Chi era Alvaro del Portillo Profilo biografico Nel 1975 Álvaro del Portillo è stato eletto successore di Josemaría Escrivá alla guida dell’Opus Dei. Il governo pastorale che ha svolto per diciannove anni è stato caratterizzato dalla fedeltà allo spirito del fondatore e al suo messaggio. Biografia 05 marzo 2004 Mons. Álvaro del Portillo nacque a Madrid (Spagna) l'11 marzo 1914, terzo di otto fratelli, in una famiglia dalle profonde radici cristiane. Era ingegnere civile, Dottore in Lettere e in Diritto Canonico. Nel 1935 entrò a far parte dell'Opus Dei, fondato da san Josemaría Escrivá il 2 ottobre 1928. Visse con piena fedeltà la vocazione all’Opus Dei, mediante la santificazione del lavoro professionale ed il compimento dei doveri ordinari, e svolse una vastissima attività apostolica fra i compagni di studio ed i colleghi di lavoro. Molto presto san Josemaría trovò in lui il sostegno più valido: per quasi quarant’anni egli stette al suo fianco e ne fu il collaboratore più stretto. Il 25 giugno 1944 fu ordinato sacerdote. Da allora si prodigò in pienezza nell’adempimento del ministero pastorale, al servizio dei fedeli dell’Opus Dei e di tutte le anime. Nel 1946 stabilì la propria residenza a Roma, accanto a san Josemaría. Prestò un esemplare servizio alla Chiesa anche adoperandosi nel compimento degli incarichi affidatigli dalla Santa Sede, come Consultore di diversi Dicasteri della Curia Romana e, in particolare, mediante l’attiva partecipazione ai lavori del Concilio Vaticano II. Il 15 settembre 1975 fu eletto primo successore di san Josemaría. Il 28 novembre 1982 il Santo Padre Giovanni Paolo II eresse l’Opera in Prelatura Personale e lo nominò Prelato dell’Opus Dei; il 6 gennaio 1991 gli conferì l’ordinazione episcopale. Tutta l’attività dispiegata da Mons. Álvaro del Portillo nel governo fu caratterizzata dalla fedeltà al fondatore e al suo messaggio, in uno zelo
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Chi era Alvaro del Portillo
Profilo biografico
Nel 1975 Álvaro del Portillo è stato eletto successore di Josemaría Escrivá alla guida dell’Opus Dei.
Il governo pastorale che ha svolto per diciannove anni è stato caratterizzato dalla fedeltà allo spirito
del fondatore e al suo messaggio.
Biografia 05 marzo 2004
Mons. Álvaro del Portillo nacque a Madrid (Spagna) l'11 marzo 1914, terzo di otto fratelli, in una
famiglia dalle profonde radici cristiane. Era ingegnere civile, Dottore in Lettere e in Diritto
Canonico.
Nel 1935 entrò a far parte dell'Opus Dei, fondato da san Josemaría Escrivá il 2 ottobre 1928. Visse
con piena fedeltà la vocazione all’Opus Dei, mediante la santificazione del lavoro professionale ed
il compimento dei doveri ordinari, e svolse una vastissima attività apostolica fra i compagni di
studio ed i colleghi di lavoro. Molto presto san Josemaría trovò in lui il sostegno più valido: per
quasi quarant’anni egli stette al suo fianco e ne fu il collaboratore più stretto.
Il 25 giugno 1944 fu ordinato sacerdote. Da allora si prodigò in pienezza nell’adempimento del
ministero pastorale, al servizio dei fedeli dell’Opus Dei e di tutte le anime. Nel 1946 stabilì la
propria residenza a Roma, accanto a san Josemaría. Prestò un esemplare servizio alla Chiesa anche
adoperandosi nel compimento degli incarichi affidatigli dalla Santa Sede, come Consultore di
diversi Dicasteri della Curia Romana e, in particolare, mediante l’attiva partecipazione ai lavori del
Concilio Vaticano II.
Il 15 settembre 1975 fu eletto primo successore di san Josemaría. Il 28 novembre 1982 il Santo
Padre Giovanni Paolo II eresse l’Opera in Prelatura Personale e lo nominò Prelato dell’Opus Dei; il
6 gennaio 1991 gli conferì l’ordinazione episcopale. Tutta l’attività dispiegata da Mons. Álvaro del
Portillo nel governo fu caratterizzata dalla fedeltà al fondatore e al suo messaggio, in uno zelo
pastorale instancabilmente teso all’estensione degli apostolati della Prelatura, al sevizio della
Chiesa.
Seguendo gli insegnamenti di san Josemaría, gettò le radici della propria dedizione al compimento
della missione ricevuta in un profondo senso della filiazione divina. Il suo amore alla Chiesa si
manifestava nella totale comunione con il Papa ed i vescovi. La carità verso tutti, la sollecitudine
vivissima per le sue figlie ed i suoi figli dell’Opus Dei, l’umiltà, la prudenza e la fortezza, l’allegria
e la semplicità, la dimenticanza di se stesso e l’ardente anelito di conquistare anime a Cristo,
rispecchiato nel motto episcopale – regnare Christum volumus! - assieme alla bontà, alla serenità e
al buon umore che da lui emanavano, sono aspetti che si fondono a comporre il ritratto della sua
anima.
All’alba del 23 marzo 1994, poche ore dopo il ritorno da un pellegrinaggio in Terra Santa, dove
aveva seguito con intensa pietà il cammino terreno di Gesù, da Nazareth al Santo Sepolcro, il
Signore chiamò a Sé questo suo servitore buono e fedele. La mattina precedente aveva celebrato
l’ultima Messa a Gerusalemme, nella chiesa del Cenacolo.
Lo stesso 23 marzo, il Santo Padre Giovanni Paolo II si recò a pregare dinanzi alle su spoglie
mortali, che ora riposano nella cripta della chiesa prelatizia di Santa Maria della Pace – viale Bruno
Buozzi, 75, Roma – continuamente accompagnate dall’orazione e dall’affetto dei fedeli dell’Opus
Dei e di migliaia di persone.
Vittorio Messori parla della beatificazione di Álvaro del
Portillo
Riportiamo l’articolo uscito sul “Corriere della Sera” del 15 settembre, sulla beatificazione di mons.
Álvaro del Portillo.
Ufficio stampa 16 settembre 2014
Sabato 27 settembre, a Madrid, sarà proclamato beato mons. Álvaro del Portillo, Prelato dell’Opus
Dei e primo successore del Fondatore, san Josemarìa Escrivá de Balaguer. Per disposizione di
Benedetto XVI, solo le canonizzazioni sono celebrate a Roma dal pontefice, ma non ci sono norme
per il luogo delle beatificazioni, escludendo solo piazza San Pietro a Roma, riservata al papa. Mons,
del Portillo è nato a Madrid ma ha passato a Roma tutta la sua vita sacerdotale, essendo il più stretto
collaboratore del Santo aragonese. A Roma è la sede centrale da cui per 19 anni ha amministrato i
90.000 membri (solo il 2 per cento sacerdoti) della mitica Obra e a Roma resta – e resterà – il suo
corpo. Dunque, si era pensato a una beatificazione nella nostra capitale, ma alla fine ci si decise per
Madrid, affermando che non c’era a Roma una piazza abbastanza grande per contenere l’enorme
folla prevista .
Naturalmente, i soliti dietrologi si sono affrettati a ipotizzare il divieto di un papa Francesco ostile
all’Opus Dei, ricordando che la Compagnia di Gesù ostacolò gli inizi della nuova famiglia religiosa
e proprio ad alcuni gesuiti si deve la “leggenda nera“ giunta alla grande sino a Dan Bown. Per
capire come la realtà sia diversa, basterebbe un’occhiata a una foto di Jorge Bergoglio arcivescovo a
Buones Aires: sulla scrivania, una foto di un sorridente sant’Escrivá de Balaguer. Sulla tomba del
santo Fondatore, nella sede ai Parioli dell’Opera, mons. Jorge volle andare a pregare: ci si aspettava
che stesse in ginocchio alcuni minuti e invece non si rialzò che dopo tre quarti d’ora di orazione
intensa, ad occhi chiusi. L’attuale prelato, mons. Javier Echevarría, è già stato ricevuto ben tre volte
in lunghi colloqui privati a Santa Marta. In Argentina i rapporti della numerosa comunità dell’Obra
con l’ arcivescovo Bergoglio sono stati sempre di stretta collaborazione, anche perché i seguaci di
sant’Escrivá lavorano con la consueta concretezza ed efficacia nelle Villas Miserias della periferia .
Dunque, il prossimo 27 anche Francesco si rallegrerà di avere firmato, nel luglio dello scorso anno,
il decreto per la beatificazione di Álvaro del Portillo. Decreto che riconosceva come miracolosa la
guarigione di un neonato cileno. La Postulazione della causa ha comunicato di avere ricevuto ben
13.000 segnalazioni da tutto il mondo di favori e grazie ottenuti per intercessione del candidato agli
altari.
La vicenda prescelta fra tante altre –perché giudicata la più indiscutibile e la più significativa– è
quella di Susana Ureta Wilson , moglie di un professionista di Santiago del Cile che, nel 2003,
comprese presto che la sua seconda gravidanza sarebbe stata molto difficile. Gli esami rivelarono
che il maschietto che attendeva sarebbe nato con un onfalocele, un’ernia a livello ombelicale che
conteneva il fegato ed alcune viscere addominali. Inoltre, il feto presentava una “tetralogia di
Fallot“, cioè un insieme di ben quattro gravi difetti cardiaci, con il miscelamento del sangue
arterioso in quello venoso.
Né lei né il marito facevano parte dell’Opus Dei ma avevano avuto in dono una immaginetta con
una preghiera a quello che era ancora soltanto il Servo di Dio Álvaro del Portillo. Gli Wilson
decisero subito di scartare la possibilità di un aborto e di affidarsi alla preghiera. Così la donna, tra
l’altro, fissò sul ventre e portò sempre su di sé il “santino“ di don Álvaro. Quando il figlio José
Ignazio fu partorito, pesava solo 1 chilo e 750 grammi. Due giorni dopo la nascita fu operato per
l’onfalocele ma durante l’intervento ebbe il primo dei molti arresti cardiaci che si susseguiranno.
Nei giorni seguenti ebbe gravi crisi per la mancanza di ossigeno nel sangue e per la difficile
espansione dei polmoni. Questi eventi provocarono gravi conseguenze: una ecografia rivelò lesioni
al cervello. Meno di venti giorni dopo la nascita, José Ignacio ebbe anche una crisi epilettica. I
medici decisero di effettuare un intervento cardiochirurgico di tipo palliativo, almeno per
stabilizzare la situazione, ma le condizioni precipitarono anche per un accumulo di sangue attorno
al cuore che ne rendeva difficoltosi i battiti. In quel povero corpicino devastato gli eventi traumatici
si susseguirono senza tregua Alle 15,30 del 2 agosto , ecco l’arresto cardiaco che sembrò decisivo:
per ben oltre mezz’ora il cuore cessò di battere e a nulla servirono i tentativi per riavviarlo. Dopo
quasi 40 minuti, i medici cessarono le manovre, convinti che il bambino fosse ormai morto. La
madre, intanto, accasciata su una panca accanto alla porta della sala operatoria, recitava di continuo
e a voce alta la preghiera a don Álvaro. A quel punto giunse il primario del reparto e per prima cosa
chiese a un infermiere a che ora fosse morto quello sventurato bambino. A suo avviso, infatti, ogni
sforzo per salvarlo sarebbe stato vano. E invece, proprio mentre i chirurghi lasciavano la sala, il
ronzio degli strumenti segnalò che il cuore aveva ricominciato a battere, prima lentamente e poi
raggiungendo il numero normale di pulsazioni. Per tutta la giornata e poi nella notte le condizioni
del piccolo migliorarono di continuo in modo spettacolare. Gli esami mostrarono che il cervello non
aveva subito danni, come ci si aspettava da un arresto cardiaco così prolungato. Un mese dopo, José
Ignacio lasciava l’ospedale. Ora è un bel ragazzino biondo di 11 anni che studia e fa vita normale:
impressionano le fotografie mentre gioca a calcio e a tennis, canta e balla, scherza con i compagni,
va a scuola come tutti. Per dirla con la mamma (che, assieme al marito, si è recata in pellegrinaggio
a Roma, per ringraziare sulla tomba di don Álvaro): << Mio figlio è una creatura felice, entusiasta,
socievole, nella sua classe è un piccolo leader. Ogni madre ne sarebbe orgogliosa >>
Furono gli stessi medici che avevano assistito alla sopravvivenza di quell’esserino di poco più di un
chilo e mezzo che si presentarono come testimoni quando il Cardinal Arcivescovo di Santiago
istituì un tribunale diocesano che indagò sui fatti. I risultati, inviati a Roma, furono sottoposti alla
Consulta medica internazionale della Congregazione dei Santi che, esaminato con la cura consueta
il dossier sanitario, dichiarò che la sopravvivenza del neonato, la mancanza di danni cerebrali a
causa del prolungato arresto cardiaco, la pronta e piena ripresa sino alla normalità non avevano
spiegazione allo stato attuale della scienza medica. Non si dimentichi che questi specialisti di molte
nazioni, non necessariamente credenti, quasi tutti docenti universitari e, in ogni caso, luminari nelle
varie discipline mediche, seguono una grande prudenza a difesa della loro reputazione
professionale. In caso di dubbio, anche lieve, preferiscono chiedere che il caso sia archiviato. La
pratica fu trasmessa poi alla Consulta dei Teologi che dichiararono provata, al di là di ogni
ragionevole dubbio, la relazione tra la guarigione prodigiosa e la richiesta di intercessione a don del
Portillo. Infine, i cardinali e i vescovi membri della Congregazione, riesaminato tutto il dossier,
dichiararono fondata la realtà del miracolo. Così, il papa sudamericano ha potuto autorizzare per il
prete madrileno (che da giovane laico fu ingegnere di ponti e strade) la gloria degli altari che sarà
proclamata il 27 sulla piazza più grande di Spagna.
40 iniziative contro la povertà
Il 25 settembre si terrà a Madrid un incontro internazionale durante il quale saranno rese note le
esperienze maturate nelle 40 attività sociali volute da Álvaro del Portillo in tutto il mondo.
Notizie 15 settembre 2014
L'
"Incontro Internazionale Álvaro del Portillo: 40 iniziative contro la povertà", avrà luogo a Madrid il
25 settembre.
Due giorni prima della beatificazione di Álvaro del Portillo si terrà a Madrid l’ “Incontro
Internazionale Álvaro del Portillo: 40 iniziative contro la povertà”, che, organizzato dalla
Fondazione per la Promozione Sociale e della Cultura, si propone di far conoscere le iniziative
sociali volute dal primo prelato dell’Opus Dei in tutto il mondo. Più precisamente, saranno
analizzati la fase preliminare, lo sviluppo e le esperienze riguardanti le 40 attività educative e sociali
che sono sempre vitali nei cinque continenti, conservando lo spirito del suo promotore.
L’incontro si svolgerà il 25 settembre in via Sebastián Herrera n. 15. Lo schema previsto dagli
organizzatori farà in modo che la giornata si articoli intorno a cinque gruppi di discussione, che
affronteranno temi come “Genesi: obiettivi, entusiasmo e difficoltà dei primi tempi”; “Iniziative
sociali al Nord”; “Iniziative per la promozione della salute”; “Iniziative per la promozione dei diritti
dell’uomo: educazione, donna e famiglia”; “Iniziative di lotta contro la povertà”.
Ad oggi, hanno confermato la loro presenza all’incontro 21 responsabili di progetti sociali ed
educativi radicati in 16 paesi diversi. Si tratta di iniziative riconosciute nei loro paesi d’origine e dal
profilo assai vario: l’Ospedale Monkole (Congo), il centro di assistenza della donna Baytree
Center a Brixton (Londra), il progetto di sviluppo educativo e famiglie Città dei Bambini di
Monterrey (Messico), Rosedale Achivement Centre che collabora all’educazione e promozione
sociale di bambine che vivono nel Bronx (New York), la scuola di abilitazione tecnica per la donna
contadina Kimlea a Limuru (Kenia), il Center for Industrial Technology and Enterprise di Cebu
(Filippine) dove si formano giovani di condizione disagiata, Fondazione Nocedal (Cile) che si
dedica alla creazione e gestione di istituzioni educative gratuite che forniscono una educazione
tecnica professionale polivalente in settori ad alto rischio sociale per carenze materiali, la Scuola
Montealto (Lima), il Niger Foundation Hospital (Nigeria) che offre assistenza medica alle
famiglie, il Centro Rurale Ilomba (Costa d’Avorio) che cerca di salvaguardare la salute
specialmente nei settori più vulnerabili della popolazione, la Pontificia Università della Santa
Croce (Roma) centro superiore di studi ecclesiastici al servizio di tutta la Chiesa, la Scuola
professionale Pedreira (Brasile), la Scuola Acuautla (Città del Messico), la Women’s Board
Educational Co-operation Society (Nigeria), il CADI (Uruguay) al servizio delle famiglie a
rischio sociale, l’Istituto tecnico CEFIM (Bolivia), il Club culturale e sportivo Monteverde
(Colombia) e il programma Borse di studio dell’Università La Sabana (Colombia).
Della Spagna, oltre alla Fondazione per la Promozione Sociale e della Cultura, parteciperanno a
questo incontro internazionale due ONG: ONAY, nata nel 1992 a Pamplona come frutto di una
richiesta avanzata da San Giovanni Paolo II ad Álvaro del Portillo, che realizza programmi di
interventi sociali nella Navarra e in altri paesi; e Sviluppo e Assistenza, che ha sede a Madrid, e i
cui programmi di volontariato sociale aiutano lo sviluppo integrale delle persone, occupandosi
soprattutto di uno dei grandi problemi dei paesi più progrediti: la solitudine.
Lettera del Prelato (settembre 2014)
Mons. Javier Echevarría suggerisce di approfittare delle feste mariane del mese di settembre per
continuare a preparare la beatificazione di don Álvaro. Al primo successore di san Josemaría
possiamo chiedere che interceda per coloro che soffrono persecuzioni a causa della fede in diverse
parti del mondo.
Lettere pastorali 04 settembre 2014
Carissimi: Gesù mi protegga le mie figlie e i miei figli!
Abbiamo cominciato a percorrere l’ultimo tratto di strada che ci separa dalla beatificazione
dell’amatissimo don Álvaro. Quanto lunghi e quanto corti mi stanno diventando i giorni che
mancano al 27 settembre! Succedeva lo stesso a don Álvaro nelle settimane che precedettero la
beatificazione di nostro Padre. Ci scrisse allora alcune parole che faccio mie in questa circostanza:
«Per approfittare delle abbondantissime grazie che il Signore e la sua Madre Santissima desiderano
diffondere nelle anime (…), preparatevi molto bene interiormente, cercate Dio nel vostro cuore e
cercate di parlare continuamente con Lui, compite molto bene le Norme, offrite con generosità la
stanchezza e le eventuali contrarietà dei trasferimenti» [1]. Come vedete, questo invito è del tutto
attuale.
Tempo fa vi ho dato alcuni suggerimenti per aiutarvi nella preparazione spirituale di questo
avvenimento. Magari ora, ciascuna e ciascuno di voi, nel silenzio dell’orazione, può domandarsi
come ha coltivato il desiderio – tradotto in propositi concreti e in una generosa lotta quotidiana – di
prepararsi meglio a ricevere le grazie che Dio Nostro Signore infonderà nelle nostre anime. In ogni
modo, siamo sempre in tempo per accelerare il ritmo nelle prossime quattro settimane, migliorando
la devozione personale.
Questi desideri si intensificheranno anche grazie alle feste mariane che celebreremo durante il mese
di settembre, praticamente una alla settimana. L'8 è la festa della Natività della Beata Vergine
Maria, la Tutta Santa, la creatura più gradita agli occhi di Dio, che, piena di grazia dal momento
della sua Immacolata Concezione, crebbe quotidianamente in tale pienezza, fino al momento della
sua Assunzione in corpo e anima in Cielo: è il momento di rivolgerci con rinnovata fiducia
all’intercessione di nostra Madre, chiedendole che la grazia di suo Figlio ci purifichi fino in fondo
da tutte le nostre miserie, anche le più lievi. Pertanto, curiamo davvero la Confessione sacramentale
e aiutiamo gli altri ad avvicinarsi ben preparati a questo sacramento di misericordia e di gioia.
Il 12 ecco un’altra commemorazione liturgica: il Santissimo Nome di Maria. Che gioia nell’anima
al solo pronunciarlo! Se il nome di Gesù, come dice san Bernardo, è «miele nella bocca, melodia
nelle orecchie, giubilo nel cuore» [2], qualcosa di analogo si può affermare del nome di Maria.
Perciò vi raccomando, di mettere un particolare impegno, in questi giorni, nella recita
dell’Avemaria, soprattutto durante il Rosario. L’invocazione ripetuta, ma sempre nuova, del dolce
nome scelto da Dio, è come un balsamo che lenisce le contrarietà, una musica che diletta l’udito del
cuore, un cibo saporito per il palato.
A metà mese, il giorno 15, ricorderemo la Vergine Addolorata, che iuxta crucem Iesu, ai piedi della
Croce di Gesù, si unì intimamente al sacrificio di suo Figlio e ci ricevette come suoi figli [3]. Che
cosa posso aggiungere se non che dobbiamo unire alle nostre suppliche il condimento saporito della
mortificazione? In questo modo sarà più facile smuovere il Signore perché ci conceda i suoi doni.
Non invano la Chiesa commemora i dolori della Madonna il giorno dopo l’Esaltazione della Santa
Croce. La Chiesa nostra Madre desidera ispirarci molta devozione per Cristo crocifisso e una
devozione tenerissima, filiale, per Santa Maria, Madre di Dio e Madre nostra, che sta in piedi,
forte, trafitta dal dolore, sola o quasi, accanto alla Croce.
Pensate per conto vostro, aggiungeva san Josemaría. Dite qualcosa al Signore e dite qualcosa a
sua Madre: le cose che diremmo a nostra madre se la vedessimo offesa, maltrattata, oggetto degli
sguardi di gente malvagia. E tutto questo per amore di suo Figlio, crocifissa con il desiderio,
coperta di offese e di umiliazioni [4].
Inoltre, il 15 sarà l’anniversario dell’elezione di don Álvaro come primo successore di san
Josemaría a capo dell’Opus Dei. Vi suggerisco di recitare spesso la preghiera dell'immaginetta,
chiedendo la sua intercessione per le necessità della Chiesa, dell’Opera, del mondo, di ogni persona.
Dinanzi al triste spettacolo di un mondo diviso, di popoli che si scontrano come nemici, di famiglie
dilaniate dalla discordia, la promessa divina di pace e di unità, annunciata nell’Antico Testamento e
ratificata con forza nel Nuovo, è una promessa piena di speranza: indica un futuro che fin d’ora
Dio sta preparando per noi. Tuttavia – spiega il Papa – questa promessa è inseparabilmente
legata a un comando: il comando di ritornare a Dio e di obbedire con tutto il cuore alla sua
legge (cfr. Dt 30, 2-3). Il dono divino della riconciliazione, dell’unità e della pace è
Il Papa: «Il matrimonio non è un cammino liscio, senza conflitti»
14/09/2014
Un giorno indimenticabile per venti coppie della diocesi di Roma, che hanno celebrato il
matrimonio davanti a Papa Francesco. Il Papa: "E' normale che gli sposi litighino, sempre si
fa. Ma mai finire la giornata senza fare la pace, mai". Tra le 20 coppie anche Gabriella e
Guido, una mamma single di 48 anni e il compagno con alle spalle un matrimonio annullato:
"Vorremmo che la nostra storia donasse speranza a chi convive e ha rinunciato a sposarsi
davanti a Dio"
Bergoglio sposa 20 coppie nella Basilica di San Pietro
Papa Francesco: "Il matrimonio non è una fiction. E' vita reale"
“E' incalcolabile la forza, la carica di umanità contenuta in una famiglia" ha detto. Poi il
suggerimento alle coppie: "E' normale che gli sposi litighino. Ma vi consiglio: mai finire la
giornata senza fare la pace"
Papa Francesco a Redipuglia: "La guerra è una follia" Papa: "Il sangue delle suore uccise diventi seme di fraternità" Papa Francesco: "Cristiani non 'annacquatevi', non diventate 'mondani'"
Città del Vaticano 14 settembre 2014"Il matrimonio è simbolo della vita, della vita reale, non è una
fiction!". Lo ha affermato Papa Francesco durante la messa in San Pietro in cui celebra il
matrimonio di 20 coppie della Diocesi di Roma. "E' la reciprocità delle differenze - ha aggiunto -.
Non è un cammino liscio, senza conflitti, no, non sarebbe umano. E' un viaggio impegnativo, a
volte difficile a volte anche conflittuale, ma questa è la vita!".
"L'amore di Gesù, che ha benedetto e consacrato l'unione degli sposi, è in grado di mantenere il
loro amore e di rinnovarlo quando umanamente si perde, si lacera, si esaurisce", ha proseguito il
Pontefice. "L'amore di Cristo può restituire agli sposi la gioia di camminare insieme - ha aggiunto-;
perché questo è il matrimonio: il cammino insieme di un uomo e di una donna, in cui l'uomo ha il
compito di aiutare la moglie ad essere più donna, e la donna ha il compito di aiutare il marito ad