1 CAPITOLO 9 EREDITA’ ED EREDITABILITA’ DEI CARATTERI QUANTITATIVI LIGUORI EDITORE
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CAPITOLO 9
EREDITA’ ED EREDITABILITA’ DEI CARATTERI QUANTITATIVI
LIGUORI EDITORE
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• Gli studi genetici presentati hanno riguardato soprattutto studi di sostituzione alleliche che causano differenze qualitative a livello fenotipico.
• In realtà la variabilità tra organismi è, in generale, di natura quantitativa piuttosto che qualitativa.
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Caratteristiche quantitative
Molti caratteri dell’uomo e di altri organismi sono geneticamente influenzati, ma non mostrano patterns di ereditabilità a singolo gene (Mendelian).
Sono influenzati dalla combinazione di molti geni e sono caratterizzati da variazione continua. Questi caratteri sono chiamati poligenici.
I caratteri con variabilità continua sia poligenici che influenzati da fattori ambientali sono chiamati multifattoriali.
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Passaggio dalla struttura genetica a quella fenotipica e la relazione che esiste tra i due
Importanza per la comprensione dei processi evolutivi e per la gestione delle specie rare
Studio di mutanti con effetti nel fenotipo e varianti alleliche in un singolo locus genico, confronto con il selvatico e diretta relazione tra genotipo e fenotipo (es. involucri dei semi di pisello – gialli o grigi) => carattere discontinuo con pochi fenotipi distinti
Relazione semplice tra genotipo e fenotipo
Caratteri che mostrano un’ampia gamma di fenotipi possibili e che presentano una distribuzione continua di fenotipi => caratteri continui
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Caratteri discontinui => pochi fenotipi distinti => descritti in termini qualitativi
Relazione tra genotipo e fenotipo complessa perché:
- un genotipo può originare diversi fenotipi
- lo stesso fenotipo può essere originato da molti genotipi diversi
Caratteri continui => molti fenotipi distinti => descritti in termini quantitativi
Come la variabilità tra individui per un dato carattere è determinata durante lo sviluppo è il tema principale della
genetica quantitativa
Effetto dell’ambiente
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Distinzioni tra caratteri qualitativi e quantitativi
Caratteri “Qualitativi” : gruppo sangigno (ABO) colore del mantello del gatto colore degli occhi le differenze tra i fenotipi di due individui possono essere spiegati da differenze nel genotipo ad un basso numero di loci ( es. 1 o 2). variabilità discontinua rapporto mendeliano in F1
Caratteri Quantitativi : altezza peso Il fenotipo è determinato, con alcune eccezioni, dal genotipo, ma differenze fenotipiche tra gli individui sono dovute a differenze genotipiche a numerosi loci. Variabilità continua nessun rapporto mendeliano in F1
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I fenotipi multipli per un carattere possono insorgere in più modi
1) Diversi fenotipi controllati da numerosi genotipi (all’aumentare del numero di loci che controllano un carattere, aumenta il numero di genotipi). Caratteri codificati da più loci sono detti caratteri poligenici
2) Quando i fattori ambientali esercitano un’influenza sul fenotipo, ogni genotipo è in grado di produrre una gamma di fenotipi. Il fenotipo è influenzato sia dai genotipi multipli che dai fattori ambientali => carattere multifattoriale
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L’altezza nell’uomo non è un carattere qualitativo
P X
F1
• l’altezza media non è il risultato della segregazione di un singolo gene. Molti pathway dello sviluppo influenzano la statura. • L’altezza è influenzata da fattori ambientali. Le persone malnutrite non sono tanto alte.
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Se si considerano due individui estremi (es. una pianta di mais alta circa 2 metri e
una alta 90 cm) l’incrocio tra i due non produrrà una progenie che soddisfa le
leggi di Mendel.
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Tipi di tratti quantitativi
I caratteri quantitativi vengono di solito descritti da misurazioni (quantità)
Ad esempio: quanto è alto?
Alcuni tratti quantitativi sono meristici (misurati in numeri interi).
Un’altro tipo di carattere quantitativo è il carattere soglia che può essere presente o assente in funzione di effetti cumulativi di fattori additivi (malattie).
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Fattori ambientali
Effetti sul fenotipo di 7 differenti genotipi di Achillea a diversa altezza.
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Fattori ambientali
• Il numero di setole addominali in genotipi omozigotici diversi di Drosophila a tre temperature diverse
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Caratteri qualitativiAttributi, che non possono essere
misurati, ma possono essere espressi soltanto in modo qualitativo, ad esempio:
Classificazione degli individui in due o
poche classi chiaramente distinte
l’una dall’altra
Caratteri a variabilità discontinua
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Caratteri Quantitativi
Caratteri economicamente importanti
Multifattoriali (poligenici), sono sotto il controllo di una pluralità di geni
Ruolo dell’ambiente sui caratteri quantitativi
Clima , terreno, pratiche colturali …
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9.1 MISURA DEI CARATTERI QUANTITATIVI
I caratteri evidenti in una pianta hanno delle differenze tali da essere distribuiti su una scala continua di valori
Caratteri quantitativi
Variano in modo continuo nella popolazione, non possono essere classificati secondo classi discrete ma possono essere
misurati e descritti mediante parametri numerici
Caratteri poligenici con influenza dell’ambiente
La posizione occupata da questi geni sui cromosomi corrispondono ai loci per i caratteri quantitativi e sono detti
QTL (Quantitative Trait Loci)
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9.1 MISURA DEI CARATTERI QUANTITATIVI
Prime osservazioni caratteri qualitativi contrastanti (Mendel)
Successivamente caratteri quantitativi, misurabili (lunghezza della spiga)
Difficili da valutare perché la variazione era continua, senza classi
continue ricollegabili a un gene definito
Influenza dei fattori ambientali e condizionamento del fenotipo
Due correnti di pensiero:
Mendeliani (Bateson, de Vries, Castle):
Caratteri a variabilità continua (qualitativi) hanno una base genetica e le differenze quantitative determinate
da unità discrete
Biometristi (Galton e Person):
Eredità per mescolamento, non esistono le unità discrete alla base della
trasmissione ereditaria dei caratteri
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9.1 MISURA DEI CARATTERI QUANTITATIVI
1) Esperimenti per dimostrare l’azione tra fattori genetici e ambientali nella determinazione fenotipica dei caratteri quantitativi
2) Ipotesi multifattoriale dell’eredità quantitativa: i caratteri a variazione continua sono controllati da molti geni con effetto additivo sulla manifestazione fenotipica
Variabilità fenotipica
Componente genetica
Componente ambientale (condizioni pedoclimatiche e
pratiche colturali)
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Developmental interections
Relazione tra genotipo e fenotipo
Per comprendere le regole base della
ereditabilità bisogna mettere in
correlazione genotipo e fenotipo
GENOTYPE(GENES)
PHENOTYPE
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Developmental interections
ENVIRONMENT GENOTYPE(GENES)
PHENOTYPE
In altre parole l’ambiente e il genotipo interagiscono per produrre il fenotipo.
Relazione tra genotipo e fenotipo
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Uno dei problemi principali della genetica quantitativa consiste nel capire come distinguere quando la variabilità per un carattere tra gli individui di una
popolazione è dovuta alla genetica, quando è di origine ambientale
Vp = VG + VE
Come si misura la variabilità fenotipica?
Come si scompone la variabilità fenotipica nelle sue componenti?
Chiedere aiuto alla statistica
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Un metodo per riassumere i fenomeni di carattere quantitativo è rappresentato dalla distribuzione di frequenza, ovvero dalla descrizione di una popolazione in termini di proporzione di individui che possiedono ciascun fenotipo
Si contano quanti individui ricadono all’interno dell’intervallo del fenotipo in questione
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9.1 MISURA DEI CARATTERI QUANTITATIVI
Dati relativi a caratteri quantitativi = entità numeriche rappresentati mediante una distribuzione di frequenza (= dividere il carattere in classi fenotipiche di un preciso intervallo)
Istogrammi mettono in relazione valori fenotipici e frequenze relative
Distribuzione di frequenza = curva di distribuzione normale (gaussiana) in cui il carattere varia in modo simmetrico secondo una curva a campana (teorica)
Carattere quantitativo -> calcolo del valore centrale del campione e deviazione attorno alla media (standard)
In teoria misure e campioni dovrebbero coincidere
In pratica la dimensione della popolazione è molto più elevata dei
dati di campionamento
Il campione è solo rappresentativo (-> campionamento casuale sufficientemente grande)
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9.1 MISURA DEI CARATTERI QUANTITATIVI
Media statistica = somma delle osservazioni diviso numero delle osservazioni
x =
Raccogliere osservazioni in gruppi (intervalli di classe di ampiezza stabilita a priori), inserirli in un grafico ed estrapolare una distribuzione di frequenza
Moda = valore più frequente nel campione
Mediana = valore centrale di una serie
Distribuzione di frequenza consente di descrivere graficamente un carattere quantitativo -> “Normale” con andamento simmetrico
Valore centrale = media
Ma come variano i valori all’interno dei campioni stessi?
Varianza = quanto i valori si discostano dalla media (più grande è, più i valori sono dispersi)
(x1 + x2 + …. + xn )
n
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In una popolazione i fenotipi di individui per un carattere
quantitativo tende ad avere una distribuzione normale
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-5 -4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4 5
Distribuzione normale
StandardDeviation
La media +/- 1s = 66% dei valori; +/- 2s = più del 95%
Mean(average -center of
distribution)
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• Variabilità continua
µ-1σ +1σ +3σ+2σ-3σ -2σ
68,26%95,45%
99,73%
Freq
uenz
a (f
)
µ-1σ +1σ +3σ+2σ-3σ -2σ
68,26%95,45%
99,73%
Freq
uenz
a (f
)
Distribuzione normale
µµµ
Curve gaussiane aventi stessa media (µ)ma diversa deviazione standard (σ).
µ 2
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9.1 MISURA DEI CARATTERI QUANTITATIVI
Varianza (s2 o s2) = rapporto tra le devianze (= somma delle differenze dei valori osservati e della media, elevati al quadrato), diviso i gradi di libertà
Deviazione standard = si preferisce alla varianza ed è espressa nella stessa unità di misura delle osservazioni (più grande è, più i valori delle osservazioni si discostano dalla media, più la curva è bassa e larga)
In una popolazione infinitamente grande, la distribuzione degli istogrammi è rappresentata dalla caratteristica forma a campana
s (s) = s2
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Una difficoltà, quando di pensa in termini di fenotipo, è isolare i caratteri dal loro contesto.
Studiarli singolarmente può essere artificiale perché gli organismi sono composti da numerosissimi caratteri
Geni e fattori ambientali possono avere un effetto su diversi caratteri. Ad es. i geni che controllano l’altezza possono essere pleiotropici sul peso e viceversa
Due o più caratteri sono spesso associati o correlati
Se un carattere subisce un cambiamento, è possibile che cambi anche l’altro
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Il coefficiente di correlazione misura l’intensità dell’associazione tra due variabili (x = lunghezza del corpo; y = larghezza del cranio)
Covarianza (cov xy) =
Può variare tra -1 e +1 e indica la direzione della correlazione
- Positiva (incremento di una variabile associata all’incremento dell’altra variabile)
- Negativa (incremento di una variabile associata al decremento dell’altra variabile)
(xi – x) (yi – y)
n - 1
Coefficiente di correlazione (r) =Cov xy
s2x s2
y
Covarianza (covariance) = misura se i valori di due set di campioni (genitori e progenie) variano in maniera corrispondente (+), indipendente (0), o contrastante (-)
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Il coefficiente di correlazione indica l’importanza dell’associazione tra due variabili e se la relazione è
direttamente o inversamente proporzionale, ma non dà alcuna informazione sulla relazione tra le variabili. Questo
viene espresso dalla retta di regressione
Regressione (regression) = stima la misura in cui la varianza fenotipica è dovuta a cause genetiche (attraverso la correlazione tra generazione parentale e progenie): grossolanamente, è la misura della diversità genetica ai caratteri quantitativi.
bxy = Covxy/VP
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9.2 TAPPE FONDAMENTALI DELA GENETICA QUANTITATIVA
Studio dei caratteri quantitativi => Galton 1900
Johannsen 1909 -> influenza esercitata dall’ambiente sull’espressione dei caratteri quantitativi nelle linee pure di fagiolo (autogama)
fattori genetici
fattori ambientali
Variabilità
Selezione
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9.2 TAPPE FONDAMENTALI DELA GENETICA QUANTITATIVA
Emerson e East 1913 -> variabilità di un carattere quantitativo in linee inbred e ibridi di piante allogame (mais) dipende solo da fattori ambientali
Variabilità fenotipica in F2 relativa alla variabilità genetica conseguente alla segregazione e alla ricombinazione
Yule 1906 -> variabilità continua dei caratteri quantitativi è legata a più coppie alleliche segreganti insieme, senza alcuna spiegazione
Nilsson-Ehle 1908 -> influenza di fattori geneticisulla variabilità di un carattere quantitativo in frumento: più geni segreganti in modo indipendente, ereditati in assenza di dominanza con azione sul fenotipo nulla (geni “minus”) o contributiva (geni “plus”) spiega i dati relativi al grado di manifestazione di un carattere quantitativo
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9.2 TAPPE FONDAMENTALI DELA GENETICA QUANTITATIVA
East 1916 -> ipotesi multifattoriale dell’eredità quantitativa in tabacco (autogama): caratteri quantitativi sono controllati da molte coppie alleliche a loci indipendenti e con azione uguale e cumulativa (additiva) sul valore fenotipico
Analisi statistiche e citogenetiche dimostrano come fattori genetici sono associati sugli stessi cromosomi, manifestando inoltre effetti di dominanza e interazione con altri fattori (epistasia)
Mather 1941 -> “poligeni” = fattori ereditari coinvolti nel controllo genetico
“sistema poligenico” = insieme dei fattori che controllano la variabilità continua dei caratteri
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9.3 INFLUENZA DEI FATTORI AMBIENTALI SUI CARATTERI QUANTITATIVI: Esperimenti di Johannsen
L’esperimento di Johannsen nello
studio dei caratteri quantitativi
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Autofecondazione e omozigosi
Aa
2m - 1
2m
Omozigosi
12m1- )(
n = N. di coppie alleliche inizialmente
ibride
2m - 12m( )
n
Generazionisegreganti
%eterozigoti
%omozigoti
1-(1/2m)1/2mm
31/321/325
15/161/164
7/81/83
3/41/42
1/21/21 0,500,750,880,940,97
0,500,250,120,060,03
36
0
0,1
0,20,3
0,4
0,5
0,6
0,7
0,8
0,9
1
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12
1
2
5
10
100
n.di coppie alleliche
inizialmente ibride
n. di generazioni segreganti (m)
Perc
entu
ale
degl
i om
ozig
oti
37
LINEA PURA
Insieme di individuiderivati per
autofecondazioneda un capostipite
Omozigote
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Il risultato finale dell’autofecondazione degli ibridi è una popolazione omozigote, ma non
omogenea perché costituita da famiglie omozigoti per alleli diversi
Il numero possibile di famiglie omozigoti è 2n, dove “n” indica il numero delle coppie alleliche inizialmente eterozigoti nell’ibrido
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Lo studio dell’eredità dei caratteri quantitativi è essenziale
per il miglioramento genetico
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Wilhelm Ludvig Johannsen (1857 - 1927)
• ha messo in evidenza l’azione congiunta dei fattori genetici e dei fattori
ambientali nell’eredità dei caratteri quantitativi.
Tra il 1903 e il 1909 egli realizzò una serie di esperimenti allo
scopo di valutare l’eredità del peso del seme in una specie
strettamente autogama come il fagiolo (Phaseolus vulgaris)
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Phaseolus vulgaris
Specie prev. autogama
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9.3 INFLUENZA DEI FATTORI AMBIENTALI SUI CARATTERI QUANTITATIVI: Esperimenti di Johannsen
Azione congiunta tra fattori genetici e fattori ambientali nell’eredità dei caratteri quantitativi
Tipo di eredità del peso del seme nella pianta autogama di fagiolo (eterozigote a tutti i loci)
Dimensioni diverse e relativo peso caratterizzato da variabilità continua
19 semi con peso compreso tra 64,2 cg e 35,1 cg
Autofecondazione -> linee pure
Semi prodotti da piante che provenivano da semi pesanti => peso medio alto
Semi prodotti da piante che provenivano da semi leggeri => peso medio basso
Differenze di natura genetica tra le linee pure
della varietà
Variabilità entro ogni linea dipendeva da fattori
ambientali
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9.3 INFLUENZA DEI FATTORI AMBIENTALI SUI CARATTERI QUANTITATIVI: Esperimenti di Johannsen
Dimostrazione (I esperimento) : i semi di ogni linea sono stati divisi in classi di 10cg di ampiezza
piante
semi
Peso medio uguale a quello della linea pura da cui derivavano
Semi di grandezza diversa provenenti dalla stessa linea pura danno origine a piante che producono semi con peso
medio caratteristico della linea di partenza
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64,2 cg 35,1 cg
selezione dei
più leggeri
selezione dei
più pesanti
selezione dei
più pesanti
selezione dei
più leggeri
Peso medio 45,4 cg
Linea 13
Classi di peso 20-30-40-50
47,5 - 45,0 - 45,1 - 45,8
Entro una linea pura semi di grandezza diversa davanoprogenie con peso caratteristico della linea
Princess
45
9.3 INFLUENZA DEI FATTORI AMBIENTALI SUI CARATTERI QUANTITATIVI: Esperimenti di Johannsen
II esperimento: ogni linea pura moltiplicata per 6 generazioni (selezione e moltiplicazione) ricorrendo ai semi più grandi e ai più piccoli
In ciascuna linea il peso medio dei semi della sottolinea leggera e pesante sono risultati tra loro simili
Il peso medio dei semi in ogni linea rimane costante e la selezione entro la linea pura è inefficace confermando che la variabilità del carattere dipende solo da fattori ambientali
Coefficienti di correlazione tra pesi provenienti da ciascuna linea pura e quelli prodotti dalle piante ottenute dai semi di ogni linea sono non
significativamente diversi da zero
46Effetti della selezione continuata per sei generazioni entro la linea 1 della varietà di fagiolo “Princess” (Johannsen, 1926)
AnnoLinea
leggeraLinea
pesante DifferenzeLinea
leggeraLinea
pesante Differenze
1902 60 70 +10 63,15 64,85 +1,70
1903 55 80 +25 75,19 70,88 -4,31
1904 50 87 +37 54,59 56,68 +2,09
1905 43 73 +30 63,55 63,64 +0,09
1906 46 84 +38 74,38 73,00 -1,38
1907 56 81 +25 69,07 67,66 -1,41
Peso medio dei semi dei genitori
Peso medio dei semi delle progenie
Moltiplicazione entro ogni linea (fagioli grandi e fagioli piccoli) per 6 generazioni
Linea 1 (64,3 cg)
47
Effetti della selezione continuata per sei generazioni entro la linea 1 della varietà di fagiolo “Princess”
(Johannsen, 1926)
0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
100
1 2 3 4 5 6
GLLGLPPLLPLP
Anni
Peso
in c
g
Genitori linea leggeraGenitori linea pesanteProgenie linea leggeraProgenie linea pesante
Genitori linea pesanteProgenie linea leggera
Progenie linea pesante
Genitori linea leggera
La selezione entro la linea pura era inefficace
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Coefficiente di correlazione
- Pesi dei semi scelti nell’ambito della cv. Princess - Pesi medi dei semi prodotti dalle piante da essi ottenute
r = 0,34 (**) P 0,01
- Pesi dei semi presi all’interno della linea 13 - Pesi medi dei semi prodotti dalle piante da essi ottenute
r = 0,018 (ns)
• Semi della linea 13 – geneticamente tutti uguali il loro peso non influiva sulla progenie• I semi della cv. Princess erano diversi (per cause ambientali e genetiche)
Cause genetiche e Cause ambientali
Rendonola selezione
efficace
Possonoostacolare
la selezione
la variabilità continua di uncarattere quantitativo è dovuta a
2P = 2
G + 2E
Princess
“Un insieme di linee omozigoti
per alleli diversi”
50
• Gli esperimenti di Johannsen dimostraronoin modo inequivocabile l'effetto dei fattoriambientali sui caratteri quantitativi.
• Effetto congiunto dell’eredità e dell’ambiente sulcarattere peso del seme:
Princess
La componente ambientale della variabilità (2E) era
legata a piccole differenze nelle condizioni interne ed esterne della pianta che agivano sul semeLa componente genetica della variabilità (2
G) era legata alla OMOZIGOSI per alleli diversi nelle linee.
51
• Gli esperimenti di Johannsen non dettero alcuna giustificazione della variabilità continua di tali caratteri e della conseguente impossibilità di studiarli con il classico procedimento basato sull'osservazione delle segregazioni mendeliane.
52
9.3 INFLUENZA DEI FATTORI AMBIENTALI SUI CARATTERI QUANTITATIVI: Esperimenti di Johannsen
Principi generali (base della variabilità genetica ancora poco chiara):
i) La variabilità fenotipica di un carattere quantitativo può avere una componente genetica e una ambientale
ii) La selezione è efficace solo in presenza di variabilità genetica (linee pure omozigoti per alleli diversi)
iii) La variabilità all’interno di linee pure è dovuta all’ambiente
iv) La selezione entro linee pure è inefficace
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9.5 EREDITA’ DEI CARATTERI QUANTITATIVI: Esperimenti di NILSSON-EHLE della cariosside in frumento
1908: l’osservazione del colore della cariosside in frumento fornì il primo esempio naturale per spiegare l’eredità dei caratteri quantitativi
Linea pura a cariossidi colorate (rosse)
Linea pura a cariossidi non colorate (bianche)×P
cariossidi mediamente colorate (rosse)
F1 ×
F2 cariossidi colorate di intensità variabile
cariossidi non colorate (bianche)
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Variabilità continua con tre loci segreganti per due alleli
ABC ABc AbC aBC Abc aBc abC abcAB
C A
Bc A
bC aB
C A
bc aBc abC
abc
P1
RossoAA BB CC
X Biancoaa bb cc
F1
Colore intermedioAa Bb Cc
FenotipoNumero di alleli che producono coloreRapporto
Rosso Bianco6 : 5 : 4 : 3 : 2 : 1 : 01 : 6 :15:20:15: 6 : 1
×
55
Nilsson-Ehle’s Model
Genotipo Conteggio del “rossore”
Colore
AABBCC 6 Rosso scuro
aabbcc 0 bianco
AaBbCc 3 Rosso medio
AABbcc 3 Rosso medio
56
PF1
F2
Le differenze tra:• l’ereditabilità dei geni che influenzano i
caratteri quantitativi• l’ereditabilità dei geni che influenzano i
caratteri qualitativi sta nel numero di loci che determina il
carattere.
- Sia i caratteri quantitativi (continui) e quelli qualitativi (discontinui) sono in accordo con le leggi di Mendel.
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Geni e genotipi
Per n geni con due alleli segreganti A e a, etc., il numero totale di genotipi dall’incrocio di n hybrid è 3n
Così per 5 geni segreganti ci sono 243 genotipi
Geni (n) Genotipi (3n)
1 3 (AA, Aa, aa)
2 9
3 27
5 243
10 59,049
58
N categorie fenotipiche =
[n(locus)× 2] +1
Collegando i punti delle frequenze di distribuzione si crea una curva a campana
chiamata distribuzione normale
Cosi come il numero dei loci influenzano gli aumenti del
tratto, il numero delle categorie fenotipiche aumentano
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3 diverse coppie alleliche e 3 loci responsabili del colore della cariosside:
A’A/B’B/C’C
A’, B’, C’ => geni per il colore “rosso”
A, B, C => geni per il colore “bianco”
Geni “plus” (additivi) -> contribuiscono alla manifestazione fenotipica
Geni “minus” (non additivi) -> non hanno effetti sulla colorazione della cariosside
Rispetto delle leggi di Mendel da parte di ciascuna coppia
9.5 EREDITA’ DEI CARATTERI QUANTITATIVI: Esperimenti di NILSSON-EHLE della cariosside in frumento
60
Genotipo Fenotipo Rapporto fenotipico
A’A’Cariosside rossa 3
A’AAA Cariosside bianca 1
A’-B’-
Cariosside rossa intensità variabile 15A’-BB
AAB’-AABB Cariosside bianca 1
A’-B’-C’-
Cariosside rossa intensità variabile 63……
Il fenotipo rosso era controllato da genotipi diversi e l’intensità del colore era determinata dal numero di geni “plus” determinando il risultato di un effetto cumulativo
9.5 EREDITA’ DEI CARATTERI QUANTITATIVI: Esperimenti di NILSSON-EHLE della cariosside in frumento
61
Più coppie alleliche segreganti in modo indipendente (senza dominanza e con azione uguale e additiva sul fenotipo), potevano spiegare i risultati relativi al grado di espressione del carattere nella generazione F2
Ogni allele per il rosso aggiunge un certo grado di colorazione alla cariosside
=> diversi genotipi a seconda del numero di loci in condizione eterozigote in F1
9.5 EREDITA’ DEI CARATTERI QUANTITATIVI: Esperimenti di NILSSON-EHLE della cariosside in frumento
62
Azione di due coppie alleliche a loci indipendenti segregano in assenza di dominanza e coinvolgono alleli plus con effetto uguale e cumulativo sulla colorazione.
L’intensità del colore può essere derivata in base al numero di alleli A’ e B’ presenti nel genotipo delle diverse piante
9.5 EREDITA’ DEI CARATTERI QUANTITATIVI: Esperimenti di NILSSON-EHLE della cariosside in frumento
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Calcolo della quota di un dato genotipi in F2
• Quale proporzione della generazione F2 di un incrocio tra una pianta di frumento a seme rosso ed una a seme bianco avrà due alleli dominanti?
• Assumendo 2 loci, si considerano i seguenti fenotipi:– AaBb (1/2 x 1/2 = 1/4 or 4/16)– AAbb (1/4 x 1/4 = 1/16)– aaBB (1/4 x 1/4 = 1/16)Considerando ogni gene si determina la proporzione di ogni classe
(legge del prodotto), quindi si sommano i tre insieme (legge della somma).
– Risultato = 6/16
64
I fenotipi estremi sono quelli più rari e i fenotipi intermedi sono i più diffusi
PF1
F2
Distribuzione delle classi, discontinua
Dimensioni di ciascuna classe, ridotte
Aumento del numero degli alleli
Distribuzione normale
9.5 EREDITA’ DEI CARATTERI QUANTITATIVI: Esperimenti di NILSSON-EHLE della cariosside in frumento
65
Quando un carattere quantitativo è controllato da molti geni è impossibile distinguere le varie classi fenotipiche, perché l’effetto di ciascun gene è troppo piccolo per essere discriminato
L’effetto che l’ambiente esercita sulla manifestazione del carattere quantitativo può essere così importante da modificarne il valore fenotipico.
n = coppie di alleli
2n+1 = numero di fenotipi in F2
(a+b)2n = rapporti fenotipici attesi
9.5 EREDITA’ DEI CARATTERI QUANTITATIVI: Esperimenti di NILSSON-EHLE della cariosside in frumento
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AAB’B’CC X A’A’BBC’C’Rosso intermedio Rosso intermedio
P
A’AB’BC’C Rosso intermedio rispetto ai parentali
F1
F2AA’B’B’C’C’ AABBCC
Fenotipi di colore più estremi dei parentali
Quando si trovano nella generazione filiale piante con fenotipi più estremi rispetto ai parentali, si parla di segregazione trasgressiva
La quota di variazione trasgressiva aumenta con il numero di geni coinvolti, mentre la frequenza diminuisce all’aumentare della complessità dell’ibrido.
9.5 EREDITA’ DEI CARATTERI QUANTITATIVI: Esperimenti di NILSSON-EHLE della cariosside in frumento
×
67
Ipotesi poligenica = l’eredità dei caratteri quantitativi dipende dalla segregazione delle numerose coppie alleliche che possiedono effetti additivi identici o quasi sul fenotipo e che non manifestano dominanza completa
i) In nessun locus uno degli alleli presenta dominanza sull’altro, ma ci saranno una serie di alleli con effetti additivi (“plus”) e non additivi (“minus”)
ii) Ogni allele “plus” agisce in maniera cumulativa e ha uguale effetto sul fenotipo
iii) Gli alleli “minus” non contribuiscono a incrementare il fenotipo
iv) Non esiste interazione interallelica (epistasia)
v) I loci non sono associati, segregano in modo indipendente
vi) Non esiste variazione ambientale
i) -> iv)
v) NO => molti geni
vi) NO
9.5 EREDITA’ DEI CARATTERI QUANTITATIVI: Esperimenti di NILSSON-EHLE della cariosside in frumento
68
9.4 INFLUENZA DELA COMPONENTE GENETICA SULLA VARIABILITA’ DEI CARATTERI QUANTITATIVI: Esperimenti di Emerson e East
Mais -> piante allogame. Misure della lunghezza della spiga raggruppabile in classi discrete in funzione della lunghezza
Valutazione della variabilità del carattere “lunghezza della spiga” in piante:
- F1 ottenute dall’incrocio tra due linee inbred antagoniste
- F2 ottenute dall’inter-incrocio tra ibridi (<- effetti della segregazione e ricombinazione)
Linee inbred parentali
- spiga corta
- spiga lunga
Lunghezza media di ibridi F1compresa tra le lunghezze dei parentali
Lunghezza media di ibridi F2 simile a F1, ma con una variabilità fenotipica attorno alla media più alta rispetto a F1
69
9.4 INFLUENZA DELA COMPONENTE GENETICA SULLA VARIABILITA’ DEI CARATTERI QUANTITATIVI: Esperimenti di Emerson e East
In F2 variabilità continua tale da rendere impossibile un’analisi genetica del carattere secondo Mendel
Anche in assenza di dominanza, F2 => 1 (spiga corta) : 2 (intermedia) :1 (lunga)
Eredità poligenica
Linee parentali inbred diverse geneticamente perché fenotipicamente antagoniste
Le due linee inbred sono omozigoti per alleli diversi ai loci che controllano la lunghezza della spiga
Influenza della componente ambientale
70
9.4 INFLUENZA DELA COMPONENTE GENETICA SULLA VARIABILITA’ DEI CARATTERI QUANTITATIVI: Esperimenti di Emerson e East
F2 variabilità fenotipica maggiore rispetto a F1 (valori estremi in F2 si discostano maggiormente rispetto a F1)
MA la deviazione standard non può essere attribuita all’effetto della componente ambientale
Aumento della variabilità fenotipica attorno alla media in F2 risiede nella variabilità genetica dovuta agli effetti di segregazione e
ricombinazione
71
9.4 INFLUENZA DELA COMPONENTE GENETICA SULLA VARIABILITA’ DEI CARATTERI QUANTITATIVI: Esperimenti di Emerson e East
Principi generali (ambiente esercita la stessa influenza indipendentemente dalla costituzione genotipica):
i) Incrociando due linee inbred antagoniste, il valore fenotipico medio in F1 è compreso tra le medie fenotipiche dei parentali
ii) In F2 si osserva variabilità continua e i valori fenotipici non sono raggruppabili secondo classi discrete
iii) Valore fenotipico medio in F2 è simile a F1
iv) F2 presenta una variabilità fenotipica attorno alla media del carattere maggiore rispetto a entrambe le linee parentali ed F1
v) Valori fenotipici estremi di F2 si estendono verso le estremità della distribuzione più di F1
vi) Variabilità nelle linee inbred e F1 dipende solo da fattori ambientali, mentre l’aumento di variabilità in F2 è dovuta alla variabilità genetica
72
Dimostrazione della eredità dei caratteri quantitativi, es. controllo genetico della lunghezza della corolla fiorale in tabacco, pochissimo influenzato dall’ambiente
9.6 DETERMINAZIONE DEL NUMERO DI POLIGENI PER UN CARATTERE QUANTITATIVO: Esperimenti di East sulla lunghezza della corolla fiorale in tabacco
Incrocio tra due linee pure: una con lunghezza della corolla maggiore, l’altra minore (omozigoti a tutti i loci)
F1 = lunghezza della corolla intermedia (= carattere quantitativo controllato da geni con effetto additivo)
Piccole differenze <- effetti ambientali
Grandi differenze <- effetti genetici
Considerata l’uniformità genetica dei parentali, la variabilità fenotipica era dovuta a differenze ambientali presenti nel campo sperimentale
F2 = lunghezza della corolla ancora più intermedia
Differenze non solo per cause ambientali, anche cause genetiche (segregazione e ricombinazione)
73
Eredità additiva = in F1 il fenotipo è intermedio
9.6 DETERMINAZIONE DEL NUMERO DI POLIGENI PER UN CARATTERE QUANTITATIVO: Esperimenti di East sulla lunghezza della corolla fiorale in tabacco
Stima approssimativa del numero di geni coinvolti:
Aumentando il numero delle coppie alleliche segreganti, diminuisce la proporzione di piante F2 con fenotipo uguale ai parentali originali
Gli effetti ambientali sono calcolabili facendo la differenza tra il valore minimo e massimo di ciascuna linea pura
Le classi genotipiche potevano sovrapporsi, producendo una curva continua di distribuzione delle frequenze assolute
Lunghezza della corolla => 5 geni a loci indipendenti con azione additiva
74
Eredità dei caratteri quantitativi spiegata con la genetica mendeliana
9.6 DETERMINAZIONE DEL NUMERO DI POLIGENI PER UN CARATTERE QUANTITATIVO: Esperimenti di East sulla lunghezza della corolla fiorale in tabacco
Quando un carattere è controllato da più coppie alleliche, la distribuzione fenotipica attesa in F2 tende ad essere “normale”.
i) Gli ibridi F1 sono fenotipicamente intermedi rispetto ai parentali e presentano la stessa variabilità
ii) La F2 è diversa a seconda del numero di coppie alleliche (aumenta con l’aumentare del numero di coppie alleliche)
75
9.6 DETERMINAZIONE DEL NUMERO DI POLIGENI PER UN CARATTERE QUANTITATIVO: Esperimenti di East sulla lunghezza della corolla fiorale in tabaccoStabilire la corrispondenza tra genotipo e fenotipo per un carattere controllato da tre coppie alleliche è complicato e varia a seconda dell’influenza della variazione ambientale
Moderata: tutti gli individui appartengono a una categoria fenotipica che corrisponde con il genotipo
Forte: carattere quantitativo presenta una distribuzione continua tra il valore fenotipico minimo e massimo. La corrispondenza tra genotipo e fenotipo dipende dai geni interessati e da quanto l’ambiente influenza la variabilità del carattere
76
9.6 DETERMINAZIONE DEL NUMERO DI POLIGENI PER UN CARATTERE QUANTITATIVO: Esperimenti di East sulla lunghezza della corolla fiorale in tabacco
A parità di variazioni ambientali, all’aumentare del numero di coppie alleliche la distribuzione di frequenza di F2 assume un andamento continuo e la distinzione tra le classi genotipiche diventa impossibile
Per cinque o più coppie alleliche, è impossibile stabilire il numero di coppie alleliche che controllano un carattere quantitativo, perché il numero di classi genotipiche diventa così grande e le differenze fenotipiche impercettibili.
77
9.7 EFFETTO DELLA DOMINANZA SULL’EREDITA’ DEI CARATTERI QUANTITATIVI
L’eredità dei caratteri quantitativi dipende da fenomeni di additività con azione cumulativa di due o più alleli
L’additività prevede totale assenza di dominanza e quindi l’eterozigote avrà un valore intermedio rispetto agli omozigoti
Possono comunque essere presenti anche fenomeni di dominanza (interazione allelica) e di epistasia (interazione non allelica)
78
9.7 EFFETTO DELLA DOMINANZA SULL’EREDITA’ DEI CARATTERI QUANTITATIVI
Quando le coppie alleliche che controllano un carattere quantitativo manifestano dominanza (direzionale), la distribuzione della F1 avrà un valore fenotipico spostato verso il parentale omozigote per gli alleli dominanti.
Nella F2 seguirà lo stesso andamento ed essendoci sempre meno eterozigoti, tenderà a spostarsi i una posizione intermedia rispetto ai parentali omozigoti iniziali.
79
9.7 EFFETTO DELLA DOMINANZA SULL’EREDITA’ DEI CARATTERI QUANTITATIVI
All’aumentare del numero di coppie alleliche, la distribuzione diventa sempre meno asimmetrica. Con più di 10 loci è difficile distinguere una distribuzione influenzata da dominanza da quella ottenibile in presenza di effetti additivi
Per alcuni caratteri quantitativi la variabilità fenotipica è dovuta a differenze genetiche, per altri è
dovuta a cause ambientali
Effetto diverso nella F2
80
In una popolazione segregante o variabile per un carattere, lasciate che si incrocino individui delle due code della curva di distribuzione, mettete le loro progenie in un ambiente comune e controllato ed osservate :
EREDITABILITA’ DI UN CARATTERE QUANTITATIVO
81
In una popolazione segregante o variabile per un carattere, lasciate che si incrocino individui delle due code della curva di distribuzione, mettete le loro progenie in un ambiente comune e controllato ed osservate :
EREDITABILITA’ DI UN CARATTERE QUANTITATIVO
- Se le progenie seguono una distribuzione che devia da quella osservate nelle progenie parentali andando oltre la fine della curva dei loro parentali, allora il carattere è ereditabile.
82
In una popolazione segregante o variabile per un carattere, lasciate che si incrocino individui delle due code della curva di distribuzione, mettete le loro progenie in un ambiente comune e controllato ed osservate :
EREDITABILITA’ DI UN CARATTERE QUANTITATIVO
- Se la progenie mostra la stessa distribuzione della precedente generazione, allora il tratto non è ereditabile.
- Se le progenie seguono una distribuzione che devia da quella osservate nelle progenie parentali andando oltre la fine della curva dei loro parentali, allora il carattere è ereditabile.
83
9.8 EREDITABILITA’ DEI CARATTERI QUANTITATIVI: componenti della varianza fenotipica e genetica
È difficile riconoscere le classi genotipiche a livello fenotipico quando un carattere quantitativo è sotto l’effetto di molti geni
Al contributo dei geni, bisogna aggiungere anche l’effetto dell’influenza ambientale
84
Caratteri quantitativi sono sotto l’effetto:
- Numero di geni
- variazione ambientale tra individui
Distinzione mediante l’uso di popolazioni sperimentali appropriate
Caratteri qualitativi (monogenici) e quantitativi (poligenici con effetti ambientali)
Ereditabilità (h2) è la misura della variabilità fenotipica che risente del contributo dei fattori genetici e ambientali.
E’ la frazione ereditabile della variazione osservabile per un carattere quantitativo
E’ la proporzione di variabilità fenotipica di una popolazione attribuibile a fattori genetici
9.8 EREDITABILITA’ DEI CARATTERI QUANTITATIVI: componenti della varianza fenotipica e genetica
85Genetica di popolazioni___________________________________________________________________________________________________________________________________________
INTERAZIONI GENOTIPO x AMBIENTELa diversa performance dello stesso genotipo in condizioni ambientali diverse
MOLTO IMPORTANTE NEI PROGETTI DI REINTRODUZIONE
La probabilità che vi sia un’interazione genotipo x ambiente aumenta con l’aumentare delle differenze (variabilità) genetiche ed ambientali
Tipica di specie ad ampia distribuzione geografica e con areali eterogenei
Genetica di popolazioni 86___________________________________________________________________________________________________________________________________________
DISTINGUERE LA VARIAZIONE GENETICA DA QUELLA AMBIENTALE
I due tipi di variazione possono essere distinti usando dati da genotipi diversi confrontati nelle stesse condizioni ambientali
P = G + EP=PhenotypeG=GenotypeE=Environment
Varianza fenotipica = VP = VG+VE+2CovGE
CovGE è la covarianza tra gli effetti ambientale e genetico
87
s2P = s2
G + s2E + s2
GE
Il contributo di ciascuno dipende da:- struttura genetica della popolazione- ambiente di coltivazione- interazione tra i geni e l’ambiente
2P = 2
G + 2E + 2
GE
La varianza genetica dipende da:- effetto additivo (più alleli a loci diversi con effetto cumulativo sul fenotipo)- dominanza (un allele può mascherare l’espressione dell’altro allele sullo stesso locus)- epistasia (interazione di alleli a loci diversi)
s2G = s2
D + s2H + s2
I
s2P = (s2
D + s2H + s2
I) + s2E + s2
GE
9.8 EREDITABILITA’ DEI CARATTERI QUANTITATIVI: componenti della varianza fenotipica e genetica
88Genetica di popolazioni___________________________________________________________________________________________________________________________________________
IL CONTRIBUTO DELLA VARIABILITA’ GENETICA AI CARATTERI QUANTITATIVI
VG = VA + VD + VI
la diversità genetica per i caratteri quantitativi può essere scomposta nelle componenti che riflettono il potenziale evolutivo (VA), la suscettibilità alla depressione da inbreeding (VD) e gli effetti
dell’outbreeding (VI)
Siccome i caratteri quantitativi sono influenzati da più (molti) loci, i cui alleli possono manifestare diversi tipi di interazione (dominanza, codominanza, interazioni epistatiche, ….)
VA: riflette il potenziale adattativo della popolazione per un determinato carattereVD: riflette la dominanza tra alleli ai loci (quindi la possibile depressione da inbreeding)VI: riflette le interazioni epistatiche tra alleli, quindi gli effetti dell’outbreeding (benefici o deleteri)
89
s2P = s2
G + s2E + s2
GE
Il contributo di ciascuno dipende da:- struttura genetica della popolazione- ambiente di coltivazione- interazione tra i geni e l’ambiente
2P = 2
G + 2E + 2
GE
La varianza ambientale dipende da:- effetti ambientali generali - effetti ambientali speciali (colore della pelle dopo l’esposizione al sole)- effetti materni (dimensione alla nascita)
s2E = s2
Eg + s2Es + s2
Em
9.8 EREDITABILITA’ DEI CARATTERI QUANTITATIVI: componenti della varianza fenotipica e genetica
s2P = (s2
D + s2H + s2
I) + (s2Eg + s2
Es + s2Em) + s2
GE
90
h2 = =s2
G
s2P
s2G
s2G + s2
E
0 < >1
h2 = 0 variabilità fenotipica non è dovuta a differenze genetiche
h2 = 0,5 variabilità fenotipica dovuta per metà a differenze genetiche per l’altra metà a cause ambientali
h2 = 1 variabilità fenotipica dovuta interamente a differenze genetiche
9.8 EREDITABILITA’ DEI CARATTERI QUANTITATIVI: componenti della varianza fenotipica e genetica
91
Il ruolo dei geni e dell’ambiente varia da caso a caso
Quando tutta la variabilità è dovuta a differenze genetiche, il fenotipo è determinato dal genotipo e ogni frequenza fenotipica può essere rappresentata da un istogramma
Quando tutta la variabilità è dovuta anche a cause ambientali, le frequenze fenotipiche sono rappresentate da una curva
Importanza dello studio dell’ereditabilità dei caratteri quantitativi nel miglioramento genetico perché consente di formulare previsioni sul progresso conseguibile con la selezione (quando esistono solo differenze genetiche e i fattori ambientali agiscono in modo limitato)
9.8 EREDITABILITA’ DEI CARATTERI QUANTITATIVI: componenti della varianza fenotipica e genetica
92
9.9 EREDITABILITA’ IN SENSO LARGO E STRETTO
Ereditabilità in senso largo (h2B) considera la variabilità genetica dovuta a
qualsiasi effetto genico (additività, dominanza, epistasia)
s2G
s2P
h2B =
Prevede il confronto tra popolazioni geneticamente uniformi (linee pure, ibridi F1) e variabili (F2 o interincrocio)
Stima della varianza ambientaleStima in maniera cumulativa la varianza fenotipica totale
s2G
s2P
h2B = =
s2P - s2
E
s2P
Scomporre la variabilità fenotipica per stabilire fino a che punto le variazioni tra individui risultino da differenze genetiche
93
Ereditabilità (in senso lato)
Porzione della varianza totale di una popolazione dovuta alla varianza genetica
P = G + E
Phenotype = Genotype + Environment
Valore carattere
GENI
Indipendenteambiente
94
Come si quantifica l’ereditabilità?
L’ereditabilità è specifica per una popolazione e l’ambiente; l’ereditabilità in un contesto non è la stessa rispetto ad
un altro contesto (popolazione + ambiente)
1 > H2 > 0
se P = G + E
H2 = G/(G + E) = G/P(ereditabilità in senso lato)
95
9.9 EREDITABILITA’ IN SENSO LARGO E STRETTO
Ereditabilità in senso largo (h2B) considera la variabilità genetica dovuta a
qualsiasi effetto genico (additività, dominanza, epistasia)
s2G
s2P
h2B =
Scomporre la variabilità fenotipica per stabilire fino a che punto le variazioni tra individui risultino da differenze genetiche
= 0 => nessuna parte della variabilità fenotipica risulta da differenze genetiche
= 0.5 => il 50% della variabilità fenotipica deriva da differenze genetiche
= 1 => tutta la variabilità fenotipica è dovuta a differenze genetiche
Ereditabilità in senso largo ignora il fatto che la varianza genetica possa essere additiva, dominante o epistatica.
L’interazione genotipo-ambiente non è importante
96
9.9 EREDITABILITA’ IN SENSO LARGO E STRETTO
Ereditabilità in senso stretto (h2N) considera solo le differenze genetiche
attribuibili alle azioni geniche additive, ovvero le uniche a essere fissate con la selezione perché rimangono inalterate nelle generazioni successive (le uniche legate all’effetto medio dei geni)
2D
2P
h2N =
Non viene considerata la dominanza e l’epistasia perché non sono fissate con la selezione perché risentono dell’effetto della ricombinazione e della segregazione e quindi variare da una generazione all’altra.
97
9.9 EREDITABILITA’ IN SENSO LARGO E STRETTO
Il calcolo dell’ereditabilità prevede il confronto tra:
A) popolazioni non imparentate (individui parentali e quelli della relativa discendenza – parents-offspring)
B) popolazioni imparentate (individui della stessa progenie con uno o entrambi i parentali in comune - half-sibs, full-sibs)
Base sperimentale:
- costituzione genotipica => individui imparentati devono essere anche fenotipicamente simili, perché condividono molti geni
- costituzione ambientale => individui imparentati e geneticamente simili non dovrebbero manifestare fenotipi più simili dei non imparentati
Gli individui imparentati studiati non devono condividere anche un ambiente omogeneo, altrimenti risulterà difficoltoso dividere gli effetti genetici da quelli ambientali
98
9.9 EREDITABILITA’ IN SENSO LARGO E STRETTO
Punti casuali => nessuna relazione tra i fenotipi dei parentali e della progenie (effetti genici additivi molto bassi)
=> ereditabilità BASSA
=> h2N = 0
differenze fenotipiche attribuibili a effetti di dominanza e o epistasi o a un forte potere ambientale
99
9.9 EREDITABILITA’ IN SENSO LARGO E STRETTO
=> Relazione tra i fenotipi dei parentali e della progenie (effetti genici additivi importanti)
=> ereditabilità ALTA in senso stretto
=> h2N = b -> h2 = 1
=> nessun fattore ambientale comune a genitori e progenie influenza il carattere
fenotipo della progenie è intermedio rispetto ai parentali
100
9.9 EREDITABILITA’ IN SENSO LARGO E STRETTO
0 < h2 < 1 fenotipo della progenie è dovuto a geni con effetto additivo e a fattori con effetti non additivi (dominanza, epistasia, fattori ambientali)
h2N = b => per la regressione del fenotipo medio della progenie sul
fenotipo medio dei genitori
h2N = 2b => per la regressione del fenotipo medio della progenie sul
fenotipo di uno dei genitori
101Genetica di popolazioni___________________________________________________________________________________________________________________________________________
POTENZIALE EVOLUTIVO ED EREDITABILITA’Il potenziale evolutivo immediato di una popolazione è determinato
dall’ereditabilità dei suoi caratteri fenotipici
h2 = VA/VP(va da 0 a 1)
(si riferisce and una particolare popolazione in un particolare ambiente)
La “pendenza” della relazione tra generazione parentale e progenie è una stima diretta dell’ereditabilità di un carattere
h2 = 1 h2 < 1 h2 = 0
102
9.9 EREDITABILITA’ IN SENSO LARGO E STRETTO
Nonostante l’utilità pratica, l’ereditabilità presenta alcuni limiti:
i) Non equivale a quanto l’espressione di un carattere dipende da fattori genetici ma esprime la proporzione della varianza fenotipica attribuibile a differenze genetiche
ii) È una caratteristica della popolazione e non del singolo individuo
iii) Non è fissa ma dipende dalla composizione di un gruppo di individui in un ambiente preciso
iv) Non può essere usata per trarre conclusioni riguardo la natura di differenze genetiche tra popolazioni (es. di topi)
v) Caratteri condivisi da membri della stessa famiglia non possiedono necessariamente un’elevata ereditabilità. Quando succede, il carattere è familiare. Ma l’ereditabilità non è la stessa cosa di familiarità
103
Familiarità ed ereditabilitàSi dice che vi è Familiarità per un dato carattere se i membri della
stessa famiglia lo condividono, per qualsiasi ragione.– I caratteri sono familiari per cause genetiche ed ambientali (per esempio la religione è familiare ma non genetica)
Si parla di Ereditabilità di un carattere solo se la somiglianza deriva dal condividere lo stesso genotipo
- L’altezza, il colore dei capelli, il colore della pelle sono caratteri ereditabili.
104
9.9 EREDITABILITA’ IN SENSO LARGO E STRETTO
Nel miglioramento genetico, la variabilità genetica può portare a miglioramenti nella resa, resistenza, dimensioni, qualità agronomicamente importanti
Evoluzione = variazione genetica nel tempo entro gruppi di organismi (importanza ne l poter prevedere la velocità e la grandezza della variazione genetica che avverrà)
Importanza della selezione artificiale = sono gli uomini che selezionano gli individui che dovranno sopravvivere e riprodursi. Se i caratteri selezionati avranno una base genetica, anch’essi varieranno e si evolveranno
Selezione = mezzo per produrre un rapido cambiamento evolutivo (addomesticazione)
105
9.9 EREDITABILITA’ IN SENSO LARGO E STRETTO
Selezione naturale (Darwin) e artificiale (praticata da allevatori) dipendono dalla presenza di variabilità genetica.
Il tipo e la quantità di variabilità genetica sono importanti nel determinare a quale velocità avverrà l’evoluzione
Quando su un fenotipo si applica selezione, il fenotipo cambierà da una generazione all’altra, a patto che esista nella popolazione variabilità genetica per il carattere.
Risposta alla selezione = quantità di variazione per il fenotipo in una generazione
Differenziale di selezione = differenza tra fenotipo medio dei genitori selezionati e il fenotipo medio della popolazione non selezionata
Risposta alla selezione = ereditabilità in senso stretto
× differenziale di selezione
106
Per aumentare la dimensione corporea della D. melanogaster si avvia un programma di selezione:
A) si esaminano i moscerini da una coltura geneticamente eterogenea e si misurano le dimensioni dei moscerini non selezionati (es. 1,3 mg)
B) Si selezionano i moscerini di grandi dimensioni (es. 3 mg)
C) Si concentrano in una bottiglia e si lasciare fecondare
D) Si misura la grandezza corporea media confrontando (es. 2 mg) con quelli dei non selezionati
Se alla base della variabilità per la dimensione corporea c’è variabilità genetica, la progenie selezionata assomiglierà ai genitori
Risposta alla selezione = ereditabilità in senso stretto
× differenziale di selezione
(2 mg – 1,3 mg) = 0,7 mg ereditabilità in senso stretto
× (3 mg – 1,3 mg) = 1,7 mg
ereditabilità in senso stretto (h2N)= 0,7 mg / 1,7 mg = 0,41 mg
107
Risposta alla selezione
Si definisce risposta alla selezione la differenza tra la progenie e la generazione precedente
Si definisce differenziale di selezione la differenza tra i genitori selezionati e la media non selezionata
R = s h2
R = response to selections = selection differentialh2 = narrow sense heritability
h2 = R / s
108
9.10 GENI MODIFICATORI, PENETRANZA ED ESPRESSIVITA’
Dal punto di vista sperimentale, il modo per studiare i caratteri quantitativi e i geni che li controllano (QTL) è basato su:
- uso di marcatori genetici
- il mappaggio sui cromosomi
- popolazioni sperimentali appositamente costituite
- procedure statistiche articolate
Marcatori genetici sono geni che controllano un carattere quantitativo con manifestazione fenotipica localizzazione cromosomica nota
La relazione tra i geni che controllano i marcatori morfologici e quelli che controllano i caratteri quantitativi sono limitati (es. gene che controlla il colore dei fagioli è associato con il gene che controlla il peso del fagiolo)
109
9.10 GENI MODIFICATORI, PENETRANZA ED ESPRESSIVITA’
I caratteri quantitativi sono condizionati da geni modificatori
L’espressione di un carattere può dipendere dall’interazione con altri geni e da fattori ambientali.
L’effetto dei geni modificatori non sempre è facilmente distinguibile. Talvolta si confonde con l’effetto ambientale
Geni “minor” sono geni che modificano l’effetto visibile di altri geni e alterano la manifestazione fenotipica di un carattere solo quando è presente il gene principale (“major”)
110
9.10 GENI MODIFICATORI, PENETRANZA ED ESPRESSIVITA’
Penetranza = capacità di un allele dominante di manifestarsi fenotipicamente
Proporzione degli individui che manifestano il carattere rispetto al totale che portano quell’allele. Si valuta sulla popolazione e non sul singolo individuo
Un carattere che si manifesta nell’80% della popolazione vuol dire che una penetranza dell’80%
Penetranza incompleta = la non espressione del carattere negli individui che portano il relativo allele
111
9.10 GENI MODIFICATORI, PENETRANZA ED ESPRESSIVITA’
Espressività = intensità con cui un gene si manifesta a livello fenotipico e può variare da elevata a nulla (in assenza di
penetranza del gene)
A livello del singolo individuo il concetto di espressività si intende in termini quantitativi
Quando un carattere ha molta differenza nel suo grado di manifestazione vuol dire che è ad espressività variabile
112
9.10 GENI MODIFICATORI, PENETRANZA ED ESPRESSIVITA’
Penetranza 10% anche allo stato omozigote
Condizioni ambientali => 100% - 0%
Espressività variabile nel senso della quantità delle zone interessata
Il variare della penetranza e della espressività viene spiegata con l’azione dei geni modificatori o con l’influenza dei fattori ambientali, anche se le
cause sono difficili da distinguere
113
Quantitative Trait Loci
È possibile tuttavia localizzare le regioni del genoma in cui questi geni si trovano (linkage
mapping) e stimare quanta parte della variabilità totale si spiega con la variabilità dei QTL in ogni
regione.
I geni, che controllano i caratteri quantitativi (quantitative trait loci or QTLs), di solito non possono essere identificati individualmente
114
Quantitative Trait Loci• Si inincrociano due linee che differiscono marcatamente
per il carattere quantitativo (alto vs basso) e, inoltre, rispetto ad alleli a loci conosciuti (geni marcatori, RFLPs, VNTRs) che permettono di distinguere i diversi genotipi
• La F1 prodotta si incrocia con se stessa in modo da ottenere una F2 segregante.
• Se vi sono QTL strettamente associati con un gene marcatore, allora nella generazione sesgregante i genotipi marcatori portaranno anche gli alleli QTL .
115
Analisi del linkage
• Questa tecnica è stata utilizzata per localizzare segmenti cromosomici associati con caratteri quali il peso dei frutti in pomodoro e il numero di setole in Drosophila