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Diritti di carta – EDUPARE Diritti di carta Indagine sulle violazioni dei diritti dei minori in Palestina. Le criticità della questione educativa
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CISS - Diritti Di Carta - EDUPARE

Sep 08, 2015

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Cissong

Cominciamo con questo articolo, la campagna di sensibilizzazione Diritti di carta, che si realizza nell’ambito del progetto “EDU-PA-RE - Potenziamento e messa in rete dei servizi educativi e di supporto psicosociale rivolti a minori e donne nelle aree marginali della Cisgiordania, Striscia di Gaza e di Gerusalemme Est” realizzato dal CISS/Cooperazione Internazionale Sud-Sud con Vento di Terra, Remedial Education Center (REC), Bisan Center for Research and Development (BISAN), e realizzato con il contributo del Ministero degli Affari Esteri Direzione Generale Cooperazione allo sviluppo.

La pubblicazione indaga e approfondisce alcune delle principali violazioni dei diritti fondamentali dei minori in territorio palestinese, riservando particolare attenzione alla questione educativa.

Perché Diritti di carta?
Perché, spesso, nonostante le carte, le dichiarazioni universali, le convenzioni ecc. i diritti dei bambini sembrano davvero fatti di carta straccia...evanescenti e fittizi.
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  • Diritti di carta EDUPARE

    Diritti di carta

    Indagine sulle violazioni dei diritti dei minori in Palestina.

    Le criticit della questione educativa

  • Diritti di carta*

    Indagine sulle violazioni dei diritti dei minori in Palestina.

    Le criticit della questione educativa

    di Giorgio La Neve

    *Diritti di carta il titolo della campagna di sensibilizzazione che si

    realizza nellambito del progetto EDU-PA-RE - Potenziamento e messa in

    rete dei servizi educativi e di supporto psicosociale rivolti a minori e donne

    nelle aree marginali della Cisgiordania, Striscia di Gaza e di Gerusalemme

    Est - 10187/CISS/TOC

  • La presente pubblicazione realizzata nellambito del progetto:

    EDU-PA-RE - Potenziamento e messa in rete dei servizi educativi e di

    supporto psicosociale rivolti a minori e donne nelle aree marginali della

    Cisgiordania, Striscia di Gaza e di Gerusalemme Est - 10187/CISS/TOC

    realizzato dal CISS/Cooperazione Internazionale Sud-Sud con Vento di Terra, Remedial Education Center (REC), Bisan Center for Research and Development (BISAN). Il progetto realizzato con il contributo del Ministero degli Affari Esteri Direzione Generale Cooperazione allo sviluppo.

    Pubblicazione a cura di CISS/Cooperazione Internazionale Sud Sud

    Foto di copertina: Gaza.

    CISS/Cooperazione Internazionale Sud Sud

    Foto interne: Gaza, Gerusalemme, Ramallah.

    CISS/Cooperazione Internazionale Sud Sud

    Edizione: luglio 2015

    CISS/Cooperazione Internazionale Sud Sud

    Via G. Marconi 2/a 90141 Palermo

    Tel. +39 0916262694 fax +39 091347048

    @ [email protected]

    www.cissong.org

    facebook: Ciss Ong Palermo twitter: cissong

    mailto:[email protected]://www.cissong.org/
  • A Ismail, Mohammed, Zakaria, Ahed,

    tutti bambini tra i 10 e gli 11 anni, tutti della stessa famiglia,

    che sulla spiaggia di Gaza - mentre giocavano - furono uccisi il 16 luglio 2014

    durante l'operazione militare israeliana Protective edge,

    sotto gli occhi - e le macchine video e fotografiche - della stampa internazionale.

  • ()

    Considerato che il fanciullo, a causa della sua immaturit fisica e intellettuale,

    ha bisogno di una particolare protezione e di cure speciali compresa una adeguata protezione giuridica,

    sia prima che dopo la nascita;

    Considerato che la necessit di tale particolare protezione stata enunciata nella Dichiarazione del

    1924 sui diritti del fanciullo ed stata riconosciuta nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo

    come anche negli statuti degli istituti specializzati e delle Organizzazioni internazionali che si dedicano

    al benessere dell'infanzia;

    Considerato che l'umanit ha il dovere di dare al fanciullo il meglio di se stessa,

    L'ASSEMBLEA GENERALE PROCLAMA

    la presente Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo affinch esso abbia una infanzia felice e possa godere,

    nell'interesse suo e di tutta la societ, dei diritti e delle libert che vi sono enunciati;

    invita i genitori, gli uomini e le donne in quanto singoli, come anche le organizzazioni non governative,

    le autorit locali e i governi nazionali a riconoscere questi diritti e a fare in modo di assicurarne il

    rispetto per mezzo di provvedimenti legislativi e di altre misure da adottarsi gradualmente in

    applicazione dei seguenti principi ()

    dal Preambolo della Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo

    Approvata il 20 novembre 1959 dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e revisionata nel 1989

  • Diritti di carta EDUPARE

    Gerusalemme, febbraio 2014

    Gaza, agosto 2014

  • Diritti di carta EDUPARE

    Diritti di carta1 Indagine sulle violazioni dei diritti dei minori in Palestina. Le criticit della questione educativa

    Introduzione

    Il presente elaborato si propone di indagare e approfondire alcune delle principali

    violazioni dei diritti fondamentali dei minori in territorio palestinese, riservando

    particolare attenzione alla questione educativa.

    I ragazzi dei Territori Palestinesi Occupati (TPO) subiscono una progressiva e

    costante contrazione delle prerogative loro garantite dal diritto internazionale e, in

    particolare, dai numerosi trattati stipulati in materia di tutela e protezione dei minori e

    di trattamento dei civili in situazioni di guerra. Questi documenti, che saranno utilizzati

    a supporto delle considerazioni svolte nel corso di questa trattazione, rappresentano la

    base teorico-legale cui fare riferimento per organizzare o, semplicemente pensare, un

    sistema di sostegno e tutela che sia in grado di assicurare una seria protezione ai minori

    palestinesi. Tra i pi importanti, bisogna citare la IV Convenzione di Ginevra firmata il

    12 agosto 1949, la Convenzione ONU sui Diritti dellInfanzia del 1989 e il suo Protocollo

    Opzionale sul coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati in vigore dal 2002.

    Purtroppo, come spesso accade in materia di diritti umani, allelaborazione delle

    disposizioni normative non segue una concreta attuazione delle stesse. Tale deficit di

    effettivit impedisce che i buoni propositi possano tradursi in concrete realt e, perci,

    lo sforzo dei numerosi attori governativi e non - che costellano lo scenario

    internazionale e globale , oltre che auspicabile, assolutamente necessario.

    La particolare attenzione che sar dedicata alla tematica formativo-educativa

    dovuta alla convinzione che la drammatica condizione vissuta dal popolo palestinese

    (occupazione, controlli costanti, operazioni militari) possa trarre considerevole

    giovamento dallistituzione di un forte e ben congegnato sistema educativo. Il

    perseguimento di questo risultato incontra, come facilmente intuibile, numerose

    resistenze e di molteplice natura.

    1 1 Lespressione diritti di carta utilizzata per intendere il deficit di effettivit sofferto dai diritti. Per un approfondimento sullargomento Cfr., Guastini 1996, p. 152.

  • Diritti di carta - EDUPARE

    La situazione politica estremamente instabile e loccupazione si traducono in una

    condizione di convivenza imposta che, come tale, porta con s incertezza e

    indeterminatezza nelle politiche da attuare. Le delimitazioni territoriali stabilite a pi

    riprese dallONU, sono state puntualmente rifiutate e disattese dalle parti. Israele ha,

    infatti, continuato indiscriminatamente la propria politica di occupazione dei territori

    palestinesi, attraverso attacchi militari e costruzione di insediamenti illegali. Gli Accordi

    di Oslo, condotti dallOrganizzazione per la liberazione della Palestina (OLP) e dallo

    Stato israeliano e conclusi nellagosto del 1993, stabilivano listituzione di unAutorit

    Nazionale Palestinese (PNA) e dividevano i territori di Cisgiordania e Striscia di Gaza in

    tre differenti aree: lArea A (17,1% del territorio della Cisgiordania e tutta la Striscia di

    Gaza), che sarebbe stata posta sotto il completo controllo dellAutorit palestinese;

    lArea B (23,9% del territorio della Cisgiordania), in cui il controllo civile era affidato ai

    palestinesi, mentre la sicurezza sarebbe stata gestita da entrambe le parti; e, infine,

    lArea C (59% del territorio della Cisgiordania), completamente controllata da Israele

    tranne che per le politiche relative ai civili palestinesi che, almeno in teoria, restavano

    di competenza dellAutorit palestinese. Le Aree si caratterizzano per una totale

    assenza di continuit territoriale e per la presenza di innumerevoli posti di blocco e di

    controllo.

  • Diritti di carta - EDUPARE

    I rapporti tra le parti nel contesto dellArea C furono fin dallinizio, e continuano

    ad essere ancora oggi, molto complessi e segnati da un alto livello di conflittualit. I

    civili palestinesi che risiedono al suo interno, tra cui unaltissima percentuale di soggetti

    minori2, sono costretti a sopportare una condizione di assoluta discriminazione, che

    documentata dai rapporti sistematicamente redatti dalle Agenzie specializzate delle

    Nazioni Unite - su tutte, lo United Nations Office for the Coordination of Humanitarian

    Affairs (OCHA), la United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the

    Near East (UNRWA) e lo United Nations Childrens Fund (UNICEF) - e da numerose altre

    organizzazioni che operano sul territorio. Le politiche adottate e implementate dal

    governo israeliano in queste zone minano la libert e i diritti fondamentali dei

    palestinesi in materia di salute, libera circolazione, istruzione e, ancora, in materia

    processuale e detentiva. I numerosi blocchi stradali, le recinzioni e la politica dei

    permessi rendono oltremodo difficile lo svolgimento delle normali attivit quotidiane,

    come andare a scuola o a lavoro. Tale strategia, perseguita da Israele con

    determinazione, non pu che esasperare la popolazione di origine araba e fiaccarne lo

    spirito. I palestinesi residenti in Area C non sono liberi di costruire sui territori oggetto

    della contesa, n di effettuare ristrutturazioni delle proprie abitazioni, se non dopo aver

    ottenuto lautorizzazione da parte del governo israeliano (che peraltro viene rilasciata

    di rado). Rispetto alle costruzioni effettuate senza previo rilascio di autorizzazione,

    vengono, con sempre maggiore frequenza, emesse ordinanze di demolizione.

    La Striscia di Gaza si caratterizza per una situazione di estrema complessit. Si

    tratta di una prigione a cielo aperto i cui confini sono controllati dallEgitto (13

    chilometri) e da Israele (59 chilometri), che mantiene anche un blocco marittimo che si

    estende fino a tre miglia nautiche dai 40 chilometri di costa della Striscia. Il valico di

    Rafah (sul confine egiziano), che rappresenta la principale via di contatto con il mondo

    esterno per la popolazione Gazawi, alterna periodi di chiusura totale (che possono

    protrarsi anche per anni) a periodi di apertura sporadica. Larea di Gaza

    drammaticamente sovrappopolata (1.760.037 abitanti su una superficie di 365 chilometri

    quadrati3) e ospita unaltissima percentuale del totale dei rifugiati palestinesi (per il

    2014 il Palestinian Central Bureau of Statistics (PCBS) stimava la presenza di circa 1.26

    3 2 Secondo i dati raccolti nel Factbook 2012 dallorganizzazione Palestine Monitor Exposing Life Under Occupation e dal HDIP The Health, Development and Information Policy Institute la percentuale di palestinesi al di sotto dei 15 anni del 41,3%, mentre quella dei minori di 18 anni superiore al 50%. 3 Dati del Palestinian Central Bureau of Statistics (PCBS), 2014, (http://www.pcbs.gov.ps/site/881/default.aspx#Population).

  • Diritti di carta - EDUPARE

    milioni di rifugiati sulla Striscia su un totale di rifugiati palestinesi nei territori e paesi

    limitrofi di circa 4.7 milioni). Loperazione militare israeliana Protective Edgedel 2014

    (che ha seguito le operazioni Cast Lead del 2009 e Pillar of Defense del 2012) ha

    aggravato ulteriormente le gi precarie condizioni di vita della popolazione Gazawi. I

    dati del Palestinian Center for Human Rights (PCHR) riportano cifre allarmanti: le

    abitazioni di 250.000 persone sono state rase al suolo e gli sfollati sarebbero circa

    110.000. Questi numeri acquisiscono un carattere ancor pi preoccupante se si considera

    che i minori costituiscono il 56% della popolazione di Gaza.

    Tra le aree pi vulnerabili della Palestina deve annoverarsi anche il territorio di

    Gerusalemme Est. In questa zona Israele conduce una politica discriminatoria nei

    confronti dei palestinesi. Lo status giuridico riconosciuto a questi ultimi quello di

    residenti e non di cittadini (la cittadinanza concessa solamente agli ebrei). Dal 1967 al

    2012 sono stati costruiti da Israele 12 insediamenti illegali allo scopo di innalzare quanto

    pi possibile il numero di cittadini israeliani presenti sul territorio. Di contro, come in

    Area C, per i palestinesi molto difficile ottenere i permessi per la costruzione e le

    demolizioni sono frequenti. Lannessione di Gerusalemme Est ha comportato effetti

    negativi anche sulleconomia del territorio, col risultato di un considerevole

    innalzamento delle percentuali di palestinesi che vivono sotto la soglia di povert4.

    I minori rappresentano senzaltro la categoria della popolazione dei Territori

    Palestinesi Occupati che soffre in misura maggiore questo tipo di situazione. Secondo i

    dati pubblicati nel 2010 dal PCBS circa l11% dei bambini al di sotto dei cinque anni

    patisce uno stato di malnutrizione cronica e i tassi di mortalit infantile hanno raggiunto

    picchi preoccupanti. Numerosi rapporti testimoniano lo stato di disagio psicologico

    vissuto da bambini e ragazzi. Le percentuali di soggetti affetti da Disturbo da Stress

    Post-Traumatico (PTSD) sono in costante aumento. Incubi, stati dansia, mancanza di

    concentrazione (con conseguente crollo delle prestazioni scolastiche) sono soltanto

    alcuni dei sintomi pi frequentemente manifestati da chi soffre questa patologia. La

    potenza occupante dovrebbe, secondo il diritto internazionale, provvedere alle

    necessit della popolazione civile dei territori occupati. Israele, invece, in questa

    specifica situazione, contravviene a numerose disposizioni normative laddove procede

    allesilio dei residenti o al danneggiamento delle loro propriet (a questo riguardo

    risultano di particolare interesse le relazioni del Relatore speciale sulla situazione dei 4 4 Cfr., Factbook 2012, p. 76.

  • Diritti di carta - EDUPARE

    diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967, elaborate nel contesto

    dellUfficio di Alto Commissariato per i Diritti Umani. In particolare le relazioni

    A/HRC/4/17 del 29 gennaio 2007 e la relazione A/HRC/25/67 del 13 gennaio 2014).

    Di seguito si produrr unanalisi pi approfondita delle differenti tipologie di

    violazioni perpetrate nei confronti dei minori palestinesi, dedicando due distinti

    paragrafi rispettivamente alle procedure di fermo, arresto e detenzione dei minori e alla

    situazione del sistema educativo nei Territori Palestinesi Occupati. Una terza sezione

    dellelaborato sar dedicata alle esperienze relative al settore formativo-educativo

    italiano che potrebbero costituire buone pratiche da utilizzare come modello per realt

    pi complesse, come quella palestinese. Infine, attraverso un paragrafo di

    considerazioni conclusive, si cercher di organizzare un percorso di sintesi degli

    argomenti trattati, nel tentativo di fornire spunti rilevanti per un eventuale ulteriore

    approfondimento.

  • Diritti di carta - EDUPARE

    1. Arresto e detenzione dei minori

    La scelta di affrontare la tematica degli arresti e della detenzione nel contesto di

    un lavoro che dovrebbe concentrarsi principalmente sulla questione educativo-

    formativa, si deve al fatto che, in terra palestinese, le due questioni sono

    drammaticamente collegate. I soggetti minori sottoposti a misure cautelari, o a

    qualsivoglia altra tipologia di azione degli organi e dei corpi di sicurezza israeliani, sono

    spesso materialmente impossibilitati nel recarsi a scuola o costretti a subire trattamenti

    che, minando il loro fragile equilibrio psico-fisico, non consentono un regolare

    rendimento scolastico.

    Le modalit di arresto e detenzione dei minori residenti nei Territori Palestinesi

    Occupati violano le principali disposizioni normative contenute nei numerosi documenti

    di diritto internazionale elaborati in materia nel corso degli anni. Il rapporto Unicef del

    febbraio 2013, Children in Israeli Military Detention. Observations and

    Recommendations, conferma lo stato di assoluta criticit e la condizione di cronica

    violazione dei diritti dellinfanzia rispetto alle azioni e alle politiche implementate da

    parte delle Forze di Difesa Israeliane (IDF). Le violazioni vengono, in particolare,

    riscontrate rispetto ai pi importanti testi normativi di carattere sovranazionale posti a

    tutela dei minori e dei prigionieri: Beijing rules (United Nations Standard Minimum

    Rules for the Administration of Juvenile Justice (1985)), CAT (Convention against

    Torture and Other Cruel, Inhuman or Degrading Treatment or Punishment (1984)), CRC

    (Convention on the Rights of the Child (1989)), ICCPR (International Covenant on Civil

    and Political Rights (1966)), Tokyo Rules (United Nations Standard Minimum Rules for

    Non-Custodial Measures (1990)), Standard Minimum Rules (United Nations Standard

    Minimum Rules for the Treatment of Prisoners (1955)). Lo studio dellUnicef si fonda,

    chiaramente, su dati raccolti sul campo e successivamente trattati dalla Commissione

    per i Diritti Umani, dalla Commissione per i Diritti del Bambino e dalla Commissione

    contro la Tortura. Le informazioni reperite sono inoltre inviate, per un ulteriore

    approfondimento, al Gruppo di Lavoro del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sui

    Bambini e i Conflitti Armati (United Nations Security Council Working Group on Children

    and Armed Conflict).

    Il rapporto apre con una proposizione chiarificatrice che, per quanto possa

    apparire scontata, merita di essere sottolineata in quanto rappresenta il presupposto

  • Diritti di carta - EDUPARE

    legale di riferimento per qualsiasi tipo di considerazione che possa essere fatta rispetto

    alle tematiche oggetto di questo specifico paragrafo: International law applicable in

    both Israel and the occupied Palestinian territory prohibits the use of torture and other

    cruel, inhuman and degrading treatment or punishment under any circumstances. The

    prohibition is absolute and unconditional. This prohibition has no exceptions, not even

    for security considerations or for the threat of war. The Convention on the Rights of the

    Child, in article 37, also prohibit such treatment5.

    Le tutele garantite dai documenti sopra citati riguardano alcuni dei pi

    fondamentali aspetti in materia di arresto, detenzione e processo di minori e non. Tra

    questi aspetti importante citare: lobbligo di notifica e comunicazione delle ragioni

    dellarresto in una lingua che il soggetto fermato sia in grado di comprendere (nel caso

    dei minori naturalmente gli obblighi di informazione sono dovuti anche nei confronti

    della famiglia o del tutore legale); il divieto di immobilizzazione dei minori, tranne che

    nel caso in cui questi non rappresentino unimminente minaccia per gli altri o per se

    stessi o come precauzione contro una possibile fuga durante un trasferimento; divieto di

    imposizione di autodenuncia o autoincriminazione ai soggetti fermati, laddove per

    imposizione non deve intendersi esclusivamente una coercizione di tipo fisico, ma anche

    psicologico (molti bambini, spaventati dalla particolare situazione in cui si trovano, sono

    portati a firmare dichiarazioni di autoaccusa non veritiere); obbligo di garantire la pi

    assoluta trasparenza rispetto alle procedure di interrogatorio utilizzate, attraverso la

    registrazione audio-visiva o la partecipazione dei genitori e dei legali agli interrogatori

    stessi; diritto di contestare dinanzi ad un giudice, ed entro ventiquattro ore dal

    momento dellarresto, la legittimit della propria detenzione; divieto di utilizzo, a fine

    di prova, di dichiarazioni rese dal soggetto fermato sotto la minaccia o luso della

    tortura.

    Un punto di riferimento essenziale in questambito lart. 37 della Convenzione

    ONU sui Diritti dellInfanzia cui, peraltro, lo stato di Israele, essendo firmatario,

    vincolato al rispetto delle disposizioni. Larticolo recita in questo modo:

    States Parties shall ensure that: (a) No child shall be subjected to torture or

    other cruel, inhuman or degrading treatment or punishment. Neither capital

    punishment nor life imprisonment without possibility of release shall be 7 5 Rapporto Unicef, Children in Israeli Military Detention. Observations and Recommendations, febbraio 2013, p. 2. (http://www.unicef.org/oPt/UNICEF_oPt_Children_in_Israeli_Military_Detention_Observations_and_Recommendations_-_6_March_2013.pdf ). Di qui in avanti indicato con Rapporto Unicef 2013.

  • Diritti di carta - EDUPARE

    imposed for offences committed by persons below eighteen years of age; (b)

    No child shall be deprived of his or her liberty unlawfully or arbitrarily. The

    arrest, detention or imprisonment of a child shall be in conformity with the

    law and shall be used only as a measure of last resort and for the shortest

    appropriate period of time; (c) Every child deprived of liberty shall be

    treated with humanity and respect for the inherent dignity of the human

    person, and in a manner which takes into account the needs of persons of his

    or her age. In particular, every child deprived of liberty shall be separated

    from adults unless it is considered in the childs best interest not to do so

    and shall have the right to maintain contact with his or her family through

    correspondence and visits, save in exceptional circumstances; (d) Every child

    deprived of his or her liberty shall have the right to prompt access to legal

    and other appropriate assistance, as well as the right to challenge the

    legality of the deprivation of his or her liberty before a court or other

    competent, independent and impartial authority, and to a prompt decision

    on any such action6.

    Altra importante fonte di obblighi per Israele una sentenza della sua Corte

    Suprema del 1999 in cui fatto espresso divieto alle autorit militari di condurre

    interrogatori utilizzando metodologie che possano considerarsi torture o trattamenti

    crudeli, disumani o degradanti.

    La base legale utile a garantire una tutela dei fondamentali diritti dellinfanzia in

    questo specifico contesto, dunque, esiste e fa riferimento a pi livelli, da quello

    nazionale a quello internazionale. Il problema che gli obblighi e i divieti che

    scaturiscono dai provvedimenti normativi troppo spesso sono aggirati da Israele, come

    testimoniato dalle numerose indagini condotte sul territorio dalle pi svariate

    organizzazioni.

    La comunit internazionale dovrebbe dotarsi di meccanismi sanzionatori pi

    efficaci che siano effettivamente in grado di rendere le violazioni di diritto

    internazionale in qualche modo sconvenienti per i singoli Paesi. Il sistema attuale,

    evidentemente, non risponde a questo tipo di esigenza e troppo spesso gli Stati, nel

    8 6 Rapporto Unicef 2013, p. 5.

  • Diritti di carta - EDUPARE

    perseguimento degli obiettivi di politica interna, contravvengono in modo cosciente alle

    disposizioni di trattati e convenzioni cui sarebbero vincolati.

    Il diritto vigente allinterno dei Territori Palestinesi Occupati quello militare

    imposto da Israele dopo loccupazione del 1967. I comandanti che operavano su

    determinate aree da allora iniziarono ad acquisire piena giurisdizione in materia

    legislativa, esecutiva e giudiziaria. Secondo il diritto internazionale, la popolazione

    originaria di un territorio occupato dovrebbe poter rimanere soggetta alle norme

    previste dal proprio diritto penale e alloperato delle proprie corti giudiziarie.

    Uneccezione che contempli la sospensione del diritto locale pu aversi soltanto per

    ottemperare ad esigenze di sicurezza e, chiaramente, nel caso palestinese

    configurabile una situazione di questultimo tipo. Soprattutto in Area C dove, come

    detto in precedenza, lAutorit palestinese avrebbe pieno diritto al controllo sui propri

    civili - Israele giustifica le continue intromissioni nelle competenze dellAutorit

    adducendo ragioni relative a protezione e sicurezza.

    Il diritto internazionale vieta che dei minori siano processati da un tribunale

    militare e proprio per questa ragione il governo israeliano, attraverso lOrdine Militare

    1644 del 29 luglio 2009, istituiva la Juvenile Military Court, unico esempio al mondo di

    tribunale militare per minorenni. Numerosi report tra cui quello Unicef del febbraio

    2013 - documentano, per, che i processi ai minori palestinesi continuano ad essere

    celebrati allinterno delle medesime strutture e dallo stesso personale giudiziario che si

    occupa dei casi riguardanti i maggiorenni. Bisogna allora guardare attentamente non

    soltanto alle regole che sono predisposte, ma soprattutto alla loro concreta attuazione

    che spesso pur mantenendo una parvenza di legalit viene disattesa in modo

    indiscriminato. Un altro esempio di questo tipo fornito dallOrdine Militare 1676 (27

    settembre 2011) che pur perseguendo in linea con quanto disposto dalla Convenzione

    ONU sui Diritti dellInfanzia lobiettivo dellinnalzamento della maggiore et dei

    soggetti processabili da un tribunale militare dai 16 ai 18 anni, non vieta, allo stesso

    tempo, che le sentenze proclamate nei confronti dei minori siano regolate dalle

    medesime disposizioni di legge che normano quelle rese nei confronti dei soggetti di

    maggiore et. Questa disposizione ha finalmente equiparato il trattamento riservato ai

    detenuti minori palestinesi e israeliani, per quanto questi ultimi godano di maggiori

    tutele nel corso delle procedure di detenzione e interrogatorio che saranno appresso

    descritte (ad esempio ai minori israeliani, contrariamente a quanto avviene per i minori

    palestinesi, non pu in alcun modo essere negato il diritto alla presenza dei genitori

  • Diritti di carta - EDUPARE

    durante un interrogatorio o ad essere informati rispetto ai propri diritti). Lo stesso

    Ordine prevede una serie di tutele in materia di fermo e arresto dei minori cui la polizia

    israeliana deve attenersi, ma anche in questo caso tali norme sono costantemente

    aggirate se si considera che la maggior parte degli arresti in questione non sono

    effettuati dalla polizia, bens dallesercito che non chiamato al rispetto di quelle

    stesse disposizioni.

    Le fasi pi critiche per i minori nel contesto del processo di detenzione militare

    sono quattro: larresto, il trasferimento presso i luoghi di interrogatorio, linterrogatorio

    e ludienza. Secondo il rapporto Unicef qui preso in esame, i bambini tra i 12 e i 17 anni

    arrestati ogni anno da parte dellesercito, delle forze di polizia e degli agenti di

    sicurezza israeliani sono circa 700 e le violazioni dei diritti che subiscono sono svariate e

    di molteplice natura. La norma stabilita dallOrdine Militare 1651 dispone che fino agli

    11 anni di et non si possa essere arrestati o processati da un tribunale militare. I

    ragazzi di et compresa tra i 12 e 13 anni possono subire un periodo detentivo non

    superiore ai sei mesi (i minori israeliani di et inferiore ai 14 anni sono, per legge,

    esentati da pene detentive), mentre per minori di et compresa tra i 14 e i 15 anni la

    detenzione massima corrisponde a sei mesi, salvo che non abbiano compiuto reati per

    cui siano previste pene pari o superiori ai cinque anni. I soggetti di et superiore ai 16

    anni possono subire le pene massime consentite dalla legge, cos come avviene per gli

    adulti7. Il reato pi comune commesso dai minori palestinesi consiste nel lancio di pietre

    e oggetti e prevede una pena massima di dieci anni se il lancio diretto contro una

    persona o una propriet con lintenzione di danneggiarla, mentre la pena massima

    addirittura raddoppiata se il lancio diretto contro mezzi in transito con lintenzione di

    danneggiare questi o le persone che vi viaggiano a bordo. Ci comporta che un ragazzo

    di 14 o 15 anni con questi capi dimputazione rischia potenzialmente una condanna tra i

    dieci e i ventanni.

    Rispetto alla prima fase, quella dellarresto, le violazioni perpetrate nei confronti

    dei minori riguardano le modalit operative utilizzate dai corpi di sicurezza per

    prelevare i ragazzi. Spesso le operazioni sono condotte nel cuore della notte presso le

    abitazioni degli arrestati. I militari assediano la casa ordinando ai familiari di portarsi

    sulla strada, fanno ingresso nellabitazione, talvolta devastandola, e costringono il

    soggetto ricercato a seguirli senza fornire specifiche informazioni alla famiglia o a lui

    10 7 Cfr., ivi, p. 8.

  • Diritti di carta - EDUPARE

    stesso sulle motivazioni dellarresto. La fase successiva quella del trasferimento presso

    un centro di interrogatorio. I ragazzi sono legati e bendati e gli spostamenti possono

    durare da unora fino ad unintera giornata. Spesso sono documentate le deprivazioni

    subite, come mancanza dacqua e di cibo. Talvolta, quando il viaggio ha una durata

    considerevole, i minori sono sottoposti a delle visite mediche durante le quali vengono

    loro tolte le bende dagli occhi, ma non le manette ai polsi. La terza fase riguarda

    linterrogatorio stesso e anche in questo caso sono registrate numerose violazioni dei

    diritti dei minori i quali, nella quasi totalit dei casi, non sono accompagnati da un

    legale o da un familiare, n informati dei propri diritti. Gli interrogatori spesso, non

    essendo videoregistrati, non rispondono ad alcun criterio di trasparenza. Il gi citato

    Rapporto Unicef descrive cos gli interrogatori condotti dalle forze di sicurezza

    israeliane:

    The interrogation mixes intimidation, threats and physical violence, with the

    clear purpose of forcing the child to confess. Children are restrained during

    the interrogation, in some cases to the chair they are sitting on. This

    sometimes continues for extended periods of time, resulting in pain to their

    hands, back and legs. Children have been threatened with death, physical

    violence, solitary confinement and sexual assault, against themselves or a

    family member8.

    I maltrattamenti subiti portano i minori a firmare confessioni non veritiere,

    talvolta redatte in ebraico (lingua che la maggior parte dei bambini palestinesi non

    conosce). In alcune circostanze gli interrogati cui stato convalidato larresto sono

    reclusi in isolamento in attesa del processo per periodi che vanno dai due giorni fino ai

    tre mesi (con previa autorizzazione del giudice). Molti studi dimostrano come

    lisolamento possa comportare serie ricadute sul benessere psicologico dei soggetti

    reclusi.

    Altre violazioni del diritto internazionale sono state riscontrate durante la fase

    delludienza. Se la legislazione israeliana (che disciplina il trattamento dei minori di

    nazionalit israeliana nel contesto del sistema giudiziario) prevede che i minori con pi

    di 14 anni debbano necessariamente essere processati entro 24 ore dallarresto (12 ore

    nel caso di ragazzi di et compresa fra i 12 e 14 anni), il diritto militare (che si applica

    11 8 Ivi, p. 11.

  • Diritti di carta - EDUPARE

    ai minori palestinesi) contempla lestensione del periodo trascorso in assenza di giudizio

    fino ad un massimo di 48 ore per i fermati di et compresa fra i 12 e 13 anni ed oltre le

    48 ore in caso di minori di 14 e 15 anni (questo quanto disposto dallOrdine Militare

    1711 dellaprile 2013. In precedenza i tempi di attesa erano, per entrambe le fasce di

    et, di 96 ore). Per i fermati di et compresa tra i 16 e i 17 anni previsto che possano

    trascorrere fino a 96 ore in attesa di giudizio, come avviene per gli adulti. I minori

    palestinesi sono portati dinanzi al giudice con le catene alle gambe, i polsi ammanettati

    e luniforme carceraria. Spesso conoscono il proprio avvocato il giorno stesso

    delludienza. Il difensore non sempre ha completo accesso alla documentazione che

    riguarda il suo assistito e alcuni ordini militari o parti della legislazione penale israeliana

    che possono applicarsi al caso concreto non sono tradotte in lingua araba. Il compito

    dellavvocato perci molto complicato e la tutela legale del soggetto processato

    seriamente a rischio. Le prove cardine generalmente fornite contro i minori sono le

    confessioni da loro firmate (spesso a seguito di interrogatori durante i quali sono stati

    utilizzati metodi non proprio ortodossi).

    Altrettanto illegale la pratica seguita da Israele di trasferire i minori, per

    scontare le loro pene, in carceri che si trovano su territorio israeliano. Questo rende

    molto complicato il contatto tra i ragazzi reclusi e le famiglie, che per fare ingresso in

    Israele devono richiedere permessi che spesso non sono facili da ottenere. Nella

    maggior parte dei casi, per le condanne inflitte ai minori palestinesi, non sono previste

    cauzioni. Lincarceramento, ovviamente, impedisce ai ragazzi di frequentare la scuola e

    questa, con le altre esaminate, rappresenta unodiosa violazione dei loro diritti che non

    ha ripercussioni esclusivamente sul loro presente ma anche, e forse soprattutto, sul loro

    futuro.

    Le Raccomandazioni allegate al Rapporto Unicef 2013 considerano tali criticit

    e propongono una serie di misure tese al miglioramento della situazione nel pieno

    rispetto dei diritti fondamentali dei minori. Una loro attenta osservazione da parte delle

    autorit di competenza potrebbe rappresentare la base su cui erigere un solido sistema

    di tutela e garanzia.

    Nel febbraio 2015 lUnicef pubblica il Bulletin No. 29 relativo al succitato

    Rapporto del 2013, segnalando le modifiche intervenute nella legislazione militare

    12 9 Unicef, Children in Israeli Military Detention. Observations and Recommendations, Bulletin No. 2: February 2015, (http://www.unicef.org/oPt/Children_in_Israeli_Military_Detention_-

    http://www.unicef.org/oPt/Children_in_Israeli_Military_Detention_-_Observations_and_Recommendations_-_Bulletin_No._2_-_February_2015.pdf
  • Diritti di carta - EDUPARE

    israeliana in risposta alle sollecitazioni ricevute in materia di violazione dei diritti dei

    minori. Tra i principali progressi segnalati: la promulgazione dellOrdine Militare 1711

    (aprile 2013) che riduce i tempi trascorsi in attesa di giudizio dei minori fermati come

    nei termini indicati poco sopra; la predisposizione da parte delle Forse di Difesa

    Israeliane (IDF) di un modulo, redatto in lingua araba ed ebraica, da consegnare ai

    genitori dei minori arrestati presso le proprie abitazioni in cui siano indicate le ragioni

    dellarresto e le informazioni relative ai luoghi presso cui i soggetti fermati saranno

    condotti; la nota del maggio 2013 trasmessa dal Legal Advisor dellIDF a tutti i corpi

    militari e di polizia in relazione al rispetto delle procedure operative standard in materia

    di arresto dei minori (fra le quali il divieto di bendare i bambini se non per ragioni di

    sicurezza, lobbligo allutilizzo di fascette in plastica nel caso si renda necessario

    ammanettare i bambini, il dovere di notificare alle famiglie i motivi dellarresto e

    lobbligo di trasferire immediatamente i fermati presso le sedi delle autorit

    competenti); lemissione dellOrdine Militare 1726 (ottobre 2013) che regola la durata

    della custodia cautelare prima dellatto di accusa (il periodo di custodia iniziale pu

    essere prolungato di 15 giorni nel caso in cui si rendano necessarie ulteriori indagini,

    successive estensioni possono essere autorizzate solo dalla Corte Militare e della Corte

    Militare dAppello); lentrata in vigore dellOrdine Militare 1727 (ottobre 2013) che

    ribadisce e rafforza quanto gi disposto da precedenti disposizioni in materia di

    detenzione e processo militare di minori nel territorio della Cisgiordania (nomina di un

    consulente legale da parte della corte, presenza dei genitori durante il processo,

    strutture detentive per bambini separate da quelle per adulti, creazione di corti militari

    per minori e innalzamento della minore et dai 16 ai 18 anni dei soggetti processabili da

    quelle stesse corti); limplementazione da parte dellIDF di un progetto pilota che ha

    avuto inizio nellottobre del 2013 avente quale obiettivo la sostituzione, laddove

    possibile, della pratica degli arresti notturni con la consegna di mandati di

    comparizione; il richiamo agli obblighi da parte del Procuratore Militare della

    Cisgiordania nei confronti dello staff medico dellIDF rispetto al monitoraggio dei casi di

    minori arrestati e detenuti in attesa di interrogatorio (novembre 2013); lutilizzo di un

    testo di notifica dei propri diritti ai minori arrestati redatto in lingua araba; linizio di

    una raccolta dati da parte del Procuratore Militare relativa ai casi di minori arrestati e

    detenuti in Cisgiordania nel 2013; la promulgazione dellOrdine Militare 1745 (settembre

    2014) che sancisce lobbligo di effettuare registrazioni audio-visive degli interrogatori

    _Observations_and_Recommendations_-_Bulletin_No._2_-_February_2015.pdf). Di qui in avanti indicato con Bollettino Unicef febbraio 2015

    http://www.unicef.org/oPt/Children_in_Israeli_Military_Detention_-_Observations_and_Recommendations_-_Bulletin_No._2_-_February_2015.pdf
  • Diritti di carta - EDUPARE

    che, peraltro, devono essere tenuti in una lingua che il soggetto interrogato pu

    comprendere (lOrdine in questione contiene una clausola per la quale le garanzie in

    merito alle quali dispone non si applicano ai soggetti sospettati di aver commesso reati

    contro la sicurezza, come il lancio di pietre)10.

    Tali miglioramenti intervenuti a livello legislativo rappresentano un progresso per

    la tutela e la garanzia dei diritti dei minori palestinesi. Resta da accertare se queste

    norme e disposizioni avranno un effettivo riscontro in termini di pratica attuazione.

    Il Bollettino Unicef febbraio 2015, anche sulla base dei dati raccolti dal

    Comitato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite sottolinea che, per quanto si riconosca

    limportanza di quanto gi realizzato, i risultati ottenuti non sono troppo incoraggianti:

    In November 2014, the Human Rights Committee noted the positive

    developments in the administration of juvenile military justice, including

    the increase in the age of majority in the military courts from 16 to 18 years

    and the adoption of a number of military orders providing for guarantees and

    safeguards for children and expressed concerns that such reforms appear

    not to be effectively implemented in practice and that Palestinian children

    are still exposed to arbitrary arrest and detention and often do not enjoy

    full procedural rights11.

    14 10 Cfr., Bollettino Unicef febbraio 2015, pp. 1-2. 11 Ivi, p. 6.

  • Diritti di carta - EDUPARE

    2. Il sistema educativo palestinese

    Il sistema educativo palestinese e i modelli pedagogici utilizzati hanno risentito

    dellinfluenza delle diverse dominazioni coloniali che si sono succedute nel tempo sul

    territorio. Il periodo ottomano, conclusosi nel 1917, si caratterizzato per una

    particolare attenzione agli studi religiosi del Corano e per limposizione del turco come

    prima lingua nazionale e del francese come seconda. I metodi utilizzati traevano

    ispirazione perlopi dalla tradizione francese. Conseguenza di ci fu un inevitabile

    indebolimento delleducazione di matrice araba. Il legame con la cultura araba e le

    spinte verso lindipendenza nazionale palestinese furono ulteriormente colpiti dalle

    politiche implementate durante il mandato britannico che si estese dal 1917 al 1948.

    Secondo il Need Assessment on Educational System in Palestine redatto nel

    corso del 2015 dalle organizzazioni CISS e BISAN nel contesto del progetto EDUPARE12, gli

    anni di protettorato britannico non sono stati utili alla realizzazione di un sistema

    educativo che rispondesse alle pi pressanti esigenze della comunit palestinese:

    Education focused on the individual behavior and ignored collective education aiming

    at creating a generation separated from its national and community issues []. The

    British education system aimed at disconnecting Palestinians from their land and home

    and become dependent on others for the production process. Pedagogy remained

    nonsense and did not give scholars any added value13. I libri di testo predisposti da

    esperti palestinesi furono sostituiti da quelli proposti dagli inglesi che non trattavano la

    situazione storica e geografica palestinese. Questi gap potevano essere parzialmente

    colmati unicamente attraverso il ruolo degli insegnati palestinesi i quali, coscienti di

    quanto stava accadendo, tentavano, attraverso le loro lezioni, di integrare il programma

    fornito dalle autorit.

    15 12 Il Progetto, realizzato dal CISS/Cooperazione Internazionale Sud-Sud, in partenariato con Vento di Terra, Remedial Education Center (REC), Bisan Center for Research and Development (BISAN) e cofinanziato dalla Cooperazione Italiana, intitolato Potenziamento e messa in rete dei servizi educativi e di supporto psicosociale rivolti a minori e donne nelle aree marginali della Cisgiordania, Striscia di Gaza e di Gerusalemme Est. Lobiettivo sostenere lazione implementata sul territorio da parte delle istituzioni e delle organizzazioni della societ civile palestinesi che operano, appunto, in ambito educativo e psicosociale. 13 Need Assessment on Educational System in Palestine, redatto da CISS/Cooperazione Internazionale Sud-Sud e BISAN (Center for Development and Research), 2015, p. 9, da qui in avanti il documento sar indicato con Need Assessment.

  • Diritti di carta - EDUPARE

    Tra il 1948 e il 1967 il sistema educativo fu gestito da Giordania ed Egitto; e da

    Israele per quel che riguardava gli studenti palestinesi che frequentavano scuole site su

    territorio israeliano. I palestinesi erano soggetti alle norme del sistema educativo vigenti

    allinterno dei paesi in cui erano rifugiati. Il risultato di questo stato una totale

    assenza di omogeneit delleducazione e dellistruzione ricevuta da parte delle

    generazioni che si sono formate in quegli anni. Questo periodo , dunque, caratterizzato

    dalla completa assenza di un autonomo sistema educativo palestinese. Dopo il 1967,

    Israele cerc di imporre il proprio totale controllo sui metodi educativi e sui programmi

    scolastici. A questo tentativo i palestinesi opposero una strenua resistenza e cos Israele

    fu costretto a limitare la propria gestione unicamente alla Striscia di Gaza e a

    mantenere lapproccio pedagogico giordano in Cisgiordania. La potenza occupante

    riusc, allo stesso tempo, ad impedire che specifici volumi concernenti la storia, la

    geografia e la cultura dell'intera area palestinese potessero circolare, perseguendo un

    chiaro obiettivo di cancellazione identitaria. Un processo di questo tipo tendeva a

    comprimere la coscienza e la consapevolezza di unintera popolazione, facendo della

    relazione di dipendenza la normalit e inibendo sul nascere qualsiasi forma di

    autonomismo o indipendentismo: The occupations policy regarding education was

    characterized by an attempt to empty education from its value and plant dependency in

    the Palestinian generations14.

    Assicurarsi il controllo del sistema educativo significa, nel lungo periodo,

    acquisire la possibilit di plagiare delle menti secondo scopi e obiettivi ben precisi.

    Perci queste tematiche assumono unimportanza tanto rilevante, perch la libert

    concreta passa attraverso la conoscenza delle proprie origini, della propria cultura e, in

    generale, attraverso tutti quegli elementi che contribuiscono a definire lidentit di un

    popolo, comprese le condizioni in cui esso vive.

    La formazione professionale palestinese fu organizzata anche per rispondere

    alle precise esigenze del mercato israeliano, concentrando gli sforzi formativi nei

    settori in cui la domanda di manodopera era pi alta. Formare il capitale umano con

    lobiettivo di creare un bacino di offerta che risponda esattamente alle proprie

    necessit economico-produttive una strategia che rivela tutta la drammaticit di una

    dominazione che andava diffondendosi in modo talmente capillare da interessare tutti

    gli aspetti della vita degli individui. Sulle zone di loro amministrazione gli israeliani

    16 14 Need Assessment, p. 11.

  • Diritti di carta - EDUPARE

    ignorarono fin dal principio temi fondamentali come leducazione della prima infanzia,

    la lotta allanalfabetismo, programmi specifici per studenti affetti da disabilit,

    possibilit di produrre percorsi di istruzione rivolti alla popolazione adulta e le attivit

    extra-curriculari. Dai programmi scolastici fu eliminata ogni traccia rispetto alle

    risoluzioni delle Nazioni Unite che riguardavano la Palestina, le lotte di liberazione dei

    paesi arabi dal colonialismo e tutte le critiche mosse nei confronti della storia degli

    ebrei e del movimento sionista. Anche la politica che fu seguita nella gestione del

    personale docente si rifaceva alla strategia generale imposta da Israele. Gli insegnanti

    laureati non erano assunti, a loro si preferiva un personale meno qualificato.

    Laddove i docenti risultavano implicati in attivit di matrice indipendentista il loro

    licenziamento era immediato. Le sospensioni e i trasferimenti presso altra sede erano

    molto frequenti e spesso accompagnati da una totale sospensione dello stipendio. Nei

    casi ritenuti pi gravi, la conseguenza era addirittura larresto o lespulsione dal paese.

    Quello appena descritto il quadro storico nel contesto del quale il sistema

    educativo palestinese venuto sviluppandosi. Attualmente, e a partire dal 1994, il

    settore educativo tra i pi ampi servizi gestiti dallAutorit Nazionale Palestinese

    (PNA), per il tramite del suo Ministero dellEducazione. Le fasi principali che strutturano

    il sistema sono due: la Basic Education phase e la Secondary Education phase. La

    prima si caratterizza per lobbligatoriet della frequenza ed organizzata in due

    ulteriori distinte fasi: una prima di preparazione (low basic phase) che riguarda i

    bambini di et compresa tra i cinque e i dieci anni, e una seconda fase di rafforzamento

    (high basic phase) che interessa i ragazzi fino a quindici anni. La Secondary Education

    phase offre una duplice possibilit di scelta tra il percorso accademico, che a sua volta

    prevede le alternative dellindirizzo scientifico e di quello letterario; e il percorso di

    formazione professionale, nel contesto del quale i ragazzi hanno ampia possibilit di

    scelta rispetto ai settori in cui specializzarsi (commerciale, industriale, agricolo, etc.).

    Al termine di questi due anni di istruzione superiore gli studenti conseguono un

    diploma.

    Uno dei problemi centrali nel funzionamento del sistema educativo e

    formativo palestinese la sua eccessiva frammentazione. Sono tre, infatti, le autorit

    che ne assumono la gestione. Esistono le scuole governative, le scuole dellUNRWA

    (United Nations for Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East) e

    le scuole private. Le scuole governative sono le pi numerose in Cisgiordania e sulla

    Striscia di Gaza (circa il 72, 7%). Dal 1994, la supervisione e il finanziamento di queste

  • Diritti di carta - EDUPARE

    scuole sono passati sotto la diretta responsabilit dellAutorit Nazionale Palestinese,

    fatta eccezione per la citt di Gerusalemme in cui sono presenti due differenti tipologie

    di scuole: quelle controllate dal Ministero dellistruzione israeliano e quelle gestite

    dallAutorit Palestinese e dal suo Ministero dellEducazione. LUNRWA responsabile

    delle scuole istituite allinterno dei campi per rifugiati dei territori palestinesi. Queste

    scuole rappresentano circa il 15, 7% del totale e acquisiscono, dunque, unimportanza

    rilevante. Infine, le scuole private che sono circa l11,6% del totale, sfruttano i

    finanziamenti provenienti, tra gli altri, dalle associazioni e dai gruppi religiosi. Il settore

    privato, inoltre, gestisce la totalit degli asili nido e delle scuole materne.

    Le criticit del sistema educativo assumono un grado di complessit ancora

    maggiore in Area C. Infatti, se come detto in precedenza lAutorit Palestinese

    dovrebbe avere il pieno controllo sui propri civili, troppo spesso, per presunte ragioni di

    sicurezza, non cos e Israele interferisce con le attivit e le politiche implementate dal

    governo palestinese su quelle aree. In conseguenza di ci, le scuole di queste specifiche

    aree e gli studenti che dovrebbero frequentarle soffrono numerose mancanze. Gli

    israeliani rendono quasi impossibile la costruzione di nuove scuole e quelle gi esistenti,

    spesso, sono molto distanti dai principali centri abitati, costringendo i ragazzi a

    camminare per ore prima di raggiungerle. Una violenza di questo tipo fa comprendere in

    quale misura il diritto allo studio dei giovani palestinesi sia lontano dal ricevere una

    seria e attenta tutela. Il muro costruito da Israele, in violazione del diritto

    internazionale, deve sicuramente considerarsi come uno dei principali elementi di

    disturbo rispetto alla normale prosecuzione del percorso formativo dei minori

    palestinesi: According to MoE, there are 186 schools in Area C and 16% of them (30

    schools) are affected by the Apartheid Wall15.

    Il Need Assessment redatto da CISS e BISAN riporta quelle che, secondo

    lEducation Development Strategic Plan 2014-2019 del MoE (Ministero dellEducazione

    palestinese), sarebbero le principali difficolt riscontrate in Area C e a Gerusalemme. In

    particolare, colpisce la preoccupazione del Ministero rispetto alla minaccia

    incessantemente portata da Israele allidentit nazionale palestinese attraverso i

    pressanti tentavi di imporre i propri programmi scolastici, sostituendoli a quelli

    predisposti dalla PNA. Altre questioni segnalate riguardano lassenza di una politica

    18 15 Need Assessment, p. 13.

  • Diritti di carta - EDUPARE

    educativa unitaria (dovuta alla presenza di pi autorit che legiferano in materia); la

    difficolt ad acquisire i permessi di ingresso in Israele per gli insegnanti palestinesi e i

    salari significativamente pi bassi rispetto a quelli concessi dalle scuole municipali

    israeliane; e, soprattutto, le difficolt riscontrate nel garantire la sicurezza degli

    studenti e dei docenti che ogni giorno si recano in Area C e a Gerusalemme per seguire e

    tenere le lezioni nelle scuole. Molti di loro sono costretti ad attraversare i checkpoint

    israeliani e dunque a subire accurati controlli di sicurezza almeno due volte al

    giorno16. La cosa pi terribile che, probabilmente, queste vessazioni rappresentano,

    per i soggetti che le subiscono, la normalit, il quotidiano. Il fatto che dei bambini

    possano crescere in un ambiente tanto militarizzato, obbliga a delle profonde riflessioni

    sulle conseguenze che inevitabilmente ricadranno su di loro. Non pu accettarsi che, per

    recarsi a scuola, i ragazzi debbano essere autorizzati ad attraversare barriere presidiate

    da uomini armati. Invece, proprio questo ci che accade. Sembra difficile da spiegare,

    ma purtroppo non lo , perch lassurdo gioco della politica e del potere talvolta si

    sviluppa interamente a spese di qualcuno che difficilmente avr i mezzi per difendersi in

    modo efficace.

    Le possibili strategie pensate dal Ministero dellEducazione palestinese prevedono

    una crescente collaborazione con la comunit internazionale al fine di esercitare una

    pressione maggiore che sia mirata allottenimento di permessi di costruzione in Area C e

    a Gerusalemme. Il Ministero punta, inoltre, ad un considerevole aumento dei servizi di

    consulenza sanitaria (e non), allelaborazione di campagne di sensibilizzazione e di

    programmi di specifica assistenza agli studenti per ridurre fenomeni quali labbandono

    scolastico e per affrontare le situazioni, spesso drammatiche, vissute dai ragazzi. Questi

    obiettivi assumono unimportanza non trascurabile se si considera che listituzione

    scolastica, secondo numerose teorie psico-sociali, rappresenta uno dei fondamentali

    strumenti di accompagnamento dellindividuo nella sua crescita e nel suo modo di

    relazionarsi con tutto ci che gli sta intorno. Un sistema educativo debole, e mantenuto

    tale, incontra notevoli difficolt nelladottare, quando necessario, percorsi di

    insegnamento personalizzati che agevolino lapprendimento e la crescita di ragazzi che

    manifestano - come spesso pu accadere in ambienti tanto difficili bisogni o esigenze

    specifiche.

    Il Need Assessment individua, oltre agli sforzi compiuti, anche quelli che

    potrebbero essere i limiti o le responsabilit del Ministero dellEducazione palestinese in

    19 16 Cfr., Ivi, p. 14.

  • Diritti di carta - EDUPARE

    merito al presente stato di cose: The ministry of education, managed since its

    establishment in the year 2006, in restructuring the educational process in Palestine on

    the level of regular and irregular educational systems. The ministry managed in

    unifying pedagogy in the Palestinian schools and improving the quality of textbooks.

    However, the ministry did not give adequate focus on the importance of students

    mental health17.

    Uno dei punti maggiormente sottolineati la carenza di attivit extra-curriculari.

    La realizzazione di laboratori darte o di iniziative culturali in genere, di attivit

    sportive o di altra natura, anche ludico-ricreativa, consentirebbe ai ragazzi di

    trascorrere buona parte della giornata in luoghi protetti (per quanto sia possibile

    assicurare protezione in una situazione di guerra) e a loro completamente dedicati.

    Programmi di questo tipo potrebbero, al contempo, rappresentare occasioni di sfogo o

    espressione dei propri sentimenti e, dunque, modi per canalizzare emozioni che, se

    ignorate, rischierebbero di comportare pesanti ripercussioni sul benessere mentale dei

    bambini. Purtroppo, per, queste attivit non vengono implementate, o perlomeno non

    lo sono in numero o quantit sufficiente. Le ragioni di questa carenza vanno ricercate

    nellassenza di obbligatoriet per le scuole di organizzare attivit di questo tipo (i

    dirigenti scolastici godono di una particolare autonomia in merito a tali questioni), ma

    soprattutto - nellassenza di fondi garantiti dal Ministero per sostenere questi

    programmi.

    Un altro aspetto fondamentale per il rafforzamento del sistema educativo-

    formativo quello dei servizi di assistenza e sostegno psico-sociale. In contesti come

    quello palestinese non pu pensarsi di fare a meno di un supporto di questo genere. Il

    Ministero ha gi avviato da diversi anni nel 1996 veniva istituito il dipartimento

    ministeriale che prendeva in carico lelaborazione e lorganizzazione di questi interventi

    - unattivit in tal senso, ma purtroppo non sufficiente a coprire unemergenza di

    questo tipo. Sono state istituite unit di terapia e consulenza psico-sociale allinterno

    delle scuole per fornire unassistenza qualificata ai ragazzi e i casi pi complessi sono

    indirizzati verso strutture esterne. I dati dimostrano, comunque, che quanto stato

    fatto finora non abbastanza, vi bisogno di uno sforzo maggiore: The percentage of

    the governmental schools that provide psycho-social counseling services is 67.3% while

    it was 59.9% in the UNRWA schools and 65.8% in the private schools. The total number

    of counselors working in the governmental schools is 1053 counselors, i.e. one counselor

    20 17Ivi, p. 17.

  • Diritti di carta - EDUPARE

    per 724 students. In the UNRWA schools, there are 218 counselors, meaning that there

    is one counselor per 1258 students. Regarding private schools, there are 261 counselors

    where there is one counselor per 386 students18.

    In questambito, un ulteriore apporto fornito da parte del Mistero della Salute

    palestinese che ha istituito nel tempo una rete di assistenza di primo e secondo livello,

    secondo la gravit dei casi trattati. Anche numerose organizzazioni della societ civile

    operano sul territorio per rispondere a queste necessit, fornendo ognuna nel suo

    specifico settore di competenza un sostegno serio e professionale a chiunque ne abbia

    bisogno: vittime di tortura, donne in difficolt, bambini e soggetti diversamente abili.

    Anche lopera svolta dallUNRWA, in questo campo, non trascurabile. LAgenzia

    conduce tutta una serie di attivit di assistenza e supporto psico-sociale sia allinterno

    delle scuole che gestisce, sia nel contesto delle sue cliniche allinterno dei campi per

    rifugiati.

    La violazione del diritto allo studio dei ragazzi palestinesi passa anche attraverso

    le gravi carenze che numerosi report riscontrano a livello infrastrutturale. Molti degli

    edifici utilizzati per accogliere le classi non sono adeguati allo scopo e spesso non sono

    neanche sufficienti ad accogliere tutti gli studenti. In moltissime scuole si costretti ad

    organizzare dei doppi o tripli turni e, laddove non necessario ricorrere a queste

    soluzioni, le classi sono generalmente sovraffollate. Le strutture non sono attrezzate per

    accogliere studenti diversamente abili, tanto da costringere questi ultimi, in alcuni casi,

    ad abbandonare gli studi. Lassenza di scivoli o di mezzi che li accompagnino a lezione

    rende molto complessa la frequenza scolastica di questi ragazzi.

    Il Ministero dellEducazione palestinese nellattuazione della propria strategia

    punta molto e questo pu sicuramente considerarsi come un elemento estremamente

    positivo sul coinvolgimento delle famiglie. Queste ultime, facendo parte di specifici

    consigli scolastici, possono dare il proprio contributo per il superamento di alcune delle

    problematiche affrontate dalle scuole. La condizione fortemente critica vissuta dai

    ragazzi palestinesi rende assolutamente necessario un intervento che sia quanto pi

    completo e articolato possibile: Palestinian students are subject to the arrogance

    practices of the occupation against them. The students are subject to the occupations

    attack directly on the physical level as well as indirectly when a relative is arrested or

    abused by the occupation. Arresting or abusing the custody of a child will make him/

    21 18 Ivi, p. 19.

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    her feels lacks of safety ad vulnerable to all behavioral disorders19. In casi come questi

    il percorso educativo deve - in misura maggiore rispetto a quanto avvenga negli altri

    paesi - essere pensato tenendo in considerazione che i soggetti cui indirizzato vivono

    una condizione estremamente disagiata.

    A conclusione di questo paragrafo si vuole riportare unesperienza pratica

    realizzata in ambito educativo sul territorio palestinese da parte del CISS e del REC

    (Remedial Education Center) nel contesto del Progetto EDUPARE. Si tratta di una scuola

    nella quale sono realizzati programmi innovativi sotto il profilo educativo e

    assistenziale. La scuola del REC (che si trova allinterno del campo profughi di Jabalia, a

    nord di Gaza City) nasce come asilo e in un secondo momento - quando il primo gruppo

    di bambini che aveva iniziato a frequentare, termina il percorso della scuola materna

    viene istituito anche un secondo livello di istruzione per i bambini di et superiore ai

    cinque anni. Le famiglie sono sempre state coinvolte in questa esperienza e si tratta di

    uno dei pochi esempi di scuole miste. La scuola del REC si colloca a cavallo tra le

    scuole pubbliche e quelle dellUNRWA ed strutturata in accordo con la realt

    familiare, perch non vuole fornire un servizio unicamente ai bambini. Chi la frequenta

    paga, ma la quota minima. Allinterno della scuola vengono applicate differenti

    metodologie, si tratta ad esempio dellunica scuola a Gaza ad avere avuto dei clown

    teachers. Ogni strategia seguita stata strutturata a livello psicologico e pedagogico. La

    scuola riconosciuta dal Ministero dellEducazione, dunque, ai bambini che terminano il

    percorso di studi sono riconosciuti gli stessi titoli ottenuti dai coetanei che frequentano

    le altre scuole presenti sul territorio. I metodi di valutazione utilizzati sono, per,

    differenti. In una prima fase, si hanno delle valutazioni condivise su obiettivi raggiunti,

    laddove la condivisione riguarda insegnanti, genitori e bambini. Soltanto in un secondo

    momento, le valutazioni - intese nella loro accezione classica sono fornite al Ministero

    dellEducazione. Ma il progetto non prevede soltanto la scuola. Il REC, infatti, gestisce

    anche numerose CBOs (Community Based Organizations) - gruppi non-profit che lavorano

    a livello locale per migliorare le condizioni di vita dei residenti e tra queste ve n una,

    direttamente creata dal REC, che lavora sulla disabilit e sullinclusione sociale.

    Tra le principali innovazioni introdotte da CISS e REC nel loro progetto, vi

    unesperienza pilota che prevede listituzione dellasilo allinterno della scuola, cosa

    che in Palestina non aveva precedenti se si considera che non esistono asili pubblici.

    22 19 Ivi, p. 24.

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    Questa iniziativa mira a far si che gli anni dellasilo divengano parte integrante del

    percorso formativo di ogni individuo. Anche la CBO sopra citata che si occupa di

    disabilit e inclusione sociale, in un secondo momento, stata inserita allinterno della

    scuola. Il bambino disabile, in questo modo, non pi costretto a recarsi presso

    unassociazione esterna alla scuola, ma assistito allinterno della stessa struttura

    scolastica che frequenta. Anche una clinica mobile di supporto psicologico stata

    inserita allinterno della scuola. Il supporto psicologico fornito non segue le metodologie

    tradizionali: sono molto utilizzati strumenti quali il gioco, losservazione durante il

    gioco, lapproccio di gruppo e - soltanto laddove necessario lapproccio individuale,

    questultimo spesso intrapreso attraverso incontri organizzati direttamente a casa del

    soggetto cui rivolta lassistenza. La famiglia sempre coinvolta in queste attivit.

    Il REC ha firmato un accordo su base decennale con il Ministero dellEducazione

    per il coordinamento di percorsi comuni, con lobiettivo di esportare questo progetto

    pilota da Gaza agli altri Territori Palestinesi Occupati. I metodi utilizzati per riuscire ad

    espandere queste innovative strategie di intervento dovrebbero essere principalmente

    due: da una parte tentare di creare allinterno di una scuola governativa la struttura

    asilo, dallaltra, provare contestualmente a trasferire in quelle stesse scuole anche le

    cliniche mobili che si occupano di fornire assistenza psicologica ai bambini, tentando

    cos di evitare lintervento di CBOs esterne. A fianco dei docenti, generalmente, il

    Ministero richiede la presenza dei cosiddetti "supervisor " (una figura simile a quella dei

    tutor) che vengono - su richiesta del Ministero stesso - direttamente formati dal REC

    sulla base delle tecniche pedagogiche che informano lintero impianto del progetto.

    In Cisgiordania la situazione pi complicata perch si opera in Area C. Lattivit

    di mappatura condotta dalle organizzazioni Bisan e CISS su questi territori si sviluppa in

    collaborazione con un altro partner, lONG Vento di Terra. E stato costruito un asilo in

    gomme per aggirare il divieto di costruzione di strutture fisse (come detto in precedenza

    per la costruzione di qualsiasi edificio, anche scolastico, in Area C necessaria

    lautorizzazione da parte del governo israeliano, che nella maggior parte dei casi non

    concessa). Molto spesso accade che le ludoteche siano costruite su ruote in modo da

    poter essere materialmente trasferite in altro luogo per aggirare eventuali ordini di

    demolizione. In alcuni dei villaggi non esistono scuole e i bambini sono costretti a

    camminare, in determinati casi, fino a quattro ore per raggiungere gli istituti pi vicini.

    Il CISS e le altre organizzazioni partner stanno tentando di raccogliere dati quanto pi

    precisi possibile su queste aree per fornire un quadro dettagliato in materia di

    organizzazione e funzionamento del sistema educativo. Lo staff operativo del progetto

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    in Cisgiordania si compone di uno psicologo, di un educatore o pedagogista, un esperto

    legale e un ricercatore.

    Tutti questi sforzi mirano a migliorare le condizioni di vita di numerose persone. Il

    lavoro svolto da queste organizzazioni rappresenta una base fondamentale su cui poter

    operare per rafforzare la consapevolezza sia della comunit internazionale, sia della

    societ civile globale rispetto a ci che accade in territorio palestinese. Se vero che

    il futuro si costruisce attraverso la crescita e la formazione delle generazioni pi

    giovani, la popolazione palestinese costretta a subire terribili violazioni in materia di

    diritti umani fondamentali rischia seriamente di vedere compromessa in modo

    irrimediabile la propria esistenza. Illuminanti, a questo riguardo, sono le parole di Sami

    Basha - docente di Pedagogia e Scienze dellEducazione presso la Palestine Ahliya

    University di Betlemme - secondo il quale in Palestina esiste: lemergenza [] di

    trovare risposte in un percorso educativo liberante, un intervento pedagogico-clinico

    capace di dar vita a una societ civile che sappia auto-rafforzare la propria identit e

    costruire il proprio progetto di vita20.

    24 20 S. Basha, "Diagnosi di un popolo - Il caso Palestina" Un percorso di intervento pedagogico in un contesto di Conflitto, da Riv. Pedagogia Clinica-Pedagogisti Clinici, 15, lug-dic. 2006.

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    3. Il sistema educativo italiano

    In questo paragrafo si condurr unanalisi di quelli che sono i principali

    provvedimenti previsti dal sistema italiano a sostegno di quei casi o situazioni in cui si ha

    necessit di particolare assistenza. Lobiettivo individuare prassi e procedure che

    possano essere utilizzate in unottica di scambio e supporto reciproco tra il sistema

    italiano e quello palestinese (come previsto dal Progetto EDUPARE precedentemente

    richiamato). I principali riferimenti normativi italiani in materia sono la Legge 517/1977

    che, tenendo in considerazione le possibili diverse esigenze educative manifestate dagli

    alunni, introduceva una maggiore flessibilit didattica e organizzativa che mirava alla

    normalizzazione dellinserimento dei bambini o ragazzi disabili nel contesto di uno

    specifico percorso formativo; la Legge 104/1992, legge quadro per lassistenza,

    lintegrazione sociale e i diritti delle persone handicappate; la Legge 170/2010 - attuata

    dal Decreto ministeriale 5669 del 2011 - che ha riconosciuto i Disturbi Specifici di

    Apprendimento (DSA), come la dislessia, la disortografia, la disgrafia e la discalculia; e

    la Direttiva ministeriale del 27 dicembre 2012, resa operativa dalla successiva circolare

    ministeriale applicativa n. 8 del 6 marzo 2013, che riguarda il tema dellinclusione e

    introduce, per la prima volta, il concetto di Bisogni Educativi Speciali (BES).

    I BES sono i bisogni di tutti quegli alunni che ricadono sotto la tutela delle

    disposizioni legislative appena citate e dunque tutti quei soggetti con disabilit (L.

    104/1992), deficit dellapprendimento, del linguaggio o della coordinazione motoria (L.

    170/2010), o caratterizzati da svantaggio socio-economico, linguistico o culturale

    (Direttiva ministeriale del 27 dicembre 2012). Nei primi due casi la condizione di

    particolarit vissuta dagli alunni certificata da apposita documentazione medica,

    nellultimo caso, pu essere accertata anche attraverso specifiche segnalazioni da parte

    dei servizi sociali. Gli alunni con BES sono individuati dai Consigli di classe o, in caso di

    scuola primaria, dai team di docenti. Per tali soggetti viene predisposto, da parte del

    Consiglio, un Piano Didattico Personalizzato (PDP) che deve poi essere sottoposto al

    vaglio del Dirigente scolastico e delle famiglie. La normativa prevede altres listituzione

    di un Gruppo di Lavoro per lInclusione (GLI) composto da Dirigente, docenti, genitori,

    assistenti alla comunicazione e, in caso di scuola secondaria di secondo grado, dagli

    alunni. Questo Gruppo ha il compito di rilevare i casi di BES presenti nella scuola, di

    concertare una strategia di intervento comune con altre scuole o Amministrazioni in

    materia di elaborazione di specifici interventi didattico-educativi e di proporre il

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    cosiddetto Piano Annuale per lInclusivit (PAI). Tale Piano si ispira al modello ICF

    (Classificazione internazionale del funzionamento, delle disabilit e della salute) -

    sviluppato dallOrganizzazione Mondiale della Sanit attraverso cui sono descritte la

    natura e la gravit delle limitazioni del funzionamento della persona e i fattori

    ambientali che influiscono su tale funzionamento. LICF riserva una profonda attenzione

    allambiente socio-culturale in cui la persona vive21.

    Altri organismi fondamentali per il compimento della strategia che ispira lintero

    piano elaborato per il sistema italiano sono i Centri Territoriali di Supporto (CTS) e i

    Centri Territoriali per lInclusione (CTI). I primi sono stati istituiti dagli Uffici Scolastici

    Regionali in accordo con il MIUR (Ministero dellIstruzione, dellUniversit e della

    Ricerca) nellambito del progetto Nuove tecnologie e disabilit e costruiscono la

    propria attivit di supporto alle scuole agendo in rete e coordinando gli interventi con

    numerosi altri attori, come gli enti locali, i centri di ricerca e i servizi sanitari. Tra le

    principali funzioni svolte ci sono quelle di istruzione e formazione per docenti, studenti

    e famiglie; la gestione degli ausili e comodato duso; lattivit di ricerca volta

    allimplementazione di buone pratiche; la definizione di un Piano annuale di intervento;

    e la gestione delle risorse economiche per istruzione, formazione e consulenza22. I

    Centri Territoriali per lInclusione nascono, invece, a partire dalla disciplina prevista

    dallart. 50 del Decreto legge 5/2012 in materia di organico funzionale delle

    istituzioni scolastiche (comma b), reti per la gestione delle risorse umane, strumentali e

    finanziarie (comma c), organico di rete per i Bisogni Educativi Speciali, la dispersione, il

    contrasto allinsuccesso formativo, il bullismo (comma d)23.

    Bisogna sottolineare che a partire dallanno 2000 le scuole italiane godono di

    unautonomia amministrativa, didattica e organizzativa che gli consente di elaborare un

    proprio Piano dellOfferta Formativa (POF). Questa possibilit, pur garantendo una certa

    libert di gestione, non conferisce alle scuole un potere decisorio assoluto:

    Lautonomia didattica non significa libert di autodeterminazione nellindividuare

    percorsi formativi, perch questi si concretizzano in un ordinamento scolastico

    nazionale, ma vuol dire piuttosto muoversi in modo flessibile e dinamico allinterno di

    un quadro precostituito di norme, in una flessibilit di gestione24. Il POF, attraverso il

    Piano Educativo Individualizzato (PEI), deve elaborare anche percorsi educativi

    26 21 Bisogni Educativi Speciali. Guida alla nuova normativa, Milano, RCS Libri, 2014, p. 10. 22 Cfr, Ivi, p. 12. 23 Ibidem. 24 EDU-PA-RE. EDUcazione Partecipazione Rete, Il funzionamento della scuola in Italia: i Bisogni Educativi Speciali, Documento elaborato dallONG CISS/Cooperazione Internazionale Sud-Sud, pp. 10-11.

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    differenziati di recupero e sostegno, per soddisfare le specifiche esigenze degli alunni

    della scuola. Altro strumento fondamentale per la realizzazione di tale scopo il Piano

    Didattico Personalizzato (PDP) (gi sopra richiamato) realizzato dal Consiglio di classe o

    dal team di docenti della scuola primaria. La tendenza, nel tempo, divenuta quella di

    sganciare lelaborazione di un piano di apprendimento personalizzato dalla necessaria

    presentazione di una certificazione medica. In altre parole, anche in assenza di

    documentazione che attesti leffettiva presenza di un disturbo dellapprendimento o di

    altro genere, il Consiglio di classe pu, comunque, rilevare in autonomia la necessit di

    elaborare un percorso formativo individualizzato per un alunno che presenti particolari

    difficolt o disagi. Il PDP pu essere rivolto ad un singolo alunno, o allintera classe.

    Lazione coordinata di tutti questi organi, cos come prevista dalle normative

    precedentemente citate, dovrebbe poter garantire la programmazione di interventi

    pedagogico-didattici mirati alla piena inclusione degli studenti che frequentano le scuole

    italiane e a prescindere dalle differenti necessit o bisogni che questi manifestano. La

    speranza che i singoli istituti, ormai dotati di una considerevole autonomia di gestione,

    siano in grado di implementare strategie di successo per il conseguimento di tali

    obiettivi. Ancora una volta la cornice normativa pare essere adeguata agli scopi

    prefissati, resta da lavorare sulle singole realt con passione e inventiva, per realizzare

    concretamente piani e programmi che possano garantire un sano e cosciente sviluppo

    delle nuove generazioni.

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    Ramallah, febbraio 2014

    Gaza, febbraio 2014

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    4. Conclusioni

    Il presente elaborato ha cercato di analizzare il tema della violazione dei diritti

    dei minori palestinesi, concentrando lattenzione - in particolar modo - sulle carenze del

    sistema educativo. E molto complesso esaminare la questione in modo oggettivo,

    tentare di mantenere un approccio sufficientemente distaccato per fornire un quadro

    quanto pi fedele possibile a quello effettivo. Linnaturale contesto di morte e

    distruzione che sostanzia la realt di quei territori , infatti, il presupposto di base da

    considerare, qualunque siano il settore o lambito verso cui si vuole indirizzare la

    ricerca. Una guerra che si trascina per decenni colpisce le case, le scuole, le industrie,

    ma soprattutto lanimo della gente, compromettendone lo spirito. Le nuove generazioni

    che non hanno vissuto altro che questo stato di cose, rischiano - pericolosamente - di

    assuefarsi a questa terribile condizione e proprio per questo il compito del sistema

    educativo acquisisce unimportanza fondamentale. Esso deve svolgere un ruolo decisivo

    nel supportare i bambini e i ragazzi palestinesi oltre che sotto il profilo formativo, anche

    sotto quello psicologico. Le strutture scolastiche devono perci svolgere unattivit

    molto pi articolata rispetto a quella che potrebbe immaginarsi essere necessaria in una

    situazione di convivenza pacifica.

    Il secondo paragrafo stato dedicato ad uno dei principali e pi evidenti ostacoli

    alleffettiva garanzia del diritto allistruzione per i minori palestinesi, e cio il tema

    degli arresti e della detenzione. Si osservato come le pratiche utilizzate dagli israeliani

    siano contrarie a una lunga serie di disposizioni normative, di carattere internazionale,

    contenute in documenti e trattati di cui - in alcuni casi - lo Stato israeliano peraltro

    firmatario. Le modalit in cui si svolgono le operazioni di arresto, detenzione,

    interrogazione e incriminazione dei minori sono oggetto di numerosi rapporti elaborati

    dalle agenzie specializzate delle Nazioni Unite che attestano lo stato di incontestabile

    violazione del diritto internazionale. Basterebbe il semplice buon senso per ritenere che

    condanne cos pesanti inflitte a minori siano fuori da ogni logica di punibilit, ma il

    governo israeliano continua indisturbato ad esercitare le proprie funzioni giudiziarie

    secondo i dettami del proprio diritto militare. La comunit internazionale, in massima

    parte, avalla questa situazione, o comunque resta passiva rispetto alla possibilit di

    esercitare una pressione maggiore sullo Stato di Israele.

    La terza sezione dellelaborato contiene unanalisi del sistema educativo

    palestinese. Partendo da una breve descrizione del suo sviluppo storico, si tentato di

    evidenziare i caratteri essenziali di un sistema che si caratterizza per uneccessiva

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    frammentazione e fragilit. Il contesto politico, inevitabilmente, influenza

    negativamente il funzionamento e la gestione delle strategie implementate a sostegno

    della questione educativa nel suo complesso. Numerose sono le criticit riscontrate:

    assenza di strutture adeguate; estrema difficolt nellottenere i permessi per la

    costruzione di nuove scuole; eccessiva distanza tra i principali centri abitati e gli istituti

    scolastici; deficit di sicurezza per studenti e insegnanti che spesso sono costretti ad

    attraversare check-point militari per recarsi a lezione; carenza di servizi di supporto

    psicologico; pressione da parte della potenza occupante israeliana sulla questione della

    definizione dei programmi di studio; e, purtroppo, molto altro ancora. Non mancano

    comunque gli aspetti positivi.

    Molte organizzazioni non governative o della societ civile, locali e internazionali,

    operano sul territorio palestinese nel tentativo di integrare lattivit svolta dagli organi

    istituzionali. Questo supporto acquisisce unimportanza rilevante e fornisce ulteriore

    slancio per lelaborazione di progetti innovativi, come dimostra lesempio della scuola

    pensata e realizzata dal REC. I tentativi di ricostruire una strategia educativa e

    pedagogica che sia funzionale alle esigenze dellintera comunit dei Territori Palestinesi

    Occupati non possono passare in secondo piano e meritano grande attenzione da parte

    dei decisori politici.

    La quarta parte di questa relazione ha avuto ad oggetto il sistema educativo

    italiano e, nello specifico, i provvedimenti in esso implementati per far fronte ai Bisogni

    Educativi Speciali degli studenti. La breve trattazione delle strategie seguite dimostra

    come numerose normative, nel corso del tempo, abbiano cercato di costruire un sistema

    che potesse gradualmente adeguarsi alle necessit dei propri fruitori in termini di

    sostegno e inclusione. Listituzione di diversi organismi, interni ed esterni alla scuola,

    avrebbe quale obiettivo la costruzione di una rete che sia in grado di individuare i casi

    che necessitano di assistenza e di prevedere conseguentemente quale tipologia di

    percorso individualizzato realizzare. Tali strumenti, come anche quelli posti in essere sul

    territorio palestinese (sempre in tema di assistenza e inclusione dei minori) - se

    utilizzati in modo corretto - possono rappresentare elementi utili per realizzare un serio

    miglioramento qualitativo dei servizi scolastici. Un rapporto di confronto tra le differenti

    esperienze implementate dai due sistemi educativi, quello italiano e quello palestinese,

    sarebbe auspicabile in unottica di reciproco scambio e collaborazione.

  • Diritti di carta - EDUPARE

    Gaza, settembre 2014

    Gaza, maggio 2015

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    Nota

    Il Progetto EDU-PA-RE: una scheda sintetica

    Il progetto, il cui titolo completo 'EDU-PA-RE - Potenziamento e messa in rete dei

    servizi educativi e di supporto psicosociale rivolti a minori e donne nelle aree marginali della

    Cisgiordania, Striscia di Gaza e di Gerusalemme Est' coinvolge tre zone della Palestina:

    Gerusalemme Est (Citt Vecchia), Cisgiordania (comunit beduine in area C) e Striscia di Gaza

    (Governatorato del Nord) e intende migliorare la qualit dei servizi educativi e di supporto

    psicosociale per i minori e le loro famiglie.

    Il rafforzamento delle capacit degli operatori e delle associazioni, l'organizzazione di

    attivit in cui autorit locali e societ civile collaborano, lo scambio di competenze e buone

    pratiche, il confronto tra Striscia di Gaza e Cisgiordania, tra Territori Palestinesi e Italia, tra

    insegnanti e operatori sociali, sono tra le priorit del progetto. In particolare saranno realizzate:

    - attivit di formazione sullapproccio educativo, tra i temi affrontati: ruolo e

    responsabilit dell'insegnante, obiettivi pedagogici, lavoro di gruppo, intercultura, etc.

    - equipe pedagogiche nelle 12 strutture di Al Khan al Amar, Wadi Abu Indi, Anata, Al

    Jamal, Dkaika, Ramadin Al Janubi, Um el Nasser, Beit Laha, Jabalya

    - attivit di formazione per un gruppo di psicologi

    - attivit di formazione e di sensibilizzazione per operatori e volontari su temi specifici

    quali la nutrizione, l'igiene, lo sviluppo sostenibile, etc.

    - laboratori creativi per e con i bambini con l'utilizzo di tecniche quali la cromoterapia,

    larte terapia e la ludoterapia, che mireranno alla creazione delle proprie ludoteche

    - unit mobili di supporto psicologico in collaborazione con le Universit di Al-Ahzar

    (Gaza) e di Al-Quds (Gerusalemme Est)

    - due orti didattici nei centri educativi di Um el Nasser e Anata

    - corsi di alfabetizzazione per madri analfabete

    - avvio di un servizio di consulenza (legale, sociale, economico, formativo) rivolto alle

    famiglie

    - creazione di un tavolo di coordinamento tra soggetti istituzionali (Ministero

    dellEducazione, autorit locali, etc.) e della societ civile (dirigenti scolastici, rappresentanti

    delle comunit di base)

    - incontri di scambio di buone prassi in ambito educativo

    - campagne di informazione e sensibilizzazione per la protezione dei diritti dei minori.

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  • Diritti di carta - EDUPARE

    Diritti di carta*

    *Diritti di carta il nome della campagna di sensibilizzazione che si

    realizza nellambito del progetto EDU-PA-RE - Potenziamento e messa in

    rete dei servizi educativi e di supporto psicosociale rivolti a minori e donne

    nelle aree marginali della Cisgiordania, Striscia di Gaza e di Gerusalemme

    Est - 10187/CISS/TOC

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    Pubblicazione a cura di CISS/Cooperazione Internazionale Sud Sud

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    I contenuti di questo documento sono di esclusiva responsabilit delle Ong promotrici del

    progetto e non riflettono in alcun caso lorientamento del Ministero degli Affari Esteri.