-
tando, peraltro, lo scenario che viene sem-pre pi nettamente
delineandosi di un este-so e coeso strato sabellico arcaico
centro-meridionale precedente alloschizzazione.
2. Questa tradizione presannita, moltoomogenea per tratti
linguistici, conta undossier in realt articolato nella
dimensionealfabetica per il caratteristico plurigrafismoche
accompagna il plurilinguismo nei centricampani e che metteva a
disposizione unapluralit di modelli alfabetici;
purtuttaviacontraddistinto dalla solida presenza di ele-menti
afferenti alla rete delle tradizioni al-fabetiche paleoitaliche,
dalle quali lo stessoosco nazionale eredita infine i segni per ed .
Ripartito su base grafica, ildossier, recentemente rianalizzato in
parti-colare da Poccetti3, allo stato attuale com-prende:
2.1. i graffiti di VI-V sec. a.C. dellarea no-cerino-sorrentina,
ad oggi quattro iscrizionied un certo numero di monogrammi,
redat-ti nel particolare alfabeto nucerino odopico4:ST Ps 4
(Nuceria A.): |bruties||esum||( ) )ST Ps 5 (Vico Equense): |ef
ies||esum: p[-
225
1. Il panorama delle variet linguistiche te-stimoniate nella
fascia tra Lazio meridiona-le, Campania e Bruzio tra VI e V sec.
a.C. co-stituisce uno dei comparti dellitalicisticache hanno
registrato i maggiori progressinellultimo quindicennio, in
conseguenzadellimportante incremento del materialeepigrafico e
degli studi conseguitine. Diquesto nuovo materiale fanno parte
tutti etre i documenti epigrafici riferibili allareacompresa tra
ambiente volsco e campanoproprio, incluso il recentissimo
graffitopubblicato da Lauria2. Associarli agli Au-runci storici
questione delicata per i cave-at opportunamente richiamati da
DanieleMaras nel parallelo intervento in questi At-ti, relativi
alle molteplici incertezze ed am-biguit pendenti su tale ethnos,
nonch adun certo tasso di insicurezza gravante sullaprovenienza di
parte dei reperti. Ci posto,di per s quello che risulta da tale,
pur esi-gua, documentazione una chiara solida-riet con la restante
documentazione pre-sannita per tratti linguistici ed
alfabeticinellinsieme; il che orienta per il pieno inse-rimento
della lingua di quei testi entro il fi-lone di tali variet
presannite, e delineavirtualmente un quadro di sostanziale
con-tinuit con larea campano-bruzia, compat-
1 Ringrazio per lospitalit in questi Atti la benevolenza del
Prof. Mario Pagano e del Dr. Ugo Zannini, al quale so-no grato
anche per le proficue segnalazioni in tema di toponomastica calena;
sono altres grato a Daniele Maras,Sergio Neri, Giulio Giannecchini
e Riccardo Massarelli per le proficue, sodali discussioni su vari
aspetti di tutta latematica; alla Dr. Valeria Sanpaolo, al Sig.
Giovanni Cirella, allArch. Silvano Tanzilli e al personale del
Museo Ar-cheologico Nazionale di Napoli e del Museo Archeologico
Nazionale di Cassino per la cordialit, la collaborazionee la
disponibilit ad esami autoptici e riprese fotografiche delle
iscrizioni della scodella del Garigliano e dellascet-ta di
Satricum; alla Prof. Marijke Gnade per una splendida fotografia di
questultimo reperto; infine al Prof. Lu-ciano Agostiniani, anche
per la guida in sede di analisi autoptica delle suddette iscrizioni
(22-23.10.2010). Va das che la responsabilit di tutto quanto qui
presentato ricade solo sul sottoscritto.2 Lauria 2011; Bellini,
Lauria, 2011.3 Poccetti 2010.4 Cfr. ora in particolare Russo 2005,
Triantafillis 2008, Poccetti 2010, Agostiniani 2010.
Aspetti linguistici delle iscrizioni presannitichedellarea
aurunca1
Alberto Calderini
-
gradi, dalluso di puntuazione interverbalerealizzata con segni
interpuntivi dalla ca-ratteristica fattura ad asta verticale o a
mol-teplici punti sovrapposti (nucerino , , ;sudpiceno , , ;
paleovolsco , (?), , , pale-oumbro ed anche secondo Rix7),
dallapresenza dei segni per le occlusive sonore edi ed a livello di
inventario grafe-matico (nel cui contesto il nucerino si di-stingue
per lattuale assenza di e per lapresenza del digamma semplice,
pratica-mente assente negli altri ambiti), dal trac-ciato
tendenzialmente squadrato e non in-clinato delle lettere a livello
formale, sul cuiterreno risaltano la a tre tratti e la a quattro
tratti. Estremamente signi-ficativo, ed ampiamente valorizzato, il
col-legamento esplicito tra nucerino e sudpice-no manifestato dalla
condivisione del di-gamma modificato mediante laggiunta dielementi
diacritici, in nucerino e insudpiceno, certamente introdotto per
rea-lizzare il segno per mancante in greco,ma differenziatosi nei
due ambiti tra i valoririspettivamente di e 8; la trasmis-sione,
poi, del digamma diacriticato dal nu-cerino alla scrittura
greco-achea del cippodi Tortora, dove = convive con il nor-male
digamma acheo f per [w] quale unicosegno aggiuntivo, eloquente
dellagganciodel presannita del Bruzio a tutto il filone at-traverso
il nucerino9. Questa rete di rappor-ti alfabetici aveva del resto
indirizzato Rix aindividuare nella scrittura nucerina lemer-genza
campana di una tradizione lato sensuunitaria opico-sudpicena in cui
ravvisarela matrice principale dellalfabeto osco na-zionale, in una
prospettiva che per ad oggi largamente ridimensionata. Nello stesso
senso significativa la presen-za nellinventario delle scritture
presannitedella Campania dei caratteristici segni per ed ,
introdotti nelle scritture pale-oitaliche per notare
rispettivamente / / e/ / e, allingrosso, i glide velare e palatale.
Ilprimo, che formalmente si presenta con va-riazioni dello stesso
segno ] [ in tutte le
226
]l es: adaries: ( - )coll.Fluss 1 (Sorrento):
urufieis||pa-fieis|| ( 0)coll.Fluss 2 (Sorrento): arves( ,)
2.2. iscrizioni di VI-V sec. a.C. in alfabetogreco-acheo
dallarea tra il Bruzio e Saler-no, come soprattutto il cippo di
Tortora,che spicca per lunghezza e rilevanza5, maanche ad es. ST Ps
8 (Fratte): trebis(); la grafia greca ricorre anche intesti della
prima fase osca, come ad es. STCm 37 (Picentia): spur(is) (), per
iquali, cos come per i consimili testi pale-ooschi in grafia
etrusca ( 2.3), rimanesub iudice lattribuzione allosco invece chead
una variet presannita;
2.3. il plesso delle iscrizioni di VI-V sec.a.C. in lingua
sabellica e grafia etrusca dallaCampania, con picco tra Capua e
larea no-lana, con possibile inclusione dei testi pale-ooschi della
fase di transizione, nonch diuna nutrita serie di altri testi che
dubbiosiano in etrusco o in sabellico6.
3. In questo complesso di tradizioni grafi-che, lalfabeto
nucerino in particolare mettein risalto dal versante della grafia
lo strettolegame esistente tra le variet presannite equelle
paleosabelliche dellItalia centrale,tanto quanto le affinit
particolari e privile-giate lo confermano sul piano della
paren-tela linguistica ( 4). Tale alfabeto, infatti, scrittura
locale elaborata sul modello gre-co-euboico, che per si inserisce
pienamen-te nel quadro delle tradizioni paleoitaliche,per il cui
filone nellinsieme, difatti, la deri-vazione greco-euboica diretta
lipotesi piprobabile. Il nucerino infatti partecipa deitratti pi
caratteristici del paleoitalico cen-trale, a partire dalla
sostanziale indifferen-za per la direzione (in prevalenza
destror-sa), dalla mobilit nellorientamento deigrafi, opzionalmente
ruotabili di 90 o 180
5 Lazzarini, Poccetti 2001, Colonna 2001.6 Cfr. in generale
Colonna 1994, Cristofani 1996b.7 Che ravvede tale interpunto nel
testo paleoumbro di Poggio Sommavilla (ST Um 2): Rix 1996.8 Cfr.
soprattutto Agostiniani in stampa.9 Lazzarini, Poccetti 2001, pp.
38-47 (particolarmente pp. 45-47).
-
di parola. Laltra anomalia costituita dallaposizione coricata
del sigma, che nelle tradi-zioni paleoitaliche sembrerebbe evitata
ovecomporti conflitti: la parallela rotazione di90 gradi di in
nucerino (cfr. ST Ps 4versus Ps 5) non confliggente proprio per-ch
non realizzato con il sigma, allostesso modo in cui in paleoumbro,
in ST Um4 (Tolfa): setums: mom / face(#), coricatonon confligge con
il sigma, perch questo multilineare; tuttavia un parallelo
rintrac-ciabile proprio allinterno del dossier pre-sannita offerto
dal riconoscimento di m = proposto da Rix in ST Ps 1
(Nerulum):toutikes dipo teres , ed i due casi si confor-tano a
vicenda di nuovo nella prospettivadellaccoglimento di tendenze
paleotalicheallinterno della scrittura greco-achea pre-sannita. Il
grafo compare infine nel-liscrizione di IV sec. a.C. darea
sorrentinaST Cm 16: @, leggibile come vpi-neis o vpineis (e non pi
vhrineis o vri-neis dopo la revisione di M. Russo)12, ambi-gua per
inquadramento alfabetico ancheperch destrorsa ma rivelante una
matriceetrusca nelluso del segno per la sorda se,come pare,
lonomastico si relaziona a Vi-bius, e non ascrivibile in modo
conclusivo anessuno degli alfabeti-modello, greco(-eu-boico) ed
etrusco, n peraltro allalfabetoosco, ma contraddistinta piuttosto
da unavariegata commistione di elementi, sinto-matica del
plurigrafismo campano quale fu-cina dellalfabeto osco. A questo si
associa ilcaso della legenda monetale della fine delIV sec. a.C. ST
nCm 1: , irni, for-se significativamente di analoga ambienta-zione
sorrentina (data la concentrazionedegli esemplari a Punta della
Campanella):essa presenta accanto ad un theta cro-ciato tipico
della tradizione etrusco-campa-na del secolo precedente, direzione
del paridestrorsa (che sarebbe di per s un trattopoco significativo
in uniscrizione ottenutaa stampo se fosse un dato isolato), ma
unasoluzione gi pienamente osca, secondo ilchiarimento che si deve
a Poccetti, nella no-tazione come di quella che certa-
227
tradizioni paleoitaliche, verosimilmente ri-cavato per modifica
di mediante dia-critico, ed ereditato nella stessa fatturadallosco,
ha occorrenze poco certe in ambi-to presannita (anche a motivo
allidentitformale con etr. che ne rende ambigualagnizione), tra cui
ST Ps 15: [-(-)]iiumma[-(-)]er v iis secondo Rix, ma [2-3]iimmarul
.. apais secondo Colonna10. Il secon-do ha invece migliori evidenze
in ambitopresannita, dove occorre in tutti i casi nellanuova forma
che poi filtra nellalfabetoosco a partire dal 300 a.C. ca.,
divergenteda quelle a variazione di segni a quadratodel
paleoitalico centrale e verosimilmentericavata per diacriticazione
di in analo-gia al segno per (pur con un ambiguorapporto con i
segni per parallelo trapaleoitalico centrale, dove ugual-mente
realizzato con segni a quadrato, edambiente campano, dove lalfabeto
grecodisponeva di quale variante di ). In al-fabeto etrusco compare
in ST Ps 7 (Sta-bia): ahtca(s) sum (=), nonchin un titolo ambiguo
per attribuzione lin-guistica quale ET Cm 2.80 (5/4): pape sav-f
(). Nellarea sorrentinacompare in coll.Fluss 2 (Sorrento):
arves(,), nel quale, con Poccetti, vacertamente riconosciuto un
testo in alfabe-to nucerino, malgrado le anomalie nella no-tazione
di al cui riconoscimento obbli-ga levidenza testuale di un
onomastico in -es, al genitivo o al nominativo che sia, asua volta
supportata dai confronti onoma-stici con la serie dei gentilizi
latini Arvius,Arveius, Arvilius, etc. 11. La pi importantedi tali
anomalie costituita dalla realizza-zione di con un sigma a tre
tratti in luo-go del segno ad alberello compatta-mente presente
negli altri tre casi (ed atte-stato anche in monogrammi), che pu
giu-stificarsi nella prospettiva di unacommistione di elementi
alfabetici, e noninvece in termini funzionali, cio nel sensodi due
segni distinti per notare una secon-da sibilante, data lidentit del
contesto dioccorrenza, e dato peraltro che ricorrein tutti i
contesti, sia allinterno che in fine10 Colonna 1994.11 Poccetti
2010, p. 87.12 Russo 2005, p.96. Cfr. Poccetti 2010, p. 82.
-
presannitiche mostra omogeneit anchenelloscillazione di stessi
tratti, verosimil-mente indice di mutamenti in corso, e pe-raltro
anche in questo caso con significativecorrispondenze puntuali in
sudpiceno. Siricontra innanzitutto conservazione di *-dfinale tanto
in Campania che nel Bruzio:cfr. ad es. i gi citati p.s. fufuvod e
fefiked STPs 20, da Tortora, e tetet dedit Ps 20, daCapua; in
questo il presannita si mostra piconservativo del sudpiceno, che
presenta in luogo di *-d finale caduta (qup-rh ST Sp AP 2 e kupr AQ
2 < *kuprdAbl. avverbiale bellamente, e shh desuo TE 1, spolti
da Spoleto Sp BO 1).Quanto allesito dei dittonghi, per *-oy
fina-le, che in osco sempre conservato, il pre-sannita mostra
oscillazione tra 5 casi diconservazione, tutti dambito bruzio (ad
es. Ps 20, {} Ps 2) ed un caso dimonottongazione a Capua, viniciiu
Ps 3;sintomatico che lo stesso particolare esito,difforme anche da
quello umbro, che *-oy# > -, si trovi anche in sudpiceno,
pro-prio ugualmente in fluttuazione con esitiinvece conservativi:
s.p. titih ST Sp CH 2,puqloh AQ 1 ([k]aieh kaieis pu-qloh), di
contro ai molti pi casi quali titTE 5, posmi TE 5, 7. Per *-ey vi
la que-stione di quale valore morfosintattico sidebba riconoscere
negli onomastici con ter-minazione in -es, che potrebbero
legittima-mente essere non genitivi ma nominativi;ad ogni modo,
*-ey normalmente conser-vato in osco salvo che in una decina di
casiin tutto, mentre in umbro si monottonga in-; in sudpiceno
lesito fluttua tra conserva-zione e monottongazione (ad es. tefe TE
7versus tefeh CH 2 tibi); tra i genitivi, sihanno casi di dittongo
conservato (kaieisAQ 1, forse mreis CH 1) accanto a casicon
monottongazione, quali uelaimes estaties in CH 1, nonch apies esum
in TE4 con il dubbio residuo possa trattarsi di unnominativo;
nominativi in -es si hanno in-vece in apaes qupat[] di MC 1 e
apaispompnies di MC 2. Il dossier pressanni-ta conta da un lato
onomastici in -eis/-eis
228
mente la terminazione di locativo con po-sposizione -en di un
poleonimo con tema in*-yo-, cio con -i(n) < *-yey-en, come
nelcaso di o. hrtn. kerrin. nellorto cere-rio del bronzo di Agnone
(ST Sa 1)13. Da no-tare, solo cursoriamente, che la Wortbil-dung di
tema in *-yo- dovrebbe scartarelipotesi, gi dellAvellini e
sommessamenteriemergente, che si tratti del poleonimo diSurrentum,
con una grafia abbreviata perir(e)ni(n) nonch grecizzata secondo
lostesso modulo segestazib / egestaion ap-plicato alletnico
segestani nella doppiaforma tra elimo e greco nelle legende
mone-tali segestane14; a meno che non si vogliagiustificare la
grafia come notazionedella dentale palatalizzata nella
posizioneavanti alla vocale anteriore della termina-zione del
locativo.
4. Lanalisi dei tratti linguistici mostrati dalpresannita si
deve a due lavori fondamenta-li di Poccetti e Rix15, che hanno
portato al ri-conoscimento di una tradizione interna-mente omogenea
e ben distinta da quellaosca, ed invece strettamente collegata
alsudpiceno e al sabellico settentrionale piin generale. La
principale isoglossa privile-giata sudpiceno-presannita costituita
dal-la desinenza (aoristica secondaria) di 3.pl.del perfetto *-ond
discordante da quellaosca ed umbra *-ens, e condivisa peraltrodal
solo falisco in tutto litalico: in presanni-ta fufuvod, fufvod
fuerunt ST Ps 20 (versusfefiked Perf.3.sg. fecit), con *-ond >
-od; insudpiceno (apais) adstah ST Sp AP 2,[p]raistah Sp RI 1, con
*-ond > -h; infalisco f[if]iqod AF 1 finxerunt o fece-runt.
Comune a sudpiceno e presannita poi il tema pronominale esto-,
presente an-che in umbro ma assente in osco: p.s. estamST Ps 3,
s.p. estuf Sp TE 5, estufk AP 2,estas AP 3. Lega poi il presannita
allum-bro anche la modalit di espressione dellafiliazione con
patronimico aggettivale, maiattestata in osco: p.s. vinus veneliis
pera-cis ST Ps 3, u. vuvis titis teteies TI Ib 45.Al suo interno,
il panorama delle variet
13 Poccetti 2010, p. 85-87, con rimandi.14 Cfr. Agostiniani
1990, pp. 347-349, 356-359.15 Lazzarini, Poccetti 2001; Rix
2009.
-
con la stessa fluttuazione -is/-ies (eloquen-te i gi citati casi
incrociati di apaes p-pnis ST Sp MC 1 ed apais pompniesMC 2) che si
presenterebbe in presannita.Nominativi normali in -is in presannita
so-no attestati nei casi di trebis ST Ps 8 e vi-nus veneliis
peracis Ps 3, e peraltro pro-prio loscillazione -is/-ies
sembrerebbe sen-zaltro documentata nel cippo di Tortora innepis /
nepies nequis, per per il nomina-tivo singolare di un tema in *-i-;
se, comepare difficile negare, il caso di nepies so-vrapponibile a
quello dei temi in *-yo-, lamatrice dello sviluppo di questi
nominativiin -ies va individuata sul livello del muta-mento di
suono (ad es. quale fenomeno dis-similatorio agente su /i/ in
sillaba finaleatona), e non su quello di interventi
analo-gici16.Anche il dossier presannita relativo ad*esom sum si
mostra assai interessante esignificativo nellambito della tematica
deirapporti con le altre variet sabelliche.*esom la variante tonica
di *som, che laforma enclitica poi promossa a rimpiazzarela tonica
tanto in latino quanto in osco; inquestultimo ambito non si hanno
occor-renze di *esom, che al contrario si mostraforma saldamente
ancorata a tutta la tradi-zione sabellica settentrionale a partire
dallaquota sudpicena (ST Sp TE 4) fino alle pirecenti emergenze
sabino-capenati17 edumbre (arricchite ora da un nuovo graffitodella
fine del III sec. a.C. da Colfiorito chereca t[.] gabie(s). es u
)18. peraltro proba-bile, secondo una suggestione di Negri19,che la
forma sia rimasta in vita nelle varietdialettali sabelliche
dellarea laziale fino al-la completa romanizzazione, in virt
del-langolatura sabina dei recuperi antiquarivarroniani entro cui
compresa appuntolunica attestazione letteraria di esum in
la-tino20; il che, per inciso, contestualizzereb-be meglio la
stessa occorrenza ernica di esudel 300 a.C. ca., che costituisce
lunica iso-lata emergenza della forma tonica in unavariet di
(peraltro solo ipotetica) matrice
229
sicuramente al genitivo quali unico elemen-to di iscrizioni di
possesso: urufieis pa-fieis coll.Fluss 1 (Sorrento), pacieis
pa-ciieis Ps 6 or.inc. (Campania), venelieis vu-liieis ([weneeis
wu(i)jeis] < *wenel-eys*woll-y-eys) Ps 12 (Nola); dallaltro
formein -es/-es che sono sicuramente genitivi:toutikes dipo teres
di Giovepadre publi-cus ST Ps 1 (Nerulum), melmes in funzionedi
patronimico (Ps 2 or.inc. Bruttium:ovii{s}oi mam ioi{i} melmes ad
Ovio Mamiofiglio di Melmo); infine i casi soggetti adambiguit,
tutti riguardanti onomastici in -es/-es, che si trovano in
iscrizioni parlanticon *esom (io) sono, cio ef ies p[-]l es
eadaries Ps 5, bruties Ps 4, luvcies cna-viies ST Ps 13 (Nola), ed
anche quali unicoelemento di iscrizioni (di possesso): ma-merces
huinies Ps 11 (Nola), cnaives fla-vies Ps 14 (Nola), arves
coll.Fluss 2 (Sor-rento). Si pu aggiungere peraltro il
dossierpaleoosco di Saticula, che presenta la stessaoscillazione
tra il caso di kanuties sim STCm 24 e quelli di maceis sim Cm 23,
vipieisveliieis culchna sim Cm 22, veltinei(s) simCm 25, sempre in
iscrizioni parlanti con lalocale forma sim per (io) sono. Tutto
ciconsiderato, pur con lambiguit di partedei dati, le evidenze sono
comunque suffi-cienti per riconoscere nel presannita unacompresenza
di genitivi in -eys e genitivimonottongati in -s, anche in questo
casosignificativamente parallela a quanto mo-strato in sudpiceno.In
relazione ai casi di possibile nominativoin -ies in presannita va
meglio esplicitatoche, nelleventualit, si tratterebbe di formenuove
e particolari di nominativo di tema in*-yo- di pi recente sviluppo
rispetto alnormale -is (< *-yos con sincope di vocalebreve), che
sono anche in questo caso tipi-camente rare in osco (con una
diffusione si-gnificativa solo in ambito lucano), ed
invececaratteristiche del nord-osco tanto quantodel volsco, del
marso e dellequicolo, ciodelle variet umbro-sabine pi
meridionali;anchesse sono ben presenti in sudpiceno,
16 Cfr. per tutta la questione Agostiniani 2006, 2010.17 AF 389,
404, 465 = LSU 10-12, Capena, 300 a.C. ca.18 LSU 69; i casi noti
sono ST Um 17-20 da Colfiorito e pi incertamente Um 7 da Fossato di
Vico.19 Negri 2002.20 Varr. l.l. 9,100: sum quod nunc dicitur olim
dicebatur esum.
-
di VI-V sec. a.C. darea pi settentrionalecon le tradizioni
presannite campane, giindicato sul piano grafico dalla presenza
deltheta crociato in minaeis, caratteristicodella tradizione
etrusca della Campania eancora attestato nella penisola
sorrentinaalla fine del IV sec. a.C. Il ricorso al inluogo del
normale , che il grafo con cuilo stesso praenomen compare nelle
altre oc-correnze, tutte in osco (nelle forme non ab-breviate:
Gen.sg. o. minates ST Cp 25,Dat.sg. minat Si 2, Nom.sg. minaz Cm14;
cfr. probabilmente minat( ) Fr 11; cfr.il gentilizio minatis Cm 47
Nom.sg.), nondovrebbe collegarsi ad aspetti di funzionali-t ed
spiegata da Poccetti nel senso del-lutilizzo di una variante
grafica opzionaleper una lingua sabellica, messa a disposi-zione
dagli alfabeti circolanti prima del-lespunzione dei segni per le
aspirate dal re-pertorio conseguita alla fissazione dellalfa-beto
osco nazionale24. La stessa grafia diahuidies (), destrorsa,
riproponesignificativamente il medesimo amalgamadi tratti
caratteristico dei testi della Campa-nia soprattutto di fase
paleoosca, ed in par-ticolare permeata di elementi vicini
allatradizione paleoitalica quali limpostazionesquadrata, la
rovesciata e la (con iquali coerente anche il sigma a
quattrotratti). Riguardo a ahuidies, oltre alla formain -es (che
torna significativamente nellavariet dellarea del Liri nella
successiva fa-se osca, nel nuovo graffito i sies di IV-III sec.a.C.
da Aquinum edito da Antonini 2010,pp. 16-20), va notata la grafia
con inter-na assente nelle altre occorrenze di questogentilizio in
sabellico, anche in questo casotutte in osco: ahvdi Nom.sg.f. ST Po
51,avdiis Nom.sg.m. Po 8 (m(ina)z. avdiis.kl.), a#deies Nom.sg.m.
Lu 8 (statis 2av-deies. sta(tihis) 3kvais(tor)). La situazio-ne
dovrebbe inquadrarsi nel senso di unasincope vocalica stranamente
non ancoraoccorsa alla fine del VI sec. a.C. o, forse me-glio, non
registrata da una norma graficaconservativa, ed invece occorsa e
registrata
230
osca21. La presenza di *esom in presannita perci un ulteriore
elemento di vicinanzacon il filone sabellico settentrionale, ed
alcontempo conforta limpressione di una ge-nerale continuit tra
area campana e lazia-le, nella cui cornice va notato come sia
fintroppo ben collocata lunica attestazioneepigrafica di esom nel
latino arcaico, oltre-tutto abbinata proprio al titolo
aurunco-presannita ST Ps 10 in una situazione peral-tro di
quasi-bilingue, specialmente in unadelle interpretazioni correnti (
10). Inpi, il presannita lunica variet in tuttolitalico a mostrare
attestate contempora-neamente la forma tonica (p.s. esum in STPs 4
e 5) e la clitica (s.p. sum in Ps 7 e 13), esi pu allora rilevare
come in rapporto aduna tale vitalit della variazione
sincronicadelle forme per sum si trovi ben contesta-lizzata anche
lulteriore variante sim atte-stata nel paleoosco della realt locale
di Sa-ticula22 (a prescindere dalle incertezze chegravano
sullorigine di tale forma, come pe-raltro sulla genesi della stessa
forma *esome della 1.pl. *somos, per le quali ultime lasoluzione
finora migliore quella prospet-tata da Dunkel della continuazione,
per la1.sg., non della forma del presente indicati-vo PIE *h1es-mi,
ma della 1.sg. *h1s-o-mdel vecchio congiuntivo non continuato
initalico, che avrebbe poi attratto nel vocali-smo la 1.pl.)23.
5. Rispetto a questo quadro, i limitati datilinguistici dallarea
aurunca sono allora in-dicativi proprio perch vi si inseriscono
inmodo del tutto coerente, riproponendo,nelle terminazioni
presentate dalle due for-me onomastiche minaeis e ahuidies (STPs 9
e 10), la medesima caratteristica oscil-lazione tra forme
conservate e monottonga-te se sono entrambi genitivi, oppure una
ul-teriore forma innovativa di nominativo in-ies nel caso ahuidies
abbia tale funzionemorfosintattica. Da entrambe le prospetti-ve
risulta avvalorato il dato pi importante,che quello del legame di
questi documenti
21 ST He 3: c. titieis. esu.22 ST Cm 22: vipieis veliieis
culchna sim, Cm 23: maceis sim, Cm 24: kanuties sim, Cm 25:
irela(s) sim, Cm 26:veltinei(s) sim.23 Dunkel 1998; cfr. Joseph,
Wallace 1987.24 Poccetti 2010, p. 85.
-
6. Quanto al testo aurunco di pi recenteacquisizione, della
seconda met del V sec.a.C., gi stato debitamente valutato
dal-lEditore, e ribadito qui da Daniele Maras,come laspetto
grafico-alfabetico costituiscadi per s un dato significativo nella
misurain cui lo riunisce pienamente alla tradizionescrittoria
dellarea campana. Letta comekail en[-], la forma superstite
rimandaevidentemente al plesso delle forme ono-mastiche chiamate in
causa dallEditore,che vanno dai praenomina etr. kaile/caile,fal.
cailio, o. kal, ai gentilizi derivati etr.cailina, lat. Caelius
(lat.arc. Kaili(os)/Cai-li(os)), ed altri29. Tuttavia, tanto sotto
ilprofilo dellevidenza paleografica che suquello dei riscontri,
sembra pi opportuna,e ben pi significativa, laltra lettura
pro-spettata ma scartata dallo stesso Editore,vale a dire
kaluen[-?-], cio (darimarcare con e non sul piano al-fabetico). Nel
grafo letto , infatti, la pre-senza del secondo tratto ineludibile,
e tro-va conferma nella scia di prolungamentodel tratto provocata
dal trascinamento delpunteruolo sulla superficie a crudo dopo
lostacco dal tratto grafico vero e proprio, inci-so appunto con
andamento a salire. Lo stes-so si riscontra nel caso dei tratti
obliqui di, con andamento a scendere, e apparen-temente dello
stesso tratto mediano di ,che sembra del pari inciso con andamento
asalire e perci costituisce un parallelo cal-zante anche per
langolo formato con il trat-to verticale al punto dorigine in
basso. Peril quarto grafo la lettura esclusa nonsolo dalla presenza
di una precedente (edifferente), ma anche dalla troppo
precisascalfittura della superficie rispetto al trac-ciato di una ,
nonch dallinclinazione edallincidenza dei due tratti in relazione
allalinea teorica.
7. Ci che consolida questa lettura sono i ri-scontri, giacch
formazioni compatibili, ono-
231
nelle successive occorrenze in osco, comeperaltro in latino, nel
cui ambito il gentiliziocompare nella stessa forma sincopata,
cer-tamente trapassata dallosco a giudicaredalla distribuzione di
lat. Audius concen-trata a meridione ed in particolare in
Cam-pania25. La forma doveva presentare, alme-no in origine, non un
dittongo */au/, mauna sequenza */a.wi.d(i)j/, ed in
questaprospettiva pu trovare una giustificazionenon, in s, la
grafia con digamma dellosco,che risponde comunque alle logiche
gene-rali della notazione dei dittonghi negli alfa-beti oschi (cfr.
ad es. o. klavdis ST Me 4),quanto invece quella con in presanni-ta:
questa dovrebbe infatti rientrare nellacongerie degli usi meramente
grafici di noti a tutte le tradizioni sabelliche, qui
spe-cificamente utilizzata come marcatoredelleterosillabicit della
sequenza, peraltroin un alfabeto che pare impossibilitato a
di-stinguere [u] e [w]; non inverosimile, dal-tra parte, che al
confine sillabico potessecorrispondere leffettiva presenza di un
col-po di glottide, in modo analogo a quanto ri-costruito da
Adiego26 per il sudpiceno neicasi di iato ingeneratosi a seguito di
mo-nottongazioni (cfr. s.p. sas /s .ais/ /ka-luwis/) o /lwj/ (ad
es. Gen.sg. /kalwjeis/ >/kaluwjeis/) dovuto a fatti di
naturalezzafonologica ed in assenza di anaptissi ante-riore.
Fenomeni di questo tipo, ammissibilia priori in chiave
fonologico-naturale per-ch rientrano nelle dinamiche di
riparazio-ne di un contatto sillabico cattivo, sonoespressamente
attestati in osco nei casi, inrealt speculari a kaluvis, di
tematizzazio-ne di temi in *-u-, dove la sequenza /uV/sviluppa
dalla vocale poteriore il glide [w]nello iato, come in o. fatuves
(Gen.sg.m.),fatove (Voc.sg.m.) = lat. Fatuus87, ed o. e-tiuva- se
tematizzazione al femminile di unastratto in *-tu-88; in questi
casi il carattere
234
runcina Calauiana attestata a Filippi80, delcognomen Calauina
sembra suggellatalorigine italica, nonch un significativorapporto
proprio con larea aurunca. Per la maggior parte le forme di questo
ples-so onomastico si collegano allaggettivo cal-vo, lat. caluus,
che in latino realizza diretta-mente anche cognomina. Questultimo
do-vrebbe essere formazione identica ad anticoindiano kulva calvo,
e perci continuare laformazione aggettivale PIE *kH-wo-, che
inprotoitalico esita in *kal-awo- per una di-stinzione nellesito
del gruppo sonorante sil-labica + laringale (H) in posizione
inter-consonantica tra i contesti in sillaba tonica,con un esito
/ala/ (CHC > CaRaC), ed insillaba atona, dove lesito quello
normalein /l/ (il tipo CHC > CRC delle c.d. so-nanti lunghe
indoeuropee)81. Alternativa che la formazione continuata in italico
pre-senti il grado apofonico pieno nel suffisso,con una trafila PIE
*kH-ewo- > p.it. *kal-owo- dovuta allesito PIE *ew > p.it.
*ow ealla regolare vocalizzazione come /aR/ delgruppo H
antevocalico (HV > aRV [R = r,l])82. In ognuno dei due casi
(p.it. *kalawo-oppure *kalowo-), le forme latine sono sin-copate,
come in saluus salvo; in quelleosche, kalaviis, (lat.) Calauius,
pg. cala-uan(s), la /a/ reinsorta per anaptissi ante-riore dopo la
sincope (*kala/owo- > *kal-wo- > *kalawo-), come in o.
salaviis ST Cp3 Nom.sg.m.83. Per inciso, nei temi in *-wo-il
Nom.sg.m. subisce generalmente il sam-prasarana *-wos > -us per
la sincope dellavocale breve finale, in parallelo a *-yos >
-isper i temi in *-yo- (cfr. Nom.sg.m. o. facusfactus ST Lu 1 <
p.it. *fak-wos)84 ; ma neitemi in *V-wo-, come o. salavs ST Cm
18,salavs Lu 40 Saluus, il Nom.sg.m. non vaobbligatoriamente
considerato restituitosugli altri casi della flessione (Gen.sg.
*sa-
80 AE 1991, 1428.81 Cfr. ad es. lat. (g)ntus, pg. cnatois (gr.
-gnhtoj, gall. -gnatos) < PIE *h1-t- (CHC) versus lat. genitor
< p.it.*genatr < PIE *enh1-tor- da PIE *enh1- generare. Cfr.
Meiser 1998, p. 108.82 Meiser 1998, p. 109.83 RCV2 > 1RV1CV2
come ad es. in pg. alafis Nom.sg.m. (Pg 2), o. alafiom Acc.sg.m.
(Lu 43) = lat. Alfius, etc.:Planta 1892-97, I, pp. 257-258. Cfr.
sotto, 9.84 Cfr. Buck 1904, p. 60.85 ST Onomastikon, p. 140.86 IEW
554.87 ST Hi 6 Aeclanum; Lu 13 Tricarico. Cfr. WOU 268.88 o.
etiuvam ST Po 3, etiuvad Sa 4, Po 3, 4, 13, 16, etiuva[d] Sa 13,
etiuv[ad] Po 14. Cfr. WOU 211.
-
tendone, appunto, quantomeno linsorgen-za nella fase precedente
allazione del-lanaptissi, ed al limite la lessicalizzazionedella
forma e/o la sua fissazione nella nor-ma grafica. Diventa pertanto
prioritariochiedersi se e quanto il caso di *kalw-yo- >kaluvis,
kalviis* possa relazionarsi conle particolarit dellanaptissi a
Capua. Las-senza dellanaptissi posteriore in alcuniambienti del
sabellico meridionale indicache questaltro tipo di anaptissi pi
tar-
235
secondario della sequenza nespiega anche la resistenza alla
sincope. Nel-le formazioni in *-uwyo-, originate dalladerivazione
in *-yo- da temi in *-u- (ad es.p.it. *pk-s *pk-yo- versus p.it.
*pk-u- *pk-uw(-)yo-), e dunque anchesseesempi di sviluppo di una
sequenza /u.w/(od /o.w/), si trovano grafie quali o.pakvhis (praen.
Gen.sg.m.) o ms. pacuies(gent. Nom.sg.m.)89; il che sembra
implica-re lesistenza di un continuum di variet soprattutto
diafasiche riflesso nella nor-ma grafica, che ammette ai due poli
forme(sincopate ma) rivocalizzate, forme inveceridotte (al limite
anche per grafia econo-mica), normalmente sincopate, allegro-forme,
e cos via. Nella stessa prospettiva sipu perci inquadrare la forma
o. kaluvis/ kalviis* quale variante diafasica e grafi-ca di
*kalvis, per esclusivamente ammet-
89 Rispettivamente ST VM 3 e Lu 40.90 Cfr. Meiser 2010.91 Planta
1892-97, I, 268-270. Cfr. oltre, nota 112.
do90, e inquadra tutto il fenomeno del-lanaptissi nel complesso
secondo un mo-dello di processo a progressione graduale; ilche
evidentemente compatibile con lipo-tesi di unirradiazione pi tarda
a Capua an-che dellanaptissi anteriore, di cui kaluvissembra una
buona spia, perch, com noto,losco capuano appunto una delle
varietin cui manca lanaptissi anteriore91.Soluzione pi
difficilmente praticabile , in-vece, quella di considerare kaluvis
/ kal-viis* tout court una formazione in *-uwyo-,perch ci
comporterebbe una base in *-u-non perspicua; tuttavia lipotesi non
pu es-sere scartata, a causa dellesistenza dellag-gettivo in -ido-
lat. callidus/calidus che hauna macchia bianca in fronte, di cui
nonpu escludersi la parentela con caluus e congli onomastici con
tema in Caluo-, e che, inquanto teoricamente formazione
ancorata
al sistema di Caland, dovrebbe implicareappunto la presenza
dellastratto in *-u-. In conclusione, rapportata al quadro
deglionomastici di norma ricondotti a caluus,che pu essere
rappresentato come segue, laforma kaluen[-?-] della nuova
iscrizione silascia intendere come trasp. p.it. *kala-w-no- o
*kal-ow-no- (lat. Calunus), sinco-pato, od anche come lulteriore
derivato in*-n-yo- (lat. Calunius), o come la formacorrispondente a
lat. Caluentius:
-
tanto per il sabellico che per il latino cfr. ilcaso di p.it.
*solwo- tutto, o. sullus, sul-lum, [s]ullas tutto ST Cm 14, etc.,
lat.sollo- tutto sollers abile, sollemnis solen-ne annuale95. Non
chiaro se il cambiosia realmente di quota protoitalica, ma
certamente precedente alla sincope di VIsec. a.C.; perci non
interessa le sequenze/lw/ secondarie prodotte da tale sincope,
eforme come lat. caluus e saluus, cos comele corrispondenti
sabelliche, non subiscono*lw > ll perch erano ancora *kalawos
(o*kalowos) e *salawos quando il fenomenoag. Pertanto, la forma da
supporre per ilpoleonimo indigeno dovrebbe contenereuna sequenza
originaria p.it. **kalaw re-frattaria a *lw > ll, ma che poi in
latino sa-rebbe stata recepita e trattata in modo di-verso da
caluus e saluus. Non problemati-co ammettere che un tale forma
possa esse-re stata acquisita dal latino come **kalw,perch la
ricezione potrebbe aver avuto luo-go nella fase successiva alla
sincope **ka-law > **kalw (del VI sec. a.C.) ma prece-dente
allanaptissi, oppure senzaltro per-ch la variet sabellica locale
non avevaanaptissi; tuttavia il supposto trattamentolatino **kalw
Cal rimane non facil-mente giustificabile. Posto che comunquela
fonologia del prestito rimane un ambito
236
8. Laltra possibilit coinvolge in generalele forme del tipo di
caluno-, tra le quali siinserisce ora p.s. kaluen[-?-], ed
innescataproprio dal loro netto legame con larea traLazio e
Campania e talora espressamenteaurunca, che, unito al fatto che il
nome ita-liano moderno dellantica Cales Calvi, in-duce il sospetto
che possano avere a che fa-re non tanto, o non solo, con laggettivo
ecognomen caluus, ma proprio con il poleo-nimo di tale citt
aurunca. Daltra parte, ilpoleonimo antico documentato solo entrola
tradizione latina, dove ha attestazioni ri-salenti fino allinizio
del III sec. a.C., nellet-nico caleno delle legende delle
emissionimonetali calene, in virt dellantichit delladeduzione della
colonia, del 334 a.C., sulprecedente insediamento indigeno
conqui-stato lanno precedente92. La questione,perci, si incentra
sulla possibilit o menodi ammettere un toponimo originario
indi-geno con una forma quale **Kalwes o sim.,sopravvissuto
sommerso rispetto a quellolatinizzato e successivamente riemerso
(omeglio risorto). Sul piano dei mutamenti fonetici, tanto illatino
che il sabellico conoscono un cambio*lw > ll93: per il latino
cfr. ad es. casi comeflix < *flli- < *flwi- < PIE
*dheh1-l-u-ih2-, o mollis < *mollwis < PIE *md-u-ih2-94;
92 Cfr. ad es. Chiesa 2011; per la monetazione calena cfr.
Pantuliano 2005.93 Questione approfonditamente analizzata in
Driessen 2005.94 Meiser 1998, p. 120.95 WOU 714; Weiss 2010, p.
162. Cfr. Fest. 372: sollum Osce totum et solidum significat; Fest.
384: sollo Osce di-citur id quod nos totum vocamus Sollers etiam in
omni re prudens; et sollemne, quod omnibus annis prae-stari
debet.
-
mento ad una zona disboscata o ad un ter-ritorio sterile,
secondo un modello in effettiattestato96;- loscillazione della
forma in latino tra sin-golare e plurale, Cales -ium e Cales -is,
cheben si adatterebbe ad una parola importatae perci opaca nella
morfostruttura; il casonellinterezza, peraltro, compresi gli
aspettirelativi appunto alla morfostruttura, ricor-da quello del
poleonimo sabino di Cures ap-profonditamente esaminato da
Prosdocimida angolatura similmente sabellica97;- infine, la
denominazione dellaltura sovra-stante il sito della Calvi romana,
che quel-la di Monte Calvento, con una forma cherientra in un tipo
di formazioni che sonostate di recente chiarite da A. Nussbaum
eSergio Neri98 come originari ed antichi ag-gettivi appertinentivi
realizzati come ipo-stasi in *-to- di locativi in *-en, dal valore
ti-picamente di che si trova presso, e che inambito italico
ricorrono di frequente nellatoponomastica, come ad es. nel caso
parti-colarmente chiaro di Salentum, dal valoreetimologico di
situato vicino al mare, chesta sul mare99.Se le cose stessero in
questi termini, tutte leforme sabelliche derivate con formanti
tipi-camente etnici sarebbero effettivi originarietnici pertinenti
al centro di Cales/Calviriutilizzati nellonomastica personale; ed
inparticolare il nuovo graffito sul dolio da Ca-stelnuovo Parano
potrebbe anche presenta-re non una forma onomastica, ma senzal-tro
letnico, magari per lindicazione dellaprovenienza com pratica ben
ricorrente,tra laltro anche nei pi tardi vascula cale-na. Tuttavia,
in questa prospettiva, la solu-zione che si imporrebbe per
lipotetico etni-co caleno iscritto sullorlo di un dolio
cheindicasse non altro che il contenuto, cio ilCalnum, il vino
prodotto a Cales celebrato
237
tipicamente soggetto a irregolarit, lunicasoluzione che ha un
margine di praticabilit quella di collocare lazione del fenomenonon
sul toponimo, ma sulletnico, ipotetica-mente *kalwno- (ma anche
*kalwno- odaltre formazioni), e dunque di legarla alladifferente
condizione accentuale come/lw/, che potrebbe aver prodotto in
latinolassimilazione *lw > ll in posizione preto-nica, *kalwno-
> **kallno-, con successi-vo scempiamento in Calno- per la
mamil-la-Gesetz (mmma > mamlla, cnna >canlis), oppure aver
provocato diretta-mente una semplificazione *lw > l in
posi-zione pretonica secondo le stesse dinami-che di fonologia
autosegmentale determi-nanti la mamilla-Gesetz (**Kalwes(?)
~*kalno-). Dalletnico *kallno- > *kalno-,o direttamente *kalno-
(le succitate occor-renze di nella grafia latina arcaicanon notante
le consonanti doppie nonorientano su questo punto) sarebbe poi
sta-to retroformato il poleonimo: lat. (*kall-no- >) calno-
Cales. La spiegazione debole perch senza evi-denze n paralleli
certi; ma il plesso degliindizi linguistici ed extralinguistici
densoe non trascurabile, e, riordinando tutti i da-ti, comprende: -
la gravitazione su questarea di tutte le for-me onomastiche viste,
che peraltro in picasi sono derivati in -no- dal tipico valore
dietnici;- il toponimo moderno come Calvi, attesta-to a partire
dallanno 914 (accanto alla va-riante Caleno/Calino derivata
significati-vamente dalletnico), che continuerebbecon totale
regolarit una forma **Kalwes,mentre non pu affatto riflettere il
toponi-mo latino Calues, tant che viene spiegatocome
ridenominazione realizzata ex novosulla base dellaggettivo caluus
con riferi-
96 Cfr. DTop s.v. Calvi Risorta, p. 119.97 Prosdocimi 1996.98 A
cui devo la stessa informazione.99 Cfr. Nussbaum in Neri 2007, p.
66; Neri in stampa, p. 11 (provvisoria): 4) Zugehrigkeitsadjektive
(auch sub-stantiviert) vgl. Bildungen wie ai. hemant- winterliche
Jahreszeit, ON lat. Salentum Winter (ai. hemant-).
-
vale polta nel Liber Linteus)105, oppuredell olio106; fino a
casi arcaici quali quellodel VII sec. a.C., dellaryballos di
buccherocon icrizione mlaka | ela | aka mi elei-vana della bella io
sono il grande(?) vaso( gr. a}sko/j) oleario107, o quelli dei vasi
re-canti iscrizioni con etr. ina recipiente ac-quario, derivato di
etr. ti acqua e matricedi lat. tina bigoncia secondo Rix108.
Sulpiano etimologico, chiaramente resterebbe-ro difficilmente
ricostruibili tanto il valoreche la struttura formale del supposto
poleo-nimo originario. Potrebbe effettivamenterapportarsi
allaggettivo calvo nella pro-spettiva della denominazione ad es. di
unarea brulla, e dunque costituire ununicagrande famiglia con tutte
le forme onoma-stiche viste sopra; oppure avere altra origi-ne e
comportare uno scorporo tra le suddet-te forme. Un ipotetico
rapporto con lat. cal-lidus/calidus ed u. kaleuf calersu ne
fa-rebbe denominazione locale incentratasullarea semantica del
bianco, e lascereb-be dubbi aperti circa il rapporto con la
fa-miglia di calvo.
9. La nuova forma kaluen[-?-] apporta ul-teriori dati. La
sincope interna nelle varietsabelliche in generale era sicuramente
gioccorsa entro la fine dellet arcaica, e ka-luen[-?-] in linea con
questa cronologia.Pi opportuno, invece, notare,
dallaltraangolatura, come il dato significativo mo-strato da
kaluen[-?-] sia appunto la man-canza di anaptissi; e la forma si
inserisce neldossier sullanaptissi in presannita recente-mente
organizzato ed analizzato da Mei-ser109, che diviene ora cos
articolato:
238
con tale denominazione in epoca lettera-ria100. Certo, la
cronologia alla seconda me-t del V sec. a.C. effettivamente alta
per lamenzione del Caleno, e questo pone luni-ca riserva a quella
che altrimenti sarebbe laprova documentaria decisiva dellintera
ri-costruzione (corroborata anche dalla deno-minazione della utis
caluentna101, che nonpare estranea). Per il resto, lo scenario
sa-rebbe compatibile con il fatto che la formanon pare preceduta da
altro testo e dunquepotrebbe essere isolata, e che si trova
appo-sta su un dolio, che, stando alle informazio-ni disponibili
per let pi tarda, era il reci-piente utilizzato per la
fermentazione delvino, nonch per il primo invecchiamento(prima del
travaso in anfore nel caso di vinidi qualit, mentre nel caso di
vini menopregiati era comune procedere direttamen-te a unum dolire,
cio ad attingere al do-lio)102. In pi, apporre lindicazione
delcontenuto sui recipienti non era certo prati-ca diffusa solo in
epoca pi tarda, quandotra laltro vi si trova menzionato anche
lostesso Caleno103: basti richiamarsi alletru-sco che mostra esempi
quali il caso degliaryballoi ellenistici del Louvre con iscrizio-ni
rispettivamente ruta e cuprum da po-chissimo riconsiderate da
Briquel nel sensodegli estratti erboristici per cosmesi femmi-nile
della ruta graueolans, pianta aroma-tica, e del cyprus, cio della
Lawsoniainermis, lhenn104; o il caso del piccoloaskos della
met/fine del IV sec. a.C. coniscrizione mi faena tata tulalu, in
cui fa-sena aggettivo sostantivato derivato da unpossibile nome
della farina, o di qualchetipo di polvere (per cosmesi) (se etr.
fase
100 Cfr. ad es. Zannini 2010.101 Cfr. sopra, nota 78.102 Cfr. ad
es. Tchernia 1986, spec. pp. 28-30.103 AE 2000, 1155 (Virunum):
Cal(enum). Per una lista cursoria di casi paralleli cfr. ad es. AE
1941, 9 (Ostia): Fa-lernum, CIL IV 9328 (Pompei): Sur(rentinum)
Mut(tianum) a(mphora) XXI, AE 1988, 864f (Fos-sur-Mer, Gal-lia
Narb.): Massicum, AE 1988, 874g (Lugudunum): mul(sum) / ui(num), AE
1995, 302d (Scafati/Nuceria):u(inum) r(ubrum) / M N D / C C B, RIB
II 6 2493,17 (Corbridge, Britannia): uinum, CIL IV 5185
(Pompei):ol(e)um, etc.104 ET Cr 0.46 e 0.45. Briquel in stampa.105
Rix 1991, p. 674. ET Sp 2.36. 106 van der Meer 2007, p. 65.107 ET
Fa 2.3. Cfr. Colonna 1973-74, 144, Agostiniani 1982, p. 140.108 Rix
1995, p. 78; contra Colonna 1973-74, 145-148. ET Cr 2.9: mi titelas
ina {mla} m[l]a mlakas io sono ilbel vaso della bella T., Cr 2.33:
mi sq ul ias ina mla mlakas io sono il bel vaso della bella S., Cr
2.34: [mi] pu-paias karkanas ina, Cr 2.35: mi pupai(a)s ina
kar(k)anas io sono il vaso di P.K.).109 Meiser 2010.
-
precedente: V1RCV2 > V1RV1CV2. Il tipo quello di o. heleviis
o salaviis corrispon-denti a lat. Heluius e
Saluius111.Nellanaptissi posteriore, che ha luogo nellasequenza
inversa, cio ostruente + sonoran-te, la vocale si sviluppa del pari
tautosillabi-camente, e copia dunque la seguente. Il feno-meno si
motiva negli stessi termini del prece-dente se si suppone una
sillabificazione comeC.R, che giustifica linserzione del
segmentovocalico nel contatto sillabico. Una tale silla-bificazione
pu chiarirsi come funzionale aristabilire per la sillaba tonica il
peso di duemore prototipico (Weight Law) nelle linguead accento
dinamico (protosillabico) come ilsabellico; ed difatti coerente con
la restri-zione delloccorrenza dellanaptissi (con rareeccezioni,
spiegabili singolarmente per in-terventi analogici) alla sillaba
postonica acondizione che la sillaba tonica (la prima)non sia
pesante (C.R). Lanaptissi posterio-re segue pertanto lo schema
#1CRV2 >V1CV2RV2: ad es. o. sakoro versus sakara-klm (< p.it.
*skrklo- < PIE *-tlo-), etc. o.akene acenei ann versus
acunumakun(um) annrum112.
239
Come si vede, il quadro variegato, conaspetti di problematicit,
anche di lettura,presentati dalle singole forme; tuttavia unpaio
delle evidenze risultanti nel complessosembra garantire quello che
il dato impor-tante, opportunamente valorizzato da Mei-ser,
relativo alla presenza dellanaptissi inpresannita, anche in questo
caso con una di-stribuzione tipicamente oscillante in lineacon
altri tratti del presannita indicanti evi-dentemente fenomeni in
corso di azione; tut-tavia con una fenomenologia particolare,
chenon manca di destare qualche perplessit.In osco lanaptissi
presenta una fenomeno-logia del tutto chiara, ricca di esempi,
ricon-dotta da Agostiniani a processi di naturalez-za fonologica,
ai quali si devono le regolaritinerenti tanto al vocalismo quanto
ai conte-sti di occorrenza110. Nellanaptissi anteriore,che ha luogo
nella sequenza sonorante +ostruente, la vocale si sviluppa nel
contattosillabico R.C (massimo onset), ed il timbrodella vocale
anaptittica determinato tauto-sillabicamente dalla vocale del
nucleo dellasillaba a cui appartiene la sonorante che svi-luppa la
vocale, la quale dunque copia la
110 Agostiniani 2000, pp. 165-66.111 Alcuni esempi: pg. alafis
(ST Pg 2), o. alafaternum, -m, alaaternum (nCm 3), o. salavs (Cm
18), salavs(Cm 38, 39), salavs (Lu 40), salaviis (Cp 03), mc.
salaus (MV 8), vs. salaus (MV 7), pg. salauatur (Pg 42),
sa-lauidies (Pg 59), o. heleviis (Sa 36), helevi(is) (Cp 27),
helevii(s) (ZO 2), heleviies (Cp 28) (ma helvi[ ZO3), pg. heleuis
(Pg 37, 41), o. teremnattens (Po 1, 2), tere[mna]ttens (Cm 9),
teremnatust (Po 1), terem-nss, teremenni teremen[n]i (Cm 1),
serevkid (Po 1), sereukid (sereukidimam Lu 62), herekl (Sa
1),here(k)l (Si 2), pg. herec(leis) (Pg 2), o. kulupu (Cm 14), uruv
(Cm 1).112 O. sakaraklm (ST Sa 7, Cm 1), sakara[klm], sakarakles,
sakarakld (Cm 1), sakaratersaka(ra)hter (Sa 1), sakarakid
(sakarakidimai, sakarakidima[i Lu 23, 24), sakoro (Me 2, 3),
sakor[o] (Me1); cfr. u. sacru sakra etc. O. aceneis (Lu 1,A6),
akene (Sa 1,18, 21), acenei (Lu 1,A9), acunum (Lu 1,31), akun(Po
51), certamente akun(um) Gen.pl. (ahvdi. ni. akun. LII, epitaffio);
cfr. u. acnu. Il tipo assente nelloscodi Capua: cfr. sakrak[ (Cp
18), sakrasias (Cp 30), sakrannas (Cp 31), sakrann() (Cp 32),
sakra(tas) (Cp35), sakrafr (Cp 31), sakratr (Cp 34); o. stabalano
(Lu 5) versus staflatas (Cp 24) (u. stafli staflare-). Cfr.Planta
1892-97, I, pp. 260-271 anche per il dossier complesivo. Com noto,
il tipo fondamentalmente assenteanche nel peligno; per conta alcuni
riscontri positivi, specificamente *sakr- > sakar- in pg.
sacaracirix sa-crtrx e *-stafl- > -stafal- in pg.
pristafalacirix *praestibultrx (Pg 9), con -cirx < *--tr-k-s,
forse darapportare alla cronologia tarda nella propettiva di una
graduale espansione verso nord del fenomeno dallosco,o forse pi
semplicemente ad una moda oscheggiante, legata a singoli lessemi o
temi in assenza di una reale siste-maticit.
-
anaptissi; ma di questo caso va rimarcata laprofonda distanza
dallanaptissi tipica qua-le vincolata a meccanismi di naturalezza
fo-nologica, tanto che sembra inquadrare il fe-nomeno in presannita
piuttosto entro dina-miche di vocalizzazione di tipo diverso
daquelle dellanaptissi. Forse converrebbe picautamente considerare
la /a/ originaria ele altre forme sincopate. I controesempi
perlanaptissi anteriore in presannita perten-gono sia allambito
sorrentino che bruzio:p.s. melmes Ps 2 inc. (Bruttium), p.s.
servia[ Ps 20 (Tortora), p.s. arvescoll.Fluss 2 (Sorrento); ad essi
si unisce p.s.kaluen[-?-], che ne allarga lambito di oc-correnza
anche allarea presannita setten-trionale. Di lettura troppo
incerta, infine, ilcaso di ]er v iis in ST Ps 15 (Nuceria
A.),eventualmente anchesso senza anaptissi. Nellanaptissi
posteriore in presannita, vir-tualmente regolare si mostra il caso
p.s. dipo teres [dpters] (Ps 1 Nerulum), comeda lettura ed
interpretazione quale Gen.sg.*dy-patreys, cio come una delle
formeuniverbate del nome di Giovepadre, dovu-te a Rix116. Tale
lettura trova ora il confortodi s.p. arves in merito allagnizione
delsigma coricato, che pu forse dirsi un datoacquisito; i dubbi che
rimangono sono rela-tivi alla possibilit che in una forma in *-ter-
quale appunto il nome del padre la vo-cale sia analogica sul
Nom.sg. pi che anap-tittica, o determinata dalla vocalizzazionedi
*% sonante secondaria, e riguardano piin generale anche la medesima
forma inosco, o. patere (< PIE *ptr-ey Dat.sg.),in uno dei
rarissimi casi di anaptissi nellasequenza /tr/ in tale variet. La
forma p.s.adaries (Ps 5 Vico Equense), invece, ano-mala soprattutto
per la replica della vocaleprecedente invece che seguente, cio
comenellanaptissi anteriore. Non si riunisce conil caso di peracis
nellipotesi di una vocaliz-zazione in /a/ di una *% sonante
secondaria,perch si avrebbero comunque due esiti di-versi,
rispettivamente in /ra/ versus /ar/., poi, deviante rispetto alle
regole oscheper la presenza di anaptissi nella sequenza
240
In presannita la situazione non sembra al-trettanto lineare, e
dei quattro esempi, duesi presentano conformi alle regolarit
natu-rali dellanaptissi osca, e due aberranti. Perlanaptissi
anteriore, solidale con le modali-t dellanaptissi osca si mostra il
caso dellaforma p.s. urufieis della nuova coppettadella collezione
Fluss pubblicata da M. Rus-so (coll.Fluss 1)113; ed infatti losco
presentala stessa forma, o. vibis urufiis a Capua(ST Cp 38),
filtrata anche in latino, comemostra il caso C. Orofi(us) L. f. e
M.Orofi(us) L. f. da Cales di fronte a quelli nonanaptittici di
Orbius ed Orfius114. Nel testo sorrentino rimane invero
unincer-tezza relativa proprio al primo grafo(0), di forma
diffe-rente dal terzo, che porta parte degli esegetia preferire una
lettura |rufieis evidente-mente denegante la presenza
dellanaptissi.Ma va riconosciuto, con Maras, che tale gra-fo
formalmente ben pi lontano dagli stan-dard dei segni interpuntivi
nucerini anchecontestualmente presenti cos come pigeneralmente
paleoitalici ( 3) che da una, e la soluzione di |rufieis non pu
es-sere preferibile a quella di urufieis115; lapossibilit di una
segmentazione u ru-fieis||pafieis|| semplicemente pi costo-sa, per
la mancanza dellinterpunzione tragli eventuali primi due elementi
della for-mula onomastica, e perch si tratterebbedellunico caso di
abbreviazione di onoma-stico in tutta la documentazione presannita.
Molto aberrante invece la forma p.s. pera-cis (ST Ps 3), per
linsorgenza di una vocalediversa dalla /e/ attesa nel quadro dei
mec-canismi naturali dellanaptissi. Linterpre-tazione come
anaptittica di tale forma, che gentilizio al Nom.sg.m. nella
peculiarestruttura onomastica presannita (vinusveneliis peracis),
poggia sul raffronto con ilnon troppo sicuro o. perkium, pure
essogentilizio capuano, al Gen.pl. (Cp 41, tess.hosp.: perkium.
2piieh sm), ma anchecon il gentilizio perk{e}en[ Po 40 ed
ipraenomina perkens Cm 6, prk Cm 47Nom.sg., che occorrono sempre
senza
113 Russo 2005.114 CIL I2 3118a-b. Russo 2005, p. 49; Meiser
2010, p. 50.115 Maras 2010.116 Rix 1997.
-
to con tratto leggero dopo la cottura allin-terno della vasca,
il cui carattere latino enon sabellico aveva determinato
linizialeipotesi che, tra i due, fosse il titolo da attri-buire
allaurunco, nella prospettiva di unaconferma documentaria del
legame miti-storico tradizionale degli Ausoni/Auruncicon i
Latini119. Prese di posizione immedia-tamente successive hanno ben
posto lac-cento sullinadeguatezza di tale conclusio-ne, e
riattribuito alla variet locale il titolosullesterno, che anche dal
punto di vistamateriale quello dei due inciso a crudo,perci pi
strutturalmente legato al va-setto, pi ancorato cio allarea di
fabbrica-zione del vaso120. Ma tutto il plesso delledue iscrizioni
comunque del massimo in-teresse in tema di contatto linguistico
coin-volgente le variet locali, e naturalmenteanche quale documento
della presenza nelluogo di una variet latina alla fine del VIsec.
a.C., che segnala se non altro la fre-quentazione di parlanti
latino nellarea chefu tra i primi obiettivi dellespansione ro-mana.
Liscrizione latina presenta una congerie diproblemi ecdotici ed
ermeneutici di cui sipu qui offrire solo minimo ragguaglio
in-quadrati in particolare dai ripetuti inter-venti di Mancini e
Vine121, a cui si deve ilfondamentale aggiustamento della
prospet-tiva rispetto alle iniziali ipotesi di Cristofanie De
Simone122. Le incertezze fondamental-mente dipendono dallambiguit
di alcunigrafi e soprattutto dalla presenza di una la-cuna
(accidentale e non dovuta a rotturarituale) proprio nel settore
cruciale dellabiforcazione del testo circolare in due li-nee. Il
tutto pu essere rappresentato comesegue:
241
tr/dr, e soprattutto per loccorrenza del fe-nomeno in presenza
di sillaba iniziale pe-sante, dato che lonomastico va rapportatoa
lat. ter / trius (gentilizio ben attestatoin area sabellica117).
Almeno per questulti-ma caratteristica, tuttavia, come
rimarcaMeiser, adaries si avvicinerebbe ancorauna volta al
sudpiceno, che com noto regi-stra s.p. matereh (contestuale a
pate-reh in ST Sp AP 2), Dat.sg. del nome della*mter-, mai
anaptittico in osco (cfr. maa-tres ST Sa 30), che appunto un caso
dianaptissi dopo vocale lunga, pur passibile,invero, di spiegazioni
alternative. Tuttoconsiderato, anche il caso di s.p. adaries in
definitiva non poco critico; lipotesiestrema che la forma ()
vadaletta come aradies invece che come ada-ries, cio secondo il
valore di tipo diretta-mente greco e non di tipo osco del segno ,le
restituirebbe regolarit anche nella pro-spettiva di una anaptissi,
e troverebbe ilconforto della presenza in latino del gentili-zio
Aradius, raro e tardo ma attestato anchein area a sostrato
sabellico118, nonch di = in area aurunca((ST Ps 10); per siscontra
con tutte le altre occorrenze di in nucerino ( coll.Fluss 1, ST Ps
4). Da no-tare, per, che lipotesi risulterebbe appli-cabile anche
alliscrizione coll.Fluss 2(,), di cui potrebbe rivoluzio-nare la
lettura, allestremo anche come r-fes.
10. Liscrizione presannita darea auruncaahuidies (ST Ps 10)
sullesterno della sco-della dimpasto recuperata nel santuariodella
dea Marica alla foce del Garigliano,presso Minturnae, si
accompagna, comben noto, ad un testo ben pi lungo, graffi-
117 Ad es. a Pompei (CIL IV 3340,37), o in area sabina (CIL IX
4437, 4912, AE 2002, 68, etc.), o in Umbria (AE2005, 465).118 CIL X
6439 Priuernum; AE 1996, 510 Turrivalignani (PE).119 Cristofani
1996a.120 Mancini 1997, 1999.121 Mancini 1997, 1999, 2004; Vine
1998, 2002. Resoconto della questione in Baldi 2002, pp. 200-202,
Hartmann2005, pp. 147-153, Mancini 2008, pp. 251-256.122 Cristofani
1996a; de Simone 1996, cfr. 2006.
-
lacuna. Il digamma come (= [w]) e non a questa cronologia
sarebbe piuttostoun dato molto interessante che una difficol-t, ma
certamente andrebbe inquadrato en-tro un alveo di latino marginale.
La difficol-t sta invece sul piano delletimo per il no-me della
via, che in questa prospettiva ri-chiede evidentemente la
ricostruzione diuna protoforma a grado forte difficile daammettere
sulla base delle forme sabelli-che: la formazione, intesa tanto
come*woh-yeh2 dalla radice PIE *weh- viag-giare (su ruote), quanto
come *woyH-eh2dalla radice PIE *wiH- andare diritti, sa-rebbe s
giustificabile in rapporto a lat.cl.uia, perch il dittongo *oy
interno (secon-dariamente insorto nellipotesi *woh-yeh2) in latino
nella posizione dopo /w/confluirebbe con *ey (donde > >
anteuocalem); ma in osco e in sudpiceno sareb-be stato conservato,
e mutato in / / in um-bro, mentre le occorrenze mostrano o. v,vam,
s.p. viam, u. vea, via, uia (e lat.dial. ueha), in tutti i casi con
scritture com-patibili con la rappresentazione di una for-ma
continuante invece PIE *wiH-eh2, in unetimo confortato da
comparanda indiani125.Il punto di maggior forza
dellinterpretazio-ne come esom kom meois sokiois tribos Au-deom
duo[m] sta nel fatto che individuanelliscrizione allinterno del
vaso lo stessogentilizio graffito allesterno, nella formalatina
versus presannita. Il che farebbe diquesto documento una
quasi-bilingue, eaprirebbe la strada a tutta una analisi cheavrebbe
numerosi spunti di interesse inter-linguistico e sociolinguistico.
Audeom, in-nanzitutto, presenterebbe la sincope a fron-te della
conservazione di nella versionepresannita, che si confermerebbe
piuttostocome legata al conservatorismo di normegrafiche ( 5);
inoltre presenterebbe ancheil fenomeno *yo > eo, che un
particolaredialettismo che percorre, tra variet sabelli-che e
latine marginali, tutti gli ambiti traambienti umbro meridionale,
falisco, sabi-no e prenestino, e che sarebbe documentato
242
Linizio delliscrizione individuato non apartire da , ma tra med
ed esomper evidenze di natura testuale, sulla basedel
riconoscimento di pari med come se-quenza di verbo e pronome med
Acc.sg.,che scollega sintatticamente questo bloccoda esom e
permette invece di riunirlo connei, ultima forma della riga
sovrastante,nella prospettiva di una espressione di di-vieto. Su
questo c ora generale consenso,malgrado la soluzione di un testo
originanteda sarebbe pi soddisfacentesul piano puramente scrittorio
per il troppoperfetto raccordo della porzione di scritturaritenuta
redatta per ultima, cio parimed,con linizio delliscrizione (e
malgrado lostesso parimed potrebbe ricevere una in-terpretazione
alternativa come Abl. avver-biale di una forma variante di
superlativo).Al di l di questo problema, la sequenzaesom kom meois
sokiois non pone incogni-te e vale sto con i miei compagni (e
peral-tro restituisce lunico esempio di Abl.pl. in in tutto il
latino arcaico). La crux in-terpretativa si incentra sulla porzione
di te-sto successiva, che Mancini (modificandoparzialmente la
propria precedente erme-neusi, infine) legge Triuoia(s)
udeomduo[nom] ed intende sono assieme ai mieicompagni, la coppa
bella di Trivia123, men-tre Vine legge tribos Audeom duo[m] ed
in-tende sono assieme ai miei tre compagni,dei due Audii, con
tribos Abl.pl. del nume-rale 3 (< *tribhos, lat.cl. tribus)
accordato asokiois, ed Audeom duo[m] Gen.pl. rispet-tivamente di
gentilizio e del numerale 2124.C accordo generale, invece, sulla
chiosanei pari med come non impossessarti dime.Entrambe tali
soluzioni presentano punti diforza e criticit. Laspetto pi
attrattivodellipotesi di Triuoia consiste nellindivi-duazione in
tale forma dellepiclesi divinaTriuia del trivio, noto per Diana che
cul-tualmente contigua e assimilata a Marca;inoltre ha dalla sua la
possibilit di restitui-re il giusto numero di lettere richiesto
dalla
123 Mancini 2004, 2008, pp. 251-256.124 Vine 1998, 2002.125 Cfr.
Vine 1998. Cfr. WOU 860 per le attestazioni sabelliche di via. Lat.
ueha in Varr. r.r. 1, 2, 14: rustici etiamnunc quoque viam veham
appellant propter vecturas, e CIL I2 5905 Iguuium.
-
duo[m] nei: questa lettura nel caso devecolmare una sequenza
come Audeomduo[m ]nei o Audeom duo[m ] nei. Rile-va anche la
presenza di un segnetto vertica-le dopo , per il quale pensa ad
unafunzione di segno divisorio, che potrebbeconfermare la
ripartenza delliscrizione inquel settore, dove sarebbe stata
rimarcatacon un diacritico per avvertire della separa-zione delle
due righe riuscite parzialmentesovrascritte. Ma quel segnetto
sarebbecompatibile anche con il tratto verticale diun grafo,
adattandosi in particolare tanto a che a : si confronti nella
Fig.1. co-me la di poco precedente presenti lastessa maggiore
profondit di tratto nellaparte pi bassa. Dalla stessa immagine,
al-lora, si pu scorgere anche quello che pareun segno diagonale che
termina in frattura,che se fosse, come pare inevitabile, il
trattodello stesso grafo, orienterebbe decisamen-te per
.Unosservazione che si pu apportare alladiscussione inerisce il
sintagma pari med,che mostra notevole simmetria con il
verbos-parre, il cui significato sarebbe essostesso contestualmente
molto adeguato. Il
243
ora anche in questo testo latino da Mintur-nae alla stessa quota
di fine VI sec. a.C. incui ricorre nel latino di Tivoli,
manifestan-do un ulteriore motivo di collegamento conlarea
sabellica centrale126. Per la stessa for-ma tribos , Vine postula
cautamente una in verit per nulla necessaria, perchuna forma trifos
sarebbe accettabilissimaed anzi significativa in tema di
interferenzae tratti dialettali di questo latino attestatoa
Minturno, quale resa o grafia di tipo sa-bellico per il suono
continuante *bh delladesinenza *-bhos. Invece, tra gli aspetti
dicriticit vi proprio la lettura forzata di nella stessa sequenza,
che molto rettilineaanche come a serpentina dovuta ma-gari ad
aggiunta successiva tra due grafi girealizzati per riparare ad una
erronea omis-sione nella scrittura. Inoltre in questa pro-spettiva
rimane il problema di dover colma-re la lacuna con ulteriori due
lettere.Sul testo intervenuto anche Daniele Ma-ras127, che rileva
in primo luogo la presenzadi frustuli di grafi a ridosso del
margine del-la rottura, che appunto il dato che escludelipotesi
della rottura rituale, ed anche chesi possa avere semplicemente
Audeom
126 pro fileod CIL I2 2658 Tibur, filea 52, 60, Oueus 234
Praeneste, Feronea 1834 Trebula Mutuesca, [Fer]oneae2869c Capena,
Feronea 2868, 2869a-b, Feroneae AE 1985, 378a Lucus Feroniae,
Amerea LSU 82 Cascia, Tibur,Varea ST Um 38. Cfr. Calderini in
stampa (a-b).127 Maras 2005.
Fig. 1
-
plicato, e nei pari med significare non se-pararmi. Un ulteriore
possibilit che pa-ri abbia gi di per s componenti di signi-ficato
contigue alla nozione di separare,come suggerito dalla probabile
parentelacol termine lat. pars -tis parte, e dallacce-zione di
partorire (partum, parentes; for-se anche in fal.arc. pepara[i] AF
1), se nonsi relaziona a procurare nel senso di pro-curer un enfant
au mari (DLL 483). Separi contenesse autonomamente un se-mema
vicino a separare, per nei pari medsarebbe ammessa una soluzione
come med= da me (Abl.) senza vincoli di coreferen-za, con un valore
della proposizione di nonseparar(li) da me; oppure ancora la
solu-zione pi lineare di una costruzione conlAcc. dal valore di non
separarmi (da lo-ro), piuttosto prescindente dalla questionedel
s(d)- separativo. In ogni caso, un talevalore della proposizione
inciderebbe sul-lermeneusi complessiva adattandosi soload un testo
come: sono insieme ai miei trecompagni (vasetti), dei due Audi []
nonsepararmi (da loro) / non separar(li) dame; e la perfetta
congruenza con lesplicita-zione del numero dei vasi nel testo
costitui-sce lelemento di maggior conforto a tuttalipotesi. Lo
scenario sarebbe quello del do-no votivo di una serie di quattro
vasetti,operato da due fratelli o sim., ed il divietosottenderebbe
una qualche particolare di-sposizione e/o collocazione dei vasetti
a finirituali128.
11. Non superfluo rivolgere lo sguardo pia nord, allarea
storicamente volsca, soprat-tutto in considerazione delle
incertezze re-lative alleffettiva cronologia e alle
modalitdelloccupazione da parte dei Volsci, verosi-milmente
fuoriusciti dallUmbria meridio-nale a seguito dellespansione
etrusca versoest, stanti le affinit del volsco storico conlumbro, e
letnico che pare relazionarli aVolsini129. Lidea di una possibile
continui-t tra ambiente aurunco e pre-volsco nonderiva tanto dalla
particolare condizione
244
differente tema del verbo sarebbe giustifi-cabile, perch parre
uno dei verbi in -resviluppati in composizione da verbi in
-re(sternere:costernre, capere:occupre,pellere:compellre, etc.),
originato dunqueda parere, che difatti non ha composti; ilsimplex
parre decomposizionale, comead es. dcere:dcre:ddicre (e certamen-te
come fodre:fodere, laure:lauere).Quindi il verbo atteso in
unipotetica co-struzione sintagmatica precomposizionalesarebbe
appunto parere. Il s- di sparre il c.d. s(d)- separativo, la
preposizioneche realizza composti con valore separati-vo (sdcere,
scernere, spnere, scde-re, sditi -nis), e privativo, col valore
disenza (scrus, sdol CIL I2 200,40). una delle forme con tali
valori tratte dal te-ma del riflessivo nelle lingue indoeuropee,che
in latino, per, quale specifica forma(cos come il connettivo sd
ma), potrebbederivare dallablativo del pronome, in ac-cordo con il
fatto che una funzione origina-ria di localizzazione di una figura
rispettoallo sfondo di tipo abessivo risulterebberavvisabile in pi
casi (ad es. sdc porta-re (qualcosa) in modo che stia a s,
separa-re da s, donde avocare a s). La questio-ne, allora, se nella
genesi del s(d)- sepa-rativo il valore sia dipeso solo da
proprietsemantiche intrinseche del riflessivo, o sepossa aver
contribuito la supposta sintassidellablativo, in combinazione con
la deissipersonale (cfr. it. a s, da s). La secondapossibilit
ammette che, nellipotetica co-struzione sintagmatica
precedente/soggia-cente, il pronome personale possa esserestato
esposto a variazione nella dimensionedella persona; senza
restrizioni in condizio-ne di coreferenza di pronome e soggetto
(it.sto da me), e potenzialmente nei casi di co-referenza del
pronome ed un oggetto costi-tuito da me o te. Se lorigine del
s(d)-separativo riposasse in qualche misura en-tro le risorse
sintattiche, allora parere +md (Abl.) potrebbe valere mettere (me)
ame stante, con loggetto omesso perch im-
128 Sui composti in -re dei verbi della 3a coniugazione cfr.
Leumann 1963, p. 317. Sul s(d)- separativo cfr. larecente disamina
di Mazzoli 2006 (pur da prospettiva letteraria). Sul riflessivo IE
cfr. in generale Petit 1999, Me-yer 1997, Puddu 2005. Per fal.arc.
pepara[i] = ho partorito cfr. Giacomelli 1963, pp. 42-43.129 Rix
2009, p. 262. Cfr. Meiser 2009 per lespansione etrusca verso est
che possibile rilevare sulla base delladistribuzione quantitativa e
cronologica degli onomastici dorigine sabellica in etrusco.
-
re vocalico, distinto da perch compre-sente, e dunque ; pertanto
ik fu lalettura interpretativa. La restante parte del-liscrizione
una sequenza di lettere inter-vallate da segni a molteplici punti
sovrap-posti, in un caso a 3 punti (), in due casi a 4punti (), e
in un altro caso a 5 punti (); lapresenza della puntiforme, che in
sud-piceno risponde ad una logica di riduzionea punto dei segni con
tracciato rotondo checoinvolge anche la notazione di come quale
risultato della riduzione a due puntisovrapposti del segno ad 8,
sugger che, nel-la cornice di tale rappresentazione di mar-che di
puntuazione sovrabbondante per fre-quenza, tipo e quantit di punti,
il segno atre punti non avesse funzione interpuntiva,ma fosse la
variante locale ipercaratterizza-ta del grafo per , consentita
dalla realiz-zazione non confliggente del segno inter-puntivo con
un numero ancora maggiore dipunti. Sulla base di questa agnizione
alfabetica,messa in discussione finora solo da Maggia-ni132,
ikkoeiei fu perci interpreta-to e segmentato come ik: ko:
efiei:.Lasse portante di tale interpretazione fuaccolto da Rix133,
che, modificando in parti-colare come anzich il valore daattribuire
al segno a finestrella, propose lalettura ikh: ko: efies e
linterpretazio-ne ad lcum Aedi tanto fortunata quan-to non troppo
opportuna in considerazionedella natura e della provenienza
dellogget-to giustificando la sequenza ikh kocome resa di p.it.
*lowk d + *kom, Abl.sg. +posposizione, con palatalizzazione di *l
ini-ziale alternativa alla velarizzazione, comeattestato in
sudpiceno nel caso di s.p. iepe-ten in lapide accanto alle forme
con pinormale velarizzazione quali vepetenetc.134. In seguito,
cogliendo quello che undato importante, ovvero che i due
digammahanno un aspetto diverso tra loro, la Roccarivede il primo
dei due come una lacu-nosa dellasta inferiore, ristabilisce =
245
che caratterizza lethnos Ausone, che appa-re quasi come una
sorta di sovra-etnico ched, peraltro, limpressione di una realt
so-stanzialmente omogenea tra centro e meri-dione con fulcro
irradiante tra Lazio e Cam-pania130. Invece, si ricava da dati pi
tangi-bili di livello aurunco ed ugualmente resti-tuiti dallinsieme
delle fonti indirette, che,tra filone storiografico e
documentazionetoponomastica, costituiscono laltro canaleper
laccesso alla dimensione etnolinguisti-ca; e restituiscono
specificamente una nontrascurabile isoglossa toponomastica tra
icasi di Suessa Pmtia e Suessa Aurunca. Tuttavia, lunico documento
epigrafico ar-caico a disposizione per larea volsca, datatoalla met
del V sec. a.C. e perci propriodellepoca in cui va verosimilmente
colloca-to larrivo dei Volsci, sembra guardare anord, allambiente
sabino ma anche sudpi-ceno; eppure non manca di offrire
interes-santi spunti in tema di contatti tra gli ethnesabellici, ed
anzi ricopre un ruolo determi-nante, ancorch da chiarire in tutti
gliaspetti, nella prospettiva della possibile ge-nerale continuit
tra lambiente sabellicocentro-settentrionale e le emergenze
pre-sannite.Si tratta della nota ascetta miniaturisticaplumbea
proveniente da una necropoli ar-caica di Satricum, che reca una
breve iscri-zione di fondamentale rilievo in tema di cir-colazione
degli alfabeti, perch presentauna scrittura che si ricollega al
tempo stessoalla tradizione sabina e a quella sudpicena,come in
particolare mostrano da un lato ilsegno a finestrella per (
secondoRix), dallaltro la fattura puntiforme della. Il testo, assai
oscuro, stato via via oggettodi riesami e ripensamenti, tutti
fondatisullanalisi princeps dovuta a Colonna131. Lalettura come
della sequenza inizia-le port allipotesi, in s soddisfacente,
che,data la posizione fonotattica dei due digam-ma, tale segno
fosse qui utilizzato con valo-130 Cfr. ad es. Pagliara 2000.131
Colonna 1984, pp. 104-106132 Maggiani 1999.133 Rix 1992, pp.
38-39.134 S.p. iepeten ST Sp CH 1 versus vepet MC 1, uepetn MC 2,
uv[e]pet [n] AP 1, vepeten TE 2, uepet[n RI1; per la velarizzazione
in sudpiceno di *l iniziale come in umbro cfr. da ultimo Rix 2009,
p. 260. Linadeguatezzadellintepretazione secondo lcus ben rilevata
da Rocca 1995.
-
246 Fig. 2
-
Il progresso che da ci consegue conside-revole e si dispiega su
molteplici livelli. In-nanzitutto, sul piano alfabetico, risulta
cosattestata, in questa scrittura di matrice sa-bino-sudpicena ma
dambito laziale quan-tomeno contiguo alle variet presannite,
lapresenza di entrambi i segni per le vocaliintermedie della
tradizione paleoitalica,compresa la diacriticata che di l a po-co
comparir nellidentica forma nelle iscri-zioni
preannitiche/paleoosche, ed ancheetrusco-campane. Si delinea cio un
precisotrait dunion tra le tradizioni sabine e quellecampane, che
sposta peraltro sulla fascia la-ziale lasse del contatto, che sulla
base dellacondivisione del digamma diacriticato trasudpiceno e
nucerino, sembrava inveceaver percorso itinerari pi interni. Non
sarun caso, oltretutto, che una diacritica-ta dovrebbe trovarsi
anche nel contiguoambiente ernico, nelliscrizione paleoernicada
Anagnia ST He 2: -?-]matas udmom ni hvidas ni kait[sis -?-(F),
do-ve la prima del testo presenta un trattoorizzontale, , che non
sar pi peregrino,a questo punto, interpretare come un dia-critico
per realizzare (dmom); an-che a dimostrazione definitiva,
oltretutto,della genesi di questo segno appunto da modificato
invece che dal segno a tri-dente etrusco per . Il quadro della
distribuzione dei segni per, ed diventa pertanto come ri-portato
nella Fig. 3.Il riconoscimento di incide evidente-mente anche sul
piano ermeneutico. Dalmomento che la forma ivk, decadono i
247
, e legge iek: ko: efiei prospettandola soluzione decisamente pi
consona diuna formula onomastica trimembre, peral-tro di tipo
umbro135. Sostanzialmente sullascia delluna o dellaltra delle
soluzioni giformulate si collocano Triantafillis e Ma-ras136, al
quale in realt si deve la revisionedella problematica parte finale
gravata daguasti sulla superficie plumbea, e il ripristi-no della
lettura del primo digamma, che co-me sarebbe effettivamente molto
di-verso dalle due presenti nel testo, perfattura generale, angolo
di incidenza, di-stanziamento e lunghezza delle aste.In realt, i
due digamma sono diversi, manon, appunto, perch il primo una ,bens
perch il secondo non un digamma.Come si pu apprezzare dalla Fig. 2,
il trattoalto del grafo pi lungo di come sia statosempre inteso e
rappresentato nei vari apo-grafi, ma stato tracciato con una
minorepressione sulla superficie e pertanto risultapoco evidente;
meglio evidente per sullaparte finale, in corrispondenza della
mag-giore pressione esercitata sul punto dellostacco dello stilo.
Perci presente, e nonpu trattarsi di un tratto casuale, visto chein
lunghezza esso si mostra in questo modouguale a quello di sinistra,
rendendo un se-gno dal tracciato perfettamente regolare. Inaltre
parole, il grafo non ma , vale a di-re , capovolto come di norma in
paleoi-talico ed in sudpiceno in particolare, e conun diacritico
non perpendicolare accettabi-le quale variante ed attestato nei
graffiti ca-penati del 300 a.C. (2 k. sares.es CIL I2 2496,9 = LSU
11); ed il testo iv-kkoeiei.
135 Rocca 1995.136 Triantafillis 2008, pp. 41-44; Maras 2009,
pp. 431-439 (cfr. LSU 85).
Fig. 3
-
nx giovenca; si tratta peraltro di una for-mazione sicuramente
det indo-europea,gi con il valore di giovane mucca, come ri-velano
comparanda in altre lingue (cfr.a.sl.eccl. junica giovane mucca).
Tuttaviatale valore ristretto allambito animale prerogativa della
sola forma sostantivata alfemminile: il corrispondente aggettivo
almaschile continuato in germanico ad es.da ted. jung ed ingl.
young, riferibili sia aumani che ad animali, ed in latino
iuuencusvale giovane, specialmente di animali manon solo, e
sostantivato pu riferirsi sia adanimali che a persone; anche per il
femmi-nile, il derivato iuuencula indica senzaltrola fanciulla, e
iuuenculascere vale cresce-re, entrare nelladolescenza139.
Pertanto, sipu certamente ipotizzare anche per lam-bito sabellico
un uso applicato agli esseriumani della forma *yuwenko- al
maschile;peraltro, un parallelo italico dato dallusoin ambito umano
del termine f lius in lati-no e falisco, che vale lattante,
poppante, edil cui corrispondente umbro flio- designa imaialini da
latte140. Diviene perci possibi-le ravvisare proprio questa forma
nel testodelliscrizione sullascetta, che sembra dun-que contenere
una dedica ad un giovane ,al Dat.sg.m. in -; il conforto viene dal
fat-to che nella necropoli da cui loggetto pro-viene in pi casi si
trovano armi miniaturi-stiche proprio nel corredo funerario di
tom-be di bambini141. Se si considera, peraltro, la natura
simboli-ca dellascetta quale strumento bellico,lipotesi pare
avvalorata anche dalla possi-bilit di una valenza pi tecnica del
termi-ne, che potrebbe designare senzaltro gliiuuenes appartenenti
ad un qualche tipo disodalizio, vale a dire una Iuuentus
paleo-volsca dello stesso tipo della vereia osca.Da questa
angolatura, pertanto, il possibilechiarimento di questo testo
oscuro sembraanche aprire uno scorcio sullambito delleassociazioni
giovanili det arcaica nelmondo italico. Il resto del testo potrebbe
chiarirsi come
248
presupposti per lattribuzione al digammadi un valore vocalico;
ivk va spiegata al-trimenti, secondo un valore
pienamenteconsonantico di , e lunico modo am-mettere una scrittura
con un qualche tipo diabbreviazione, ben concepibile in
uniscri-zione redatta su una superficie cos minuta.In una grafia
difettiva, allora, un segno qua-le pu stare per la sequenza ,
pergrafia economica, od anche per , pergrafia devocalizzata, che
quella per cuisingoli grafi rappresentano il nome dellalettera, cio
il valore del segno con vocaledappoggio nella pronuncia delle
letterenella sequenza dellalfabeto (cfr. it. ABiCi, ola pronuncia
di acronimi quali ad es. PD,UDC, etc.). La sequenza che si pu
com-plessivamente reintegrare pertanto; ed in considerazione della
pre-senza di una occlusiva seguente, avanti allaquale poteva essere
opzionale la scritturadelle nasali per lazione del fenomeno
dellanasalizzazione vocalica, quello che si puarrivare a restituire
una forma dal valoredi [juwe nko ] (od al limite anche con sinco-pe
di [e] interna), che sul piano delle reinte-grazioni di livello
grafico potrebbe essererappresentata come i(u)v(en)k. Da no-tare
che la forma sarebbe scritta in una mo-dalit davvero di pochissimo
pi difettiva inparticolare di u. iveka < *iuwenk- gio-venca, che
appare ben due volte nelle Tavo-le Iguvine (TI Ib 40, 42), insieme
alla formapiena iuenga- nella grafia latina137. Questultima forma
peraltro un confrontomolto calzante da prospettiva pi generale.Si
tratta dellaggettivo sostantivato *yu-wenko-/- < p.it. *yuwko-/-
< PIE*h2yu-h3-ko-/-eh2, derivato dalla forma-zione
individualizzante PIE *h2yu-h3-giovane uomo, che il termine
continuatoin latino da iuuenis, giovane, aggettivo
esostantiv(at)o138. La specifica formazionep.it. *yuwenk- presenta
il medesimo si-gnificato specializzato a giovenca anche inlatino,
che ha iuuenca giovenca ed altreforme ulteriormente derivate,
iuuenx/i-
137 U. iveka Acc.pl. in TI Ib 40, 42, iuengar Nom.pl. in TI VIIb
2; iuenga Acc.pl. in TI VIIa 51.138 Per letimo cfr. Rix 1981, p.
108, WOU 354.139 Cfr. OLD, s.v.140 WOU 270.141 Gnade 1992, p.
73-74.
-
dellonomastico (troncato? celtico?) elAbl.sg. del poleonimo, da
Nocera (p.it.*now-okr-d), come normalmente riporta-to sulle
iscrizioni su oggetti del corredo mi-litare (votati in
santuari);
6) tit : vi pi es [-?-] LSU 32apparentemente unico caso di
interpunzio-ne nelliscrizione, forse tra Pr. e Pa.
Come si vede, la situazione mostrata in um-bro appare del tutto
parallela a quella sup-posta per i(u)v(en)k ko e iei( ), do-ve, da
questa prospettiva, il punto norma-le sarebbe quello quadruplice, e
quellimarcati e tra loro differenziati sarebbero ilpunto triplice e
quello a 5 punti, rispettiva-mente indicanti il confine tra il
bloccoPr.+Pa. e Ge. ed il confine terminale (quinotato come nei
casi umbri 1 e 6). Percilumbro potrebbe conservare e continuareuna
specifica norma grafica relativa alla no-tazione della formula
onomastica dalle ra-dici antiche, di cui proprio lascetta di
Satri-cum potrebbe fornire la testimonianza. Questi molteplici
collegamenti con lam-biente umbro che si profilano per lascettadi
Satricum (struttura della formula ono-mastica, particolarit nella
puntuazione), eche si aggiungono a tutta la serie di elemen-ti
sabini gi considerata, risultano tanto pisignificativi nella misura
in cui pertengonoallambiente che pare funzionare da testa diponte
con lambito presannita, che, come si visto, con la realt sabellica
settentrionalenellinsieme intrattiene una vasta serie dirapporti
privilegiati; il che rimarca la valen-za dellascetta quale
documento di fonda-mentale rilievo in tema di relazioni
lingui-stiche e culturali tra ethne sabellici. Tutta-via, va
osservato che una cos profondaomologia con lambiente
specificamenteumbro sembrerebbe piuttosto costituire unfondato
argomento per lattribuzione deldocumento al volsco e accreditare
lipotesidella provenienza dei Volsci dallarea um-bra meridionale, a
contatto con la Sabina.
249
formula onomastica abbreviata (seppur ati-pica per lepoca), con
i tre elementi separatida segni interpuntivi: vale a dire con
kopraenomen abbreviato, e con la sequenzaeiei possibilmente
segmentabile in eiei, cio con indicazione di patronimico ine, e del
gentilizio in quella che la formapi lunga, seppur verosimilmente
tronca-ta (perch, a fronte di , si giu-stifica male come
terminazione di Dat.sg., eperch i segni rotondeggianti in quel
set-tore delliscrizione non sembrano altro cheimperfezioni sulla
superficie plumbea daimputare alla lavorazione stessa del
manu-fatto). Va da s che una formula onomasticasiffatta sarebbe di
tipo umbro. Ci che sup-porta questa interpretazione e
segmenta-zione, che offre se non altro una
alternativaallingombrante presenza di una a trepunti, proprio il
confronto con luso parti-colare della puntuazione allinterno
delleformule onomastiche nella documentazio-ne umbra. In tale
ambito, infatti, la puntua-zione inerente ai confini interni della
for-mula onomastica si presenta tipicamentediversificata e/o
realizzata in modo marca-to rispetto al restante testo142:
1) la ma tvplei ST Um 27segnati solo uno dei due confini
interni, trail Pr(aenomen) ed il blocco
Pa(tronimi-co)+Ge(ntilizio), ed il confine terminale;
2) v(ipi) ia(ntes). kaltini ST Um 26segnato solo uno dei due
confini interni, trail blocco Pr.+Pa. ed il Ge.;
3) t: t. kastruiie: TI Va 3segnato in modo marcato il confine
tra ilblocco Pr.+Pa. ed il Ge.;
4) uhtretie: k. t. kluviier: TI Va 16segnati in modo marcato
entrambi i confiniinterni;
5) ?]reh: nuvkri. ST Um 34 = LSU 58puntuazione sul confine
terminale e confinimarcati diversamente tra i due elementi,che sono
verosimilmente la parte terminale
142 Cfr. Calderini, Giannecchini 2006, pp. 232-233.
-
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