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Anna Mary Garrapa
Dottoranda URBEUR
Universit Milano Bicocca
SAN FERDINANDO- ROSARNO- PIANA DI GIOIA TAURO
ANNO 2012-2013
Introduzione..2
Il caso...2
Obiettivi dellanalisi. .2
La metodologia di indagine. ..2
1. Il contesto.......3
1.1. Regione Calabria e Piana di Gioia Tauro. ..3
1.2. San Ferdinando e Rosarno. .....5
2. Caratteristiche e domande dei migranti. 6
2.1.Il modello migratorio del comune. ...6
2.2. I bisogni/le domande dei migranti. ...11
2.3. Il capitale sociale dei migranti. ....14
3. Politiche e pratiche di inclusione nel comune. 15
3.1.Politiche ed iniziative attuate. ....15
3.2.Impatti della crisi finanziaria..23
4. Una valutazione critica: analisi SWOT. ..24
Bibliografia................26
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Introduzione
Il caso
Il caso studio il comune di San Ferdinando (4.900 abitanti),
inserito nel pi ampio contesto del modello
dimmigrazione stagionale per la raccolta degli agrumi nella
Piana di Gioia Tauro. Lintera area comunemente nota come Rosarno
allinterno della pi ampia comunit dimmigrati, cos come nellopinione
pubblica nazionale ed internazionale. Infatti il comune calabrese
di Rosarno ha trovato spazio nelle cronache di molti paesi per la
rivolta avvenuta
nel gennaio 2010.
Il conflitto esploso tra autoctoni ed africani sub-sahariani ha
reso note le degradanti condizioni di vita e di
lavoro degli immigrati impiegati nelle aziende agricole locali,
prevalentemente nella raccolta invernale di
agrumi.
La deportazione degli immigrati dal territorio calabrese,
avvenuta nei giorni successivi alla rivolta, ed i
controlli effettuati dalle istituzioni preposte e dalle forze
dellordine presso le aziende agricole della regione hanno solo
temporaneamente sospeso il fenomeno, ma di fatto non lo hanno
interrotto definitivamente.
Durante linverno 2012-2013 sono ancora migliaia gli africani,
prevalentemente provenienti da paesi sub-sahariani, che dimorano in
tendopoli e container demergenza, baraccopoli spontanee e casolari
diroccati: le condizioni di vita e di lavoro sono ancora
visibilmente degradanti.
Obiettivi dellanalisi
Nel seguente rapporto si traccer sinteticamente il quadro
socio-economico della Piana di Gioia Tauro, con
particolare attenzione ai fattori che hanno determinato ed
accompagnato la presenza crescente di lavoratori
immigrati, neocomunitari ed extracomunitari, in alcuni settori
occupazionali, come agricoltura, edilizia e
cure domestiche, ed allinterno di questi, in specifiche attivit
e fasi produttive. Si approfondir lattuale modello migratorio
legato al lavoro agricolo stagionale, in particolare deglimmigrati
provenienti dallAfrica sub-Sahariana, ed in relazione alle
trasformazioni avvenute nel comparto agrumicolo in termini di
filiera commerciale ed organizzazione del lavoro.
Il caso studio sar focalizzato sulle condizioni di vita e di
lavoro degli stessi immigrati stagionali a San
Ferdinando e Rosarno durante la stagione agrumicola dellinverno
2012-2013. Si valuteranno, infine, effetti e risultati conseguenti
alle iniziative e politiche di inclusione ed accoglienza
messe in campo da istituzioni e popolazione locale.
La metodologia di indagine
La complessit del tema indagato richiede una metodologia
dindagine mista, che permetta dintegrare differenti fonti e
tecniche di ricerca, al fine di superare le numerose difficolt che
sincontrano nella raccolta dinformazioni quantitative e qualitative
certe. Le principali problematiche metodologiche riscontrabili sono
dovute ad una molteplicit di fattori.
Innanzitutto la dimensione ufficiale del fenomeno
sistematicamente inferiore a quella reale: le fonti
istituzionali e le statistiche ufficiali registrano componenti
profondamente diverse della popolazione
immigrata, soprattutto per quanto riguarda la consistenza
numerica delle presenze e dellimpiego. Inoltre la natura stessa dei
fenomeni indagati implicano cifre tendenzialmente sottostimate
delle presenze
dimmigrati in Calabria e degli impiegati in agricoltura:
limmigrazione irregolare, la forte mobilit territoriale e
settoriale, la stagionalit deglimpieghi, il lavoro nero, leconomia
agricola sommersa. Allassenza di dati quantitativi organici ed
affidabili si aggiunge una carenza significativa di documentazione
specifica e facilmente reperibile, come registri, ricostruzioni
storiche, rapporti prodotti da istituzioni ed
organizzazioni locali.
Infine le tematiche affrontate riguardano fenomeni complessi e
spesso occulti, che comportano un alto rischio di manipolazione
delle informazioni da parte degli intervistati, per paura, omert,
implicazione diretta
in situazione dirregolarit, collusione con poteri forti.
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La metodologia dindagine si quindi sviluppata tramite la
combinazione di differenti strumenti di ricerca, quantitativi e
qualitativi:
- analisi dei dati secondari sulle presenze ed il ruolo della
manodopera immigrata impiegata nellattivit agricola locale.
- Ricognizione, elaborazione, combinazione di dati provenienti
da fonti differenti: amministrative,
economiche, statistiche, rapporti e banche dati prodotte da
organizzazioni del terzo settore, rassegna stampa.
- Interviste semi-strutturate e focus groups a vari attori:
lavoratori immigrati, organizzazioni istituzionali e persone che
svolgono intermediazione del lavoro;
Produttori diretti, imprenditori agricoli, commercianti;
Residenti autoctoni ed associazioni locali;
Testimoni privilegiati: amministratori locali, rappresentanti
sindacali e di associazioni di categoria, volontari di ONG.
- Osservazione diretta delle attivit riproduttive, nei
differenti tipi dinsediamento abitativo, e dellincontro tra domanda
ed offerta di lavoro.
- Mappatura di attori locali, istituzionali e non istituzionali,
coinvolti nello sviluppo di politiche ed iniziative
di accoglienza ed inclusione deglimmigrati. - Mappatura geo -
referenziata di insediamenti abitativi, servizi, spazi pubblici,
luoghi dincontro domanda offerta di lavoro.
1. Il contesto.
1.1. Regione Calabria e Piana di Gioia Tauro.
San Ferdinando e Rosarno si collocano nel territorio provinciale
di Reggio Calabria e rientrano nel sistema
socio-economico della Piana di Gioia Tauro.
Larea della Piana composta complessivamente da 33 comuni1,
caratterizzati da una riconosciuta omogeneit geografica, sociale e
produttiva. Si estende su una superficie territoriale di 930 Km
ed
delimitata dal bacino del fiume Mesima a nord, da quello del
fiume Petrace a sud, dalle pendici collinari pre-
aspromontane ad est e dal mar Tirreno ad ovest, dove termina con
la linea costiera del golfo di Gioia Tauro.
Lungo la direzione Gioia Tauro - Cittanova, la Piana raggiunge
la sua massima estensione di 20 Km, mentre
in direzione longitudinale lampiezza massima di circa 30 Km
(Universit degli Studi di Reggio Calabria, 2012).
Secondo i dati ISTAT, riferiti allanno 2011, larea della Piana
presenta complessivamente una popolazione residente pari a 164.098
abitanti, che incide per il 28,94% sul totale degli abitanti della
provincia e per
l8,16% su quello della regione. Durante il periodo
intercensuario 2001-2011 si verificata una contrazione della
popolazione pari all1,02%, che ha interessato la quasi totalit dei
comuni dellarea, passando da un valore assoluto di 165.797 abitanti
nel 2001 a 164.098 nel 2011. A ci si aggiunge un processo
dinvecchiamento demografico di proporzioni rilevanti, con
ripercussioni notevoli sulla vita economica, sociale e culturale
del territorio (Facolt di Agraria di Reggio Calabria, 2012).
I residenti stranieri in Calabria, al contrario, sono aumentati
continuamente, passando dai 18.000 censiti
dallISTAT nel 2001 ai 66.925 nel 2011, il 3,4% della popolazione
calabrese (Demo-Geodemo - ISTAT). Ancora nellanno 2011, lINPS ha
registrato in Calabria un totale di 134.860 lavoratori, di cui il
92% (124.680) con contratto a tempo determinato. La forma
contrattuale prevalente a tempo determinato, sia per
i comunitari, italiani inclusi, che per gli extracomunitari: in
entrambi i casi il tempo determinato supera il
90% dei contratti totali. La presenza di lavoratori
extracomunitari si concentra nelle province di Reggio C.
1 I comuni della Piana di Gioia Tauro: Anoia, Candidoni,
Cinquefrondi, Cittanova, Cosoleto, Delianova, Feroleto della
Chiesa, Galatro, Giffone, Gioia Tauro, Laureana di Borrello,
Maropati, Melicucco, Melicucc, Molochio, Oppido Mamertina, Palmi,
Polistena, Rizziconi, Rosarno, San Ferdinando, San Giorgio Morgeto,
San Pietro di Carid, San Procopio, Santa Cristina dAspromonte,
SantEufemia dAspromonte, Scido, Seminara, Serrata, Sinopoli,
Taurianova, Terranova Sappo Minulio, Varapodio.
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(1.813) e in quella di Cosenza (1.339), in cui risultano
impiegati il 75% dei lavoratori. Il numero di lavoratori
extracomunitari registrato dallINPS nella regione rappresenta il
3,25% degli iscritti a livello nazionale (Inea, 2012a).
In aggiunta al numero di lavoratori immigrati regolari ed
ufficialmente registrati necessario considerare
lampio bacino di manodopera apparentemente invisibile, composta
da immigrati, regolari ed irregolari, impiegati informalmente in
diversi settori economici.
Se la stima del numero reale dei lavoratori immigrati occupati
in Calabria risulta difficile, ancora pi
difficile diventa stimare il numero di quelli impiegati in
agricoltura. La sede calabrese dellIstituto Nazionale di Economia
Agraria ha stimato, tramite una metodologia di ricerca mista,
quantitativa e qualitativa, che il
numero di lavoratori immigrati impiegati informalmente nel
comparto agricolo calabrese, nellanno 2011, si aggira intorno alle
16.000 unit, di cui 5.000 comunitari (Inea, 2012a, 2013).
Alla luce dei dati e dei rapporti, pubblicati annualmente da
varie fonti informative ufficiali, possibile
cogliere alcune caratteristiche prevalenti della presenza e
dellimpiego degli immigrati in Calabria dai primi anni 90 fino ad
oggi: - una notevole diffusione sul territorio, in particolare nei
centri minori delle province calabresi, che
determina una sostanziale inesistenza di un effetto metropoli
allinterno della regione ed una maggior concentrazione di presenze
nei comuni non capoluogo;
- una prevalenza di addetti nei settori dimpiego poveri e meno
qualificati, in particolare nel commercio ambulante, lavoro
domestico e cure familiari, agricoltura ed edilizia.
Per quanto riguarda il settore primario si registrano presenze
rilevanti in alcune aree territoriali specifiche:
- nelle zone caratterizzate da agricoltura intensiva lungo le
coste, Crotone e Cir (CZ), e nelle piane di Gioia
Tauro (RC) e Sibari (CS), per lavori stagionali di raccolta e
confezionamento, rispettivamente di uva, olive,
agrumi;
- nella Piana di Lamezia Terme, per impieghi duraturi in attivit
di florovivaismo e serre orticole;
- nelle aree agricole interne e marginali, tra cui Sila Piccola
(CZ), Monte Poro (VV), Valle dellEsaro e Valle Crati (CS), per
impieghi di lungo periodo in attivit zootecniche, in particolare di
governo della stalla e
pastorizia.
La prevalenza che assumono le operazioni di raccolta,
carico/scarico merci, lavorazione e confezionamento
dei prodotti, lavorazione del terreno e semina, custodia dei
capi di bestiame, sembra confermare lipotesi che siano accessibili
ai lavoratori immigrati solo i livelli pi bassi nella struttura
delloccupazione agricola calabrese.
Tradizionalmente ai picchi stagionali di lavoro agricolo
sopperiva manodopera autoctona pendolare,
proveniente da aree marginali, montane e meno ricche rispetto a
quelle di agricoltura intensiva di pianura
(Inea, 1990-2001). Limportanza dellagricoltura nell'economia
calabrese era e resta molto pi marcata rispetto a quella che essa
riveste mediamente per l'Italia nel suo insieme: il peso assunto
storicamente, in
termini di occupazione e di reddito familiare prodotto, ha dato
al settore una notevole rilevanza sociale e
politica nel tessuto locale (Cavazzani & Sivini, 1997).
Lagricoltura continua a mantenere un ruolo importante
nelleconomia e nelloccupazione regionale, non tanto per la forza
strutturale del settore, quanto perch il lavoro agricolo, in molte
aree, risulta essere lunica alternativa alla disoccupazione, che
presenta valori molto elevati rispetto a quelli medi italiani.
Attualmente il tessuto produttivo delle aziende agricole
calabresi caratterizzato da una forte
polverizzazione: in termini di superficie agricola utilizzata
(SAU), la classe dimensionale pi rappresentata
quella delle aziende inferiori ai 5 ettari. Le attivit agricole
sono gestite a livello familiare, secondo schemi
produttivi e con tecnologie tradizionali, prevalentemente da
conduttori anziani con basso titolo di studio. Le
coltivazioni legnose agrarie si confermano come le principali
attivit presenti nel maggior numero di aziende
(Ismea, 2011; Facolt di Agraria di Reggio Calabria, 2012).
Tali orientamenti colturali, prevalentemente olivicoltura e
agrumicoltura, esprimono fabbisogni di
manodopera non uniformi, concentrati dal punto di vista
territoriale e temporale, soprattutto nella fase di
raccolta, e che raramente possono essere soddisfatti dalla solo
manodopera familiare: di qui il tradizionale
ricorso a manodopera stagionale, poco qualificata, solitamente
non dichiarata.
Attualmente il comparto agrumicolo quello che impiega un maggior
numero di lavoratori immigrati, poich
in quello olivicolo si fa ancora ampio ricorso alla tradizionale
manodopera autoctona femminile.
Lagrumicoltura si originariamente sviluppata nei territori pi
fertili della Calabria: le tre Piane di Sibari, Lamezia Terme e
Gioia Tauro la costa ionica reggina e parte di quella tirrenica
cosentina (Cavazzani & Sivini, 1997). Attualmente le aree di
maggior produzione sono la Piana di Gioia Tauro, la Piana di Sibari
e
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Corigliano , mentre negli altri territori le superfici destinate
a produzione agrumicola hanno un peso inferiore
(Inea, 2012b).
Secondo i dati riferiti al VI Censimento dellagricoltura la
Piana di Gioia Tauro rappresenta in termini strutturali circa il
65% delle aziende ed il 70% delle superfici agrumicole totali della
Provincia di Reggio
Calabria, relativamente il 32% e il 30% di quelle regionali
(Facolt di Agraria di Reggio Calabria, 2012;
ISTAT, 2010).
I segmenti di mercato che caratterizzano il comparto agrumicolo
della Piana di Gioia Tauro sono
essenzialmente quello destinato al consumo fresco,
prevalentemente clementine e qualche variet di arancia,
e quello indirizzato alla trasformazione industriale. Negli
ultimi anni entrambe le filiere della Piana, sebbene
con tempi e processi parzialmente differenti, hanno vissuto un
crisi profonda, al punto che una quantit
crescente di prodotto viene lasciato sugli alberi.
La coltura che predomina nella Piana di Gioia Tauro lulivo, ma
lungo larea costiera si estendono ampie zone coltivate ad agrumi.
Nel 2010, le maggiori superfici agrumicole si riscontrano nei
comuni di San
Ferdinando (82,91% del totale), Rosarno (69,56%), Candidoni
(63,83%) e Melicucco (59,76%).
Limitatamente alla coltivazione arancicola, i comuni che
assorbono pi del 50% della superficie complessiva
sono Taurianova, Rosarno, Laureana di Borrello e Rizziconi. I
comuni, invece, in cui si concentra il 60,75%
della superficie investita a clementine sono Rosarno, Candidoni
e San Ferdinando (Facolt di Agraria di
Reggio Calabria, 2012).
Notevole la congruenza territoriale con i comuni in cui stato
rilevato, durante la stagione agrumicola
2012-2013, il maggior numero dinsediamenti (centri storici,
casolari abbandonati e centri di accoglienza) abitati da immigrati
provenienti dallAfrica e dai paesi dellEst Europa: Gioia Tauro,
Laureana di Borrello, Polistena, Rizziconi, Rosarno, San
Ferdinando, Taurianova (Piana di Gioiatauro Campagne in Lotta).
1.2. San Ferdinando e Rosarno.
San Ferdinando e Rosarno sono comuni non metropolitani.
San Ferdinando comune autonomo solo dal 1977. Loriginario
insediamento di San Ferdinando fu costruito nel comune di Rosarno
allinizio del XIX secolo d.c., allinterno di un piano di bonifica
delle zone malariche circostanti al fiume Mesima, avviato dopo il
terremoto che nel 1783 colp la Calabria.
Lo stesso insediamento di Rosarno, antico sito della citt greca
Medma, fu interamente ricostruito in seguito
al devastante terremoto (Lacquaniti, 1980).
I due comuni si sono progressivamente estesi attorno ai centri
storici, allinterno dellarea della Piana di Gioia Tauro.
Attualmente gli stock abitativi sono costituiti dagli edifici dei
due centri abitati e da numerosi
casolari distribuiti nel territorio rurale circostante.
Il trend del numero di residenti a Rosarno, durante gli anni
2001-2012, rivela un andamento negativo. Infatti
secondo i dati, derivanti dalle indagini effettuate presso gli
uffici anagrafici, la popolazione scesa dalle
15.034 unit del 31/12/2001 alle 14.710 del 31/21/2012
(Popolazione Rosarno- Grafici su dati ISTAT). I dati relativi al
comune di San Ferdinando presentano un trend negativo meno
importante, passando dai
4.341 residenti del 31/12/2001 ai 4.269 del 31/12/2012
(Popolazione San Ferdinando- Grafici su dati ISTAT). Sebbene i
trend pi recenti presentino andamenti tendenzialmente negativi, di
fatto, per, nessuno dei due
comuni ha vissuto un importante processo di spopolamento.
Infatti, a partire dalle rispettive epoche di
fondazione, entrambi gli insediamenti hanno vissuto unevoluzione
demografica positiva e complessivamente crescente.
Inoltre il dato residenziale sottostima la presenza dimmigrati,
sia stagionali che stanziali, provenienti prevalentemente dal
continente africano e dai paesi dellEst. Secondo i dati ufficiali a
San Ferdinando risultano 219 residenti stranieri al 31/12/2012, con
unincidenza pari al 4% sul totale dei residenti.
Ma il numero degli stranieri effettivamente presenti durante
vari mesi raggiunge almeno le 650 unit,
considerando solo il valore degli africani sub-sahariani non
residenti, alloggiati in tendopoli durante la
medesima stagione invernale 2012-2013 (Rosarno, tre anni dopo.
Campagne in Lotta). A questo dato si aggiunge anche linestimabile
numero di neocomunitari, soprattutto rumeni e bulgari, i quali
alloggiano prevalentemente nel centro abitato per stagioni anche pi
lunghe.
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Allo stesso modo a Rosarno si registrano 553 stranieri residenti
al 31/12/2012, con un incidenza del 3,7% sul totale della
popolazione residente. Di fatto sono migliaia glimmigrati africani,
maghrebini e sub-sahariani, ed i neocomunitari, bulgari e rumeni,
che alloggiano in abitazioni del centro abitato, nel campo
container e nei casolari abbandonati limitrofi, pi recentemente
occupati soprattutto dagli africani sub-
sahariani. Risulta quindi evidente come il dato reale superi di
gran lunga il dato stimato ufficialmente.
Sebbene la maggior parte degli immigrati presenti nei due comuni
non compaiano nelle indagini anagrafiche,
n siano rilevati dalle statistiche ufficiali, di fatto la
dimensione demografica dei due comuni resa
particolarmente dinamica dallevoluzione dei flussi migratori,
che gi dagli anni 80-90 hanno cominciato ad interessare il
territorio della Piana di Gioia Tauro.
2. Caratteristiche e domande dei migranti
2.1. Il modello migratorio del comune
La presenza deglimmigrati a San Ferdinando e Rosarno legata
principalmente alle attivit agricole stagionali ed in particolar
modo al sistema produttivo agrumicolo.
I comuni della Piana di Gioia Tauro, in particolare Rosarno e
San Ferdinando, vengono attraversati dai flussi
migratori in entrata gi a partire dalla fine degli anni 80 e
linizio dei 90. La presenza deglimmigrati, sia stanziali che
temporanei, poi aumentata progressivamente durante tutti gli anni
2000 fino ad oggi.
In successione storica si sono alternati sul territorio
immigrati di provenienze, genere ed et media differenti.
Incrociando dati e rapporti forniti da fonti differenti
possibile ricostruire sinteticamente le fasi principali di
tali flussi.
Dalla fine degli anni 80 fino a met anni 90 la nazionalit
assolutamente maggioritaria quella del Marocco, seguita dal
Senegal. Si segnalano presenze, poco numerose, provenienti da
Tunisia e Nigeria. In
prevalenza sono maschi e giovani, di et inferiore ai 29 anni,
senza titolo di studio riconosciuto. Trovano
impiego soprattutto in agricoltura per le fasi di raccolta,
alternativamente in edilizia e nel commercio
ambulante.
Durante tutti gli anni 90 si mantiene la predominanza
marocchina, seguita dalle presenze Senegalesi. A partire dal 93-94
si cominciano a segnalare nuove provenienze minoritarie, che si
affiancano a quelle tunisina e nigeriana gi presenti: Algeria ed
Egitto dal continente africano, Polonia, Albania ed Ex-
Iugoslavia per i paesi dellEst, infine alcune presenze
Filippine. Ad eccezione delle collaborazioni domestiche filippine,
continua a prevalere la fattispecie dei giovani maschi
impiegati in agricoltura, soprattutto nelle raccolte stagionali
delle colture arboree.
Dalla fine degli anni 90 e durante tutti i 2000 cambia il
fenomeno dei flussi migratori in arrivo: aumentano i numeri, si
differenziano i paesi di provenienza, cambiano le motivazioni e la
composizione sociale degli
immigrati.
Pur restando la comunit marocchina quella numericamente pi
cospicua nella Piana, seguita da Senegal e
Tunisia, si moltiplicano le nazionalit provenienti dal
continente africano, soprattutto dai paesi
dellOccidente sub-Sahariano : inizialmente Ghana, poi seguono
Mali, Burkina Faso, Sudan, Gambia, Costa dAvorio, Guinea Bissau,
Sierra Leone. Inoltre aumentano le presenze albanesi, a cui si
aggiungono progressivamente quelle ucraine, fino a divenire
predominanti tra le provenienze dellEst durante la prima met
degli anni 2000. Seguono gli arrivi dalla Romania e Bulgaria, che
aumentano poi esponenzialmente in seguito alladesione alla Comunit
Europea. Dal 2007, infatti, molti dei cittadini stranieri che negli
anni precedenti necessitavano del permesso di
soggiorno divengono ufficialmente cittadini comunitari, cosicch
ai pi tradizionali flussi migratori
provenienti dallAfrica si aggiungono progressivamente quelli
provenienti dai paesi dellarea balcanica, che coinvolgono tanto
giovani che persone di mezza et, individui soli ed interi nuclei
familiari, uomini e
soprattutto donne.
Agli immigrati africani, prevalentemente giovani maschi occupati
in attivit agricole, edilizia e commercio
ambulante, si affianca, cos, una crescente presenza di donne
provenienti dallEst Europa, impiegate in attivit agricole, oltrech
domestiche e di cura familiare presso numerose famiglie
calabresi.
Dalla fine degli anni 2000 fino ad oggi si verificato un
notevole aumento della presenza di lavoratori
dellEst Europa, anche in quei comparti in cui solitamente hanno
trovato impiego soprattutto magrebini ed africani sub-sahariani.
Infatti se durante gli anni 90 e 2000 sono stati i lavoratori
marocchini e senegalesi ad essere maggiormente impiegati in
agricoltura nella Piana di Gioia Tauro, affiancati poi da altre
provenienze
del continente africano, oggi emerge una presenza assai
rilevante di rumeni e bulgari, che stagionalmente si
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occupano di raccogliere cipolle, pomodori, olive ed agrumi e che
trovano impiego nelle fabbriche
agroalimentari di lavorazione e confezionamento degli stessi
prodotti ortofrutticoli.
Attualmente la stanzialit o temporaneit delle presenze straniere
nella Piana variano in base ai differenti
progetti migratori ed i rispettivi paesi dorigine. Gli africani
sub-sahariani tendono a concentrarsi in alcuni territori italiani
solo in corrispondenza delle
stagioni di raccolta di specifici prodotti agricoli: a Rosarno
per gli agrumi e le olive, a Foggia per i pomodori,
gli ortaggi e le olive; tra Napoli e Caserta per frutti ed
ortaggi vari; a Cassibile in Sicilia per le patate; a
Saluzzo in Piemonte per frutti vari, ecc Immigrati di altre
provenienze invece diversificano maggiormente le raccolte
allinterno di un solo territorio, raggiungendo cos anche modalit pi
stanziali dinsediamento. Ad esempio, una parte consistente di
lavoratori e lavoratrici provenienti dalla Bulgaria si stabilizzano
per anni a Rosarno e a San Ferdinando,
alternando durante tutte le stagioni differenti lavori di
piantumazione e raccolta di cipolle rosse ed ortaggi
vari, oltrech di agrumi.
Tale differenza dipende anche dal fatto che il progetto
migratorio di buona parte dei lavoratori africani, sub-
sahariani e maghrebini, tendenzialmente finalizzato a mandare
soldi nel paese dorigine, per il mantenimento della famiglia
allargata o per il risparmio necessario a costruire le basi di un
futuro
professionale e familiare proprio. Infatti i soldi guadagnati
lavorando in Italia vengono custoditi in Africa per
comprare o costruire la casa, affrontare le spese matrimoniali,
comprare la terra o i mezzi necessari per aprire
una propria attivit, spesso di carattere commerciale. Raramente
il progetto migratorio di tali lavoratori ha in
s una prospettiva di stanzialit in Europa, tanto meno in Italia
ed in Calabria.
LEuropa rappresenta soprattutto un passaggio necessario a
raggiungere una certa sicurezza economica ed uno status sociale nel
paese dorigine, sono pochi coloro che pensano di poter costruire
una vita slegata dal proprio continente. Molti aspirano piuttosto
ad una vita a cavallo tra i due continenti, africano ed
europeo.
Ad ogni modo, il modello migratorio generalmente maschile, il
progetto legato prevalentemente al
lavoro ed alla massimizzazione delle possibilit di guadagno e
risparmio. Il costo della vita per tutto lanno italiano, essendo
molto difficile e caro rientrare in patria, il che costituisce una
delle motivazioni
fondamentali a ridurre il pi possibile le spese quotidiane.
Al contrario i lavoratori provenienti da paesi pi vicini e pi
facilmente raggiungibili, in condizioni di
regolarit del permesso di soggiorno, vivono a cavallo tra due
paesi e migrano ripetutamente in Italia.
Questo tipo di traiettoria migratoria caratterizza
prevalentemente i lavoratori stagionali provenienti dallEst Europa,
Bulgaria e Romania, tanto pi da quando sono divenuti comunitari ed
alcuni degli immigrati
maghrebini, Marocco e Tunisia, che dispongono di permessi di
soggiorno di vecchia data: hanno maggior
facilit ad andare e venire dai propri paesi di origine e ad
essere ingaggiati regolarmente. In questo caso il
salario corrisposto in Italia ha un maggior potere dacquisto in
rapporto ai costi di vita nei paesi di provenienza.
Inoltre tra glimmigrati provenienti dai paesi neocomunitari,
meno di frequente anche tra quelli maghrebini, possibile incontrare
un elevato numero di persone che si sono stabilizzate per lunghi
periodi e hanno
talvolta costruito una famiglia in Italia. Questo implica che la
maggior parte delle risorse guadagnate viene
comunque spesa per il mantenimento del nucleo familiare, secondo
standard di vita che sono evidentemente
differenti da quelli di un modello migratorio maschile ed
individuale.
Nel complesso emergono differenze evidenti nelle condizioni
abitative ed occupazionali vissute pi
recentemente da sub-sahariani, maghrebini e neo-comunitari.
Per quanto riguarda le condizioni abitative dei lavoratori e
lavoratrici immigrati nella Piana di Gioia Tauro
possibile delineare ulteriori differenze caratterizzabili per
paese di provenienza.
Attualmente sono gli africani sub-sahariani che, tra le varie
nazionalit presenti sul territorio, vivono il
disagio abitativo maggiormente visibile ed identificabile.
Tramite le reti migratorie si aggregano e vivono prevalentemente
in casolari abbandonati, in edifici urbani
fatiscenti, in vecchie fabbriche dismesse ed in baraccopoli
auto-costruite; alloggiano sovraffollati nei progetti
daccoglienza allestiti dalle istituzioni locali, come la
tendopoli di San Ferdinando ed il campo container di Rosarno,
allestiti in aree isolate e distanti dai centri abitati. I
sub-sahariani hanno preso, in anni pi recenti, il
posto occupato precedentemente dai marocchini, i quali hanno
vissuto in condizioni simili durante tutti gli
anni 90 e buona parte degli anni 2000. Tra le numerose cause
allorigine della progressiva moltiplicazione ed espansione di
questi insediamenti vi sono la stagionalit coatta, che induce una
rotazione continua tra i diversi territori agricoli italiani, e
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lesclusione sociale e spaziale, costruita dalle pratiche
politiche e culturali messe in atto da popolazione autoctona ed
istituzioni locali.
I maghrebini costituiscono un flusso migratorio di pi vecchia
data nella Piana e sono presenti sul territorio
da pi di un decennio. Dopo una fase iniziale in cui abitavano a
loro volta in casolari e fabbriche
abbandonate, hanno potuto sviluppare strategie dinsediamento nei
centri abitati. I neo-comunitari, invece, vivono prevalentemente
nei centri abitati, soprattutto nel comune di San
Ferdinando. Rumeni e Bulgari hanno la pelle chiara e non sono
musulmani, oltre ad essere oggi dotati di
documenti europei, vengono percepiti dagli autoctoni come
portatori di una cultura apparentemente meno
distante rispetto agli africani, in particolare di quelli
neri.
I sub-sahariani, al contrario, difficilmente trovano affitto in
citt, anche per motivi di diffidenza, razzismo,
rancore e paura da parte della popolazione locale, ancor pi in
seguito al conflitto avvenuto a Rosarno nel
2010. Dallaltro lato, emerge anche una necessit di risparmio,
come descritto sopra, e la volont di contenere le spese quotidiane
di sostentamento, tagliandone alcune, come luce, gas e
riscaldamento, e
condividendone altre, come cibo ed eventualmente affitto. La
stagione di raccolta degli agrumi nella piana di
Gioia Tauro v indicativamente da novembre a marzo. Per molti
africani sub-sahariani essa rappresenta di
fatto un luogo di passaggio temporaneo, in cui superare linverno
lavorando almeno un poco: passa il freddo, si spende meno che al
Centro-Nord, si aspettano i vari documenti in arrivo o in rinnovo
presso le questure
campane, calabresi e siciliane, si lavora discontinuamente e a
nero, ma almeno si sopravvive alla crisi ed alla
disoccupazione, in assenza di controlli sul lavoro e sui
permessi di soggiorno.
Immigrati di altre provenienze vivono spesso un disagio
abitativo altrettanto drammatico, ma pi
frequentemente nascosto tra le mura domestiche, raramente
visibile in aggregazioni ed insediamenti allaria aperta. Solo
testimonianze orali rivelano le vicende di lavoratrici e
lavoratori, bulgari o rumeni, che vivono
stipati in spazi angusti nei centri abitati di Rosarno e San
Ferdinando. Ci accade soprattutto qualora siano
stati vittime di adescamenti ingannevoli ai fini dello
sfruttamento lavorativo, restando impigliati nelle serrate
maglie di un sistema di caporalato strutturato a livello
internazionale.
Inoltre le strategie insediative oggi sviluppate da maghrebini e
neocomunitari nel territorio della Piana
prevedono generalmente una base ridotta di lavoratori stanziali,
a cui si ricongiunge stagionalmente il nucleo
familiare allargato o la rete di amici, conoscenti e
connazionali.
Al contrario sono pochi gli africani sub-sahariani stanziali,
che, per le ragioni sopra descritte, sono in grado
di fornire un appoggio abitativo nei centri urbani a
connazionali o familiari che transitano solo
stagionalmente.
La collocazione territoriale deglinsediamenti abitativi esterni
al centro urbano, attualmente occupati da africani sub-sahariani,
risulta spesso in correlazione spaziale con i luoghi dingaggio e
funzionale allesclusione sociale degli immigrati dalla vita
quotidiana della popolazione locale. In particolare nella Piana di
Gioia Tauro sono stati rilevati alcuni tipi dinsediamento
particolarmente problematici in quanto a condizioni di vita ed
accesso ai servizi di base.
- Tendopoli e contigua baraccopoli auto-costruita, collocate
nella zona industriale di San Ferdinando, isolate
e lontane alcuni km dai centri abitati, sia di Rosarno che di
San Ferdinando. Attualmente la tendopoli priva
di gestione e glimmigrati vivono nelle tende o nelle baracche di
plastica e legno autocostruite, in condizioni di estremo
sovraffollamento, senza corrente elettrica, riscaldamento, gas,
acqua potabile e servizi igienici
sufficienti e dignitosi.
- Vecchi edifici fatiscenti dei centri abitati, affittati
abusivamente ad un numero elevato di persone, che
vivono stipate in condizioni degradanti e pagano cifre che
raggiungono e talvolta superano i 50 euro a
persona.
- Numerosi casolari sparsi nelle campagne, recuperati
allabbandono ed occupati, affittati a posto letto, o affidati dai
proprietari in cambio di lavori agricoli, offerti saltuariamente e
gratuitamente dagli abitanti. I casolari sono isolati e lontanti
numerosi km dai centri abitati, spesso pericolanti, sovraffollati e
privi di acqua
corrente, acqua potabile, corrente elettrica, gas,
riscaldamento, servizi igienici, adeguata illuminazione ed
areazione interna.
- Campo container, sorge in contrada Testa dellacqua, nei
confini amministrativi del comune di Rosarno. Sebbene siano erogate
le forniture di corrente, acqua e gas, in strutture abitative
emergenziali, il campo
stato allestito secondo loriginario progetto di accoglienza
provvisoria. Non prevede alcun servizio navetta verso il centro
storico, risultando piuttosto isolato e distante dai servizi e
spazi pubblici, che vengono
solitamente raggiunti a piedi o in bicicletta dgli immigrati che
vi dimorano.
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9
Le piazze di lavoro, ossia i luoghi dingaggio informale, si
collocano tendenzialmente in spiazzi, rotonde ed incroci limitrofi
alle vie di maggior percorrenza automobilistica, nelle piazze ed
incroci principali dei
centri abitati, negli svincoli limitrofi alle aree agricole in
cui si trovano i campi di lavoro. I luoghi informali
per la compra-vendita delle braccia cambiano negli anni anche in
conseguenza dello spostamento degli insediamenti abitativi degli
immigrati.
Tali insediamenti abitativi permettono di fatto labbassamento
dei costi della manodopera, conseguentemente al contenimento
inevitabile dei suoi costi di riproduzione in termini di affitto,
luce, gas, acqua e cibo.
Nel caso i progetti daccoglienza abitativa, tendopoli e campo
container, siano stati finanziati da istituzioni locali o
nazionali, di fatto essi costituiscono un trasferimento indiretto
di risorse pubbliche alle imprese, che
di tali lavoratori stagionali si avvalgono. Inoltre la
concentrazione spaziale del bacino di forza lavoro presso
tali insediamenti facilita strategicamente il reclutamento di
manodopera stagionale altamente flessibile.
Gli africani sub-sahariani infatti vengono impiegati spesso
nelle raccolte presso i terreni pi difficili, in
condizioni meteorologiche avverse e con peggiori condizioni di
lavoro.
Rappresentano materialmente lesercito agricolo di riserva a cui
si fa ricorso per le quote di lavoro flessibile ed imprevisto,
necessario sporadicamente durante i picchi della raccolta.
La condizione complessiva di precariet, lavorativa ed
esistenziale, acutizzata dalla continua emergenza
abitativa, dalla strutturale flessibilit temporale (stagioni di
grandi raccolte), oltrech spaziale (luoghi di
grandi raccolte).
Le tendopoli e le baraccopoli divengono concretamente i
contenitori del bacino di manodopera in eccesso,
isolata dalla cittadinanza locale, concentrata in un unico
luogo, con bassi costi di riproduzione.
concomitante ed inevitabile la concentrazione di clienti
interessati alla compra-vendita informale di documenti e servizi
burocratici vari.
La gestione emergenziale del lavoro stagionale diviene cronica:
ogni anno i raccoglitori stagionali,
provenienti dallAfrica sub-sahariana, vengono trattati come
terremotati. I lavoratori maghrebini e neo-comunitari si ammassano
nelle abitazioni dei centri abitati di Rosarno e San Ferdinando,
alimentando di fatto
un mercato immobiliare che altrimenti non troverebbe sbocchi con
la popolazione locale: alloggiano spesso
in case vecchie e fatiscenti, talvolta recuperate allabbandono,
che costituiscono una discreta fonte di reddito per i proprietari
autoctoni.
Ai differenti settori dimpiego corrispondono tendenzialmente
alcune specifiche provenienze dei lavoratori, cos come accade in
tutto il sistema del lavoro italiano. La sintesi che segue
corrisponde ad una
semplificazione e generalizzazione indicativa, inevitabilmente
dinamica nel tempo e quindi suscettibile di
variazioni.
I lavoratori africani sub-sahariani, prevalentemente uomini
originari dellAfrica occidentale (Burkina Faso, Mali, Senegal,
Gambia, Ghana), ruotano tra le campagne italiane facendo quasi
esclusivamente lavori
agricoli non specializzati: piantumazione, zappatura, raccolta.
Nella Piana di Gioia Tauro vengono impiegati
prevalententemente nella raccolta stagionale di agrumi e
talvolta di olive, raramente si specializzano o
crescono professionalmente. I lavoratori neocomunitari
(Bulgaria, Romania) e maghrebini (Marocco, Tunisia), sia uomini che
donne,
diversificano maggiormente i settori dimpiego rispetto agli
africani sub-sahariani, occupando talvolta anche posizioni
specializzate. Inoltre in ambito agricolo diversificano spesso le
stagioni di raccolta allinterno di uno stesso territorio. Per tali
provenienze limpiego si caratterizza prevalentemente in base
allappartenenza di genere.
Gli uomini si concentrano prevalentemente in lavori di edilizia,
meccanica ed agricoltura.
In edilizia si occupano di attivit di muratura ed imbiancatura.
In agricoltura le attivit riguardano la
piantumazione, raccolta e potatura,vivaismo, guida di macchinari
e trattori, fragitura di olive, attivit di
coordinamento delle squadre di lavoro nei campi ed allinterno
delle fabbriche di trasformazione e condizionamento di prodotti
ortofrutticoli.Vengono impiegati in colture agrumicole, olivicole,
kiwi, cipolle
ed orticoltura in generale.
Le donne si concentrano prevalentemente in attivit di cura per
aziani, pulizie domestiche, prostituzione,
agricoltura. In agricoltura trovano impiego per la fase di
piantumazione, raccolta e soprattutto nelle fabbriche
di trasformazione e condizionamento di prodotti
ortofrutticoli.Vengono impiegate nelle colture agrumicole e
soprattutto nella filiera produttiva della cipolla rossa, tipica
delle aree limitrofe della provincia di Vibo
Valentia.
Una parte di maghrebini riesce, quindi, a trovare impiego in
settori differenti ed attivit pi specializzate,
ottenendo anche paghe lievemente pi elevate, poich negli anni
alcuni di loro, tra i primi arrivati, hanno
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10
acquisito familiarit con le operazioni colturali e soprattutto
una maggiore conoscenza del territorio e dei
datori di lavoro.
I lavoratori, e soprattutto le lavoratrici, neocomunitari
vengono assunti pi facilmente nelle imprese di
trasformazione e commercializzazione grazie al loro status
giuridico, che tutela apparentemente i datori di
lavoro nel caso di controlli, cui sono pi spesso sottoposte le
imprese e cooperative agroalimentari.
Per quanto riguarda il lavoro giornaliero di raccolta
stagionale, sono presenti sul territorio della Piana forme
illecite di reclutamento ed intermediazione lucrativa del
lavoro.
A Rosarno e San Ferdinando le distanze sono spesso percorribili
a piedi o in bicicletta verso il centro abitato,
le piazze dingaggio ed i campi di raccolta. Ci permette una
minor dipendenza dai caporali per quanto riguarda le attivit della
vita riproduttiva (spesa alimentare, ricariche telefoniche, uffici
vari, servizi sanitari,
stazione ferroviaria, ecc .) e parzialmente anche per la ricerca
di lavoro (collocamento) rispetto ad altri territori agricoli
italiani (per esempio Campania, Puglia, Basilicata).
Di fatto le piazze dingaggio costituiscono un libero mercato
delle braccia, accessibile a tutti glimmigrati che cercano lavoro.
La variet e la concorrenza nella domanda di lavoro tra piccoli
produttori e commercianti permette quindi differenti forme di
reclutamento ed organizzazione del lavoro:
- Reclutamento diretto da parte dei piccoli produttori con
proprio mezzo di trasporto, prevalentemente a nero,
nelle piazze e presso glincroci stradali. - Furgoncini
dintermediari stranieri che hanno funzione di taxi, cio prendono
una quota fissa al lavoratore per il servizio di trasporto, intorno
ai 3 euro durante la stagione 2012-2013, ma non sottraggono
quote salariali dalla giornata di lavoro per il servizio
dingaggio. - Caporalato che offre servizi di collocamento e di
trasporto sul luogo di lavoro, in cambo di quote salariali
sottratte dalla paga giornaliera del lavoratore, solitamente pari
al corrispettivo monetario di una cassetta di
prodotto raccolto. Non presente, durante il 2012-2013, un
sistema oligopolista di caporalato, strutturato in maniera
piramidale e pervasiva, come accade in altri territori, per esempio
in provincia di Foggia o di
Potenza.Le testimonianze orali dei lavoratori per indicano un
incremento annuale progressivo nella
strutturazione e diffusione del fenomenodintermediazione
irregorale del lavoro. Il sistema neocomunitario dintermediazione
visibilmente pi serrato di quello africano. - Diffusione delluso di
capisquadra stranieri, spesso scelti tra i lavoratori che parlano
meglio italiano. I capisquadra vengono pagati direttamente dai
datori di lavoro o dai relativi caporali, a giornata o a
cottimo,
con una quota giornaliera lievemente maggiore degli altri, con
il compito preciso di curare lorganizzazione della squadra e
controllarne il lavoro.
Il contratto provinciale del lavoro agricolo, che prevede
comunque quote salariali al ribasso,
tendenzialmente disatteso dai datori di lavoro nei confronti dei
lavoratori agricoli. Il rapporto di lavoro
avviene prevalentemente a nero o con contratti stagionali
corredati di busta paga falsa, in cui si denunciano
allINPS solo poche giornate, a fini contributivi, rispetto a
quelle effettivamente lavorate (cosiddetto lavoro grigio). La paga
giornaliera si aggira intorno ai 25 euro o viene corrisposta a
cottimo: 1 euro a cassetta di clementine
e manadrini, 50 cent per le arance. Talvolta non viene
corrisposta.
Si rileva, inoltre, una profonda difficolt da parte dei
sindacati ad aggregare, a comunicare, a rispondere alle
esigenze concrete ed a canalizzare le rivendicazioni dei
lavoratori immigrati. Emerge fortemente il contrasto
tra le condizioni attuali di lavoro e di rivendicazione
sindacale, da un lato, ed i movimenti di protesta
bracciantili rimasti nella memoria storica locale e nazionale,
dallaltro lato.
Durante lultimo decennio, si sono verificate importanti
trasformazioni nella struttura produttiva locale e nellintera
filiera commerciale agrumicola, che spiegano, almeno in parte, il
ruolo dei lavoratori africani sub-sahariani nel tessuto economico,
oltrech sociale, della Piana di Gioia Tauro.
Lagrumicoltura nella Piana di Gioia Tauro si caratterizza per
una struttura produttiva particolarmente frammentata e basata sulla
piccola propriet terriera, tradizionalmente a conduzione familiare.
quindi un
territorio che apparentemente si differenzia da altri,
strutturati in propriet terriere molto pi ampie, dedicate
ad agricoltura estensiva ed altrettanto noti per lampio ricorso
a manodopera stagionale extracomunitaria, come la provincia di
Foggia in Puglia. Nella piana di Gioia Tauro la concentrazione
economica avviene per
ad un livello superiore lungo la filiera agrumicola, allinterno
delle fasi di commercializzazione e distribuzione del prodotto.
Le coltivazioni di arance, prima destinate prevalentemente
allindustria di trasformazione in succo, sono state
progressivamente abbandonate in seguito alle pi recenti riforme
della PAC (Politica Agricola Comunitaria).
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11
Nel 2008, infatti, i finanziamenti europei in sostegno al
reddito sono stati definitivamente disaccoppiati dai
quantitativi prodotti, inducendo una generale riduzione della
produzione e conseguentemente del fabbisogno
di manodopera per la raccolta di arance.
Clementine ed arance destinate al mercato del fresco, prodotte e
raccolte nella miriade di piccoli e medi appezzamenti, vengono
concentrate presso impianti di medi e grandi commercianti o di
O.P., organizzazioni
di produttori, dove vengono selezionate e convogliate in
differenti tipi di filiere commerciali. Una parte
consistente viene venduta alla Grande Distribuzione, di propriet
italiana e straniera, in confezioni gi pronte
per essere esposte sugli scaffali dei supermercati ed
ipermercati prevalentemente nel Nord Italia. La parte
restante viene indirizzata verso mercati centrali e grossisti di
altre regioni italiane, talvolta verso paesi
dellEst Europa ed in Russia. Entrambe le filiere commerciali
richiedono comunque grandi quantitativi di fornitura, fortemente
dipendenti dalla domanda finale, sia in termini di contenimento dei
prezzi che di
efficienza nei tempi di consegna. In ogni caso la filiera
agroalimentare richiede lavoro a basso costo di
raccoglitori altamente flessibili: oltre alle squadre base
necessaria manodopera da reclutare rapidamente nei
picchi di raccolta. La tradizionale flessibilit del lavoro
stagionale viene quindi accentuata dalla domanda del
mercato agrumicolo.
Visto, inoltre, il generale abbassamento dei prezzi corrisposti
ai livelli pi bassi della produzione, dovuto ad
un intreccio complesso di fattori, i datori di lavoro, siano
essi produttori diretti o commercianti, preferiscono
impiegare manodopera immigrata, che permette di abbattere
notevomente i costi di produzione, piutttosto
che assumere i lavoratori locali, ai quali si rivolgono
comunuque per le attivit che richiedono un maggior
grado di specializzazione. Glimmigrati neocomunitari (bulgari e
rumeni) vengono pi spesso impiegati in squadre base e per periodi
pi lunghi: assunti stagionalmente in grigio, garantiscono tutele
maggiori al datore di lavoro in caso di controlli, grazie allo
status giuridico comunitario di cui godono. Gli africani,
invece, lavorano anche a nero e spesso solo per pochi giorni,
durante i picchi produttivi o per i piccoli
produttori, costituendo di fatto un esercito agricolo di
riserva.
2.2. I bisogni/le domande dei migranti
Iscrizione anagrafica e residenza.
Sin dalle testimonianze risalenti al 1989 emerge la problematica
dellottenimento della residenza anagrafica e la reticenza da parte
dei comuni a riconoscere liscrizione nei registri anagrafici degli
immigrati presenti sul territorio e che ne facciano richiesta
(Inea, 1990/2001).
La maggioranza degli immigrati, che vivono stanzialmente o
stagionalmente nei centri abitati di Rosarno e
San Ferdinando, non ha un regolare contratto di affitto e coloro
che dimorano presso casolari, baraccopoli e
tendopoli non hanno a disposizione un domicilio che sia
riconosciuto dalle istituzioni locali ai fini
delliscrizione anagrafica. Liscrizione anagrafica, per,
costituisce un requisito necessario per laccesso a numerosi servizi
pubblici e per lottenimento di alcuni documenti fondamentali:
richiesta di rinnovo di alcuni tipi di permesso di soggiorno,
richiesta di emissione della carta didentit, iscrizione ai centri
per limpiego, ottenimento della tessera sanitaria e realtivo
accesso ai servizi sanitari.
Accesso ai servizi sanitari e cure mediche.
Laccesso ai servizi sanitari presenta problematiche differenti a
seconda della provenienza e dello status giuridico deglimmigrati.
Per gli extracomunitari sprovvisti di regolare permesso di
soggiorno garantito laccesso al Sistema Sanitario Nazionale tramite
codice STP (Straniero Temporaneamente Presente), valido su tutto il
territorio
nazionale per sei mesi e rinnovabile.
Per i regolari, invece, previsto lobbligo discrizione al SSN con
relativo rilascio della tessera sanitaria2. Secondo le indagini
operate da Medici Senza Frontiere ed Emergency, che si sono
susseguite dal 2005 fino
ad oggi, buona parte degli stranieri stagionali, sia regolari
che irregolari, sono privi di tessera sanitaria o STP,
ignorano i propri diritti alle cure, cos come la localizzazione
dei presidi sanitari presenti sul territorio, e
coloro che sono sprovvisti di documenti temono talvolta
lidentificazione e la denuncia da parte delle forze dellordine
presso ospedali e presidi sanitari (MSF - I frutti dellipocrisia:
Storie di chi lagricoltura la fa, di
2 Art.34 TU 286/1998 (Dlgs 286/98)
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nascosto: indagine sulle condizioni di vita e di salute dei
lavoratori stranieri impiegati nei campi del sud Italia, marzo
2005, MSF - Una stagione allinferno, 2008, Emergency - Ambulatori
mobili, Emergency - Poliambulatorio di Polistena). A seguito
dellingresso di Romania e Bulgaria nella UE, sono cambiate le
condizioni per il soggiorno e conseguentemente quelle per la
fruizione dei servizi sanitari da parte degli immigrati provenienti
da tali
paesi: improvvisamente i numerosi cittadini rumeni e bulgari
presenti irregolarmente in Italia hanno perso il
diritto ad essere assistiti come STP.
La Calabria una delle Regioni prive di codice ENI, sostitutivo
dellex STP, che garantisce ai cittadini privi di copertura
sanitaria le prestazioni urgenti ed essenziali, anche in assenza di
registrazione amministrativa.
Inoltre dai rapporti delle varie ong a carattere sanitario e da
testimonianze dirette di cittadine neocomunitarie,
presenti da anni a Rosarno, emerge che in molti casi i
neocomunitari si sono visti negare prestazioni pediatriche, a
tutela della gravidanza o relative a trattamenti terapeutici
continuativi.
Ci accade perch non riuscendo a soddisfare le condizioni
previste dalla legge, ad esempio qualora non
siano in possesso di regolare contratto di lavoro o non abbiano
liscrizione anagrafica presso le liste comunali di residenza, non
hanno titolo daccesso allassistenza sanitaria a carico del Sistema
Sanitario regionale, n a carico del paese di provenienza. Di fatto,
dopo lingresso nella UE i cittadini rumeni e bulgari si sono
trovati, relativamente allaccesso ai servizi sanitari, in una
condizione peggiore rispetto a quella goduta dai cittadini
extracomunitari irregolari (Medici Senza Frontiere, 2008). Emerge,
quindi, la necessit di uninformazione capillare e mirata al diritto
alla salute ed alle cure urgenti e necessarie, la pubblicizzazione
dei servizi sanitari territoriali e le relative modalit di accesso,
oltre al
sostegno linguistico nella comprensione delle terapie prescritte
e degli esami consigliati.
In questo senso risulta necessario un processo di formazione
specializzata per gli operatori sanitari,
relativamente alle procedure amministrative per il rilascio dei
documenti sanitari per immigrati, tessera
sanitaria o STP, e lausilio di una mediazione culturale nella
gestione dei servizi sanitari locali.
A queste difficolt di carattere legale ed informativo, si
aggiungono altri fattori legati alle condizioni di
lavoro e di vita, che accomunano lavoratori extracomunitari e
neocomunitari:
- frequente la mancanza di mezzi economici sufficienti ad
affrontare le spese per lacquisto dei medicinali - La distanza dei
presidi medici dai luoghi dinsediamento abitativo aggravata
dallassenza di un efficiente sistema di trasporto pubblico.
- Gli stagionali che lavorano a giornata, a meno che siano
affetti da qualche malattia dolorosa ed invalidante
per lattivit lavorativa, sono costretti o indotti a non perdere
neanche un giorno di lavoro, il che impedisce loro di accedere
regolarmente alle strutture sanitarie e raramente vengono
rispettati i tempi di rientro previsti
dalle prescrizioni mediche.
- Nel complesso, uomini e donne, per lo pi giovani e che
raccontano di essere giunti in Italia in buone
condizioni di salute, risultano affetti prevalentemente da
patologie acquisite in conseguenza delle durissime
condizioni di lavoro, delle pessime condizioni abitative in cui
vivono.
Dallanalisi di questo insieme di fattori emerge la necessit di
una strategia di assistenza sanitaria pi mirata, in base alle
specifiche condizioni di lavoro, pi facilmente accessibile dai
diversi insediamenti abitativi,
compreso quelli pi isolati, assicurando lopportunit di ricevere
cure specialistiche continuative ed un facile ricorso ai
farmaci.
Allorigine dellanalisi complessiva e delle pratiche attuabili,
simpone comunque il necessario miglioramento delle condizioni di
vita e di lavoro.
Accesso alla casa e condizioni abitative.
Le condizioni abitative cambiano, come sopra descritto, a
seconda del tipo dinsediamento, che si caratterizza a sua volta
seconda del paese di provenienza.
In generale, le cause effettivamente allorigine del disagio
abitativo sono la disoccupazione e lo sfruttamento lavorativo: in
assenza di lavoro e di risorse economiche o nel caso dingaggio con
paghe misere, retribuite saltuariamente e talvolta neanche
corrisposte, glimmigrati si appoggiano alle conoscenze ed alla
protezione economica della rete comunitaria, spesso strutturata su
base nazionale. Emerge, quindi, la priorit di un approccio
complessivo di analisi e di risoluzione pratica delle
problematiche
abitative, a partire dalle condizioni di lavoro, di sfruttamento
diffuso e crescente disoccupazione.
-
13
Serve inoltre una risoluzione definitiva di quei paradossi
giuridici, che creando una stratificazione
discriminatoria degli immigrati, basata sulla
regolarit/irregolarit del permesso di soggiorno, determinano
gradi diversi di accesso ai servizi essenziali.
Per affrontare e risolvere questi aspetti inevitabilmente
necessario lintervento del Governo nazionale e delle istituzioni
regionali.
I datori di lavoro e le associazioni di categoria, che li
rappresentano, dovrebbero essere chiamati a garantire
una sistemazione abitativa dei lavoratori stagionali che
ingaggiano.
Unattivit dintermediazione pubblica, operata dalle istituzioni
locali, potrebbe facilitare la ricerca di casa per lavoratori
stagionali allinterno dei centri urbani; il recupero e la
destinazione di strutture esistenti, agibili e temporaneamente in
disuso; la concessione di affitti calmierati per stagionali e
senza
discriminazioni di carattere razzista.
necessario che laccesso a condizioni di vita dignitose sia
garantito anche ai disoccupati, in cerca di lavoro ed in attesa,
perch impiegati solo occasionalmente, cos come agli immigrati
stagionali irregolari.
Collocamento, sindacato e supporto legale.
Le condizioni di lavoro possono variare a seconda del paese di
provenienza, della condizione giuridica di
soggiorno, del settore economico e dallattivit specifica
dimpiego, come descritto nei paragrafi precedenti. Per possibile
tracciare una sintesi generale delle necessit che accomunano i
lavoratori stagionali
immigrati impiegati in agricoltura.
Innanzitutto emerge la necessessit di unapplicazione diffusa ed
effettiva delle condizioni di lavoro stabilite dal Contratto
Provinciale del Lavoro agricolo, firmato da associazioni di
categoria e sindacati per provincia
di Reggio Calabria, attualmente in vigore fino al
31/12/20153.
In questo senso, persiste la necessit di una diffusione
informativa capillare sui diritti sindacali e
limplementazione del numero e dellattivit dei presidi locali di
consulenza e supporto legale. richiesta unimplementazione delle
funzioni del sistema di collocamento pubblico, oltre ad una
collaborazione costante ed efficace tra le differenti istituzioni
preposte allorganizzazione ed al controllo del sistema del lavoro e
di quello previdenziale, INPS, CPI provinciali ed Ispettorato del
Lavoro, al fine di
evitare forme dintermediazione illecita, sottosalario, ingaggio
informale ed evasione contributiva a fini previdenziali.
Ad ogni modo, a monte delle problematiche lavorative si pone
lurgenza di unintervento complessivo, demandato alle istituzioni
regionali, ma soprattutto nazionali e comunitarie, rispetto a
questioni di carattere
strutturale:
- il drastico calo delloccupazione in un sistema del lavoro
nazionale e locale in profonda crisi; - un sistema produttivo
agricolo in cui si riaffermano condizioni dingaggio e di
organizzazione del lavoro illecite;
- un complesso di politiche migratorie, che legando la
sussistenza del permesso di soggiorno al contratto di
lavoro e prolungando spropositatamente i tempi di risposta ai
richiedenti protezione internazionale,
aggravano le condizioni di ricattabilit di unampio bacino di
manodopera irregolare o in attesa, ancor pi fragile in tale
contesto di crisi economica diffusa.
Trasporti/mobilit
Gli spostamenti quotidiani dei lavoratori tra glinsediamenti ed
i centri abitati, per attivit riproduttive (spese alimentari ed
accesso ai servizi pubblici) o per la ricerca dingaggio, avvengono
prevalentemente a piedi o in bicicletta, poich i trasporti
pubblici, a livello comunale e provinciale, sono scarsi o
inesistenti.
La pericolosit delle strade, dovuta al generale dissesto ed
allassenza di uninfrastruttura adatta a pedoni e ciclisti
(illuminazione notturna, marciapiedi, segnalazione stradale ed aree
ciclabili), ha contribuito negli anni
al verificarsi di numerosi e gravi incidenti stradali, che hanno
coinvolto soprattutto lavoratori immigrati. La
3 Contratto provinciale di lavoro per gli operai agricoli e
florovivaisti della provincia di Reggio Calabria, concluso il 14
Marzo 2013, e valido per il periodo 1 Gennaio 2012- 31 Dicembre
2015. I firmatari sono: Unione provinciale agricoltori, Federazione
provinciale coltivatori diretti, Confederazione italiana
agricoltori diretti, Flai-Cgil, Fai-Cisl, Uila-Uil (Contratto
provinciale di lavoro di Reggio Calabria., 2013).
-
14
pericolosit aggravata dalla localizzazione periferica, distante
ed isolata dei luoghi dinsediamento abitativo, rispetto ai centri
urbani.
necessaria la predisposizione di condizioni di sicurezza minime
per la mobilit pedonale e ciclistica, e di
uninfrastruttura complessiva di trasporto pubblico, a livello
comunale, provinciale e regionale.
Usi dello spazio pubblico ed inerculturalit.
La ricchezza culturale, derivante dalla conpresenza di
provenienze differenti allinterno di uno stesso territorio, non
viene valorizzata a Rosarno e San Ferdinando. Di fatto emerge una
grande frammentazione su
base comunitaria nelluso degli spazi pubblici allinterno dei
centri abitati. La divisione in aree dinsediamento e quartieri,
caratterizzati per nazionalit o area di provenienza, cos come
laggregazione nettamente separata nelle piazze e nei pressi di
specifici esercizi commerciali (per esempio moneytrasfert e
locutori, da un lato, bar e negozi autoctoni, dallaltro), esprimono
fisicamente la grande difficolt dincontro e conoscenza reciproca
fra immigrati ed autoctoni. La tensione presente soprattutto a
Rosarno, tra popolazione locale ed africani sub-sahariani.
I giovani africani usano il proprio tempo libero per visitare
amici, stare insieme, parlando e bevendo the o
vedendo la televisione. Anche se molti affermano di sentire la
necessit di momenti aggregativi esterni alla
rete di riferimento, di fatto, teatri,cinema, bar con apertura
serale, o semplicemente luoghi dincontro sociale e culturale di
facile accesso, sono rari o assenti anche per i giovani autoctoni,
che solitamente si spostano in
altre localit, un po pi attive, come Palmi, Cosenza o Reggio
Calabria. Alla marginalit economica si associa anche una marginalit
sociale ed un grado dincontro con gli autoctoni talvolta
ambivalente: da una parte, si registriano dichiarazioni benevole e
positive da parte della popolazione
locale, dallaltra, si conferma lesistenza di forti pregiudizi
nei confronti deglimmigrati. Al di l della scala di accettazione
territoriale, che vede i bianchi neocomunitari in testa, seguiti da
maghrebini ed in fondo i sub-sahariani, ogni provenienza ha
comunque il suo stigma sociale, culturale o religioso, motivo
apparente di
diffidenza e distanza.
Simpone quindi la necessit di promuovere e sviluppare iniziative
culturali e sociali, per autoctoni ed immigrati, ed attivit di
scambio e confronto tra diverse provenienze.
richiesto inoltre un servizio continuativo, durante tutto lanno,
e sistematizzato dellinsegnamento della lingua italiana per
stranieri e delle lingue straniere per italiani.
Assistenza e prima accoglienza.
Viste le condizioni di sfruttamento del lavoro e sottosalario
dei lavoratori agricoli in generale, le dure
condizioni di vita di coloro che vivono neglinsediamenti di
fortuna, soprattutto durante la stagione agrumicola in cui piove
spesso e fa freddo, evidente la necessit di assistenza alimentare,
fornitura di
vestitiario e coperte, suppellettili per dormire, cucinare,
trasportare acqua, riscaldarsi e ripararsi dal freddo.
2.3. Il capitale sociale dei migranti
Nonostante la consistenza numerica sul territorio e la crescente
stanzialit dimmigrati presenti a San Ferdinando e Rosarno,
soprattutto neocomunitari e maghrebini, non esiste per il momento
alcuna
organizzazione collettiva interna alle comunit dimmigrati, di
carattere sociale, politico o sindacale e che sia particolarmente
strutturata e partecipata.
Emerge lesperienza dellassociazione interculturale OMNIA,
composta da italiani ed immigrati con diversa provenienza, presenti
stanzialmente a Rosarno da anni, che svolge un lavoro di mediazione
socio-
sanitaria, spesso in collaborazione con le istituzioni locali,
oltrech con organizzazioni di carattere nazionale
ed internazionale.
Inoltre lesperienza dellassociazione locale Africalabria
rappresenta un caso eccezionale nel contesto sociale di Rosarno:
unassociazione composta da calabresi ed africani, prevalentemente
sub-sahariani, che durante gli anni ha promosso iniziative
autorganizzate dincontro culturale e sociale, ha supportato
processi ed azioni di rivendicazione politica, aderendo anche ad
eventi pubblici insieme ad altri attori
4.
4 il caso della manifestazione di protesta contro lannuncio di
ritiro delle commesse da parte di Coca Cola del 2012. Inoltre
durante la stagione agrumicola 2012-2013, per esempio,
lassociazione ha sostenuto la nascita e lo sviluppo di un gruppo di
rappresentanti di varie nazionalit presenti nella tendopoli di San
Ferdinando ed ha supportato, insieme ad altri
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possibile sostenere che dal 2010 ad oggi, si sono verificati
alcuni episodi di rivendicazione politica e
sociale, brevi processi di azione collettiva organizzata
direttamente daglimmigrati, ma tali momenti hanno riguardato
prevalentemente necessit contingenti ed immediate. In effeti, in
assenza didentit territoriale o professionale, la costituzione di
attori collettivi di ampio respiro, capaci di avviare processi di
lungo periodo,
risulta assai complicata; ancor pi allinterno di un quadro
sociale ed un sistema occupazionale frammentato in base al paese di
provenienza.
Allo stato attuale la condizione esistenziale degli stagionali,
in particolare degli africani subsahariani,
contrassegnata da una precariet assoluta, temporale e spaziale,
che come descritto finora, coinvolge tutti gli
aspetti della vita quotidiana. la rete di relazioni che risponde
alla maggior parte delle necessit, fornendo,
nel bene e nel male, informazioni, lavoro, supporto logistico
per gli spostamenti, sistemazioni abitative,
risorse economiche e sostentamento dei bisogni primari. Lurgenza
di prestarsi aiuto reciproco tanto pi forte e necessaria se si
considera la quasi totale assenza nella zona di enti o istituzioni,
escludendo individui
solidali ed attori del terzo settore, che si occupano di
rispondere concretamente ai bisogni ed alle richieste
della popolazione immigrata. In ambiti occupazionali informali,
frammentati ed insieme bisognosi di
manodopera concentrata temporalmente e territorialmente, le reti
migratorie sono divenute talvolta
infrastruttura sociale determinante nel processo
dintermediazione tra domanda ed offerta di lavoro.
3. Politiche e pratiche di inclusione nel comune.
3.1. Politiche ed iniziative.
Iscrizione anagrafica e residenza.
La normativa nazionale che regola la tenuta dellanagrafe della
popolazione residente afferma: la persona che non ha fissa dimora
si considera residente nel comune dove ha stabilito il proprio
domicilio (legge_15_luglio_2009_n.94)5.
Il testo stato interpretato da alcune Regioni6 in modo da
rendere effettivo il godimento del diritto-dovere
alliscrizione anagrafica: stato istituito un indirizzo fittizio,
via della casa comunale, ad uso dei senza fissa dimora ed
estendibile ai titolari di protezione internazionale o umanitaria,
necessario per il rinnovo del
permesso di soggiorno e laccesso ad altri servizi pubblici e
fondametali, come il SSN. Nessun procedimento simile attualmente
attivo nei comuni di Rosarno e San Ferdinando, per inerzia e
reticenza delle autorit locali.
Lunica breve eccezione si verificata durante la stagione
2012-2013 nel Comune di San Ferdinando: per un tempo limitato sono
state emesse residenze e carte didentit per glimmigrati
richiedenti, con dimora presso la tendopoli in zona industriale, in
virt di un accordo informale tra le autorit comunali e
lassociazione assegnataria della gestione, Il mio amico Jonathan.
Molti stagionali africani, anche se talvolta non dimoranti presso
la tendopoli, hanno fatto ricorso a tale canale, ma il procedimento
stato sospeso a partire
dal febbraio del 2013.
Accesso servizi sanitari e cure mediche.
Esiste un assetto sanitario apparentemente completo nel
territorio della Piana, anche se talvolta carente in
termini di tipologia e qualit delle prestazioni offerte
aglimmigrati, cos come alla popolazione autoctona: ospedali
pubblici presso Gioia Tauro e Polistena, con relativo servizio di
pronto soccorso; ambulatori con
medicina di base e presidi di guardia medica nei centri abitati
dei vari comuni. Inoltre sono attivi quattro
ambulatori STP 7, per immigrati privi di permesso di soggiorno,
presso i comuni di Rosarno, Polistena, Gioia
Tauro e Taurianova.
attori locali e nazionali, un processo di dialogo e confronto
tra immigrati africani e Comune di San Ferdinando, relativamente
alla questione del pagamento di una quota mensile per il
mantenimento della gestione della tendopoli. Lo stesso accaduto per
la promozione ed organizzazione della manifestazione per la
sicurezza stradale del marzo 2013. 5 Riferimento alla legge n. 94
del 15 luglio 2009 articolo 3 comma 38 (che modifica il comma 3
dellarticolo 2 della legge n. 1228 del 24 dicembre 1954). 6
Toscana, Lazio e Lombardia. 7 Straniero Temporaneamente
Presente.
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Secondo la normativa nazionale agli stranieri irregolari
riconosciuto il diritto alle cure ambulatoriali ed
ospedaliere urgenti ed essenziali, ancorch continuative per
malattia o infortunio8, ma a fronte del quadro
normativo nazionale, in effetti la realt locale presenta alcune
problematiche, che, come descritto sopra,
ostacolano laccesso ai servizi sanitari ed alle cure mediche da
parte deglimmigrati impiegati in agricoltura. Nel 2006 sono stati
aperti i quattro ambulatori STP, sopra elencati, dallong Medici
Senza Frontiere, coadiuvata dallassociazione locale di mediatori
culturali OMNIA. Nel Gennaio 2007 gli ambulatori sono passati alla
gestione dellAzienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria,
sempre in collaborazione con OMNIA e con attivit di monitoraggio
saltuario da parte di MSF.
Dal 2005 ad oggi si sono susseguiti progetti di assistenza
sanitaria itinerante ad opera di differenti
organizzazioni non governative. Con il supporto di ambulatori
mobili stata effettuata negli anni unazione capillare di
orientamento socio-sanitario ed assistenza medica gratuita, presso
i principali insediamenti
abitativi dimmigrati stagionali a Rosarno, San Ferdinando ed in
altre localit della Piana di Gioia Tauro. MSF ha operato nel
novembre 2007 e durante la stagione di raccolta 2008-2009, dal mese
di Dicembre fino a
Febbraio, nellambito del Progetto Stagionali, in conclusione
delle quali si riportano i punti che seguono: - riconfermato il
trend e la tipologia di patologie dovute alle pessime condizioni di
vita e di lavoro;
- verificato lutilizzo assai limitato delle strutture sanitarie
pubbliche, ad eccezione del pronto soccorso, soprattutto da parte
degli immigrati irregolari;
- Risulta bassa la diffusione del servizio STP ed il ricorso
quasi esclusivo allambulatorio di Rosarno, in qualit di presidio
medico, soprattutto da parte della popolazione proveniente
dallAfrica Occidentale. - Considerata la forte stagionalit degli
stranieri e lalto turnover delle presenze, la promozione dei
servizi dovrebbe essere potenziata. - Infine quando alle persone
veniva domandato cosa facessero nel momento in cui necessitassero
di assistenza sanitaria, il 29% degli intervistai attendeva il
dottore di MSF, mentre il 19% chiedeva medicine ai
propri amici (MSF - Una stagione allinferno, 2008).
Successivamente long Emergency, ha lavorato stazionando con un
ambulatorio mobile nell'area di Rosarno da inizio dicembre 2011 a
fine marzo 2012.
Nel febbraio 2012 ha firmato un protocollo di intesa con la Asp
di Reggio Calabria, per l'assistenza sanitaria
attraverso lo stesso ambulatorio mobile, Polibus, in diversi
comuni della piana di Gioia Tauro, da met
novembre 2012 a maggio 2013.
Infine nel luglio 2013 Emergency ha aperto un Poliambulatorio a
Polistena, in provincia di Reggio Calabria,
in collaborazione con Libera, la cooperativa Valle del Marro, la
parrocchia Santa Maria Vergine e la
Fondazione "Il cuore si scioglie" di Unicoop Firenze.
Presso il Poliambulatorio vengono offerte cure gratuite alle
persone indigenti, sia autoctone che immigrate, e
sono presenti mediatori culturali, che svolgono attivit di
orientamento socio-sanitario ed accompagnano i
pazienti presso le strutture pubbliche, qualora necessitino di
esami e visite specialistiche. presente anche un
servizio "navetta" dai punti di maggior presenza dei migranti al
Poliambulatorio, dove previsto anche il
rilascio di codici Stp.
La stessa ong dichiara che tra i pazienti del Poliambulatorio
sono molti i braccianti agricoli: dolori muscolo scheletrici,
dermatiti e patologie gastrointestinali sono le patologie
ricorrenti, tutte determinate dalle difficili
condizioni di vita e di lavoro(Emergency - Poliambulatorio di
Polistena).
Dal mese di febbraio 2014 un team di MEDU, Medici per i Diritti
Umani, ha prestato assistenza medica ed
orientamento socio-sanitario presso la tendopoli di San
Ferdinando ed in differenti insediamenti della Piana
di Gioia Tauro. Lattivit rientra nel progetto TERRAGIUSTA.
Contro lo sfruttamento dei lavoratori migranti in agricoltura, in
collaborazione con l Associazione per gli Studi Giuridici
sullImmigrazione (ASGI) ed il Laboratorio di Teoria e Pratica dei
Diritti (LTPD) del Dipartimento di Giurisprudenza
dellUniversit Roma Tre. Il progetto realizzato con il supporto
della Fondazione Charlemagne, di Open Society Foundations, della
Fondazione con il Sud e della Fondazione Nando Peretti (Terragiusta
(MEDU)). Dal report della ong, pubblicato nel marzo 2014 si legge:
Continuano ad essere disastrose le condizioni [] di alcune migliaia
di migranti [] per lo pi dellAfrica sub-sahariana, nelle
baraccopoli e nei casolari abbandonati dei Comuni di Rosarno, San
Ferdinando, Rizziconi e Taurianova. Due migranti visitati su
tre
possiedono un regolare permesso di soggiorno, quasi un migrante
su due titolare di protezione
8 Art.35 TU 286/1998.
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internazionale o umanitaria. Nessun piano di accoglienza
previsto per la prossima stagione. []Un terzo dei migranti visitati
[] riesce a consumare solo due pasti al giorno mentre la maggior
parte delle malattie diagnosticate, in una popolazione giovane e
sostanzialmente sana, legata alle pessime condizioni abitative
ed igienico-sanitarie e alle durissime condizioni di lavoro
(Accoglienza dei lavoratori stagionali. Medici per i Diritti
Umani.
Attualmente non esiste una normativa regionale che garantisca
laccesso al sistema sanitario da parte dei neocomunitari, cosicch a
bulgari e rumeni, stagionali o stanziali che siano, viene
ufficialmente negato
laccesso a visite specialistiche e cure mediche continuative.
Infatti a partire dal gennaio 2007, Bulgaria e Romania entrano a
far parte dellUE: da tale data si presenta il problema di come
garantire la tutela della salute a quei cittadini comunitari che si
trovano sul territorio
nazionale, che non risultano assistiti dallo Stato di
provenienza e non presentano i requisiti per liscrizione al SSN
italiano.
Inizialmente il Ministero dellInterno ha disposto che luso del
codice STP venisse prorogato per tutto il 2007, a favore dei
cittadini rumeni e bulgari che ne fossero gi in possesso al 31
dicembre 2006 e che fossero
privi di altro titolo per laccesso al SSN. Nel 2008, cessata la
proroga del codice STP, il Ministero della Salute pubblica una
breve nota nella quale si
ristabilisce il diritto dei cittadini comunitari a ricevere
prestazioni indifferibili e urgenti, che di tutte queste
prestazioni dovr essere tenuta una contabilit separata da parte
delle ASL e si richiede alle Regioni di
fornire alle aziende sanitarie ed ospedaliere un supporto
adeguato allapplicazione uniforme della normativa in vigore in tema
di diritto alla salute.
In realt, le Regioni hanno adottato politiche diverse. Molte
Regioni hanno sostituito il codice STP con il
codice ENI, che d diritto alle stesse prestazioni previste dal
codice STP ed diverso solo a fini statistici,
informativi ed eventualmente di recupero credito per Stato
italiano in sede comunitaria. La Calabria una
delle Regioni prive di codice ENI (IISMAS, 2014).
A causa delle condizioni di povert, marginalit ed esclusione
sociale in cui vivono e lavorano gli stagionali,
nonostante le garanzie apparentemente stabilite dalla normativa
nazionale, molte persone non possono
accedere ai servizi sanitari. Sono stati fatti numerosi sforzi
dalle organizzazioni del terzo settore e da
volontari in termini di diffusione delle informazioni,
costituzione di ambulatori dedicati agli stranieri,
regolari ed irregolari, con servizi di mediazione culturale.
Nel complesso, per, persistono le degradanti condizioni di
lavoro e di vita dei lavoratori immigrati
extracomunitari e neocomunitari, il che implica linevitabile
mantenimento delle problematiche di carattere sanitario.
Accesso alla casa e condizioni abitative.
Si rileva una generale assenza di politiche e pratiche
istituzionali finalizzate a facilitare laccesso alla casa per
immigrati stagionali allinterno dei centri abitati. Immigrati
provenienti dallafrica sub-Sahariana hanno maggiorni difficolt,
anche se stanziali.
Le associazioni di categoria, Confagricoltura, Coldiretti e Cia
sono totalmente disinteressate e
deresponsabilizzate.
Sono stati avviati progetti daccoglienza abitativa di carattere
esclusivamente emergenziale ed assistenziale, che negli anni si
sono rivelati assolutamente insufficienti e problematici: un campo
container a Rosarno ed
una tendopoli a San Ferdinando.
In entrambi i casi, le spese di gestione ordinaria e per
lerogazione dei servizi di base sono state finanziate
discontinuamente da Regione Calabria, Provincia di Reggio Calabria,
Chiesa Cattolica e Caritas. Le
infrastrutture abitative, tende e container, sono state fornite
dalla Protezione Civile e dal Ministero degli
Interni.
Il campo container stato allestito in Contrada Testa dellAcqua,
su di unarea concessa in comodato duso alla regione Calabria
dallASI. formato da 20 moduli abitativi, con 6 posti letti ciscuno,
cucina e servizi igienici con doccia. Il campo container stato
inaugurato il 4 febbraio 2011 e la gestione dei servizi
stata assegnata, sulla base di una maniestazione dinteresse,
allassociazione di volontariato Il mio amico Jonathan, per fornire
accoglienza abitativa ad immigrati africani, dotati di regolare
permesso di soggiorno,
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durante la stagione degli agrumi (Rete Radici, 2011; Rosarno,
arriva un campo container [] - Repubblica.it). Il campo stato
alestito provvisoriamente, come risposta emergenziale, in seguito
agli eventi del gennaio
2010, dalla Prociv regionale in collaborazione con
lamministrazione comunale; ma la chiusura del campo stata rimandata
ripetutamente, fino ad oggi, ed il progetto temporaneo di
accoglienza ancora attivo
nellinverno 2014. La tendopoli, inaugurata nel gennaio 2012,
stata allestita in Seconda Zona Industriale, nellarea
amministrativa del comune di San Ferdinando, per laccoglienza
abitativa di 280 lavoratori stagionali, dotati di permesso di
soggiorno. Le tende sono state fornite dalla Portezione civile, la
Regione Calabria ha
inizialmente finanziato la gestione con 55 mila euro e la
Provincia ha pagato la corrente elettrica (La Stampa - Nellinferno
di Rosarno gli uomini sono tornati schiavi). Nel primo sito
dallestimento erano presenti servizi igienici e docce, lacqua
potabile veniva rifornita tramite servizio di autocisterna, era
presente una mensa centrale in cui veniva servito un pasto serale
al costo di un
euro (Rete Radici, 2012). La gestione della tendopoli stata
anchessa assegnata allassociazione Il mio amico Jonathan nel
febbraio 2012. Inizialmente molte tende sono rimaste vuote a causa
del criterio della regolarit del permesso di soggiorno, della
distanza dal centro abitato e dai luoghi dingaggio, limpossibilit
di cucinare autonomamente i pasti.
Sebbene lerogazione dei finanziamenti sia stata sospesa
nellagosto 2012, lassociazione ha continuato a gestire
informalmente la tendopoli. Linsediamento si progressivamente
riempito ed ampliato al di l delle tende fornite dal Ministero
dellInterno, inglobando una crescente baraccopoli in cui hanno
trovato dimora centinaia di africani sub-sahariani, regolari ed
irregolari.
Durante linverno 2013 stata allestita una nuova tendopoli a
pochi metri di distanza, pi internamente alla zona industriale, ed
stata demolita la prima, con un procedimento di assegnazione della
nuova gestione
poco trasparente. Gli abitanti della tendopoli sono stati
trasferiti durante i mesi di febbraio e marzo 2014,
non senza conflitti. Infatti in assenza di finanziamenti per la
gestione della struttura9, comune di San
Ferdinando ed associazione assegnataria hanno stabilito,
informalmente, una quota mensile a carico
deglimmigrati. Di fronte al rifiuto di pagare, alle critiche
rivolte ad una gestione prospetticamente escludente ed
assistenziale, durante la trattativa avviata tra immigrati, Comune
di San Ferdinando e forze
dellordine locali, lassociazione Il mio amico Jonathan si
ritirata dalla gestione della tendopoli. Per tutti i mesi restanti
del 2013 e durante la stagione invernale 2013-2014 linsediamento
rimasto privo di gestione ufficiale e soprattutto sprovvisto di
servizi basici (corrente elettrica, gas, acqua potabile
scarseggiante), riempiendosi nuovamente di baracche e rifugi
improvvisati di plastica, legno e lamiera.
Considerando che il riscaldamento degli alloggi, dellacqua e la
preparazione dei pasti avviene grazie ai numerosi fuochi accesi tra
le baracche, evidente quanto siano precarie le condizioni di
sicurezza degli
abitanti dellinsediamento. Le tende della Protezione Civile
potrebbero ospitare fino a 450 persone, ma attualmente il campo
contiene circa il doppio di migranti, stipati nelle tende e nelle
baracche contigue.
Gli unici fondi stanziati per la stagione 2013-2014, 40.000 euro
dal Ministero dellInterno, sono stati utilizzati per un intervento
di disinfestazione e per il ripristino della fornitura elettrica
che ha interessato
esclusivamente lilluminazione prodotta dai lampioni esterni al
campo (Accoglienza dei lavoratori stagionali. Rosarno e la Piana di
Gioia Tauro sono rimasti soli Medici per i Diritti Umani).
Attualmente la tendopoli e tutti gli stagionali che vi dimorano
sono lasciati a se stessi, nellinerzia dalle istituzioni regionali
e nazionali, che hanno provveduto ad allestirla e che delegano di
fatto ogni
responsabilit al Comune di San Ferdinando.
Altri progetti finalizzati allaccoglienza abitativa e finanziati
con fondi ministeriali, tramite Pon Sicurezza (2007-2013), sono
momentaneamente sospesi: i centri di accoglienza di Drosi e
Taurianova ed il progetto di
Villaggio della solidariet, struttura permanente per 150
immigrati, da costruire sul terreno di un bene confiscato alle
ndrine nel comune di Rosarno. Gli unici progetti, riscontrabili nel
contesto pi generale della Piana di Gioia Tauro, finalizzati a
promuovere
linsediamento degli stagionali africani allinterno dei centri
abitati, presso regolari abitazioni, sono stati sviluppati da
CARITAS e dal volontariato cattolico locale.
In seguito ai fatti di Rosarno, nata a Polistena la casa di
accoglienza la Tenda di Abramo, progetto abitativo della parrocchia
di Santa Marina Vergine e dellassociazione di volontariato Il
Samaritano: un
9 Solo la corrente elettrica, utile per il riscaldamento delle
tende, stata finanziata con 40.000 euro destinati dalla Chiesa
Cattolica, per il tramite di Don Pino De Masi, referente di Libera
in Calabria e vicario della diocesi Oppido-Palmi.(Rosarno (Rc),
tendopoli immigrati: Caritas dona 30.000 euro - Calabria
Libera)
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appartamento, con tre stanze, bagno e cucina, destinato a
quattro immigrati africani feriti durante gli scontri
del gennaio 2010. Al progetto abitativo stato affiancato anche
un percorso dinserimento lavorativo per gli ospiti: dal giugno 2010
sono assunti regolarmente come braccianti per la cooperativa Valle
del Marro, che
coltiva terreni confiscati alla ndrangheta, ed nata dalla
collaborazione tra la diocesi di Oppido-Palmi, lassociazione
Libera, col sostegno del progetto Policoro della Cei. Le spese
dellappartamento sono a carico della parrocchia e delle offerte dei
fedeli, con il sostegno della Caritas Italiana. Inoltre
aglimmigrati richiesto un contributo di 1 euro al giorno
(Liberainformazione Polistena, una tenda per accogliere e integrare
| Liberainformazione). A Drosi, frazione di Rizziconi, un piccolo
gruppo di cittadini, volontari di CARITAS, ha garantito una
mediazione abitativa a circa 50 immigrati, tutti regolari e
chiamati a pagare mensilmente un affitto minimo di
50 euro, presso abitazioni messe a disposizione da altri
abitanti del piccolo centro. La garanzia dei volontari,
in termini di regolare pagamento e mantenimento deglimmobili, e
lassunzione di responsabilit da parte di Caritas, hanno costituito
elementi sufficienti per convincere i proprietari delle case sfitte
ad affittare agli
stagionali africani (Rete Radici, 2011). Il progetto avviato nel
2010 dagli animatori della parrocchia locale di
San Martino, cresciuto in termini numerici ed ancora attivo nel
2014.
Collocamento, sindacato e supporto legale.
Attualmente sono in vigore, a livello nazionale, alcune
normative che penalizzano lintermediazione illecita di lavoro ed il
ricorso a condizioni irregolari di lavoro.
- Con l art. 12 d.Lgs 138/2011, convertito con l.144/2011, stato
inserito nel codice penale, il reato di intermediazione illecita e
di sfruttamento del lavoro. La normativa contro il caporalato,
punisce chiunque svolga unattivit organizzata di intermediazione,
reclutando manodopera o organizzandone lattivit lavorativa
caratterizzata da sfruttamento, mediante violenza, minaccia, o
intimidazione, approfittando dello
stato di bisogno o di necessit dei lavoratori, con pene da 5 a 8
anni (12 in caso di ipotesi aggravata) e con multa da 1000 a 2000
euro per ogni lavoratore coinvolto (DECRETO-LEGGE 13 agosto 2011').
- Con d.Lgs 109/ 2012 lItalia ha recepito una direttiva europea
2009/52/CE per il contrasto al lavoro irregolare, cosiddetta Legge
Rosarno. Il decreto prevede (art. 1 comma 1 lettera b) che nelle
ipotesi di particolare sfruttamento lavorativo rilasciato dal
questore, su proposta o con il parere favorevole del
procuratore della Repubblica, allo straniero che abbia
presentato denuncia e cooperi nel procedimento penale
instaurato nei confronti del datore di lavoro, un permesso di
soggiorno [della durata di sei mesi] (Direttiva 2009/52/CE,
http://www.gazzettaufficiale.it [])
Non possibile in questa sede sviluppare unanalisi approfondita
ed esaustiva delle norme sopra citate, della loro evoluzione e dei
risultati ottenuti in termini di effettiva trasformazione delle
condizioni di lavoro.
Per necessario, ai fini della rapida disamina, sottolineare
almeno due aspetti. Sebbene si tratti di
provvedimenti importanti a livello simbolico, di fatto
presentano una scarsa applicabilit e prevedono una
penalizzazione che non mira alla struttura portante del sistema
di sfruttamento del lavoro.
Infatti, nel caso dellintermediazione illecita del lavoro,
vengono deresponsabilizzate le imprese ed i datori di lavoro che di
tale intermediazione fanno uso.
La normativa sullo sfruttamento del lavoro non tutela
completamente limmigrato, a cui verrebbe assegnato un permesso di
soggiorno ad esclusiva discrezione del procuratore, correndo cos il
rischio di essere espulso
dal territorio italiano, oltrech di subire ritorsioni personali
di vario genere. I requisiti richiesti per
lottenimento del permesso di soggiorno sono stringenti, la
formulazione dellintermediazione restrittiva rispetto alla realt e
la dimostrazione della sussistenza delle condizioni di sfruttamento
sono assai difficili e
controverse. In ogni caso tutta la responsabilit viene delegata
ai lavoratori, che dovrebbero denunciare
lavoro nero e caporali, in assenza di una tutela accertata nei
loro confronti.
Nel 2010, sull'onda del clamore della rivolta, stato avviato
nella provincia di Reggio Cala