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COMUNISTA ANARCHICO. SVIZZERA ED ITALIA
Abbonamento: annuo, fi:3; semestrale,fr. 1.50 Un numero separato
: io cent.
PERIODICO QUINDICINALE Indirizzare lettere e vaglia : IL
RISVEGLIO
Rue des Savoises, 6, GINEVRA (Svizzera)
PAESI DELL' UNIONE POSTALE Abbonamento : annuo, fr. 5;
semestrale, fr. 2.50
Un numero separato : io cent.
Riassunto critico del Marxismo (Da Riforme e Rivoluzione
sociale, di
Arturo Labriola, 1906, pag. I 4 I 4 6 . )
Ogni costituzione sociale garentisce dei vantaggi agli uomini
che vivono in seno ad essa. Lo sfruttamento di questi vantaggi
equivale al rispetto teorico delle leggi di essa costituzione
sociale, ma nel contempo sviluppa conseguenze che creano in un
altro gruppo di uomini il desiderio di sovvertire la esistente
forma della costituzione sociale. Ora a questo punto è ben
necessario tener distinte due cose : 1° le conseguenze obbiettive
del funzionamento di determinate leggi sociali ; 2° il desiderio di
rimuovere quelle conseguenze e la costituzione sociale che le
genera. Due errori diversi derivano dal confondere il pr imo punto
col secondo, e il secondo col pr imo. Quando s ' incorre nella pr
ima confusione, si è portati a negare l'efficacia della volontà
umana e quindi della violenza consapevole sull'evoluzione sociale ;
quando si cade nella seconda, si nega la condizionali tà del
processo storico e si giustifica l'azione arbitraria e
personale.
Ricorderò di passaggio che le leggi immanent i dell
'accumulazione capitalistica si riducono, secondo Marx, sotto due
capi :
a) un processo economico : la concorrenza, che riduce il uumero
dei magnati del capitale ;
b) un processo tecnico, che attua la socializzazione del lavoro,
in tre modi : r rendendolo più consapevole mercè l'uso della
sciedza applicata alle industrie ; 2° sviluppando l'estensione del
campo d' impiego e del numero delle braccia applicate all'
industria ; 3° coordinando fra loro le varie fnnzioni produttive,
in modo che ciascuna sia condizionata dall'altra.
Non esaminerò qui se le leggi dell 'accumulazione capitalistica
ritrovate dal Marx, siano o no oggi superate dall'esperienza
obbiettiva. Quello che per i bisogni della nostra indagine è utile
rilevare è che Marx concepisse un proceeso automatico, una specie
di logica sociale, che si svolge indipendentemente dalla volontà
innovatrice e sovvertitrice degli nomini . Questa ult ima specie di
azione insorge in un secondo momento .
E' risaputo altresì a quali conseguenze del funzionamento delle
leggi naturali della economia capitalistica Marx attribuisca la
virtù di provocare uno stato di animo di rivolta contro la forma
sociale esisteute. Marx crede che lo sviluppo dell'accumulazione
capitalistica generi un accumulo di miseria, « oppressione,
servaggio, degenerazione e sfruttamento » della massa lavoratrice.
Si può dir questo il secondo momento dell'evoluzione sociale del
sistema capitalistico. Nel pr imo momento non appaiono tali
conseguenze. E' quella l'età dell'oro del capitalismo, almeno
rispetto alle classi lavoratrici. Ma questo secondo momento non è
contradistinto da una mutazione dell 'ordine di cose esistente, e
si risolve nella formazione d'uno speciale stato d'an imo in mezzo
alla classe, lavoratrice. L'esperienza ci dimostra che possiamo
fermarci lì, senza che si dia luogo ad un terzo momento. La rivolta
delle classi lavoratrici non segue inevitabi lmente. Ma la società
capitalistica non si è limitata a produrre la miseria delle masse.
Essa ha fatto qualche cosa di più ; essa ha « istruita, radunata,
organizzata » la classe lavoratrice, cioè ha poste le premesse
materiali della rivolta morale della classe lavoratrice. Finché il
sistema capitalistico produce soltanto la miseria delle masse, non
segue necessariamente la rivolta contro di esso. 11
Lumpenproletariat, cioè la massa canagliesca delle grandi città
(vagabondi, sfaccendati, prostitute e criminali) non si rivolta. Si
rivolta la classe lavoratrice quando sussistano due condizioni : a)
che sia istruita e organizzata ; b) che sia ridotta all 'estremo
della miseria. Noi non abbiamo ad occuparci ora se le
condizioni
poste da Marx come indispensabili per ottenere la rivolta delle
masse abbiano o no questo carattere.
Qui interviene il terzo momento dell'evoluzione del sistema. «
L'ora della proprietà capitalistica suona. Gli espropriatori
vengono espropriati. » Il funzionamento del regime capitalistico
crea nelle masse una condizione di fatto per cui si forma in loro
uno stato d'animo di ostilità verso l 'ordine economico esistente ;
tale stato d'animo è la premessa psicologica d'un'azione pratica
diretta a mutare , da parte delle masse operaie, detto ordine
sociale. — Sin qui siamo sempre al sicut erat. Gli espropriatori
non sono stati ancora espropriati, d i s t a t i dell 'animo son le
premesse dell'azione, non l'azione stessa. La rivoluzione si farà o
non si farà ? Ecco una cosa che non si può decidere se non a
posteriori. La rivoluzione si farà... se sarà fatta; e se no, non
si farà. Monsieur de la Palisse non ragionerebbe diversamente. La
rivoluzione non istà nelle condizioni materiali che la
giustificano. Lo stato sociale delle plebi miserabili delle grandi
città mostra che l 'uomo si adatta a tutto. Nelle civiltà classiche
abbiamo esempi numerosi dell' estremo di abbiezione a cui può
essere ridotta una popolazione senza che pensi a rivoltarsi.
Per l'epoca nostra si ricordino le popolazioni cristiane
sottoposte al Turco e le popolazioni polacche e finlandesi
sottoposte alla Russia. L'odio,' come tale, non genera nulla. — La
rivoluzione sta nell'espropriazione della classe capitalistica di
tutti i suoi mezzi di produzione, da parte ed a vantaggio della
classe lavoratrice (*). Questo è il. momento volontario e violento
dell 'evoluzione sociale. Volontario è perchè può anche non
avvenire. L'esperienza ci dimostra che vi sono anche dissoluzioni
ed involuzioni sociali, cioè fasi di arresto e di reversione del
processo evolutivo. La rivoluzione è la parentesi dell 'automatismo
sociale. Violento perchè suppone un mutamento arbitrario ed a
disegno della strut tura esistente. Le parti , in altri termini,
dell'edificio, lasciate a se stesse, starebbero diversamente da
quello che non stanno dopo che vi si è messo mano.
E' possibile l 'espropriazione senza la violenza ? La logica e l
' istinto dicono di no. E' la stessa risposta che dà il marxismo.
Infatti nello stesso capitolo in cui Marx ipotizza la successione
delle future violenze sociali, egli ci descrive quelle del passato.
Il comunismo risulterà dall' espropriazione dei capitalisti ; ma il
capitalismo è uscito dall'espropriazione dei produttori privati ;
dunque il processo storico di,questa forma di espropriazione che
sta dietro di noi gitterà luce sufficiente anche sul processo dell'
espropriazione capitalistica futura. Ma in che cosa consiste
l'espropriazione "del produttore diret to? In' una serie di metodi
violenti (Sie umfasst eine Reihe geivaltsamer Methoden). «
L'espropriazione del produttore immediato vien condotta a termine
mercè l'uso del vandalismo più spietato e sotto lo stimolo delle
passioni più infami, più sudicie e più piccinamente odiose. » —
L'espropriazione del passato fu l 'espropriazione di pochi
individui a danno della massa ; l 'espropriazione del futuro sarà l
'espropriazione di pochi individui a vantaggio della massa. Perciò
la pr ima sembra eticamente biasimevole e la seconda lodevole. Ma
niente invita a ritenere che il processo formale
dell'espropriazione che sta innanzi a noi, sarà diverso da quello
che abbiamo dietro di noi. Cioè a dire nulla lascia supporre che,
se le espropriazioni del passato si compirono con la vio
(*) Epperò l'espropriazione della classe capitalistica da parte
dello Stato capitalistico ed a vantaggio di... se stessa, può
considerarsi come una semplice partila di giro che la classe
capitalistica compie a proprio vantaggio. In questi procedimenti
non v'è di rivoluzionario che la logica di coloro che fingono di
spaventarsene o li affrettano in nome della rivoluzione sociale.
(Nota di Arturo Labriola.)
lenza, quelle del futuro non si compiranno con la violenza.
Chi consideri l ' importanza che la rivoluzione assume nel
sistema di Marx (tanto che è perfettamente lecito chiamare il Marx
il teorico delle rivoluzioni sociali) non può rifiutarsi ad
ammettere che lo studio di questa parte del sistema getta su tutto
il sistema una luce vivissima. Il material ismo storico presenta
appunto comeuna delle sue maggiori difficoltà teoriche la
combinazione dello sforzo volontario individuale e collettivo con
le leggi immanent i d'un sistema sociale. Codeste leggi considerate
teoricamente come la logica del sistema e praticamente come il
complesso delle influenze che il sistema esercita sulla generalità
degli uomini di una determinata epoca sociale e, più specialmente,
su di un gruppo di essi, son poi violabili dagli uomini e da essi a
disegno modificabili ? Noi vediamo che ad un certo punto , sì.
Quando il sistema è entrato in un periodo critico, cioè quando ha
prodotto una classe che per le sue specieli condizioni di vita può
avere qualche interesse a modificare la esistente.struttura
sociale, il mondo intellettuale di questa classe sociale agisce in
certo modo da propulsore dell'evoluzione, da suo determinante. Il
disegno, la volontà, l 'arbitrio umano riaffacciano le loro
pretese. Persino l ' i n dividuo può impr imere un movimento
decisivo alla evoluzione sociale. Quando un sistema sta per
sfasciarsi ed un altro sta per sorgere, la volontà umana acquista
un potere suifutur i destini della società che nel corso normale
degli avvenimenti non le spetta.
Nota della Redazione. — Siccomo si continua o intronarci le
orecchie con le virtù miracolose del marxismo, abbiamo creduto bene
riprodurre queste pagine in cui se ne riassume insomma tutta la
teoria, che per taluni equivale pressapoco alla scoperta del moto
perpetuo delle società I In realtà quando la si consideri bene, vi
si riscontra una parte d'errore e un'altra di verità, come in ogni
cosa umana. Diremo anzi di più. La verità marxista è molto
relativa, e quando se ne voglia fare invece una verità assolala,
dogmatica —come sogliono gli officianti del marxismo — diventa un
pericoloso inganno.
Per cinquant'anni, il marxismo venne sopratutto insegnato come
la dottrina dell'automatismo sociale, mentre — dice benissimo il
Labriola — la Rivoluzione è precisamente la parentesi di questo
automatismo, avviene cioè quando la gente invece di lasciar che le
cose vadano come son sempre, andate, si ficca intesta di farle
andare a modo suo. Ecco perchè il famoso materialismo storico, che
in realtà veniva poi concepito come un fatalismo economico, era
qualcosa insomma d'anlirivoluzionario.
La Rivoluzione presuppone un atto di volontà, e ben a ragione
Malatesta dava al giornale fondato da lui al suo primo ritorno in
Italia, nel 1913, il titolo appunto di Volontà, per reagire contro
il pregiudizio che la Rivoluzione derivasse dal raggiungimento di
determinate condizioni materiali, senza che l'opera propria delle
collettività e dei singoli potesse contribuire a gran cosa.
Crediamo superfluo far risaltare, poi, come si sia avuto la
Rivoluzione in Russia, dove la massa era meno istruita e
organizzata, mentre non si è avuta in Austria dov'era ridotta
all'estremo della miseria e in Germania dove la scienza marxista
era più diffusa. Tutto ciò non vuol certamente dire che all'origine
di ogni grande insurrezione non ci sia sempre una profonda crisi, o
che l'ignoranza e la disorganizzazione giovino ai movimenti di
masse; ma dovrebbe render più prudenti certi scientifici nello
sputar sentenze di fronte a così numerosi fattori e alle loro
infinite ripercussioni. È vero, però, che finiscono sempre col
cavarsela, accomodando i testi di Marx, come i preti quelli della
Bibbia, e definendo putsch anarchico ogni tentativo insurrezionale
fallito, per reclamare poscia l'esclusivo merito di quei che
riescono e... il debito premio della dittatura 1
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IL RISVEGLIO
Da un equivoco air altro Andrea Viglongo scrive sull'Avanti !
Malatesta dice che gli anarchici vogliono « la di
struzione dello Stato e l'organizzazione libera della società
sulla base dell'uguaglianza economica ». Ma e questa «
organizzazione libera » non è essa stessa uno Stato ?
Malatesta in altri tempi ha scritto che « varrebbe meglio
adoperare il meno possibile l'espressione abolizione dello Slato e
sostituirla con l'altra più chiara e più concreta abolizione del
Governo. » Ad ogni modo il sofisma resterebbe. (Gli anarchici ■—
intellettuali per eccellenza — hanno il torto di dare spesso a
certi vocaboli un significato arbitrario. Si corre in tale caso il
rischio di interpretare a rovescio i loro concetti : sarebbe bene
evitare sempre il gergo nella propaganda e nella polemica.) Gli
anarchici equivocano sul concetto di Stato. Anche la forma sociale
caldeggiata da Malatesta è uno Stato: e l'anarchia, anche intesa
letteralmente, è un governo.
Che bravo Andrea ! Anzitutto per un partito diretto interamente
da professionisti borghesi e da una burocrazia sindacale d'exoperai
— oh ! quanto ex ! — il parlare di noi come.d'intellettuali per
eccellenza è alquanto ridicolo, se si pensa che Malatesta stesso,
or fa un anno appena, faceva ancora il fabbro a 67 anni ! Che
differenza con quegli arrivisti che appena ventenni si fanno
bombardare segretari di qualche cosa e lasciano la fabbrica per non
ritornarvi più !
In fattto d'equivoci, poi, il Viglongo ce ne fornisce subito un
esempio, con quello della parola Stato — scritta con 5 maiuscola —
che ha un senso storico universale ben definito d'organizzazione
accentrata ed armata d'un dato territorio, governato dalle stesse
leggi e soggetto alle stesse autorità, — e che vuole confondere col
significato di stato — s minuscola — inteso come modo o condizione
di vivere. Sono molte le parole che hanno vari sensi, ma non li si
confondono se non per giuoco, malafede o ignoranza, e nel caso
nostro ad evitare ogni errore si usa appunto la maiuscola.
Quanto siam venuti dicendo per lo Stato, possiamo ripeterlo pel
governo. Un sofista soltanto può confondere il governo nel
significato preciso di costituzione di uno Stato e autorità armata
che vi domina — col governo inteso nel senso lato di
amministrazione e maneggio di checchessia o di guida e
condotta.
lufine, per la parola anarchia dubitiamo assai che letteralmente
abbia mai voluto dire un governo, poiché etimologicamente tutti si
accordano a darle il significato di senza comando, senza
governo.
Ma ad un primo equivoco ne segue subito u n altro :
A parer nostro hanno torto Malatesta ed i suoi compagni
anarchici di contrapporre al concetto comunista della dittatura
proletaria quello generico di libertà. Se noi amassimo il paradosso
potremmo affermare che anzi solo la dittatura proletaria può
garantire un domani libero ai « liberi uomini di buona volontà ».
Il proletariato non può esser libero finché la borghesia esiste.
Solo la dittatura proletaria può distruggere completamente, dalle
radici, la borghesia. Propugnando, anzi, solo propugnandola
dittatura proletaria si afferma concretamente il diritto di tutti
gli uomini alla liberlà.
Per fortuna che il Viglongo non ama il paradosso, altrimenti
chissà cosa ci tirerebbe fuori. Vediamo intanto il suo
ragionamento.
« Il proletariato non può esser libero finché la borghesia
esiste. » Benone, ma la borghesia cessa d'esistere come classe
privilegiata pel fatto che viene espropriata e che i proletari si
rifiutano di lavorare per suo conto. E tanto non può risultare dai
decreti di una dittatura, ma unicamente dall'azione diretta delle
masse. Ciò che ha fatto la rivoluzione russa — non lo si ripeterà
mai abbastanza — è anzitutto l'espropriazione delle terre, che
Lenin ha trovato già compiuta in grau parte e che dichiarò di
accettare.
Sentiamo ora il resto : Scagliarsi oggi contro la dittatura
proletaria in
nome della libertà, è soltanto svolgere un'opera concomitante a
quella democratica borghese, fatalmente e logicamente
nell'interesse della borghesia. Malatesta finisce per collocarsi
sullo stesso terreno del « rinnegato » Kautsky. Anch'egli in nome
della libertà
protesta contro la dittatura. Ma noi non possiamo rispondere a
Malatesta che come Lenin ha risposto a Kautsky: Il dilemma non è
fra dittatura e libertà, ma fra dittatura del proletariato e
dittatura della borghesia.
E dire che Kautsky fu sempre uno dei maggiori oracoli del
marxismo, e che per averlo osato contraddire in altri tempi., ci
siam visti trattare più che sprezzantemente dai preti di tanto
pontefice d'una scienza infallibile ! Ma Kautsky ha già scritto
molti anni fa quel che ripetono i bolscevichi oggi, e cioè che in
regime socialista il lavoratore sarà meno libero.che in regime
borghese. E allora perchè rinnegarlo, quando le divergenze attuali
son forse più apparenti che reali, tanto più che tutte le frazioni
socialiste, quelle riunite a Ginevra come l'altre a Mosca, si
trovano urnificale dalla comune decisione affermativa sul
parlamentarismo? E sopratutto perchè tentare d'affibbiare a noi
qualcuno da cui abbiam sempre dissentito ?
E finalmente il dilemma posto tra dittatura borghese e dittatura
proletaria — o più esattamente di coloro che hanno monopolizzata la
rappresentanza proletaria — ci dà una tesi e una antitesi, senza
sintesi, in contraddizione con la dialettica hegeliana dei nostri
buoni marxisti. E noi con buona pace di tutti i fanatici
dell'autorità, ci ostiniamo a tirarne appunto una sintesi di
libertà in odio a tutte le dittature.
Per Viglongo le parole più chiare e più semplici diventano
gergo, tant 'è l 'amore in lui delle frasi astruse del marxismo, la
dottrina equivoca per eccellenza, poiché riformisti e rivoluzionari
vi trovano le giustificazioni più opposte.
In fondo tutta la propaganda massimalista a base di dittatura
del proletariato — espressione quant ' altre mai equivoca, già
definita a ragione una contraddizione in termini, un ' inaudi ta
improprietà di linguaggio, un'enorme amplificazione metaforica —
consiste, da parte di coloro che la fanno e che si pretendono fin
d'ora chiamati a formare i cosidetti organi di comando, nel
ripetere : « Dobbiamo comandar noi, soli capaci di salvare il mondo
con un nostro potere di ferro ! »
E' ingenuità, impudenza, infatuazione o aberrazione ?
Il vostro Dio che cos'è? Da // Razionalismo del Popolo,
1864.
Il male esiste nel mondo ; dunque il mondo non è ordinato e
governato da un ente personale, che possa dirsi infinita potenza,
sapienza, bontà, giustizia, perfezione : — ecco un raziocinio, che
ha sfidato da secoli tutto l'acume della teologia ; e che più si
ribatte, più si fortifica.
I più dei rivelatori e legislatori antichi non seppero
altrimenti evitarne le conseguenze che ricorrendo all' ipotesi di
due principii, l'uno autore del bene, e l'altro del male, che sono
in perpetua lotta fra loro, e si disputano il dominio
dell'universo. Ma questa credenza non potè lungamente resistere
alla critica della filosofìa ; e i dottori cristiani non tardarono
ad abbandonare il dualismo per propugnare esclusivamente la unità
della causa prima, L'argomento del male però stava inconcusso più
che mai : che cosa dunque gli hanno opposto i difensori della
provvidenza d'un solo Dio ?
Nulla, e men che nulla. Dio poteva impedire i mali fisici
assolutamente, ma non poteva per rispetto alle leggi della natura !
Misero sotterfugio ! E le leggi della natura, di grazia, chi le ha
fatte ? Non dite voi che è lo stesso Dio ? Dunque non è la natura,
che gli vieta d'impedir il male ; è desso che non ha voluto
impedirlo ; dacché ha costituitala natura con tali leggi, e non con
altre migliori.
Poteva similmente impedire i mali morali ; ma non volle, perchè
nessun motivo ce l'obbligava ! Sotterfugio ancor più meschino
dell'altro ! Poiché anzi gli argomenti, con cui pretendete di
assolvere Dio da quest'obbligazione, provano appunto il contrario,
mentre non distruggono ne i motivi da parte nostra, né i motivi da
parte sua.
Non i motivi da parte nostra ; poiché la natura
fisica e morale dell'uomo è tutta opera di Dio : dunque nessuna
scusa potete trarne per dispensarlo dall' impedire il male. S'egli
non voleva che l'uomo patisse, perchè non gli ha dato un altro
corpo? E se non voleva che peccasse, perchè non gli ha dato un
altro spirito? Poteva, dite voi : dunque doveva, diciamo noi ;
dunque è desso il vero e primo autore, ed autore volontario e
libero, di tutti i mali.
E non i motivi da parte sua ; perocché : 1° I doni, che la sua
bontà ci ha fatti rega
landone l'esistenza e la libertà, sono indegni non solo d'una
bontà divina ed infinita, ma anche d'una bontà umana e finitissima.
Ponete un padre, che di suo spontaneo e libero arbitrio costituisse
la famiglia nelle condizioni fìsiche e morali dell' Umanità passata
e presente, quando avrebbe potuto senza alcun suo danno nèstento,
liberarla da tante miserie del corpo e dello spirito : nessuno, che
rispetti ancor la coscienza, nessuno potrà chiamarlo buono, nessuno
potrà astenersi dal qualificarlo un mostro di crudeltà e di ferocia
più che bestiale. Dunque un ordine di cose, che non sarebbe
compatibile con una bontà umana, voi volete conciliarlo con una
bontà divina ?
2" Una santità, che si contenta di vietare semplicemente il
male, quando potrebbe realmente impedirlo ; e che ai pianti, ai
gemiti dell'Umanità risponde: — Il male che soffrite è colpa
vostra, poiché io non lo prescrivo, ma lo proibisco ; — meriterebbe
piuttosto il titolo di ipocrisia sopraffina, poiché la sua
avversione al male sarebbe di parole, e non di fatti ; sarebbe
apparente, e non efficace ; e la vera colpa di tutti i mali
dovrebbe sempre cadere sudi lei, che poteva così facilmente
rimuoverli ; e non sui poveri mortali, a cui è moralmente
impossibile di evitarli.
3" Una sapienza, che per ottenere il bene si serve del male,
laddove potrebbe conseguire il fine buono anche con buoni mezzi, è
una grande stoltezza ; e bisogna dire che i pregiudizii vi abbiano
pervertito il senno.se non v'accorgete che i vostri panegirici
delle sapienza divina non sono un'apologia, ma una satira. E'
dunque una bella gloria, in fede vostra, cavare qualche bene da
molti mali, quando si sarebbe potuto evitare ogni male, ed ottenere
un bene maggiore?
4° Una giustizia infine, che punisce in altri il male, di cui è
dessa la prima origine e la principal cagione, è una superlativa
iniquità. Chi dunque ha dato all'uomo una libertà così facile ad
essere abusata ? Cai gli ha negato quei soccorsi, che avrebbero
potuto scamparlo sicuramente da ogni abuso, e senza punto nuocere
al suo esercizio ? Non è il vostro Dio ? Quand' egli pertanto
punisce l'uomo perchè ha peccato, lo punisce perchè non ebbe quello
ch'ei non volle dargli, o non fece quello che da sé non poteva
fare. E questa per voi è giustizia ?
— Ma Dio non deve nulla a nessuno ; e però a nessuno fa torto,
se all'uomo nega ciò che non gli deve. — E quest'altra scusa non è
un'ignominia e per chi la propone, e per chi l'accetta ? Se voi
avete due giustizie diverse, una umana e una divina ; allora è
inutile ed impossibile ogni discussione, poiché non potremmo
intenderci mai. Ma se la giustizia è una sola ed uguale per tutti ;
allora si signori, Dio è tenuto per giustizia rigorosa a sottrarre
l'uomo dalla colpa, e quindi dalla pena. Egli era libero se volete,
di entrare, o no, in rapporti con l'uomo, avanti che gli avesse
dato l'esistenza ; ma dacché ha voluto dargliela di suo pieno e
puro arbitrio, ha contratto con lui dei rapporti, che la legge di
giustizia determina a sancisce ; rapporti che obbligano
strettamente ambedue le parti, e quella di esse che li ha voluti
istituire, più strettamente ancora di quella che deve sopportarli.
In questi rapporti dell'uomo con Dio, la legge di giù.tizia
richiede adunque un'applicazione più rigorosa a Dio che non
all'uomo, poiché il patto non venne egualmente accettato da
ambidue, ma Dio 1" impose all'uomo senza che questi fosse in grado
di dire, se gli piaceva, se intendeva stringerlo o rifiutarlo.
Posto quindi che Dio abbia voluto chiamar l'uomo ad esistere, era
tenutissimo a dargli tutto quanto gli occorreva per conseguire con
la maggior possibile sicurezza, facilità e diletto, il fine che gli
assegnava. E siccome voi ci aipetete continuamente, che questo fine
è la felicità; Dio era dunque obbligato a far tutto quanto stava in
lui per rendere l'uomo felice. Ma il dolore e la colpa son due
condizioni, che intrinsecamente ripugnano ad uno stato di felicità
; condizioni però, che Dio poteva eliminare : dunque Dio a tutto
rigore di giustizia era tenuto a costituire l'uomo esente da colpa
e da dolore, per farlo felice. Ma non ha
http://senno.se
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IL RISVEGLIO 3
voluto ; dunque fu ingiusto ed iniquo. Ma un Dio iniquo ed
ingiusto è un assurdo : dunque il vostro Dio che cos'è ?....
Ausonio Franchi.
E l'espropriazione? Riceviamo un bollettino del Partito
operaio
comunista di Polonia, che si pubblica a Vienna, il quale incita
i lavoratori polacchi dei campi e delle città ad insorgere per
stendere la mano all'esercito liberatore dei bolscevichi russi e
an-nientare col suo aiuto il regime capitalista.
A tal fine, in un apposito manifesto, si con-siglia :
i" di spiegare un'attività rivoluzionaria, malgrado il Terrore
che imperversa su tutta la Polonia capitalista, fomentando
incessantemente lo spirito di rivolta nelle masse operaie,
aggra-vando i conflitti di classe, organizzando assem-blee di
fabbriche e di sindacati, comizi, manife-stazioni, sollevazioni di
masse, preparando e formando fra operai e soldati gruppi di
combat-timento per un'azione generale, e infine susci-tando
l'insurrezione armata al momento dun grande fermento popolare ;
a" di eleggere e convocare subito un Consi-glio d'operai, che
deve sssere l'organo di domi-nio del proletariato, dovunque il
dominio capi-talista comincia ad essere scosso, sia in presenza dei
moti rivoluzionari di masse, sia in seguito all'avanzata continua
dell'esercito rosso ;
3° di attendere con lena ed entusiasmo ad armare gli operai, a
costituire i battaglioni d'un «sercito rosso polacco, per dare al
Consiglio ope-raio, dove venne già creato, la possibilità
d'eser-citare il suo potere, e per rovesciare, di comune accordo
con l'esercito rosso della Russia dei So-vieti, la dominazione
capitalista in tutta la Polonia.
Qnesti consigli sono in maggior parte buoni, benché nel
manifesto si parli quasi esclusiva-mente d'operai e solo
incidentalmente di con-tadini ; ma una cosa stupisce specialmente,
ed é che preoccupati sopratutto della conquista del potere e di
stabilire una nuova autorità, quei "co-munisti polacchi
dimentichino di parlare d'e-spropriazione, il fatto essenziale
senza il quale non vi può essere rivoluzione sociale, come deve
intenderla in special modo un partito che s'in-titola
comunista.
Anche in Germania si è discorso in questi ul-timi tempi di nuove
agitazioni dei comunisti... per proclamarvi la Repubblica dei
Consigli. Non sarebbe più chiaro dire : per espropriare la
bor-ghesia ?
E' certo che non si ha un nuovo ordine di cose se le forme della
proprietà e il modo di produ-zione non cangiano, e allora perchè
non dirlo in modo chiaro e preciso, indicando quanto bi-sogna fare
all'uopo, per dilungarsi invece a par-lare unicamente della
sostituzione di governo ?
L'organo di dominio per eccellenza è la pro-prietà della
maggiore somma possibile di ric-chezze, ed allora conviene
anzitutto pensare al modo d'impadronirsene e di servirsene a
pro-fitto di tutti.
Checché se ne dica la vecchia formula rivolu-zionaria anarchica
: « espropriazione della bor-ghesia », è di gran lunga superiore
alla nuovis-sima : « dittatura del proletariato », tanto più che
non si sa ancor bene se questa debba signi-ficare un potere
estesissimo, come lo lascerebbe supporre l'esistenza di
numerosissimi consigli d'operai e contadini con funzioni dirette e
pro-prie — o un potere accentratissimo, come l'in- ' dica la stessa
parola dittatura e come risulta da informazioni russe anche di
fonte bolscevica.
Rropotkine, in un articolo scritto quarant'anni or sono
precisava così il compito rivoluzionario : p r ende re la ricchezza
sociale, utilizzarla subito e stabilire i suoi diritti su questa
ric-chezza facendone beneficiare il popolo intiero. E aggiungeva
che bisognava « lavorare incessan-ti temente, fin d'ora, a seminare
l'idea di espro-« priazione con tutte le nostre parole e tutti i «
nostri atti ; riconnettere ognuna delle nostre « azioni a questa
idea-madre ; far penetrare la « parola Espropriazione in ogni
comune e vil-
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IL RISVEGLIO
g i u s t i . I s indaca t i e r a n o q u e l che e r a n o a n
cor p r i m a del la g u e r r a , sotto l ' in f luenza e la d i
rez ione di re t ta dei po l i t i can t i del social i s m o .
Organizzaz ione pol i t ica e organizzaz ion e e c o n o m i c a a
n d a v a n o di par i passo ; form a v a n o b e n s ì d u e corp
i , m a n o n avevano che u n a sola tes ta . . . inqua l i f i cab
i le .
Avessero a l m e n o a v u t o u n a condo t t a neutrale, c o m
e si è det to al Congresso di Mosca ! In real tà par l i t i e s
indaca t i h a n n o parteggialo — e c o m e ! sacr i f icando i lo
ro m e m b r i a cent ina ia di mig l i a i a — pe r le r i spe t t
ive b o r g h e sie ! Ma è b e n e n o n d i m e n t i c a r e , lo
r ipe t i a m o , che d o v u n q u e i s indaca t i n o n h a n
fatto che segu i re i par t i t i social is t i , p r i m i nel l
'o pe ra di ded iz ione .
Ai po l i t i can t i anz i tu t to spet ta la sch iac c ian te
r e sponsab i l i t à d 'avere i m p e d i t o la definitiva l ibe
raz ione del pro le t a r i a to , il cu i pecca to or ig ina l e è
que l lo d 'aver lo ro c redu to . E p u r t r o p p o ci crede a n
c o r a .
S u l l a b u o n a v i a . Da Milano si a n n u n c i a che il
31 scorso
agos to gli operai metallurgici di Milano e della Lombardia
presero possesso di. tutti gli stabilimenti espellendo le direzioni
e i proprietari. Sulle prime vennero trattenuti i capitecnici, poi
sulla loro parola d'onore che domattina sarebbero tornati ai
rispettivi posti furono rilasciali.
O t t i m a m e n t e ! Ma ques to ges to r i m a r r à u n bel
ges to e n u l l a p i ù se la classe l avora t r i ce t u t t a q
u a n t a u o n lo i m i t a . Lo farà ? S p e r i a m o l o , sa
rebbe ora !
L a v o r a t o r i , n o n d i m e n t i c a t e le v i t t i m
e d e i m o t i i n s u r r e z i o n a l i , l e f amig l i e degl
i e r o i de l l a n o s t r a g u e r r a !
La promessa è.*, l'oltraggio Ancora una volta, e non sarà l
'ultima, la schiera
dei cenciosi creduloni, che hanno combattuto la bella « guerra
del diritto e della libertà », con l ' i l lusione che sarebbe l
'ult ima, che una civiltà superiore i l luminerebbe la vecchia
sconquassata Europa, che il pane, il benessere e la pace
deriverebbero dai loro sacrifici, — sono rimasti ingannati .
Ancora una volta corrono il rischio di ritornare in trincea a
combattere contro altri proletari, che vogliono anch'essi
redimersi, anch'essi infelici ! E tutto ad esclusivo beneficio d'un
branco di affaristi, di politicanti e di usurai , che si annidano
nelle banche, nei parlamenti o nelle bische, a Parigi, a San Remo,
a Londra od a Lucerna, per complottare contro il proletariato di
Russia e contro quello d'Europa e del mondo intero.
Quella che doveva essere « l 'ult ima guerra » non è che la
sorgente di nuove guerre, e la minaccia della più bieca reazione.
Nel patto della famosa Lega delle nazioni si leggeva : « Nessuna
nazione potrà dichiarare guerra ad un'altra nazione, senza che il
Consiglio supremo della Lega non abbia esaminato le questioni che
sorgessero fra due o più nazioni, ed in ogni caso non potrà
dichiarare guerra pr ima del termine d'un anno dal giorno che
furono notificate al Consiglio supremo. »
Questo proclamava per mezzo della stampa prezzolata il covo di
cannibali democratici e repubblicani , riunitisi un anno fa a
Versaglia. Noi che conosciamo con quale fango fu modellato il
famigerato inquisitore Woodrow Wilson e i suoi degni compari Lloyd
George, Clemenceau o Millerand, Nitti o Giolìtti, non ci siamo
illusi un solo momento . Lo dicemmo allora e lo riscontr iamo oggi,
dopo meno di un anno, che la Lega delle nazioni n o n e che una
maschera, un inganno, per gabellare sempre la marmaglia proletaria,
condannandola a nuove e inaudite sofferenze, a sacrifizii
indescrivibili.
La Polonia dichiara guerra alla Russia e il governo francese, a
mezzo di Millerand, fa le sue congratulazioni con due telegrammi :
unoalla missione francese e per essa al signor Jusserand,
esaltandone l'opera prestata in aiuto alla Polonia ; l 'altro al
babbeo Pilsudski, per la vittoria avuta contro i bolscevichi.
A noi non ci fa meraviglia del resto ; lo sappiamo bene che la
borghesia internazionale si è coalizzata per muovere guerra alla
rivoluzione,
che si avanza minacciosa, poiché pensa che, fiaccata la
rivoluzione russa, si spegnerebbero gli entusiasmi anche in tutta
Europa. Così la reazione capitalistica, più feroce che mai, avrebbe
allora posto ancora una volla il piede di ferro sul collo del
proletariato. Ma quello che ci meraviglia è che il proletariato
d'Europa e del mondo non sappia aucora intendersi , unirsi ,
coalizzarsi per muovere in difesa della rivoluzione russa, per la
propria salvezza e per far sì che anemie in Europa trionfi la
rivoluzione sociale, rovesciando ogni nequizia, ogni trono, ogni
autorità, schiacciando tiranni e... t raditori ,permettendo alla
famiglia dei produttori di godere l'intiero frutto delle proprie
fatiche, facendo insomma che la libertà cessi di essere un mito e
divenga una realtà.
Vorrà il proletariato decidersi e prepararsi per la lotta
finale, senza perdere più tempo in sbornie, in quisquiglie ? Oppure
aspetterà gli ordini dall'alto, la manna dal cielo ? E' questione
di vita o di morte ! Ora ogni esitazione è t radimento.
Il proletariato deve decidersi alla lotta suprema ; la borghesia
ha già lanciato il guanto di sfida, quindi sta al proletario la
scelta: O perire vigliaccamente genuflesso sotto la frusta dei
carnefici, o ribellarsi e lottare, finché la rivoluzione sociale
espropriatrice non abbia trionfato ! Questo è il di lemma chiaro
che noi poniamo oggi al proletariato internazionale.
Se poi non ci vorrà dare ascolto, se per emanciparsi proverà il
bisogno di ritornare in guerra a farsi scannare stupidamente,
allora quasi sarebbe meglio che la guerra durasse fino allo
sterminio di tutti coloro che la vogliono o la subiscono
passivamente, se anche in tal caso non dovesse recare un male
immenso al l 'umani tà tutta quanta. Noi a combattere per la
borghesia non vi andremo à nessun costo ; la uostra vita randagia
la daremo sì, ma per la nostra guerra, per la rivoluzione
eguagliatrice e giustiziera, per il trionfo del bene comune e dell
'anarchia.
Prometeo.
Corrispondenze BASILEA. — Le Organizzazioni politiche italiane
di
Basilea, coadiuvate dalla Filodrammatica Aurora, terranno la
sera dell'ii settembre, all'AmmerbachKellerhals, Ammerstrasse, una
festa famigliare col seguente programma : Sangue fecondo, dramma in
3 atti di T. Carniglia ; La sposa e la cavalla, brillantissima
farsa ; estrazione d'una ricchissima lotteria ; ballo sino alle 4
del mattino. La festa sarà rallegrata da una scelta orchestra.
I lavoratori italiani qui residenti, lontani dai luoghi ove
tanti nostri compagni hanno ingaggiato un'aspra battaglia, hanno
l'obbligo morale e materiale di aiutarli in un momento che può
esser decisivo pel secolare antagonismo fra capitale e lavoro, e
non possono restare semplici spettatori.
Pensiamo a tutte le miserie, le sofferenze e i lutti, che hanno
già colpito l'avanguardia audace dei sovversivi e le loro famiglie,
e rechiamo a tante vittime con l'obolo della solidarietà, l'augurio
che i sacrifici abbiano finalmente il meritato premio nella
rivoluzione vittoriosa. Il Comilalo.
SCIAFFUSA. — Sabato 17 scorrso luglio, la Filodrammatica
libertaria di Arbon, ha dato costà una serata prò propaganda,
rappresentando il grandioso dramma I minatori del Belgio. Si ebbero
fr. 5aa.5o di entrate e 279.20 di uscite. L'utile netto di fr.
a43.3o, pari a lire italiane 700, fu cosi ripaatito d'accordo coi
compagni di Arbon : 5oo ad Umanità Nova, i5o prò propaganda nel
Meridionale, 5o al compagno Acciarito detenuto da a3 anni nelle
regie galere.
Vlivi ringraziamenti ai buoni dilettanti d'Arbon, alle signorine
che si prestarono per la pesca e a tutti gli intervenuti. Grappo
Libertario.
WYEDENSWIL. — Per urgenti bisogni e non avendo sue notizie da
parecchi anni, la famiglia del compagno disertore Pasetto Giuseppe,
di Valdagno (Vicenza), trentacinquenne, fa viva raccomandazione a
tutti coloro che possono fornire il suo indirizzoi di comunicarlo a
Pretto Valentino, Giessen, Wadenswil (Canton Zurigo).
ZURIGO. — Ecco il rendiconto della festa prò vitiimc politiche,
data il ai agosto al Caeino Aussersihl: Entrate fr. 1198.95, uscite
658.35, utile netto 54o.6o, cosi suddiviso : Al Comitato di difesa
libertaria a Bologna ag5 (lire 1000), ai profughi i3o, alle vittime
della reazione svizzera a Ginevra 100, spese postali 2, rimanenza
in cassa i3.6o.
Vivissimi ringraziamenti a tutti coloro che si prestarono per la
buona riuscita della festa.
Gruppo libertario.
Pro vittime dei moti insurrezionali Zurigo, Gruppo l ibertario,
i° e 20 versamento Lista 1 Arbon, P. M.
5 Basilea, R. A. fi Basilea, B. A. 8 Birsfelden, A. V. 9 Bienne,
L. V.
11 Berna, R. G. i4 Fr ibourg , C. G. i5 Grenchen, A. D. C. 16
Horgen, Q. V. 19 Sciaffusa, D. G. ao Sciaffusa, D. G. ai St.
Margrethen, P. L. a4 San Gallo, S. G. a5 San Gallo, S. G. 36
Thalwil, D . E . 28 Wallenstadt , L. L. 29 Wadenswil , L. E. 3i Zur
igo : Medri 31 Copetti 34 Maestri 34 bis Taiana 34 ter Didone 35 W
i n t e r t h u r , M. G.
San Gallo, festa 8 agosto, C. E. P. Wadenswil, fra compagni
SchinznachDorf, T. U., fra compagn i Erlach, Blua Angelo Zurigo,
Cirillo e Tiburzi Lucerna, Edoardo Costantini
125 — 43 5o 48 4o. 37 — 16 — ao —
123 35 35 70 3i — 33 — 48 — 46 7a 16 4a aa 5o 65 — 7a — a8 90 3o
4» 88 — 4 2 70 4o — 39 80 3a 75, 65 5o
300 — a3 35 33 5a IO — io —
5 —
Totale Fr. i432 45 Abbiamo fatto tre invii di mille lire
ciascuno :
Comitato di difesa libertaria, Bologna 281 5o Comitato prò
vittime politiche, Milano 276 — Comitato di difesa libertaria,
Bologna 256 —
Totale Fr. 8i3 5o Rimanenza in cassa Fr. 618 g5
In più, 4o franchi raccolti dopo una conferenza della Lega
proletaria a Zurigo, alWerdburg.vennera spediti direttamente al
suddetto Comitato di difesa libertaria, che ha pure ricevuto dal
compagno Baroncini d'Imola un versamento di lire 3i per conta del
Risveglio.
PIETRO KROPOTKINE La Grande Rivoluzione (due vol., 700 pag.) Fr.
2 —. La Scienza moderna e l'Anarchia (320 pag.) . 1 — Parole d'un
Ribelle (3oo pag.) . . . . . . 1 — La Guerra o io
L. Bertoni. Il Processo delle bombe F. Grippiola. Povero popolo!
dramma in 2 atti Conti e Gallien. Lo sciopero rosso, in un atto II.
Hanriot. Il reduce da Tripoli, in un atto
i5 i5 i5. i5
G. Eckhoud. La buona lezione (a Sante Caserio) o io Giuseppe
Ferrari. Del Deismo o io Fr. Ferrer e A. Lorenzo. Lo sciopero
generale o io E. Leverdays. La Banca e la Rivoluzione o io.
CARTOLINE ILLUSTRATE a 5 centesimi La Scuola Ferrer di Losanna
(4 cartoline). I martiri giapponesi. Bakunin Michele. Bresci
Gaetano. Caserio Sante. D'Alba Antonio. Maselti Augusto. Orsini
Felice. Rapisardi Mario.
L'Anarchico. La Marsigliese di Doré. Il Trionfa della Libertà di
Walter Crane. Il Padrone di casa (Le Vautour). In vendita presso il
Risveglio. Unire all'ordinazione
l'importo in francobolli svizzeri. Avvertano i compagni in
Italia che il franco sviz
zero vale più di tre lire italiane e che se non abbiamo
aumentatoi prezzi, non possiamo neppure diminuirli.
B I L A N — R e c e t t e s
B I L A N C I O E n t r a t e
VENTE — VENDITA Gencvo 48o, Lucerne, S. a.3o, SaintImier, C.
aov
Schinznach 6, Solothurn, A. Z. 6, Thalwil 4o, Winterthur io,
Zurich 4ao, Gr. lib. ao, S. aa, C. io
Total i45 3a ABONNEMENTS — ABBONAMENTI
Genève, Synd. M. et M. ao, Amb. 4, P. E. 6, Pr. 5, Lugano, A. A.
3, St. Gallen, Z. C. 5, Thayngen, C. A. a, Zurich, Ciotto 5,
Samotti 5, Medri 5, J.N. P. 3.
Total 63 — SOUSCRIPTIONS — SOTTOSCRIZIONI
Genève, Mozz. 3, P.E. 1, JeanquimarcheS, Roll. a, Card. 5,
Zurich, A. C. 3, Sans. 1, Maroni 2, I. B. 1.
Total a3 — Total des recettes au 3i août IÎ3 1 3a
Dépenses — Uscite Déficit J o u r n a l n° 546 Frais de
poste
Total des dépenses Déficit
n 5 o5 34o —
67 8a 522 85 391 55
S o t t o s c r i z i o n e p r ò v i t t i m e p o l i t i c h
e Rimanenza, fr. 1 io
Ginevra, L. B. 5 ; Zurigo, Gruppo libertario 100. Totale, fr.
106 io
A Mm" R. 5o, G. 56. Totale, fr. 100 — Rimanenza, fr. 6 io