-
CAS T E LLO AMA RINA
].
Ritenendo in1it:u·c a.utica tra(lhion c lati11a, 80levano i
Vcnc-,.;b,11i, dopo ci:;pugnabt una cittiL, mediante prosidì ccl
opere f'ol'ti -li catorio consol i
-
66
Avuta l.t città in dedizione, non t.a.rdarouo i Veneziani di
premunirla contro nn attncco esterno e
-
67
Andrea Rcdusi, storico trivigiano, indica perfino il sito ove il
castello A marina fu in nalzato : «E t terra. in deditione accepht,
et in ea cunctis dispositis, visum est Ducali Dominio Venetonnu
-
68
suo de1iberato ed ordina di spedire a Trieste dicci solenni
prov-vedi tor i da eleggersi mediante scrutinio, i qnali assieme
col pod està e capitano di rl' ri cMc abbiano ad esaminare il lnogo
pilt oppor-tuno ad innalzarv i cast.ella ed
-
69
della Locanda g·randc detta Fra.della. Dne cli queste torri,
qnella cli S. llfarco e la J,'rndclla o delle Confrntcrnità col
rispetlivo mmo di conginnzionc,
-
70
io appresso. Risalgon tutte a ll ' anno 1377, al tempo cioè in
cui digià preparavasi la guerra di Chioggia e il domini o Yeneto
area
motivo di temere per 1'ricste. Notasi espressamente nelle
relative deliberazioni che i lavor i
del Castello Amariua erano arrirati a buon punto. Ordinasi ai
due cassieri della repubblica di abitare or
innanzi nel Cast ello , di rimanervi ambedue la notte e di non
sorti rvi che ad nno ad uno cli giorno. Sono sciolti i medesim i
dall'obbligo di tenere un cavallo e provvedesi perchè sian o fatt
i
ai medesimi ùegli a11oggi entro il Castello stesso. Aclott-asi
d'innalzare le mura verso mare fino all'altezza di
passi v. sette, compresa la merlatura. La proposta di rinforzare
quelle mura mediante barbacano di otto piedi in altezza e cli
aprirn un portello nella torre di mezzo è respinta. Deliberazio ne
improvvida perchè il principale attacco successe, alcuu i anni
più
tardi, appunto da parte di mare. OrdinaRi di costruire le torri
a volto, cosi le nùove corue
le vecchie e ciò fino ai solaii superiori, in modo che abbiano
a
ricscire forti ed opera perpetua. La torre S . .Marco alla
marina, che mai fu completa, debbasi innalzare fino ali ' altezza
delle altre torri.
Raccomandasi di procedere con tutta sollecitndi ne e di
applicarvi ogni studio nella spedizione dell' oggetto.
Statuiscesi per la buona custodia del Castello: che debba essere
continuam ente presidia to da 40 balestrieri con so ldo cli lire
14, 20 fanti con lire IO, un tamburino con lire 6 al mese -che la
guarnigione debba essere comandata da tre capi con lire W al mese
per ognuno - che qnesti coman danti debbano essere
d i origine veneti - che gli stipendiarii debbano essere pure
veneti od avere almeno lungamente abitato o servito a Venezia, e
nel-1' età dai 25 ai 40 anni - che le loro famiglie debbano
egoal-meute abitare in Castello - non debbano i predetti o i loro
capi teucre ragazzi o paghe morte.
Essendochè le torri verso la città non erano peranco com-piute,
ingiungesi maggior sollecitudine e di contorn iare le torri di
ballatoi alla parte esterna, in modo da non impedirne il
prose-guimento dei larari.
I t
-
I r
71
Per maggiore sicurezza ùel fo rte staccasi finalmente il divieto
di lasciar sortire più di 8 fra balestrieri e fanti c pi,, di un
ca-pitano a un tem po. " )
Il castello Amariua non ebbe lunga durata.
Addl 26 g iugno 1380 i Genovesi presentaronsi innanzi T ri-este
e attaccata battaglia coi Veneziani impossessaro usi in breve della
città e delle sue castella, ridouando i T ries tini alla pri miern
loro indip endenza e libertà, i quali, conoscendo troppo bene il
significato dell ' Amariua non tardarono invero di abbatte rla e
distruggerla fin dalle sn e foudamenta.
Andrea Gataro nella sua Istoria Padovana narra : « •• e poi si
messero a combattere il Castello da mare, similmente quello da alto
di S. Giusto, i qnali trovarouo malissimo forniti di gente alla
difesa, di mo do che per fo rza di battaglia tutti e due si
renderono salve le persone, e le lor anni. Fatto questo, subito
Triestini tennero la Terra per loro proprj, come facevano prima che
Veneziani la togliessero, e spianarono i due Castelli, che averano
fatto far e Veneziani; acciocchè pill non fo ssero in danno della
Terra di Trieste.• ")
Scrive il Sabellico nella sua Storia delle cose veneziane : ,
Tergestini1 s umptis annis, praetorium occnpant, Douatum Thro-num
praetorem, et omnes Venet i nominis subita def'ectione per-culsos,
rebus prius direptis, in vinculis couj icinnt. Conversi inde a d
utranque arcem oppng'nandam (quia mo dico praesidio tene-l.iantur)
facta ab iis qui iutus era.nt deditione, brevi in suam potestatem
redigunt, redactas ab imis partibus dirnnnt.., 16)
Una conforma d i quest i fatti abbiamo pure nella S toria di Ma
riu Sannclo : , Aveano (i Genovesi) Galere 38. E tanto sepp ero
fare, che i' Triestini si renderono, e ribellarono alla Signoria
uostr~. E subito fecer o gittar g i(1 qnel Castello da mare, che
i
11; A i·ch. 'l'ricst. l. c. p. 3GG-370. Da.11 prì nrn. eransi
Hfabilit i pel cnstello Amarina 50 lrnl cs trieri, A rch. 'l'r. !.
c. p. iHiO.
15) Andrea Gataro, Istoria P:lrl ovana.1 i'Hmato ri H.. I. $.
Tom. XVII, col. 393. 1 ti ) :M. A nton ii Sabell ici, His toriae re
rum Venctarum. Storici dell~ colle Vene-
ziane. Venez ia, 1718 p. 41G.
-
12
nostri fecero fare, e il detto lnogo e Terra di rrr icste si
tennero -per loro a governarsi in libertà. t 1 ;)
Conforme it Chiua.zzo, trivigiano1 nell a sua Crouaca llclla
g·ucrra. di Chioggia : •Triestini a11i 2G. di dct.to mese (giug·no)
trat-tarono con Furlani d i dare a' Gcnoresi una porta; e cJsi
g'lic Lt diedero. Fn corso a.Ila. piazza) et al palaz1,o, dove
presern Dona.t o
Trono Podcstil, per Veneziani, e rubarono tutte le case dc'
Ve-neziani, e forest ieri, che stcwano in essa Cittù.; e fu
corulrnUato; ma al fine a' GcnoYcsi si resc rn il C,istcllo clcl bt
Marina, e rin clltJ cli Monte detto di S. Gìn::it1J; e si perse ro,
pcl'chè erano mal fo r-niti di gente cb di fosn., la qnal si rese
sah·o lo hancrc, e le per-so ne. 1\Ja T riestini tennero la Terra
per loro1 sicornc facev ano prima, che Veneziani l' haxes.scro. E
spianarono i dett i Castell i, che erano si.atti fatti da' Vcn e'l.
iani , acciocliè mai non fossero loro di danno . • 1$)
Il crouista. Ccincellieri che non si dis li ugue inYcro per mo
lta esattezza, coufouden~lo l'assedio
-
73
Ìrnpreclse sono eg-ualmcnte ]e notiz ie del canonico Scussa,
come quelle che parlano di un torrio1101 mentre secondo i
docu-menti e le attestazion i degli storici l' Amarina era un
castello, non meno di quello eretto s ul colle di S. Gi usto. , Non
cessarono li genovesi, inirnici venet i, abbcnchè questi rotti e
presi in Chiozza
1
d i volcl' vendicarsi d c' danni. Onde 1,en armate ven ti
galere, sotto
il comando tli Matteo :MaruITo, genovese, conduitosi in faccia
bri cato1 l ' anno ];370, da1 fon dament i atterra, cosi
dcstrutta
detta citb't, al patriarca Marqnardo conscg-nù l'anno 1380.»
Con-
fondendo le date dice però al trove : • Spiantati dne fo rti,
che li veneti eressero in questa, cittù1 gi urarono fod eltù in
mano del 111cdcs imo Marqua.rdo1 1
1 anno IJG8 (?), ~0)
rr. Tracciata eosl qnanto meglio per noi s i poteva la breve
storb. tlel castello Amarinn1 riten iamo cosa, non inutile
scendere
ad alcuni deUagli, che nel loro com plesso ci ri veleranno l'
uHimo peusiel'O dei V cne-ziani.
E qui ci s i pr~senta inna1rni tutto il quesi to1 in qtad parte
della cit t:'t, aiJ!Jiasi rc ctlmcnte f':th!Jricato ques to fam oso
balua,t'do Jell'Amariua?
Citammo già le parole di Andrea Redns i secondo il quale i
Veneziani avrcblJero costrnito due ca.ste lla nella nostra città,
uno sul monte di S. Giusto cd uno: «ad mar is Portum *, noti-z
ia
che, come vedremo in appresso, corrispomlc perfettamente a l
tenore de i documenti non l1a g·uari puULlicati ucl l'
Archeografo_
Triestino. Sennonchè, appogg·ìato ad alcune malferm e ri
cordanze tlc l
Cancellieri} Ireneo e d 'altri, ri tiene il Dr. Kandl er dover
enunciare PpiHioue di versa..
Scrive eg-li nella sua. Storia del Consig·lio dei patrizi di
'l' rieste che il Castello A ma rina era. in contrad a Riborgo,
snll' e -
dierno Corso.
-
74
retlameute a Marina, in opposizione ali' altro Castello alzato
sull a
sommità del colle, detto Castello di S. Giusto, furono costrutti
dai
Veneziani l' anno 1369 per tenere in freno la citi.\ presa
appunto in quest1 anno, in sudditanza, cosi che vi mandarono
Podestà .. ] 1 Castello A Marina fu detto anche Castello ùi
Pozacchera perchè
collocato dirimpetto alla testa della Calle cli tale 110me, n
ella via di Riborgo. Era per tutare la città da attacco veniente da
lato
della Valle oggicll di Cittanova.•") I documenti solenni e
irrefraga.bili recentemente venuti alb
luce avrebb ero per ve1·ità clornto persuadere il Dr. Kancl ler
del-1' erroneità cli qnasi tutte le suddette sue asserzioni,
specialm ente cli quelle ri feribili al sito. Nondimeno scri\"8
egli ancora in data 6 ginguo a. c. : «qnaddlatero era l'altro
Ca.stello dei Ven czi,~n i che dissero A Marina perché destinato a
chiudere l' accesso a lla
città dalla par te di terra, come quello di S. Giusto ; lo d
issero A ~farina perché accessibi le per canale di mare, co me il
fo rt e
alla foce del Timavo. Ma nou fn eseguito il progetto che in poca
parte. •") E iu data 22 giuguo a. c.: , A' tempi della seconda ed
ultima guerra dei Gèuovesi si riconobbe la necessità di presid iare
le città verso mare, dacchè 11 altra guerra dei Geno ves i non
tendeva
a togliere Venezia sibbene a guastarne i posse
-
75 luogo ove il Castello Amarina fn costrutto, e per ciò,
seguendo l'appello
-
76
in oggi una sporg·cnza del fianco di questo edifizio verso
piazza. Risulta ora dai documenti che la torre cl i S. Marco o di
Pescheria trovavasi alla riva del mare, e più specialmente in
prossirniUL dcll' antico por to della cittc\ rivelandoci il primo
progetto che dalb to rre Pescheria si scendeva sopra un molo, il
qual molo div ideva. il porto in d nc e ordiuandosi nel seco ndo
progetto di
aprire una porta presso h\ torre di Pescheria. la. qua.le mTebùe
servito ll' ingresso al Castello cfalla parte di mare.
~ Tt cm fbt nlincl fnnclnmcntmn ab ang-nlo tnrris Pesca.rie in
qua posita c::;t fi gnra Sancti l\farci lapi dei dcnurat i s11per
molo
qui divùl-it portwn usqnc ad capnt dicti moli, cnndo recto
trallli!e eins(k:m btitudinis et altitudi nis nt dc ali o d ictnm
est. .. '.Hl)
«I tem qnocl fiat una porta prope tnrriw Sancti lUarci pro in
troilu castri a parte mar·is. » ');)
La torre Fra.della giaceva egna.lmentc presso il porto e pre
-cisamente nl l1 estremità. dell'odierna Locanda grande verso la
piazzeltn. del Squero ve ccù.i o, nel sito ove nn tempo staccavasi
da terra qnel braccio prolungato e ricnryo che cLiudeva il
porto
-
77
.. Ab a.Ho ,,ero capite fovec qnod eri t versus mnrum Becharie
fi at in
-
7S
qnondam Domine Peral'e nxoris quon
-
79
et in fra palatit1m conn1111s m quo liab itat dominus capitaneus
et a dieta pala.tio nsquc ad do mum predictam predicti scr pctd
paclnin i
prout ipsi confi nes scripti descripti et designati sunt in
dictis domibus. vidclicet. scr petri padni ui, domine al tidone ser
ualexii et domini a lmerici predictorum. »3 1)
Gli Statuti accennano} è vero, soltanto alle dnc torri F ra•
della e Pescùeria, ma probabilmente a motivo che la torre
Beccheria, benchè pl'ossima alla piazza pubblica, non era nella
medesima compresa. Che anch e la Torre di Beccheria si trovasse
alla ri va del porto e in vicinanza della pubblica piazza, Io
comprovano a.l cnne disposizio ni statutarie che addurremo
orora.
Primieramente l'addizione N. 0 425 allo Statuto del 1365, la
quale, escludendo l' applie,ibil ità delle premesse disposizioni
alle parti interne delle case attigue alla piazza pubblica, ne
statuisce non pertanto un 'eccezione per il palazzo del comune, il
palazzo cli abitazione del capitano, la casa delht Beccheria cd a
ltre. Non lungi da questa casa di Beccheria crediamo dover col~
locare l' antica torre d'egual nome.
, Item correctnm est quod domus posi te infra confines qui snnt
designati in precedenti declaratione a parte in teriori dictorum
domorum et inter eas non intell igantur nec esse debeant posite
infra dictos confi nes sed extra exceptis palatio nono comunis et
palatio habitationis domini capitanei et tota dictorum pa1 atiornm
tenuta quc int.cll igantur et debeant esse posita infra dictos
confines io omni parte inter ipsa palatia et eorum tenuta. Et
excepta logia ueteri sub qua solent sedere domini iudices et logia
sub qua stant in nocte excubie noctnrne platee comunis et domu s
staratici in qua solebat esse logia ac do mus becharie in qua
iwnduntur et inciduntur can ies que omnes et unaqneque ipsarum
inter eas intellig·antur esse posite infra dictos confines, statuto
et additione predicta in omnibus aliis in suo robore permancntibus.
• 3 '!)
Dal sin qui eletto ri sulterebbe tntt' al pii1 che la cas,i di
Beccheria trova vasi in vicinanza dell a piazza pubblica. Statuto
inedito del 1421 ci serbò del resto precisa memoria perfino del suo
sito;
111 ) Addit. N. 424. ") Addii. N. 425,
-
80
«exceptis pa.ln.t.io Co mnn is et logia comnnis et domo sf:a, ..
rii nbi vcnditnr farina et frnm cn!um, do mo beccha·ric videl icet
infra tenutam becchar·ie et cccksiam Sancti Pctri ei dùmo predicta
habitationis domini Capitanci et domo Conwnis in qua ha.1Jita11t. V
i cari i. » :;:i)
La casa di Beccheria coufìnava. da uu lato al nrnccllo, dal-l'
altro alla. chiesa. di S. Pidl'O. Il rnaccll o trnvantsi dnnriue
nel sito del l' odierna casa Sfratti, ed è appnuto all'cstrclllitù
di qn esta
casa clic noi poniamo la. torrn di Beccheria. Notiamo che
negli
sca.v i praticatisi in qncst' a nno, dopo corn pint.a la
demolizione della
chiesa di S. Pietro, vennero alla lncc una. qua n titi~ di co
rna., teschi ,
ossa, cd altri residui di bo vii agnelli c
-
81
Indubbio riesce per tutto ciò che il castello di Amarina più
volte pro gettato e in fi ne anche eseguito, giacesse alla riva
del-l'antico porto e pr.ecisamcnte nel sito che si frappone fra
questo e la piazza prin cip,cle della citt it .
D' altra opinione, e lo abbiamo detto piit sopra, è il Dr.
Kaudler. Sostiene egli in primo luogo che il castello di Amarina
contempla to dai documenti non fu mai eseguito, che il castello di
Amarina realmente costruito, e d i cui - non parlano i docu-menti -
giacesse altrove, che fi nalmente questo castello da esso ideato,
fin dal 13G9 sorgesse a capo dellct via di Poza ccbera.
Conservasi al nostro Archivio diplomatico nn disegno del Dr.
Kandler, il quale molto chiaramente ci rivela il StlO pensiero
circa il Bi to e la forma del castello Amarina.
Secondo questo progetto il castello verrebbe a sta rn sul Corso,
dirimpetto e all' imboccatura della via del P onte rosso, sul sito
dell'odierna casa N. 0 1 (nuovo) attig-ua a quella in cui ha
sta11za il Gabinetto (H Minerva. Avrebbe una forma pentag·ona e non
quadrilate ra come il Dr. Kandler sostiene in og·gi. Piccolo canale
nella d irezio ne dellct P or tina e della Chiesa di S. Pietrn o
dell a Borsa. porrebbe il castello iu comunicazione colla
marina.
Ad op in ione del Kandler il Castello sarebbe stato fabbricato
nel 1369, subito dopo cbe i Veneti ebbero la città cli T r ieste in
dedizione. Ma se il castello ebbe realti, gi à nel 1369, perchè i
proget ti successivi de l 1371 e .l 37D? Perchè denominare Amarina
un' altro castello oltre quello già esistente? E d' onde risulta
elle i Venezia.ni costruissero e progettassero due castelli alla
marina ?
Che il castello di Amariua contemplato dai documenti tes tè
venuti a lla luce, fosse poi stato realmente costruito, non vi può
avere punto di dubbio.
Accennasi pure in docum ento del 1377 che i lavori del easte1lo
erano g iunti a buon pnuto, che soltanto quelli clelle torri verso
piazza non prnccllevano colla necessaria sollecitudine, ordinasi p
ure a.i cassieri di prender stanza nel castello, prefi ggesi pure
il nnrn ero dei stipcndiari i ch e doveano presidiare il castello,
accen-nasi pure c11e nel castello erano giù. prepa ra.te le case di
abita.-
zio ue pe r e;t1 i111p ic1:;ati e sti pendia-rii.
-
82
«Qnia. µeni tns oportct proridcre
-
83
via del P onte rosso non dit alcun diritto a suppor re che ìu
quel
sito, a lcuni secoli n.ddictro 1 sorgesse il castello Amarina, o
ciò tanto meno in quanto che quel citstcllo fn clistrntto e non si
è minimamente stabilita la. prova. che il torrione fosse un ultimo
frammento sopravvanzato alla distrniionc.
l?erò inntilc rie~ce lo spnziare nei regni della fantasia ove
docnmenti sinceri e indubbi ci acldimostrano la 1rnra e vera
realtà..
Passiamo quindi colla scorta di essi ad una, dettagliata
descrizioue del c,i,stello.
III.
Dacc1iè Trieste esiste, fu luogo fortificato, cosi nll' epoca
celtica, ro13l all'epoca romana, cosi nel medio evo e in tempi a
noi più vicini.
Strabone la chiama castello : '?P'1pto·1 . .i.Al cli 1à clcl T
imavo evvi una spiaggia mariltima che si stende fra gl' Istrii in
fino a Pola., ed è congiunta all'Italia. Nel mezzo sta. il
ca.stello di Tergeste a 180 stadii da Aquileja.•"')
Prisciano la descrive circondata
-
84
Nei primi tempi cristiani Ia cit tù gin.cera f.otalmcnte
distrntta e non ne rimanevano in piedi che alcnne mnrn, del qual
fotto ci
offre testimonianza i l Cro nico Gradense narrando: ,Ea na.mqne
tempestate cniclam Geminiano presbitero divìnn,
r eYelatione in innctnm est, u t in 'rcrgestina. ci·dta.tc
destrncta, intermnrosecelesiae et mnros clestntcta.e ci-vitatis,
corpora sanctorum quadraginta et duo martyrnm diligenter
pcrqnireret. »80J
Nel 948 re Loh1!'ÌO Il dona ai V csco,i il dominio della
città
di Trieste ed in ispcci alità : ~murwn i1Jsi·ns Civitat·is
totnmqne cireuitn m cnm tnrribus, partis et porterulis etc. - 4
0)
Le quali rnma e toni fecero lol' provn nell fl. g-ucna contro i
Veneti del 1289, poi de l 1369 ed in altre sncccssiYe.
Furono appena Ycrso ht fine del secolo scorso demolite, ma non
iutieramente, poicliè alcuni nvvanzi, par~e sotto snolo1 parte
compresi nelle mnra. di caseggiati, durano tnttoclì.
Il cors.o di queste antiche mnra è noto abb astanza per esimerci
dall'obbligo cli acldnrre delle proYe particolari. Le descrizioni
di
anti chi nutori, gli accenni dei nostri statnti, le p iante
topogra1ìclle
a volo d1 uccello degli ultimi secoli ci offrouo invero delle
prove tali da esclnclere qualunque dubbiezza.
Le mnre partirano dal Castello di S. Ginsto, toccavano 1a porta
di Donata, indi quella di H.iLorgo, poi giranino lungo la contrada
delle Beccherie fino alla Chiesa di S. Pietro; quiv i prender ano
la direzione verso mare, la di cui spiaggia perc01Tc,·ano lungo
tratto soffermando si all' odierna ·da del Fortino, dove r
ipigliavano la direzione \erso il castello, toccando dapprima la
porta Cavaua, percorrendo la via che tnttocli porta il nome dell e
l\Iura, indi la piazzetta del Barbacan, la via della Cattedrale
e
la carnpagmt Ellnl, finalmente il castello. Il tratto dell e
mura che a noi nrnggiorrnente interessa, si
è qnello che a cominciare dalla chiesa di S . Pietro girava un
tempo attorno la piazza maggiore ed imboccava nella via della
P escheria. li disegno che ne pnhblicbiamo è basato parte
snlle
39) Joh:rnnis Cbronicon Gradensc1 Pertz )Ion. Gcrm. Hist .
Script. 'l'. VII. p. 42.
4 0J Cod. Dipl. ]str. n. 9-18, da Bonomo) Ireneo ) Scns1:1a.
r i
I ;~
t '
I I
-
85
antiche piante topografiche, parto sn documenti che citcrc rno
or ora e par te su traccie di mura tuttodl conservate.
La, demolizione recente dell a c liiesa di S. Pietro ci recò
della nuon t lu ce nell'argomento. Le mura, la d i cui g
rossezza, comprnso un muretto di rinfot'zo, non superava gli 8.6
piedi au-striaci, cornprcnde\'U.no dne lati della cJiiesa. su
-
8G
mnra. le quali misnranrno in grossezza 9 piedi incirca. ed erano
intern amente costrnite a Yolto.
Pa,rtc di qLteste mn1·a c1 o\·c8-no fo rnrnre il castell o
Am:nin:1, cioè il trntto dalla Chiesa cli S. Pietro alla torre di
Beccheria (passi v. 25) e l' altro dalla torre di Bcccheri,, albi
torre Fradella (00 p. v.) . Ordinas i perci,\ ore necessario; d'
irnpicg·are ogn i c1tra al conYcnientc loro l'istamo.
Altri dnc tnitti doYeano essere totnhnente costrniti a. nuovo.
Uno a libeccio (garbin), dalla torre F'radelln. Yer&o
ciltù.
hrngo passi 1. 10. e, ••• et ab ipsa (turri Fnvlele) incipiatnr
wws 11Ht,rus qni
veniat 'Ve rsus ciuitatein rpti sit lvngdudine cl'j -int11s
mnros pcissilms decnn et ipse mnrns sit pro testa nuius frteie
dicti castri a. p~irtc g·arbini. ~H)
Altro doYca conere parallelo a quello lnng-o la marina. «Et
curninnctis dicto mnro super eius capnd yr,rsns civitc.l.tem
fìat nna, tn rris per oppositmn tm ris Fra.delc et ab ipsa turri
fia t wws murus recto tramite usque acl m11rnm civitatis a, varte
Bcchririe. Qui qnidem mnrns sit longirndo istins cast ri n. parte
interi ori ciritati.s, ))"'J)
Calcoliamo la hmghezza della fricciat a Yerso piazia passi
veneti 50 incirca.
La grossezza delle m1 0Ye mura. fn così stabilita: 11/. piedi v.
nelle fon dam cnta1 7 p. sopra terra) e 6 alla so1nmità. 11 t rùtto
r ers0 pinzza riuforzar;.1si con pilastri, dne per og·ni campo,
così all'i nterno come aW esterno.L'altezza delle unoYe mura.
a.scendcnt a passi v. 9, non compresa la merlatura.
"Item qnod fondamentum mnro rnm sit in fondo pedi bus XII per
la.titudintJm suam et muri de supra terram pedibus septem et in
summita.te pcdibns quin qne, et sint dicti mu ri alti passibus
novern non ponendo rncrlos; et fi,rnt dne vilastr-i prn qnoli hct
campo inter dictas cluas turres tam inlus qnam ex.tra prn for titnd
lue mnrorum. -.. 4 5 )
1 3) A rcl1. Tr. I. c. p. §357.
•~) A rdi. 'l'r. l. e p. 358. 15J . ..A rcb. 'l'r. I. e. p .
:)i:,S.
I ,.
-
ì I I
I ..
87
Nel 1i377 ordi nossi d' innahare le mura del po rto tiu o
all'al-
tezza di passi v. 7, compresa. la merlatura, motivo a s npporre
che le n1ura. tlclln citt,\ era.no 111olto lliil hrtsse p er cui
potevano perfettamente dominarsi da l castello Amarina .
Le mura .1.ntichc era.no in parte cost ruite a volto. Cosi il
tratto tblla torre S. Marco o di Pescheria a quella
delle Frateruitù. dicendosi nel pr imo progetto del castello
Amarina :
«l rnplca.ntnr volti 1nuri cxistentes intcr dicta.m tnrrim
.F'ra.dcl lam et t.urrim Pescariem, super qua est posita fig·urn
Sa.noti Marci lapidei tlcanrati. »cscariern et turrim Deccal'icm a
terra.
videlicet supra per pecles .. ,. qnatu or.,'1 i)
Da disegno a mano inserto ucll' Ollera del Rossetti in tito
lata: l' lde,i delle attion.i heroiehc di Jions. ì\Iiil cr ecc. 1
!,,') rappresentante la ci1h\ cl i Trieste n yolo cl' nceclln,
rilcv imno che inlernamcnte cost-rnite a volto erano di più le mura
fra la porta. di R.ib orgo, Donotn. e il castello, poi qnc lle da.
Ca,,ana. in giù.
Fassi,uno ad una dcr;;c rizionc più particolareggiata delle
6 torri Da Statnto addizionale del 1321 rileviamo che le
-
88
S, Marco, da fig-nra in pi etrn, tforata, posta snlla torre
medesi ma. Supponiamo fosse nu leone nlla.to e non In, f-ign ra del
santo. Narra il Gi nstiniani nei snoi Annali rli GcnoYa come i
Genovesi nel 1380, dopo n.yere indotta TrieB-tc a ribcll,irsi
contro i Vouezian i) YÌ asportassero una pietra di rnn.rmo ~che si
Yede ancor..1. og·g·idl in la casa, che è in capo la piazza de'
Ginstiniani eh' era d'Antoni o Giustiniano, • uella qnal pietra,
cosi sta.va scritto: "Ist e hipis in quo est figura. S. Marci de
Veuetii$ fnit dc Tergesto capto a nostris MCCCLXXX.• 50) Questo S.
:Jfo rco trovasi tuttod i nella. piazza dei Giustininni 51 ) e non
crediamo a.ud;1.re errati supponendo che sia il medesimo posto dai
Veneziani snlla torre Pescùcria. Ebbe questa. torre nel corso dei
secoli a. snbire ,·
-
T VH.RDi · HANC Vl.:NETORVH · MA.Cll!NIS · OL])[ · CONC VSS
.\M
AC · POSTMODVl! · 'fVil{RAEMOTV · PENlè · DJSIECTAM INCOKCVSSA ·
l'lDELIVM · 'l' lm GESTINOR · CONSTAN'l'J A
DE FENSAI! · AC · RESTJ1'VTAM
8Q
!VLJVS · L · B · DE · FIN · lVDEX · CAES UAYJ\IVNDVS · DE f
-
90
qna.tnor, cnndo passn uno extra. 11'crcia. vero de medio sit
pa.ssih1B qninqnc enndo pnssn ll!IO extra. .~ 5 ;)
La. to rre di fronte a. qndla. di Beccheria era irregolare
pcrchè oùliqno i1 muro eh' c-:;~a. doyc:t tocca.re.
, Et quia. rnnrns Dcc barie verBns ciYi t
-
La to rre Tiepolo giaceYa. a.ll' irnboccatnra d ell a. via T
orretta 11e1\a via d i P escheria. Lo affe rm a pure il Crntey
nella sua Perigrafia. di Trieste : ~La. coutra Lla., Llc !la quale
si tratta chiamasi a l p resente semp!iceme ntc della Torretta,
bcnclt61 pcl passa,to era co nosciuta.
sotto il nome di Contrada della T orre tta di rficpolo. - lina
di
qnestc torri, p crchè più bassa ma. più forte delle altrn che s
ino
all .-1 demolizione dcHc mura g·randcp;g ia vano nell a,
circ0nfercnz a
della citt à, vi esis teva anche nel fondo della nostra
Contrada, ed e1!n lta. fatto, che alla stessa venne in oggi dato il
nome di Contrada della Torretta, cioè della pi ccola. Torre. S
iccome la fu Rcpnùhl ica. veneta sino a ll' anno 130\) era
parecchie volte Padrona di TrieHtc, cosl molti di quei Nobili fra
qual i anche i T iepoli si
son o venuti a 8tabilire in qn esta città. Eglino hanno
occupato
delle cariche sublinil ne i magistrati ed in segu ito sono stati
ammessi al Patri ;,.ia to. Li Tiepolo enino fa.coltosi, v i
possedevano molti heni ::;tabi li, e pen.:llè 11.1. maggior parte d
elle loro case sarann o state s ituate nella Contrada di cui si t
ratta, si avrà d::ito a lla f:i tessa il nome loro. , .:.~) È
8nperfl no agg·inngere che l'ultima parte delle osscnnr. ioni è
ba:=-at.a f:i n mere supposizioni.
Le anticlJe torri dcll:t città. c rnno per lo pili mnnite di
porte d' cntruta e uscita., shtcnrn l!on adottato dai Veneiian i, i
qual i solevano apr ire le porte non a mcz:zo dell e torri, ma
nelle muragli e attigue
a pochi passi di stan te da quelle. I)el castello a. JHarina fu
ron o ordinate 5 porte : un a presso
1n. nuova torre lli froutc a quella di Beccheria} u na presso l
a torre ccntl'a le verso p iazza, altr::t presso la nuova tor re
cli fro nte a lla Fradclht nel nrnro a libeccio, una quarta presso
la to rre S. Marco,
ed una quinta. pr0sso la to rre cli I3ecchcria. . Due sole porte
po tea.n.c;i apri re, la, te rza e ht quarta , quella
per hL com nnica.zionc cl i tcrrn, questt\ per la com unicazione
di
mare. Altra porta dovea aprirsi ne11e mura dell a città. verso
libeccio,
nl cli là del castell o,
-
92
«Item in muro castri qui est versns civitatcm -fìant due porte .
. . . videlicet 11nct porta prope i'ltrrim qne fieri dcbct pr'r
opposititm turris Beclwrie) et a.Itera prope twrim ftendam in medio
muri. Et a parte facie versns g-arùiunm
-
cltcrn a parte tnrris F' radele ad marinam rimipatur tantum de
muro civitatis q uantum debet esse fo vea lata, vidclicct passibns
septcm, taliter qnod fovea desccndat in mare, et in capite ist ius
fovce a parte maris inter turrim Fradelc et mmum civitat.is fiat
una pallata, cum- uno restello, qne possit clan di et appcriri. ~
Gl)
La sortita opposta presso la m1ova torre di fronte a quella di
Beccheria era egnalmente premunita coutro a ttacco mediante
saracinesca, cni agginug·evasi mm chiavica onde lasciar
liberamente
scorrere nella fossa l'acqua marina. Provvedesi finalmente che
le saline attigue 11011 abbiano a rccarc)mpedimento al libero
corso
delle acque nel sito or
-
94
Altro ponte di legno fn fatt o presso la torre F radella, fn
ori
del castello, a. comodo dei cittadini ell e Yolcsscro rcrarsi
alla. marina .
• 1t0111, qnod fiat 11ua porta a parte B1tai terre ad marinam
ult ra eastrnm versus garbiunm cu,n nno pontile ligHaminis quod
descendat sup e1· molwn ci·vUcd is, ut melins videbitnr dictis
rector il.ins Terges t i, per usum omn ium ire Yoleut inm et redi
re ad mariua.111.. H-< )
Dovendo il castello Amarina ocrnpn.re gran parie della
piazza
pub blica e r ichiedendo ogni fo rtificazione di s imil specie
libera
fino a nu certo limite la Yi~na le tntt' all 1 ingfro, ebbro C
che i Ye~ nezìani, messi da lrnnda i rign ,in1 i di diritto ciYi1c
proceder dovettero a lla demolizione del pab.zzo Yeccllio e cli
molti Hl t ri cclifizì situati fra porta Carnna e la piazza
pubblica della cittù .
•Item) qnod pa latium vdus et iufrascripte
-
quod quam cekrius esse pot0st eùific icnt-nr eormn
lwbitatione,':ò in C/\Sh'o 11011 dc:1ic icndo propterca qnod ipsi
solntores Yaclaot stati m ad st.andnm in castro ut snpcrius
-
90
Un nuico caso uau fu previsto dai Veneziani, il caso elle nn a
.. poten1,a. m,tri ttima. potesse veuire in soccorso dei Triestini.
Caso non facil mente ideabile, ma che pnrc si re rifì cò. Attaccato
il presidio ven eto nel gi ugno i380 dalle forze unite dei Genovesi
e Triestini, non riesci a mantenere le sue comunicazioni di mare e
sop ra.fa tto cfa.l numero dovette arrendersi ;.1, tutta
discrczioue.
In Ycdtù che si potrebbero applicare al castello A.marina e alla
politica rnneziana di questi tempi le parole d i quella mcutc
acutissima che fn il ;\fachiaselli :
, La miglior fortezza che sia, è non esser ocliato cla' popoli:
perchè, aucora che tu abbi le fortezze, e il popolo ti abbi iu
odio, le non ti sa.lYano; pcrcbè non mancano mai a' popoli, preso
che egli hanno Farmi, forestieri cli c gli socco rrino. >6s)
« Debbesi .... consid era.re come le fortezze si fa.uno o per
ili fendersi da' nemi ci, o per difendersi da' soggetti. Nel primo
caso le non sono necessarie; nel secondo dannose. E comincia.udo a
render ragioue perchè uel secomlo caso le siano cfannosc, dico cùc
qnel principe o quella repnbblica che ha panra dc' snoi sud-diti e
dell a. ribellione loro, prima conviene elle tal paur,1. nasca da
odio cl.ie abbiano i suoi sudditi scco; l' od io da' mali suoi
portamenti; i mali portameuti na.scono o cLt poter credere tenergli
con forza, o da poca prudenza di chi gli governa. ed nua. delle
cose che fa credere potergli forzare, è l' ayerc loro adllosso le
fortezze; perch è i mali tra ttamen ti, che sono cagione clell'
odio, nascono in bnona parte per avere qnel principe, o quella
repubblica, le fortezze le qnali, quando sia vero questo, di gran
lunga sono più nocive che utili. Perchè in prima come è detto ; le
ti fan no essere più audace e più vi olento nei sudditi; dipoi, uon
ci è quella sicurtà che tu ti persuadi: pcrcliè tntte le forze,
tutte 1e violcuze che .si usano per tenere un popolo, sono nulla
eccetto dne; o che tu abbia sempre da met tere iu campagna un buou
eserci!o, come avevano i Romani; o che gli dissipi, spegua.,
disordini, disgiunga., iu modo che uou po.esiuo convenire ad
offenderli .. . .. se tu fai le fo rtezze, le sono utili ue1 tempi
di pace, perchè ti clanoo pHt
is) K. i\fochinYelli , Il Principe c:np. 20.
-
97
a.nimo a far loro male; ma 11è tempi cli g uerra sono
inntilissime, perchè le sono assaltate dal nemico e da' sitclditi 1
ne è vossibile che le faccino resistenza ed all'uno ed all' altro.,
'")
Che i Triestin i, fieri dcli ' antica loro indipendenza, n,m
potessero assuefarsi al nuovo dominio, lo comprova il seguente ·
passo dello storico Andrea Redusi:
• Qni (Tergcstini ) pro libertate clcperdita, et cx eo qnocl acl
s uhi ectioncm devonissent, gravitar pcrfercbaut. Qnibus Castris
constructis et in custoclia.m positis parum fnit quin penitns
in MCCCLXXX. Venetis rcbelari nt . . ") Un anno dopo la, caduta
dell1 Anmrinn., i Veneziani dovettero
rinunciare per sempre al dominio della città di Tries te) suo
territorio e eastclla.")
CARLO BuTTAZZONI.
G''} N. Nadiiavclli 1 Discorsi soprn la primn dcca di Ti to Li
vio1 L. II.
cap. 24. 71)) .A ndrea R.ednsiis de Qu ero, Chronicon
Tervisimun. Murntori R 1. S. 'l'om.
XIX. col. 745. 11) Pace di Torino 24 ~.gosto 1331.
-
S FIEG AZIONJ: