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1 campo diocesano invernale CAMPAGNANO DI ROMA 2 - 3 gennaio 2016 [Esodo 12,42]
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CAMPAGNANO DI ROMA 2 3 gennaio 2016 2017/Pastorale Giovanile... · Conducimi tu, luce gentile conducimi nel buio che mi stringe; la notte è scura la casa è lontana, conducimi tu,

Nov 13, 2020

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CAMPAGNANO DI ROMA 2-3 gennaio 2016

[Esodo 12,42]

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PRIMA DI INIZIARE…

Non vi spaventate per tutte le cose che c’è bisogno di fare per cominciare questo viaggio. Quelli che vogliono farlo e non fermarsi fino alla fine, cioè fino a bere l’acqua della vita, sappiano che importa molto e del tutto che abbiano una grande e molto determinata determinazione di non fermarsi fino ad arrivarci, succeda quel che succeda, mormori chi vuole mormorare.

Teresa di Gesù, Cammino di perfezione

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SCEGLIERE Vedi, io metto oggi davanti a te

la vita e il bene, la morte e il male

(Deuteronomio 30,15)

Andare ad un incontro o rimanere a casa, sopportare o arrabbiarsi, amare

o odiare, risentirsi o perdonare, dormire o svegliarsi, studiare o no… ogni giorno,

in ogni momento, la vita ti pone di fronte a delle scelte, alcune legate ad aspetti

più superficiali mentre altre riguardanti la tua esistenza, i tuoi bisogni e desideri,

le tue paure, i tuoi sogni e progetti…

Non è corretto però partire dall’importanza di scegliere. Piuttosto che

essere un punto di partenza, scegliere è la mèta di un cammino fatto in

precedenza: scegli qualcosa dopo averci pensato su… scegli,

semplicemente, perché hai un motivo e una possibilità per poterlo fare.

Da dove viene la motivazione del tuo scegliere? Soprattutto quando non

si tratta di scegliere se mangiare un panino o un pezzo di pizza…

C’è dunque un cammino da fare prima di scegliere: meno male. Nessuna

ansia, nessuna fretta… c’è del tempo prima di arrivare a qualcosa di

importante, del tempo che devi sfruttare e non buttare, ma per fare che

cosa? Prima di scegliere di che cosa senti più il bisogno? Cosa dovresti

capire di più?

Capisci, senza grandi sforzi, che ci sono scelte banali e scelte “di vita”: ma cosa

è una scelta di vita? A cosa ti fa pensare? Senti che, prima o poi, è qualcosa che

dovrai affrontare? È qualcosa che ti mette paura? Perché? Forse perché capisci

che non si tratta di un gioco?

Cosa ti dovrebbe portare a fare delle scelte di vita? È così scontato sentirsi

dentro la possibilità di fare queste scelte? In che modo puoi evitarle? Cosa c’è in

gioco? Puoi non arrivare di fronte a queste scelte? È importante o no? Come

essere guidato a fare delle scelte di vita? Puoi anche ritrovartici e,

paradossalmente, rimandare… evitare… perché farlo? Cosa ci sarebbe in gioco?

Dove sta la comodità di non pensare alle “scelte di vita”?

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Scegliere non è una questione soltanto personale. Non vivi come fossi un’isola

sperduta in mezzo all’oceano. Ci sono scelte da fare insieme ad altri, scelte che

hanno conseguenza per te e anche per altre persone, scelte fatte da persone

che conosci e che hanno ripercussioni belle o brutte su di te… questo ti fa

pensare a che cosa? Quando qualcuno sceglie “alla leggera” qualcosa che ti fa

soffrire come ti senti? E se avesse scelto con più riflessione e consapevolezza,

sarebbe stata proprio la stessa cosa? E se riguardasse te?

A volte ti capita di pensare, e forse non sei così folle, che l’uomo felice è

l’adolescente che non conosce ancora molto della vita, ha molto tempo libero,

non ha molti pensieri, non ha deciso nulla della sua vita, non ha grandi

responsabilità, è accomodato sulle scelte e sulla protezione dei familiari o dei

più grandi… ma è proprio così? Per quanto ti venga da sorridere e da dire “chi se

ne importa” o “che male c’è a pensarla così”… sei proprio sicuro di poter

rimanere adolescente tutta la vita? Forse non c’è tutta questa fretta ancora…

ma intanto, ti puoi preparare a scegliere? Come? Come si fa ad arrivare di fronte

a delle scelte importanti? Conviene sempre lasciarsi spiazzare e sorprendere,

decidere all’ultimo momento senza pensarci troppo su? E se dovesse essere in

gioco la tua felicità? La tua vita? Se è questione di motivazione e di opportunità:

quali motivazioni inseguire e quali opportunità cogliere?

Se non fossi tu a scegliere… sei proprio sicuro che altri non lo facciano al posto

tuo? Non si tratta solo di scegliere: chi sceglie pensa e si ascolta, si prende

responsabilità, si appassiona, si muove, conosce volti nuovi e situazioni

differenti, chi sceglie può dire di aver fatto bene a farlo o anche di aver

sbagliato… meglio essere puliti e candidi per non aver mai scelto e non essersi

mai “sporcati” o piuttosto stanchi per aver provato a cercare “un di più”?

La vita, per essere vera, ha bisogno di qualcosa che ti scaldi il

cuore, che ti faccia mancare il respiro, che ti faccia provare

una vertigine che dice che sei verso un compimento, che la

vita non è solo nostra… diventare grandi e vivere “alla

grande” è bello!

Possiamo anche affermare che è praticamente impossibile non

scegliere: di fronte a un’opportunità da cogliere, a una possibilità, se non

ti muovi, se non scegli è perché hai scelto di non farlo, hai scelto che

“anche così può andare bene”, che non ne hai bisogno, che “non ti va”.

O scegli oppure scegli di non scegliere.

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Scegli di mangiare, di bere, di dormire… perché c’è qualcosa che ti muove, dei

bisogni che ti portano verso qualcosa: quali bisogni, desideri, sogni senti nel

più profondo del tuo cuore? Puoi scegliere senza ascoltarti veramente? Se non

provi a fermarti, a fare silenzio, a guardare cosa si nasconde dentro di te, cosa

rischi? Se c’è in gioco la tua vita e la tua felicità, non rischi forse di scegliere

qualcosa che non vuoi veramente, che non ti appartiene, che non sogni?

A partire da quello che il tuo cuore desidera scegli di muoverti, di andare

incontro a qualcuno piuttosto che essergli indifferente, di approfondire una

cosa, di viaggiare, di provare cose nuove… desideri qualcosa o qualcuno e

questo ti porta a fare una scelta. Chi sceglie ama la vita, non ama lo scontato,

quello che si è sempre visto e vissuto: chi sceglie si muove, si alza verso

qualcosa, cambia, diventa un nomade, un pellegrino, un camminatore. Chi

sceglie si muove e si muove perché vuole qualcosa in più per se e per gli altri…

e chi non sceglie?

Scegliere può anche voler dire trovarti di fronte a due o più alternative:

scegli qualcosa, non puoi scegliere tutto. Scegliere porta a delle rinunce: la

rinuncia non è la parte peggiore, l’aspetto frustrante da vivere… la rinuncia

viene “ridimensionata” dalla “parte migliore” che scegli… eppure, non

scegliere, non prendere delle posizioni per la paura di fare delle rinunce è

abbastanza diffuso: da dove bisognerebbe partire allora? Dall’importanza

delle rinuncia o, piuttosto, dalla bellezza della scelta e della sua

motivazione? Come si fa però a capire dove sta “la parte migliore” da

scegliere? Perché dovresti scegliere una cosa piuttosto che un’altra, una

strada sì e l’altra no? E se tutte le scelte fossero belle perché scegliere?

Volere scegliere tutto è possibile? È come se, a volte, ti trovassi dentro un

limbo, con un piede da una parte e uno dall’altra, come sospeso tra il

muoverti verso una scelta o l’altra, nell’indecisione… come fare per

sbilanciarti? Come puoi fare per non sbagliarti e non avere ripensamenti?

Scegliere, rinunciare… hanno qualcosa a che vedere con la tua felicità? Si

tratta di pesare le cose, di metterle sui piatti della bilancia

e di usare solo la mente per scegliere? Puoi vedere

piuttosto dove il cuore ti porta ad andare? Scegliere è

questione di cuore? Se scegli solo con la mente cosa

rischi? Se scegli solo col cuore? E invece… mente e cuore

insieme? Perché no?

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Scegliere, rinunciare… vuol dire che la felicità a volte ha un prezzo, mette

davanti a un sacrificio da vivere: per cosa vale la pena rinunciare a qualcosa a

cui tieni? Ci sono fatiche, sacrifici che affronteresti pur di…? Se ci fosse

qualcosa di più per te… cosa inseguire, trovare? Hai mai provato la sensazione

che accontentarsi del banale è troppo poco per te? Sei fatto per vivere o per

sopravvivere?

È anche vero che la vita ti porta a dover affrontare delle situazioni che non ti scegli e

che non vorresti scegliere affatto: un dolore, una sofferenza, un lutto, un volta

faccia… Ma anche qui… è proprio vero che non puoi scegliere? Puoi soltanto subire

quello che ti accade? Cosa puoi scegliere allora? Conosci delle persone che hanno

scelto “nonostante tutto”? Cosa ammiri di loro? Ti piacerebbe avere il loro stesso

atteggiamento?

Scegliere, insomma, sembra essere troppo importante per

pensare di dover fare tutto da solo. Da chi ti piacerebbe

essere aiutato? Che caratteristiche dovrebbe avere?

Affideresti delle “scelte di vita” al primo che passa o a chi non

ha mai fatto delle scelte importanti? Cosa vorresti ti aiutasse

a capire di più? Cosa gli chiederesti? Quali sarebbero le priorità per te?

Cosa ti piace o non ti piace di persone che ritieni abbiano fatto scelte

di vita? Cosa ti piace o non ti piace di persone che non hanno fatto

scelte di vita?

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LUCE GENTILE (Lead, Kindly Light)

Conducimi tu, luce gentile

conducimi nel buio che mi stringe;

la notte è scura la casa è lontana,

conducimi tu, luce gentile.

Tu guida i miei passi, luce gentile

non chiedo di vedere assai lontano

mi basta un passo solo il primo passo

conducimi avanti luce gentile.

Non sempre fu così, te ne pregai

perché tu mi guidassi e conducessi

da me la mia strada io volli vedere

adesso tu mi guidi luce gentile.

Io volli certezze dimentica quei giorni,

purché l'amore tuo non m'abbandoni

finché la notte passi, tu mi guiderai,

sicuramente a te luce gentile.

Conducimi tu, luce gentile

conducimi nel buio che mi stringe;

la notte è scura la casa è lontana,

conducimi tu, luce gentile.

(Cardinale John Henry Newman, Sicilia, 1832)

Non c’è bisogno di essere eroi Basterebbe ritrovare il coraggio di avere paura, il coraggio di fare delle scelte, di denunciare.

don Peppe Diana

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Salmo 25 - guidami con la tua verità A te, Signore, innalzo l'anima mia. In te ho fiducia, mio Dio, non mi deludere e i miei nemici non trionfino su di me. Chi spera in te, o Dio, non sarà mai deluso; deluso sarà chi ti abbandona.

Fammi conoscere le tue vie, Signore; insegnami il cammino da seguire. Guidami con la tua verità, istruiscimi: sei tu il Dio che mi salva, ogni giorno sei la mia speranza.

Non dimenticare il tuo amore e la tua fedeltà; durano da sempre, Signore. Dimentica i peccati della mia gioventù, non guardare tutte le mie colpe. Con amore ricordati di me, per la tua grande bontà, Signore.

Buono e giusto è il Signore; insegna la sua via ai peccatori. Conduce i poveri sul cammino della giustizia, insegna loro la sua volontà.

Il Signore guida con fedeltà e amore chi osserva il suo patto e i suoi comandamenti. Per la tua fedeltà perdonami, Signore: perché grande è il mio peccato. Il Signore mostrerà la via da scegliere all'uomo che ha fede in lui.

IL MODELLO LETTERARIO

Il Salmo ha un carattere didattico-

sapienziale. Il tono sapienziale è

proprio quello della riflessione

calma di chi, avendo raggiunto

ormai la sapienza, non si lascia né

abbattere, né esaltare, ma sa

conservare sempre una certa

dignità e serenità.

LA SITUAZIONE ORIGINARIA

Questo salmo potrebbe

riflettere qualsiasi periodo

della storia d’Israele. Un

salmista prega Dio perché si

sente abbandonato da Lui.

Questa preghiera da lamento

individuale di un orante ha

acquistato poi il carattere di

lamento comunitario di tutto

il popolo.

PER LA NOSTRA VITA

Qui il salmista chiede al Signore: che

perdoni i suoi peccati, che gli faccia

conoscere con chiarezza la sua

volontà e lo aiuti a realizzarla.

Chi prega non è un giovane, eppure

non smette di chiedere a Dio la luce

per essere guidato a camminare, a

scegliere la via da seguire. Non c’è

quindi un tempo in cui si smette di

imparare a scegliere, un tempo in cui

non si ha bisogno di essere guidati.

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Salmo 85 - insegnami la via da seguire

Insegnami, Signore, la via da seguire:

voglio esserti sempre fedele.

Fammi avere questo solo desiderio:

rispettare la tua volontà.

Signore, mio Dio, ti loderò

con tutto il cuore,

sempre dirò che il tuo nome è glorioso.

Grande è il tuo affetto per me:

mi hai salvato dall'abisso della morte.

O Dio, mi assale gente senza scrupoli,

una banda di prepotenti vuole la mia morte.

Dite non gli importa niente!

Ma tu, Signore, Dio clemente

e pieno d'amore,

sei paziente, fedele, pronto al perdono;

abbi pietà di me e guardami.

Io sono tuo servo: dammi la tua forza.

Tu sei il mio Signore: salvami.

Dammi un segno che tutto mi andrà bene:

lo vedano e si vergognino i miei nemici;

tu, Signore, mi aiuti e mi consoli!

IL MODELLO LETTERARIO

Si alternano parole di invocazione

e di riconoscenza, assieme

all’esposizione del problema del

salmista e la richiesta finale della

garanzia di un’assistenza divina

costante.

LA SITUAZIONE ORIGINARIA

Una raccolta di parole prese

da altri salmi o altri testi

dell’Antico Testamento ma

opportunamente collegati tra

di loro da farne una preghiera

nuova e sincera.

PER LA NOSTRA VITA

La Parola di Dio accolta da un

cuore vigilante e semplice

realizza l’unità interiore di

ognuno di noi: essere sempre gli

stessi con tutti e in tutte le

situazioni. È sempre così facile?

L’unità della persona sgorga da

una stabilità spirituale e morale:

Dio ci dona di essere sempre noi

stessi e a noi piace essere tali.

Non servono doppie facce,

maschere, opportunismi… Dio mi

dona stabilità e sicurezza; ecco

perché il salmista chiede a Dio di

insegnargli la via da seguire,

perché sia sempre la stessa

“nonostante tutto”.

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dal VANGELO di MARCO (6,14-29)

14Il re Erode sentì parlare di Gesù, perché il suo nome era diventato

famoso. Si diceva: "Giovanni il Battista è risorto dai morti e per questo ha il

potere di fare prodigi". 15Altri invece dicevano: "È Elia". Altri ancora

dicevano: "È un profeta, come uno dei profeti". 16Ma Erode, al sentirne

parlare, diceva: "Quel Giovanni che io ho fatto decapitare, è risorto!".

17Proprio Erode, infatti, aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo

aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello

Filippo, perché l'aveva sposata. 18Giovanni infatti diceva a Erode: "Non

ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello".19Per questo Erodìade

lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, 20perché Erode

temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui;

nell'ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.

21Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno,

fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali

dell'esercito e i notabili della Galilea. 22Entrata la figlia della stessa

Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla

fanciulla: "Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò".23E le giurò più volte:

"Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio

regno". 24Ella uscì e disse alla madre: "Che cosa devo chiedere?". Quella rispose:

"La testa di Giovanni il Battista". 25E subito, entrata di corsa dal re, fece la

richiesta, dicendo: "Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di

Giovanni il Battista".26Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e

dei commensali non volle opporle un rifiuto. 27E subito il re mandò una

guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò,

lo decapitò in prigione 28e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla

fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. 29I discepoli di Giovanni,

saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.

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Cosa ti colpisce di

questo vangelo?

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NOTTE DI VEGLIA FU QUESTA PER IL SIGNORE E PER NOI

ESODO 1,1-14 1Questi sono i nomi dei figli d'Israele entrati in Egitto; essi vi giunsero insieme a

Giacobbe, ognuno con la sua famiglia: 2Ruben, Simeone, Levi e Giuda, 3Ìssacar,

Zàbulon e Beniamino, 4Dan e Nèftali, Gad e Aser. 5Tutte le persone discendenti da

Giacobbe erano settanta. Giuseppe si trovava già in Egitto. 6Giuseppe poi morì e così

tutti i suoi fratelli e tutta quella generazione. 7I figli d'Israele prolificarono e crebbero,

divennero numerosi e molto forti, e il paese ne fu pieno.

8Allora sorse sull'Egitto un nuovo re, che non aveva conosciuto Giuseppe. 9Egli disse

al suo popolo: "Ecco che il popolo dei figli d'Israele è più numeroso e più forte di

noi.10Cerchiamo di essere avveduti nei suoi riguardi per impedire che cresca,

altrimenti, in caso di guerra, si unirà ai nostri avversari, combatterà contro di noi e

poi partirà dal paese". 11Perciò vennero imposti loro dei sovrintendenti ai lavori

forzati, per opprimerli con le loro angherie, e così costruirono per il faraone le città-

deposito, cioè Pitom e Ramses. 12Ma quanto più opprimevano il popolo, tanto più si

moltiplicava e cresceva, ed essi furono presi da spavento di fronte agli Israeliti. 13Per

questo gli Egiziani fecero lavorare i figli d'Israele trattandoli con durezza. 14Resero

loro amara la vita mediante una dura schiavitù, costringendoli a preparare l'argilla e

a fabbricare mattoni, e ad ogni sorta di lavoro nei campi; a tutti questi lavori li

obbligarono con durezza.

ESODO 2,23-25 23Dopo molto tempo il re d'Egitto morì. Gli Israeliti gemettero per la loro schiavitù,

alzarono grida di lamento e il loro grido dalla schiavitù salì a Dio. 24Dio ascoltò il loro

lamento, Dio si ricordò della sua alleanza con Abramo, Isacco e Giacobbe. 25Dio

guardò la condizione degli Israeliti, Dio se ne diede pensiero.

ESODO 12,37.40-42 37Gli Israeliti partirono da Ramses alla volta di Succot, in numero di seicentomila

uomini adulti, senza contare i bambini. 40La permanenza degli Israeliti in Egitto fu di quattrocentotrent'anni. 41Al termine dei

quattrocentotrent'anni, proprio in quel giorno, tutte le schiere del Signore uscirono

dalla terra d'Egitto. 42Notte di veglia fu questa per il Signore per farli uscire dalla terra

d'Egitto. Questa sarà una notte di veglia in onore del Signore per tutti gli Israeliti, di

generazione in generazione.

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Dante, Inferno, canto III - gli ignavi

Diverse lingue, orribili favelle, parole di dolore, accenti d'ira, voci alte e fioche, e suon di man con elle facevano un tumulto,

il qual s'aggira sempre in quell'aura sanza tempo tinta, come la rena quando turbo spira. E io ch'avea d'error la testa cinta,

dissi: "Maestro, che è quel ch'i' odo? E che gent'è che par nel duol sì vinta?". Ed elli a me: "Questo misero modo tegnon l'anime triste di coloro

che visser sanza 'nfamia e sanza lodo. Mischiate sono a quel cattivo coro de li angeli che non furon ribelli

né fur fedeli a Dio, ma per sé fuoro. Caccianli i ciel per non esser men belli, né lo profondo inferno li riceve,

ch'alcuna gloria i rei avrebber d'elli". E io: "Maestro, che è tanto greve a lor, che lamentar li fa sì forte?".

Rispuose: "Dicerolti molto breve. Questi non hanno speranza di morte e la lor cieca vita è tanto bassa,

che 'nvidiosi son d'ogne altra sorte. Fama di loro il mondo esser non lassa; misericordia e giustizia li sdegna:

non ragioniam di lor, ma guarda e passa". (…) Incontanente intesi e certo fui che questa era la setta d'i cattivi,

a Dio spiacenti e a' nemici sui. Questi sciaurati, che mai non fur vivi,

erano ignudi e stimolati molto da mosconi e da vespe ch'eran ivi.

Parafrasi Strane lingue d'un parlare orribile, parole di dolore, accenti d'ira, voci alte e fioche e rumori di mani facevano un gran baccano in quell'aria sempre buia come sabbia agitata dal vento. Ed io, molto sconcertato, chiesi: "Maestro, cos'è questo frastuono? E chi sono questi sofferenti?". E lui mi rispose: "In questa misera condizione si dannano le anime tristi di coloro che vissero senza lode e senza infamia. Sono mischiate a quel cattivo coro di angeli egoisti, non ribelli a Dio ma neppur fedeli. Del paradiso questi offuscherebbero la bellezza e giù farebbero vantare i dannati che penserebbero d'esser migliori di loro". E io: "Maestro, cosa li tormenta da lamentarsi così tanto?". E lui: "Te lo dirò in breve. Questi non hanno speranza di morire e a loro questa vita pare così indegna che invidiano qualsiasi altra sorte. Il mondo non vuol sapere di loro, misericordia e giustizia li rifiutano, dunque guarda e passa senza degnarli". (…) E fu allora che capii con certezza che quello era il partito degli ignavi, spiacenti a Dio e ai suoi nemici. Questi sciagurati, che non furono mai vivi, correvano nudi, eternamente punzecchiati da mosconi e da vespe

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Per riflettere 1. Perché è così grave non scegliere e non prendere mai posizione? 2. Assenza di senso e di significato di una vita vissuta senza scegliere mai

S. Kierkegaard - da Aut, aut

Paradossale è la condizione umana. Esistere significa "poter scegliere"; anzi, essere possibilità. Ma ciò non costituisce la ricchezza, bensí la miseria dell'uomo. La sua libertà di scelta non rappresenta la sua grandezza, ma il suo permanente dramma. Infatti egli si trova sempre di fronte all'alternativa di una "possibilità che sí" e di una "possibilità che no" senza possedere alcun criterio di scelta. E brancola nel buio, in una posizione instabile, nella permanente indecisione, senza riuscire ad orientare la propria vita, intenzionalmente, in un senso o nell'altro.

Per riflettere 1. Vivere vuol dire scegliere 2. Scegliere è difficile perché ci pone di fronte a infinite (o moltissime) possibilità.

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Maurits Cornelis Escher

Relatività litografia del 1953

Una costruzione spaziale, articolata con pareti, arcate, ballatoi e una molteplicità di scale, tutte perfettamente e prospetticamente costruite ma collocate come se fossero esaminate da vari punti di vista. Ciascuna considerata isolatamente è perfettamente realistica e coerente, ma l'insieme è impossibile e addirittura fatto da contraddizioni. Ad esempio, nella parte superiore, due figure camminano nella medesima direzione, ma una scende e l'altra sale.

Con le sue composizioni Escher anticipa un concetto molto importante del pensiero postmoderno occidentale: quello di complessità. Nel mondo coesistono gli opposti e i diversi punti di vista. Un evento infatti può essere esaminato sotto vari aspetti che ogni volta permettono di scoprire una sfaccettatura diversa da quella che potrebbe apparire ad un'altra persona che lo considerasse dal suo punto di vista. Questa complessità del mondo non significa però per Escher né assurdità né caos: la litografia parla di incomunicabilità, dell’impossibilità di toccarsi che rende i personaggi simili a pedoni di una scacchiera, incapaci di comprendere le realtà differenti che li circondano.

In questo percorso si intravede una speranza: una coppia che cammina abbracciata. Esiste quindi la possibilità di muoversi sullo stesso pavimento, di condividere, di scegliere in modo diverso ma di non opporsi, di scegliere e di condividere una scelta, di scegliere e di non essere sempre soli a doverlo fare…

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Non andiamo in giro nudi, ma è così' che siamo nati.

Non partiamo senza conoscere la strada,

ma è così che abbiamo scoperto la nostra meta.

Non usciamo durante un temporale,

ma è così che abbiamo scoperto il fuoco.

Non ci adattiamo alle convenzioni ed è così che ci sentiamo vivi.

Non puoi percorrere il sentiero finché non diventi il sentiero stesso.

[PUBBLICITÀ – JEEP - NEVER ADAPT]

Al diavolo il tempo che ho perso inutilmente

al diavolo le feste comandate i regali azzeccati

i tocchi di classe i colpi da maestro

al diavolo le eterne non invecchiate

al diavolo i comuni mortali

a fare su e giù per le vie del centro

al diavolo le conference call i social network gli arrampicatori sociali

al diavolo l’arte concettuale i vernissage pieni di umani intenti

a sorseggiare cocktail annacquati

al diavolo l’acid jazz la lounge music il sushi del venerdì

e il brunch della domenica

il futuro appartiene a chi ha il coraggio di essere differente

[PUBBLICITÀ - MERCEDES GLK]

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LA VERITÀ È UNA SCELTA

LIGABUE

Ogni passo è una scelta, ogni passo fa l'impronta quante cose spegne la prudenza.

Ogni passo è in avanti e ti porti tutto quanto che lì dietro non rimani niente

è dura non essere al sicuro

e vedere sempre un pò più piccolo il futuro. E conosci tutti i santi, tutti i nomi dei potenti

e sai che fine fanno gli innocenti.

La verità è una scelta, la verità è già pronta

di giorno sempre un occhio chiuso di notte uno aperto

la verità è una scelta, la verità è un'impresa

di notte sempre un occhio aperto

di giorno un occhio sempre sempre chiuso.

Ogni bacio è una scelta, ogni riga di giornale ogni cosa che non vuoi sentire.

Ogni tanto non ci pensi non pensarci è già una scelta ogni tanto non ce la vuoi fare è dura non essere al sicuro

ed avere tutto quel bisogno di futuro

quanto più è profondo il pozzo meno arrivano gli spruzzi

quanto più ristagna il tuo disprezzo.

La verità è una scelta, la verità è già pronta…

Ogni battito è una scelta, ogni sguardo mantenuto ogni nefandezza che hai scordato.

Ogni tanto non ci pensi vuoi soltanto andare avanti e schivare tutti gli incidenti.

La verità è una scelta, la verità è già pronta…

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FATHER AND SON

C AT STE VENS

Father - It's not time to make a change, Just relax, take it easy.

You're still young, that's your fault, There's so much you have to know.

Find a girl, settle down, If you want you can marry.

Look at me, I am old, but I'm happy.

I was once like you are now, and I know that it's not easy, To be calm when you've found something going on.

But take your time, think a lot, Why, think of everything you've got.

For you will still be here tomorrow, but your dreams may not.

Son - How can I try to explain, when I do he turns away again. It's always been the same, same old story.

From the moment I could talk I was ordered to listen. Now there's a way and I know that I have to go away.

I know I have to go.

Father - It's not time to make a change, Just sit down, take it slowly.

You're still young, that's your fault, There's so much you have to go through.

Find a girl, settle down, if you want you can marry.

Look at me, I am old, but I'm happy.

Son - All the times that I cried, keeping all the things I knew inside, It's hard, but it's harder to ignore it.

If they were right, I'd agree, but it's them you know not me. Now there's a way and I know that I have to go away.

I know I have to go.

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Padre - non è il momento di fare cambiamenti,

rilassati e basta, prenditela comoda. Sei ancora giovane, questo è il tuo problema,

c'è così tanto che devi conoscere, trovati una ragazza, sistemati,

se vuoi puoi sposarti. guarda me, sono vecchio, però sono felice

un tempo ero come tu sei ora, e so che non è facile, stare calmo quando trovi qualcosa per andartene

ma prenditi il tuo tempo, pensa molto perché, pensa a tutto quel che hai.

domani tu sarai ancora qui, ma i tuoi sogni potrebbero non esserci

Figlio - come posso provare a spiegargli? quando lo faccio lui si gira dall'altra parte

è sempre stata la solita vecchia storia. dal momento in cui potevo parlare mi è stato ordinato di sentire

ora c'è una via, e io so che devo andare io so che devo andare

Padre - non è tempo per cambiamenti solo siediti, prenditela lentamente.

sei ancora giovane, è questo il tuo problema c'è così tanto su cui devi pensare

trovati una ragazza, sistemati se vuoi puoi sposarti

guarda me, sono vecchio, ma sono felice

Figlio - tutte le volte che ho pianto, tenendomi tutto ciò che sapevo dentro è difficile, ma è più difficile ignorare ciò se loro erano nel giusto, io accettavo, ma il problema è che non mi conosci

ora c'è una via e io so che devo andare via io so che devo andare

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Quando poi davanti a te si apriranno tante strade e non saprai quale prendere, non imboccarne uno a caso, ma siediti e aspetta. Respira con la tua stessa profondità fiduciosa con cui hai respirato il giorno che sei venuta al mondo. Senza farti distrarre da nulla, aspetta, aspetta ancora, stai ferma in silenzio e ascolta il tuo cuore. E quando poi ti parla alzati e va’ dove lui ti porta, va’ dove ti porta il cuore.”

(Susanna Tamaro)

Vi sono momenti in cui ci si trova nella necessità di scegliere fra il vivere la propria vita piena, intera, completa, o trascinare una falsa, vergognosa, degradante esistenza quale il mondo, nella sua grande ipocrisia.

(Oscar Wilde)

IL DISCERNIMENTO NELLA VITA SPIRITUALE

Il discernimento nella vita spirituale aiuta a

compire le scelte. Discernere vuol dire

setacciare, vagliare, distinguere le voci del

cuore che ci abitano per poter fare scelte libere,

responsabili e consapevoli.

Ma come facciamo a capire quando nel cuore ci

parla il male (il nemico della nostra natura) e

quando ci parla Dio? Quali voci devo ascoltare per

fare una scelta? E come faccio a riconoscerle?

Nel sec. XVI sant’Ignazio ha scritto una serie di regole contenute nel libro del

Esercizi spirituali che ci possono aiutare a scegliere per giocarci la vita nel modo

migliore e più profondo.

Ecco le 14 regole della prima settimana del Esercizi spirituali scritte da Ignazio

di Loyola.

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1° regola: Quando vai di male in peggio, il messaggero

cattivo di solito ti propone piaceri apparenti facendoti

immaginare piaceri e godimenti, perché tu persista e

cresca nella tua schiavitù. Invece il messaggero buono

adotta il metodo opposto: ti punge e rimorde la

coscienza, per farti comprendere il tuo errore (Esercizi

Spirituali, n. 314).

2. regola: Quando ti impegni per uscire dal male e cerchi il bene, è proprio del

messaggero cattivo bloccarti con rimorsi, tristezze, impedimenti, turbamenti

immotivati che paiono motivatissimi, perché tu non vada avanti. E’ proprio

invece del messaggero buono darti coraggio, forza, consolazioni, lacrime,

ispirazioni e pace, rendendoti facili le cose e togliendoti ogni impedimento,

perché tu vada avanti (E.S, n. 315).

3. regola: Quando ti impegni per uscire dal male e cerchi il bene, Dio ti parla con

la consolazione spirituale. Questa è di tre tipi:

# il primo quando sorge in te qualche movimento intimo che ti infiamma d’amore

per il Signore, e ami in lui e per lui ogni creatura, oppure versi lacrime che ti

spingono ad amare il Signore e servire i fratelli, o a detestare i tuoi peccati;

# il secondo quando c’è in te crescita di speranza, di fede e di carità;

# il terzo quando c’è in te ogni tipo di intima letizia che ti sollecita e attrae verso

le cose spirituali, verso l’amore di Dio e il servizio del prossimo, con serenità e

pace del cuore (E.S., n. 316).

4. regola: Quando ti impegni per uscire dal male e cerchi il

bene, il messaggero cattivo ti dà desolazione spirituale. Essa

è il contrario della consolazione: è oscurità, turbamento,

inclinazione a cose basse e terrene, inquietudine dovuta a vari

tipi di agitazione, tentazioni, sfiducia, mancanza di speranza

e amore, pigrizia, svogliatezza, tristezza e senso di

lontananza del Signore. Infatti, come la consolazione è

contraria alla desolazione, così i pensieri che nascono dalla

consolazione sono opposti a quelli che nascono dalla

desolazione (E.S., n. 317).

5. regola: Quando sei desolato, non fare mai mutamenti. Resta saldo nei

propositi che avevi il giorno precedente a tale desolazione, o nella decisione in

cui eri nella precedente consolazione. Infatti, mentre in questa ti guida di più lo

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spirito buono, nella desolazione ti guida quello cattivo, con i consigli del quale

non puoi imbroccare nessuna strada giusta (E.S., n. 318).

6. regola: Se nella desolazione non devi cambiare i primi propositi, ti gioverà

molto reagire contro di essa, restando per esempio più tempo nella preghiera e

nella meditazione, allungando gli esami e facendo, secondo che sarà meglio,

qualche tipo di rinuncia volontaria (E.S., n. 319).

7. regola: Quando sei nella desolazione, considera

come il Signore ti lascia nella prova, affidato alle

tue forze naturali, perché tu resista. Puoi farlo, con

l’aiuto divino che ti resta sempre, sebbene tu non lo

senta chiaramente: il Signore ti ha sottratto la sua

consolazione, ma ti lascia sempre la sua grazia per

combattere efficacemente il male (E.S., n. 320).

8. regola: Quando sei desolato, cerca di rafforzarti nei sentimenti contrari a quelli

che senti, e pensa che presto sarai consolato (E.S., n. 321).

9. regola: Tre sono le cause principali per cui sei desolato:

# La prima è perché sei lento, pigro o negligente: è colpa tua se la consolazione

spirituale si allontana da te.

# La seconda, perché Dio vuole dimostrarti quello che sei e quanto avanzi senza

l’incentivo delle sue consolazioni.

# La terza, perché tu sappia per esperienza tua che non sta a te procurarti o

mantenere grande devozione, amore intenso, lacrime, e qualunque altra

consolazione spirituale, ma che tutto è grazia di Dio, in modo che tu non faccia

il nido in casa altrui, inorgogliendoti o attribuendo a te ciò che è dono di lui (E.S.,

n. 322).

10. regola: Quando sei consolato pensa a come ti troverai nella desolazione che

in seguito verrà e accumula nuove forze per allora (E.S., n. 323).

11. regola: Se sei consolato pensa a umiliarti e a ridimensionarti, pensando al

poco che vali nella desolazione, senza quella grazia o consolazione. Al contrario,

se sei nella desolazione, pensa che, con la sua grazia, puoi resistere, prendendo

forza dal Signore (E.S., n. 324).

12. regola: Il nemico si comporta come la donna che diventa debole davanti alla

forza e forte davanti alla dolcezza. Infatti, come è proprio della donna che litiga

con qualche uomo perdersi d’animo e fuggire quando l’uomo le mostra il viso

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duro, – mentre al contrario, se l’uomo comincia a

fuggire e a perdersi d’animo, l’ira, la vendetta e la

ferocia della donna sono molto grandi; così è proprio

del nemico indebolirsi, perdersi d’animo e

indietreggiare con le tentazioni quando la persona che

si esercita nelle cose spirituali si oppone con fermezza

alle sue tentazioni, facendo in modo diametralmente

opposto. Ma se, al contrario, la persona che si esercita

comincia ad avere timore o a perdersi d’animo nel

fronteggiare le tentazioni, non c’è sulla faccia della

terra bestia più feroce del nemico della natura umana che persegua con maggiore

malizia il proprio dannato intento (E.S., n. 325).

13. regola: Ugualmente, il nemico si comporta come un falso amante che non

vuole venire scoperto: infatti, come l’uomo falso parla maliziosamente ed adesca

la figlia di un buon padre o la moglie di un buon marito, desiderando che le sue

proposte restino segrete, mentre, al contrario, gli dispiace molto se la figlia scopre

al padre o la moglie al marito le sue parole, perché comprende che non potrà più

portare a compimento l’impresa cominciata; allo stesso modo, quando il nemico

ti suggerisce le sue astuzie e persuasioni, vuole che siano accolte e tenute in

segreto: gli dispiace molto se tu le manifesti al tuo confessore o ad altra persona

spirituale esperta, perché si rende conto di non poter portare avanti l’opera

incominciata, dal momento che sono stati scoperti i suoi inganni (E.S., n. 326).

14. regola: Similmente, il nemico si comporta come un capo militare: dopo aver

piantato la tenda di comando e osservato le postazioni o la posizione di un

castello, lo attacca dalla parte più debole. Così il nemico ti osserva da tutte le

parti ed esamina tutte le tue virtù teologali, cardinali e morali, e ti attacca e cerca

di prenderti dove ti trova più debole (E.S., n. 327).

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Sui muri delle città, Sui manifesti, Sui giornali, Sui volantini, Ovunque ho letto:

“Liberate Tizio”. Infatti vi sono ovunque prigioni,

o Signore, e so che questo a Te non piace.

Vi sono le prigioni che non si nascondono, E vi sono le prigioni dissimulate, le

prigioni di ricambio, le prigioni di urgenza, perché nelle vere non c’è posto a

sufficienza per racchiudere tutti. Vi sono le prigioni che hanno sbarre, solide

sbarre, che si vedono e si possono segare, E vi sono quelle, che le hanno

invisibili, che non si possono prendere e scuotere di rabbia mentre sorridendo vi

si dice: ma siete liberi, la porta è aperta, potete uscire, mentre si sa bene che non

si può uscire. Vi sono le prigioni in cui infieriscono gli sgherri, autentici bruti, che

si possono toccare e vi toccano e vi fanno male, E vi sono quelle in cui gli sgherri

sono travestiti in persone per bene, che vi feriscono profondamente senza che

mai possiate stringere le loro mille mani. Vi sono le prigioni che si chiamano

prigioni, semplicemente, francamente, senza storie; E vi sono le prigioni che si

chiamano con un sacco di nomi a prestito, perché sta meglio, per illudere.

Prigioni che si chiamano tugurio, officina, ballo; Prigioni che si chiamano regime

politico, sistema economico, società anonima, contratto, legge, regolamento;

Prigioni che si chiamano con molti altri nomi, in tutti i paesi ed in tutti i tempi.

Ma, o Signore, Non le hai inventate tu. Tu ci hai fatti liberi, liberi di amarTi o di

respingerTi; Perché dove sarebbe l’amore se fossimo costretti ad amare? L’uomo

ha costruito prigioni per gli altri uomini; Le prigioni di pietra in cui troppo spesso

chiude gli altri, perché non la pensano come lui, perché non si esprimono come

lui, perché non agiscono come lui. Le prigioni invisibili, che a poco a poco ha

eretto a forza di egoismo, di orgoglio o di avarizia. Una parte dell’umanità, o

Signore, ha messo l’altra in prigione.

Figliuolo, quello che Mi preoccupa, non sono tanto le prigioni di pietra, Bisogna

che ve ne siano, ora che avete instaurato il disordine nel Mondo. Quando gli

uomini se ne servono per chiudervi quelli che non la pensano come loro, Io

soffro, perché insultano il Mio stesso Pensiero, ma so che l’anima rimane libera e

che non possono impedirle di pensare come vuole. Ma, vedi, le prigioni invisibili

mi feriscono; Sono innumerevoli nel Mondo e molti miei figli vi nascono, vi

crescono e vi muoiono; E soprattutto sono così strette, così alte, così pesanti,

così penose, Che schiacciano i corpi e colpiscono le anime. E’ grave, figliuolo,

perché colpiscono la libertà, la vera. La paralizzano, La incatenano, La

distruggono, Distruggono l’uomo, Via, figliuolo, firma, va’ in corteo, mettiti in

agitazione, lotta, Perché sia liberato Tizio, Ma soprattutto perché siano liberati

tutti i prigionieri di tutte le prigioni invisibili.

Perché Io, vostro Dio, vi ho fatti liberi e vi lascio liberi.

Michel Quoist, “Preghiere”

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IL PECCATO È QUESTO: di Alessandro d’Avenia

NON ESSERE NOI STESSI

Quando avevo 16 anni, una sera son tornato a casa e cercavo come tutti

voi una scusa per non fare i compiti. E la miglior scusa è la televisione! O

almeno, ai miei tempi era la televisione. Ho acceso e c'era un film, in cui un

insegnante faceva lezione: quel film era "L'attimo fuggente". Quella sera

ho deciso che sarei diventato insegnante. Però come capite bene, pensare

a 16 anni di diventare insegnanti, è un po' un sogno da "sfortunati": voi

usereste un altro termine che inizia sempre per "sf". E

mai avrei pensato, oggi, di parlare a 6000 ragazzi.

Allora forse la vostra è l'età giusta per cominciare a

sognare un sogno, le cui proporzioni non sono chiare

e magari voi avete quel piccolo sogno di fare lezione a

venti ragazzi e poi ne avete di fronte seimila... C'è una

bambina, siamo alle elementari; questa bambina è

una bambina di quelle che fanno fatica a concentrarsi: durante le lezioni è

sempre distratta. Le maestre non sanno più che fare, c'è solo una lezione

in cui questa bambina è a suo agio: la lezione di disegno. La vedi lì intenta

con i colori a disegnare, il mondo attorno a lei sparisce: c'è solo quel foglio

di carta e i suoi colori. Allora un giorno durante la lezione di disegno, la

maestra si avvicina e le chiede: "cosa stai facendo?". E la bambina senza

distogliere lo sguardo dal foglio dice "sto facendo un ritratto a Dio". La

maestra: "Come un ritratto a Dio? Nessuno lo ha mai visto Dio". La bambina

continua a disegnare e risponde alla maestra: "fra pochi minuti lo vedrete".

Quando ho sentito raccontare questa storia da una maestra ho capito una

cosa, ciascuno di noi fin da piccolo sa benissimo che della sua vita deve fare

un ritratto di Dio. E non lo deve fare inventando qualcosa di strano, lo deve

fare esattamente con le cose che sa fare! Quella bambina ama disegnare e

farà il ritratto di Dio che nessuno è mai riuscito a fare, ma lei bambina di

sette anni lo sa: con i suoi colori, con la sua carta bianca...

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Allora ragazzi partiamo da questa idea qui: noi siamo su questa terra per

fare il ritratto a Dio. La gente nel vedervi deve vedere il volto di Dio, ma

per fare questo non bisogna fare cose strane. Bisogna raccontare la propria

storia, perché quella bambina distratta pensata come una bambina che

non sa fare, non è una brava studentessa ecc. Ci riesce con quello che sa

fare, e fa il ritratto a Dio.

C'è un proverbio ebraico che amo molto: Dio ha creato l'uomo per sentirgli

raccontare storie. Allora la prima domanda che io vi faccio e vorrei vi

portaste dentro: "Tu (metti il tuo nome) che storia sei venuto a

raccontare?". Tu che storia sei venuto raccontare? E quando la mattina ti

svegli e ti guardi allo specchio, e alla vostra età lo specchio è la forma più

crudele di verità perché entri dentro quel bagno e già c'è la grande tragedia

della sveglia. Suona la sveglia e siamo costretti a venire alla luce, e ogni

volta che veniamo alla luce ci facciamo un pianto. La prima volta che siamo

venuti alla luce ci siamo fatti un bel pianto, poi mamma ci ha portato alla

mammella e abbiamo cominciato a succhiare e abbiamo detto "Mmm..

Tutto sommato si può fare!". E allora questo venire alla luce continuo e

continuo... Succede tutte le mattine! E alla vostra età si viene alla luce in

una maniera nuovissima: non sono più papà e mamma che mi dicono cosa

devo fare. Io ho un nipotino di due anni che quando per terra, prima di

decidere se si è fatto male o no, se piangere o ridere, guarda la mamma e

il papà sono tranquilli lui sorride. Se loro gli dicono preoccupati "ma cosa ti

sei fatto!?!", lui scoppia a piangere. Pensate i bambini, cioè il fatto che lui

provi dolori dipende da come papà e mamma lo stanno guardando! Allora

non sarà che noi per raccontare la nostra storia abbiamo bisogno di un

paio di occhi che ci sappiano guardare anche nelle nostre fragilità?

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E per un ragazzo della vostra età questo venire di nuovo alla luce

finalmente ha messo da parte papà e mamma. Tanto che fino a qualche

tempo fa tornavate a casa e spontaneamente raccontavate tutto quello

che avevate fatto a scuola. Stasera voi tornerete a casa, mamma sta

cucinando e vi chiede "che hai fatto?". Rispondete in coro [tutti]: "Niente!".

Siete in piena adolescenza! Quel niente è la vostra benedizione! Perché

vuol dire che finalmente vi siete messi alla ricerca di quella parte più

interiore, più interna, che finalmente vuole venire alla luce e non si fa più

dire da papà e mamma come venire alla luce. Vuole farsi carico della

propria libertà! Allora quando tu chiedi a un ragazzo, senti ma tu che storia

sei venuto a raccontare? Viene una specie di vuoto qui, a questa altezza

[indica la pancia]. Perché la libertà non è qualcosa che sta li fuori, sta li

all'altezza della pancia; e tu lo senti quando ti prende. E allora sei li davanti

allo specchio che vorresti quasi mettere le mani dentro la specchio per

modellare la faccia che hai e adattarla alla storia che vuoi raccontare. Ma

purtroppo ti è capitata quella faccia! Ma la cosa bella è proprio questo: è

avere quella faccia! E allora tu cominci a modellare quella faccia: ti fai la

cresta, ti fai il piercing.. Io quando una mia alunna o un mio alunno entra

in classe, capelli verdi dico: oooh finalmente ci siamo,

stiamo cominciando a fare sul serio. Perché vuol dire che

è iniziata quella ricerca che prima era li un po' lì buonini

buonini, faccio quello che dice la mamma e il papà e

invece questa libertà che emerge da dentro. Io sono

venuto a raccontare qualcosa di unico, di irripetibile.

E vado alla ricerca di qualcuno a cui raccontarlo.

Infatti ti svegli la mattina, ti guardi allo specchio e 50% pensano: "Oh! Meno

male che c'è lei! Che c'è lui!" Quella ricerca di quel "tu" a cui poter

raccontare la mia storia, è quel "tu" che ci salva. È quel tu che abbiamo

imparato a dire da bambini prima ancora di dire "io", avete imparato a dire

mamma e papà prima di imparare a dire il vostro nome. Noi impariamo

"tu", prima di "io". E finalmente andiamo a cercare li fuori qualcuno a cui

poter raccontare la nostra storia, nella parte anche più fragile. Cioè, noi

vogliamo sapere di essere amati, non per quello che sappiamo fare, per

quello che abbiamo, per come appariamo ma per come siamo in

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profondità. Tanto che una delle prima cose che fanno due che si

innamorano è che cominciano a raccontarsi l'un l'altro. Consegniamo il

nostro cuore ad un'altra persona con tutti i rischi che questo comporta. Il

motto di quest'anno "Io do la mia vita", non è una specie che viene

dall'esterno e dice "ah si, il don mi ha detto che io devo dare la vita! Ma

che noia... Ma chi me lo fa fare!" Dare la vita è proprio radicalmente una

cosa che c'abbiamo dentro di noi, perché noi quando ci vogliamo

innamorare, quando vogliamo essere amati, quello che vogliamo fare è

mettere la vita nelle mani di qualcun altro. Io me lo ricordo ancora, primo

giorno della quarta ginnasio. Miriam... Miriam... E così per

tutto il primo mese, a ripetere questo nome con il migliore

amico che mi diceva "e dai, provaci.. Dai dai, forza forza!". C'è

quell'estasi, quell'uscire fuori di se per cui tu veramente

vorresti che la tua vita fosse guardata da quegli occhi. E quella

tua vita guardata da quegli occhi diventa improvvisamente

sensata e bella. È vero che vogliamo tutti questo?

Infatti la prima cosa che vogliamo dalla persona di cui ci innamoriamo è la

totale sincerità! Sapete, i romani (faccio un po' il professorino) quando

dovevano restaurare le statue che si crepavano a causa del tempo

mettevano nelle crepe della cera. Così che non si vedessero le ferite della

statua. Le statue particolarmente preziose non venivano riparate perché

avevano un valore anche con quelle crepe, infatti erano statue "sine cera",

sincere. Noi quando ci lasciamo amare da qualcuno facciamo vedere le

crepe. Allora ragazzi, siamo immersi in una cultura in cui non si può essere

meno che perfetti. Invece la nostra unicità passa molto di più da quello che

non abbiamo rispetto a quello che abbiamo.

Allora: c'è li fuori qualcuno che è capace di dirmi "ti amo" con tanto di

crepe che mi porto addosso? Questo cerchiamo. E a questo interlocutore

noi vogliamo dare la vita! Non ce l'ha spiegato nessuno: è qualcosa di

talmente radicale che è simile allo sbocciare di una rosa che dispone i

propri petali secondo la sezione aure di un segmento, ogni rosa fa questo.

Ogni mattina l'alba torna. Ogni anno la primavera torna. C'è una bellezza

nella realtà inesorabile, inarrestabile. Che opera costantemente. Solo che

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noi non la vediamo più, abbiamo sempre a che fare con le cose fatte dagli

uomini. E invece questa bellezza inarrestabile va avanti e questa bellezza

ce l'avete dentro. C'è un passaggio bellissimo del "Cantico dei Cantici" in

cui l'innamorato che sta corteggiando l'innamorata ad un certo punto le

dice: "tu sei tutta bella". Quando un ragazzo dice a una ragazza "tu se tutta

bella" è veramente innamorato. Attenzione, non si sta riferendo solo a un

discorso di forme e superfici, anche quello ci sta eh! Il "tutta" è in ogni

tempo, passato presente futuro. C'è qualcuno li fuori che mi sappia dire "tu

sei tutta bella" "tutto bello", sempre, comunque. Perché se c'è io gli do la

vita. Perché mi conviene! Così come volevo che quel "tu" di cui sono alla

ricerca diventasse il mio interlocutore perché io diventassi io. A volte

questo ci risulta difficile. Vi racconto un'altra storia.

C'è un bambino alle elementare che si comporta malissimo: fa i dispetti ai

propri compagni, dice parolacce ai professori e ad un certo punto ruba

delle cose e decidono di espellerlo dalla scuola. Plotone di esecuzione degli

insegnanti che lo accompagnano all'uscita. Questo è un bambino orfano,

abbandonato. Una maestra mentre lui esce scoppia in lacrime, allora lui si

ferma, torna indietro, la abbraccia, e gli dice: "da ora in poi mi comporterò

bene". La maestra gli chiede: "perché?". Perché nessuno aveva mai pianto

sulla mia vita. Allora io quello che vi suggerisco è questo: cercatevi quegli

interlocutori che sappiano piangere sulla vostra vita, quegli occhi che vi

sappiano dire "tu sei tutto bello" "tu sei tutta bella".

Io ho avuto la fortuna di avere occhi così durante il periodo dei 15/16/17

anni. E vi racconto solo di tre persone che sono state questi occhi per me.

- I primi sono i miei genitori: 46 anni di matrimonio, sei

figli, quindi una vita spesa per noi, che si amano tuttora

come allora. Qualche tempo fa c'era la presentazione di

uno dei miei libri a Milano e si sono presentati a sorpresa:

fra il pubblico vedo due che assomigliano ai miei

genitori... Perché erano loro! E loro mi hanno amato così

tanto quando sono stato bambino e adolescente, che mi hanno aiutato a

costruire dentro di me questa forza, questo essere tutto bello. Ma non

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perché sono bravo a fare le cose, ma perché sono stato amato

profondamente. A percepire la mia vita come unica, come la rosa che

esplode e da tutto il meglio di se.

- Il secondo. Il mio professore di lettere, che mi prestava i suoi libri preferiti.

Mi confidava il suo segreto di professore. "Alessandro, questo è il mio libro

di poesie preferito, te lo presto, me lo restituisci fra due settimane". E io

che come tutti gli studenti studiavo una volta si e una volta no, in tre

settimane mi leggevo tutto quel libro.

- Terza persona. Padre Giuseppe Puglisi, professore di

religione del mio liceo. Un uomo che aveva fatto il ritratto di

Dio con il suo corpo. E che un giorno, forse qualcuno la storia

non la conosce, al quarto anno di liceo (l'anno prossimo

sono vent'anni) non è tornato in classe: perché gli avevano

sparato nel quartiere dove portava i suoi ragazzi a fare

volontariato. Sapete come è stato ammazzato, è stato ammazzato da un

sicario, un ragazzo, che cinque anni dopo si è pentito e ha cominciato a

collaborare con la giustizia. Sapete cosa ha detto nell'interrogatorio questo

assassino? Ha detto: "in questi cinque anni io non mi sono pentito per il

fatto di avere ucciso quell'uomo, ma per la maniera in cui quell'uomo mi

ha sorriso quando io stavo per sparargli". Allora voi capite cosa è fare il

ritratto di Dio? È dire ad un uomo che ti sta per uccidere: "tu sei tutto

bello". È quell'uomo che ha quel sorriso piantato dentro di se e sa che è

molto di più di quello che sta facendo.

Questi sguardi, questi ritratti di Dio che io ho ricevuto da persone che

facevano semplicemente il loro mestiere. Dei genitori che fanno i genitori,

un professore che faceva il professore, un sacerdote che faceva il

sacerdote. Ho ricevuto quella forza che mi costringe ogni giorno, con gioia,

a dare la vita. Allora io vi auguro di costruirvi dentro di voi questo nucleo

forte, indistruttibile, che vi porterà in maniera quasi naturale, spontanea,

a un debito di riconoscenza e a portare quella unicità che siete venuti a

portare agli altri. Ma! Facendo quello che sapete fare.. A me entusiasma

che Nostro Signore trenta di trentatré anni li ha passati a fare tavoli. Ripeto:

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trenta di trentatré. Cioè, non è che è venuto a farci la lezioncina dal

deserto, un personaggio misterioso: "ragazzi, vi siete comportati male,

adesso vi spiego io come si fa". Per trent’anni ha fatto tavoli, certo: tavoli

da Dio!

Capite che non c'è niente della vostra umanità che rimane fuori da quello

sguardo: perché ha sudato, ha avuto fame, ha piallato, ha riparato, ha fatto

tutto quello che ad uomo è concesso di fare. Per trenta di trentatré anni. E

allora tutto quello che io ho da fare ogni giorno, lì, in quelle cose lì io trovo

Dio. Cioè voi immaginatevi: io trovo Dio nel fare lezione, io trovo Dio nel

preparare una lezione, io parlo con Dio mentre scrivo. E quello sguardo che

mi guarda in quella maniera di cui vi parlavo prima mi consente di

raccontare così la mia storia. Tanto che quando la mia storia finirà e io mi

troverò a faccia a faccia con Lui, mi dirà: "ti sei comportato bene?" No, non

mi chiederà questo. Mi dirà "Alessandro, sei stato Alessandro?". Perché il

peccato è questo: è non essere se stessi. E lo chiederà a ciascuno di voi, e

se avrete raccontato la vostra storia che emerge da dentro di voi, perché

in ciascuno di voi ci sono dei talenti che emergono a poco a poco e ci

vogliono quegli sguardi che li riconoscano e che li facciano fiorire, sarete in

paradiso. Ma perché il paradiso è già cominciato! Noi ci facciamo questa

idea che inferno, paradiso e purgatorio sono cose che vengono dopo, sono

già adesso. Uno lo può dire "la mia vita è un paradiso", "la mia vita è un

inferno": lo diciamo no?

Finisco, che mi sa che mi sono già dilungato troppo!

Siete chiamati a essere ritratti di Dio. Ma la cosa più

divertente di Dio, è che nel tentativo di fare il suo

ritratto attraverso le cose che sai fare, quello che

scopri è che il ritratto te l'ha fatto Lui. Tu

semplicemente gli hai prestato i colori, e questa è la libertà. Decidere se

prestare i colori a Dio o no.

Voi, noi, ciascuno di noi è il sogno di Dio. E quindi se anche quei "tu" che ci

andiamo a cercare ci deluderanno c'è un "TU" a cui noi ogni giorno noi

possiamo raccontare la nostra storia. E Lui la rimette apposto. La rimette

apposto! Tu fai uno schizzo sbagliato sulla tua tela e Lui usa quello schizzo

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per fare una cosa ancora più bella. E dice: "guarda, adesso ti stupisco! Tu

l'hai voluta rovinare? E io faccio una cosa ancora più bella!" Chiudo con

questo: non sono chiacchiere. Sono parole della Scrittura. Geremia, lo

racconto sempre, è il mio personaggio della Bibbia preferito. È un ragazzo

che ha un difetto: è balbuziente. Ad un certo punto Dio lo chiama e gli dice:

"Geremia, Geremia! Ti devo chiedere una cosa. Puoi fare il profeta?". Ah,

ah! Cioè scusi, c'è un difettino di fabbrica, ci potevamo pensare prima? A

me piace sempre questo senso dell'ironia di Dio. Noi abbiamo sempre

questa idea di Dio con la barba lunga, noioso... Invece ha grande ironia:

cioè uno che ha inventato la giraffa! Ditemi voi se non è un comico... Un

animale che se beve l'acqua e poi rialza il collo troppo in fretta sviene!

Vabbé... Allora, lo chiama e Geremia dice "ma io sono balbuziente, sono un

giovane, non sono capace..", e Dio gli risponde: "Geremia, ma io ti

conoscevo prima che tu entrassi nel grembo di tua madre".

Sostituite il nome Geremia col vostro: "Alessandro, io ti conoscevo prima

che tu entrassi nel grembo di tua madre. E tu sei tutto bello: balbuzie

compresa. Perché adesso io ti faccio fare il profeta e tu col fatto che

balbetti non dimenticherai mai che questo è un dono che ti ho dato io. Tu

goditela a farlo. Soffrirai...". Geremia è uno che dovrà soffrire per fare la

sua missione, ma è conosciuto da Lui prima di entrare nel grembo. I vostri

genitori vi hanno voluto, vi hanno sognato. Ma voi siete voluti e sognati da

sempre e per sempre.

Ultimo libro della Sacra Scrittura: Apocalisse. Cosa

dice: "A ciascuno di noi quando finirà la nostra vita

verrà dato un sassolino bianco con su scritto il nostro

vero nome". Allora quella cosa che vi dicevo prima, che

ci verrà chiesto "sei stato Alessandro?" non è una

battuta, non è una finzione. È che finalmente nel volto di Dio vedremo chi

eravamo veramente e tutto il tempo che abbiamo perso perché ci

addormentiamo a non essere noi stessi.

E allora qui veramente chiudo. Lasciatevi attraversare da quello sguardo e

vi assicuro: nella mia vita tutte le volte che sono andato in crisi è bastato

rimettersi sotto quello sguardo e poter raccontare di nuovo la mia storia.

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Ci sono momenti della vita in cui tu questo arazzo che stai facendo con i fili

dal retro; sapete come si fanno gli arazzi? Si cuciono da dietro. E tu da

dietro vedi una serie di nodi, di cose che non si capiscono, di colori confusi

e poi ad un certo punto Dio ti chiama e dice "Alessandro vieni dall'altra

parte"... Oh cavolo, stavo facendo quello? Non lo sapevo... Stavo facendo

quello? È che Lui già lo vede e ci difende, ci protegge da noi stessi. Avete

una possibilità: come il giovane ricco. A cui ad un certo punto Gesù prima

di dire cosa fare nel Vangelo si dice "Guardatolo, lo amò". Guardatolo, lo

amò. Gli entra fin dentro il cuore e gli dice: "Tu sei mio". A quel punto tocca

a lui decidere, lui se ne andò triste. Di lui non sappiamo neanche il nome,

se ci pensate nel Vangelo è riconosciuto come il giovane ricco. È rimasto un

senza nome. Invece chi ha il coraggio, e coraggio ce ne vuole, di dire di Sì

riceve un nome. Quel nome è la sua storia, così come dice un poeta

spagnolo che amo molto: "Tu mi hai scelto, fu l'amore che scelse. E quando

mi hai scelto mi hai liberato dal nulla, dal fatto di non avere un nome.

-------------------------

La preghiera per scegliere (San Francesco)

1038 1. Il servo dell'Altissimo, in questa sua nuova esperienza, non aveva altra

guida, se non Cristo, perciò Cristo, nella sua clemenza, volle nuovamente visitarlo

con la dolcezza della sua grazia.

Un giorno era uscito nella campagna per meditare. Trovandosi a passare vicino alla

chiesa di San Damiano, che minacciava rovina, vecchia com'era, spinto dall'impulso

dello Spirito Santo, vi entrò per pregare. Pregando inginocchiato davanti

all'immagine del Crocifisso, si sentì invadere da una grande consolazione spirituale

e così pregava:

Alto e glorioso Dio, illumina le tenebre del cuore mio.

Dammi fede retta, speranza certa, carità perfetta,

umiltà profonda, sapienza e conoscenza.

Signore, che io faccia la tua santa e verace volontà. Amen.

e, mentre fissava gli occhi pieni di lacrime nella croce del Signore, udì con gli orecchi

del corpo una voce scendere verso di lui dalla croce e dirgli per tre volte:

“Francesco, va e ripara la mia chiesa che, come vedi, è tutta in rovina! ”.

[Dalla Legenda Maggiore di S. Bonaventura]

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canti 1. COME FUOCO VIVO

Come fuoco vivo si accende in noi

un'immensa felicità

che mai più nessuno ci toglierà

perché Tu sei ritornato.

Chi potrà tacere, da ora in poi,

che sei Tu in cammino con noi.

Che la morte è vinta per sempre,

che ci hai ridonato la vita

Spezzi il pane davanti a noi

mentre il sole è al tramonto:

ora gli occhi ti vedono,

sei Tu ! Resta con noi.

E per sempre ti mostrerai

in quel gesto d'amore:

mani che ancora spezzano

pane d'eternità.

2. COME TI AMA DIO

Io vorrei saperti amare

come ti ama Dio

che ti prende per mano

ma ti lascia anche andare.

Vorrei saperti amare

senza farti mai domande,

felice perché esisti

e così io posso darti il meglio di me.

Con la forza del mare,

l'eternità dei giorni,

la gioia dei voli, la pace della sera,

l'immensità del cielo:

come ti ama Dio. Io vorrei saperti amare

come ti ama Dio

che ti conosce e ti accetta come sei.

Tenerti fra le mani

come voli nell'azzurro,

felice perché esisti

e così io posso darti il meglio di me.

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Io vorrei saperti amare

come ti ama Dio

che ti fa migliore

con l'amore che ti dona.

Seguirti fra la gente

con la gioia che hai dentro,

felice perché esisti

e così io posso darti il meglio di me.

3. COME TU MI VUOI

Eccomi Signor, vengo a te mio re,

che si compia in me la tua volontà.

Eccomi Signor, vengo a te mio Dio,

plasma il cuore mio e di te vivrò.

Se tu lo vuoi Signore manda me

e il tuo nome annuncerò.

Come tu mi vuoi io sarò,

dove Tu mi vuoi io andrò.

Questa vita io voglio donarla a Te

per dar gloria al Tuo nome mio re.

Come tu mi vuoi io sarò,

dove Tu mi vuoi io andrò.

Se mi guida il tuo amore

paura non ho,

per sempre io sarò

come Tu mi vuoi.

Eccomi Signor, vengo a Te mio Re,

che si compia in me la tua volontà.

Eccomi Signor, vengo a te mio Dio,

plasma il cuore mio e di te vivrò

Tra le tue mani mai più vacillerò

e strumento tuo sarò.

4. DANZA LA VITA

Canta con la voce e con il cuore,

con la bocca e con la vita,

canta senza stonature,

la verità…del cuore.

canta come cantano i viandanti…

(canta come…)

non solo per riempire il tempo…

(non solo per…)

Ma per sostenere lo sforzo…

(ma per sostenere…)

Canta e cammina (2 volte)

Se poi, credi non possa bastare

segui il tempo, stai pronto e

Danza la vita, al ritmo dello Spirito.

Danza, danza al ritmo che c'è in te

Oh Spirito che riempi i nostri,

danza assieme a noi

Cammina sulle orme del Signore,

non solo con i piedi ma

usa soprattutto il cuore.

Ama…chi è con te

Cammina con lo zaino sulle spalle…

(cammina con…)

la fatica aiuta a crescere…

(la fatica aiuta…)

nella condivisione…

(nella condivisione)

Canta e cammina (2volte)

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5. ECCO IL NOSTRO SÌ

Fra tutte le donne scelta in Nazareth,

sul tuo volto risplende

il coraggio di quando hai detto “Sì”.

Insegna a questo cuore l’umiltà,

il silenzio d’amore,

la Speranza nel figlio tuo Gesù

Ecco il nostro Sì,

nuova luce che rischiara il giorno,

è bellissimo

regalare al mondo la Speranza.

Ecco il nostro Sì,

camminiamo insieme a te Maria,

Madre di Gesù, madre dell’umanità

Nella tua casa il Verbo si rivelò

nel segreto del cuore il respiro del

figlio Emmanuel.

Insegna a queste mani la fedeltà,

a costruire la pace,

una casa comune insieme a te.

Donna dei nostri giorni sostienici,

guida il nostro cammino

con la forza di quando hai detto “Sì”.

Insegnaci ad accogliere Gesù,

noi saremo Dimora,

la più bella poesia dell’anima.

6. SULLA SOLIDA ROCCIA

Ho cercato da sempre

nella mia libertà

come l’acqua che infine

arriva al mare.

Ho aspettato da tempo

l’occasione che poi

mi donasse lo slancio per amare.

Ho ascoltato il silenzio,

mi ha parlato di Te;

io Ti incontro nel vuoto

e scopro che...

Sei per me come solida roccia

sul Tuo amore la mia vita sarà...

Sei per me come solida roccia,

la Tua parola al mondo io porterò.

Ora posso fidarmi

ed ho capito chi sei

sei venuto per l’uomo per donare.

Sulla solida roccia

la mia casa costruirò

l’uragano non la farà cadere.

Tu sorgente d’amore

luce sui passi miei,

infinito sostegno adesso sei...

Come un figlio alla madre

chiede la verità

per poter nel cammino proseguire;

col medesimo amore

Padre, Tu parli a me,

fiducioso che io potrò capire.

Sei parola vivente, sei la mia libertà,

scelta per il mio tempo che verrà…

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7. INVOCHIAMO

LA TUA PRESENZA

Invochiamo la tua presenza

vieni Signor.

Invochiamo la tua presenza

scendi su di noi.

Vieni Consolatore

e dona pace e umiltà.

Acqua viva d'amore

questo cuore apriamo a Te.

Vieni Spirito, vieni Spirito,

scendi su di noi!

vieni Spirito, vieni Spirito,

scendi su di noi!

Vieni su noi Maranathà,

vieni su noi Spirito!

Vieni Spirito, vieni Spirito,

scendi su di noi!

Vieni Spirito, vieni Spirito,

scendi su di noi, scendi su di noi.

Invochiamo la tua presenza,

vieni Signor,

invochiamo la tua presenza

scendi su di noi.

Vieni luce dei cuori

dona forza e fedeltà.

Fuoco eterno d'amore

questa vita offriamo a te.

8. L’UNICO MAESTRO

Le mie mani, con le tue

possono fare meraviglie,

possono stringere, perdonare

e costruire cattedrali.

Possono dare da mangiare

e far fiorire una preghiera.

Perché Tu, solo Tu,

solo Tu sei il mio Maestro

e insegnami

ad amare come hai fatto Tu

con me se lo vuoi

io lo grido a tutto il mondo

che Tu sei,

l'unico Maestro sei per me.

I miei piedi, con i tuoi,

possono fare strade nuove

possono correre, riposare,

sentirsi a casa in questo modo.

Possono mettere radici

e passo passo camminare.

Questi occhi, con i tuoi,

potran vedere meraviglie,

potranno piangere, luccicare,

guardare oltre ogni frontiera.

Potranno amare più di ieri,

se sanno insieme a te sognare.

Tu sei il corpo, noi le membra,

noi siamo un'unica preghiera,

Tu sei il Maestro, noi i testimoni,

della parola del Vangelo.

Possiamo vivere felici,

in questa chiesa che rinasce.

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9. TU SEI

Tu sei la prima stella del mattino,

Tu sei la nostra grande nostalgia,

Tu sei il cielo chiaro dopo la paura,

dopo la paura d’esserci perduti

e tornerà la vita in questo mare.

Soffierà, soffierà,

il vento forte della vita,

soffierà sulle vele e le gonfierà di te.

Soffierà, soffierà,

il vento forte della vita,

soffierà sulle vele e le gonfierà di te.

Tu sei l’unico volto della pace,

Tu sei speranza nelle nostre mani,

Tu sei il vento nuovo sulle nostre ali,

sulle nostre ali soffierà la vita

e gonfierà le vele per questo mare.

10. VERBUM PANIS

Prima del tempo

prima ancora che la terra

cominciasse a vivere

il Verbo era presso Dio.

Venne nel mondo

e per non abbandonarci

in questo viaggio ci lasciò

tutto se stesso come pane.

Verbum caro factum est

Verbum panis factum est.

Qui spezzi ancora il pane

in mezzo a noi

e chiunque mangerà

non avrà più fame.

Qui vive la tua chiesa intorno a te

dove ognuno troverà

la sua vera casa.

Verbum caro factum est

Verbum panis factum est

Verbum caro factum est

Verbum panis…

Prima del tempo

quando l'universo fu creato

dall'oscurità

il Verbo era presso Dio.

Venne nel mondo

nella sua misericordia

Dio ha mandato il Figlio suo

tutto se stesso come pane.

Verbum caro factum est

Verbum panis factum est

Verbum caro factum est

Verbum panis factum est

Qui spezzi ancora il pane

in mezzo a noi

e chiunque mangerà

non avrà più fame.

Qui vive la tua chiesa intorno a te

dove ognuno troverà

la sua vera casa.

Verbum caro factum est

Verbum panis factum est (x2)

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11. LA GIOIA

Ascolta, il rumore delle onde del mare

ed il canto notturno

dei mille pensieri dell'umanità,

che riposa

dopo il traffico di questo giorno

e di sera s'incanta

davanti al tramonto che il sole le dà.

Respira, e da un soffio di vento

raccogli

il profumo dei fiori

che non hanno chiesto

che un po' d'umiltà.

E se vuoi, puoi gridare

e cantare che hai voglia di dare,

tu saprai che ancora nel cuore

può esister la felicità.

Perché lo vuoi, perché tu puoi,

riconquistare un sorriso,

e puoi cantare e puoi gridare

perché ti han detto bugie;

ti han raccontato che l'hanno uccisa,

che han calpestato la gioia,

perché la gioia, perché la gioia,

perché la gioia è con te!

E magari fosse un attimo vivila ti

prego

e magari a denti stretti

non farla morire,

anche immersa nel frastuono

tu falla sentire:

hai bisogno di gioia come me…

la… la…

Ancora, è già tardi ma rimani ancora

a gustare ancora per poco

quest'aria scoperta stasera;

e domani si torna

fra la gente che cerca e che spera,

tu saprai che nascosta nel cuore

può esister la felicità.

12. IL GIORNO ORMAI

SCOMPARE

Il giorno ormai scompare,

presto la luce muore,

presto la notte scenderà,

resta con noi Signore.

E in questa sera preghiamo,

venga la pace vera

venga la Tua serenità,

la Tua bontà Signore.

La grande sera ci attende,

quando la notte splende,

quando la gioia brillerà,

apparirai Signore.

A Te, creatore del mondo,

gloria la notte e il giorno,

gloria la Chiesa canterà:

acclamerà Signore.

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13. TRASFORMI IN GESÙ

Nella terra baciata dal sole

lavorata dall'umanità

nasce il grano ed un pezzo di pane

che Gesù sull'altare si fa.

Nelle vigne bagnate di pioggia

dal sudore dell'umanità

nasce l'uva ed un sorso di vino

che Gesù sull'altare si fa.

Con la vita di tutta la gente

noi l'offriamo a te, Padre e Signore,

il dolore e la gioia del mondo

tu raccogli e trasformi in Gesù.

14. TU SEI VIVO FUOCO

Tu sei vivo fuoco che trionfi a sera, del mio giorno sei la brace. Ecco, già rosseggia di bellezza eterna questo giorno che si spegne.

Se con te, come vuoi, l’anima riscaldo, sono nella pace.

Tu sei fresca nube che ristori a sera,

del mio giorno sei rugiada. Ecco, già rinasce di freschezza eterna questo giorno che sfiorisce. Se con te, come vuoi, cerco la sorgente, sono nella pace.

Tu sei l’orizzonte che s’allarga a sera,

del mio cuore sei dimora. Ecco, già riposa in ampiezza eterna questo giorno che si chiude. Se con te, come vuoi, m’avvicino a casa, sono nella pace.

Tu sei voce amica che mi parli a sera, del mio giorno sei conforto. Ecco, già risuona d’allegrezza eterna questo giorno che ammutisce. Se con te, come vuoi, cerco la Parola, sono nella pace.

Tu sei sposo ardente che ritorni a sera, del mio giorno sei l’abbraccio. Ecco, già esulta di ebbrezza eterna

questo giorno che sospira. Se con te, come vuoi, mi consumo amando, sono nella pace.