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ANTONINO PIEROZZI OP (1389-1459) La figura e l’opera di un santo arcivescovo nell’Europa del Quattrocento Atti del Convegno internazionale di studi storici (Firenze, 25-28 novembre 2009) a cura di LUCIANO C INELLI e MARIA P IA PAOLI NERBINI MEMORIE DOMENICANE Nuova Serie 2012 Numero 43 Pdf per uso personale dell’Autore. Diffusione vietata
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Città italiane e pietà mariana: una storia millenaria, in Città di maria: tradizioni civiche e devozioni tra Medioevo ed Età moderna, a cura di maria Pia Paoli, Rivista di storia

Apr 04, 2023

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Tijana Okić
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ANTONINO PIEROZZI OP(1389-1459)

La figura e l’opera di un santo arcivescovo

nell’Europa del Quattrocento

Atti del Convegno internazionale di studi storici(Firenze, 25-28 novembre 2009)

a cura di LUCIANO CINELLI e MARIA PIA PAOLI

NERBINI

M E M O R I E D O M E N I C A N ENuova Serie 2012 Numero 43

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SOMMARIO

Cronologia della vita e delle operea cura di Leonardo Marchetti p. 9

Programma del convegno » 19

Programma del concerto » 23

PremessaLuciano Cinelli, Maria Pia Paoli » 25

OmeliaGiuseppe Betori » 29

Per una biografia “europea” di sant’Antonino OPMaria Pia Paoli » 33

PARTE PRIMAVITA E CONTESTO STORICO-SOCIALE

Sant’Antonino: un vescovo legislatore e giudice. Sinodi e azioni giudiziali durante il suo episcopatoGilberto Aranci » 57

Antonino e Leon Battista AlbertiLorenz Böninger » 77

Sant’Antonino e i monasteri femminili fiorentini: un riformatore?Sylvie Duval » 101

S. Antonino e Savonarola: una comparazioneRiccardo Fubini » 119

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6 Sommario

L’arcivescovo e la città: i Buonuomini di San MartinoMaria Fubini Leuzzi » 141

Giovanni Dominici e Antonino Pierozzi: dal maestro al discepoloIsabella Gagliardi » 167

Chiesa e città nella Firenze di sant’AntoninoDavid S. Peterson » 185

Antonino Pierozzi e il monachesimo. Le difficili relazioni con l’Ordine vallombrosanoFrancesco Salvestrini » 207

Le Additiones di Leonardo ser Uberti alla Vita AntoniniConcetta Bianca » 245

PARTE SECONDAOPERE

«Felices si juste imperant». Il De dominis temporalibus di Antonino PierozziFausto Arici » 259

Appunti sulla tradizione manoscritta dei Confessionali di sant’AntoninoSandro Bertelli » 273

La noetica di Antonino Pierozzi tra Scolastica, Umanesimo e spiritualitàLeonardo Cappelletti » 287

On conscience, action, and some related terms in Antoninus’ moral psychology. Between cognition and willAmos Edelheit » 299

Antonino e la predicazione nella Firenze rinascimentalePeter Howard » 333

Antoninus of Florence and the Dominican witch theoristsThomas M. Izbicki » 347

Arti e scienze nella Somma teologica di sant’AntoninoUlrich G. Leinsle » 363

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7Sommario

Antonino come modello di vescovo riformatore del QuattrocentoMarco Pellegrini » 381

Gli incunaboli delle opere di AntoninoPiero Scapecchi » 403

Liberation and reconciliation. Superbia in the confessionals and in the Summa theologica of St. Antoninus of Florence and its role in his theology of penanceKerstin Schlögl-Flierl » 409

Sant’Antonino e il dirittoEnrico Spagnesi » 427

PARTE TERZACULTO ED ARTE

Antonino Pierozzi: “patrono” tra i “patroni” di Firenze. Devozione e iconografia tra Quattrocento e CinquecentoVittoria Camelliti » 451

Theatre, Preaching and Art: Antonino and the PulpitNirit Ben-Aryeh Debby » 475

Testo e contesto rituale: L’Ingresso di sant’Antonino a Firenzedi GiambolognaSally J. Cornelison » 485

Culmen templi. Antonino Pierozzi a Santa Maria del FioreLorenzo Fabbri » 495

La promozione del culto di sant’Antonino al tempo di Leone X e Clemente VIIe i progetti di Antonio da Sangallo il Giovane per la chiesa di San MarcoMauro Mussolin » 509

Alla riscoperta del Chiostro di Sant’AntoninoMagnolia Scudieri » 533

Proposte per il recupero della Cappella di Sant’Antonino nella chiesa di San MarcoBrunella Teodori » 543

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8 Sommario

Sant’Antonino e l’uso del teatro nella formazione del cittadino devotoPaola Ventrone » 549

Sant’Antonino e l’arteTimothy Verdon » 569

Tavole » 577

Conclusioni: Antonino Pierozzi, un vescovo esemplareGiulia Barone » 649

Indice dei nomi » 655

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Maria Pia Paoli

PER UNA BIOGRAFIA “EUROPEA” DI SANT’ANTONINO OP*

L’occasione di questo convegno, la cui motivazione più immediata è for-nita dal 550° anniversario della morte di Antonino Pierozzi, frate domenica-no e arcivescovo di Firenze, canonizzato nel 1523, si fonda anche sull’inten-to di riproporre una nuova biografia critica, a tutto tondo, di un personaggiochiave della storia europea del primo Quattrocento. Sotto questi auspicimonsignor Giulio Agresti, storico insigne dell’Ordine domenicano, nel 1989apriva il convegno fiorentino su S. Antonino e la sua epoca1. Con questi risul-tati ci confronteremo, tenendo conto dei grandi progressi che la storiografiaha fatto negli ultimi vent’anni. Solo un lavoro congiunto fra storici, storicidell’arte e storici della letteratura, paleografi, teologi e storici del diritto con-sentirà di riannodare le complesse fila di un crocevia politico, religioso e cul-turale, di cui la figura di Antonino Pierozzi fu portavoce e protagonista.

Il genere biografico ha tradizioni molto antiche e autorevoli a Firenze,e lo vedremo. Jacques Le Goff nel presentare nel 1996 la sua magistrale bio-grafia di san Luigi IX, figlio di Filippo II Augusto e di Bianca di Castiglia,re di Francia a dodici anni, morto nel 1270 e canonizzato nel 1297, evocacon lucidità il fascino e il rischio della scrittura biografica. Le Goff avver-te, infatti, l’esigenza di distillare dalle fonti agiografiche letterarie tuttoquello che altri tipi di documenti, diplomatici o iconografici, avrebberoconfermato, corretto o escluso. L’importante è, secondo lo storico francese,recuperare anche il “tempo biologico” dell’individuo Luigi, sebbene calatonelle congiunture del suo tempo: la nascita delle borghesie, degli Ordinimendicanti, l’istituzione delle università e il trionfo della Scolastica2. Tutti

* Il testo rispecchia in gran parte quello che lessi il giorno dell’apertura del convegno. Hoaggiunto delle note essenziali e alcune citazioni più estese delle fonti. Interventi puntuali sullevarie relazioni saranno svolti da Giulia Barone nelle sue conclusioni. Dedico questo lavoro allamemoria dei miei cari genitori Vanna e Raimondo.

1 G. AGRESTI, S. Antonino e il suo tempo, «Rivista di ascetica e mistica» 59/3-4 (1990), nume-ro monografico dedicato a S. Antonino e la sua epoca. Atti del convegno tenutosi a Firenze 21-23settembre 1989, 225-238.

2 J. LE GOFF, San Luigi, trad. it., Torino 1996, XVII-XXIX.

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elementi che, mutatis mutandis, faranno parte integrante dell’orizzontesociale, religioso e culturale in cui due secoli dopo visse Antonino.Che altro, allora, potrebbe esserci di fondato in quest’accostamento fra

il santo cristianissimo re di Francia e il santo arcivescovo di Firenze?Entrambi credevano nel disegno provvidenziale dell’esistenza, nella neces-sità della crociata, nella lotta all’eresia, entrambi sostennero i poveri, fon-darono pie istituzioni, si occuparono di carestie, pestilenze, terremoti,entrambi credevano nella confessione e nella predicazione. Luigi morì dipeste in marcia verso l’Egitto; Antonino morì a settant’anni di malattianella villetta episcopale di Montughi.Luigi costruì in vita la sua immagine di re santo, Antonino badò a

lasciare nei suoi scritti sporadiche, ma significative note autobiografiche,tutte a testimonianza del valore attribuito agli oneri della sua carica pastorale:

Lasciai il mondo nella mia adolescienzia: posimi a servire Dio, e guardare confatica le pecorelle delle potenzie mie, che ’l lupo infernale non le devorasse,pensando di fruire la suave vita contemplativa che ha la sottile vista a specu-lare le cose divine. E io mi trovo avere Lia attiva, la quale e figliola ancora èdi Dio, come Rachel, e feconda nelle sette opere della misericordia; ma pureè cispa e non così chiaramente vede Iddio. Se in me seguitasse la figura didetta istoria cioè, che insieme con Lia ancora per isposa avessi Rachel, attiva,cioè, e contemplativa, come i santi pontefici, averei assai da stare contento.

Ma questa speculazione per Antonino non fu possibile come sperava; lecure pastorali non di «pecorelle obbedienti, mansuete e innocenti», ma di«leoni superbi, orsi crudeli, lupi rapaci, disonesti porci…» assorbirono iltempo del prelato3.Se, dunque, fra i due modelli di san Luigi e sant’Antonino ci sono affi-

nità ed ovvie e profonde divergenze, questo parallelo serve a farci rifletteresulla lunga durata di alcuni processi storici, a chiederci perché alcuni hannoconsiderato Antonino come uomo del Medioevo, altri dell’Umanesimo cri-stiano, altri ancora araldo di teorie drammaticamente attuali concernenti iproblemi dell’etica economica, del credito solidale. Ma su questo puntoritornerò in breve.Antonino, autore del Chronicon o Summa historialis, una storia del

mondo in sei epoche dalle origini fino al 1458, affronta da storico, fra letante, anche la figura del re Luigi come re e come santo4. Questa vita esem-plare rimbalza dai tomi della sua cronaca universale nel piccolo trattatellovolgare composto da Antonino per Ginevra Cavalcanti, cognata di Cosimo

3 Queste riflessioni sono contenute nella lettera di Antonino alla sua figlia spirituale Dadadegli Adimari, in T. CORSETTO OP (a cura di), Lettere di Sant’Antonino arcivescovo di Firenze pre-cedute dalla sua Vita scritta da Vespasiano fiorentino, Firenze 1859, 87-88.

4 D. ANTONINI ARCHIEPISCOPI, Chronicorum, Tertia pars…, Lugduni, ex Officina Juntarumet Pauli Guittii, II, MDLXXXVI, tit. XX, § XII, 197.

34 MARIA PIA PAOLI

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Medici il Vecchio, vedova di Lorenzo Medici: sull’esempio di Bianca diCastiglia, madre di Luigi, Ginevra nell’educare i figli è esortata dal frate apreoccuparsi della loro condotta tenuta al riparo dai peccati mortali, piùche della loro morte fisica, peraltro assai frequente negli anni delle grandiepidemie che colpivano Firenze e molte città europee5.Una tradizione secolare maturata soprattutto nell’ambito dei testi agio-

grafici attribuiva alla madre il ruolo dell’educazione religiosa dei figli (sipensi a santa Monica, madre di Agostino). Antonino si uniforma a questatradizione; anche in questo caso ci troviamo davanti a processi di lungoperiodo. Quello che cambia è la ricaduta di messaggi altamente edificantisull’orizzonte domestico di donne laiche rappresentanti dell’élite urbana:Ginevra Cavalcanti, Dianora e Lucrezia Tornabuoni (zia e madre di Loren-zo il Magnifico), Diodata Adimari, annoverate tra le figlie spirituali diAntonino. Tutte furono chiamate a costituire il cemento unificante dinuclei familiari dispersi dai bandi dell’esilio o dalle morti precoci che col-pivano gli uomini; la cura dei figli, le preghiere e le meditazioni sulla pas-sione di Cristo, il canto di qualche lauda, elemosine e buone opere scandi-vano il tempo breve e lungo vissuto nelle stanze di case, che sempre piùerano assimilate a celle claustrali6.Ritornando al tema della biografia di Antonino mi si consenta un cenno

sulle sue biografie antiche e moderne. Sappiamo che come genere lettera-rio le gesta episcoporum, le vicende, i fatti dei vescovi, sono di antica tradi-zione e nacquero in certi casi per emulazione dei libri pontificali che con-tengono le gesta dei pontefici come il Liber pontificalis di papa Damaso. Unantico libello dal titolo De situ civitatis Mediolani, recentemente studiatoda Paolo Tomea, attribuiva a san Barnaba la fondazione della Chiesa diMilano; l’apostolo san Barnaba entrava, dunque, in concorrenza con ilsanto patrono di Milano, il vescovo Ambrogio. Dimostrare l’apostolicità diuna sede episcopale voleva dire conferirgli un prestigio maggiore, ma nelcaso di Milano provare anche il primato della sua Chiesa sulle tradizionaliavversarie Aquileia, Ravenna e Pavia, dopo che Barnaba l’aveva trasforma-ta in sede metropolitana7.Gli eruditi sei-settecenteschi metteranno al vaglio critico l’autenticità di

questo testo considerato leggendario; e del resto tali leggende erano diffu-se nelle città italiane. Anche le storie della Chiesa fiorentina e dei suoivescovi, che ripresero vigore agli inizi del Settecento, non sfuggirono allasuggestione della possibile origine apostolica della Chiesa cittadina traman-

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5 Regola di vita cristiana di santo Antonino arcivescovo di Firenze messa ora in luce per la primavolta da Francesco Palermo, Firenze 1866, 19-20.

6 M.P. PAOLI, S. Antonino “vere pastor et bonus pastor”: storia e mito di un modello, inG.C. GARFAGNINI, G. PICONE (a cura di), Verso Savonarola. Misticismo, profezia, empiti riformi-stici fra Medioevo ed Età Moderna, Firenze 1999, 83-139; ID., Antonino da Firenze O.P. e la dire-zione dei laici, in G. FILORAMO (a cura di), Storia della direzione spirituale, III: L’età moderna, acura di G. ZARRI, Brescia 2008, 85-130.

7 P. TOMEA, Tradizione apostolica e coscienza cittadina a Milano nel Medioevo: la leggenda diSan Barnaba, Milano 1993.

Per una biografia “europea” di sant’Antonino OP

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data dalla Cronica di Giovanni Villani. Villani ricordava san Frontino,discepolo di san Pietro al tempo di Nerone, come il primo vescovo diFirenze (Cronica, 1, 58). Nonostante le critiche a questo modo di fare sto-ria già avanzate nel Cinquecento dall’erudito Vincenzo Borghini, monacodella Badia Fiorentina8, il sacerdote Luca Giuseppe Cerracchini nella suaCronologia sacra de’ vescovi e arcivescovi di Firenze, stampata a Firenze nel1716 per i tipi di Jacopo Guiducci e Santi Franchi, accolse la leggenda econ lui il sacerdote Giuseppe Maria Brocchi9. Non si arrestava, però il workin progress dell’erudizione antiquaria di cui sono prova i numerosi docu-menti di archivio citati dal Cerracchini stesso, le postille manoscritte cheGiovanni Battista Baldovinetti vergò sull’esemplare della Cronologia da luiposseduto10, le considerazioni di altri accreditati eruditi settecenteschicome Giovanni Lami, Domenico Maria Manni e Giuseppe Richa, benintenzionati a discernere il favoloso dalla storia11. In questo contesto la bio-grafia di Antonino ritornava ad essere tale, ovvero oggetto di studio criticoseppur non privo di risvolti devozionali; il rinvenimento di nuove fonti,infatti, porta spesso verso la sua immagine di uomo santo e ascetico. Èquanto si legge nella postilla al testo del Cerracchini di Baldovinetti che,trascrivendo un passo del memoriale manoscritto dall’avo Francesco Baldo-vinetti, a proposito della morte di Antonino avvenuta a Montughi il 2maggio 1459, annota che tra le sue masserizie, fu trovato solo «un cucchia-ro, che tutto dava per l’amor di Dio»12.

Non mi soffermo sui primi biografi di Antonino che in prosa e in versi,in latino e in volgare, ne tramandarono da subito la memoria di santo arci-vescovo: mi riferisco a Francesco da Castiglione, Ugolino Verini, Vespasia-no da Bisticci, Leonardo di Ser Uberti sui quali esiste una fiorente lettera-tura13. Basti, però, notare che la vita di Antonino rientrò in un progettoconsapevole e di lungo periodo, ovvero le scritture delle vite e degli elogidegli uomini illustri fiorentini, genere inaugurato a fine Trecento da Filip-po Villani con i profili di una trentina di uomini d’arme, poeti, artisti,

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8 V. BORGHINI, Discorsi, a cura di D.M. MANNI, IV, Firenze 1809, 170.9 G.M. BROCCHI, Vite de’ santi e beati fiorentini…, II, Firenze, Per Gaetano Albizzini 1752,

3 e ss.10 Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, Postillati, 28.11 G. LAMI, Liber de eruditione apostolorum…, Florentiae, ex tipographio Bernardi Paperinii,

1733, 190; D.M. MANNI, Principi della religione cristiana in Firenze…, Firenze, nella stamperiadi Pietro Gaetano Viviani, 1764, 26; G. RICHA, Notizie istoriche delle chiese fiorentine, Firenze,nella stamperia di Pietro Gaetano Viviani, V, 1757, 264 e ss.

12 L.G. CERRACCHINI, Cronologia, in Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, Postillati, cit., 158.13 Su Castiglione rinvio ora a F. BAUSI, Francesco da Castiglione umanista e cristiano, in ID.,

Umanesimo a Firenze nell’età di Lorenzo e Poliziano, Roma 2011, 369-521 dove sono raccolti e rie-laborati anche studi precedenti; cf. ID., Umanesimo e agiografia. Il carme di Ugolino Verino in lodedi Antonino Pierozzi, «Memorie domenicane» n.s. 29 (1998) 99-158; e inoltre C. BIANCA, Leo-nardo Ser Uberti, bibliotecario di san Marco, «Medioevo e Rinascimento» 12, n.s. 19 (2008) 281-296. In generale sempre prezioso S. ORLANDI OP, S. Antonino. Studi biobibliografici, 2 voll.,Firenze 1959-1960.

MARIA PIA PAOLI

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scrittori, santi e beati che dovevano contribuire a costruire quel pantheondi glorie patrie su cui Firenze, “città bella”, fondava il suo mito di ricchez-za, magnificenza e supremazia sulle città soggette e sulle mire espansioni-stiche dei suoi avversari, i Visconti, il papa, Venezia14.L’Ordine domenicano radicato nei gangli della cultura urbana come gli

altri Ordini mendicanti si contraddistinse, tuttavia, più degli altri per laprolificità della sua produzione storica e agiografica. Basti ricordare Jacopoda Varagine e la sua celebre Legenda aurea, Vincent de Beauvais e il suoSpeculum historiale, dedicato al re Luigi IX che glielo aveva commissiona-to. Più tardi, altre opere come il De viribus illustris ordinis praedicatorum acura del domenicano bolognese Leandro Alberti, pubblicato nel 1517, ol’Istoria de gli huomini illustri così nelle prelature come nelle dottrine del con-fratello Serafino Razzi, edita a Lucca nel 1596 e nel 1598, evocheranno findal titolo quella categoria di “lustro” che, originata dalla piccola patriaall’ombra del bel san Giovanni, raggiungeva ora le più lontane provincespagnole, tedesche, boeme, polacche, ovunque insomma ci fossero da ricor-dare figure di rilievo nell’Ordine domenicano.Antonino, ricordato dall’Alberti attraverso la biografia di Francesco da

Castiglione, fu di nuovo riassorbito tra le glorie patrie nella Descrittione ditutta Italia, l’opera più celebre dell’Alberti, nella parte dedicata alla Tosca-na e in particolare a Firenze. Tra i «felicissimi ingegni della città» i primi adessere menzionati sono i fondatori o propagatori di Ordini religiosi: sanGiovanni Gualberto e san Bernardo degli Uberti dell’Ordine di Vallombro-sa, mentre «nell’età de’ nostri padri fiorì s. Antonino arcivescovo dell’ordi-ne de’ predicatori, che scrisse molte opere, onde per la sua santa vita fuascritto fra li santi da Adriano VI papa». Seguono Giovanni Dominici chedi Antonino fu maestro e Filippo Benizi (1233-1285) «riformatore dell’or-dine de’ Servi, uomo divoto e buono».Altra menzione indiretta di Antonino da parte dell’Alberti si ha quan-

do descrive il castello di San Gimignano, una volta dei senesi e poi dei fio-rentini, luogo nobilitato da Giovanni e Vincenzo Mainardi, procuratorequest’ultimo dell’Ordine domenicano a Roma e vicario del maestro gene-rale Francesco Silvestri nonché autore, su richiesta del papa Clemente VIIMedici, della Vita et officium ac missa S. Antonini stampata a Roma nel1525. Recenti studi tendono a ricostruire le fonti direttamente consultateda Alberti e dalle quali questi attinse per la sua opera; tra gli autori presen-ti nella Descrittione figura anche il Chronicon di Antonino, ma finora nonè stato possibile individuare quale testo Alberti avesse sotto mano15. Certo

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14 J. BOUTIER, M.P. PAOLI, Letterati cittadini e principi filosofi. I milieux intellettuali fiorentini traCinque e Settecento, in J. BOUTIER, B. MARIN, A. ROMANO (a cura di), Naples, Rome, Florence. Unehistoire comparée des milieux intellectuels italiens (XVIIe-XVIIIe siècles), Roma 2005, 331-403.

15 G. PETRELLA, L’officina del geografo. La «Descrittione di tutta Italia» di Leandro Alberti e glistudi geografico-antiquari tra Quattro e Cinquecento con un saggio di edizione (Lombardia-Toscana),Milano 2004, 434 e 466. Sull’Alberti cf. anche M. DONATTINI (a cura di), L’Italia dell’Inquisitore.Storia e geografia dell’Italia del Cinquecento nella «Descrittione» di Leandro Alberti, Bologna 2007.

Per una biografia “europea” di sant’Antonino OP

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è che a lungo la tradizione di scrittura di storia patria, municipale, o loca-le che dir si voglia, fiorita nella nostra penisola fino ad Ottocento inoltra-to, reca molte testimonianze del Chronicon come fonte. Il tema andrebbeapprofondito e così lo studio stesso di tutto il Chronicon dopo il pionieri-stico lavoro svolto dal domenicano Walker nel lontano 193316.Spesso sacrificato dall’impasse storiografica incentrata sulla sua apparte-

nenza al Medioevo o alla modernità, con quest’opera storica Antoninorisulta assente nei recenti studi sulla storiografia umanistica che vedono inPio II, Flavio Biondo e Leandro Alberti i rinnovatori del genere cronachi-stico-enciclopedico arricchito dalle descrizioni geografiche. A favore diquesta linea interpretativa si schiera piuttosto recisamente Bruno Figliuolo,che taccia Antonino di «scrittore credulo, superstizioso e quasi del tuttoprivo di senso critico» salvo citarne la posizione più “moderna”, peraltromutuata da Alberto Magno, dimostrata dall’arcivescovo nel rigettare quel-le credenze che attribuivano alle comete nefasti effetti sulla vita degli uomi-ni17. Il magmatico milieu che nel primo Quattrocento vedeva convivere econfliggere astronomia e Scolastica, tuttavia, non è, a mio avviso, l’unicoparametro per una corretta rilettura del Chronicon, che presenta indiscuti-bili tratti di originalità e completezza nella ricostruzione dei periodi piùvicini alla vita del suo autore, importanti per la storia della nascita degliantichi Stati italiani, per le figure di santi e sante, per la fondazione dimonasteri e istituti.

Le vite quattrocentesche di Antonino descrivono in maniera abbastan-za concorde le sue virtù di umiltà e ascetismo (Antonino portava il cilicio),la sua dottrina morale – definita da Vespasiano da Bisticci «teologia prati-ca e necessaria» – il suo senso di giustizia severa, la sua attività di riforma-tore e fondatore di monasteri e istituti pii come i Buoni uomini di SanMartino; mai viene distorta la sua incidenza sulle vicende politiche diFirenze, culminata nel suo intervento più clamoroso e deciso, quello chenel 1458 indusse Antonino ad opporsi alle manovre attuate dai mediceicontro la pratica del voto segreto; non viene taciuta la sua severità nellalotta agli infedeli e agli eretici (roghi di libri magici e condanna al rogo delmedico Giovanni Cani, lotta ai fraticelli, ecc.).Molti documenti di archivio utilizzati successivamente dagli storici

arricchiscono queste testimonianze coeve, che, va notato, erano ancora ametà tra la biografia e l’agiografia, anche se, e lo vedremo dalle ricerche ico-nografiche, Antonino fu considerato e rappresentato come un santo moltoprima della sua canonizzazione18.

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16 J.B. WALKER OP, The «Chronicles» of. S. Antoninus. A Study in Historiography, Washington1933.

17 B. FIGLIUOLO, La cultura a Napoli nel secondo Quattrocento. Ritratti di protagonisti, Udine1997, 25, 31, 167, 194-195 e anche La storiografia umanistica, 3 voll., Messina 1992.

18 Si veda il contributo di Vittoria Camelliti in questi atti.

MARIA PIA PAOLI

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Restando nell’ambito del lustro civico e dell’amor patrio, nel 1577 il medi-co Paolo Mini nella sua Difesa della città di Firenze e de’ Fiorentini contra lecalunnie e maldicentie de’ maligni annoverava anche sant’Antonino tra coloroche avevano contribuito a nobilitare una città le cui origini mercantili faceva-no storcere il naso a chi oltralpe vantava lignaggi più aviti, se non addiritturadivini trattandosi dei re francesi e inglesi19. Lo stesso elogio è ripreso da Mininelle due edizioni del suo Discorso della nobiltà di Firenze e de’ Fiorentini20.Dopo la canonizzazione, avvenuta nel 1523, oltre alla biografia stesa per

l’occasione dal domenicano Vincenzo Mainardi, venne alla luce un’Istoriadi santo Antonino arcivescovo di Firenze stampata nel 1557 e composta sucommissione dei suoi superiori dal domenicano Giovanni Maria Tolosani,astronomo e matematico noto per la sua opposizione alle teorie copernica-ne e per la sua collaborazione alla riforma del calendario attuata più tardida Gregorio XIII nel 158221. Al momento della pubblicazione dell’IstoriaTolosani era già morto. Spesso erroneamente citata come vita, questa Isto-ria aveva come fine quello di divulgare la devozione per il santo prelatoadottando uno stile immediato. Non a caso l’opuscolo composto di pochecarte e corredato di due xilografie si trova all’interno di una miscellaneaappartenente alla Biblioteca Palatina di Firenze dove sono raccolte Leggen-de, commedie spirituali e canzoni sacre, in totale quarantacinque componi-menti datati dal 1537 al 1631, tutti scritti in versi, compresa l’Istoria delvescovo san Zanobi, eccetto l’Istoria di Antonino che è in prosa.L’intento divulgativo del suo testo è subito spiegato dal Tolosani nel

Prologo:

Per excitare il popolo a devotione di Santo Antonino Arcivescovo di Firenzenuovamente canonizzato sendone pregato da alcune devote persone, scriverò inlingua volgare non tutto quello che si trova scritto nella historia che composemesser Francescho da Castiglione canonico fiorentino & suo secretario, & nellaaggiunta di fra Lionardo di ser Uberto dell’ordine de’ predicatori del conventodi san Marco di Firenze & de’ processi della canonizzazione, perché sarebbecosa molto lunga & tediosa, ma trarrò alchune cose più notabile in brevità acciòche con più facilità si possa da ciaschuno conprendere la sua santità a fine diimitare i sua buoni esempli: in honore & gloria del Signore & utilità di tutti ifedeli che leggendo la sua vita sieno excitati a trarne frutto salutifero.

Ricalcando lo schema biografico-agiografico ormai consolidato attornoalla figura e all’opera di Antonino, Tolosani riferisce tra i vari casi di mira-

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19 P. MINI, Difesa…, Lione, per Filippo Tinghi 1577. Sul Mini (1526-1599), cf. F. LUTI, v.Mini Paolo, Dizionario biografico degli italiani (DBI) 74, Roma 2010, 638-640.

20 P. MINI, Discorso della nobiltà di Firenze e de’ Fiorentini, Firenze, per D. Manzani 1593 eVolcmar Timan, Firenze 1614.

21 La Istoria di santo Antonino Arcivescovo di Firenze nella quale si narra come per la sua santi-tà fu creato arcivescovo di Firenze da papa Eugenio quarto e di molti miracoli fece in vita e doppomorte qual morì a dì 2 di maggio 1459 e fu sepolto in san Marco di Firenze, Nuovamente ristampa-ta; per la data di stampa e il nome dell’autore cf. c. 16b.

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coli compiuti dall’arcivescovo quello della guarigione di suor Carità diGuido Tolosani, monaca in Santa Lucia e forse sua parente. La presenzanutrita di donne, suore e laiche, nei processi di canonizzazione di Antoni-no, tra cui compare anche suor Carità, è un elemento da valutare quandosi intraprenderà uno studio più approfondito dei processi22.Anche la xilografia che correda l’ultima pagina dell’Istoria del Tolosani

è una prova del ruolo di direttore spirituale di donne laiche e religiose con-quistato da Antonino che qui è raffigurato in abito pastorale mentre, spor-gendosi da una balaustra, tende la mano ad una donna inginocchiata die-tro alla quale sta un’altra donna velata con le mani giunte. Alle spalle diAntonino si intravede l’immagine di una crocifissione con ai piedi dellacroce Maria e Giovanni.Nel corso del Cinquecento la devozione per il santo arcivescovo fu rin-

vigorita in prossimità e subito dopo la traslazione del suo corpo incorrottodall’antica sepoltura posta sull’altar maggiore della basilica di San Marcoalla preziosa cappella fatta qui costruire appositamente dai fratelli Averar-do e Antonio Salviati23. All’evento, tra gli altri, fu presente l’arcivescovocardinale Alessandro de’ Medici figlio di Ottaviano e di Francesca Salviati.In quello stesso anno 1589 Ferdinando I, ex cardinale e granduca di Tosca-na, sposava Cristina di Lorena; queste nozze celebrate sontuosamente coin-cisero volutamente con l’apoteosi dei Salviati, dei Medici e di Antonino,assurto ora ad emblema di una rinnovata religione civica; la stessa chiesa diSan Marco si rinnovava come polo di attrazione devozionale situato a pochimetri dal santuario mariano dell’Annunziata. Il calvinista Enrico IV, con-vertitosi al cattolicesimo per ragion di Stato, nel 1600 sposerà Maria de’Medici figlia del granduca Francesco e di Giovanna d’Austria; alla sua con-versione e alla pace di Virvin, che chiudeva la sanguinosa stagione delleguerre di religione tra ugonotti e cattolici, molto contribuì la diplomaziadel cardinale Alessandro de’ Medici. I gigli di Francia si incrociavano dinuovo con i destini della città del giglio.

Anche la copiosa letteratura fiorita negli anni Ottanta del Cinquecentoper celebrare la santità e la traslazione di Antonino meriterebbe di essereanalizzata più a fondo. Talvolta fu occasione per inserire dei ricordi perso-nali che testimoniano l’onda lunga del modello di santità fornito dall’arci-vescovo e della devozione che si perpetuava alle sue reliquie; è questo il casodella Vita scritta dal domenicano Serafino Razzi che, a proposito dell’umil-tà e generosità verso i poveri dimostrata da Antonino, portava come testi-monianza un suo ricordo di quando era novizio in San Marco:

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22 Cf., intanto, L. POLIZZOTTO, The Making of a Saint: The Canonization of St. Antonino(1516-1523), «The Journal of Medieval and Renaissance Studies» 22 (1992) 353 e ss.

23 Su questo avvenimento e sulla bibliografia che lo riguarda rinvio ai contributi in questi attidi S.J. Cornelison, B. Teodori, M. Mussolin, N. Ben-Arieh Debby.

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Come si è detto per la ricevuta degnità dell’Arcivescovado, non volle maivestire altro habito che del suo ordine, anzi vilmente e poveramente comeprima vestì, essendo Arcivescovo, e di ciò fanno fede i vestimenti che lasciò,i quali sono nel convento di san Marco, & ogni anno per la festa sua simostrano, ò in chiesa, ò in sagrestia, & io più volte, novizio, e giovane indetto convento, gli ho veduti e tocchi24.

E dopo la citazione dell’epitaffio latino («Hic est ille tuus Pastor, Flo-rentia pro quo / Non cessas maesto spargere rore genas / Patribus haud pri-scis pietate Antonius impar / Qui scripsit quicquid littera sacra docet»)segue la chiusa con le parole di un’invocazione corrente al tempo del Razzi:

Rimane hora che tu glorioso padre Antonino, vergine, dottore, e confessore,sij di noi ricordevole. Prega per i tuoi figliuoli, figliuole e devoti. Impetracigrazia di camminare dietro alle tue sante pedate e di vivere nei sacri chiostriin umiltà e purità di cuore, acciò che possiamo teco quando che sia, in Para-diso perpetuamente vivendo, laudare e benedire Iddio, il quale vive e regnane’ secoli de’ secoli. Amen25.

Non solo le reliquie furono assunte come prova della santità di Antoni-no, ma azioni e personaggi viventi che a lui si ispiravano. Silvano Razzinella Vita, miracoli e traslazione di S. Antonino, ricordando l’istituzione deiBuoni uomini di San Martino voluta da Antonino per soccorrere i poverivergognosi26, informava come ancora ai suoi tempi i granduchi sovvenisse-ro il pio istituto con elemosine, mentre l’aiuto prestato da Antonino intempo di peste fu

imitato a’ tempi nostri nell’ultima che fu grandissima a Milano, dall’arcivescovoe cardinale Borromeo, il cui modo di vivere e fare l’ufficio suo in tutte le cose chivide, sì come vidi io, per ispazio d’otto giorni che nel suo proprio palazzo et a suespese dimorai, faccia conto d’haver veduto il modo di fare in tutte le cose dell’ar-civescovo Antonino, se non in quanto essendo egli cardinale teneva maggiornumero di serventi, ma tutti spirituali, tementi Dio e simili a lui27.

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24 S. RAZZI, Vite dei santi e beati del sacro ordine de’ frati predicatori, cosi huomini come donne/ con aggiunta di molte vite, che nella prima impressione non erono / scritte dal R.P. Maestro SerafinoRazzi dell’istesso ordine e professo di san Marco di Firenze / con licenza de’ Signori superiori, In Firen-ze, Nella Stamperia di Bartolomeo Sermartelli, MDLXXXVIII, 266. L’edizione dell’opera fu acura del fratello di Serafino, il camaldolese Silvano Razzi, che la dedicò al cardinale e vescovo diBologna Gabriele Paleotti. L’opera e le circostanze della sua edizione vanno analizzate contestual-mente alle biografie dei due fratelli Razzi, che non è possibile affrontare in questa sede. Sull’atti-vità di storico di Silvano Razzi mi permetto di rinviare a M.P. PAOLI, La donna e il melograno. Bio-grafie di Matilde di Canossa (secoli XV-XVII), in C. BRICE, G. ZARRI (a cura di), Alle origini dellabiografia femminile: dal modello alla storia, «Mélanges de l’École française de Rome», MEFRIM-113 (2001) 173-215.

25 RAZZI, Vita, 269-270.26 S. RAZZI, Vita, miracoli e traslazione di S. Antonino, Sermartelli, Firenze 1589. Per appro-

fondimenti si rinvia al contributo di Maria Fubini Leuzzi in questi atti.27 RAZZI, Vita, miracoli e traslazione di S. Antonino, 52-65.

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L’elemento di attualità riferito dal Razzi alla Milano del Borromeo èindubbiamente interessante e porta acqua al mulino di un Antonino pre-cursore della Controriforma, o meglio della Riforma cattolica. Qualemodello esemplare di lungo periodo l’arcivescovo è evocato dallo storicoScipione Ammirato nei suoi Discorsi sopra Cornelio Tacito:

Non bisogna dunque chi vuol acquistar fede et autorità co’ popoli et opporsicontra l’usanze far una cosa et dirne un’altra, perché colui che si vede essereingannato ti disprezza o tanto ti ubbidisce quanto la forza et non altro ilcostringerà ad ubbidire. In Firenze, volendo alcuni arcivescovi pigliarsi certaautorità che si havea presa Santo Antonino, fu detto loro che vivessero comevivea santo Antonino et poi facessero quel che lor piacesse che non trovereb-bono chi si opponesse28.

In questo caso l’esercizio dell’autorità è messo in relazione con la coe-renza e l’onestà del comportamento.

Altrettanto interessante è il profilo di Antonino che ritroviamo ne Le vitede’ santi del canonico regolare Gabriele Fiamma29. Anche qui si sottolineal’attualità di Antonino, della sua vita, intesa come storia certa, calata neitempi presenti:

Sogliono le cose antiche dilettar gli animi di coloro che l’odono per quella rive-renza che è portata dagli huomini all’antichità; & le moderne piacciono per lacertezza che di loro habbiamo; per ciò che, essendo state da esse vedute da’nostri o padri, o avi, & da loro a noi poscia raccontate, ci pare di non potere inmodo alcuno essere ingannati. Perché quantunque volentieri io mi dia a scrive-re le vite degli antichi Santi, per riverir la loro gloriosa memoria che a ragioneè da noi tanto gradita, non perciò fuggo di scriver de’ moderni ne’ quali si provala verità di quello che dagli antichi s’ode; rinovando il Signore, quasi sugli occhinostri, le antiche meraviglie de’ suoi divoti servi. Et hora io vengo a descriver lavita di Antonino Arcivescovo, il quale fiorì in Firenze, tutta la Chiesa di GiesùChristo adornando con gli odorati fiori de’ santi essempi suoi30.

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28 S. AMMIRATO, Discorsi del signor Scipione Ammirato sopra Cornelio Tacito nuouamente postiin luce. Con due tauole. Vna de’ Discorsi, e luoghi di Cornelio sopra i quali son fondati, l’altra dellecose più notabili, Fiorenza, per Filippo Giunti, 1598, 380.

29 G. FIAMMA, Le vite de’ santi descritte dal p. Gabriele Fiamma canonico regolare lateranenseabbate della Carità di Venezia, divise in tre volumi, fra’ quali sono sparsi più discorsi intorno alla vitadi Christo. Con le annotazioni sopra ciascuna d’esse, che espugnano & convincono l’heresie e spianta-no i rei costumi de’ moderni tempi, volume secondo, al cattolico et potentissimo re Filippo, con privi-legi, In Venetia Appresso Gio Antonio & Giacomo de’ Franceschi, M D. CII.

30 FIAMMA, Le vite, III, 15-18. Il terzo volume è incompiuto per la morte dell’autore e si fermaalle vite dei santi venerati in maggio e giugno. Alla vita di Antonino Gabriele Fiamma fa seguireun’Annotazione sopra il gioco e i suoi effetti nocivi e un’altra sull’opportunità o meno di restitui-re ciò che si è acquistato giocando, temi che erano stati affrontati dall’arcivescovo fiorentino sianella sua azione pastorale che nei suoi trattati di teologia morale. In particolare il Fiamma si rife-risce all’episodio della punizione inferta da Antonino a quei nobili fiorentini, tra cui DardanoAcciaiuoli, che giocavano a dadi e a carte sotto la loggia dei Buondelmonti.

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Riprendendo fatti e miracoli di Antonino tramandati dalla tradizionebiografica e agiografica, Fiamma inserisce suoi commenti personali chesubito ne esaltano le doti di scrittore e poi di asceta e pastore:

Nell’insegnare è questo santo molto facile & piano, ma insieme ricco & pienoquanto altri che si legga. Ti punge sempre il cuore e ti avviva l’ingegno. È ne’suoi libri grave, saldo, sicuro e schietto; né perdona a’ suoi proprij se ’n lordiscerne errore; & è tanto abondevole & copioso di concetti & di parole chea pena puossi credere che un’huomo di corpo piccol & di complession debi-le, d’astinenza mirabile che spesso cadeva infermo, habbia potuto tanto leg-gere e scriver tanto, massimamente havendo egli a governare molti monaste-ri, la cura di ciascun de’ quali poteva occupar tutto l’huomo31.

Il modello di Antonino “buon pastore” si diffuse anche in altre fontiindirette, storico-erudite; tra queste le biografie cinque-seicentesche diMatilde di Canossa, paladina della Chiesa, nelle quali autori non fiorenti-ni, veronesi e mantovani, si riferiscono ad Antonino, autore della Summa edel Chronicon, come «al reverendissimo arcivescovo fiorentino», senza nem-meno citarne il nome, come se fosse stato l’unico arcivescovo di Firenze.Domenico Mellini, fiorentino, e uno dei biografi di Matilde rispose conveemenza alle espressioni e alle affermazioni usate dal benedettino Bene-detto Luchini di Mantova che dell’autorità di Antonino si era servito persostenere la verginità di Matilde e che Mellini contestava non senza averprima difeso l’improprio linguaggio usato da Luchini. Fatto sta che anchein quest’ennesima diatriba tra eruditi a uscirne vittoriosa era proprio lafama di Antonino, che per antonomasia poteva appellarsi l’“arcivescovo diFirenze” e che mai nelle sue opere avrebbe detto cose non vere32.

Come autore degno di fede, Antonino è citato nell’Avviso al lettore cheil domenicano spagnolo Giovanni Lopez, vescovo di Monopoli, fece prece-dere alla sua storia generale dell’Ordine, che fu tradotta in italiano da fraGiacinto Cambi e stampata a Firenze nel 164533. Lopez mette in dubbioquanto aveva affermato il confratello Hernando Del Castillo nella stampadella storia dei primi due secoli dell’Ordine circa una visione avvenuta nelconvento di San Domenico di Napoli; visione di cui, invece, non parlavaAntonino che proprio allora si trovava in quella città in qualità di priore delconvento di San Pietro Martire:

Nelle due centurie che nei passati anni mandò in luce il p. F. Del Castiglio pre-dicatore del re d. Filippo secondo, fece relazione dei duecento anni già decorsi

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31 Ivi, 15b.32 PAOLI, La donna e il melograno, 202.33 Della Storia generale di san Domenico e del suo ordine de’ Predicatori del P. F. Giovanni Lopez

vescovo di Monopoli del medesimo ordine / Parte terza tradotta dallo Spagnolo nell’Italiano dal padrepredicatore generale Fra Giacinto Cambi Domenicano con l’aggiunta di molte copiose e curiose tavole/ Dedicata all’Em.mo & Rev.mo Sig. Card. Pietro Paolo Crescenzio, In Firenze per Amador Massi eLorenzo Landi, 1645.

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dalla fondazione di quest’ordine e di quello che successe in esso dopo che fufondato dal glorioso padre san Domenico, quale fu confermato dal PonteficeOnorio III nel 1216. Ebbero le dette opere gran credito e furono molto gradi-te e accettate e andarono per il mondo in Spagnuolo, in italiano e in Franzesecon la stessa opinione che in questi Regni s’ebbe sempre dell’autore e ancorafuori di essi, il che è così certo come ancora le cose che in quell’età si scrisseroper certe, quali però s’autenticarono poi di maniera che non si tengono più pertali, ne per vere. La Storia del padre Maestro nella seconda parte del libro secon-do nel cap. 66 riferisce una visione che occorse (dic’egli) nel Convento di sanDomenico di Napoli senza aver il caso maggior fondamento che d’averlo dettoprima un Autore poco autentico. Fece gran diligenza intorno a questo il Reve-rendissimo padre Generale di quest’ordine F. Agostino Galamini (che fu poiCardinale di santa Chiesa), persona di molte lettere e virtù, nel 1610 visitandoil convento di san Domenico di Napoli, dove dicono che il caso successe, e fattadiligenza possibile, ne per tradizione, ne per memoria d’huomini vivi si potèmettere in chiaro cosa che fusse di momento, onde si venne, a tenere per cosadi poco fondamento quello che scrisse il p. Maestro. E trovandomi io presentecon desiderio di saper la ragione perché era stato scritto, non si trovò cosa chefusse a proposito, e come potea essere possibile che essendo stato santo AntoninoArcivescovo di Firenze priore del Convento di san Pietro Martire di Napoli (il chepotè esser poco dopo che questo seguì secondo che dicono) avesse a tacere cosa che allo-ra era tanto pubblica? E molto più mentre si trovava quivi il Santo per introdur-re la riforma in quella Provincia, non ha del verisimile, che d’un caso così grave,che a udirlo farebbe arricciare i capelli in testa a chi che sia, se ne perdesse lamemoria insieme con tanti religiosi34.

Si potrebbe a questo punto affermare che la santità rendesse più auto-revole l’autore Antonino? L’autorialità di Antonino, quel suo conciliarevecchie e più recenti dottrine, in certi casi attualizzate e adattate al mondoa lui contemporaneo, rappresenta indubbiamente un fenomeno di cuiprendere atto. Prova ne sia la grande diffusione delle sue opere manoscrit-te e a stampa nelle biblioteche degli Ordini regolari italiani35, ma anche,come vedremo, in molte biblioteche europee.

A distanza di anni, dopo la diffusione del modello tridentino del buonpastore, e dopo che Urbano VIII nel 1624 aveva fissato le regole dei pro-cessi di canonizzazione e della scrittura delle vite di santi e beati, nel 1708

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34 Ivi. La vita di Antonino è inserita nella terza parte dell’opera alle pp. 327-350; il corsi-vo è mio.

35 R.M. BORRACCINI, R. RUSCONI (a cura di), Libri, Biblioteche e cultura degli ordini regolarinell’Italia moderna attraverso la documentazione della Congregazione dell’Indice, Città del Vaticano2006, ad indicem. Il gruppo di ricerca coordinato a livello nazionale da Roberto Rusconi (RICI)sta completando il censimento dei libri delle biblioteche conventuali italiane sulla base delle listeinviate dagli Ordini regolari a Roma in seguito all’inchiesta promossa dal pontefice Clemente VIII(1598-1600). La Summa di Antonino, in particolare, risulta essere un vero best-seller sia per quan-to riguarda le copie manoscritte, che gli incunaboli e le cinquecentine. Si vedano per approfondi-menti i contributi in questi atti di Sandro Bertelli e Piero Scapecchi.

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il domenicano Domenico Maccarani pubblicherà con dedica al granducaCosimo III Medici una nuova Vita di Antonino36.Nell’avviso al lettore Maccarani dichiara di voler fare una sintesi di

quanto fino ad allora era stato scritto su Antonino e di quanto era emersodalla bolla della sua canonizzazione: «Leggendo dunque voi, o discreto let-tore questa sua Vita, imparate quanto il Santo insegna, ed imparandoponete in esecuzione quanto averete imparato, e pregate per me».Maccarani in apertura annovera e cita i passi salienti delle trenta fonti let-

terarie utilizzate a partire dalle biografie quattrocentesche del Castiglione e diVespasiano da Bisticci per arrivare alle Istorie fiorentine di Scipione Ammira-to, agli Annali ecclesiastici del Baronio e dei suoi continuatori, alle storie deisanti composte dal canonico regolare Gabriele Fiamma, fino all’opera delcistercense Ferdinando Ughelli sui vescovi di Italia intitolata Italia sacra, alFlos sanctorum di don Alfonso Vigliega, agli Acta Sanctorum.Erudizione, ma soprattutto devozione, fu la molla che spinse il romano

Maccarani a scrivere questa Vita dopo essere guarito da un male incurabi-le grazie al contatto con la reliquia della mitra di Antonino conservata nelconvento di San Marco. Sempre per devozione, scrive Maccarani, fra Leo-nardo di Ser Uberti completò la biografia scritta dal Castiglione. Moltealtre poi le testimonianze della continuità del culto verso il santo arcivesco-vo al cui aiuto si rivolgevano i fiorentini del XVIII secolo. Applaudito dalpopolo come un “novello sant’Antonino”, nel 1703 l’arcivescovo Tomma-so Bonaventura Della Gherardesca faceva il suo ingresso nella diocesi fio-rentina, cercando di imitare alcune azioni del suo illustre predecessorecome il battesimo delle campane37. Fu così che il 10 dicembre 1705 ilnuovo pastore battezzò, dopo il suo restauro, la campana maggiore delDuomo di Firenze coi nomi di Maria, Zenobia, Reparata, Antonina:

Vedendosi impresse – narra Maccarani – nella medesima campana le figure diquesti quattro santi, e ciò, fu fatto come si disse, per convocare li Popoli aquella Chiesa metropolitana colla voce di santa Maria del Fiore, che è la tito-lare di quella, colla voce di san Zanobi, il corpo del quale si conserva in quel-la chiesa, colla voce di s. Reparata, a cui anticamente fu dedicata la Chiesa inmemoria, come è fama, di quella gran vittoria che i Fiorentini ebbero nelgiorno di questa santa, come meglio diremo nel fine di quest’opera; e final-mente con la voce di S. Antonino, loro Pastore, Avvocato, Cittadino38.

Di secolo in secolo, la biografia e il culto di Antonino registrano unandamento sinuoso, ma costante, molto vivo fino a tutto il Cinquecento,

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36 D. MACCARANI, Vita di S. Antonino arcivescovo di Firenze Dell’ordine dei Predicatori raccol-ta da diversi Autori dal Padre Fr. Domenico Maccarani del medesimo ordine, Nuova edizione diligen-temente corretta, In Firenze, Stamperia di S.A.R., per Anton Maria Albizzini, 1708; da confronta-re con questa prima edizione altre due edizioni del 1709: In Venezia MDCCIX, Si vendono inFirenze da Antonio de Rosellini all’insegna di S. Antonio e Lucca, per Leonardo Venturini.

37 M.P. PAOLI, v. Della Gherardesca Tommaso Bonaventura, DBI 37, 1989, 40-41.38 MACCARANI, Vita, 51.

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più sfumato nel corso del Seicento, di nuovo rinvigorito dalla prima metàdel Settecento quando l’acribia filologica e il gusto per la ricerca antiquariapresero il sopravvento39 e, infine, quando si accesero le polemiche tra rigo-risti e probabilisti in fatto di morale.A quest’ultimo riguardo è di grande interesse la storia del successo edi-

toriale, a livello europeo, dell’opera teologica di Antonino, che nel 1741 ildomenicano Tommaso Mamachi inserì all’inizio della nuova edizione delleprime due parti della Summa moralis dopo che il confratello DionisoRemedelli aveva collazionato gli originali sugli autografi e sui manoscritticonservati a Firenze, oltre che sugli incunaboli e le successive edizioni astampa40. Degna di attenzione anche la dedica che il Collegium S. Marcifece ad Anna Maria Luisa de’ Medici, vedova dell’elettore palatino Gugliel-mo, elogiata come donna giusta, pia, buona, sapiente, liberale, benemeri-ta. Tramontata la dinastia medicea da quattro anni e ormai instauratosi ilgoverno della reggenza lorenese, i frati di San Marco ritennero opportunorecuperare la memoria dell’origine della loro Chiesa, della biblioteca, dellacanonizzazione di Antonino come frutto del mecenatismo e della politicadella famiglia Medici. All’insegna così di un’ideale riconciliazione dopo ipassati scontri tra i Medici e l’Ordine domenicano si ricorda che AnnaMaria e il padre Cosimo III si erano recati spesso al sepolcro di Antoninoper pregare. Nel nome di un santo pastore vissuto tre secoli prima riaffio-rava anche un altro elemento: la cesura esemplare rappresentata da Antoni-no nel governo della diocesi fiorentina che ancora, a distanza di secoli, con-tinuava a ravvisare in lui il suo modello di pastore.Mamachi ripercorre nella prefazione al primo tomo la storia di quella

nuova edizione concepita per correggerne gli errori sulla base dei codiciautentici. Affidata dal padre Antonino Cloche, maestro generale dell’Ordi-ne, a Serafino Pucci, teologo domenicano non imperitus, dopo la sua mortel’ardua impresa passò al Mamachi appena ventitreenne affiancato dalRemedelli. Nel frattempo si era avviata un’edizione completa della Summaper iniziativa del vescovo di Verona Giovanni Bragadin; fino a quelmomento erano uscite la seconda, terza e quarta parte e si attendeva l’usci-

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39 In questo senso possono considerarsi le opere del domenicano Serafino Loddi, tutte voltea dimostrare la vera genealogia di Antonino Pierozzi, il suo cognome, il suo luogo di nascita, lasua casa; e non è un caso che fra i permessi di stampa figurino in qualità di consultori, accanto adei teologi morali, alcuni soci dell’Accademia fiorentina e alcuni giuristi, ovvero eruditi laiciintendenti di documenti d’archivio, di registri notarili, ecc.; cf. S. LODDI, Genealogia di s. Anto-nino arcivescovo di Firenze e della famiglia de’ Frilli, tratte da Libri e da’ documenti pubblici e com-pilate esattamente dal padre lettore Fr. Serafino Maria Loddi dell’ordine de’ predicatori e da esso dedi-cata al molto Illustre il Sig. e Padrone Colendissimo il Sig. Benedetto Coletti, In Firenze,MDCCXXXII, Nella Stamperia di Francesco Moücke.

40 SANCTI ANTONINI ARCHIEPISCOPI FIORENTINI ORDINIS PRAEDICATORUM, Summa moralis adautographorum fidem nunc primum exacta, notis et observationibus illustrata, cura et studio FF. Tho-mae Mariae Mamachi et Dionissi Remedelli, ordinis eiusdem theologorum, I Partis, volumen I, Flo-rentiae, Anno MDCCXLI ex Typographio Petri Caietani Viviani, nuova numerazione IIIa-IVb,Va-Xb.

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ta della prima parte. Mamachi spiega come tale iniziativa fosse nata perdare una guida al clero nella materia della disciplina morale; dato che i gio-vani (adolescentes) erano di mediocre ingegno e bisognosi di un maestrooccorreva trovare, «scriptorem aliquem, cuius magna esset in hisce rebusexistimatio […] quem clerici auctore perpetuo sequerentur». Fu sceltoAntonino non solo per la dottrina, ma per la fama di santità.L’edizione fiorentina avrebbe finalmente integrato quella veronese per la

possibilità di verificare meglio gli originali del testo della Summa di cui leparti seconda, terza e quarta erano conservate nel convento di San Marco,mentre la prima si trovava nel convento domenicano di Santa Maria Novel-la dove era ed è tuttora custodita come una reliquia41. Nella sua prefazioneMamachi si sofferma sul problema delle parti veramente autografe del testoe di quelle dettate da Antonino agli amanuensi.Venti furono le edizioni della Summa a partire dall’incunabolo uscito a

Venezia nel 1474. La più pregevole è considerata da Mamachi quella deltipografo Koburger di Norimberga, uscita in quattro volumi e corredata daun quinto volume di indici; quest’esemplare in carta imperiale, in nitidocarattere gotico, ancora a metà Settecento era conservato a Parigi nellabiblioteca appartenuta al re Enrico IV di Navarra. Ed ecco che i gigli diFrancia ritornano nel nostro mosaico.

Dopo le operazioni editoriali del XVIII secolo, che cadevano in prossi-mità del terzo centenario della morte di Antonino, la prima biografia scien-tifica di questo santo autore e pastore fu pubblicata soltanto nel 1914 adopera di un sacerdote francese, Raoul Morçay, studioso del Rinascimento edell’Accademia platonica di Firenze; sull’onda lunga dell’esortazione diLeone XIII a che i cattolici si dedicassero agli studi storici con l’acribianecessaria, negli anni Ottanta dell’Ottocento videro la luce molte vite divescovi italiani, spesso santi patroni di piccoli centri di un’Italia in fieri, allaricerca di una sua identità nazionale che scaturiva dalle tante identità deitanti municipi della nostra penisola. In questo fervore di studi non ci fuuna biografia italiana di Antonino42.Subito dopo l’Unità numerose operazioni editoriali diffusero come testi

di lingua, ovvero di bella prosa dei secoli passati, alcuni trattati asceticirivolti alle donne; tra questi l’Opera a ben vivere attribuita ad Antoninocome guida ascetico-spirituale per le sorelle Lucrezia e Dianora Tornabuo-ni. Protagonista di un tempo immobile, oggetto di messaggi e precetti adhoc, la donna del XV secolo era presentata dall’editore come un modello

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41 Avvolto da velluto rosso scuro il codice di Santa Maria Novella appartenuto a fra SantiSchiattesi nel 1580 fu impreziosito, per cura di fra Alessandro Capocchi, da una borchia miniataraffigurante Antonino mentre scrive; Mamachi narra delle qualità miracolose di quella reliquia;l’immagine della borchia è servita ad illustrare la brochure del convegno e ora la copertina di unvolume di questi atti.

42 R. MORÇAY, Saint Antonin, fondateur du couvent de Saint Marc, archevêque de Florence,1389-1459, Tours-Paris 1914; PAOLI, Antonino da Firenze.

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spendibile per le donne italiane dell’Ottocento, mogli, madri, figlie esem-plari, cui era demandato il compito di completare il programma di educa-zione nazionale.Morçay affrontava la biografia di Antonino sulla scorta di numerosi

documenti reperiti negli archivi fiorentini; il suo lavoro, tuttavia, risenti-va molto del metodo storico francese, rinnovatosi già nel Seicento grazieal lavoro critico svolto sulle fonti dai padri maurini Mabillon e Montafau-çon; uno degli aspetti più innovativi della biografia composta da Morçay,a prescindere dai dati documentari poi integrati nel 1959-1960 dal padreStefano Orlandi e nel 1961 da don Celso Calzolai43, sta nella proiezioneeuropea di Antonino, in quanto direttore spirituale inserito in una lungatradizione che partiva da sant’Agostino e san Girolamo e approdava algrand siècle francese di san Francesco di Sales e di Fénelon. Una differen-za c’era: Antonino, coinvolto nelle prosaiche questioni del vivere civile diuna città litigiosa, non poteva dirsi un direttore di coscienza profonda-mente speculativo e psicologico alla stregua di Fénelon; la sua era unaguida ascetica, equilibrata, ad un tempo rinuncia al mondo e arte di vive-re nel mondo.Che cosa manca dunque alla ricomposizione di un mosaico già così

delineato? Manca indubbiamente una ricerca sulla formazione di Antoni-no prima e durante il suo noviziato a Cortona; è abbastanza noto il suo rap-porto con Giovanni Dominici, grande predicatore, direttore spirituale,promotore dell’Osservanza e fondatore del convento di San Domenico diFiesole, rapporto che trasuda da molte pagine della Summa moralis soprat-tutto laddove si tratta delle prerogative dell’anima o del governo di sé neipensieri, nelle parole, nelle azioni; Antonino riporta interi passi tratti dalleopere del Dominici, alcune edite, come il Trattato di amor di carità com-posto per Bartolomea degli Alberti, altre ancor oggi inedite, come l’Itine-rarium devotionis rivolto alle monache veneziane del monastero del Corpodi Cristo e ispirato al Cantico dei Cantici, uno dei testi più utilizzati negliitinerari ascetico-mistici dei Domenicani e non solo44.Che dire poi della specifica formazione giuridica di Antonino figlio di

notaio? Tramandataci dalle fonti agiografiche e da Antonino stesso comeesperienza condotta da autodidatta, esito della sua prodigiosa memoria ecapacità di apprendimento, è un altro tema che merita di essere approfon-dito. Gli studia degli Ordini regolari nel periodo a cavallo fra Trecento eprimo Quattrocento risultano infatti meno visibili; la concentrazione dellemaggiori energie dei frati fu piuttosto di carattere disciplinare, ovvero riser-vata al ristabilimento dell’Osservanza.Bisogna, infine, dare un respiro europeo allo studio di Antonino, inse-

rendolo nel contesto internazionale dell’Ordine domenicano del suotempo. Per far questo occorrerà ricostruire l’eco del magistero di Antonino

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43 C.C. CALZOLAI, Frate Antonino Pierozzi dei Domenicani Arcivescovo di Firenze, Roma 1961.44 Per approfondimenti sui rapporti tra Dominici e Antonino si rinvia al contributo di Isabel-

la Gagliardi in questi atti.

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soprattutto come teologo morale all’interno della documentazione riguar-dante le varie province dell’Ordine.Nel grande affresco dedicato da Marino Berengo all’Europa delle città,

studio magistrale pubblicato nel 1999, chierici e laici, vescovi e capitoli cat-tedrali, Ordini mendicanti, monasteri, confraternite, arti, mestieri e profes-sioni, costellano e animano le vie e le piazze di Anversa, di Amburgo, diGinevra, di Londra, di Barcellona, di Firenze; e, guarda caso, come si evin-ce dall’indice del ponderoso volume, è Firenze a godere il primato dellecitazioni, contesole solo da Venezia; Antonino si guadagna anche qui l’en-nesima menzione a proposito delle dispute che investivano i privilegi fisca-li e le immunità giudiziarie da concedersi o meno ai terzi ordini, ovvero aicosiddetti “pinzocheri” vestiti in abito di mendicanti, ma con famiglia esenza aver fatto voto di povertà. Antonino nella terza parte della Summaconcludeva che si potessero concedere. Berengo concludeva a sua volta: «Suquesto terreno a Firenze potere laico e potere ecclesiastico non si erano maiintesi». Ma è ovvio che non era solo Firenze teatro di tali dispute45.

La ricchezza di fonti edite e inedite ha stimolato e spesso condizionatole ricerche sulla storia di Firenze, tanto che oggi alcuni avvertono la neces-sità di uscire dall’eccezionalità fiorentina, dopo che dal secondo dopoguer-ra questa ha rappresentato per generazioni di studiosi anglo-americani unosservatorio privilegiato, sia per chi vi scopriva gli esordi vivaci di un wel-fare State avant la lettre, sia per chi vi individuava la realizzazione di liber-tà civiche cresciute nel susseguirsi di lotte intestine46.Il poliedrico ruolo svolto da Antonino nelle vicende del suo Ordine, in

quelle della Chiesa locale e universale, e in quelle della sua città, può con-tribuire a complicare il quadro dilatandolo oltre le mura cittadine. Sappia-mo che i suoi numerosi consilia che riguardavano questioni di morale o didisciplina, sia dei chierici che dei laici, si trovano sparsi nei manoscritti dimolte biblioteche italiane e straniere; il padre Creytens ne fece un censi-mento nel 195947, ma poco si sa del loro utilizzo e della loro ricaduta all’in-terno della grande famiglia domenicana, che oltralpe aveva stretti legamicon le Università di Parigi, Lovanio o Salamanca.

Nell’Ottocento dello storicismo economico coltivato in Germania,Antonino fu riscoperto in virtù della sua monumentale opera teologico-morale studiata come modello del pensiero scolastico che si interessava ai

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45 M. BERENGO, L’Europa delle città. Il volto della società urbana europea tra Medioevo ed Etàmoderna, Torino 1999, 889 e nota.

46 A questo riguardo rinvio a S. DIACCIATI, P. GUALTIERI, M.P. PAOLI, A proposito di «Histo-ry of Florence 1200-1575» di John Najemy, «Annali di Storia di Firenze» 5 (2010) 170-190, dispo-nibile anche in versione elettronica.

47 R. CREYTENS OP, Les consilia de s. Antonin de Florence, «Archivum Fratrum Praedicato-rum» 37 (1967) 263-342; L. VEREECKE, La morale di s. Antonino, in S. Antonino e la sua epoca,255-273.

Per una biografia “europea” di sant’Antonino OP

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vari tipi di usure, alla differenza fra usura illecita e interesse lecito, in unaparola ai fini e ai modi dell’impiego del capitale come merce; teorie che inseguito studiosi italiani più avvertiti, da Giuseppe Toniolo a don AmletoSpicciani, hanno ricondotto alla loro vera paternità, spettante oltre che alpensiero di san Bernardino, contemporaneo di Antonino, a quello del teo-logo francescano Pierre Olieu, Pietro Olivi, vissuto due secoli prima, ovve-ro nel tempo del re Luigi IX da cui ero partita. Ecco allora che andrà chia-rito perché a lungo gli storici abbiano trascurato quest’ennesima filiazionedelle teorie di Antonino dal pensiero altrui, non spiegabile in questo casosoltanto con la condanna che l’Olivi subì post mortem nel 1312 da parte diGiovanni XXII, a causa delle sue idee sull’infallibilità del papa e sul voto dipovertà portato alle estreme conseguenze48.

Riassorbito nelle storie generali della Chiesa e della teologia morale,Antonino studiato oggi nel XXI secolo merita ulteriore attenzione alla lucedegli studi che hanno messo in evidenza gli effetti dell’indebolimento dellalibertas Ecclesiae. A causa dello scisma Antonino, si sa, volle tenere separa-ti i due piani ed evitare così che la provvista dei benefici ecclesiastici si tra-sformasse in un negoziato perenne tra chierici e laici funzionale ad acqui-sire privilegi, esenzioni, spazi di potere49.Nuova luce è stata fatta sulla storia della Chiesa fiorentina prima,

durante e dopo Antonino e così anche sulle ragioni della sua nomina adarcivescovo da parte di Eugenio IV, il papa che in esilio da Roma visse aFirenze per alcuni anni, promuovendo riforme significative50. Antoninoaveva in sé prerogative congeniali a spegnere o contenere il rovente climapolitico della città: era fiorentino dopo tre episcopati di “stranieri” (Vitel-leschi, Scarampi e Zabarella), ma era anche al di sopra delle parti in causa,ovvero del capitolo cattedrale e dei Medici.Un filone della storiografia contemporanea, attenta al rapporto che si

instaurò nel tempo fra la coscienza e la legge, fra la morale e il diritto, frail foro interno e il foro esterno, ha messo in luce che Antonino, sulla scor-ta di san Tommaso, riteneva che le leggi positive obbligassero in coscienza,a patto però che le leggi fossero giuste. Altre considerazioni sono suggeritedai censimenti capillari effettuati sulla stampa dei manuali per la confessio-ne fioriti nell’età moderna fra Quattrocento e Settecento; i confessionali diAntonino in latino e in volgare furono un vero best seller; riediti, ristampa-ti in gran numero e tradotti, furono spesso interpolati o adattati in certe

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48 R. DE ROOVER, San Bernardino of Siena and S. Antonino of Florence, Two Great EconomicThinkers of the Middle Ages, Boston, MA 1967, 1-176; Chiesa, usura e debito estero, Milano 1998,39; cf. ora anche P. PRODI, Settimo non rubare: furto e mercato nella storia dell’Occidente, Bologna2009, ad indicem.

49 R. BIZZOCCHI, Chiesa e potere nella Toscana del Quattrocento, Bologna 1987, ad indicem;ID., S. Antonino, la chiesa e Firenze, in S. Antonino e la sua epoca, 239-253.

50 D.S. PETERSON, An Episcopal Election in Quattrocento Florence, in J.R. SWEENEY, S. CHO-DOROW (a cura di), Popes, Teachers and Canon Law in the Middle Ages, Ithaca-London 1989, 300-325 e dello stesso autore il contributo in questi atti.

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loro parti, e questo durò fino a tutto il Cinquecento. In altri manuali,opera di autori diversi, spesso provenienti dalle fila della Compagnia diGesù come Martin Azpilcueta, conosciuto come Navarro, scomparirà gra-dualmente il riferimento alla materia fiscale; nel Seicento la città protago-nista delle opere di Antonino non esiste più; nella dottrina seicentescapassa tuttavia il principio morale enunciato già da Antonino per cui il Prin-cipe, o meglio chi governa, è istituito per la comune utilità 51.

Ulteriori indagini attendono le testimonianze portate nei tre processidella canonizzazione di Antonino avviati dopo la sua morte e conclusi nel1523 sotto Clemente VII, Giulio dei Medici; è stato dimostrato il ruoloche i Medici prima e i Domenicani dopo ebbero in questa canonizzazio-ne all’indomani della drammatica esperienza di Savonarola, condannatoa morte nel 1498. L’interpretazione suggerita da Lorenzo Polizzotto èquella di un segnale di riconciliazione con l’Ordine domenicano da partedei Medici e del papa. Un’analisi ancora superficiale dei processi mostrache a prevalere fu di nuovo l’immagine di Antonino pastore zelante,amministratore rigoroso e retto, soccorritore di deboli, vedove, orfani,poveri. Su 122 testimoni ascoltati nei primi due processi solo cinque nericordarono la scienza e la dottrina. Cosa che contrasta con l’immaginefornita dalla biografia di Castiglione di un Antonino scrittore, consiglie-re, predicatore52.A questo punto occorre far luce anche sul confronto fra Antonino e

Savonarola, fra Antonino e i savonaroliani. Sostenitore dell’efficacia della“viva voce” più che della parola scritta, fra Girolamo nella predica del 18febbraio 1497 pronunciata prima della sua scomunica metteva in guardia lemadri che per i propri figli avessero ambito a benefici con cura d’anime. Unbuon sacerdote, secondo Savonarola, doveva essere non solo «buon uomo»,ma «perfetto religioso» e che avesse perfetta dottrina «non imparata con licommenti ma con la buona vita e lui stesso sia il commento»53.

Sui costumi del clero anche Antonino era intervenuto più volte nellesue opere e nelle sue prediche, ma non va dimenticato l’approccio preva-lentemente giuridico-canonistico che Antonino osservò nel dare moniti eprecetti. Nel confessionale latino, l’unico composto da Savonarola per isuoi confratelli più giovani affinché svolgessero bene il compito di confes-sare, non casualmente, con un certo fastidio, si fa riferimento all’intransec-

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51 M. TURRINI, La coscienza e le leggi. Morale e diritto nei testi per la confessione nella prima etàmoderna, Bologna 1991, passim; ma cf. anche V. LAVENIA, L’infamia e il perdono. Tributi, pene econfessione nella teologia morale della prima età moderna, Bologna 2004, 70.

52 L. POLIZZOTTO, Vicissitudini, contrasti ed esiti del processo di canonizzazione di S. Antonino,in S. Antonino e la sua epoca, 363-388.

53 G. SAVONAROLA, Prediche sopra l’Esodo, a cura di P.G. RICCI, I, Roma 1955, 37-40. Sul con-fronto fra Antonino e Savonarola si rinvia al contributo di Riccardo Fubini in questi atti.

Per una biografia “europea” di sant’Antonino OP

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tabile pelagus, al mare difficile da navigare delle tante e diverse leggi statu-tarie che regolavano la vita delle comunità, terre, ville, città; leggi che Savo-narola esorta a conoscere per fare buone confessioni e capire come e in checircostanze, luoghi o situazioni, si sia commesso un peccato54.Sulle circostanze del peccato molto aveva insistito anche Antonino in

virtù del valore dato ad un’ampia casistica morale che faceva emergere ilconfessore più come medico che giudice dell’anima. Ma la partita si gio-cherà, e lo vedremo, su altri piani: ovvero, sulla convinzione profonda cheSavonarola ebbe non solo nella profezia come strumento di riforma dellaChiesa in capite et in membris, ma «nell’utilità del sacro evangelio scrittonon su tavole di pietra ne in carte ne in fogli ma negli cuori humani daldito della virtù dello Spirito santo»55.In questa tensione perenne fra scrittura e oralità, fra lettura e predica-

zione, in questo “pelago” di leggi naturali e positive, di scrupoli di coscien-za, di peccati veniali e mortali ho finora trascurato il profondo e autenticoafflato spirituale che coinvolse al tempo di Antonino molti dei suoi concit-tadini, collaboratori diretti, discepoli o confratelli. Lo recupero ora, restan-do nell’ambito della metafora del mare e della nave, parallelo della periglio-sa esistenza umana e della guida che necessita il percorso terreno. A que-st’antica metafora Antonino ricorse nei suoi scritti, non ultimo nel tratta-to a lui attribuito ed edito recentemente da padre Giacinto d’Urso col tito-lo La nave spirituale, rivolto alle donne del monastero fiorentino di SanVincenzo, dette di Annalena dalla loro fondatrice Anna Malatesta, vedovadi Baldaccio d’Anghiari56.Le dodici parti della nave materiale simboleggiano le dodici virtù e i com-

battimenti spirituali adatti a vincere le tentazioni e proseguire il camminodella vita religiosa; la nave, priva del timone che significa l’obbedienza, siscontrerà nello scoglio della propria volontà – scrive Antonino – annegandonel pelago della superbia; per evitare questo Antonino richiama le suoreall’obbedienza verso i prelati in quanto uniche e vere guide spirituali.Ma il miglior suggello di tante istanze maturate al tempo di Antonino

e poi riprese o trasformate dalla predicazione savonaroliana è rappresenta-to dalla dedica che nel 1480 il notaio Baldovino de’ Baldovini fece a Pan-dolfo Rucellai di un libro di una sua opera incompiuta intitolato De la san-cta crocie. Pandolfo Rucellai, figlio di Giovanni, all’epoca era un mercante,e il suo nome è legato alla committenza del palazzo di famiglia in via dellaVigna realizzato su disegno di Leon Battista Alberti. Ma dalla fallacia delsecolo Pandolfo pensava già di uscire, ascendendo così dai palazzi terreniverso i «palazzi del cielo» come il pio Baldovino de’ Baldovini gli suggeri-va. Di lì a poco Pandolfo «per non si inviluppare nelle cose del mondo […]finalmente abito prese di religione sotto frate Jeronimo».

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54 PAOLI, S. Antonino,108-109.55 Ivi, 129.56 G. D’URSO OP (a cura di), La nave spirituale di S. Antonino Pierozzi domenicano, arcive-

scovo di Firenze, Firenze 1998.

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È Piero di Marco Parenti a farci in maniera concisa ed efficace il raccon-to di una conversione avvenuta all’ombra di quel circolo di docta pietas cheda tempo si radunava presso la chiesa e il convento di San Marco57.Se anche la devozione ha una sua storia che arriva quasi ai nostri gior-

ni, vorrei rinviare, a conclusione del mio intervento, alle pagine scritte daPiero Bargellini in apertura del suo libro su S. Antonino da Firenze edito nel1947. Fu composto per sciogliere un voto, un debito contratto ogni voltache gli nasceva un figlio, dato che Antonino era venerato come protettoredelle partorienti fiorentine. Il voto fu sciolto da Bargellini dopo la nascitadella sua sesta figlia che fu chiamata Antonina, venuta alla luce nella dram-matica estate del 194458.

Con la speranza, che per Antonino fu invece una certezza, e cioè che la«conoscenza delle cose passate aiuti a conoscere le cose future», concludo quiil mio intervento e, ricorrendo alla metafora cara al nostro arcivescovo e aisuoi amici e figli spirituali, mi auguro che la navicella del convegno possaviaggiare verso il porto sicuro del vostro ascolto attento e critico. Grazie.

RINGRAZIAMENTI

Desidero ringraziare tutti coloro, persone e istituzioni, che hanno invario modo contribuito alla buona riuscita del convegno del 2009 e allapubblicazione di questi atti; li ricordo in ordine alfabetico in quanto tutti,secondo il proprio ruolo e al momento opportuno, hanno dato il loro pre-zioso contributo: Arcidiocesi di Firenze, don Vincenzo Arnone, monsignorGiuseppe Betori, Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, Capitolo diSanta Maria del Fiore, Daniele Cara OP, Luciano Cinelli OP, Comune diFirenze, Lorenzo Fabbri, Andrea Falcone, Anna Mitrano, Museo di SanMarco, Opera di Santa Maria del Fiore, Emilio Panella OP, Giulia Paoli,Federico Petrucci, Portale Storia di Firenze, Provincia romana di SantaCaterina da Siena, Matteo Renzi, Ilaria Salvi, Aurora Savelli, Fausto Sbaf-foni OP, Magnolia Scudieri, Soprintendenza per il Patrimonio Storico,Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della Città di Firen-ze, Ughetta Sorelli, Alberto Tesi, Università degli Studi di Firenze.

Un vivo ringraziamento va infine ai presidenti delle sessioni del conve-gno e a coloro che hanno animato la tavola rotonda conclusiva: CristinaAcidini, Giulia Barone, Francesco Bausi, Anna Benvenuti, Bruna BocchiniCamaiani, Daniel Bornstein, Luciano Cinelli OP, Elio Montanari, monsi-gnor Basilio Petrà, Ludovica Sebregondi, Andrea Zorzi.

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57 PAOLI, S. Antonino, 86-88.58 P. BARGELLINI, S. Antonino da Firenze, Brescia 31980, 7-12.

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