Computer, Ordinateur, Elaboratori ….forse Cervelloni Attilio A. Romita 1 COMPUTER, ORDINATEUR, ELABORATORI ……FORSE CERVELLONI!
Computer, Ordinateur, Elaboratori ….forse Cervelloni
Attilio A. Romita 1
COMPUTER,
ORDINATEUR,
ELABORATORI
……FORSE
CERVELLONI!
Computer, Ordinateur, Elaboratori ….forse Cervelloni
Attilio A. Romita 3
1 SOMMARIO
1 Sommario 3
2 Premessa 5
3 Un po' di storia. 7
3.1 Qui comincia l'avventura......... 7
3.2 Qualche riflessione su misure e dimensioni.
13
3.3 Il "cervellone" è realmente intelligente? 14
3.4 I Sistemi di numerazione. 16
3.5 Digitale ... analogico? Ma che vuol dire? 21
4 ....ma come funziona un elaboratore? 24
4.1 Guardiamo "la macchina" da fuori. 24
4.2 Proviamo ad aprire "la macchina". 27
4.3 Il computer ovvero una fabbrica
organizzata. 28
4.4 Il CHIP, un piccolo servitore onnipresente.
29
5 Qualche aneddoto .....restando in tema. 31
6 Dove conserviamo i dati? 33
6.1 La base dei problemi. 33
6.2 I nastri magnetici. 35
6.3 I dischi magnetici. 36
7 Come conserviamo i dati? 39
7.1 Ordine ...prima di tutto. 39
7.2 Le elaborazioni con Nastri magnetici. 40
L'avvento dei dischi magnetici. 40
7.3 Il futuro. 43
8 ....ma cosa si può fare con un elaboratore. 44
8.1 Qualche riflessione.....tanto per capirci. 44
9 All' inizio....."Centri Meccanografici". 46
10 L'alba dei ...."Centri Elaborazione Dati". 48
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11 Multi partizioni, Time sharing, Sistema
Operativo, 50
12 Mainframe. 52
12.1 Collegamenti Remoti. 54
13 Dal filo di rame alla fibra ottica. 55
14 Sistemi Dipartimentali, Client-Server,
…................... Sistemi OnLine. 57
15 ...ed infine Internet. 59
15.1 Un po' di storia. 59
15.2 La struttura iniziale della rete. 60
15.3 ....ma che ci facciamo con la rete. 62
16 .......in conclusione. 64
NOTA.
Questo opuscolo è in libera circolazione e può
essere usato e riprodotto liberamente.
L’autorizzazione e la citazione dell’autore, sono
gradite.
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2 PREMESSA
Prima di iniziare questa storia vorrei raccontarvi un
aneddoto.
Due anziani signori passeggiavano ai piedi una
verde collina sulla quale era costruito un magnifico
castello. Sugli spalti del castello si vedevano tanti
giovani che ballavano e cantavano felici.
Allora chiesero ad un passante cosa fosse quel
castello. L'uomo disse che era una specie del paese
dei balocchi di Pinocchio, nella cerchia esterna
felicità e canti, ma all'interno orchi affamati di
giovani e ladri di denaro altrui.
La risposta non convinse i due anziani che si
avvicinarono alla porta: era guardata da uno strano
animale che aveva al collo un cartiglio, il suo nome
: "Tecnologia", sulla porta due armigeri. Uno dei
signori provò a chiedere informazioni, la risposta fu
"Chat web bit blogger network!", il signore pose
altre domande, ma le risposte erano sempre una
lista di parole incomprensibili. I due signori si
allontanarono sconsolati e continuarono a
raccontare la storia ai loro amici, finché trovarono
un coetaneo dalla faccia contenta che dette loro
una chiave, per la porta del castello, e tradusse
quei termini arcani: "INTERNET è il nome del
Castello dove la gente chiacchiera (chat) e tutti
sono collegati come in una ragnatela (web) e le
informazioni, composte da piccoli simboli (bit),
viaggiano come su un insieme di invisibili fili, la rete
o network".
I due signori ora sapevano, tornarono al castello. La
guardia chiese: "login e password", loro capirono,
dissero il loro nome e mostrarono la chiave. La
porta si aprì ed i due signori entrarono in
INTERNET, chattarono con altri coetanei, chiesero
informazioni e subito trovarono risposte, videro
qualche sporco individuo, lo denunciarono e subito
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fu buttato giù dal più alto torrione del castello. La
morale: INTERNET è un mondo chiuso e se
qualcuno non dà, all'esterno, le chiavi per entrare,
continuerà ed essere una bella prospettiva chiusa
da un alto muraglione!
E’ stata proprio la lettura di questo aneddoto che mi
ha spinto a condividere con voi quanto ho imparato
negli ultimi 50 anni di lavoro con “Computer,
Ordinateur, Elaboratori….forse Cervelloni”.
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3 UN PO' DI STORIA.
3.1 QUI COMINCIA L'AVVENTURA.........
Tutto ebbe inizio nel 1959 quando il padre di un
mio amico ricevette l'invito per la presentazione di
un certo ELEA 9003 della Olivetti. Roberto, il figlio,
ed io andammo a sentire di che si trattava.
Ho scoperto molti anni dopo che uno dei primi veri
computer elettronico a transistor era stato
progettato e costruito in Italia quando ancora alcuni
grandi laboratori universitari ed alcuni mitici "enti
militari americani"
avevano saloni con
strani apparati pieni
di suoni, colori e luci
denominati cervelli
elettronici.
La storia degli
strumenti che l'uomo
ha pensato,
progettato e
costruito per avere
un ausilio nello
sviluppo di calcoli è
lunga e forse inizia
con quel nostro
progenitore che ha fatto dei piccoli segni sul muro
di una caverna per vedere se tutte le sue pecore
erano rientrate.
Nei diecimila anni seguenti la tecnica di calcolo non
ha fatto grandi progressi fino ad arrivare a tempi
storici in cui scienziati medioorientali, i veri Maghi
della storia cristiana, erano capaci
di fare complessi calcoli astronomici contando
....sulle punte delle dita. E questo ....metodo di
calcolo è andato avanti per molti secoli talvolta
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aiutato da avanzati strumenti quali l'abaco o
pallottoliere.
Tutti i cambiamenti che ci hanno portato agli
strumenti attuali sono iniziati molte migliaia di anni
fa, ma hanno avuto uno sviluppo pratico percepibile
negli ultimi centocinquanta anni.
Inizialmente le
macchine di calcolo
erano capaci di fare
operazioni singole su
numeri a molte cifre
con velocità
accettabili, ma con il
limite di
un'operazione per
volta che operava su i
dati di volta in volta
immessi
dall'operatore. Queste
macchine erano
elettromeccaniche e
davano risultati veloci....se non si inceppavano.
Ovviamente il molto veloce è relativo e come
esempio posso darvi questo dato: la Olivetti
Divisumma nel 1968 per fare una semplice
divisione quale 999.999.999 diviso per 1 (uno)
impiegava 47 secondi! E la Divisumma era una
macchina d'avanguardia
Insieme all'esigenza di fare rapidi calcoli singoli
nascevano altre due necessità: calcolo di formule
complesse partendo da un numero limitato di valori
iniziali e calcolo con formule semplici di un numero
notevole di dati. Per ambedue le necessità valeva
anche un altra esigenza: poter conservare lo
schema di calcolo per evitare di doverlo impostare
ogni volta.
A questo punto si cominciano a progettare le
macchine programmabili il cui progenitore è la
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pianola meccanica per la quale il rullo di carta
perforata rappresenta il "programma".
A fine 800 il Governo degli Stati Uniti lanciò un
concorso per contare i risultati del Censimento.
Hollerit, un esperto di statistica, propose un sistema
in cui i dati venivano codificati su cartoncini
perforati, che poi erano dati in pasto ad una
macchina che poteva ottenere tutta una serie di
elaborazioni (totali, medie, prodotti…). Con questa
macchina in 2 anni vennero elaborati i dati di
63.000.000 di persone. Erano nate le schede
perforate e le tabulatrici.
Le tabulatrici
non erano
altro che
grosse
calcolatrici
elettromeccani
che alle quali i
dati, invece
che dalle dita
dell'operatore,
venivano
fornite dal lettore di schede cioè un organo che con
"minidita sensibili" si accorgeva del buco in una
scheda.
Le macchine a schede con vari abbellimenti e
perfezionamenti, ma sostanzialmente sempre
uguali sono durate per gli usi industriali sino a circa
il 1950 e per usi scientifici e militari sino al primo
conflitto mondiale.
Nel 1967, nel Centro Meccanografico, così si
chiamava allora, di una Compagnia di Assicurazioni
per la quale lavoravo esisteva ancora il mitico
MOLTIPLICATORE OLIVETTI. Questo mostro grande
quanto un trattore di medie dimensioni, era capace
di "leggere" da una scheda perforata due numeri di
7 cifre, di calcolare il loro prodotto e di perforare
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sulla stessa scheda il risultato; il tutto alla pazzesca
velocità di circa 6 schede al minuto.
Nello stesso periodo esistevano anche macchine
elettromeccaniche che lavoravano realmente a
velocità impressionante: le selezionatrici. Queste
macchine permettevano di mettere in ordine le
schede secondo sequenze ben definite come il
codice identificativo o il nome. Non era un lavoro
fisicamente semplice.
Per esempio per
avere le schede
ordinate secondo la
sequenza di un codice
di 6 posizioni come il
numero di polizza
occorreva ripassare 6
volte le schede nella
selezionatrice stando
attenti a non fare
errori tra un
passaggio e l'altro. Queste macchine leggono le
schede ad una velocità di oltre 2000 schede al
minuto e le suddividono in dodici caselle diverse: è
una velocità quasi impensabile tenendo presente
che un uomo a mano riesce a dividere un pacco di
documenti in dieci
gruppi ordinati ad
una velocità di
circa 30 pezzi al
minuto.
Nel 1939 ebbe
inizio la Seconda
Guerra Mondiale e
questo evento, per
molti versi
negativo, fece fare
un salto di qualità alla tecnica degli elaboratori. La
prima necessità che si presentò fu quella di cifrare e
decifrare rapidamente i messaggi che l'avversario si
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scambiava. Per fare questo occorrevano strumenti
capaci di fare un numero notevole di analisi in
breve tempo. Inizialmente furono usati strumenti
elettromeccanici, il celebre ENIGMA, poi si cominciò
a pensare all'elettronica che in quel periodo si
basava essenzialmente sull'uso di valvole
termoioniche, cioè quella ampolle di vetro con
all'interno un circuito elettronico capace di reagire
in modo controllato a variazioni esterne. Purtroppo
la valvola termoionica ha una limitata capacità di
lavoro e scalda
molto. Per avere
risultati reali
occorreva mettere
in batteria qualche
migliaio di valvole
installate su di una
centrale di
raffreddamento.
Queste esperienze
dettero buoni risultati, ma non potevano avere usi
industriali perché si trattava di macchine costose,
enormi, complicate e che si rompevano
continuamente. Dal primo Colossus e da Harward
Mark 1 (il popolare Bessie) si passò al mastodonte
per eccellenza:ENIAC, 17000 valvole, 70.000
resistenze e 10.000 condensatori, ma 300
moltiplicazioni al secondo. La potenza assorbita è di
174 kilowatt: uno scaldabagno tradizionale da 80
litri assorbe 1 kw. In aggiunta si rompeva
mediamente ogni 5 ore e mezza e bruciava 20.000
valvole l'anno.
Il destino dei calcolatori a valvole sarebbe stato
segnato se nel 1947 tre ricercatori americani,
Bardeen, Houser e Bradford, usando pezzettini di
silicio non puro, avessero inventato il TRANSISTOR,
una "cosa" che funzionava come una valvola, non si
rompeva, era grande un millesimo di una valvola ed
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assorbiva potenza ed emetteva calore in
proporzione.
Da qui in avanti l'evoluzione dei calcolatori diventa
impetuosa, le potenze elaborative si moltiplicano di
momento in momento,
le schede perforate
che possono contenere
pochi dati sono
sostituite da nastri e
dischi e il Centro
Meccanografico
diventa più
pomposamente Centro
Elaborazione Dati.
Per dare una prova tangibile di questo
cambiamento vi narro un fatto reale. Una delle
caratteristiche di un Elaboratore è il numero di
posizioni di memoria di cui può disporre. Nel 1967 il
primo elaboratore sul quale ho lavorato aveva 1200
posizioni di memoria. Nel 1969 furono aggiunte
4000 posizioni di memoria e arrivò una specie di
armadio grande come una frigorifero. Nel 1972
all'elaboratore che usavamo furono aggiunte 4
milioni di posizioni di memoria che il Tecnico
portava con una valigetta 24 ore. Oggi, 2008, il
computer portatile con il quale sto scrivendo ha 2
miliardi di posizioni di memoria.
Paragonando questo cambiamento alla variazione di
velocità di una macchina,se quella del 1969 faceva
100 km/ora, quella del 1972 doveva avere la
velocità di lancio di un razzo per la luna ed il mio PC
arriverebbe su Marte in pochissimo tempo se
Einstein con quella storia della velocità della luce
non frenasse il suo slancio.
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3.2 QUALCHE RIFLESSIONE SU MISURE E
DIMENSIONI.
Nelle ultime righe del capitolo
precedente ho dato alcune
informazioni sulle dimensioni
di una caratteristica dei
computer.
Penso che sia utile fare
qualche riflessione sul valore
reale espresso dai numeri che
usiamo per definire le
caratteristiche di un
elaboratore.
Noi sentiamo gli "esperti"
parlare di Kilo-yy (k), Mega-
xx (M), Giga-kk (G), Tera (T).
Questi termini non ci danno la
reale impressione sul fatto
che per passare da uno
all'altro si deve moltiplicare
per mille.
Volendo fare un esempio legato a fatti noti
possiamo dire che l'Everest è alto 8000 m, cioè 8
km (kilo-metri), la Luna è distante mediamente
dalla terra 38.000 km cioè 38 Mega-metri, Marte è
distante mediamente 80.000.000 di Km cioè 80
tera-metri e per arrivarci una sonda spaziale
impiega circa un anno cioè circa 525 Mega-ore e,
per finire il sole è distante 130 tera-metri.
Facendo riferimento a valori economici con 1€
posso prendere un caffè, con 1 K€ posso passare
un bel week end in Compagnia in Europa, con 1M€
posso comprarmi una bella casa al centro di Roma
e con 1T€......beh mi farebbe piacere averli.
Dall'estremamente grande al molto piccolo. La
velocità di elaborazione di un elaboratore viene
indicata con il tempo che l'elaboratore impiega per
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fare una operazione semplice. Nel famoso 1967
quell'elaboratore d'avanguardia aveva un ciclo base
di 11,5 micro secondi (milionesimi di secondo), oggi
questo ciclo è inferiore a 1 nanosecondo
(miliardesimo di secondo). L'uomo non riesce a
concepire realmente queste differenze in quanto il
più bravo di noi è capace di valutare al massimo
differenze di molti minuti, ma se rapportiamo 1
nanosecondo ad una ora, allora 11,5 micro secondi
sono 11 mila ore cioè circa 1 anno e 3 mesi. In
pratica il nuovo elaboratore fà in un'ora quello che il
vecchio faceva in un anno e tre mesi.
Questi pochi esempi spero possano aiutarvi a fare
riflessioni "umane" sulle misure che caratterizzano
un computer, la sua potenza e la velocità della sua
evoluzione.
3.3 IL "CERVELLONE" È REALMENTE
INTELLIGENTE?
Non voglio entrare in una discussione
sull'intelligenza che vede schierati, con molte più
capacità di me e
secondo diversi punti
vista, neurologi,
psichiatri, psicologi e
filosofi.
Tanto per capirci mi
vorrei accordare con
voi sulla idea che l'intelligenza è la capacità di
scegliere autonomamente in funzioni del variare
delle condizioni ambientali e basandosi sulle
cognizioni che, chi deve decidere, ha al momento.
Può essere utile condividere un altro modo di
identificare il pensiero esaminando due concetti:
scoperta ed invenzione.
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La scoperta è la conseguenza dell'analisi di una
serie di fatti e fenomeni e porta alla conoscenza di
un qualcosa che già esisteva, ma era nascosto.
L'invenzione è un modo nuovo di risolvere un
problema basato sempre sull'analisi, ma con
l'aggiunta finale di una "scintilla", il pensiero
creativo, che conduce all'invenzione.
Un elaboratore è dotato di grandi capacità di analisi
e di sintesi, ma la sua intelligenza si limita a
questo.
L'uomo può interpretare le sintesi fornite
dall'elaboratore e con queste può "inventare
qualcosa".Un elaboratore, non è autonomo in
quanto tutte le decisioni che prende derivano dalle
decisioni che ha preso per lui la persona che lo ha
costruito.
L'illusione che il cervellone sia un oggetto pensante
cade tutte le volte in cui ci rendiamo conto, magari
perché ci arriva un miliardo di € di tasse da pagare,
che collaudate procedure gestite da potenti
elaboratori hanno prodotto risultati erronei perché
"il programmatore" non aveva previsto qualcosa.
Altra leggenda da sfatare è la bravura del
"cervellone" a maneggiare grandi quantità: il
cervellone è la dimostrazione reale che è possibile
"svuotare il mare con un secchiello". Un calcolatore
per moltiplicare 100 per 10 non usa la tavola
pitagorica, ma somma 100 volte la cifra 1 e ripete
l'operazione 10 volte.
Inoltre il calcolatore è particolarmente "pigro" in
quanto non usa le normali 10 cifre del sistema
decimale che siamo soliti usare, infatti è capace di
usare solo 2 cifre, 0 e 1, e con queste fa tutto con
un grande dispendio di spazio. Ovviamente questa
pigrizia non dipende da progettisti incapaci, ma
deriva dal fatto che con uno strumento elettrico è
facile accendere e spegnere qualcosa o vedere se
qualcosa è acceso o spento.
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Questa quantità minima di informazione che
l'elaboratore è capace di comprendere ed usare è
stata definita bit ed è opportuno sottolineare che un
bit può assumere per definizione il valore SI oppure
il valore NO e di conseguenza non possiamo con 1
bit dire NI piuttosto che SO. Per tradizione i due
valori che il bit può assumere sono indicati con 0 ed
1. Mettendo insieme tanti bit è possibile individuare
tutti i numeri e con opportune combinazioni
(codifiche) possiamo individuare tutti i segni che
vogliamo dalle 25 lettere dell'alfabeto latino alle
migliaia di ideogrammi cinesi.
Due delle codifiche più comuni, e note con i loro
strani nomi EBCDIC e ASCII, hanno definito il
valore delle 256 combinazioni possibili con 8 bit.
Ciascuna combinazione composta da 8 bit per
convenzione si chiama BYTE.
Per esempio le lettere dell'alfabeto nella codifica
ASCII sono identificate dai seguenti valori binari. e
le restanti 230 combinazioni possibili sono utilizzate
per individuare numeri, lettere minuscole, caratteri
speciali etc
3.4 I SISTEMI DI NUMERAZIONE.
A questo punto è opportuno entrare nel mondo dei
sistemi di numerazione cioè il modo di
rappresentare i valori numerici ed e di usarli per
fare calcoli.
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Il valore numerico si esprime con(le cifre), cioè
segni convenzionali ordinatamente scritti. La
quantità di segni base usati dà il nome al sistema
usato.
Per es.
Binario, o in base 2, se usa soltanto due
segni: 1,0;
decimale, o in base 10, usa 10 segni:
0,1,2,3,4,5,6,7,8,9;
esadecimale, in base 16, usa 16 segni:
0,1,2,3,4,5,6,7,8,9,A,B,C,D,E,F.
L’aritmetica che ci viene insegnata fino dalle scuole
elementari non è altro che una serie di convenzioni,
create nel tempo per rappresentare i numeri e
realizzare in modo semplice le operazioni.
Tornando indietro nel tempo vediamo che i Romani
usavano un metodo di rappresentazione dei numeri
estremamente complicato che rendeva
praticamente impossibile fare calcoli anche
semplici. Provate a fare MCMLVII + CDXXXIX e poi
verificate la somma scrivendo 1957 + 439.
Il sistema che utilizziamo attualmente (il sistema
decimale), al contrario, è molto adatto al calcolo
aritmetico perché fa parte di una famiglia di sistemi
di numerazione chiamati posizionali cioè ogni cifra
(i diversi simboli utilizzati per rappresentare i
numeri) ha un valore diverso a seconda della
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posizione in cui viene scritta. Per es per un sistema
decimale 5 indica un valore 5 volte il valore 1, 53
indica il valore 3 a cui deve aggiungersi il valore 5
moltiplicato per 10, cioè 53 indica un valore 53
volte il valore 1.
Sulla base di questo meccanismo, si può pensare di
creare sistemi di numerazione in qualunque base!
Un sistema di numerazione è spesso collegato i
sistemi di
misura che
possiamo
definire il
modo di
misurare,
appunto, le
varie cose
con cui
veniamo in contatto. Esistono così sistemi di misura
delle distanze, dei pesi, dei liquidi, etc.etc.
Nel corso dei secoli sono stati creati migliaia di
sistemi basati i criteri più strani. Per es. la misura
delle distanze spesso era basata su parametri
umani e ne sono un ricordo le misure ancora usate
nel mondo anglosassone: il pollice (inch) è circa la
larghezza di un dito pollice, il piede (feet) è circa la
misura di una scarpa numero 38, la yard è un passo
lungo e sono 3 piedi. Tra l'altro il rapporto tra le
unità di misura di oggetti diversi non è sempre lo
stesso: per le distanze abbiamo visto che 1 yarda è
uguale a 3 piedi e 1 piede è uguale a 12 pollici; per
i liquidi invece 1 gallone è uguale a 8 pinte ed una
pinta è uguale a 20 once liquide. Fino ad una
ventina di anni fà i nostri amici inglesi si
complicavano la vita anche con le monete quando 1
sterlina era uguale a 20 scellini, ma 1 ghinea
valeva 21 scellini, ed uno scellino valeva 12 penny.
Pensate che mal di testa calcolare quanto costava
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comprare 10 litri di vino, cioè 2 galloni e 2 pinte, il
cui costo era di 9 scellini e 4 penny la pinta.
Fortunatamente arrivò la Rivoluzione Francese.
Cadde qualche testa sfortunata, ma tutti noi ci
siamo salvati da forti mal di testa con l'introduzione
del Sistema Metrico Decimale prima in Francia e poi
via via in quasi tutto il mondo. Il mondo
anglosassone non ha ancora adottato le misure
decimali per ragioni strettamente
tecnico/economiche in quanto tutte le macchine
utensili che lavorano nella loro industria, e sono
tantissime, sono costruite e costruiscono pezzi con
dimensioni definite secondo i vecchi criteri (pollice,
piede, yarda
con i loro
complessi
multipli e
sottomultipli)
e queste
misure non
possono
essere
convertite esattamente in misure metriche: per
adattarsi dovrebbero essere ricostruite fabbriche
intere e questo costa troppo.
La base del Sistema
Decimale è l'uomo che ha
dieci dita e può
rappresentare facilmente
qualsiasi numero. Gli antichi
Romani usavano anche loro
le dita per indicare qualsiasi
numero di più cifre, ma per
fare questo usavano strane
articolazioni delle dita molto
simili a quelle che sono
costretti ad usare gli sfortunati sordomuti. Se, in un
luogo rumoroso, devo dire ad un amico il mio
numero telefonico è sufficiente che indichi una dopo
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l'altra le cifre che lo compongono aprendo il numero
di dita corrispondente.
Il gran valore del sistema decimale sta nel fatto che
questo criterio è adottato per tutti i sistemi di
misura con la simpatica conseguenza che se io
compro 1 kilo e mezzo di frutta che costa 1,8 € al
kilo, non ho bisogno di un computer per vedere che
devo dare 1 moneta da 2 €, una moneta da 50 cent
ed una da 20 cent o tutte le combinazioni
facilmente calcolabili.
L'uomo con il sistema decimale si è notevolmente
semplificata la vita, purtroppo i calcolatori, per
quanto grandi e potenti capiscono solo il concetto di
acceso/spento. Fortunatamente il sig Gottfried
Wilhelm Leibniz, un filosofo e matematico tedesco
vissuto a cavallo tra il ‘600 e il ‘700 pensò che
poteva essere utile un sistema iper-semplificato che
usasse il minore numero
possibile di cifre. La base
di questo sistema è 2 e
comprende soltanto due
cifre, 0 e 1, da cui il
nome binario. Leibniz
considerava il sistema
binario come un qualcosa
di puro e di essenziale, e
arrivava a dire che
“allorchè i numeri sono
ridotti ai principi più
semplici, e cioè allo 0 e
all’1, appare ovunque un ordine meraviglioso”.
Questo sistema restò in letargo nel regno della
filosofia matematica sinchè nella seconda metà
dell’800 grazie a George Boole, un matematico
inglese considerato il padre della logica moderna lo
ripescò dal dimenticatoio e ricodificò le regole per
usare il sistema binario.
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Un secolo dopo l'algebra booleana ed il sistema
binario aiutò enormemente i progettisti dei primi
costruttori di calcolatori. Dopo alcuni secoli Leibniz
e Boole hanno aggiunto un nuovo successo al loro
già vasto palmares.
Nel sistema binario, le cifre utilizzabili sono soltanto
0 e 1 e i numeri si scrivono come sequenze di
questi due unici simboli e la più ovvia conseguenza
è che valori facili da scrivere in decimale diventano
abbastanza complessi in binario.
L'antico romano che doveva sommare MCMLVII +
CDXXXIX, forse sorriderebbe vedendo che i suoi
pronipoti, che hanno dimenticato di presentargli il
calcolatore, per fare la stessa operazione scrivono:
11110100101 + 110001001.
E tanto per finire ricordatevi che 1 bit vale 1 o 0 e
la somma di 2 bit che valgono 1 è 10.
Questa parentesi su i sistemi di numerazione forse
è stata utile per capire quanti sono i modi di
indicare una quantità e sicuramente, almeno lo
spero, è servita per chiarire su che base i calcolatori
"parlano".
Se qualcuno è curioso di saperne di più in rete su
WIKIPEDIA, la più grande enciclopedia consultabile
gratuitamente, è possibile leggere moltissime
pagine all'indirizzo:
http://it.wikipedia.org/wiki/Sistema_di_numerazion
e
3.5 DIGITALE ... ANALOGICO? MA CHE
VUOL DIRE?
Con l'avvento degli elaboratori e della numerazione
binaria si sono diffuse le parole digitale e analogico.
Digitale letteralmente vuol dire rappresentato a
digit, a valori interi o meglio a scalini, cioè due
valori consecutivi di una "cosa" differiscono di un
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valore intero fisso, piccolo quanto di vuole, ma di
grandezza definita.
Analogico vuol dire che la grandezza di una misura
varia con continuità e per quanto si renda piccolo
l'intervallo dello strumento "in analogia" del quale si
calcola la misura non è possibile rappresentare
questa misura con un numero esatto.
Ricordate il tormentone che si inventò Adriano
Celentano: rock e melodico. Bene digitale è rock ed
analogico è melodico.
A mo di esempio possiamo dire che una scala è
digitale, una salita analogica oppure che
l'acceleratore di una macchina è analogico mentre il
cambio è digitale. Gli orologi meccanici sono tutti
digitali in quanto l'avanzamento delle sfere è
prodotto dal moto alternativo del bilanciere che si
muove a scatti e condiziona il moto provocato
dall'elasticità di una molla, ma la lettura dell'ora è
fatta su una scala analogica. Gli orologi "digitali"
sono come gli orologi meccanici perché guidati da
un "motorino" la cui velocità è controllato da un
"bilanciere elettronico", il quarzo che vibra; per
l'indicazione dell'ora può essere usata una scala
analogica come il normale quadrante o un
dispositivo digitale con i numeri che si illuminano.
I motori a scoppio sono tutti analogici perché pur
alimentati da un moto alternativo, si muovono con
continuità e con continuità erogano potenza.
D An
Computer, Ordinateur, Elaboratori ….forse Cervelloni
Attilio A. Romita 23
Tutti gli elaboratori che basano il loro
funzionamento sulla numerazione binaria sono
digitali in quanto, qualunque sia il metodo di
immissione o di emissione dei dati, tutti i valori in
gioc
o,
num
eri e
lette
re
(che
son
o
codi
ficat
e
come numeri), avranno come ultima cifra 1 (uno) o
0 (zero) e non può esistere 1 più o meno qualcosa.
Il concetto di digitale è stato poi esteso a moltissimi
altri dispositivi, ma non si deve confonderlo con la
precisione o genericamente con la "bontà" di una
attrezzatura. E' vero soltanto il fatto che con
strumenti digitali è possibile raggiungere precisioni
elevate ad un costo molto inferiore che con
strumenti analogici perché giocare con variazioni
elettriche è molto più facile e meno costoso che
usare una lima ed un tornio per costruire parti
metalliche precise.
Computer, Ordinateur, Elaboratori ….forse Cervelloni
Attilio A. Romita 24
4 ....MA COME FUNZIONA UN
ELABORATORE?
4.1 GUARDIAMO "LA MACCHINA" DA
FUORI.
Abbiamo visto che un elaboratore è essenzialmente
un groviglio di fili e componenti elettronici capaci di
aprire e chiudere circuiti in funzione di circuiti che
sono stati chiusi o aperti in precedenza.
Abbiamo anche visto che un elaboratore ha migliaia
di circuiti che a metà del secolo scorso collegavano
dei componenti con funzionalità simili ad un
interruttore particolare, che all'inizio erano
fisicamente delle bottiglie da mezzo litro, le valvole
termoioniche, ed ora sono dei pezzetti di metallo e
metalloide di pochi millimetri che possono
contenere l'equivalente di migliaia di valvole
termoioniche.
Da un punto di vista descrittivo un elaboratore
raccoglie dei segnali in entrata (l'input), questi
segnali sono
interpretati dai primi
circuiti e, secondo
regole ben definite,
proseguono il loro
viaggio nella
macchina
(l'elaborazione) ed
alla fine danno luogo
ad un risultato
(l'output) che
normalmente assume un aspetto comprensibile
all'uomo: una nuova scheda perforata, una stampa,
delle lucine a forma di lettere e numeri su di uno
schermo.
Computer, Ordinateur, Elaboratori ….forse Cervelloni
Attilio A. Romita 25
I primi strumenti di input sono state le schede
perforate (ricordate Holleryt) cioè dei cartoncini
bucati seconda uno schema ben definito per
comunicare alla macchina lettere e numeri. Tramite
il lettore queste schede entravano nella macchina
che cominciava ad accendere e spegnere i circuiti
iniziali a seconda di dove era posizionato il buco. La
"lettura" avveniva tramite un "pennellino metallico"
che passava sulla zona del buco e se lo trovava
aperto chiudeva un contatto cioè il circuito
contenente quel contatto passava da uno stato 0 ad
uno stato 1. Questo processo elementare era
ripetuto per ciascuna scheda 80 volte, le colonne di
una scheda ovvero i caratteri che una scheda
poteva contenere.
I primi elaboratori erano "fissi" cioè i loro circuiti
interni erano per così dire bloccati e potevano fare
sempre e soltanto lo stesso tipo di elaborazione su i
dati di input.
Questi elaboratori fissi erano però poco utili e ben
presto furono inventati gli elaboratori
programmabili cioè macchine che prima di
ingurgitare i dati di un lavoro, leggevano una serie
di schede (il programma) che predispone i circuiti
della macchina in modo che siano capaci di reagire
nel modo specifico che quel tipo di dati richiede.
Per es. uno di questi elaboratori potrebbe leggere le
schede che contengono le informazioni sugli ordini
di un Cliente per stampare le fatture e, in una
seconda elaborazione, calcolare le provvigioni per il
rappresentante.
Lo output di una elaborazione può avere un formato
"umano" come una stampa o un formato
"elettronico" come una scheda perforata che può
servire per elaborazioni successive.
Computer, Ordinateur, Elaboratori ….forse Cervelloni
Attilio A. Romita 26
Riepilogando, lo schema di lavoro di un calcolatore
è sempre lo stesso: leggere un programma, leggere
i dati, elaborare i dati, emettere un output che può
anche avere un formato comprensibile dal
calcolatore.
Con il passare
del tempo il
formato, o
meglio gli
strumenti, di
input sono
cambiati, ma il
ciclo di
elaborazione è
sempre restato
lo stesso e
potremmo dire che la fase iniziale primordiale di
una elaborazione è sempre un uomo che con una
attrezzatura particolare trasferisce l'informazione su
un supporto "elettrico" che è in grado di farsi capire
da una macchina.
Quando andiamo alla cassa di un supermercato la
cassiera fa leggere ad una macchina il codice che
identifica il prodotto, ma prima il capo-
supermercato aveva detto, tramite una tastiera,
all'elaboratore collegato alla cassa il prezzo da
attribuire a quel prodotto. Al termine della
registrazione degli acquisti, la cassiera inserisce la
nostra Carta di Credito ed i soldi passano dalla
nostra Banca alla Banca del supermercato, ma
qualcuno prima aveva registrato sulla Carta e per
mezzo di una tastiera il nostro nome ed il codice
identificativo del conto.
Sia che facciamo la spesa al mercato, sia che
progettiamo il più lungo ponte del mondo, sia che
calcoliamo come mandare un razzo su Marte, il
calcolatore funziona sempre allo stesso modo.
Computer, Ordinateur, Elaboratori ….forse Cervelloni
Attilio A. Romita 27
4.2 PROVIAMO AD APRIRE "LA
MACCHINA".
Abbiamo detto che in un elaboratore entrano le
informazioni, che gli addetti ai lavori chiamano
input, che vengono "elaborate" ed quindi altre
informazioni organizzate diversamente escono dalla
macchina e questi dati elaborati si chiamano
output.
A questo punto è bene ricordare una massima che
tutti gli "uomini del computer" conoscono, ma
talvolta dimenticano. Il proverbio, in inglese, suona
così: "If garbagge in, than garbagge out".
Questa massima è la volgarizzazione per computer
dell'aurea regola scientifica: "In natura nulla si crea
e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma" che in
"computerese" si
traduce in "se
entra porcheria,
allora può uscire
solo porcheria".
Armati di un
magico cacciavite
apriamo il
computer e
vediamo che è una scatola.....quasi vuota.
Avevamo in mente i grandi elaboratori complicati
pieni di fili ed apparati ed ora vediamo una scatola
con dentro qualche tavoletta di plastica cui sono
attaccati un po di fili di collegamento. L'unico
organo che ci sembra di riconoscere, forse per il
rumore e l'aria che emette, è un piccolo ventilatore.
Abbiamo scoperto la magia della miniaturizzazione.
I tecnici sono riusciti a comprimere transistor,
condensatori, resistenze ed altre mercanzie
elettroniche in piccoli quadretti, simili a cioccolatini,
che si chiamano "Consolidated Highly Integrated
Computer, Ordinateur, Elaboratori ….forse Cervelloni
Attilio A. Romita 28
Processor" o più familiarmente CHIP. Ma chip vuol
dire piccolo pezzo,
granulo ed anche il
più piccolo gettone in
una partita di poker.
Un chip è un micro
calcolatore completo
che, partendo dal
transistor, i tecnici sono riusciti a inventarsi, con
tecniche microscopiche e quasi magiche. Infatti in
un chip, più piccolo di un francobollo piegato in
quattro, sono presenti migliaia, avete letto
bene...migliaia, di componenti elettronici.
Ogni chip può essere considerato come una squadra
di tecnici ed operai molto specializzati, cioè capaci
di fare bene solo poche cose. Dal lavoro organizzato
di tutti i chip si passa dall'input all'output.
Forse a questo punto è necessario passare dalla
struttura tecnica di un calcolatore ad una
descrizione più vicina a noi in grado di chiarire
meglio il funzionamento del nostro computer.
4.3 IL COMPUTER OVVERO UNA
FABBRICA ORGANIZZATA.
Per descrivere il funzionamento di un computer
l'esempio
migliore che
mi è venuto in
mento è
quello di
paragonarlo
ad una
fabbrica nella
quale entrano
materie prime ed escono prodotti finiti.
Computer, Ordinateur, Elaboratori ….forse Cervelloni
Attilio A. Romita 29
Per la trasformazione le materie prime passano
attraverso varie fasi, cioè sono oggetto dell'attività
di macchine specifiche ciascuna delle quali compie
un operazione particolare.
Tutte le materie prime passano da una fase all'altra
trasportate da immaginari vagoncini che seguono
un percorso ben definito: il programma che può
essere considerato la direzione operativa della
fabbrica.
In una fabbrica di bibite le macchine operatrici
lavano i contenitori, li riempiono di liquido, mettono
tappi ed etichette, imballano le bottiglie e le
caricano su i camion.
In un computer i dati di input sono assoggettati ad
organi funzionali, cioè capaci di fare una azione
specifica, capaci di sommarli, sottrarli, confrontarli,
cambiarne il formato, colorarli etc. etc.
Tutta l'area della fabbrica può essere assimilata alla
memoria di un computer dove sono scritti i dati,
dove risiedono gli organi funzionali e dove è
registrato il programma.
Gli organi funzionali sono costituiti da uno o più
chip ed hanno compiti specialistici, cioè come ho già
detto sono capaci di fare, bene e sicuramente, un
numero minimo e ben specificato di operazioni e
solo quelle.
4.4 IL CHIP, UN PICCOLO SERVITORE
ONNIPRESENTE.
Abbiamo detto che il CHIP può essere considerato
come un microcomputer progettato e costruito per
fare un piccolo numero di operazioni fisse, cioè è
non programmabile.
Nella nostra fabbrica immaginaria il tornio, la
macchina avvitatrice, la pressa o la stazione di
Computer, Ordinateur, Elaboratori ….forse Cervelloni
Attilio A. Romita 30
verniciatura possono essere considerate i CHIP
mentre il programma è la sequenza variabile con
cui le lavorazioni possono essere predisposte.
Nel nostro mondo "moderno" possiamo trovare un
chip praticamente in tutti gli apparecchi che
funzionano con l'elettricità. Ci sono chip nella
lavatrice come nell'orologio o in molti giochi di
bambini: praticamente tutte le volte che accanto al
nome del dispositivo leggiamo la parola elettronico
o digitale.
Un altra curiosità: avrete fatto caso che di tempo in
tempo viene lanciato sul mercato un dispositivo
"digitale" che ha funzioni
innovative ed un prezzo
elevato. Dopo un
qualche tempo le stesse
funzioni sono presenti su
dispositivi molto più
economici. La risposta a
questa domanda non
riguarda tecniche
commerciali o
concorrenza, è molto più
tecnica: le aziende
capaci di progettare chip sono poche nel mondo e
quando riescono a creare un chip con nuove
funzioni lo vendono a caro prezzo ad un costruttore
di apparati che a sua volta vende a caro prezzo la
sua produzione. Dopo un certo tempo, che può
variare da settimane ad anni il produttore di chip
recupera la spesa iniziale che ha dovuto fare per
progettare il chip ed abbassa il prezzo e così fa
anche il costruttore di dispositivi e così via sino al
compratore.
Computer, Ordinateur, Elaboratori ….forse Cervelloni
Attilio A. Romita 31
5 QUALCHE ANEDDOTO .....RESTANDO
IN TEMA.
A questo punto del discorso spero di aver chiarito,
se non in termini scientifici, come è fatto e come
funziona un "cervellone".
Chiaramente le spiegazioni non vogliono avere
alcuna completezza tecnica e vorrebbero ottenere il
risultato di far apparire un elaboratore per quello
che è: una macchina. E come tutte le macchine
deve servire per aiutarci a rendere più semplice la
risposta a qualche nostra esigenza.
Nel modo degli "informatici", di cui per 40 anni ho
fatto parte purtroppo perché i 40 anni incidono
direttamente sulla mia
età, si è spesso portati
a "dare del "TU" ad un
calcolatore dicendo
cose del tipo "ha
sbagliato", "ha preso
un virus", "non
risponde", "...e adesso
che hai combinato"
oppure "perché ti sei
bloccato", etc. Questo
modo di esprimersi
degli "addetti ai lavori"
è stato rapidamente recepito dal "mondo esterno"
per il quale "il calcolatore sbaglia". Vi posso
assicurare che se viene emesso un risultato
sbagliato non è mai colpa della macchina che è
soltanto una "grande stupidona efficiente", ma è
colpa di qualcuno di noi informatici che ha sbagliato
"il programma". 30 anni fa, avevo cominciato a fare
il "programmatore" da 10 anni, giuravo sul fatto
che se mi fossi accorto che un calcolatore avesse
fatto intenzionalmente qualcosa, avrebbe voluto
dire che pensava ed allora io, per paura "sarei
Computer, Ordinateur, Elaboratori ….forse Cervelloni
Attilio A. Romita 32
scappato a fare il piantatore di banane in Uganda!".
Io sono ancora quì ed il mondo ha perso una
splendida
produzione di
banane ex-
informatiche.
Qualche film di
fantascienza ha
cercato di
convincerci che
possono esistere
computer capaci
di pensare, ma
anche questa è
una bella
storiella.
Ricordate "2001: Odissea nello spazio" ed il
fantastico computer HAL. I protagonisti del film non
riuscivano a liberarsi dei superpoteri della macchina
che sembrava anticipare tutte le loro mosse quasi
che leggesse nel loro pensiero. Una semplice azione
è bastata per fermare HAL: è stato sufficiente
staccare la spina. A proposito HAL si chiama così
perché viene prima di
IBM: H prima di I, A
prima di B e L prima
di M.
E per finire un
consiglio: se qualche
mio amico
informatico cerca di
confondervi le idee,
parlando un anglo-
romanesco condito
da strane sigle, non
statelo a sentire perché forse neanche lui ha le idee
chiare!
Computer, Ordinateur, Elaboratori ….forse Cervelloni
Attilio A. Romita 33
Nelle pagine che seguono tenterò di rendere meno
oscuri alcuni concetti dell'informatica e proverò a
rispondere ad alcune giuste curiosità. Visto che con
il cervellone ci conosciamo da tanti spesso lo
tratterò in modo amichevole e talvolta farò esempi
non rispettosi. Molti miei amici informatici
troveranno le informazioni imprecise e talvolta
quasi sbagliate: a loro chiedo scusa e a voi lettori
non informatici Vi confermo che se qualche errore ci
fosse è dovuto alla mia ignoranza e non è fatto per
imbrogliare. A proposito alla mia età qualche
perdita di memoria è meno costoso chiamarla
ignoranza.
Io penso che una migliore conoscenza di questi
strumenti che ormai ci invadono sia utile per
trattarli come "strumenti" cioè di attrezzature utili
per aiutarci a risolvere tante esigenze e che talvolta
può sembrare limitino alcune nostre libertà.
E, tanto per finire con una citazione di filosofia
spicciola, la libertà vera è la capacità di
raggiungere, con qualche limitazione, il bene di
tutti.
6 DOVE CONSERVIAMO I DATI?
6.1 LA BASE DEI PROBLEMI.
Come abbiamo visto un elaboratore che si nutre di
dati, li elabora e fa uscire nuovi dati. Nelle vecchie
calcolatrici, meccaniche o "pomposamente" digitali,
i dati in entrata erano forniti dal "dito"
dell'operatore che impostava anche il programma di
calcolo, una somma oppure una divisione, e la
calcolatrice scriveva il risultato su una striscia di
carta piuttosto che su un piccolo schermo.
Computer, Ordinateur, Elaboratori ….forse Cervelloni
Attilio A. Romita 34
Alcune calcolatrici avevano la possibilità di fare un
secondo calcolo sul risultato del primo che avevano
registrato "in memoria".
Alcune calcolatrici più evolute avevano i tasti M+,
M-, MC, MR che permettevano di conservare in una
memoria a parte un dato, per esempio il risultato di
una
moltiplicazione
poteva essere
sommato al
contenuto della
memoria
permettendo di
fare la somma di
vari prodotti che
era poi
visualizzata con il
tasto MC
(memory call). Al
termine di tutto questa memoria aggiuntiva era
cancellata con MR (memory reset).
Negli elaboratori tutti i dati intermedi, cos' come il
programma, sono registrati nella memoria interna
che però ha un
difetto: quando si
spegne
l'elaboratore tutte
le registrazioni si
perdono. Anche in
questo caso la
tecnica e
l'emulazione sono
venute in soccorso
agli informatici con i nastri magnetici.
Computer, Ordinateur, Elaboratori ….forse Cervelloni
Attilio A. Romita 35
6.2 I NASTRI MAGNETICI.
Un italiano, Arrigo Castelli, è stato il primo a
incidere rumori su filo d’acciaio. Rumori che poi
sono diventate voci, filo d’acciaio che poi è
diventato nastro magnetico, tramite un oggetto da
lui brevettato che, per la sua utilità e le sue
applicazioni, sarebbe entrato nella storia: il
magnetofono.
Era il 1947 ed Arrigo Castelli ha inventato un
sistema rivoluzionario, primo passo verso il
moderno registratore. Il magnetofono registrava il
suono, trasformato in impulsi elettrici, su un
supporto magnetico che poi era in grado di
restituirli abbastanza fedelmente.
Anche le informazioni che "girano" in un calcolatore
sono segnali elettrici e quindi il "magnetofono
informatico" non è altro che un magnetofono un po'
più preciso. Forse qualcuno di voi ricorda il Vic20 ed
il V64, due progenitori dei Personal computer, che
avevano una "unità nastro" che altro non era che
un mangianastri senza altoparlante.
I nastri negli anni sono diventati sempre più
capienti e perfetti, ma avevano un grosso limite:
tutti i dati andavano letti in sequenza e quindi se
per un problema dovevo leggere i dati in un ordine
diverso da come erano scritti avevo due possibillità,
o riorganizzare il nastro o andare continuamente
avanti e indietro per trovare il dato che mi
interessava.
Altra limitazione dei nastri era la quantità di dati
registrabili. La tecnica ha migliorato continuamente
la qualità dei nastri e la densità di registrazione, ma
ben presto il limite è stato raggiunto e le dimensioni
fisiche quali la lunghezza totale ed il diametro della
bobina di supporto non potevano essere
aumentate.
Computer, Ordinateur, Elaboratori ….forse Cervelloni
Attilio A. Romita 36
6.3 I DISCHI MAGNETICI.
A questo punto i tecnici si ispirarono ai dischi.
Questi
supporti
avevano in
comune con
i dischi
musicali
soltanto la
forma, la
tecnica di
registrazion
e era
completame
nte
differente.
Uso i verbi
al passato
perché
questi primi
dischi per la
registrazion
e si ispiravano ai nastri, cioè esistevano delle
testine
"magnetiche"
che incidevano
elettricamente
il disco.
Incidere
elettricamente
non vuol dire,
come nei primi
gloriosi "78
giri" scavare
un solco
proporzionale al suono ricevuto, ma con un segnale
elettrico modificare il contenuto magnetico della
superficie del disco.
Computer, Ordinateur, Elaboratori ….forse Cervelloni
Attilio A. Romita 37
I dati erano registrati sul disco su "piste"
concentriche ed un apposito indice registrava la
posizione nella quale ciascun gruppo di dati era
posizionato.
Anche per questi supporti la tecnica ha fatto passi
velocissimi. Nel 1956 fu costruito dalla IBM un
grosso armadio alto più di un uomo che conteneva
50 dischi ciascuno dei quali poteva registrare 100
kbytes (ricordate K equivale a moltiplicare per
100). Intorno al 1970, sempre la IBM lanciò le unità
2311 che erano dei giradischi grandi come una
lavatrice nelle quali era possibile inserire un disco,
che con i suoi accessori pesava qualche kilo, capace
di circa 7 Mbytes ( cioè 27.000.000 di bytes) e
quindi la sua capacità era circa il 75% dei 50 dischi
del RAMAC. Circa 10 anni dopo un armadione IBM,
il 2314, poteva contenere nei suoi dischi multipli
circa 270 Mbytes e quindi oltre 50 volte il disco
singolo del 2311 o i 50 dischi del RAMAC.
Negli stessi anni si usavano i dischetti o "floppy
disk", cioè i dischi flessibili in contrapposizione ai
grandi dischi rigidi. I "floppy" erano piccoli attrezzi
maneggevoli capaci di contenere buone quantità di
dati per conservarli o trasportarli altrove ed il tutto
a prezzo contenuto.
Anche per i dischetti le dimensioni e le capacità
sono rapidamente aumentate. I primi floppy del
diametro di circa 20 cm contenevano 128 K bytes
(128.000), gli ultimi, ancora in circolazione con un
diametro inferiore a 10 cm contenevano circa 1,4
Mbytes (1.400.000) bytes.
Ultimi nati, nel campo dei dischetti, sono i CD
(compact disk). Come al solito la musica ha fatto da
battitrice e questi supporti molto leggeri e sicuri
sono capaci di contenere circa 1 ora di musica.
Per registrare i CD si è passati da una tecnologia
magnetica ad una tecnologia laser. Nella tecnologia
magnetica una testina scrivente magnetizza più o
Computer, Ordinateur, Elaboratori ….forse Cervelloni
Attilio A. Romita 38
meno la superficie del disco e, in un secondo
tempo, una testina lettrice è sensibile ai cambi di
magnetizzazione e li traduce in suoni.
Nella tecnologia laser, la luce speciale che questo
dispositivo emette, modifica la composizione della
superficie del disco. Un laser-lettore sarà capace di
innescare il procedimento contrario.
L'uso del laser, molto più preciso della testina
magnetica, ha reso possibile scrivere i dati "molto
più vicini" ed ha quindi aumentato la quantità di
dati registrabili.
Rispetto alla registrazione magnetica, la
registrazione
laser ha il
difetto che il CD
poteva essere
registrato 1 sola
volta.
Oggi, di
progresso in
progresso,
esistono
particolari
compact disk i
DVD doppia faccia, che possono contenere 8 Gbyte
(8.000.000.000 bytes) e sono anche riusabili.
Ovviamente anche per i dischi grandi, quelli dei
grandi elaboratori, sono stati fatti passi da gigante
e per le capacità occorrerà abituarci anche ai fratelli
maggiori di tera quali peta, exa, zetta e yotta.
Computer, Ordinateur, Elaboratori ….forse Cervelloni
Attilio A. Romita 39
7 COME CONSERVIAMO I DATI?
7.1 ORDINE ...PRIMA DI TUTTO.
Tanti anni fa, ma sicuramente meno di 50, un
diffuso mezzo di registrazione dei dati erano le
schede perforate che avevano un grande vantaggio:
anche l'uomo era capace di leggerle senza bisogno
di strani strumenti. Purtroppo le schede
contenevano pochi dati (80 bytes) erano poco
maneggevoli e prima di farle leggere all'elaboratore
(caricarle) dovevano essere messe in ordine
(selezionate) con macchine accessorie lente e
faticose da
usare.
I nastri
magnetici, e poi
i dischi, hanno
sostituito le
schede con ovvi
vantaggi di
sicurezza e
quantità di
lavoro manuale. Sicurezza perché non capitava più
che si perdesse una scheda e quindi che ....a
qualcuno non fosse calcolato lo stipendio. Fatica
fisica perché mettere un nastro sulla macchina era
molto più semplice che caricare qualche migliaio di
schede. Purtroppo qualche volta il nastro si
rompeva o si "stirava" e si perdevano tanti dati, ma
in questi casi la soluzione era facile: bastava rifare
il passo precedente, quello, cioè che aveva scritto il
nastro sfortunato.
Computer, Ordinateur, Elaboratori ….forse Cervelloni
Attilio A. Romita 40
7.2 LE ELABORAZIONI CON NASTRI
MAGNETICI.
I nastri conservavano i dati esattamente nell'ordine
come erano scritti cioè sequenzialmente e non
erano possibili elaborazioni che richiedevano un
ordine diverso. Per. es. il nastro contenente le
fatture di un mese spesso era ordinato in ordine del
Codice Cliente.
Questo nastro per
essere messo
insieme (fuso o
"mergiato") con il
nastro delle fatture
emesse nei mesi
precedenti, che era
ordinato sul numero
della fattura per
comodità delle
elaborazioni successive, doveva prima essere
ordinato (selezionato) nel nuovo ordine. Dal piccolo
esempio fatto si può capire che tutte le procedure a
nastri, cioè tutti i cicli di elaborazione su dati
contenuti su i nastri, comprendevano molteplici
passi di ordinamento e fusione che le rendevano
lunghe e pesanti da eseguire.
L'AVVENTO DEI DISCHI MAGNETICI.
Come abbiamo detto i nastri permettevano solo
elaborazioni
sequenziali in quanto
non era possibile, a
meno di enorme
aumento dei tempi di
esecuzione, trattare i
dati a salti avanti ed
indietro.
I nuovi dischi
magnetici permettevano di scrivere i dati
Computer, Ordinateur, Elaboratori ….forse Cervelloni
Attilio A. Romita 41
sequenzialmente come un nastro, ma, con
particolari tecniche di registrazione e ricerca
permettono la ricerca a salti (random).
I dischi, qualunque sia la dimensione e la capacità,
registrano i dati su cerchi concentrici e ciascun
punto del cerchio passa sotto la stazione di lettura
ad ogni giro. Inoltre la "velocità di scorrimento del
disco", cioè la quantità di dati che passano sotto la
testina, è molto più alta di quella di un nastro.
L'esempio che segue può essere utile per valutare
la differenza di utilizzo tra un archivio su nastro ed
un archivio su disco. Una biblioteca ha i suoi libri in
ordine alfabetico e collocati in un locale rettilineo ed
una bibliotecaria deve preparare i libri da
consegnare ad un certo numero di Clienti sulla base
di un modulo di richiesta. Per ogni modulo la
bibliotecaria preleva i titoli percorrendo la biblioteca
dall'inizio alla fine e quindi torna all'inizio per
lavorare sul modulo successivo. Adesso costruiamo
la biblioteca con gli scaffali circolari e su più piani.
La stessa bibliotecaria può fare molta meno strada
in quanto alla fine del suo primo modulo s trova
esattamente all'inizio della biblioteca e, se la
biblioteca è su più piani, può facilmente controllare
se un certo piano può essere saltato perché non
contiene alcun libro richiesto.
Questa facilità che ha la testina di lettura di passare
rapidamente da un punto all'altro del disco può
essere inoltre sfruttata se noi siamo in grado a
creare opportuni indici dei dati che ci permettano di
arrivare più facilmente al dato che ci serve. Per es.
pensate quanto può essere difficile trovare nel
manuale uso e manutenzione di una automobile
come si si cambia una lampadina e quanto questa
operazione è facilitata se esiste un indice alfabetico
o degli indici con capitoli e sottocapitoli.
Computer, Ordinateur, Elaboratori ….forse Cervelloni
Attilio A. Romita 42
Una delle prime organizzazioni di dati è stata quella
detta INDEXED SEQUENTIAL (I:S:), cioè i dati sono
registrati sequenzialmente e logicamente suddivisi
in vari blocchi. Insieme all'archivio è registrato
l'indice che riporta l'indirizzo, cioè la zona del disco,
dove è registrato il
blocco il cui primo
elemento è riportato
nell'indice. Con
questo "trucco" è
possibile arrivare "al
volo" ad un dato
vicino a quello che si
ricerca e da questo,
sequenzialmente,
trovare il dato
corretto.
L'organizzazione I.S. è stata la prima usata e è la
base di tutte le organizzazioni successivamente
inventate.
Nel corso degli anni sono stati inventati vari modelli
di indice per arrivare ai cosiddetti "database
reticolari" cioè archivi complicatissimi che
permettono di associare i dati secondo i criteri più
disparati. E questo non per particolari esigenze di
complicazione, ma perché aumentando la quantità
di dati registrati, si sono rese possibili delle
elaborazioni complesse e particolarmente utili.
Un esempio comprensibile, anche se molti esperti
puristi non saranno d'accordo, di database
reticolare è un manuale nel quale esistono una
serie di pagine contenenti le informazioni ed una
serie di indici che associano le informazioni in modo
diverso come possono essere indici alfabetici, indici
per parole chiave, per titoli e sottotitoli, etc.
Computer, Ordinateur, Elaboratori ….forse Cervelloni
Attilio A. Romita 43
7.3 IL FUTURO.
La scienza prima e la tecnologia, che non è altro
che l'applicazione della scienza, continuano a
mettere a disposizione "cose" adatte a contenere
dati ed informazioni
in quantità sempre
maggiore.
Pensate a quegli
oggettini, -ini solo per
dimensioni esterne,
come gli IPod che
permettono di
registrare, con
tecniche quasi
magiche, una gran
quantità di canzoni. Tanto per fare un confronto
pensate a quanto spazio serve per conservare 100
"78 giri" od anche 100 "45 giri".
Nuovi sviluppi si avranno con le nanotecnologie,le
tecniche che lavorano su miliardesimi di mm cioè su
dimensioni di una capocchia di spillo in riferimento
all'orbe terracqueo.
Quello che succederà qualche visionario lo prevede,
ma sino ad oggi
tutte le previsioni
dei visionari più
pazzi sono sempre
state superate.
Sicuramente i
contenitori saranno
sempre più piccoli
e le quantità di
dati registrabili saranno sempre maggiori. Quello
che meno cambierà, se non viene fuori qualche
nuova pazza idea, sarà come logicamente
archiviare e ritrovare i dati.
Computer, Ordinateur, Elaboratori ….forse Cervelloni
Attilio A. Romita 44
8 ....MA COSA SI PUÒ FARE CON UN
ELABORATORE.
8.1 QUALCHE RIFLESSIONE.....TANTO
PER CAPIRCI.
Nelle pagine precedenti ho cercato di raccontarvi in
modo semplice ed assolutamente non scientifico
come è fatto un elaboratore che non è un
"cervellone",
ma un
bambinone
"autistico" e
per questo
paragone e per
quel che segue
chiedo scusa
per l'uso
esemplificativo
di questo
temine a tutti i poveretti affetti da questa
gravissima menomazione.
L'elaboratore è uno strumento capace di eseguire
all'infinito la stessa operazione senza fare mai un
errore o
ripetendo
sempre lo
stesso errore.
Ovviamente "la
stessa
operazione"
può essere
anche un
complicato
calcolo
scientifico con migliaia di operazioni che operano su
numeri con un infinito numero di cifre. In questo
Computer, Ordinateur, Elaboratori ….forse Cervelloni
Attilio A. Romita 45
caso è sufficiente che esista un "umano" capace di
istruire l'elaboratore con un programma adatto.
I famosi elaboratori "che giocano a scacchi"
lavorano con un programma, quasi sempre dettato
da un Maestro di Scacchi, che ripete moltissime
volte, e molto rapidamente, l'analisi delle posizioni
e dei pezzi e, dopo aver simulato varie mosse,
contromosse e controcontro mosse, suggerisce la
mossa statisticamente più utile. Anche l'uomo può
fare la stessa cosa, purtroppo dopo aver simulato
nel suo cervello alcune mosse/strategie non è
capace di andare oltre e spesso dimentica quello
che ha esaminato.
I computer di Capo Kennedy che controllano i voli
spaziali registrano tutti gli eventi e sulla base di
quanto loro insegnato dal "programma" reagiscono
ai cambiamenti e prendono nuove decisioni che un
uomo sarebbe capace di prendere dopo ore di
riflessione e calcoli, ma che dall'elaboratore
possono essere prese ed attuate in qualche frazione
di secondo.
E questi sono le applicazioni che in qualche modo
affascinano, in qualche modo le applicazioni
modello "FERRARI".
Esistono poi le applicazioni tipo "Camion con
Rimorchio" cioè elaborazioni capaci di trattare tanti
dati simili in breve tempo.
Un esempio. Tanti anni fà, quando lavoravo per una
Compagnia di Assicurazioni, ogni mese si faceva il
Quietanzamento. Un programma leggeva l'archivio
dove erano registrate tutti i dati dei clienti, circa un
milione, e quando la polizza scadeva, cioè stava per
avere termine la sua efficacia, stampava un
foglietto, la Quietanza, per chiedere un nuovo
pagamento per prolungare la scadenza.
Tutto questo procedimento durava un paio di giorni
con impegno umano ridotto solo ad impacchettare
le Quietanze.
Computer, Ordinateur, Elaboratori ….forse Cervelloni
Attilio A. Romita 46
Se l'ARCHIVIO fosse stato "manuale", cioè una
serie di righe su svariati libroni, e stimando 10 sec
per analisi di ogni polizza e 45 secondi per la
scrittura delle quietanze mensili relative al 10%
dell'archivio, il lavoro totale sarebbe di oltre 60
gg......senza calcolare gli errori.
Cerchiamo di vedere come erano fatti e come
lavoravano i famosi Centri Elettronici per "sbrigare"
il lavoro loro richiesto.
9 ALL' INIZIO....."CENTRI
MECCANOGRAFICI".
Le storie che sto per raccontarvi le ho vissute
personalmente e probabilmente negli Stati Uniti
erano cominciate una ventina di anni prima.
Siamo poco dopo l'inizio degli anni sessanta quando
si usavano massicciamente le schede perforate.In
quel
tempo il
Centro
Meccano
grafico
era un
salone
ingombro
di
schede,
macchine
e ....rumore dove degli uomini, quasi sempre
robusti, con dei camici una volta bianchi
maneggiavano le schede e creavano polvere.
Nonostante questa descrizione un po' "infernale" si
tiravano fuori tanti risultati che aiutavano a
funzionare quasi bene molte società ed industrie.
Computer, Ordinateur, Elaboratori ….forse Cervelloni
Attilio A. Romita 47
Le macchine
elettromeccaniche
erano
programmabili, in
modo molto
elementare,
attraverso i
"pannelli" che
servivano a
collegare i vari
organi
elettromeccanici di
calcolo in un modo
che potremmo definire flessibile.
In pratica un pannello era una piastra metallica,
grande sino ad 40 cm di lato e pesanti sino a 15 kg,
piena di buchetti cui si collegavano dei cavetti di
collegamento.
Per capire il funzionamento di un pannello forse è
utile un esempio pratico. Se noi apriamo una radio
o un televisore vediamo che esistono tutta una
serie di "parti elettriche" collegate rigidamente da
cavetti. Se pensiamo di tagliare a metà tutti i
cavetti e di collegare ciascun capo ad un buchetto
del pannello, possiamo ricreare tutti i collegamenti
necessari collegando con un altro cavetto esterno i
due buchetti "giusti".
Ovviamente per una
radio questa
operazione è inutile ed
un errore potrebbe
.....mandare a fuoco il
tutto.
Nel caso delle
macchine
elettromeccaniche
questo sistema
permetteva di far fare
Computer, Ordinateur, Elaboratori ….forse Cervelloni
Attilio A. Romita 48
più cose diverse alla macchina. In molti casi il
pannello era così complesso da preparare che
esistevano pannelli "intoccabili" che venivano tirati
fuori da armadi speciali solo al momento dell'uso.
Il pannellista era un "personaggio sacro" del Centro
meccanografico in quanto era l'unica persona che
conosceva come era fatto un certo pannello.....e la
documentazione era, ma tante volte lo è ancora,
uno strano attrezzo sconosciuto.
Negli anni 60 i Centri Meccanografici cominciarono
ad ospitare anche gli "elaboratori elettronici.
10 L'ALBA DEI ...."CENTRI
ELABORAZIONE DATI".
Nel 1965, quando ho cominciato ad avere uno
stipendio visto che sapevo qualcosa di elaborazione
dati, gli stanzoni pieni di macchine rumorose
cominciarono ad essere divisi: da una parte le
"vecchie"
macchine e
dall'altra i
nuovi "quasi
silenziosi"
ELABORATORI
ELETTRONICI.
Il "quasi
silenziosi" è
d'obbligo
perché queste
prime
macchine lavoravano solo con le schede e quindi "il
lettore", cioè la macchina che serviva per far
entrare (input) i dati, il perforatore, cioè la
macchina che preparava nuove schede contenenti
risultati intermedi, e la stampante di tabulati, cioè
Computer, Ordinateur, Elaboratori ….forse Cervelloni
Attilio A. Romita 49
la macchina che stampava i risultati su lunghe
strisce di carta larghe circa 50 cm, erano macchine
tutt'altro che silenziose e discrete.
Queste prime macchine, che oggi avrebbero solo 50
anni, rispetto agli attuali elaboratori hanno
differenze molto più grandi di quelle che una
moderna Ferrari F1 ha con il modello di macchina a
vapore disegnato da Leonardo.
La sala dell'elaboratore comincio a divenire un
luogo "simil laboratorio avanzato" e gli "operatori"
cambiarono la divisa: da un camice grigio topo ad
un camice bianco quasi da "scienziato".
Più o meno dalla metà degli anni 60 cominciarono a
fare la
loro
apparizio
ne i nastri
magnetici
e questa
per gli
operatori
fu una
grande
conquista
in quanto
la pratica
del sollevamento pesi, per maneggiare le schede,
fu, per almeno il 50% del tempo, sostituita da una
ginnastica degli occhi dedicati a guardare i nastri
che giravano e da brevissimi momenti di cambio del
nastro.
Questi primi elaboratori non erano molto potenti e
nonostante luci e lucette che li facevano sembrare
importanti, erano capaci di fare solo una cosa per
volta.
Questo concetto di svolgere sequenzialmente una
sola operazione per volta come una semplice
macchina utensile sarà rivoluzionato negli anni
Computer, Ordinateur, Elaboratori ….forse Cervelloni
Attilio A. Romita 50
subito successivi con l'avvento di elaboratori più
potenti.
11 MULTI PARTIZIONI, TIME SHARING, SISTEMA OPERATIVO,
I progetti di computer iniziavano a rendersi conto
che gli elaboratori elettronici, nonostante fossero
utilizzati da operatori bravissimi che li caricavano di
lavori uno dopo l'altro, per la maggior parte del
tempo..........si riposavano.
All'inizio di queste note abbiamo parlato di unità di
misura e di multipli e sottomultipli. Ora quelle
nozioni ci sono utili. Negli elaboratori del 1970 per
far passare un dato da un supporto esterno, scheda
o nastro, all'elaboratore serviva qualche
millisecondo (millesimo di secondo) mentre per
l'elaborazione all'interno della macchina serviva
qualche microsecondo, cioè milionesimo di secondo.
Lo stesso rapporto passa tra una ora e circa 42
giorni. Negli anni successivi questo rapporto è
aumentato e oggi possiamo dire che è passato da 1
ora a circa 1 anno.
Nel periodo di tempo che serve per far entrare un
dato, l'elaboratore "aspetta".
Gli esperti di programmazione, cioè quei signori che
sanno mettere nella sequenza desiderata le funzioni
che i vari circuiti elettronici possono fare,
cominciarono a pensare come quella gran massa di
tempo inutilizzato potesse essere sfruttata facendo
viaggiare quasi contemporaneamente due o più
programmi e quindi due o più lavori.
La prima cosa che occorreva fare era di progettare
un super programma capace di agire come la torre
di controllo di un aeroporto. A questa tutti gli aerei
in partenza o in arrivo chiedono alcune risorse per
un certo tempo, per es. la pista, i corridoi di
Computer, Ordinateur, Elaboratori ….forse Cervelloni
Attilio A. Romita 51
attraversamento, i moli cui attaccarsi, e la torre di
volta in volta assegna temporaneamente le risorse.
Il programma di controllo si chiama sistema
operativo che inizialmente controllava 2,3
programmi ed ora è
in grado di "far
girare
contemporaneament
e" un numero
teoricamente infinito
di programmi. Il
limite del
teoricamente è
dovuto al fatto che
anche il sistema operativo ha bisogno di risorse e
più le richieste di "contemporaneità" aumentano più
si aggrava il compito del sistema operativo sino a
chè "non sa più a chi dare la precedenza" e da solo
si mangia tutte le
risorse.
La suddivisione
del tempo
dedicato all'uso
delle varie
risorse cioè il
"time sharing" è
il nome che
prende questo
tipo di tecnica di
sfruttamento delle capacità di un elaboratore.
La possibiltà di far "girare" più programmi insieme
era presto condizionata dalle dimensioni della
cosiddetta "sala macchine" e dalla limitata
disponibilità di organi di input ed output, cioè di
macchine capaci di trasformare le informazioni da
"umane", come la scrittura o la voce, a elaborabili,
cioè impulsi elettrici. A complicare la faccenda
arrivavano macchine sempre più potenti i
Computer, Ordinateur, Elaboratori ….forse Cervelloni
Attilio A. Romita 52
mainframe, cioè grandi e grandissimi elaboratori
capaci di collegare un gran numero di dispositivi di
input ed output, ma sempre "locali" cioè
rigidamente collegati tra loro a distanza di pochi
metri.
Era arrivato il momento di "allungare" gli organi di
input ed output.
12 MAINFRAME.
Le grandi macchine, i mainframe, sono in grado di
rispondere alle richieste di un gran numero di
utenti, ma il loro limite iniziale era che tutti i lavori
dovevano iniziare e finire a pochi metri dal
"cervellone" cioè la serie di armadi contenenti tutti
gli organi capaci di digerire informazioni.
A questo punto la
"sala macchine" è
divisa in varie
parti. La stanza del
cervellone, pulita
con la temperatura
ben condizionata e
le porte che si
aprono solo per
qualche specialista
o per il tecnico le rare volte che qualcosa non va. La
sala comando dove esistono alcuni terminali, cioè
televisori e tastiere, che servono a controllare i
lavori che "contemporaneamente" sono attivi. La
sala dei dischi dove "girano" una buona quantità di
dischi magnetici contenenti le informazioni di base.
La sala dei nastri e delle stampanti dove sono poste
queste macchine più o meno rumorose che
alimentano il computer con i dati variabili e
preparano stampe....per gli utenti esterni.
Computer, Ordinateur, Elaboratori ….forse Cervelloni
Attilio A. Romita 53
Il Centro meccanografico è diventato Centro
Elaborazione Dati e si avvia a diventare Servizio
Informativo.
Ogni grande azienda ha il suo Sevizio Informativo il
cui Direttore spesso fà di tutto per non far capire a
tutto il resto dell'Azienda cosa il suo Servizio
sarebbe capace di fare. Il Direttore dei Servizi
Informativi spesso distilla il suo sapere mischiando
termini astrusi a termini anglo-simili e tutti i suoi
colleghi fanno di tutto per farselo amico finchè,
come nella favola il bimbo innocente grida "il Re è
nudo!". A questo punto un "potente cade" e viene
sostituito da un
altro che diverrà
"potente".
Ovviamente
questa visione
pessimistica non
è reale, ma
........talvolta
accade.
Chiusa la
parentesi sulla
direzione del
Servizio Informativo, torniamo a chiaccherare di
macchine.
Le dimensioni di un mainframe sono le più varie e
talvolta due o più elaboratori vengono associati ed i
sistemi operativi sono in grado di guidarli come una
unica macchina.
Una delle principali ragioni per le quali si associano
due macchine, invece di metterne una doppia, è la
sicurezza. Infatti se una delle due macchine si
rompe, la seconda interviene e si prende tutto il
carico di lavoro. Chiaramente in questo casi si ha
una "velocità di esecuzione" minore.
Sono definibili mainframe le macchine che usava la
FIAT a Torino, come l'elaboratore abbastanza
Computer, Ordinateur, Elaboratori ….forse Cervelloni
Attilio A. Romita 54
piccolo che usava per es. una fabbrica di medicinali
vicino Roma.
La distanza fisica alla quale i vari dispositivi di un
elaboratore potevano essere messi era molto
piccola e ben presto iniziarono gli studi per
aumentarla.
I primi ad essere "cacciati" dalla sala macchine, ed
ad essere posti più lontani possibile, sono stati i
programmatori, cioè le persone in grado di
"scrivere" un insieme di comandi che permettevano
all'elaboratore di eseguire una sequenza di azioni. I
programmatori lavoravano su dei terminali, uno
schermo ed una tastiera, che all'inizio potevano
distare circa 30 m dall'unità centrale.
Ma l'appetito vien mangiando ed i tecnici
inventarono le unità di controllo dei teminali.
Queste unità erano interposte tra terminali ed unità
centrale e permettevano di collegare un certo
numero di terminali ad una distanza doppia, tripla,
etc.
Questo tipo di organizzazione era però sempre
"locale" ed i soliti scienziati pensarono che forse le
linee telefoniche potevano essere dedicate alla
trasmissione dati.
12.1 COLLEGAMENTI REMOTI.
Le linee telefoniche sono subito
apparse come i migliori canali
per far viaggiare oltre che
informazioni analogiche, le
conversazioni che donne ed
uomini fanno attraverso il
telefono, anche dati digitali, cioè
lettere e numeri elaborabili.
Purtroppo ci si accorse subito
che le linee telefoniche sono
Computer, Ordinateur, Elaboratori ….forse Cervelloni
Attilio A. Romita 55
molto "sporche", cioè aggiungono rumori e gorgoglii
che il cervello umano è capace elaborare
eliminando le informazioni inutili dovute al rumore.
Per poter usare le linee telefoniche sono stati
inventati nel tempo vari metodi di controllo e filtro
delle informazioni a scapito, purtroppo, della
quantità di dati trasmessi nell'unità di tempo.
La velocità di trasmissione si misura in baud cioè bit
al secondo. Ricordandoci che un carattere alfabetico
( 1 byte) è composto da 8 bit quindi quando
leggiamo per es. 100 baud, vuol dire che passano o
vengono trasmessi circa 10 caratteri al sec.
La velocità di trasmissione effettiva che le prime
linee telefoniche permettevano, siamo negli anni
'70, erano di circa 1200 baud, cioè 120 caratteri al
secondo. Tanto per capirci due righe di un testo,
simile a quello che state leggendo, ogni secondo.
Anche in tema di trasmissioni l'uso di linee
realizzate appositamente sino all'attuale fibra ottica
ha permesso di arrivare a velocità milioni di volte
più grandi.
La disponibilità di collegamenti capaci, cioè veloci e
quindi in grado di trasmettere quantità di dati
sempre maggiori ha fatto esplodere la possibilità di
elaborazione "a distanza".
13 DAL FILO DI RAME ALLA FIBRA
OTTICA.
I collegamenti telefonici sono stati fatti per lungo
tempo usando il filo di rame, o meglio 2 fili di rame
meglio noto come"doppino telefonico". Questo
collegamento è una connessione rigida tra due
persone che parlano. Particolari tecniche
elettromeccaniche permettevano di collegare
Computer, Ordinateur, Elaboratori ….forse Cervelloni
Attilio A. Romita 56
alternativamente un
utente ad un altro dello
stesso gruppo.
Poi si cominciarono ad
usare sistemi di
trasmissione più
particolare sino ad
arrivare alla fibra
ottica.
Per capire come
funziona e quali sono i vantaggi della fibra ottica è
necessario fare una parentesi teorica. Chiaramente
cercherò di fornirvi il minimo di particolari che
rendano comprensibile l'argomento senza troppe
complicazioni.
Una voce può essere considerata come una
vibrazione che ha una certa frequenza che misura
la sua acutezza, più alta è la frequenza più "lo
strillo" è acuto.
La voce che entra in un traduttore
elettromeccanico, un microfono, è convertita in un
segnale elettrico che ha caratteristiche simili alla
voce.
Le frequenze che un segnale sonoro può avere
passano da alcuni Hertz, cioè variazioni al secondo
a circa 16.000 Hertz. Il segnale sonoro ha quindi
una "larghezza di banda" di circa 16 kiloHertz.
Dal punto di vista esemplificativo potremo dire che
per far passare un segnale sonoro è necessario un
tubo virtuale largo 16 kHertz. Il doppino telefonico
è capace di far passare questa larghezza di banda.
Gli antichi collegamento con doppino, cioè usando
una coppia di fili elettrici di rame,, prevedevano
l'uso di centinaia di doppini uniti in un grosso
fascio.
Ma gli studi sono proseguiti e si è visto che alcuni
collegamenti di tipo radioelettrico permettevano di
Computer, Ordinateur, Elaboratori ….forse Cervelloni
Attilio A. Romita 57
trasferire una larghezza di banda pari ad alcune
centinaia di volte i 16 kHertz.
Il passo successivo è stato quello di "spezzettare"
questi collegamenti radio elettrici in tanti doppini
virtuali capaci di collegare alcune centinaia di utenti
in modo rigido, ma usando una modalità che si
potrebbe definire virtuale.
Il suono, il segnale radio, la luce sono tutti segnali
caratterizzati da una vibrazione di frequenza
sempre crescente e con adatti strumenti è possibile
usare questa gamma di "canali trasmissivi"sempre
più capaci per trasmettere le nostre informazioni.
L'aumento di velocità elaborativa e l'aumento di
velocità trasmissiva non sono sempre andati di pari
passo e l'architettura dei sistemi informativi diffusi
sul territorio ha seguito questo andamento
altalenante.
14 SISTEMI DIPARTIMENTALI, CLIENT-SERVER, …................... SISTEMI ONLINE.
All'inizio c'erano i sistemi locali, cioè tutte le
macchine ed utenti ....abitavano nello stesso luogo.
Ben presto ci si accorse che la bassa velocità di
trasmissione e le possibili interruzioni
condizionavano pesantemente la velocità di
elaborazione.
Il passo successivo sono stati i cosiddetti sistemi
dipartimentali, cioè piccoli mainframe locali che
"predigerivano" i dati e poi li mandavano al sistema
centrale che li elaborava tutti insieme al momento
opportuno. I vantaggi erano notevoli, ma in qualche
caso la qualità ne risentiva perché talvolta alcuni
Computer, Ordinateur, Elaboratori ….forse Cervelloni
Attilio A. Romita 58
archivi base che erano
duplicati in periferia
non erano allineati
con gli archivi base al
centro e questo
provocava spesso
danni a catena ed era
necessario utilizzare
molto spesso gravosi
programmi di
allineamento dei dati.
Fortunatamente le
linee diventavano sempre più veloci e fu possibile
applicare la metodologia Client-Server.
Nell'elaboratore centrale, il server erano registrati
tutti i dati principali e tutti i programmi. In periferia
c'erano piccoli elaboratori, i Client, dove esisteva un
programma semplice capace di effettuare una
predigestione dei dati. Quando l'operatore CLIENT
aveva terminato l'operazione di accettazione dei
dati elaborati, il programma del CLIENT riconosce
quali sono i dati variati ed invia solo quelli
all'elaboratore centrale. Questa tecnica permette un
sicuro risparmio di tempo, ma ha ancora necessità
di capacità elaborativa propria e di allineamento
delle funzioni.
Ultimamente le linee di trasmissione sono arrivate a
velocità impensabili e sono state messe a punto
tecniche trasmissive che permettono velocità di
carico e scarico dei dati impressionanti. A questo
punto si è tornati praticamente all'origine con
l'ovvio vantaggi che il terminale periferico ha solo la
necessità di poter disporre di programmi di
collegamento standard che non devono prevedere
alcuna funzione specifica per le applicazioni
standard.
Computer, Ordinateur, Elaboratori ….forse Cervelloni
Attilio A. Romita 59
15 ...ED INFINE INTERNET.
15.1 UN PO' DI STORIA.
Grandi aziende
multinazionali, sfruttando la
possibilità di collegare un
elaboratore centrale con
elaboratori più piccoli e con
terminali, hanno costruito
delle reti che permettevano
loro di trasferirsi rapidamente
informazioni commerciali. Per
esempio una casa costruttrice
di automobili, la Ford od
anche la FIAT, hanno collegato gli stabilimenti di
produzione con la rete di vendita e con la direzione
amministrativa. Quando il Cliente, sig.
Michele,ordina una auto con varie personalizzazioni,
l' ordine è trasmesso direttamente alla
programmazione della catena di montaggio che
predispone la modifica temporanea di alcune fasi
della costruzione per aggiungere le
personalizzazioni richieste, contemporaneamente
l'amministrazione controlla che tutti i particolari
aggiuntivi siano disponibili e li mette a disposizione
della catena di montaggio esattamente nel
momento in cui sono necessari. Nello stesso tempo
si mette in moto la macchina contabile ed alla
vettura, proprio quella vettura ordinata dal Cliente
sig. Michele, viene attaccato un documento di
viaggio ed una fattura.
Nel 1960 il sig Joseph Carl Robnett Licklider, del
famoso del Massachusetts Institute of Technology,
cominciò a pensare e definire le caratteristiche di
una rete di comunicazione che permettesse di
collegare, come un sistema telefonico mondiale,
Computer, Ordinateur, Elaboratori ….forse Cervelloni
Attilio A. Romita 60
tutti coloro che avevano interesse a scambiarsi dati
ed informazioni.
Le idee teoriche di Robnett dettero spunto a molti
tentativi più o meno riusciti e dopo circa 30 anni la
ragnatela larga quanto il mondo (in inglese World
Wide Web ovvero il famoso WWW) cominciò a
catturare l'interesse generale.
15.2 LA STRUTTURA INIZIALE DELLA
RETE.
Il Governo degli Stati uniti, intorno al 1970, decise
che una rete di comunicazione capace di collegare
rapidamente e sicuramente i vari Enti Americani
sparsi per il mondo sarebbe stata utile e cominciò a
mettere le basi della ragnatela collegando tra loro
alcuni grandi calcolatori e, a ragnatela, collegando
ad essi altri calcolatori. Questa rete di macchine di
servizio, i server, erano la struttura base cui si
collegavano gli utenti finali che risultavano tutti
identificati collegati e raggiungibili.
Il primo problema da risolvere fu come individuare
esattamente ogni utente finale in modo che le
informazioni dirette
a lui non si
perdessero per
strada. Tra l'altro il
numero di indirizzi
differenti, vista la
rapida diffusione di
questo strumento,
doveva essere
enorme: ad oggi
circa 5 miliardi di
persone sono identificate.
Qualche pagina fa abbiamo parlato della
numerazione binaria, del bit e del Byte. Abbiamo
visto che un Byte, composto da 8 bit, può assumere
Computer, Ordinateur, Elaboratori ….forse Cervelloni
Attilio A. Romita 61
256 valori diversi ed è la dimensione minima di una
cella di memoria. Facendo un rapido calcolo si può
vedere che con 4 Byte è possibile avere circa 4
miliardi e 300 mila numeri diversi cioè il risultato di
256x256x256x256 = 4.294.967.296.
I costruttori della rete si misero d'accordo per
individuare ciascun utente con un "numero" di 4
byte in cui la prima cifra individua i 256 server che
costituiscono
"l'anello
centrale
della
ragnatela".
La seconda
cifra
individua i
256 server
connessi a
ciascun
server
principale e
così via.
Chi si collega con il suo computer di casa alla rete
ha assegnato un indirizzo temporaneo del tipo
185.205.027.181 che nel linguaggio dei computer è
simile all'indirizzo che diamo ai nostri amici quando
vogliamo ricevere una lettera: Nazione, Città, Via e
numero civico. Con una unica particolarità che
l'indirizzo IP è il nostro per la sola durata del
periodo in cui siamo collegati. Questa apparente
complicazione non è un problema per un
"cervellone" che anche se di piccole dimensioni
resta sempre un cervellone.
Quel numero di oltre 4 miliardi sembrava enorme,
ma comincia ad essere piccolo e si stanno
studiando tecniche per trovare altri indirizzi.
Oltre all'indirizzamento moltissimi altri problemi
dovevano essere risolti perché le comunicazioni tra
Computer, Ordinateur, Elaboratori ….forse Cervelloni
Attilio A. Romita 62
macchine e persone sparse in tutto il mondo
potessero costruire qualcosa di più utile di una
Torre di Babele. I 30 anni tra la descrizione teorica
della
Rete ed
la sua
realizzaz
ione
pratica
sono
stati
necessar
i per
definire
tutti i
particola
ri.
Un "particolare" importante è stata la definizione
del cosiddetto PROTOCOLLO di TRASMISSIONE,
cioè le regole seconde le quali le informazioni da
trasmettere dovevano essere "Confezionate" per
essere sicuri che arrivassero completamente e
sicuramente al destinatario. Oggi sono stati definiti
ed universalmente accettati alcuni protocolli
dedicati alla trasmissione di vari tipi di
informazione.
Indirizzamento e protocolli hanno reso possibile un
uso ordinato della rete che a questo punto era
disponibile per essere usata produttivamente.
15.3 ....MA CHE CI FACCIAMO CON LA
RETE.
Nei primi anni di funzionamento i progenitori di
Internet sono stati usati da enti scientifici per
scambiarsi informazioni sulle esperienze che
andavano facendo. Subito dopo, sempre le
Computer, Ordinateur, Elaboratori ….forse Cervelloni
Attilio A. Romita 63
università, iniziarono
a mettere a
disposizione della
comunità scientifica
le relazioni e le
pubblicazioni. Ben
presto qualcuno si
accorse che la rete
poteva essere usata
anche con finalità
commerciali e questo fu l'inizio di tutte quelle
attività che saranno poi identificate con il prefisso e.
come e.mail, la posta elettronica, e.commerce, il
commercio fatto
attraverso la rete,
e.learning,
l'apprendimento fatto
attraverso "libri"
elettronici, e così via.
Parte importante di una
attività è la promozione,
cioè la pubblicità di un
prodotto. Sono così
iniziati a comparire i siti
sponsorizzati dalle case produttrici che fornivano
informazioni più o meno dettagliate su i loro
prodotti e talvolta li offrivano in vendita.
Giorno dopo
giorno la rete
si riempiva dei
contenuti più
vari che si
andavano ad
affastellare in
questo enorme
contenitore ed erano sempre più difficili da trovare.
A questo punto esperti "programmatori"
cominciarono a studiare e realizzare i "motori di
Computer, Ordinateur, Elaboratori ….forse Cervelloni
Attilio A. Romita 64
ricerca" cioè degli strumenti capaci di volare
velocissimi nella rete per individuare tutti i
contenuti relativi ad un argomento scelto da un
utente normale.
Per poter portare avanti lo studio dei motori di
ricerca era necessario trovare degli sponsor che
finanziassero l'operazione.
Gli sponsor hanno ottenuto il loro vantaggio
economico pubblicizzando le loro attività insieme ai
risultati delle ricerche.
Dall'unione dell'utile e del dilettevole, per usare una
frase familiare, è nata ed è cresciuta quasi una
nuova era nella quale molte distanze tradizionali
sono state abbattute, imperi economici sono stati
creati, come Microsoft, Google, Yahoo, molta gente
ha guadagnato e perso soldi quando
all'arrembaggio per la promozione di nuove offerte
non era unita una corretta conoscenza di strumenti
e possibilità.
Oggi Internet ed il WWW sono diventate uno
strumento di base del quale, come la luce elettrica,
non se ne può fare a meno ed anche le persone più
recalcitranti, per scelta, per principio o per pigrizia,
cominciano a pensare che è una comodità e come
tale deve essere considerata.
16 .......IN CONCLUSIONE.
In conclusione...non esiste la conclusione di questa
storia. Io posso dire di essere stato uno dei
fortunati che ha potuto percorrere quasi tutto
questo cambiamento realmente epocale che, come
la scoperta dell'America ha iniziato l'Era Moderna,
forse darà inizio all'ERA GLOBALE.
Queste poche pagine che ho voluto mettere
assieme tra qualche anno potranno apparire come i
graffiti preistorici di qualche caverna.
Computer, Ordinateur, Elaboratori ….forse Cervelloni
Attilio A. Romita 65
Se queste nozioni potranno servire a qualcuno per
iniziare a capire che computer, elaboratori e
"cervelloni" non sono cose magiche, ma strumenti
che hanno una qualche utilità, allora avrò raggiunto
lo scopo che mi ero prefisso quando ho scritto il
primo rigo della prima pagina.
Il seguito della storia è appena iniziato e sarei tanto
contento se potessi continuare ad essere io il
narratore di quello che succederà nei prossimi 100
anni.