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te f- n- te o- ria re ile o. Ir1 a- he o- d- ]i. lle 6- f:t GrusBppn Foscenr Cassese e gli studi sull'antbiente Le norizie di cronaca ci dicono che tra ilzI eil23 ottobre del 1953 piog- ge torrenziali provocarono un'alluvione nella Calabria centfo-meridionale: numerosi paesirimasero danneggiatiparzialmente o totalmente dalle eson- dazioni e si registrò la perdita di molte vite umane. Nella sola provincia di Reggio Calabria si contarono centinaiadi morti e dispersi, tantissime le case distrutte, migliaia i rifugiati in altre città calabresi e siciliane,circa 2000 tra agrumeti ed uliveti furono inondati e distrutti dallo straripamento di fiu- mi e torrenti e si riscontrarono innumerevoli interruzioni stradali e ferro- viarie. Nel Catanzarese i danni, Pur semeno impressionantirispetto a quelli registrati nel Reggino,si presentarono comunque ingenti, con circa 800 case crollate, 3000 pericolanti e frane diffuse su larga scala. L'onda emoriva di questo evento, che occupò per giorni le pagine della cronaca nazionale, spinse Leopoldo Cassese a dedicare proprio allevimime di quell'alluvione un saggio che avrebbe pubblicato sulla rivista <<Società'> nel numero di febbraio del1954r; si trattava di una ricercastorica non in stretta affinenzacon l'evento accaduto, ma che rivela, nel solco degli studiosi meri- dionalisti, una norevole sensibilitàrispetto alle problematiche del territorio ed agli effetti sul mancato o ritardato sviluppo del Sudz. t CftJrc^** Le bonf.che nel Mezzogiomo d'Italiadurante il periodo splgnotg' in.<<So- cietà>>, febbraio 1954, pp. éS-S:, poi ripubblicato inlo., Scritti di storia rneridionale, Salerno, LavegIia, 1970. 2 Una storiografia sul meridionalismo è naturalmente improponibile in questa sede, pertanto, mi limito " Ji,".. solo alcuni testi che, con vario taglio e approccio storiografico, hanno rico- struito I'interesse per I'ambiente da parte degli intellettuali meridionali. Cfr. in proposito, L. Musnr.r.e, Meridionalisrno. Percorsii realtà di un'idea (1555-1944), Napoli, Guida, 2005; I. Ttrtt,Arnbiente, uorrtini, città nell'organizzazione territoriale del Mezzogiarza, Napoli, Liguo-
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Cassese e gli studi sull’ambiente, in Leopoldo Cassese. Archivista e organizzatore di cultura, Roma, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, 2011, pp. 237-248.

Mar 10, 2023

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GrusBppn Foscenr

Cassese e gli studi sull'antbiente

Le norizie di cronaca ci dicono che tra ilzI eil23 ottobre del 1953 piog-

ge torrenziali provocarono un'alluvione nella Calabria centfo-meridionale:

numerosi paesi rimasero danneggiati parzialmente o totalmente dalle eson-

dazioni e si registrò la perdita di molte vite umane. Nella sola provincia di

Reggio Calabria si contarono centinaia di morti e dispersi, tantissime le case

distrutte, migliaia i rifugiati in altre città calabresi e siciliane, circa 2000 tra

agrumeti ed uliveti furono inondati e distrutti dallo straripamento di fiu-

mi e torrenti e si riscontrarono innumerevoli interruzioni stradali e ferro-

viarie. Nel Catanzarese i danni, Pur se meno impressionanti rispetto a quelli

registrati nel Reggino, si presentarono comunque ingenti, con circa 800 case

crollate, 3000 pericolanti e frane diffuse su larga scala.

L'onda emoriva di questo evento, che occupò per giorni le pagine della

cronaca nazionale, spinse Leopoldo Cassese a dedicare proprio alle vimime di

quell'alluvione un saggio che avrebbe pubblicato sulla rivista <<Società'> nel

numero di febbraio del1954r; si trattava di una ricerca storica non in stretta

affinenza con l'evento accaduto, ma che rivela, nel solco degli studiosi meri-

dionalisti, una norevole sensibilità rispetto alle problematiche del territorio

ed agli effetti sul mancato o ritardato sviluppo del Sudz.

t CftJrc^** Le bonf.che nel Mezzogiomo d'Italia durante il periodo splgnotg' in.<<So-cietà>>, febbraio 1954, pp. éS-S:, poi ripubblicato inlo., Scritti di storia rneridionale, Salerno,

LavegIia, 1970.2 Una storiografia sul meridionalismo è naturalmente improponibile in questa sede, pertanto,

mi limito "

Ji,".. solo alcuni testi che, con vario taglio e approccio storiografico, hanno rico-

struito I'interesse per I'ambiente da parte degli intellettuali meridionali. Cfr. in proposito, L.

Musnr.r.e, Meridionalisrno. Percorsii realtà di un'idea (1555-1944), Napoli, Guida, 2005; I.

Ttrtt,Arnbiente, uorrtini, città nell'organizzazione territoriale del Mezzogiarza, Napoli, Liguo-

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ln quello scritto Cassese poneva un elemento di continuirà storica nell'im-prowida gestione del terrirorio, raccordandosi in qualche modo con la realtàcontemporanea che stava vivendo e occupandosi delle bonifiche al principiodel secolo sedicesimo, un male annoso e addirittur a costituzionolr, ro^ rbb"a scrivere, ovvero endemico e strutturale nella realtà meridionale.

La sua attenzione cadeva implicitamente anche sulla natura, percepita oracome una donatrice prodiga e benefica, per coloro che riuscivano a rispettar-la, ora come un pericolo, quando non si incerveniva correttamente. [n questosenso, dobbiamo subito chiarire che l'approccio al problema ricalca la sen-sibllità del tempo, sia per i contenud che per l'inrerpretazione del rapporrouomo-natura, segnato da un prevalente antropocentrismo. E dobbiamo an-che considerare che in Italia, proprio negli anni cinquanta del Novecento,a seguito della ricostruzione bellica e dei processi di urbani zzazione, unita-mente allo sviluppo del turismo di massa, iniziò a diffondersi una consape-volezzasui danni al patrimonio artistico e narurale del paese, - che nel d...rr-nio successivo sarebbe diventata una .'.era e propria 'primavera dell'ecologia,,e cominciò, anche se flebilmente, ad essere messa in discussione la visionefortemente anrropocentrica, eredità culturale e scientifica dell'Illuminismo3,che poneva la natura in una posizione largamente subordinata agli interessiumani.

Qindi, è indubitabile che il lavoro sulle bonifiche diventi un'uherioreoccasione di verifica metodologica e storiografica del Cassese srorico, dei suoiinteressi di ricerca e della modernità di talune sue ricerche.

L'intellettuale si inserisce a pieno titolo nell'alveo dell'interprerazionemarxista, che prediligeva una lettura economica dei fatd storici e anche di fe-nomeni piri specifici come il paludismo. secondo tale storiografia, che neglianni'50, '60 e'70 del secolo scorso è stata una metodologia di studio e di ana-lisi che ha forgiato, anche graziea Gramsci, una folta ,Ài.r" di inrellettualie studiosi del nostro paese, alla base del rapporto dell'uomo con la natura vierano quesri fattori:

ri' 2007; c' FnrrcB, Le trappole dell'identità. LAbruzzo, le catastrof, l'Italla di oggi, Roma,Donzelli,2010.3 Cfr. Storia dell arnbiente in ltalia tra Ottocento e Noztecento,a cura di A. V,c.nNr, Bologna, ilMulino, 1999,M.AnlrrrRo - S. Benca, storia dell'ambiente,Firenze,Carocci,2004.

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Cassese e gli studi sull'arnbiente 239

1) la natura doveva essere "umanizzatì' Srzie alla scienza, affinché il valore

intrinseco dell'ambiente potesse trasformarsi in valore d'uso per l'uomo;

2) essa doveva essere considerata come qualcosa di utile per I'uomo;

3) anche I'ambiente e le risorse naturali erano parti integranti dei conflitti di

classe e dello sfruttamento;

4) la scarsità delle risorse era alla base del confitto di classe tra lavoratori e

capitalisti, una lotta che andava aPpunto dal controllo delle risorse econo-

miche alla conseguente distribuzione della ricchezzaall'interno della so-

cietà;

5) I'inquinamento era esso stesso un "costo di classe", perché Pesava solo su

alcune classi sociali (le più polrere e disagiate, costrette a vivere nelle città

o nelle fabbriche, fortemente inquinate).

Non che Cassese applicasse tout court questo impianto interpretativo alle

sue conside razioni sull'ambiente. Per quanto, come detto, metodologica-

mente legato alla storiografia marxista, egli va considerato una sorta di ere-

tico del marxismo e della cultura che esso esprimeva. Anche nello specifi-

co campo ambientale, Cassese non denota un'adesione acritica all'ortodossia

marxista, che si rivela un prezioso strumento di analisi socioeconomica e di

storia sociale, ma da temPerare in varie sue possibili forzature, proprio in re-

lazione al confitto di classe.

ln questo senso, appare anche più marcata ed evidente I'adesione all'inter-

pretazione di Gramsci,la cui percezione della naturaa ha aiimentato il Cas'

sese studioso e meridionalista, nel punto in cui il filosofo e politico sardo ri-

badiva che |a natura non dovesse essefe percepita come statica, fissa, astratta

e immutabile, ma che era <<l'insieme dei rapporti sociali che determina una

coscienza storicamente definitar> e che <.questa coscienza solo può indicare

ciò che è 'naturale' o 'contro natura'rr5. fn sostanza, Gramsci asseriva che la

natura tendesse a mutafe e con essa <<le idee che consolidano la maniera in

4 Cfr. in proposito H. K. Moss,,4 Special Issue on Antonio Grarnsci, in <<Italian Qarterly>>'vol. XXXi,

"- t tS- t ZO (Ilinter-Sprin gl99}), traduzione a cura di www.countdownnet.info e

di http://worldsocialism.blog..*.it.itl, con il titolo Gramsci e I'idea della natura urnana' alla

quale si farà riferimento in questa sede.5 Cfr. A. Gxtvrscr,gladerni del carcere,Torino,Einaudi, 1975,p' 1874'

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cui l'essere umano si comportatt6, stabilendo, così, una relazione molto stret-ta tra l'idea della natura e le idee di una società. ciò comporta il pensierodella natura umana come insieme di attività umane, sociali e produttive sto-ricamente determinate. E, in altro punto della sua rifessione, Gramsci sotto-lineava anche come I'uomo fosse essenzialmente adattabile e fessibile ed ingrado sia di essere plasmato dall'ambienre, che capace di modificarlo con leproprie attività.

Ma le fonti e i riferimenti culturali del Cassese arrrarro dai problemi delpaludismo e della bonifica sono state anche le descrizioni e gli studi di intel-lettuali, pubblicisti ed economisti dell'età antica e moderna, i quali, occupan-dosi del regno di Napoli, avevano spesso sottolineato come si trarrasse di unaterra arida e ingrata. A suo parere, rumavia, vi era un implicito pregiudizio na-turalistico che impediva un'esarra valurazione del problema delle bonifiche,che, invece, doveva essere analizzato come un famore tecnico e sociale, che siinquadrava e che si connerreya indissolubilmenre, mediante un rapporto dinecessità, con il regime politico del tempo, cui spettava la responsabilità diindividuare e promuovere gli interventi per sisremare il territorio.

Cassese, dunque, saldava I'ambiente geografico con la fisionomia e con lecaratteristiche della società meridionale, sebbene egli ritenesse che I'ambien-te geografico non aveva stabilito in via definitiva le caratteristiche della so-cietà meridionale, rifuggendo così da un'analisi meramenre deterministica.Tuttavia era altrettanto evidente che I'ambiente avesse infuito sullo sviluppodella società. e ne avesse anche rallentato le opportunità e lo slancio.

E sicuramente c'era da considerare un ulteriore elemento: le popolazionidelle comunità del Mezzogiorno, al cospetto della forza della natura, dellaviolenza delle acque e di tutti quei fenomeni naturali che andavano connessialla gestione del territorio, avevano manifestato un atteggiamento passivo, ri-chiudendosi in una sorta di collerico e rabbioso pessimismo che aveva comeparalizzato ogni ideale di redenzione; oppure accadeva che le popolazioniat-tuassero forme inconsulte di ribelllone ed assald ai paesi attigui, che magarierano caratterizzati dallo stesso problema di squilibrio idrogeologico, rite-nendo che il proprio dissesto dipendesse dall'incuria del vicino.

6 Cfr. H. K. Moss, Gratnsci e I'idea della natura u7r-tnna, cit., p.2

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Cassese e gli studi sull'arnbiente

E interessanre anche constarare come, pur dedicando il saggio alle vitrimedell'alluvione e pur volendo discutere di bonifiche, Cassese rrovasse il modoper coniugare opportunamenre il risanamento ambienrale con la uexata qua-estio dello sviluppo delMezzogiorno. (Jn tema abbastanza ricorcente nellapubblicistica meridionale, così come il collegamento tra il problema del dis-sesto idrogeologico e quello delle bonificheT.

Il saggio sulle bonifiche di Cassese, poi, condnua a muoversi sempre inquesta logica di lungo periodo, rapportando la socierà del '500 con quelladi inizio'800 in cui riecheggiava il monito di Godoro Monticelli, scrirtorebrindisino, ma napoletano di formazione8, che aveva calcolato come 4/5 delterritorio del lirorale del Mezzogiorno fossero insalubri e che nelle pianureappena una otraya parte fosse esenre da mefitismo e paludismo. Il nodo assaistretto che Cassese creafrapaludismo, dissesto e bonifica è peraltro un remacaro sia a Monticelli che al grande urbanista e funzionario borbonico CarloAfan de Riverae. E che Cassese segua come ffaccia il lavoro pirì noto di CarloAfan de Rivera, le Considerazionitq, è dimostrato anche dal fatto che nella de-scrizione dell'ambiente geografico meridionale anch'egli proceda secondo lalogica dell'analisi degli importanti bacini che costituivano ilMezzogiorno.

In essi, i corsi d'acqua di narura torrenrizia, ingrossandosi a seguito del-le piogge, andavano ad allagare le campagne del litorale provocando il feno-meno del paludismo delle pianure, che in alcuni posti si verificava in manieralenta e graduale, in alri, invece, in maniera improwisa e rovinosa; nell'unoe nell'altro caso si aveya a che fare pur sempre con un fenomeno di vecchiadata. Naturalmente, dire paludismo significa parlare della malaria e delle sueconseguenze sulle popolazioni che da secoli ne erano terrorizzate.

7 Sul tema delle bonifiche si veda P. Brvrr.ecqge - M. Rossr Doue,, Bonf.che in Italia dal'700 ad oggi,Bari,Laterza, 1984.8 Su Monticelli, si veda G. Foscem, Teodoro Monticelli e I'econorrtia delle acque. StoriografaScienze Arnbientali Ecologia,Salerno, Edisud, 2009.

I lfr to , Dall'arte alla professione. L'ingegnere rneridionale tra Settecento e Ottocento,Napoli,E.S.I. , 1995.r0 Cfr' C. AreN on RrvBn-l, Considerazioni sui mezzi da restituire il ualore Dro\rio a'doni cheba la natura largamente conceduto al regno delle due Sicilie,Napoli, stamperia àel iibreno, 1832-+L-

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242 Grvsnppn Foscent

L'analisi di Cassese segue ancora i canoni della pubblicistica napoletana

otocentesca quando esamina lo spopolamento delle pianure e la concentra-

zione delle popolazioni sui monti proprio come una conseguenza del paludi-

smo e dell'allagamento delle pianure. L'aumento della densità della popola-

zione aveva crearo un grado di squilibrio frapopolazione e mezzídi sussisten-

za, al punto che la necessità di procurarsi le derrate agricole aveva indotto gli

uo-ini a sacrificare i boschi talvolta secolari per conquistare un pezzo di ter-

ra coltivabile. Il conseguente disboscalnento, connesso poi a un regime del-

le acque violentemente squilibrato proprio a seguito dell'abbatdmento degli

alberi che renevano saldi i rerreni, le piogge periodiche, che cominciavano a

non essere pirì benefiche ma disuuggitrici, l'erosione dei terreni in pendio, il

ffascinamento poi a valle della massa di acqua, che impediva la coltivazione

nelle valli soffosranri, creavano gli acquitrini che portavano ovunque la deva-

srazione facendo imputridire le radici stesse della vita agricola.

Qindi anche I'intellettuale irpino ribadiva, unavolta di più, che l'analisi

storia del paludismo e delle bonifiche dovesse tener conto delle irrinuncia-

biii valutazioni di Monticelli e de Rivera, che avevano denunciato più volte lo

squilibrio fra montagna e pianura come un male duraturo, capace di incidere

proford"-ente sulla vita sociale delMezzogiorno. Occorreva dunque con--...rtr"rri

su due inrervenri, gli stessi che già un secolo prima aveYano caldeg-

giaro proprio Monticelli e ancor più de Rivera: il primo, il rimboschimen-

Io; il ,..*do, la bonifica integrale. Azione, quest'uldma, che, peraltro, Arri-

go Serpieri, nella sua qualità di sottosegretario del Ministero dell Agricoltu-

," d"l 1929 al1935, avevasaPuto sagacemente introdurre nell'ordinamento

normarivo fascistalr, ed I cui effetti erano sotto gli occhi di tutti in virù del

risanamenro dell'agro pontino e del tavoliere di Puglial2' lnterventi dei quali

era a conoscenza anche lo stesso Leopoldo Cassese'

Oltre a quesro legame molto stretto fra montagna e pianura l'archivista

e srorico diArip"ld, faceva anche riferimento alla sistemazione idraulica

completa dei fiumi, non ridotta cioè a singole sue parti, magari quelle al mo-

tt cfr. AJ"*t""t , La bonifua nella storia e nella dottrina, Bologna, Edizioni Agric ole,1957 '12 Cfr. F. D'Enl,rp, Storia iella bonifca pontina, Latina, Vona Sabino, 2Ql0 e Il Tauoliere di

p"gti",. n*rf.ro e trasformazione naklX e XX secolo, acura di P. Bnvrr-ecqge' Roma - Bari'

Laterza,1988.

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Cassese e gli studi sull'arnbiente

mento interessate da allagamenti o esondazioni, ma che doveva essere accom-

pagnata dalla sistemazione dei ffatti successivi, per evitare che i rischi di palu-

dismo si spostassero soltanto più avanti. Qindi, se è già di per sé importante

una relazione sistemica tra montagna e pianura, occorreva anche considerare

il corso di acqua come un tutto organico, tracciando una relazione sistemica

ancora pirì ampia fra le varie parti di un territorio.

Cassese ribadiva, poi, un ulteriore e basilare concetto: la bonifica presso

qualunque nazione non era soltanto un problema tecnico, da affrontare con

strumenti tecnici, ancorché eficaci, ma rappresencava soprattutto un proble-

ma sociale , anzieglisottolineava come questi due aspetti fossero indissolubil-

mente collegati tra loro, trattandosi di due momenti connessi in modo orga-

nico al processo antropogeografi co.

Ma la sua riflessione - e appare anche questo inevitabile - prendeva presto

la strada di un giudizio critico feroce nei confronti della feudalità meridiona-

le, responsabile, a suo parere, di aver ostacolato di famo ogni sviluppo dell'in-

dustria, impedendo che si portasse riparo al disordine idraulico e arrestando

ogni progresso in agricoltura. Ciò aveya causato lo spopolamento delle cam-

pagne, inoltre, poiché la proprietà dei suoli apparteneva esclusivamente ai

baroni e ai corpi morali ecclesiastici e laici,l'amministrazione dello Stato era

porrara a trascurare del tutto le opere di pubblica utilità.

L'idea di Cassese era che I'immobilità del Mezzogiorno fosse dovuta es-

senzialmente all'aweggiamento dei grandi signori feudalil3. Campeggia in

modo evidente nella sua interpretazione un vero e proprio pregiudizio anti-

spagnolo, che è dpico della uadizione storiografica che nel corso degli anni

'50 e'60 del Novecento concepiva in modo negativo la dominazione ispani-

ca nel Mezzogiornol4.

13 Sui problemi della feudalità, del sottosviluppo del Mezzogiorno e della connessa questionemeridionale si vedano: Il Mezzogiorno preunitario. Economia, società e istituzioni, a cura di A.Mn ssarnr., Bari, Dedalo, 1988; G. Pnscosotroo , Dal sottosuiluppo alla questione meridiona-le, in Storia del Mezzogiorno, dir. da G. Galasso e R. Romeo, 12" vol., Il Mezzogiorno nell'Italiaunita,Napolí, Edizioni del Sole, 1991, pp.19-89; G. Geresso,l/ Mezzogiorno da "questione" a"problema aperto", Manduria, Lacaira, 2005.ra Cfr. in prop osito Alle origini di una nazione. Antispagnolisrno e identità italiana, a clur.a di A..Musr, Milano, Guerini e Associati, 2003,

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244 Grusnppp Foscant

In questo cassese è chiaro, perché poneva in evidenza alcuni fattori cheegli considerava propri delra tadizione culrurale spagnola e, segnaramenre,la radicata concezione idealistica della vita, la soprawalutazione della indi-vidualità e la traboccante invidia, faftori che, tutti assieme, - secondo la sto-riografia che si rifaceva allo scrittore e filosofo gesuita del XVII secolo Balta-sar Graciant5 e al filologo e storico del XIX secolo Ramòn Menéndez pilar -,rappresentavano atteggiamend tipici della cultura e della dominazione spa-gnola. Cassese rincara la dose, ritenendo che un problema prevalentemen-te sociale come quello delle bonifiche, a parte anche le aitre possibili consi-derazioni di ordine politico ed economico, non poresse essere compreso daun gol.erno i cui rappresentanti avevano, rurro sommato, una tale strufturamentale.

Thttavia, egli non poteva disconoscere che qualcosa si fosse renraro di faredurante il periodo vicereale, ma l'opera del governo si era limitata ai dintornidi Napoli; la capitale era srara arricchita di strade, di palazzisonruosi, di ric-che chiese e lì era arrivata anche la nobiltà di provincia. Ma i grandi interventinella provincia non erano srari effettuati e qui cassese dimostra di compren-dere perfecamenre che nel corso della dominazione spagnola ci sia srara unaforte predominanza e centralità della capitale rispetto al resro del regno diNapoli. E, soprattutto, nello specifico, poche volte furono attuari inrerven-ti per prosciugare le terre paludose delMezzogiorno, ragion per cui la realtàdelie periferie era rimasta piuttosto pre caria e arrerrata.

Il nostro storico è del parere che quesro stato di cose abbia porrato in etàmoderna ad un distacco profondo tra Ia capitale e le altre province.

Naturalmenre cassese non può dimenticare che proprio il viceré Don pe-dro de Toledo, marchese di villafranca, fu protagonista del pirì grande pro-getto di recupero del territorio, un disegno concrero per creare or gr"rd.."-nale e convogliare tutte le acque del bacino del volmrno e portarle al mare,rendendo così asciutta e coltivabile una grande pianura. Il fossato fu dettolagno e lagni furono da allora chiamati i canali dei luoghi paludosi del regnosottoposti alla Regia Camera mediante una Giunta dei Lagni che avrebbe

15 Si veda B. GnecraN, Il politlco don Fernando il Cattolico, a cura di V. DrNr, Napoli, Biblio-pol is,2003.

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Cassese e gli studi sull'aznbiente

avuto il compito di vigilare afinché essi venissero sempre renuri in ottimostatol6.

Pur elogiando questi prowedimenti, Cassese registrava il fatto che no-nostante i tentativi tecnici per fare in modo che non ci fossero più gli allaga-menti dannosi e pericolosi, liberando i lagni dai deuiti, le forti piogge allu,vionali riportavano però in quei siti una quantità sempre maggiore di detriri,producendo naturalmente gravi problemi e richiedendo ulteriori inrervenri,con una forte spesa. Lacreazione dei lagni, infatti, necessirava di una cosrosamanutenzione che gravava in gran parte sui bilanci delle università,le qualiripartivano poi la contribuzione in ragione dei fuochi. Per quesro morivo, lepopolazioni si opponevano perché erano cosrreme a sborsare moho denaroper opere che però non riuscivano a risolvere in maniera concrera e definiti-va il problema.

Occorre anche considerare che le condizioni dell'università erano carar-Eerizzate da evidenti problemi di ordine finanziario. Don Pedro de Toledoaveva invitato i proprietari fondiari ad assumere un arteggiamento di mag-giore disponibilità per risolvere questi problemi ed aveva emanaro anche unadisposizione perentoria per fare in modo che i feudatari non si opponesseroalle opere di bonifica, anche per alwiare una profonda trasformazione agra-ria. Ma c'è da dire che i possessori di terreni feudali riuscivano a trarre profit-to anche dai luoghi paludosi medianre l'industria molitoria in alcuni luoghie quella casearia in altri, quindi, come ribadiva apertamente Cassese,la boni-fr.ca eraper essi antieconomica ed onerosa. Cosa che li spingeva ad atteggia-menti di totale disinteresse e a non collaborare alle azioni di bonifica.

È evidente che I'intellettuale esprimesse un giudizio forremente negativonei confronti della nobiltà. feudale che non era riuscita a svolgere un'attivitàper il sostegno dello sviluppo del territorio, ma anche perché non aveva mo-strato la necessaria attirudine a comprendere quali fossero le pene delle popo-lazioni. Se a questo si aggiunge anche il controllo delle acque e l'atteggiamen-to di forte pre dominio nella gestione delle acque, come accadeva per esempioper il fiume e per tutra la valle del Sarno, è evidente che un uso privato della

16 Cfr. A. MeNco, The Italian hydronym'lagno", in http://openarchive.unior.it/156/l/Ihe_Italian_hydronym_lagno.pdf.; G. FrnNco, I regi Lagni e la bonif.ca della "Carnpaniafelix" du-rante il uiceregno spagnolo, Firenze, Olschki, 1988.

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risorsapubblicarT - come nel caso dellap alizzatadelconte di Scafati che aveva

d.uirroi l regolaredefussodel leacquedelsarno- 'eraunapalesedimostra-

zione del fat-to ch. questa nobiltà silivelava del rutto incapace di essere pro-

porirlu" Per uno sviluppo reale del territorio meridionale''

P., tali ragioni,l'.,i""'io"t economica aveva subito un profondo muta-

mento che aveva,idoao alla condizione di braccianti la maggior parte dei

contadini della zona e li aveva condannati a vivere in un ambiente geografi-

co malsano e in cond,izioni difficili e pericolose. Il consiglio collaterale nel

gennaio del 1630 aveva ordinato la demolizione della'pahzzata' ma sappiamo

anche che quesre problemadche legate alla gesdone privatisdca delle acque in

realtà sarebbero conrinu"t. "

lorrgJrr"l t.rnpo senza rrovare piena risoluzione

ancora a metà Ottocento'

Tialezonecherisent ivanoancofadipiùdel legravicondizionidivi ta,

cassese prendeva in considerazione il vaut ai Dianol8. Qi, infatti, il disor-

dine idraulico era notevole ed evidente e produceva periodiche inondazio-

ni che inghiottivano ampi tratti di tefreno ferdle e coltivabile' Si era arrivati

anche "l i"r"dorso dei càmuni del versanre sinistro del Tanagro che avevano

i.,ri"ro li ".qo.

del fiume facendole riversare nel territorio di quanti erano

siruati nel versante .ff()"t del corso d'acqua' creando yindi le condizio-

ni per una guerra.o"ú"o" fra comuni pe' i1 g'ave disordine idraulico che si

eraprodotto.QestoaYevaProvocatonelsedicesimosecololotteaccanitee

liti giud,iziarie nonché ,.orrrri anche sanguinosi fra le popolazioni interessate

dei due versanti. Il governo era intervenuto, ma soltanto a fine'600 era stata

disposta la.r.a"io,i. di oppormni lagni a sPese di una particolare Giunta e

a condizione che i .or.rrrri .or,tribuissero per la quarra parte' da ripartirsi in

ragione dei fuochi.

Qella vicenda, turravia, ben lungi dall'aver risolto il nodo dell'esonda-

zionedelTanagro,apparivaaCassesecomel'ennesimaprovadell' inefficien-

;lt ".d"

t' pr.p*ito G. Foscenr , sarno if.urne pubblico'. (Jna relazione inedita d'i carlo Afan

d.e Riuera, in L'ingegnei eii '" "'i;''

nuoíi' *'l't'o"ioni' contesti culturali nel XIX e XX secolo' a'

."* A A. Dr LBóICava de' Tirreni' Marlin' 2oo7 'pp'71-84'18 cfr. storia del vallo di Diano,v. III, t. 2, L'età moderna e conternl)oranea, actra diP' vrr'r-eNr'

Salerno 1985, in p-,t"f""'i'"ggi di I Marinez y 9*:":'A..^l:;{:lrotta;

si veda in pro-

posito anche P. Brvrr-ecqe , iii "It-y'Jt

e s.toria' Ambiente' economie' risorse in ltalia'Romu

bonr.lli,2000, in particolar modo il III capitolo'

Page 11: Cassese e gli studi sull’ambiente, in Leopoldo Cassese. Archivista e organizzatore di cultura, Roma, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, 2011, pp. 237-248.

ìe aveYa

mostra-

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rale nel

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di vita,

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'esonda-

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C,.cri'o,lfanfJ[setolo,a

)-\ÌrreNr,

de in pro-úfu- Roma,

Cassese e gli studi sull'arnbiente 247

za dei governi, dell'arroganza fendale, della superficialità delle istituzioni e

degli stessi sudditi, in quanto gli ordini erano rimasti sulla carta e le condizio-

ni di vita delle popolazioni erano peggiorate al punto che, alla fine del '600

ma ancora a metà del'700,le condizioni dell'intero Vallo restavano Pfesso-

ché deficicarie, e la gente sembrava che non avesse più neanchela foiza per

continuare a vivere in quei Posd, dove si continuava a morire di malaria.

Ma Cassese, fedele, come semPre, alla sua natura di storico e archivista

collegato alla tradizione marxista, non poteYa non sottolineare come a que-

sd mali se ne aggiungessero altri che trovayano la loro origine dalla struttura

sociale del tempo. Ancora una volta ribadiva che una colpa specifica dovesse

essere riconosciuta ai feudatari, che avevano continuato a deviare le acque dei

regi lagni per creafe in vaste zone delle vasche dove far maturare il lino e la

canapa, perché essi si rivelavano sempre interessati a tutte le speculazioni di

ordine economico. È app.na il caso di ricordare che con la macerazione del

lino e della canapa si danneggiavano le contrade per le forti e dannosissime

esalazioni che si determinavano.

Ritornando allo specifico problema della bonifica dei terfeni, Cassese evi-

denziavacome I'azione del governo vicereale di Don Pietro di Toledo non

aveva trovato ulteriori riscontri. I suoi successori non erano riusciti a prose-

guirne I'opera e, a parre qualche inefficiente disposizione relativa al rispetto

del pauimonio boschivo, essi si erano limitati alla semplice manutenzione

dei regi lagni per evitare che fossero compietamente interrati.

Resra ancora il fatto che le province lontane rimasero abbandonate sotto

il controllo dell'ingordigia vorace di una feudahtà oramai priva dello slan-

cio per una fattiva egemonia sociale. E ancora Cassese continua il suo cahier

de doléances sostenendo che in tutta la costa del Mezzogiorno, dalla foce del

Tionto fino a quella del Biferno si vedevano camPagne insalubri e spopolate e

così anche nella Capitanata e nel Salernitano, come nelle campagne calabresi.

Insomma, ovunque c'era lo specchio teuo di una campagna distrutta e il pa-

ludismo regnava indisturbato.

Il governo dei viceré secondo Cassese non aveva saputo affrontare nel

corso di due secoli il problema della bonifica dei terreni paludosi, seguendo

quello che lo stesso Carlo Afan de Rivera aveva considerato importante, cioè

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248 Grusr,ppn Foscenr

un piano organico di intervento. Cassese tira le fila del ragionamento e indi-

vidua un complesso di ragioni:

l) l'assenteismo e I'opposizione dei feudatari;

2) la mancanza disdmoli da parte di quel ceto medio che proprio in quel pe-

riodo si andava formando e organizzando;

3) I'azione negativa del complesso di pregiudizi che spingeva a ricercare la

causa della diffusione dei mali collettivi nell'influenza degli astri piutto-

sto che nelle tristi condizioni igieniche;

4) il graveostacolo del banditismo, che veniva costantemente alimentato dai

baroni;

5) la mancanza digrandi capitali e di spirito di sacrificio e di intraprenden-

za;

6) infine, l'assenza di una tradizione te cnica e di organi efficienti che riuscis-

sero a risolvere il problema e afar sentire la tragica necessità di risolverlo.

Sicché, una delle cause successive consistette nel fatto che i governi che

seguirono dovettero lottare contro le al'versitàr della natura, con gravi riper-

cussioni nei confronti della salute dell'uomo, della salubritàr dell'aria e della

fertilità della terra. Cassese conclude amaramente: <<non si può chiedere ad

un'epoca storica, cioè a una determinata struttura politico-economica, più di

quello che essa può dare ,r che, suona, a distanza di secoli, come un non certo

inappropriato giudizio storico.