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IN MARGINE AL VIAGGIO DI ANDATA A LAS VEGAS ATTRAVERSO LA ROUTE 66. Grazie allo Shot Show, ho percorso in lungo ed in largo gli Stati Uniti alla ricerca di qualcosa, utile al mio lavoro, che mi servisse anche da alibi per il mio peregrinare. Questa volta non avevo nessun alibi, ma l’ho trovato inaspettatamente in Texas mentre percorrevo la Route 66 che, dopo gli altri itinerari eseguiti negli Stati Uniti, non mi aveva particolarmente impressionato. Eravamo, io e i miei compagni di viaggio, ad Amarillo nel Texas a cercare il Ranch delle Cadillac che rappresentava l’unica cosa interessante di quella tappa secondo una succinta guida di un’agenzia di viaggi italiana. Si trattava, come ho spiegato nel resoconto del viaggio, di una decina di Cadillac col muso interrato con una certa inclinazione da un allevatore del posto. La guida indicava la porta di uscita dell’autostrada, ma non c’era alcun’altra indicazione che conducesse al Ranch. Gira e rigira, incontriamo ad un certo punto un cartello che ha attirato la mia attenzione: l’indicazione dell’esistenza di un “Shooting Range” regionale con tanto di orari e segnaletica per arrivarvi. Ho ritenuto, per deformazione professionale, la cosa molto più interessante del Ranch delle Cadillac ed ho cambiato subito la 1
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American Shooting Range

Mar 01, 2023

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IN MARGINE AL VIAGGIO DI ANDATA A LAS VEGASATTRAVERSO LA ROUTE 66.

Grazie allo Shot Show, ho percorso in lungo ed inlargo gli Stati Uniti alla ricerca di qualcosa,utile al mio lavoro, che mi servisse anche daalibi per il mio peregrinare. Questa volta nonavevo nessun alibi, ma l’ho trovatoinaspettatamente in Texas mentre percorrevo laRoute 66 che, dopo gli altri itinerari eseguitinegli Stati Uniti, non mi aveva particolarmenteimpressionato. Eravamo, io e i miei compagni diviaggio, ad Amarillo nel Texas a cercare il Ranchdelle Cadillac che rappresentava l’unica cosainteressante di quella tappa secondo una succintaguida di un’agenzia di viaggi italiana. Sitrattava, come ho spiegato nel resoconto delviaggio, di una decina di Cadillac col musointerrato con una certa inclinazione da unallevatore del posto. La guida indicava la portadi uscita dell’autostrada, ma non c’eraalcun’altra indicazione che conducesse al Ranch.Gira e rigira, incontriamo ad un certo punto uncartello che ha attirato la mia attenzione:l’indicazione dell’esistenza di un “ShootingRange” regionale con tanto di orari e segnaleticaper arrivarvi. Ho ritenuto, per deformazioneprofessionale, la cosa molto più interessante delRanch delle Cadillac ed ho cambiato subito la

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direzione del viaggio1. Conoscevo già gli Shootingranges americani perché trent’anni fa ero stato aQuantico in Virginia, per un campionato del mondodi “mouzle loader” presso la famosa base deiMarines. Ero andato con un replica di revolverRemington sperimentale con la canna dotata di unarigatura progressiva ed avevo fatto schifo: adogni colpo mi si staccava l’asta del calcatoio emi ero innervosito fino a sparare sette colpi nelprimo bersaglio invece di sei e sapevo che miavrebbero tolto i due punti migliori. Inquell’occasione, comunque, avevo avuto modo divedere tutta l’organizzazione dei tirassegniamericani. Ad eccezione di un aereo che serviva aipoliziotti per esercitarsi contro la pirateriaaerea, tutto estremamente spartano. Per il tirocon la pistola soltanto avevamo una tettoiaadibita esclusivamente al riparo del sole. Imarine sparavano in una fila interminabile, controbersagli che, a un trillo dell’istruttore,andavano sostituiti dai militari stessi che, di1 Contravvenendo alle mie intenzioni. Contrariamente a quantosuccede negli States negli Emirati Arabi stanno facendo a gara achi crea il più faraonico, con alberghi, piscine e circoliUfficiali. Ero andato in Oman perché gli omaniti riteneva chel’estro italico potesse fare la differenza. Grazie alla miapresenza, ai miei precedenti ed al mio master plan il governoaveva assegnato alla ditta italiana l’appalto. Ritornato inItalia, silenzio assoluto. Dopo qualche mese mi è arrivata notiziache la ditta italiana si era affidata ad una ditta svizzera che hail monopolio sui poligoni per farselo fare. Al momento, volevoreagire ed avevo preso contatto con l’ambasciata. Poi, come alsolito, avevo detto al diavolo, mai più poligoni.

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corsa, andavano sulla linea bersagli posta dietroad un bonetto. Il parapalle era inesistente perpermettere il tiro a qualsiasi distanza. Alla finedel campionato, per festeggiare, arriverannoinfatti, artiglieri nordisti con cannoni adavancarica, ma con rigatura Withworth, a sparareagli otri pieni d’acqua posti a 300 metri. Leuniformi dei militari d’epoca erano perfette coiloro bretelloni sulla camicia bianca e chepì blu,mentre il servizio al pezzo da manuale, con tantodi porgitore, caricatore, puntatore, manovratoredella manovella di mira e del tiratore che,logicamente, accedeva al focone con un’asta pernon essere coinvolto dal rinculo del pezzo. Nonsbagliavano un colpo.Anche nel tiro al piattello gli americani sonoessenziali. Sparando prevalentemente al “trapamericano” (che ho cercato inutilmente diintrodurre in Italia nonostante il successo deiprimi da me costruiti) in cui è previsto unhandicap per i tiratori più bravi, non esistonotettoie. Nel Grand America, gara di tiro in cuiarrivano tiratori da tutti gli Stati ai bordi diun aeroporto con più di un centinaio dipostazioni, le macchine sono manuali e manovrateda ragazzi racchiusi in un piccolo box. O, almeno,così era quando andai a Washington per un processomiliardario (poi vinto) intentato da un senatoreamericano ad una notissima ditta italiana di

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fucili da tiro, per un incidente capitato in uncampo di tiro.Nel caso che sto trattando, visto da lontano, loShooting Range appariva come uno dei tanti gruppidi capannoni con qualche muro divisorio inforatoni di aggregato cementizio, di cui sonodisseminate le pianure americane, se non fossestato per il rumore dei colpi sparati. Entratonell’ufficio, e qualificatomi come ex campione delmondo in muzzle loader, che negli States conta piùdi qualsiasi altro titolo in quanto i tiratorivengono selezionati dalle altre attività del tiroa segno (il mio competitore diretto a Versailles,nella piazzola accanto, aveva vinto due medaglied’oro nelle precedenti olimpiadi) mi hanno messo adisposizione armi, munizioni ed una guida permostrarmi il poligono. Se penso che una volta alpoligono di Tolmezzo che conoscevo da quando loavevano costruito, socio di diritto e autorizzatodal Direttore, un tale che non era neanchecommissario di tiro mi voleva cacciar via dadietro la linea di tiro. Poverino, non per la miasicurezza, ma per far solo valere la sua autoritàche in Italia è tanto più grande quanto piùmodesta è la funzione. L’impianto era suddiviso inpiù stand per le varie discipline e le variedistanze. Solo due di questi stand avevano unatettoia senza pensilina, atta soltanto a nonprendere la pioggia, seppure molto rara nella

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zona. Una parte delle postazioni destinate allearmi lunghe, era attrezzato per il Bench Rest conappoggi in cemento armato, ma non ho visto nessuncampo specificatamente destinato al tiro dinamicocome i nostri. I terrapieni erano di altezza nonsuperiore a 8 metri e posti a distanze daicinquanta ai mille metri. Meglio comunque vedere il tutto dalle fotografie. Molti invece i cartelli con le regole da seguireper i tiratori e, visto che in America ed ilegalisti sono più puritani che da noi, c’eraanche stampata in grande, perché tutti la possanoleggere, la preghiera di raccomandazione a Dio,visto che era l’unico a garantire la sicurezza deitiratori e di quelli che stavano fuori. In realtà,occorre dire che in America, dietro il parapalle,esiste lo spazio infinito2 e non, come da noi,case, strade ed autostrade. In Italia ho vistosolo un poligono che, dietro il parapalle, haun’area di proprietà sufficiente per la gittata

2 Su facebook ho visto delle foto di un visitatore dello shot showcommentata come luogo ideale per un poligono. Se fosse andato anord verso la valle della morte che costeggia la zona x (?) doveesisteva un poligono atomico con una catena di montagne sullosfondo, o sulla strada californiana che dal bivio per Las Vegas vaverso l’Arizona dove c’è un poligono della Marina che non finiscemai, o in Arizona stessa o nel New Mexico o nel Texas odappertutto vista l’estensione dei territori ancora disabitati intutti gli Stati Uniti, di luoghi ideali per un poligono ce ne sonoa decine di migliaia. In Italia, invece, visto il costante aumentodella popolazione, saremmo sommersi dalla nostra stessa cacca. Fraun po’!

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delle armi corte in esso in uso, a garantire dallasfuggita dei colpi accidentali. Ho pensato chepoligoni come quello americano sarebbero, inItalia, una grossa fonte di guadagno per i peritiche vanno a cercare le difformità da quantoprevisto dalle direttive del Genio, innumerevoli einalienabili nei tirassegni costruiti da Garibaldio con gli stessi criteri dei primi. In Italia, siè sempre pensato alla sicurezza balistica e nonalla ragione prima delle morti nei poligoni delTSN di cui non sono esenti neanche quelli a pienaregola o quelli chiusi a cielo aperto, come si èvisto in quello di Busto Arsizio, bruciato l’annoscorso. Nella realtà, con una buona applicazionedella disciplina del tiro gli incidenti negliimpianti americani sono meno probabili che inquelli italiani, dove esistono i box di tiroblindati. In Italia i vecchi tirassegnidifferivano da quello visto in America per lapensilina atta a intercettare i colpi alti ed idiaframma. I box non c’erano, una volta, neancheda noi. Brescia aveva nella sua periferia, uno deipiù grandi tirassegni esistenti in Italia, dove sisparava anche col fucile 91, pur se con la pallafrangibile tipo Magistri. Nel dopoguerra, si sonoverificate delle sfuggite di colpi solo perché eraconsentito, specie alle forze di polizia, diuscire dalla pensilina per colpire un bersaglioirraggiungibile da 25 metri. Verso la fine deglianni 80, probabilmente in seguito ad un

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cambiamento di gestione, perché prima si eranorivolti sempre a me per qualsiasi necessità, iltirassegno aveva richiesto lumi direttamenteall’UITS per accertare la possibilità diorganizzare un campionato europeo per armid’epoca. Il generale del Genio in pensioneinviato, probabilmente spaventato da quellediavolerie che si utilizzavano nell’avancarica eche producevano quelle fiammate dal focone inquelle a pietra che avevano costretto a creare undivisorio di compensato fra le varie postazioni,prescrisse le paratie con inserto metallico control’esplosione dell’ordigno (il fucile a pietrafocaia). Ritroveremo questi setti separatori sullelibrette del Genio DTP1, uscite qualche anno dopo,destinate ai poligoni in sotterraneo, dove itiratori, affetti evidentemente da claustrofobia,tendono a spararsi l’un l’altro. Questo,naturalmente, era stato un mio ironico commento alfatto che la variante era utilizzata solo per ipoligoni chiusi o in sotterraneo. Per carità,tutto quello che può giovare alla sicurezza èbenvenuto, ma solo per raccontare la storia delcome e il perché di certi avvenimenti.

.IL POLIGONO REGIONALE DI AMARILLO (TEXAS) IN

FOTOGRAFIA

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(Ho inserito per prima la preghiera,principalmente per me e farmi perdonare per quello

che scrivo.

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Se non fosse per i terrapieni, non sembrerebbe un poligono di tiro.

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Da noi, occorrerebbe una recinzione in muratura di tre metri

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Gli uffici e i magazzini sono semplici prefabbricati.

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Avvisi semplici e chiari

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I parapalle sono alti circa 7 metri che, per I tiri a brevi distanze,appaiono sufficientemente alti. Ma, dietro, c’è il vuoto assoluto.

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Sono dietro ai tiratori, ma nessuno ci fa caso.

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I terrapieni (parapalle) sono tutti della stessa altezza ma nonimpedicono la fuoriuscita dei colpi a destra in questo stand dai

tiratori di sinistra. Le tettoie non hanno la pensilina perché servonosolo per ripararsi dalle intemperie

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Le tettoie sono semplici , ma c’è anche la salita per i disabili.

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Le postazioni per lo sparo col fucile sono in cemento. Da noisarebbe un delitto.

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Dal treno infinito che percorre la ferrovia di Santa Fe alla basedelle montagne ci sono già oltre mille yards.

E’ facile trovare spazio negli Stati Uniti!21