ACTA BENEDICTI PP. XVI CONSTITUTIO APOSTOLICA RUTANA In Burundia nova conditur diocesis Rutana. BENEDICTUS EPISCOPUS servus servorum dei ad perpetuam rei memoriam Ad aptius provehendam aeternam salutem Dominici gregis in Burundia eiusque regimini efficacius consulendum petitum est nuper ut eadem in Na- tione nova constitueretur dioecesis. Quapropter Venerabiles Fratres Nostri S.R.E. Cardinales atque Praesules, qui Congregationi pro Gentium Evange- lizatione sunt praepositi, omnibus mature perpensis habitoque pariter faventi voto Venerabilis Fratris Pauli Richardi Gallagher, Archiepiscopi titulo Ho- delmensis atque in Burundia Apostolici Nuntii, admotam postulationem cen- suerunt esse accipiendam. Nos igitur, Qui gravissimo fungimur munere su- premi Pastoris universae catholicae Ecclesiae, talem sententiam ratam habentes, summa Apostolica potestate haec decernimus. A dioecesibus Bu- ruriensi et Ruyigiensi separamus territorium civilium regionum, quae patrio sermone nuncupantur Rutana, Kayogoro et Muhwea; ex eoque novam con- dimus dioecesim Rutanam, quam metropolitanae Ecclesiae Kitegae ¨nsi suffra- ganeam facimus atque iurisdictioni Congregationis pro Gentium Evangeliza- tione subicimus. Praeterea iubemus Episcopi sedem poni in urbe Rutana An. et vol. CI 6 Februarii 2009 N. 2 ACTA APOSTOLICAE SEDIS COMMENTARIUM OFFICIALE Directio: Palazzo Apostolico – Citta ` del Vaticano – Administratio: Libreria Editrice Vaticana
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An.etvol.CI 6Februarii2009N.2 ACTA APOSTOLICAE SEDIS...Archidioecesis Toletanae, fidem testificati sunt vitae suae oblatione. Cum enim annis MCMXXXVI-MCMXXXIX in Hispania horribile
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ACTA BENEDICTI PP. XVI
CONSTITUTIO APOSTOLICA
RUTANA
In Burundia nova conditur diocesis Rutana.
BENEDICTUS EPISCOPUS
servus servorum dei
ad perpetuam rei memoriam
Ad aptius provehendam aeternam salutem Dominici gregis in Burundia
eiusque regimini efficacius consulendum petitum est nuper ut eadem in Na-
tione nova constitueretur dioecesis. Quapropter Venerabiles Fratres Nostri
S.R.E. Cardinales atque Praesules, qui Congregationi pro Gentium Evange-
lizatione sunt praepositi, omnibus mature perpensis habitoque pariter faventi
voto Venerabilis Fratris Pauli Richardi Gallagher, Archiepiscopi titulo Ho-
delmensis atque in Burundia Apostolici Nuntii, admotam postulationem cen-
suerunt esse accipiendam. Nos igitur, Qui gravissimo fungimur munere su-
premi Pastoris universae catholicae Ecclesiae, talem sententiam ratam
habentes, summa Apostolica potestate haec decernimus. A dioecesibus Bu-
ruriensi et Ruyigiensi separamus territorium civilium regionum, quae patrio
sermone nuncupantur Rutana, Kayogoro et Muhwea; ex eoque novam con-
dimus dioecesim Rutanam, quam metropolitanae Ecclesiae Kitegaensi suffra-
ganeam facimus atque iurisdictioni Congregationis pro Gentium Evangeliza-
tione subicimus. Praeterea iubemus Episcopi sedem poni in urbe Rutana
Tertii Ordinis Regularis in Venetiola, quae nomine Iesu suam consummavit
vitam in caritate erga pauperes et infirmos, Beatae nomine in posterum
appelletur, eiusque festum die prima Februarii in locis et modis iure statutis
quotannis celebrari possit.
In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti.
Acta Benedicti Pp. XVI 107
Quod autem decrevimus, volumus et nunc et in posterum tempus vim
habere, contrariis rebus minime quibuslibet officientibus.
Datum Romae, apud Sanctum Petrum, sub anulo Piscatoris, die XXVII
mensis Aprilis, anno MMVIII, Pontificatus Nostri quarto.
De mandato Summi Pontificis
Tharsicius card. Bertone
Secretarius Status
Loco e Plumbi
In Secret. Status tab., n. 63.492
Acta Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale108
HOMILIAE
I
In Eucharistica celebratione et sacramenti Baptismatis administratione.*
Cari fratelli e sorelle!
Le parole che l’evangelista Marco riporta all’inizio del suo Vangelo: «Tu sei
il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento » 1 ci introducono nel
cuore dell’odierna festa del Battesimo del Signore, con cui si conclude il tempo
di Natale. Il ciclo delle solennita natalizie ci fa meditare sulla nascita di Gesu
annunciata dagli angeli circonfusi dallo splendore luminoso di Dio; il tempo
natalizio ci parla della stella che guida i Magi dall’Oriente fino alla casa di
Betlemme, e ci invita a guardare il cielo che si apre sul Giordano mentre risuona
la voce di Dio. Sono tutti segni tramite i quali il Signore non si stanca di
ripeterci: « Sı, sono qui. Vi conosco. Vi amo. C’e una strada che da me viene a
voi. E c’e una strada che da voi sale a me ». Il Creatore ha assunto in Gesu le
dimensioni di un bambino, di un essere umano come noi, per potersi far vedere e
toccare. Al tempo stesso, con questo suo farsi piccolo, Iddio ha fatto risplendere
la luce della sua grandezza. Perche, proprio abbassandosi fino all’impotenza
inerme dell’amore, Egli dimostra che cosa sia la vera grandezza, anzi, che cosa
voglia dire essere Dio.
Il significato del Natale, e piu in generale il senso dell’anno liturgico, e
proprio quello di avvicinarci a questi segni divini, per riconoscerli impressi negli
eventi d’ogni giorno, affinche il nostro cuore si apra all’amore di Dio. E se il
Natale e l’Epifania servono soprattutto a renderci capaci di vedere, ad aprirci
gli occhi e il cuore al mistero di un Dio che viene a stare con noi, la festa del
battesimo di Gesu ci introduce, potremmo dire, alla quotidianita di un rapporto
personale con Lui. Infatti, mediante l’immersione nelle acque del Giordano,
Gesu si e unito a noi. Il Battesimo e per cosı dire il ponte che Egli ha costruito
tra se e noi, la strada per la quale si rende a noi accessibile; e l’arcobaleno divino
sulla nostra vita, la promessa del grande sı di Dio, la porta della speranza e,
nello stesso tempo, il segno che ci indica il cammino da percorrere in modo
attivo e gioioso per incontrarlo e sentirci da Lui amati.
* Die 11 Ianuarii 2009.1 1, 11.
Acta Benedicti Pp. XVI 109
Cari amici, sono veramente contento che anche quest’anno, in questo giorno
di festa, mi sia data l’opportunita di battezzare dei bambini. Su di essi si posa
oggi il « compiacimento » di Dio. Da quando il Figlio unigenito del Padre si e
fatto battezzare, il cielo e realmente aperto e continua ad aprirsi, e possiamo
affidare ogni nuova vita che sboccia alle mani di Colui che e piu potente dei
poteri oscuri del male. Questo in effetti comporta il Battesimo: restituiamo a
Dio quello che da Lui e venuto. Il bambino non e proprieta dei genitori, ma e
affidato dal Creatore alla loro responsabilita, liberamente e in modo sempre
nuovo, affinche essi lo aiutino ad essere un libero figlio di Dio. Solo se i genitori
maturano tale consapevolezza riescono a trovare il giusto equilibrio tra la pre-
tesa di poter disporre dei propri figli come se fossero un privato possesso pla-
smandoli in base alle proprie idee e desideri, e l’atteggiamento libertario che si
esprime nel lasciarli crescere in plena autonomia soddisfacendo ogni loro desi-
derio e aspirazione, ritenendo cio un modo giusto di coltivare la loro personalita.
Se, con questo sacramento, il neo-battezzato diventa figlio adottivo di Dio,
oggetto del suo amore infinito che lo tutela e difende dalle forze oscure del
maligno, occorre insegnargli a riconoscere Dio come suo Padre ed a sapersi
rapportare a Lui con atteggiamento di figlio. E pertanto, quando, secondo la
tradizione cristiana come oggi facciamo, si battezzano i bambini introducendoli
nella luce di Dio e dei suoi insegnamenti, non si fa loro violenza, ma si dona loro
la ricchezza della vita divina in cui si radica la vera liberta che e propria dei figli
di Dio; una liberta che dovra essere educata e formata con il maturare degli
anni, perche diventi capace di responsabili scelte personali.
Cari genitori, cari padrini e madrine, vi saluto tutti con affetto e mi unisco
alla vostra gioia per questi piccoli che oggi rinascono alla vita eterna. Siate
consapevoli del dono ricevuto e non cessate di ringraziare il Signore che, con
l’odierno sacramento, introduce i vostri bambini in una nuova famiglia, piu
grande e stabile, piu aperta e numerosa di quanto non sia quella vostra: mi
riferisco alla famiglia dei credenti, alla Chiesa, una famiglia che ha Dio per
Padre e nella quale tutti si riconoscono fratelli in Gesu Cristo. Voi dunque oggi
affidate i vostri figli alla bonta di Dio, che e potenza di luce e di amore; ed essi,
pur tra le difficolta della vita, non si sentiranno mai abbandonati, se a Lui
resteranno uniti. Preoccupatevi pertanto di educarli nella fede, di insegnar loro
a pregare e a crescere come faceva Gesu e con il suo aiuto, « in sapienza, eta e
grazia davanti a Dio e agli uomini ».2
2 Lc 2, 52.
Acta Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale110
Tornando ora al brano evangelico, cerchiamo di comprendere ancor piu
quel che oggi qui avviene. Narra san Marco che, mentre Giovanni Battista
predica sulle rive del fiume Giordano, proclamando l’urgenza della conver-
sione in vista della venuta ormai prossima del Messia, ecco che Gesu, confuso
tra la gente, si presenta per essere battezzato. Quello di Giovanni e certo un
battesimo di penitenza, ben diverso dal sacramento che istituira Gesu. In
quel momento, tuttavia, si intravede gia la missione del Redentore poiche,
quando esce dall’acqua, risuona una voce dal cielo e su di lui scende lo Spirito
Santo:3 il Padre celeste lo proclama suo figlio prediletto e ne attesta pubbli-
camente l’universale missione salvifica, che si compira plenamente con la sua
morte in croce e la sua risurrezione. Solo allora, con il sacrifico pasquale, si
rendera universale e totale la remissione dei peccati. Con il Battesimo non ci
immergiamo allora semplicemente nelle acque del Giordano per proclamare il
nostro impegno di conversione, ma si effonde su di noi il sangue redentore del
Cristo che ci purifica e ci salva. E l’amato Figlio del Padre, nel quale Egli ha
posto il suo compiacimento, che ci riacquista la dignita e la gioia di chiamarci
ed essere realmente « figli » di Dio.
Tra poco rivivremo questo mistero evocato dall’odierna solennita; i segni
e simboli del sacramento del Battesimo ci aiuteranno a comprendere quel che
il Signore opera nel cuore di questi nostri piccoli, rendendoli « suoi » per sem-
pre, dimora scelta del suo Spirito e « pietre vive » per la costruzione dell’edi-
ficio spirituale che e la Chiesa. La Vergine Maria, Madre di Gesu, il Figlio
amato di Dio, vegli su di loro e sulle loro famiglie, li accompagni sempre,
perche possano realizzare fino in fondo il progetto di salvezza che con il
Battesimo si compie nelle loro vite. E noi, cari fratelli e sorelle, accompa-
gniamoli con la nostra preghiera; preghiamo per i genitori, i padrini e le
madrine e per i loro parenti, perche li aiutino a crescere nella fede; preghiamo
per tutti noi qui presenti affinche, partecipando devotamente a questa cele-
brazione, rinnoviamo le promesse del nostro Battesimo e rendiamo grazie al
Signore per la sua costante assistenza. Amen!
3 Cfr. Mc 1, 10.
Acta Benedicti Pp. XVI 111
II
In Vesperarum celebratione sub conclusione Hebdomadae pro Christianorum
Unitate.*
Cari fratelli e sorelle,
E grande ogni volta la gioia di ritrovarci presso il sepolcro dell’apostolo
Paolo, nella memoria liturgica della sua Conversione, per concludere la Set-
timana di Preghiera per l’Unita dei Cristiani. Vi saluto tutti con affetto. In
modo particolare saluto il Cardinale Cordero Lanza di Montezemolo, l’Abate
e la Comunita dei monaci che ci ospitano. Saluto pure il Cardinale Kasper,
Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unita dei Cristiani.
Con lui saluto i Signori Cardinali presenti, i Vescovi e i Pastori delle diverse
Chiese e Comunita ecclesiali, qui convenuti stasera. Una parola di speciale
riconoscenza va a quanti hanno collaborato nella preparazione dei sussidi per
la preghiera, vivendo in prima persona l’esercizio del riflettere e confrontarsi
nell’ascolto gli uni degli altri e, tutti insieme, della Parola di Dio.
La conversione di san Paolo ci offre il modello e ci indica la via per andare
verso la plena unita. L’unita infatti richiede una conversione: dalla divisione
alla comunione, dall’unita ferita a quella risanata e plena. Questa conversione
e dono di Cristo risorto, come avvenne per san Paolo. Lo abbiamo sentito
dalle stesse parole dell’Apostolo nella lettura poc’anzi proclamata: « Per gra-
zia di Dio sono quello che sono ».1 Lo stesso Signore, che chiamo Saulo sulla
via di Damasco, si rivolge ai membri della sua Chiesa — che e una e santa — e
chiamando ciascuno per nome domanda: perche mi hai diviso? perche hai
ferito l’unita del mio corpo? La conversione implica due dimensioni. Nel
primo passo si conoscono e riconoscono nella luce di Cristo le colpe, e questo
riconoscimento diventa dolore e pentimento, desiderio di un nuovo inizio. Nel
secondo passo si riconosce che questo nuovo cammino non puo venire da noi
stessi. Consiste nel farsi conquistare da Cristo. Come dice san Paolo: « ... mi
sforzo di correre per conquistarlo, perche anch’io sono stato conquistato da
Gesu Cristo ».2 La conversione esige il nostro sı, il mio « correre »; non e ulti-
mamente un’attivita mia, ma dono, un lasciarsi formare da Cristo; e morte e
* Die 25 Ianuarii 2009.1 1 Cor 15, 10.2 Fil 3, 12.
Acta Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale112
risurrezione. Percio san Paolo non dice: « Mi sono convertito », ma dice « sono
morto »,3 sono una nuova creatura. In realta, la conversione di san Paolo non
fu un passaggio dall’immoralita alla moralita — la sua moralita era alta —, da
una fede sbagliata ad una fede corretta — la sua fede era vera, benche incom-
pleta — ma fu l’essere conquistato dall’amore di Cristo: la rinuncia alla pro-
pria perfezione, fu l’umilta di chi si mette senza riserva al servizio di Cristo
per i fratelli. E solo in questa rinuncia a noi stessi, in questa conformita con
Cristo possiamo essere uniti anche tra di noi, possiamo diventare « uno » in
Cristo. E la comunione col Cristo risorto che ci dona l’unita.
Possiamo osservare un’interessante analogia con la dinamica della con-
versione di san Paolo anche meditando sul testo biblico del profeta Ezechiele 4
prescelto quest’anno come base della nostra preghiera. In esso, infatti, viene
presentato il gesto simbolico dei due legni riuniti in uno nella mano del
profeta, che con questo gesto rappresenta l’azione futura di Dio. E la seconda
parte del capitolo 37, che nella prima parte contiene la celebre visione delle
ossa aride e della risurrezione d’Israele, operata dallo Spirito di Dio. Come
non notare che il segno profetico della riunificazione del popolo d’Israele
viene posto dopo il grande simbolo delle ossa aride vivificate dallo Spirito?
Ne deriva uno schema teologico analogo a quello della conversione di san
Paolo: al primo posto sta la potenza di Dio, che col suo Spirito opera la
risurrezione come una nuova creazione. Questo Dio, che e il Creatore ed e
in grado di risuscitare i morti, e anche capace di ricondurre all’unita il popolo
diviso in due. Paolo — come e piu di Ezechiele — diventa strumento eletto
della predicazione dell’unita conquistata da Gesu mediante la croce e la ri-
surrezione: l’unita tra i giudei e i pagani, per formare un solo popolo nuovo.
La risurrezione di Cristo quindi estende il perimetro dell’unita: non solo unita
delle tribu di Israele, ma unita di ebrei e pagani; 5 unificazione dell’umanita
dispersa dal peccato e ancor piu unita di tutti i credenti in Cristo.
La scelta di questo brano del profeta Ezechiele la dobbiamo ai fratelli
della Corea, i quali si sono sentiti fortemente interpellati da questa pagina
biblica, sia in quanto coreani, sia in quanto cristiani. Nella divisione del
popolo ebreo in due regni si sono rispecchiati come figli di un’unica terra,
che le vicende politiche hanno separato, parte al nord e parte al sud. E questa
loro esperienza umana li ha aiutati a comprendere meglio il dramma della
3 Gal 2, 19.4 37, 15-28.5 Cfr. Ef 2; Gv 10, 16.
Acta Benedicti Pp. XVI 113
divisione tra i cristiani. Ora, alla luce di questa Parola di Dio che i nostri
fratelli coreani hanno scelto e proposto a tutti, emerge una verita plena di
speranza: Dio promette al suo popolo una nuova unita, che deve essere segno
e strumento di riconciliazione e di pace anche sul piano storico, per tutte le
nazioni. L’unita che Dio dona alla sua Chiesa, e per la quale noi preghiamo, e
naturalmente la comunione in senso spirituale, nella fede e nella carita; ma
noi sappiamo che questa unita in Cristo e fermento di fraternita anche sul
piano sociale, nei rapporti tra le nazioni e per l’intera famiglia umana. E il
lievito del Regno di Dio che fa crescere tutta la pasta.6 In questo senso, la
preghiera che eleviamo in questi giorni, riferendoci alla profezia di Ezechiele,
si e fatta anche intercessione per le diverse situazioni di conflitto che al
presente affliggono l’umanita. La dove le parole umane diventano impotenti,
perche prevale il tragico rumore della violenza e delle armi, la forza profetica
della Parola di Dio non viene meno e ci ripete che la pace e possibile, e che
dobbiamo essere noi strumenti di riconciliazione e di pace. Percio la nostra
preghiera per l’unita e per la pace chiede sempre di essere comprovata da
gesti coraggiosi di riconciliazione tra noi cristiani. Penso ancora alla Terra
Santa: quanto e importante che i fedeli che vivono la, come pure i pellegrini
che vi si recano, offrano a tutti la testimonianza che la diversita dei riti e delle
tradizioni non dovrebbe costituire un ostacolo al mutuo rispetto e alla carita
fraterna. Nelle diversita legittime di tradizioni diverse dobbiamo cercare
l’unita nella fede, nel nostro « sı » fondamentale a Cristo e alla sua unica
Chiesa. E cosı le diversita non saranno piu ostacolo che ci separa, ma ric-
chezza nella molteplicita delle espressioni della fede comune.
Vorrei concludere questa mia riflessione facendo riferimento ad un avve-
nimento che i piu anziani tra noi certamente non dimenticano. Il 25 gennaio
del 1959, esattamente cinquant’anni or sono, il beato Papa Giovanni XXIII
manifesto per la prima volta in questo luogo la sua volonta di convocare « un
Concilio ecumenico per la Chiesa universale ».7 Fece questo annuncio ai Padri
Cardinali, nella Sala capitolare del Monastero di San Paolo, dopo aver cele-
brato la Messa solenne nella Basilica. Da quella provvida decisione, suggerita
al mio venerato Predecessore, secondo la sua ferma convinzione, dallo Spirito
Santo, e derivato anche un fondamentale contributo all’ecumenismo, conden-
sato nel Decreto Unitatis redintegratio. In esso, tra l’altro, si legge: «Ecume-
nismo vero non c’e senza interiore conversione; poiche il desiderio dell’unita
6 Cfr. Mt 13, 33.7 AAS LI 1959, p. 68.
Acta Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale114
nasce e matura dal rinnovamento della mente,8 dall’abnegazione di se stesso e
dalla liberissima effusione della carita ».9 L’atteggiamento di conversione in-
teriore in Cristo, di rinnovamento spirituale, di accresciuta carita verso gli
altri cristiani ha dato luogo ad una nuova situazione nelle relazioni ecumeni-
che. I frutti dei dialoghi teologici, con le loro convergenze e con la piu precisa
identificazione delle divergenze che ancora permangono, spingono a prose-
guire coraggiosamente in due direzioni: nella ricezione di quanto positiva-
mente e stato raggiunto e in un rinnovato impegno verso il futuro. Opportu-
namente il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unita dei Cristiani, che
ringrazio per il servizio che rende alla causa dell’unita di tutti i discepoli del
Signore, ha recentemente riflettuto sulla ricezione e sul futuro del dialogo
ecumenico. Tale riflessione, se da una parte vuole giustamente valorizzare
quanto e stato acquisito, dall’altra intende trovare nuove vie per la conti-
nuazione delle relazioni fra le Chiese e Comunita ecclesiali nel contesto attua-
le. Rimane aperto davanti a noi l’orizzonte della plena unita. Si tratta di un
compito arduo, ma entusiasmante per i cristiani che vogliono vivere in sin-
tonia con la preghiera del Signore: « che tutti siano uno, affinche il mondo
creda ».10 Il Concilio Vaticano II ci ha prospettato che « il santo proposito di
riconciliare tutti i cristiani nell’unita della Chiesa di Cristo, una e unica,
supera le forze e le doti umane ».11 Facendo affidamento sulla preghiera del
Signore Gesu Cristo, e incoraggiati dai significativi passi compiuti dal movi-
mento ecumenico, invochiamo con fede lo Spirito Santo perche continui ad
illuminare e guidare il nostro cammino. Ci sproni e ci assista dal cielo l’apo-
stolo Paolo, che tanto ha faticato e sofferto per l’unita del corpo mistico di
Cristo; ci accompagni e ci sostenga la Beata Vergine Maria, Madre dell’unita
della Chiesa.
8 Cfr. Ef 4, 23.9 N. 27.
10 Gv 17, 21.11 UR, 24.
Acta Benedicti Pp. XVI 115
ALLOCUTIONES
I
Ad Corpus Legatorum apud Apostolicam Sedem.*
Excellences,
Mesdames et Messieurs,
Le mystere de l’incarnation du Verbe, que nous revivons chaque annee
dans la Fete de Noel, nous invite a mediter sur les evenements qui marquent
le cours de l’histoire. Et c’est precisement dans la lumiere de ce mystere plein
d’esperance que se place cette rencontre traditionnelle avec vous, illustres
membres du Corps diplomatique accredite pres le Saint-Siege, qui, au debut
de cette annee nouvelle nous procure une occasion opportune pour echanger
des vœux sinceres. Je me tourne en premier lieu vers Son Excellence l’Am-
bassadeur Alejandro Valladares Lanza, lui exprimant ma gratitude pour les
souhaits qu’il m’a aimablement presentes, pour la premiere fois, en qualite de
Doyen du Corps diplomatique. Mon salut deferent s’etend a chacun de vous,
ainsi qu’a vos familles et a vos collaborateurs et, a travers vous, aux peuples
et aux gouvernements des pays que vous representez. Pour tous, je demande
a Dieu le don d’une annee qui soit feconde de justice, de serenite et de paix.
A l’aube de cette annee 2009, ma pensee affectueuse va d’abord a tous
ceux qui ont souffert a cause de graves catastrophes naturelles, en particulier
au Vietnam, en Birmanie, en Chine et aux Philippines, en Amerique centrale
et dans les Caraıbes, en Colombie et au Bresil, ou bien a cause de conflits
nationaux ou regionaux sanglants ou encore a cause d’attentats terroristes
qui ont seme la mort et la destruction dans des pays comme l’Afghanistan,
l’Inde, le Pakistan et l’Algerie. Malgre tants d’efforts, la paix si desiree est
encore lointaine! Face a ce constat, il ne faut pas se decourager ni diminuer
l’engagement en faveur d’une culture de paix authentique, mais au contraire
redoubler d’efforts en faveur de la securite et du developpement. Dans ce
sens, le Saint-Siege a tenu a etre parmi les premiers a signer et a ratifier la
« Convention sur les armes a sous-munitions », document qui a aussi l’objectif
de renforcer le droit international humanitaire. D’autre part, relevant avec
preoccupation les symptomes de crise qui se manifestent dans le domaine du
* Die 8 Ianuarii 2009.
Acta Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale116
desarmement et de la non-proliferation nucleaire, le Saint-Siege ne cesse de
rappeler que l’on ne peut pas construire la paix quand les depenses militaires
soustraient d’enormes ressources humaines et materielles aux projets de de-
veloppement, specialement des peuples les plus pauvres.
Et c’est vers les pauvres, les trop nombreux pauvres de notre planete, que
je voudrais tourner mon attention aujourd’hui, a la suite du Message pour la
Journee mondiale de la paix, que j’ai consacre cette annee au theme « com-
battre la pauvrete, construire la paix ». Les paroles par lesquelles le Pape Paul
VI engageait sa reflexion dans l’Encyclique Populorum progressio n’ont rien
perdu de leur actualite: «Etre affranchis de la misere, trouver plus surement
leur subsistance, la sante, un emploi stable; participer davantage aux responsa-
bilites, hors de toute oppression, a l’abri de situations qui offensent leur dignite
d’hommes; etre plus instruits; en un mot, faire, connaıtre, et avoir plus, pour etre
plus: telle est l’aspiration des hommes d’aujourd’hui, alors qu’un grand nombre
d’entre eux sont condamnes a vivre dans des conditions qui rendent illusoire ce
desir legitime ».1 Pour construire la paix, il convient de redonner espoir aux
pauvres. Comment ne pas penser a tant de personnes et de familles eprouvees
par les difficultes et les incertitudes que l’actuelle crise financiere et econo-
mique a provoquees a l’echelle mondiale? Comment ne pas evoquer la crise
alimentaire et le rechauffement climatique, qui rendent encore plus ardu
l’acces a la nourriture et a l’eau pour les habitants de regions parmi les plus
pauvres de la planete? Il est urgent desormais d’adopter une strategie efficace
pour combattre la faim et faciliter le developpement agricole local, d’autant
plus que la proportion de pauvres augmente a l’interieur meme des pays
riches. Dans cette optique, je me rejouis que, lors de la recente Conference
de Doha sur le financement du developpement, aient ete identifies des crite-
res utiles pour orienter la gouvernance du systeme economique et venir en
aide aux plus faibles. Plus en profondeur, pour rendre l’economie plus saine, il
faut batir une nouvelle confiance. Cet objectif ne pourra etre atteint que par
la mise en œuvre d’une ethique fondee sur la dignite innee de la personne
humaine. Je sais combien cela est exigeant, mais ce n’est pas une utopie!
Aujourd’hui plus qu’hier, notre avenir est en jeu, ainsi que le sort meme de
notre planete et de ses habitants, en premier lieu des jeunes generations qui
heritent d’un systeme economique et d’un tissu social durement compromis.
1 N. 6.
Acta Benedicti Pp. XVI 117
Oui, Mesdames et Messieurs, si nous voulons combattre la pauvrete, nous
devons investir avant tout dans la jeunesse, l’eduquant a un ideal d’authen-
tique fraternite. Durant mes voyages apostoliques de l’annee derniere, j’ai eu
l’occasion de rencontrer beaucoup de jeunes, surtout dans le cadre extraor-
dinaire de la celebration de la XXIII Journee mondiale de la Jeunesse, a
Sydney, en Australie. Mes voyages apostoliques, a commencer par la visite
aux Etats-Unis, m’ont aussi permis de prendre la mesure des attentes de
nombreux secteurs de la societe a l’egard de l’Eglise catholique. Dans cette
phase delicate de l’histoire de l’humanite, marquee d’incertitudes et d’inter-
rogations, beaucoup attendent que l’Eglise exerce avec courage et clarte sa
mission d’evangelisation et son œuvre de promotion humaine. Mon discours
au Siege de l’Organisation des Nations Unies s’insere dans ce contexte: soi-
xante ans apres l’adoption de la Declaration universelle des Droits de l’hom-
me, j’ai voulu souligner que ce document se fonde sur la dignite de la per-
sonne humaine, et celle-ci sur la nature commune a tous qui transcende les
diverses cultures. Quelques mois plus tard, me rendant en pelerinage a Lour-
des pour le cent cinquantieme anniversaire des apparitions de la Vierge Marie
a sainte Bernadette, j’ai voulu souligner que le message de conversion et
d’amour qui irradie de la grotte de Massabielle demeure de grande actualite,
comme une invitation constante a construire notre existence et les relations
entre les peuples sur des bases de respect et de fraternite authentiques, con-
scients que cette fraternite suppose un Pere commun a tous les hommes, le
Dieu Createur. Du reste, une societe sainement laıque n’ignore pas la dimen-
sion spirituelle et ses valeurs, parce que la religion, et il m’a semble utile de le
repeter durant mon voyage pastoral en France, n’est pas un obstacle, mais au
contraire un fondement solide pour la construction d’une societe plus juste et
plus libre.
Les discriminations et les tres graves attaques dont ont ete victimes, l’an
passe, des milliers de chretiens, montrent combien ce n’est pas seulement la
pauvrete materielle, mais aussi la pauvrete morale qui nuit a la paix. C’est
dans la pauvrete morale, de fait, que de telles exactions plongent leurs raci-
nes. Reaffirmant la haute contribution que les religions peuvent donner a la
lutte contre la pauvrete et a la construction de la paix, je voudrais repeter en
cette assemblee qui, idealement, represente toutes les nations du monde: le
christianisme est une religion de liberte et de paix et il est au service du vrai
bien de l’humanite. A nos freres et sœurs victimes de la violence, speciale-
ment en Iraq et en Inde, je renouvelle l’assurance de mon affection paternel-
Acta Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale118
le; aux autorites civiles et politiques, je demande instamment de s’employer
avec energie a mettre fin a l’intolerance et aux vexations contre les chretiens,
d’œuvrer pour reparer les dommages provoques, en particulier aux lieux de
culte et aux proprietes; et d’encourager par tous les moyens le juste respect
pour toutes les religions, proscrivant toutes formes de haine et de mepris. Je
souhaite aussi que, dans le monde occidental, on ne cultive pas de prejuges ou
d’hostilite contre les chretiens, simplement parce que, sur certaines questions,
leur voix derange. Pour leur part, que les disciples du Christ, confrontes a de
telles epreuves, ne perdent pas courage: le temoignage de l’Evangile est tou-
jours un « signe de contradiction » par rapport a « l’esprit du monde »! Si les
tribulations sont penibles, la constante presence du Christ est un puissant
reconfort. Son Evangile est un message de salut pour tous et c’est pourquoi il
ne peut etre confine dans la sphere privee, mais doit etre proclame sur les
toits, jusqu’aux extremites de la terre.
La naissance du Christ dans la pauvre grotte de Bethleem nous conduit
naturellement a evoquer la situation au Moyen-Orient et, en premier lieu, en
Terre Sainte, ou, en ces jours, nous assistons a une recrudescence de violence
qui provoque des dommages et des souffrances immenses aux populations
civiles. Cette situation complique encore la recherche d’une issue au conflit
entre Israeliens et Palestiniens, vivement desiree par beaucoup d’entre eux et
par le monde entier. Une fois de plus, je voudrais redire que l’option militaire
n’est pas une solution et que la violence, d’ou qu’elle provienne et quelque
forme qu’elle prenne, doit etre condamnee fermement. Je souhaite que, avec
l’engagement determinant de la communaute internationale, la treve dans la
bande de Gaza soit remise en vigueur, — ce qui est indispensable pour redon-
ner des conditions de vie acceptables a la population —, et que soient relan-
cees les negociations de paix en renoncant a la haine, aux provocations et a
l’usage des armes. Il est tres important que, a l’occasion des echeances elec-
torales cruciales qui interesseront beaucoup d’habitants de la region dans les
prochains mois, emergent des dirigeants capables de faire progresser avec
determination ce processus et de guider leurs peuples vers la difficile mais
indispensable reconciliation. On ne pourra parvenir a celle-ci sans adopter
une approche globale des problemes de ces pays, dans le respect des aspira-
tions et des interets legitimes de toutes les populations interessees. Outre des
efforts renouveles pour la solution du conflit israelo-palestinien, que je viens
de mentionner, il faut apporter un soutien convaincu au dialogue entre Israel
et la Syrie et, pour le Liban, appuyer la consolidation en cours des institu-
Acta Benedicti Pp. XVI 119
tions, qui sera d’autant plus effective qu’elle s’accomplira dans un esprit
d’unite. Aux Iraquiens, qui se preparent a reprendre pleinement en main leur
propre destinee, j’adresse un encouragement particulier a tourner la page
pour regarder l’avenir afin de le construire sans discrimination de race, d’eth-
nie ou de religion. En ce qui concerne l’Iran, on ne doit pas se lasser de
rechercher une solution negociee a la controverse sur le programme nucleaire,
a travers un mecanisme qui permette de satisfaire les exigences legitimes du
pays et de la communaute internationale. Un tel resultat favoriserait gran-
dement la detente regionale et mondiale.
Portant le regard sur le grand continent asiatique, je constate avec pre-
occupation que dans certains pays les violences perdurent et que dans d’au-
tres la situation politique demeure tendue, mais il existe des progres qui
permettent de regarder vers l’avenir avec une plus grande confiance. Je
pense, par exemple, a la reprise de nouvelles negociations de paix a Minda-
nao, aux Philippines, et au nouveau cours que prennent les relations entre
Pekin et Taipei. Dans ce meme contexte de recherche de paix, une solution
definitive du conflit en cours au Sri Lanka ne pourrait etre que politique
aussi, alors que les besoins humanitaires des populations concernees doivent
continuer a etre l’objet d’une attention soutenue. Les communautes chretien-
nes qui vivent en Asie sont souvent reduites du point de vue numerique, mais
elles souhaitent offrir une contribution convaincue et efficace au bien com-
mun, a la stabilite et au progres de leurs pays, donnant un temoignage de la
primaute de Dieu qui etablit une saine hierarchie des valeurs et donne une
liberte plus forte que les injustices. La recente beatification de cent quatre-
vingt-huit martyrs, au Japon, l’a rappele de facon eloquente. L’Eglise, com-
me on l’a dit bien des fois, ne demande pas de privileges, mais l’application du
principe de la liberte religieuse dans toute son etendue. Dans cette optique, il
est important que, en Asie centrale, les legislations sur les communautes
religieuses garantissent le plein exercice de ce droit fondamental, dans le
respect des normes internationales.
Dans quelques mois, j’aurai la joie de rencontrer beaucoup de freres et
sœurs dans la foi et en humanite qui vivent en Afrique. Dans l’attente de
cette visite que j’ai tant desiree, je prie le Seigneur afin que leurs cœurs soient
disponibles a accueillir l’Evangile et a le vivre avec coherence, en construi-
sant la paix par la lutte contre la pauvrete morale et materielle. Un soin tout
particulier est a reserver a l’enfance: vingt ans apres l’adoption de la Con-
vention sur les droits des enfants, ceux-ci demeurent tres vulnerables. Beau-
Acta Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale120
coup d’enfants vivent le drame des refugies et des deplaces en Somalie, au
Darfour et dans la Republique democratique du Congo. Il s’agit de flux
migratoires concernant des millions de personnes qui ont besoin d’une aide
humanitaire et qui surtout sont privees de leurs droits elementaires et bles-
sees dans leur dignite. Je demande a ceux qui exercent des responsabilites
politiques, au niveau national et international, de prendre toutes les mesures
necessaires pour resoudre les conflits en cours et pour mettre fin aux injusti-
ces qui les ont provoques. Je souhaite qu’en Somalie, la restauration de l’Etat
puisse enfin progresser, afin que cessent les interminables souffrances des
habitants de ce pays. Au Zimbabwe, egalement, la situation demeure critique
et des aides humanitaires considerables sont necessaires. Les Accords de paix
au Burundi ont jete une lueur d’espoir dans la region. Je forme des vœux afin
qu’ils soient pleinement appliques et deviennent source d’inspiration pour
d’autres pays, qui n’ont pas encore trouve la voie de la reconciliation. Le
Saint-Siege, vous le savez, suit avec une attention speciale le continent afri-
cain et est heureux d’avoir etabli l’an passe les relations diplomatiques avec
le Botswana.
Dans ce vaste panorama, qui embrasse le monde entier, je desire egale-
ment m’arreter un moment sur l’Amerique latine. La aussi, les peuples desi-
rent vivre en paix, affranchis de la pauvrete et exercant librement leurs droits
fondamentaux. Dans ce contexte, il faut souhaiter que les besoins de ceux qui
emigrent soient pris en consideration par des legislations qui facilitent le
regroupement familial et concilient les legitimes exigences de securite et celles
de l’inviolable respect de la personne. Je voudrais aussi louer l’engagement
prioritaire de certains gouvernements pour retablir la legalite et mener une
lutte sans compromis contre le trafic des stupefiants et la corruption. Je me
rejouis que, trente ans apres le debut de la mediation pontificale sur le diffe-
rend entre l’Argentine et le Chili relatif a la zone australe, les deux pays aient
en quelque sorte scelle leur volonte de paix en elevant un monument a mon
venere predecesseur le Pape Jean-Paul II. Je souhaite, par ailleurs, que la
recente signature de l’Accord entre le Saint-Siege et le Bresil facilite le libre
exercice de la mission evangelisatrice de l’Eglise et renforce encore davantage
sa collaboration avec les institutions civiles pour le developpement integral
de la personne. L’Eglise accompagne depuis cinq siecles les peuples de l’Ame-
rique latine, partageant leurs esperances et leurs preoccupations. Ses Pas-
teurs savent que, pour favoriser un progres authentique de la societe, leur
tache propre est d’eclairer les consciences et de former des laıcs capables
Acta Benedicti Pp. XVI 121
d’intervenir avec ardeur dans les realites temporelles, se mettant au service
du bien commun.
Portant enfin mon regard sur des nations qui sont plus proches, je vou-
drais saluer la communaute chretienne de Turquie, rappelant que, en cette
annee jubilaire speciale a l’occasion du deuxieme millenaire de la naissance de
l’Apotre saint Paul, de nombreux pelerins convergent vers Tarse, sa ville
d’origine, ce qui souligne encore une fois le lien etroit de cette terre avec
les origines du christianisme. Les aspirations a la paix sont vives a Chypre,
ou ont repris les negociations en vue de justes solutions aux problemes lies a
la division de l’Ile. En ce qui concerne le Caucase, je voudrais rappeler une
fois encore que les conflits qui interessent les Etats de la Region ne peuvent
pas etre resolus par la voie des armes et, pensant a la Georgie, je souhaite que
soient honores tous les engagements souscrits dans l’Accord de cessez-le-feu
du mois d’aout dernier — conclu grace aux efforts diplomatiques de l’Union
europeenne — et que le retour des deplaces dans leurs foyers soit au plus tot
rendu possible. S’agissant, enfin, du Sud-Est de l’Europe, le Saint-Siege pour-
suit son engagement pour la stabilite dans la region, et espere que continue-
ront a se creer les conditions pour un avenir de reconciliation et de paix entre
les populations de la Serbie et du Kosovo, dans le respect des minorites et
sans oublier la preservation du precieux patrimoine artistique et culturel
chretien, qui constitue une richesse pour toute l’humanite.
Mesdames et Messieurs les Ambassadeurs, au terme de ce tour d’horizon,
qui, dans sa brievete, ne peut mentionner toutes les situations de souffrance
et de pauvrete qui sont presentes a mon esprit, je reviens au Message pour la
celebration de la Journee mondiale de la paix de cette annee. Dans ce docu-
ment, j’ai rappele que les etres humains les plus pauvres sont les enfants qui
ne sont pas nes.2 Je ne peux pas ne pas evoquer, en terminant, d’autres
pauvres, comme les malades et les personnes agees abandonnees, les familles
divisees et sans points de reperes. La pauvrete se combat si l’humanite est
rendue plus fraternelle par des valeurs et des ideaux partages, fondes sur la
dignite de la personne, sur la liberte alliee a la responsabilite, sur la recon-
naissance effective de la place de Dieu dans la vie de l’homme. Dans cette
perspective, fixons notre regard sur Jesus, l’humble enfant couche dans la
mangeoire. Parce qu’Il est le Fils de Dieu, il nous indique que la solidarite
fraternelle entre tous les hommes est la voie maıtresse pour combattre la
2 N. 3.
Acta Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale122
pauvrete et pour construire la paix. Que la lumiere de Son amour illumine
tous les gouvernants et toute l’humanite! Qu’elle nous guide tout au long de
cette annee qui vient de commencer! Bonne annee a tous.
II
Ad novum Patriarcham Antiochiae Syrorum.*
Eminence,
Beatitudes,
Chers Freres dans l’Episcopat,
Je vous accueille avec joie et j’adresse a chacun de vous mes souhaits
chaleureux de bienvenue, rendant grace a Notre Seigneur Jesus Christ au
terme du Synode de l’Eglise d’Antioche des Syriens qui a elu son nouveau
Patriarche.
Mon salut tres fraternel s’adresse d’abord au Patriarche Ignace Youssif
Younan, qui vient d’etre elu, invoquant sur lui l’abondance des benedictions
divines. Que le Seigneur accorde a Votre Beatitude « la grace de l’apostolat »
pour pouvoir servir l’Eglise et glorifier son Saint Nom devant le monde.
Je salue son Eminence Monsieur le Cardinal Leonardo Sandri, Prefet de la
Congregation pour les Eglises Orientales, auquel j’avais confie la presidence
de votre Synode et je le remercie vivement.
Je salue egalement Sa Beatitude, le Cardinal Ignace Moussa Daoud, Pre-
fet emerite de la Congregation pour les Eglises Orientales, et Sa Beatitude
Ignace Pierre Abdel Ahad, Patriarche emerite, ainsi que vous tous, venus a
Rome pour accomplir l’acte le plus eminent de la responsabilite synodale.
Depuis les origines du christianisme, les Apotres Pierre et Paul furent
intimement lies a Antioche, ou pour la premiere fois les disciples de Jesus
recurent le nom de chretiens.1 Nous ne pouvons pas oublier vos illustres Peres
dans la foi. En premier lieu saint Ignace, Eveque d’Antioche, dont, par
tradition, les Patriarches syro-antiochiens prennent le nom au moment ou
ils acceptent l’office patriarcal; et Saint Ephrem, communement appele le
Syrien, dont la lumiere spirituelle continue a illuminer vivement l’Eglise
* Die 23 Ianuarii 2009.1 Cfr. Ac 11, 26.
Acta Benedicti Pp. XVI 123
universelle. Avec eux, d’autres grands saints, fils et pasteurs de votre Eglise,
ont admirablement illustre le mystere du salut et cela plus d’une fois, par
l’eloquence sublime du martyre.
De cet heritage, le nouveau Patriarche est le premier gardien; cependant,
chacun devra, en tant que frere et membre du Synode, contribuer lui aussi a
cette charge dans un esprit d’authentique collegialite episcopale. Je remets
entre les mains du nouveau Patriarche et de l’Episcopat syro-catholique
d’abord et avant tout la tache de l’unite entre les pasteurs et au sein des
communautes ecclesiales.
Beatitude, en cette heureuse circonstance, vous avez, conformement aux
sacres canons, demande l’ecclesiastica communio, que je vous ai bien volon-
tiers accordee, remplissant un aspect du service petrinien qui m’est particu-
lierement cher. La communion avec l’Eveque de Rome, successeur du Bien-
heureux Apotre Pierre, etabli par le Seigneur lui-meme comme fondement
visible de l’unite dans la foi et dans la charite, est la garantie du lien avec le
Christ Pasteur et insert les Eglises particulieres dans le mystere de l’Eglise
une, sainte, catholique et apostolique.
Votre Beatitude est nee et a grandi en Syrie et Elle connaıt bien le Moyen
Orient, berceau de l’Eglise Syro-catholique. Cependant, Vous avez accompli
votre service episcopal en Amerique en tant que premier Eveque de l’Epar-
chie «Our Lady of Deliverance in Newark » pour les fideles syriens residents aux
Etats-Unis et au Canada, assumant aussi la charge de Visiteur apostolique en
Amerique centrale. La diaspora orientale a donc contribue a offrir a l’Eglise
syrienne son nouveau Patriarche. Ainsi, les liens deviendront-ils encore plus
etroits avec la Mere-patrie, que tant d’orientaux ont du laisser pour recher-
cher de meilleures conditions de vie. Mon desir est qu’en Orient, d’ou est
venue l’annonce de l’Evangile, les communautes chretiennes continuent a
vivre et a temoigner de leur foi, comme elles l’ont fait au cours des siecles,
tout en souhaitant dans le meme temps que soient donnes les soins pastoraux
adequats a tous ceux qui sont etablis ailleurs, afin qu’ils puissent demeurer
lies de facon fructueuse a leurs racines religieuses. Je demande l’aide du
Seigneur pour chaque communaute orientale afin que, ou qu’elle se trouve,
elle sache s’integrer dans son nouveau contexte social et ecclesial, sans perdre
son identite propre et en portant l’empreinte de la spiritualite orientale, de
sorte qu’en utilisant « les mots de l’Orient et de l’Occident » l’Eglise parle
efficacement du Christ a l’homme contemporain. De cette maniere, les chre-
tiens affronteront les defis les plus urgents de l’humanite, ils edifieront la paix
Acta Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale124
et la solidarite universelle et temoigneront de la « grande esperance » dont ils
sont les infatigables porteurs.
Je formule pour Votre Beatitude et pour l’Eglise Syro-catholique des
vœux fervents et joyeux.
Je prie le Prince de la Paix pour qu’il Vous soutienne en tant que «Caput
et Pastor », ainsi que tous vos freres et vos fils, pour que vous soyez des
semeurs de paix d’abord en Terre Sainte, en Iraq et au Liban, ou l’Eglise
syrienne a une presence historique si appreciee.
Vous confiant tous a la Tres Sainte Mere de Dieu, j’accorde de grand cœur
au nouveau Patriarche et a chacun de vous, ainsi qu’aux communautes que
vous representez, la Benediction apostolique.
III
Ad sodales Tribunalis Romanae Rotae.*
Illustri Giudici,
Officiali
e Collaboratori del Tribunale della Rota Romana!
La solenne inaugurazione dell’attivita giudiziaria del vostro Tribunale mi
offre anche quest’anno la gioia di riceverne i degni componenti: Monsignor
Decano, che ringrazio per il nobile indirizzo di saluto, il Collegio dei Prelati
Uditori, gli Officiali del Tribunale e gli Avvocati dello Studio Rotale. A voi
tutti rivolgo il mio saluto cordiale, insieme con l’espressione del mio apprez-
zamento per gli importanti compiti a cui attendete quali fedeli collaboratori
del Papa e della Santa Sede.
Voi vi aspettate dal Papa, all’inizio del vostro anno di lavoro, una parola
che vi sia luce e orientamento nel disimpegno delle vostre delicate mansioni.
Molteplici potrebbero essere gli argomenti su cui intrattenerci in questa cir-
costanza, ma a vent’anni di distanza dalle allocuzioni di Giovanni Paolo II
sull’incapacita psichica nelle cause di nullita matrimoniale, del 5 febbraio
1987 1 e del 25 gennaio 1988,2 sembra opportuno chiedersi in quale misura
questi interventi abbiano avuto una recezione adeguata nei tribunali eccle-
* Die 29 Ianuarii 2009.1 AAS 79 [1987], pp. 1453-1459.2 AAS 80 [1988], pp. 1178-1185.
Acta Benedicti Pp. XVI 125
siastici. Non e questo il momento per tracciare un bilancio, ma e davanti agli
occhi di tutti il dato di fatto di un problema che continua ad essere di grande
attualita. In alcuni casi si puo purtroppo avvertire ancora viva l’esigenza di
cui parlava il mio venerato Predecessore: quella di preservare la comunita
ecclesiale « dallo scandalo di vedere in pratica distrutto il valore del matri-
monio cristiano dal moltiplicarsi esagerato e quasi automatico delle dichia-
razioni di nullita, in caso di fallimento del matrimonio, sotto il pretesto di una
qualche immaturita o debolezza psichica del contraente ».3
Nel nostro odierno incontro mi preme richiamare l’attenzione degli ope-
ratori del diritto sull’esigenza di trattare le cause con la doverosa profondita
richiesta dal ministero di verita e di carita che e proprio della Rota Romana.
All’esigenza del rigore procedurale, infatti, le summenzionate allocuzioni, in
base ai principi dell’antropologia cristiana, forniscono i criteri di fondo non
solo per il vaglio delle perizie psichiatriche e psicologiche, ma anche per la
stessa definizione giudiziale delle cause. Al riguardo, e opportuno ricordare
ancora alcune distinzioni che tracciano la linea di demarcazione innanzitutto
tra « una maturita psichica che sarebbe il punto d’arrivo dello sviluppo uma-
no », e « la maturita canonica, che e invece il punto minimo di partenza per la
validita del matrimonio »; 4 in secondo luogo, tra incapacita e difficolta, in
quanto « solo l’incapacita, e non gia la difficolta a prestare il consenso e a
realizzare una vera comunita di vita e di amore, rende nullo il matrimonio »; 5
in terzo luogo, tra la dimensione canonistica della normalita, che ispirandosi
alla visione integrale della persona umana, « comprende anche moderate for-
me di difficolta psicologica », e la dimensione clinica che esclude dal concetto
di essa ogni limitazione di maturita e « ogni forma di psicopatologia »; 6 infine,
tra la « capacita minima sufficiente per un valido consenso » e la capacita
idealizzata « di una plena maturita in ordine ad una vita coniugale felice ».7
Atteso poi il coinvolgimento delle facolta intellettive e volitive nella for-
mazione del consenso matrimoniale, il Papa Giovanni Paolo II, nel menzio-
nato intervento del 5 febbraio 1987, riaffermava il principio secondo cui una
vera incapacita « e ipotizzabile solo in presenza di una seria forma di anomalia
che, comunque si voglia definire, deve intaccare sostanzialmente le capacita
3 Allocuzione alla Rota Romana, 5.2.1987, cit., n. 9, p. 1458.4 Ibid., n. 6, p. 1457.5 Ibid., n. 7, p. 1457.6 Allocuzione alla Rota Romana, 25.1.1988, cit., n. 5, p. 1181.7 Ibid., n. 9, p. 1183.
Acta Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale126
di intendere e/o di volere ».8 Al riguardo, sembra opportuno ricordare che la
norma codiciale sull’incapacita psichica nel suo aspetto applicativo e stata
arricchita e integrata anche dalla recente Istruzione Dignitas connubii del 25
gennaio 2005. Essa, infatti, per l’avverarsi di tale incapacita richiede, gia al
tempo del matrimonio, la presenza di una particolare anomalia psichica 9 che
perturbi gravemente l’uso di ragione,10 o la facolta critica ed elettiva in
relazione a gravi decisioni, particolarmente per quanto attiene alla libera
scelta dello stato di vita,11 o che provochi nel contraente non solo una grave
difficolta, ma anche l’impossibilita di far fronte ai compiti inerenti agli ob-
blighi essenziali del matrimonio12.
In quest’occasione, tuttavia, vorrei altresı riconsiderare il tema dell’inca-
pacita a contrarre matrimonio, di cui al canone 1095, alla luce del rapporto
tra la persona umana e il matrimonio e ricordare alcuni principi fondamentali
che devono illuminare gli operatori del diritto. Occorre anzitutto riscoprire in
positivo la capacita che in principio ogni persona umana ha di sposarsi in
virtu della sua stessa natura di uomo o di donna. Corriamo infatti il rischio di
cadere in un pessimismo antropologico che, alla luce dell’odierna situazione
culturale, considera quasi impossibile sposarsi. A parte il fatto che tale situa-
zione non e uniforme nelle varie regioni del mondo, non si possono confondere
con la vera incapacita consensuale le reali difficolta in cui versano molti,
specialmente i giovani, giungendo a ritenere che l’unione matrimoniale sia
normalmente impensabile e impraticabile. Anzi, la riaffermazione della inna-
ta capacita umana al matrimonio e proprio il punto di partenza per aiutare le
coppie a scoprire la realta naturale del matrimonio e il rilievo che ha sul piano
della salvezza. Cio che in definitiva e in gioco e la stessa verita sul matrimonio
e sulla sua intrinseca natura giuridica,13 presupposto imprescindibile per po-
ter cogliere e valutare la capacita richiesta per sposarsi.
In questo senso, la capacita deve essere messa in relazione con cio che e
essenzialmente il matrimonio, cioe « l’intima comunione di vita e di amore
coniugale, fondata dal Creatore e strutturata con leggi proprie »,14 e, in modo
particolare, con gli obblighi essenziali ad essa inerenti, da assumersi da parte
8 Allocuzione alla Rota Romana, 5.2.1987, cit., n. 7, p. 1457.9 Art. 209, § 1.
10 Art. 209, § 2, n. 1; can. 1095, n.1.11 Art. 209, § 2, n. 2; can. 1095, n.2.12 Art. 209, § 2, n. 3; can. 1095, n.3.13 Cfr. Benedetto XVI, Allocuzione alla Rota Romana 27.1.2007, AAS 99 [2007], pp. 86-91.14
Conc. Ecum. Vat. II, Cost. past. Gadium et spes, n. 48.
Acta Benedicti Pp. XVI 127
degli sposi.15 Questa capacita non viene misurata in relazione ad un determi-
nato grado di realizzazione esistenziale o effettiva dell’unione coniugale me-
diante l’adempimento degli obblighi essenziali, ma in relazione all’efficace
volere di ciascuno dei contraenti, che rende possibile ed operante tale realiz-
zazione gia al momento del patto nuziale. Il discorso sulla capacita o inca-
pacita, quindi, ha senso nella misura in cui riguarda l’atto stesso di contrarre
matrimonio, poiche il vincolo messo in atto dalla volonta degli sposi costitui-
sce la realta giuridica dell’una caro biblica,16 la cui valida sussistenza non
dipende dal successivo comportamento dei coniugi lungo la vita matrimonia-
le. Diversamente, nell’ottica riduzionistica che misconosce la verita sul ma-
trimonio, la realizzazione effettiva di una vera comunione di vita e di amore,
idealizzata su un piano di benessere puramente umano, diventa essenzialmen-
te dipendente soltanto da fattori accidentali, e non invece dall’esercizio della
liberta umana sorretta dalla grazia. E vero che questa liberta della natura
umana, « ferita nelle sue proprie forze naturali » ed « inclinata al peccato »,17 e
limitata e imperfetta, ma non per questo e inautentica e insufficiente a rea-
lizzare quell’atto di autodeterminazione dei contraenti che e il patto coniu-
gale, che da vita al matrimonio e alla famiglia fondata su esso.
Ovviamente alcune correnti antropologiche « umanistiche », orientate al-
l’autorealizzazione e all’autotrascendenza egocentrica, idealizzano talmente
la persona umana e il matrimonio che finiscono per negare la capacita psi-
chica di tante persone, fondandola su elementi che non corrispondono alle
esigenze essenziali del vincolo coniugale. Dinanzi a queste concezioni, i cultori
del diritto ecclesiale non possono non tener conto del sano realismo a cui
faceva riferimento il mio venerato Predecessore,18 perche la capacita fa rife-
rimento al minimo necessario affinche i nubendi possano donare il loro essere
di persona maschile e di persona femminile per fondare quel vincolo al quale e
chiamata la stragrande maggioranza degli esseri umani. Ne segue che le cause
di nullita per incapacita psichica esigono, in linea di principio, che il giudice si
serva dell’aiuto dei periti per accertare l’esistenza di una vera incapacita19 che
e sempre un’eccezione al principio naturale della capacita necessaria per
15 Can. 1095, n. 3.16 Gn 2, 24; Mc 10, 8; Ef 5, 31; cfr. can. 1061, § 1.17 Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 405.18 Cfr. Giovanni Paolo II, Allocuzione alla Rota Romana, 27.1.1997, n. 4, AAS 89 [1997],
p. 488.19 Can. 1680; art. 203, § 1, DC.
Acta Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale128
comprendere, decidere e realizzare la donazione di se stessi dalla quale nasce il
vincolo coniugale.
Ecco quanto, venerati componenti del Tribunale della Rota Romana,
desideravo esporvi in questa circostanza solenne e a me sempre tanto gradita.
Nell’esortarvi a perseverare con alta coscienza cristiana nell’esercizio del vo-
stro ufficio, la cui grande importanza per la vita della Chiesa emerge anche
dalla cose teste dette, vi auguro che il Signore vi accompagni sempre nel
vostro delicato lavoro con la luce della sua grazia, di cui vuol essere pegno
l’Apostolica Benedizione, che a ciascuno imparto con profondo affetto.
IV
In Die XIII Vitae Consecratae dicato.*
Signor Cardinale,
venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
cari fratelli e sorelle!
Con grande gioia vi incontro al termine del Santo Sacrificio della Messa, in
questa Festa liturgica che, da tredici anni ormai, riunisce religiosi e religiose
per la Giornata della Vita Consacrata. Saluto cordialmente il Cardinale Franc
Rode, con speciale riconoscenza a lui ed ai suoi collaboratori della Congrega-
zione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Societa di Vita Apostolica per il
servizio che rendono alla Santa Sede e a quello che chiamerei il « cosmo » della
vita consacrata. Con affetto saluto i Superiori e le Superiore generali qui
presenti e tutti voi, fratelli e sorelle, che sul modello della Vergine Maria
portate nella Chiesa e nel mondo la luce di Cristo con la vostra testimonianza
di persone consacrate. Faccio mie, in questo Anno Paolino, le parole dell’A-
postolo: « Rendo grazie al mio Dio ogni volta che mi ricordo di voi. Sempre,
quando prego per tutti voi, lo faccio con gioia a motivo della vostra coope-
razione per il Vangelo, dal primo giorno fino al presente ».1 In questo saluto,
indirizzato alla comunita cristiana di Filippi, Paolo esprime il ricordo affet-
tuoso che egli conserva di quanti vivono personalmente il Vangelo e si impe-
* Die 2 Februarii 2009.1 Fil. 1, 3-5.
Acta Benedicti Pp. XVI 129
gnano a trasmetterlo, unendo alla cura della vita interiore la fatica della
missione apostolica.
Nella tradizione della Chiesa, san Paolo e stato sempre riconosciuto padre
e maestro di quanti, chiamati dal Signore, hanno fatto la scelta di un’incon-
dizionata dedizione a Lui e al suo Vangelo. Diversi Istituti religiosi prendono
da san Paolo il nome e da lui attingono un’ispirazione carismatica specifica.
Si puo dire che per tutti i consacrati e le consacrate egli ripete un invito
schietto e affettuoso: « Diventate miei imitatori, come io lo sono di Cristo ».2
Che cos’e infatti la vita consacrata se non un’imitazione radicale di Gesu, una
totale « sequela » di Lui? 3 Ebbene, in tutto cio Paolo rappresenta una media-
zione pedagogica sicura: imitarlo nel seguire Gesu, carissimi, e via privilegiata
per corrispondere fino in fondo alla vostra vocazione di speciale consacrazione
nella Chiesa.
Anzi, dalla sua stessa voce possiamo conoscere uno stile di vita che espri-
me la sostanza della vita consacrata ispirata ai consigli evangelici di poverta,
castita e obbedienza. Nella vita di poverta egli vede la garanzia di un annun-
cio del Vangelo realizzato in totale gratuita,4 mentre esprime, allo stesso
tempo, la concreta solidarieta verso i fratelli nel bisogno. Al riguardo tutti
conosciamo la decisione di Paolo di mantenersi con il lavoro delle sue mani e il
suo impegno per la colletta a favore dei poveri di Gerusalemme.5 Paolo e
anche un apostolo che, accogliendo la chiamata di Dio alla castita, ha donato
il cuore al Signore in maniera indivisa, per poter servire con ancor piu grande
liberta e dedizione i suoi fratelli;6 inoltre, in un mondo nel quale i valori della
castita cristiana avevano scarsa cittadinanza,7 egli offre un sicuro riferimento
di condotta. Quanto poi all’obbedienza, basti notare che il compimento della
volonta di Dio e l’« assillo quotidiano, la preoccupazione per tutte le chiese » 8
ne hanno animato, plasmato e consumato l’esistenza, resa sacrificio gradito a
Dio. Tutto questo lo porta a proclamare, come scrive ai Filippesi: « Per me
infatti il vivere e Cristo e il morire un guadagno ».9
« sede vacante et ad nutum Sanctae Sedis » dioecesis Kolensis.
Congregatio pro Gentium Evangelizatione 157
die 27 Novembris. — Exc.mum R.P. Desiderium Tsarahazana, Episcopum
Toamasinensem, Administratorem Apostolicum « sede vacante et ad nutum
Sanctae Sedis » dioecesis Fenoarivensis-Atsinananensis.
— R.D. Leonem Variamanana, Administratorem Apostolicum « sede va-
cante et ad nutum Sanctae Sedis » dioecesis Toamasinensis.
Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale158
DIARIUM ROMANAE CURIAE
Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza Uffi-
ciale per la presentazione delle Lettere Credenziali:
Lunedı, 26 gennaio, S.E. il Signor Stanislas Lefebvre de
Laboulaye, Ambasciatore di Francia;
Lunedı, 2 febbraio, S.E. il Signor Janos Balassa, Ambasciatore
di Ungheria.
Ha altresı ricevuto in Udienza:
Giovedı, 22 gennaio, il Signor Horst Seehofer, Ministro Pre-
sidente della Baviera;
Venerdı, 23 gennaio, S.E. il Signor Branko Crvenkovski, Pre-
sidente della Repubblica dell’Ex-Repubblica Iugoslava di Ma-
cedonia.
SEGRETERIA DI STATO
NOMINE
Con Brevi Apostolici il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato:
12 gennaio 2009 S.E.R. Mons. Andres Carrascosa Coso, Arcivescovo tit. di Elo,
finora Nunzio Apostolico nella Repubblica del Con-
go e in Gabon, Nunzio Apostolico in Panama.
» » » Il Rev.do Mons. Luigi Bianco, finora Consigliere della Nun-
ziata Apostolica in Spagna, elevandolo in pari tem-
po alla sede titolare di Falerone, con dignita di Ar-
civescovo, Nunzio Apostolico in Honduras.
14 » » S.E.R Mons. Peter Stephan Zurbriggen, Arcivescovo titolare
di Glastonia, finora Nunzio Apostolico in Lituania,
Estonia e Lettonia, Nunzio Apostolico in Austria.
Diarium Romanae Curiae 159
Con i biglietti della Segreteria di Stato il Santo Padre Benedetto XVI ha nomi-
nato:
9 gennaio 2009 Il Rev.do Padre P. Pedro Miguel Funes Dıaz, dei Crociati diCristo Re, finora Aiutante di Studio nel Dicastero,Capo Ufficio nella Congregazione per la Dottrina dellaFede.
13 » » L’Ecc.mo Mons. Marcello Semeraro Vescovo di Albano, Mem-bro della Congregazione delle Cause dei Santi « adquinquennium ».
» » » L’Ecc.mo Mons. Luis Francisco Ladaria Ferrer, Arcivescovotitolare di Tibica, Segretario della Congregazione perla Dottrina della Fede, Consultore del Pontificio Con-siglio per la Promozione dell’Unita dei Cristiani « adquinquennium ».
15 » » I Rev.di John Chijioke Iwe, Rettore e docente di Antico Te-stamento presso il Seat of Wisdom Major Seminary diOwerri (Nigeria), Fearghus O’fearghail, docente diEsegesi del Nuovo Testamento presso il Mater DeiIstitute of Education di Dublin (Irlanda), Membri del-la Pontificia Commissione Bibblica per il quinquennio2008-2013.
27 » » Il Rev.do P. Thomas Rosica, C.S.B., Consultore del PontificioConsiglio delle Comunicazioni Sociali « ad quinquen-nium ».
» » » I Rev.di P. Priamo Etzi, O.F.M., Decano della Facolta diDiritoo Canonico della Pontificia Universita « Anto-nianum » in Roma e P. Stefane Oppes, O.F.M., Do-cente presso la Facolta di Filosofia della medesimaUniversita, Consultori della Congregazione delle Cau-se dei Santi.
1o febbraio » L’Ill.mo Prof. Avv. Giovanni Giacobbe Promotore di Giustiziapresso la Corte d’ Appello dello Stato della Citta delVaticano fino al compimento dell’ottantesimo anno dieta.
3 » » Il Rev.do Sac. Ivo Panteghini del Clero della Diocesi di Bre-scia, Consultore della Pontificia Commissione per iBeni Culturali della Chiesa « in aliud quinquennium ».
Il Segretario di Stato ha nominato il 31 gennaio 2009:
Il Rev.do Don Pietro Migliasso, S.D.B. Direttore Generale della Tipografia Vatica-
na – Editrice « L’Osservatore Romano ».
Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale160
NECROLOGIO
11 Gennaio 2009 Il Sig. Card. Pio Laghi, del Tit. di S. Pietro in Vincoli.
12 » » Mons. Michael Russel, Vescovo em. di Waterford (Irlanda).19 » » Mons. Hugh Linsday, Vescovo em. di Hexham and Newcastle
(Inghilterra).20 » » S.B. Il Sig. Card. Stephanos II Ghattas, C.M., Patriarca em.
di Alessandria dei Copti (Egitto).21 » » Mons. Jean Jadot, Arcivescovo tit di Zuri (Belgio).22 » » Mons. Louis Simonneaux, Vescovo em. di Versailles (Francia).24 » » Mons. Thomas Ambrose Tschoepe, Vescovo em. di Dallas
(Stati Uniti).31 » » Mons. Jose de Almeida Batista Pereira, Vescovo em. di Gua-
xupe (Brasile).1 febbraio » Mons. Edward J. O’Donnel, Vescovo em. di Lafayette (Stati
Uniti d’America).3 » » Mons. Rodrigues Antonio dos Reis, Vescovo tit. di Madarsu-
ma (Portogallo).4 » » Mons. Cipriano Calderon Polo, Vescovo tit. di Tagora (Stati