55 CARATTERI FISIONOMICI E FITOSOCIOLOGICI DEI CASTAGNETI TOSCANI Parlatorea V: 55 - 99. 2001 PIER VIRGILIO ARRIGONI, DANIELE VICIANI Dipartimento di Biologia vegetale dell’Università Via La Pira 4, I - 50121 FIRENZE Structural and phytosociological features of the Tuscan chestnut woods – In Tuscany, chestnut woods represent a considerable part of regional woodlands second only to turkey oak woods. In the past, chestnut woods have been a very important food resource for people of the mountain areas, accounting for their historically-widespread cultivation. Recently, the chestnut woods suffered great damage because of both cryptogamic diseases and the expansion of neogenic woods with Robinia pseudacacia and Pinus pinaster. In particular, the virulence of the “chestnut cancer” (Endothia parasitica) and the lower need of Castanea fruits, due to the improved social and economic conditions, determined a great change in physiognomic, vegetation and floristic aspects of the chestnut woods: from prevalently sparse tree forests cultivated for fruits to coppice woods found almost everywhere. This process determined a more natural condition of the actual chestnut woods which, in general, have reached a more forest-like structure and floristic composition. In this work we describe the newly-acquired physiognomical and phytosociological aspects of the Tuscan chestnut woods, by means of 226 original relevés. This survey led to the recognition of five new associations and some subassociations on the basis of distinct structural, floristic and ecological features. The Teucrio scorodoniae-Castanetum describes the acidophilous coppices widely distributed on the Apennines, and it includes the subassociations typicum, seslerietosum argenteae, aceretosum pseudoplatani and quercetosum cerridis. The Rubo hirti-Castanetum refers to igroeutrophic and shaded coenoses. The Erico scopariae-Castanetum includes the thermoacidophilous woods, while the Arbuto unedi-Castanetum describes the thermophilous and subxeric aspects. The Symphyto tuberosi-Castanetum includes the mesoigrophilous, not acidophilous coenoses occourring in central-southern Tuscany. The presence in Tuscany of other described Castanea associations, such as the Digitalo australi-Castanetum, the Frangulo alni-Quercetum cerridis castanetosum, were also recorded. Key words: Phytosociology, Structure, Chestnut woods, Tuscany. INTRODUZIONE Per secoli il castagno è stato diffuso dall’uomo come pianta da frutto per l’alimentazione umana. Nel medio- evo, in particolare tra l’XI e il XIII secolo, la coltivazione del castagno, in conseguenza dell’incremento demografico e dell’aumento degli insediamenti mon- tani, è stata sviluppata in modo così esteso da alterare notevolmente il paesaggio vegetale originario, soprat- tutto sull’Appennino. Per la produzione del frutto la specie è stata coltiva- ta anche al di fuori della sua area ottimale contribuen- do, con la pastorizia, all’aumento dell’erosione e alla degradazione di molti bacini montani. Il castagneto da frutto (selva castanile) è formato da piante a chioma ampia, ramosa, spesso mantenute in vita fino a età vetusta, a volte sottoposte a potatura. Per consentire la raccolta del frutto i castagneti erano tenu- ti sgombri dal sottobosco arbustivo, ripuliti dal foglia- me caduto, talora falciati nello strato erbaceo e persino lavorati, con conseguenze negative sulla fertilità del suo- lo e sulla stabilità dei versanti. Queste pratiche hanno favorito l’acidificazione del terreno e lo sviluppo di una flora ossifila nel sottobosco. Accanto ai castagneti da frutto sono sempre esistiti però anche castagneti cedui, spesso a turno breve, per la produzione di paleria destinata ad usi agricoli diver- si, oppure fustaie per ottenere assortimenti legnosi da lavoro. Le fustaie da frutto sono state però, per lungo tempo, la forma di governo prevalente. Ancora nel 1950,
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CARATTERI FISIONOMICI E FITOSOCIOLOGICI DEI ......57 CARATTERI FISIONOMICI E FITOSOCIOLOGICI DEI CASTAGNETI TOSCANI Fig. 1 - Distribuzione dei boschi a dominanza di castagno in Toscana
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CARATTERI FISIONOMICI E FITOSOCIOLOGICI DEI CASTAGNETI TOSCANI
CARATTERI FISIONOMICI E FITOSOCIOLOGICIDEI CASTAGNETI TOSCANI
Parlatorea V: 55 - 99. 2001
PIER VIRGILIO ARRIGONI, DANIELE VICIANIDipartimento di Biologia vegetale dell’UniversitàVia La Pira 4, I - 50121 FIRENZE
Structural and phytosociological features of the Tuscan chestnut woods – In Tuscany, chestnutwoods represent a considerable part of regional woodlands second only to turkey oak woods. In the past,chestnut woods have been a very important food resource for people of the mountain areas, accountingfor their historically-widespread cultivation. Recently, the chestnut woods suffered great damage becauseof both cryptogamic diseases and the expansion of neogenic woods with Robinia pseudacacia and Pinuspinaster. In particular, the virulence of the “chestnut cancer” (Endothia parasitica) and the lower need ofCastanea fruits, due to the improved social and economic conditions, determined a great change inphysiognomic, vegetation and floristic aspects of the chestnut woods: from prevalently sparse tree forestscultivated for fruits to coppice woods found almost everywhere. This process determined a more naturalcondition of the actual chestnut woods which, in general, have reached a more forest-like structure andfloristic composition. In this work we describe the newly-acquired physiognomical and phytosociologicalaspects of the Tuscan chestnut woods, by means of 226 original relevés. This survey led to the recognitionof five new associations and some subassociations on the basis of distinct structural, floristic and ecologicalfeatures. The Teucrio scorodoniae-Castanetum describes the acidophilous coppices widely distributedon the Apennines, and it includes the subassociations typicum, seslerietosum argenteae, aceretosumpseudoplatani and quercetosum cerridis. The Rubo hirti-Castanetum refers to igroeutrophic and shadedcoenoses. The Erico scopariae-Castanetum includes the thermoacidophilous woods, while the Arbutounedi-Castanetum describes the thermophilous and subxeric aspects. The Symphyto tuberosi-Castanetumincludes the mesoigrophilous, not acidophilous coenoses occourring in central-southern Tuscany. Thepresence in Tuscany of other described Castanea associations, such as the Digitalo australi-Castanetum,the Frangulo alni-Quercetum cerridis castanetosum, were also recorded.
Per secoli il castagno è stato diffuso dall’uomo comepianta da frutto per l’alimentazione umana. Nel medio-evo, in particolare tra l’XI e il XIII secolo, la coltivazionedel castagno, in conseguenza dell’incrementodemografico e dell’aumento degli insediamenti mon-tani, è stata sviluppata in modo così esteso da alterarenotevolmente il paesaggio vegetale originario, soprat-tutto sull’Appennino.
Per la produzione del frutto la specie è stata coltiva-ta anche al di fuori della sua area ottimale contribuen-do, con la pastorizia, all’aumento dell’erosione e alladegradazione di molti bacini montani.
Il castagneto da frutto (selva castanile) è formato dapiante a chioma ampia, ramosa, spesso mantenute in
vita fino a età vetusta, a volte sottoposte a potatura. Perconsentire la raccolta del frutto i castagneti erano tenu-ti sgombri dal sottobosco arbustivo, ripuliti dal foglia-me caduto, talora falciati nello strato erbaceo e persinolavorati, con conseguenze negative sulla fertilità del suo-lo e sulla stabilità dei versanti. Queste pratiche hannofavorito l’acidificazione del terreno e lo sviluppo di unaflora ossifila nel sottobosco.
Accanto ai castagneti da frutto sono sempre esistitiperò anche castagneti cedui, spesso a turno breve, perla produzione di paleria destinata ad usi agricoli diver-si, oppure fustaie per ottenere assortimenti legnosi dalavoro. Le fustaie da frutto sono state però, per lungotempo, la forma di governo prevalente. Ancora nel 1950,
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P.V. ARRIGONI, D. VICIANI
secondo l’Istituto centrale di statistica, i castagneti dafrutto erano in Italia oltre il 62% della superficie boscataa castagno e in Toscana addirittura più dell’84%.
La crisi della coltura del castagno, sopravvenuta nel-l’ultima metà del secolo presso la popolazione dellecolline e delle montagne in conseguenza delle mutatecondizioni economiche e sociali, ha determinato un pro-cesso di trasformazione dei castagneti da frutto in bo-schi da legno o di sostituzione dei soprassuoli con altrespecie. Alla crisi economica si sono aggiunti problemifitosanitari (cancro della corteccia, mal dell’inchiostro)che hanno determinato la conversione della coltura inceduo da paleria o in fustaia da legno.
Malgrado questi forti cambiamenti intervenuti nel-le forme di gestione, i castagneti occupano ancora va-ste superfici, assumendo, oggi più che in passato,l’aspetto di boschi seminaturali, anziché quello di unacoltura arborea da frutto. Secondo l’inventario forestale(BERNETTI, 1998) i castagneti ammontano ancora in To-scana a 176.928 Ha, ai quali si devono aggiungere moltiboschi misti di castagno con diverse specie forestali. Inprevalenza si tratta oggi di cedui, circa il 76,57%, per ilresto fustaie, di cui solo un 18,3% è formato dacastagneti da frutto. Secondo le rilevazioni relative allacarta della vegetazione forestale della Toscana (ARRIGONI
et al., 1999) risulterebbero invece 159.150 Ha di boschia dominanza di castagno e 42.781 Ha di boschi misti dicastagno con altre specie (Fig. 1).
Il cambiamento delle forme di governo ha causatonotevoli modificazioni nella struttura e nella composi-zione floristica, determinando associazioni nemoralisciafile o ombritolleranti assai diverse da quelle più omeno eliofile e prative dei castagneti da frutto. Uno stu-dio sull’evoluzione dei castagneti in relazione agli in-terventi antropici, per altro mutevoli secondo le situa-zioni e le tradizioni locali, è stato recentemente svilup-pato da HRUSKA (1995).
Per l’importanza economico-sociale e la rilevanzadell’estensione i castagneti sono stati oggetto in Italiadi particolare attenzione. Fra le opere più significativesul tema si ricordano le monografie di PICCIOLI (1922) eFENAROLI (1945), le rassegne di CARULLO (1955) e BERNETTI
(1987) e quella locale di BUCCIANTI (1992).La grande diffusione della coltura del castagno ha
spesso fatto sorgere interrogativi sull’indigenato dellaspecie. Non vi è dubbio che l’uomo è il responsabiledello straordinario impianto dei boschi da frutto di que-
sta specie. Il problema dell’indigenato si pone semmaiper i boschi da legno e soprattutto per i boschi mistidove il castagno non è stato impiantato per la produ-zione del frutto, né sembra sia stato mai favorito rispet-to ad altre specie con legno più pregiato.
Secondo SAPPA (1952) il castagneto potrebbe consi-derarsi un prodotto di derivazione antropica dal boscomisto, del quale conserva numerosi tipi floristici ed eco-logici. Per altro, su substrati oligotrofici propri della fa-scia Quercus robur-Calluna di SCHMID, esso derivereb-be dai boschi acidofili di rovere per effetto dell’azioneantropica. In effetti, considerate le sue esigenze idriche,il castagno trova l’optimum nell’ambito del bosco mi-sto mesofilo e in particolare sui substrati silicei soggettia lisciviazione e quindi, in una certa misura, adacidificazione. I suoli più decisamente acidificati si ri-scontrano però dove il fenomeno della lisciviazione èstato accentuato da interventi antropici che hanno de-gradato la compagine forestale e alterato o rimosso gliorizzonti organici del suolo. I castagneti acidofili sonoda considerare quindi in buona parte derivati dalla de-gradazione dei boschi originari.
In Toscana il castagno occupa attualmente un oriz-zonte altitudinale che va dalle basse colline umide al-l’orizzonte montano inferiore del faggio (ARRIGONI et al.,1999). In tale fascia entra in contatto in basso con i bo-schi di rovere e cerro e in alto con boschi mesofili dicerro di cui sembra, almeno in parte, aver preso il po-sto per cause antropiche. Ci sembra giusto quindi con-siderare il castagno come una specie silicicola derivatadai boschi misti con rovere e cerro.
Sulla base delle analisi polliniche il castagno com-pare sulle Alpi, nel postglaciale, in coincidenza con losviluppo delle prime colture umane (BERTOLANI, 1974) esarebbe quindi lecito dubitare del suo indigenato suqueste montagne. Rilievi palinologici recenti di PAGANELLI
e MIOLA (1991) dimostrano però la preesistenza del ca-stagno nell’area alpina prima dell’ultima glaciazione.
I dati disponibili per l’area appenninica e toscana(CHIARUGI, 1936; BERTOLANI MARCHETTI e JACOPI, 1962;BERTOLANI MARCHETTI e SOLETTI, 1972; FERRARINI, 1981) do-cumentano invece la costante presenza del castagno nel-la regione sin da epoche preglaciali.
A questi risultati si devono aggiungere altre eviden-ze. Le testimonianze storiche e l’analisi dei catasti mo-strano che i castagneti da frutto sull’Appennino si sonoandati formando col procedere degli insediamenti uma-
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CARATTERI FISIONOMICI E FITOSOCIOLOGICI DEI CASTAGNETI TOSCANI
Fig. 1 - Distribuzione dei boschi a dominanza di castagno in Toscana (in grigio sullo sfondo), pari a1591,5 Kmq, e dei 226 rilevamenti eseguiti.
ni, soprattutto nel tardo medioevo (CHERUBINI, 1981,1996). Le analisi paleobotaniche eseguite in sitiarcheologici (QUIROS CASTILLO, 1998) mostrano la sosti-tuzione del castagneto al bosco misto già in epoca tar-do-romana e successivamente bizantina o longobarda.Uno sviluppo notevole della coltura del castagno si ebbecomunque in Toscana nei secoli IX-XI in coincidenzacon lo sviluppo demografico e l’ampliamento dell’atti-vità silvopastorale nelle zone montane. Alla fine del tre-cento, nel contado di Massa, la superficie a castagno incoltura, e quindi accatastata, era, ad esempio, ancorairrisoria, mentre ampia era la superficie forestale mon-tana inutilizzata o di uso comunitario in cui era presen-te il castagno (LEVEROTTI, 1982).
Alle Cerbaie, dove gli insediamenti medioevali sonostati marginali ed il castagneto da frutto è stato pocosviluppato e comunque assente in tempi recenti, la spe-
cie risultava già presente nei boschi prevalentementequercini della zona nel 1200 (PIUSSI e STIAVELLI, 1988 e1995) e ne è documentata l’esistenza nelle analisipolliniche eseguite nel vicino Padule di Fucecchio (PAOLI
e CIUFFI, 1977).In conclusione, il castagno è con tutta evidenza una
specie originaria dei nostri boschi mesofili che l’uomoha notevolmente ampliato con la coltivazione. Del re-sto il quasi generale abbandono della coltivazione delcastagno non ha ancora prodotto in Toscana un consi-stente regresso della specie, che anzi ha reagito positi-vamente anche alle malattie di introduzione, mostran-dosi ancora capace di rinnovazione e sviluppo. Un ridi-mensionamento delle superfici castanicole è stato de-terminato semmai dall’introduzione antropica del pinomarittimo e dalla diffusione inarrestabile della robinianei siti più umidi.
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P.V. ARRIGONI, D. VICIANI
COROLOGIA ED ECOLOGIA
Nelle aree preappenniniche e appenniniche ilcastagneto occupa ancora, in Toscana, vaste superfici(BERNETTI, 1981, 1998; ARRIGONI et al., 1999) in formazio-ni monospecifiche o coniferate, in lenta evoluzione ver-so tipologie vegetazionali più naturali di quelle forte-mente antropizzate del passato.
Il castagno è specie decidua a vegetazione estivale,mesofila, che occupa nella regione aree a clima tempe-rato e relativamente umido del preappennino edell’Appennino (Fig. 2). Raramente si inoltra oltre i 1000m, dove é di norma sostituito dalla faggeta.
Verso il basso, in aree a clima più caldo, la presenza
è possibile in stazioni topograficamente umide, con as-senza di aridità estiva. Si tratta spesso di stazionieterotopiche dove la specie è stata diffusa dall’uomo.In questi luoghi il castagno subisce oggi la concorrenzadi specie aggressive come il pino marittimo e la robiniache tendono a sostituirlo. Verso l’alto entra in contattocon il faggio e, in alcune aree, con l’abete bianco, spe-cie che mostra una notevole capacità di rinnovazioneall’interno dei castagneti della fascia temperato-umidasuperiore.
Il castagno è quasi esclusivamente insediato su suo-li silicei, in prevalenza arenacei (macigno).
0-100m
100-200
200-300
300-400
400-500
500-600
600-700
700-800
800-900
900-1000
1000-1100
1100-1200
1200-1300
1300-1400
N
NE
E
SE
S
SW
W
NW
Distribuzione delle superfici castanicole per fasce altitudinali
Esposizioniquote < 400m
Esposizioniquote > 900 m
EsposizioniClassi di pendenza
fascealtitud.
supe
rfic
ie
Indici climatici
A152%
B’214%
C’25%
B’381%
C21%
A214%
B14%
B410%
B39%
B210%
R90%
S10%
N
NE
E
SE
S
SW
W
NW
N
NE
E
SE
S
SW
W
NW
100
%0
20
40
60
80
19%
51%
26%
4%
PE
Ia
Im
Fig. 2 - Ecologia dei castagneti della Toscana: distribuzione della superficie per fasce altitudinali, in rapportoall’esposizione, per classi di pendenza, per tipi climatici (PE=potenziale di evapotraspirazione, Im=indice di umiditàglobale, Ia=indice di aridità) secondo THORNTHWAITE e MATHER (1957).
Ela
bo
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on
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: L. D
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Olm
o
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CARATTERI FISIONOMICI E FITOSOCIOLOGICI DEI CASTAGNETI TOSCANI
Metodologia della ricerca
Questo studio si fonda su rilevamenti eseguiti nell’ambito di unaricerca sulla vegetazione forestale della Toscana eseguita per contodell’Amministrazione regionale (ARRIGONI, 1998).
I rilievi fisionomici sono stati eseguiti utilizzando il metodoproposto da ARRIGONI per il censimento delle forme di crescita(1996a) e la descrizione delle unità fisionomiche (1996 b).
I rilievi floristici (vedi elenco in Appendice e distribuzione inFig. 1) sono stati effettuati per strati. L’aspetto quantitativo dellespecie è stato determinato utilizzando la scala di abbondanza-dominanza di BRAUN-BLANQUET (1932) con l’aggiunta della lettera“r” per indicare le specie numericamente poco rappresentate.
Nelle tabelle dei tipi di vegetazione sono definite costanti (k),nel senso di WARMING (1909), le specie con frequenza superiore al50%. Si sono considerate dominanti (D) le specie con valori medidi copertura sopra il 50 %, abbondanti (A) quelle con valori medidi copertura pari o superiori al 15% (valore medio corrisponden-te al 5-25% di copertura e alle specie abbondanti della scala mistadi BRAUN-BLANQUET,1932), rilevanti (R) quelle con valori medi dicopertura compresi tra 5 e 15%.
La definizione dei tipi, individuati con il metodo floristico-ecologico di BRAUN-BLANQUET (1952), è stata effettuata sia in termi-ni fitosociologici che fisionomici per una più sicura identificazio-ne in campo.
Le analisi ecologiche dei tipi di vegetazione sono state effet-tuate mediante l’utilizzazione del sistema informativo territorialedel Laboratorio di Fitogeografia dell’Università di Firenze relati-vo al territorio toscano su reticolo UTM di 250 x 250 m.
I TIPI VEGETAZIONALI
Ricerche sulla vegetazione dei castagneti della Toscanasono state svolte da CIAMPI (1958), FERRARINI (1957, 1964),BARBERO e BONO (1970), ARRIGONI e NARDI (1975), DE
DOMINICIS e CASINI (1979a e 1979b), CASINI, CHIARUCCI e DE
DOMINICIS (1995), FOGGI et al. (2000), VICIANI e GABELLINI
(2000). Solo i contributi più recenti riflettono però lemutate condizioni vegetazionali dei castagneti. I tipi oggiesistenti in Toscana sono infatti costituiti in prevalenzada boschi ottenuti per rinnovazione del selvatico cheha sostituito le vecchie cultivar da innesto un tempolargamente impiegate per l’impianto dei castagneti dafrutto. Molte di queste cultivar autoctone, oggi non opoco utilizzate, rischiano di scomparire per progressi-va rarefazione.
I castagneti, boschi mesofili o mesoigrofili, sonocostituiti per lo più da specie perenni, a vegetazioneestiva, con areale in prevalenza europeo o euro-sibirico(Fig. 1 e 2 in VICIANI, 2001). Solo nelle aree marginali aclima più caldo e relativamente asciutto si inserisconospecie sudeuropee o eurimediterranee. L’umidità e la
lisciviazione del suolo favoriscono la penetrazione dispecie più o meno acidofile, in parte ad areale congravitazione occidentale, atlantiche o subatlantiche.
La diversità floristica dei castagneti dipende moltodalle forme di gestione antropica che hanno determi-nato la densità, la stratificazione e lo sviluppo dellafitomassa. La maggior parte deriva dalla conversione aceduo dei castagneti da frutto, quindi dalla trasforma-zione di fustaie rade di alto fusto ricche di specie eliofilein soprassuoli strutturalmente semplificati, densi,floristicamente impoveriti con poche specie sciafile eresiduali ombritolleranti.
In termini fisionomici si possono oggi distinguere iseguenti tipi determinati dalle forme di governo e ditrattamento o dalle specie forestali dominanti:
1. I cedui, quasi sempre a turno lungo, per paleria, densi, conscarso sottobosco sciafilo o emisciafilo, periodicamente di-sturbati dai tagli e soggetti quindi alla penetrazione ricorren-te di specie eliofile. In prevalenza derivano dalla ceduazionedi vecchie colture da frutto e sono a volte indirizzati alla con-versione ad alto fusto per macchiatico negativo. Di frequentesono coniferati con pino marittimo, la cui presenza favoriscela penetrazione di specie eliofile nel sottobosco.
2. Le fustaie da legno, poco frequenti, a volte coniferate, ca-ratterizzate da coperture alte e da sottobosco floristicamentericco di specie nemorali.
3. Le fustaie rade da frutto, sopravvissute nelle aree più ac-cessibili, fertili, prossime agli abitati. Sono costituite in gene-re da individui invecchiati a chioma rada e ampia, consottobosco arbustivo di invasione, ricco di specie eliofile edecisamente acidofile.
4. I boschi misti con latifoglie come la rovere, il cerro, ilfaggio, il carpino nero o la robinia. Sono decisamente i bo-schi più naturali con presenza di castagno.
5. I boschi misti con conifere, in primo luogo il pino marit-timo e l’abete bianco.
Sulla diversificazione floristica incidono anche ladiversità altitudinale, la collocazione orografica dellestazioni, la maggiore o minore umidità, il grado di evo-luzione pedologica del substrato. La combinazione diquesti fattori ecologici è responsabile della diversitàfloristica e vegetazionale dei castagneti.
Gli studi che recentemente sono stati svolti suicastagneti toscani (ARRIGONI, 1999) permettono di rile-vare condizioni ecologiche e combinazioni floristicheabbastanza differenziate, come era da aspettarsi per untipo di bosco ampiamente distribuito in superficie e inaltitudine.
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P.V. ARRIGONI, D. VICIANI
Castagneti acidofili (Teucrio scorodoniae-Castanetum sativae assoc. nova).Holosintypus: ril. A270 in Tab. 1a.Rappresentano lo stadio più frequente, documentato da ben 128 rilievi, della trasformazione recente dei
castagneti da frutto in boschi chiusi. Sono costituiti prevalentemente da cedui più o meno acidificati, raramenteda selve abbandonate. Le condizioni ecologiche di questi boschi sono espresse dalla ricorrente presenza di alcunespecie acidofile che possono essere assunte a caratteristiche di associazione:
Il mirtillo è spesso la specie più rappresentata, anche se con l’aspetto di residuale ombritollerante. Esso è inregresso nei boschi chiusi, come dimostra la riduzione progressiva dell’apparato vegetativo e la minore potenzialitàdi fruttificazione. La presenza delle luzule dipende dalla loro capacità invasiva su suoli più o meno erosi e super-ficiali.
Nel complesso le specie di alta frequenza sono poche e l’omogeneità dei rilievi è elevata. Nell’espressionetipica della tab. 1a risultano costanti le seguenti specie:
CARATTERI FISIONOMICI E FITOSOCIOLOGICI DEI CASTAGNETI TOSCANI
*N
umer
o ril
evam
ento
A31
9A
488
T101
T054
T053
T103
A38
9L0
37T1
04T1
49A
270
A36
5A
341
A31
5T1
50A
339
A31
3A
338
A31
2A
271
A35
7A
333
A30
0A
302
A29
6A
323
A29
2A
294
A30
1A
316
A50
9A
513
A29
9A
298
A29
1G
551
A33
7A
344
A33
6R
050
G40
2A
377
A37
3A
320
Alti
tudi
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m)
955
840
430
850
850
610
820
931
600
800
880
800
755
840
750
685
820
690
765
855
340
665
560
350
800
965
720
775
475
830
420
735
770
750
730
880
685
580
695
820
600
805
970
940
Esp
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SW
NW
WN
NW
NW
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NW
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3530
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2040
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2015
40-4
225
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9510
012
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9515
010
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9598
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9095
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9595
9595
9595
9595
300
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9595
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012
010
020
015
010
015
010
010
022
520
025
020
020
022
520
020
015
010
020
020
022
030
015
020
015
015
020
020
020
020
015
020
025
015
090
150
200
150
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P.V. ARRIGONI, D. VICIANI
Teucrio scorodoniae-Castanetum sativae subass. typicum aspetto tipicoSpettro percentuale ponderato delle forme: W=74,6; WF=9,8; WB=0,3; PT=4,2; H=11,1.Diagnosi fisionomica: bosco deciduo a struttura monoplana, con dominanza pressoché continua di castagno, generalmente ceduo, constrato basale erbaceo a chiazze, polimorfo.Diagnosi floristica: castagneto pressochè monospecifico, con sottobosco erbaceo misto di erbe perenni, in parte graminoidi, felceaquilina e mirtillo.Teucrio scorodoniae-Castanetum sativae subass. typicum aspetto invecchiatoSpettro percentuale ponderato delle forme: W=76,5; WF=8,7; WB=0,4; WA=0,3; PT=3,7; H=10,4.Diagnosi fisionomica: bosco deciduo a struttura monoplana, con dominanza continua di castagno, ceduo o di alto fusto, con stratobasale erbaceo a chiazze, polimorfo.Diagnosi floristica: castagneto pressochè monospecifico, con sottobosco erbaceo misto di erbe perenni, in parte graminoidi, felceaquilina e mirtillo.
L’associazione raggruppa la maggior parte dei castagneti dell’Appennino toscano su substrato arenaceo (Fig. 3).Essa è omologa a Luzulo pedemontanae-Fagetum sylvaticae Oberd. et Hofmann, ma ovviamente si sviluppa inun orizzonte e in un contesto floristico più termofilo di quello della faggeta. Alle quote più elevate l’associazionesi arricchisce tuttavia di specie trasgressive dei Fagetalia (subassoc. aceretosum pseudoplatani).
Con l’aumento della densità del soprassuolo e l’accumulo di lettiera si determina un’evoluzione verso formepaucispecifiche con sottobosco meno acidofilo (vedi Tab. 1c). I castagneti sono tuttavia ancora caratterizzati dallasopravvivenza di piante acidofile. L’associazione presenta allora aspetti meno acidofili caratterizzati soltanto daTeucrium scorodonia e sporadicamente Deschampsia flexuosa.
In situazioni stazionali particolari l’associazione si presenta in combinazioni diverse dalla forma tipica. Si pos-sono distinguere infatti le seguenti sottoassociazioni:
SPORADICHE: Strato 2-5 m - Prunus avium L. (A333; A300); Abies alba Miller (A341); Acer platanoides L. (A271); Alnusglutinosa (L.) Gaertn. (T103); Arbutus unedo L. (A302); Erica arborea L. (A302); Fraxinus ornus L. (A333); Juniperus communisL. (A333); Quercus cerris L. (A320); Robinia pseudacacia L. (A320). Strato 0,5-2 m - Prunus avium L. (A341; A333; A300;A373); Erica arborea L. (A365; A312; A344); Crataegus monogyna Jacq. (A270; A373); Rosa canina L. (A488; A513); Acerpseudoplatanus L. (A341); Alnus glutinosa (L.) Gaertner (T101); Arbutus unedo L. (A302); Corylus avellana L. (A513);Fagus sylvatica L. (A373); Pinus sylvestris L. (A336); Quercus cerris L. (A323); Sorbus aria (L.) Crantz (A377). Strato 0-0,5 m - Anthoxanthum odoratum L. (A365; A341; A338; A513); Crataegus monogyna Jacq. (A319; A488; G551; A373);Prenanthes purpurea L. (A300; A301; A377; A373); Quercus ilex L. (A341; A296; A291; A294); Robinia pseudacacia L.(A365; A319; A357; A509); Acer pseudoplatanus L. (A323; A377; A373); Festuca sp. (A315; A312; A316); Epipactis helleborine(L.) Crantz (A298; A344; R050); Erica arborea L. (A302; A515; A291); Primula acaulis L. (G551; G402; A373); Prunus aviumL. (A333; A300; A341); Anemone trifolia L. (A488; A509); Campanula persicifolia L. (A365; G402); Blechnum spicant (L.)Roth (T054; T103); Pinus pinaster Aiton (A339; A344); Viola riviniana Reichenb. (T054; T103); Cephalanthera longifolia (L.)Fritsch (A296; A513); Digitalis lutea L. ssp. australis (Ten.) Arcangeli (A301; G551); Dryopteris filix-mas (L.) Schott (G551;A373); Erica herbacea L. (T054; T053); Fagus sylvatica L. (A488; R050); Hypericum montanum L. (A513; G551); Pinussylvestris L. (A338; A336); Polypodium vulgare L. (T054; T053); Rosa canina L. (A319; A373); Stellaria holostea L. A291;A373); Veronica montana L. (T053; T054); Ajuga reptans L. (L037); Asplenium trichomanes L. (T053); Athyrium filix-foemina(L.) Roth (T053); Brachypodium sylvaticum (L.) Beauv. (A313); Carex caryophyllea Latourr. (A323); Carex digitata L. (G551);Clematis vitalba L. (A319); Coronilla emerus L. (R050); Corylus avellana L. (A373); Cuscuta epithymum (L.) L. (T103);Dactylis glomerata L. (A365); Lathyrus linifolius (Reichard) Basser (A301); Luzula campestris (L.) DC. (G551); Quercuspetraea (Mattuschka) Liebl. (A333); Ilex aquifolium L. (A301); Diphasiastrum tristachyum (Pursh) Rothm. (A339); Euphorbiacyparissias L. (L037); Euphorbia dulcis L. (A373); Galeopsis tetrahit L. (A515); Galium mollugo L. (G551); Galium rotundifoliumL. (A298); Geranium robertianum L. (T053); Geum urbanum L. (T053); Hedera helix L. (G402); Hieracium sp. (A365);Hypericum perforatum L. (G402); Inula conyza DC. (G402); Lathyrus cfr. angulatus L. (A365); Lathyrus venetus (Miller)Wohlf. (G551); Moehringia muscosa L. (A319); Neottia nidus-avis (L.) L.C.M.Richard (G551); Phleum bertoloni DC. (G551);Phleum pratense L. (G402); Potentilla reptans L. (T101); Prunella vulgaris L. (G402); Prunus spinosa L. (G551); Pulmonariapicta Rouy (G551); Rosa arvensis Hudson (G551); Rubus idaeus L. (T053); Salvia glutinosa L. (A389); Sanguisorba minorScop. (G551); Scrophularia nodosa L. (A348); Sesleria argentea (Savi) Savi (A320); Silene italica (L.) Pers. (G551); Silenevulgaris (Moench) Garcke (A513); Stachys sylvatica L. (L037); Stellaria nemorum L. ssp. glochidisperma Murb. (A373);Urtica dioica L. (T053); Viola canina L. (A373).
63
CARATTERI FISIONOMICI E FITOSOCIOLOGICI DEI CASTAGNETI TOSCANI
Fig.3 - Corologia ed ecologia dei rilievi vegetazionali di Teucrio scorodoniae-Castanetum sativae typicum.
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CARATTERI FISIONOMICI E FITOSOCIOLOGICI DEI CASTAGNETI TOSCANI
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68
P.V. ARRIGONI, D. VICIANI
Castagneti degradati con Sesleria argentea (Teucrio-Castanetum seslerietosum argenteae subassoc. nova).Holosintypus: ril. A368 in Tab. 2.Boschi acidofili su suoli inclinati, superficialmente erosi, caratterizzati dall’abbondanza o dalla dominanza nel
sottobosco di Sesleria argentea (cop. media 24%). La subassociazione compare in genere in esposizioni freddee ombrose. Oltre al castagno e alla sesleria sono costanti:
La sottoassociazione si riscontra sulle Alpi Apuane e sporadicamente anche sull’Appennino (Fig. 4).
Hg.(WFs)0,2553,45
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Spettro percentuale ponderato delle forme: W=65,3; WF=3,2; PT=0,8; H=30,7.Diagnosi fisionomica: bosco ceduo monoplano con strato dominante deciduo, interrotto di castagno e strato basale interrotto graminoide.Diagnosi floristica: castagneto ceduo con sottobosco interrotto di Sesleria argentea.
Castagneti mesoacidofili submontani (Teucrio-Castanetum aceretosum pseudoplatani subassoc. nova).Holosintypus: ril. A391 in Tab. 2.Castagneto acidofilo e mesofilo distinguibile per la presenza di specie differenziali (trasgressive) di faggeta
come Anemone nemorosa, Prenanthes purpurea, Mycelis muralis, Acer pseudoplatanus e lo stesso faggio. Lasubassociazione si riscontra al limite altitudinale superiore dei boschi di castagno.
Questo sintaxon si sviluppa soprattutto nella fascia superiore (600-1100) della montagna appenninica (Fig. 5).
69
CARATTERI FISIONOMICI E FITOSOCIOLOGICI DEI CASTAGNETI TOSCANI
* *Numero rilevamento A367 A368 G195 L027 G202 A354 A321 A388 A310 A345 A325 A391 R048 A390 A297 A353 A290Altitudine (m) 840 850 810 940 740 900 925 840 655 975 980 1010 800 1035 700 950 725Esposizione N NNW E NE S NNE ENE NW E N W NNE W N NNW N SW
Superficie (mq) 130 200 100 150 95 200 200 200 180 200 180 200 150 150 200 150 200Substrato(ar=arenaria; ver=verrucano) ar ar ar ar ar ar ar ar ar ar ar ar ar ar ar ar verGoverno
SPORADICHE: Strato12-25 m - Pinus pinaster Aiton (A367); Populus tremula L. (A368). Strato 5 - 1 2 m - Carpinus betulus L. (A345); Salix caprea L. (A388). Strato 2 - 5 m - Malussylvestris (L.) Miller (A353); Corylus avellana L. (A388); Prunus avium L. (A353). Strato 0 , 5 - 2 m - Fraxinus ornus L. (A354); Rosa canina L. (A353); Abies alba Miller (A354); Corylusavellana L. (A388); Crataegus monogyna Jacq. (G195); Euonymus europaeus L. (A388); Pinus pinaster Aiton (A310); Erica scoparia L. (G202). Strato 0 - 0 , 5 m - Brachypodiumsylvaticum (L.) Beauv. (A310); Anthoxanthum odoratum L. (A310); Digitalis lutea L. ssp. australis (Ten.) Arcangeli (R048); Ajuga reptans L. (A345); Asplenium onopteris L. (R048);Asplenium trichomanes L. (R048); Campanula persicifolia L. (A367); Campanula scheuchzeri Vill. (A290); Carex caryophyllea Latourr. (A325); Coronilla emerus L. (G195); Dactylisglomerata L. (R048); Epilobium lanceolatum Sebastiani et Mauri (A325); Erica arborea L. (A310); Eupatorium cannabinum L. (A353); Helleborus viridis L. (A353); Laburnum anagyroidesMedicus (R048); Lathyrus pratensis L. (A353); Ostrya carpinifolia Scop. (G202); Pinus pinaster Aiton (A310); Genista tinctoria L. (L027); Populus tremula L. (A368); Quercus ilex L. (A290);Ranunculus lanuginosus L. (A353); Rubus idaeus L. (A353); Rubus ulmifolius Schott (R048);Sorbus aria (L.) Crantz (A354); Stellaria holostea L. (A290); Dryopteris filix-mas (L.) Schott(L027); Moehringia trinervia (L.) Clairv. (A388).
Tab. 2 - Sottoassociazioni di Teucrio scorodoniae-Castanetum sativae Arrigoni et Viciani.
70
P.V. ARRIGONI, D. VICIANI
Spettro percentuale ponderato delle forme: W=86,6; WF=5,2; WA=0,3; PT=1,8; H=6,1.Diagnosi fisionomica: bosco ceduo, deciduo, monoplano a dominanza o subdominanza di castagno. Strato basale scarso, polimorfo.Diagnosi floristica: castagneto ceduo monostratificato, con strato basale scarso di erbe graminoidi e frutici.
Cerrete acidofile con castagno (Teucrio-Castanetum quercetosum cerridis subassoc. nova).Holosintypus: ril. A351 in Tab. 3.Boschi acidofili a dominanza di cerro, ma in genere misti con castagno. Si riscontrano su suoli arenacei acidi a
quote prossime ai 1000 m, poco al disotto del limite della faggeta (Fig. 6). Malgrado la dominanza del cerro, speciedifferenziale, sono presenti le caratteristiche di associazione Vaccinium myrtillus (A), Deschampsia flexuosa(k), Luzula pedemontana (k) e Teucrium scorodonia. Le altre costanti del sintaxon sono:
La copertura del cerro conferisce all’associazione un carattere meno mesofilo. Tuttavia la presenza delle carat-teristiche acidofile dell’associazione consente di ricollegare questa cerreta acidofila ai castagneti che, con buonaprobabilità, sono stati spesso ottenuti per azione antropica sugli originari boschi misti di cerro e castagno.
H(g.polim).WFs0,2520,50
. . . . . . . . . . . . . . .
Wd.PT.1,242,56
Wd3,121,93
Wd7,132,25
Wd14,2990,07
Forme di crescitaHm(m)
Cop.(%)
. . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . .
WFs(Hg.polim)0,2135,28
PT(WBs)1,3329,56
Wd4,005,38
Wd13,6388,19
Forme di crescitaHm(m)
Cop.(%)
Spettro percentuale ponderato delle forme: W=62,7; WF=19; WB=0,6; PT=13,2; H=4,5.Diagnosi fisionomica: bosco ceduo, deciduo, bistratificato a dominanza o subdominanza di cerro, con strato dominato a chiazzepolimorfo e strato basale a chiazze polimorfo.Diagnosi floristica: cerreta cedua con strati frutescente e basale polimorfi, a chiazze.
71
CARATTERI FISIONOMICI E FITOSOCIOLOGICI DEI CASTAGNETI TOSCANI
Caratt. dei Quercetalia roboris ed altre acidofile:Agrostis tenuis Sibth. 1 + + + + .Castanea sativa Miller r . r r + .Cytisus scoparius (L.) Link + r + r . .Luzula forsteri (Sm.) DC. + . . r . .Orobanche sp. r r . . . .Holcus mollis L. . . . 1 . .Phyteuma scorzonerifolium Vill. r . . . . .Hieracium racemosum Waldst. et Kit. ex Willd. + . . . . .Hieracium murorum L. (incl. H. sylvaticum) . . . . . rLathyrus niger (L.) Bernh. . . r . . .
Altre:Rubus hirtus Waldst. et Kit. 2 2 2 r r 1Festuca heterophylla Lam. + 1 1 1 r .Brachypodium rupestre (Host) Roemer et Schultes 2 r . + + .Solidago virgaurea L. + r r . . rJuniperus communis L. r r . . r rCruciata glabra (L.)Ehrend. + + r . . .Carex sp. . r . . r rAcer pseudoplatanus L. r . r . . rPteridium aquilinum (L.) Kuhn . . . . 1 .
* rilievo typus
a r e n a r iaceduo
SPORADICHE: Strato 0 , 5 - 2 m - Fagus sylvatica L. (A346). Strato 0 - 0 , 5 m - Euphorbia dulcis L. (A351); Abies alba Miller(A352); Anemone nemorosa L. (A346); Fagus sylvatica L. (A346); Polygonatum multiflorum (L.) All. (A352); Fragaria vesca L.(A351);Crataegus monogyna Jacq.( A350); Robinia pseudacacia L. (A318); Sorbus domestica L. (A346).
Fig.6 - Corologia ed ecologia dei rilievi vegetazionali di Teucrio scorodoniae-Castanetum sativae quercetosum cerridis.
75
CARATTERI FISIONOMICI E FITOSOCIOLOGICI DEI CASTAGNETI TOSCANI
Cedui invecchiati e fustaie dense igroeutrofiche e sciafile (Rubo hirti-Castanetum sativae assoc. nova).Holosintypus: Rilev. A287 in Tab. 4.L’associazione si riscontra in castagneti densi (Cop. strato superiore 83%), ombrosi, localizzati in corrispon-
denza di suoli arenacei freschi (Fig. 7). Si tratta di boschi paucispecifici, presenti in genere in aree limitatesubmontane, caratterizzati dalla dominanza o subdominanza nel sottobosco di Rubus hirtus. (59%). Quandoquesta specie raggiunge un forte sviluppo impoverisce floristicamente il sottobosco, favorisce una buonaumificazione della sostanza organica e riduce il contingente acidofilo. Fra le specie costanti, oltre al castagno e alrovo, si possono annoverare specie ombritolleranti come Pteridium aquilinum e Anemone nemorosa.
L’associazione presenta due varianti:- una (typicum) con residue specie acidofile che consentono una classificazione in Quercion robori-petraeae;- l’altra paucispecifica in cui il riferimento a questa alleanza dipende sostanzialmente dalla dominanza del
castagno.La ricchezza in humus favorisce la rinnovazione del castagno che si trova spesso ben rappresentato anche
negli strati dominati.
WFd0,3056,35
Wd.PT1,7013,75
Wd4,089,59
Wd14,7089,67
Forme di crescitaHm(m)
Cop.(%)
Wd8,006,83
var.typicum
Spettro percentuale ponderato delle forme: W=64; WF=30,3;PT=4,9; H=0,8.Diagnosi fisionomica: bosco deciduo monoplano, generalmente ceduo, a copertura continua di castagno. Strato basale fruticoso acopertura interrotta.Diagnosi floristica: bosco ceduo denso a dominanza di castagno, con strato basale interrotto a dominanza o subdominanza di Rubus hirtus.
Cedui termoacidofili (Erico scopariae-Castanetum sativae assoc. nova).Holosintypus: ril. RO51 in Tab. 5.Castagneti acidofili, subxerici, caratterizzati dalla presenza di specie termofile (es. Quercus pubescens, Fraxinus
ornus, Lonicera etrusca) e da un certo contingente di eliofile dovuto ad una minore densità del soprassuolo.La buona presenza di Erica scoparia (R), funge da differenziale. Sul piano floristico ha punti di contatto con
Teucrio-Castanetum, di cui presenta a volte qualche caratteristica residuale. Sul piano ecologico invece l’associa-zione si avvicina ai castagneti termofili della Toscana media (Fig. 8) più avanti descritti. Le combinazione specificadel sintaxon è la seguente:
SPORADICHE: Strato 2 - 5 m - Frangula alnus Miller (S283); Pyrus pyraster Burgsd. (S283). Strato 0 - 0 , 5m - Campanula rapunculus L. (S283); Dactylorhiza maculata (L.) Soò (S283); Melittis melissophyllum L. (S283);Oenanthe pimpinelloides L. (S283); Polypodium vulgare L. (S283); Satureja vulgaris (L.) Fritsch (S283); Sileneflos-cuculi (L.) Greuter et Burdet (S283); Viola canina L. (S283).
*Numero rilevamento X 0 1 7 R051 R052 S 1 2 0 S 2 8 3
80
P.V. ARRIGONI, D. VICIANI
100
%0
20
40
60
80
n° r
il.
Distribuzione per fasce altitudinali
Esposizioni
Pendenze
Clima
fascia più rappresentativa
0
1
2
3
4
5
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7
0-100m
100-200
200-300
300-400
400-500
500-600
600-700
700-800
800-900
900-1000
B'2 A1 r 1B'3 A1 r 8B'3 A2 r 2B'3 B2 s 1B'3 B3 r 2B'3 B3 s 1B'3 B4 r 4C'2 A2 r 1
N
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W
NW
3
1
1
2
4
7
2
n° rilievi
n° rilievi
Syntaxon
Rubo hirti-Castanetum sativaen° rilevamenti
20
Fig.7 - Corologia ed ecologia dei rilievi vegetazionali di Rubo hirti-Castanetum sativae.
81
CARATTERI FISIONOMICI E FITOSOCIOLOGICI DEI CASTAGNETI TOSCANI
N
NE
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W
NW
Distribuzione per fasce altitudinali
Esposizioni
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100
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20
40
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0
1
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3
0-100m
100-200 200-300 300-400 400-500
Syntaxon
Erico scopariae-Castanetum sativaen° rilevamenti
5
B'2 B1 s 1B'2 C2 s 2B'3 B3 r 2
1
2
2
n° rilievi
n° rilievi
n° r
il.
Fig.8 - Corologia ed ecologia dei rilievi vegetazionali di Erico scopariae-Castanetum sativae.
82
P.V. ARRIGONI, D. VICIANI
Spettro percentuale ponderato delle forme: W=75,3; WB=7,8; WL=2,9; WA=0,4; WF=0,8; PT=5,8; H=7.Diagnosi fisionomica: bosco ceduo, deciduo, a prevalenza di castagno, con sottobosco arbustivo ericoide e strato basale a chiazze,polimorfo.Diagnosi floristica: castagneto ceduo con strati dominati ericoidi e strato basale erbaceo graminoide.
Castagneti termofili subxerici (Arbuto unedi-Castanetum sativae assoc. nova).Holosintypus: Rilev. R035 in Tab. 6.Castagneti termofili dell’orizzonte collinare (Fig. 9), debolmente acidofili, in genere impiantati in aree margi-
nali dell’area potenziale del castagno, nelle quali esiste una modesta aridità estiva. Sono caratterizzati dalla pre-senza di specie differenziali termofile dei Quercetalia ilicis e dei Lonicero-Quercion, alleanza alla quale possonoessere riferiti. L’associazione è caratterizzata dalla presenza di specie termofile come:
Le altre specie costanti sono:Brachypodium sylvaticum Pteridium aquilinumFestuca heterophylla Hedera helixRubus hirtus Juniperus communisRubus ulmifolius
Derivano probabilmente dalla pregressa trasformazione in castagneto di cerrete o di altri querceti debolmenteacidofili dell’associazione Erico-Quercetum cerridis Arrigoni.
Forme di crescitaHm(m)
Cop.(%)
Wd10,5085,00
WBs(Wd)3,1718,55
WBs(d).Wd1,539,56
H(g.polim).0,2638,99
Forme di crescitaHm(m)
Cop.(%)
PT.WLs.Wd.Hpolim0,2464,56
Wd(Ws)13,2086,00
Wd6,5010,60
Wd.WAs3,8833,75
WFd.PT.(WAsd)1,4333,11
mod.1
Arbuto unedi-Castanetum sativae modello 1Spettro percentuale ponderato delle forme: W=72,3; WF=5,5; WA=4,8; altre legnose=3; PT=10,3; H=4,1.Diagnosi fisionomica: bosco prevalentemente deciduo a dominanza o subdominanza di castagno, pluristratificato, ceduo talora coniferato,con strati dominati misti e strato basale polimorfo con copertura interrotta.Diagnosi floristica: castagneto ceduo, più o meno coniferato con pino marittimo, con sottobosco misto di latifoglie decidue e specietermofile sempreverdi.
83
CARATTERI FISIONOMICI E FITOSOCIOLOGICI DEI CASTAGNETI TOSCANI
WLs.PT(H.polim)0,2080,28
Wd.PT.WAs1,4030,72
Wd.WAs3,2731,78
Forme di crescitaHm(m)
Cop.(%)
Wd11,0073,46
Wd (Ws)16,2525,02
mod.2
Arbuto unedi-Castanetum sativae modello 2Spettro percentuale ponderato delle forme: W=69,2; WL=17,4; WA=3; altre legnose=2,3; PT=5,5; H=2,6.Diagnosi fisionomica: bosco prevalentemente deciduo, pluristratificato, con dominanza o subdominanza di castagno, ceduo, ingenere con strato superiore coniferato a chiazze. Strati dominati a chiazze e il basale continuo, polimorfo.Diagnosi floristica: castagneto ceduo a copertura interrotta, con coniferamento superiore a chiazze di pino marittimo. Strati dominati achiazze, polimorfi. Strato basale continuo ricco di specie sempreverdi termofile.
Castagneti da frutto e cedui radi termoeliofili (Digitali australi-Castanetum sativae Gamisans (1977) Veg.Mont. Corses: 370). Tab. 7.
Holosintypus: Ril. n. 3 in GAMISANS J., GRUBER M., QUEZEL P., 1983 - Ecol. Medit. 9(1): 90 tab. 47.L’associazione è stata segnalata in Toscana da CASINI, CHIARUCCI e DE DOMINICIS (1995, Tab. 4) per il Chianti
per la presenza delle specie caratteristiche Digitalis lutea ssp. australis (k), Salvia glutinosa (k) e Hypericummontanum. Essa è presente però anche in altri settori della Toscana media (Fig. 10).
Rispetto al tipo della Corsica i castagneti chiantigiani presentano un maggior numero di specie acidofiledei Quercetalia robori-petraeae e dei Quercetalia pubescentis-petraeae. Le specie costanti comuni al tipodell’associazione sono, oltre le tre caratteristiche: Festuca heterophylla, Pteridium aquilinum, Luzulaforsteri, Teucrium scorodonia, Erica arborea, Hedera helix, Cruciata glabra. Nel complesso i castagnetichiantigiani sono un po’ più mesofili e acidofili, ma possono ancora rientrare, come associazione, neiQuercetalia pubescentis-petraeae.
Il sintaxon è stata descritto per la Corsica, in valloni freschi ad un’altitudine compresa tra 150 e 800 m.GAMISANS (1991, Veget. corse) lo riferisce ai Fagetalia (Lathyrion veneti Gamis.), ma da questi è differenzia-to dalla penetrazione di Alnus cordata, Ostrya carpinifolia, Ilex aquifolium, Fraxinus ornus.
Le specie caratteristiche sono Digitalis lutea ssp. australis (k), Hypericum montanum e Salvia glutinosa.Sono specie costanti:
CARATTERI FISIONOMICI E FITOSOCIOLOGICI DEI CASTAGNETI TOSCANI
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mod
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86
P.V. ARRIGONI, D. VICIANI
Numero rilevamento R047 S 0 4 6 R045 R046 R037 X 1 3 1 S 0 4 0 T048 S 0 4 9 X 1 0 2 Y 0 9 8 S 0 1 5 S 0 2 3 S 0 5 2 S 0 4 4 S 0 3 3 S 0 6 1 R041Altitudine (m) 880 650 920 900 735 600 610 300 600 900 700 580 400 260 700 700 500 580Esposizione S NE S S NEE NE NE NE S N S NE NE SW E SE N NNE
Superficie (mq) 150 200 150 200 150 200 200 130 200 250 200 200 200 300 200 300 200 200Substrato (ar=arenaria; sc=scisti; arg=argille) ar ar ar ar ar ar ar sc ar ar ar ar arg ar ar ar ar arGoverno (c=ceduo; s=selva castanile) s c c s s c c c c c c c c c c c c c
B'2 B1 s 3B'2 B2 s 4B'2 B3 s 1B'2 C2 s 1B'3 B2 s 3B'3 B3 r 5
n° rilievi
0
1
2
3
4
0-100m
100-200
200-300
300-400
400-500
500-600
600-700
700-800
800-900
900-1000n°
ril.
Distribuzione per fasce altitudinali
Fig.10 - Corologia ed ecologia dei rilievi vegetazionali di Digitalo australi-Castanetum sativae.
90
P.V. ARRIGONI, D. VICIANI
Nello strato arbustivo si trovano Tilia cordata, Quercus pubescens, Sorbus domestica, Quercus ilex, Populustremula ecc. Nello strato erbaceo sono presenti Digitalis lutea ssp. australis, Salvia glutinosa, Hypericumandrosaemum, varie specie dei Fagetalia e dei boschi umidi submontani.
Probabilmente si tratta di soprassuoli di origine artificiale, subacidofili, derivati dai Quercetalia pubescentis-petraeae con alcune specie mesofile che potrebbero anche consentire una classificazione nell’alleanza Lathyromontani-Quercion cerridis Scoppola et Filesi 1993.
Hg,WFd, PT0,2520,11
Wd3,604,21
Forme di crescitaHm(m)
Cop.(%)
Wd7,606,50
. . . . . . . . . . . . . . .
Wd1,3310,47
Wd14,2588,00
Spettro percentuale ponderato delle forme: W=81,9; WF=5,8; WL=0,3; WA=0,3; PT=3,2; H=8,5.Diagnosi fisionomica: bosco deciduo di alto fusto a struttura monoplana, con dominanza continua di castagno; strato basale polimorfocon copertura interrotta.Diagnosi floristica: castagneto a copertura continua. Strati dominati a chiazze con prevalenza di castagno. Strato basale con specieperenni mesofile e subacidofile.
tati sul territorio e compaiono sporadicamente soprattutto nei settori più freschi meridionali della regione(Fig. 11).
Sono caratterizzati dalla presenza delle seguenti specie:Symphytum tuberosum (k) Melica uniflora (k)Helleborus bocconi o H. viridis (k) Anemone nemorosa (k)Lathyrus venetus
Sono costanti anche le seguenti specie da mull debolmente acido:Crataegus monogyna Hedera helixPteridium aquilinum Fragaria vescaLuzula forsteri Solidago virgaureaCruciata glabra
L’associazione è caratterizzata da una decisa mesofilia e da un minore livello di acidità rispetto alla maggioran-za dei castagneti della regione.
91
CARATTERI FISIONOMICI E FITOSOCIOLOGICI DEI CASTAGNETI TOSCANI
Hpolim.(WFd.PT)0,2544,93
Wd1,334,17
Wd.WBd2,8631,90
Wd8,257,50
Wd14,8687,68
Forme di crescitaHm(m)
Cop.(%)
. . . . . . . . . . . . . . .
Spettro percentuale ponderato delle forme: W=67,1; WF=3,8; WB=5,3; altre legnose=4,7; PT=1,6; H=17,5.Diagnosi fisionomica: bosco deciduo bistratificato con strato dominante continuo; strato dominato cespugliato a chiazze, deciduo.Strato basale a chiazze polimorfo.Diagnosi floristica: bosco a dominanza di castagno, sporadicamente con querce decidue. Sottobosco prevalentemente deciduo, polimorfodi specie perenni in quello basale.
Cedui e fustaie mesoigrofili e sciafili (Frangulo alni-Quercetum petraeae Arrigoni in Foggi et al. 2000castanetosum sativae Arrigoni (1999) 2001.
Ilici aquifolii-Quercetum petraeae castanetosum sativae Arrigoni (1999) Parlatorea, 2: 54.Holosintypus: Ril. 8 in Tab. 5 di ARRIGONI (cit.).Si tratta di un bosco igrofilo e acidofilo di pendici e vallini umidi di bassa quota, a dominanza di castagno
(ARRIGONI, 1999), con infiltrazioni di robinia e coniferamento di pino marittimo.L’associazione è costituita da querceti di rovere ecologicamente caratterizzati da specie mesoigrofile come
Ilex aquifolium L., Frangula alnus Miller, Quercus robur L. e Castanea sativa Miller. La sottoassociazione èdifferenziata dalla dominanza del castagno rispetto alla rovere.
Nella composizione tipica delle Cerbaie sono costanti, oltre le specie citate, le seguenti:Pteridium aquilinum (A) Robinia pseudacacia (A)Pinus pinaster (A) Rubus ulmifolius (R)Asparagus tenuifolius Frangula alnusQuercus petraea Quercus roburMolinia arundinacea Euonymus europaeusLonicera etrusca Ruscus aculeatusPrunus avium Hedera helix
Come si può rilevare dalla tabella di associazione si tratta di boschi mesoigrofili a dominanza di castagno, conelevata naturalità. Essi non derivano infatti dalla conversione, almeno in tempi recenti, di castagneti da frutto.
Fustaie e cedui del Monte Amiata — I castagneti occupano al Monte Amiata una superficie rilevante. Essi sonoparticolarmente favoriti nell’accrescimento dalla natura vulcanica del substrato pedogenetico.
Le selve castanili, un tempo molto più sviluppate, sono state in buona parte convertite in cedui o fustaie dalegno. Secondo le indagini condotte da ARRIGONI e NARDI (1975) i cedui e le fustaie della montagna erano alloracaratterizzati da una composizione floristica del sottobosco mesofila e debolmente acidofila (Crataego-Quercioncerridis).
92
P.V. ARRIGONI, D. VICIANI
*Numero rilevamento R016 X 1 3 5 S 2 9 2 S 2 9 3 A288 S 2 3 8 S 2 9 4 S 2 9 5 S 0 4 3 Y 0 9 6 S 2 4 9 S 2 6 3 S 2 3 7 S 2 9 0 M043 S 0 4 2Altitudine (m) 850 650 780 660 705 400 470 230 750 650 230 300 400 525 390 550Esposizione NE N NE NE NW W NW NW N NE N N NW NNE N NE
Fig.11 - Corologia ed ecologia dei rilievi vegetazionali di Symphyto tuberosi-Castanetum sativae.
95
CARATTERI FISIONOMICI E FITOSOCIOLOGICI DEI CASTAGNETI TOSCANI
La combinazione specifica di questi boschi, risultante dalla Tab. 19 degli autori, è la seguente:Castanea sativa (D) Rubus hirtus (A)Pteridium aquilinum (R) Holcus mollisFragaria vesca Festuca gr. rubraViola reichenbachiana Cruciata glabraBrachypodium sylvaticum Cerastium arvense
Una parte dei rilievi dovrebbe ricadere in Rubo hirti-Castanetum sativae. Altri, con presenza di Digitalis luteassp. australis e Salvia glutinosa, potrebbero essere riferiti a Digitalo-Castanetum Gamisans. Quelli di quotesuperiori e con una maggiore componente di Fagetalia, potrebbero infine essere compresi in una nuova associa-zione differenziata da specie trasgressive di questo ordine.
CONCLUSIONI
I castagneti toscani hanno subito in tempi recenti unanotevole evoluzione in conseguenza del cambiamentodelle forme di gestione. Tale processo è stato determi-nato nella seconda parte del secolo XX da modificazionidi carattere economico-sociale che si sono ripercossesoprattutto sull’economia dell’area appenninica, coin-volta nell’abbandono dell’agricoltura montana e neldrastico ridimensionamento della castanicoltura da frut-to.
Questi eventi hanno determinato la conversionedelle selve castanili, in buona parte costituite da cultivarda innesto, in cedui fondati sul selvatico, suscitando no-tevoli problemi di conservazione del germoplasma lo-cale del castagno.
Le selve castanili sono sopravvissute solo in aree li-mitate, in zone per lo più prossime agli abitati e susubstrati più fertili e meno impervi. Per contro, anchein conseguenza dell’epidemia di cancro del castagno,sono aumentati i cedui a turno lungo.
Sul piano ecologico il cambiamento della forma digoverno si è concretata nella formazione di boschi chiusicon aumento del livello di naturalità.
Sul piano floristico i castagneti hanno assunto uncarattere più nemorale, sciafilo, perdendo buona partedell’elemento eliofilo, prativo e acidofilo che caratte-rizzava i castagneti da frutto del passato. Da quella cheera considerata una coltura arborea da frutto o pocopiù di un prato alberato con castagno, ritenuto a voltedi scarso interesse vegetazionale, sono derivati boschicon una flora sempre più chiaramente definita, in ge-
nere più o meno acidofila, sciafila e mesofila. L’aumen-to della necromassa vegetale connesso a questa trasfor-mazione tende infatti a rendere il suolo dei castagnetiprogressivamente meno acido e tendenzialmente piùmesoeutrofico.
In questo contesto la differenziazione ecologica deicastagneti dipende dalla sopravvivenza di stadi clinalipiù o meno acidofili, dalla maggiore o minore umiditàstazionale, dalle variazioni termiche legate all’altitudi-ne. Questa situazione è ben riconoscibile nel prospet-to sinottico (Tab. 9) delle combinazioni specifiche ca-ratteristiche dei sintaxa riconosciuti per il territorio to-scano.
In conclusione, a parte le trasformazioni economi-co-sociali della montagna appenninica, i castagneti han-no subito in tempi relativamente recenti una riduzionedella superficie boschiva per effetto di 3 fattori:
- lo sviluppo di malattie crittogamiche, in partico-lare il cancro del castagno, responsabile di una quasigenerale trasformazione della forma di governo dafustaia da frutto a ceduo;
- l’invadenza dei boschi neogenici di robinia, so-prattutto nelle stazioni più fresche della Toscananord-occidentale;
- la penetrazione del pino marittimo nei boschipiù aperti e xerici, favorita dall’uomo soprattutto sottoforma di coniferamento.
Malgrado la contrazione della superficie boscata, peraltro contenuta, il castagneto mantiene ancora in To-scana un ruolo ecologico importante.
96
P.V. ARRIGONI, D. VICIANI
Tab. 9 - Confronto tra le combinazioni specifico-caratteristiche dei syntaxa relativi ai castagneti toscani.
Riferimentobibliografico
numero rilievi 44 89 128 7 10 6 20 5 19 18 8 16 6
Castanea sativa Miller D D D D D A D D D D D D d.D
Caratt. Teucrio scorodoniae-Castanetum sativae subass. typicum Arrigoni et Viciani (negli aspetti evoluti e impoveriti):Teucrium scorodonia L. c. k c. k c. k c c c . k . k k . .Deschampsia flexuosa (L.) Trin. c. k c. k c. k c. k c. k c. k . . . . . . .Luzula nivea (L.) Lam. et DC. c c c c c c . . . . . . .Luzula pedemontana Boiss. et Reuter c. k c. k c. k c. k c. k c. k . . . . . . .Vaccinium myrtillus L. c. R c. R c. R c. R c. k c. A . . . . . . .
Differ. Teucrio-Castanetum subass. seslerietosum argenteae Arrigoni et Viciani:Sesleria argentea (Savi) Savi . . . d. A . . . . . . . . .
Differ. Teucrio-Castanetum subass. aceretosum pseudoplatani Arrigoni et Viciani:Acer pseudoplatanus L. . . . . d. k . . . . . . . .Prenanthes purpurea L. . . . . d. k . . . . . . . .Mycelis muralis (L.) Dumort. . . . . d . . . . . . . .
Differ. Teucrio-Castanetum subass. quercetosum cerridis Arrigoni et Viciani:Quercus cerris L. . . . . . d. D . . . . k . .
Differ. Rubo hirti-Castanetum sativae Arrigoni et Viciani:Rubus hirtus Waldst. et Kit. k k k k k A d. D . . . . . .
Erico scopariae-Castanetum sativae Arrigoni et Viciani:Erica scoparia L. . . . . . . . d. R . . . . .
Arbuto unedi-Castanetum sativae Arrigoni et Viciani:Rubia peregrina L. . . . . . . . k d. k . . . .Erica arborea L. . . . . . . . . d. k . k . .Arbutus unedo L. . . . . . . . . d . k . .Ruscus aculeatus L. . . . . . . . . d . . . k
Digitali australi-Castanetum sativae Gamisans 1977:Digitalis lutea L. ssp. australis (Ten.) Arcangeli . . . . . . . k . c. k c. k . .Salvia glutinosa L. . . . . . . . . . c. k c. k . .Hypericum montanum L. . . . . . . . . . c c . .
Symphyto tuberosi-Castanetum sativae Arrigoni et Viciani:Anemone nemorosa L. . . . . d. k . k . . . . c. k .Helleborus bocconei Ten. . . . . . . . . . . . c. k .Melica uniflora Retz. . . . . . . . . . . . c. k .Symphytum tuberosum L. . . . . . . . . . . . c. k .Lathyrus venetus (Miller) Vohlf. in Koch . . . . . . . . . . . c .
Altre:Pteridium aquilinum (L.)Kuhn k k k k k A A R A R R k AFestuca heterophylla Lam. k k k k k k k . k R R k .Solidago virgaurea L. k k k k k k . k . k k . .Hedera helix L. . . . . . . . . A k k k kLuzula forsteri (Sm.) DC. . . . . . . . k . k k k .Brachypodium sylvaticum (L.) Beauv. . . . . . . . k . k k k .Cruciata glabra (L.)Ehrend. . . . . k . . k . . . k .Hieracium murorum L. . k . . k . . . . k k . .Agrostis tenuis Sibth. k . . . k k . . . . . . .Cytisus scoparius (L.)Link . . . . . k . k . . k . .Juniperus communis L. . . . . . k . k . . k . .Brachypodium rupestre (Host) Roem. et Schult. . . . . . k . . k . . . .Fraxinus ornus L. . . . . . . . k k . . . .Poa nemoralis L. . . . . . . . k . . k . .Quercus pubescens Willd. . . . . . . . R k . . . .Rubus ulmifolius Schott . . . . . . . . k . . . RViola alba L. ssp. dehnhardtii (Ten.) W. Becker . . . . . . . . . k k . .Pinus pinaster Aiton . . . . . . . . A . . . ARobinia pseudacacia L. . . . . . . . . . . . . APhyteuma scorzonerifolium Vill. . . . k . . . . . . . . .Anthoxanthum odoratum L. . . . . . . . k . . . . .Clematis vitalba L. . . . . . . . . . . k . .Crataegus monogyna Jacq. . . . . . . . . . . . k .Epipactis helleborine (L.) Crantz . . . . . . . . . . k . .Tamus communis L. . . . . . . . . . . . k .Asparagus tenuifolius Lam. . . . . . . . . . . . . kQuercus petraea (Matt.) Liebl. . . . . . . . . . . . . kMolinia arundinacea Schrank . . . . . . . . . . . . kLonicera etrusca Santi . . . . . . . . . . . . kPrunus avium L. . . . . . . . . . . . . kEuonymus europaeus L. . . . . . . . . . . . . k
Tab.
1a
Tab.
1a,1
b
Tab.
1a,1
b,1c
Tab.
2
Tab.
2
Tab.
3
Tab.
4
Tab.
5
Tab.
6
Tab.
7
Tab.
4(C
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et a
l.,19
85)
Tab.
8
Tab.
5(A
RR
IGO
NI
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AR
DI,1
985)
Sigle : c=caratteristiche di associazione o subassociazione; d=differenziali di associazione o subassociazione; k=costanti (frequenza superiore al 50%dei rilievi); D=dominanti (costanti con copertura media superiore al 50%); A=abbondanti (costanti con copertura media compresa tra15% e 50%);R=rilevanti (costanti con copertura media compresa tra 5% e 15%).
97
CARATTERI FISIONOMICI E FITOSOCIOLOGICI DEI CASTAGNETI TOSCANI
ELENCO DEI RILIEVI
Al codice del rilievo seguono rispettivamente le coordinate Est e Nord riferite al reticolato UTM di 1 km di lato (vertice in basso asinistra). La zona di riferimento è la 32T con il fuso esteso di 30' verso Est.
- typicum- aceretosum pseudoplatani Arrigoni et Viciani 2001- quercetosum cerridis Arrigoni et Viciani 2001- seslerietosum argenteae Arrigoni et Viciani 2001
Rubo hirti-Castanetum sativae Arrigoni et Viciani 2001Erico scopariae-Castanetum sativae Arrigoni et Viciani 2001
98
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