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«LA VERITÀ VI FARÀ LIBERI»(Jo. 8, 32)
ChiesavivaANNO XXXIII - N° 353SETTEMBRE 2003
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“OPUS JUDEI”di
Josè Marìa Escriba(CANONIZZATO?..)
del sac. dott. Luigi Villa
Sì!Dopo la “beatificazione”, av-venuta il 17 maggio 1997,
se-guì, a spronbattente, anche la“canonizzazione” il 9 gennaio
2002.Sembrerebbe, perciò, il caso di dire l’as-sioma popolare:
«Cosa fatta, capo ha!».Ma è proprio così?.. Non essendo un dogma,
questo detto po-polare, lo si potrebbe sottomettere a unaspecie di
verifica per ogni caso, comequesto. E Noi l’avremo già fatta
questaverifica anche quando fu “beatificato”con un articolo dal
titolo: «Una “Beatifi-cazione” sbagliata?»1 portando le no-stre
riflessioni ad hoc su “documenti” e“fatti” che ci portarono a dire
che «quan-do si è annnciata la sua “beatificazio-ne” e si è parlato
di “un servo di Dio”,del quale si affermava che “constanole prove
delle virtù teologali della Fe-de, Speranza e Carità, tanto innanzi
aDio come dinanzi al prossimo, così co-me delle virtù cardinali...
praticate inmodo eroico», quanti avevano avuto re-lazioni personali
con lui non avevano po-tuto credere che quelle frasi del
“DecretoPontificio” del 9 aprile 1990 potesseroriferirsi a José
Marìa Escrivà de Bala-guer!Per questo, anche adesso, di fronte
al“fatto compiuto” della sua “canonizza-zione” - anche prescindendo
dalla valu-tazione che si può fare della sua Opera,l’Opus Dei! -
non possiamo restare indif-ferenti, perché è ben difficile per Noi,
cheabbiamo compulsato tante opere e mano-scritti sulla sua vita e
opere, credere e ri-tenere che Josè Marìa Escrivà sia statoper
davvero un modello di sanità da pro-porre!
ancora aperto tra i migliori teologi dogma-tici2. Chi lo volesse
chiarificare, lo puòleggendo tali Autori, quali, ad esempio,
ilcelebre teologo dogmatico prof. RomeroMons. Gherardini, già
titolare della cat-tedra di Ecclesiologia ed
Ecumenismonell’Università Lateranense, come eraConsultore per le
“Cause dei Santi”.Noi, qui, ci limiteremo a citare la
dottrinacattolica sulle “canonizzazioni”, che to-gliamo dal
“Compendio di TeologiaDogmatica” di Ludovico Ott-MariettiEdit.
1969, p. 502: Oggetto dell’infallibilità(della Chiesa).Leggiamo:1°
Oggetto primario dell’infallibilità so-no le verità formalmente
rivelate, con-cernenti la Fede e i costumi: (“De Fi-de” - D. 1839-
DS. 3074);2° Oggetto secondario dell’infallibilitàsono quelle
verità di fede e di morale che,benchè non formalmente rivelate,
sonoperò strettamente connesse con le rivela-te. (Sent. Certa (D.
1839 - Ds. 3074).Quindi, ciò emerge dal fine
dell’infallibilitàstessa, che è quello di “santamente cu-stodire e
fedelmente esporre il deposi-to della fede” (D. 1836 - DS.
3070).Appartengono, invece, all’oggetto secon-dario
dell’infallibilità:a) le conclusioni teologiche (...);b) i fatti
storici (...);c) le verità di ragione naturale (...);d) la
canonizzazione dei Santi, e cioè ilgiudizio definitivo che un
membro dellaChiesa è entrato nella beatitudine eterna,e perciò
fatto oggetto del culto pubblico.
***
2 “Chiesa Viva” *** Settembre 2003
Ma allora, come poter parlare di “infalli-bilità papale” in
questa “causa di ca-nonizzazione”?.. ma, forse, pochi sannoche
questo problema dell’“infallibilitàpapale”, su questo piano, è un
problema
1 Cfr. “Chiesa Viva”, nn. 297-298, luglio.-agosto e settembre
1999.
2 Cfr. Brunero prof. Mons. Gherardini: “Cano-nizzazione e
infallibilità” in “DIVINITAS - Ri-
vista Internazionale di ricerca e di critica teolo-gica” - Città
del Vaticano - Roma - p. 196-221.
Josèmaria Escrivà giovane studente.
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“Chiesa Viva” *** Settembre 2003 3
Nonostante questa base, rimane ancorala possibilità di porsi la
domanda: come èpossibile arrivare a una soluzione definiti-va di
“canonizzazione” senza aver risolto,da parte del Tribunale della
Chiesa, ognisingolo problema riguardante la
staturastorica-spirituale-ecclesiale della personadestinata appunto
ad essere esaminatasotto tutti gli aspetti sopra citati? L’
ambi-guità e la confusione non sono, forse, isintomi dei nostri
tempi? Leone XIII, nella sua enciclica “Huma-num Genus”, a
proposito della masso-neria, scrisse: «Smascherarla
significavincerla!». Lo stesso metodo andrebbeusato, forse, anche
per l’Opus Dei! Cer-cando la chiarezza nel suo vero intimo sene
scoprirebbero le radici, si stabilirebbe-ro i rapporti tra le sue
idee tipiche e si tro-verebbero le sorgenti che irrigano le
strut-ture di quell’organismo ormai radicato nelterreno ecclesiale,
sì da aver reso l’Operaaddirittura una “Prelatura” nella
SantaSede!È ovvio, perciò, che lo studio storico suquesto fondatore
dell’Opus Dei debba es-sere tuttora possibile, oltre che
doveroso!Riprendo in mano, così, un libro che feciarrivare, anni
fa, da Santafé de Bogota,dove era stato “Impreso en Orion
Edito-res-apartado Aéreo 37797 - Santafé deBogotà, D.C. Colombia”,
col t i tolo:“OPUS JUDEI - José Marìa Escriba”.Ne sunteggerò,
perciò, il capitolo II; “Lavida occulta de Escriva de Balaguer”,non
certo per farne uno scandalo - anchese, necessariamente, polemico!
- ma per-ché impossibile, dopo averlo letto, rima-nere
indifferenti, o restare neutri, o porsinel cosidetto “giusto
mezzo”. Sarà,però, un altro grido d’allarme, o almenoun campanello
intenzionale per coloroche cercano seriamente la “Verità”,quella
“Verità” che Gesù stesso ebbe adire: “vi farà liberi!” (Jo. 8,
32)!
****
LA VITA SEGRETA D’ESCRIVÀ DE BALAGUER
Tutte le biografia del “Padre”, scritte daisuoi collaboratori e
membri dell’Opera so-no, come norma, falsi e menzogneri, per-ché
tacciono tutto ciò che potrebbe nuo-cere alla sua vera personalità.
Sono co-me sepolti nel più profondo segreto, co-me la sua origine
giudaica; l’originecripto-giudaica della sua dottrina; ilsuo
sviluppo intellettuale, pure limitatoall’Opus, i suoi animatori
occulti; la suaomosessualità, le sue relazioni con certigruppi
sovversivi...Lui stesso ha saputo creare il suo roman-zo biografico
che non corrisponde affattoalla realtà. Nella sua persona, infatti,
c’èun’ambiguità, una scissione, una separa-
zione: l’autentico e il falso, il reale e il mi-stico, il volto
amabile e quello severo, letante contraddizioni... La creazione
delmito, la “deificazione” della sua personaè una delle tecniche
utilizzate da tutte lesètte per farne un culto di venerazione,un
capo carismatico che, grazie a un la-vaggio del cervello, fissano
gli occhi sul“capo” che li manipola e conduce.La sua biografia,
dunque, è talmente arti-fificiale che egli nascose persino il
suonome di Escriba, il nome che portò dallanascita, che si trova
scritto sul registro ci-vile, il nome di famiglia che significa,
eti-mologicamente, “dottore e traduttoredella Legge presso gli
Ebrei”3.Aveva, quindi, ragione José Ortega, pro-fessore in Diritto
Penale, quando il 26giugno 1975 ebbe a dire, in una intervi-sta:
«Io ho letto la Biografia di Josema-
ria Escriva. Dopo, io pensai all’uomoche c’era dietro quello
scritto e dovetticoncludere che non si può scrivereuna biografia di
Josemaria Escriva»4.L’Opus, perciò, è una sola persona:l’Opera è il
Padre e la sua personalità èla pietra angolare sulla quale giace
tutto ilfondamento dell ’Opus. “La Storiadell’Opus Dei è la
biografia medesimadel Fondatore”5.
***
Non nacque sano6. Fu esaminato da varimedici che ne constatarono
la gravità.Soffriva di convulsioni, che oggi si dico-no di
“epilessia”. La situazione finanzia-ria del padre era grave, per
cui la sua fa-miglia viveva in povertà e in
ristrettezzefinanziarie. Il padre non godeva una buo-na reputazione
nel paese, ed era sull’orlodel fallimento. In queste condizioni, la
sua entrata in se-minario di Logofrio fu piuttosto una que-stione
di sopravvivenza che una vocazio-ne al sacerdozio. Lui stesso ebbe
a di-chiararlo apertamente: «Io non ho maipensato che io potessi
divenire prete,nè di consacrarmi a Dio. Io non mi so-no mai posto
questa questione, per-ché io pensavo che quello non era perme.
Inoltre: L’idea di divenire prete, miannoiava nella misura che io
mi senti-vo anticlericale”7.Il biografo ufficiale e membro
dell’Opus,Salvator Bernbal, dovette riconoscere econfessare che
«noi sappiamo cheEscrivà non s’interessava per unaeducazione
ecclesiastica... l’idea di di-ventare prete non l’attirava»8. Una
suacontemporanea, Paula Roy, ha anch’es-sa affermato che «nel suo
comporta-mento, niente fa pensare a una voca-zione al
sacerdozio»9.E allora, quale fu il comportamento di Jo-semaria
quando entrò nel seminario diLogrofio? Ha risposto lui stesso. «Io
nonaveva alcuna virtù, neppure una pese-ta»!10. Vale a dire:
pensava solo ai pro-blemi umani: il denaro, il finanziamento,le
peseta. E si vantava di essere un“ghiozzo” (= grosso martello a
testaquadrata)!Essendo gracile di salute, fu ammessocome esterno.
Aveva 16 anni. Poi, passòal seminario di Zaragozza, indi in
quellodi Logrono, dove rimase dall’ottobre 1918al settembre 1920,
quando fu cacciatoda quel seminario perché
“omoses-suale”!11.Ritornò, poi, a Zaragoza, protetto dallozio
Carlos Albas, all’epoca canonico earcidiacono di Seo. Da notare,
però, cheDon Carlos, che conosceva bene il nipoteJosé Marìa, non fu
presente alla sua Pri-ma Santa Messa, nonostante che fossestato lui
a introdurlo di nuovo nel semina-rio di Zaragoza, dove un
professore lodefinì “instabile e arrogante”, mentre isuoi compagni
di studio lo dissero «ungiovane che amava la vita comune,
re-ticente, di un temperamento che è ta-lora rigido e violento,
mentre altre vol-te esplode in eccessi di collera impre-viste e
violente»12.Alla fine degli studi ecclesiastici, celebròla sua
Prima Messa a Pilar, nella Cap-pella della Santa Vergine, il 28
marzo1927. V’erano presenti solo una dozzi-na di persone, il che
dimostra quanta
3 Cfr. Dizionario Enciclopedico CODEX, p. 504.4 Cfr. Salvador
Bernal. “Monseñor Josema-ria Escrivá de Balaguer”. Editorial
Rialp1979, p. 9.5 Cfr. Jesùs Unfant. “La prodigiosa avventu-
ra del Opus Dei”, p. 9/10.6 Michael Walsh, “El mundo segreto
del-l’Opus Dei”, p. 24.7 Cfr. Salvador Bernal. op. cit., p. 55.8
Cfr. id., p. 59.
9 Cfr. id., p. 31.10 Cfr. id., p. 31.11 Cfr. id., p. 147.12 Cfr.
Daniel Artigues: “El Opus Dei enEspaña”, p. 17.
Josèmaria Escrivà seminarista a Saragozza.
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porco, quando è mangiato da un por-co, per dirla francamente.
Siamo degliangeli per poter elevare le nostre pro-prie idee a un
livello superiore. Ma sia-mo almeno degli uomini, in modo dapoter
trasformare dei prodotti alimen-tari in forti muscoli e, può anche
esse-re, in cervelli»19;«Voi dite che voi volete morire
eroica-mente, ma non pensate voi che è piùeroico morire in un buon
letto, comeun cittadino ordinario... ma però perdispiacere
d’amore?»20;«Ma cos’è il segreto della longani-mità? L’Amore.
Diventate amorosi evoi non vedrete mai più lasciare
quelsentimento»21;«C’è bisogno di una crociata per la vi-rilità e
la purezza che si oppone diret-tamente contro la dottrina, secondo
laquale l’uomo è un animale»22;«Dell’oro, dell’argento, dei
gioielli...terra, escrementi! Godimento, piacerisessuali,
soddisfazioni dei bisogni...come una bestia, un asino, un porco,un
gallo, un toro...»23;Secondo il Fondatore, “la sessualitànon viene
che al quarto o al quinto po-sto presso un uomo normale”...IL
“Padre” amava ripetere: «Fino all’etàdi 26 anni, io lo ignoravo. Io
desidera-vo questa stupudaggine di tenerezza,d’unità,
d’amore...»24.Dai suoi amici più intimi, egli era cono-sciuto per
questa passione. Una delleamicizie più intime di Escrivà, ben
camuf-fata, fu quella con Isidoro Zorzano, alquale egli dichiarava
il suo amore ar-dente sotto tutti gli aspetti. E molte per-sone in
Spagna, ne sapevano qualcosadi lui25.Ed Escrivà ne era così
ossessionato che«prescrisse che i “quadri” dell’Opusnon potevano
più avere dei segretarifemminili, ma dei segretari
maschili»26.Quando, nel 1946, Escrivà si stabilì a Ro-ma, venne in
contatto con Alvaro delPortillo, che poi divenne suo
successore,Prelato dell’Opus Dei e Vescovo. Fu untutt’uno con lui.
Escrivà l’ha accentuato: «Ebbene, noi ciamiamo. Certo, noi ci
amiamo, e que-sto è il miglior complimento che cipossono
indirizzare». E insisteva che «ipeccati dell’uomo rientrano nel
palmodella mano. Un palmo che passa dallatasca del pantalone
all’apertura deicalzoni»27.Persino nelle Cappelle e nelle
chiesedell’Opus Dei si trovano sempre dellepitture e sculture
d’angeli e arcangeli, deibei giovani maschi che uccidono
gloriosa-mente con le loro spade degli uomini del-la terra; nel
sudore e negli occhi deiquali però si vede la fiamma del
desi-derio28! Erotici, lussuriosi, tentatori!
4 “Chiesa Viva” *** Settembre 2003
poca simpatia avesse la gente a tutti ilivelli, di questo
neo-sacerdote!In quel periodo, egli faceva parte di ungruppetto di
giovani sacerdoti che voleva-no lasciare le loro parrocchie
originali perrestare a Madrid. Uno storico di quel tem-po, sulla
vita di Josémaria scrisse che«quella parte della sua vita è molto
te-nebrosa!»13.Quanto, poi, ai suoi presunti studi in Dirit-to, il
suo segretario personale, AntonioPerez, dice che «Padre Escrivà non
eraun gran giurista, come ci aveva fattocredere. Io dubito
realmente s’egli hafatto per davvero i suoi studi in Diritto.Io non
ho mai visto il suo diploma di li-cenza, come le cose si
svolgevanonell’Opera se avesse avuto questo di-ploma, l’avrebbe
certamente espostoin un quadro d’oro... Ad ogni modo,non era
affatto amatore del Diritto, an-zi ne aveva una certa
avversione!14Comunque, l’avvocato Felix Pons rac-conta che il Padre
Josémaria gli disse«che egli aveva, a Zaragoza, un buonamico che mi
lascerà passare senzaesami e mi donerà il diploma»!
***
Purtroppo, in lui c’era ben di peggio, co-me lo insinuavano in
molti, e cioè cheEscrivà aveva come una ossessione,un “piccolo
errore”, una anomalia nelsuo comportamento sessuale. Egli
era“omosessuale”, un floscio. Fin dallagiovinezza egli era
cosciente della suanatura sessuale diversa, contraria. Giànel
seminario di Logrofrio aveva dei pro-blemi di natura. Durante la
sua pubertà, aZaragoza, attirava attenzione “perchéegli non
frequentava mai delle ragaz-ze”. Una tendenza, questa, che ebbe
pertutta la sua vita. Un anno prima della suamorte, il 23 giugno
1974, nel teatro Coli-seo di Buenos Aires, gridò: «Pregate pertutti
i preti-peccatori come me - affin-ché non facciamo delle
stupidaggi-ni»15.Quando era superiore del seminario diZaragoza,
egli si lavava da capo a piediogni giorno, mentre i seminaristi non
lofacevano mai.Un esempio: un giovane, di nome Lau-reano, era
uscito dall’Istituto di “PortaCoeli” (un istituto di giovani
delinquenti,dipendenti del Tribunale per giovani), edivenne membro
dell’Opus Dei. Un gior-no, il padre Josémaria se ne andava
perMalaga, senza un motivo evidente. Ricar-do Laureano lo
accompagnava. Al ritor-no, il giovane venne a sapere che il
padreEscrivà disse al superiore di un conventoche l’aveva tolto da
Porta Coeli, ma chepoi era uscito dall’Opus Dei, e l’aveva
portato lì per sbarazzarsi di lui! A queitempi - dal 1934 al
1935, l’Opus avevasolo sette membri e ciascuno viveva an-cora
presso la propria famiglia, eccettoLaureano, omosessuale, che
abitava
alla residenza, assieme con Escrivà16.L’Autore Vicente Gracia,
in un suo ro-manzo: “Au nom du Padre”, pubblicatonel 1980, descrive
non pochi incontriamorosi tra Escrivà e alcuni giovani.Questo
fremito sessuale intimo diEscrivà, si nota, inevitabilmente,
anchenel suo libro di guida spirituale: “ElCamino”, di cui
riportiamo alcuni fra-menti dei più chiari che tradiscono
letendenza pedofile d’Escrivà:«Il matrimonio è per il popolo e
nonper il Regno del Cristo. Come l’alimen-tazione è una necessità
individuale, laprocreazione non è che una necessitàper la razza, da
cui l’individuo può far-ne a meno...»17 ;«È poi vero - ma io non lo
credo e non lovoglio credere! - che sulla terra non cisono persone,
ma solo dei ventri?»18;«La pietanza la più raffinata, e anche lapiù
saporita, diviene nutrimento per il
1925. Il giovane prete Josèmaria Escrivà.
13 Cfr. Yvon Le Vaillant, “La Santa Mafia”, p.11.14 Cfr. id., p.
19.15 Cfr. Salvador Bernal, op. cit., p. 90.16 Cfr. Maria Angustias
Moreno, “La otra ca-ra del Opus Dei”, p. 28ss.17 Cfr. Josémaria
Escrivà, “El Camino”, p.
28.18 Cfr. id., p. 38.19 Cfr. id., p. 367.20 Cfr. id., p. 734.21
Cfr. id., p. 999.22 Cfr. id., p. 121.23 Cfr. id., p. 677.
24 Cfr. Salvador Bernal, op. cit., p. 170.25 Cfr. id. p. 14526
Cfr. Alberto Mo, cada, “Historia oral delOpus Dei”, p. 158.27 Cfr.
Luis Carandell, op. cit., p. 100.28 Luis Carandell, “Vida y
milagros de mon-señor Escrivà de Balanguer”, p. 110.
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«Rev.mo e illustre Monsignore, dopo una meditata lettura della
Sua ope-ra: «La “nuova chiesa” di Paolo VI»(Ed. Civiltà, Brescia
2003), si può ben di-re che essa è il definitivo perfezionamen-to
degli altri Suoi due studi al riguardo. Lei, cioè, ha dimostrato da
pari Suo chePaolo VI alterò, cambiò, profanò, letteral-mente, tutta
la Religione: nel cosiddetto“Concilio vaticano II” - che il
compiantoMons. Spadafora chiamava, satiricamen-te, “il concilione”
- nell’ecclesiologia,nella teologia, tanto dogmatica quantomorale,
nell’esegesi biblica, pratica-mente “consegnata” (in latino:
tràdita)alla “dittatura delle opinioni”, come di-rebbe il Card.
Siri, imposta ed esercitatadai neo-modernisti; nella catechesi,
sov-vertita oltre ogni dire; nella liturgia, stra-ziata almeno
nello stesso modo nellaconcezione generale dell’ecumenismo;
e,infine, nel cosiddetto “nuovo codice” didiritto canonico.
Occorrerebbe, allora, quasi un volumecome il Suo per soffermarsi
sulle immanie innumerevoli devastazioni spirituali per-petrate,
more gnostico, da Montini, intutti i campi ora ricordati. Ma
persino se,per assurdo, non ci fosse altro, bastereb-be il fatto,
lamentato da Lei col più ango-sciato vigore, che, a parere dei
neo-mo-dernista Montini la religione deve cam-biare perché il mondo
cambia (cf. pp. 65S.). Invece, Gesù, i Suoi Apostoli, la SuaChiesa
di sempre e anche i Santi con-temporanei, tra cui S. Pio da
Pietralcina,insegnano il perfetto contrario. Sennon-ché,
l’idolatrato “oggi” li commisera co-me “integralisti”,
“fondamentalisti”; efermiamoci qui. Inoltre, e peggio: quella
montiniana di-chiarazione nichilistico-storicistica fuesternata
dopo l’incredibile ottimismo deltroppo ingenuo Giovanni XXIII (cf.
pp.33-54); e dopo il fatto che financo l’apo-stata Hans Küng -
“degnamente” conti-nuato dal suo “compagno” Card. Kasper!-
riconobbe il carattere dottrinalmenteeversivo del Concilio Vaticano
Il (cf. p.55). Un altro merito che Le va riconosciuto,Monsignore, è
quello di aver smaschera-to anche il sovversivo ecumenismo
pseu-do-teologico del Card. Ratzinger (cf. pp.72-102); ovvero di un
personaggio ritenu-
“Chiesa Viva” *** Settembre 2003 5
la super-giudeo-massoneria-marxista, di-latata e camuffata,
sulla cui superficiequalche parola cristiana - lasciata conastuzia
farisaica - serve solo per abbindo-lare e strumentalizzare milioni
di poverisprovveduti. Tatticismo “compagno” delbacio di Giuda che
si realizza anchenell’egualitarismo filo-protestantico, laici-sta e
femminista, dei “nuovo codice” didiritto canonico (cf. pp.
322-347). Insomma, «Paolo VI non aveva alcunaformazione teologica;
mancava asso-lutamente di spirito soprannaturale»(Mons. Spadafora,
Il postconcilio. Crisi:diagnosi e terapia, Roma 1991, p. 35.
Ivi,pp. 122 s.), si trova un’importante preci-sazione dottrinale
circa il “nuovo rito”.A questo punto, viene pressoché sponta-
neo ricordare che, nei primi anni settanta,in pieno pontificato
montiniano, lo scritto-re Dinamo Cardarelli pubblicò, sulla
be-nemerita rivista “La Torre”, una brevepoesia intitolata: Sestina
a tutto sesto.Eccone il contenuto:
«Volendo confrontar sesto con sesto, evviva allor Papa
Alessandro sesto che, pur concubinario e disonesto, la santa Chiesa
non mandò in dissesto come, pian piano, sta facendo questo.L’uomo
peccò, ma stette in piedi il re-sto!».
A tali versi sembrano paralleli questi, delcattolico
tradizionalista Fabrizio ApollonjGhetti:
«E’ Concilio voce amabileche mi manda in visibilio.Però chiedo:
può un concilioconciliar l’inconciliabile?!».
Per la più autorevole-conferma dottrinalein merito, v. Mons.
Spadafora, La Tradi-zione contro il Concilio. L’apertura asinistra
del Vaticano II, Roma 1989. Di qui, il seguente sviluppo, che
piacquemolto allo Spadafora, del noto proverbio:“Meglio tardi che
mai”. Ossia: “Ma me-glio mai che Mao; oppure: “Meno peg-gio Mao che
Mao-lo dis-sesto”.E ciò perché, come insegna già
l’AnticoTestamento, il ridicolo discredita più delbiasimo.
Con devota gratitudine per quanto Leic’insegna sempre, Le invio
i migliori os-sequi.
to “progressista moderato”. Ma la tragi-ca realtà è che il
sistema neo-modernisti-co, di cui Ratzinger è uno dei
primiesponenti, ha favorito a tutto spiano ilmondialistico dilagare
delle orribili eresiedei Karl Rahner, dei Küng, degli
Schille-beeckx, dei von Balthasar e dei loro im-mancabili
“compagni”, parecchi dei qua-li hanno fatto un’allucinante carriera
(cf.pp. 124-150). E c’é di più: una delle rivoluzioni peggiori,se
non la più satanica, fu almeno agevo-lata da Montini nella “nuova
esegesi”(cf. pp. 151-188), contro la quale Mons.Romeo, da lei
citato, scrisse - nel 1960! -il profetico articolo su “Divinitas”;
e con-tro la quale Mons. Spadafora, fedele egeniale discepolo del
Romeo, scrissemolti articoli e volumi, tra cui emergequello che
potrebbe denominarsi il suo“testamento spirituale”, da Lei
ottima-mente citato: La “nuova esegesi”. Iltrionfo del modernismo
sull’Esegesicattolica, Sion (Svizzera) 1996.Ivi, sono messi nella
più chiara luce-guidai dogmi: della ispirazione divina di tutte
lesingole parti della Sacra Scrittura; dell’as-soluta inerranza di
essa, conseguente al-la sua divina ispirazione; della
ChiesaCattolica come unica depositaria e inter-prete autorizzata
del Libro sacro; dellastoricità dei Vangeli, insegnata dalla
Tra-dizione costante e ininterrotta della Chie-sa (cf. la “nuova
chiesa”, cit., p. 178). Si tratta di Verità assolute, più o meno
in-fangate dagli esegeti neo-modernisti, piùo meno creature e
“vedove’* di Montini.Da tutto ciò proviene che, nei “nuovi”
co-siddetti “catechismi”, le eterne e immu-tabili verità della Fede
e della morale cat-tolica sono offuscate, quando non
sostan-zialmente dissolte nello storicismo pseu-do-teologico e
pseudo-etico, il quale èl’anima - dannata - di quello che il
grandemariologo P. Roschini chiamava il “bol-scevismo
neo-modernistico” (cf. pp.189-226).Si spiega cosi anche
l’assassinio, in stilepiù o meno brigatista, della liturgia, da
Leidenunciato non solo in pagine ineccepibili(pp. 227-263), ma
altresì tramite la ripro-duzione fotografica di “eventi”
sacrilega-mente agghiaccianti (cf. pp. 265-285). Quindi, il “nuovo
ecumenismo” (cf. pp.287-321), che viene aggravato da ungiorno
all’altro, coincide sempre più con
LA “NUOVA CHIESA” DI PAOLO VIUNA LETTURA... MEDITATA!
di un professore docente d’Università
-
Eminenza Rev.ma,tenebre fitte avvolgono la terra, mada più parti
si auspica un luminoso fu-turo di pace, di giustizia e di
fratellanzauniversale; mentre attraverso il relativi-smo morale e
religioso, frutto amarodel modernismo imperante, si tenta,senza
successo, di gestire il male,dandogli una diversa accezione.Il
quietismo spirituale che ne derivae l’illusorio benessere diffuso,
spingo-no l’uomo all’apostasia, favorita anchedai troppi messaggi
falsi e accattivantiche minano nel profondo le coscienze,rendendole
vuote ed alienate.Così l’individuo, nonostante le parven-ze di
libertà e di auto-determinazione,si scopre fragile e facile preda
di chiha come solo interesse l’annichilimen-to della sua dignità di
figlio di Dio. Sivuole, in pratica, comporre una massainforme di
persone obbedienti al pote-re. Vengono, di proposito, generate
edalimentate guerre, violenze e corruzio-ni in ogni parte del
mondo, affinché ilgenerale malcontento produca dispe-razione. Senza
i valori religiosi, etici emorali, cosa resta, infatti, all’uomo
cheha investito tutto se stesso solo nelmateriale? L’essere umano è
restioall’obbedienza. La strategia vincente,quindi, consiste nello
spogliarlo a pocoa poco, in modo sistematico, senzache se ne
avveda, della volontà, dellafede e di ogni forma di sicurezza,
ab-bagliandolo, nel contempo, con falseprospettive di felicità
terrena.Così operando, in breve, l’uomo, privatodi tutto, diviene
terreno fertile, dove la se-mina del male è semplice e ricca dei
fruttisperati. Oggi, LA BESTIA si nascondenel sottobosco DELLA
GLOBALIZZA-ZIONE politica, economica e persinoreligiosa, fatta
passare come bene irri-nunciabile per l’umanità: panacea di tuttii
mali. Un unico governo mondiale eun’unica religione sincretica, che
riuni-sca in sè i principi fondamentali dei varicredo, attuerebbero
quella SINARCHIA
le istituzioni civili e religiose, neiposti chiave dove, in
virtù delle posi-zioni raggiunte, possono lavorare indi-sturbati.
Si spiegano, così, i fiumi diparole intrise di umanitarismo e di
mo-rale che, quotidianamente e apparen-temente dettate dalla più
banale de-magogia, invitano alla libertà,all’uguaglianza ed alla
fraternità, mache, in realtà, celano inganni ed in-tenzioni
assassine. Vogliono inocula-re nelle coscienze più deboli il
velenodel dubbio di essere in errore se si dis-sente da certe
posizioni abominevo-li, in ordine all’aborto, all’eutanasia,alle
guerre, all’omosessualità, o sesi cerca di difendere la propria
identitàdi cattolico. È in atto un tentativo di ve-ra e propria
manipolazione psicologicadal sapore subliminale.Tutto ciò che sì
verifica ai nostri giorniè, quindi, il risultato di un tenace,
orga-nico, programma, orientato sostan-zialmente alla definitiva
scristianiz-zazione dell’umanità. La società, per-tanto, non si
muove spinta dall’illogi-cità, come potrebbe sembrare da unesame
superficiale, bensì in stretta ob-bedienza a dettami ben definiti
già nelpassato, come si evince dall’attenta ri-lettura dei fatti
storici.Tanto premesso, entro nel vivo dellaquestione che
maggiormente interessail cattolico: l’atteggiamento dellaChiesa
istituzionale.Per secoli, senza paura, Essa ha dife-
so i valori della Tradizione e, non an-cora inquinata dai veleni
del moderni-smo, salda come roccia sulla Rivela-zione, ha predicato
la Parola di Dio sen-za distorsioni razionaliste per la
veraevangelizzazione dei lontani. Oggi, Romadovrebbe interrogarsi
forse più profonda-mente, sullo sfacelo morale dilagante;molti,
troppi pastori sembrano aver affie-volito il proprio zelo
apostolico. Scendonoa compromessi col mondo, pur di
fareproselitismo a qualunque prezzo, an-che rinunciando al primato
di Roma
LETTERA APERTA AL CARDINALE RATZINGER PREFETTO DELLA
CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE
dellla prof. Maria Pia Mancini
tanto auspicata dai nemici di Cristo,perché, a detta loro,
matrice di un cam-biamento epocale ed apportatrice di pacee
giustizia.Coloro che ambiscono ad umiliare il Cat-tolicesimo
sottomettendolo, perché nemi-co acerrimo di iniqui progetti, oggi
si sonoresi conto, loro malgrado, che un attaccofrontale, oltre che
portarli allo scoperto,non avrebbe esiti positivi come nel
pas-sato. Adottano, pertanto, lo stratagem-ma di farsi amici nei
nemici. Essi si so-no infiltrati, con vesti d’agnello in tutte
6 “Chiesa Viva” *** Settembre 2003
Il cardinale Joseph Ratzinger.
-
stessa...Ormai, si parla solo della Misericordia diDio,
dimenticando e facendo dimenticareche Egli è perfetta Giustizia!
Non sipredicano più il peccato e l’eresia, giu-stificando e
legittimando quest’ultima co-me diversa sequela di Cristo, in nome
diuna fratellanza di fatto inesistente. LaChiesa Cattolica,
Apostolica, Romana,checché ne dica l’uomo, rimarrà semprel’unica
depositaria della Verità, perchéfondata da Cristo stesso. Le altre
confes-sioni religiose, anche se definite chiesesorelle, sono
d’ispirazione umana, perciòfallaci e suscettibili di
evangelizzazioneda parte cattolica, non viceversa. “Utunum sint”
non significa appunto che ilontani debbano rientrare
nell’unicoovile, riconoscendo il primato di Pie-tro, tanto
discusso? È da tempo che ilCielo, in più parti del mondo, lancia
ri-chiami proprio a questa unità, oltre chealla conversione, alla
preghiera ed allapenitenza, ma non è ascoltato da granparte della
gerarchia ecclesiale che dàl’idea di essere più complice che
antago-nista di determinati poteri. Nei tempioscuri che viviamo, il
nostro clero, presoda questioni di ordine pratico, che fareb-be
bene a demandare ad altri, nondiffonde più la vivissima luce
delVangelo né indica l’autentico cam-mino nella Verità, rinunciando
al suograve mandato nell’ora del più grandetrionfo di satana, che
domina incontra-stato le anime, cosegnategli dagli stes-si che
dovrebbero difenderle anchecon la vita.Pare proprio che la
predicazione delVangelo, rimesso peraltro in discussio-ne da certa
TEOLOGIA PEREGRINA,sia divenuta inutile, a tutto vantaggio diuna
scriteriata diplomazia che nonsolo non converte i lontani, ma
to-glie ogni peculiarità al Cattolicesimo,soprattutto attraverso la
muta accetta-zione di eresie conclamate, perché“Qui tacet,
consentiri videtur”!Ci vestiamo di falsa umiltà, accusan-doci di
colpe mai commesse, ovverochiamando colpe tutte quelle lotte
oiniziative intraprese in difesa della Fe-de; dissacriamo la SS.ma
Eucari-stia, modificandone il significato piùprofondo ed autentico;
codifichiamoliturgie e comportamenti in apertocontrasto con i dogmi
sanciti, pur diessere accettati dai separati. Ciascunopuò
constatare l’abominio in atto, leg-gendo la Bolla del Papa S. Pio V
o idocumenti del Concilio di Trentosul valore della S. Messa, oggi
svili-ta a “celebrazione”, con ben altro signi-ficato. In nome
della fratellanza, i cattolicisono vittime degli influssi nefasti
delle va-rie eresie e assimilati a chi avremmo do-vuto invece
convertire. A riprova, e soloper citare un esempio fra i tanti,
rimandoalla lettura attenta del foglio “La Domeni-ca”, distribuito
nelle chiese per seguire laS. Messa domenicale, in cui, spesso econ
linguaggio ambiguo, si riscontranoposizioni filo protestanti. Ad
esempio, suquello di Domenica 19 gennaio 2003 è ri-portato il
seguente passo, tratto dal nuo-vo Messale Romano: «Si desidera
viva-mente che i fedeli ricevano il Corpo del
Signore con ostie consacrate alla stessaMessa e, nei casi
previsti, facciano la Co-munione al calice, perché anche permezzo
dei segni, la Comunione appaiameglio come partecipazione al
sacrifi-cio». Sempre nello stesso foglio, in pre-messa, si legge:
«Seguire Cristo vuol dirediventare Chiesa e nella Chiesa ogni
vo-cazione, ogni modalità di sequela (ancheil Luteranesimo? N.d.R.)
acquista prezio-sità, perché unita alle altre (come?N.d.R.)
inserita nella vita di Cristo stes-so».La chiesa cattolica, quindi,
è prote-stantizzata. Se l’affermazione non è veri-tiera – perché si
DESIDERA VIVAMENTE checi si comunichi con ostie consacrate
allastessa Messa? Forse perché in quelle ri-poste nel Tabernacolo
non c’è PresenzaReale, come ritengono protestanti e
neo-catecumenali? È noto, del resto, che ilnuovo Messale è stato
riformato da unaCommissione composta da protestanti edanglicani
(par conditio docet!) e che daesso era stata tolta la parola
“Sacrifi-cio”, reintrodotta, poi, solo per le prote-ste del Card.
Ottaviani; – perché si consiglia anche la Comu-
nione al calice, se tra i motivi addotti perl’introduzione della
Comunione sulle manisono stati determinanti quelli di
carattereigienico?– perché si critica il rapporto individualecon
Dio, se solo DALL’INTIMA UNIONECON LUI può scaturire l’amore vero
alprossimo? Non a caso, in quasi tutte lechiese sono stati
sostituiti i banchicon le sedie: l’Assemblea deve pregareinsieme,
possibilmente seduta o in piedi,mai in ginocchio, perché
inginocchiarsiequivale a pregare fuori dalla comunità,peccando di
singolarità, D’INDIVIDUALI-SMO;
– perché si vuol ridurre il numero delleSante Messe? S. Pio da
Pietralcina affer-mava che il mondo continua ad esistereproprio
grazie alle molte Sante Messeche si celebrano quotidianamente;
nonha mai detto che il mondo si regge per leAssemblee luterane o
neo-catecumenali;– perché la S. Messa è stata ribattezza-ta
Celebrazione? Forse perché la parolaMessa, estrapolata
dall’espressione lati-na: “Hostia missa est”, che significa“La
Vittima è stata inviata”, ricordatroppo il SACRIFICIO di cui si
vuol farperdere la memoria per non urtare Ebreie Luterani,
ingannando loro ed i fedeli di-stratti?– perché il SS.mo Sacrifico
è stato ri-dotto a semplice “RACCONTO” e laSanta Eucaristia a
semplice “CONVI-TO” fraterno?– perché non si fa adorazione
profondadelle Sacre Specie, ponendole con disin-voltura nelle mani,
senza attenzione aiFRAMMENTI, come raccomandato dalConcilio di
Trento? Cristo può essere toc-cato solo da chi ha le mani
consacrate.Non è vero, come affermano protestanti
eneo-catecumenali, che siamo tutti sacer-doti in virtù del
Battesimo! Infatti, il Signo-
re, nell’ultima Cena, ha istituito il SA-CERDOZIO MINISTERIALE
QUALERUOLO UNICO ED INSOSTITUIBILE,SECONDO LA SUA SAPIENZA!– perché
i Tabernacoli sono statitolti dall’altare centrale? Forse perfar
assomigliare le nostre chiese allesale luterane, in cui si “FA”
l’Eucari-stia, spezzando la Parola nell’assem-blea, ovvero
interpretando da sé laBibbia, come fanno anche i neo-ca-tecumenali
con il placet dei Vesco-vi?– perché sono permesse le cateche-si
rievangelizzatrici di Kiko Arguel-lo, pur non essendo esse né
epuratedalle eresie né approvate ufficialmen-te?– perché si affida
ad un laico, filoprotestante e filo ebraico la rievan-gelizzazione?
I nostri Sacerdoti catto-lici ne sono incapaci, o si teme di
bloc-care il processo distruttivo della nostraChiesa così ben
avviato? Il fine che sipersegue con simili, infami, macchina-zioni,
è ormai palese. Non è onestoapprofittare della porpora per
obbli-gare all’obbedienza, dovuta a Dionon all’uomo, soprattutto
quandoquesti ci indica strade sbagliate!È necessario, il momento lo
esige, chequanti hanno responsabilità in materiadi Fede,
chiariscano il perché del loro
incondizionato appoggio a coloro che at-tentano alla vera
Chiesa, rinnegandol’Eucaristia, UNICA PIETRA D’INTRAL-CIO
all’attuazione di un ecumenismodi chiara ispirazione
diabolica!Resta solo da augurarsi che i cattolici di-vengano più
attenti e vigilanti e che la Lu-ce dello Spirito riesca a penetrare
il cuoree la mente di tanti pastori modernisti af-finché si
convertano e rinuncino ad esse-re parte di un Sinedrio che, ancora
unavolta, immola Cristo sull’altare dell’ini-quità.Credo che Ella
abbia il preciso dovere difornire risposte chiare a quanti, a
causa
“Chiesa Viva” *** Settembre 2003 7
Il cardinale Joseph Ratzinger.
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8 “Chiesa Viva” *** Settembre 2003
delle deviazioni dottrinali, troppo a lun-go tollerate dalle
stesse Autorità, vedo-no prevalere una visione
orizzontalesociologica della Chiesa, a danno del-la Verità.A
ragione il Card. Biffi afferma: «L’alter-nativa alla fede è il
suicidio della ra-gione e la rassegnazione all’assurdo».Lo stesso
Card. Pacelli, futuro Pio XII,una volta confidò ad uno dei suoi più
inti-mi collaboratori: «Sento intorno a me deinovatori che vogliono
smantellare la Sa-cra Cappella, distruggere la fiamma uni-versale
della Chiesa, rigettare i suoi orna-menti, procurarle il rimorso
del suo pas-sato storico. Ebbene, mio caro amico, hola convinzione
che la Chiesa di Pietrodebba appropriarsi del proprio passa-to,
altrimenti si scaverà lei stessa latomba»!Lo sconvolgimento,
causato dalle innova-zioni, ha soffocato ogni anelito alla
tra-scendenza, causando rilassatezza di co-stumi, sia nel clero,
sia nel “popolo diDio”, perché la vita cristiana non èpossibile
senza l’Eucaristia, oggi ri-dotta a simbolo.L’Eucaristia è amore e
il mondo ha biso-gno d’amore. Gesù ha incentrato l’operadella
salvezza nella Sua presenza eucari-stica, nella fede
nell’Eucaristia, nel suoculto, nella sua adorazione. Facciamo sìche
i fedeli riscoprano l’abbraccio di Ge-sù Eucaristia! Che dà la vita
solo a chi lacerca nella verità e nella giustizia.
Ad ogni buon fine, trascrivo, qui, di segui-to, la Bolla di S.
Pio V e il discorso deiCardinali Ottaviani e Bacci, perché ci
sipossa rendere conto pienamente dellemoderne deviazioni liturgiche
e dottrinali
in merito alla S. Messa, durante la qualeè CRISTO CHE S’IMMOLA e
non la co-munità, come oggi si tende a far credere!L’unico Ministro
ne è il SACERDOTE, cuii fedeli si uniscono, “desiderando con
ar-dore di divenire intimamente simili a Ge-sù Cristo che patì
acerbi dolori”.
***
Da: “QUO PRIMUM TEMPORE” - Bolladi S. Pio V«... in virtù
dell’Autorità Apostolica, noiconcediamo a tutti i sacerdoti, a
tenoredella presente, l’indulto perpetuo di poterseguire, in modo
generale, in qualunquechiesa, senza scrupolo veruno di co-scienza o
pericolo di incorrere in alcunapena, giudizio o censura, questo
stessoMessale, di cui avranno piena facoltà diservirsi liberamente
e lecitamente, cosìche... NON SIANO TENUTI A CELEBRA-RE LA MESSA IN
MANIERA DIFFEREN-TE DA QUELLA CHE NOI ABBIAMOPRESCRITTA, NE’
D’ALTRA PARTEPOSSANO VENIRE COSTRETTI ESPINTI DA ALCUNO A
CAMBIAREQUESTO MESSALE. SIMILMENTE DE-CRETIAMO E DICHIARIAMO CHE
LEPRESENTI LETTERE IN NESSUN TEM-PO POTRANNO VENIR REVOCATE,
DI-MINUITE, MA STABILI SEMPRE E VALI-DE DOVRANNO PERSEVERARE
NELLORO VIGORE... NESSUNO, DUNQUE,E IN NESSUN MODO, SI PERMETTACON
TEMERARIO ARDIMENTO DI VIO-LARE O TRASGREDIRE QUESTO NO-STRO
DOCUMENTO: FACOLTÀ, STA-TUTO, ORDINAMENTO, MANDATO,PRECETTO,
CONCESSIONE, INDUL-
TO, DICHIARAZIONE, VOLONTÀ, DE-CRETO E INIBIZIONE. CHE SE
QUAL-CUNO AVRÀ L’AUDACIA DI ATTEN-TARVI, SAPPIA CHE
INCORRERÀNELL’INDIGNAZIONE DI DIO ONNIPO-TENTE E DEI SUOI BEATI
APOSTOLIPIETRO E PAOLO»!
***
Dal discorso dei CARDINALI OTTAVIANIe BACCI, sempre a proposito
della “nuo-va Messa”:«... Rappresenta, sia nel suo insieme co-me
nei particolari, un impressionante al-lontanamento dalla TEOLOGIA
CATTO-LICA della Santa Messa, quale fu formu-lata nella sessione
XXII del Concilio Tri-dentino, il quale, fissando DEFINITIVA-MENTE;
i “canoni” del rito, eresse unabarriera invalicabile contro
qualunqueeresia che intacchi l’integrità del Ministe-ro».
***
S. Pietro e S. Paolo hanno sicuramenteesultato DEL FATTO CHE,
PROPRIONEL GIORNO DELLA LORO FESTA èstato approvato lo statuto dei
neo-catecu-menali, rievangelizzatori IN PERFETTALINEA CON LUTERO
non con i dettati diS. Pio V e del Concilio di Trento, maiaboliti
dal Vaticano II che aveva previstomodifiche non sostanziali del
rito Tradi-zionale.Non c’è peggior cieco di chi non vuol ve-dere;
“errare humanum est, persevera-re autem diabolicum”!
LA “NUOVA CHIESA” DI PAOLO VIsac. dott. Luigi Villa (pp. 380 -
119 Fofografie - Euro 20)
Per richieste, rivolgersi a:
Operaie di Maria Immacolata e Editrice CiviltàVia G. Galilei,
121 - 25123 Brescia Tel. e Fax. 030. 3700003 - C.C.P. n°
11193257
Tutte le speranze nate col Vaticano II sono poi svanite.
L’aggiornamento, infatti,ha creato solo turbamenti e rimpianti che
hanno suscitato contestazioni per il de-classamento degli stessi
dogmi della dottrina cattolica.Questo libro sulla “Nuova Chiesa” di
Paolo VI, perciò, viene a confermare, conevangelica franchezza, che
le analisi e le previsioni emerse nel corso degli anniconciliari, e
dopo, si sono rivelate tragicamente vere. Inutile, quindi,
stracciarsi levesti, puntare il dito accusatore, indignati, e
condannare... Il dramma che vive oggila Chiesa, dopo Paolo VI, ha
reso conto del cumulo di giudizi arbitrari e faciloni,
dideformazioni e di varie bugie su tutto quanto è storicamente
attinente alla “NuovaChiesa” di Paolo VI!
NOVITÀ
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“Chiesa Viva” *** Settembre 2003 9
LA DOTTRINA SOCIALE CATTOLICA(da: La Dottrina sociale cattolica:
sfida per il terzo millennio - Rimi-
ni)
Da: “RERUM NOVARUM”Lettera Enciclica di S.S. Leone XIII sulla
questione sociale (15. Maggio 1891)
a) Giustizia
Innanzitutto, l’insegnamento cristiano, di cui è interprete
ecustode la Chiesa, è potentissimo a conciliare e mettere inaccordo
fra loro i ricchi e i proletari, ricordando agli uni e aglialtri i
mutui doveri, incominciando da quello imposto dallagiustizia.
Obblighi di giustizia, quanto al proletario eall’operaio, sono
questi: prestare interamente e fedelmentel’opera che liberamente e
secondo equità fu pattuita; non re-car danno alla roba, né offesa
alla persona dei padroni; nelladifesa stessa dei propri diritti
astenersi da atti violenti, né maitrasformarla in ammutinamento;
non mescolarsi con uominimalvagi, promettitori di cose grandi,
senza altro futuro chequello di inutili pentimenti e di perdite
rovinose.E questi sono i doveri dei capitalisti e dei padroni: non
te-nere gli operai schiavi; rispettare in essi la dignità della
per-sona umana, nobilitata dal carattere cristiano.Agli occhi della
ragione e della Fede, il lavoro non degradal’uomo, ma anzi lo
nobilita col metterlo in grado di vivereonestamente con l’opera
propria. Quello che veramente è in-degno dell’uomo si è di abusarne
come di cosa a scopo diguadagno, né stimarlo più di quello che
valgono i suoi nervie le sue forze. Viene similmente comandato che
nei proletarisi deve aver riguardo alla religione e ai beni
dell’anima. Èobbligo, perciò, dei padroni lasciare all’operaio
comodità etempo che bastino a compiere i doveri religiosi; non
alienarlodallo spirito di famiglia e dall’amor del risparmio; non
impor-gli lavori sproporzionati alle forze, o mal confacenti con
l’etàe con il sesso.
Principalissimo, poi, tra i loro doveri è dare a ciascuno la
giu-sta mercede. Il determinarla secondo giustizia dipende damolte
considerazioni: ma, in generale, si ricordino i capitalistie i
padroni che le umane leggi non permettono di opprimereper utile
proprio i bisognosi e gli infelici, e di trafficare sullamiseria
del prossimo. Defraudare poi la dovuta mercede ècolpa così enorme
che grida vendetta al cospetto di Dio. Ec-co, la mercede degli
operai... che fu defraudata da voi, grida;e questo grido ha ferito
le orecchie del Signore degli eserciti. Da ultimo, è dovere dei
ricchi non danneggiare i piccoli ri-sparmi dell’operaio né con
violenza né con frodi né con usu-re manifeste o palliate; questo
dovere è tanto più rigoroso,quanto più debole e mal difeso è
l’operaio e più sacrosantala sua piccola sostanza. L’osservanza di
questi precetti nonbasterà essa solo a mitigare l’asprezza e a far
cessare le ca-gioni del dissidio?
(continua)
BRAVO, DON VILLA! NON TACERE MAI! E, ALFIN,
CONTRO L’INFERNO VINCERAI!
Carissimo Don Villa, ho appena letto,Su “Chiesa viva”-giugno, il
bel servizio,E le varie missive, con diletto,Pur se adirato contro
il Sant”Uffizio.
Cristianamente, senza preconcetto,E il gruppo
episcopal-cardinalizio,Sempre più schiavo e sempre più soggettoA
chi la Chiesa spinge al precipizio!
Le cose che tu dici sono chiare,Come quelle che scrivono i
lettoriDel tuo mensile: Preti e Monsignori!
Ma gli “incogniti-arcani-superiori”Hanno in mano la Chiesa, a
quel che pare,Prona ai “fratelli-perfidi-maggiori”!
Prof. Arturo Sardini
CHIOSA
Il panschiavismo incombe in VaticanoOnde, siccome suole, fa
l’indiano!Se i “sommi sacerdoti” stanno zitti,Carissimo Don Villa,
siamo fritti!
Povero Cristo, poveri cristiani,Finiti del Sinedrio nelle mani,A
causa del Maligno, penetratoIn alto loco, dove è venerato!
CHIUSA
Tu seguita a gridare, tuttavia,Nel nome santo di Gesù e
Maria,Per scuotere dal sonno gli idiotiE denunciare i perfidi
iscarioti!
OCCHI SULLA POLITICA
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10 “Chiesa Viva” *** Settembre 2003
Documenta-Facta
IL PAPA E LA CONFESSIONE INDIVIDUALE
La Lettera Apostolica di GiovanniPaolo II: “Misericordia Dei”,
resanota il 2 maggio scorso, vuole il rilan-cio del Sacramento
della Riconcilia-zione, in crisi nel popolo di Dio.
La lettera: il confessore.«I preti siano sempre
disposti».Perciò, «tutti coloro cui è demandata,in forza
dell’ufficio, la cura delle ani-me, sono tenuti all’obbligo di
provve-dere che siano ascoltate le confessio-ni dei fedeli a loro
affidati. La man-canza di disponibilità ad accogliere lepecore
ferite, anzi, ad andare loro in-contro per ricondurle all’ovile,
sareb-be un doloroso segno di carenza disenso pastorale in chi, per
l’ordinazio-ne sacerdotale, deve portare in sél’immagine del Buon
Pastore.Gli Ordinari del luogo, nonché i par-roci e i rettori di
chiese e santuari,devono verificare periodicamente chedi fatto
esistano le massime facilita-zioni possibili per le confessioni
deifedeli. In particolare, si raccomanda lapresenza visibile dei
confessori neiluoghi di culto durante gli orari previ-sti,
l’adeguamento di questi orari allasituazione reale dei penitenti, e
laspeciale disponibilità per confessareprima delle Messe.
BANCHE ARMATE: IN TESTA: LA SPAGNA
Il quadro 2002 delle operazioni ban-carie, connesse con le
esportazioni
italiane di armi, mostra un mercatosempre più concentrato e
sempre piùnon solo europeo ma internazionale.L’istituto che guida
la classif icadell’anno scorso è lo spagnolo BancoBilbao Vizcaya
(216 milioni di euro diimporti autorizzati), che ha appoggia-to la
maggiore commessa dell’anno,la fornitura Iveco-Oto Melara di
auto-blindo alla Spagna. Segue la Bnl(138 milioni), già nel 2001
tornata adoccupare i primi posti dopo anni dimagra, che spazia
praticamente sututto l’arco dei clienti dell’industria ita-liana.
Ma la concentrazione emergesubito: il Banco di Bilbao è il
primoazionista della stessa Bnl con quasi il15% del capitale.Gli
altri operatori principali sono imaggiori gruppi italiani.
UniCredit (99milioni) continua lentamente a smalti-re i contratti
accumulati negli annipassati dal Credito Italiano, dallaFrancia
alla Romania, dal Pakistanagli Emirati Arabi, e sembra
ancoralontano da quella uscita dal mercatodelle armi promessa due
anni fa. Ca-pitalia, cioè Banco di Roma (98 mi-lioni), si segnala
per le operazioni inMedio Oriente, in particolare con ilKuwait,
mentre per il Banco di Sici-lia, ormai incorporato, passano i
com-pensi di mediazione della maxicom-messa 2000 al Sudafrica e
Bipop Ca-rire continua a gestire la fornitura2001 di elicotteri
Agusta alla Svezia.Il Gruppo San Paolo Imi (80 milioni)risulta
impegnato nel sostegno alleesportazioni Finmeccanica in Repub-blica
Ceca. Banca Intesa (57 milioni)lavora con Cina, Malaysia, Stati
Uniti,ma è meno presente di un tempo. C’èsempre invece la
britannica Barclays
Bank (31 milioni). Dopo di che siamo,per così dire, agli
spiccioli.Il Monte dei Paschi, altra banca adaver annunciato lo
stop alle armi, haeffettivamente ridotto ai minimi terminile nuove
autorizzazioni, anche se ve-de un residuo di operazioni degli
anniprecedenti per quasi 14 milioni di eu-ro. Per Antonveneta (7
milioni) l’en-trata in gioco nel 2001 non era statoun episodio:
continua ad operare inquesto campo soprattutto per forniturea
Francia e Turchia. Un’altra nuovaentrata di quest’anno è BreBanca,
laBanca Regionale Europea del GruppoBanca Lombarda e Piemontese.
Sitratta però solo di poco più di 1 milio-ne di euro per
esportazioni in Belgio. Il resto - poco - è coperto da
banchetedesche, arabe, britanniche, francesie qualche altra
italiana, tra cui, per laprima volta, una banca cooperativa,
laBanca San Giorgio (Vicenza), per 37mila dollari di vendite negli
Stati Uniti.(F.T.)
I NUMERI DELLA DISUGUAGLIAN-ZA FEMMINILE
– Il 70 per cento dei poveri sonodonne. Al sesso femminile
appar-tiene gran parte degli 1,5 miliardi dipersone che vivono con
1 dollaro algiorno, o meno!
– Due terzi, degli 876 milioni dianalfabeti del mondo, sono
don-ne. Il numero non è destinato a di-minuire in modo
significativo neiprossimi 20 anni.
– Ogni minuto di ogni giorno, unadonna muore, a causa di
compli-cazioni intervenute nel corso dellagravidanza o del
parto.
– 450 milioni di donne adulte, neipaesi in via di sviluppo,
hannoproblemi di crescita, nell’infan-zia, a causa di una
nutrizione pove-ra di proteine e scarsamente ener-getica.
– Tra gli 85 e i 114 milioni di donnee ragazze - la maggior
parte dellequali in Africa, Medio Oriente e Asia- sono state
sottoposte a mutilia-zione genitale femminile.
– Il 90 per cento circa delle attualivittime di guerra, sono
civili, inmaggioranza donne e bambini.Un secolo fa, il 90 per cento
diquelli che morivano in guerra eranomilitari!
– Oltre il 75 per cento dei “profu-ghi” sono donne e bambini.
Laloro debolezza li espone alla violen-za sessuale, sia durante la
fuga, sianei campi profughi.
– Le donne rappresentano solo il 13per cento dei Parlamenti
nazionali alivello mondiale, mentre sono lamaggioranza
dell’elettorato.
(Fonte: ONU)
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“Chiesa Viva” *** Settembre 2003 11
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12 “Chiesa Viva” *** Settembre 2003
LA VITA SPIRITUALE
C’è qualche cosa di interessante perla vostra vita spirituale e
che non puòessere omesso nella rassegna pre-sente.Accenni ad un
vago bisogno di moder-nizzare la vita spirituale, massima-mente
quella dei Sacerdoti, si sentonoqua e là in modo impreciso, per lo
piùin buona fede e magari ingenuo, piùnel parlare, che nello
scrivere, più convalutazioni particolari che con sistemigenerali.
Ciò mentre per fortuna ven-gono sempre più in onore gli studi
sul-le correnti di sana spiritualità, dallequali, nella scia di
mirabili Santi è stataarricchita la Chiesa.Facciamo dunque una
disanima nontanto di difetti, quanto di distrazioni, inanime ottime
e del tutto ben intenzio-nate, alle quali crediamo basti
l’autore-vole richiamo, tanto è il loro desideriodi essere
pienamente con Dio.Si parla di “spiritualità” senza attributio con
attributi vaghi, d’occasione, dalvalore più letterario che pratico.
Non èdetto che ciò che rimane vago edastratto sia un errore. Però
il vago el’astratto servono benissimo a coprirela ignoranza e la
nessuna volontà diassumere impegni precisi ed onerosi.È
cerebralismo. Per esempio abbiamoosservato con singolare insistenza
co-me a vaghi discorsi sulla “spiritualità”non corrisponda la
chiara affermazio-ne, che di quella il fondamento, siccomesi dice
nella prima delle Beatitudini (Mat-teo 5, 3), è la povertà di
spirito, ossia ildistacco dalle cose terrene e da se stes-so
(umiltà, obbedienza etc...).Così abbiamo sentito trope volte citare
apieno sproposito la mirabile dottrina delCorpo Mistico, della
quale si deve osser-vare che molto se ne parla e poco se neconosce.
Abbiamo incontrate anime, lequali, per via della ignoranza in
proposi-to, giungevano a fare di quella sacra dot-trina una specie
di sgravio della respon-sabilità personale, tanto nel bene che
nelmale! In certe cose, mettiamoci un po’ diteologia, precisa e
compresa.Il discorso sulla “personalità” è diventatocomune ed ha
certamente - non fosse al-tro che per tutte le offese che gli si
fannoal mondo d’oggi - tutti i crismi della mo-
dernità. Per tale motivo lo sentiamo va-gare a piene vele in
elucubrazioni, nellequali si desidererebbe maggior preoccu-pazione
di farsi meglio intendere da chipoco sa. E si assiste così - oltre
a tantemirabili cose delle quali non si finirebbedi dire bene - al
caso che colla persona-lità si sostituiscono tutte le altre
virtù,specialmente la umiltà, la obbedienza, lacarità e la
penitenza. Le parole tropporiassuntive sono pericolose da che
mon-do è mondo, perché ciascuno le intendecome vuole e come gli
comoda.Ritorniamo dunque al parlare concreto edalle cose
concrete.Nostro Signore ha presentato sempre laSua legge in modo
concreto, e l’ha sinte-tizzata nella Sua Croce. La Sua via rima-ne
sempre quella del sacrificio e della ca-rità, della umiltà e della
obbedienza. Non
ci ha mai insegnato a gonfiarci e ci haavvezzati ad agire per un
solo spetta-tore, Dio. L’inserzione in Lui non è unacosa astrusa; è
fare quello che Luivuole in modo da essere nella graziaSua ed
amarLo così, passandocoll’amore attraverso i fratelli. Non silegge
nel Vangelo nessun incitamentoad esercitare ed allenare comunque
lefacoltà critiche, bensì ci si legge cherenderemo conto di ogni
parola oziosa(Matt. 12-36) e che non dobbiamo di-vertirci a
giudicare il prossimo (Matt. 7,2).Cari Confratelli, stiamo attenti
ai ram-mollimenti, giustificati con parole diffi-cili. La tendenza
a sfuggire impegniprecisi e categorici, chiari e forti, a da-re
interpretazioni vaghe, letterarie,sentimentali ed anacquanti,
irrequietee comode alla divina norma evangeli-ca, deve trovare
insormontabile barrie-ra nella umile volontà di amare vera-mente e
servire il Signore. Ed in que-sto difendiamoci dal rispetto
umano.Infatti, in questo campo della vita spiri-tuale entra
talvolta in sordina e conmodi soavi la tendenza “a non
irritaretroppo il mondo”, a trovare “soluzioniconcilianti e
comprensive”, sicchè in-sensibilmente si può scendere la chi-na. Il
terreno delle conciliazioni è rap-presentato dal nostro sacrificio,
sicchègli altri si salvino, ma non dal sacrificiodella verità e
della legge. Dovremomoltiplicare noi personalmente la pa-
zienza, ma non applicare delle usure alSanto Vangelo.E vi
mettiamo in guardia a proposito dellamala applicazione di una
giustissima dot-trina. La giusta dottrina - che ebbe in
SanFrancesco di Sales il suo più illustre com-mentatore e
divulgatore - insegna comela perfezione cristiana sia
compossibilecon tutti gli stati e professioni,
purchéfondamentalemente onesti. Ma va da sè che questi stati, tutti
capacidi perfezione, debbono essere concepitinella luce di una
norma generale, la qua-le vuole si concluda qualcosa a gloria diDio
e non si perda tempo e non si dia aldivertimento più spazio di
quello ammes-so dalla equilibrata valutazione morale.Tanto abbiamo
ricordato perché, dellagiusta dottrina, si vedesse dove può sta-re
e sta di fatto la mala e compiacente
LA MODERNITÀ
di Sua Em.za Mons. Giuseppe Siri
6
“Lettera Pastorale al Clero”.
Sua Em.za Mons. Giuseppe Siri.
-
“Chiesa Viva” *** Settembre 2003 13
applicazione. Allorché si tratta di tipi dicondotta e di vita,
che ritendono aggeg-gio d’una posizione sociale e di una
di-sponibilità economica il perdere del grantempo, il passare
giorni e notte sul gioco(sia pure e magari non disonesto), il
va-golare annoiati da una distrazione all’al-tra, il concedere a sè
ogni comodo, ne-gando quasi tutto agli altri, il
considerarequalcuno come un essere inferiore, il fare- non
richieste - diverse villeggiatureall’anno, il sacrificare alla gita
ed all’eser-cizio fisico ogni giorno del Signore... as-sentendo
senza riserve, si farebbero del-la male applicazioni.Sarebbe
traditrice interpretazione delpensiero divino sulla carità, il far
diventa-re rotondo quello che Dio ha creato qua-drato.Sta bene
andare verso il mondo, ma ba-dando a non uscire dal recinto di
Dio.Ad evitare tutti questi pericoli, che si pos-sono risolvere in
sconfitte, inducendo voi,cari Confratelli, ad abbandonare una
se-rietà e profondità di metodo nell’orienta-mento spirituale e
nella vita spirituale, viconsigliamo a non leggere solamente
imoderni libri - pur eccellenti talvolta - diascetica, ma a tenere
sempre nella giu-sta condiserazione gli antichi. E tra
questiabbiate sempre tra mano la “Imitazionedi Cristo”.Tenete per
certo che uno dei trutti piùevidenti del progresso moderno è
quellodi rendere ogni uomo - che legge anchesolo il giornale -
presente a tutto il mon-do, e tutto il mondo presente e
magariterribilmente presente ad ogni uomo.Questo povero uomo
diventa sempre piùintimorito e più piccolo. Gli crescono a
di-smisura le paure e le voglie di trovaredelle formule accomodanti
per deporrequalche timore e qualche tristezza. Que-st’aria poco
coraggiosa e molto accomo-dante entra dappertutto e può far
dannoalla vita spirituale. Qui è modernità il nonlasciarsi
travolgere.
EDUCAZIONE
Il campo della educazione è in fermento.Esso attira la nostra
attenzione e perchéla educazione è troppo collegata colla vi-ta
morale, nonché colla verità dogmaticae perché in casa nostra ci
sono scuole,collegi, seminari.Vi sono sistemi educativi e vi sono
an-dazzi educativi. I primi hanno applicatoun procedimento
scientifico ed organiconel sistemare ed unificare delle
normeeducative. La scienza moderna ha affer-rato coi suoi
procedimenti tutto l’uomo epertanto ha avuto la tendenza a
sistema-tizzare anche la educazione.Non lamentiamocene; però, non
esage-riamo e - soprattutto - facciamo delleenergiche distinzioni.
Anzittutto, i sistemieducativi, ormai trattati
scientificamente,hanno la comune caratteristica di preoc-cuparsi
molto e talvolta in prevalenzadell’aspetto didattico, cioè delle
forme emetodo di insegnamento. Sono stati in-fatti congegnati
anzitutto per gli asili e perle scuole. È pertanto facile che,
piuttostoche considerare il completo processoeducativo, insistano
su di una parte di es-so.In tali sistemi si osserva che spesso
ilpunto di partenza è una osservazione ob-biettiva e che le formule
riassuntive han-no della verità e della praticità, puntinoesse
sulla partecipazione attiva dell’edu-cando o sulla partecipazione
dell’ambien-te, o sulla prevenzione e convincimento.A questo
proposito bisogna notare che ilpericolo sta proprio nel fare dei
sistemiassoluti, quando si pensa che difficilmen-te si trovano
bambini ed uomini che in-quadrino un tipo “assoluto”. In altri
terminibisognerà sempre, accanto ad un siste-ma giudicato “buono”,
mettere il criteriodel “contemperamento” pratico a secon-da dei
caratteri e delle circostanze. Così,si sfrutterà l’apporto
notevolissimo dellaosservazione moderna, temperandolo
colla saggezza dell’umano e ragionevolecriterio.Non si tralasci
finalmente che taluni siste-mi dimenticano troppo il dogma del
pec-cato originale, ossia, in pratica, la realtàdella debolezza
umana, nonchè il dogmadella Grazia, ossia della vita e risorse
so-prannaturali. Questa dimenticanza non èuna lacuna, sibbene un
errore pernicioso.Se non tutti possono essere degli specia-listi in
materia, tutti debbono però averela prudenza di dubitare
saggiamente, ri-flettere e, quando occorre, umilmente in-dagare.In
via generale si può dire che i sistemimoderni tendono a sviluppare
la azione ela personalità spontanea dell’educando.Questa linea è
sostanzialmente buona.Non sarebbe buona se la si deducessead
affermare un minor bisogno della di-sciplina e dell’ordine, come fa
taluno, cer-tamente corto di testa e di veduta.In più sarebbe
errore storico credere chetale linea fosse nuova. Infatti,
l’indirizzoeducativo cristiano l’ha sempre applicatoin pieno, senza
cadere in unilateralità edecurtazioni. L’ha applicato con duemezzi
semplicissimi: la vita interiore nellapiena attuale e vigorosa
attività della co-scienza personale; l’uso della mortifica-zione
cristiana. Questi mezzi, intesi a do-vere ed applicati bene, sono
il massimosviluppo alla azione, alla
personalità,all’auto-controllo. I sistemi moderni talvol-ta si
differenziano perché, ad otteneretutto questo, partono da una base
piùesterna, meno profonda della fede in Dio,più tecnica che
spirituale.Prendiamo dunque il buono dove è, mafacciamo le debite
distinzinoni.Preoccupiamoci piuttosto - e qui c’è il ve-ro motivo
della attualità - di dare alla edu-cazione quella consistenza che
bilancienergicamente la debolezza provocatadall’infittirsi
eccessivo delle esperienze edelle sensazioni.
(continua)
Cristiani, Musulmani, Ebrei, hanno lo stesso Dio? NO!sac. dott.
Luigi Villa (pp. 130 - € 10)
Per richieste, rivolgersi a: Operaie di Maria Immacolata e
Editrice CiviltàVia G. Galilei, 121 - 25123 Brescia Tel. e Fax.
030. 3700003 - C.C.P. n° 11193257
Questo nostro libro ha lo scopo di rettificare certe
affermazioni, sparse largamente sullastampa, specie cattolica,
circa l’eresia ecumenica d’oggi che afferma che il Dio deiCristiani
è lo stesso di quello dei Giudei e dei Musulmani. Ma il nostro
ragionamento,semplice, è questo: Gesù Cristo è Dio. Giudei e
Musulmani, però, non credono inGesù Cristo e non Lo venerano come
Dio; perciò, Ebrei e Musulmani non hannolo stesso Dio dei
Cristiani.La radice, quindi, della contrapposizione tra
Cristianesimo, Giudaismo e Islamismo, è dinatura teologica. Il Dio
dei Cristiani, infatti, non è soltanto il Dio Unico, ma è anche il
DioUno e Trino. Uno nella natura, Trino nelle Persone. Il Giudaismo
del Nuovo Testa-mento, invece, ripudia Gesù Cristo, e come Messia e
come Dio. L’Islam, pur ricono-scendo Gesù come “un apostolo di
Allah” (cfr. Sura IV, 156/157), nega la SS. Trinitàcome bestemmia;
perciò, chi non ha la fede musulmana è un “Kafir”, cioè un
“infe-dele”, per cui i “Kaffirma” sono tutti i non musulmani,
contro i quali ogni lotta è lecitae doverosa, dalla “guerra santa”
in giù, fino alle persecuzioni d’ogni genere!
-
Non sarà mai contro il comunismo laMassoneria che lo ha
generato, enon sarà mai contro la Massoneria
l’ebraismo anticristiano, che genera l’unoe l’altra. I tre sono
distinti, ma l’anima èuna sola, come appare nella politica
diEisenhower, ebreo, massone e filoco-munista.Attingiamo le
informazioni dal volume diTraian Romanescu, dell’università di
Bu-carest, “Traicion a Occidente”, in linguaspagnola, ed. Mexico
1961, pp. 290.L’apogeo del tradimento dell’Occidente èstato
raggiunto da Dwight David Ei-senhower, uno dei peggiori criminalidi
guerra non ancora giudicato.Ex comandante supremo delle truppe
al-leate in Europa, ex dirigente dell’univer-sità massonica di
Colombia, e alla fine,Presidente degli Stati Uniti per opera
del“Kahal”, della Loggia e dei circoli diri-genti del comunismo in
America. È autoredel libro “Crociata in Europa”. Si gloria-va di
essere ateo, poi si seppe che, quan-tunque ebreo, usò senza diritto
alcunodel nome della Croce e dei Crociati chesono cose di
cristiani.Nessun secolo come il nostro ha vistotanti criminali
occupare i posti di Capidi Stato e onorati come “grandi” e
“be-nefattori dell’umanità”!Ciò è che, in nessun secolo, l’ebreo
eragiunto a tanto potere; avviene, ora, chel’ebraismo si serve a
suo piacimento dellerivoluzioni, degli intrighi e delle “frodi
de-mocratiche” per collocare in alto i piùpericolosi individui
conosciuti dall’uma-nità. In questa illustre (?) galleria,
Ei-senhower occupa sicuramente il primissi-mo posto, anche per
l’avvenire.Nel 1939, Eisenhower era colonnello eaveva servito come
Capo di Stato Mag-giore il generale Mac Arthur, nelle Filip-pine.
Scelto, da carnefice militare a co-mandante supremo in Europa,
avanzò, intre anni, di cinque gradi, cosa che gli per-mise di
assumere il comando europeo,nonostante il suo nullo talento di
stratega,paragonato a quello dei suoi compagni diguerra, quali il
maresciallo Montgomerye Alanbroke. Quest’ultimo, nelle sue
me-morie, criticò violetemente lo “strate-ga” Eisenhower,
accusandolo in pub-
blico di aver diretto le operazionidell’esercito nordamericano
con meto-di di distruzione totale, già impiegati du-rante la guerra
di “Secessione norda-mericana”!
Il bombardamemto di Dresda
In effetti, Eisenhower e il suo Stato Mag-giore commisero i più
orribili crimini dellaseconda guerra mondiale; crimini
anchepeggiori di quelli commessi con i bombar-damenti atomici su
Nagasaki e Hiroshi-ma, e paragonabili solo agli incredibilimassacri
di massa commessi dai bolsce-vichi. Il punto culminante dei delitti
di Ei-senhower, dei suoi generali e dei suoi“nipoti dello zio Sam”,
fu il bombarda-
mento e la distruzione della città tede-sca di Dresda, alla fine
della guerra.Avvenne il martedì 13 febbraio 1945,quando la Germania
era già stata vinta eil suo territorio invaso all’oriente e
all’occi-dente. Non fu, quindi, un bombardamentorivolto a
conseguire obiettivi militari, maun attacco sleale, massiccio, su
una cittàintera, con l’intento di raderla al suolo coni suoi
abitanti.L’attacco aereo nordamericano cominciòil 13 febbraio alle
9.55 della sera, e duròfino alle 10 del mattino dopo. Fu
realizza-to con circa duemila bombardieri qua-drimotori inviati a
ondate.Dresda era piena di rifugiati, fuggiti dalleorde sovietiche
e non c’era in essa alcu-na difesa militare che giustificasse
l’attac-co. I rifugiati erano, in maggior parte,donne e bambini,
dato che gli uomini era-no stati mobilitati in massa per
sostenereil precario fronte tedesco dell’est, molto aldi là di
Dresda.I nordamericani attaccarono, prima, conbombe incendiarie e
al fosforo, che tra-sformarono la città in un mare di
fiamme.Seguirono le bombe esplosive, con lequali furono distrutte
180.000 delle220.000 case della città. In tale inferno,provocato
dall’odio secolare giudaicocontro i cristiani che hanno dato al
mondola Luce, perirono in una sola notte, più di300.000 persone, in
maggior parte don-ne e bambini, senza contare i feriti e imutilati
a vita!La città di Dresda, uno dei più antichicentri culturali
dell’Europa cristiana, fu co-sì cancellata dalla carta geografica,
e (daquando cadde in mano ai bolscevichi finoad oggi, 15 anni dopo
la guerra, rimaneun mare di rovine. La massa dei detriti ela
distruzione degli immobili fu calcolatadi 3 metri cubi per
abitante, mentre Ber-lino e Amburgo, che pure subirono
bom-bardamenti di massa, risultavano per 1,6metri cubi per
abitante.Il numero dei morti di Dresda fu trevolte maggiore di
quelli di Hiroshima eNagasaki insieme, oltre al fatto che
l’at-tacco alle città giapponesi durò solo alcu-ni istanti, mentre
quello di Dresda duròdodici ore. Così, Eisenhower, il
sorridente“lke”, paladino della cristianità e del mon-
I GIGANTI DEL MALE
di A. Z.
2
14 “Chiesa Viva” *** Settembre 2003
Dwight David Eisenhower.
-
“Chiesa Viva” *** Settembre 2003 15
la, e giunse all’armistizio vergognoso,redatto nei termini
desiderati dai co-munisti. Così, il comunismo vinse in Co-rea sulle
rovine della Corea del Sud e le
pile di cadaveri dei suoi uomini, con l’ag-gravante che fino ad
oggi i comunisti do-
minano la Corea del Sud, nonostante cheil presidente Syngman Ree
era dispostoa combattere, perché’ sapeva che, dovearrivano i rossi,
arriva solo la morte e larovina.“Liquidata” la Corea, Eisenhower si
pre-cipitò troppo tardi alla Conferenza “di al-to livello” di
Ginevra, riunita nel 1955col proposito di “rafforzare” la
pacemondiale. Questa conferenza, che riunì icriminali del Kremlino
con i traditoridell’Occidente, fu, in realtà, il primo colos-sale
tradimento sul piano internazionalecommesso da Eisenhower, perché
in es-sa fu sigillata, definitivamente, la sorte deipaesi
soggiogati dal comunismo nell’Eu-ropa Orientale, e da essa uscì il
famoso“spirito di Ginevra”, che fu lo spirito ditradimento, tramite
la cosiddetta “coesi-stenza pacifica”, in favore della
cospira-zione giudeo-massonica e al prezzo deltrionfo dell’Oriente
comunista sull’Occi-dente cristiano.Nell’ottobre 1956, si
verificarono le per-turbazioni anticomuniste in diversi
paesidell’Europa Orientale, che culminaronocon la sollevazione in
Ungheria. Questasollevazione non sarebbe avvenuta sen-za la
speranza (alimentata dall’Organiz-zazione giudeo-massonica della
“FreeEurope”) e con la promessa di aiuti mili-tari dagli Stati
Uniti. Sarebbe stato suffi-ciente un appoggio indiretto agli
unghere-si, come gli Stati Uniti fecero con gli egi-ziani!Questo
speravano quei popoli, ma l’aiutonon venne, e Eisenhower e tutte le
bande“democratiche” dell’Occidente, ONU com-presa, non mossero
neppure un dito peraiutare gli ungheresi, limitandosi solo afrasi
sonore e a ipocrite condanne degliinvasori sovietici, che
assassinavano ilpaese con tutti i suoi patrioti ungheresi!
(continua)
do libero occidentale, ha motivo di sentir-si superiore allo
stesso Truman!Così, fu castigata l’Europa cristianasecolare per
aver osato affrontare labestia comunista che ha trasferito isuoi
splendori nelle tane dell’America!Il popolo tedesco fu il
principale bersagliodella vendetta ebraico-massonico-comu-nista: fu
spezzato e condannato ad ogniumiliazione e ad una fame che durò
quat-tro anni, e costretta a immolare i suoi figlimigliori davanti
all’altare del sanguinolen-to Moloc rosso. E mentre un popolo
inte-ro, popolo esemplare per le sue eccelsevirtù, lottava contro
la miseria, la fame ela morte, Eisenhower festeggiava la
suavittoria, a Berlino, e i suoi soldati, ebbri dialcool, davano la
caccia alle donne affa-mate, forzandole a consegnarsi ai negri eai
giudei per poter sopravvivere.Questi furono gli antefatti e questi
i meritiche portarono Eisenhower al comandodel popolo nordamericano
fino alla CasaBianca diWahsington!
Presidente degli Stati Uniti
Come Presidente, Eisenhower compì lasua seconda grande missione
di tradi-mento dell’Occídente, tradimento compiu-to con lo slogan
della “pace a tutti i co-sti”, cosa che in altri termini significò
dartempo al comunismo di fortificarsi e disoggiogare svariati
milioni di uomini.Eisenhower fu trasformato, dalla
stampagiudeo-massonica e dalla stampa servile,nientemeno che una
specie di angelodella pace, tanto applaudito durante isuoi “viaggi
di buona volontà”.Giunto alla presidenza, gli Stati Uniti
sitrovavano compromessi nella guerra inCorea. Questa guerra avrebbe
potuto es-sere vinta, però Eisenhower, come il suopredecessore
Truman, non seppe vincer-
Rev.do Don Berrni don Edgardodi Vicenza
Rev.do Pirazzi don Piodi Varallo Sesia (VC)
Sig.Latini Averardodi Scandicci (FI)
A tutti i lettori di “Chiesaviva” raccomandiamo leLoro anime
alla loro pre-ghiera.
I NOSTRI LUTTII NOSTRI LUTTI
1959. Il presidente americano Dwight DavidEisenhower con Winston
Churchill..
-
“D emocrazia” esprime, nelmoderno significato, unsistema
politico basatosu istituzioni “liberamente” elette dalbasso e su
organi esecutivi responsa-bili verso il popolo. In concreto, i
princì-pi teorici della Democrazia sono:
a) l’eguaglianza giuridica e politica;b) l’auto-governo, basato
sulla leg-
ge della maggioranza deglieguali.
Da questi, i democratici vogliono farderivare altri princìpi
(libertà di parola,rispetto delle minoranze, ecc..) cheperò non
sono peculiari alla “Democra-zia”: Possono, infatti, essere seguiti
daogni altro tipo di governo.Lo Stato viene definito “Stato di
dirit-to”, perché regolato da una Costitu-zione e il cui potere è
basato su di unapluralità di organi dotati di competenzedistinte e
determinate; in particolare,viene vantata la (presunta)
autonomiadel potere giudiziario che garantirebbel’applicazione
della Legge e la tuteladei Diritti.Altro caposaldo – alquanto
fragile! – èil “pluralismo delle idee”.Ne confutiamo di fatto
l’esistenza, per-ché movimenti e partiti che partecipano
aldibattito politico e all’alternanza – come sidice oggi – dalla
gestione del Governo,sono ammessi nella misura in cui condivi-dono
la ideologia dominante. Le pseudo“opposizioni” dissentono sul
metodoe non sui princìpi, così come i contrastisi limitano a
divergenze d’interessi, in-somma, al piccolo cabotaggio. Inoltre,
asmentire che vi sia VERO pluralismo, ba-sti ricordare che, anche
in regime de-mocratico, vige l’infame “reato d’opi-nione”!Ma il
caposaldo più vantato è la “Li-bertà”, sulla quale si fanno
quotidiani pa-negìrici. La definizione della Libertà sipresenta,
però, complessa, in quanto va-ria secondo il punto di vista
ideologico e iltempo storico. Tralasciando le concezionielaborate
dai filosofi, osserviamo che laLibertà ha diverse forme: politica
edeconomica, civile e religiosa, culturale
e sociale, individuale e collettiva. Nellaconcezione
democratica, la Libertà si op-pone al concetto di Autorità, e
significa:“diritto degli individui, o di gruppi, a nonessere
dominati da altri individui o grup-pi”. È ovvio che, sotto questo
aspetto, ilconcetto di Libertà è del tutto relativo,perché la
stessa idea implica quella di unpotere politico, in qualsiasi modo
esso siaformato, che impone una serie variabiledi restrizioni ed
obblighi.“Chiesa viva” ha trattato più volte il si-stema di governo
denominato “democrati-co”, evidenziando le contraddizioni diquesto
“Mito”. In particolare, vi rimandia-mo all’articolo: “Democrazia:
un equivo-co”, pubblicato sui nn. 332 e 334, chetratta il tema dal
punto di vista teologico.L’Autore, tra l’altro, ricorda
opportuna-mente che, in linea di princìpio, “la Chie-sa non riprova
nessuna delle varie for-me di governo, purché adatte a procu-rare
il bene dei cittadini”, ovviamente
non solo quello materiale. Sulla smo-data esaltazione della
Democrazia” è ilcaso di ricordare quanto affermato daKarol Wojtyla
nell’enciclica “Evange-lium vitae”: “… la democrazia nonpuò essere
mitizzata fino a farne unsurrogato della moralità o un tocca-sana
dell’immoralità… Fondamen-talmente, essa è un ordinamento ecome
tale uno strumento e non unfine… Il valore della democrazia stao
cade con i valori che essa incarnae promuove…”.E quali sono questi
“valori”? Essi sonoben poco condivisibili del Cristianesi-mo al di
là delle forzate affinità che sivuole individuare, “valori”
astratti checontrastano con la cruda realtà!La legittimità della
“democrazia” èbasata su di una forma di governoelettivo,
assembleare, quindi anonimoe irresponsabile, dietro cui operano
ipoteri economici: infatti, la vita sociale,in tutti i suoi
aspetti, viene organizzataai fini della produzione e consumo,quale
mezzo per la “… felicità obbli-gatoria”. È significativo che anche
lepersone sono distinte in categorie eco-nomiche, secondo lo
spirito “illumini-sta” che ha partorito il capitalismo.
La necessità di produrre in massa identicibeni di consumo, porta
inevitabilmente al-la distruzione delle culture legate al pas-sato,
ad un conformismo ideologico euniformismo delle forme; ma l’aspetto
piùsinistro di questi sviluppi è la completa in-differenza per le
Verità fondamentali. Co-sì, viene sostenuto che la religione,
lateologia, la filosofia, debbano riguardare ilprivato, mentre nel
resto viene esercitatoun diffuso controllo e l’imposizione di
mo-delli comportamentali. Ricordiamo, però,che “invadenza e
controllo del tutto” èla caratteristica dello Stato
totalita-rio!…
LA LEGGE DELLA MAGGIORANZA
Tra i postulati tra i quali si basa la “demo-crazia” vi è,
dunque, quello che affermache il numero, cioè la maggioranza,
“fa
16 “Chiesa Viva” *** Settembre 2003
DEMOCRAZIA E LIBERTÀdi “Illyricus”
1
-
“Chiesa Viva” *** Settembre 2003 17
legge”. La dittatura del 51% è una leggedella media, dal
consenso ambiguo e ar-bitrario oltreché mutevole. Esso
sarebbecriticabile anche se, per assurdo, fossevero che gli uomini
siano uguali in capa-cità intellettuali. Ma, a ben guardare,
lostesso sistema elettorale nega di fatto ilconcetto-base
dell’eguaglianza degli uo-mini: esso presuppone, infatti, che vi
sia-no individui più capaci di altri nel governodella cosa
pubblica, personalità più fortiche trascinano sulle proprie
posizionimasse per lo più incapaci di ragionarecon la propria
testa.D’altro canto, tutti gli uomini hanno unpensiero condizionato
fin dall’infanzia; laconoscenza è prima di tutto ricevuta e,solo in
seguito, presso non molte perso-ne, si opera un cambiamento, si
formaallora il pensiero proprio. L’assoluta mag-gioranza, però,
subisce un tale livello disuggestione e conformismo che, abilmen-te
manipolato, “crea” l’opinione pubblica.È una tesi condivisa da
molti sociologi epsicologi: citiamo per tutti
l’insospettabilestudioso sovietico Serghej Ciacotyn, chesosteneva
(in “Tecnica della propagandapolitica”) che, in media, “º su 60
persone,soltanto 5 hanno personalità attiva, men-tre le altre
sarebbero passive, influenza-bili e incasellabili facilmente”. Le
conclu-sioni sul valore delle consultazioni eletto-rali le lasciamo
ai lettori...Fra i tanti mezzi di condizionamento cheusa lo Stato,
la TV – sorta di modernoORACOLO – ha un influsso preponde-rante.
Prendiamo, ad esempio, i program-mi d’informazione e “talk-show”
che trat-tano fatti di costume e attualità: pilotatisecondo un
preciso indirizzo, essi con-corrono a plasmare la mentalità e il
com-portamento delle masse. Hanno un mar-cato effetto di
suggestione, riscontrabilenelle interviste e nei sondaggi, dove
lagente ripete le cose recepite passivamen-te senza “filtro
critico”: è una Eco di ri-torno, un processo d’interazione.Osserva
G. Thibon, sul mito del “popolosovrano”, che “... tutte le migliori
mentihanno visto in ciò un formidabile inganno.Il certificato
elettorale è fiorito sulla tombadelle libertà comunali e
corporative; Eche cosa rappresenta il potere astratto divotare di
fronte alla schiavitù di un popoloin preda agli orrori del
liberismo economi-co (ultima vittima: l’Argentina, n.d.r.) e
aquella della tiranni statale? Di diritto, insogno, il popolo guida
con mano sovranail carro dello Stato; Di fatto, non ha nep-pure più
il potere di controllare e di orga-nizzare le cose che lo toccano
più da vici-no e sono a sua misura...”1. In effetti, ilpopolo viene
chiamato (chi obbliga il so-vrano?..) ad esprimersi solo negli
affari dinormale amministrazione, ma mai quan-do vi siano da
prendere decisioni più im-portanti!Il Rosmini, a suo tempo, notava:
“...quando ha tanti padroni da non saperlipiù distinguere, un
popolo viene chia-mato “libero”, se non pure “sovrano”;
di fatto, nella democrazia, si manifestamolestissima e
ingiustissima la tirannidedella maggioranza”. Non solo, ma, con
ladivisione dei poteri e la elefantiaca buro-crazia, la
responsabilità sfuma nell’anoni-mato della collegialità e nel
conflitto dicompetenze”.Il meccanismo elettorale, e relativo
con-cetto di maggioranza che “fa legge”, sispiega, tuttavia, con
una più profonda ra-gione: i suoi “illuminati” edificatoril’hanno
ideato come rifiuto di Dio e diogni princìpio di Autorità, per
porre alsuo posto e deificare l’uomo (l’indivi-duo astratto,
simboleggiato con la “stellaa cinque punte”), che viene così
“libera-to” ed “emancipato”. È la rivoltadell’Eden che si perpetua”
Con buona pa-ce degli utopisti democratici, l’eguaglian-za, però,
NON ESISTE in Natura, e 100-1000 e più ignoranze non fanno un
genio!Gli “illuministi” si sono anche vantatidi aver liberato
l’uomo dai “dogmioscurantisti”, ma, come affermò Jünger(“gli altari
decaduti sono sempre abitatida demoni”), hanno creato altre
divinitàe imposto nuovi “dogmi” irrazionaliche non è lecito mettere
in discussio-ne!
DEMOCRAZIA E CRISTIANESIMO
Che tutte le forme di “democrazia” sonosostanzialmente
anti-cristiane è piuttostopalese: l’impulso all’appiattimento.
Allosradicamento, la lotta al differenziato, uni-sce come un filo
rosso tutte le forme diStato apparse dalla Rivoluzione franceseai
giorni nostri, come premessa alla Statomondiale senza volto che si
va realizzan-do.L’Ateismo (=assenza di Dio) è l’animadi tutte le
democrazie variamente ag-gettivate: subdolamente insinuato e
di-vulgato in Occidente e apertamente so-stenuto dagli Stati
comunisti, dichiarata-mente atei nelle rispettive Costituzioni,dove
– come pochi sanno – l’ateismo di-venne movimento culturale,
organizza-zione militante, materia entrata neiprogrammi scolastici)
come ben ricordalo scrivente, essendo esule di un Paesecomunista!)
e che tuttavia, la Chiesa uf-ficiale, purtroppo, MAI ha
condannatocon la dovuta fermezza, tradendo isuoi milioni di
Martiri!Nelle democrazie “borghesi”, di contro,il rifiuto della
religione si manifestacon l’agnosticismo e il “laicismo”
perdeclassarla a “opinione” personale co-me tante altre. Ciò ha i
suoi riflessi nega-tivi sul Diritto, perché, a prescindere dalfatto
che la religione investe OGNI aspet-to della vita, se accettiamo
questa distin-zione non possiamo avere un’autenticaEtica, poiché “…
è la religione che pre-dica la morale, e la morale, dettando
lenorme e le regole del comportamento,è la fonte del Diritto.
Altrimenti, il Diritto
positivo (le leggi che si danno gli Stati),se svincolato da ogni
preciso parametrodottrinale e quindi morale, diventa sog-gettivo e
mutevole, arbitrario strumento eprivilegio dei legislatori che
modificano leregole sociali a loro piacimento, secondoprecisi
interessi di parte”2. Ed è ciò che avviene negli “Stati laici”,dove
anche l’interpretazione e applicazio-ne della Legge, non di rado,
avviene condiscrezionalità, colpa anche di complessenormative e
l’accavallarsi di leggi e di de-creti. Nella società che si
pretende “sededel Diritto”, l’individuo, di fatto, privo di tu-tela
effettiva, nessuna vera autorità a cuirivolgersi, cui chiedere
orientamento eprotezione.Vero contrasto tra le democrazie
“bor-ghesi” e il Comunismo (“democraziapopolare”) non è mai
esistito, anzi, vi èstata una sotterranea cooperazione finan-ziaria
e co-produzione in proporzioniinimmaginabile!3Determinanti alleate
del Comunismo,nell’ultimo immane conflitto mondiale, ledemocrazie
occidentali gli consegnaronomezza Europa e l’aiutarono a sorgere
an-che in Cina e, più tardi, a Cuba. Ciò, sto-ricamente, è
incontrovertibile! Le lungheguerre di Corea e del Vietnam? Esse
sispiegano nel contesto della tragica com-media della “guerra
fredda”, che tantiprofitti hanno portato all’industria degli
ar-mamenti, principale perverso motore del-le moderne
economie.Piuttosto: il Comunismo non dovevaessere posto tra i
“malvagi totalitari-smi” da debellare, perché calpesta, dasempre, i
“Diritti umani”, ed è il piùgrande massacratore della Storia?
Conquale sofisma viene spiegato il benevoloatteggiamento delle
democrazie occiden-tali nei suoi confronti a parte la comunematrice
ideologica e il fatto che anch’essenon sono esenti da colpe?Dopo la
spaventosa ecatombe, le demo-crazie occidentali crearono l’ONU,
or-ganismo che doveva mantenere “la pa-ce” (leggi: “lo status
quo”…) e, con lapromulgazione dei cartacei “Dirittidell’Uomo”,
promisero un’Era senza piùguerre, di benessere, di libertà e via
di-cendo. Ci asteniamo dall’elencare ciò chein realtà è successo
dal ’45 ad oggi (enon per fatalità!), anche se la scarsa me-moria
dei popoli lo richiederebbe. Lo spi-rito di morte ha continuato ad
imperversa-re sul mondo: quante guerre, quantetragedie passate
sotto silenzio! Guerrecivili (Libano); disperate rivolte di po-poli
oppressi (Ungheria ’56); autenticigenocidi (Biafra e Cambogia), e
poi,crisi finanziarie e spaventose carestie,permesse o provocate;
la programma-zione forzata delle nascite; il diffusobestiale
sfruttamento dei minori comeagli albori del capitalismo e,
fenomenorecente, l’allucinante traffico diorgani!4
(continua)
1 Gustave Thibon, “Ritorno al reale”, VolpeEditore.2 Giuli
Valli, “Il vero volto dell’immigrazio-
ne”, Editrice Civiltà – Brescia.3 Cfr. Documentata opera di
Charles Lerinson,“Vodka-Cola”, Edizioni Vallecchi.
4 Cfr. Articolo del prof. Francesco Cianciarelli,“Mondialismo e
alimentazione”, “Chiesaviva” n° 333, 340, 341.
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18 “Chiesa Viva” *** Settembre 2003
Comunque, l’avvocato degli accusati, Fleischauer, rifiutò
ilrapporto dei due esperti svizzeri della parte avversa,
dimo-strando, in particolare, che l’ex-principessa Radziwill erauna
notoria intrigante, un’avventuriera condannata per-sino dal
Tribunale dei Cap a 18 mesi di reclusione perfalsificazione di
cambiali. Quindi, le sue dichiarazioni di-storte, sull’origine dei
“Protocolli”, - insisté Fleischeauernon potevano servire di base
per argomentazioni giuridi-che. Quanto al conte du Chayla -
continuò Fleischauer -nel 1920 era stato capo della propaganda
nell’armataWrangel, ma che fu ben presto smascherato come
agentesegreto bolscevico e vergognosamente espulso dall’ar-mata. E
che se non fu condannato a morte per alto tradi-mento, questo lo fu
solo per l’intervento dell’Ambasciatoredi Francia!Tutto questo, per
un Tribunale veramente imparziale, sa-rebbe stato più che
sufficiente per mettere in dubbio e la te-stimonianza
dell’ex-principessa e quella dei conte du Chay-la. Invece, no! Il
giudice di Berna non tenne in alcun contogli argomenti di
Fleischauer, tacciandoli di elucubrazioniispirate al suo
anti-giudaismo per partito preso.E così, con la sua sentenza, che
emise il 14 maggio 1935,il giudice Walter Weyer condannò gli
accusati Silvio Sch-nell e Theodor Fischer ad una ammenda di 20 e
di 50franchi e ad un pagamento di spese giudiziarie di
32.270franchi; il primo, Schnell, per la diffusione del libro
deiProtocolli; il secondo, Fischer per la pubblicità che erastata
fatta di questo libro sul suo giornale “Der Eidge-nosse” (= Le
Confédéré), e anche per un articolo chiara-mente anti-giudeo. Gli
altri tre accusati, invece, furono as-solti. Nel suo verdetto, il
giudice dichiarò testualmente: «Que lesProtocoles sont une
falsification et un plagiat et tom-bent sous le coup de l’articie
14 de la loi».La cricca giudaica esultò! Il fine era stato
raggiunto: un tri-bunale svizzero aveva dichiarato “falsi” i
Protocolli!Naturalmente, Schnell e Fischer ricorsero in Appello,
equesto avvenne il 27 ottobre 1937 davanti alla
“ChambreCorrectionelle” de la Cour d’Appel de Berne. La difesa
domandò, per prima cosa, la cessazione del giu-dizio e il rinvio
della faccenda davanti al Tribunale di primaistanza; poi,
l’assoluzione completa degli accusati. Il ricorso in Cassazione era
legalmente promovibile per ilfatto che il giudice non aveva fatto
redigere il processo-verbale della disposizione dei testimoni
mediante ste-nografi sotto giuramento, ma da stenografi privati,
alsoldo dei giudei accusatori, violando così il regolamen-to della
procedura. Inoltre, aveva omesso di esigere lafirma dei testimoni.
Come motivo-supplementare di Cas-sazione si fece valere che nessuno
dei documenti presen-tati dall’esperto Loosli, e che lui se li era
procurati attraver-so il Governo Sovietico, non erano stati
legalizzati né certifi-cati conforme all’originale, come pure le
traduzioni fatte dalprocuratore legale Dr. Lifschtz di Berna, le
quali presenta-vano dei controsensi e delle omissioni.Lo stesso
Procuratore fu obbligato ad ammettere que-sti errori di procedura.
Il Tribunale, nonostante tutto, ri-gettò il ricorso in Cassazione,
dichiarando che non c’erano
del dott. Franco Adessa
Nota: il testo è tratto da un articolo pubblicato su Chiesa viva
n° 179.
stati vizi di forma reprensibili, così che la revisione di