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Cap. 3 Verso una concezione comunitaria ed equilibrata di impresa 1.L’impresa come nesso di contratti 2.La teoria degli stakeholders 3.Per una cultura d’impresa
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Cap. 3 Verso una concezione comunitaria ed equilibrata di impresa 1.Limpresa come nesso di contratti 2.La teoria degli stakeholders 3.Per una cultura dimpresa.

May 02, 2015

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Edoardo Rosi
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Cap. 3 Verso una concezione comunitaria ed equilibrata di

impresa1.L’impresa come nesso di contratti

2.La teoria degli stakeholders

3.Per una cultura d’impresa

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• Introduzione• -le teorie dell’impresa sono legate

all’evoluzione storica delle istituzioni e delle tecnologie produttive

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• -gli aspetti organizzativi e tecnici esprimono significati e valori partecipati

• -l’impresa capitalistica come ambito di relazioni umane, la creazione di valore è basata su sistemi culturali e su ideali

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3.1.L’impresa come nesso di contratti

• -nell’approccio classico ci si riferisce ad un mercato ideale con infiniti produttori, gli eventi si svolgono in un sistema di equilibrio, ove i comportamenti possono essere previsti e sono guidati dalla razionalità economica

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• -nell’approccio neoclassico l’impresa opera in condizioni di incertezza, tecniche econometriche per il continuo mutamento, l’impresa è posseduta dagli azionisti con il fine di accrescere il valore delle azioni, obblighi etici solo verso gli azionisti, Friedman

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• -a partire dagli anni 50 si cercano teorie più adeguate: managerialista, comportamentista, contrattualista

• -negli ultimi decenni riacquista vigore la teoria neoclassica. La nuova teoria neoclassica si intreccia con il contrattualismo di Coase

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3.1.1. Ragionamento contrattualista e teoria dei giochi

cooperativi• -impresa come istituzione in cui gli

ordinamenti sono gestiti attraverso relazioni di autorità basate su un contratto sociale

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• -i protagonisti sono i concreti portatori di investimenti specifici che attraverso contratti incompleti subiscono rischi

• -si fa ricorso alle teorie dei giochi cooperativi, nei quali i giocatori adottano piani di azione comune

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• -il contributo individuale alla produzione dei vantaggi non è separabile dal contributo degli altri individui. Gli interessi devono essere almeno parzialmente comuni. Il fine comune è ridotto ai fini separati dei giocatori

• -decisione di cooperare costantemente rinnovata. Rischio dell’opportunismo

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• -lo schema della costituzione dell’impresa prevede diritti e doveri:

• -la delega al proprietario di prelevare il residuo e di delegare il management all’impiego delle risorse, funzione di controllo

• -la responsabilità del proprietario verso gli altri stakeholders e i loro diritti, impresa come nesso di contratti bilaterali

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3.1.2.Contratto di scambio e soggettività d’impresa

• -si passa dalla soggettività imprenditoriale alle istanze sistemiche e organizzative

• -i soggetti dell’impresa non sono essenziali in un sistema di transazioni, si disperdono in un insieme di contratti, l’identità spaziale e temporale dell’impresa è persa

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• -sono rimosse le intenzionalità, le finalità, i valori

• -il motore che identifica l’impresa è la competizione che seleziona le transazioni efficienti, il contratto di scambio misura l’efficienza

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• -l’organizzazione è ridotta ad una variabile dipendente dal calcolo di convenienza dei costi di transazione

• -sono enfatizzati i diritti individuali e l’integrità personale, l’impresa è un gruppo di individui che si impegna in un tipo di relazione contrattuale

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4.1.3. L’impresa è un aggregato

• -l’impresa è il prodotto di attori economici razionali

• -limiti della teoria: le imprese possono avere proprietà che non sono semplici aggregati di proprietà individuali

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• -la teoria non spiega la realtà dell’esperienza quotidiana: subordinazione dell’individuo ai fini collettivi, assunzioni di doveri obbliganti, motivazioni diverse dall’autointeresse

• -risposta: motivazioni che alla fine sono interessate

• -un individuo autointeressato può agire per altruismo?

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3.1.4. La relazione di agenzia

• -Lo schema teorico della relazione di agenzia per elaborare risposte ai problemi organizzativi: un soggetto (l’agente) ha certi obblighi in rappresentanza di un altro attore (il principale) in virtù di una reciproca relazione economica

• -l’impresa è vista come un nesso di contratti tra agenti e principali

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• A)presupposti: desideri e fini del principale e dell’agente si contrastano. Il problema di agenzia è che è costoso per il principale controllare ciò che l’agente fa.

• -essi hanno atteggiamenti diversi verso il rischio e sono impegnati in un comportamento cooperativo

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• -Ross: una delle più comuni forme codificate di interazione sociale; le organizzazioni come finzioni legali che comprendono entro i propri confini porzioni di mercato

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• -si enfatizza l’aspetto legale contrattuale dell’impresa, rimane in ombra l’aspetto umano personale e il quadro motivazionale non pecuniario

• -l’organizzazione è più che l’insieme dei contratti

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• B)la relazione principale e agente si estende a tutti coloro che cooperano allo svolgimento delle attività economiche (stakeholders)

• -Aspetto positivo: si focalizza il problema organizzativo del conflitto di interesse tra i partecipanti all’azienda. Risposta: prevenzione del conflitto attraverso gli incentivi

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• -crit: alcuni conflitti sono di natura sociopolitica,

• -il successo dell’impresa si misura sulla capacità di mantenere nel lungo periodo il potenziale cooperativo

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• -la teoria non coglie il problema dell’utilizzo potenzialmente illimitato dei subordinati da parte dei capi, asimmetria del potere

• C)-gli individui sono visti come opportunisti e propensi ad ingannare, necessità di controllo

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• -se tutte le motivazioni sono ridotte all’egoismo, l’agente non ha ragioni per essere fedele al principale, nessun ruolo per i principi normativi

• -l’assunzione dell’egoismo va contro la massimizzazione dell’efficienza, maggiori controlli, si preclude la fiducia: per guadagnarla bisogno darla

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• -gli studi evidenziano una serie più larga di motivazioni nell’organizzazione

• -aspetti positivi:importanza degli incentivi e dell’interesse individuale, l’informazione come merce, le implicazioni delle preferenze di rischio, teorie finanziaria dell’impresa

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3.2. La teoria degli stakeholders

• -approcci non massimizzanti nel senso che denunciano i limiti della visione dell’impresa come massimizzante, molti comportamenti imprenditoriali non hanno obiettivi economici e razionali

• -la teoria degli st. si propone di superare la concezione privatistica, riconoscimento dei molteplici soggetti: azionisti, dirigenti lavoratori, clienti, consumatori, fornitori…

• -visione più comprensiva come ampia rete di relazioni, anche conflittuali, ordini di priorità

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3.2.1. La base normativa della teoria

• A)da una prospettiva descrittiva, impresa come costellazione di interessi cooperativi, relazioni definite da contratti impliciti ed espliciti tra i diversi soggetti

• b)da un punto di vista strumentale, associazione tra responsabilità sociale e risultati finanziari, ma un giusto profitto è un felice risultato che deriva dal seguire i principi della teoria degli st.

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• C)la base normativa della teoria: gli st hanno legittimi interessi, gli interessi di tutti sono di valore intrinseco

• -la teoria neoclassica rispetta i diritti degli altri st al fine di accrescere i profitti

• -per la teoria degli st. i principi etici vincolano l’interesse individuale, l’etica non può essere spiegata attraverso il modello razionale

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5.2.2.La giustizia come centro normativo

• -partiamo dal processo di creazione di valore senza separare l’aspetto etico da quello economico e sul presupposto dell’uguaglianza tra i contraenti

• -Freeman: giustizia, autonomia, solidarietà come mutualità

• -obblighi di giustizia tra i partecipanti allo schema cooperativo in proporzione dei benefici accettati

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• -l’identità dello stakeholder come cooperatore, interazioni economiche come schemi cooperativi più che competitivi

• -corporation come decentralizzata, con la partecipazione degli st. alle decisioni strategiche, imprese associate

• -asp posit: ideale della giustizia ma non fino alla qualità giusta del volere

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3.2.3. L’identificazione degli stakeholders

• -definizione larga: chi ha un interesse o è toccato dall’impresa

• -defin media: chi assume qualche grado di rischio nell’attività dell’impresa

• -defin stretta: chi ha una relazione primariamente economica con l’impresa

• -st. primari e secondari, volontari e involontari, scambio reciproco con l’impresa

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• -modi e mezzi di rappresentazione degli st• nella misura del loro investimento,

meccanismi di partecipazione per i creditori, le comunità, i clienti

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• -st. con pretesa di vedere migliorata la propria posizione, diritto di partecipazione

• -st. secondari con una relazione che permette di contribuire a rafforzare la politica dell’impresa, partecipaz alle decisioni, es, i rappresentanti degli interessi econom della comunità locale

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• -st.sovrani non solo con il diritto di sovrintendere alla realizzazione degli obiettivi ma di porre quegli obiettivi. Sono i dipendenti e gli azionisti: diritto a partecipare ai progetti in cui il loro sforzo è investito. Così l’attività di produzione diventa un’attività significativa

• -gli interessi derivati presuppongono gli obiettivi dell’impresa

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3.2.4. Il modello di impresa

• -l’intuizione: alcuni st.sono in relazione stretta con l’impresa da avere diritti di decisione

• -conflitti circa l’estensione che deve essere data ai vari interessi

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• -attenzione alle relazione e priorità a quelli che hanno relazioni più strette

• -creare valore per ogni st. sviluppando forme di cooperazione e di potere decentralizzato

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• -conseguenze: l’impresa è costituita da reti di relazioni con i suoi st., le decisioni basate sulla responsabilità inerenti ad ogni relazione, la gerarchia struttura l’organizzazione al servizio di pratiche umanizzanti

• -la razionalità economica non è sufficiente• -tener conto dei fattori personali, degli obiettivi

divergenti, del dialogo e cooperazione per raggiungere i fini di ciascuno

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• -la prospettiva postmoderna di Calton e Kurland: reti di relazione al posto della gerarchia, legittimazione consensuale dei fini, organizzazioni più fluide, azione collettiva e comunicazione sostituiscono il conflitto e la competizione, amministrazione decentralizzata, acquisizione locale del potere

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• Conclusione: si tende ad una visione pluralistica e partecipata dell’impresa, nella solidarietà degli st., visione che identifica i problemi morali

• -superare le distanze tra gli st. facendo sperimentare l’interconnessione dei loro interessi e provvedere opportunità per la comunicazione: importante per i rapporti con i dirigenti

• -è possibile così un modello alternativo alla public company

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3.2.5. Le obiezioni alla teoria degli st.

• A)l’obiezione libertaria. Maintland: se l’impresa è la somma dei contratti conclusi da tutti, già riflette gli interessi di tutti, gli st sono liberi di scegliere altre imprese

• -risposta:esistono solo imprese possedute dagli investitori

• -controrisposta: perché sono preferite dagli st.

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• -risposta: il potere di mercato non è assente. C’è bisogno di un contratto giusto e non solo libero, ed implica anche la partecipazione alle decisioni

• Obiezione: le imprese hanno l’obbligo di non danneggiare ma non l’obbligo di promuovere il benessere degli st.

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• B)l’obiezione utilitarista alla teoria degli st.• -la moderna impresa è più efficiente di altri

modi di organizzare le risorse e consente di soddisfare le richieste degli st.

• -sorgenti dell’efficienza: economizza sui costi di controllo e crea pressioni per la riduzione dei costi di produzione

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• -risposta: la ricchezza è più che il denaro e consiste nella qualità della vita e delle relazioni

• -tutto questo durante il processo di produzione e non solo dopo

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• -obiez: la teoria degli st. trascura la competizione come una forza che struttura i meccanismi dell’impresa, presume che le imprese si riformino dall’interno allocando i diritti e doveri tra i diversi st., le forze del mercato puniscono le imprese che non si strutturano per massimizzare l’efficienza

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• -le economie reali hanno hanno considerevoli rallentamenti che dipendono da fattori culturali (contributi alle charities, ai partiti…). Alcuni di questi rallentamenti possono essere usati per conciliare gli interessi degli st.

• -obiezione: riconoscere le pretese degli st. danneggia il benessere dell’economia

• -risposta: non ci sono prove che le imprese che riconoscono qualche diritto agli st siano meno competitive

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• Obiezione: se i dirigenti sono responsabili per gli st.non sono responsabili di nessuno perché gli interessi sono divergenti

• -è possibile armonizzare alcune divergenze attraverso votazioni, il dialogo, la partecipazione accresciuta, il bene comune è preso in conto

• -la questione: quale estensione concedere alle forze del mercato e quale alle considerazioni sociali. Stakeholder society: intere società che cercano un equilibrio tra azionisti e st a livello regionale nazionale…

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• C) una minaccia allo status privato dell’impresa?

• La teoria diluisce l’obbligo fiduciario verso gli azionisti estendendolo a tutti gli st. l’mpresa diventa una pubblica istituzione

• -si crede che ci sia o un privato settore con l’approccio massimizzante o la perdita del settore privato a motivo di un approccio multifiduciario

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• -la sfida è di costruire una relazione multifiduciaria in cui non sparisca la specificità della relazione principale-agente tra dirigenti e azionisti

• -Sharplin-Phelps: gli azionisti sono portatori di rischio residuale, garantiscono la realizzazione dei contratti, di qui il loro diritto al controllo dei dirigenti

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• -il rischio residuale è il rischio della differenza tra i profitti dell’impresa e i promessi pagamenti agli altri soggetti. I dipendenti sono garantiti per la durata del contratto

• -la separazione tra proprietà e direzione porta tensione tra coloro che dirigono e coloro che sopportano i costi se l’impresa va male. La speciale vulnerabilità degli azionisti implica una speciale relazione con i dirigenti

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• -va notato che il singolo azionista investe poco della sua ricchezza nell’azienda mentre i dipendenti investono molto capitale umano

• -è più facile per l’azionista disinvestire• -è legato l’azionista all’impresa solo da

motivi economici• -l’aspetto fondamentale: la differenza tra

società e associazione. Mentre i membri della società hanno diversi obiettivi e valori, i membri dell’associazione perseguono uno o più obiettivi simili

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• -questo significa che ogni tentativo di equilibrare gli interessi tra quelli che sono toccati da essa sarà attraversato da un altro bisogno: soddisfare il fine per cui l’associazione esiste. La società ha il fine di bilanciare i diritti di base. Gli interessi che un’associazione serve sono una serie più ristretta di quelli della società.

• -l’associazione non può mai soddisfare i bisogni della società, gap tra giustizia sociale e obiettivi dell’azienda

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• -sia la teoria classica che la teoria degli st. ci chiedono di focalizzare gli interessi della persona . La prima ci chiede di guardare ad un investitore di capitale che ha un diritto, la seconda alla persona come ad un cittadino in una comunità

• -le teorie mancano di cogliere che dentro l’impresa i diritti di ogni st. sono variabili e vulnerabili. L’impresa esiste per servire gli interessi delle persone, interessi che dipendono dalla connessione con il bisogno dell’impresa

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3.3. Il confronto tra i due approcci: convergenze e

possibili approcci• - in radice è un conflitto tra visioni

economiche ed eticisti

• -i due filoni differiscono per gli assunti, i livelli di analisi, la visione della motivazione e per le indicazioni pratiche

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• 3.3.1. Il principio di autodeterminazione• -disaccordo sulle valutazioni circa l’efficacia

del mercato a proteggere il diritto di autodet degli st., se le imprese reali sono coerenti con il principio (neoclassici) o no (t. degli st.)

• -la partecipazione alle decisioni appartiene a tale diritto di autod. (t.degli st.)

• -l’impresa è il risultato dell’esercizio di quel diritto. La protezione degli st. è l’esistenza di altre imprese (neoclassici)

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• 3.3.2.Fiducia e cooperazione• -ambedue le teorie accettano l’impresa come

un nesso di contratti• -neoclass: solo i contratti legali o impliciti,

rete interna e esterna• -t.degli st.:anche i contratti sociali e morali,

gestire le relazioni di fiducia conduce a vantaggi più alti per gli st.,incentivi e controlli sono usufruibili come opzioni e dipendono dalle relazioni tra gli st.

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• 3.3.3. i diritti di proprietà oggetto di divergenza tra le due teorie

• -neoclassici: relazione fiduciaria negli interessi degli azionisti, perché i diritti di proprietà devono essere protetti

• -Donaldson: la giustizia distributiva basata sul bisogno giustifica i diritti di proprietà, ma questi non sono assoluti, ma sono sempre insieme ad altri diritti

• -il diritto di proprietà include i doveri verso gli st.

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• -dalla prospettiva della giustizia distributiva tre criteri per i limiti e l’uso della proprietà: il bisogno (t.utilitar), la capacità o sforzo (t.libertaria) e l’accordo (contrattualismo)

• -gli interessi degli st. possono essere giustificati da questi criteri. La teoria degli st. appare coerente con la proprietà priv e la giustizia distributiva da cui le imprese ricevono diritti e doveri, inclusi i doveri verso i diversi st. e non solo verso gli azionisti

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• 3.3.4. I tipi di responsabilità• - neoclass: solo responsabilità economica tra

principali e agenti secondo quattro principi: rispettare gli accordi, non mentire (necessari per far funzionare l’impresa), rispettare l’autonomia degli altri ed evitare di danneggiarli (condizioni per la libertà e per i mercati)

• -Jones: i principi morali sono antecedenti al contratto tra princ e agente e fanno funzionare i mercati. La logica dell’agenzia è limitata dai principi morali

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• -la t degli st. vede gli interessi dell’impresa come un’estensione degli interessi di una comunità più larga e nel loro contributo sociale, obblighi non fiduciari significativi che prevalgono su quelli fiduciari, descritti nei sistemi giuridici e radicati in una relazione antecedente, nessuna immunità da questi obblighi di base che si applicano anche agli azionisti

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• 3.3.5. Le chances dell’impresa-comunità• A) t.degli st. parziale in quanto rispetta la

relazione fiduciaria, e imparziale in quanto rispetta le relazioni multifiduciarie

• -la relazione speciale con gli azionisti riconosce caratteristiche della vita economica (le imprese hanno una missione economica, l’obbligo verso gli investitori e la legge, possibili abusi del potere economico).

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• --altre caratteristiche devono essere considerate: le imprese non sono solo istituzioni economiche, gli obblighi fiduciari sono soggetti a criteri morali, la sola conformità alla legge può essere ingiusta

• -la t.degli st. si avvicina ma non si identifica con la visione comunitaria ed equilibrata dell’impresa: si concentra sui soggetti a scapito dei contenuti dell’attività dell’impresa

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• -l’impresa come un soggetto globale per la multidimensionalità della sua gestione, di natura econ, legale, culturale polit et…

• - si confronta con diverse sfere sociali..• -relazioni durevoli e stabili con gli st.come

fondamento della sua sopravvivenza, come dimensione del fine dell’impresa e caratteristica che connota l’attività produttiva

• -l’impresa non va convertita in una comunità ma ha da essere non anticomunitaria

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• B)Dorè distingue impresa-società dall’impresa-comunità

• L’impresa-società è quella anglosassone, in cui gli azionisti godono priorità assoluta

• L’impresa-comunità è un ente economico e sociale, e gode di un senso di appartenenza e di relazioni di fiducia, con scopi condivisi

• -è una complessa rete di relazioni tra i suoi membri, con una certa elasticità, reciprocità e complementarietà, cooperazione

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• -senso partecipato di appartenenza, missione e interesse mutuo, con la finalità specifica di produrre ricchezza

• -l’interesse ind è costituito dentro la società e legato alle virtù di cittadinanza. Esprime il desiderio di riconoscimento

• -Dunfee: teoria dei “contratti sociali estesi”, l’impresa può formare una comunità, con norme morali, “teoria integrativa dei contratti sociali”

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• C) difficoltà per realizzare una visione comunitaria di impresa: rapidi cambiamenti, comunità virtuali, erosione delle frontiere con la disintegrazione politica e l’integrazione economica

• -Fort:le imprese sono comunità intermedie, l’etica si genera dalle esperienze sociali e religiose, le imprese come terreno per le virtù se sono piccole

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• D) il paradigma della struttura intermedia focalizza l’importanza della chiesa locale per l’educazione ad atteggiamenti di responsabilità e di partecipazione, decentralizzazione e democrazia nella produzione, economie locali ed elementi di base (fiducia, bisogni umani…)

• -incorporazione dello sviluppo economico come parte della missione della chiesa, critica ai sistemi esistenti di imprese

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• -risorse della chiesa: conoscenza del territorio, partecipazione di membri diversi, impegno per la dignità di tutti

• -sviluppo della vera soggettività della società

• Rete di associazioni dentro una democrazia effettiva di libere imprese