atlante 1 atlante
atlante Raccolta di carte secondo un sistema parcellizzatodi
rappresentazione grafica, che riportano in scala, con
tecnicageografica secondo specifiche caratteristiche, zone
terrestri ocelesti in un sistema di coordinate e proiezione. Si
hanno atlantiterrestri o celesti, in cui un indice generale
espresso in formagrafica o rafica-numerica, rinvia alle varie carte
dellatlante peri dettagli della zona dinteresse.Gli atlanti celesti
possono essere relativi a zone del cielo o asingoli oggetti
(satelliti o pianeti), o ancora a lunghezze donda(X, gamma,
infrarosso) nelle quali corpi o zone celesti sono statiosservati.
Si hanno cos atlanti lunari, planetari, di astronomiainfrarossa,
ultravioletta, X.Gli atlanti, specie quelli celesti, possono essere
accompagnatida cataloghi in cui gli oggetti riportati sono elencati
oltrechper coordinate, secondo magnitudine, tipo spettrale, ed
altreeventuali caratteristiche.
Atlanti terrestri Sino al tardo impero Sino al Rinascimento
Lopera di Mercatore e LambertAtlanti celesti Epoca greco-romana
Epoca medioevale I primi atlanti Cartografia fotografica
Cartografia digitale
Atlanti terrestri. Mappe geografiche del territorio sono
esi-stite sin dallantichit in uso soprattutto ai naviganti per la
co-noscenza delle coste, degli approdi, delle insidie marine,
perdelimitare confini e individuare zone: questultimi sono
docu-menti che nella sostanza ricordano pi il classico portolano
chenon le carte geografiche e nautiche vere e proprie.Le fonti
relative sono scarse. Tralasciando incerte rappresen-tazioni su
pietra del neolitico, i primi cenni di cartografia sirinvengono
nellarea assiro-babilonese, in Mesopotomia, doveun frammento, la
tavoletta di Ga-Sur (2300 a.C. - 2500 a.C.),sembra riportare un
corso dacqua fra due colline, forse il piantico documento di mappa
geografica conosciuto.Degli Egizi non possediamo mappe, ma
conoscendo attraversole storie di Erodoto le loro navigazioni, e
sapendo della maniacatastale che avevano, erano sicuramente essere
in possesso dimappe territoriali e costiere. Ci giunto comunque un
docu-mento, un papiro conservato al Museo Egizio di Torino,
cherappresenta la mappa di alcune miniere doro, e sembra
redattodurante il regno di Ramsete IV (1500 circa a.C.).
Sino al tardo impero. Del periodo greco arcaico abbiamosolo
descrizioni. Alcuni interpreti vedono nei versi relativi alloscudo
dAchille (canto XXVIII dellIliade) la prima cartogra-fia greca,
anche se si riferiscono ad una cosmografia celeste;ma solo con
Anassimandro, secondo quanto riporta DiogeneLaerzio, che si avrebbe
la prima mappa del mondo ed il primoglobo.Sempre in epoca arcaica,
a cavallo fra il VI e il V secolo, abbia-mo da parte di Ecateo di
Mileto, uno storico della letteratura,circa 300 frammenti dalle sue
Periegesi, una sorta di guida allezone costiere del Mediterraneo,
quindi un portolano pi che unamappa.Sicuramente qualcosa in materia
devono pur aver realizzatoAnassimene e Dicearco: questultimo era
discepolo di Aristotele,che scrisse di geografia sostenendo la
necessit di tirare unalinea orizzontale di riferimento sulla carta
dellecumene (daGibilterra a Rodi), un singolo tratto progenitore
dei paralleli perlindividuazione delle distanze rispetto a
quello.
Un notevole progresso vi fu con Eratostene che realizz unodei
primi atlanti, una carta geografica del mondo
conosciuto,ricostruita in base a postume descrizioni. Secondo
quanto narraStrabone, in essa erano riportati per la prima volta
meridiani eparalleli.Il termine atlante tuttavia ancora improprio,
in quanto le-stensione delle terre rappresentate era tale da
rendere la cartapoco pi che uno strumento didattico.Una mappa del
globo fu redatta da Cratete (III - II sec. a.C.), cheritenendo non
coerenti le dimensioni dellecumene come rap-presentate da
Eratostene, ipotizz lesistenza di altri continentisconosciuti.
Questinduttiva ipotesi godette di ampio seguito inepoca romana, fu
ripresa da Cicerone nel Somnium Scipionis enel successivo
commentario di Macrobio, ed infine trov creditoper tutto il
medioevo.Non si conosce se Posidonio nei suoi versatili interessi
abbiacomposto anchegli una carta dellecumene, certo per chela sua
errata misura della circonferenza terrestre giunse sinoa Tolomeo
che ladott, ed appresso a lui tutto il medioevo ebuona parte
dellera seguente.A cavallo fra lera pagana e lera cristiana va
citata, anche senon si tratta di un cartografo, la figura di
Strabone, che nella suaGeographia in XVII libri descrive i viaggi
compiuti e i luoghivisitati, e riduce anchegli le dimensioni
dellecumene. Loperanon citata da Plinio nella bibliografia della
Naturalis historia,indicatore questo della probabile scarsa
diffusione del lavoro inambito romano.Un posto rilevante occupa
Marino di Tiro di cui purtroppo nonci pervenuto nulla ed abbiamo
notizie solo da Tolomeo, mache dovrebbe aver svolto un ruolo
essenziale spianando il passoalla Geographia tolemaica.Secondo
quanto racconta lAlessandrino, Marino sostenne lanecessit di un
approccio scientifico-matematico alle proiezionicartografiche
illustrando le carte con un reticolo di meridiani eparalleli,
secondo quale proiezione non dato per conoscere.Per quanto Tolomeo
sia a volte critico nei confronti di Marino,gli riconosce tuttavia
un ruolo fondamentale, tanto che precisadaver letto ogni sua
opera.Contemporanea a Marino fu lopera di Pomponio Mela,
lunicocartografo del periodo romano di una certa rilevanza.
indubbioche Roma dovesse disporre di mappe, soprattutto stradali,
percontrollare il vasto impero, e frequenti cenni si ritrovano
neilavori degli scrittori dellepoca, ma nulla giunto, e tutto
lasciasupporre che il lavoro di Pomponio fosse lunico a
vocazionecartografica.Su questi presupposti e sullo stato di queste
conoscenze sin-nesta la Sintassi geografica di Tolomeo, e la
geografia terrestreconosce un approccio scientifico.Negli otto
libri della geografia, pervenuti in copia, Tolomeodescrive la
metodologia da usare nel disegnare le mappe, adot-tando un tipo
particolare di proiezione, la proiezione conica, mapoi considera
soltanto il mondo abitato, che per lui equivaleva aquello
conosciuto.Quello che per rileva, al di l delle inesatezze e delle
interpre-tazioni arbitrarie di Tolomeo, che egli disegna il primo
veroatlante geografico terrestre. Per quanto non si sia in grado
diaffermare con certezza quanta della geografia attribuita a
To-lomeo, sia in realt opera sua, resta il fatto che a suo nome
cisono pervenute due versioni dei manoscritti, la versione A
checontiene 26 carte incluse negli otto libri, e la versione B
chene contiene 64 distribuite in corso dopera: Tolomeo, subSintassi
geografica.
Sino al Rinascimento. Con la suddivisione dellimperoromano prima
e la successiva scomparsa poi, si arresta anche
atlante 2 atlante
L Le isole britanniche da una pagina della geografia di
Tolomeo
in questo campo qualsiasi progresso, e gli unici scarsi e
nonrilevanti contributi vengono da Bisanzio.Gli stessi monasteri,
tanto solerti nel tradurre e copiare lavoriclassici, non posero mai
alcuna attenzione alla geografia, e lemappe che raramente appaiono
sono del tipo pi inconsueto,senza alcuna pertinenza scientifica,
tanto che alcune, le cosid-dette mappe del tipo T-O, cos chiamate
perch una croce tagliaun cerchio, hanno lest posto in alto. Le
mappe, in aggiunta,non dovevano rappresentare gli antipodi perch la
Chiesa eracontraria alla loro concezione.La cartografia araba fu
lunica in questo periodo che ebbe unruolo rilevante, caratterizzata
da mappe che accompagnano trat-tati geografici, e che si discostano
sempre pi dalla cartografiatolemaica.Ma per quanto di ottima
fattura, non mostrano ancora le distanzee tendono a distinguere il
globo secondo una pratica alloradiffusa, per zone
climatiche.Successivamente comunque, ad opera soprattutto del
lavoro diIdrisi, si ebbe una produzione deccellenza.Idrisi attinse
indifferentemente a materiale arabo ed europeo,ed impost allepoca
un vero e proprio stile cartografico, dise-gnando una carta
geografica di 3,5 m 1,5 m su una piastradargento, poi distrutta per
furor populis durante lotte intestine.Ad Idrisi si deve finalmente
un nuovo atlante, il primo dopoTolomeo, redatto per il re Ruggero,
composto di 70 fogli cui eraallegata una mappa mundi. Tale opera
divenne nota in occidentecome Tabula rogeriana, ma non godette di
grande popolaritper la diffidenza verso ci che proveniva dal mondo
islamico,tanto che apparve a Roma solo nel 1619 ed in edizione
ridotta,anche se linfluenza del cartografo arabo si protrasse a
lungo.La cartografia era divenuta nel frattempo soprattutto una
specia-lizzazione nautica.Le frequenti espansioni degli Arabi verso
oriente, le navigazioninel mar Eritreo, come allora si chiamava
lOceano Indiano, leloro conquiste europee e quindi i viaggi nel
Mediterraneo, il
L Il mondo arabo in una mappa del 1054 copiata da quelle di
Idrisi: sievidenziano i paralleli che seguono la sfera
sorgere nellalto medioevo delle repubbliche marinare,
rendevasempre pi pressante la necessit di disporre di carte
accurate.Fanno cos la comparsa le prime carte in cui risultano
tracciatii reticoli, che non sono ancora meridiani a paralleli, ma
piche altro il sistema della rosa dei venti e della miglior rotta
daseguire. Venezia e Genova guidano questo nuovo cammino, mabisogna
comunque attendere il XIII secolo per sentir parlaredellesistenza
di carte nautiche a bordo delle navi.Le carte migliori di questo
periodo sono la carta pisana, la piantica carta nautica
pervenutaci, e la la cosiddetta tabula medi-terranea redatta a
Genova da Giovanni di Mauro da Cariganodel 1333, ma si tratta
ancora di carte che non sono fondate suprincipi matematici. Gli
intricati reticoli di cui sono compostetracciano delle linee da
costa a costa, da costa ad isola, al fineunico dindicare, secondo i
venti stagionali, la rotta migliore.Un altro grande cartografo di
questo periodo fu P. Vesconte cherealizz nel 1320 uneccellente
carta del mondo riprodotta apagina ??.I naviganti che non avevano
accesso, anche per via dellalto prez-zo, alle pi ricche carte
prodotte dai paesi e dalle repubblicheche le detenevano
gelosamente, dovevano accontentarsi dellavecchia cartografia
disponibile cui veniva aggiunto ogni tantoil particolare di una
nuova scoperta, spesso in modo fantasiosoed assai poco scientifico.
Il disegno delle terre emerse risentivaancora delliconografia
pittorica.Il nuovo periodo inizi nella seconda met del
Cinquecento,quando fu disponibile in latino la Geographia di
Tolomeo. Lin-venzione della stampa (1450) e la rapida diffusione
specie inItalia di questa nuova tecnica fece il resto. Il
Geographia comin-ci ad essere stampato in molte copie e sotto
diverse edizioniche lo ampliavano con carte di nuove terre non
comprese nello-pera, ma soprattutto la funzione del lavoro
tolemaico fu quelladi far comprendere che lapproccio empirico e
ascientifico allacartografia doveva terminare, e la geometria e la
matematicapresero il sopravvento sulla libera iniziativa e sulla
fantasia deldisegnatore.Intanto, ad opera soprattutto dei
Portoghesi, promossa da Enricoil Navigatore, sera sviluppata la
navigazione oceanica con ilperiplo dellAfrica e la precisione
richiesta nella misura delle
atlante 3 atlante
latidudini diveniva sempre pi esigente. Fu anche introdottosulle
carte un sistema di misura per le longitudini, un reticolatoa forma
quadra che poneva eguali le distanze in latitudine elongitudine
della stessa misura di gradi, introduzioni grossolanee fonti di
errori che durarono a lungo.Quello che rileva che, nostante gli
errori, sintrodusse comun-que un nuovo tipo di carta, la cosiddetta
carta piana di cui fu unfautore Enrico il Navigatore.La carta pose
un sistema cardine: i punti dovevano essere intro-dotti sulla carta
in base alle loro coordinate.Introducendo questa tecnica i
cartografi avevano rispolverato ilvecchio metodo di Marino di Tiro
(metodo del coseno e dellalatitudine media) e compresero che per
poter tracciare le rottebisognava ricominciare a pensare al sistema
delle proiezioni rivi-sitandolo, immaginando la sfera terrestre
avvolta su un cilindrosul quale si proiettavano i suoi
punti.Occorreva superare il grave inconveniente delle carte piane.
Suqueste infatti non era possibile effettuare misure o
tracciarerotte se non empiricamente: la rappresentazione in piano
di unasuperficie sferica andava risolta.Linnovazione si ebbe con
Mercatore, cui fra laltro si develintroduzione della parola
atlante.Appare chiaro che questoperazione fu resa possibile
ancheperch si cominciava a disporre di mappe che
descrivevanoabbastanza accuratamente le terre.
Lopera di Mercatore e di Lambert. Su presupposti dirichiesta di
carte geografiche non soltanto belle a vedersi maanche precise e
scientificamente corrette sinnest lopera diMercatore.Questi pubblic
dapprima (1569) la Nova et Aucta Orbis TerraeDescriptio ad Usum
Navigatium Emendate (Nuova descrizio-ne della Terra accresciuta e
corretta per luso della navigazio-ne), quindi si dedic ad unopera
gigantesca, la pubblicazionedellAtlas sive cosmographicae
meditationes de fabrica mundiet fabricati figura, la cui terza ed
ultima parte fu pubblicatapostuma nel 1595.Il successo dellopera fu
tale che ecliss il precedente lavorodel pur valido Ortelius, che
nel 1570 aveva dato alle stampeil Theatrum Orbis Terrarum in 33
carte accompagnate da 35fogli di testo.Il problema della
rappresentazione grafica fu risolto da Merca-tore utilizzando la
proiezione cilindrica conforme, in sostanzaun trucco che permetteva
di rappresentare una superficie sfericaproiettandola su un foglio
tangente la Terra allequatore.In questo modo, se la raffigurazione
in piano, il navigantepu tracciare sulla carta una linea retta
congiungente il punto dipartenza e quello di destinazione, senza
ricorrere a curve. chiaro che questoperazione esigeva che si
potesse disporredi mappe che descrivessero accuratamente le varie
porzioni delglobo, compensando la curvatura della superficie
terrestre.
K La carta pisana della seconda met del XIII secolo su
pergamena.Parigi, Biblioteca nazionale
Mercatore raggiunse lobiettivo rendendo fra loro paralleli
imeridiani e compensando la deformazione in longitudine checos
sintroduceva con aumenti proporzionali delle distanze frai vari
paralleli man mano che ci si allontanava dallequatore,riuscendo cos
a mantenere inalterati gli angoli.Discende da questimpostazione di
proiezione, quellalterazionedimensionale delle terre che
allequatore sono rappresentate pipiccole rispetto a quelle delle
regioni nordiche, rappresentazioneche ha fatto esprimere pi di uno,
assai impropriamente, a favoreduna interpretazione colonialistica
della cartografia mercato-riana, mentre tale rappresentazione
unicamente conseguenzadiretta della proiezione.Una breve
discussione della proiezione di Mercatore nel boxnella pagina
successiva.Il lavoro di Mercatore fu continuato da figli e nipoti,
e si protras-se sino al 1602 con varie edizioni dellAtlas. Le
lastre furonosuccessivamente acquistate dallHondius che ripubblic
lAtlasimplementandolo con diverse sue mappe, mentre a poco a po-co
al latino si andavano affiancando altre lingue: il francese,
ilfiammingo, il tedesco e linglese.Questa dinastia di cartografi
fiamminghi (tali erano infatti tutti)si arricch con lingresso della
famiglia Blaue che produsse unAtlas major pubblicato
contemporaneamente in pi lingue, fracui questa volta anche
lolandese e lo spagnolo.Una nuova modalit cartografica fu
introdotta da Lambert.In questo caso la superficie della Terra
proiettata su un cono(proiezione conica) secondo una costruzione
per cui il cilindropu essere tangente o secante alla sfera.A
differenza della proiezione di Mercatore secondo la qualela
distanza fra paralleli aumenta allontanandosi dallequatoreesaltando
le regioni ad alta latitudine, in quella di Lambert iparalleli sono
posizionati nel punto in cui il piano che taglia ilglobo a un certo
parallelo interseca la superficie cilindrica. Intal modo risultano
schiacciate le zone polari.Successivamente anche C. F. Gauss port
un rilevante contributoal sistema della proiezione
cartografica.Questa proiezione, oggi pi nota come proiezione
Gaus-Boaga,anzich prendere come riferimento un cilindro tangente
allequa-tore, utilizza un cilindro tangente ad un meridiano preso
comeriferimento. La proiezione Gauss-Boaga usata nella
cartografiaufficiale italiana.La cartografia si spost in seguito
come centro di massimaproduzione in Francia, dove vennero
pubblicati lAtlas General,lAtlas Nouveau e lAtlas Universel.Oggi la
cartografia terrestre eseguita soprattutto da satellite,ma resta
sempre valida nel riporto sulla carta limpostazione ge-nerale
mercatoriana, che ovviamente andata incontro a variantitese a
perfezionarla.A livello internazionale il tipo di cartografia
utilizzato lUTM(Universal Trasversal Mercator), una proiezione
conforme in cuiil meridiano ha deformazione costante.
Atlanti celesti. Dellantichit remota non ci stato traman-dato
alcun tangibile documento, qualcosa da ricondure ad unarudimentale
cartografia.Larcheoastronomia che potrebbe portare un notevole
contributo,non dispone di una sola incisione che raffiguri due o pi
cor-pi celesti che mostrino inequivocabili tracce cartografiche,
masoltanto di flebili e incerti indicatori.Qualcosa possediamo
dalle antiche civilt orientali, pochi docu-menti che in assenza di
maggiori tangibili testimonianze, indica-no tuttavia, e non
induttivamente, che Caldei, Assiri, Babilonesi,ed in specie Egizi,
debbano aver proceduto al disegno dei percor-si in cielo di
pianeti, stelle, comete, Sole e Luna (altrimenti nonavrebbero
potuto prevedere le eclissi), e che a loro si debbano
atlante 4 atlante
Sulla proiezione di Mercatore
L a proiezione di Mercatore nacque dallesigenza di tracciare
sulla carte nautiche una linea retta congiungente due punti e
considerandola curvatura terrestre, possibilit preclusa alle carte
piane, ove per tracciare una rotta bisognava seguire una complessa
procedura.Assumendo la Terra come una sfera perfetta ed
avvolgendola in un cilindro di eguale diametro dellequatore, se si
pone il punto diproiezione allinterno della sfera-Terra, per ogni
meridiano e per ogni parallelo si pu generare un reticolato, che
andr a costituire,rispettivamente, linee verticali ed orizzontali,
cio meridiani e paralleli.
K Schema di costruzione della carta di Mercatore; unarotta
rettilinea sulla carta corrisponde ad una rottaspiraliforme sulla
sfera.
Posto che il cilindro che avvolge la sfera ha in comune con
questa lasse e ildiametro, si proiettano sulla superficie del
cilindro i punti da a) ad e) presi suun arco di meridiano
terrestre. Sul cilindro essi saranno dunque punti giacentisulla
proiezione del meridiano della sfera.A questo punto sorge per un
problema per i paralleli.Ragionando sulla proiezione, si nota che
questa perfettamente coerentecon la geometria dei meridiani, in
quanto la differenza in longitudine fradue punti della sfera
conservata ed esattamente riprodotta sul cilindro. Nonaltrettanto
pu dirsi per i paralleli che sono (sulla sfera) circonferenze
maggioriallequatore che decrescono man mano che ci si avvicina ai
poli. Sul cilindroi paralleli risultano invece proiettati come
eguali circonferenze, a prescinderedalla latitudine che
esprimono.Ma durante una navigazione non si usano certo i cerchi
dei paralleli, bensloro frazioni, e sorge qui la complicanza
maggiore, perch gli archi dei gradidi latitudine che sono di misura
costante sulla sfera, sulla superficie del cilin-dro risultano
rappresentati con valori crescenti, perch le proiezioni di
ogniparallelo distano dallequatore sulla superficie del cilindro
proporzionalmentealla tangente della latitudine del parallelo
considerato.Guardando sempre il disegno in alto, assumiamo ora i
punti segnati dallelettere, da a) ad e), non pi come punti di
meridiano ma come punti giacentisu distinti paralleli, notiamo che
gli archi de e ab sono di eguale valore, manon eguale la loro
proiezione, in quanto il segmento ab sul cilindro dimisura maggiore
del segmento corrispondente alla proiezione dellarco de.Dal punto
di vista pratico si intuiscono le implicazioni che ci comporta;
sesi considerano due punti giacenti sullequatore e distanti fra di
loro un certoangolo di longitudine, sulla proiezione essi hanno la
stessa distanza di due altripunti giacenti su un altro parallelo,
per esempio a 50 N, e distanti dello stessoangolo di longitudine,
mentre sulla superficie sferica essi sono decisamentepi
vicini.Tralasciando le tecniche di marineria relative alla rotta
tracciata, al rilevamentovero, a quello relativo,. . . vediamo come
fu risolto il problema, limitandoci aun cenno di
navigazione.Navigando fra due punti a rotta costante di un angolo
rispetto alla direzionedel N, seguendo una rotta discretamente
lunga, unimbarcazione, dal momentoche si trova su una superficie
sferica, non percorre un arco di cerchio massimo,ma interseca tutti
i meridiani successivamenti incontrati sotto lo stesso
angolo,seguendo una curva che se prolungata sincontra con uno dei
poli. Talecurva, che assume la forma a spirale, detta
lossodromia.La cartografia nautica considerando che luso della
bussola costringe a tagliarei meridiani con angolo costante, si
pose il problema di poter tracciare unacurva lossodromica nel modo
pi semplice. Quindi il problema di ridurreloperazione alla massima
semplicit andava cos spostato dalloperatore allacarta.Per la
navigazione era anche necessario che ogni rilevamento di due
punti,cio che langolo da cui sono visti due punti in ogni direzione
potesse es-sere rappresentato sulla carta con linee che formassero
lo stesso angolo; indefinitiva che la carta fosse
isogonica.Bisognava dunque, il problema era sempre lo stesso,
disegnare una nuovacarta che consentisse di tracciare le
lossodromie come se fossero rette, e cosanche il problema
dellisogonismo sarebbe stato risolto.
Questo il problema cui si applic Mercatore, e che risolse
adottando una proiezione cilindrica centrale per proiettare i
meridiani sul cilindro,e ricorrendo ad un artificio per ci che
riguarda un qualsiasi arco, anche infinitesimo, di meridiano, di
rappresentarlo cio diviso per il cosenodella latitudine locale
dellelemento. chiaro che in questa discussione si semplificato di
molto il procedimento senza riportarne attraverso il calcolo la
giustificazione che siritiene vada approfondito nelle debite
sedi.
far risalire i raggruppamenti stellari associandovi
immaginariefigure sia per una pi facile individuazione dei corpi
celesti, siaa fini dorientamento in eventuale navigazione
notturna.
Sconosciuti sono gli strumenti di misura usati, ma le ziqqu-rat,
come quella di Uruk, evidenziando destinazione e finalitastronomica
delle costruzioni, mostrano che i terrazzamenti nonerano solo
luoghi elevati, ma che essendo costruiti in determinatiallineamenti
consentivano di calcolare posizioni.
Gli Egizi dal canto loro, attenti osservatori della levata di
Sirio,
dovevano disporre, oltre che dello gnomone, di cui con
gliobelischi hanno costellato le loro terre, di una sorta di
com-passo celeste, di un rudimentale arco goniometro per le
misuredelle altezze e delle distanze, e del quadrante solare dal
momen-to che almeno questultimo si trova raffigurato nella tomba
diSeti I: egizia astronomia.
Sembrano suffragare questinterpretazione due ritrovamenti:
trestelle disposte verticalmente nella camera di Senmut, un
cancel-liere del regno, e che rappresentano probabilmente la
cintura di
atlante 5 atlante
Orione (1500 a.C. circa), e quello che forse il pi antico
deireperti tematici che lEgitto ci ha lasciato, il planisfero di
Den-dera, trovato nel tempio dellomonima localit egiziana durantela
campagna dEgitto di Napoleone e regolarmente trafugato etrasportato
al Louvre.S detto forse perch la datazione del manufatto
moltoincerta e fluttuante nel tempo. C chi lo data al 2500 a.C.,e
chi basandosi sul fatto che nel tempio sono stati rinvenutinomi
dimperatori romani propende per una datazione assai pirecente,
addirittura dellera cristiana.Si tratta di un planisfero zodiacale
che sembra presentare aspettipi astrologici che astronomici, che
ricorda abbastanza la Sphae-ra graecanica, e che ha stuzzicato
lincontrollata fantasia di moltiche hanno prospettato le pi
svariate fantastiche indimostrateipotesi.Altro del periodo antico
non abbiamo.
Epoca greco-romana. Dello scudo di Achille nellIliadesi discusso
sopra: una descrizione poetica di alcuni corpicelesti che poco
illumina sulle conoscenze del tempo.Del periodo greco classico non
rimasto nulla, e di quelloellenistico, scientificamente rilevante,
si hanno solo notizie dafonti talvolta non qualificate e spesso
imprecise dello stato delleconoscenze, ma finalmente comincia ad
esservi traccia di studiseri.Arato, lautore dei Fenomena, un poema
composto attorno al270 a.C., racconta che il pi antico
raggruppamento di stelle incostellazioni si deve ad Eudosso (IV
sec. a.C.), il primo greco adescrivere e catalogare le
costellazioni, e la tradizione tramandaancora che nella stessa
epoca Anassimandro aveva costruito unglobo celeste raffigurante le
costellazioni.In questo periodo i globi e le pi tarde sfere
armillari furonosenzaltro lunico modo di rappresentazione della
sfera celeste,gli unici atlanti stellari possibili. Il primo
catalogo scientifico. Le prime sistematiche scien-
tifiche osservazioni sulle stelle fisse si devono a due
astronomidella scuola alessandrina: Timocari ed Aristilio, e con
loro iltermine astronomo pu essere usato con propriet.Timocari ed
Aristilio, rispettivamente maestro e allievo, misu-rarono la
posizione di alcune stelle ad Alessandria. Tolomeoche riferisce
loro notizie non dice quante, si limita a riportarele loro
osservazioni per 18 stelle, ma da credere che gli studidei due non
si limitassero a cos poche se intendevano condurrestudi
sistematici. Costoro intorno al 300 riportarono i dati in
uncatalogo, di cui come di consueto non si ha traccia, annotandofra
laltro (Timocari) la posizione di Spica ad 8 dal punto equi-noziale
dautunno, un dato che sar rilevante per lesposizionedi successive
fondate teorie: infra. Il catalogo di Ipparco. In pieno periodo
alessandrino, se-
condo quanto sappiamo da Tolomeo, fu compilato da Ipparcoun
catalogo stellare, andato anche questo perduto. Secondo unrecente
studio di B. E. Schaeffer [2], il catalogo sarebbe statoin seguito
riprodotto sul globo Farnese le cui raffigurazionimostrano un buon
accordo temporale con lepoca in riferimento.Non noto con certezza
quante stelle contenesse il catalogoche la tradizione vuole
ispirato da una brillantissima nova osupernova apparsa attorno al
134. Il numero oscilla secondo lefonti da poco meno di 900 stelle a
1027, a 1088 stelle. Una stimaesatta non possibile, ma tutto
sommato pure ininfluente vistoche il catalogo andato perduto.Quello
che rileva che Ipparco inser nel catalogo le stelle pocooltre la
quinta magnitudine, introducendo un metodo di stimadella brillanza
stellare, e fornendone le coordinate eclittiche:latitudine e
longitudine.
Le osservazioni metodiche di Ipparco dettero nuovo impulsoagli
studi dellastronomia, e fu proprio sulla base di questamoderna
tecnica osservativa-deduttiva di approccio che Ipparcopot
accorgersi della precessione degli equinozi osservandoil mutamento
di posizione longitudinale della stella Spica giannotata da
Timocari come a 8 dal punto equinoziale dautunno,e da lui osservata
invece a 6, deducendo da questo spostamentoapparente il movimento
ellittico della Terra attorno al proprioasse.Se Ipparco pot
eseguire queste misure confrontando le sue conquelle di Timocari,
vuol dire che esisteva gi allepoca una stru-mentazione affidabile,
qualcosa di pi di un arco goniometrico,che permetteva con poco
margine derrore non solo di eseguiremisure, ma anche di confrontare
queste con quelle precedenti. Il catalogo di Tolomeo. Sul lavoro di
Ipparco sinnest qual-
che secolo dopo quello di Tolomeo che forn (libri VII ed
VIIIdellAlmagesto) un nuovo catalogo stellare in cui sono
riportate1022 stelle visibili alla latitudine di
Alessandria.Neanche di questo catalogo possediamo loriginale o la
la re-visione dellopera effettuata da ultimo da Teone e da sua
figliaIpazia, e quindi bisogna innanzi tutto tener nel debito conto
glierrori in cui sicuramente saranno incorsi i copisti nel
riportaredati numerici espressi secondo luso e la norma del tempo
inlettere dellalfabeto greco. Lomissione eventuale di un
segnovicino alle lettere, che ne altera notevolmente il valore, o
laconfusione del segno col segno che ugualmente modificail valore,
una circostanza tuttaltro da escludere.Commentatori dellopera
tolemaica ritengono che questo cata-logo non sia altro che quello
ipparcheo aggiornato con nuovemisure e nuove stelle e corretto per
lepoca: se le stelle elencatesono maggiori di quelle di Ipparco,
molte sono duplicati, e giquesto non testimonia a favore
delloriginalit.In sostanza Tolomeo si sarebbe limitato ad
aggiungere poco pidi 2 alle longitudini di Ipparco per compensare
la precessione:Ipparco aveva fornito come valore minimo per la
precessione38, che tra laltro non un valore esatto, e che Tolomeo
accettasenza discutere.Di conseguenza sembra di poter dedurre che
nonostante la com-pilazione del catalogo si faccia risalire al 138
d.C., il riscontrodei dati con le osservazioni indica di retrodarli
al 43 d.C., proprioperch Tolomeo avrebbe usato i dati di Ipparco
correggendoliper la sua epoca aggiungendo ad ogni longitudine
ipparchea 240, usando tuttavia per la precessione un valore erroneo
(1 alsecolo anzich 1 4 a secolo), e quindi le sue longitudini
sonoerrate in difetto. contr.!Il catalogo di Tolomeo si estende dal
Nord celeste a 52 Sud, eriporta per ciascuna stella i seguenti
dati: posizione allinterno della costellazione; longitudine
eclittica in gradi e primi allinterno di uno dei
dodici segni zodiacali; latitudine eclittica in gradi e primi
con indicazione del Nord
o Sud rispetto alleclittica; magnitudine espressa da 1 a 6, con
alcune indicazioni aggiun-
tive tipo major, minor, obscura e nebulosa. Epoca medioevale.
Anche in questa disciplina, come per la
cartografia terrestre e per tutte le scienze in genere, il
medioevosegna nel mondo occidentale la fine di ogni progresso.
DellAl-magesto di Tolomeo si persero quasi subito le tracce e
bisognattendere il 1022 per vederlo comparire tradotto dallarabo
daG. da Cremona.Alla base non vera nessun interesse per
lastronomia, e tantome-no poteva esservene per la cartografia. Se
si pensa che i maggioriinteressi astronomici nel primo medioevo
furono espressi da M.Capella, Macrobio e S. Boezio, tutti filosofi
il cui interesse astro-
atlante 6 atlante
K A. Drer, Imagines coeli Septentrionales cum duodecim
imaginibuszodiaci, Norimberga 1515
nomico era esclusivamente letterario, si ha unidea dello
statodelle cose.Intorno al 1200, nellalto medioevo, lastronomia era
ancorastantia, e se riceveva impulso, lo riceveva dallastrologia
intesacome pratica in grado di mettere in comunicazione la terra
conil cielo. Quando fece la sua comparsa lago magnetico si ritennea
lungo che questo si indirizzasse verso il Nord perch
sensibileallinfluenza celeste sulle cose terrestri.Bisogna
attendere il XIV secolo perch si veda distinguersi,pi che emergere,
la figura di G. Dondi dallOrologio, semprecomunque pi astrologo che
astronomo, perch si assista ad unprimo timido risveglio. In tutto
il secolo precedente il massimocompendio astronomico fu la Commedia
di Dante.Il vero fiorire della cartografia fu anche in questo campo
nei pae-si arabi e nelle terre da loro conquistate. Centri di
studio furonoBagdad, dove operarono Albategnius che compil la
Scienzadelle stelle, al-Sufi che catalog 1008 stelle ne la
Descrizionedelle stelle, e molti altri.Il medioevo arabo (che per
quella civilt medioevo non fu!)vede soprattutto la pubblicazione
delle prime effemeridi di unacerta precisione, come le tavole
kakemite, le tavole alfonsine,le tavole di Toledo di Azarchel, il
catalogo di al-Sufi, le tavoledella scuola di Maragha, le tavole
Zij i Gurgani di Ulugh-Begh,e varie altre che segnano unindiscussa
superiorit culturale delmondo orientale su quello occidentale:
alcune riportavano lemisure di stelle approssimate al decimo di
grado. Una sola diqueste effemeridi, le tavole alfonsine, fu
compilata in Europa, efu opera di un arabo e di un ebreo.Fra tutti
questi emerge il catalogo stellare di Ulugh-Begh del1437, che anche
se conteneva quasi lo stesso numero di stel-le dellAlmagesto (1018)
presentava una maggiore precisione: questo il secondo catalogo
stellare prodotto dopo quello diTolomeo. strano che lastronomia
araba, cos ricca di cataloghi, nonabbia lasciato una copiosa
produzione per quel che riguarda gliatlanti celesti, fu senzaltro
molto pi prolifica per gli atlantiterrestri, una tradizione di
atlanti celesti manca infatti nel mondoarabo. difficile, e forse
azzardato, sostenere che questo sidebba al divieto islamico della
raffigurazione, giacch si trattava
di disegnare costellazioni, e queste, anche se sempre
vestite,risultano raffigurate nei libri solo i Gemelli appaiono
nudi.Nel 1551 Mercatore pubblica il Mappamondo celeste, ma salvoil
fatto che aggiunse alle costellazioni tolemaiche la Chioma
diBerenice (Coma Berenices), non rappresenta alcun
progressorispetto a quello tolemaico.Intanto il cielo si arricchiva
delle nuove costellazioni austra-li. P. Plancius nel 1598 pubblic
un mappamondo con dodicinuovi costellazioni per lemisfero australe,
e di queste tutte, tran-ne una, lApis furono ammesse poi dallUnione
AstronomicaInternazionale nel 1922.Finora nella cartografia celeste
sono stati ricompresi i cataloghi.La circostanza che non ci sia
giunta nessuna mappa celestedallantichit, ha richiesto, non del
tutto impropriamente credo,che i cataloghi rientrassero in questa
trattazione. Le descrizioni aseguire tratteranno invece
esclusivamente di cartografia celeste.I cataloghi trovano
discussione nel relativo lemma: catalogoastronomico.
I primi atlanti. La cartografia astronomica riprese vita acon la
scoperta delle terre nel Nuovo Mondo che mostravanopure nuovi
cieli, ed anche se incentrata ancora sulle costella-zioni,
lapproccio era assolutamente pi scientifico. Sotto ilgrande
influsso della pittura del Rinascimento, allaccuratezzadei
particolari si un la riccheza pittorica.Una delle prime mappe del
cielo fu quella che A. Drer produssenel 1515 incidendo due matrici
di legno, ciascuna per emisfero,che presentano ancora secondo un
uso che sar lungo a morire lecostellazioni viste dallesterno e le
stelle identificate con numeri.Le tavole del Drer non presentano
elementi originali ancheperch riproducono il cielo presente in un
anonimo manoscrittodi Vienna del 1440, ma la rilevanza sta nel
fatto che essendostampate, in due sole tavole si poterono
diffondere per la primavolta carte celesti.Nel 1570 compare a
Venezia De le stelle fisse di A. Piccolomini,ove lesigenza
artistica cede il passo ad una ricerca di preicisione:il
riconoscimento delle stelle in cielo, laccuratezza delle
loroposizioni, sono i criteri guida. Allegato allatlante anche
uncatalogo stellare.Le stelle sono distinte in quattro grandezze su
scala graduata elatlante consente agevolmente di orientarsi nel
riconoscimentodegli oggetti.Nel 1588 G. P. Gallucci pubblica a
Venezia il Theatrum mundi ettemporis, non soltanto una guida al
riconoscimento degli oggetti,ma una summa dellumanesimo tolemaicoSi
trovano descritte le teorie tolemaiche planetarie e i meccani-smi
delle eclissi, tavole terrestri e dellinferno di Dante, tavoleper
il calcolo del passaggio del Sole al meridiano e del numeroaureo,
tavole trigonometriche del seno, una tabella con la previ-sione
della precessione degli equinozi,. . . e le costellazioni
sonorappresentate in distinte tavole.Per quanto dimpostazione
tolemaica, latlante sorprendente-mente moderno. Ai bordi e al
centro delle tavole Gallucci riportale coordinate di latitudine e
longitudine tratte dal De Revolutio-nibus di Copernico, cui sono
riferite con precisione le posizionidelle stelle suddivise in
magnitudini.Le singole stelle sono ancora presenti in tabelle con
indicate lecoordinate ed il numero progressivo dellastro, la
magnitudinee la natura astrologica, e sono anche presenti oggetti
di naturanon stellare.Da qui in poi la produzione si far continua e
citare gli atlantidiverrebbe un compito arduo. Ci si limita a
quelli che credosiano pi significativi, ma le omissioni sono
davvero numerose.Nel 1687 J. Hevelius pubblica il Firmamentum
Sobiescianumsive Uranografia, unopera in 56 tavole, nel 1753 J.
Flamsteed
atlante 7 atlante
L Nelle immagini in alto la costellazione di Bootes nellatlante
di Hevelius (sinistra) ed in quello di Flamsteed (destra):
Hevelius, disegn lecostellazione con la tecnica viste dallesterno,
quindi rovesciate, mentre Flamsteed le raffigura correttamente.In
basso a sinistra rappresentazioni grafiche delle magnitudini
stellari nel Theatrum mundi et temporis del Gallucci; a destra
simbologie grafichein un moderno atlante
lAtlas coelestis, nel 1782 J. E. Bode il Vorstellung der
gestirne,un atlante a colori, e cos via.
Da questa breve rassegna manca tuttavia un atlante dei
primnianni del secolo XVII cui si inteso dedicare un posto
privilegia-to, lUranometria: compilata nel 1603 da J. Bayer va
consideratail primo vero atlante stellare dellera moderna.
Adottando una tecnica tuttora in uso, Bayer assegn ad ognistella
secondo il proprio splendore apparente, una lettera dellal-fabeto
greco: le stelle pi brillanti erano individuate dalla lettera, cui
seguiva la , la e cos via dino alla ,
Per quanto innovativo questatlante comunque lultimo re-datto
esclusivamente con le tecniche antiche visuali, e segnaanche la
fine dellastronomia osservativa e posizionale compila-ta
esclusivamente coi quadranti. Di l a pochi anni si diffonderil
cannocchiale, e nuove prospettive si apriranno finalmente
allacartografie dallepoca di Tolomeo. Una rassegna di atlanti
riportata a pagina 9.
Trattando gli atlanti va inoltre ricordato che la cartografia
celestenon si occupata soltantanto di costellazioni, ma ha
riservatouna parte rilevante alla selenografia, ed anche questi
atlantihanno segnato un momento essenziale affinando la capacit
dirappresentare particolari di un corpo relativamente vicino.
Si precisa che molti degli atlanti qui trascurati risultano
trattatiai singoli lemmi relativi ai vari cartografi e a quelli
relativi allostudio di un corpo celeste.
Linvenzione del telescopio e la maggiore ricchezza di
parti-colari ed oggetti che lo strumento permetteva, rivoluzion
lacartografia celeste.
Ormai si poteva guardare pi lontano, ma si disponeva di
tantipiccoli campi, quelli che lobiettivo e la focale del
telescopio
consentivano, e cominciarono a nascere i nuovi cataloghi
stellarida cui poi estrarre gli atlanti di zone del cielo. La
proiezione negli atlanti celesti. Anche nel caso degli
atlanti celesti, come in quelli terrestri, occorre scendere ad
alcunicompromessi per rappresentare in piano una superficie
sferica.La pratica pi usuale consiste nel far s che la superficie
diproiezione intersechi la superficie della sfera, e per questo
sidice che tecnicamente le mappe di proiezione si riferiscono
alprincipio della secante conica e della secante
cilindrica.Nellimmagine nella pagina successiva mostrata la prima
pa-gina di un atlante moderno incentrata sul polo Nord celeste.
Laraffigurazione quella standard della cartografia celeste.
Unaserie di cerchi rappresentano le declinazioni dei corpi, mentrei
segmenti che dipartono dal centro in prossimit della pola-re a 360
sono le ore di ascensione oraria dei corpi: ciascunsegmento orario
indica approssimativamente lestensione in de-clinazione di ogni
proiezione. In questa rappresentazione le zonetratteggiate
rappresentano le medesime coordinate sulla sferaceleste.Alcuni
atlanti, come il diffusissimo nei paesi anglosassoni Nor-tons Star
Atlas sfruttano una particolare griglia curva chiamataproiezione
globulare che consente una distorsione molto mo-desta per via della
grande porzione del cielo che rappresenta: inogni carta sono
rappresentate sei ore di ascensione retta e 120di declinazione,
mentre attorno ai poli latlante usa una grigliaricavata dal sistema
planisferico standard.
Cartografia fotografica. Quando le tecniche consentironodi
passare dagli atlanti redatti con stime e osservazioni visuali
aquelli basati sulla tecnica fotografica, il pioniere di questa
nuo-va via fu D. Gill dellosservario di Citt del Capo, che
colpitodal numero delle stelle fotografate durante il passaggio di
una
atlante 8 atlante
L Pagina di un atlante moderno per astronomia amatoriale redatto
da Sky % Telescope con 30 796 stelle sino alla magnitudine 7,6
atlante 9 atlante
L Compilatori dei principali atlanti dallantichit al secolo XX e
luogo di edizione
Autore Atlante Anno
Abd ar-Rahman as-Sufi Liber locis stellarum fixarum ?, 964P.
Apianus Astronomicum Caesareum Ingolstadt, 1540A. Piccolomini De le
stelle fisse Venezia, 1570G. Gallucci Theatrum mundi et temporis
Venezia, 1588J. Bayer uranometria Augusta, 1603A. Cellario Atlas
coelestis seu Armonia macrocosmica Amsterdam, 1603J. Schiller
Coelum Stellarum Christianum Augusta, 1627J. Hevelius Uranographia
Danzica, 1690J. G. Doppelmayr Atlas coelestis Norimberga, 1742J.
Flamsteed Atlas coelestis Londra, 1753Diderot et dAlembert recuil
de planches de astronomie 1789 ParigiJ. E. Bode Vorstellung der
gestirne Berlino, 1782F. N. Konig Himmels Atlas Berna, 1826F. W. A.
Argelander Uranometria nova Berlino, 1843J. J. von Littrow Atlas
des gestirnten himmels Stoccarsa, 1854K. Bruhns Atlas der
Astronomie Lipsia, 1872C. Dien, C. Flamamrion Atlas cleste Parigi,
1877E. Delporte Dlimitation scientifique des constellations, cartes
Londra, 1930A. Becvr Atlas Coeli Skalnat Pleso Praga, 1956
cometa, decise di dare il via ad una cartografia fotografica
perlemisfero australe. Nacque cos la Cape Photographic
Durch-musterung, un atlante in 613 carte con stelle sino alla
decimamagnitudine.Nel 1887 prese il via lambizioso progetto di
redazione della Carte du Ciel, di cui D. Gill fu uno degli
ispiratori principali,e che procedette assai lentamente.Mentre si
attendeva a questo lavoro che avrebbe dovuto condur-re ad un
atlante fotografico per i due emisferi, furono redatteda due
osservatori astronomici, uno in Inghilterra e laltra aCitt del
Capo, le Frankin-Adams Charts. Con questa surveyfotografica
svoltasi in tempi relativamente brevi (fra il 1903e il 1912),
termina lera degli atlanti fotografici operata con irifrattori.I
riflettori non furono mai impiegati perch a fronte di una mag-giore
profondit celeste mostravano un campo assai pi piccolo,e quindi
venivano preferibilmente usati nella fotografia di og-getti di
piccola (apparente) dimensione, e risultavano inservibiliper
fotografare grandi estensioni del cielo.La cartografia celeste
riprese vita con linvenzione del telescopioSchmidt, che ad una
notevole luminosit univa un campo piampio di quanto consentisse il
miglior astrografo.Il telescopio Schmidt di monte Palomar,
operativo dal 1948, resedi fatto vana la continuazione della Carte
du Ciel (a quellepo-ca non ancora ancompletata), fornendo un
atlante fotograficodellemisfero boreale, la Palomar Sky Survey, in
un tem-po veramente breve: dal 1949 al 1951. La Palomar Survey
consultabile allindirizzo citato in biubliografia: [1].Latlante di
tutto il cielo (boreale e australe) fu completato neglianni
settanta grazie alla collaborazione fra losservatorio
anglo-australiano di Siding Spring e quello dellESO a La Silla,
chedettero vita allESO-SRC Sky Atlas.Gli ultimi atlanti redatti a
mano sono stati lAtlas coeli, compila-to negli anni cinquanta del
secolo scorso da A. Becvr, in 16(?)carte con stelle sino alla
magnitudine 7,5, e latlante in 43 cartecompilato dello stesso
periodo da G. B. Lacchini che riportale stelle visibili, le doppie,
le variabili le novae, gli ammassi,le nebolose e gli spettri sino
alla 5a magnitudine. Entrambe gliatlanti sono compilati con
riferimento allequinozio 1950.Negli anni sessanta lo Smithsonian
Astrophysical Observatoryha estratto per la prima volta in via
automatica dal database delSAO ( catalogo astronomico) un atlante
in 152 carte di grandeformato accompagnato dal relativo omonimo
catalogo.
Latlante comprende stelle sino alla magnitudine 9,5 ed ha
unascala di 8,6 mm per grado.Nel 1987 W. Trion, un appassionato
dastronomia che gi ne-gli anni cinquanta aveva realizzato lo Sky
Atlas 2000, compillUranometria 2000,Latlante comprende gli oggetti
dei due emisferi, si estendesino alle stelle di magnitudine 9,5 con
una scala di 18 mm pergrado, e i corpi celesti sono evidenziati
secondo le caratteristiche.ammassi, nebulose, radiosorgenti,. . .In
chiusura un cenno merita il Sarna Deep Sky Atlas, un atlantein 102
carte costruito per gli oggetti del profondoc cielo.
Cartografia digitale. le nuove frontiere aperte
dallastro-nautica ed i progressi dellelettronica hanno orientato
negli ul-timi decenni verso una cartografia digitale diretta o a
singolicorpi (del sistema solare e al di fuori esso), o a singole
regionidel cielo fotografate a determinate lunghezze
donda.Cartografie planetarie sono state realizzate da varie sonde
comele Mariner, Voyager, Galileo, Cassini, mentre satelliti
dedi-cati o telescopi spaziali come lo IUE, lHST, lo Spitzer
etantissimi altri si sono occupati di fotografare oggetti lontani
eil cielo in varie lunghezze donda, e altre sonde come Giotto oVega
hanno fotografato e studiato la cometa Halley.Nel tempo sono state
digitalizzate le vecchie survey fotografi-che e rese a disposizione
tramite la rete.Gli atlanti oggi si producono in tempo reale dai
data-base foto-grafici digitalizzati e dai cataloghi, per zone di
cielo anche dipochi secondi darco, personalizzandoli secondo
necessit.In rete sono disponibili oltre a cartografie professionali
comela citata Palomar Survey o la Sloan Digital Sky Survey,
anchecartografie di tutto rispetto redatte da non professionisti,
come,ad esempio, il TRIATLAS, che ha raggiunto la seconda edizionee
raccoglie stelle sino alla 13a magnitudine.Da segnalare ancora
latlante allindirizzo www-wikisky.org.
www-wikisky.org
Bibliografia[1] Palomar Observatory. Palomar Sky Survey,
1951.http://stdatu.stsci.edu/cgi-bin/dss_form.
[2] Bradley E. Schaefer The epoch of the constellations on
theFarnese Atlas and their origin in Hipparchus lost
catalogue.Louisiana State University, Baton Rouge,
2005.http://www.phys.lsu.edu/farnese.
10
http://stdatu.stsci.edu/cgi-bin/dss_formhttp://www.phys.lsu.edu/farnese
atlante