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Comunità Magnificat Dominum Comunità Magnificat Dominum Ritiro Generale San Giovanni Rotondo 2 – 5 gennaio 2011
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Comunità M agnificat Dominum..."non temere" alle nostre vite. Egli può dire "non temere", perché la nostra è fede in colui che pronuncia la parola di Dio di cui ogni uomo è affamato,

Jan 05, 2020

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Chiamata dei primi quattro discepoli

1Un giorno, mentre, levato in piedi, stava presso il lago di Gen èsaret 2e la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio, vide due barche ormeggiate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. 3Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad am maestrare le folle dalla barca.4Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Pre ndi il largo e calate le reti per la pesca». 5Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». 6E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano. 7Allora fecero cenno ai compagni dell`altra barca, c he venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tu tte e due le barche al punto che quasi affondavano. 8Al veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocch ia di Gesù, dicendo: «Signore, allontanati da me che sono un peccatore». 9Grande stupore infatti aveva preso lui e tutti quelli che erano insieme con lui per la pesca che avevano fatto; 10così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebed èo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d`ora in poi sarai pescatore di uomini ». 11Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

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Da Simone……

… a Pietro!

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L'evangelista Luca pone la chiamata dei primi discepoli di Gesù nel contesto di una scena molto familiare: alcuni pescatori che, avendo invano faticato tutta la notte, lavano e riassettano le reti per la prossima pesca.

La reazione del pescatore è davvero straordinaria. Infatti prima ricorda al maestro (falegname!!) l'insuccesso notturno, ma, fidandosi della sua parola anzi scommettendo su quella parola, getta le reti e la pesca è miracolosa.

Quel segno prodigioso lo convince che Gesù non è un semplice seppure straordinario maestro, la cui parola è affidabile, ma che egli è appunto "Signore" (questo termine è utilizzato nella Bibbia greca dei LXX per tradurre il tetragamma sacro JHWH, cioè il nome del Dio di Israele).

Il segno della pesca prodigiosa apre contemporaneamente gli occhi di Simone su Gesù e su se stesso, e per questo chiede al Signore di prendere distanza da lui.

"Non temere" è la risposta rassicurante e forte di Gesù al pescatore di Cafarnao. "Non temere: d'ora in poi sarai pescatore di uomini". E di nuovo Pietro, scommettendo su queste parole, lascia tutto e segue Lui,realizzando la sua metamorfosi:

da Simone a Pietro!

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La forte concentrazione di questo brano su Gesù, sulla sua persona e sulle sue parole, è indice inequivocabile che la vita cristiana, e ancora di più quella della nostra Comunità, è contraddistinta esattamente da una scelta convinta del Signore.

Siamo chiamati, infatti, guardare, interpretare e vivere noi stessi, il mondo e Dio COMPLETAMENTE secondo Gesù. Significa riuscire a fare nostri i suoi atteggiamenti esistenziali, quelli che San Paolo, chiama i sentimenti di Gesù (cfr. Fil 2,5).

Concretamente significa trovare esattamente in Lui le istruzioni per vivere la vita che ci è stata affidata con quell'apertura e quello slancio di amore, con quell'accoglienza e prossimità all'altro e a Dio, che davvero caratterizzano una vita affidata a Dio.

E seguire Gesù indica proprio una reale conversione: è quel passare dall'essere pescatori di pesci all'essere pescatori di uomini.

Anche a tutti noi Gesù ha cambiato il nome: anche a noi chiede di passare da Simone a Pietro!

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Ovviamente tutto ciò richiede un percorso di conversione: ci chiede di “trasformare lo spirito della nostra mente”.

Simone si riconosce segnato dal peccato dinanzi alla santità di Dio che si rende manifesta nelle parole e nei gesti di Gesù. In verità proprio la sua condizione di peccatore richiede (ed ottiene!) che il Signore non si allontani da Simone, allo stesso modo in cui un medico non può non rendersi prossimo a colui che è malato.

Questa è la logica che guida la missione di Gesù: restituire a tutti gli uomini e a tutte le donne (e quindi pure a tutti noi) la signoria sulla propria esistenza e sulla propria libertà.

Questo è l'essenziale della nostra chiamata: la singolare sequela del Signore Gesù che trasforma la nostra esistenza, trasformandola dalla dispersione delle molte cose all'unico necessario dell'amore fraterno.

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Dinanzi al racconto di Luca ci sentiamo inevitabilmente interrogati. Viene difatti da chiedersi cosa intendiamo con la nostra alleanza, con il nostro impegno dentro la Comunità, cosa stiamo costruendo con le "molte cose" di cui èimpastata la nostra esistenza.

Abbiamo, finalmente, iniziato veramente a scommettere la nostra vita sulla parola di Lui?

Questa domanda non serve a suscitare scoraggiamento, ma letteralmente a pro-vocarci, sì, a chiamarci di nuovo verso Lui, verso il Signore Gesù, verso la chiamata che Lui ci ha fatto, insomma, verso l’Alleanza che abbiamo sottoscritto. Egli è veramente l'unico che può pronunciare senz'altro quel "non temere " alle nostre vite.

Egli può dire "non temere", perché la nostra è fede in colui che pronuncia la parola di Dio di cui ogni uomo è affamato, in colui che comanda alla acque di essere generose con questi semplici pescatori che mettono a sua disposizione le loro imbarcazioni e che contro ogni evidenza - si pesca di notte, non di giorno - scommettono sulla sua parola. La nostra è fede in colui che le acque profonde della morte non hanno potuto trattenere.

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54. Un nuovo secolo, un nuovo millennio si aprono nella luce di Cristo. Non tutti però vedono questa luce. Noi abbiamo il compito stupendo ed esigente di esserne il « riflesso ». È ilmysterium lunae così caro alla contemplazione dei Padri, i quali indicavano con tale immagine la dipendenza della Chiesa da Cristo, Sole di cui essa riflette la luce.38 Era un modo per esprimere quanto Cristo stesso dice, presentandosi come « luce del mondo » (Gv 8,12) e chiedendo insieme ai suoi discepoli di essere « la luce del mondo »(Mt 5,14). È un compito, questo, che ci fa trepidare, se guardiamo alla debolezza che ci rende tanto spesso opachi e pieni di ombre. Ma è compito possibile, se esponendoci alla luce di Cristo, sappiamo aprirci alla grazia che ci rende uomini nuovi.

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Post scriptum :

“E` certamente cosa faticosa il tenere sermoni, come riconosce lo stesso

Paolo con queste parole: "I presbiteri che governano bene siano compensati

di duplice onore: soprattutto quelli che si affaticano e nella predicazione e

nell`insegnamento" (1Tm 5,17). Però dipende unicamente da voi il rendere

questa fatica leggera o pesante. Se respingete quanto vi si dice, oppure,

senza respingerlo, non lo mettete in pratica, la nostra fatica sarà pesante,

perché sappiamo di lavorare inutilmente; se, invece, prestate attenzione e

mettete in pratica quanto ascoltate, non ci accorgeremo neppure del sudore

che tutto questo ci costa: l`abbondanza dei frutti delle nostre fatiche ce le

farà sembrare leggere. Perciò, se volete stimolare il nostro zelo, e non

spegnerlo o diminuirlo, mostratecene, vi prego, il frutto, affinché, vedendo

il buon raccolto, confortati dalla speranza di prosperità e contando già i

buoni risultati che ne ricaveremo, non siamo indolenti nell`impegnarci in

un`impresa cosí importante.”

(S.Giovanni Crisostomo)

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