LA “SCENA ORIGINARIA” DEL VANGELO LETTURA: Isaia 45,1-8; EPISTOLA: Lettera ai Romani 9,1-5; VANGELO: Luca 7, 18-28 La terza domenica di Avvento ha come titolo “Le profezie adempiute” e si ricollega agli annunci profetici che avevano prefigurato la venuta del Messia inviato dal Cielo per la liberazione di Israele dall’esilio e per un’era di giustizia. Nella LETTURA Isaia invoca così l’inizio dell’era nuova: «Stillate, cieli, dall’alto e le nubi facciano piovere la giustizia; si apra la terra e produca la salvezza e germogli insieme la giustizia». La cosa inaspettata è che il Signore, per liberare Israele, si servirà di Ciro, re di Persia, che nemmeno conosce il Dio di Israele. Le profezie si compiono, ma le vie che Dio sceglie spesso non coincidono con le nostre aspettative e con l’idea che ce ne siamo fatti. Nel VANGELO accade così anche a Giovanni Battista, che la gente identificava con il profeta Elia tornato in vita per preparare la venuta del Messia. Il Battista, quando viene a sapere ciò che Gesù compie (ha guarito Giudei e pagani, ha mangiato con i peccatori, ma non ha compiuto la “vendetta di Dio”), è preso da un dubbio. Per questo manda due suoi discepoli da Gesù a chiedergli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Come risponde Gesù? “In quello stesso momento”, registra l’evangelista, “Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi”. Potremmo definire tutto questo la scena originaria del Vangelo. È facilissima, la possono capire anche i bambini, e persino Giovanni Battista; per questo Gesù dice: «Andate e dite a Giovanni Battista: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, […] ai poveri è annunciata la buona notizia». Ecco che cos’è la venuta di Dio, ecco chi è Dio per Gesù di Nazaret. Il segno essenziale con il quale Dio si rivela è il gesto della liberazione dal male. Tutte le volte che si produce questo gesto, lì si produce una dimostrazione dell'esi- stenza di Dio nel senso inteso da Gesù: Dio come Padre, anzi Abbà (papà), come lo chiama Gesù. A Giovanni e ai suoi discepoli in crisi su questo, Gesù ha dovuto ribadire che «fra i nati da donna non vi è alcuno più grande di Giovanni», aggiungendo però che «il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui». Un piccolo del Regno è chi accetta come rivelazione di Dio la scena in cui il Figlio, che lo rappresenta, è circondato dai peccatori, parla con le donne, guarisce i malati... Anche i bambini possono capire! Ma non è così semplice. San Paolo nell’EPISTOLA ci ricorda che gli Israeliti “hanno l’adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse; […] da loro proviene Cristo secondo la carne”; eppure – lo dice con “grande dolore” – non hanno accettato il Vangelo della grazia per tutti. Così sono quelli che obiettano: "Ma se Dio è questo, allora io che ho fatto tutti i primi venerdì del mese, ho fatto il catechismo, che cosa ci guadagno? Se Dio è questo, tutti fanno quello che vogliono". Qui si perde di vista l’essenziale, magari pensando di custodire grandi valori, e si finisce per perdere la grazia e la vita eterna! Conoscendo queste difficoltà, Gesù dice: «Beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!». Come san Paolo, preghiamo e soffriamo perché non accada a nessuno di scegliere la morte piuttosto che la vita e perché tutti sentano la gioia di ricevere e donare la liberazione dal male. (Rid. e adatt. da brani di M. Bove e P. Sequeri)