumenti
informatici di varia natura e complessità, ma anche nell’ambito lavorativo si stanno diffondendo strumenti
di comunicazione elettronica che ci permettono di condividere informazioni con collaboratori, partner o
clienti in tempo reale, indifferentemente da dove essi si trovino rispetto a noi. Però a volte capita di dover
“fare sul serio”, di dover interscambiare professionalmente informazioni sensibili, riesaminare i documenti,
approvare dei preventivi o semplicemente discutere con persone che si trovano dall’altra parte del Paese,
se non proprio all’estero. Per questo scopo sono nate le sale riunioni dotate di sistemi di videoconferenza
professionale.
I sistemi di videoconferenza si basano per lo più su hardware proprietari,
che devono trovarsi preferibilmente nello stabile di entrambi i partecipanti
alla riunione: solo in questo caso viene garantita funzionalità e completa
sicurezza nello scambio dei documenti, di qualunque genere (ed estensione
informatica). Molti sono gli accorgimenti che rendono questi applicativi
adatti a un uso professionale, per esempio è possibile mostrare documenti
all’interlocutore su una sorta di lavagna telematica ma, per offrire le massime
garanzie al proprietario dei documenti, l’interlocutore non ha la possibilità
di recuperare o registrare le informazioni (immaginiamo dei disegni per un
progetto edile) neppure “fotografando” il desktop con i metodi tradizionali;
oppure, questi possono essere modifi cati in tempo reale da parte di entrambi
i partecipanti alla riunione, ma non venir registrati o scaricati se chi ha indetto
la conferenza non ne da il permesso. La presenza di un’apparecchiatura
specifi ca permette queste interazioni nel massimo rispetto del progettista,
che non si vede “scippare” in corso d’opera qualche idea o soluzione
geniale, e dell’eventuale interlocutore/acquirente, che può invece modifi care
e interagire con la soluzione proposta in tempo reale.
E siamo arrivati a parlare di un punto fondamentale di questi sistemi. Le
sale riunioni, infatti, devono essere viste nella duplice funzione di strumento
interno all’azienda per l’interscambio di informazioni fra i suoi dipendenti
(pensiamo alla classica riunione del lunedì pomeriggio o all’incontro agenti
dell’ultimo venerdì del mese), ma anche di presentazione di progetti e
preventivi ai clienti esterni, che si devono relazionare con la casa madre
per qualche motivo, o per dare la possibilità al progettista o al commerciale
coinvolto nelle trattative di essere nel luogo dove risiede la committenza.
Proprio per questo è importante cogliere l’importanza di questo strumento
di lavoro, che non solo genera un risparmio tangibile in termini di effi cienza,
spostamenti e logistica, ma che può diventare anche una sorta di biglietto
da visita per l’azienda che deve presentare un progetto o un preventivo al
proprio cliente. Anche se si tratta di una presentazione in sede. Perché oggi
la tecnologia ci permette di ricreare degli ambienti polivalenti che sono in
grado anche di estendere una sorta di valore aggiunto a chi li usa, valore che
viene riconosciuto dall’interlocutore all’intera azienda e al suo modus operandi.
Alcuni esempi di sale attrezzate con la videoconferenza
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scenari
Il denaro investito in una sala riunioni completa e funzionale, probabilmente rappresenta la migliore
dimostrazione tangibile che un’azienda crede molto nella tecnologia, la stessa tecnologia che si ritroverà nei
suoi servizi, prodotti e nell’approccio al cliente e al mercato.
La progettazione delle sale riunioni
Non bisogna tralasciare nessun aspetto di queste sale riunioni (o board room, per dirla all’anglosassone),
neppure il più piccolo, e per questo è sempre altamente consigliabile rivolgersi a dei professionisti del settore,
non solo per la scelta dei singoli componenti, ma anche per ottenere la migliore integrazione tra di essi, al fi ne di
sfruttarne al meglio le singole caratteristiche.
Prima di tutto bisognerà pensare a insonorizzare l’ambiente verso l’esterno, nel rispetto della privacy delle
conversazioni e della delicatezza degli eventuali contenuti, e verso l’interno, per ottenere intelligibilità del parlato
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It all adds up.
e assenza di interferenze, evitando però che gli occupanti abbiano l’impressione di trovarsi in una camera
anecoica. Per questo, oltre a scegliere dei materiali specifi catamente studiati per il trattamento acustico,
bisognerà pensare anche a un sistema audio multicanale ben dimensionato: una modalità di gestione della
diffusione sonora in grado di ricreare la sensazione di “ambienza spaziale”, in modo che chi si trova all’interno
delle due sale abbia la concreta percezione di essere di fronte al suo interlocutore, nello stesso spazio, e con le
stesse interazioni fra ambiente e diffusione delle onde sonore.
Un aspetto da non prendere sottogamba, se si vuole evitare l’effetto “voce da dentro la scatola di scarpe”, o
fastidiosi riverberi e condizioni innaturali di ascolto. È dimostrato, infatti, che una corretta resa dell’ambiente
acustico che circonda gli interlocutori riesce a mettere questi ultimi a proprio agio nelle trattative, cosa che non
succederebbe se si sentissero “intervistati” da qualcuno percepito come distante.
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scenari
Particolare attenzione dovrà essere data al parlato, che dovrà essere
catturato con un sistema di microfoni (omnidirezionali, bidirezionali,
unidirezionali a cardioide o supercardioide) che il progettista disporrà
nell’ambiente in numero e con caratteristiche che reputerà più opportuni
per dare consistenza alla voce, fornirle una posizione defi nita all’interno
dello spazio che circonda i presenti e donarle la massima chiarezza
(intelligibilità).
In un sistema completo non potranno mancare le immagini, e la soluzione
al momento migliore è dotarsi di un doppio display (tipicamente pannello
piatto e video proiettore) per avere la massima fl essibilità di utilizzo.
Quando si parla con l’esterno, solitamente si utilizza il display piatto
installato di fronte al tavolo delle riunioni (anche se nessuno vieta di
utilizzare il video proiettore); sopra il display si troverà una telecamera per
trasmettere le immagini del tavolo stesso all’interlocutore remoto. Una
possibile variante in questo senso, è anche rappresentata dalla possibilità
di avere più di un display piatto, magari due o tre, in modo da poter
rendere fruibile la conferenza ad un numero più elevato di persone (se la
stanza è particolarmente capiente), o per visualizzare in contemporanea
più documenti e chi li sta illustrando il quell’istante. In questo sistema, poi,
una telecamera di tipo brandeggiante permetterà di inquadrare di volta
in volta la persona che ha la parola, oppure eseguire una carrellata dei
presenti o ancora mostrare una panoramica estesa della stanza.
Quando invece si devono mostrare delle immagini a un cliente presente
nella sala, o durante una riunione, normalmente si usa il videoproiettore,
che può essere occultato nel controsoffi tto da un lift, e si fa scendere lo
schermo di proiezione davanti al display piatto, in modo da ottenere una
diagonale più importante per i documenti da visualizzare.
Uno scenario luci, opportunamente programmato, oscurerà poi le fi nestre,
creerà un ambiente soffuso dietro gli interlocutori e permetterà al proiettore
di esprimere al massimo le sue caratteristiche qualitative a schermo.
Ciliegina sulla torta, sarà un sistema di supervisione e controllo che
permetta di gestire tutte le elettroniche al meglio, di richiamare i documenti
(in precedenza salvati in opportune cartelle di un server ad esso collegato)
da inviare e condividere, selezionare gli accessi, le luci, le sorgenti da
ascoltare e visualizzare ecc.
Ma naturalmente ogni sala riunioni deve rispondere alle esigenze
dell’azienda che l’ha voluta, nulla vieta per esempio che diventi anche
una sala conferenza con svariati posti a sedere; le variabili sono tali e
tante che, tornando alle premesse di questo articolo, la scelta migliore è
affi darsi a un progettista che sappia consigliare le soluzioni più adatte e
naturalmente, poi, metterle in pratica.
Ecco l’esempio di una sala attrezzata, sviluppata in modo organico per poter
fungere sia da elemento distintivo per i clienti che la frequentano, e sia da
strumento di lavoro effi cace e funzionale
I materiali insonorizzanti sono oggi giorno anche molto accattivanti alla vista e
appaganti al tatto, a tutto vantaggio dell’interior designer che può coniugare
estetica e funzionalità
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i Come possono andare d’accordo pareti metalliche e resa acustica? Illuminazione dinamica e architetturale? Impostazione tecnica per il live e per le conferenze? Tutti i tabù sono stati infranti dal progetto tanto ardito quanto concreto del nuovo Auditorium RDS
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soluzioni
RDS, Radio Dimensione Suono, non ha bisogno di presentazioni, dato
che è una delle radio private più ascoltate in Italia e che, con la voce
di Anna Pettinelli, Max Pagani e altri conosciutissimi conduttori, entra
ogni giorno nelle nostre case. Ma RDS non si limita ai servizi radiofonici,
si occupa anche di tournée, produzioni musicali, eventi e, per seguirli
al meglio, ha recentemente spostato la sua sede, che ora si trova nel
quartiere Balduina di Roma, in un’area verde ed esclusiva all’interno di
un antico convento ora completamente ricondizionato: solo la struttura è
stata preservata, tutto il resto è stato cambiato, dal rivestimento esterno,
alle disposizioni, agli ambienti interni. Segnaliamo inoltre volentieri anche
un tocco ecologico, come le pareti ventilate per il mantenimento della
temperatura interna e un impianto di cogenerazione che permette di
ottenere energia elettrica dal gas. Il tutto adeguatamente equipaggiato con
una importante dose di tecnologia: applicata non solo dove inevitabile,
per le produzioni radio, la messa in onda ecc., ma anche per dare una
veste speciale all’ambiente, come nel caso del grande LEDwall (a marchio
Tecnovision) che accoglie pubblico e visitatori all’entrata principale e che
può rimandare in tempo reale le immagini di concerti, show case, incontri
che si tengono nell’attiguo auditorium multimediale. Ed è proprio lui la vera
“chicca” della nuova sede di RDS.
Il progetto
Quando l’ingegner Andrea De Martino, il progettista degli impianti speciali
del nuovo auditorium (e delle altre dotazioni multimediali della sede di RDS
a Balduina), mi ha spiegato per telefono il lavoro fatto per la sala, confesso
di aver capito solo a metà di cosa mi stesse davvero parlando. In effetti era
diffi cile immaginarsi, prima di vederla, una sala polivalente allo stesso tempo
spazio per il live, incontri, conferenze, show case, con tutte le dotazioni
tecniche e tecnologiche a scomparsa, con il palco modulabile e le pareti
utilizzabili come superfi ci di proiezione, la sala completamente liberabile
dalle sedute e, dulcis in fundo, con pareti e soffi tto interamente realizzati con
pannelli in acciaio autoportanti. E che avesse pure un’acustica con tempi di
riverberazione adatti alla musica e al parlato.
L’auditorium RDS è proprio questo: si deve pensare a una specie di igloo
metallico con struttura autoportante ancorata alla base della muratura
perimetrale, le pareti sfaccettate costituite da pannelli forati diversi gli uni dagli altri, dietro la cui superfi cie
sono stati nascosti l’impianto di diffusione sonora, quello di illuminazione architetturale e di luce per il live, uno
schermo da proiezione motorizzato, l’impianto di condizionamento e termico. Come si è arrivati a rendere realtà
questa “follia” perfettamente funzionante, che ha mantenuto tutte le promesse progettuali, ce lo ha spiegato
proprio De Martino che, tramite la sua azienda Engineering Solutions, si è aggiudicato la gara di appalto per la
progettazione e la realizzazione di quest’opera inedita.
Il parere dell’architetto
Andrea Iacovelli è l’architetto che ha dato l’impronta
estetica all’auditorium, rendendola possibile attraverso
un complesso progetto strutturale; data la particolarità del
risultato, abbiamo voluto approfondire con lui alcuni aspetti.
AI - L’involucro strutturale ha un’estensione di circa 400
mq, è formato da circa 360 pannelli in acciaio forati, con
funzioni strutturali: attraverso la loro giustapposizione,
imbullonatura a tensione controllata e saldatura dei
bordi, è stata ottenuta la struttura dell’intero involucro.
Questa costituisce staticamente una calotta autoportante
che, per la trasmissione dei carichi, è ancorata al solaio
esistente preventivamente consolidato tramite profi lati
metallici, i quali insistono su di un cordolo in cemento
armato. Ogni pannello presenta una piegatura sulla
diagonale a formare due superfi ci piane triangolari con
senso alternato concavo e convesso, i fori sono stati
eseguiti con un macchinario laser a controllo numerico.
Le superfi ci sono state trattate con sabbia silicea ad
alta pressione sulla parte esterna (per migliorare la resa
dei sistemi di videoproiezione) e nella parte interna
con vernice bianca antirombo, per impedire eccessive
vibrazioni dovute alla diffusione delle onde sonore, ma
anche per amplifi care la luminosità dei LED. Le immagini
che vi vengono proiettate assumono così una logica
“evocativa” e scenografi ca, più che realistica, dato
che la superfi cie non è piana ed è discretizzata nella
consistenza materica.
Dall’interno della sala le pareti hanno aspetto continuo,
e anche la presenza dello spazio regia si percepisce
soltanto nell’asola formata da panelli vetrati disegnati
con geometria simile ai pannelli metallici di rivestimento.
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19
soluzioni
Acciaio e resa acustica, un binomio possibile
La progettazione dell’architettura interna della sala è
strettamente connessa con le problematiche acustiche, in
relazione sia ai suoni desiderati sia ai suoni indesiderati,
ma anche con i sistemi tecnologici che garantiscono gli
aspetti visivi e il comfort termoigrometrico e di purezza
dell’aria.
L’acciaio di cui è costituito il sottosistema architettonico
autoportante non è congeniale al trattamento sonoro, ma
l’integrazione degli impianti con il controllo acustico ha
determinato l’elaborazione di pannelli che, agendo sulla
forma, diventano funzionali acusticamente. Si ottiene
pertanto, con la foratura del pannello, la triplice funzione
di creare una superfi cie fonoassorbente, di accogliere
il sistema illuminotecnico e di alloggiare gli elementi
terminali trasparenti a fl usso regolabile per l’immissione e
la ripresa dell’aria. Il pannello si confi gura quindi come un
calibratore tra energia sonora assorbita ed energia diffusa,
sia per diffrazione che per morfologia della superfi cie.
L’ottimizzazione dell’acustica della sala è ottenuta
controllando i suoni indesiderati (indotti dalle attività svolte
nei locali limitrofi , dal rumore proveniente dall’ambiente
esterno e dal funzionamento degli impianti tecnologici)
entro il valore di 25 NR, assicurando livelli sonori
appropriati a seconda del messaggio e uniformemente
distribuiti nell’ambiente. Questo grazie alla fl essibilità
dell’impianto elettroacustico installato e alla sua relazione
con la risposta acustica dell’ambiente.
Tramite un programma di calcolo numerico basato sulle tecniche di acustica geometrica, sono stati effettuati studi teorici
e simulazioni del comportamento fi sico e tecnico dei singoli elementi strutturali e della sala nel suo insieme, realizzata
assemblando meccanicamente i pannelli. Nello studio sono stati utilizzati i procedimenti del fascio conico (CBM) e piramidale
(TBM), combinando il metodo del ray-tracing (RTM), del beam-tracing e dell’immagine speculare virtuale (MISM). Alla geometria
della sala sono state associate le proprietà di assorbimento e diffusione dei vari materiali (coeffi cienti di Sabine e indici di
Lambert), considerando sia la rifl essione diretta sia quella diffusa sulle superfi ci di confi ne. Sono stati inoltre inseriti gli spigoli
di diffrazione (trattati secondo il modello di Kurze-Anderson) e diverse sorgenti sonore (defi nite da parametri come i livelli di
potenza sonora per bande d’ottava, gli angoli di emissione, il diagramma di direttività, ecc.) in funzione della destinazione d’uso
da valutare. Sono stati quindi simulati i fenomeni della riverberazione (modelli di Sabine, Eyring e Kuttruff).
Prof. Carlo Platone – Arch. Cristina Aureli
Roma
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20 ottobre ‘09 / novembre ‘10 • n. 21
soluzioni
C – Quali erano le necessità della committenza?
ADM – L’auditorium era previsto si collocasse nella antica cappella, uno spazio di
10x12 m e alto nove, che avrebbe dovuto ospitare eventi live, unplugged, presentazioni
e interviste con o senza pubblico, oppure feste e serate a sala libera. Ci si è resi
conto quasi subito che le strutture tecniche audio e video avrebbero invaso lo spazio,
rendendolo poi inadatto all’uso previsto, e che comunque gli iniziali progetti di una sala
conferenze classica non avrebbero potuto rispondere alle necessità. Ho così presentato
un progetto con una impostazione del tutto diversa, che prevedeva non il rivestimento
di pareti con strutture acustiche, ma la costruzione di una scatola nella scatola, una
vera e propria struttura autoportante in grado di “erogare” tutti i servizi necessari;
inoltre una serie di preset per ogni tipo di eventi avrebbe reso semplice la gestione. La
scelta della copertura in acciaio è poi un vero unicum, frutto della volontà di creare un
ambiente inedito, sostenuto da una committenza aperta (per fortuna!) a soluzioni fuori dal
consueto; uno studio scrupoloso dal punto di vista rifl essivo, rifrattivo e di assorbimento
delle onde sonore ha permesso di rendere lo spazio anche acusticamente corretto.
C – Vi siete avvalsi di altri professionisti?
ADM – Una volta ricevuta la commessa Engineering Solutions, responsabile del
progetto e che ha poi curato direttamente la parte multimediale, si è rivolta a un team di
specialisti: l’architetto Iacovelli per la veste architettonica della sala e direzione dei lavori,
l’ingegner Cocomello per le strutture, il prof. Platone per l’acustica, l’architetto Aureli per
la parte illuminotecnica e ingegner Tramontozzi per la parte elettrica. La movimentazione
del palco, il pantografo per le luci live, il movimento di discesa dello schermo di
proiezione sono di Dari Automazioni, mentre l’enorme lavoro di produzione e installazione
in sospensione delle lastre metalliche è di GDM.
Apparecchiature installate auditorium
Impianto Video1 LCD 32 sg sala regia 1 PC server Vista sala regia 1 PC server Galaxy video graphic controller1 PC Comando e controllo con Touch Screen1 lente di Fresnel 120” DNP Denmark6 proiettori Christie Digital Roadrunner LX100
Impianto di comando e controllo 1 touch panel ISYS con LCD 4”1 sistema controllo Crestron e attuatori PACK 2M7 dimmer 4 canali Crestron2 tastierini di controllo Crestron
Impianto audio2 processori audio digitale Biamp Audiafl ex CM6 moduli per 2 ingressi micro/linea Biamp AudiaEXPI/0- 2 2 unità esterne per gestione 20 connessioni logiche in/out Biamp Logic Box 2 moduli per 2 uscite di linea Biamp AudiaEXPO/0-2 4 amplifi catori multicanale Bittner Bitt8x200 1 pannello di controllo volume/selettore 8 vie Bimp Vs8 volume/select 8 70 diffusori Tannoy i5AWW diffusore full range4 subwoofer attivi da controsoffi tto 110W Tannoy cms110b2 unità di conversione su sistemi di rete CobraNet Biamp AudiaEXPI 2 unità di conversione su sistemi di rete CobraNet Biamp AudiaEXPO
Christie LX100 Roadrunner
LX100 della serie Roadrunner di Christie è un videoproiettore per venue medio grandi
che si basa su tecnologia 3LCD; offre 10.000 ANSI Lumen di luminosità in modalità
quad lamp e 5.000 in dual lamp e contrasto 1100:1. Risoluzione nativa XGA (1.024x768)
e scalabilità da VGA a UXGA, dispone di una completa connettività: in input una DVI-I
con due RCA audio e mini-DIN, cinque BNC per segnali RGB-HV, due BNC per video
composito e S-video Y/C, un D-sub-15 per segnali analogici RGB. Comunica con l’esterno
tramite RS-232C e tramite ChritieNET, protocollo di connettività per il monitoraggio e il controllo, inoltre è dotato di telecomando
IR. Disponibile una serie completa di lenti, sia fi sse che zoom, sostituibili e settabili facilmente grazie alla tecnologia Fast Lens
Change (FLC®), per una grandezza dell’immagine proiettata da 40” a 600” di diagonale. Monta inoltre due altoparlanti da 3 W per
canale. Alloggia quattro lampade ad alta pressione da 250 W, per una durata fi no a 1.000 ore alla massima potenza. Peso: 35,5
kg, misure: 581,2x251,5x783 mm (LxAxP).
www.christiedigital.com Distribuito in Italia da E-Home, www.ehomeitalia.com
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soluzioniLe soluzioni per ilDigital Sign-Age
La soluzione ideale con due ingressi e un’uscita DVI per creare e proiettare con doppio Picture in Picture in alta definizione.– Risoluzione PC fino a 2048x2048.– Risuluzione HDTV fino a 1080p.– Chromakey, Lumakey, Genlock, Zoom, Single e Dual PiP.– Dimensioni finestre personalizzabili.– Richiedeteci il catalogo generale completo di tutta la
gamma di soluzioni DVI, HDMI, SD/HD-SDI, Scaler,Convertitori Cat-5/6 e Convertitori di formato
... 1T-C2-750 Scaler Doppio Canale DVI
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22 ottobre ‘09 / novembre ‘10 • n. 21
soluzioni
C – I pannelli sono prototipali?
ADM – Sì, sono stati creati espressamente per questa sala, e hanno un ruolo
preciso sia nell’acustica, che nell’illuminazione e nella videoproiezione. Per
l’acustica, Platone ha studiato una foratura dell’acciaio in modo da ottenere
vere e proprie trappole di Helmholtz inoltre, dietro i pannelli è stato installato
del materiale fonoassorbente per controllare le basse frequenze, facendo così
il “prodigio” di rendere acusticamente corretta una sala rivestita d’acciaio. Dai
fori esce la luce di centinaia di LED, che creano una morbida illuminazione
indiretta, inoltre i pannelli sono stati sabbiati più volte per farne superfi ci
adatte alla videoproiezione.
Per la valutazione dei risultati, oltre ad aver operato una simulazione
matematica, abbiamo anche testato il progetto su un prototipo che
riproduceva una parte dell’involucro metallico (nove pannelli, per una
superfi cie di circa 10 m2), utilizzandolo come test per la videoproiezione,
la resa acustica, l’effetto illuminotecnico, le tecniche di assemblaggio dei
pannelli stessi ecc. I risultati ci hanno confortato sulla fattibilità, e incoraggiato
a portare a termine un progetto senza precedenti, per il quale non avevamo
nessun caso analogo ad aiutarci.
Il progetto multimediale
Al di là della particolarissima veste estetica, l’auditorium è un luogo
tecnologicamente avanzato, in grado di rispondere alle necessità più diverse.
Una regia chiusa, posizionata specularmente al palco mobile, contiene le
elettroniche per il controllo degli impianti.
Dal punto di vista elettroacustico, è dotata di un impianto audio distribuito,
con settanta punti di diffusione costituiti da casse Tannoy (I5AWW full
range e CMS110b sub attivi) controllati a coppie di due; la distribuzione e il
processamento sono affi dati a due AudiaFlex, che gestiscono gli amplifi catori
multi canale Bittner a sevizio delle quaranta linee audio. Ogni diffusore, ogni
grappolo, e poi ogni settore è settato ad hoc: la disposizione delle casse
audio infatti non è omogenea, perché la cupola è curva e la distanza tra
sorgente e pubblico non è uniforme, quindi quelle più lontane sono state
tarate con varie linee di ritardo, un lavoro che ha richiesto diversi giorni.
Le Tannoy sono state poi settate con alcuni preset richiamabili facilmente,
a seconda dell’uso della sala, ma è possibile anche gestire l’impianto
esternamente con un mixer audio, nel caso di eventi live da seguire in tempo
reale e con maggiore impiego di linee microfoniche.
La sala è inoltre dotata di alcuni pozzetti con ritorni audio e video, per
per portare i segnali agli uffi ci e addirittura per dei collegamenti extra, per
esempio per regie esterne, gruppi elettrogeni di supporto, e anche per una
diretta satellitare.
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23
soluzioni
www.rds.it
www.engineeringsolutions.it
www.biamp.com
www.tannoy.com
www.dariautomazioni.it
Per quanto concerne il video, sono stati installati sei videoproiettori Christie Digital Roadrunner LX100 da
10.000 ANSI Lumen, che offrono una luminosità suffi ciente per contrastare la luce già presente nell’ambiente e
ottenere una proiezione a 360° molto coinvolgente, capace di trasfi gurare completamente e animare l’ambiente
con loghi, immagini, grafi che. Uno di essi è installato in modo da retroproiettare su una lente di Fresnell di DNP
Denmark da 120”, che funge da superfi cie di proiezione anche per video con immagini complesse e defi nite, e
che viene calata con un meccanismo mobile totalmente a scomparsa. I contributi audio e video sono
totalmente gestiti dalla regia che, attraverso il sistema di automazione della sala coordina l’utilizzo
delle diverse risorse multimediali, video comunicative ed elettroacustiche.
Anche il progetto luci è stato oggetto di una cura particolare: è stata scelta una soluzione di
illuminazione indiretta e senza apparecchiature a vista, sempre sfruttando le caratteristiche dei
pannelli; così centinaia di LED a temperatura di colore fredda sono stati istallati tra la cupola e il telaio,
in modo che la loro luce si diffondesse uniformemente attraverso i fori dei pannelli. Un effetto morbido
e surreale che fa risaltare le forme asimmetriche della copertura senza imporsi su di essa o infastidire
il pubblico. A questi sono stati poi aggiunti una serie di strip LED d’arredo, alcuni alla base delle pareti
e alcuni all’entrata, infi ne un perimetro luminoso alla base delle pareti completa l’effetto, ottenuto da
sorgenti a fl uorescenza a luce calda con effetto wall wash in contrasto con la luce fredda dei LED. È possibile
usarli da soli, per dare un nuovo scenario luminoso a LED spenti. Una piattaforma Crestron su BUS Cresnet
controlla la dimmerazione e gli scenari delle centinaia di LED installati.
Capitolo a parte è l’illuminazione per gli eventi, che prevede un controllo basato su bus DMX per le luci da
spettacolo.
In vista di un uso differenziato della sala, sono stati previsti vari accorgimenti per ottenere confi gurazioni
differenti dello spazio fi sico: il palco è stato dotato di una doppia pedana mobile a scomparsa a movimentazione
meccanica, in modo da ottenere palchi di piccole dimensioni per conferenze o per un solista, oppure di
maggiore metratura per gruppi. Le poltrone sono state prodotte espressamente per l’auditorium da Frau, e
possono essere facilmente sganciate, ridotte di numero, inoltre possono essere girate per essere disposte come
davanti a una passerella, o addirittura completamente eliminate per un evento di tipo live.
Il sistema di proiezioni
sull’involucro e sulla lente di
Fresnel retroproiettata
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24 dicembre ‘09 / gennaio ‘10 • n. 21
soluzioni
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soluzioni
Grani&BraciL’audio invisibile
Grani&Braci è un raffi nato ristorante milanese, aperto recentemente vicino alla rinnovata stazione di Porta Garibaldi in una zona trendy molto frequentata. In fase di realizzazione, l’obiettivo primario della proprietà è stato privilegiare l’estetica, costruita intorno all’evocazione di un’ambientazione naturale, quella del bosco, in armonia con la qualità delle dotazioni tecniche
Barbara Trigari
Grani&Braci si trova al piano terra di un palazzo uffi ci collocato in un’area di Milano in totale trasformazione
(nascita del nuovo quartiere Garibaldi, tra il quartiere Isola e Via Ferrari, dorsale del futuro centro
direzionale cittadino). La sala ristorante misura 500 mq e ha la forma di una “L”, l’intero locale ne misura 1.200
(una ulteriore sala bar nel seminterrato è in fase di completamento) con 25 vetrine su via Farini e via Ferrari,
strade fortemente traffi cate. Se la città fuori impone la propria fi sicità con il cavalcavia di via Farini, l’incrocio
delle strade, i palazzi, la chiesa, la fontana e il vicino Cimitero Monumentale, Grani&Braci è concepito come
un calmo rifugio impostato su una realtà alternativa a quella urbana e percepita come mancante: quella della
natura.
Nasce così l’idea di un allestimento interno che allude fi sicamente e concettualmente all’ambiente del bosco:
una sorta di bosco metafi sico con i suoi intrecci di rami e fronde (ripresi dalla grafi ca, che sale fi no al soffi tto,
sulle pareti del locale), i materiali naturali utilizzati per lo sfondo delle pareti (in pietra naturale), i tavoli realizzati
con sezioni di tronco di castagno centenario, le bottigliere in legno e gli arredi in rovere sbiancato, le separazioni
tra gli ambienti realizzate con tronchi di castagno scortecciati e cataste di legna da
ardere ecc. Lo stesso camino della griglieria è visibile dall’esterno, coerentemente con il
concept, nel quale anche l’elemento fuoco non stona di certo.
A sancire il contatto e la separazione con il mondo esterno, le 25 vetrate sul piano
stradale realizzate con campate uniche di circa 4 m di vetro camera stratifi cato,
impostate su un parapetto di muratura alto un metro, come schermo dal rumore e dalla
vista del traffi co. I passanti all’esterno sono in grado di vedere il locale discernendo
a colpo d’occhio gli elementi grafi ci della tappezzeria, il camino e i corpi illuminanti,
volutamente fuori scala rispetto al resto dell’arredamento.
I progettisti per l’allestimento del ristorante sono gli architetti Nisi Magnoni, Sabrina
Gallini e Gianluca Mosca; l’impresa che ha ottenuto l’appalto è CEI (Costruzioni Edili
Italiane) di Matteo Invernizzi e Carlo Ravanelli, la quale ha fornito una propria squadra
di tecnici per le luci. In particolare dell’audio si è occupata AVS di Tiziano Testoni.
Inizialmente la proprietà (Cir Food in società con il Gruppo Ethos, titolare della catena
Apparecchiature installate
Audio24 diffusori planari Amina AIW33 amplifi catori Inout DA480R completi di modulo trasformatori di linea AT480R1 preamplifi catore multizona Bose AMS-84 wall controller per Bose AMS-8 CS-WC3 Line input Module per Bose AMS-8 CS-LIM1 Sintonizzatore Onkyo1 CD player Marantz1 iPod classic completo di Docking station Corpi illuminanti80 Sonora 493 di Oluceapplique Diamond Oluce
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26 dicembre ‘09 / gennaio ‘10 • n. 21
soluzioni
Grani&Braci) aveva addirittura escluso la possibilità di
un impianto audio, ritenendolo diffi cile da gestire e da
mantenere in effi cienza, decisione poi ribaltata quando
si è resa conto delle possibilità offerte dalle moderne
tecnologie, sostenute dal convincente progetto di AVS.
La presenza del video è in fase di valutazione, perché
l’intenzione è di mantenere la ristorazione e non
l’intrattenimento al centro delle attività, ma è già
previsto un display nella zona bar del sottosuolo…
probabilmente una adeguata offerta di contenuti e un
preciso progetto d’uso della zona bar potrebbe dare il via
anche all’introduzione più decisa di questa modalità di
comunicazione.
L’audio a scomparsa
La prevalente esigenza estetica e la necessità di
realizzare un impianto la cui gestione e manutenzione
fosse il più possibile semplice e poco dispendiosa
(soprattutto in termini di tempo dedicato) hanno spinto
il progettista Tiziano Testoni a consigliare l’installazione
Pretendere di più Vedere di più Displays full HD LCD professionali
JVC Professional Europe Ltd. Filiale Italiana Via Cassanese, 224 Pal. Tiepolo - 20090 Segrate (MI) T. 02 269431 - F. 02 26929361 - www.jvcpro.eu - [email protected]
Sensore di movimento
Robusta struttura di Metallo
Interfacce professionali
Monitor con sensore di movimento, immagini con elevato rapporto di contrasto, schermo ultra sottile, possibilità di integrare in modo semplice compact players (mini pc+TV Tools 8.0/ software di digital signage); i nuovi monitors JVC LCD serie GM-F soddisfano le richieste professionali anche dei più esigenti.
Soluzioni perfette anche per i più esigenti
La parola all’installatore
Tiziano Testoni di AVS, progettista e installatore dell’impianto audio,
ci ha spiegato l’iter di simulazione della resa dell’impianto in fase
progettuale.
TT – Orientativamente conoscevo già la resa delle Amina nel
cartongesso, grazie a una precedente installazione fatta dalla mia
azienda in Francia, e so che la resa acustica è buona. Da Grani&Braci,
però, per il rivestimento delle pareti e del soffi tto, l’architetto ha
adottato un materiale vinilico spesso 1-1,5 mm, e temevo che non
“suonasse” come si deve. Le prove, in parte empiriche (non avendo a
disposizione una camera anecoica), e in parte strumentali (simulando
in laboratorio con un diffusore la situazione fi nale) hanno dimostrato
che il materiale plastico non alterava in maniera signifi cativa il
segnale, e non faceva da fi ltro. Il suono diventava solo leggermente
più opaco sulle frequenze fra i 4 e i 12 KHz, ma con un po’ di
equalizzazione, tutto è andato a posto.
www.avssrl.com
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soluzioni
Serie JVC GM-F GM-F420S, GM-F470S, GM-F520S
Amina AIW3
Gli AIX3 sono diffusori planari da incasso (muro o controsoffi tto) totalmente invisibili, realizzati con una
struttura in alluminio a nido d’ape ad altissima rigidità, brevettata da Amina. Queste caratteristiche li rendono
particolarmente adatti alle installazioni nelle quali vi siano esigenze estetiche, o vada rispettato un particolare
concept di design, ma sia richiesto contemporaneamente audio di qualità e/o elevate pressioni sonore. Per
applicazioni hi-fi è consigliato l’abbinamento di un subwoofer. I diffusori sfruttano il principio della cassa
di risonanza, ovvero la vibrazione indotta nel materiale dal quale vengono coperte (nel muro o nel soffi tto:
cartongesso, intonaco...), trasmessa successivamente al mezzo (l’aria) e quindi alle nostre orecchie. Il
risultato acustico di questo modello è uniforme e meno direzionale rispetto ai diffusori tradizionali, con buoni
risultati anche in ambienti molto riverberanti; inoltre le vibrazioni prodotte non danneggiano il rivestimento e
non sono sensibili alla fase.
I diffusori planari AIX3 hanno quindi un ampio angolo di dispersione, omogenea sulla maggior parte della gamma di frequenze, che
rende poco rilevante l’orientamento con il quale vengono installati. Poiché a vibrare è un’ampia “cassa di risonanza” (la superfi cie
della parete o del soffi tto), rispetto alle sorgenti audio puntiformi il livello di pressione sonora decresce in modo meno sensibile
quando ci si allontana dalla sorgente sonora. Nel pannello sono alloggiati due exciter professionali in acciaio inox da 40W RMS a 8
Ohm, sensibilità 84 dB / 1W /1m, massima pressione sonora 101 dB (in superfi ci spesse tra 1 e 2 mm), risposta in frequenza 100 Hz
- 20 kHz. Dispersione di 180°. Filtro passa-alto a 100 Hz e 24 dB/ottava. Ciascun pannello misura 45x34,5x3,8 cm e pesa 1,13 kg.
www.aminatechnologies.com Distribuito in Italia da Prase Engineering, www.prase.it
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28 dicembre ‘09 / gennaio ‘10 • n. 21
soluzioni
di diffusori planari NXT Amina AIW3. Si tratta di diffusori che emettono onde
sonore attraverso la vibrazione di uno speciale pannello spesso pochi millimetri,
e quindi perfettamente integrabile, anche esteticamente, nella controsoffi ttatura.
L’uso di diffusori tradizionali, in realtà più indicati per questo tipo di installazione,
è stato subito escluso per esigenze di immagine, da qui la scelta dei diffusori
planari.
La prima diffi coltà è stata quella di determinare il possibile risultato timbrico
dei diffusori, una volta installati come da progetto all’interno dei materiali delle
pareti: cartongesso e vinilico.
Si è poi posto il problema della simulazione acustica: l’azienda che produce gli
Amina infatti non mette ancora a disposizione dei progettisti una libreria delle
caratteristiche tecniche integrabile con i software di simulazione acustica, per
cui Testoni si è visto costretto ad effettuare prove in laboratorio, e ad adattare
alcune delle opzioni presenti nel suo programma Ulysses, modifi cando i
parametri e cercando di avvicinarli alla risposta delle Amina. È stata inoltre
utile un’esperienza precedente dell’installatore con questi diffusori, già utilizzati
per allestire una importante Show Room a Juan Les Pins in Francia: i dati
rilevati in quella occasione, sommati alle prove di laboratorio, sono serviti per la
progettazione dell’audio di Grani&Braci, che nella sua versione fi nale prevede
24 diffusori collocati alla stessa distanza l’uno dall’altro, per mantenere una
copertura uniforme. L’ampio angolo di diffusione di questo modello degli Amina
mantiene il segnale coerente in tutto lo spazio.
Rack e sistema di controllo si trovano al piano inferiore, dove è in fase di
realizzazione un lounge bar.
Coordinazione
Come nella maggior parte dei cantieri, anche a Grani&Braci tra i problemi più
complicati da risolvere ci sono state le tempistiche relative ai vari interventi,
e la diffi coltà installativa: per esempio la posa del gessista bisognava fosse
coordinata con l’inserimento degli altoparlanti planari nella struttura del soffi tto,
a sua volta in relazione al cablaggio, di diffi cile realizzazione a causa della
conformazione strutturale. I lavori sono stati ripartiti in due tranche successive,
predisponendo durante la prima tutto il necessario per la successiva
espansione.
Attualmente sono in esercizio quattro zone audio: la zona cassa e scala, le due
zone della sala ristorante e la zona al piano inferiore. Qui si trovano anche il
sistema Bose ControlSpace AMS-8, tre amplifi catori InOut DA480R 4x80W, il
modello studiato da Prase da abbinare con l’Amina e fornito di fi ltro passa-alto
che impedisce alle basse frequenze di arrivare ai trasduttori. Tutte le uscite poi
sono dotate di trasformatore per i 100 V, con il modulo InOut AT480R. Proprio
per ridurre al minimo gli interventi in caso di anomalie, gli altoparlanti sono stati
cablati a coppie; a ogni coppia corrisponde una cassetta di derivazione e un cavo.
Il privé al piano interrato del locale, dove la proprietà
sta pensando di aprire una saletta bar
Due vedute della sala ristorante, si può notare l’uso di materiali
naturali come legno e pietra
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soluzioni
www.avssrl.com
www.oluce.com
www.graniebraci.it
Il processore Bose, che si occupa della distribuzione dei segnali alle varie zone e del loro processamento, è
stato scelto per rispondere all’esigenza di affi dabilità fortemente sottolineata dalla committenza, con un ottimo
bilanciamento qualità/costo; inoltre, grazie ai controller da muro ControlSpace WC, sempre di Bose, l’impianto
è facilmente gestibile anche dal personale del locale. Volendo fi sicamente gestire le sorgenti dalla zona Cassa,
il segnale audio deve coprire una distanza di circa 45 metri, e quindi essere gestito in modalità bilanciata, a
questo scopo sono stati inseriti i moduli ControlSpace LIM, sempre Bose. Come sorgenti sono presenti: un CD
Marantz, un Apple iPod da 160 GB con docking station, un sintonizzatore FM/AM di Onkyo; soluzioni semplici
per un’ampia scelta di formati musicali per l’utente.
Zone in luce
Coerentemente con il concept del locale, l’illuminazione non cerca effetti spettacolari
ma punta a creare un’atmosfera positiva per la clientela. La particolarità invece
consiste nella sproporzione tra i corpi illuminanti, un’ottantina di calotte Sonora 493 di
Oluce disegnate da Vico Magistretti, rispetto all’arredamento: ciascuna lampada ha un
diametro di 133 cm, è quindi ben visibile dalle ampie vetrine. Oltre ai corpi illuminanti
sospesi sopra i tavoli della sala, nel locale sono presenti una serie di applique in fusione
Le caratteristiche del protocollo di gestione dell’audio digitale CobraNet hanno fatto sì che divenisse uno standard de facto nel mondo della system integration: fra tutte la possibilità di far convivere il delicato trasporto dei segnali audio con infrastrutture di rete pre-esistenti e poi per l’elevato grado di ridondanza che può essere implementato. Con l’aiuto di Yamaha, marchio tradizionalmente aperto ai protocolli più utilizzati per il trasporto audio, abbiamo preparato questo “vademecum” informativo
Da un contributo di Sandro Chinellato - Commercial Audio Application Engineer YamahaA cura della Redazione
L’evoluzione delle reti informatiche, che permettono di connettere tra di loro un gran numero di device
e di condividere risorse e contenuti, ha sempre avuto un grande potere di seduzione anche nel mondo
dell’audio, storicamente alla ricerca della massima fl essibilità nella gestione e distribuzione dei delicati segnali
audio.
CobraNet è un protocollo sviluppato nel 1997 da Peak Audio per il trasporto di segnali audio basato sulle
specifi che dello standard Ethernet, nato appositamente per rispondere alle esigenze di liberarsi dai limiti delle
infrastrutture analogiche e di introdurre il concetto di network anche nel mondo della distribuzione dei segnali
audio digitali. La scelta di sviluppare un sistema basandosi sulle regole dello standard Ethernet ha preso in
considerazione principalmente la possibilità di integrare le funzioni di trasporto audio su reti informatiche
preesistenti, strizzando inevitabilmente l’occhio al mercato dell’installazione.
Le caratteristiche generali
Nei suoi tratti generali, CobraNet prevede la possibilità di trasportare su di un unico cavo CAT5 fi no a 64
canali audio con risoluzione a 24 bit e campionamento a 48 kHz. In una comunicazione bidirezionale, i canali
salgono a 128. Se poi volessimo usare una frequenza di campionamento doppia, 96 kHz, il numero dei canali
scenderebbe a 32 per direzione, per un totale di 64.
La tipologia tipica di rete supportata da CobraNet è quella a stella, dove i device CobraNet sono collegati tra
di loro tramite un nodo centrale, e quindi attraverso uno
switch Ethernet.
Un primo parametro fondamentale quando si parla
di sistemi digitali, ma ancor più quando parliamo
di network, è il concetto di latenza, ossia il tempo
impiegato da un segnale per transitare da un ingresso a
un’uscita del nostro sistema, o tra i vari nodi della rete.
CobraNet, dando preferenza ad altre caratteristiche, ha
scelto di garantire una latenza fi ssa tra due nodi della
rete, a prescindere dalla lunghezza di percorso che il
segnale deve compiere per andare da una macchina
La tecnologia CobraNet coesiste
con il passaggio degli altri dati su
cavo Ethernet
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32 dicembre ‘09 / gennaio ‘10 • n. 21
vox technologica
Preamble Destinationaddress
Sourceaddress
Frametype
Audio Data
Bundle
FCSCH1
CH2
CH3
CH4
CH5
CH6
CH7
CH8
Trasmissione Audio diCobraNet
Bundle:• Unità di trasmissione audio CobraNet• Contiene dati audio fi no ad 8 canali
1 Bundle
all’altra, al “prezzo” di una latenza più accentuata (per network grandi,
fi no a 5,33 ms). (Per inciso, diverso è il caso del live, dove il concetto
temporale è fondamentale, e infatti il protocollo Ethersound, più usato
in quel contesto, offre tempi di latenza inferiori, fi no massimo a 0,2
ms). Per queste caratteristiche, CobraNet è più indicato per trasportare
pochi canali verso molte direzioni.
Come vedremo più avanti, in base alle esigenze di utilizzo della rete
e alla tipologia di hardware che abbiamo a disposizione, è anche
possibile impostare su diversi valori la latenza del sistema.
Ma ora, vediamo un po’ più da vicino come funziona il protocollo
CobraNet.
L’unità funzionale più piccola nella quale sono organizzati i dati
audio che il protocollo è in grado di trasportare prende il nome di
bundle [Figura 1]. Un “bundle” è composto da una serie di blocchi
di dati che specifi cano caratteristiche e tipologia (che vedremo tra
poco) del bundle stesso e, ovviamente, dalle informazioni audio che
rappresentano i canali che si desidera includere in questo pacchetto
(e che possono essere al massimo otto). Nella tabella riportata a
fi anco è indicato il numero di canali presenti all’interno della rete in
base alla risoluzione e alla frequenza di campionamento, e alla latenza
selezionata (legata alla tipologia di hardware implementato nei device
CobraNet, e nella tipologia di rete) [Figura 2].
Ogni 1,33 ms, viene così trasmesso nel network un burst che include
otto bundle, per un massimo possibile di 64 canali. Il primo bundle, che
non include dati audio, è quello che si occupa della sincronizzazione
di tutte le macchine presenti sulla rete, elemento fondamentale in
qualsiasi sistema digitale [Figura 3].
Il device che si incarica di dare il clock a tutte le altre apparecchiature
viene chiamato conductor, mentre le macchine che stanno in
ascolto e che si sincronizzano su questo segnale di clock vengono
chiamate performer (esattamente come in un’orchestra). Per garantire
l’affi dabilità del sistema, il protocollo CobraNet prevede che in caso di
guasto o di disconnessione dal network del conductor, una delle altre
macchine possa prendere il suo posto, per fornire di nuovo il clock a
tutti i dispositivi.
Le diverse tipologie di bundle
Per poter gestire in maniera articolata sia l’occupazione delle risorse
di rete, sia per consentire all’utilizzatore di stabilire una “policy” per
quanto riguarda la distribuzione dei canali audio all’interno di un
network, il protocollo CobraNet prevede, come accennato poco fa,
diverse tipologie di bundle, che vedremo ora da vicino.
• Ogni 1.33 ms viene trasmessa nel networkCobraNet una serie di dati di questo tipo
Deatpacket
Bundle#1
Bundle#2
Bundle#3
Bundle#4
Bundle#5
Bundle#6
Bundle#7
Bundle#8
Async serialdata packet
Isochronous cycle (1.33 ms)
Figura 1
Figura 3
Figura 2
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33
vox technologica
Bundle Multicast
Questi pacchetti vengono generati da un device presente nel network e
quindi indirizzati a tutte le macchine presenti sulla rete, questo signifi ca
che gli otto canali presenti in ognuno di questi bundle possono essere
utilizzati da qualunque apparecchio CobraNet che faccia parte della
stessa rete. E i bundle Multicast sono quelli che di più si avvicinano al
concetto di network come viene inteso in ambito informatico.
Questa tipologia di bundle è utile nelle situazioni dove non è possibile
prevedere, al momento della progettazione del sistema, l’esatta
distribuzione che sarà richiesta da coloro che poi se ne serviranno, un
aspetto che risulta altrettanto utile negli annunci legati alla sicurezza o
alle situazioni di emergenza, che di norma devono essere distribuiti a
livello dell’intera struttura dov’è installata la rete. Passando sul piano
operativo, i bundle Multicast sono identifi cati dai numeri che vanno da 1 a 255, quindi, impostando su un
apparecchio il valore del bundle compreso nell’intervallo appena indicato, si opterà automaticamente per
un bundle di tipologia Multicast. La scelta da parte degli ideatori di CobraNet di utilizzare una numerazione
convenzionale per l’identifi cazione dei bundle evita all’utilizzatore di dover specifi care l’indirizzo hardware (MAC
Address) della scheda di rete contenuta nel device destinato a ricevere il bundle, semplifi cando così di molto la
gestione del routing.
Bundle Unicast
All’estremo opposto dei pacchetti Multicast, invece, abbiamo i bundle Unicast. Questi pacchetti, identifi cati dai
numeri che vanno da 256 a 65.279, sono invece destinati solo ed esclusivamente a un solo dispositivo presente
nel network, ossia quello impostato per ricevere quel determinato bundle. Questa possibilità permette di gestire
in maniera molto precisa la distribuzione dei segnali all’interno della rete, e soprattutto permette di adottare la
policy corretta per quanto riguarda l’utilizzo della banda disponibile sulla rete.
Se prendiamo in considerazione una rete dove siano presenti diverse unità CobraNet e degli switch Ethernet
con porte a 100 Mb (situazione piuttosto frequente, soprattutto quando è necessario integrarsi con infrastrutture
CobraNet VS Ethersound
Se CobraNet è il protocollo più utilizzato per le installazioni, Ethersound è quello che viene maggiormente impiegato nel live. Ma ecco le
rispettive caratteristiche essenziali, che fanno peferire l’uno e l’altro per specifi che applicazioni
CobraNet:
• Latenza fi ssa ma medio-alta
• Diffi coltà nello “splittare” grandi numeri di canali
• Meglio sfruttato per mandare pochi canali in molte destinazioni
• Topologia di network fl essibile
• Ridondanza a bordo di serie, con possibilità di utilizzare
“Trunking” e “Spanning-Tree”
• Sono necessari più tipi di software per il controllo e la
programmazione
EtherSound:
• Latenza molto limitata
• Facilità di “splittare” molti canali
• Meglio sfruttato per mandare molti canali verso poche
destinazioni
• Topologie consentite “Daisy-chain” o “Ring”
• Ridondanza non di serie, anche se può essere utilizzato il
“Trunking”
• E’ necessario solo un software per la progarmmazione e il
controllo
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34 dicembre ‘09 / gennaio ‘10 • n. 21
vox technologica
preesistenti) nel caso dell’utilizzo di un bundle Multicast, una volta che
questo sia giunto allo switch, verrà inviato a tutte le sue porte; per evitare
di saturare la banda disponibile, il numero massimo di bundle utilizzabili
nella rete CobraNet sarà di otto. Nel caso invece si stiano utilizzando
bundle Unicast, questi verranno trasmessi dallo switch solo nel momento
in cui un altro device ne faccia richiesta. Anche in questo caso, però,
è necessario fare attenzione alla pianifi cazione della rete, dato che il
limite di ogni singola porta dello switch rimane sempre di otto bundle (in
qualsiasi combinazione Multicast e Unicast).
Bundle Multicast-Unicast
A fi anco di queste due tipologie di bundle, ve n’è una terza, non
supportata da tutte le macchine CobraNet, ma che permette un grado
ulteriore di fl essibilità nel routing dei bundle all’interno della rete: si tratta
di pacchetti con caratteristiche miste Multicast-Unicast. In questo caso
è possibile trasmettere gli stessi canali audio in due, tre o quattro bundle
Unicast a specifi ci device, invece di utilizzare un bundle Multicast.
Accorgimenti
Allo stato attuale, le reti che vengono realizzate sono spesso dotate di
hardware a 1 Gigabit, che permette di progettare in maniera più libera la
distribuzione dei bundle all’interno della rete senza temere di saturare la
banda disponibile.
Per una miglior gestione delle risorse di rete, la pratica corrente nella
progettazione di reti CobraNet prevede l’impiego delle V-LAN (Virtual
LAN), ossia la possibilità offerta da molti “managed switch” di splittare
una singola infrastruttura in più reti virtuali. Questa soluzione permette di
utilizzare in maniera più libera anche i bundle Multicast, potendo veicolarli alle porte di una delle V-LAN senza
interessare quelle rimanenti nello stesso switch, ma assegnate a un’altra rete virtuale. Una raccomandazione
riguarda l’utilizzo “ibrido” di un’infrastruttura di rete: sebbene sia possibile far convivere i dati appartenenti al
protocollo Ethernet con i normali dati informatici, è sempre opportuno separare i due mondi tramite l’utilizzo
delle funzioni V-LAN, per evitare improvvise saturazioni della banda disponibile, causando drop nell’audio, o
perdendo la comunicazione tra i device informatici.
Affi dabilità e ridondanza
Un ultimo aspetto, estremamente importante per quanto riguarda la sicurezza del funzionamento di una
rete CobraNet, riguarda il concetto di ridondanza. Il protocollo prevede una ridondanza nativa, e infatti tutti
i device CobraNet presentano due porte Ethernet, una primaria e una secondaria, ed entrambe veicolano lo
stesso segnale. Quando una delle due connessioni viene a mancare, automaticamente la comunicazione tra le
macchine viene deviata sul percorso rimasto effi ciente.
In confi gurazioni più articolate, in cui siano presenti uno o più switch, il protocollo è in grado di trovare
autonomamente un percorso che garantisca la comunicazione anche in caso di guasto o di interruzione di uno
di essi. La struttura di rete di tipologia “Spannig tree” (codifi cata nello standard IEEE 802.1d), infatti prevede
la possibilità di implementare delle confi gurazioni con un grado di ridondanza molto alto, rendendo possibile
Figura 4
Ridondanza di CobraNet
Produttori di dispositivi CobraNet
Questi produttori (e molti altri) utilizzano su licenza la tec-nologia CobraNet per i propri prodotti che possono essere quindi integrati in un unico network.
• I canali devono essere trasmessi in “Bundle”, questo
rende CobraNet più indicato a mandare pochi canali verso
molte destinazioni
• La topologia del Network è molto fl essibile (come un
computer network)
• Network molto grandi richiedono maggiore latenza
(5.33ms)
• La ridondanza del cavo è già predisposta di serie, si
possono progettare delle ridondanze di Network
www.cobranet.info
www.yamahacommercialaudio.com
www.ethersound.com
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36 dicembre ‘09 / gennaio ‘10 • n. 21
approfondimenti
NEC Installation Series NPx250Tanto (qualità e prestazioni) a poco (prezzo)
In occasione dei seminari Connessioni onAir, organizzati dalla nostra redazione durante i giorni del concluso TopAudo&Video Show di Milano, abbiamo avuto l’occasione di mettere le mani sulla nuovissima serie di videoproiettori della Nippon Electric Company, così da poterne apprezzare i diversi aspetti e la loro versatilità
Il 18 settembre scorso, grazie alla cortesia di NEC, abbiamo avuto un confronto aperto sui nuovi prodotti
appena entrati a listino del costruttore giapponese, che sicuramente rappresentano una interessante
alternativa di mercato per la qualità offerta e le prestazioni dichiarate. La gamma dei proiettori si articola in
quattro modelli, dotati del suffi sso x250, e suddivisi in base alla luminosità che esprimono; si parte dal piccolo
NP1250 da 3.700 ANSI Lumen per arrivare all’NP3250 da 5.000 ANSI Lumen (e NP3250W oggetto dei nostri
approfondimenti), passando per l’intermedio NP2250 da 4.200 ANSI Lumen.
Tutti sono dotati di matrici LCD Seiko-Epson D7 (con C2 fi ne technology), in diagonale da 0,8” e risoluzione
nativa XGA (1.024x768 pixel); la gamma viene completata da un modello wide, NP3250W appunto, che è invece
Albe
rto
Pilo
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37
approfondimenti
dotato di matrice WXGA da 1.280x800 pixel e garantisce 4.000 ANSI Lumen di luminosità massima, per merito
di una unica lampada da 330 W della durata dichiarata di 2.500 ore (in eco-mode), che comunque è montata su
tutta la nuova serie.
A livello di dotazione generale, il parco connessioni è quanto ci si aspetta da apparecchi di questo lignaggio, e
non mancano naturalmente la presa DVI-D, la connessione USB diretta oltre che l’interfaccia di comando LAN
tramite connettore RJ-45 (o W-LAN tramite il modulo già compreso nella dotazione) o Seriale RS-232, con la
piacevole sorpresa di un I/O per la vaschetta BD15-HD (comunemente detta “VGA”) in modo da permettere un
loop di segnale dal primo videoproiettore all’ultimo, naturalmente solo in analogico.
La peculiarità della serie NP è, infatti, quella di poter lavorare in stacking (confi gurazione multi-proiettore)
a tutto vantaggio della luminosità a schermo: installando ad esempio quattro proiettori NP3250 (massima
confi gurazione numerica consentita dal software di controllo), si ottengono ben 20.000 ANSI lumen in struttura
“modulare”. Lo staking permette così all’installatore di disporre di una elevata potenza luminosa in condizioni di
luce ambiente non controllata, o di schermo irraggiato direttamente dal sole, e poi di poter spegnere magari uno
o due proiettori quando la luce della stanza non sia più chiaramente antagonista a quella dei proiettori, e non
serva quindi ulteriore potenza luminosa per ottenere un’immagine intelligibile e apprezzabile a schermo. Dato il
prezzo in offerta che ci è stato segnalato, poi, questa soluzione, oltre che essere particolarmente “intelligente”
risulta anche conveniente, ma per questi dettagli squisitamente commerciali vi rimandiamo al vostro rivenditore
o agente di zona.
Serie NP x250: Staking, gestione in remoto, digital signage
Il software fornito a corredo, e gratuitamente, offre molte possibilità interessanti che è utile conoscere. Il suo
uso, ci dicono da NEC, purtroppo non è ancora stato recepito come un plus dal mercato, ma a nostro avviso è
un vero peccato: poter espandere liberamente le potenzialità e non avere “solo” un ottimo proiettore per le mani,
ci sembra un fatto più che positivo. A puro titolo di esempio, basti ricordare quello chiamato Image Express
Utility che permette di trasmettere immagini (statiche, ovviamente) tramite il solo cavo LAN senza utilizzare
il collegamento RGBHV, una bella comodità, invece di dover adoperare extender di
segnale o quant’altro.
Ma vediamo anche alcuni altri applicativi e algoritmi che ci sono parsi interessanti.
Gli apparecchi sono equipaggiati con un chip Reon, dotato di algoritmi di deinterlaccio
e scaling HQV (Holliwood Quality Video) di Silicon Optix, un componente di primo
piano nel panorama internazionale. Questo chip si occupa della gestione video
del proiettore, comportandosi come una sorta di GPU (già in passato i prodotti
del costruttore giapponese sono stati apprezzati per il loro Geometric Correction
Tool, ossia l’algoritmo che permetteva di proiettare in superfi ci non piane, o non
perpendicolari allo schermo). Nella serie x250 questo algoritmo è stato ulteriormente
affi nato e chiamato Geometric Stacking Tool; come il nome lascia facilmente intuire,
è il software che permette di confi gurare i proiettori in più unità, semplifi cando
notevolmente la vita all’installatore… il procedimento è così semplice che è quasi più
“complicato” spiegarlo per iscritto che collegare i cavi e osservarlo funzionare. I quattro
(ma anche tre o due) proiettori in stack, cablati con gli I/O di segnale RGBHV via DB15-
HD, e poi collegati in rete con un PC mediante la connessione LAN o W-LAN, vanno
poi messi in relazione con le rilevazioni operate da una webcam (tipo la Quick Can
Luminosità: 4.000 ANSI LumenContrasto: 500:1Funzione Lens-Shift (verticale ed orizzontale)Diagonale: min 76 cm, max 1.270 cmDistanza di proiezione: 0,89 - 20,8Funzione Lens-Shift (verticale ed orizzontale)Funzione di spegnimento alimentazione3D-Reform™ digitale5 obiettivi di ricambio con chiusura rapidaFunzione timer accendere/spegnereFunzione LAN- e W-LANTriplice sistema di sicurezza3.000 ore durata lampade (Modalità eco)
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38 dicembre ‘09 / gennaio ‘10 • n. 21
approfondimenti
Pro 9000 di Logitech o altra di pari prestazioni) posizionata vicina allo schermo
e usata per controllare “la geometria” dell’immagine. Assegnato a uno dei
proiettori il compito di master, la messa a punto dello staking avviene mediante
l’interscambio di test pattern a schermo che progressivamente “copiano” la
posizione dell’immagine anche nei proiettori “slave”, mediante il Geometric
Correction Tool. Il tutto è concluso in poco più di un minuto, con lievissimi
ritocchi se si è dei veri e propri “puristi” dell’immagine. Per i più nostalgici di
noi, o per gli installatori di vecchio corso che hanno vissuto gli anni d’oro dei
proiettori CRT (con relative gioie e dolori), quest’operazione ricorda senza dubbio
la correzione automatica della convergenza dei prodotti dell’epoca.
Un’altra implementazione dei software già esistenti, sicuramente apprezzata
anche nei nuovi proiettori, è la possibilità di gestire contenuti multimediali da
remoto grazie al proiettore. Una volta collegato un videoproiettore via USB a
una rete di computer, e defi nito uno di questi come Server dove posizionare un
“network share” (una cartella, un disco rigido o una partizione dello stesso), è
possibile recuperare da questa posizione un contenuto audio video e riprodurlo
localmente. L’audio è garantito da uno speaker da 7 W che si trova on board.
In pratica, pensando al mercato corporate, i contenuti che risiedono in una
postazione fi sica diversa da dove si trova il proiettore, possono essere visualizzati
e ascoltati nelle aule di proiezione grazie al riconoscimento del proiettore nel
network locale (via indirizzo IP o nome della macchina) e poi ripescati mediante il protocollo universale di
fi le sharing chiamato Samba; al momento sono permesse le visualizzazioni di fi le di tipo WMV, JPG o TIFF,
facilmente ottenibili anche da presentazioni multimediali classiche tipo i Power Point per Windows o i Keynote
per Mac OS-X. Questi software ci sono piaciuti per le possibilità operative, ma è stato il “PC control utility
Pro” a colpirci, una vera e propria suite di utilizzo per il proiettore in ottica digital signage, ma utile anche per
aule didattiche e sale di controllo. Si vanno a confi gurare i proiettori (uno o più di essi) per numero, posizione
o “gruppo di appartenenza”, parametri naturalmente assegnabili in base alle proprie esigenze; di questa
rete di proiettori (coordinata da un server che deve rimanere necessariamente acceso 24/7/365 per poter
sfruttare debitamente la rete) si potranno arbitrariamente cambiare i tempi di accensione e spegnimento, il
tipo di ingresso/sorgente/contenuto, la loro appartenenza o meno a un determinato “gruppo” e via via tutte
le altre caratteristiche principali. Organizzata opportunamente una sorta di “time line”, le possibilità operative
dipendono solo dalla fantasia e abilità dell’installatore. Creare dei video wall (in retroproiezione o proiezione
frontale), oppure degli schermi localizzati nella superfi cie da trattare, che cambiano contenuto o parte di esso
secondo un orario e in base alla stagione, o seguendo le necessità della manifestazione, il tutto senza
apparecchiature esterne, è qualcosa che andrebbe probabilmente valorizzato maggiormente.
Infatti alle volte capita che quanto ci viene dato gratuitamente “non ci convince” fi no in fondo per una
sorta di recondita diffi denza… lo diciamo in modo provocatorio, ma NEC potrebbe far apprezzare
maggiormente i suo i software rilasciandoli a pagamento? Molto più che apprezzabile, quindi, la linea di
condotta commerciale di NEC che invece rende disponibili questi software (e altri) direttamente tramite
il sito aziendale all’indirizzo http://www.nec-display.com/dl/en/pj_soft/lineup.html.
Vista completa del parco connessioni. Si noti il modulo W-LAN di
serie e soprattutto il pratico loop di segnali RGBHV tramite connettore
BD15-HD, oltre che la porta Seriale RS-232
ap
In
s
www.nec.it
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approfondimenti
22a Mostra Internazionale delle Tecnologieper lo Spettacolo, l’Installazione e il Broadcast
SGM: la Serie Genio Mobile, per illuminazioni architetturaliCompatti e dalla robusta costruzione, i diffusori a LED a testa mobile di casa SGM si collocano ovunque con facilità, non richiedono manutenzione e sfi dano polveri e pioggia. Disponibili nelle due versioni White ed RGB, sono gestiti in DMX per ogni diversa esigenza scenografi ca
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approfondimenti
Le caratteristiche di Genio Mobile rendono adatto questo diffusore a LED ad un ampio spettro di usi,
specialmente nel campo dell’illuminazione architetturale. Le dimensioni anzitutto (di 24x24x12 cm circa)
che, determinandone la compattezza, facilitano la collocazione in contesti architettonici diversi, senza risultare
invasivi. A ciò va aggiunto il peso di soli 6,5 kg, che ne agevola ulteriormente le installazioni.
In secondo luogo, grazie alle teste mobili ad ampia rotazione in orizzontale e verticale e alle diverse aperture dei
coni di luce, la fruibilità è estesa ad angoli anche molto acuti. Ed è importante poi la stessa tecnologia a LED,
che assicura migliaia di ore di funzionamento, senza dunque interventi di manutenzione sempre problematiche
negli edifi ci pubblici. Da ultimo, ma non ultimo, la robustezza della loro costruzione, con difesa totale contro
polveri e pioggia.
SGM propone anche una versione (Genio IP65) con movimento non motorizzato solo della parte dove sono
montati i LED, ma con caratteristiche analoghe.
I LED che fanno la differenza
Le lampade a LED offrono svariate caratteristiche che le differenziano dalle sorgenti
convenzionali: la luce generata è priva di raggi ultravioletti, potenzialmente pericolosi, e
di raggi infrarossi dall’elevata componente termica che, oltre alla dispersione energetica,
possono riscaldare o danneggiare l’oggetto illuminato. La vita media è di oltre 100.000 ore
a regime di piena potenza, eliminando praticamente la necessità della loro sostituzione.
La resa luminosa sull’intensità del rosso, con riferimento alle prestazioni di Genio Mobile,
è equivalente a quella di una lampada alogena da 750 W, ma con un impiego di potenza
inferiore a 100 W. Tutte caratteristiche che portano a scegliere il LED come sorgente
luminosa in ambito architetturale, a cui si somma un rapporto molto vantaggioso tra bassi
consumi ed effi cienza.
Gli illuminatori Genio Mobile, che ricorrono appunto alla tecnologia a LED, si presentano in
due versioni: RGB e White.
I primi, Genio Mobile RGB, sono realizzati con 16 LED Luxeon di cui quattro rossi, otto
verdi e quattro blu, per una potenza luminosa complessiva di 1.500 Lumen. La scelta di
raddoppiare i LED verdi, rispetto ai rossi e ai blu, dà origine a una composizione cromatica
che meglio approssima quella della percezione visiva della luce naturale, caratterizzata
appunto dalla dominanza della componente verde.
La temperatura colore generata, ottenuta per sintesi additiva sul numero totale dei LED
accesi, è di 6.500°K, valore che, grazie alla possibilità di combinazioni cromatiche RGB,
dai colori più saturi a quelli più tenui con un effi cace controllo della loro tonalità, è possibile
variare in maniera lineare, direttamente sul proiettore, da 2.000°K a 10.000°K secondo le
necessità.
I secondi, Genio Mobile White, presentano anch’essi 16 LED di cui 12 bianchi e quattro di
colore ambra, per una potenza totale di 1.800 Lumen. Anche in questo caso è disponibile
una totale variazione dei toni di bianco, da quelli più caldi con dominanza degli ambrati
a quelli più freddi verso il bianco puro, per temperature colore comprese tra 2.000°K
e 6.700°K con passaggio graduale e lineare. Genio, senza testa mobile motorizzata, è
prodotto anche nella versione Full Color: monta 16 LED full color da 5 W, offre fl usso
luminoso di 1.600 Lumen, temperatura del colore di 6.000°K (variabile).
Caratteristiche tecniche
Genio Mobile_IP65Sorgente luminosa - RGB4 LED K2 blu 4,5 W, 8 LED K2 verdi 4,5 W, 4 LED K2 Rossi 3 WFlusso luminoso 1.500 LumenPotenza assorbita 70 WDurata dei LED 100.000 ore a piena potenzaSorgente luminosa - White LED4 LED K2 ambra 3 W, 12 LED P4 bianchi 4,5 WFlusso luminoso 1.800 LumenTemperatura del colore 2.000 - 6.700°KPotenza assorbita 70 WDurata dei LED 100.000 ore a piena potenzaOttiche: 8° - 25° - 40°Pan 540° - Tilt 270° motorizzati13 canali DMXDisplay LCD, tre pulsantiMicrocomputer interno per le regolazioni via display o RS-232Grado di isolamento: IP65Dimensioni: 24x26x30 cm (AxLxP)Alimentazione: AC 90-270 V, 50-60 HzPeso: 6,5 kg
Genio_IP65Oltre alle versioni RGB e White LED, versione Full Color:16 LED P5II full color 5 WFlusso luminoso 1.600 LumenTemperatura del colore 6.000°K (variabile)Potenza assorbita: 75 WOttiche: 8° - 25° - 40°Pan e Tilt +/- 135°8 canali DMXMicrocomputer interno Grado di isolamento: IP65Dimensioni: 24x24x11,8 cm (AxLxP)Alimentazione: AC 90-270 V, 50-60 HzPeso: 4 kg
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42 dicembre ‘09 / novembre ‘10 • n. 21
approfondimenti
caratteristiche e programmazione
Dalle sorgenti di luce, passiamo alla struttura dei corpi illuminanti nel loro
insieme. Genio si caratterizza anzitutto per la sua funzionalità a testa mobile,
con rotazione completa (540° Pan – 270° Tilt) nei due sensi orizzontale e
verticale. Le ottiche del proiettore sono poi intercambiabili, per fasci luminosi
più o meno allargati con angoli d’apertura di 8°, 25° e 40°.
Rientranti tipicamente nella categoria degli illuminatori integrati, dotati cioè di
microprocessore e servomeccanismi di gestione e controllo delle luci, i Genio
offrono estrema duttilità testimoniata da un completo menu di funzioni che
consentono di:
• confi gurare il proiettore secondo le proprie esigenze nelle variabili di
orientamento, otturazione, dimmer, saturazione cromatica e temperature
colore;
• programmare le scene e il calendario, per poterli utilizzare senza
connessione a console;
• testare le parti che lo compongono;
• ricavare informazioni sul funzionamento.
Le sue funzioni vengono gestite su protocollo DMX 512, il ben noto segnale digitale seriale standard Usitt
(United States Insitute Theater Technology), oppure tramite RS-232.
Con riferimento al DMX, Genio Mobile trasmette e riceve su 13 canali (solo otto per Genio, che defi nisce
indirizzamento e programmazione delle funzioni interne in RDM (Remote Device Management, anch’esso
standardizzato Usitt). Genio Mobile permette la programmazione anche da display (è provvisto di un LCD e
di tre pulsanti), le impostazioni sono poi richiamabili da telecomando IR, opzione molto comoda in caso di
installazioni in negozi, musei, facciate di palazzi, dove può non essere necessaria una console di controllo.
Genio invece, non presenta né display né pulsanti, con ogni impostazione proveniente dall’esterno e
memorizzata nella propria memoria interna di lavoro.
Qui Nizza: l’hotel che risplende di Genio
Al tramonto le sue luci sono calde tendenti al rosso fi amma, verso mezzanotte le
tonalità si portano al verde-azzurro come quello del mare lì vicino, e poi, nel pieno
delle ore notturne, diventano di un blu cobalto saturo. Una gamma di luci e colori che
valorizza i suoi volumi architettonici con ogni particolare decorativo e che, con fasci
radenti dal basso all’alto, evidenzia balconate, balaustre e capitelli. Senza poi contare
che, per feste e occasioni particolari, gli scenari possono diventare più dinamici con
sequenze rapide e veloci, ma sempre dall’aspetto elegante.
Parliamo dell’hotel Boscolo Atlantic che, con la sua linea d’edifi cio storico dallo
stile classico, caratterizza la passeggiata di Nizza fi n da tempi della belle époque. Una struttura che adesso, sfi dando la notte,
resta perfettamente visibile anche nelle ore più tarde e il cui tetto, anch’esso illuminato e valorizzato, si ammira in particolare dai
circostanti rilievi collinari.
Tutto questo è dovuto al progetto dell’architetto e lighting designer Marco Bisenzi Cipriani che prevede un’articolata soluzione con
ricorso ai sistemi d’illuminazione SGM della Serie Genio in tecnologia a LED a testa mobile.
La dispersione luminosa di
Genio Mobile White LED, da
2 a 15 m
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43
approfondimenti
www.sgm.it
Genio Mobile può essere programmato e utilizzato
successivamente in playback, senza controlli esterni; è possibile
defi nire tempi e modi per le 24 ore, e ripetere automaticamente
il ciclo defi nito per sette giorni (ogni proiettore può ospitare
una programmazione di uno “show” composto da massimo 10
scene). Può essere utilizzato in modalità stand alone, ma anche
secondo logica Master-Slave, operando con un protocollo di
trasmissione proprietario on board.
In termini di smaltimento del calore, il funzionamento è in
tecnologia fanless senza alcuna ventilazione forzata ma ottenuta
per convezione attraverso le aperture posteriori ad alette. A
ciò va aggiunto un termoregolatore integrato che garantisce
il funzionamento ottimale anche in condizioni estreme. Oltre
che in esterni per il suo alto grado di protezione industriale,
Genio Mobile dimostra dunque ottima funzionalità anche in
ambienti interni quali pinacoteche o musei, per la sua assoluta
silenziosità di funzionamento e capacità di operare anche su zone
scarsamente ventilate.
Design versatile
Al di là della sua duttilità e delle prestazioni funzionali, Genio è
stato progettato, in termini di struttura, con un design discreto
ed elegante che, come anticipato, gli permette di integrarsi
con discrezione e di adattarsi agli elementi architettonici. È
predisposto per vari tipi di installazione, può essere fi ssato a terra
o a parete tramite i quattro fori posti sotto la base, ma anche
appoggiato a terra, su superfi cie piana, assicurando massima
stabilità qualunque ne sia l’inclinazione della testa.
Di particolare rilievo il suo grado di protezione industriale
(Industrial Protection), classifi cata come IP 65 dall’alto grado di
isolamento a polveri e umidità, che lo rende adatto a installazioni
in esterni e interni anche in condizioni estreme. Per la precisione
(come si chiarisce nel box) offre protezione totale contro la
polvere e contro getti d’acqua a bassa pressione provenienti da
ogni direzione.
Le classi di protezione industriale IPL’acronimo IP, Industrial Protection, si riferisce alla robustezza di
costruzione di un’apparecchiatura e alla sua capacità di funzionamento
anche in ambienti ostili sia interni (aree inquinate da agenti aggressivi
quali polveri, acidi, solventi) che esterni (tipicamente esposte a pioggia
e vento).
Le classi di protezione IP, come stabilito dall’IEC, International Electronic
Commettee, vengono defi nite da una coppia di numeri di cui il primo,
variabile da 0 a 6, defi nisce la capacità di resistenza ai corpi solidi e
il secondo, compreso tra 0 e 8, riguarda la resistenza ai liquidi. Ecco il
signifi cati di ciascun numero.
1° Numero: resistenza ai corpi solidi. Defi nisce una sorta di capacità di
schermatura contro invasioni di oggetti fi sici esterni secondo i seguenti
gradi:
0 – Nessuna protezione (come dire, un’apparecchiatura priva di
involucro protettivo);
1 – Protezione contro oggetti di dimensioni fi no a 50 mm (involucro a
griglia di ampie maglie);
2 – Protezione contro oggetti di dimensioni fi no a 12 mm (griglia
a maglie più strette, per esempio la copertura di una lampada di
illuminazione pubblica contro atti vandalici);
3 – Protezione contro oggetti di dimensioni fi no a 2,5 mm;
4 – Protezione contro oggetti di dimensioni fi no a 1 mm;
5 – Protezione contro la polvere, con ammessa una parziale
penetrazione;
6 – Protezione totale contro la polvere.
2° Numero: resistenza ai liquidi. Defi nisce la permeabilità all’acqua
1 – Protezione contro cadute di gocce d’acqua solo in senso verticale;
2 – Protezione contro spruzzi d’acqua con angolazione fi no a 15°
rispetto alla verticale;
3 – Protezione contro spruzzi d’acqua fi no a 60° rispetto alla verticale;
4 – Protezione contro spruzzi provenienti da ogni direzione, con
ammessa una limitata penetrazione d’acqua;
5 – Protezione contro getti d’acqua a bassa pressione provenienti da
ogni direzione, con ammessa una limitata penetrazione d’acqua;
6 – Protezione contro forti getti d’acqua da ogni direzione, con
ammessa una limitata penetrazione d’acqua;
7 – Protezione contro immersione in acqua con profondità fi no a 1 m;
8 – Protezione contro immersioni in acqua a profondità maggiori di un
metro (alta pressione) e per lunghi periodi.
Con riferimento dunque a questi parametri, si può subito classifi care
la capacità di un dispositivo – nel nostro caso l’illuminatore Genio – di
funzionare correttamente in un determinato ambiente. Se l’illuminatore
è caratterizzata da IP65, vorrà dire che è stato costruito con protezione
totale contro la polvere (primo numero = 6) e di capacità di resistere
contro getti d’acqua (tipicamente la pioggia) provenienti da ogni
direzione (secondo numero = 5).
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44 dicembre ‘09 / gennaio ‘10 • n. 21
pillole
E-reader per e-bookQuale direzione?
Da tempo si parla di sostituire il libro o il quotidiano con un hardware dedicato alla lettura, in grado di ricevere e/o immagazzinare materiale scaricato da un sito che distribuisce contenuti, con la stessa portabilità e comfort di lettura della pagina di carta. Le soluzioni tecnologiche presentate non mandano ancora in pensione la carta, ma offrono interessanti prospettive per l’informazione in mobilità
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Siamo stati tra i primi ad affrontare il tema e-book, parlando (Connessioni n. zero, aprile/maggio 2006)
dell’inchiostro elettronico e-ink. Sono passati tre anni e ancora il buon vecchio libro, insieme al quotidiano
cartaceo, monopolizza la lettura in treno o sui mezzi pubblici, mentre il tempo dedicato alla lettura in
movimento diminuisce anche per “colpa” del computer portatile o del cellulare. Almeno qui in Italia, mentre
l’ormai famigerato Kindle di Amazon l’anno scorso pare abbia venduto sulle 750.000 unità negli Stati Uniti
(secondo una stima, poiché Amazon non rilascia dati di vendita), mentre Sony con PRS-700BC e Fujitsu con
FLEPia hanno sviluppato reader concorrenti, Apple ha portato i libri sull’iPhone, e si vocifera lancerà presto un
touchscreen (LCD, però) dedicato, mentre un sito canadese (www.shortcovers.com) vende anche singoli capitoli
di libri leggibili sull’iPhone, il BlackBerry o i cellulari Android basati su Linux. Proliferano insomma i tentativi
di agganciarsi al carrozzone e-book, forse anche nel tentativo di capire quale sarà il trend defi nitivo: schermo
grande (superiore ai 6”) o piccolissimo (cellulari)? Dispositivo dedicato, oppure multifunzione (libro elettronico
che fa anche da cellulare, per esempio)? Hardware da solo, o hardware fornito insieme al servizio e ai contenuti?
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Hardware e abitudini di lettura
Ci sono due possibili approcci al problema, il primo parte dal presupposto che l’e-book fi nirà per sostituire il
libro convenzionale perché sarà in grado di offrire tutte le possibilità della carta, più alcune nuove legate alla
tecnologia specifi ca, in particolare la possibilità di scaricare ovunque qualsiasi contenuto e di modifi carlo
con le proprie annotazioni. Pensate alla comodità di scaricarsi al volo il manuale di un apparecchio, proprio
nel momento in cui ci serve. Il secondo approccio ipotizza che lo spostamento dell’utenza verso reader
digitali non dipenderà dalla somiglianza di questi ai libri o ai giornali, ma da un cambiamento delle abitudini
e delle modalità di fruizione dei libri, sempre più schermo-dipendenti (molti leggono il quotidiano on-line) e
caratterizzate da letture brevi e frequenti.
I produttori
All’inizio di giugno la società di Cambridge in Massachusetts che produce l’inchiostro elettronico e-ink,
il miglior surrogato digitale, per ora, della scrittura sulla carta, ha stretto un accordo per l’acquisizione
da parte della taiwanese Prime View International (PVI) per creare un’unica società dedicata alla carta
elettronica. Sicuramente sia E-ink che PVI credono fortemente nello sviluppo del libro digitale, infatti
si sono mosse, come per altro la concorrenza, per sviluppare anche le prevedibili prossime tendenze
del settore, ovvero i display fl essibili (arrotolabili) e l’inchiostro colorato (non solo b/n) e capace di
incorporare contenuti video (12-15 frame al secondo): come La Gazzetta del Profeta di Harry Potter. L’altro aspetto
da non trascurare è il costo. Tra oggetto d’élite e accessorio per tutti, la tendenza più diffusa sembra la seconda, con
il nuovo Kindle DX proposto a 489 dollari e fornito di display da 9,7” (Kindle 2 con display 6” costava 359 dollari).
Un prezzo relativamente basso e destinato a scendere ulteriormente, e probabilmente Amazon conta di rifarsi con la
vendita di contenuti e servizi. E i concorrenti dovranno adattarsi: Plastic Logic, Brother, Sony, iRex Technologies, Fujitsu
(che ha da poco rilasciato il nuovo FLEPia a colori), E-ink ecc. Tutti questi prodotti si differenziano ancora molto nelle
caratteristiche: qualcuno si collega a Internet in modalità wireless per scaricare contenuti, altri sono semplici lettori,
alcuni sono più sottili altri meno, alcuni solo b/n altri con gradazioni di grigio, alcuni hanno molta memoria, altri limitata,
alcuni leggono solo formati proprietari, altri anche comuni PDF. Insomma non esiste uno standard di riferimento, anche
per questo motivo le aziende presentano nuovi prodotti a cadenze molto strette. Per non parlare di standard dei formati,
modalità di acquisto dei testi (condotte dal produttore dell’hardware oppure dal singolo acquirente del lettore digitale) e
della loro universale reperibilità. Spesso infatti la possibilità di scaricare materiale da Internet (che attira molto il cliente
di questo tipo di prodotti) è legata a specifi ci accordi tra produttori di lettori e-book e società telefoniche, validi solo a
livello nazionale.
L’ultima novità che riguarda i libri digitali è l’International Digital Publishing Forum,
svoltosi lo scorso 25 giugno a Milano in occasione di Editech 2009 e promosso
da AIE (Associazione Italiana Editori) insieme a Siemens, Telecom Italia, Open
Text, Promedia Solutions, Rotomail Italia ecc. A quanto pare gli editori si stanno
organizzando per fronteggiare il fenomeno della crescita nelle vendite di libri
elettronici (+228% in aprile negli USA rispetto allo stesso mese del 2008, dato IDPF,
con una crescita del 155% tra primo trimestre 2008 e primo trimestre 2009). Ma
crescita delle vendite di e-book, non signifi ca automaticamente crescita delle vendite
di e-book reader, soprattutto se i costi rimangono vicini a quelli di un PC e più elevati
di quelli di un palmare, i più diretti concorrenti. È ancora presto per capire quale
prodotto avrà più successo. In attesa di un novello Gutenberg tecnologico...
www.e-ink-info.com
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46 dicembre ‘09 / gennaio ‘10 • n. 21
pillole
La cittadinanza digitaleNuove frontiere della democrazia, a Venezia
Quello della connessione gratis per tutti è un tabù che si fa molta fatica a superare, forse perché non c’è ancora un modello di business valido in grado di sostenere una rete pubblica gratuita per i cittadini, o forse perché non c’è un diffuso interesse a trovarne uno. Eccezioni a parte, come il Comune di Venezia
Barb
ara
Trig
ari
L’eterno dibattito tra fautori del pubblico e sostenitori dell’impresa privata prosegue oggi tra gli impalpabili
bit delle reti digitali. Se la Costituzione sancisce come principio inviolabile la libertà (e la segretezza) delle
comunicazioni (art.15) e contemporaneamente affi da alla Repubblica (quindi allo Stato) il compito di rimuovere
ogni ostacolo che possa limitare la libertà e l’uguaglianza dei cittadini (art.3), tuttavia la concreta applicazione di
questi sacrosanti principi si scontra inevitabilmente con antichi privilegi e molto prosaici interessi economici. Il
Comune di Venezia ha scelto però di schierarsi dalla parte del “pubblico”, offrendo ai residenti la connessione
Wi-Fi gratuita, investendo sulla copertura completa del territorio con la fi bra ottica e proponendo l’accesso a
Internet anche ai turisti, ma dietro pagamento di una cifra simbolica (8 euro al giorno, 25 euro per sette giorni).
Si tratta del primo passo verso la realizzazione di un progetto ben più ampio, che mira a portare (con le
parole del Vicesindaco di Venezia Michele Vianello) “tra i 20 e i 100 mega nei prossimi cinque anni in casa di
tutti i veneziani e di tutti i mestrini”, ma soprattutto a rendere accessibili servizi per i quali è indispensabile
l’infrastruttura di rete: dalla telemedicina alla mappatura turistica on-line della città, dalla teledidattica ai classici
servizi di sportello al cittadino, dal video on-demand al decoro urbano (far sparire le antenne dai tetti del centro
storico). Naturalmente, con la partecipazione dell’impresa privata.
La rete veneziana
Il Comune ha investito dieci milioni di euro nel progetto, circa 34 euro il costo stimato per ciascun cittadino
(270.000 residenti), aggiudicandosi così la proprietà di una rete di 10.000 km di fi bra ottica e circa ottanta hot
spot sparsi per la città (lungo il Canal Grande, a bordo dei vaporetti, nei campi veneziani, nei parchi pubblici
e nelle biblioteche civiche). A occuparsi della realizzazione dell’infrastruttura è stata l’azienda Vitrociset, qui in
veste di system integrator e gestore (per due anni) della rete veneziana, preoccupandosi di “nascondere” la
tecnologia alla vista per non deturpare il paesaggio. A gestire la banda larga in fi bra ottica è invece l’azienda
informatica di proprietà comunale Venis.
Sempre il Comune di Venezia è proprietario anche del primo e-commerce di una amministrazione pubblica,
il sito www.veniceconnected.com, dove sono in vendita prodotti legati alla città, dal biglietto del parcheggio
all’accesso wireless alla rete, in quattro lingue e con lo slogan “get more pay less”. Insieme al Mit
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47
(Massachusetts Institute of Technology) di Boston e in collaborazione con la Rai è nato il progetto “Locast
Mit Mobile Experience Lab”, una piattaforma per la condivisione e la creazione di contenuti multimediali
location-based generati dagli utenti o prelevati dagli archivi Rai. Top-IX e Mikamai con il supporto del Social
Application Program di Sun Microsystems hanno poi lanciato il contest Social App Premio Cittadinanza
Digitale ‘09, proprio in occasione dell’iniziativa veneziana. È rivolto a imprese, singoli, agenzie italiane e
straniere che abbiano sviluppato applicazioni per Facebook, Opensocial e Bebo con tema Venezia, il turismo
e la vita negli spazi urbani.
Replicabilità
Posto di trovarsi tra i sostenitori del pubblico, si potrebbe comunque obiettare al progetto veneziano il fatto di non
essere propriamente replicabile per qualsiasi altra città italiana: non tutte possono vantare la stessa rilevanza turistica di
Venezia. La piattaforma del Mit avrebbe sicuramente portata più “casalinga” se realizzata in una città come Cremona,
per esempio, senza nulla togliere alle bellezze locali. La questione è se sia effettivamente sostenibile una rete pubblica
gratuita, pensata come investimento del pubblico in una prospettiva che va oltre il semplice accesso a Internet per
leggere la posta, al fi ne di riprogettare completamente la struttura dei servizi al cittadino secondo le possibilità offerte
dalle nuove tecnologie. L’investimento iniziale infatti, anche se alla fi ne ricade sui cittadini perché sono loro a pagare
le tasse, è tutto sommato irrisorio a fronte delle possibilità di risparmio che può offrire in ambiti quali la telemedicina,
il telelavoro, l’erogazione di certifi cati ecc. Verrebbe da dire: un adeguamento reso necessario dai tempi. È vero, il
possesso o non possesso del computer o del cellulare, per esempio, crea una discriminazione fra i cittadini, ma il futuro
va verso l’onnipresenza della tecnologia e della connettività, che il pubblico comunque rende disponibili gratuitamente
nelle biblioteche e nelle scuole.
Posto di trovarsi tra i sostenitori dell’impresa privata, anche se la scelta di Venezia va contro gli interessi degli operatori
telefonici e dei gestori di Internet point a pagamento, d’altro canto apre anche molte possibilità di guadagno in altri
campi. Notoriamente la facilità di accesso a un determinato servizio, anche a pagamento, fa sì che questo sia richiesto
da sempre più utenti. Esempio: un turista a passeggio per le calli veneziane pensa di passare la serata a teatro. Grazie al
suo cellulare può scegliere lo spettacolo che più gli interessa, acquistare direttamente il biglietto, magari anche prenotare
il ristorante per fi nire in bellezza, senza fare code e senza dover tornare in hotel. Probabilmente se tutto ciò non fosse
immediatamente accessibile, il nostro turista fi nirebbe a mangiare il gelato in Piazza San Marco. Aggiungiamo che la
possibilità di accesso gratuito alla rete non implica di per sé la cancellazione di tutti i contratti di accesso a pagamento:
questi infatti, proprio perché onerosi, sono obbligati, per esempio, a garantire una determinata banda.
Mettendosi dalla parte del cliente, si può pensare che il risparmio garantito dall’accesso gratuito a
Internet spinga gli utenti a indirizzare verso acquisti diversi il budget prima riservato all’accesso alla
rete: qui si gioca la capacità di attrarre clientela da parte di chi offre prodotti e servizi in vendita on-line.
Insomma, se l’infrastruttura di base è resa disponibile come servizio pubblico, le possibilità di guadagno
per l’impresa privata rimangono legate alle reali capacità imprenditoriali e creative delle aziende stesse
che, una volta tanto, partirebbero alla pari. Può darsi che la disponibilità gratuita (o quasi: non paghiamo
oltre il 40% del nostro reddito in tasse?) dei servizi e delle risorse sulle quali non è possibile porre delle
scelte ai cittadini (leggi: le risorse necessarie a garantire i diritti fondamentali del cittadino), favorisca la
propensione alla spesa. In altri termini: è meglio spendere soldi per conquistarsi l’indispensabile (senza
scegliere e favorendo i pochi monopolisti fornitori del servizio), oppure esercitare le nostre possibilità
di scelta su come passare la serata o quale abito acquistare, favorendo le imprese più creative e che
lavorano meglio? Venezia ha fatto la sua scelta.
www.ilsole24ore.
com/art/SoleOnLine4/
Tecnologia%20e%20
Business/2009/07/wifi -day-
venezia.shtml
www.cittadinanzadigitale.it
www.veniceconnected.com
www.quirinale.it/qrnw/
statico/costituzione/
costituzione.htm
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48 dicembre ‘09 / gennaio ‘10 • n. 21
dal mondo
Il digital signage in mostra a ViscomCon un’area espositiva e tanti convegni, la 21a edizione di Visual Communication, a Fiera Milano Rho dal 5 al 7 novembre, ha dedicato ampio spazio agli scenari multimediali sui punti vendita. Crescente l’attenzione all’interattività e per i nuovi spazi a multisensorialità e comunicazione di prossimità con soluzioni wireless
Viscom, acronimo di Visual Communication, è una manifestazione espositiva nata per dare voce al mercato
e alla tecnologia della comunicazione visiva: stampa e imaging, comunicazione sul punto vendita,
cartellonistica e insegnistica… e da qui al digital signage il passo è breve. Infatti, già dall’anno scorso Viscom
ha aperto un’area dedicata all’advertising dinamico, e in questa edizione erano una ventina gli operatori
presenti, alcuni con proposte indirizzate ai punti vendita, altri con soluzioni per luoghi aperti al grande pubblico
(soprattutto megaschermi a LED). Contando che in Italia non ci sono manifestazioni specifi che dedicate a
questo settore, Viscom rappresenta un’occasione di avvicinarsi al mercato e ai suoi protagonisti.
L’area ospitava inoltre uno spazio convegni, dove gli espositori e i loro partner hanno presentato soluzioni e
Carlo
Sol
arin
o
e
ca
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dal mondo
Aurora Computers
Il principale prodotto era rappresentato dalla piattaforma integrata HDDSVision per
complete soluzioni di digital signage, comprensive anche dell’opzione bluetooth per inoltro
di messaggi wireless ai visitatori presenti nei punti vendita (i quali naturalmente saranno
dotati di analogo apparecchio ricevente Pda, telefonino, ecc.).
Nel suo insieme, si tratta di un sistema dal facile impiego ma con evolute possibilità di
confi gurazione per funzionamento sia in sede locale che da remoto. Le informazioni trattate
comprendono testi, immagini, foto e video. Nella versione HDDVision Stand, i contenuti
possono inoltre essere aggiornati anche su base oraria, grazie all’apposito software
Palinsesto.
www.hddsvision.it
C.J.B. Computer Job
Con sede a Brescia e 22 anni di esperienza nelle tecnologie meccaniche ed elettroniche
per comunicazione e punti vendita, sulle quali vanta know how dalla progettazione alla
produzione – dispone anche di una sede produttiva a Taiwan – offre un esteso catalogo
cha va dai mega schermi a LED, fi no ai carrelli intelligenti per la spesa.
In merito al digital signage, la sua soluzione lanciata al Viscom era rappresentata dalla
piattaforma modulare CjPlay, un sistema compatto, economico e di facile gestione
adatto tanto al singolo negozio che alla catena distributiva. A impostazione interattiva,
può funzionare sia su pannello touch screen che su schermo a vetrina e retroproiezione. Il
software offre versatilità e capacità di confi gurazione, per esempio consente la ripartizione
dello schermo su più zone con presentazione di scritte, immagini fi sse, video e siti web.
Nel caso dell’impiego di schermi, il sistema può essere integrato in appositi contenitori per personalizzazioni
nella forma e nei colori su ciascun punto vendita.
Ancora di C.J.B. Computer Job è il sistema interattivo SensiTvsion costituito, oltre che da un apposito
software, da monitor LCD con appositi sensori “retro-vetro” da poter montare nella parte interna delle vetrine,
restando così sicuri e protetti da agenti esterni ed eventuali atti vandalici.
www.cjb.it
Schermo interattivo in “retro-vetro”
per vetrine, di C.J.B. Computer Job
realizzazioni, in un’adeguata cornice di trend tecnologici e di settore, e dove hanno avuto luogo le sessioni
plenarie del ViscomForum con vari interventi, tra cui Interattività e digital signage: incontro o scontro? di Voome
Networks, oppure La rivoluzione dei contenuti di Echo Solution. E la sensazione ricavata dagli eventi, sia pure
nelle incertezze di mercato, è che i protagonisti dell’offerta stiano acquisendo competenze, professionalità e
capacità di analisi tipiche dei settori ormai maturi.
Orientando lo sguardo a espositori e prodotti, abbiamo notato proposte innovative nel marketing di prossimità
con tecnologie wireless, nella creazione di ambienti multimediali e multisensoriali, e nelle immagini 3D senza
ricorso agli appositi occhiali. Numerose aziende, inoltre, stanno spostando l’offerta da soli fornitori di hardware a
complete soluzioni di sistema con sviluppo dei contenuti mirati a questo specifi co impiego. Da notare che tutte
le aziende citate sono italiane, a dimostrazione anche della consistenza della nostra offerta nel settore. Ma ecco
una rapida rassegna.
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dal mondo
Gruppo Masserdotti
Nome ben noto e affermato nella stampa digitale, dove vanta oltre 40 anni di esperienza, sta
entrando a pieno titolo nella comunicazione multimediale e multisensoriale. “Il nostro obiettivo
– come ci è stato detto – è quello di creare il punto vendita del terzo millennio, inteso come
“emotional space” capace di coinvolgere l’utente attraverso i cinque sensi”.
In esposizione dunque, per non citare che le soluzioni più suggestive, il Sensitive Floor, che
trasforma per proiezione le normali superfi ci a pavimento in aree interattive capaci di sfruttare i
movimenti del corpo, e i sistemi multisensoriali Dolly e Candy. Dolly, dall’originale ed elegante
design, prevede uno schermo ultrapiatto touch-screen con diffusione audio, emissione di profumi e feed-back
di dati; Candy, con analoghe caratteristiche funzionali, offre struttura costruttiva ampiamente modulabile sulle
diverse situazioni d’utenza. Entrambi funzionano in base al software dedicato Palinsesto, aggiornabile con
pianifi cazione oraria e capace di gestire gli stimoli multisensoriali.
www.masserdotti.it
Idea Tv
La proposta di Idea Tv è il sistema
IdeaPM, comprensivo dei display di
riproduzione, lineari o interattivi, e
dall’infrastruttura di comunicazione sia
in versione locale che con connessione
in rete Web o Gsm. Offre inoltre servizio
di creazione e sviluppo dei contenuti,
in relazione alle diverse esigenze d’impiego. Il
know how dell’azienda copre infatti i due versanti
della competenza tecnologica (con realizzazione di
impianti multimediali anche nella videosicurezza) e
dell’audiovisivo (fi lmati, spot multimediali).
www.idea-tv.it/www.ideapm.it
IdeaPM, piattaforma per progetti
completi di digital signage
Il sensitive fl oor di Masserdotti
Echo Solutions
Divisione di Digilab2000, è specializzata in soluzioni complete e personalizzate
hardware e software per digital signage. In termini di architetture di rete offre
soluzioni centralizzate convergenti sul proprio Echo Server, e il software Echo
Advertising Web Pro, con possibilità di trasformare qualunque catena di negozi o
struttura di francising in editore su network privato.
In merito ai contenuti, il supporto offerto prevede modelli per costruzione di
messaggi dal taglio informativo, come pure di contenitori aperti a spazi pubblicitari.
Astuta l’idea del “digital signage elimina code”: si tratta in sostanza, quando si è
in fi la presso uno sportello, di far comparire a video il numero progressivo di coda,
catturando così l’attenzione degli interessati. A tutto vantaggio degli eventuali
messaggi pubblicitari proposti.
www.echsolution.pro
Mectronic
Con circa 20 anni di esperienza nel settore della
comunicazione aperta al pubblico con megaschermi a
LED, videowall, touch screen, dispositivi embedded e
totem, la società compie adesso un preciso passo verso
il digital signage, con l’offerta di soluzioni complete
comprensive anche dei contenuti.
I sistemi proposti possono avere funzionalità stand
alone o in rete anche geografi ca, in questo caso con
supervisione da una regia centralizzata di distribuzione
e controllo delle emissioni. La creazione dei messaggi
viene assicurata senza ricorso a terzi, con ampia libertà
dei format e possibilità di ospitare facilmente spazi
pubblicitari.
www.mectronic.it
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dal mondo
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52 dicembre ‘09 / gennaio ‘10 • n. 21
dal mondo
Maco Olografi ca
“La visione in 3D senza occhiali”, potrebbe
essere chiamata la proposta di questa azienda,
che da oltre 10 anni si dedica alle tecnologie
di comunicazione sui punti vendita. L’offerta
3D è basata su una tecnica di proiezione su
specchio semi argentato, le immagini appaiono
dunque come modelli tridimensionali ma con
possibilità per il pubblico di “entrare in scena”
e interagire con essi. Il tutto, per lo spettatore,
senza l’ingombrante vincolo dei famosi occhialini,
una soluzione dunque ideale per vetrine, negozi,
alberghi, fi ere, ma anche presentazioni museali
e creazione di scenografi e virtuali. Il principio
di funzionamento, come ci è stato spiegato
dal Project Engineer, Enrico Ferro, prevede
la creazione di un’apposita immagine tramite
laser scan e in seguito, in fase di utilizzo, la sola
proiezione. L’immagine di partenza, una volta
fornita dall’interessato, viene elaborata dalla
stessa Maco Olografi ca.
www.macofi .it
Media3
È l’importatrice esclusiva del marchio Alioscopy,
proprietario della tecnologia “lenticolare” per visione
su schermi LCD di immagini in 3D, anche qui senza
impiego di occhiali. In questo caso, l’eliminazione
degli occhiali si ottiene
grazie al trattamento Relief
a micro lenti depositate
sul display, protetto da
ben 14 brevetti. Oltre agli
aspetti strettamente tecnici
di installazione e messa
in funzionamento degli
schermi, Media3 assicura
il completo servizio di
creazione degli originali,
siano essi fotografi ci o
video, con supervisione
dell’intera catena creativa,
dalla produzione, alla
postproduzione e al
prodotto fi nito.
www.media3.it
Lo spazio Media3 a Viscom
Enter
Con un consistente know how alle spalle, sia tecnologico
(fi bre ottiche, connessioni wireless, touch screen) che di
comunicazione (audiovisivi, fi lmati, animazioni, spot multimediali),
nell’ambito del digital signage vanta un’invidiabile partnership
stretta lo scorso anno con l’agenzia di comunicazione esterna
IGP Decaux. E la sua proposta, come illustrata a Viscom
anche attraverso un convegno di approfondimento, è centrata
su soluzioni complete: piattaforme di gestione dei contenuti,
infrastrutture di rete per la loro veicolazione e concept di
comunicazione per la costruzione e creazione dei messaggi.
www.enter.it
http://www.visualcommunication.it/
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Connessioni onAir alla Settimana della Domotica e della Bioarchitettura
Dal 9 al 16 ottobre si è svolta a Modena l’ottava edizione della Settimana della Domotica e della Bioarchitettura, organizzata da ProMo (l’azienda di promozione dell’economia modenese) e in particolare da due organismi che operano al suo interno: il Laboratorio di Domotica e BioecoLab. Tra le sessioni previste, alcuni interventi di Connessioni, che nella Settimana hanno introdotto per la prima volta i temi dell’audio e del videoc
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La Settimana della Domotica e della Bioarchitettura viene organizzata ogni anno a ottobre per dare un’occasione
in più, e più intensiva, ai professionisti di tutta la fi liera dell’edilizia di fruire di aggiornamenti tecnologici, tavoli di
discussione, visite guidate a cantieri, mostre e convegni. Quest’anno sono state 14 le sessioni, principalmente
incentrate sui temi del risparmio energetico e della qualifi cazione degli edifi ci, ma con alcune importanti novità:
tra i temi trattati l’audio e il video, introdotti per la prima volta alla Settimana con i due seminari Trasporto
e gestione dei segnali video e Design audio per la smart house, tenuti rispettivamente da Alberto Pilot e
Alessandro Bertoni, entrambi collaboratori di Connessioni. In quanto pubblicista specializzato in audio video e in
veste di progettista, Pilot ha partecipato alla tavola rotonda Home e Building Automation: costi e risparmi della
progettazione impiantistica su misura, alla quale hanno preso parte anche Samuel Ramella di Domotic Italia,
l’architetto Massimo Capolla, e rappresentanti di BTicino, Vimar, Innovatech, ABB, Doki. Il risultato è stato un
acceso e interessante confronto su argomenti quali il valore della progettazione customizzata, per non deludere
o confondere il cliente, sull’assenza di un riconoscimento della fi gura del system integrator, e sullo standard
de facto Konnex, relativo all’omonima associazione; utile, ma non unica, soluzione per rendere possibile
l’integrazione tra apparecchiature e marchi diversi (anche con protocolli proprietari) all’interno di un progetto.
Una nuova intesa, quella tra Connessioni e il Laboratorio di Domotica, nata per offrire un contributo
all’aggiornamento tecnico dei professionisti sulle problematiche dell’audio e del video, all’interno di un progetto
di integrazione di sistemi. Già altre volte abbiamo parlato su Connessioni del Laboratorio, ma durante i giorni di
manifestazione abbiamo avuto l’occasione di approfondire il progetto Settimana della Domotica e confrontarci
sull’evoluzione del settore edilizia con Adriana Zini, Direttore di ProMo.
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www.promonline.it
C – Come è nato il progetto Laboratorio di Domotica?
AZ – L’interesse di ProMo per l’automazione risale al 1996: coinvolgemmo molti soggetti pubblici e privati
perché sentivamo l’esigenza di un luogo attrezzato dove informare, formare e sensibilizzare professionisti e
utenti sui temi dell’automazione. Il Laboratorio di Domotica è stato inaugurato nel 2001 e, oltre alla creazione di
un’area dimostrativa, abbiamo offerto centinaia di ore di formazione accessibile a tutte le categorie della fi liera
edile. Nel 2004 è stato aperto il Laboratorio di Bioarchitettura, per soddisfare le molte domande degli
architetti sui temi dell’architettura sostenibile, le certifi cazioni ecc.
La nostra impostazione è promuovere attività utili alla creazione di una adeguata offerta di
competenze, perché riteniamo che non avrebbe senso stimolare la domanda, senza avere
professionisti adeguatamente formati per soddisfarla.
C - Qual è la relazione tra i due Laboratori?
AZ - Siamo partiti dall’idea che automazione residenziale e bioarchitettura possano, e debbano,
contribuire sinergicamente a un progetto unitario di architettura sostenibile. Dopo un periodo di studio,
oggi i due gruppi lavorano insieme sull’onda della sfi da energetica: per esempio la Regione ci ha
accordato un fi nanziamento per uno studio dei margini di risparmio energetico
tramite l’automazione; abbiamo coinvolto l’Agenzia per l’energia di Modena
e l’ENEA, e preso in esame cinque casi di ristrutturazione di cui si potessero
misurare le prestazioni energetiche prima e dopo l’intervento. Risultato: si può
risparmiare fi no al 50% nell’illuminazione, e fi no al 15% nella gestione termica.
Questo studio ha inoltre reso evidente alle amministrazioni che non ci stiamo
solo occupando di una frontiera tecnologica, ma di un argomento con rilevanza
sociale e ambientale. La Regione Emilia Romagna, infatti, è stata la prima a
inserire alcune tabelle sui livelli di risparmio energetico tramite l’automazione
all’interno della legge regionale per la certifi cazione energetica degli edifi ci.
C - Un sempre migliore dialogo tra tutti i soggetti coinvolti nella fi liera edilizia
darebbe grandi risultati...
AZ - ProMo è stata chiamata alla Commissione Ambiente della Camera (che sta
lavorando sul progetto di legge Sistema Casa per la certifi cazione qualità) per
una consultazione: secondo la nostra esperienza, non è suffi ciente prevedere
vincoli o incentivi per il rispetto di determinate normative, se il numero e la
preparazione dei professionisti è insuffi ciente. La fi liera edile è complicata,
l’edifi cio è il risultato di un lavoro collettivo e sinergico tra progettisti, impiantisti
e maestranze, ma sono necessari anche legali, economisti, sociologi ecc.
Secondo la mia esperienza in Italia c’è ancora divisione tra “chi sa” e “chi fa”,
tra progettisti e coloro che invece hanno tecnica e pratica, e sarebbe utile
avere studi che integrano tutte le competenze, per poter appunto offrire un
progetto unitario e completo. Inoltre, tutta la fi liera si sta evolvendo, sulla scia
dell’innovazione tecnologica, e anche “chi fa” dovrà avere competenze sempre
più solide, anche teoriche.
Il plastico del museo Enzo Ferrari, in esposizione durante
la Settimana della Domotica
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C - Che prospettive ci sono secondo lei per la fi liera? La ripresa potrà passare attraverso le tecnologie?
AZ - In Italia il settore edilizia è rimasto un po’ arretrato anche perché protetto: c’è poca concorrenza dall’estero,
e in generale le imprese lavorano sul territorio nel quale hanno sede, salvo qualche raro esempio o le gare
a livello europeo. Credo quindi che l’edilizia potrebbe essere nei prossimi anni protagonista di un grande
sviluppo, perché ormai le tecnologie e le soluzioni, dai materiali agli impianti, ci sono; andrà però fatto un grosso
lavoro per preparare le maestranze e gli imprenditori edili, per creare competenza e una maggiore sensibilità,
portandoli inoltre a un migliore dialogo e scambio. Naturalmente l’innovazione e la crescita arriveranno prima
dove il terreno, come qui, è stato preparato da percorsi formativi e di sostegno.
C - Quali sono le novità della Settimana 2009?
AZ - LA Settimana si è riconfermata nelle sue linee guida, ovvero un momento di aggiornamento per tutti i
professionisti della fi liera, dall’architetto all’installatore all’impresario edile, che dia uguale spazio agli attori,
alle soluzioni, alle aziende. Grazie a un lavoro di comunicazione capillare e all’accordo con gli Ordini, Collegi e
Associazioni del settore, stimiamo che il programma della Settimana arrivi a circa 20.000 persone.
Quest’anno abbiamo proposto alcune attività specifi che per sei classi di studenti provenienti da sei paesi
della UE, all’interno del progetto Smart Home in Europe. Saranno un’interessante novità anche i seminari
sull’audio video organizzati da voi di Connessioni, temi non più interpretati come un lusso, specialmente dalle
nuove generazioni che hanno un alto grado di familiarità con queste tecnologie, ma come servizi. Il Premio
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Smart Home in Europe
È un progetto che coinvolge le classi quinte di sei istituti
tecnici negli indirizzi Termotecnica, Elettronica e Informatica
di sei stati della UE: Italia, Belgio, Finlandia, Germania,
Repubblica Ceca, Ungheria. I principali obiettivi del progetto,
a carattere biennale, sono sia approfondire le tematiche
della home e building automation attraverso esperienze studi
specifi ci al fi ne di creare un modello comune di smart home,
sia di conoscere altre persone in Europa e il loro mudus
vivendi, stimolare abilità sociali e tecniche nelle giovani
generazioni in una dimensione internazionale, costruire un
network di scuole tecniche in Europa.
Sostenibilità, ad anni alterni con il Premio Domotica, ha ancora una volta richiamato l’attenzione sui progetti
realizzati come esempio di fattibilità reale; pensando a un sempre maggiore contributo della domotica nel
risparmio energetico e qualità degli edifi ci, credo che riuniremo i due premi in uno solo, annuale. Ha poi
suscitato molto interesse la visita al cantiere del Museo Casa Natale Enzo Ferrari a Modena, dove saranno
implementate soluzioni multimediali e di integrazione.
Chiusi i lavori, quest’anno la Settimana ha registrato
oltre 1.200 presenze, provenienti per il 50% dall’area
regionale e per il 50% da fuori regione, principalmente
dal centro Italia; è stata sostenuta, tra gli altri, dal
Ministero dell’Ambiente, Regione Emilia Romagna,
Università di Modena e Reggio Emilia, da ANCE, dai
Collegi dei Periti e dei Geometri, dalle Federazioni degli
Ingegneri, dei Dottori Agronomi e Forestali, dagli Ordini
degli Architetti e degli Ingegneri, e con il contributo di
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Content & Technology StrategiesConvegno a Milano sui contenuti nel digital signage
Connessioni continua a seguire le evoluzioni del digital signage, anche nella forma dell’incontro e scambio di opinioni tra i professionisti. L’ultima di queste occasioni è stato l’evento che ha avuto luogo a Milano lo scorso 30 ottobre, dal titolo Digital Signage - Content & Technology Strategies: la nuova frontiera della comunicazione multimediale pubblicitaria
Business International, società che si occupa di informazione, formazione e consulenza per le aziende,
ha organizzato il convengo con la collaborazione di POPAI Italia e di alcuni sostenitori: NEC come main
sponsor, poi Accenture, Cisco, InPlace, Konvergence e Scala. L’anno scorso avevamo già seguito un evento
simile, sempre organizzato da POPAI e da alcuni suoi associati ma, se a quel primo evento la maggior parte dei
partecipanti apparteneva alla categoria dei fornitori di apparecchiature e servizi legati al digital signage, questo
secondo ha visto la presenza di molti rappresentanti di aziende produttrici e distributrici (non solo tra i relatori),
ovvero quelli che dovrebbero rappresentare i clienti di questa nuova forma di comunicazione digitale.
Relatori
In una giornata di convegno si sono potuti ascoltare gli interventi di relatori appartenenti ad
aziende di consulting (Daniel Gasser di Relevance Consulting), fornitori di soluzioni e consulenze
per la comunicazione aziendale (Alberto Cohen di InPlace, Maurizio Giorgetti di Interface Global
Ecosystem), responsabili IT o comunicazione di noti brand (Alessi, Diesel, Prénatal, Renault
Italia, Vodafone, FIAT), rappresentanti di catene retail o servizi (Banco Posta, Carrefour, UniEuro),
manager di produttori di tecnologia legata al ds (Antonio Zulianello di NEC Display Solutions,
Roger Isaia di NEC Philips, Oscar L. Elizaga di Scala, Andrea Pirrone di Cisco) e anche esperti
legati al mondo universitario (Cesare Massarenti dell’Università degli Studi di Milano Bicocca,
uno degli interventi più interessanti della giornata, e Carlo Maria Medaglia, Responsabile
Scientifi co CATTID dell’Università La Sapienza di Roma). A coordinare gli interventi, diversi esperti provenienti da
vari ambiti, sempre legati alla comunicazione e alla tecnologia.
Contenuti
L’elemento più interessante del convegno è stata la possibilità di ascoltare tante voci così diverse per punto
di vista e ruolo all’interno della fi liera del digital signage. Mentre (paradossalmente) i produttori di tecnologie
sembrano essere i più consapevoli delle problematiche da affrontare per lo sviluppo del business del ds, sia
dal punto di vista economico che organizzativo aziendale o dei contenuti, consapevolezza espressa anche
concretamente sponsorizzando l’iniziativa di Business International, sono anche i più “maltrattati” della fi liera.
Ovvero: posto che il ds è possibile solo grazie alla disponibilità a costi accessibili di tecnologia affi dabile, questa
è come data per scontata, e passa in secondo piano rispetto ad altri e più grossi ostacoli allo sviluppo del ds.
Primo tra tutti, il problema dell’integrazione in azienda del personale e delle strutture necessarie alla sua gestione:
a evidenziarlo è Gasser, riferendo un esempio di integrazione molto positiva economicamente, ma che non è
passata alla fase applicativa per motivi organizzativi. L’altro elemento emerso dagli interventi è la complessità
della comunicazione attraverso le nuove tecnologie, e quindi la mancanza di professionisti esperti in grado di
coordinare tutti gli aspetti e di declinarla nella maniera più produttiva per il cliente. Si apre qui la disputa tra i
fautori del modello advertising, visto come una mediazione meno rischiosa ma anche meno redditizia, e i fautori
del ds integrato, ovvero una forma di comunicazione che sfrutta tutte le possibilità e le specifi cità offerte dal
nuovo mezzo (e dalla tecnologia, aggiungiamo noi) per raggiungere con un messaggio coerente uno specifi co
target, in uno specifi co luogo e in uno specifi co momento. Appunto, la complessità del mezzo. In defi nitiva,
a spingere il ds saranno le capacità imprenditoriali dei brand e dei distributori, quando passeranno alla fase
attuativa con i propri network, e dei fornitori di servizi, contenuti e/o consulenze legate al ds,
detentrici delle capacità necessarie ad affrontare le richieste dei clienti. Infi ne il problema dei
costi, sentito soprattutto dalle grosse catene di negozi e/o servizi con molti punti di vendita da
allestire, ma sostanzialmente da tutti, quando chi cerca di vendere un progetto di ds non riesce
a essere convincente sul tema ritorno degli investimenti. D’altronde, per fare impresa bisogna
anche rischiare (con intelligenza), e non si può pretendere che siano solo i produttori di tecnologia
a sobbarcarsi tutti i costi di un network ds. Tra le citazioni più gettonate, quella di Harry Ford che ha
costruito un business rispondendo a un’esigenza che non era deducibile chiedendo direttamente
al cliente: ha scelto di investire nella costruzione di automobili, quando le persone si sarebbero
accontentate di cavalli più veloci.
http://digitalsignage.
businessinternational.it/
home.action
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dal mondo
ca
Telecom Italia Future Lab al Festival della ScienzaIn questi anni su Connessioni abbiamo parlato di molte tecnologie che stanno cambiando le abitudini delle
persone anche nel quotidiano: dalla IPTV all’automazione dei servizi della casa, dall’RFID agli e-book, alla
telemedicina. Alcune le abbiamo anche sperimentate personalmente… ma vederle tutte riunite nello stesso
luogo e tutte accessibili, è stato davvero interessante. Già da qualche anno Telecom è protagonista di uno
spazio dedicato alla ricerca tecnologica nell’ambito del Festival della Scienza di Genova, che quest’anno si è
tenuto dal 23 ottobre al 1 novembre. Il Festival (200.000 presenze, 90 location, 700 animatori) è un tourbillon
lungo dieci giorni di laboratori, mostre, conferenze, spettacoli ed eventi dedicati alla scienza, ma con un taglio
accessibile a tutti.
Telcom Future Lab era un percorso interattivo dedicato all’evoluzione delle tecnologie digitali, allestito nell’area
del Porto Antico, con stazioni che illustravano un futuro fatto di piccole ma importanti rivoluzioni, alcune delle
quali già presenti nell’esperienza quotidiana. Ad attirare la nostra attenzione, quella dedicata alla telemedicina,
dove era possibile farsi misurare la pressione, il battito cardiaco e il peso (argh!), dati che vengono trasmessi via
bluetooth a un cellulare ottimizzato per l’uso, il quale li spedisce a sua volta al medico curante (che ci assiste
nella misurazione attraverso una webcam collegata alla TV di casa). Un sistema già attivo all’Ospedale delle
Molinette di Torino (MyDoctor@Home), che migliora già la qualità della vita di molti lungodegenti dell’area
torinese, e speriamo presto di altri centri. Poco vicino era invece possibile immedesimarsi nei problemi di
sicurezza di chi si assenta spesso e per lungo tempo da casa o dall’uffi cio: il trasferimento al cellulare di
immagini riprese da telecamere permette di monitorare gli spazi, mentre il piccolo robot WowWee può muoversi
tra le stanze e il suo occhio diviene quello del padrone di casa per controllare che tutto sia a posto. L’anno
scorso avevamo parlato anche di Near Field Comunication, una tecnologia
wireless bidirezionale a corto raggio che permette per esempio di riconoscere,
e quindi leggere, le targhette sugli scaffali del supermercato ed esaminare le
caratteristiche dei prodotti. Se si deciderà di acquistare l’articolo, il costo verrà
sommato automaticamente in un conto che verrà poi pagato alla cassa. Tutto
avviene avvicinando lo stesso cellulare, equipaggiato di lettore, ai punti di lettura
presenti in negozio.
Ma non di soli lavoro e incombenze è fatta la nostra vita, per cui ecco i cubi AUX Quartet
con i quali era possibile remixare il suono di un quartetto jazz o della Nona di
Beethoven. All’interno del cubo un chip RFID attivo permetteva, quando avvicinato
a determinati simboli tracciati su un tavolo (sotto i quali erano collocati i ricettori), di
cambiare brano musicale, aumentare o diminuire la percentuale delle frequenze nel
brano ascoltato. Molto divertente anche la videoconferenza con immagini in 3D,
fattibile anche a casa da chiunque sia in possesso di una scheda grafi ca specifi ca,
due webcam, un display in alta defi nizione e un paio di occhialini polarizzati. Quindi
gli E-reader, che ormai offrono contrasto, comfort di lettura, piacevolezza, per una
biblioteca personale sempre rinnovabile di centinaia di volumi in poco più di 200
gr. E per chi ha il pollice verde, ecco l’orto digitale, con parametri di temperatura
e umidità modifi cabili con un touch screen collegato a erogatori d’acqua e sensori
di calore. Una tecnologia che si sposa con le tendenze del consumo critico e
consapevole.. per ottime insalate bio.
www.telecomitalia.it www.festivalscienza.it
Irrigazione, umidità, concime… tutto da touch screen
E-reader, le biblioteche digitali portatili
Lore
nzo
Cors
ini
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dal mondo
La nuova lavagna interattiva senza fi li PolyVisionCarlo SolarinoUna lavagna interattiva a tecnologica capacitiva o resistiva, che funziona trasmettendo al sistema computer-
videoproiettore la posizione della penna a seguito delle pressioni “fi siche” raccolte, richiede un’apposita
alimentazione elettrica per il suo funzionamento, nonché l’interfaccia USB e il relativo cavo per l’inoltro dei dati al
computer del docente. Totalmente diversa la soluzione di PolyVision, che non richiede alimentazione elettrica e
cavo per i dati, realizzando una lavagna interattiva senza fi li. PolyVision è una multinazionale con
sede centrale negli USA che opera nel settore dal 1954 con alcuni stabilimenti anche in Europa,
realizza le sue lavagne su una struttura brevettata a base di acciaio e ceramica, caratterizzata
da alto grado di eco-compatibilità. La nuova lavagna prevede invece il ricorso a un’apposita
matrice elettro-reattiva, depositata all’interno del piano acciaio-ceramica, e a una penna digitale
con funzionalità wireless. Il tracciato della matrice, invisibile a occhio nudo, viene intercettato
dalla penna che così rileva e memorizza le varie posizioni assunte; i dati vengono poi trasmessi
in modalità Bluetooth dalla penna all’apposita penkey USB inserita nel computer del docente. Il
protocollo di comunicazione rispetta il particolare formato proprietario indicato con PGC. Per la
generazione delle immagini, il sistema può essere connesso a qualsiasi videoproiettore di adeguate
caratteristiche e, tramite terminale portatile di tipo tablet, tutta la lezione anziché dalla lavagna, può
essere gestita dalla cattedra o dai banchi. Una tecnologia coperta da brevetti, dovuta alla società
svedese Anoto specializzata in soluzioni di scrittura digitale, e con cui PolyVision ha stretto un
rapporto di partnership. La nuova lavagna interattiva si chiama Eno, a ottobre è stata presentata
a Firenze alla presenza di un consistente gruppo di docenti, nel quadro dei corsi specializzati
organizzati dall’Università Indire nel quadro del Piano Gelmini. La manifestazione è stata curata da
Milano Synergie, importatrice di Polyvision. Alto l’interesse riscontrato, non disgiunto da un certo
stupore per la soluzione basata su una lavagna totalmente senza fi li. Senza poi contare che, priva di
proiettore, la stessa lavagna svolge il suo solito ruolo con i tradizionali pennarelli.
www.synergie.it www.polyvision.com www.anoto.com
La penna digitale wireless
La lavagna interattiva senza fi li Polyvision a matrice
elettrosensibile
Ecosostenibilità in architettura Chiara BenedettiniÈ piuttosto insolito che la richiesta di un’automazione residenziale venga dall’impresario edile che si accinge
a investire nella costruzione di un nuovo quartiere… Invece è ciò che è accaduto per le Corti Sostenibili, un
nuovo complesso urbano a limitato impatto ambientale che sorgerà nel Comune di Maiolati Spontini (AN)
nell’entroterra marchigiano, ad opera di Edilimmobiliare.
Il 23 ottobre sono state presentate alla stampa e a una folla di architetti e progettisti, le linee guida
del progetto Le Corti Sostenibili: otto lotti inseriti in un’area ai margini del paese, a distanza
della viabilità importante, 50% in più di verde rispetto agli standard pubblici, energia solare e
fotovoltaica diffusa, uso di materiali riciclabili e naturali e accorgimenti per il risparmio energetico,
dall’illuminazione pubblica all’automazione per il monitoraggio del fabbisogno energetico di
ogni appartamento. Un pool di aziende sta affi ancando il progetto: per i materiali Mapei, Kalikos
(pareti ventilate), Listone Giordano, Brandoni Solare per il fotovoltaico, iGuzzini per l’illuminazione
e Innovatech per i sistemi di controllo, sicurezza e automazione. Nel suo intervento Massimo
Labbrozzi di Innovatech ha spiegato i vantaggi dell’automazione dei servizi della casa, e di
Un momento del convegno
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62 dicembre ‘09 / gennaio ‘10 • n. 21
dal mondo
Nuove prospettive, per Euromet A cura della RedazioneSe i momenti di crisi del mercato rappresentano per molte aziende una minaccia, per alcune sono un’occasione
di crescita, perché diventa possibile investire quando sono in pochi a farlo. Euromet è tra coloro che hanno
avuto l’opportunità (ma soprattutto la capacità) di poterlo fare, come dimostra l’inaugurazione del 14 novembre
di un nuovo capannone, accanto alla già esistente sede di Loreto (AN). Un allargamento reso necessario
dall’inevitabile progressiva inadeguatezza delle strutture, risalenti ormai a venti anni fa, quando il lavoro era
solo il 30% di quello di oggi, e dalle prospettive favorevoli di sviluppo dell’azienda. Euromet realizza tre linee
di prodotti (soluzioni): aste e supporti per strumenti musicali, supporti multifunzione per sistemi video, audio
e luci, e strutture polivalenti per l’installazione e unità rack. Da poco ha stretto un accordo di co-design in
esclusiva con l’americana Peerless Industries, leader mondiale nella progettazione e produzione
di supporti per apparati audio e video, anche grazie al successo del supporto Arakno, un
progetto di Euromet. Fine dell’alleanza è migliorare la penetrazione dei due marchi nei mercati
europeo, nord e sud americano, con lo sviluppo di nuove soluzioni frutto della collaborazione tra
le due eccellenze: la creatività e il design italiani, la solidità e l’esperienza di una grande azienda
internazionale. A raccontarci degli sviluppi è Cristiano Traferri, Managing Director Euromet: “Il
nuovo stabilimento rappresenta il raddoppio della superfi cie dedicata all’attività aziendale, che
stiamo impiegando per nuovi spazi di lavoro ma prevalentemente per necessità di magazzino,
e in parte per accogliere alcuni processi produttivi. Il nostro lavoro consiste nella progettazione,
assemblaggio e controllo, mentre le altre mansioni vengono affi date ai nostri partner storici. In
futuro stiamo pensando a uno show room interno”. L’investimento di Euromet è in controtendenza: signifi ca
la scelta di realizzare uno spazio lavorativo all’avanguardia dal punto di vista tecnologico (strutture, bilancio
energetico, insonorizzazione), attento all’ambiente e di conseguenza anche al contenimento dei costi. Ma
soprattutto è la dimostrazione di una prospettiva aziendale che va ben oltre il breve periodo, in questo momento
di incertezza economica del mercato. Tra i progetti anche la partecipazione a ISE con uno spazio doppio
rispetto allo scorso anno.
www.euromet.com
come questa possa divenire un tassello importante nel monitoraggio del fabbisogno energetico: avere una
valutazione costante dei consumi può infatti innescare comportamenti virtuosi di risparmio, senza rinunciare al
confort dell’abitare. Inoltre, l’automazione ha un ruolo fondamentale nel controllo dei livelli di CO2, nel controllo
parametrizzato dei consumi con la classe di certifi cazione energetica dell’edifi cio, nell’adeguato sfruttamento
dell’energia proveniente dal fotovoltaico, integrabile così senza sprechi con le altre fonti. La presentazione
è avvenuta al convegno Ecosostenibilità in architettura, una scelta consapevole,
che ha visto le presentazioni di diversi esperti trai quali Silvia Catalino, che ha
spiegato la normativa della Regione Marche per l’edilizia sostenibile (da notare che
tra i parametri di valutazione c’è anche il risparmio che si ottiene con soluzioni di
automazione), in rapporto con il protocollo ITACA per la valutazione della qualità
ambientale degli edifi ci, e quella di Gianluigi Mondaini, docente all’Università
Politecnica delle Marche, con un intervento su rapporto tra la sostenibilità e le
nuove forme dell’architettura contemporanea.
www.lecortisostenibili.it www.innovatech.it
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Mitsubishi Day A cura della RedazioneLo scorso 11 novembre Mitsubishi Electric ha organizzato una giornata di presentazione dei prodotti per
installazione business, home cinema, 3D e sistemi di sicurezza, presso la propria sede di Agrate Brianza (MB).
È stato possibile assistere a proiezioni tridimensionali e visitare il nuovo Training Center dell’azienda, nel quale
Mitsubishi certifi cherà i propri installatori, nell’ottica di un servizio al cliente avanzato, che abbracci ogni aspetto,
dalla produzione all’installazione del prodotto.
Tra le novità più interessanti c’era il videoproiettore XD600U per la proiezione 3D, rivolto sia alle applicazioni
professionali (show room di aziende che hanno necessità di mostrare ai propri clienti con la realtà virtuale
il valore del proprio prodotto) che all’home cinema, all’educational e al gaming. Il suo punto di forza sta nel
rapporto prezzo/prestazioni, attualmente ineguagliato, che presumibilmente aprirà una nuova era per il 3D
rendendolo accessibile a tutti. Ma 3D non signifi ca solo proiettore, per la sua reale diffusione occorre che siano
disponibili una serie di apparecchiature e materiali, dai semplici occhialini (e al Mitsubishi Day abbiamo potuto
vederne un modello di Infi tec) ai player, fi no ai contenuti girati in tre dimensioni. Per mettere insieme tutti gli
aspetti che ruotano attorno alla nuova tecnologia, Mitsubishi si è avvalsa del supporto di NVIDIA per l’hardware
3D e del system integrator Sinergy.
Le novità
Tornando alle apparecchiature, il proiettore XD600U in tecnologia DLP con chip DMD da 0,7”
e una frequenza di aggiornamento di 120 Hz, che per il 3D naturalmente si dimezza, è frutto
di un notevole sforzo del reparto R&D Mitsubishi per far sì che fosse commercializzabile
a un prezzo molto conveniente. Il proiettore ha una luminosità di 4.500 lumen, contrasto
2.000:1, altoparlante da 10 W, con funzione di miscelazione sonora, lampada a lunga durata
alloggiata nella zona superiore, consumo di 1W in stand-by. Gli altri proiettori multimediali
presentati al Mitsubishi Day sono lo FD630U con risoluzione full HD e il WD620U per
schermi WXGA. Per l’home cinema, punta sul rapporto qualità/prezzo anche il proiettore
DLP HC3800 full HD con tecnologia DMD, rapporto di proiezione da 1,4:1 a 2,1:1, contrasto
3.300:1, luminosità 1.300 Lumen, driver a 10 bit, rumorosità 25 dB, 5.000 ore di durata della
lampada. La tecnologia 3LCD invece è applicata nel proiettore HC6800, sempre full HD,
equipaggiato con processore per la conversione dei DVD ad alta defi nizione e compatibile
con i dischi Blu-ray a 24P. Per quanto riguarda i monitor, Mitsubishi risponde a una richiesta
del mercato proponendo due nuovi monitor narrow bezel, MTD42IS e MTD52IS rivolti
espressamente a questo tipo di applicazioni e in particolare a quelle nelle quali assume
rilievo la qualità dell’immagine. I due LCD infatti (a 42” e 52”) hanno risoluzione full HD e
connessione RJ-45 con CAT5 per visualizzare segnali full HD su distanze fi no a 150 metri
su singolo monitor e fi no a 200 metri su cinque monitor collegati in serie, per strutture rete
TCP/IP. Il risultato estetico è notevole. Aggiungiamo la presenza di sensori che rilevano la
luminosità ambientale (a favore del risparmio energetico), la luminosità di 700 cd/m2 con
superfi cie antirifl esso (per la visione in ambienti molto luminosi), la possibilità di utilizzo in
modalità landscape o portrait (il 52” anche “face-up”, come un tavolo), lo chassis in alluminio
satinato e un prezzo competitivo. Presentato anche il sistema display wall per control
room, le novità per la sicurezza Mitsubishi (telecamere, recorder, video server) e due nuovi
accessori per la stampa fotografi ca.
www.mitsubishielectric.it/vis
Il nuovo proiettore DLP Mitsubishi XD600U per il 3D
Un videowall allestito con i nuovi monitor MTD full HD
per il digital signage
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dal mondo
Cisco punta a Tandberg
A fi ne settembre Cisco ha annunciato di voler acquisire
l’azienda norvegese Tandberg, colosso del settore
della videoconferenza. L’obiettivo dell’affare, la cui
formalizzazione è pianifi cata entro la prima metà del 2010,
sarebbe quello di ampliare il portafoglio dei partner, per
disporre di un maggior numero di soluzioni da offrire a
una clientela più ampia. L’accordo tra Cisco e Tandberg
prevede una prima fase, già attuata, nella quale Cisco
ha offerto 153,5 corone norvegesi per ciascuna azione
Tandberg, per complessivi tre miliardi di dollari, ovvero
l’11% in più rispetto al valore stabilito delle azioni alla
data dell’accordo e il 25% in più rispetto al prezzo medio
fi ssato in un periodo di tre mesi. Nella fase attuale Cisco ha
alzato l’offerta portandola a 170 corone
norvegesi per azione, e ha alzato anche
l’interesse sul prezzo offerto, che arriva
al 3% (era all’1,75%). Nella prima fase il
cda di Tandberg ha raccomandato agli
azionisti di accettare l’offerta di Cisco,
ma forse per timore di altri concorrenti
ha già rilanciato con un’offerta più ricca
(ma è escluso un ulteriore rilancio).
Attualmente i detentori del 40% delle
azioni hanno accettato l’offerta. Se l’affare andrà in porto,
Cisco deterrà il 65% del mercato della telepresenza e il
Epson OtticaEurometFaitalFIATFreemaxGrani&BraciIdea TvInnovatechInOutInPlaceInterface Global EcosystemIntertekKonvergenceKramerMacoMarantzMasserdottiMectronicMedia3
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